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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 761 di giovedì 16 marzo 2017

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  RAFFAELLO VIGNALI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bonafede, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Caparini, Capelli, Covello, Dambruoso, Fedriga, Ferranti, Fontanelli, Galati, Guerra, Laforgia, Lauricella, Marcon, Mazziotti Di Celso, Pes, Piepoli, Rampelli, Rosato, Sanga, Sani, Schullian, Tabacci e Valeria Valente sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centoventitré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,34).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto la parola il Vicepresidente della Commissione bilancio, onorevole Palese. Prego.

  ROCCO PALESE, Vicepresidente della V Commissione. Grazie, signor Presidente. Per la mancanza ancora dei referti da parte del MEF sui cinque emendamenti che sono stati presentati al Comitato dei diciotto, c’è necessità di chiedere alla sua cortesia e all'Aula un aggiornamento per le 10,15, quando dovrebbero essere pronti, perché la Commissione è stata aggiornata già alle 9,45. Grazie.

  PRESIDENTE. Benissimo, questo ci aiuta anche per programmare la mattinata. Colleghi, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,15.

  La seduta, sospesa alle 9,35, è ripresa alle 10,20.

Pag. 2

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città (A.C. 4310-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 4310-A: Conversione in legge del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città.
  Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'emendamento Costantino 17.1 e sono state accantonate le proposte emendative contenute nel fascicolo n. 3 degli emendamenti.
  Avverto che gli articoli aggiuntivi Sisto 16.031, Molteni 16.037 e Vito 16.030 sono stati ricollocati all'articolo 7 e numerati rispettivamente come 7.80, 7.81 e 7.82, in quanto vertenti sulla medesima materia o su materia analoga rispetto a quella contenuta negli emendamenti riferiti a tale articolo.
  Avverto, inoltre, che l'articolo aggiuntivo 10.0300 del Governo è stato ritirato. Si intendono conseguentemente decaduti i subemendamenti ad esso riferiti.
  Avverto, infine, che è stato presentato l'articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni.

(Ripresa esame dell'articolo unico – A.C. 4310-A)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni (Vedi l'allegato A della seduta del 14 marzo 2017) e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
  Chiedo al presidente della I Commissione come intenda procedere nell'esame del provvedimento.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Proseguiamo con gli emendamenti, riprendendo gli emendamenti accantonati.

  PRESIDENTE. Quindi ripartiamo dall'articolo 7 ?

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO, Presidente della I Commissione. Sì, ripartiamo dal nuovo fascicolo.

  PRESIDENTE. Allora diamo i pareri. Prego, relatrice.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Sul subemendamento 07.52.300 delle Commissioni, parere favorevole; sull'emendamento 7.52 Menorello, parere favorevole; sugli emendamenti 7.43 D'Alia, 7.44 D'Alia, 7.42 Altieri, 7.40 Simonetti e sugli identici 7.80 Sisto e 7.81 Molteni invito al ritiro o parere contrario. Anche sugli identici 7.8 Molteni e 7.11 Vito invito al ritiro o parere contrario.
  Sul subemendamento Lombardi 0.7.301.1 invito al ritiro o parere contrario.
  Sull'emendamento 7.301 del Governo parere favorevole; sul 7.82 Vito invito al ritiro o parere contrario.
  Emendamento 8.300 delle Commissioni: accantonato, così come l'8.51 Crippa.
  Sull'emendamento 8.301 delle Commissioni il parere è favorevole; sull'8.6 Molteni il parere è contrario; 8.16 Menorello parere favorevole; sugli emendamenti 8.7 Molteni, 8.2 Causin, 8.28 Prataviera, 8.54 Squeri e 8.15 Squeri il parere è contrario.
  Sull'emendamento 9.53 Oliaro il parere è favorevole con riformulazione. La riformulazione, Presidente, è la seguente: al comma 4, primo periodo, dopo le parole: «di cui al comma 1» aggiungere le seguenti: «fatti salvi i poteri delle autorità di settore aventi competenze a tutela di specifiche aree del territorio».
  Sull'emendamento 10.9 Dadone il parere è favorevole con riformulazione, dove la riformulazione prevede la cancellazione dal «conseguentemente al medesimo comma» in poi. Sull'emendamento 10.19 Prataviera il parere è contrario.
  Sul subemendamento 0.10.301.1 Invernizzi il parere è contrario. Sull'emendamento Pag. 310.301 delle Commissioni il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Aspetti, ci sono prima altri subemendamenti: 0.10.301.2 Vito.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Subemendamento: 0.10.301.3 Vito.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Subemendamento: 0.10.301.4 Vito.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Parere contrario.
  Sull'emendamento 10.301 il parere è favorevole. Sugli emendamenti 10.7 Invernizzi e sugli identici 10.6 Molteni, 10.12 Vito e 10.30 D'Alia, il parere è contrario. Sugli emendamenti 10.8 Molteni, 10.11 Lombardi, 10.10 Lombardi, 10.32 Prataviera il parere è contrario. Sugli identici emendamenti 10.4 Vito e 10.50 Altieri il parere è contrario; sull'emendamento 10.51 Daniele Farina il parere è contrario. Sull'emendamento 10.52 Carfagna il parere è favorevole con riformulazione. La riformulazione è la seguente: dopo il comma 6-bis aggiungere il seguente: «6-ter. Nel caso di reati commessi con violenza alle persone o alle cose, compiuti alla presenza di più persone anche in occasioni pubbliche, per i quali è obbligatorio l'arresto ai sensi dell'articolo 380 del codice di procedura penale, quando non è possibile procedere immediatamente all'arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica, si considera comunque in stato di flagranza, ai sensi dell'articolo 382 del codice di procedura penale, colui il quale, sulla base di documentazione video fotografica dalla quale emerga, inequivocabilmente, il fatto, ne risulta autore, sempre che l'arresto sia compiuto non oltre il tempo necessario alla sua identificazione e, comunque, entro le quarantotto ore dal fatto. Le disposizioni di cui al presente comma hanno efficacia dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto fino al 30 giugno 2020».
  Poi, essendo stato ritirato l'articolo aggiuntivo 10.0300 del Governo...

  PRESIDENTE. Sono decaduti i relativi subemendamenti. Riprendiamo a pagina 12. Subemendamento 0.13.300.1 Ferraresi.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Sui subemendamenti 0.13.300.1 Ferraresi, 0.13.300.2 Invernizzi e 0.13.300.3 Dieni il parere è contrario. Sull'emendamento 13.300 delle Commissioni il parere è favorevole. Sull'emendamento 13.2 Centemero la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
  Sull'articolo aggiuntivo 16.011 Molteni il parere è contrario perché c’è un nuovo emendamento delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Sta alla fine, però. Abbiamo prima l'articolo aggiuntivo 16.036 Simonetti.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Il parere è favorevole se riformulato come quello delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Attenda un attimo. Va bene, quindi, questo è favorevole se riformulato come l'articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni. Allora, scusate... sugli identici articoli aggiuntivi 16.036 Simonetti e 16.050 Carfagna il parere è favorevole se riformulati come l'articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Esatto, se vuole glielo leggo, Presidente.

  PRESIDENTE. No, no, ce l'abbiamo agli atti. È in distribuzione.
  Il relatore di minoranza ?

Pag. 4

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Grazie, Presidente. Sul subemendamento 0.7.52.300 delle Commissioni, il parere è favorevole. Sull'emendamento 7.52 Menorello il parere è favorevole. Sugli emendamenti 7.43 e 7.44 D'Alia il parere è favorevole. Sugli emendamenti 7.42 Altieri e 7.40 Simonetti il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti 7.80 Sisto e 7.81 Molteni il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti 7.8 Molteni e 7.11 Vito il parere è favorevole. Sul subemendamento 0.7.301.1 Lombardi mi rimetto all'Assemblea. Sull'emendamento 7.301 del Governo il parere è favorevole. Sull'emendamento 7.82 Vito il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 8.301 delle Commissioni.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Sull'emendamento 8.301 delle Commissioni mi rimetto all'Aula. Sugli emendamenti 8.6 Molteni, 8.16 Menorello, 8.7 Molteni, 8.2 Causin, 8.28 Prataviera, 8.54 e 8.15 Squeri, il parere è favorevole.
  Sull'emendamento 9.53 Oliaro il parere è favorevole. Sull'emendamento 10.9 Dadone mi rimetto all'Aula. Sull'emendamento 10.19 Prataviera il parere è favorevole.
  Sul subemendamento 0.10.301.1 Invernizzi il parere è favorevole. Sul subemendamento 0.10 301.2 Vito il parere è favorevole, così come sui subemendamenti 0.10.301.3 e 0.10.301.4 Vito il parere è favorevole. Sugli emendamenti 10.301 delle Commissioni e 10.7 Invernizzi il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti 10.6 Molteni, 10.12 Vito e 10.30 D'Alia il parere è favorevole. Sugli emendamenti 10.8 Molteni, 10.11 Lombardi il parere è favorevole. Sull'emendamento 10.10 Lombardi mi rimetto all'Aula.
  Sull'emendamento 10.32 Prataviera il parere è favorevole. Sugli identici emendamenti 10.4 Vito e 10.50 Altieri il parere è favorevole. Sull'emendamento 10.51 Daniele Farina il parere è contrario. Sull'emendamento 10.52 Carfagna il parere è favorevole.
  Andiamo a pagina 12 del fascicolo. Sul subemendamento 0.13.300.1 Ferraresi il parere è contrario. Sul subemendamento 0.13.300.2 Invernizzi il parere è favorevole. Sul subemendamento 0.13.300.3 Dieni il parere è contrario. Sull'emendamento 13.300 delle Commissioni il parere è favorevole. Sull'emendamento 13.2 Centemero il parere è favorevole. No, chiedo scusa, sull'emendamento 13.300 delle Commissioni il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Emendamento 13.300 delle Commissioni, parere contrario.
  Passiamo a pagina 16.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Sull'articolo aggiuntivo 16.011 Molteni il parere è favorevole. Sugli identici articoli aggiuntivi 16.036 Simonetti e 16.050 Carfagna il parere è favorevole. Sull'articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni il parere è favorevole. Anzi, chiedo scusa, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Parere contrario sull'articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni.
  Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Conforme al relatore di maggioranza, Presidente.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.7.52.300 delle Commissioni, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Intanto comunico che l'emendamento 10.8 è stato ritirato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 57.52 Menorello, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 2).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.43 Dalia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.44 D'Alia, con il parere contrario della Commissione e del Governo, il parere favorevole del relatore di minoranza e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.42 Altieri, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.40 Simonetti, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.80 Sisto e 7.81 Molteni, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 7.8 Molteni e 7.11 Vito, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.7.301.1, con il parere contrario della Commissione e del Governo, mentre si rimette all'Aula il relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).Pag. 6
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.301 del Governo, con il parere favorevole della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 10).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 7.82 Vito.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Presidente, intervengo solo perché si tratta di una questione della quale si è già discusso ieri e di grande delicatezza ed importanza. Anche se abbiamo poco fa approvato l'equo indennizzo per la polizia locale, che era anche una nostra richiesta sulla quale abbiamo convenuto sull'emendamento presentato dal Governo, per quanto con uno stanziamento ridotto, resta il problema che pone questo emendamento dell'esenzione del pagamento degli oneri da parte del personale delle forze dell'ordine, comprese quelle dei Vigili del fuoco, quando sono soggetti a degli incidenti, a degli infortuni, insomma il caso del poliziotto che è stato gravemente ferito a Firenze dall'esplosione di una bomba e che si è dovuto anticipare le spese sanitarie.
  Questo emendamento pone il problema dell'esenzione dal pagamento dei ticket al personale delle forze dell'ordine, comprese quelle del comparto sicurezza e soccorso pubblico quando incorrono in incidenti ed infortuni di lavoro. Ci dispiace che permanga il parere contrario da parte della maggioranza e del Governo, perché è un problema di grande sensibilità sociale di grande attenzione verso le forze dell'ordine, che sono purtroppo soggette, per l'attività che svolgono, a dei rischi continui di infortuni sul lavoro anche gravi, e che poi hanno oltre al danno anche la beffa di doversi anticipare personalmente le spese sanitarie che loro occorrono (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.82 Vito, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

  Rimangono accantonati gli emendamenti 8.300 delle Commissioni e 8.51 Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, sugli emendamenti accantonati vorrei, se possibile, avere la documentazione che il Governo ha fornito in Commissione bilancio, visto che l'ho chiesta per non lasciare l'Aula adesso e non riesco a reperirla. Quindi, chiedo di poter avere le motivazioni del parere di contrarietà sull'emendamento 8.300 delle Commissioni fornite dal Governo in Commissione bilancio, almeno per arrivare pronti quando poi decideremo di mettere in votazione questi emendamenti.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crippa, le faremo avere il parere della Commissione bilancio.
  Passiamo all'emendamento 8.301 delle Commissioni.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.301 delle Commissioni, con il Pag. 7parere favorevole delle Commissioni e del Governo e su cui il relatore di minoranza si rimette all'Aula.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 12).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.6 Molteni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.16 Menorello, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 14).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.7 Molteni, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.2 Causin, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.28 Prataviera, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.54 Squeri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

  Passiamo all'emendamento 8.15 Squeri.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Molto pacatamente segnalerò una battaglia che con l'onorevole Squeri abbiamo condotto su questo punto ed è quella della partecipazione non formale, ma sostanziale ed effettiva, del territorio alle scelte che il sindaco può condurre nell'esercizio dei propri legittimi poteri, anche di matrice contingibile ed urgente.
  Attenzione: non si tratta né di un parere vincolante, ma di un parere meramente Pag. 8obbligatorio, perché quelle esigenze possano essere puntualmente rappresentate e, quindi, il sindaco sia a perfetta conoscenza di quello che è lo stato dell'arte e della realtà in cui quel provvedimento straordinario va a cadere. Pertanto, noi chiediamo di sentire le associazioni di categoria comparativamente più rappresentative e stupisce che un Governo, che dovrebbe avere nella partecipazione, almeno originariamente, una delle sue originarie – scusate il bisticcio di parole – matrici, non condivida la necessità che il vertice ascolti la base. Mi sembra un controsenso culturale, un controsenso effettivo, e soprattutto che non tiene conto della complessità delle realtà in cui quelle ordinanze vanno a cadere. Cioè, non si tratta di provvedimenti che debbono essere subiti, ma debbono essere richiesti ! Allora, se un provvedimento è richiesto, chi meglio delle associazioni di categoria può stabilirne la opportunità o la inopportunità, o meglio le modalità con cui debbano essere assunte queste decisioni ?
  Io invito caldamente il Governo a riflettere su questo punto e a mutare il parere, perché è inspiegabile – è inspiegabile ! – perché in un provvedimento che ricade su un determinato settore non si debbano sentire le associazioni di categoria. È un rifiuto del tutto immotivato che io credo non possa essere avallato. Invito, quindi, relatore e Governo a rivedere questo parere e a consentire un fenomeno che in democrazia si chiama partecipazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. La filosofia che ispira il collega Sisto direi che è condivisibile e, quindi, questo emendamento dovrebbe e in teoria potrebbe avere un voto favorevole. Tuttavia, la logica è un po’ differenziale, perché le associazioni di categoria, di coloro che gestiscono locali pubblici e somministrano bevande alcoliche e superalcoliche, eccetera, sono tra i soggetti interessati da questo decreto, tant’è vero che, all'articolo 8, a cui si riferiscono questi emendamenti, c’è una lettera b) che parla di occupazione di spazi pubblici, non solo di abuso di alcol, ma di sostanze stupefacenti, eccetera. Allora credo che, per completezza, l'emendamento dovrebbe comprendere anche le associazioni maggiormente rappresentative, ce ne sono senza fissa dimora: qualche associazione di alcolisti, qualche associazione di giovani organizzati per la movida delle nostre strade, abbiamo un sacco di associazioni che si occupano del mondo degli stupefacenti. Credo che l'emendamento dovrebbe essere completato con questo, essendovi questa partecipazione delle associazioni maggiormente rappresentative delle categorie e non solo quelle dei commercianti. Quindi, non essendo un emendamento completo, ci toccherà a votare contro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.15 Squeri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

  Passiamo all'emendamento 9.53 Oliaro. Accetta la riformulazione, onorevole Oliaro ? Sì, bene.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.53 Oliaro, così come riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Pag. 9

  Passiamo all'emendamento 10.9 Dadone. Accetta la riformulazione, onorevole Dadone ? Sì, bene.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.9 Dadone, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 21).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.19 Prataviera, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.301.1 Invernizzi, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 23).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.301.2 Vito, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.301.3 Vito, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.301.4 Vito, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 26).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.301. delle Commissioni, con il parere favorevole dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 27).

Pag. 10

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.7 Invernizzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 28).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.6 Molteni, 10.12 Vito e 10.30 D'Alia, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).

  Siamo all'emendamento 10.8 Molteni: è stato ritirato.
  Passiamo all'emendamento 10.11 Lombardi.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.11 Lombardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 30).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.10 Lombardi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e sul quale il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.32 Prataviera, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 10.4 Vito e 10.50 Altieri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 33).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.51 Daniele Farina.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie Presidente. Questo è un emendamento volto a sopprimere il comma 6-bis dell'articolo 10. Parliamo ovviamente di flagranza differita, ne abbiamo avuto modo di discutere ieri. Questa mattina ho giocato un ambo secco sulla ruota di Roma: 10 e 52, Carfagna, che è l'emendamento successivo, perché ? Perché vi abbiamo raccontato come nel tempo abbiamo denunciato che la legislazione speciale incostituzionale per le manifestazioni Pag. 11sportive sarebbe arrivata nella società; era un terreno sperimentale, un dispositivo sperimentale. È arrivato. Anche questa, come il Daspo che dagli stadi si è trasferito alla marginalità, al territorio, allo spazio pubblico, la flagranza differita, seppure in una forma meno forcaiola rielaborata dalla Commissione rispetto all'emendamento che seguirà, è arrivata.
  Anche questo emendamento così congegnato ha una data di scadenza, ce l'ha l'articolo 6-bis, ce l'avrà il successivo. Questo perché è il modo in cui il legislatore dal 2003 aggira la Corte costituzionale, perché sull'incostituzionalità dell'istituto non esiste dubbio alcuno. Sono le cattive pulsioni di polizia che mettono l'inchiostro nella penna della politica. E di Governo in Governo, devo dire con buona pace del segno e del colore o diciamo dell'essere mancini piuttosto che destri, la politica si fa dettare e invariabilmente scrive.
  Ci dovevamo arrivare, ci son voluti quanti ? Quindici anni, quattordici anni, ci siamo arrivati. Adesso il problema è che, in assenza di un pronunciamento della Corte, che avverrà quando avverrà, ma sicuramente visto il tempo passato non prima che si esauriscono quelle date di scadenza, culturalmente una porta è sfondata. Il prossimo Governo di centrodestra, della Lega magari, che noi contiamo chiaramente avvenga alla fine del tempo di deriva dei continenti, cioè fra qualche milione di anni sostanzialmente (però è anche possibile in questo Paese che le cose funzionino diversamente), a quel Governo, toccherà soltanto qualche tratto, qualche virgola, qualcosina in più, nella corsa verso l’«impiccalo più in alto», perché qua c’è già tutto sostanzialmente. L'impianto che il Governo Gentiloni introduce, di fatto, tramite le Commissioni e questo Parlamento, riformulando l'emendamento successivo, il grosso del lavoro l'ha fatto.
  Quindi, noi voteremo favorevolmente al nostro emendamento soppressivo del male che già era contenuto nell'articolo 10, in coda, al comma 6-bis. Ovviamente, non potremo che votare contro convintamente sul successivo emendamento rielaborato dalla Commissione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.51 Daniele Farina, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo, e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.52 Carfagna. Accetta la riformulazione, onorevole ?
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, ovviamente, con la collega Carfagna, accettiamo la riformulazione. Ma sia consentita qualche osservazione su questo emendamento, che è stato formulato essenzialmente per cercare di contrastare in concreto. Si immagini quanto queste scelte non siano motivate assolutamente dalla concretezza, perché è evidente che le terapie non possono essere tutte uguali a fronte di fenomeni che inquietano e mettono seriamente in difficoltà la normalità del vivere quotidiano. È evidente che ci devono essere delle terapie che qualche volta sono specifiche, qualche volta possono anche apparire invasive, ma sono quelle terapie che consentono, soprattutto nel Mezzogiorno, di cui con l'onorevole Carfagna siamo, in qualche modo, fortemente rappresentanti, degli interventi certamente più agevoli alle forze dell'ordine.
  Noi avevamo ipotizzato anche la possibilità di un'estensione del concetto di flagranza di seguito alla piena, puntuale, chiara e inequivocabile individuazione a mezzo di videoriprese dei responsabili di reati, quali quelli che sono indicati nell'articolo 380 del codice di procedura Pag. 12penale. Quando vi è questa pacifica individuazione, è evidente che la flagranza decorrerebbe in qualche modo dal momento in cui il soggetto è scoperto, e comunque non oltre le quarantotto ore dal fatto. Questa immediatezza dell'individuazione sostanzialmente è il vero leitmotiv di questo emendamento, cioè per poter estendere il concetto di flagranza bisogna immediatamente, con la videoripresa, individuare i responsabili. Quindi, oltre ad una funzione di intervento post crimen, è anche un forte deterrente, perché io so bene che, se sono ripreso da una videocamera mentre pongo in essere condotte quali quelle ipotizzate in questo emendamento, posso essere ancora arrestato in flagranza.
  Dunque, una doppia funzione preventiva e in qualche modo repressiva, ma soprattutto special-preventiva, che consente a questo emendamento, e Forza Italia ne è fortemente convinta, di poter essere uno strumento nuovo ed efficace per contrastare un fenomeno che proprio nella sua determinatezza temporale (questo è una prospettiva) possa essere capace nel breve periodo, in qualche modo, di sminuire quello che è sotto gli occhi di tutti, cioè un attacco continuo alla tranquillità e alla quotidianità di ciascun cittadino.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente. Annunzio anche io, ovviamente, il voto favorevole da parte dalla Lega Nord sull'emendamento 10.52 Carfagna, simile tra l'altro, per non dire identico, ad alcuni presentati anche dalla Lega Nord su questo tema. Concordo con quanto detto dal collega Sisto e spiace osservare che in quest'Aula ci sia ancora qualcuno che su temi di questo tipo, quando si tratta cioè di pensare tutti al perseguimento dell'ordine pubblico, invece la pensi diversamente.
  Ricordo semplicemente, in modo anche abbastanza sommesso, però deciso, a chiunque che, per esempio, meno di una settimana fa, a Napoli, ci sono stati tutta una serie di scontri di piazza che alla fine hanno registrato il seguente bollettino: ventotto agenti di pubblica sicurezza feriti o contusi, a fronte di tre arresti e tre denunce a piede libero; ripeto: ventotto agenti di pubblica sicurezza feriti o contusi ! Abbiamo assistito a scene di guerriglia urbana che hanno portato alla distruzione di vetrine, all'incendio di autovetture, all'incendio e al ribaltamento dei cassonetti. Abbiamo insomma assistito alle consuete scene alle quali purtroppo ormai la cronaca ci ha abituato ogni qual volta in piazza scendono i sedicenti custodi della democrazia italiana, che si considerano al punto tale custodi della democrazia da considerarsi superiori o al di fuori dalle regole che dovrebbero gestire la convivenza...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Invernizzi, al tavolo dei nove almeno, colleghi ! Colleghi al tavolo dei nove !

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie Presidente. Che dovrebbero gestire appunto la libera convivenza da parte di tutti. Scene di questo tipo avvengono quasi sempre quando in determinate città vanno a tenere dei comizi, cioè ad esprimere le loro opinioni, esponenti politici, tra l'altro, nella stragrande maggioranza dei casi, leader di partiti politici che si presentano alle elezioni, che annoverano, come la Lega Nord, centinaia di sindaci tra le loro fila, migliaia di amministratori locali, centinaia di assessori, insomma persone che hanno accettato in modo chiaro le regole...

  PRESIDENTE. Per favore, lasciare libero il banco del Governo, grazie.

  CRISTIAN INVERNIZZI. ... che lo fanno continuamente, ma che vengono continuamente avversati, ripeto, da questi sedicenti custodi della democrazia.
  L'auspicio prima formulato, non era un auspicio, diciamo l'incubo formulato prima dal collega Farina, circa la possibilità di un futuro Governo che veda tra i Pag. 13suoi partecipanti la Lega Nord, e che io considero invece un auspicio, sempre secondo il collega Farina, utilizzerà questa norma come architrave di un progetto che prevedrà l'arresto per individui di questo tipo anche per reati dove l'arresto non è obbligatorio, ma è facoltativo. Confermo, onorevole Farina, che questo sarà l'auspicio di un eventuale Governo che vedrà tra le sue fila la Lega Nord, perché è ora di finirla: è ora di finirla di considerare le città, di considerare le proprietà dei cittadini – ripeto, macchine che sono state pagate da lavoratori, le vetrine, e mi avvio alla conclusione, di esercizi di proprietà di cittadini che si alzano al mattino per andare a lavorare e contribuire così, pagando le tasse, al benessere collettivo – dei semplici bersagli finalizzati a non si sa cosa di preciso, comunque a sfogare le frustrazioni di chi ritiene di combattere in nome dei principi che sinceramente, quando vengono concretizzati, bestemmiano contro gli stessi principi che loro proclamano. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente. Io, sinceramente, al collega Sisto, che parla di terapie invasive, ma necessarie, ricordo che vi sono anche terapie che uccidono il paziente. Questa terapia che qua viene introdotta, secondo me, è una terapia che uccide il nostro ordinamento, o almeno una parte di esso, e si colloca al di fuori della nostra Costituzione, cosa che non dico io, modestamente, ma che piuttosto è da anni invocata. Questo lo dite anche voi, perché lo certificate: quella data che in tutti i provvedimenti che si sono succeduti da allora, dal 2003, viene applicata in fondo, ho già detto che ha lo scopo evidente di dare provvisorietà al provvedimento e quindi, come dire, aggirare la Corte costituzionale. Perché, in assenza di questo, questo istituto sarebbe stato cancellato dal nostro ordinamento e dichiarato incostituzionale da molti anni. Flagranza differita, già questo è un ossimoro e potrebbe essere che quel Governo della Lega, che io auspico fra un milione di anni – il collega invece auspicava domani –, vada verso misure di flagranza eterna, sostanzialmente, tanto nell'ossimoro e nel non senso siamo, differita quella, eterna pure. Non ho dubbi che il passo successivo sia quello di estendere questo emendamento, 10.52 Carfagna, nella sua forma originaria, e cioè non soltanto dove è previsto l'arresto obbligatorio, ma anche dove questo è facoltativo.
  Io non restringerei tra l'altro il campo di applicazione di questo emendamento al solo ordine pubblico, che viene citato, anzi, se volete, il campo di applicazione dell'ordine pubblico è un campicello, perché in realtà i luoghi, le circostanze in cui questa normativa si potrà applicare sono molteplici e incontrano una serie di reati non necessariamente gravissimi – non necessariamente gravissimi ! –, perché io credo che questo, che fu chiamato all'epoca vulnus costituzionale, si sta, come dire, allargando e aggravando, ed è la ragione per cui riconfermo, fra le tante ragioni, che Sinistra Italiana voterà contro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sannicandro. Un attimo, perché ho prima, a titolo personale, l'onorevole Longo. Chiedo scusa. D'Attorre è iscritto dopo, quindi do prima la parola all'onorevole Longo, a titolo personale. Prego.

  PIERO LONGO. È facile ricordare che la disciplina della flagranza è già stabilita dal codice di procedura penale, dove venne stabilita anche la questione relativa alla quasi flagranza, ed è facile ricordare a tutti i colleghi che la giurisprudenza su questo punto è stata molto ampia, stabilendo che costituivano quasi flagranza anche casi particolari che non rientravano. Ora, non cominciamo a dire che ci stupiamo, perché questa non è una novità ed è in linea con il nostro ordinamento. Grazie.

  PRESIDENTE. Grazie a lei, ora l'onorevole D'Attorre.

Pag. 14

  ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, voglio motivare il nostro voto contrario su questo emendamento per una questione di principio, che per noi ha una sua rilevanza. Noi ci siamo opposti a ogni misura, a ogni emendamento, che potesse comportare per decreto l'intervento su misure di ordine penale. Siccome, attraverso questo emendamento, al di là del merito, si interviene sull'ambito e sulle modalità di applicazione dell'articolo 380 del codice di procedura penale, in coerenza con la posizione di principio che abbiamo tenuto e che, secondo noi, va mantenuta, noi voteremo contro questo emendamento, così come ci siamo espressi contro altri emendamenti che violavano questo principio. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Grazie, Presidente. Se per l'onorevole Farina consentire alle forze dell'ordine di avere uno strumento utile per poter identificare quei violenti incappucciati, che mettono a ferro e fuoco le nostre città, significa uccidere il paziente, per noi invece significa salvare l'unico paziente che ci sta a cuore: lo Stato, la legalità e le forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Noi, tra gli antagonisti, i violenti, i centri sociali, i violenti incappucciati e lo Stato, le forze dell'ordine e la legalità, scegliamo sempre di stare dalla parte dello Stato e della legalità. Si metta l'anima in pace (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. A parte che sentire parlare di legalità da Forza Italia, mi sembra una cosa che non si può veramente accettare, sia in questo Parlamento sia nella storia (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore. Colleghi... Vada avanti, onorevole Ferraresi. Colleghi, per favore, onorevole Prestigiacomo... Si segga, onorevole Prestigiacomo, stia tranquilla. Vada avanti onorevole Ferraresi.

  VITTORIO FERRARESI. Viste anche le recenti condanne...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Devi chiedere scusa ! Come si permette, Presidente ?

  PRESIDENTE. Onorevole Prestigiacomo – onorevole Prestigiacomo ! – la prego di sedersi e di farci continuare i lavori. Vada avanti, onorevole Ferraresi. La richiamo all'ordine, onorevole Prestigiacomo. Prego, onorevole Ferraresi.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Cose da pazzi, sei un Presidente molto, molto...

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Premesso che ovviamente i reati alle persone e alle cose, i reati gravi sono a cuore del MoVimento 5 Stelle, che ovviamente ne ha cura, però questo assolutamente non è che prescinde dal fatto dell'arresto, perché si possono perseguire anche in altro modo e dopo lo spiegherò. Premesso inoltre che ci siamo astenuti sull'emendamento precedente, perché appunto, in questi specifici casi circoscritti, li possiamo anche tollerare, salvo il dubbio costituzionale che è stato sollevato e che potrebbe esistere, nelle quarantotto ore previste dall'emendamento Carfagna, che è anche circoscritto, quindi da questo punto di vista secondo noi accettabile, potrebbero essere tranquillamente perseguiti con misure cautelari che nelle quarantotto ore, potrebbero essere legittimamente richieste e concesse dal giudice senza alcun problema di arresto, ma intervenendo direttamente sui colpevoli per questi gravi reati. Quindi, l'arresto, assolutamente, in Pag. 15questi casi non si giustifica, salvo la giustificazione di un'escalation che esce da specifici casi e si rivolge alla società civile per altri casi, e di questo non si capisce il motivo, anzi, forse si capisce, però, noi ovviamente abbiamo questa paura di escalation e di possibilità di tenere con l'arresto e col fermo certe persone, in determinati casi di violenze e altre fattispecie che possono essere tranquillamente perseguite con misure cautelari che sono ottenibili nelle quarantotto ore. Per questo motivo voteremo contro.

  ELIO VITO. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, per quale articolo del Regolamento chiede la parola ?

  ELIO VITO. Per un richiamo al Regolamento, Presidente.

  PRESIDENTE. Quale articolo, onorevole Vito ?

  ELIO VITO. In realtà su due.

  PRESIDENTE. Onorevole Vito le sto chiedendo qual è l'articolo.

  ELIO VITO. Per due ragioni, Presidente, per il richiamo all'ordine che lei ha fatto all'onorevole Prestigiacomo.

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, le sto chiedendo qual è l'articolo del Regolamento.

  ELIO VITO. Sul richiamo all'ordine.

  PRESIDENTE. Mi deve dire qual è l'articolo, onorevole Vito. Le sto chiedendo qual è l'articolo.

  ELIO VITO. Va bene anche l'articolo sui poteri della Presidenza.

  PRESIDENTE. Allora è l'articolo 8, a cui fa riferimento. Prego, onorevole Vito, adesso può prendere la parola.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Mandami fuori dall'Aula !

  PRESIDENTE. Onorevole Prestigiacomo, la richiamo all'ordine per la seconda volta, non mi costringa a espellerla dall'Aula, va bene (Proteste dei deputati Prestigiacomo, Longo e di altri deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) ? Prego, onorevole Vito.

  ELIO VITO. Allora, signor Presidente, la prima osservazione sui suoi poteri è che lei ha richiamato all'ordine, ora, per la seconda volta, l'onorevole Prestigiacomo, alla quale va la solidarietà non solo mia, ma di tutto il gruppo, quando ci sono in quest'Aula ben altri comportamenti, ben altri disturbi ai lavori parlamentari che non subiscono la stessa preventiva sanzione. L'onorevole Prestigiacomo intendeva, semplicemente, osservare che è stata recata un'offesa al nostro gruppo politico e al nostro movimento politico, che questa, sì, il Presidente avrebbe dovuto richiamare, in base a delle norme per le quali ci si rivolge sempre alla Presidenza e in base anche a delle norme di convivenza e rispetto parlamentare alle quali, reciprocamente, ci si attiene. Mi sarebbe troppo facile, Presidente, scendere allo stesso livello del collega che è intervenuto per il MoVimento 5 Stelle e richiamare le condanne, le indagini anche recenti che sono alla cronaca non solo nazionale ma anche romana su varie vicende; non lo farò, perché noi non scendiamo a questo livello, noi siamo garantisti, ma, vede, Presidente, nella dichiarazione di voto che farò più tardi, e concludo, cercherò di spiegare come i temi della sicurezza e della legalità, che a noi stanno a cuore e che sono ripresi anche dall'emendamento dell'onorevole Carfagna che stiamo per votare...

  PRESIDENTE. Stia sull'articolo del Regolamento, per favore.

  ELIO VITO. Sono perfettamente conciliabili con quelli delle garanzie. Allora ci si metta l'anima in pace...

Pag. 16

  PRESIDENTE. Onorevole D'Uva, per favore !

  ELIO VITO. Forza Italia è il partito della sicurezza, della legalità e della giustizia...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vito, grazie.

  ELIO VITO. E non tollereremo nonostante la Presidenza...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Vito, grazie, lei ha fatto il suo richiamo al Regolamento, ora sta parlando di un altro argomento di cui parlerà dopo. Le rispondo, onorevole Vito, che per quanto mi riguarda io applico e rispetto il Regolamento. Se un deputato urla dai banchi contro la Presidenza io ho il dovere di richiamarlo all'ordine. La ragione per la quale il Presidente non è intervenuto sulle espressioni del collega Ferraresi – lei lo potrà censurare – è perché, per quel che mi riguarda, è un giudizio politico che è nella piena libertà di chi esprime il suo giudizio. Esattamente come, onorevole Vito e onorevole Brunetta, è molte volte accaduto che giudizi politici anche più pesanti siano stati rivolti dalla vostra parte ad altre parti di quest'Aula. Il Presidente non entra nel merito, il Presidente deve fare semplicemente una valutazione per togliere la libertà di espressione se c’è un'offesa con parole ingiuriose e via dicendo. Questo per quanto mi riguarda, voi potete censurare il mio comportamento; presiedendo io, non l'ho ritenuto.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 10.52 Carfagna, così come riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 35).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.13.300.1 Ferraresi, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 36).

  Passiamo alla votazione del subemendamento 0.13.300.2 Invernizzi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Daniele Farina. Ne ha facoltà.

  DANIELE FARINA. Grazie, Presidente, intervengo specificamente su questa idea di estensione alle sedi universitarie, agli ospedali e ai cimiteri, potremmo aggiungere anche: case di riposo, postriboli, chiese, insomma, c’è largo spazio alla fantasia. Segnalavo soltanto ai colleghi, non tanto quello che stiamo discutendo, ma quello che non discuteremo, perché, se voi notate, magicamente a pagina 11 del fascicolo – ma il Presidente devo dire all'inizio di seduta lo ha annunciato – è sparito un emendamento del Governo. Lo ripeto, è sparito un emendamento del Governo.

  PRESIDENTE. Onorevole Vito, segua i lavori. L'onorevole Farina sta intervenendo sul subemendamento 0.13.300.2 che non è ritirato, sta intervenendo su questo. Prego, onorevole Farina.

  DANIELE FARINA. Semplicemente segnalavo questo che era il famoso numero identificativo per le forze dell'ordine, per carità, di reparto, per carità, a rotazione, per carità, aggiungo io, ci si poteva scrivere anche: visibile solo al microscopio, però c'era. Mi sembra che questo decreto volga sempre più al peggio, era pessimo, definizione maggiormente negativa di pessimo non la trovo, ma questo è. Dopodiché avrei Pag. 17voluto chiedere al Governo se, per caso, nell'organigramma dei 380 mila uomini che compongono le forze di Polizia e di sicurezza del Paese c’è – c’è di sicuro – un'esatta elencazione dei reparti, del loro numero e, semplicemente, di che cosa esattamente stiamo parlando. Ci sono anche dei reparti di una certa consistenza numerica, giusto per inquadrare la cosa. Tuttavia, il tema vero è la sparizione, il tema vero è che neanche questa volta il parlamento della Repubblica, la Camera dei deputati, ha il coraggio di una norma di civiltà che negli altri Paesi europei non ha questo dibattito, non ha mai avuto questo dibattito, perché è un elemento di professionalità delle forze dell'ordine, non contro le forze dell'ordine, tant’è vero che qualche sindacato di polizia, forse minoritario, ma avveduto, queste cose le ha capite da tanto tempo. Professionalità che in Europa è in vigore da tantissimi anni e non mi sembra che in quei Paesi europei siano successe cose strane e persecutorie, perché è un elemento di professionalità e di civiltà e di garanzia non solo dei cittadini, ma degli operatori della Polizia di Stato, dei carabinieri, della Guardia di finanza, questo è ! Questo è in origine, questo è quello che è accaduto dove è stata applicata e questo dovrebbe essere nel Paese, se il Paese, su questo, non fosse ostaggio di una retorica medievale che, semplicemente, punta a una cassettina di voti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Sono iscritti l'onorevole Vito e l'onorevole Molteni. Volevo chiedervi: siccome ha chiesto di intervenire il Governo, faccio parlare prima il Governo ? Ok, onorevole Molteni. Prego, onorevole Bubbico.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Solo per segnalare che l'emendamento relativo agli identificativi è stato ritirato per mere ragioni tecniche. La volontà del Governo è di introdurlo, e, nel prosieguo del percorso di conversione di questo decreto, sarà cura del Governo agire perché quella norma possa essere inserita in questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Presidente, è quanto mai opportuna la sua osservazione di ascoltare prima il Governo, che ha fatto una dichiarazione di una gravità inaudita, non solo per il merito di cui stiamo discutendo, ma per il metodo, per il principio reso più volte dalla Corte costituzionale in merito all'attinenza stretta alla materia oggetto del decreto-legge degli emendamenti in sede di conversione, alla prassi che c’è in questo ramo del Parlamento e anche nell'altro ramo del Parlamento. In buona sostanza, il Governo ha detto che ha ritirato questo emendamento alla Camera perché sa che alla Camera l'emendamento è inammissibile. Era stato già dichiarato inammissibile un emendamento analogo del gruppo del MoVimento 5 Stelle in Commissione, come d'altra parte sono stati dichiarati inammissibili anche i nostri emendamenti sulla videosorveglianza negli asili e su maggiori stanziamenti alle forze dell'ordine, proprio in base a quel criterio.
  Allora, qui ci sono due osservazioni, Presidente, per le quali io credo che dovremmo anche sospendere l'esame del decreto e riunire la Conferenza dei presidenti di gruppo prima del voto finale: il Governo ha preannunciato che presenterà modifiche in sede di conversione a questo decreto al Senato; il Senato ci manda abitualmente i decreti sotto il limite della scadenza, come è accaduto per il decreto «banche» e per il decreto «Mezzogiorno»; la scorsa settimana, la Conferenza dei presidenti di gruppo, rispetto alla proposta iniziale della Presidenza, ha chiesto alle Commissioni I e II di anticipare la conclusione di questo provvedimento – che era prevista per la settimana successiva – per giungere prima in Aula; i lavori delle Commissioni sono stati fatti in maniera convulsa, praticamente si è votato solo Pag. 18giovedì pomeriggio, per essere in Aula, ma ora apprendiamo dal Governo che ha volontà di presentare emendamenti al Senato, magari confidando sulla migliore benevolenza del Senato.
  Ebbene, signor rappresentante del Governo, se accadesse ciò, è evidente che la vita del decreto, quando poi tornerà alla Camera, non sarà facile: sarebbero lesi i rapporti fra Camera e Senato, e sarebbero lesi, signor Presidente, anche i principi costituzionali di attinenza degli emendamenti alla materia e all'oggetto del decreto-legge. Per quanto riguarda il merito, noi continuiamo a ritenere che anche il codice identificativo di squadra sia vessatorio e penalizzante per le forze dell'ordine. Il fatto che il Governo pensi solo a poter presentare questo emendamento dopo gli incidenti di Napoli, dove le forze dell'ordine sono state attaccate ed aggredite, e sono tuttora in ospedale, da manifestanti violenti e incappucciati – riprendo la definizione della collega Carfagna –, testimonia la scarsa attenzione che il Governo ha nei confronti delle forze dell'ordine, che sono ogni giorno in piazza a rischiare la propria vita a fronteggiare i manifestanti, oltre che a fare il loro dovere, per pensare a delle misure che nulla hanno a che fare con la promozione della sicurezza, della sicurezza nelle città, e che sicuramente non sono a tutela della incolumità delle forze dell'ordine. La proposta l'abbiamo fatta ieri: dotiamo le forze dell'ordine di telecamere sui loro caschi, che riprendono quello che accade durante gli scontri, che consente una migliore identificazione del personale violento, e che, naturalmente, se ci fossero dei torti e degli abusi da parte delle forze dell'ordine, possono anche documentare questi.
  Quello è il tema, signor rappresentante del Governo; che poi tutto questo possa accadere con un emendamento infilato all'ultimo momento che si preannuncia di voler presentare al Senato senza nemmeno la consultazione da parte dei titolari delle organizzazioni sindacali di chi gestisce i problemi dell'ordine pubblico, davvero testimonia la superficialità con la quale il Governo procede su questa materia per avere un po’ di consenso a sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, mi sembra assolutamente scontato dichiarare che la Lega si schiera orgogliosamente a difesa della tutela e della dignità dell'operato delle forze dell'ordine. La libertà del collega Farina, la libertà di espressione, di parola e d'azione politica del collega Farina viene garantita anche grazie al lavoro, al sacrificio, all'impegno e all'abnegazione di quelle forze dell'ordine che garantiscono democrazia e civiltà nel nostro Paese. Quindi, nei confronti di chi sacrifica la propria vita e mette in pericolo la propria vita per la libertà la democrazia del Paese, io credo che unanimemente il Parlamento e le forze politiche che fanno parte di questo Parlamento dovrebbero esprimere ringraziamento e non avversione alle forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Ritengo vergognose ed inaccettabili, Presidente, le parole del collega Farina, così come ritengo vergognoso e una bollinatura d'infamia l'emendamento presentato ieri sera, di notte, da parte del Governo, sui numeri identificativi alle forze dell'ordine. Il problema non è tecnico, il problema non è di metodo, ma politico, perché, nel momento in cui si prevede di introdurre sulle divise degli agenti di polizia un numero identificativo tale da far sì che le forze dell'ordine possano essere riconosciute anche nei confronti di coloro i quali potrebbero poi muovere denunce e querele pretestuose per minare la libertà e la sicurezza delle stesse forze dell'ordine, noi crediamo che questo sia un atto estremamente grave. Ma ancor più grave, Presidente – non l'ha ancora detto nessuno, perché l'emendamento poi è sparito, ma ovviamente temo che verrà ripresentato...

Pag. 19

  PRESIDENTE. Ovviamente io la sto facendo parlare, ma stiamo parlando di un emendamento che non c’è, onorevole Molteni.

  NICOLA MOLTENI. Ma è agli atti, Presidente, agli atti del Comitato dei diciotto.

  PRESIDENTE. Concludiamo.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, l'infamia di questo emendamento, dell'emendamento del Governo, sta nel fatto che nel momento in cui il poliziotto dovesse violare la disposizione di inserire sul casco, sull'indumento, il numero identificativo, viene prevista una sanzione amministrativa di 5 mila euro; il poliziotto viene sanzionato con 5 mila euro, che vengono tolti dal suo stipendio ! Presidente, il parcheggiatore abusivo – ne parleremo poi –, che viola la normativa, il parcheggiatore abusivo illegale, il parcheggiatore abusivo criminale che commette un reato, veniva sanzionato con mille euro di multa: mille euro di multa al parcheggiatore abusivo 5 mila euro di multa al povero poliziotto (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente) !
  Questa è la vergogna politica ! Questa è l'infamia politica che stava dietro questo decreto e questo emendamento ! L'emendamento è stato ritirato – e un po’ di meriti ce li prendiamo, perché ieri in Commissione a discutere non c'era più nessuno ad un certo punto –, perché noi, come Lega, abbiamo sollevato il caso, perché nessuno del Comitato dei diciotto, Governo e relatore di maggioranza si era accorto dell'infamia che si nascondeva dietro questo emendamento. Quindi il dato è politico: oggi il Governo e la maggioranza si iscrive in maniera legittima a quel partito dell'anti-polizia indegno, vergognoso e indecoroso (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini). Questa è la verità politica che deve essere riconosciuta e circoscritta all'interno di quest'Aula !

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, intanto la ringrazio d'aver fatto presente all'onorevole Molteni che non sta parlando di questo emendamento, mi sorprende che non l'abbia fatto con l'onorevole Farina e l'onorevole Vito, però va bene lo stesso, visto che erano due interventi sul medesimo argomento. È stata però sollevata una questione: la presa di posizione del Governo, che in quest'Aula ha dichiarato che vuole ripresentare un emendamento, perché nella sostanza la Camera non gli dà l'ammissibilità. È una cosa molto grave, e le ripropongo la sollecitazione che ha ricevuto – quindi le chiedo la sua posizione – di convocare una Conferenza dei Presidenti di gruppo. Infatti, è inaccettabile che ci sia un rapporto tra Parlamento e Governo che vede quest'ultimo che presenta di notte e di nascosto un emendamento folle – dal nostro punto di vista politico, come ha spiegato in modo perfetto il collega Molteni – e adesso ci dice che non gliene frega di quanto decide la Camera, perché lo inserisce, a dispetto di qualsiasi regola parlamentare e costituzionale. Penso che sia inaccettabile, quindi le ribadisco la richiesta di convocare una Conferenza dei Presidenti di gruppo.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, solo per chiarirle che io non ho interrotto il collega Molteni. È il collega Molteni che ha espressamente fatto riferimento dicendo che l'emendamento era stato ritirato, ma è chiaro che le considerazioni politiche sono legate: ho fatto parlare Molteni come ho fatto parlare tutti gli altri; ho solo segnalato che è stato lo stesso Molteni a dire che parlava di un emendamento che era stato ritirato.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Presidente, nel corso di questo dibattito, in Commissione Pag. 20e in Aula, ho provato ad interloquire civilmente anche con chi ha posizioni molto diverse da noi, come l'onorevole Molteni. Mi consenta di dire, per suo tramite, però, all'onorevole Molteni, che quello che trovo vergognoso ed irresponsabile sono le parole cariche di demagogia e di irresponsabilità che qui oggi abbiamo ascoltato (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).
  Qui ci sono forze che difendono la polizia, che difendono gli operatori di pubblica sicurezza, che difendono la legalità, che non stanno certo dalla parte di chi promuove scontri di piazza come quelli di Napoli, che stanno dalla parte degli studenti che vogliono studiare a Bologna e non di chi occupa abusivamente le biblioteche pubbliche, ma questo non ha nulla a che vedere con una norma di civiltà – di civiltà ! – qual è quella della identificabilità degli operatori di polizia, da cui, chi fa onestamente e correttamente il proprio mestiere di operatore di pubblica sicurezza, non ha nulla di cui temere...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Non è vero (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini) !

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, lasciamo parlare l'onorevole D'Attorre.

  ALFREDO D'ATTORRE. ...e non ha bisogno della sua difesa pelosa e della sua (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini)...

  BARBARA SALTAMARTINI. Ma che vuoi, chi sei ?

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini... onorevole Saltamartini...

  BARBARA SALTAMARTINI. Guarda quello !

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, la richiamo all'ordine (Commenti della deputata Saltamartini) !
  Onorevole Saltamartini !

  ALFREDO D'ATTORRE. Non siete voi (Commenti della deputata Saltamartini)...

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini !

  ALFREDO D'ATTORRE. ...non siete voi, non siete voi che rappresentate (Commenti della deputata Saltamartini)...

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini ! Onorevole Saltamartini, la richiamo all'ordine per la seconda volta !

  BARBARA SALTAMARTINI. Guarda quello !

  PRESIDENTE. Onorevole Saltamartini, sto parlando con lei (Commenti della deputata Saltamartini)... Sto parlando con lei! Onorevole Saltamartini, la richiamo all'ordine. Onorevole D'Attorre, per favore, concluda il suo intervento.

  ALFREDO D'ATTORRE. Non siete voi a rappresentare i carabinieri, i poliziotti, gli operatori di pubblica sicurezza, che fanno onestamente il loro mestiere e che non hanno bisogno (Commenti della deputata Saltamartini)....

  PRESIDENTE. Collega Saltamartini, ci sono anche degli studenti che stanno assistendo alla seduta, per favore... per favore !

  ALFREDO D'ATTORRE. ...e non hanno bisogno della vostra demagogia e della vostra irresponsabilità. Quindi, noi sosterremo convintamente nei successivi passaggi parlamentari l'introduzione di una norma di questo tipo, che è una norma di civiltà che va introdotta nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Pag. 21

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Dividendoci tra buoni e cattivi, perdiamo sempre la bussola e il buonsenso. La proposta emendativa che ha fatto tanto discutere in teoria è una norma, come dice l'onorevole D'Attorre, in pratica è un bollo-infamia, è una cosa che impedisce all'operatore di polizia di fare il suo lavoro in pace. È inutile che noi ci ostiniamo a far finta di niente: in Italia esiste un partito anti-polizia per principio, al quale fa fronte, purtroppo, un partito filo-polizia per principio. Invece, le forze dell'ordine servono a tutelare lo Stato di diritto che fa comodo agli uni e agli altri. Talvolta la polizia non fa bene il suo lavoro, talaltra – e quasi sempre – lo fa molto bene, ma sicuramente la polizia e le forze dell'ordine presidiano l'ordine di questo Paese, mentre gli altri questo non lo fanno. E allora, se c’è da spendere una parola in più in nome dello Stato di diritto, è sicuramente nei confronti delle forze dell'ordine. Questa è civiltà, non le tifoserie, come è stato detto dall'onorevole D'Attorre e come è stato detto da altri (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.13.300.2 Invernizzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.13.300.3 Dieni, con il parere contrario dei relatori e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 38).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.300 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo e il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 39).

  È così assorbito l'emendamento 13.2 Centemero.
  Andiamo a pagina 16 del fascicolo, abbiamo l'articolo aggiuntivo 16.011 Molteni.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 16.011 Molteni, con il parere contrario delle Commissioni, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).

  Passiamo adesso agli identici articoli aggiuntivi 16.036 Simonetti e 16.050 Carfagna.
  Ho bisogno di sapere dall'onorevole Simonetti e dall'onorevole Carfagna se accettano la riformulazione che è stata proposta ai loro articoli aggiuntivi. Onorevole Sisto, ho bisogno di sapere se accettate la riformulazione sull'articolo aggiuntivo 16.050 Carfagna.

Pag. 22

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, non accettiamo la riformulazione.

  PRESIDENTE. Non la accettate, quindi significa che c’è il parere contrario da parte delle Commissioni e del Governo.
  Onorevole Simonetti, lei la accetta ? No.
  Onorevole Sisto ?

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Se mi dà la parola sull'articolo aggiuntivo. Posso ?

  PRESIDENTE. Certo, assolutamente. Prego, ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, in analogia con l'altra proposta emendativa, che è stata, sia pur con qualche mutilazione, approvata dall'Aula a tempo e con una scelta selettiva dei reati su cui applicare, come diceva bene il collega Longo, una ipotesi di quasi flagranza tecnologicamente predeterminata, abbiamo cercato con questo articolo aggiuntivo di intervenire su un fenomeno che, soprattutto nel Mezzogiorno, è di disturbo alla quotidianità. Io parlo per la mia esperienza, ognuno di noi vive sui territori e quindi sa bene quello che accade a casa sua, magari se accade anche in casa d'altri mi sento rassicurato sulla bontà e sulla efficacia di questo articolo aggiuntivo. Abbiamo provato a rappresentare un chiaro diagramma, Presidente, per cui la sanzione amministrativa nei confronti di soggetti che non hanno nessuna possibilità di adempiervi, anzi irridono ad una sanzione sostanzialmente inefficace, non può che essere neutralizzata con un atteggiamento che, in presenza di una derisione costante della sanzione amministrativa, possa sfociare, laddove vi sia una violazione reiterata e grave di queste tipologie di condotte, in una fattispecie a matrice penale. Perché vi è questa esigenza ? Perché soltanto con una contestazione di tipo penalistico, che è la sanzione delle sanzioni, è possibile intervenire efficacemente su quello che non è soltanto un piccolo fenomeno di, come posso dire, «sbarcare il lunario», ma molto spesso, spessissimo, costituisce una estrinsecazione, un po’ da opera da tre soldi, di un'attività assolutamente criminale. Cioè, è un'attività che si atteggia come una delle forme di più raffinata, perché incontrollabile e non punita, criminalità, che nell'ambito della quotidianità giunge molto spesso alla configurazione, per esempio, di reati come la violenza privata, le estorsioni, la tentata estorsione. Ma bisogna giungere davvero alla repressione così pesante, tanto da essere costretti – e qui io mi rivolgo a coloro che si ritengono più garantisti di quanto non siamo noi, difficile ! – ma davvero noi dobbiamo ipotizzare nei confronti di questi soggetti, per poter intervenire, reati gravi come la violenza privata, la tentata violenza privata, l'estorsione, la tentata estorsione, pur di intervenire ? Non è meglio un reato per cui, in via preventiva, in qualche modo, si vada a sanzionare, con un intervento più esatto, più calibrato, più mirato, un'attività che si presenta oggi, molto spesso, ontologicamente, a matrice criminale e che non si può reprimere se non con questo pannicello caldo della sanzione amministrativa inattuabile ? Infatti – parliamoci chiaro – chi versa in quelle condizioni e sbarca il lunario in quel modo a tutto pensa fuorché alla sanzione amministrativa.
  Io sorrido all'idea, già esistente, della confisca di queste somme, come se si potesse andare a mettere le mani nelle tasche dei vari parcheggiatori e togliere quei pochi euro che, in realtà, costituiscono soltanto una piccola frazione di un grande compendio che, molto spesso, ha matrici molto più profonde. Allora, se questo è, noi non possiamo accettare la riformulazione, che ripropone un errore sanzionatorio. È assurdo, è come se io volessi aumentare l'entità di una sanzione inapplicabile: è paradossale, inaccettabile. Noi andiamo avanti sulla nostra strada nella speranza che qualcuno si possa accorgere che questo è un fenomeno che va contrastato, una volta tanto, con una sanzione penale che possa essere efficace.

Pag. 23

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, intervengo esclusivamente per dire che proprio non si può sentire che a distanza di secoli in cui abbiamo abolito il carcere per chi non può pagare i debiti, sostanzialmente, si ripropone la stessa situazione. Il parcheggiatore, che normalmente è un povero diavolo, abusivo...

  NICOLA MOLTENI. Ma come fai a dire una cosa del genere ?

  ARCANGELO SANNICANDRO. ...è un povero diavolo abusivo, perché, ripeto...

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, gentilmente, possiamo lasciare che l'onorevole Sannicandro...

  ARCANGELO SANNICANDRO. Calma, calma (Commenti del deputato Molteni) !

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni, per favore.

  ARCANGELO SANNICANDRO. I professionisti della camorra, come qualcuno si inventa di essere, devono smetterla, perché l'Italia non è tutta coperta dalla camorra né dalla ’ndrangheta, eccetera. Può darsi che ciò sia in alcune zone, ma ti posso assicurare che, molto spesso...

  PRESIDENTE. Parli con me, onorevole Sannicandro.

  ARCANGELO SANNICANDRO. ... nelle aree urbane o nei piccoli paesi, nel parcheggio, dove non ci sono «grattini» né strisce blu né altro, ma una strada libera, presso un tribunale per fare un esempio pratico, per esperienza personale, c’è qualcuno che si avvicina per offrirti il servizio di guardia macchine. Se questa persona commettesse qualcosa che va al di là dei suoi compiti per cui richiede un obolo, è previsto il reato di danneggiamento, è previsto il reato di minaccia, è previsto il reato di violenza privata, è previsto il reato di estorsione, è previsto il reato – se ti impedisce, non so, di uscire con la macchina e tu stai dentro – del sequestro di persona. Il Codice penale è molto dotato per reprimere quelle cose di cui qui dentro si sente parlare.
  Ma io non sono intervenuto per questo motivo, io sono intervenuto per un'altra ragione. È stato pure detto dagli auditi, dal sindaco di Bari e dal sindaco di Catania, l'ho ascoltato adesso e non si può ascoltare: siccome il povero non può pagare la multa – cioè non ha neanche questa ricchezza di poter pagare la multa –, visto che è impossidente, noi dobbiamo prevedere la sanzione penale e, prima della sanzione penale, ovviamente, bisogna prevedere il reato. Infatti, qui è previsto che quell'attività sia punita con la reclusione e sia definito delitto – neanche contravvenzione –, con reclusione da uno a tre anni. Potevate mettere anche l'ergastolo e potevate così essere più coerenti: perché con la reclusione da uno a tre anni, voi sapete bene quanta scarsa deterrenza questa norma potrebbe avere.
  Qui bisogna smetterla: con i problemi che abbiamo in Italia, con la criminalità che abbiamo in Italia, ci siamo interessando dei parcheggiatori abusivi ! Ma ci rendiamo conto (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Grazie, Presidente. Io capisco che ci sia un po’ di ottusità quando si parla di alcuni temi e, soprattutto, ci sia la volontà di diminuire il rischio di alcune situazioni che viviamo nelle nostre città. Io non so se a tutti i colleghi che girano, per esempio, per la Capitale è mai capitato di trovarsi in alcune zone di questa splendida città, purtroppo ridotta veramente nel peggiore dello stato, in cui il parcheggiatore abusivo non è quel povero uomo che, magari, non ha altro lavoro, per cui è costretto a Pag. 24chiedere una forma di elemosina, diciamo così, alle tante persone che posteggiano la macchina e che, magari, pagano anche il ticket per posteggiare la macchina in quel luogo.
  Spesso e volentieri, se non nella maggioranza dei casi, queste persone sono veri e propri criminali che, dietro una forma di racket, condizionano la vita dei cittadini – mi permetta, onorevole Sannicandro –, spesso e volentieri, facendo trovare i cittadini in condizioni di estremo pericolo. Infatti, per esempio, alcuni giovani e, magari, donne, vanno a posteggiare in alcuni quartieri di Roma, magari quando siamo all'imbrunire, e si trovano persone che, se non gli dai i soldi, non ti danno tregua, ti inseguono, magari sei costretta anche a sfuggire da ben altro, oltre al fatto di dovergli dare l'euro o i due euro. Perché siamo anche al punto, Presidente – per suo tramite se può riferirlo ad alcuni colleghi della sinistra, grazie –, che in alcune circostanze, questi parcheggiatori abusivi si sono resi complici di atti osceni, di violenze, di percosse, di danni alle proprie macchine. Un vero e proprio racket sottoposto alla criminalità organizzata, ai rom, agli immigrati clandestini, che arrivano qui e che, spesso e volentieri, fanno solo e si prestano solo ad atti di criminalità e di illegalità.
  Questo è il problema dei parcheggiatori abusivi. Non riduciamo un problema serio e, soprattutto, di legalità delle nostre città al semplice fatto che questi sono poveri uomini che non hanno altro da guadagnare e, quindi, sono costretti a fare l'elemosina, perché questa è l'ipocrisia con cui una parte della sinistra sta cercando di limitare il diritto alla sicurezza di tutti i cittadini. Questa è la demagogia: quella di pensare che anche queste persone siano povere persone, che per nulla danno fastidio, che non potranno mai recare alcun danno.
  Ebbene, io invito questa gente, caro Presidente, per esempio, a farsi un giro a Testaccio la sera – lei la conosce molto bene come zona – e a vedere che cosa accade con questi posteggiatori abusivi. Rivolgo un invito al Presidente, per il suo tramite sempre, non era una battuta, magari qualcuno così l'ha intesa, ma...

  PRESIDENTE. Non si preoccupi, onorevole Saltamartini, il Presidente è dotato di grande ironia. Prego.

  BARBARA SALTAMARTINI. Esatto. Invito i colleghi a farsi un giro, per esempio, intorno alla stazione Termini di giorno e di notte; invito queste persone ad andare a verificare con i propri occhi cosa vuol dire essere sottoposti a persone che ti inseguono pur di prenderti qualche soldo e ti minacciano qualora tu questi soldi non glieli voglia dare. Ecco perché serve questa norma ed ecco perché noi abbiamo fatto questi emendamenti: alla faccia di chi si riempie la bocca di voler difendere il diritto alla sicurezza, ma non sa minimamente che cosa significhi difendere e garantire il diritto alla sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Altieri. Ne ha facoltà.

  TRIFONE ALTIERI. Grazie, Presidente. È curioso che in un provvedimento dove si parla di sicurezza parte di questo Parlamento è interessato a parlare della sicurezza di chi delinque: perché la sicurezza dei cittadini pare non sia una caratteristica da salvaguardare, ma, invece, vada salvaguardato, signor Presidente, il povero diavolo, come lo definisce il collega Sannicandro, o il povero contestatore che picchia la polizia con le mazze o lancia bombe molotov.
  Io mi chiedo: ma in questo Paese un cittadino che esce di casa ha il diritto di poter parcheggiare la propria macchina, la propria vettura senza che nessuno gli chieda qualcosa ? Il collega Sannicandro dice che ci sono dei reati, quale quello di estorsione, quale quello di sequestro di persona se il parcheggiatore abusivo mi impedisce di uscire dalla macchina. Ma io Pag. 25vorrei uscire serenamente dalla macchina, non vorrei arrivare a dover contestare un reato perché qualcuno mi blocca in macchina chiedendomi e facendomi un'estorsione vera e propria. È possibile che lo Stato dove viviamo non possa garantire ai cittadini di poter parcheggiare serenamente la macchina, senza dover denunciare, poi, qualcuno che non gli consente di uscire dalla vettura ? Perché dobbiamo arrivare a dover denunciare il crimine, piuttosto che dire: qui non ci può stare nessuno, che sia italiano, extracomunitario, rumeno, georgiano, a chiedere un'estorsione belle buona a chi ha parcheggiato la propria vettura ?
  Quindi, perché nei confronti di chi vive in questo Stato onestamente ci devono essere dieci controlli e quindici oneri e, invece, per chi delinque deve essere più facile che vivere onestamente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Io però sono abbastanza stupito perché hanno parlato dei colleghi che, a quanto pare, non hanno mai letto il codice penale, nel senso che questa norma, questi emendamenti, propongono di introdurre la reclusione, e quindi di trasformare in delitto, la reiterazione del parcheggio abusivo, non dell'estorsione, non delle minacce, non delle molestie, di tutte quelle condotte gravissime che hanno già una norma penale che le punisce. Bisogna spiegare che quello che si sta dicendo è che si chiede di trattare il parcheggio abusivo reiterato come l'omicidio colposo con lesioni gravissime. A me sembra un tantino eccessivo.
  Tutte le altre figure di reato sono già previste. La vera e propria estorsione di cui ha parlato il collega dei Conservatori e Riformisti un attimo fa si chiama estorsione e c’è il reato di estorsione; le molestie hanno il reato di molestie; le minacce pure, per non parlare delle molestie sessuali. Qui si sta dicendo che il reiterato comportamento di un parcheggiatore abusivo, senza né estorsione, né minacce, né ingiurie, né nulla di tutto questo (senza perché quelli sono già puniti), è punito come le lesioni gravissime causate con colpa violando la disciplina sul lavoro, che mi pare un filo più grave di uno che ha commesso il comportamento, la condotta, di un parcheggiatore abusivo.
  Bisognerebbe, quantomeno, leggersi il codice penale, perché dire che si vuole punire un parcheggiatore abusivo con una sanzione implicita, cioè se sei parcheggiatore abusivo sei implicitamente un estorsore, un molestatore o minacciatore, quindi io ti applico quella sanzione lì, è come dire che, se io commetto una violazione di una qualsiasi norma amministrativa, ho fatto abuso d'ufficio, corruzione, appropriazione indebita, perché normalmente succede.
  Ma è un modo di scrivere il codice penale che va benissimo per urlare qua dentro qualche cosa che di giuridico non ha nulla, ma che un legislatore civile non può inserire; i reati ci sono già tutti. È giusto punire chi svolge l'attività di parcheggiatore abusivo ? Sicuramente è giusto, è giusto vietarla, è giusto prevedere delle sanzioni, ma equipararlo a dei comportamenti diversi che non c'entrano niente perché si presume che se sei un parcheggiatore abusivo, magari nero così è più grave, in quel caso, sicuramente sei uno che molesta e terrorizza, è una cosa senza senso, perché è come dire che chi passeggia di notte ed è un po’ brutto e ti passa vicino, ogni tanto ti rapina, allora applichiamogli la stessa sanzione della rapina. Per questo è una norma che presume un altro reato, non colpisce una condotta che sarebbe di per sé reato, e tutti gli interventi che sono arrivati dai colleghi della Lega e dall'altro collega poco fa, non dicono che fare il parcheggiatore abusivo è una tale violazione del patto sociale che richiede una pena così. No, dicono, siccome i parcheggiatori abusivi sono brutti e cattivi, allora applichiamogli la norma penale (Applausi dei deputati dei gruppi Civici e Innovatori e Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

Pag. 26

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaratti. Ne ha facoltà.

  FILIBERTO ZARATTI. Naturalmente, sarò brevissimo: è noto che i più grandi criminali tipo Totò Riina, Vallanzasca, la Banda della Magliana, prima di essere assicurati alla giustizia, fossero dei noti posteggiatori e che più grandi patrimoni sequestrati negli ultimi anni alla cosiddetta mafia, tagliato il caffè Caffè Greco a Roma e molte altre cose qui in centro che voi conoscete, questi patrimoni, sembra siano stati costruiti attraverso i proventi di questo lavoro, da posteggiatori.
  Da molte affermazioni fatte qui dentro, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe da ridere (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente. Io non vorrei essere accusato di parlare d'altro, parliamo di elemosine. Molti colleghi si stanno indignando per questi euro che i cittadini sarebbero costretti a dare. Ci sono elemosine che in quest'Aula noi facciamo a dei parlamentari che sono assenti per il 99,59 per cento delle sedute. C’è un parlamentare, che avendo avuto un'assenza di questo tipo, continua a prendere indennità, diarie, spese per i trasporti e nessuno qui si indigna per questa elemosina che lo Stato fa a queste persone, che minano l'autorevolezza del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente. Negli ultimi 55 anni mi è capitato di leggere il codice penale, ogni tanto, questo per dare un po’ di tranquillità all'onorevole Mazziotti Di Celso, e la struttura di questa fattispecie non è come la indica lui che evidentemente di diritto penale ne sa più di me. Si tratta di una fattispecie che si configura come un reato abituale e cioè si sanzionano penalmente coloro che sono già stati sanzionati dal punto di vista amministrativo per più volte. Si tratta tecnicamente di reati ostacolo che servono ed evitare che ci siano reati più gravi. Questa è la struttura dei codici e questa è la struttura della dogmatica. La conosciamo ? Non la conosciamo. Io non la conosco, la conosce lui, ci spiegherà tutto lui (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Innanzitutto sfatiamo due miti. Il primo, il fatto della non esigibilità della sanzione amministrativa: le mafie nel tempo sono cambiate e molto spesso utilizzano persone per compiere reati anche meno gravi ovviamente, ma che hanno il fine di rafforzare l'attività dell'associazione criminale, soprattutto dal punto di vista economico e finanziario in questi tempi. È per questo che utilizzano persone nullatenenti, ma che, attenzione, non sono vere persone nullatenenti, sono persone che sono strumentalmente e funzionalmente utilizzate per essere nullatenenti, ma in realtà vivono di nero, vivono di illegalità, vivono di proventi derivanti da reati che sfruttano in altro modo e non dichiarano allo Stato. Quindi, non sono nullatenenti, ma, tramite il nullatenente, riescono a percepire somme notevoli e che quindi non riescono a essere intercettate dallo Stato e richieste dallo Stato per quanto riguarda le sanzioni amministrative che non possono essere applicate. Anzi, lo Stato le richiede e ci spende pure soldi per esigere qualcosa che non potrà mai essere percepito.Pag. 27
  Seconda motivazione: esistono altri reati, sbagliato. Chi sa, chi conosce l'attività di questi parcheggiatori abusivi, sa benissimo che la grande maggioranza di queste persone mette in atto un'estorsione velata che possiamo chiamare qui estorsione ambientale. Questo tipo di estorsione è impossibile da dimostrare, come dimostrano anche le attività investigative di numerosi procuratori tra i quali c’è quello di Torino. Sono quasi impossibili da dimostrare, sono pochissimi i casi in cui si riescono a dimostrare, perché ovviamente non si riesce mai ad arrivare alla prova dell'estorsione e quindi del reato più grave. Quindi i cittadini cosa fanno ? Per la paura che la propria auto venga danneggiata, per la paura di ricevere minacce e di essere malmenati da queste persone, per questa paura, assolutamente pagano quella somma irrilevante al momento, ma che costituisce un grosso patrimonio d'entrata per le associazioni criminali successivamente, e che quindi viene reiterata e ripetuta. Pensate che addirittura a Napoli ci sono persone che chiedono l'abbonamento – l'abbonamento  ! – sul parcheggio abusivo. Stiamo parlando di questo. Io chiedo ai colleghi di informarsi minimamente.
  L'estorsione non riesce a essere provata, gli altri reati non riescono a essere provati, perché c’è la paura a livello ambientale di un danno nei confronti di queste persone ed è per questo che l'offensività sale a dismisura ed è per questo che noi dobbiamo punire queste persone in un modo in cui lo Stato riesca effettivamente a sopprimere questo fenomeno in maniera chiara.
  Se avete altre formulazioni potete farle, ma questa è semplicemente la realtà ed è il motivo per cui noi voteremo a favore di questo emendamento e a favore anche degli altri, dei subemendamenti che introducono l'arresto, non la reclusione in maniera immediata, e che sono anche proporzionali, perché li abbiamo fatti addirittura, per venirvi incontro, con sanzioni assolutamente più basse. Vedremo cosa voterete. Noi voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, Presidente. È solo per ricordare a coloro che si oppongono in modo così veemente a emendamenti di questo tipo di scrivere i loro interventi e mandarli all'ANCI, Associazione nazionale comuni italiani, perché questa è stata una richiesta dell'ANCI. Io non so quante persone qui dentro hanno letto il codice penale. So che parecchie persone qui dentro hanno un passato di amministratori locali e l'amministratore locale sa perfettamente che il fenomeno dei parcheggiatori abusivi non è fatto innanzitutto dalle piccole fiammiferaie, che poverine sono lì e in qualche modo fanno pena e chiedono la sussistenza, non è fatto dalle persone indigenti, è fatto da bande, diciamo così, di delinquenti – e mi avvio alla conclusione – che fino ad oggi, con le leggi che ci sono e con le sanzioni che vengono comminate, è un fenomeno che non si riesce a spegnere. I sindaci ci hanno fatto una richiesta d'aiuto.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Voi rispondete ai sindaci che sono dei razzisti, che sono degli incapaci e che probabilmente è meglio che facciano altro nella vita, vostra responsabilità. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Presidente, io ho ascoltato con dispiacere questo dibattito, perché ha assunto dei toni anche, da un certo punto di vista, inconsueti. Il problema esiste, esiste veramente, perché qui non siamo di fronte a chi ha realmente bisogno e per cui tu devi dare l'elemosina, la carità, cosa che succede spesso a tutti Pag. 28noi; qui siamo di fronte a un fenomeno di cultura della illegalità totale e assoluta, un fenomeno che ormai è sotto gli occhi di tutti. Invito a guardare su Internet quanti casi del genere ci sono. Ne posso citare uno, anche a Caltanissetta, di una persona, di un clandestino, immagino, che è stato trovato con 300 euro in tasca, il frutto di una giornata di lavoro, si dirà, peccato che però quella persona era stata denunciata, perché qualcuno aveva trovato il coraggio, dopo il graffio clamoroso ricevuto nella macchina.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ALESSANDRO PAGANO. Se riteniamo che questa cultura dell'illegalità debba andare avanti, continuate ad andare così che i ragazzi che vi osservano saranno tutti tanto contenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Colleghi, rappresentanti del Governo, penso che questo emendamento ci consenta, ormai alla fine di questo provvedimento, di dividere un po’ le acque tra coloro i quali perseguono, e non solo declamano, una cultura della legalità e coloro i quali sono abituati, e ci hanno abituato nel corso dei decenni, a fare gargarismi sulla legalità.
  Il tema è: cercare di capire le conseguenze concrete che questa cultura ha prodotto in Italia e in modo particolare nelle grandi città nei giorni nostri.
  Noi siamo stati molto comprensivi nei confronti dei nomadi, per esempio, perché girovaghi, figli di una cultura diversa e per certi aspetti interessante, perché dediti al mestiere dei ramai, piuttosto che degli allevatori di cavalli o degli spettacoli circensi, e ci siamo trovati, proprio in un nome di questa cultura della curiosità e dell'integrazione, con bande di nomadi che vanno in giro a staccare cavi elettrici dalle tratte di Trenitalia per ricavarne rame, appunto, in maniera ben diversa trattato e lavorato, piuttosto che a saccheggiare le scuole, costringendole alla chiusura, perché vengono sottratti tutti i cavi elettrici e tenute al buio.
  Il commercio abusivo: non erano forse dei poveracci quelli che dalla Nigeria, dall'Africa nera venivano a fare il commercio abusivo sui teli nei centri storici delle città, a fianco ai battisteri o ai monumenti più belli di cui possiamo disporre ? Vogliamo forse, collega Sannicandro, contestare il fatto che dal commercio abusivo dei poveri disgraziati ha preso piede un racket vero e proprio, una filiera che trova le proprie centrali operative nella criminalità organizzata, con la promiscuità, i legami con il circuito della contraffazione, di cui la camorra, la mafia, la ’ndrangheta ne sanno qualcosa.
  Stessa cosa è accaduta rispetto alla tolleranza relativa al piccolo spaccio: ci troviamo interi quartieri delle nostre città interdetti – interdetti ! – alla frequentazione delle forze dell'ordine. È capitato – lo abbiamo letto sui giornali – a Roma; per chi è romano, si sa bene quali sono gli esempi a cui faccio riferimento. Le forze dell'ordine sono state cacciate da questi quartieri, in questi quartieri si deve entrare, semplicemente per fare il proprio dovere di sorveglianza e prevenzione, con l'esercito. Ecco, questa cultura della tolleranza, del buonismo che cosa ha portato.
  Ancora, le occupazioni abusive. Vogliamo mettere in dubbio il fatto che inizialmente si trattava davvero di poveri senzatetto senza un euro in tasca, che non potevano permettersi di pagare neanche un canone sociale di affitto ? E adesso ? La vostra tolleranza ha consegnato anche i senzatetto nelle mani di un circuito di criminalità vera e propria, attenzionato dalle procure della Repubblica.

  PRESIDENTE. Le chiedo scusa onorevole Rampelli, le posso chiedere se l'ultimo minuto e mezzo lo possiamo dedicare all'emendamento in questione, per favore ? Grazie.

Pag. 29

  FABIO RAMPELLI. Infatti ci sto arrivando, guardi se lei avesse la bontà di seguirmi...

  PRESIDENTE. La sto seguendo, però...

  FABIO RAMPELLI. ...ascoltando il ragionamento.

  PRESIDENTE. Ho ascoltato tutto, le sto solo chiedendo... manca un minuto.

  FABIO RAMPELLI. Sto arrivando esattamente all'ultimo esempio, che è quello dei parcheggiatori abusivi. Non si tratta esattamente, per quello che ho detto fin qui, di qualcosa che è relativo ad altre categorie.
  Mi consenta, Presidente, se permette, io le considerazioni le faccio da dove voglio, a partire da dove desidero. L'importante è che comunque arrivi al punto e ci sarei arrivato e ci sto arrivando.
  Per i parcheggiatori abusivi vale esattamente la stessa regola: non si tratta del povero disgraziato, che appunto non sa come mettere insieme il pranzo con la cena o il pranzo con il pranzo. Ormai la cultura della illegalità, a cui ci avete abituato, travestita da buonismo, ha consentito anche al povero disgraziato di diventare un anello di una catena, che ha il suo punto dirimente nella cabina di regia della criminalità organizzata. Il vostro atteggiamento tollerante è complice della criminalità organizzata. Ve lo dovete mettere in testa una volta per tutte.

  PRESIDENTE. Non ci sono altri interventi. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi 16.036 Simonetti e 16.050 Carfagna, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 41).

  Colleghi, poiché sono rimasti accantonati gli emendamenti 8.300 delle Commissioni e 8.51 Crippa e sono stati presentati subemendamenti all'emendamento 16.0300 delle Commissioni, dobbiamo sospendere la seduta, al fine di consentire al Comitato dei nove di esaminare tali proposte emendative.
  Chiedo alla relatrice, onorevole Moroni, Maroni, Morani, chiedo scusa, di quanto tempo il Comitato dei diciotto necessiti. Scusi, onorevole Morani...

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Morani, ci tengo, per non essere confusa con Maroni... Un quarto d'ora, è immediatamente convocato qui nella Sala del Governo.

  PRESIDENTE. Bene, quindi, sospendo la seduta che riprenderà alle ore 12,40.

  La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,50.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
  Avverto che l'emendamento 8.300 delle Commissioni è stato ritirato.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Su che cosa ?

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, sul ritiro dell'emendamento. Volevo capire, se è possibile, innanzitutto, sottoscriverlo. C’è un aspetto che tenderei a segnalare, se vuole darmi la risposta sulla sottoscrizione, poi posso motivarlo.

  PRESIDENTE. Non è possibile sottoscriverlo, perché è stato ritirato. Quindi, non c’è più.

Pag. 30

  DAVIDE CRIPPA. Però la sottoscrizione io l'ho avanzata ancora prima, quando era in vigore.

  PRESIDENTE. Comunque non era possibile perché quello è un emendamento delle Commissioni, onorevole Crippa.

  DAVIDE CRIPPA. Mi può spiegare la motivazione per cui un emendamento delle Commissioni non può essere sottoscritto in Aula ? Per questo, secondo il Regolamento, richiedo questa spiegazione perché – e vado ad argomentare la richiesta – fondamentalmente ieri ci è stato detto che quell'emendamento delle Commissioni costituiva una riformulazione dell'emendamento 8.51 Crippa. Però, dal punto di vista regolamentare, non poteva essere una riformulazione, perché andava a specificare punti non compresi nell'emendamento originario 8.51 Crippa. Fin qui tutto perfetto, se non che, ieri, in Commissione, in Comitato dei nove, siamo stati invitati a ritirare l'emendamento 8.51 Crippa in virtù dell'emendamento 8.300 delle Commissioni. In questo quadro mi spieghi lei la situazione: se io avessi accettato il ritiro in Commissione, oggi, arrivavo qui e non avevo nemmeno la facoltà di votare l'emendamento 8.300 perché la Commissione l'ha sfilato, oggi, dall'Aula. Allora, se io non posso sottoscriverlo e di conseguenza ieri avrei, invece, dovuto accettare di ritirare il mio emendamento in virtù di questa riformulazione che ha questa veste di 8.300 come nuovo emendamento, io segnalo questo, Presidente. A mio avviso qui c’è un problema di opportunità regolamentare, cioè vogliamo dare la possibilità al Parlamento di discutere questa tematica ? Sì o no ? Gradirei una risposta nel merito, perché se vengo invitato al ritiro da parte della Commissione, poi arrivo in Aula e la Commissione mi ritira l'emendamento che teoricamente assorbiva il mio emendamento, questo mi sembra un tentativo di sottrarre alla discussione parlamentare un argomento. Noi l'abbiamo mantenuto, perché temevamo questi giochini della maggioranza tra Commissioni bilancio, finanze e relatori, però, segnalo questo aspetto. A me sembra un po’ strano non poter sottoscrivere un emendamento 8.300 che va a introdurre un tema importante e a argomentarlo meglio. Per questo io le chiedo di poterlo formalmente sottoscrivere, perché è oggetto ed è inserito in discussione, oggi, all'interno di quest'Aula, altrimenti facendo venir meno la facoltà di un deputato di sottoscrivere un tema proposto in Aula dai relatori. Avendo accettato, la Presidenza, come ammissibile l'emendamento dei relatori, non comprendo come in realtà io non possa sottoscrivere un qualcosa che è stato già considerato ammesso alla discussione parlamentare da parte della Presidenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Mi pare di capire che lei mi pone due questioni diverse; la prima riguarda il fatto del perché non è possibile sottoscrivere un emendamento della Commissione e la seconda è relativa, invece, al fatto di poterlo fare proprio nel momento in cui viene ritirato. Rispondo alla prima questione; è del tutto evidente che la Commissione, così come il Governo, sono organi diversi dal singolo parlamentare, poiché rappresentano una collettività e, quindi, quelli sono emendamenti che hanno una loro specificità. Argomento che mi consente di risponderle sulla seconda questione che lei pone; lei sa perfettamente che la Commissione, esattamente come il Governo, ha un «privilegio» rispetto alla singola iniziativa dei deputati, cioè quello di poter presentare emendamenti fuori dai tempi nei quali è previsto un limite per la presentazione di emendamenti. È del tutto evidente che se noi consentissimo – e qui ci sono dei richiami al Regolamento che se vuole le leggo, ma è un fatto di logica – a un deputato di poter fare proprio un emendamento ritirato dalla Commissione o paradossalmente dal Governo, fuori dai termini, affideremmo a un singolo deputato un privilegio che non gli può essere dato rispetto a tutti gli altri colleghi, perché quello è un privilegio che è perfettamente attinente alla funzione dell'organo che è la Commissione Pag. 31o il Governo. La pregherei, onorevole Crippa, di non aprire una discussione: le ho dato una risposta, la prego veramente perché dobbiamo andare avanti.

  DAVIDE CRIPPA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Solo una precisazione: che il privilegio sarebbe aperto a tutti i deputati, non è una facoltà del singolo. Per cui...

  PRESIDENTE. No, ma è esattamente quello... Onorevole Crippa, è esattamente quello che il Regolamento vieta ai deputati.

  DAVIDE CRIPPA. Però, io le segnalo questo: che questo è un emendamento... Allora qualcuno forse dovrebbe vigilare anche sugli andamenti dei lavori tra Commissioni e Aula. Questo, le segnalo, è un episodio secondo me rappresentativo: perché se una forza politica presenta un emendamento, che per una serie di motivazioni non può essere riformulato così come ha intenzione di fare il relatore, il relatore allora a quel punto decide di fare un nuovo emendamento, e viene invitato il primo firmatario a non andare a portare in Aula il tema, perché già assorbito all'interno di quello della Commissione. Mi spiega lei, qualora io avessi ritirato l'emendamento in Commissione, come quest'Aula avrebbe garantito il mio diritto di poter discutere il tema che io avevo presentato, visto che in realtà a quel punto...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Crippa. Credo...

  DAVIDE CRIPPA. È chiara la questione ?

  PRESIDENTE. L'ho capita...

  DAVIDE CRIPPA. Io le sto chiedendo questo, perché qui secondo me c’è un vulnus di abuso di potere.

  PRESIDENTE. Onorevole Crippa, ho capito...

  DAVIDE CRIPPA. Poi vogliamo vederlo...

  PRESIDENTE. Ho capito, onorevole Crippa. Allora, lei sa perfettamente...

  DAVIDE CRIPPA. Facciamo anche finta di non vederlo...

  PRESIDENTE. La ringrazio, e con questa risposta consideriamo conclusa la questione.
  Onorevole Crippa, è del tutto evidente che quando lei ritira un emendamento l'atto formale è il ritiro dell'emendamento; poi c’è il dibattito in Commissione, gli accordi, le cose e via dicendo, che sono ovviamente legati ad una fase successiva del procedimento, sulla quale io non ho minimamente la possibilità di intervenire. Nella fattispecie l'emendamento è stato ritirato dalla Commissione perché c'era un parere contrario della Commissione bilancio, e come lei sa questa è prassi, che quando c’è il parere contrario della Commissione bilancio questo accade. Nel caso specifico il problema neanche si pone, perché lei comunque ha mantenuto il suo emendamento 8.51, che è esattamente quello su cui noi andremo a votare; e su cui quindi adesso chiediamo i pareri da parte della relatrice.
  Siamo all'emendamento Crippa 8.51. Invito la relatrice per la maggioranza per la II Commissione, onorevole Morani, ad esprimere il parere delle Commissioni.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Emendamento Crippa 8.51, parere contrario. Subemendamento Ferraresi 0.16.0300.5, parere contrario. Subemendamento Ferraresi 0.16.0300.3, parere contrario. Subemendamento Ferraresi 0.16.0300.4, parere contrario. Subemendamento Invernizzi 0.16.0300.1, parere contrario. Subemendamento Carfagna 0.16.0300.2, parere contrario. Articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni, parere favorevole.

Pag. 32

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza, onorevole Invernizzi, ad esprimere il parere.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Emendamento Crippa 8.51, parere favorevole. Subemendamento Ferraresi 0.16.0300.5, parere favorevole. Subemendamento Ferraresi 0.16.0300.3, parere favorevole. Subemendamento Ferraresi 0.16.0300.4, parere favorevole. Subemendamento Invernizzi 0.16.0300.1, parere favorevole. Subemendamento Carfagna 0.16.0300.2, parere favorevole. Articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni, parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Presidente, il parere del Governo è conforme a quello del relatore di maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Crippa 8.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Presidente, stiamo francamente assistendo ad un teatrino surreale, direi. Noi abbiamo presentato un emendamento che aveva lo scopo di dare maggiore potere ai sindaci per tutelare la sicurezza dei cittadini, e soprattutto dei minori, rispetto anche al gioco d'azzardo, oltre alle altre fattispecie che sono in questo decreto-legge. Che il gioco d'azzardo legale sia direttamente legato alla criminalità organizzata, macro e microcriminalità, è sotto gli occhi di tutti; che sia una piaga sociale, che causi 1 milione di malati in Italia, quindi che sia un problema per la salute dei cittadini, è sotto gli occhi di tutti. Ora ci dite che la Commissione accoglie le nostre istanze e propone un emendamento, che come abbiamo sentito viene ritirato perché arriva nottetempo un parere della Commissione bilancio: probabilmente allertata dal sottosegretario Baretta che si sarà sentito non tanto tranquillo, avrà percepito che c'era questo emendamento in arrivo che stava andando a compromettere i suoi «magheggi», relativi appunto al suo continuo tentativo di limitare l'azione che comuni e regioni stanno facendo per limitare il disastro dell'azzardo sul territorio.
  Perché di fronte a Governi che in maniera costante e continuativa aumentano la presenza dell'azzardo e di punti gioco sul territorio... E ne è la dimostrazione il fatto che quest'anno il raccolto dell'azzardo è cresciuto di 8 miliardi di euro, e che quindi le cosiddette manovre che sono state fatte per limitare, ad esempio il divieto parziale di pubblicità, non servono a un bel nulla. Di fronte a questo i comuni e le regioni si difendono facendo leggi e regolamenti. È da più di un anno che il sottosegretario Baretta tenta in qualsiasi modo di azzerare i regolamenti dei comuni, le ordinanze che difendono i cittadini dalla piaga del gioco d'azzardo.
  Ora, se mi potete consentire una citazione fantozziana, questo parere della Commissione bilancio è, al pari della corazzata Potëmkin, una cagata pazzesca (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

  PRESIDENTE. Onorevole Mantero, questo non glielo posso proprio consentire, quindi la prego, per favore, evitiamo.

  MATTEO MANTERO. Era una citazione.
  Allora, intanto si dice che questa sia una esclusiva attribuzione dello Stato, quando ci sono sentenze della Corte costituzionale. Le recito, perché magari così nella Commissione bilancio se le appuntano un attimo, e la prossima volta prima di sparare sciocchezze si informano: la n. 220 del 2014 e la n. 300 del 2011, che dicono che i sindaci hanno titolo, hanno mandato, per tutelare la salute pubblica e l'ordine pubblico, di emanare ordinanze restrittive degli orari e restrittive delle distanze di apertura di sale gioco e di punti scommesse e quant'altro, per tutelare la salute dei cittadini, perché il dovere del sindaco di tutelare la salute dei cittadini – questo dicono le sentenze – è Pag. 33preponderante rispetto al diritto della libera impresa.
  Ancora, in questo parere ci dite che in realtà tutto questo è un mandato dello Stato, e che le sale gioco sono... Precisamente, sale scommesse, sale bingo, sale in cui sono presenti apparecchi di divertimento ed intrattenimento, sono soggette alla licenza ex articolo 88 del TUEL delle licenze di pubblica sicurezza. Anche questo è un errore grossolano, perché le uniche sale che hanno bisogno delle licenze di pubblica sicurezza sono le sale con videolottery, quindi le singole slot e tutti gli altri apparecchi sono assolutamente liberi e la questura non dà nessuna licenza.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MATTEO MANTERO. Purtroppo non riesco ad andare avanti a spiegare quali sono tutte le sciocchezze, perché il tempo mi manca. Ci dite che non possiamo fare... Questo è il parere della Commissione bilancio, che non vedo cosa c'entri peraltro col bilancio, il fatto che non possiamo andare a normare in questo momento il gioco d'azzardo perché è in corso la Conferenza Stato-regioni. La Conferenza Stato-regioni è in corso ormai in maniera continuativa; è più di un anno che se il sottosegretario Baretta cerca di imporre il suo punto di vista a comuni e a regioni, e comuni e regioni gli continuano a dire di no. Ora, nelle more che il sottosegretario Baretta riesca in qualche modo a costringere i comuni e le regioni a fare quello che vuole lui, noi lasciamo che ci sia il Far West, perché in questo momento la Commissione bilancio non ritiene opportuno andare avanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Presidente, da un lato sono contento che il relatore di minoranza della Lega abbia dato parere favorevole. Segnalo che la maggior parte dei ricorsi contro le ordinanze nella regione Piemonte sono fatte da un certo avvocato Cota, nonché esponente leghista: quindi forse magari cercate di mettervi d'accordo tra il dire e il fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché noi ci ritroviamo con numerosi comuni che hanno legiferato in materia oggetto di ricorsi al TAR sostenuti dall'avvocato Cota.
  Altro aspetto interessante è la presa in giro cui noi assistiamo all'interno di quest'Aula, dove abbiamo i relatori che si interessano della questione, la portano avanti fino alla fine, si fermano e dicono: no, non possiamo più andare avanti perché il MEF ci ha vietato di parlare delle questioni riferite al gioco d'azzardo. Vogliamo considerare il gioco d'azzardo una possibilità per i sindaci di andare a legiferare, limitando l'insorgere di patologie, e quindi legato ad una questione di sicurezza ?

  PRESIDENTE. Concluda.

  DAVIDE CRIPPA. Sì o no ? La risposta del Partito Democratico è «no» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, mentre un Paese è in crisi, piegato dalla disoccupazione giovanile, piegato praticamente da reparti industriali che sono in forte perdita, il gioco d'azzardo è praticamente spumeggiante, negli ultimi due anni, perché è difeso da un turboliberismo del Governo in cui il nostro ragioniere Baretta sta difendendo il settore da bravo frenatore. Lui è il frenatore di qualsiasi regolamentazione, e addirittura sta cercando di intervenire sulle regioni che hanno regolamentato il settore, mettendo delle distanze, per cercare di uniformare il settore. Uniformare a cosa ? Al turboliberismo di Governo, che fondamentalmente mostra in maniera efficace come Pag. 34questo Governo sia al guinzaglio delle lobby del gioco d'azzardo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, è una notizia di oggi che, mentre la pubblicità cresce in generale dell'1,7 per cento, la pubblicità sul gioco d'azzardo è cresciuta del 40 per cento e che l'investimento è passato dei 51 milioni di euro dell'anno scorso ai 71 milioni di quest'anno. Sono dati probabilmente puramente asettici, ma sono dati che dimostrano l'investimento forte che concessionari, gestori, eccetera, stanno facendo nel gioco d'azzardo, che sappiamo perfettamente occupare le periferie della città, attrarre soprattutto fasce deboli, non poche volte si tratta di pensionati, non poche volte si tratta di persone che in qualche modo vanno incontro a raggiri, a volte a violenza, addirittura nelle loro case. Noi stiamo parlando di sicurezza, oggi, e noi interveniamo su uno dei fattori principali di insicurezza nelle periferie delle nostre città. Tutto questo perché il gioco d'azzardo ha una sfaccettatura molto particolare: da un lato, costituisce introito positivo nelle casse dello Stato, e sembra che il Governo a questo introito non intenda rinunciarci a nessun motivo, costi quello che costi; dall'altro, parliamo di sicurezza ma non sappiamo che cosa fare laddove l'insicurezza la fa da padrona.
  Io mi chiedo se veramente possiamo tollerare ulteriormente, in una legislatura che in qualche modo volge al termine, che si corra e si prema l'acceleratore su tanti disegni di legge, su tante proposte e se ne ignorino altre che, dall'inizio di questa legislatura, proponevano di fare chiarezza su questo tema, proponevano un «no» deciso alla pubblicità e, in qualche modo, proponevano misure di tutele reali nei confronti dei cittadini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, anche sulla scorta di quanto appena ascoltato, troviamo la posizione della maggioranza, ma soprattutto quella del Governo, veramente molto, molto triste. Ciò perché, lo sappiamo tutti, dopo una sorta – in questo caso era proprio una sorta – di accantonamento per andare a studiare meglio quello che di fatto molto, molto spesso, anche la maggioranza, nelle Commissioni deputate competenti, ci era venuta a dire e, arrivati a questo punto, vi tirate – non ci tiriamo, ma vi tirate – indietro.
  Allora – e vorrei rivolgermi per suo tramite, Presidente, al Governo –, il gruppo Fratelli d'Italia concepisce che in un provvedimento di questo tipo, ovvero sul tema della sicurezza, sottosegretario, questo è un tema che dovrebbe esserci di diritto, perché non mi serve ripetere quanto appena ascoltato anche dai colleghi rispetto al legame molto, molto stretto – tra l'altro anche con la criminalità – che le macchinette ed il gioco d'azzardo di fatto hanno. Colleghi, non serve andare nelle periferie delle città, anche nei centri delle città ci sono ancora le slot machine, e vediamo tutti i giorni giovani e meno giovani, pensionati e disoccupati che, tanto per essere chiari, una volta terminati i propri denari, applicano di fatto anche una violenza in seno alla propria famiglia, per poter recuperare i soldi. Questa cosa si chiama GAP, che è un acronimo che sta a significare «gioco d'azzardo patologico».
  Allora, Presidente, vorrei che il Governo facesse una riflessione seria su questa cosa, perché al netto del fatto che è chiaro a tutti che il Governo non vuole rinunciare a questo introito – vi arrivano valanghe di soldi, purtroppo, rispetto a questo dramma – facciamo un ragionamento: quanto costa la sanità postuma per cercare di curare i cosiddetti effetti da gioco d'azzardo patologico ? Quanto costa ? Quanto arriva nelle casse dello Stato in termini di introito ? Pesiamo le due cose.
  Dopodiché – noi abbiamo presentato una proposta di legge che vada a combattere il cosiddetto gioco d'azzardo patologico –, qualche collega che con me era Pag. 35nella Commissione deputata e competente rispetto a questo tema ricorderà perfettamente che il Governo aveva detto a tutti che avrebbe accettato buona parte degli articolati delle proposte di legge presentate anche dalle opposizioni, e che parlavano esattamente di questa roba: delle distanze rispetto alle scuole, ai bambini, ai minori.
  Quindi, sottosegretario, per l'ennesima volta vi state tirando indietro innanzi ad una promessa che era stata fatta dal sottosegretario Baretta – se non ricordo male – in Commissione finanze. Ce l'aveva detto circa un anno fa, quando sembrava che con una sorta di parallelismo trasversale rispetto a tutte le forze politiche qui rappresentate oggi alla Camera dei deputati si raggiungesse un obiettivo comune, un obiettivo virtuoso, un obiettivo etico, nei confronti dei cittadini italiani. Ma non potete dirmi che durante la notte qualcuno ha cambiato idea e lo stesso dice che questa roba non c'entra niente con questo provvedimento. Quindi, sottosegretario, le chiediamo ufficialmente una posizione, perché non basta dire che lei è d'accordo con i pareri del relatore di maggioranza, deve motivare questa posizione del Governo, che, per l'ennesima volta, è decadente sotto questo punto di vista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Presidente, semplicemente per riconfermare l'impegno e la volontà del Governo ad agire perché il fenomeno della ludopatia possa essere sconfitto e perché le infiltrazioni criminali, anche nel settore del gioco d'azzardo legale, possano essere definitivamente debellate. Questo è un impegno che mi sento di riconfermare in questa circostanza, e riconosco anche un'attinenza tra i contenuti degli emendamenti proposti e i temi della sicurezza, della sicurezza urbana in modo particolare. Ciò nondimeno, però, considerato che la questione coinvolge altri momenti del confronto tra lo Stato, le regioni e gli enti locali, pur consapevoli delle difficoltà e dei ritardi nell'avanzamento di quel confronto, segnalo che la posizione annunciata dal MEF e la posizione della Commissione bilancio, a nostro parere, non può essere superata in questo momento. Confermo la volontà di affrontare la questione in tempi estremamente veloci, individuando le soluzioni più equilibrate a tutela degli interessi pubblici rilevanti, quindi agendo in direzione della limitazione dell'accesso al gioco d'azzardo, promuovendo le norme più efficaci tanto da garantire soprattutto i soggetti più fragili che vengono esposti a questo fenomeno anche attraverso meccanismi di dipendenza.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Presidente, a parte che sarebbe cosa buona e giusta che il Governo si aggiornasse con il lavoro fatto dalle Commissioni, che hanno puntato anche sul cambiare il termine di questa patologia, che non è ludopatia, ma gioco d'azzardo patologico, al massimo azzardopatia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma, oltre a questo, voi, a chiacchiere, a parole, dite questo, ma poi, in realtà, è chiaro che le vostre priorità sono altre, non lo dico io ma lo afferma la Commissione bilancio, quando scrive: «l'emendamento renderebbe altamente difficoltosa, per non dire impossibile, la pianificazione degli investimenti». Quindi, parafrasando, è molto più importante la pianificazione degli investimenti delle aziende del gioco d'azzardo, e quindi delle lobby del gioco d'azzardo, invece che la tutela della salute dei cittadini e della sicurezza dei cittadini. Queste sono le vostre priorità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baroni. Ne ha facoltà.

Pag. 36

  MASSIMO ENRICO BARONI. Grazie, Presidente. Vede, quello che lei dice contraddice con forza ciò che ha provato a fare Balduzzi nel 2012, per cui siamo ancora in attesa dei decreti attuativi, delle distanze dei 500 metri, dal 2012 ! E nelle more, in questo vuoto legislativo, si sono inseriti gli enti locali. E allora adesso voi ci rimandate al provvedimento del 2015, in cui si deve andare in Conferenza Stato-regioni per levare la possibilità di normare a livello parlamentare questo settore, perché deve essere qualche cosa fatto sotto traccia, non dev'essere qualcosa che viene fatto alla luce del sole. Ed io chiedo un sussulto di dignità ai parlamentari che hanno combattuto in questo settore per riportare l'argomento all'attenzione di norme primarie. Norme primarie, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per l'intervento, però, ahimè, io, quando ho davanti una figura governativa, ne ho davanti una sola, e quindi non posso immaginare che ci siano una posizione personale diversa da una posizione collettiva, perché quando mi viene detto: c’è un parere della Commissione bilancio in cui si riportano determinate decisioni di cui il sottosegretario Baretta è l'artefice, io credo che non si possa pensare che venga scritto: «l'emendamento renderebbe altamente difficoltosa, per non dire impossibile, la pianificazione degli investimenti». Ma quali investimenti ? Quali ? Perché i costi sanitari di queste patologie, chi li deve pagare ? Possiamo provare a vedere, nel piatto della bilancia, quale pesa di più ? A noi oggi, evidentemente, sembra che voi vogliate garantire solamente gli affari di chi gestisce il gioco d'azzardo legalizzato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è un momento cruciale per riuscire a dire qualcosa di diverso, per cui non prendiamoci in giro: il Governo non ha una posizione unitaria su questo fatto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.51 Crippa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 42).

  Passiamo al subemendamento 0.16.0300.5 Ferraresi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie, Presidente. Con queste prossime proposte emendative si ritorna sempre sul discorso del parcheggio abusivo. Noi vogliamo venire anche incontro al Governo e alla maggioranza – ci è stato riferito che le sanzioni, secondo loro, erano troppo alte – con delle proposte emendative progressive, da un certo punto di vista.
  La prima reintroduce quella che è stata bocciata nella giornata di ieri, ovvero si prevede la stessa sanzione pecuniaria, ma dal punto di vista penale, dai 1000 euro ai 3500 euro, e introduce la sanzione dell'arresto da sei mesi a due anni.
  Poi, con quelle successive, Presidente, noi chiediamo – qualora vi fosse la possibilità di un accoglimento – di diminuire la sanzione e, quindi, in questo senso: con la seconda proposta, l'arresto da tre mesi a un anno, sempre con la stessa sanzione pecuniaria dell'ammenda penale; e con l'ultima proposta, l'arresto fino a sei mesi, cioè ancora più lieve.
  Quindi, se la nostra proposta emendativa che trasformava la sanzione amministrativa in sanzione penale era esagerata, chiediamo che almeno siano valutate queste due successive proposte emendative, per intervenire in maniera un po’ più stringente e forte su questo argomento, Pag. 37comunque valutando una diminuzione di pena. Quindi cerchiamo di venirvi incontro: valutate tra queste due proposte emendative, se ce n’è qualcuna che potrebbe essere approvata.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costantino. Ne ha facoltà.

  CELESTE COSTANTINO. Grazie, Presidente. Io intervengo per annunciare il voto contrario a questo subemendamento e a tutti i successivi. E approfitto anche per dare indicazioni di voto rispetto, invece, all'emendamento delle Commissioni. Il motivo è semplice: noi non siamo né per una banalizzazione, né per una esasperazione del fenomeno dei parcheggiatori abusivi. È vero quello che è stato detto, ossia che in alcune zone del Paese ci sono persone povere che, di fatto, si arrabattano per riuscire ad andare avanti, ma è altrettanto vero che ci sono zone di questo Paese in cui questi parcheggiatori abusivi rispondono direttamente alle mafie e alla criminalità organizzata. Però, se così è, e non solo per le esternazioni che sono state ricordate nella discussione di prima, estorsioni, atti violenti, io aggiungo anche che spesso e volentieri queste figure servono e sono funzionali alle mafie per il controllo del territorio e per segnare una presenza all'interno dei territori, però, se così è, noi non pensiamo assolutamente che il tema si possa risolvere né con una sanzione amministrativa da una parte, che andrebbe a punire i poveri che nemmeno sono nelle condizioni di poter, appunto, pagare quelle sanzioni amministrative, né tanto meno utilizzare un decreto d'urgenza per introdurre un reato penale, che, invece, avrebbe bisogno di maggiore riflessione e di maggior approfondimento, come ha spiegato benissimo prima il presidente Mazziotti Di Celso e su cui, chiaramente, non intendo ritornare.
  Quindi noi utilizziamo questo subemendamento e questo emendamento delle Commissioni per dire che riconosciamo il tema e il problema, quindi non siamo d'accordo con la «macchiettizzazione» che è stata fatta prima in Aula della questione dei parcheggiatori abusivi, però, proprio perché riconosciamo il tema, pensiamo che non venga assolutamente affrontato in maniera corretta, né da un verso e né dall'altro, all'interno di questo decreto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.16.0300.5 Ferraresi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 43).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.16.0300.3 Ferraresi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 44).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.16.0300.4 Ferraresi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 45).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Pag. 380.16.0300.1 Invernizzi, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 46).

  Passiamo al subemendamento 0.16.0300.2 Carfagna.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, poche battute soltanto per giustificare perché ovviamente voteremo a favore del nostro subemendamento e ci siamo astenuti sul precedente. Come potrà notare l'Aula, noi facciamo riferimento ad un'ipotesi di reiterazione di gravità, quindi non ad una secca lettura della semplice condotta. Questo, ovviamente, rende diverso questo subemendamento rispetto agli altri e ha comportato la nostra astensione sulle altre proposte emendative e il nostro voto a favore su questa.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.16.0300.2 Carfagna, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 47).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 16.0300 delle Commissioni, con il parere favorevole del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 48).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 4310-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno in quanto concernenti materie estranee al provvedimento in esame o volti a riprodurre il contenuto di proposte emendative dichiarate inammissibili: Caparini n. 9/4310-A/36, relativo alla soppressione delle prefetture (riferito all'emendamento 5.14); Bossi n. 9/4310-A/37, volto a prevedere l'introduzione del reato di danneggiamento (articolo aggiuntivo 12.01); Molteni n. 9/4310-A/39, volto a prevedere l'introduzione del reato di accattonaggio molesto (articolo aggiuntivo 16.09); Pagano n. 9/4310-A/40, volto a prevedere l'introduzione del reato di atti osceni in luogo pubblico (articolo aggiuntivo 12.02); Allasia n. 9/4310-A/42, volto a prevedere l'introduzione del reato di pratica di attività ambulanti non autorizzate (articolo aggiuntivo 16.09); Rondini n. 9/4310-A/43, volto a prevedere l'introduzione del reato di atti contrari alla pubblica decenza (articolo aggiuntivo 12.03); Guidesi n. 9/4310-A/51, concernente la chiusura di sedi di associazioni a carattere religioso, finanziario e di enti non residenti nel territorio nazionale (emendamento 5.17); Sandra Savino n. 9/4310-A/66, volto a prevedere iniziative per evitare la soppressione del servizio mensa dei vigili del fuoco.Pag. 39
  L'onorevole Santerini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4310-A/18.

  MILENA SANTERINI. Grazie, Presidente. Ho chiesto di poter illustrare prima l'ordine del giorno, sperando che venga accolto dal Governo, perché mi pare che in questo ordine del giorno noi cerchiamo di dare una visione un pochino più ampia e, soprattutto, ritrovare la dimensione anche sociale di questi interventi, che, ovviamente, come è emerso dalla discussione, appaiono prettamente e quasi esclusivamente punitivi. Io non so perché, in certi periodi, questa Camera, composta da parlamentari tutto sommato ragionevoli si trasformi in un branco di giustizieri della notte.

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Santerini. Colleghi, non è possibile... onorevole Bubbico, onorevole Vito, onorevole Rotondi, gentilmente. Grazie. Prego, onorevole Santerini.

  MILENA SANTERINI. Dicevo, non so perché in certi momenti questa Camera si trasformi in un branco di giustizieri della notte che invocano in modo accanito punizioni, pena di morte, ergastolo, torture; esagero naturalmente, però per dire punizioni inenarrabili, soprattutto, prendendo come oggetto persone più fragili e più deboli. Questo è accaduto di fatto con questa discussione.
  Quello che noi vorremmo dire è che non siamo obbligati a fare soltanto interventi di espulsione o di esclusione o di repressione: possiamo fare delle politiche che abbiano delle dimensioni molto più ampie, in particolare, ad esempio, prevedendo interventi di recupero o inclusivi verso tutte quelle persone più fragili che, invece, sono state oggetto dei nostri interventi qui oggi.
  Quello che noi proponiamo, quindi – lo dico al Governo, sperando che lo accolga –, è che quando si prevedono in questo provvedimento delle misure di allontanamento, stiamo dicendo che stiamo semplicemente rimuovendo il problema, stiamo rimuovendo le persone che mendicano, le persone senza dimora, il fenomeno della prostituzione; lo stiamo guardando soltanto dal punto di vista degli effetti e mai dal punto di vista delle cause, che, naturalmente, sono in politiche che potremmo fare, che dobbiamo fare in modo più efficace. Penso alla Strategia nazionale di inclusione dei Rom e Sinti che non è mai stata applicata; penso alla politica per la casa; penso alle misure sociali di inclusione della povertà estrema, del disagio sociale. Se non facciamo questo tipo di misure non ci vergogniamo, poi, a fare soltanto interventi come quelli di oggi ?
  Quello che noi chiediamo, quindi, è che laddove (come negli articoli 9 e 10 che io ho profondamente criticato) vengano allontanate dai centri delle città – in pratica dalle città, perché abbiamo compreso tutto: i monumenti, i luoghi di interesse turistico, le scuole e così via –, queste persone siano prese a carico dai servizi sociali e dalle amministrazioni comunali. E per fare questo chiediamo una concertazione tra il ministero del welfare, il Ministero dell'interno e l'ANCI, in particolare, suggerendo di usare i fondi PON Inclusione, su cui ci sono cifre non indifferenti: c’è un budget complessivo di più di un miliardo di euro e c’è una parte dei PON, per esempio, finanziati dal Fondo sociale europeo, che riguarda proprio il disagio estremo.
  Ecco, proviamo a fare delle politiche un pochino più illuminate, un pochino meno accanite contro i poveri e proviamo a dare una dimensione anche di recupero sociale ai provvedimenti che stiamo purtroppo varando oggi (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere. Se è d'accordo, onorevole Bubbico, glieli leggo io e lei mi dà il parere uno per uno ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Presidente, io vorrei proporle di Pag. 40leggere solo i pareri contrari, intendendo tutti gli altri accolti come raccomandazione al netto delle premesse. Quindi, i dispositivi sono accolti come raccomandazione e pronuncerei soltanto i voti contrari, se lei è d'accordo.

  PRESIDENTE. Sono d'accordo, però dobbiamo fare in modo che ci si intenda bene. Quindi, se non ho capito male, lei ci darà il parere sugli ordini del giorno quando è contrario, e va bene. Tutti gli altri sono accolti come raccomandazione, se riformulati nel senso di intendere soppresse le premesse di tutti gli ordini del giorno. Ho capito bene ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Sì.

  PRESIDENTE. Allora, procediamo.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno nn. 9/4310-A/10 Plangger, 9/4310-A/21 Biancofiore, 9/4310-A/34 Saltamartini, 9/4310-A/38 Gianluca Pini, 9/4310-A/45 Grimoldi, 9/4310-A/46 Fedriga, 9/4310-A/49 Invernizzi, 9/4310-A/50 Attaguile, 9/4310-A/59 La Russa, 9/4310-A/62 Vito, 9/4310-A/63 Vella.
  Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno n. 9/4310-A/64 Gelmini, purché venga riformulato nel senso di espungere dal testo dal dispositivo le parole: «anche senza uno specifico provvedimento dell'autorità giudiziaria».

  PRESIDENTE. Allora, questo con le premesse che restano o sono espunte anche le premesse ?

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Espunte anche le premesse.

  PRESIDENTE. Quindi, a differenze di tutti gli altri, per l'ordine del giorno n. 9/4310-A/64 Gelmini c’è particolarità di chiedere di togliere oltre che la parte delle premesse, anche la parte del dispositivo, così riformulato.

  FILIPPO BUBBICO, Vice Ministro dell'Interno. Il Governo esprime parere contrario sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/66 Sandra Savino.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/4310-A/66 Sandra Savino è inammissibile, quindi abbiamo risolto il problema alla radice.
  Allora colleghi, abbiamo inteso come procederemo: io chiederò di volta in volta, a meno che qualcuno non mi dia una comunicazione di carattere generale, se si accetta la riformulazione del Governo e se non si accetta si metterà al voto l'ordine del giorno, eventualmente previa dichiarazione di voto.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Soltanto un chiarimento: se non ho male inteso, le premesse sono raccomandazioni e restano gli ordini del giorno come tali ?

  PRESIDENTE. No, allora lo ripeto, giustamente, è il Presidente che ha fatto un po’ di confusione. Il Vice Ministro Bubbico ha dato parere favorevole all'unica condizione che siano accolti come raccomandazione, ma per essere accolti come raccomandazione devono essere riformulati tutti espungendo le premesse e rimanendo, invece, soltanto il dispositivo. Quindi, il dispositivo viene accolto come raccomandazione ad eccezione di quello dell'onorevole Gelmini nel quale... però, onorevole Sisto, io sto parlando, se lei non mi ascolta...

  FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Non so se il Governo vuole direttamente scrivere anche gli ordini del giorno futuri dei vari gruppi parlamentari in modo tale che noi si possa con le orecchie basse fare Pag. 41un applauso al Governo, invece che rivendicare le nostre conquiste. Io penso che un ordine del giorno in quanto tale, per quanto sia uno strumento come si dice che non si nega a nessuno, debba essere rispettato sempre e comunque, a maggior ragione se si parla di sicurezza nelle città, perché a ogni ordine del giorno corrisponde una categoria di cittadini in sofferenza.
  Quindi è una questione pre-politica, di dignità delle persone che sottopongono ai partiti delle vicende che li riguardano personalmente. Su un ordine del giorno si può essere a favore, come noi ci saremmo augurati (e tuttora ci auguriamo invitando il Governo, almeno per quello che attiene agli ordini del giorno firmati dai vari deputati colleghi di Fratelli d'Italia), o si può esprimere parere contrario. La raccomandazione è un istituto previsto dal Regolamento, ma è un po’ singolare che venga comunque subordinata persino la raccomandazione, che non è un vincolo, a una riscrittura, a una riformulazione. Davvero siamo in presenza di una mortificazione che non credo l'Aula tutta meriti.
  Comunque, per quello che riguarda Fratelli d'Italia, l'invito è a riconsiderare i nostri ordini del giorno valutandoli positivamente, se così non fosse, dal momento che l'ordine del giorno in quanto tale già pesa molto, ma molto meno, di un emendamento, e non fa parte di un testo di legge, ed è solo un indirizzo parzialmente vincolante per il Governo, se diventa una raccomandazione accolta dal Governo, significa che è carta straccia, e noi con la carta straccia del Governo non ci facciamo davvero nulla. Quindi ve la potete tenere voi e buttare voi nei vostri cestini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  GUIDO GUIDESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, sarò breve: non so se sono rimasti nell'ammissibilità alcuni dei nostri ordini del giorno che non hanno avuto un parere contrario, in ogni caso se ci fossero, non accettiamo la riformulazione richiesta dal Governo che, ancora una volta, sulla partita degli ordini del giorno devo dire esprime, tutte le volte, notevole fantasia.

  PRESIDENTE. Allora, colleghi, a questo punto procederei uno per uno: ordine del giorno n. 9/4310-A/1 Matarrelli, va bene così come è riformulato ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/2 Nesi ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/3 Ascani ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/4 Covello ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/5 Marzano ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/6 Tartaglione ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/7 Anzaldi ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/8 Cristian Iannuzzi ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/9 Turco ?

  TANCREDI TURCO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  TANCREDI TURCO. Sì, grazie Presidente. Accetto la trasformazione in raccomandazione, ma ci terrei comunque brevemente ad illustrarlo. Questo è un ordine del giorno...

  PRESIDENTE. Onorevole, le chiedo scusa, siccome è accolto non si mette ai voti, quindi non le posso dare la parola per illustrarlo.

  TANCREDI TURCO. Comunque, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4310-A/10 Plangger c’è un parere contrario, lo mettiamo ai voti, presumo ?

  DANIEL ALFREIDER. Lo ritiriamo.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/4310-A/11 Nastri, non è accettata la riformulazione, quindi lo pongo ai voti.Pag. 42
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/11 Nastri, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 49).

  Ordine del giorno n. 9/4310-A/12 Ciracì ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/13 Carella ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/14 Burtone ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/15 Vargiu ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/16 Mucci ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/17 Giuseppe Guerini ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/18 Santerini ? Va bene. Ordine del giorno n. 9/4310-A/19 Palese ? Va bene. Ordine del giorno n.9/4310-A/20 Schullian  ? Va bene. Sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/21 Biancofiore c’è un parere contrario.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MICHAELA BIANCOFIORE. Grazie, Presidente. Non riesco a comprendere come il Governo abbia potuto dare parere negativo ad un ordine del giorno di questo genere, vi spiego colleghi di che cosa si tratta. Sappiamo tutti e ci riempiamo tutti la bocca in merito ai vigili del fuoco quando appunto sono in prima linea a fare gli eroi, a scavare nei cunicoli, a salvare durante il corso di terremoti, sciagure, per questioni di incidenti ovviamente che riguardano il loro diretto impegno, per la propria professione, ebbene esiste una assurda legge, che è balzata peraltro alla cronaca nazionale, per la quale si destina il 2 per cento del bilancio del Ministero degli Interni per costruire, per donare delle opere d'arte alle caserme, caserme che, come tutti sanno, cadono a pezzi. I vigili del fuoco non hanno le tenute, non hanno i mezzi per poter adempiere il proprio lavoro e soprattutto sono l'unico corpo di polizia che, di fatto, non ha lo stesso adeguamento degli stipendi. Ebbene, io ho semplicemente chiesto che venisse abolita questa assurda legge e che quella parte destinata, appunto, a distribuire opere d'arte, che per carità possono abbellire le caserme. Ma, se non ci sono le caserme, non ci sono i mezzi e non ci sono le strutture, non ci sono le divise per i vigili del fuoco per adempiere la propria professione, almeno di adeguare gli stipendi agli altri corpi di polizia, cosa che i vigili del fuoco chiedono ormai da tempo e il Governo, in particolar modo questo Governo, non sta adempiendo.
  Quindi lo mettiamo in votazione e spero che sia tutta l'Aula a ribellarsi e che poi non ci si riempia la bocca del fatto che i vigili del fuoco sono gli eroi, quando questi eroi noi li seppelliamo per primi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/21 Biancofiore, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 50).

  Onorevole Martella va bene presumo la riformulazione del suo ordine del giorno, va bene anche per l'onorevole Fabbri; onorevole Dambruoso va bene ? Va bene. Onorevole Distaso, va bene ? Va bene. Onorevole Altieri, va bene ? Va bene. Onorevole Iannuzzi, va bene. Onorevole Carinelli, va bene la riformulazione ? Va bene. Onorevole Lombardi, va bene ? Va bene. Onorevole Gregorio Fontana, va bene la riformulazione ? Va bene. Onorevole Capelli, va bene la riformulazione ? Va bene. Onorevole Pili ? Va bene.Pag. 43
  Onorevole Busin, mi pare di capire che non va bene, quindi lo mettiamo ai voti.

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/33 Busin, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 51).

  Siamo al 9/4310-A/34 Saltamartini, c’è un parere contrario, lo mettiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/34 Saltamartini, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 52).

  Siamo al 9/4310-A/35 Simonetti. Non viene accolta la raccomandazione, quindi c’è il parere contrario del Governo, lo mettiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/35 Simonetti, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 53).

  Siamo all'ordine del giorno 9/4310-A/38 Gianluca Pini. C’è un parere contrario. Non ci sono dichiarazioni di voto. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/38 Gianluca Pini.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 54).

  Siamo ora al n. 9/4310-A/41 Picchi. C’è un parere contrario, non è stata accolta la riformulazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/41 Picchi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 55).

  Passiamo al n. 9/4310-A/44 Giancarlo Giorgetti. C’è un parere contrario, non essendo stata accolta la riformulazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/44 Giancarlo Giorgetti.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 56).

  Siamo ora al n. 9/4310-A/45 Grimoldi. C’è direttamente un parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/45 Grimoldi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 57).

  Siamo al n. 9/4310-A/46 Fedriga. C’è un parere contrario. Nessuno chiede di intervenire. Passiamo ai voti.Pag. 44
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/46 Fedriga.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 58).

  Siamo ora al n. 9/4310-A/47 Borghesi, con il parere contrario, non essendo stata accolta la riformulazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/47 Borghesi.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 59).

  Passiamo al n. 9/4310-A/48 Castiello. C’è un parere contrario, non essendo stata accolta la riformulazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/48 Castiello.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 60).

  Passiamo ora al n. 9/4310-A/49 Invernizzi. C’è un parere contrario. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/49 Invernizzi, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 61).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/50 Attaguile, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 62).

  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4310-A/52 Rizzetto. Onorevole Rizzetto ?

  WALTER RIZZETTO. Capisco la fretta, ma ci metterò veramente pochi secondi, Presidente. Sottosegretario, solo per sottolineare che quanto prima accennato dal collega Rampelli io lo risottolineo, nel senso che non può esserci un trattamento del genere su di un ordine del giorno in termini di raccomandazione. Questo, sottosegretario, è un ordine del giorno che parla di riuso, di rigenerazione urbana, di non determinazione di consumo di suolo, cose su cui lo stesso Governo e la stessa maggioranza, molto spesso, si sono espressi. In Italia, sottosegretario, e chiudo, Presidente, ci sono milioni di metri quadrati di spazi pubblici abbandonati, lo ripeto, abbandonati e nell'assoluto degrado, le case ANAS, ad esempio. E le vorrei ricordare anche un'altra cosa, sottosegretario, probabilmente lei non lo ricorda, immagino non possa ricordarlo, che questo stesso ordine del giorno, uguale, era stato dalla maggioranza, anzi, dal Governo, in quel caso, accettato in un provvedimento del maggio del 2016 che era il provvedimento sul consumo del suolo. Quindi, al massimo, sottosegretario, noi possiamo accettare una valutazione, nel senso di «valutare l'opportunità di» rispetto all'impegno, ma in questo caso non possiamo accettare quello che lei ci ha proposto. Quindi, se lei mi dà soddisfazione e ci dà soddisfazione rispetto ad un Pag. 45cambio, nel senso del dispositivo, possiamo tranquillamente accettarlo, altrimenti lo metto al voto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/52 Rizzetto, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 63).

  Ora passiamo all'ordine del giorno n. 9/4310-A/53 Petrenga. Come già spiegato dal capogruppo, non accetta la riformulazione, quindi passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/53 Petrenga, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 64).

  Passiamo all'ordine del giorno n. 9/4310-A/54 Roberta Agostini. Prendo atto che accetta la riformulazione e non insiste per la votazione.
  Prendo atto che l'onorevole Matarrese accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno n. 9/4310-A/55.
  Onorevole Totaro, c’è un parere contrario. Intende intervenire ? No, bene, passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/56 Totaro, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 65).

  Onorevole Rampelli, intende intervenire sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/57 o lo mettiamo direttamente ai voti ?

  FABIO RAMPELLI. Presidente, intervengo giusto per sottolineare l'accanimento ideologico, perché non si può definire diversamente: ci sono delle questioni su cui l'opposizione e la maggioranza hanno delle visioni culturali diametralmente opposte e, quindi, è comprensibile e per certi aspetti persino auspicabile la resistenza da parte di chi rappresenta una visione diversa, ma qui si chiede al Governo di approvare un ordine del giorno nel quale si dice che le società concessionarie di servizi pubblici, di stazioni, aeroporti debbano provvedere a proprie spese al decoro, ci sono delle città dove quando si arriva con il treno, da 10 chilometri in anticipo rispetto alla stazione ferroviaria sembra di entrare all'inferno, i valli ferroviari sono letteralmente infestati da sporcizia, immondizia, degrado, scritte, la qualunque. Chi dovrebbe provvedere, mi domando. Penso che dovrebbe provvedervi, appunto, nel caso di specie, Trenitalia, ma possiamo estendere tale responsabilità alle aziende di trasporto pubblico collettivo urbano, alle metropolitane. Un richiamo alla responsabilità da parte di coloro i quali gestiscono per conto dello Stato questi servizi penso sia una cosa di assoluto buonsenso. Come si fa a chiedere una riformulazione o addirittura a orientare un parere praticamente, tendenzialmente negativo ? Io capisco, sottosegretario, qual è la tecnica, la tecnica è non dare parere favorevole a nessuno, così ci si toglie il problema. Eh, ma non va bene, perché lei sta togliendo la dignità a quest'Aula. Lei deve entrare nel merito dei vari ordini del giorno ed assumersi, in nome e per conto del Governo Gentiloni, la responsabilità di dire su che cosa è d'accordo e su che cosa è contrario. Perché questi ordini del giorno non vengono dalle nuvole, sono stati scritti da persone che hanno recepito istanze di cittadini. Quindi, a me, della tattica del Governo, Pag. 46non mi frega niente, lei ci deve dare una risposta di merito !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/57 Rampelli, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 66).

  Ordine del giorno n. 9/4310-A/58. Onorevole Taglialatela ?

  MARCELLO TAGLIALATELA. Signor Presidente, solo per evidenziare ai colleghi che questo ordine del giorno parla di periferie e voglio ricordare all'aula che il Parlamento, addirittura, ha istituito una Commissione che ha come oggetto lo studio delle periferie in Italia. Nel concetto espresso nell'ordine del giorno si chiede un impegno specifico per combattere il degrado delle periferie, in modo particolare nelle grandi aree urbane. Quindi, mi rivolgo ai colleghi, prima di votare in maniera ripetitiva, di rendersi conto di qual è il contenuto dell'ordine del giorno che adesso va al voto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/58 Taglialatela, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 67).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/4310-A/59 La Russa, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 68).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cirielli n. 9/4310-A/60, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 69).

  C’è l'ordine del giorno Binetti n. 9/4310-A/61. Accoglie la raccomandazione ? Va bene.
  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Vito n. 9/4310-A/62.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Presidente, intervengo per segnalarle che noi chiediamo che questo ordine del giorno sia messo ai voti, così come gli altri ordini del giorno del gruppo di Forza Italia. Per una questione di merito, per quello che è scritto negli ordini del giorno, ma soprattutto per una ragione di metodo, perché, per quanto sia consentito dal Regolamento accogliere gli ordini del giorno come raccomandazioni e riformularli nella direzione di sopprimere le premesse, siamo preoccupati che questo modo di procedere, a nostro giudizio non serio, diventi un precedente per il Governo. È più dignitoso a questo punto chiedere il voto sugli ordini del giorno: così faremo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vito n. 9/4310-A/62.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 47
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 70).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vella n. n. 9/4310-A/63.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 71).

  Colleghi, abbassiamo un pochino... Colleghi, onorevoli...
  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Gelmini n. 9/4310-A/64.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gelmini. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA GELMINI. Non accettiamo la riformulazione di questo ordine del giorno, perché lo riteniamo una riformulazione volta di fatto a bocciare e a smentire i contenuti di un ordine del giorno che riguarda il tema delle occupazioni abusive degli immobili. Io credo che il Governo, bocciando di fatto questo ordine del giorno, si assuma una grande responsabilità: non nei confronti di Forza Italia, ma nei confronti dei tantissimi cittadini italiani che vivono nelle periferie, che subiscono i fenomeni di abusivismo, e che si aspettano delle risposte celeri.
  E invece cosa fa questo provvedimento ? All'articolo 11 si fanno addirittura dei passi indietro: non solo non ci sono elementi di novità per accelerare gli sgomberi delle abitazioni e degli immobili occupati abusivamente, ma addirittura si torna indietro, e non si prevede nemmeno che, in flagranza di reato o in circostanze particolarmente gravi per quanto riguarda la violazione dell'ordine pubblico e della tranquillità e del quieto vivere, possa il prefetto, come oggi già avviene...
  Probabilmente il Governo non va nelle periferie, non sa come funzionano gli sgomberi, e non capisce che le prefetture già oggi, in casi estremi, agiscono senza i provvedimenti dell'autorità giudiziaria. D'ora in poi i prefetti potranno fare ancora meno: bisognerà aspettare i tempi celeri – e lo dico con ironia – della giustizia italiana, per poter procedere ad affermare la legalità. Complimenti ! Complimenti a tutti coloro che hanno parlato di sicurezza sociale ! Andate a dirlo a chi vive nelle periferie, a chi vive magari in quartieri particolarmente degradati, che deve magari non dormire di notte per preoccuparsi ed evitare le occupazioni abusive. Questo provvedimento è francamente una scatola vuota, è profondamente deludente, e questo è un Governo lontano dai cittadini e che il termine «periferie» lo pronuncia, ma non sa cosa voglia dire (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gelmini n. 9/4310-A/64, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 72).

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Laffranco n. 9/4310-A/65.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, non tornerò a stigmatizzare l'atteggiamento del Governo, invero poco rispettoso di quest'Aula; ma, insomma, ci abbiamo fatto abbastanza l'abitudine, quindi pazienza. Però credo che nel merito, per quello che riguarda l'ordine del giorno che ho presentato assieme alla collega Gelmini, il diniego da parte del Governo la dica lunga, Pag. 48se vi fosse stata la necessità, su quella che è la reale volontà politica in materia di sicurezza.
  Noi con questo ordine del giorno, con la collega Gelmini, chiedevamo una detrazione fiscale per quello che riguarda le spese finalizzate alla sicurezza nelle abitazioni, con la finalità ovviamente di rendere quanto più difficile possibile rapine, furti, violazioni di domicilio e quant'altro. Allora bisognerebbe che il Governo, invece di fare roboanti dichiarazioni quando si verificano determinati fatti di sangue, cose che sollecitano allarme sociale e suscitano la paura da parte dei cittadini, decidesse: o ci lascia portare in quest'Aula una nuova proposta di legge sulla legittima difesa, che consenta ai cittadini di difendersi, o perlomeno cacci i soldi per allarmi e impianti di sicurezza; altrimenti significa che della difesa del cittadino, della tutela delle famiglie all'interno delle abitazioni al Governo non importa assolutamente niente ! Perché, sia pur essendo noi ormai molto abituati all’«annuncite» di marca strettamente renziana, non capiamo come si possano rilasciare dichiarazioni per cui la sicurezza è importante, la sicurezza è prioritaria, ci interessa la sicurezza dei cittadini, e poi non si consente né ai cittadini di difendersi con le armi, né men che meno di utilizzare impianti di sicurezza, perché non si mettono a disposizione dei cittadini neppure delle modeste detrazioni fiscali per fare dei lavori necessari.
  Ecco, io credo che in questo caso per una volta il parere contrario del Governo risulti molto utile, perché conferma che al Governo di sinistra della sicurezza non importa assolutamente niente, tranne quando si tratta di andare al telegiornale e fare venti secondi di insulse dichiarazioni per prendere in giro i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Laffranco n. 9/4310-A/65, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 73).

  Ordine del giorno Patrizia Maestri n. 9/4310-A/67, presumo che vada bene.
  Ordine del giorno Mazziotti Di Celso n. 9/4310-A/68. Onorevole Mazziotti Di Celso, per lei va bene... Perfetto.
  Ordine del giorno Zampa n. 9/4310-A/69. Onorevole Zampa, va bene la riformulazione ?
  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Sisto 9/4310-A/70.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, le critiche ad un atteggiamento del Governo possono essere di metodo e di merito, in questo caso sono sia di merito che di metodo. Conosciamo bene le vicissitudini degli ordini del giorno, che costituiscono un'esercitazione che probabilmente in una prossima regolamentazione dei rapporti fra deputati e Governo dovranno subire un qualche cambiamento, ma neanche nella consapevole scarsa utilità pragmatica degli ordini del giorno vi è un atteggiamento di apertura del Governo su temi così importanti. Questo è un ordine del giorno, cari colleghi, che si occupa del poliziotto di quartiere, cioè della sicurezza quotidiana, della necessità di garantire ad ogni angolo, ad ogni isolato, ad ogni possibile situazione, un presidio di sicurezza a matrice pubblica. Neanche questo ! Allora, benché la massificazione degli ordini del giorno, e la tecnica di ritenerli in qualche modo irrilevanti nelle premesse ma anche nel dispositivo, dimostri uno scarso interesse del Governo alle istanze del Parlamento, questo conferma e ratifica le preoccupazioni Pag. 49di Forza Italia. Il referendum ha già giustiziato questo atteggiamento, ma noi continuiamo a subirlo. Nessuno ha imparato che bisogna tener conto del Parlamento, i cittadini chiedono che del Parlamento si tenga conto, si continua con una massificazione mortificante dicendo: non ci importa di quello che si dice in Aula; e nei prossimi provvedimenti che saranno all'attenzione di quest'Aula ve ne sarà un'ulteriore conferma. Neanche il poliziotto di quartiere, che è un'esigenza di quotidianità percepita, viene ritenuto degno di un avallo, sia pur nella forma illusoria, ologrammatica dell'ordine del giorno. È troppo ! Noi voteremo a favore di questo ordine del giorno, ma votiamo soprattutto contro questa tecnica del Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sisto n. 9/4310-A/70, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 74).

  Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno Carfagna n. 9/4310-A/71: prendo atto che i presentatori non accettano che l'ordine del giorno sia accolto come raccomandazione. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carfagna n. 9/4310-A/71, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 75).

  Ordine del giorno Lenzi n. 9/4310-A/72: è accolta la riformulazione.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 4310-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Maestri. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAESTRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo provvedimento è la brutta copia, ma proprio brutta, del decreto «Maroni» del 2008 e dei pacchetti sicurezza dell'era berlusconiana, azzoppati dalla Corte Costituzionale nel 2011. Si vendono patti pasticciati tra prefetti e sindaci, si arma la pericolosa creatività di alcuni sindaci sceriffi in nome di un potere di ordinanza extra ordinem...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole. Lo dico adesso: signor Vice Ministro, ovviamente c’è un dibattito, lei viene distratto dai colleghi, ma non si presti alla distrazione, perché bisogna ascoltare gli oratori che parlano. È un invito a tutti i colleghi a non avvicinarsi al banco del Governo, perché il Governo sta qui per ascoltare. Prego, onorevole.

  ANDREA MAESTRI. La ringrazio molto, Presidente. Dicevo, si vendono patti pasticciati tra prefetti e sindaci, si arma la pericolosa creatività di alcuni sindaci sceriffi in nome di un potere di ordinanza extra ordinem che, in nome del decoro, della sicurezza urbana, colpisce con lo stigma della sanzione amministrativa – ma quasi penale – i senza fissa dimora, i rom, i tossicodipendenti, i poveri e gli emarginati, persino i writers.
  Si militarizza lo sgombero degli immobili arbitrariamente occupati, senza garantire i diritti dei minori, degli anziani, dei disabili in condizioni di emergenza abitativa. Vogliamo dare voce, in questo dibattito, al sentimento di indignazione delle associazioni che aiutano le vittime di Pag. 50tratta rapite nei loro Paesi di origine a scopo di sfruttamento sessuale in Italia. Questo decreto renderà più difficile attuare i percorsi di uscita dalla schiavitù, i percorsi di protezione sociale previsti dall'articolo 18 del Testo unico sull'immigrazione, come già accaduto negli altri pacchetti sicurezza firmati Lega e Forza Italia. Questo decreto renderà più insicure, a proposito di sicurezza, le persone prostituite, le donne, le minori, i transessuali, i migranti. L'articolo 7 di questo decreto apre persino la strada ad una privatizzazione strisciante della sicurezza nelle città, perché consente il sostegno strumentale, logistico e finanziario dei privati con il rischio concreto di condizionamenti e, nella peggiore delle ipotesi, persino di fatti corruttivi. Un arretramento spaventoso, sul terreno della cultura e della civiltà giuridica del nostro Paese.
  Questo provvedimento confonde dolosamente la povertà e il disagio sociale con il degrado, e sacrifica alcuni diritti fondamentali dei cittadini sull'altare della nuova divinità pagana, venerata da tanti, da troppi in quest'Aula: l'ordine pubblico. Il nuovo divieto di rovistaggio fa incontrare sul banchetto del populismo il sindaco di Roma, il fustigatore leghista delle frugatrici rom e il PD del disegno di legge «Orlando-Minniti», che stiamo discutendo. Insomma, una sorta di corrispondenza di amorosi sensi, però dal lato destro del cuore. La sterzata securitaria fa il paio con l’apartheid giudiziaria riservata a migranti e richiedenti asilo, con il secondo decreto «Minniti-Orlando», che a breve approderà in quest'Aula e che vedremo solo passare velocemente davanti a noi.
  Per noi, signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, sicurezza è libertà dal bisogno, è rimozione degli ostacoli che rendono le persone diseguali, è superamento delle discriminazioni basate sul reddito, sulle condizioni sociali, sull'origine delle persone. Per noi sicurezza è apprestamento di risorse economiche, sociali e culturali per promuovere la dignità di ogni persona, l'esatto contrario della costruzione artificiale di capri espiatori sociali. State scrivendo una delle pagine più oscure e squallide di questa legislatura, ve ne assumete la responsabilità. Noi contrasteremo questa deriva dentro e fuori quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, oggi siamo arrivati al punto di dare il voto finale a un decreto che il Governo ha ritenuto assumere in condizioni di necessità e urgenza in materia di sicurezza delle città, quindi la presa d'atto da parte del Governo che noi abbiamo, come Paese, un problema di sicurezza all'interno della città e del Paese. Non c’è dubbio che il problema è molto sentito, il problema è reale, e purtroppo anche le divisioni sono perniciose. Oggi, signor Presidente, come Parlamento, non abbiamo scritto una buona pagina di confronto della politica; il livello del confronto – rispettando le opinioni di tutti, che sono legittime – però ha raggiunto livelli abbastanza bassi, rispetto a quello che meritava l'attenzione di questo provvedimento.
  Noi abbiamo avuto modo di esprimere tutte le nostre critiche e il nostro disappunto per i contenuti del decreto-legge in discussione oggi in Aula, signor Presidente, per un motivo molto semplice: riteniamo che il Governo abbia assunto questo provvedimento in maniera tardiva. Troppo tardi, troppo avanti è andato il disordine; troppo avanti è andata la delinquenza; troppo avanti è andata l'anarchia. Inoltre, è incompleto, nonostante tanti gli emendamenti proposti da più parti, anche da colleghi di maggioranza, in riferimento a estendere il contesto delle aree non solo a livello urbano ma anche a livello periferico. E ogni volta che si è insistito su questi livelli periferici, che pure sono un problema, si è scatenato il finimondo all'interno dell'Aula, come se fosse un peccato dire che nelle aree ex industriali che sono state dismesse attraverso la crisi e Pag. 51quant'altro non vi fosse un problema di sicurezza, non vi fosse un problema di certezza di evitare il degrado, spesso e ben volentieri sono anche siti inquinati perché sono oggetto di mini discariche.
  Secondo noi, il Governo e, successivamente, anche il contributo della maggioranza e delle Commissioni non hanno affrontato nella maniera dovuta il problema del personale, perché, per poter dare veramente attuazione, perché questo decreto potesse avere un'efficacia e una attuazione pratica a difesa della sicurezza dei cittadini, non c’è dubbio che la risorsa principale è il quadro del personale.
  Ahimè, siamo riusciti a portare una modificazione nel cercare di allargare quella forbice del 25 per cento del turnover rispetto ai problemi della polizia locale, che sicuramente non è sufficiente, ma noi ci chiediamo anche perché mai, se il Governo ritiene di dover fare un decreto- legge d'urgenza per la sicurezza, seppure in maniera tardiva, ritiene che debbano essere assunti questi provvedimenti soprattutto in alcune città e quant'altro e non si debba far leva anche sull'utilizzo dell'esercito. Perché non è stato preso in considerazione ? Anche se, in assenza di risorse, sarebbe stata sicuramente – anche dal punto di vista della dimostrazione di messaggio, perché è importante dare sicurezza anche da parte del messaggio – una scelta forse utile.
  E poi abbiamo il problema delle risorse: noi abbiamo avuto la piena rivendicazione istituzionale del Presidente nazionale dell'ANCI, il sindaco di Bari Decaro, che ha detto: attenzione, perché questo decreto va bene come impostazione – secondo le loro valutazioni –, ma manca di risorse appropriate e manca soprattutto una parte importante che era quella del personale. Ahimè, noi siamo arrivati alla conclusione della lettura e all'approvazione di questo provvedimento e per queste situazioni sollecitate dal sindaco di Bari – nonostante diversi emendamenti tra cui anche quelli della componente che rappresento avessero trovato le sane e le giuste coperture finanziarie per poter cercare di finanziare il personale e quant'altro – ma non c’è stato verso.
  Quindi diventa che cosa questo provvedimento ? Qui in Aula è diventato il mezzo di una polemica incredibile, di esasperazione e di divisioni su un'impostazione che, invece di cercare che ognuno di noi dovesse dare il proprio contributo nell'individuare attenzioni, soprattutto nei confronti di chi è tenuto a tutelare l'ordine pubblico e la sicurezza, ossia tutte le forze dell'ordine attraverso un coinvolgimento e un coordinamento con la polizia locale e quant'altro, si è voluto invece parlare di tutto.
  E poi un altro elemento, signor Presidente, che desta grandi perplessità anche in questo caso: si stava rischiando e si è rischiato, anche in riferimento agli emendamenti presentati dai tanti colleghi parlamentari, di tirar fuori un provvedimento omnibus, cioè non c’è dubbio che il gioco d'azzardo sia un problema serissimo, ma non è che ogni provvedimento che noi facciamo tiriamo fuori il problema del gioco d'azzardo. Il gioco d'azzardo è un problema serissimo a cui il Governo dovrebbe dare un'impostazione seria e non lasciare aperte tutte le situazioni con la Conferenza Stato-regioni e quant'altro, dovrebbe affrontarlo e risolverlo in maniera pertinente una volta per tutte.
  Io penso che molte cose pure sono state evitate attraverso il contributo delle opposizioni. Noi abbiamo presentato degli emendamenti, anche per cercare di venire incontro al grido di lamento dei sindaci. Vi sono stati degli emendamenti approvati che, personalmente e anche da parte della mia componente, condivido, in riferimento ad alcune spese di investimenti per la sicurezza e quant'altro che debbono avere delle detrazioni, ma noi, come Aula e come Governo, cioè voi, li avete approvati, e li abbiamo votati anche noi perché li condividiamo, ma creeremo dei problemi ulteriori ai sindaci.
  I sindaci hanno detto che questo decreto ha una carenza di risorse per la sua attuazione, noi abbiamo aggravato questa situazione perché sono stati approvati degli Pag. 52emendamenti con cui si riducono ancora ulteriormente le entrate da parte dei comuni perché ci sono delle detrazioni rispetto ad alcuni interventi. Quindi, vedremo come va a finire.
  Non si riesce a capire e a comprendere perché mai quel grido di allarme da parte dei sindaci non sia stato accolto in riferimento alla formulazione di diversi emendamenti, da più parti anche questi pervenuti, sulla possibilità dell'utilizzazione dei fondi strutturali in termini di videosorveglianza, di investimenti e quant'altro, attraverso che cosa ? Attraverso il PON sicurezza nazionale.
  C’è stata proprio una barriera che non ha consentito queste risorse, addirittura c’è stata anche una prima negazione – mi spiace che non sia presente, signor Presidente, l'onorevole Fiano – che questo problema poteva esistere perché era stato risolto, poi lo stesso collega Fiano ha presentato un emendamento che doveva consentire l'utilizzazione dei fondi strutturali, inspiegabilmente poi fermato a livello di MEF e di Ragioneria generale dello Stato, perché non c'era la quantificazione; perché, anche in quel caso, sì, è vero che ci sono le risorse dei fondi strutturali, ma bisogna quantificare anche rispetto alla correttezza degli strumenti contabili, perché lo richiedono.
  Poi ci sono stati anche degli emendamenti inspiegabilmente proposti da noi, dalla mia componente, sulla possibilità di destinare delle risorse a progetto sulla Polizia locale, come il salario accessorio, ma anche qui non è stato possibile; sul problema della copertura totale del turnover, neanche, perché c’è stato solamente un allargamento rispetto a questa situazione; né tanto meno si è prevista, Presidente, una nettizzazione delle spese dei comuni, al di là del personale, per aumentare la sicurezza e quant'altro nelle città del Patto di stabilità, anche lì ci fu un «no»; «no» anche alla possibilità di consentire ai sindaci – e questa è stata veramente una cosa incredibile – la collaborazione con le associazioni di volontariato ex appartenenti delle forze dell'ordine in pensione, quindi una misura a costo zero.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO PALESE. Mi avvio alla conclusione, Presidente. Anche qui c’è stata una contrarietà netta e inspiegabile, in maniera incredibile.
  Poi sforzi incredibili sono dovuti continuare fino all'ultimo minuto sulla situazione dell'utilizzo della banca dati e quant'altro da parte della Polizia locale attraverso le Prefetture, e neanche questo è stato possibile in maniera completa ed efficace.
  Pertanto, questo, secondo noi, rimarrà un decreto spot da parte del Governo, non risolverà niente e per questo motivo preannuncio il voto contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Sottosegretario, colleghi, questo provvedimento non ci lascia soltanto perplessi, ma letteralmente basiti, anche perché corrisponde con un cambio della guardia alla titolarità del Ministero degli interni, che abbiamo comunque, dal nostro punto di vista, con tutte le precisazioni del caso, salutato con favore, immaginando che si potesse davvero fare difficilmente peggio di quello che ha fatto in questi tre anni il Ministro Alfano. Eppure, voi mettete in campo un provvedimento per garantire e aumentare la sicurezza urbana di cui ci sentiamo di condividere soltanto il titolo. Propongo una votazione per parti separate, in modo tale da poter votare a favore del titolo di questo inverecondo provvedimento. Voi avete, per esempio, ignorato l'esistenza di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla sicurezza e il degrado delle città e delle periferie, presieduta non dall'opposizione, ma da un pezzo decisivo della vostra maggioranza che sostiene il vostro Governo. Tutti gli emendamenti, dal mio punto di vista e dal Pag. 53punto di vista di Fratelli d'Italia condivisibili, presentati dal presidente di questa Commissione d'inchiesta, sono stati respinti ed erano emendamenti di assoluto buonsenso. Perché ? Perché la Commissione d'inchiesta, diversamente da quanto ha fatto lei, sottosegretario, e, probabilmente, da quanto ha fatto il titolare del Dicastero, Minniti, piuttosto che il Presidente del Consiglio Gentiloni in prima persona, il presidente Causin si è recato a Roma, nelle sue periferie, a Napoli, a Milano, nelle zone degradate, e ha scoperto un mondo. Lo vada a scoprire anche lei questo mondo: si faccia una passeggiata dentro quei campi nomadi dove scorrazzano indisturbati, in orario scolastico, bambini, per i quali noi spendiamo milioni di euro per scolarizzarli e che, invece, stanno lì, a fare nulla. Si faccia una passeggiata dentro questi campi nomadi per scoprire, di giorno e di notte, i roghi tossici che producono diossina di quei cavi che vanno liberati – cavi di rame – dalle fastidiose guaine di gomma, rubati sulle tratte ferroviarie piuttosto che nelle scuole pubbliche delle grandi città. Si faccia una passeggiata dentro questi campi nomadi per scoprire il degrado, per scoprire l'abbandono, per scoprire anche la discriminazione verso i soggetti più deboli di quelle stesse comunità, mentre le istituzioni indisturbate lasciano correre.
  Avrà potuto constatare – spero, altrimenti le mando una rassegna affinché possa documentarsi – che pochi giorni fa, mentre si svolgeva una maratona nota in Italia, non soltanto nella sua capitale, c’è stata una sottrazione di zaini a dispetto degli atleti; gli zaini sono stati ritrovati attraverso la rilevazione dei cellulari dentro un campo nomadi, ma non sono stati recuperati, perché non era possibile recuperarli. In alcune zone – campi nomadi in testa – delle grandi aree urbane non si può entrare, ma non è che non ci può entrare Rampelli: non ci può entrare la Polizia, non ci possono entrare i carabinieri, sono zone off limits.
  Che provvedimenti avete messo in campo per liberare da questo flagello la gente perbene ? Nessuno. Non c’è traccia di questa materia in questo fumoso provvedimento in cui si parla della qualunque: si parla della sicurezza integrata; di coordinamento tra regioni, province, comuni, prefetto e forze dell'ordine; di linee guida della sicurezza integrata: perché non bastava fare un capitolo fumoso sulla sicurezza integrata; della promozione – articolo 3 – della sicurezza integrata; di più: della definizione sociologica di sicurezza urbana, della riqualificazione delle aree degradate, dei patti di attuazione della sicurezza urbana tra prefetto e sindaco; del comitato metropolitano e bla bla, le solite chiacchiere che, paradossalmente, giungono persino a peggiorare le cose, come capita al cospetto dell'articolo 11, una vergogna.
  L'articolo 11 prevede di fatto un sostegno agli occupanti abusivi di case, palazzi, beni immobiliari di privati cittadini, facendo strame del diritto costituzionale alla proprietà privata. Per la prima volta si mette nero su bianco quella che era una consuetudine, per carità, ma adesso i prefetti non faranno più niente per liberare le migliaia di unità abitative occupate, non dai poveri disgraziati a cui molti, giustamente, hanno fatto riferimento – i senzatetto –, ma dagli occupanti abusivi di professione organizzati nei racket, attenzionati dalla procura della Repubblica che ha aperto indagini e sta andando a sentenze, a diverse sentenze, alcune delle quali, almeno in primo grado di giudizio, si sono già consumate.
  Voi praticamente dite che lo sgombero con forza pubblica può essere consentito sì, ma soltanto valutando preventivamente la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica nei territori interessati – nero su bianco diventa legge dello Stato e, quindi, fa strame delle indicazioni e prescrizioni precedenti –, dei rischi per l'incolumità e la salute pubblica, dei livelli assistenziali che regioni ed enti locali possono assicurare agli aventi diritto.
  Questo voi avete la spregiudicatezza di mettere nero su bianco, di fatto, andando a penalizzare non solo i privati cittadini, Pag. 54ma i cittadini perbene che sono proprietari di questi immobili, se gli immobili sono pubblici.
  Voi non avete potuto constatare – e vi invitiamo a farlo – che cosa accade in alcune grandi città. Noi lo abbiamo fatto con i sopralluoghi di questa Commissione e molti dei miei colleghi hanno cambiato opinione rispetto a questo buonismo straccione che vi contraddistingue e che, come ho detto prima, culturalmente vi mette dalla stessa parte della criminalità. Non è un gioco di parole e sono ben disponibile ad accettare il confronto, perché so quel che dico. Se voi non agite per punire i reati più piccoli, quelli che si manifestano nelle città, così come non avete agito per reprimere il commercio abusivo vicino ai battisteri, vicino ai monumenti, nelle aree strategiche del turismo, che cosa succede ? Succede che la criminalità organizzata attenziona, capisce che lì c’è un buco, che ci si può infilare dentro, si può organizzare la filiera: ci si mette in contatto con le centrali della contraffazione ed ecco lì che il povero disgraziato che vende oggetti di seconda mano sui tappeti nei centri storici delle nostre città diventa la manovalanza della criminalità organizzata. Perché ? Perché voi con questi atteggiamenti assurdi, giustificazionisti, avete reso possibile questa vergogna.
  È esattamente quello che è accaduto per le occupazioni abusive: ormai c’è il racket. Io ho fatto delle interrogazioni per chiedere all'allora Ministro dell'interno di intervenire su alcuni palazzi occupati di proprietà privata: via Curtatone, Roma. Non si sa perché la notizia è trapelata: è stato fatto un blitz, ovviamente a bocce ferme, ma qualche giorno dopo – ironia della sorte – la Capitaneria di porto di non so quale località del sud ha fatto irruzione dentro questo palazzo e ha scovato una centrale criminale che gestiva il circuito degli scafisti.
  Non avete voluto punire l'immigrazione clandestina e l'avete depenalizzata ? Ecco i risultati: siamo passati dall'immigrazione clandestina all'invasione. Tutto è fuori controllo. Non è la percezione della sicurezza o dell'insicurezza, come dice Minniti, come ha detto ieri nel question time: ci sono reati che non vengono neanche più denunciati, perché la vostra cultura buonista di riferimento non li fa più percepire come tali. Non esistono più i reati di spaccio di droga, salvo poi non potersi più presentare in alcuni quartieri periferici delle grandi città perché sono diventati zone off limitis, dove, come dicevo nell'intervento precedente, ci si può arrivare soltanto con alcuni battaglioni dell'Esercito.
  Questo avete creato con questa cultura e questo provvedimento è esattamente lo specchio di questa vostra cultura: apparentemente cultura della legalità, ma, sostanzialmente, cultura complice del circuito criminale, perché i criminali lì dentro si infilano e sviluppano, sulle vostre debolezze, i loro affari.
  Concludo. C’è la vicenda dei writers che è veramente sintomatica: se si viene colti anche in flagranza di reato bisogna aspettare il terzo grado di giudizio e un magistrato può – «può», dice la legge –, eventualmente, costringere alla ripulitura di quello che è stato sporcato o a pene accessorie e differenti.

  PRESIDENTE. Concluda.

  FABIO RAMPELLI. A compiacersi del semplice ci vuole un animo grande, diceva un poeta, Arturo Graf. Noi vorremmo poterci compiacere degli interventi semplici: bisognava semplicemente mettere dei soldi per fare la pulizia dei muri, oltre che inasprire le pene, oltre che garantire la legittima difesa a chi viene aggredito, oltre che consentire ai cittadini italiani di prendere l'autobus perché in alcune zone delle nostre città gli italiani non possono montare sull'autobus. Voi, invece, ci propinate questa specie di decalogo di banalità che altro non fanno che incoraggiare l'illegalità. Per questo noi, con tutte le nostre forze, voteremo contro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

Pag. 55

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Vice Ministro, la sicurezza non è né di destra né di sinistra: è stato questo il refrain di questi giorni di discussione. In realtà, vedete, se questa affermazione è difficilmente discutibile, è del tutto indiscutibile che ci siano modi diversi, anche molto diversi, di intenderla la sicurezza. Questi modi hanno a che fare con visioni del mondo, con culture più o meno degne di questo nome. C’è quella della destra di questo Paese, della destra razzista, retriva, oscurantista, spesso e volentieri ipocrita, ma non è a quella cultura che voglio parlare oggi. C’è quella un po’ ambigua, ammiccante, un po’ sì e un po’ no, a seconda di quel che dicono i sondaggi. L'abbiamo scoperta anche nella discussione di questi giorni, non senza qualche rammarico, quella del MoVimento 5 Stelle, quella che cade con la sua sindaca più importante, a Roma, prima ancora che il decreto sia legge, in un'improbabile, quanto orrida, ordinanza anti rovistaggio.
  C’è poi quella invece a cui vorrei rivolgermi oggi, quella che riguarda gran parte di questo Governo, gran parte di questa maggioranza, gran parte dei banchi di quest'Aula, quella della sinistra e in particolare quella della cosiddetta «sinistra di Governo». C’è stato un tempo in cui la sinistra, tutta la sinistra, ma in particolare la sinistra di Governo, quella impegnata a governare le città e i territori, pensava che il decoro fosse innanzitutto questione di sostanza, risposta ai problemi dei più deboli, soluzione alle ragioni sociali che producono marginalità, fragilità e insicurezza. Per la sinistra, tutta, per la sinistra riformista o radicale che dir si voglia, il dramma delle vite abbandonate, delle vite di scarto, chiamava alla pratica sociale, alla costante progettazione di reti complesse, fatte di associazioni, servizi sociali, istituzioni, volontariato. Chiamava alla costruzione, all'immaginazione, di risposte capaci di intervenire punto su punto sulle difficoltà che via via si aprivano nei nostri territori. Un senzatetto che dorme in una stazione non è mai stato un problema di decoro per la sinistra, sempre una persona a cui trovare un alloggio e un pasto caldo nel tempo più breve possibile. Un alcolista, un tossicodipendente, una prostituta, non sono mai stati un problema di decoro, ma fragilità da assistere con servizi per le tossicodipendenze, unità di strada contro la tratta, reti di accoglienza e di inclusione.
  Poco tempo fa, il 17 di gennaio di quest'anno, Papa Francesco, il cui nome è troppo spesso abusato, ha ribadito che i quattro verbi fondamentali che andrebbero posti alla base del grande tema delle migrazioni, tema che come sappiamo è affrontato dal «secondo decreto Orlando-Minniti» in questi giorni in discussione al Senato e prossimamente alla Camera, sono: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Voi, con i vostri due decreti, avete sostituito a questi verbi un'altra sequenza verbale: sanzionare, punire, imprigionare, escludere. Alle forze dell'ordine, a cui andrebbe assegnato il compito di perseguire i criminali, voi chiedete di criminalizzare la marginalità. Di fronte al degrado sociale che cresce e che attanaglia le nostre città, scompare nel vostro discorso pubblico, nella vostra opera legislativa, la domanda fondamentale: perché succede ? Quale ne è la causa ? Scompare la crisi, scompare la globalizzazione governata inseguendo i bisogni dei grandi capitali economici e finanziari. Scompare la ricerca di una soluzione ai problemi di fondo che producono l'epifenomeno che guardiamo e vediamo ogni giorno intorno a noi. E allora la vostra soluzione diventa drammaticamente semplice, quanto ipocrita, cattiva e inefficace: spostare il problema un po’ più in là, spostarlo fuori dal salotto buono delle città, lontano dagli occhi dei benpensanti, dei turisti, di chi ama non vedere; un po’ più in là e un po’ più avanti per ritrovarselo certamente più grande e più drammatico domani e nello stesso posto.
  Insomma, signori del Governo, onorevoli deputati e deputate della cosiddetta sinistra di Governo, quella di cui vi riempite troppo spesso la bocca, la sinistra responsabile, la sinistra progressista, la sinistra che pone il problema delle soluzioni Pag. 56e non solo quello della testimonianza, insomma, cari signori e care signore, con questo decreto avete fatto una scelta: invece di dichiarare guerra alla povertà, l'avete dichiarata ai poveri. Invece che alle tossicodipendenze l'avete dichiarata ai tossicodipendenti. Invece che alla tratta, alle vittime della tratta. Non è una scelta neutra, ricordatevelo ! È una scelta carica di responsabilità, avete voluto un Daspo contro i marginali, contro i deboli, contro chi non ce la fa. Bene, lo avete ottenuto, ma ricordatevelo, con questa scelta avete firmato il Daspo alla vostra storia. Avete firmato il Daspo alla sinistra di Governo. Noi saremo sempre dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Il mio sarà un intervento molto asciutto perché le dico subito, e lo dico subito al Governo: questo decreto-legge non ci entusiasma. Il decreto in via di conversione prevede, infatti, misure di ordine pubblico e relative al decoro urbano che coinvolgono anche persone in povertà estrema o senza dimora. Si tratta di un provvedimento che ha certo alcuni dati positivi, ma che evidenzia un approccio che il nostro gruppo considera non del tutto condivisibile, proprio per le possibili ricadute negative che riguardano persone particolarmente fragili che dovrebbero essere più aiutate, che punite.
  In sostanza, infatti, sembra che il decreto si preoccupi quasi di cancellare dalla vista le cose più sgradevoli. Non possiamo tuttavia dimenticare che queste cose, tra virgolette, sono in realtà delle persone, persone che per svariati motivi appaiono inaccettabili per la loro condotta considerata asociale. Naturalmente è giusto intervenire con il dovuto rigore quando vi siano violazioni di legge o quando comunque venga messo a rischio l'ordine pubblico, ma molto più strano ci sembra leggere un decreto che si occupa di decoro urbano, una materia che è già oggi di competenza diretta dei sindaci, oltre che delle forze dell'ordine, quando necessario. Si comprende certamente la necessità di garantire in modo ancora maggiore, e almeno in apparenza più efficace, anche il decoro delle nostre città, ma sinceramente ci sembra dubbio che la procedura di allontanamento coatto di persone non gradite da tutte le zone con valore artistico, ossia di fatto la loro espulsione dal centro storico di tutte le città italiane, sia la risposta più pertinente al problema. Tra l'altro, l'espulsione verso le periferie non farebbe altro che peggiorare la condizione delle periferie stesse, delle quali peraltro questo Parlamento si sta occupando al punto di aver dato vita ad una specifica Commissione d'indagine. Si otterrà così un risultato esattamente opposto rispetto a quello che potrebbe essere auspicato.
  Tra l'altro un rischio del decreto in via di conversione potrebbe essere quello di affrontare il tema dei senza dimora soprattutto dal punto di vista della sicurezza, anziché da quello della prevenzione e dell'inclusione sociale.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 14,55)

  GIAN LUIGI GIGLI. L'estensione del cosiddetto Daspo, attualmente previsto per le attività sportive, è solo una delle norme che se applicate, senza una contemporanea azione volta alla inclusione sociale, non può che portare a una reiterazione dei comportamenti puniti e favorire per questa via la caduta proprio delle persone coinvolte nell'illecito penale che si sarebbe voluto evitare. Tra l'altro, lo spirito del decreto appare quanto meno non coordinato con l'azione recente dei Governi che si sono succeduti e che certo ha avuto aspetti positivi come l'approvazione della delega recante norme relative al contrasto della povertà, al riordino delle prestazioni e al sistema degli interventi e dei servizi sociali, oltre che con l'annuncio nel febbraio di quest'anno da parte del Ministro Pag. 57del welfare di un decreto che amplierà la platea dei beneficiari dei sostegni contro la povertà, grazie agli 1,5 miliardi aggiuntivi stanziati a questo fine dalla legge di bilancio 2017.
  Appare, dunque, evidente come le politiche di prevenzione, di inclusione e quelle relative alla sicurezza vadano coordinate evitando che gli effetti delle politiche citate siano più efficaci sul piano dell'esclusione che su quello dell'inclusione. Queste sono importanti riserve da parte nostra; ciò nonostante, non siamo così ciechi da non vedere che esso ha anche aspetti positivi, che meritano attenzione, come, ad esempio, il tentativo di realizzare un modello di governance trasversale e integrato tra i diversi livelli di governo, attraverso la sottoscrizione di appositi accordi tra Stato e regioni e attraverso l'introduzione di patti con gli enti locali, in modo da coinvolgere attivamente le istituzioni locali in un'azione efficace e coordinata verso la sicurezza urbana intesa quale bene pubblico, così come è definita dal decreto stesso, che, nella sostanza, appare uno sforzo, non del tutto riuscito, va detto, di intervenire su un problema sentito con forza dai cittadini, e cioè quello delle condizioni di vita nelle città.
  Ci chiediamo, tuttavia, se per molte di queste azioni di coordinamento ci fosse davvero bisogno di ricorrere a un decreto-legge. Viene in mente un po’ la storia dei biglietti per autobus, treno e metropolitana, il biglietto cosiddetto integrato, che certamente può e poteva sicuramente essere affrontato anche al di fuori di un decreto-legge, bastavano degli atti amministrativi; penso al coordinamento delle centrali operative e delle telecamere, per esempio. L'approccio complessivo, come ho detto, sembra invece più rivolto alla sicurezza e meno al sociale, più punitivo e meno inclusivo, figlio certamente di un tempo che mette – e per carità, a causa del dovuto allarme è più che comprensibile – in primo piano la sicurezza e la difesa dell'ordine pubblico rispetto ad altri interessi.
  Le minacce sono tante ed è comprensibile che ci si muova con energia e fermezza. Vorremmo, tuttavia, che ciò non avvenisse a scapito dell'attenzione per le persone, anche e soprattutto di quelle più fragili ed in difficoltà. Una società che dimentica, se non addirittura che considera un problema di mero ordine pubblico, le persone in difficoltà estrema e che si approccia solo con l'aria dura e punitiva non garantirà davvero nessuna sicurezza. Per questo, ci auguriamo che il decreto si inserisca in un discorso più ampio, inclusivo, attento al decoro, alla sicurezza, ma anche al benessere delle persone. Quello tra sicurezza e inclusione sociale è un equilibrio difficile da raggiungere, ma che va ricercato continuamente e convintamente nella certezza che la disattenzione ad uno dei due poli di questo equilibrio, ad uno dei due elementi di questo equilibrio, rischia di vanificare anche l'efficacia degli interventi a favore dell'altro, perché, se non c’è sicurezza, non c’è nemmeno inclusione, ma, se non c’è inclusione, non c’è nemmeno sicurezza.
  Infine, un'annotazione riguardante l'efficacia dello strumento scelto: in assenza di risorse aggiuntive messe per garantire l'efficacia dello strumento, noi crediamo che sarà ben difficile che questa iniziativa vada molto al di là dei proclami. È per queste riserve, che riguardano certamente in particolare il contenuto degli articoli 9 e 10, ma che riguardano più in generale tutto il provvedimento, che Democrazia Solidale-Centro Democratico si asterrà dal voto sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 14 del 2017, la cui conversione oggi è all'esame dell'Aula, reca disposizioni urgenti in materia di sicurezza nelle città; un tema di grande attualità, molto sentito dai cittadini. Il nono Pag. 58Rapporto della sicurezza sociale in Europa, pubblicato nel marzo del 2016 dal competente osservatorio europeo, attesta, infatti, che il 29,9 per cento degli italiani percepisce nella propria quotidianità un clima di generalizzata e globale insicurezza.
  Si tratta di quasi un cittadino su tre, ed anche se si registra un netto miglioramento rispetto al 33,5 per cento del 2015 ed al 36,1 per cento del 2014, il dato deve fare riflettere. Se il disagio dei cittadini è prevalentemente determinato dalle grandi preoccupazioni del nostro tempo, la mancanza di lavoro, le guerre ed il terrorismo, la criminalità, l'instabilità politica, un ruolo di grande rilievo viene anche giocato dall'insicurezza del nostro vivere quotidiano, dalla problematica vivibilità delle nostre città, dai tanti fattori di esclusione sociale, dalla difficoltà di affermare, in tante occasioni, accettabili livelli di coesione e di convivenza civile. Gli italiani chiedono di essere rassicurati e protetti, chiedono di poter usufruire di strumenti che permettano di contrastare spacciatori, vendite abusive, prostituzione, bulli, vandali, insomma tutti quei personaggi e quelle situazioni che contribuiscono ad alimentare il degrado delle nostre città. Non comportamenti violenti, diffusi e ripetuti contro persone e cose.
  Il provvedimento che oggi esaminiamo va proprio in questa direzione, prevedendo una serie di strumenti volti a rafforzare la sicurezza delle città e la vivibilità del territorio, oltre che interventi finalizzati al mantenimento del decoro urbano. Due sono le parole chiave di questo decreto: la prima è sicurezza integrata, intesa come l'insieme degli interventi assicurati dallo Stato, dalle regioni, dagli enti locali ed altri soggetti istituzionali al fine di provvedere congiuntamente alla promozione ed all'attuazione di un sistema unitario finalizzato al benessere delle comunità territoriali. Un patto fra le diverse istituzioni in campo, presidenti di regione, prefetti, sindaci e questori, che insieme, in piena collaborazione, si muovano in un comune e condiviso percorso.
  Un percorso che prende il via dall'adozione, in sede di Conferenza unificata, delle linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza integrata, proposte dal Ministero dell'interno, che saranno, poi, attuate attraverso accordi ed intese specifiche tra i soggetti coinvolti. Risulta essere di rilevante valenza l'emendamento approvato in Commissione circa la necessità di ricomprendere fra i settori di intervento lo scambio informativo, la maggiore interconnessione delle sale operative e l'uso comune di sistemi di sicurezza avanzati fra polizia locale e forze dell'ordine presenti sul territorio.
  La seconda parola chiave è sicurezza urbana, che viene definita quale bene pubblico che afferisce alla vivibilità ed al decoro della città. Un bene primario, perché da esso discendono tutte le questioni fondamentali della convivenza e della civiltà. Molteplici sono le aree oggetto di interventi volti a promuovere la sicurezza urbana, come, ad esempio, il recupero e la riqualificazione di aree degradate, l'eliminazione di fattori di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, ed in particolare dei reati di tipo predatorio, i cosiddetti street crimes, che creano forte allarme sociale. Proprio da questo assunto potranno derivare una serie di azioni che avranno un forte impatto sulla percezione di sicurezza dei cittadini, quali l'istituzione della polizia di prossimità o del poliziotto di quartiere, la repressione dello smercio di beni contraffatti o dell'occupazione abusiva di immobili, il controllo della prostituzione di strada o la repressione degli atti vandalici.
  Vengono ampliati i poteri dei sindaci, che, in qualità di rappresentanti degli enti locali, avranno maggiori possibilità di adottare ordinanze quando vi sia urgente necessità di intervenire al fine di superare situazioni di grave incuria o di degrado del territorio o di pregiudizio al decoro urbano. Non si tratta di trasformare i sindaci in sceriffi, come qualcuno ha impropriamente sostenuto, ma di mettere a loro disposizione nuovi e più efficaci strumenti di contrasto e di controllo, così come gli Pag. 59stessi hanno più volte richiesto. Fra le molte misure previste da questo decreto, vorrei sottolinearne in particolare due: la prima è l'allontanamento dalla città ed il cosiddetto Daspo urbano. Vandali o commercianti abusivi, così come coloro che abusano di alcolici e droghe, o che sono sorpresi durante un accattonaggio molesto o una prostituzione ostentata, verranno allontanati dalla città per quarantotto ore; in contemporanea, le questure saranno informate circa il provvedimento. Per chi è stato colto sul fatto più volte scatta il Daspo urbano, vale a dire l'allontanamento fino a sei mesi.
  Il secondo provvedimento, che accolgo con particolare favore, è quello che riguarda la repressione del fenomeno dei cosiddetti writers, che ormai quotidianamente deturpano le nostre città. Chi si renderà colpevole di questo reato potrà vedere la concessione della sospensione condizionale della pena subordinata al ripristino e alla ripulitura dei luoghi imbrattati. Se ciò non sarà possibile, scatterà l'obbligo di rimborso delle spese di ripristino o di prestazioni di attività non retribuita a favore della collettività. Da ultimo, consideriamo molto importante, come Civici e Innovatori, aver ottenuto l'accoglimento di due emendamenti che sono stati firmati dal collega Andrea Mazziotti, ma il cui merito va a Retake, un movimento civico dallo spirito innovativo che ogni giorno porta sul territorio un nuovo modo di prendersi cura delle nostre città, un movimento fatto da migliaia di donne e uomini, giovani e meno giovani, che, armati di pettorine blu popolano tante città italiane e combattono con le proprie mani contro il degrado e contro gli sfregi alla bellezza dei nostri centri e delle nostre periferie. Grazie agli emendamenti proposti da Retake Roma, che noi abbiamo firmato e fatto approvare in Commissione, i patti per la sicurezza urbana copriranno anche le scuole, le università e i luoghi culturali e meno noti ai flussi turistici. I luoghi della cultura diffusa, le vetrine del sapere, quei luoghi dove nascono e crescono idee, persone e storie, vanno tutelati e difesi, salvaguardati e rinnovati. Questa collaborazione con Retake dimostra quanto sia importante che chi fa volontariato impari a fidarsi della buona politica e quanto possa fare di buono alla politica se decide di prestare ascolto a chi si rimbocca le maniche tutti i giorni sul territorio solo per senso civico e amore per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Per concludere, si tratta di un decreto di rilevante efficacia e di buonsenso che i cittadini aspettavano da molto tempo e che i sindaci che hanno fortemente contribuito alla sua stesura hanno accolto con grande favore. È uno strumento utile per reprimere comportamenti di inciviltà che danneggiano e deturpano quel bene pubblico che è la sicurezza urbana. Se necessario non bisogna avere paura di usare il pugno duro contro il vandalismo, la prostituzione in strada, lo spaccio e il commercio abusivo. Chi danneggia la città ne deve essere allontanato. Sì a sanzioni e a pene più severe che dovranno essere affiancate da attività di prevenzione con video sorveglianza e da altri mezzi tecnologici e iniziative di sensibilizzazione e di coinvolgimento dei cittadini, soprattutto dei più giovani, finalizzate alla tutela del bene comune, nell'interesse della collettività. Un decreto che è una risposta seria, concreta ed efficace alla richiesta di maggiore sicurezza che proviene dal Paese. Il gruppo di Civici e Innovatori voterà convintamente a favore della conversione del decreto (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Valentina Vezzali. Ne ha facoltà.

  MARIA VALENTINA VEZZALI. Presidente, Governo, colleghi, non abbiamo bisogno di chiederci se un provvedimento come quello che stiamo per approvare è utile o necessario. La sicurezza della città è un'esigenza generalizzata, assicurarla è Pag. 60un dovere istituzionale e non può essere ridotta a mero dibattito politico o contesa fra schieramenti. La sicurezza è quella condizione necessaria a tutto il Paese per garantire la coesione sociale, la pacifica convivenza e il rispetto delle regole. Il malessere che si manifesta in alcune città, le difficoltà economiche diffuse, le problematicità delle periferie degradate, la vulnerabilità di determinate aree del Mezzogiorno più esposte a fenomeni di criminalità radicati, la comunità che diventa multietnica e l'integrazione difficile sono tutti elementi che possono mettere la sicurezza in pericolo. Creare la giusta sinergia fra le forze di polizia e le amministrazioni territoriali può essere una prima risposta al cosiddetto disagio che vivono i cittadini, all'esigenza di tutela del patrimonio urbano che diventa oggetto di atti vandalici o terreno fertile per i writers che, peraltro, qualcuno accredita come artisti e che impongono ai comuni costi di manutenzione, riparazione e pulitura a spese della collettività. Intervenire su questa materia, far comprendere ai cittadini che c’è la presenza dello Stato, migliorarne l'efficienza, consente di evitare la giustizia fai da te e i processi sommari che gli organi di informazione ci mostrano quotidianamente e sottrae la sicurezza alla strumentalizzazione.
  Alimentare la paura diventa un elemento decisivo, divisivo, fatto questo che non aiuta nella gestione dell'ordine pubblico. Questo provvedimento che si compone di 18 articoli divide la collaborazione interistituzionale dalle disposizioni a tutela della sicurezza delle città e del decoro urbano. Ha il fine di realizzare un modello di governance fra i diversi livelli di governo, grazie ad accordi fra Stato e regioni e l'istituzione di patti con gli enti locali. Allo scopo di prevenire fenomeni che incidono negativamente sulla sicurezza e il decoro della città, che insidiano la fruibilità degli spazi pubblici, utilizza prevalentemente un sistema di sanzioni amministrative e il divieto di frequentazione di determinati pubblici esercizi e are urbane a soggetti condannati per reati di particolare allarme sociale e impone pene severe in caso di recidiva. Distingue la sicurezza in primaria, quando attiene alla prevenzione e repressione dei reati, per differenziarla dalle attività necessarie per garantirne la tutela sociale e la vivibilità nel bacino delle aree metropolitane. Per realizzare le sinergie necessarie e garantire la sicurezza urbana questo provvedimento prevede l'istituzione di un organismo specifico, denominato Comitato metropolitano, che avrà il compito di analizzare, valutare e divenire centro di confronto su tutto quello che attiene alla materia. Ciò che potrebbe apparire un limite del decreto-legge risiede nella dotazione finanziaria che è limitata a due milioni e mezzo di euro, visto che in linea di principio il provvedimento prevedeva di non determinare nuovi o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, imponendo, di fatto, di trovare le risposte utilizzando risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente e giustificando l'assenza di dotazione finanziaria con la presunzione di maggiori entrate derivanti dalle sanzioni che verranno applicate, cosa che, peraltro, sarà da dimostrare.
  Con questo provvedimento, limitatamente alle situazioni di necessità ed urgenza, vengono ampliate le potestà del sindaco che potrà agire extra ordinem, in caso di incuria o degrado, a pregiudizio del decoro e della vivibilità urbana per assicurare la tranquillità e il riposo dei residenti in caso di eventi particolari e, comunque, per una durata non superiore a sessanta giorni. Ai sindaci viene anche conferita la possibilità di infliggere una sorta di «mini Daspo» urbano per garantire l'ordine pubblico e gestire forme di allontanamento momentaneo di alcuni soggetti e per un massimo di quarantotto ore, a meno di circostanze aggravanti o di reati per cui sono previste pene maggiori che vengono inflitte dal questore e in caso di obbligo di firma dal giudice. È da ritenere positiva l'individuazione di luoghi sensibili, fra cui scuole e università. Nel testo vengono prese in esame alcune fattispecie che consentono al sindaco, in qualità di ufficiale del Governo, di assumere iniziative volte al contrasto di fenomeni Pag. 61di illegalità diffusa quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l'accattonaggio, l'abusivismo, l'occupazione di spazi pubblici o le forme di violenza derivanti dall'assunzione di alcolici o droghe. È da considerare positiva anche l'equiparazione degli operatori della polizia urbana a quelli delle forze dell'ordine, almeno per l'equo indennizzo e il riconoscimento delle cause di servizio. Al fine di rendere efficiente e coordinato a livello nazionale il numero unico gratuito di emergenza europeo «112», che così diviene un numero accessibile anche agli stranieri, permette alle regioni che hanno rispettato gli obiettivi del pareggio di bilancio nell'anno successivo di procedere all'indizione di concorsi e favorire l'assunzione del personale a tempo indeterminato nel numero limite di una unità ogni 30.000 residenti. Prende in esame anche le occupazioni arbitrarie di immobili che nelle grandi città costituiscono una vera emergenza e rendono spesso gli sgomberi momenti di tensione sociale, soprattutto quando, per guadagnare tempo, vengono utilizzati anziani e bambini per differire l'esecutività degli stessi. Introduce la possibilità di utilizzo dei braccialetti elettronici per i destinatari di misure di sorveglianza speciale che così possono essere controllati da remoto, al fine di recuperare pattuglie da impiegare per il controllo dell'ordine pubblico sul territorio. Ulteriori elementi di debolezza del provvedimento sono stati individuati nell'assenza di programmi di recupero e di contrasto di queste forme di marginalità sociale che trasformano i soggetti in teppisti o violenti e nel rischio che l'esecuzione degli sgomberi sottovaluti la condizione degli occupanti, nuclei familiari spesso indigenti, con minori e anziani disabili che potrebbero aver bisogno di essere seguiti dai servizi sociali e aiutati a trovare un alloggio alternativo e dignitoso. Nella consapevolezza che le criticità evidenziate possano essere superate in fase di applicazione del decreto-legge, che reca «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città», e che i corpi di polizia, militari e civili, possano rafforzare le loro attuali sinergie a fronte di un efficientamento dell'intero sistema della sicurezza, che venga percepito chiaramente dai cittadini come la certezza della presenza dello Stato, a nome del gruppo Scelta Civica-ALA-MAIE esprimo parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente Liberale e Popolare-MAIE).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Elio Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, il Governo Gentiloni, il Ministro Minniti, con questo e con l'altro provvedimento in discussione al Senato, dimostrano di arrivare sui temi della sicurezza tardi e male. Nel tentativo di mascherare la sconfitta al referendum, i fallimenti in materia economica, gli errori sulle banche, le politiche del lavoro che hanno messo in ginocchio un'intera generazione e la confusione sui temi etici, non sapendo dove appigliarsi, la sinistra al Governo ha cercato di parlare di argomenti, quale quello legato alla sicurezza, che sono di grande attualità e di grande sensibilità presso i cittadini. Ma lo ha fatto in un modo approssimativo, in un modo contraddittorio, e – lo vedremo in conclusione – per molti versi anche in un modo inaccettabile.
  Il ministro Minniti ha dichiarato recentemente, alla riunione di corrente che si è tenuta al Lingotto, che la sicurezza è un tema di sinistra. Veda, Vice Ministro Bubbico, noi avremmo voluto avere il piacere di avere in Aula il ministro Minniti durante questa settimana di discussione del provvedimento, e gli avremmo detto che la sicurezza non è né di destra né di sinistra, ma è un diritto dei cittadini ed è un dovere dello Stato. Voi mostrate con questo provvedimento, come d'altra parte ha dichiarato il Ministro Minniti, di volere fare solo propaganda, e di volere smantellare quello che i Governi di centrodestra hanno fatto in tema di sicurezza; i quali hanno fatto cose concrete, che è possibile riprendere, attuare, cui dare seguito e completare.
  Mi riferisco al pacchetto sicurezza del Governo Berlusconi, quando intervenimmo Pag. 62in tutti i settori, individuando norme che da una parte garantissero maggiore celerità nella celebrazione dei processi, maggiore certezza per quanto riguarda la pena in concreto inflitta, misure più deterrenti che contenessero il fenomeno dell'immigrazione clandestina, maggiori risorse e maggiori tutele per le forze dell'ordine. Ricordo che nel 2010, grazie al Governo Berlusconi, per la prima volta le forze dell'ordine si sono viste riconosciute la specificità del loro ruolo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). Ricordo che nel 2011, grazie al Governo Berlusconi, le forze dell'ordine hanno avuto lo stanziamento più consistente dedicato a loro, con la cosiddetta una tantum. Ricordo ancora, per far riferimento a questa legislatura, la mozione per il rinnovo dei contratti delle forze dell'ordine che Forza Italia ha portato in Aula alla Camera e al Senato, che è stata approvata e alla quale il Governo non ha dato ancora seguito.
  Potrei continuare. Da sempre, quindi, Forza Italia è impegnata in prima linea sui temi della tutela del territorio e dei cittadini, nonché delle condizioni di lavoro dei cittadini in divisa. L'attuale Governo ha cercato invece di rispondere con pannicelli caldi, con annunci privi di contenuto, che non forniscono adeguate risposte alle reali esigenze del Paese, senza peraltro comprendere che non saranno certo soluzioni burocratiche e tavoli tecnici a risolvere i problemi più sentiti oggi dei cittadini italiani: quelli della proprio sicurezza. L'esigenza prioritaria alla quale è necessario provvedere è quella di fornire adeguati strumenti alle forze dell'ordine, e dare reali poteri ai sindaci e agli amministratori locali in materia di sicurezza locale con concreti stanziamenti economici, non con semplici norme-bandiera: vogliamo strumenti efficaci di deterrenza sanzionatoria.
  Una prima domanda da fare al Governo è: come si può pretendere di rassicurare i cittadini con un provvedimento sulla sicurezza fatto solo di slogan, che non ha stanziato nemmeno un euro a favore delle forze dell'ordine ? Come è possibile farlo con un provvedimento che nella sua versione iniziale non stanziava nulla sul fronte della sicurezza, tant’è vero che vi è un apposito articolo che prevede una clausola di invarianza finanziaria ?
  È questa quindi l'idea che il Governo ha sulla sicurezza, sulla sicurezza integrata: una sorta di sicurezza partecipata che non sostiene, non valorizza, non potenzia il ruolo delle forze dell'ordine, magari pensando a raggiungere obiettivi più politici, già in vista della campagna elettorale ? E sarebbe questa l'annunciata discontinuità che ci si attendeva dal Governo Gentiloni, e anche dal Ministro Minniti, su temi così delicati come quello della sicurezza urbana ?
  Un intervento più incisivo era possibile: lo abbiamo dimostrato non solo richiamando i provvedimenti del Governo Berlusconi, ma anche presentando diverse proposte emendative e migliorative, di qualità, che tendevano a potenziare gli strumenti di controllo e prevenzione sul territorio, a migliorare e rafforzare le dotazioni in ausilio alle forze dell'ordine, le risorse assegnate a garantire loro una maggiore tutela. Molti emendamenti naturalmente erano rivolti alla polizia locale, visto che si parla di sicurezza urbana, per rinnovare la disciplina del loro rapporto di lavoro, per garantire forme e modalità di tutela dell'autonomia, dell'indennità e delle dignità professionali di questo corpo fondamentale per la sicurezza delle città. E poi naturalmente gli emendamenti rivolti a prevedere l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni per cause di lavoro delle forze dell'ordine e delle Forze armate: cose elementari, che ancora oggi il Governo non prevede ! E naturalmente gli emendamenti volti ad assicurare che la prima assistenza sanitaria a carico delle forze dell'ordine che sono vittime di incidenti gravi che incorrono nell'opera di contrasto alla criminalità, sia esente dal pagamento del ticket da parte del cittadino delle forze dell'ordine: cose elementari e di buonsenso e di attenzione agli operatori della sicurezza, che il Governo non riconosce. Abbiamo cercato di porre in essere Pag. 63l'esigenza, l'attenzione che sui temi della legittima difesa, della sicurezza della casa, della videosorveglianza, della sicurezza dei luoghi di culto e della gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina, delle scuole, delle università, vi fosse la possibilità di interventi concreti, anche in ausilio ai cittadini, agli enti locali, qualora debbono ricorrere loro in assenza dello Stato. Come si può parlare di sicurezza delle città, se poi i sindaci non hanno concreta voce in capitolo quando vengono loro imposti gli immigrati sul loro territorio ?
  Grazie ai nostri emendamenti, al nostro impegno, alle forti sollecitazioni, alla mobilitazione che vi è stata anche nelle piazze, organizzata dal nostro partito nello scorso fine settimana, siamo riusciti a migliorare in qualche punto il provvedimento: faccio riferimento ad esempio all'emendamento di Forza Italia, approvato, per il quale sono state assegnate risorse specifiche per permettere ai sindaci di svincolarsi dal patto di stabilità per le spese destinate proprio alla videosorveglianza, che è uno strumento necessario di prevenzione, controllo e repressione dei reati sul territorio. Siamo riusciti ancora una volta, grazie ad un emendamento di Forza Italia, ad ottenere l'introduzione dello strumento dell'arresto in flagranza differita per chi compie atti violenti alla presenza di più persone, anche in caso di cortei e manifestazioni pubbliche: una modifica necessaria, per arginare, cercare di prevenire, scoraggiare episodi come quelli che purtroppo sono ancora sotto i nostri occhi, e che hanno caratterizzato alcune manifestazioni pubbliche – penso a quella di Napoli dello scorso sabato –, che si sono trasformate in veri e propri episodi di guerriglia urbana, di aggressione alle nostre forze dell'ordine.
  Resta però un'insoddisfazione, dovuta al fatto che questo provvedimento poteva essere un'occasione davvero di risposta ai problemi della sicurezza, di attenzione verso le forze dell'ordine, e invece in alcuni casi ha creato confusione e contraddittorietà. Mi riferisco, per quanto riguardo la confusione, all'articolo 11, che a nostro giudizio non solo non risolve il problema degli sgomberi, delle occupazioni degli immobili occupati abusivamente, ma rischia di rendere più complesso il lavoro dei prefetti e delle forze dell'ordine, chiamati a rispondere a questa situazione che è di vero e proprio allarme sociale, perché ci sono intere città del nostro Paese nelle quali queste occupazioni avvengono indisturbate. L'articolo 11 di questo provvedimento non vi risponde.
  Poi faccio anche riferimento, per quanto riguarda un atteggiamento ai limiti della provocatorietà (mi dispiace, Vice Ministro Bubbico): quello che ha portato alla presentazione di un emendamento che introduce il codice identificativo per i reparti delle forze di polizia impegnati nell'ordine pubblico; un emendamento già dichiarato inammissibile in Commissione, che testardamente il Governo ha voluto ripresentare in Aula, tranne poi essere costretto a ritirarlo, e che provocatoriamente, in maniera del tutto inaccettabile, il Vice Ministro Bubbico ha annunciato di voler ripresentare al Senato, quasi come se fosse possibile che una materia dichiarata inammissibile in un ramo del Parlamento possa entrare nell'altro ramo del Parlamento. Noi siamo contrari per ragioni di merito; non fate riferimento all'Europa, che non c'entra, è un'altra tipologia. Ma lo volete capire che il problema nel nostro Paese sono le scritte, le pagine Facebook che oggi ci sono contro le forze dell'ordine (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), che sono bersaglio di ingiurie, derisioni e attacchi ? E voi cosa pensate di ottenere, a fare qualcosa che possa piacere ai vostri futuri, possibili alleati di sinistra, o grillini, o, peggio ancora, d'avere una concezione contrattualistica della materia della sicurezza, per la quale, a fronte dell'arresto a flagranza differita, che accogliete con un nostro emendamento, volete fare qualcosa di sinistra penalizzando le forze dell'ordine ? Io non so se sia di destra o di sinistra, so che è sbagliato. So che le forze dell'ordine meritano di più, so che era possibile fare di più. Per queste ragioni annuncio il voto contrario del Pag. 64gruppo di Forza Italia a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Antonio Marotta. Ne ha facoltà.

  ANTONIO MAROTTA. Presidente, il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà a favore del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 14 del 2017, in materia di disposizioni urgenti relative alla sicurezza della città. Un processo di trasformazione delle fisionomie delle città, con l'avvento di nuove problematiche, e le ripercussioni che tali cambiamenti hanno prodotto e producono sul comune sentire hanno fatto sì che il tema sicurezza diventasse elemento di quotidiana evidenza, anche e soprattutto in quelle realtà che per il passato erano rimaste aliene da talune fenomenologie critiche, e che si configurasse in molti casi come momento di contrapposizione e veicolo di propaganda politica.
  Al di là comunque di tutte le forme di strumentalizzazione, è un dato di fatto che la diffusa permeazione nella vita quotidiana di espressioni di piccolo e medio spessore criminale ha alimentato tra la collettività una forte reattività, consolidando un esteso sentimento di allarme e di preoccupazione. L'acuirsi di situazioni derivanti nelle città urbane e l'insorgere delle nuove e vecchie emergenze (immigrazione, prostituzione, droga), di cui tutti siamo a conoscenza e di cui si è tenuto assai conto nel presente provvedimento, ha inciso profondamente e significativamente sullo stato d'animo dei cittadini, determinando una diffusa percezione di insicurezza ed una correlata domanda di sicurezza.
  Un provvedimento, questo che ci accingiamo a votare, voluto dal Governo e condiviso dalla maggioranza, che risulta quanto mai opportuno al fine di tentare di garantire, o meglio sarebbe dire tentare di ripristinare, un senso di sicurezza all'interno delle città del nostro Paese, che troppo spesso ormai viene percepito come assente da parte dei cittadini. Il decreto da convertire contiene disposizioni che regolano due tipologie di sicurezza, quelle integrata e quella urbana. Per sicurezza integrata bisogna intendere l'insieme degli interventi assicurati dallo Stato e dagli enti territoriali (regioni, comuni, Città metropolitane), nonché da altri soggetti istituzionali, al fine di concorrere, ciascuno nell'ambito delle proprie competenze e responsabilità, alla promozione e all'attuazione di un sistema unitario e integrato con la finalità del benessere delle comunità territoriali, beninteso che anche in precedenza non erano mancate occasioni di collaborazione su diversi piani.
  La sicurezza urbana, invece, è costituita dal bene pubblico che afferisce alla vivibilità e al decoro delle città, da perseguire anche attraverso una serie di interventi quale quello di riqualificazione, anche sociale, culturale e urbanistica, delle aree e dei siti degradati, l'eliminazione dei fattori di esclusione sociale, la prevenzione della criminalità, la promozione della cultura e del rispetto della legalità e l'affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile, cui concorrono prioritariamente, anche alcuni interventi integrati, lo Stato e gli enti territoriali, nel rispetto delle rispettive competenze e funzioni.
  Alla luce delle suddette definizioni di sicurezza integrata ed urbana, quindi, il provvedimento prevede l'adozione di linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza integrata, adottate su proposta del Ministero dell'Interno con accordo sancito in sede di Conferenza unificata. In attuazione di tale linee guida, ai sensi dell'articolo 3, lo Stato e le regioni possono concludere specifici accordi, anche per disciplinare interventi a sostegno della formazione del personale della polizia locale, e, ai sensi dell'articolo 5, possono essere sottoscritti patti per l'attuazione della sicurezza urbana tra il prefetto e il sindaco, nel rispetto delle linee guida adottate con accordi in sede di Conferenza Stato-città su proposta del Ministero dell'Interno.Pag. 65
  Analizzando in maniera più approfondita il concetto di sicurezza integrata, si evidenzia come il modello sviluppato, anche in attuazione del principio del coordinamento legislativo tra lo Stato e le regioni, di cui all'articolo 118, terzo comma, della Costituzione, ammette l'esistenza di uno spazio giuridico orizzontale nel quale interagiscono soggetti giuridici diversi con strumenti e legittimazioni distinte, nella consapevolezza che la cooperazione tra i diversi livelli di governo possa garantire, in un'ottica multifattoriale e poliedrica, maggiori e più adeguati livelli di sicurezza, laddove quest'ultima non è più soltanto da identificare con la sfera della prevenzione e della repressione dei reati, e quindi con la sfera della sicurezza primaria, ma è intesa anche come attività volta al perseguimento di fattori di equilibrio e di coesione sociale, di vivibilità e di prevenzione situazionale connessi ai processi di affievolimento della socialità nei territori delle aree metropolitane.
  L'articolo 2 individua, quindi, il primo livello di programmazione e determinazione delle competenze, costituito dalle linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza integrata. Tali linee generali sono adottate su proposta del Ministero dell'Interno con accordo sancito in sede di Conferenza unificata, e sono rivolte prioritariamente a coordinare, per lo svolgimento di attività di interesse comune, l'esercizio delle competenze dei soggetti istituzionali coinvolti, anche con riferimento alla collaborazione tra le forze di polizia e la polizia locale.
  Nel corso dell'esame in sede referente in Commissione, sono stati specificati i settori di intervento, individuati nello scambio informativo tra polizia locale e forze di polizia presenti sul territorio; interconnessioni a livello territoriale delle sale operative della polizia locale con quella delle forze di polizia; regolamentazione per l'uso comune di sistemi di sicurezza tecnologica per il controllo delle aree e delle attività a rischio; aggiornamento professionale integrato per operatori di polizia locale e forze di polizia.
  Per quanto concerne, invece, il progetto di sicurezza urbana, la definizione di sicurezza urbana introdotta dal provvedimento in esame riprende quella recata dal decreto ministeriale del 5 agosto 2008. Tale decreto è stato adottato in attuazione dell'articolo 6 della legge del 2008, che ha apportato alcune modifiche sostanziali all'articolo 54 del Testo unico sull'ordinamento degli enti locali, tra cui appunto l'ampliamento dei poteri di ordinanza del sindaco, al fine di consentirgli l'adozione di provvedimenti, sia in via ordinaria sia con procedura di urgenza, qualora si renda necessario prevenire ed eliminare gravi pericoli, non solo per l'incolumità pubblica, come già previsto, ma anche per la sicurezza urbana, la cui definizione appunto veniva demandata all'adozione di un apposito decreto ministeriale.
  Si sottolinea come il decreto ribadisca ancora una volta come tutte le istituzioni repubblicane, Stato, regioni ed enti locali, ciascuna nell'ambito delle rispettive competenze e funzioni, concorrano, anche con azioni integrate, alla realizzazione della sicurezza urbana. Tra i principali strumenti per la promozione della sicurezza nella città, il provvedimento in esame indica i patti per l'attuazione della sicurezza urbana sottoscritti dal prefetto e dal sindaco, che, incidendo su specifici contesti territoriali, individuano concretamente gli interventi da mettere in campo per la sicurezza urbana. La formalizzazione, in una veste negoziale, dei rapporti tra prefettura e comune, nel settore della sicurezza, si può definire il patto di arrivo del processo di integrazione tra due ambiti istituzionali diversi orientati ad un unico fine. I patti sono sottoscritti anche tenendo conto di eventuali indicazioni od osservazioni acquisite da associazioni di categoria comparativamente più rappresentative. I patti hanno come base fondante, oltre alle linee generali per la promozione della sicurezza integrata adottate in sede di Conferenza unificata come definite dall'articolo 2 del presente provvedimento, specifiche linee guida adottate con accordo sancito in sede di Conferenza Stato-città e autonomie locali. Tra gli obiettivi che le Pag. 66iniziative in materia di sicurezza urbana intendono perseguire non possiamo non ricordare la prevenzione e il contrasto della criminalità diffusa e predatoria attraverso servizi e interventi di prossimità, in particolare a vantaggio delle zone maggiormente interessate da fenomeni di degrado.
  Nel corso dell'esame in sede referente è stato previsto anche il coinvolgimento, mediante appositi accordi, delle reti territoriali di volontari per la tutela e la salvaguardia dell'arredo urbano, delle aree verdi e dei parchi cittadini. È stata, inoltre, richiamata la possibilità di installazione di sistemi di videosorveglianza le cui relative spese, come è già stato detto, sono sottratte ai fini del Patto di stabilità.
  Il provvedimento in esame deve, quindi, rappresentare un rilevante valore aggiunto per la tenuta del senso civico e per rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
  In conclusione, quindi, ribadisco il voto favorevole di Area Popolare al provvedimento alla nostra attenzione con l'auspicio che un tema così importante come la sicurezza dei cittadini all'interno delle nostre città possa trovare la giusta considerazione e le giuste soluzioni ai tanti problemi ad esso legati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Laforgia. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO LAFORGIA. Grazie, Presidente. Quello di cui ragioniamo oggi è un tema estremamente delicato che riguarda la sicurezza ed è un tema che investe non soltanto la sfera dello Stato, il ruolo dello Stato, le sue articolazioni ma investe la sfera dei diritti delle persone. Dicendolo, inizio da qui per fare anzitutto una sottolineatura che è una premessa che viene prima del giudizio che formuliamo rispetto al provvedimento. La premessa è la seguente: dobbiamo uscire definitivamente dalla stagione nella quale si trattano tre temi complessi, che investono una dimensione complicata, la dinamica sociale, con strumenti inadeguati come quelli della decretazione d'urgenza perché anche in questo caso è possibile che manchino i requisiti di necessità ed urgenza e ritengo, invece, che il Paese abbia bisogno di respirare una discussione che vive in un'Aula come questa ma che abiti anche lo spazio pubblico della discussione e dell'opinione pubblica. Lo dico perché abbiamo passaggi difficili davanti a noi e dobbiamo affrontarli con questo approccio.
  Sul tema e sul provvedimento in sé ritengo che permangano forti criticità. Non dobbiamo negarcelo, anche se il lavoro in Commissione, nelle Commissioni affari costituzionali e giustizia, è stato un lavoro importante e rivendicherò anche nei pochi minuti che ho a disposizione alcuni risultati che anche noi abbiamo contribuito ad ottenere.
  Però restano criticità, accanto ad alcune luci evidentemente, che riguardano l'impianto, di cui dirò qualcosa, e alcuni aspetti specifici che sono direttamente collegati all'impianto del provvedimento. Penso a tutta la questione che riguarda l'indeterminatezza dei poteri dei sindaci rispetto ad alcune fattispecie che possono creare problemi rispetto alla conoscibilità delle condotte lecite ed illecite da parte dei cittadini e al fatto che un uso discrezionale di tali poteri può creare dei rischi. Viviamo in un Paese un po’ strano da questo punto di vista, dove dobbiamo fare uno sforzo in più per mettere al riparo le istituzioni e attribuire ad esse una loro autonoma solidità perché sappiamo che in alcune condizioni, in alcuni contesti, possiamo trovarci di fronte a casi nei quali chi rappresenta le istituzioni, chi le guida non è così aduso al processo democratico. Abbiamo bisogno di rendere più solide possibili le istituzioni, tenendole al riparo da rischi di indeterminatezza e di discrezionalità. Questo è un punto che ci sentiamo di sottolineare. L'impianto del testo nasce su due pilastri che il Governo ha posto alla base del concetto di sicurezza urbana: il decoro e la vivibilità.
  Ecco noi abbiamo fatto un passo in più, anche con qualche successo, grazie alle modifiche che abbiamo apportato. Abbiamo cioè voluto sottolineare la necessità Pag. 67di intrecciare il tema della sicurezza urbana con il tema della sicurezza sociale sin dalla definizione di sicurezza urbana. È un compito che ci siamo dati, che abbiamo anche portato a termine con modifiche importanti ma la chiave di lettura è questa e non può che essere questa. Non c’è sicurezza, che investe anche il tema degli strati più deboli della popolazione, senza occuparci anche del tema della sicurezza sociale, dei percorsi di integrazione, di coesione sociale, di investimento anche rispetto agli attori che si muovono sul territorio al di là di quelli istituzionali come le reti associative e gli enti che si occupano della questione della integrazione e di rimettere insieme il tessuto connettivo di un territorio. Ci siamo battuti, tra le altre cose, anche per un tema che a noi sta particolarmente a cuore cioè mettere qualche risorsa in più rispetto al personale di polizia locale e l'abbiamo fatto aprendo anche una specie di discussione, che forse dovremmo affrontare nei prossimi mesi in una discussione pubblica, perché lo Stato, le sue articolazioni e la pubblica amministrazione oggi corrono il rischio di rinsecchirsi sul piano delle competenze e delle professionalità, e immaginare invece un investimento con nuove risorse di personale qualificato in questo caso sulla sicurezza. È la strada che noi dobbiamo percorrere evidentemente non solo per creare occupazione ma per ridare dignità allo Stato. Allo stesso modo, rispetto alla partecipazione dei soggetti privati nei patti per la sicurezza, abbiamo fatto la nostra parte vincolando tali patti e la presenza dei soggetti privati ad una finalità pubblica che deve essere chiara e inequivoca. C’è un tema che mi sta particolarmente a cuore su cui abbiamo dato il nostro contributo rispetto all'articolo 11 cioè rispetto al tema delle occupazioni arbitrarie di immobili. In quel passaggio noi siamo riusciti ad inserire una speciale tutela rispetto a soggetti e nuclei familiari in situazione di disagio economico e sociale tra le priorità da considerare nell'esecuzione dei provvedimenti dell'autorità giudiziaria concernenti gli immobili occupati. Ritengo che anche di questo i sindaci e le amministrazioni locali si debbano occupare cioè di una cura che ribilanci la dimensione repressiva e securitaria del provvedimento a favore della dimensione sociale e su questo vogliamo insistere. Lo abbiamo fatto con le nostre proposte emendative, lo facciamo tifando affinché questa modifica di impianto possa essere immaginata anche nel passaggio successivo al Senato. Lo vogliamo fare sottolineando e continuando a sottolineare le criticità in relazione al potere dei sindaci, come ho detto prima, rispetto all'uso delle ordinanze e rispetto alle sanzioni amministrative, rispetto all'esigenza di coniugare la sicurezza urbana con la sicurezza di diritti. E servono stanziamenti perché qualsiasi quadro normativo è svuotato senza la possibilità di investimenti veri – in questo caso noi riteniamo interventi veri quelli che possano riqualificare i territori, le zone degradate, le periferie, che possano puntare all'aggregazione e alla coesione sociale – senza investimenti e interventi di questo genere qualsiasi quadro normativo rischia di essere vuoto e svuotato. Per questo diciamo che non ci sottraiamo a questo passaggio. Lo dico però con una sottolineatura che tengo a fare non soltanto in qualità di dichiarante ma anche in ragione del ruolo che ricopro. Intervengo a nome di chi ha deciso oggi di stare su questo passaggio e di votare a favore del provvedimento, pur conservando forti perplessità e sottolineando le forti criticità dell'impianto di esso. Vi assicuro che sono deputati che lo fanno anche per non mortificare l'esercizio della loro funzione in relazione ad un'attività svolta di modifica seria del provvedimento. Ma intervengo anche a nome di coloro che hanno deciso di esprimere un voto in difformità. Non chiamatela area del dissenso: chiamatela area del pensiero e noi abbiamo bisogno come il pane che anche questo Parlamento veda deputati liberi di esprimersi anche in ragione di una questione che esigo venga rispettata cioè il rispetto della biografia, delle storie, delle vicende politiche delle persone, dei deputati di questa Camera e anche in ragione della ricostruzione di una Pag. 68vicenda molto complicata come quella di questa legislatura. Io penso che si debba andare in quella direzione – lo dico con grande fermezza –, stare dentro questo passaggio con grande responsabilità, come abbiamo deciso di fare, approvando e dando il nostro assenso in Parlamento, rispettare coloro che hanno deciso di votare in difformità, ma con questa chiave che ci sentiamo di sottolineare in questo passaggio, come in quelli che avremo davanti a noi. Il nostro rapporto con questa maggioranza e con il Governo non può che essere un rapporto positivamente dialettico in ragione di una necessità e che cioè vogliamo costruire insieme al Governo una nuova agenda di politica economica e sociale. Io penso che questa sia l'unica strada e forse l'unico modo che conosciamo per arrivare a sintesi alte che servano anche al bene del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signor Presidente, signor Viceministro, onorevoli colleghi, diciamo che sotto l'altisonante titolo di «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città» si nasconde in verità tutta una serie di iniziative che con la sicurezza delle città non è che abbia molto a che fare, soprattutto perché – diciamolo subito – è un provvedimento che come tanti altri ai quali ci avete abituati risente della atavica ideologia che sta alle spalle di un Governo di sinistra, che ogni qual volta si trova a dover parlare di sicurezza va quasi in corto circuito. Parlare di sicurezza è difficile, parlare di sicurezza significa ogni tanto avere anche il coraggio di assumere posizioni che magari nei confronti del pensiero unico imperante e di quello che ormai viene quotidianamente somministrato attraverso tutti o quasi tutti i mezzi di informazione, non soltanto televisiva, ma anche giornalistica e in alcuni casi anche attraverso i social network, significa parlare di misure che alle anime belle, a coloro che sono buoni per principio, a coloro che hanno in tasca la verità e che non hanno bisogno di ulteriori ricerche circa ciò che è giusto o ingiusto fa magari accapponare la pelle. Quali sono i problemi che oggi affliggono le nostre città e che sono stati sollevati, non tanto – come qualcuno ha detto in quest'Aula, circondato come era giusto che fosse anche dalle risate, dopo affermazioni di questo tipo – dalla Lega Nord che vuole un mondo fatto di principi che magari erano vissuti e praticati all'interno dal nazifascismo, ma per esempio dall'ANCI ? I sindaci hanno fatto, attraverso l'ANCI tutta una serie di richieste a questo Governo, i sindaci non sanno più – e lo diciamo al Governo – come farvi capire che nella situazione nella quale siamo dopo quattro anni ormai di politiche migratorie assurde, di svuota-carceri, di indulti mascherati, di tutta una serie di disposizioni finalizzate sempre a garantire il delinquente, il cittadino non sa più come farvi capire che nelle nostre città c’è un problema. Ecco che quindi dopo il Ministro Alfano – come avviene anche nelle squadre di calcio, in cui quando ti accorgi di aver fatto un acquisto sbagliato lo mandi all'estero o al primo che te lo compra perché non riesci più a farlo giocare nel campionato italiano, – il Governo schiera il Ministro Minniti, che anche fisicamente dà l'idea magari di essere più deciso e uno dei primi atti del Ministro Minniti è il decreto sicurezza.
  Quando ho visto che finalmente il Governo si svegliava dal torpore che ormai lo circondava da quattro anni e che si occupava di sicurezza ho pensato: grazie a Dio, hanno avuto un sussulto di dignità, si ricordano di essere forza di Governo quindi di doversi occupare magari dei problemi che ci sono e che devono essere affrontati.
  Ma dopo i primi sei o sette articoli di nulla, di nulla, questo è un decreto neanche tanto lungo che nella sua prima metà si limita a fare qualche dichiarazione di principio, si limita semplicemente a dare definizioni che già c'erano state, quelle circa la sicurezza urbana, circa la sicurezza Pag. 69integrata. Dopo questi primi articoli di nulla assoluto, si inventa per esempio il doppione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, si inventa un Comitato metropolitano che non avrà alcuna finalità, si inventa soprattutto – permettetemi di dirlo – una misura che, quando è stata vista, gli amministratori locali hanno detto: «Vivaddio, finalmente qualcuno si rende conto che abbiamo bisogno di misure aggiuntive»: il Daspo, che nelle anticipazioni giornalistiche doveva servire ad allontanare coloro che effettivamente impediscono la libera fruizione degli spazi pubblici, di coloro che ormai ci siamo abituati a vedere nella nostra città, con la possibilità di allontanarli. Poi leggi il decreto e ti accorgi – e qua veramente siamo quasi al limite del ridicolo – che tu puoi applicare il Daspo nei confronti di coloro che impediscono l'accesso a aree portuali, a aree ferroviarie, agli aeroporti, poi viene allargata questa possibilità a coloro che impediscono l'accesso o la libera fruizione di plessi scolastici, musei e altre cose. Io non so in che città vivete voi, ma il problema di chi oggi vive nelle nostre città medio-grandi non è che se vuoi andare al museo c’è qualcuno che ti prende e ti impedisce di entrare nel museo, non è che se vuoi andare a prendere il treno alla stazione c’è qualcuno che non si sa di preciso per quale motivo ti prende e ti dice: «no, sul treno non ci vai», ma voi date ai sindaci la possibilità di intervenire con un Daspo nei confronti di situazioni che non si verificheranno mai, non si verificheranno mai. Sono norme vuote queste (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  E uno dice: va bene, purtroppo abbiamo a che fare, anche se ci hanno messo Minniti, con un Governo di sinistra e per loro riconoscere che magari in stazione sono ben altri i problemi è difficile, in stazione ci sono immigrati irregolari che avete portato qua, che non ti impediscono di prendere il treno, ma ti impediscono proprio magari di salirci con sicurezza perché vieni rapinato; in stazione i problemi sono questi, non sono altri, non so davanti ai musei che problemi ci sono, però io sono un rozzo leghista; per carità i musei sono roba vostra, però sinceramente non so che problemi ci sono davanti ai musei.
  Poi procediamo nell'analisi di questo decreto, onorevole Presidente e onorevole Viceministro, per vedere quale altra straordinaria iniziativa avete. Cosa vi avevano chiesto i sindaci, che non sono tutti leghisti per ora (speriamo che un giorno lo siano) ? Vi avevano chiesto, nella persona anche del presidente, sindaco De Caro, che mi sembra che appartenga alla vostra area, di intervenire sul problema dei parcheggiatori abusivi. Ve lo hanno chiesto i sindaci, ve l'ha chiesto l'ANCI, ve lo chiedono gli amministratori che questi problemi affrontano quotidianamente. Vi hanno detto: «Guardate che gli strumenti che oggi voi date ai sindaci per affrontare questi problemi sono inutili. Quella dei parcheggiatori abusivi è una piaga che continua ad esserci nelle nostre città. Noi abbiamo anziani, disoccupati, donne, in ogni caso anche uomini, che sono spaventati dal fatto di trovarsi di fronte ad un sistema che è chiaramente organizzato, che ha chiaramente alle spalle un racket e che tramite appunto questo sistema pratica atti di minaccia, atti di estorsione, atti anche di violenza privata. Insomma, abbiamo questo problema. Come rispondi tu, caro Governo ? Ecco la risposta fortissima del Governo: Le sanzioni oggi ci sono, non vengono pagate, non perché si tratta di poveracci ma perché si tratta di delinquenti e i delinquenti, non presentando denuncia dei redditi solitamente risultano nullatenenti, ma non perché sono poveri. Probabilmente un parcheggiatore abusivo che non paga le tasse oggi guadagna al mese più di un libero professionista che invece dalle tasse è massacrato, i soldi li avrebbero ma è impossibile prenderli. La vostra risposta ai sindaci qual è stata ? «Va bene, aumentiamo di 300 euro le sanzioni e il problema ve lo risolviamo così». Mi spiace per voi ma il problema non lo risolverete così. Questo è l'ennesimo schiaffo, l'ennesima porta in faccia che voi date ai sindaci che vi avevano Pag. 70chiesto aiuto, però questo lo mettete all'interno di un provvedimento chiamato in modo altisonante – ripeto – «disposizioni inerenti alla sicurezza delle città». E, siccome non vi è bastato dire che non affrontiamo i problemi di sicurezza perché è inutile, in quanto sarebbe dare ragione ai populisti, sarebbe dare ragione a chi, come la Lega Nord, è da quattro anni che dice che ci sono dei problemi – e qui veramente, signor Viceministro, crolliamo nel ridicolo – e, dunque, vi inventate, all'interno di questa disposizione che, ripeto, dovrebbe riguardare la sicurezza nelle città, di dovere risolvere, e mi avvio alla conclusione – l'annoso problema, a quanto pare, della mancata identificazione di poliziotti, carabinieri e agenti della guardia di finanza che fanno opera di pubblica sicurezza e dite che se nel caso – gravissimo, attenzione – in cui uno di questo personale in servizio di ordine pubblico usasse un casco o un'uniforme assegnata ad altri operatori – ecco, attenzione alla gravità della previsione – dovrebbe essere multato, secondo voi, all'inizio con 5 mila euro, poi con 2 mila e 500 euro, dopodiché abbiamo detto che questa norma non potete applicarla e, quindi, avete ritirato la norma.
  Io mi auguro veramente, signor Viceministro, che non vi venga in mente – che non vi venga in mente ! – di porre una norma di questo tipo al Senato, perché altrimenti di tutto questo di cui stiamo discutendo l'unico messaggio che passa sarebbe appunto questo: il problema della sicurezza nelle nostre città è dato dal fatto che un agente di pubblica sicurezza indossa un casco non del suo reparto e non dai parcheggiatori abusivi che, grazie a voi, continueranno a trovare terreno fertile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Roberta Lombardi. Ne ha facoltà.

  ROBERTA LOMBARDI. Grazie, Presidente. Dal dibattito a cui abbiamo assistito in questi giorni in Aula, dato che in questi giorni esaminavamo questo decreto sulla sicurezza urbana, è emerso, con chiarezza, che quello della sicurezza è un tema sul quale ci si confronta spesso con un approccio ideologico, in cui le diverse posizioni rappresentate si basano piuttosto su preconcetti che sul buonsenso e sulla reale intenzione di incidere in modo concreto sulla realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Infatti, abbiamo visto che questo provvedimento è troppo di sinistra per il centrodestra e per la destra, ed è troppo di destra per le varie sinistre qui rappresentate.
  Avvicinandoci invece con un approccio di buonsenso, un approccio pragmatico, come MoVimento 5 Stelle, e soprattutto con un approccio laico, notiamo che questo decreto finalmente affronta il concetto di sicurezza in una duplice ottica: da un lato, c’è l'ottica repressiva, come siamo usi a vedere che la politica di questi anni affronta il tema, poiché è incapace di prevenire quelli che sono di solito i fenomeni che poi portano a manifestazioni che devono essere represse, e su questo tema poi parlerà il mio collega Ferraresi; ma, finalmente, si introduce anche una prospettiva preventiva, abbracciando infatti uno spettro molto ampio di fattispecie che vanno dal decoro alla vivibilità e alla prevenzione dei fenomeni della criminalità attraverso azioni o, meglio, dichiarazioni di intenti che mirano alla creazione delle circostanze ambientali e sociali che concorrono all'eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, fattori che poi spingono le persone a delinquere o a tenere comportamenti fuori dal perimetro della legalità.
  Il decreto-legge in conversione ha il merito di definire e restituire centralità ai concetti, fino ad ora mai davvero esplorati dal legislatore, di sicurezza urbana e di sicurezza integrata, in cui tutti i livelli istituzionali partecipano in modo coordinato e collaborativo per garantire il benessere delle comunità territoriali. Vengono anche promosse forme di partecipazione di volontari per la tutela degli spazi pubblici e di consultazioni delle associazioni Pag. 71di categoria in una prospettiva di sicurezza partecipata, che è in sintonia con la visione del MoVimento 5 Stelle. Fin qui tutto bene. Tuttavia, i metodi con i quali questo nuovo approccio alla sicurezza viene delineato non sono pienamente condivisibili, per il semplice fatto che non ne sono chiari i contorni, non ne è definito il perimetro e, soprattutto, non sono stanziate le necessarie risorse economiche per attuare effettivamente quanto il decreto stesso prevede. Sembra che si voglia incidere più sulla percezione di sicurezza che sulle questioni pratiche in cui tutti i giorni si imbattono i cittadini e le forze di polizia. Infatti, l'applicazione delle misure previste da questo provvedimento, siano esse preventive o repressive, necessita di un controllo molto capillare del territorio da parte delle forze dell'ordine di polizia locale e questo contrasta, come dicevo prima, con il fatto che non si fa menzione alcuna a risorse finanziarie aggiuntive.
  L'unico correttivo introdotto in Aula riguarda la possibilità, per quei comuni che abbiano rispettato gli obiettivi di pareggio di bilancio, di assumere nuovo personale della polizia locale ma contando sempre su risorse proprie, e già sappiamo la situazione in cui versano i comuni italiani. Maggiore sicurezza a costo zero quindi rischia di rimanere solo una manifestazione di intenti, piuttosto che un'occasione concreta di intervento in questa materia.
  Andando avanti nell'esame del provvedimento, notiamo che il potere di intervento del sindaco diventa molto ampio e riguarda una materia assai sensibile, quale quella dell'ordine pubblico. Se dunque – e diciamo «se» – i sindaci utilizzeranno questo nuovo potere a fini preventivi, cioè per riqualificare e recuperare le aree più degradate della città e per promuovere attività di inclusione sociale, sarà di certo una vittoria per tutti i cittadini, ma vista l'indeterminatezza delle norme e il divieto c’è il serio rischio che l'applicazione di misure come l'ordine di allontanamento e il divieto di accesso finiscano per ghettizzare ulteriormente soggetti già emarginati, aggravando ancora di più la situazione già preoccupante in cui versano le nostre periferie. Il coordinamento disposto a monte, previsto con l'introduzione dei patti per la sicurezza urbana e la nascita del comitato metropolitano, dovrebbe impedire che si creino pezzi di territorio soggetti a sindaci sceriffi ma non c’è certezza, come non c’è certezza su niente in questo decreto. Un decreto «fuffologia», come l'abbiamo un po’ definito nelle passate sedute in Commissione. Troppa indeterminatezza per la previsione normativa.
  Si è poi persa l'occasione di usare lo strumento dei patti tra sindaco e prefetto per superare un problema che attanaglia l'intero Paese, che è quello dell'emergenza abitativa. Infatti, con un efficace censimento del patrimonio immobiliare pubblico è necessario attribuire e distribuire, in modo razionale e omogeneo, un tetto a tutti quei singoli e quelle famiglie che versano in condizioni socioeconomiche gravi e accertate, vittime di eventi di forte disagio quali, ad esempio, sfratti, eventi catastrofici e calamitosi e certificazioni delle varie ASL di ambiente malsano. Dare un tetto sotto cui vivere a persone disperate rappresenterebbe, infatti, un rimedio concreto contro i sempre più frequenti episodi di disordine sociale a cui assistiamo nelle nostre città. La disperazione di non avere la certezza di dove vivere crea situazioni di illegalità.
  Così come questo provvedimento avrebbe potuto costituire l'occasione per risolvere quei pasticci burocratici contro cui spesso si trovano organizzazioni no profit e associazioni culturali che dal basso si organizzano per soddisfare richieste di servizi sociali e culturali per la collettività a cui le istituzioni non sono in grado di dare risposta. Se al sindaco fosse attribuito un potere di ordinanza per intervenire rapidamente e sospendere gli sgomberi di realtà virtuose, paradossalmente vessate dalle pubbliche amministrazioni perché magari si trovano in situazioni in cui concessioni sono state prorogate negli anni ma senza mai andare effettivamente a verificare il tipo di servizio Pag. 72erogato da queste realtà, ciò costituirebbe un'ulteriore garanzia di convivenza civile e, quindi, di sicurezza.
  Infine, un'ultima considerazione. Constatiamo con piacere che durante l'esame in Commissione è stata accolta l'istanza di introdurre misure che prevedono lo scambio di informazioni tra la polizia locale e le forze presenti sul territorio e che consentono l'aggiornamento professionale per gli operatori di polizia locale. Tuttavia, è innegabile che l'attribuzione a questi ultimi di competenze e responsabilità deve essere compensata da altrettante tutele; finalmente al fotofinish, dopo sei anni e con il pressing congiunto di tutte le forze politiche sulla Ragioneria di Stato, a ribadire il predominio della politica sui soldi, è stato reintrodotto a favore della polizia municipale – e speriamo di estenderlo presto anche alla polizia provinciale – il riconoscimento, appunto a loro favore, di un equo indennizzo per eventuali infermità o lesioni o anche conseguenze più gravi causate dal servizio prestato, oltre che al relativo trattamento pensionistico.
  Certamente, un provvedimento sulla sicurezza avrebbe richiesto tempi più lunghi di discussione in Parlamento e ci auguriamo che ci sarà presto l'opportunità di approfondire un tema così complesso, partendo da tre considerazioni principali: la prima è che la sicurezza è un bene di rilievo costituzionale ed è, al contempo, garanzia e limite di alcuni diritti fondamentali ed è uno specifico compito che deve essere perseguito dagli apparati dello Stato e dagli enti locali; che ad una prospettiva prettamente individuale di tutela si aggiunge un concetto di sicurezza che ricomprende esigenze collettive, travalicando i confini del singolo individuo; infine, che i processi di trasformazione della società moderna obbligano il legislatore ad adeguare la disciplina della sicurezza alla luce dell'evoluzione tecnologica e del multiculturalismo, che creano un contesto complesso e pieno di contraddizioni e di nodi da sciogliere.
  Per tutte queste ragioni, per qualche piccola luce contenuta in questo decreto ma per le molte ombre che questo provvedimento ancora comprende, il MoVimento 5 Stelle si asterrà dal votare il provvedimento oggi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente, non c’è giustizia senza certezza e soprattutto non c’è giustizia senza risorse e rispetto per la legalità.
  Questo provvedimento agisce sull'onda di altri provvedimenti, per andare in una direzione giusta, come quella del contrasto alla criminalità, alla microcriminalità, al terrorismo, ma senza utilizzare il lessico giusto, un lessico determinato, preciso e questo di fatto crea due assolutamente gravi problemi: il primo, ovviamente, è che certe volte le norme che si scrivono rimangono sulla carta e quindi non servono a nulla; per altro verso, invece, possono creare diversi problemi alla libertà dei cittadini, quando vengono interpretate nella maniera più sbagliata.
  E di certo il Governo e questo Parlamento non hanno dato una buona visione di sé, ancora una volta, per la trattazione di questi tempi di questo decreto, che è arrivato subito alla Camera e dopo, in poche ore diciamo, siamo stati costretti ad analizzare tutto il decreto, a fare le audizioni e a fare gli emendamenti, in circa due-tre giorni.
  Questa è una brutta abitudine, a cui noi non ci vogliamo abituare, su cui noi non vogliamo far finta che, visto che succede sempre, così non si possa dir niente: è inaccettabile il trattamento e il procedimento che ha coinvolto l'inizio di questo decreto, perché i parlamentari devono essere messi, soprattutto su provvedimenti così corposi e delicati, diciamo nell'azione e nel raggio di poter intervenire in modo concreto e fare delle proposte costruttive ai decreti che vengono sottoposti.
  Innanzitutto, si interviene su zone, su luoghi, con i provvedimenti e le ordinanze, per quanto riguarda la sicurezza, che rimangono già abbastanza sotto la luce dei Pag. 73riflettori, perché in questi luoghi, appunto, già c’è presenza delle Forze dell'ordine, già c’è presenza di cittadini che vivono questo tipo di luoghi e sicuramente un controllo particolare per quanto riguarda la sicurezza e per quanto riguarda il degrado.
  Non c’è invece alcuna attenzione – e questo lo dico perché è stato sollecitato anche dall'Associazione Nazionale Comuni Italiani e da alcune associazioni vive sul territorio – alle periferie, è stato detto prima.
  Noi diciamo a certe persone che non possono commettere certi atteggiamenti più o meno offensivi all'interno di alcuni luoghi, già presidiati magari da militari, da Forze dell'ordine, da cittadini, da associazioni, da negozi e poi non gli diciamo che non possono andarlo a fare in altre zone, magari molto più colpite dal degrado, magari molto più colpite dalla microcriminalità, magari molto più colpite dallo sversamento illecito di rifiuti e dalla presenza di criminalità organizzata.
  Allora questo è molto grave, perché si punta sempre a strofinare le cose, a strofinare e a lucidare le cose d'oro che sono in bella vista e poi, come se non ci fossero, si buttano via invece o si mettono nello scantinato le cose che invece sono brutte.
  Ma in quelle periferie i cittadini vivono e vivono ogni giorno il degrado, la criminalità, vivono ogni giorno i rifiuti che vengono sversati in modo illegale e credo che abbiano bisogno di un'attenzione particolare, che in questo provvedimento a nostro avviso non viene data.
  Come non viene data assolutamente attenzione al gioco d'azzardo, perché cosa vuol dire sicurezza urbana ? Vuol dire anche fare attenzione a quei centri che sono legali, ma che infondono un messaggio negativo, molte volte, di milioni di cittadini, che molto spesso finiscono per ammalarsi di queste patologie legate al gioco d'azzardo e che non vengono aiutati dallo Stato, che non lascia ai sindaci virtuosi la possibilità di opporsi e di intervenire, lasciando invece un ruolo principale dello Stato alla Conferenza Stato-regioni, che invece fa finta di niente, forse proprio per favorire questo tipo di gioco, che in questi anni ha fatto veramente tante vittime tra i cittadini e le famiglie italiane.
  Altro provvedimento che non servirà a molto, anzi servirà solo a dar luce a uno degli scandali italiani in questi anni, è senz'altro l'allargamento della possibilità di usare braccialetti elettronici, una presa in giro che continua ad andare avanti: non ci sono i braccialetti elettronici per quanto riguarda i detenuti, per dar loro la possibilità di scontare la pena fuori, diciamo come misura di custodia, di detenzione nella propria abitazione, di arresti domiciliari, non ci sono questi braccialetti e quindi non vengono adottate queste misure, ma dall'altra parte si continua ad adottarle e a prevederle nelle norme, anche se non esistono.
  Allora questa è un'ipocrisia, un paradosso che non può essere accettato: se non li abbiamo appunto per i detenuti, cosa vi fa pensare che possano esserci per questo provvedimento e per quanto riguarda provvedimenti amministrativi ?
  È del tutto assurdo, come appunto è del tutto assurdo il non aver preso in considerazione un certo tipo di criminalità, molto più pesante di quella che voi andate ad identificare in queste norme, che è quella che riguarda i parcheggiatori abusivi, i veri abusivi, che compiono alla luce del sole vere e proprie estorsioni nei confronti di cittadini, che sono obbligati a pagare ogni giorno un piccolo pizzo, pena, se non lo fanno, il danneggiamento della propria macchina, di uno specchietto, della gomma o addirittura aggressioni o minacce e che lo fanno spesso, certo, perché sono obbligati e perché la legge non riesce, tramite l'autorità giudiziaria, a punire per estorsione questo tipo di comportamenti.
  Allora pagano e ingrassano le tasche di nullatenenti, che nullatenenti ovviamente non sono, ma che per la legge lo sono, perché ovviamente nascondono tutto il nero di questi proventi e vivono dei proventi di questa illegalità e della criminalità organizzata, che in certe zone controlla il parcheggio abusivo e che addirittura chiede un abbonamento sui parcheggi.Pag. 74
  Le sanzioni amministrative, come sappiamo, non servono: le avete alzate, ma è l'ennesimo provvedimento assolutamente inefficace nei confronti dei cittadini.
  Abbiamo previsto un arresto in flagranza non solo per le manifestazioni sportive, ma anche per le manifestazioni pubbliche: io lo dico e lo ripeto, se circoscritto può essere un elemento che – salvo i dubbi di legittimità costituzionale – può servire, ma non dobbiamo assolutamente lasciare che questa escalation di provvedimenti contro la libertà dei cittadini possa andare oltre il limite che ci siamo dati, anche perché nelle 48 ore è ben possibile utilizzare provvedimenti di misure cautelari da parte dell'autorità giudiziaria e quindi questi provvedimenti non si spiegano, se non con altri fini.
  Presidente, ci sono anche altri concetti di sicurezza che sono stati abbozzati, messi sulla carta, ma che non sono stati presi in considerazione.
  Sicuramente ai sindaci e ai cittadini vanno dati altri strumenti, incentivi fiscali e soprattutto prevenzione per quanto riguarda la microcriminalità e questo è il senso della tracciatura, del crime mapping di collaborazione tra i sindaci e le Forze dell'ordine, utilizzato anche in altri Paesi europei, che ti fa capire il motivo della criminalità e del degrado in una determinata area e te lo fa prevenire, provvedimenti che purtroppo non sono tanto adottati nelle città italiane, perché possono essere assolutamente utili, utili come la cura del verde pubblico, utili come il controllo dei varchi, la videosorveglianza, la lotta al degrado anche vivendo i centri storici, che si stanno svuotando grazie a grossi centri commerciali che di fatto delocalizzano tutta l'attività dei cittadini fuori, appunto, dai centri residenziali e dai centri storici.
  Un incentivo a vivere la città, vuol dire anche garanzia di vivibilità delle proprie città e quindi diminuzione della criminalità, un incentivo diciamo al welfare vuol dire migliorare le città dal punto di vista estetico e dal punto di vista del degrado e così, anche, si combatte la criminalità.
  Criminalità e sicurezza che sono due concetti che non dobbiamo in ogni caso lasciare esclusivamente al ruolo di microcriminalità e di persone disagiate, ma ricordatevi che è un concetto che si applica alla sicurezza per quanto riguarda i cittadini, che ogni giorno magari incontrano persone, all'interno delle banche e delle assicurazioni, che le fregano, oppure incontrano persone che si fanno corrompere o sono corruttori.
  La sicurezza del cittadino è un concetto che deve andare a 360 gradi, ovviamente non solo nei confronti dei più deboli, ma anche nei confronti dei più forti, che fanno ogni giorno fallire centinaia di imprese e centinaia di famiglie.
  Questo è un concetto di sicurezza che noi vogliamo allargare, perché a nostro avviso i criminali, i veri criminali, non vengono mai puniti adeguatamente e non la pagano mai in questo Paese.
  Noi vogliamo ribaltare questo concetto e portare una sicurezza a 360 gradi, che non guardi solo a una norma efficace o non efficace, ma guardi all'intero Paese e lo faccia rinascere da questo punto di vista.
  Per questo motivo, ci asterremo su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Naccarato. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO NACCARATO. Presidente e colleghi, il decreto-legge ha l'obiettivo di aumentare la sicurezza e la libertà dei cittadini con strumenti efficaci, coinvolgendo tutte le istituzioni e mette al centro dell'azione di governo le persone che vivono nelle periferie delle grandi aree urbane, che sono le zone spesso più degradate e meno sicure e dove si scaricano le tensioni sociali della crisi.
  Le difficoltà e i disagi presenti nelle grandi città sono descritti bene dalla relazione del Ministro dell'interno sull'attività delle forze di Polizia. Questo documento indica che nel 2015 il 26,6 per cento dei furti è avvenuto in nove realtà Pag. 75metropolitane distribuite in tutto il Paese: Roma, Milano, Napoli, Torino, Genova, Firenze, Bari, Palermo e Ancona. La stessa relazione, però, registra anche per il 2015 una diminuzione dei reati, che conferma una tendenza in atto dal 2014 e che vede l'Italia tra i Paesi europei con una delittuosità inferiore alla media, in particolare per gli omicidi. E questo è strano, se si pensa al dibattito pubblico sul tema della sicurezza. Non bisogna, dunque, rappresentare il nostro Paese come una realtà in preda al crimine, dove comandano i delinquenti. Alimentare questa falsa immagine, magari per alzare gli ascolti di un programma televisivo o le vendite di un giornale o per raccogliere qualche voto, aumenta la paura ed è un errore che peggiora le condizioni di vita delle persone.
  Il calo dei reati dipende soprattutto, e dovremmo essere orgogliosi di questo fatto, dall'efficienza di un sistema di sicurezza che, pur con limiti e difetti, funziona, è ben organizzato, può contare su professionisti preparati, le donne e gli uomini delle forze dell'ordine e della polizia locale, ai quali va il nostro apprezzamento e il nostro ringraziamento per il lavoro quotidiano che svolgono. Il decreto si occupa di prevenzione e di repressione, e non si limita, come spesso si è fatto in passato, senza successo, all'inasprimento propagandistico delle sanzioni amministrative e penali. Per questa ragione, il provvedimento estende la sicurezza agli interventi di riqualificazione delle periferie finanziati con un apposito fondo istituito dalla legge di bilancio del 2017, con risorse per 8,5 miliardi nel triennio 2017-2019.
  Ci sono cinque motivi fondamentali di merito per sostenere i contenuti del decreto. Il primo, definisce con chiarezza la sicurezza pubblica. È la prima volta che in una legge la sicurezza urbana viene definita un bene pubblico e che viene legata alla riqualificazione sociale. La sicurezza è un bene pubblico che riguarda la vivibilità e il decoro delle città, e il testo indica gli interventi per perseguirla: riqualificazione urbanistica, sociale, culturale, recupero delle aree degradate, eliminazione dei fattori di esclusione sociale, prevenzione della criminalità, promozione della cultura del rispetto della legalità. Il secondo, il decreto migliora l'assetto istituzionale del governo della sicurezza, definendo ruoli e competenze con precisione. Questo modello si fonda su linee generali per la promozione della sicurezza proposte dal Ministero dell'interno, che devono essere, poi, sancite con accordo nella Conferenza unificata. Da un lato lo Stato, attraverso prefetti e questori, si occupa di ordine pubblico e sicurezza in via esclusiva, dall'altro promuove accordi con regioni e comuni per realizzare la sicurezza integrata; così le competenze sono chiare e ogni soggetto istituzionale sa cosa fare senza sovrapposizioni. Terzo elemento, il decreto riconosce una funzione molto importante alla polizia locale nelle politiche per la sicurezza integrata. La polizia locale non è la polizia di serie B, ha compiti diversi dalle forze dell'ordine, svolge una funzione importantissima di conoscenza del territorio e mantiene relazioni quotidiane con i cittadini, costituendo, di fatto, una sorta di polizia di prossimità.
  Abbiamo bisogno di questo lavoro e dobbiamo coordinarlo meglio con quello delle forze dell'ordine, perché aiuta a prevenire con largo anticipo comportamenti illeciti che spesso assumono una deriva criminale. Per queste ragioni, il decreto, in attesa di una riforma organica della polizia locale, interviene per dotare la polizia locale di strumenti più efficaci: lo scambio informativo e la cooperazione tra polizia locale e forze di Polizia, l'accesso alle rispettive banche dati, l'interconnessione delle sale operative, favorisce l'aggiornamento e la formazione professionale e, soprattutto, perché è un fatto simbolico molto importante, ripristina per gli appartenenti alla polizia locale l'equo indennizzo e il rimborso delle spese di degenza per cause di servizio, che erano stati eliminati nel 2011 dal Governo Monti.
  Questo è un risultato molto importante perché riconosce in modo concreto l'attività preziosa e pericolosa che ogni giorno svolgono gli agenti delle polizie locali. Infine, riconosce ai comuni con i bilanci in Pag. 76ordine la possibilità di assumere agenti di polizia locale. Quarto elemento, il decreto aumenta il potere dei sindaci e dei comuni nella prevenzione dei reati; finiscono così la confusione e la propaganda sui «sindaci sceriffi». I sindaci potranno adottare ordinanze anche in presenza della necessità di interventi volti a superare situazioni di grave incuria e degrado; inoltre, potranno intervenire anche in materia di orari di vendita per asporto e di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche e degli orari di apertura delle sale giochi.
  Quinto e ultimo elemento, il decreto introduce nuovi strumenti efficaci di prevenzione e repressione, sanzioni amministrative e l'allontanamento per chi limita la libera accessibilità e fruizione di alcuni luoghi pubblici, per i parcheggiatori abusivi, per le persone in stato di ubriachezza, per chi esercita il commercio abusivo, per tutelare aree turistiche e zone vicino a scuole e a sedi universitarie. Vengono introdotte misure per limitare il fenomeno dell'abuso delle sostanze alcoliche, soprattutto dei giovani, che spesso determinano episodi di violenza, e contro gli atti vandalici. Inoltre, viene ripristinata fino al 30 giugno del 2020 l'efficacia della disciplina dell'arresto in flagranza differita per i reati commessi in occasione di manifestazioni sportive e l'estensione di questo istituto ai reati violenti commessi in occasione di manifestazioni pubbliche. L'arresto differito, che può avvenire soltanto quando non è possibile procedere immediatamente all'arresto per ragioni di sicurezza o incolumità pubblica e sulla base di documentazione videofotografica che individui inequivocabilmente il reato e l'autore, è un aspetto molto importante, perché consente alle forze dell'ordine di lavorare in condizioni più sicure e con risultati più incisivi.
  Per il Partito Democratico la sicurezza è il risultato di interventi equilibrati di prevenzione e repressione del disagio e del crimine; questi due elementi non possono essere separati. Qui c’è una differenza molto importante sul piano politico e culturale tra destra e sinistra: la destra alimenta l'illusione che la sicurezza si possa tutelare con l'inasprimento delle pene, la creazione di barriere, il ricorso a forme di autodifesa privata, magari anche armata. Noi pensiamo, invece, che prevenzione e repressione debbano muoversi di pari passo, sapendo che esse sono efficaci solo se praticate in modo complementare e integrato, coinvolgendo tutte le istituzioni. La repressione di chi delinque è parte integrante della prevenzione dei reati, perché la rende credibile ed efficace.
  Allo stesso tempo, la repressione da sola non funziona, perché non incide sulle cause dei reati e non ne rimuove le ragioni sociali e culturali. Ed è proprio questa la novità del decreto, che finalmente affronta in modo concreto la questione e supera luoghi comuni dannosi. Quando si stabilisce che i patti per la sicurezza comprendono interventi di inclusione e solidarietà sociale, con azioni mirate ad eliminare il fattore di marginalità, e interventi di contrasto della criminalità, si uniscono sul serio prevenzione e repressione. Per il PD la riqualificazione delle periferie e delle zone degradate è decisiva per aumentare la sicurezza. Questo tema è stato sottovalutato per troppo tempo da molte forze politiche: da una certa destra, che ha alimentato la paura per raccogliere voti, e da una certa sinistra, che ha abbandonato i ceti popolari e frequenta più i salotti televisivi e i social network che le periferie urbane. La povertà, il disagio sociale e la paura non possono essere solo l'oggetto di qualche convegno di studio o di assistenza caritatevole; devono essere al centro di una strategia di riqualificazione e di sviluppo sostenuta da interventi concreti e da risorse per sradicare la povertà e promuovere il rilancio culturale, occupazionale ed economico dei cittadini più deboli.
  Per noi la sicurezza è una priorità che riguarda soprattutto i cittadini che vivono nelle zone periferiche delle città. Per questo, il Partito Democratico è impegnato per tutelare il diritto alla sicurezza e per sostenere il lavoro quotidiano delle forze dell'ordine e della polizia locale. Rivendichiamo con orgoglio, e bene ha fatto il relatore, onorevole Fiano, a ricordarlo nel corso del dibattito, quanto è stato fatto in Pag. 77questi anni dal centrosinistra. Alcuni hanno parlato di risorse: ebbene, i numeri parlano da soli. Con la destra e la Lega al Governo, nel triennio 2009-2011, sono stati tagliati 4 miliardi al comparto sicurezza e difesa; nelle ultime quattro leggi di stabilità, i Governi di centrosinistra hanno aumentato le risorse per la sicurezza per 5 miliardi e 600 milioni.
  Questi sono i numeri e questi sono i dati inequivocabili. Per una forza di sinistra come il Partito Democratico, che è presente nelle periferie delle città e che ascolta e vuole rispondere alla domanda di sicurezza e di maggiori garanzie proveniente dalle persone in difficoltà, la sicurezza è un diritto che deve essere assicurato dallo Stato e dai poteri pubblici, perché consente di vivere liberi dalla paura. La sicurezza è una condizione per affermare la democrazia, perché permette di non farsi condizionare da timori irrazionali e da campagne che alimentano gli istinti peggiori e il ricorso alla violenza. Per queste ragioni, il Partito Democratico voterà a favore del decreto-legge per la sicurezza urbana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Correzioni di forma – A.C. 4310-A)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per una proposta di correzione di forma, ai sensi dell'articolo 90, comma 1, del Regolamento, la relatrice Morani. Prego.

  ALESSIA MORANI, Relatrice per la maggioranza per la II Commissione. Grazie. Allora, è una correzione di forma, come ha anticipato.
  All'articolo 5, comma 2, lettera b), la parola: «comprese» è sostituita dalla seguente: «compresi».
  All'articolo 8: al comma 1: alla lettera a), numero 2, le parole: «assicurare le esigenze» sono sostituite dalle seguenti: «assicurare il soddisfacimento delle esigenze» e le parole: «da afflusso di persone di particolare rilevanza» sono sostituite dalle seguenti: «da afflusso particolarmente rilevante di persone»; alla lettera a), dopo il numero 2 è aggiunto il seguente: «2-bis. dopo il comma 7 è inserito il seguente: «7-bis. Nelle materie di cui al comma 5, secondo periodo, i comuni possono adottare regolamenti ai sensi del presente testo unico».
  Alla lettera b), le parole: «all'articolo 54: 1. il comma 4-bis è sostituito dal seguente» sono sostituite dalle seguenti: «all'articolo 54, il comma 4-bis è sostituito dal seguente».
  Il comma 2 è soppresso.
  All'articolo 9, al comma 1, primo periodo, dopo le parole: «sanzione amministrativa» è inserita la seguente: «pecuniaria».
  Al comma 2, dopo le parole: «di cui al comma 1» sono inserite le seguenti: «del presente articolo».
  Al comma 3 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «del presente articolo».
  All'articolo 10, al comma 3, dopo le parole: «La durata del divieto» sono inserite le seguenti: «di cui al comma 2».
  Al comma 5, le parole: «In sede di condanna» sono sostituite dalle seguenti: «Nei casi di condanna» e le parole: «all'imposizione del divieto» sono sostituite dalle seguenti: «all'osservanza del divieto, imposto dal giudice,».
  All'articolo 12, al comma 1, le parole: «del regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, recante il testo unico delle leggi di pubblica sicurezza» sono sostituite dalle seguenti: «del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773».
  All'articolo 13, al comma 1, le parole: «pubblici, aperti al pubblico» sono sostituite dalle seguenti: «pubblici o aperti al pubblico».
  Al comma 6, le parole: «si applica» sono sostituite dalle seguenti: «si applicano».
  Al comma 7, le parole: «In sede di condanna» sono sostituite dalle seguenti: «Nei casi di condanna» e le parole: «pubblici, Pag. 78aperti al pubblico» sono sostituite dalle seguenti: «pubblici o aperti al pubblico».
  Alla rubrica, le parole: «pubblici, aperti al pubblico» sono sostituite dalle seguenti: «pubblici o aperti al pubblico».
  All'articolo 15, comma 1, lettera a), le parole: «vigente normativa,» sono sostituite dalle seguenti: «vigente normativa».
  All'articolo 16, al comma 1, capoverso, le parole: «l'obbligo a sostenerne le relative spese o a rimborsare» sono sostituite dalle seguenti: «l'obbligo di sostenerne le spese o di rimborsare»; alla rubrica, la parola: «Modifiche» è sostituita dalla seguente: «Modifica».

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Chiedo scusa, Presidente, però non mi sembravano poche correzioni, anzi mi sembravano anche numerose. Chiedo anche da relatore di minoranza, a questo punto, di poter prendere innanzitutto visione, e che eventualmente venga convocato un Comitato dei diciotto per capire effettivamente cosa viene modificato.

  PRESIDENTE. È stato distribuito a tutti i gruppi, Invernizzi. Lei lo ha ricevuto ?

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Sì, adesso, mi è arrivato adesso, ma qui non stiamo parlando di modificare due lettere. Signori, guardate, questo è l'elenco di quello che viene modificato... Un attimo !

  PRESIDENTE. Sta bene. Lei mi sta chiedendo un attimo di tempo per riuscire a leggere queste correzioni, e prendere...

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. No, Comitato dei diciotto ! Presumo che con tutte queste correzioni sia necessario.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA FERRANTI, Presidente della II Commissione. Allora evidentemente non ricorda il collega che in Comitato dei diciotto, l'ultimo Comitato dei diciotto, noi avevamo tutti d'accordo detto che le correzioni formali sarebbero state distribuite prima delle dichiarazioni di voto finali. E infatti a mano i funzionari delle Commissioni le hanno consegnate qui a tutti, compreso il relatore di minoranza, prima delle dichiarazioni di voto: si parla di tre ore fa, penso. Quindi credo che... Quindi forse il collega credo pensasse che la relatrice avesse letto qualcosa di diverso, ma sono quelle distribuite tre o quattro ore fa, se non ricordo male.

  PRESIDENTE. Invernizzi, le vanno bene cinque minuti ? Va bene, sospendo per cinque minuti. La seduta riprende alle 16,35.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 16,35.

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, le correzioni di forma proposte dalla relatrice si intendono approvate.
  (Così rimane stabilito).

(Coordinamento formale – A.C. 4310-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 4310-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.Pag. 79
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4310-A:
  «Conversione in legge del decreto-legge 20 febbraio 2017, n. 14, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza delle città».
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera approva (Vedi votazione n. 76) (Commenti di deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Mantero ed altri; Locatelli ed altri; Murer ed altri; Roccella ed altri; Nicchi ed altri; Binetti ed altri; Carloni ed altri; Miotto ed altri; Nizzi ed altri; Fucci ed altri; Calabrò e Binetti; Brignone ed altri; Iori ed altri; Marzano; Marazziti ed altri; Silvia Giordano ed altri: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento (A.C. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A). (Esame e votazione di questioni pregiudiziali e sospensive) (ore 16,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame... Colleghi ! Basta ! Per favore, non siamo allo stadio. L'ordine del giorno reca l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Calabrò ed altri n. 1 e Pagano ed altri n. 2 e delle questioni sospensive Gigli ed altri n. 1, Fedriga ed altri n. 2, Pagano n. 3 e Rampelli ed altri n. 4, riferite al testo unificato delle proposte di legge n. 1142-1298-1432-2229-2264-2996-3391-3561-3584-3586-3596-3599-3630-3723-3730-3970-A, recante norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
  Ricordo che nella seduta del 13 marzo 2017 si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
  Avverto che i deputati Gianluca Pini e Caparini hanno ritirato la propria sottoscrizione alla questione pregiudiziale di costituzionalità Pagano ed altri n. 2 e alla questione sospensiva Fedriga ed altri n. 2.
  Avverto che saranno esaminate e poste in votazione dapprima le questioni pregiudiziali di costituzionalità e, ove respinte, si passerà all'esame e alla votazione delle questioni sospensive.

(Esame di questioni pregiudiziali e di questioni sospensive – A.C. 1142-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo quindi all'esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità Calabrò ed altri n. 1 e Pagano ed altri n. 2.
  A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Chiusa la discussione, l'Assemblea deciderà con unica votazione sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità.
  Il deputato Antonio Marotta ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale di costituzionalità Calabrò ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.

  ANTONIO MAROTTA. Presidente, questa pregiudiziale, per la materia che tratta, rappresenta uno snodo importante con riferimento appunto alla violazione di più articoli della Carta costituzionale, che noi abbiamo indicato: l'articolo 2, l'articolo 3, l'articolo 13 e l'articolo 32. Fra l'altro, la Commissione affari costituzionali ha ripercorso in buona sostanza quello che noi andremo a dire e, al di là delle valutazioni per certi versi diverse, ha dovuto tenere conto dell'importanza di questi articoli della Costituzione e di come questo provvedimento si pone, almeno per quella che Pag. 80è la nostra valutazione, in aperta antitesi con il dettato costituzionale. Come tutti sappiamo l'articolo 2 – cercherò di essere sintetico anche perché i minuti a disposizione sono pochi e quindi bisogna andare al cuore del problema – riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo sia come singolo... eccetera. Dunque la prima considerazione è di natura storica perché, se non passiamo dall'evoluzione della Carta costituzionale, è difficile trovare l'area nella quale dobbiamo muoverci.
  La Costituzione vigente mette al centro dell'interesse il primato dell'individuo con riferimento ad una fase evolutiva rispetto alla Costituzione precedente del periodo fascista – la ricorderete – che metteva lo Stato al centro dell'interesse del sistema costituzionale. Questo lo dico perché da qui a un momento vedremo che nella valutazione che oggi questo testo comporta si pone di nuovo lo Stato in una posizione di controllo e di attuazione della volontà del singolo cittadino, violando così la ratio interpretativa di tutto il sistema costituzionale. Il diritto alla vita è un diritto riconosciuto. Noi qui affermeremo alla fine il diritto alla morte: io non so come è possibile, senza violare la Costituzione, affermare il diritto alla vita e contemporaneamente il diritto alla morte. O l'uno o l'altro, sono in antitesi e allora bisogna tenere conto anche che il nostro è un costituzionalismo liberale nel quale si afferma l'esistenza di diritti innati dei cittadini che lo Stato deve solo riconoscere e regolare e, si può affermare, che parla anche di una serie di diritti, i cosiddetti diritti nuovi, nel quale inserisce anche il diritto alla salute. Dunque come faccio io a tutelare un diritto dell'individuo che è fondamentale se non intervengo con una legislazione che, nel tutelare la volontà dell'individuo, non violi la Carta costituzionale ? Perché se io ho il diritto di decidere quanto devo e posso fare, questo mio diritto, perché non sia arbitrario e affidato al controllo di nessuno, devo inquadrarlo con questa valutazione nel tessuto costituzionale. Dunque il diritto alla vita, non devo dirlo io, ma è solennemente proclamato nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. E sul tema la Corte costituzionale si è più volte pronunciata affermando quello che noi sosteniamo sia la strada da seguire. Da ultimo nella sentenza n. 1146 del 1988 afferma che i diritti fondamentali sono i diritti che «occupano nell'ordinamento una posizione per dir così – sono parole testuali della Corte – privilegiata in quanto appartengono all'essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana». Se questa è la valutazione di fondo della Carta costituzionale e se è vero che il diritto alla vita è assolutamente indisponibile, deriva come conseguenza inevitabile che il consenso del titolare del diritto non ha effetto scriminante, non può avere effetto scriminante perché delle due l'una: o io affermo il diritto alla vita e, quindi, automaticamente lo devo proteggere nel mio percorso costituzionale, oppure non lo affermo e allora ho la possibilità di derogare rispetto a questo mio diritto inalienabile e quindi assumere anche un atteggiamento diverso.
  E questo è il primo grande problema che purtroppo ci vede protagonisti di una situazione che riteniamo assolutamente fuori dalla norma. È chiaro che non parlerò del diritto alla salute perché, essendo per così dire una conseguenza inevitabile del diritto alla vita, trova ingresso nella salvaguardia costituzionale e, come tale, si ha il diritto di custodire la salute, di preservarla e di far sì che ci sia un impegno della collettività al fatto che la salute, come diritto proveniente direttamente e promanante direttamente dal diritto alla vita, abbia uguale tutela. Mi pare che la normativa in esame rispetto a questo profilo (e già potremmo fermarci) presenta notevoli dubbi e perplessità.
  Ma un altro aspetto da sottolineare – andiamo per sintesi velocemente – è il rispetto dell'articolo 13. Perché è importante, perché viene richiamato e perché viene richiamato anche in sede di esame in I Commissione con una valutazione che da qui a un momento vedremo ? Diciamo che Pag. 81poiché tale articolo tutela ed evita la violenza fisico-morale alle persone comunque sottoposte a restrizione di libertà, noi dobbiamo recuperarlo perché, attraverso questo articolo, possiamo introdurre l'argomento di cui siamo assolutamente convinti e consapevoli. Con riferimento alla violenza fisica o morale ci dobbiamo mettere d'accordo una volta per tutte: sopprimere o accettare la volontà di chi si trova in una determinata situazione ed evitargli cure significa fargli una violenza – mi pare chiaro insomma – quindi siamo nell'ambito di quello che è il richiamo all'articolo 13 perché è una violenza che noi operiamo attraverso la procedura che abbiamo recuperato nel testo attraverso la dichiarazione davanti al notaio e il fiduciario (di qui ad un momento vedremo pure questa figura). Tuttavia chiaramente ci troviamo a dover affrontare questo problema. Di fronte alla violenza fisica la Corte costituzionale che cosa dice ? Afferma che c’è bisogno di una riserva di legge: su questo noi potremmo anche trovarci d'accordo perché, bene o male, ci accingiamo a fare una legge che dovrebbe intervenire in questa materia. Quindi, anche se noi la consideriamo fuori dalla norma, una riserva di legge c’è. Ma la violazione più latente è il fatto che è prevista anche una riserva di giurisdizione. Cosa voglio dire ? Se per riserva di legge nel caso di specie andiamo ad operare una violenza sulla persona che si trova in una determinata situazione e che molto probabilmente da quel momento in cui noi interveniamo non ha più la capacità di intendere e volere, la riserva di giurisdizione significa che è necessario un provvedimento motivato dell'autorità giudiziaria. Dunque nel testo in esame questo provvedimento motivato e questo iter che investe anche l'autorità giudiziaria per la verità non lo trovo. Significa che noi siamo in evidente contrasto e violazione dell'articolo 13 della Carta costituzionale. Se questo è vero il testo unificato deve tornare – concludo – al suo esame in Commissione per valutare un percorso, come l'abbiamo valutato per i minori ad esempio, che spinga il legislatore a fare intervenire l'autorità giudiziaria e quindi automaticamente abbiamo la certezza. Per tutto quello che non sono riuscito a dire per i tempi, chiedo di depositare il testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Europa).

  PRESIDENTE. È autorizzato. Il collega Pagano ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Pagano ed altri n. 2.

  ALESSANDRO PAGANO. Grazie, Presidente. La pregiudiziale che sto per sollevare per conto della Lega ha molteplici profili di censura – sono profili numerosi – quindi cercherò di essere molto schematico anche per cercare di far capire all'Aula come realmente siamo di fronte a un problema serio, nel senso che questa legge realmente ha profili di costituzionalità molto dubbi. Sorvolo velocemente sull'articolo 2, sul diritto inviolabile alla vita – questo ormai è chiaro –, ci sono sentenze a tempesta, la più famosa è la n. 35 del 1997. Invece entriamo nel merito di cose, che probabilmente anche, specialmente ai colleghi più giovani che non hanno partecipato ai dibattiti nelle passate legislature, possono servire a comprendere il fenomeno. La Convenzione dei diritti dell'uomo e della biomedicina, il famoso trattato di Oviedo del 1997, in Italia ratificato nel 2001, anche se tutto l'iter non si è ancora completato, narra espressamente, Presidente, di desideri, quindi siamo in un contesto di orientamento, siamo in un contesto di preferenza, di affettività, non certamente di disposizione, visto che questa legge è oltre rispetto al passato, rispetto alle passate legislature. Stiamo parlando di disposizioni, cioè di direttive che il paziente dà a chi evidentemente è lì per decidere, cioè il medico. Quindi, per come sono state impostate in questa legge, sono una vera e propria volontà ora per il futuro e quindi è importante comprendere che ora sia una valutazione diversa rispetto a quella che potrebbe essere in futuro. Il Comitato nazionale di bioetica ancora – aggiungo ed è del 18/12/2003 il documento – richiama Pag. 82espressamente le dichiarazioni anticipate di trattamento e invita il legislatore di allora a vincolare il medico a prendere in seria considerazione l'orientamento contenuto nel protocollo anticipato. Fin qui tutto bene, però aggiunge che non deve essere assoggettato e non deve essere vincolante, quindi in altre parole rigido, ed è la conferma che c’è qualcosa che non va in materia di diritti costituzionali. Ancora, Oviedo dice che vi deve essere alleanza tra medico e paziente, un'alleanza terapeutica e ovviamente i desideri non possono essere a tal fine vincolanti. La Corte europea dei diritti – stiamo parlando in questo caso di un profilo che ha assoluto valore giuridico perché richiamato dal Consiglio europeo di Nizza del 2000 e poi ancora dal Trattato di Lisbona – dice espressamente che ogni individuo ha il diritto alla vita – e siamo già a cinque – e ancora il provvedimento DAT – altro elemento – è in contrasto con una serie di articoli della Costituzione, il 2, il 3, il 10, il 13, il 19. Li lasciamo perdere tutti perché i minuti a disposizione sono pochissimi, ma il 32 vale la pena di rimarcarlo – ripeto – ancora una volta, ai colleghi che forse sono più giovani perché uno degli elementi su cui è fondato il ragionamento di coloro che sono a favore di questo provvedimento è che il comma 2 dell'articolo 32 dice espressamente: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizioni di legge», ma il legislatore, se l'ha messo al secondo comma, e il primo è preceduto da un altro e cioè che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e quindi automaticamente interesse della collettività, un motivo ce l'ha, e come se ce l'ha: vuol dire che lo mette in subordine rispetto all'interesse collettivo e individuale. A tal riguardo, invito a leggere quello che fu il dibattito nella Costituente, che vide protagonista niente poco di meno che l'onorevole Moro, che testualmente disse: «Non sono ammesse» – era il 28 gennaio del 1947, con riferimento a questo comma – «pratiche sanitarie lesive della dignità umana» e anche con riferimento al limite del legislatore: «impedendo pratiche sanitarie lesive della dignità umana»: si fa riferimento espressamente al problema della sterilizzazione e a quegli altri connessi. In altre parole – vado per sintesi perché il poco tempo non dà la possibilità di essere ancora più chiari, il riferimento al secondo comma è proprio specificatamente con qualche cosa che aveva a che fare con la sterilizzazione. Tutto il resto evidentemente era subordinato all'interesse personale e collettivo. Altro profilo di censura: l'idratazione e la nutrizione artificiale non sono evidentemente forzature, non possono essere forzate, non possono diventare dei trattamenti sanitari. Sono invece a tutti gli effetti un elemento vitale. E infine – dulcis in fundo – che succede quando vi sono previsioni indeterminate – così come l'articolo 3, comma 1, sembra far capire – o espressioni del paziente che sono variamente interpretate ?
  Può capitare, penso che sia chiaro se uno lascia una dichiarazione ora per il futuro e magari l'interpretazione è dubbia o la previsione è indeterminata. Che succede ? È chiaro che ci sono dei rischi fatali, lesivi per la salute del paziente, a cui evidentemente non verrebbe assicurata la piena tutela della salute. E in questo caso – come si vede – anche il riferimento all'articolo 2 della Costituzione. Ebbene, che si fa in questi casi ? Traduco concretamente tutto questo con un fatto concreto: entro in coma, ho lasciato una dichiarazione qualche anno fa; da quando mi si comincia a privare delle cure essenziali ? Da oggi ? Tra un anno ? Fra cinque anni ? Tutto questo è indefinito; ecco perché noi abbiamo sempre espressamente detto che almeno in casi di coma, non dico il coma permanente, ma almeno quando c’è un coma persistente, si ha il dovere di essere assolutamente tutelanti della vita stessa. Quindi, come si vede, si sommano profili di incostituzionalità che sono concreti e veri, che si sommano a quelli sanitari, tant’è che io penso che nel dibattito avremo modo di chiarire bene tutto questo, ma oggi che stiamo parlando di Pag. 83profili di incostituzionalità mi si dica se c’è una coerenza rispetto all'articolo 29 della Costruzione, rispetto all'articolo 2.
Chiudo con un ultimo elemento: questo provvedimento non prende in esame l'obiezione di coscienza, che invece è un diritto costituzionale. Ora mi pare di potere dire che ce ne sono tanti di argomenti, per cui certamente chiediamo di non procedere all'esame per evidenti dubbi di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Monchiero. Ne ha facoltà. La aspetto. Prego.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente, anche della cortesia, ma ero andato a verificare la mia posizione nell'elenco, non pensando di essere il primo degli interventi, dopo quello degli illustratori. Io prenderei subito il toro per le corna per evitare di dilungarsi eccessivamente, avendo anche solo cinque minuti di tempo.
  Nella relazione che accompagna la proposta di rinvio di questo provvedimento per una presunta questione di violazione della Costituzione, il collega Pagano cita una serie di articoli che la legge in esame violerebbe ed è un elenco abbastanza lungo: gli articoli 2, 3, 10, 13, 19 e 32. Ora, è chiaro che la pregiudiziale di costituzionalità è utilizzata in quest'Aula quasi come un rito – perché è davvero troppo ricorrente – però il riferimento agli articoli della Costituzione dovrebbe avere un più preciso fondamento e ora che il testo che abbiamo in esame violi i diritti fondamentali dell'uomo, il principio di uguaglianza o addirittura i diritti dello straniero, basati sul richiamo al diritto internazionale mi sembra assurdo. Non credo che ci sia una sola parola che riguarda il diritto degli stranieri e meno che mai la libertà di culto, cui si riferisce l'articolo 19 e anche il riferimento all'articolo 13, che peraltro la legge comprende è un riferimento alla libertà personale e ai diritti del carcerato e, per quanto uno abbia una visione pessimista degli ospedali, è difficile accomunare gli ospedali ai luoghi di detenzione, quindi è citato credo anche impropriamente, per un eccesso di volontà di citare.
  Io andrei invece a quello che è il punto dirimente della questione, l'articolo 32 su cui si sono soffermati entrambi i relatori delle questioni pregiudiziali. Ora, l'articolo 32 fissa un principio particolarmente moderno, tenendo conto che è stato scritto 70 anni fa, che afferma il diritto dell'individuo di rifiutare le cure sanitarie. Io convengo con il collega Pagano che la ragione per cui venne inserita questa norma probabilmente fosse un richiamo a qualche orrore delle dittature da cui si proveniva in quel momento e che, quindi, fosse una cautela per evitare in futuro simili fenomeni assolutamente drammatici.
  Sta di fatto, però, che nell'introduzione giurisprudenziale di questi ultimi anni il diritto sancito all'articolo 32 è stato posto come questione dirimente in moltissime cause di richieste di risarcimento. Non devo ricordare agli avvocati e all'avvocato che mi ha preceduto prima, l'avvocato Marotta, che un medico, qualche anno fa, per carenza di consenso informato venne condannato per omicidio preterintenzionale e non per omicidio colposo; venne condannato per omicidio preterintenzionale con una sentenza che fece status e che venne assolutamente ripresa e che poi fu a fondamento di tutte le altre sentenze in materia di risarcimento. Ora sulla base di queste interpretazioni giurisprudenziali è entrato nel nostro ordinamento il consenso informato. Il consenso informato è comunemente praticato in tutti gli ospedali in qualsiasi circostanza, solo che attualmente si risolve quasi sempre in una pratica burocratica: una firma su un testo, a volte anche abbastanza complesso e che meriterebbe ben altra spiegazione (e mi avvio alla conclusione, Presidente).
  La nostra proposta di legge – e dico «nostra» perché mi riconosco nel testo uscito dalla Commissione – parte da qui. Tutte le tematiche connesse alle dichiarazioni anticipate di volontà e al fine vita partono dal consenso informato e sul Pag. 84consenso informato la proposta di legge propone di costituire e di rifondare una vera alleanza medico-paziente, che deve essere comunque l'elemento che guida il rapporto fra il medico e il paziente per tutta la durata delle cure. Questo principio è rivoluzionario, perché cambia completamente le prospettive del rapporto medico-paziente, e credo che sia un principio assolutamente condivisibile ed è totalmente aderente alla spirito della Costituzione. Per questa ragione il nostro gruppo, salvo naturalmente le eccezioni di chi ritiene che questo provvedimento non sia da approvare, ritiene che rigetterà la questione pregiudiziale di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Silvia Giordano. Ne ha facoltà.

  SILVIA GIORDANO. Grazie, Presidente. L'interpretazione dell'articolo 52, paragrafo 1, della Carta dei diritti dell'Unione europea, è ben più ampia rispetto a quella indicata nella pregiudiziale, perché tale articolo impone al legislatore di rispettare il contenuto essenziale dei diritti e delle libertà fondamentali e di procedere ad eventuali limitazioni nel rispetto del principio di proporzionalità e solo laddove siano necessarie le limitazioni e rispondano effettivamente a finalità di interesse generale riconosciute dall'Unione o dall'esigenza di proteggere i diritti e le libertà altrui. È evidente che il diritto a rifiutare o a interrompere un trattamento sanitario non inficia i diritti e le libertà altrui e, men che meno, l'interesse generale. In più, fra i diritti e le libertà fondamentali vi è per l'appunto all'articolo 3, nell'ambito della medicina e della biologia, anche il rispetto del consenso libero e informato della persona interessata. Quindi, che dire ? Ringrazio i proponenti delle pregiudiziali che ci ricordano che stiamo andando nella giusta direzione.
  È discutibile anche il richiamo all'articolo 2 della Carta dei diritti dell'Unione europea, ove la pregiudiziale fa riferimento alla protezione della vita. In realtà, il citato articolo 2 è rubricato «diritto alla vita» e prevede che ogni persona ha diritto alla vita e che nessuno può essere condannato alla pena di morte né giustiziato, con chiaro riferimento ad un diritto soggettivo di ciascun individuo e non già ad un bene, per l'appunto la vita, da tutelare a prescindere dall'individuo medesimo. Il richiamo alle sentenze della Corte costituzionale n. 282 del 2002 e n. 338 del 2003 in realtà conferma che il consenso del paziente è sempre necessario anche dinanzi all'autonomia e alla responsabilità del medico e, in realtà, ciò è così palese che l'hanno riportato anche nel testo della questione pregiudiziale. Infatti, si dice che la regola di fondo della pratica dell'arte medica è costituita dall'autonomia e dalla responsabilità del medico, appunto fondante l'arte medica, e il medico «(...) sempre con il consenso del paziente, opera le scelte professionali basandosi sullo stato delle conoscenze a disposizione». Quindi, il medico può avere tutta l'autonomia e la responsabilità che gli spetta, ma deve sempre – sempre ! – considerare il consenso del paziente.
  Ancora. Valutando le pregiudiziali esclusivamente rispetto all'articolo 32, che è stato più volte citato anche dal collega Pagano, si può notare chiaramente come queste pregiudiziali compiano un vero e proprio salto logico e giuridico approdando su un terreno etico, che però dovrebbe essere escluso dal contesto e soprattutto da questa sede. Gli appelli e i richiami nonché le interpretazioni alla nostra Costituzione che si leggono nel testo, in particolare quelli all'articolo 32, sono del tutto erronei e infondati. La pregiudiziale, per esempio, nega la possibilità che un interesse protetto possa prevalere a pena della negazione dell'altro di pari grado, ma questo non è assolutamente vero; infatti, il dovuto bilanciamento degli interessi costituzionalmente protetti non impedisce la decisione e dunque il primato dell'uno o dell'altro ove non infici principi fondamentali.
  Ma per far contento anche il collega Pagano, rileggiamo attentamente l'articolo 32 della nostra Costituzione: «La Repubblica Pag. 85tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». La tutela considerata dalla nostra legge fondante è quella della salute; il diritto fondamentale dell'individuo è la salute, nel senso che si ha diritto ad essere curati ma non è che si è obbligati ad essere curati. Il principio fondamentale che si ricava dall'articolo 32 è che la scelta di come declinare il trattamento sanitario è rimessa integralmente al legislatore e, quindi, non si può affermare che il favor vitae sia un principio fondante del nostro ordinamento a partire dalla Costituzione, con i successivi richiami agli articoli 2, 3, 13 e 32. Infatti, la loro presunta violazione non è in alcun modo argomentata nella pregiudiziale né tanto meno ciò trova riscontro nel nostro sistema giuridico e costituzionale.
  In fondo nelle pregiudiziali c’è anche un richiamo al codice di deontologia medica e questo mi pare del tutto paradossale. Infatti, perché all'interno di una questione pregiudiziale di costituzionalità si fa un richiamo a un codice deontologico approvato oltretutto da una parte ristretta dei cittadini, ossia dall'ordine dei medici ? Per dire che una legge non rispetta la Costituzione ? Ma al massimo è il codice deontologico che si deve adeguare alla legge. Tuttavia, su questo posso essere d'accordo tanto che, se andremo avanti, punteremo a togliere il codice deontologico dalla legge e al massimo a riformare il codice deontologico per adeguarlo alla legge, che spero approveremo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare chi è in tribuna: l'istituto di istruzione superiore «Giancardi-Galilei-Aicardi» di Alassio e l'istituto comprensivo «Diaz» di Laterza, in provincia di Taranto, che seguono i nostri lavori (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Forza Italia si asterrà su questa pregiudiziale ma non perché non vi sia un convincimento della necessità di un dibattito approfondito, anche valoriale, su questo provvedimento, ma perché noi vogliamo discutere questo provvedimento. Noi siamo dell'avviso che debba essere l'Aula – con i doverosi approfondimenti e con la capacità di ciascun deputato di liberarsi dell'appartenenza politica e di valutare con la propria coscienza e la propria cultura i rischi di questa proposta di legge – a stabilire le modalità, qualsiasi esse possano essere, perché questi obiettivi possano essere normativamente e puntualmente raggiunti.
  Noi abbiamo delle perplessità, e non le nascondiamo, sulla possibilità di ritenere un trattamento sanitario l'alimentazione e la idratazione, e qui qualcuno non me ne vorrà se io sostengo che le definizioni che nella «sentenza Englaro» si leggono vengono dai giudici e che i giudici possono amministrare giustizia ma non scrivere leggi. Il tema è molto chiaro. È scritto nella Costituzione, all'articolo 101, che i magistrati sono soggetti soltanto alla legge. Invece, qui mi sembra che stiamo capovolgendo il ruolo e che è la legge ad essere soggetta ai coup de foudre giurisprudenziali della magistratura.
  Certo, non potrà essere una sentenza, da qualsiasi organo provenga, a legittimare che nutrimento e acqua, cibo e acqua, siano presidi terapeutici. Questo è un tema su cui bisognerà discutere approfonditamente e assumerci una responsabilità che mi ricorda un classico esempio di azione a matrice dolosa per omissione: la madre che uccide il neonato facendogli mancare il nutrimento.
  Questo dimostra che è possibile uccidere anche omettendo e questo classico esempio, a cui io avevo dato un'importanza puramente dogmatica, quando l'ho studiato, mi rendo conto che oggi torna clamorosamente attuale, perché noi dobbiamo chiederci se è legittimo, se è possibile Pag. 86– e questa legge ha dei casi, ha dei vuoti assolutamente significativi da questo punto di vista – legittimare la perdita della vita per mancanza di cibo e di acqua.
  E si avrà voglia a dire che se il cibo viene somministrato attraverso una cannuccia o una cannula – scusate se non riesco bene a capire la differenza fra cannuccia e cannula – non è più cibo, ma è presidio terapeutico, ci vuole proprio uno sforzo – come posso dire ? – irrazionale, illogico, poco etico, fatemi passare questo termine, per trasformare, per ragioni di convenienza politica, una ovvietà in una contro ovvietà: cibo e acqua non possono essere trattamento sanitario.
  E se è vero, allora, che il consenso informato può essere riferito solo e soltanto a trattamenti sanitari e se cibo e acqua non sono trattamenti sanitari, voi capite bene questa legge che necessità di approfondimento ha.
  E ho sentito dire, scusate se apro una parentesi in modo proprio non chiarissimo, che tanto è una legge leggera, è una legge soft: io ho esattamente l'impressione opposta, che lo sforzo di alleggerirla la rende tremendamente pesante sul piano della digeribilità costituzionale, ma soprattutto della digeribilità concettuale, cioè siamo di fronte ad un tentativo goffo, fatemi passare questo termine, di raggiungere un obiettivo attraverso strumenti che non lo legittimano assolutamente.
  Cibo e acqua non sono trattamento sanitario, quindi non sono soggetti a consenso informato.
  È un tema che va approfondito e che Forza Italia intende mettere sul piatto della discussione parlamentare, ma su riflessioni che non siano mirate all'obiettivo.
  La nostra non è un'obbligazione di risultato tout-court, noi non dobbiamo entrare su questi temi etici, in Aula, con l'obiettivo politico, ma con l'obiettivo di dare spazio alla nostra coscienza, che è un tema profondamente diverso, e la libertà di mandato di parlamentare e la mancanza di vincolo su questo si deve manifestare.
  C’è un secondo punto che io segnalo ed è la figura del medico, l'esecutore testamentario, che però, se non esegue fedelmente quella volontà, non va incontro all'immunità da responsabilità penali e civili ma, dall'altro canto, deve essere soggetto alle regole della deontologia, della buona legge medica, delle buone prassi e quindi vive questo incubo, in cui c’è la volontà, c’è la necessità di guadagnarsi l'immunità rispettandola, ma non possono essere ordini che vanno contro le regole.
  Capite bene che siamo di fronte ad una lettura della funzione medica, questa sì, pienamente incompatibile con l'articolo 32 della Costituzione, in cui il medico viene posto nella drammatica situazione di conservare il proprio status e di comportarsi non nell'interesse del paziente, ma nell'interesse di se stesso, una sorta di neo-medicina difensiva da DAT, come è scritto in questa legge, su cui credo questa Camera dovrà profondamente discutere.
  Quindi la nostra è un'astensione consapevolmente indirizzata alla discussione del provvedimento, ma con questa consapevolezza di coscienza critica, che sarà il leitmotiv della nostra presenza in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente ed egregi colleghi, non vi nascondo che ho fatto e faccio grande fatica a comprendere in che cosa consisterebbe l'incostituzionalità di questa proposta di legge, la quale è così titolata: Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento.
  Consenso informato, l'articolo 1: la presente legge stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne che nei casi espressamente previsti dalla legge.
  Ora cominciamo da qui: questo articolo sarebbe incostituzionale ? Perché ? Ma si rendono conto, i redattori della pregiudiziale, che questo è il punto più avanzato Pag. 87che si ha in materia di rapporto tra medico e malato, da un secolo a questa parte ?
  Nel secolo scorso, non c'era il diritto del malato ad avere, come dire, le informazioni che riguardavano la sua salute.
  Non dimenticate che il malato si chiamava e si chiama ancora, purtroppo, nel linguaggio comune, il paziente, cioè colui che deve patire e che quando entravi negli ospedali dovevi privarti dell'abito consueto e indossare un pigiama, perché dovevi essere individuato come corpo a sé e oggetto dell'arte medica; il medico aveva il diritto di non dirti come stai.
  Dopodiché, con lo sviluppo della civiltà, si è stabilito e si è finalmente scoperto, in virtù dell'articolo 32 della Costituzione, che la vita è tua, articolo 2 della Costituzione citato, articolo poi 32 della Costituzione, che è di una semplicità – oggi è una discussione veramente surreale – è di una semplicità unica l'articolo 32 della Costituzione.
  Ora lo voglio citare: «Nessuno può essere obbligato ad un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana».
  Quindi cosa dobbiamo aggiungere ? Cosa dobbiamo aggiungere ?
  È come insegnavano i giureconsulti antichi, i giureconsulti romani: dove è chiara la lettera, non fare oscuro commento.
  E voi avete utilizzato ben quattro colonne della pregiudiziale per mettere insieme citazioni fuorvianti, che nulla hanno a che vedere con questa materia.
  Questa proposta di legge, poi, di che cos'altro si interessa ? Si interessa dell'ipotesi in cui qualcuno, in un certo momento, può temere di perdere la consapevolezza di sé e quindi di disporre per il futuro, e infatti l'articolo 3 di questa legge dice semplicemente: «ogni persona maggiorenne» lo dice in coerenza con quanto abbiamo detto prima «e capace di intendere e di volere, in previsione di un'eventuale futura incapacità di autodeterminarsi, può, attraverso le DAT» – si dice qui, non mi piace come è scritto, cioè con le disposizioni a futura memoria – «esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari, nonché il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostico-terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e di idratazione» – sottolineo – «artificiali», cioè questa norma è in linea perfetta con la norma di cui abbiamo parlato prima, cioè del consenso informato.
  In altre parole: io ho diritto a disporre di me, sì o no ? Certo, lo so che ci sono dottrine religiose e non soltanto religiose, le quali dicono che tu non puoi disporre della tua vita, lo so, però queste convinzioni religiose sono convinzioni di alcuni e non possono essere imposte per legge ad altri.
  Non vorrei però allargarmi e approfondire l'argomento, perché cinque minuti di tempo sono a disposizione e quindi non ci consentono di soffermarsi più di tanto.
  Ho finito: e allora, scusate, la questione è molto semplice: la vita è la mia e io spero che, qualora domani avessi bisogno di provvedere per il futuro, possa io, in tutta tranquillità, con un fiato di voce che mi rimane, dire «Fatemi morire in pace e fatevi i fatti vostri» (Applausi dei deputati del gruppo Articolo 1-Movimento Democratico e Progressista).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Lattuca. Ne ha facoltà.

  ENZO LATTUCA. Signor Presidente e onorevoli colleghi, le questioni pregiudiziali all'esame di quest'Aula sollevano dubbi circa la legittimità costituzionale della proposta di legge approvata dalla Commissione affari sociali in materia di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento.
  I parametri di costituzionalità che vengono invocati sono diversi: gli articoli 2, 3, 13 e 32 della Costituzione, nonché la Convenzione europea dei diritti dell'uomo e la Convenzione di Oviedo in materia di biomedicina.
  Gli argomenti utilizzati dai presentatori tuttavia non convincono, al contrario, questa Pag. 88Camera sente il dovere di colmare una lacuna legislativa: questa sì, rischia di porre il nostro ordinamento e la nostra responsabilità di legislatori di fronte ad un conclamato conflitto con i principi della nostra Costituzione. Gli stessi articoli che vengono citati per censurare il riconoscimento della possibilità per ogni persona di esprimere anticipatamente le proprie volontà, i propri desideri, per utilizzare le parole della Convenzione di Oviedo in ordine ai trattamenti sanitari a cui si intende essere sottoposti in caso di necessità, quegli stessi articoli della nostra Costituzione esigono un intervento legislativo. Non vi è, infatti, alcun ragionevole dubbio nel ritenere che il principio dettato dall'articolo 32 della Costituzione si traduca nel diritto del paziente nel pieno possesso delle proprie facoltà intellettive di rifiutare un qualsiasi trattamento sanitario, anche quando, sottraendosi, è consapevole di andare incontro alla morte. Con questa legge, finalmente, si disciplina il consenso informato, dopo decenni nei quali per via amministrativa e giurisprudenziale tale istituto è entrato nella pratica del rapporto medico-paziente come un momento fondamentale di quell'alleanza terapeutica tante volte invocata.
  Ma, quando il paziente si trova nella condizione, reversibile o irreversibile, di incapacità di intendere e di volere, il nostro ordinamento non consente condizioni di uguaglianza e di effettività per quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione. Ora, con questa legge, si introduce la possibilità – la possibilità, voglio ripeterlo – di proiettare nel futuro, di proiettare in un momento che ognuno si augura mai arriverà, le proprie personali dichiarazioni anticipate di trattamento o, come spesso è stato definito, il proprio testamento biologico. Fino ad oggi, occorre ricordarlo, solo la giurisprudenza della Corte di cassazione ha riconosciuto, per casi specifici, al prezzo di un dolore profondo, trascinato nel tempo, la ricostruzione in via presuntiva della volontà del paziente non più cosciente.
  Si colma così, con questa legge, una lacuna ormai unica tra i Paesi contraenti quelle stesse convenzioni internazionali sopra citate. Con questo provvedimento, a ben vedere, si fa vivere fino in fondo quanto previsto dalla Costituzione: il diritto alla vita; il diritto alle cure, che mai può trasformarsi in un dovere coercibile di vita o di cura; il rispetto della dignità umana, che non può che passare dal principio di autodeterminazione della persona (ciascuno, e solo ciascuno per sé, può determinare il confine oltre il quale la propria dignità verrebbe violata); il diritto alla libertà personale di cui all'articolo 13 della Costituzione, che, ben lungi dall'essere solamente libertà dagli arresti, si sostanzia in diritto all'intangibilità del proprio corpo, all'inviolabilità della propria integrità fisica.
  Con riguardo alle obiezioni specifiche sollevate da chi si oppone all'approvazione di questo progetto di legge, tengo a precisare che non solo la costante giurisprudenza, ma la quasi totalità della comunità medico-scientifica concorda sulla necessità di assimilare la nutrizione e l'idratazione artificiale ai trattamenti terapeutici in senso stretto per via del loro carattere invasivo e per via delle procedure sanitarie e delle condizioni di professionalità che si rendono indispensabili per essere sottoposti a questo tipo di pratica. E voglio dirlo per inciso, Presidente: non si può parlare di cibo ed acqua, perché non è questo il punto, ma è altrettanto vero che nemmeno cibo e acqua possono essere imposti ad una persona cosciente.
  E ancora, è difficile pensare che la configurazione di un diritto all'obiezione di coscienza sia fattibile, sia pensabile da parte del personale medico rispetto a condotte che sono condotte omissive, ovvero di fronte alla legittima pretesa del paziente di non essere sottoposto, di non sottoporre il proprio corpo a cure non desiderate. Presidente, mi rendo conto della sensibilità della materia che stiamo affrontando e anche della delicatezza che richiede nell'essere trattata in questa sede; non potrebbe essere altrimenti, quando si parla di vita, per tanti un dono sacro, per alcuni frutto del caso, per alcuni ancora una condanna, e quando si parla di morte Pag. 89come ultima linea rerum, ma credo che, arrivati a questo punto, con colpevole ritardo, non possiamo sottrarci a questa responsabilità, e credo che dobbiamo, senza ulteriore indugio, esercitare questa responsabilità con cautela e lucidità. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico esprimerà il voto contrario sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità qui presentate.
  Il testo approvato dalla Commissione affari sociali, in conformità ai principi costituzionali, ha il grande pregio di farlo nel pieno rispetto del principio di laicità, rifiutando la logica del perfezionismo giuridico, e consentendo, quindi, a ciascuno di determinare la propria esistenza senza essere costretto a subire trattamenti sanitari contro la propria volontà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Grazie, signor Presidente. Ringrazio i colleghi appena intervenuti per la chiarezza della loro esposizione; una chiarezza che mette in evidenza che qui non stiamo trattando di disposizioni anticipate di trattamento. Stiamo trattando di eutanasia. Quando con chiarezza si dice che qui è questione del principio che la vita umana è un bene alienabile, è evidente che stiamo trattando di eutanasia. Consentitemi di esprimere un qualche rammarico per l'ipocrisia con cui in questo Parlamento, invece di proporre con chiarezza una legge sull'eutanasia, si tenta di introdurre una riforma di questa portata nell'ordinamento italiano surrettiziamente, di nascosto, e dando l'impressione che invece si parla di altro. Eh no, se qualcuno vuole introdurre l'eutanasia, avrebbe il dovere morale e politico di dire con chiarezza: vogliamo una legge sull'eutanasia.
  Questo, colleghi del Partito Democratico, non lo avete fatto, e questo è un tentativo di aggirare la buona fede del popolo italiano che non vi sarà perdonato. Il collega Sannicandro non riesce a capire perché mai ci possa essere un dubbio di costituzionalità: proverò a spiegarglielo. Alle radici della nostra concezione del diritto, non della concezione cristiana del diritto, benché io sia notoriamente bigotto, alle radici della concezione del diritto che è propria dell'Occidente, a partire dai romani, c'era l'idea che ci sono diritti inalienabili, e questo lo ritroverete in tutte le dichiarazioni sui diritti dell'uomo. Cosa vuol dire inalienabile ? Non vedo il collega Sannicandro, pazienza. Inalienabile vuol dire che non si può cedere, che non si può vendere. I romani pensavano che la libertà fosse alienabile e uno si poteva vendere come schiavo.
  La libertà era un bene, ma non un bene inalienabile. Noi abbiamo pensato, invece, che la libertà fosse inalienabile; neanche se tu lo vuoi, ti puoi vendere la libertà. E abbiamo pensato anche che, neanche se tu lo vuoi, ti puoi vendere la vita. Il diritto alla vita è un diritto inalienabile. Con queste disposizioni, il diritto alla vita cessa di essere un diritto inalienabile. Vi pare abbastanza per avere un dubbio di costituzionalità ? Ma andiamo avanti: un altro buon motivo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROCCO BUTTIGLIONE. No, non ho il tempo, un minuto solo.

  PRESIDENTE. Trenta secondi.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Un altro buon motivo è che il medico è trasformato in qualcuno che deve obbedire a un ordine di uccidere o di lasciar morire; di uccidere o di lasciar morire in un modo particolarmente crudele. Privare una persona di cibo e di acqua, anche attraverso la somministrazione artificiale, significa farla morire in un modo particolarmente crudele.

Pag. 90

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 17,25)

  ROCCO BUTTIGLIONE. Se volete introdurre l'eutanasia, allora abbiate il coraggio di scegliere un metodo per far morire la gente più umano: una iniezione letale, per esempio. In questo modo, voi introducete l'eutanasia, per di più in un modo particolarmente disumano, e anche questo è incostituzionale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. Vorrei ricordare che oggi è il 13 di marzo, il giorno in cui Aldo Moro fu rapito e la sua scorta fu massacrata in via Fani (Commenti). Il 16 di marzo, che ho detto ?

  PRESIDENTE. Onorevole Gigli, parli con la Presidenza.

  GIAN LUIGI GIGLI. Lo ricordo non solo per rispetto ad un grande statista della migliore tradizione dei cattolici in politica, ma anche perché quel giorno, giovane specializzando, cominciavo ad interrogarmi con i risvolti etici della professione medica; e lo ricordo anche perché Moro ha molto a che fare con i valori della Costituzione che qui stiamo cercando di interpretare. L'articolo 2 della Costituzione dice che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà. L'articolo 13 riconosce che la libertà personale è inviolabile. L'articolo 32 dice che la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e aggiunge che nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario, se non per disposizione di legge, e che la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
  Ho richiamato questi principi perché è proprio sull'articolo 32, paradossalmente, che Moro molto si impegnò, intervenendo nel Comitato dei 75, e fece aggiungere quel secondo comma proprio pensando a ciò che era stato Mengele nei campi di concentramento nazisti e alle sterilizzazioni imposte.
  Allora, ciò detto, noi siamo certamente a favore dell'autodeterminazione, ma non si può leggere il secondo comma dell'articolo 32 della Costituzione senza tener conto del primo. Non si può, facendo finta di non sapere che i beni costituzionali certamente sono tutti protetti, compresa l'autodeterminazione del paziente, ma lo sono secondo un ordine gerarchico. Per questo l'autodeterminazione non può essere un valore assoluto: è un valore che va bilanciato certamente, va bilanciato insieme tenendo conto di altri valori. E quali sono questi altri valori ?
  C’è il problema del medico, c’è il problema delle istituzioni sanitarie: medico al quale non può essere fatta violenza fino al punto di coartarne la libertà di scienza e di coscienza nel nome appunto dall'autodeterminazione del paziente. C’è la vocazione delle istituzioni sanitarie, che la Costituzione ci dice, devono essere orientate a tutelare la salute del paziente, e a cui di nuovo non possiamo fare violenza. Nessuno nega il diritto del paziente, ripeto, al rispetto della sua volontà, ma questa rivendicazione non può essere assoluta fino al punto di autorizzare la decisione di anticipare la propria fine o quella di chi rappresentiamo, fosse anche per sottrazione di idratazione e di nutrizione. Nel primo caso questa decisione di affrettare la morte sarebbe suicidio assistito, nel secondo caso, comunque la volete girare, sarebbe una eutanasia omissiva se la legge non viene modificata sensibilmente; e questo fa violenza alla nostra Costituzione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 17,30)

  GIAN LUIGI GIGLI. Voglio concludere, mi avvio alla conclusione. Prima di Pasqua, dicevo, se questa legge non sarà significativamente modificata, la Camera avrà di fatto sdoganato senza dirlo chiaramente, Pag. 91ingannando come ha detto il collega Buttiglione i cittadini di questa nostra Repubblica, l'eutanasia da omissione dei sostegni vitali. La cultura dei diritti civili, dimentica dei doveri di solidarietà sociale ai quali ci richiamava la Costituzione, avrà fatto a quel punto un significativo balzo avanti.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIAN LUIGI GIGLI. Vado a terminare, Presidente. Il punto però – e voglio dirlo con le parole di Luciano Violante – è che ad ogni diritto corrisponde un preciso dovere, e che la coppia diritti-doveri è indispensabile per la tenuta del contesto civile. Senza diritti, infatti, non c’è democrazia, ma una società senza doveri resta in balìa degli egoismi individuali. Dunque, per dirla con l'ex Presidente di questa Camera, al diritto di morire se esistesse, dovrebbe corrispondere il dovere di dare la morte, per questa nostra società. Offriamo queste considerazioni alla vostra valutazione, colleghi, in particolare colleghi del Partito Democratico; offriamo queste considerazioni alla vostra valutazione, affinché ci sia ancora spazio, passato questo voto sulle pregiudiziali di costituzionalità, per migliorare significativamente questa legge, per togliere ogni alibi a chi vuole nascondere, ripeto, l'eutanasia da omissione di cure dietro una legge che parla di consenso informato e di dichiarazione anticipata di trattamento (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Monica Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Presidente, Sinistra Italiana voterà contro le pregiudiziali di costituzionalità, in quanto le motivazioni riportate sono prive di fondamento e sono strumentali. Ma in fondo la strumentalità su questo argomento non ha origine oggi, ma sono anni che una parte della società e della politica mette in campo azioni e motivazioni che minano una corretta informazione, solo perché si vuole affermare un ideale e una cultura, che si rispetta ma che non si condivide. Però questo esclude l'altra parte della società, andando a ledere la libertà personale: quella libertà che queste pregiudiziali riportano in continuazione, e che rappresenta la prima motivazione per la quale Sinistra Italiana voterà contro.
  Infatti l'articolo 13 della nostra Costituzione afferma che la libertà personale è inviolabile, e l'articolo 2 ci dice che la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo.
  Allora, se si deve bilanciare la scelta legislativa con i diritti fondamentali, devono essere applicati i due articoli sopracitati attraverso una legge; e in questo caso il testo in esame – che badate bene, non impone nulla a nessuno – lo fa.
  Qui vengo al secondo punto: perché, come dicevo, non si impone nulla a nessuno, ma si regola, si norma un qualcosa che deve fare un Paese che si reputa civile. Infatti è demagogico affermare che il testo impone determinati comportamenti al medico contrastando il codice deontologico, perché quest'ultimo parla di rispetto della dignità e libertà della persona, quindi della volontà, e del diritto di un malato, in applicazione dell'articolo 2 della Costituzione.
  Infine le falsità: sì, Presidente, le falsità inerenti la sospensione della nutrizione e idratazione artificiali. Le stesse sono chiamate artificiali dal momento in cui il malato non è più in grado di nutrirsi e idratarsi autonomamente per bocca, e ciò viene fatto artificialmente, attraverso vie d'accesso alternative, quali quelle endovenosa e nasogastrica, che mantengono in vita il paziente senza alcun miglioramento delle sue condizioni. Quindi l'unica forzatura che oggi si applica è questa, ledendo la libertà e la dignità della persona, che possiamo chiamare più semplicemente un accanimento terapeutico, in quanto le sostanze somministrate rientrano nel piano terapeutico: infatti si dice «applicare la terapia nutrizionale secondo i protocolli».
  Tutto ciò a chi giova ? Alle case farmaceutiche, le quali con una somministrazione prolungata sicuramente hanno introiti Pag. 92non indifferenti: basti pensare non tanto ai componenti somministrati, ma ad esempio alla sostituzione delle sacche, alla sostituzione dei deflussori, delle pompe quando si rompono, o dello stesso sondino quando si ottura.
  E qui voglio rispondere a cose che sono state sollevate da alcuni colleghi riguardo l'eutanasia. Voglio ricordare che non c’è stato un accordo, purtroppo, su un testo unificato, e che il testo riguardante l'eutanasia, o meglio la dolce morte, è fermo da ben un anno in Commissione giustizia. Allora, se veramente vogliamo rafforzare questo testo e non prenderci in giro tra di noi in primis, e quindi non prendere in giro le persone che soffrono sui letti di ospedali, di cliniche o di case, allora a quel punto non dico di unire i testi, perché come ho detto prima quel testo è fermo in Commissione giustizia, ma allora iniziamo a discutere sugli emendamenti che saranno posti all'Aula la prossima settimana, e quindi iniziamo ad approvare quello che si dice la somministrazione di farmaci per il sonno profondo. Allora così non ci prenderemo in giro, e daremo una reale risposta alle persone che soffrono; ma sicuramente questo è già un passo avanti, che ripeto, un Paese che si dice civile deve fare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, intervengo brevemente in tre minuti, e con toni volutamente, direi programmaticamente, bassi per tre ragioni. In primo luogo, nel rispetto della libertà di coscienza che il mio movimento ha adottato: io ho una posizione, altri colleghi, con altrettanta legittimità, ne hanno una diversa. Una seconda volta perché auspico che su questi temi, comunque la si pensi, tutti rispettino tutti, e questi temi non siano usati come un'arma. In terzo luogo perché, da liberale, culturalmente sono su una posizione assolutamente minoritaria: mi piacerebbe che su tutti questi temi eticamente sensibili l'Italia scegliesse più il common law che non il civil law, più una giustizia capace di curvarsi sul caso singolo che non una legge scritta.
  Nell'ambito di questi principi io voterò a favore della legge, anche se su alcuni aspetti questa legge non mi persuade: è vaga, il riferimento alla vita, il riferimento alla pianificazione condivisa con il medico. E che succede se il medico non è d'accordo ? L'omissione del riferimento alla sedazione palliativa profonda e continua. Dunque, ciò nonostante voterò a favore della legge, nonostante queste ambiguità; ma soprattutto oggi voterò contro le questioni pregiudiziali e sospensive che sono state presentate. Mi perdonerà il collega Buttiglione: lui sa con quanto rispetto io lo ascolti anche nel dissenso, ma certo, quando sento dire che questo testo è fuori dalla civiltà occidentale, professore, lei ha appena espulso John Stewart Mill, John Locke, alcuni secoli di liberalismo, alcuni secoli di non confessionalità dello Stato. Non scherziamo, per favore non scherziamo e soprattutto – concludo – due domande molto semplici. Io sono favorevole al testo (come si può essere contrari ? Ci mancherebbe altro) ma qui siamo ad un punto antecedente, alla costituzionalità. Ma davvero i colleghi che hanno presentato le questioni pregiudiziali ritengono che questo testo non sia nel rispetto della Costituzione ? Cioè che nell'alveo costituzionale italiano un provvedimento di questo genere non abbia diritto di cittadinanza ? Legittimo per alcuni votare a favore e legittimo per alcuni votare contro, ma se voi ritenete che esso debba essere espunto da un ordinamento costituzionale che idea di Costituzione avete ? Lo dico anche ad amici del centrodestra che hanno presentato le questioni pregiudiziali e sospensive – concludo, signor Presidente – ma che idea di centrodestra avete ? In un grande schieramento di centrodestra, com’è naturale, e in un grande schieramento, dall'altra parte, di centrosinistra è naturale che ci siano posizioni di un tipo e dell'altro tipo: in ogni Paese occidentale accade così. Ma attenzione – lo dico come consiglio – se qualcuno pensa in futuro di vincolare la creazione di uno schieramento Pag. 93ad una posizione univoca, dogmatica e confessionale su questi temi fa un triplice errore: culturale, politico e anche elettorale. Aggiungo una considerazione personale che anticipa il dibattito. Nessuno tra i favorevoli al provvedimento, tra i quali io sono, può pensare di imporre agli altri la propria scelta. Si richiede però che nessuno dei contrari imponga a me e ad altri come ognuno di noi deve morire e soffrire.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali di costituzionalità Calabrò ed altri n. 1 e Pagano ed altri n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 77).

  Essendo state respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità, passiamo all'esame delle questioni sospensive Gigli ed altri n. 1, Fedriga ed altri n. 2, Pagano n. 3 e Rampelli ed altri n. 4.
  A norma del comma 5 dell'articolo 40 del Regolamento in caso di più questioni sospensive ha luogo un'unica discussione. In tale discussione – colleghi, il tono della voce per favore –, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno gli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà ai sensi del richiamato comma 5 dell'articolo 40 del Regolamento ad un'unica votazione sulle questioni sospensive e poi, qualora queste siano approvate, sulla scadenza.
  Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 1.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. La questione sospensiva è finalizzata soltanto ad affrontare più in dettaglio il tema delle conseguenze per la professione medica del provvedimento così come esso oggi appare, quindi con il testo che entra in Aula. Non sappiamo ovviamente se questo testo potrà essere poi modificato ma, allo stato delle cose, dal punto di vista della professione medica a me corre l'obbligo di spiegare alcuni punti fermi. Il primo è che il codice di deontologia medica, in coerenza con i principi di rango costituzionale che ho prima richiamato, individua quali doveri e competenze del medico, primo, la tutela della vita, secondo, della salute psico-fisica, terzo, il trattamento del dolore e il sollievo della sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona. Lo stesso sancisce però anche, al tempo stesso, la libertà e l'indipendenza della professione, oltre che l'autonomia e la responsabilità del medico, affermando che l'esercizio professionale del medico è fondato sui principi di libertà, indipendenza, autonomia e responsabilità. Lo stesso codice inoltre stabilisce all'articolo 38 che, anche nel tener conto di dichiarazioni anticipate di trattamento, il medico è tenuto a verificare la loro congruenza logica e clinica con la condizione in atto e ispira la propria condotta al rispetto della dignità e della qualità di vita del paziente dandone chiara espressione nella documentazione sanitaria. Tali prescrizioni rappresentano qualcosa evidentemente di molto diverso dal ruolo di un burocrate: quello del medico è un ruolo proattivo certamente nell'interesse del paziente, certamente nel rispetto delle esigenze di questi e della volontà di questi ma preoccupato di essere un partner in una scelta che non può che essere una scelta per la salute e per la vita del paziente stesso.
  Ora, accanto a tutto questo, si colloca inevitabilmente anche l'articolo 22 del codice di deontologia medica, che garantisce al medico l'esercizio della sua professione secondo quanto abitualmente viene chiamato il «criterio di scienza» e coscienza e questo diritto e questo modo di comportarsi Pag. 94del medico è così importante che, per le stesse istituzioni sanitarie – non lo dico io, lo dice il Consiglio nazionale di bioetica – il diritto ad esercitare la professione secondo coscienza serve a tener vivo il senso della problematicità riguardo ai limiti della tutela dei diritti inviolabili (il diritto alla vita di cui all'articolo 2 della Costituzione), cioè il rispetto della coscienza inerisce ad un'attività professionale e concorre ad impedire – attenzione – una definizione autoritaria ex lege delle finalità proprie della stessa attività professionale.
  L'attività professionale del medico è dunque una professione liberale, non è qualcosa che può essere esercitato secondo i doveri di un rapporto di dipendenza in assoluto e nemmeno secondo prerogative che lo Stato stabilisce essere quelle giuste rispetto ad altre che ritiene sbagliate. La libertà di agire secondo coscienza è caratteristica dello Stato democratico e pluralista contemporaneo ed è riaffermata in numerosi testi internazionali che l'Italia ha ratificato, a cominciare dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948, per finire alla Convenzione di Oviedo, e in particolare, vorrei richiamare qui, per il contesto europeo in cui questo è stato detto, la risoluzione n. 1763 del 2010 dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa dove viene invocata questa libertà non solo per quanto riguarda la condotta professionale del medico ma anche per quanto riguarda le finalità istitutive delle strutture sanitarie.
  Dunque, il testo che noi stiamo incominciando ad esaminare se non verrà modificato – insisto: se non verrà modificato e io mi auguro che ciò sia – allo stato attuale delle cose non rispetta in alcun modo questa concezione liberale della professione medica e non rispetta in alcun modo i principi fondamentali della Costituzione che regolano la libertà di coscienza e che regolano la libertà anche delle istituzioni sanitarie e non rispetta nemmeno le convenzioni internazionali alle quali l'Italia ha aderito. Perché voglio dirlo ? Perché, se noi andiamo a leggere il testo nella sua attuale formulazione, noi non possiamo non cogliere che all'articolo 1, comma 7, tutto il tema viene impostato a partire appunto, come dicevamo prima, dalla assolutizzazione del principio di autodeterminazione perché si dice, appunto, che il medico è tenuto a rispettare la volontà, espressa dal paziente, di rifiutare il trattamento sanitario e di rinunciare al medesimo. Il medico è tenuto a rispettare; c’è un'unica eccezione che viene fatta ed è al successivo periodo dello stesso comma. Il paziente – viene concesso – non può esigere trattamenti sanitari contrari a norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali.
  Voi mi direte che questo sembrerebbe salvaguardare la libertà del medico. Ebbene, non la salvaguarda affatto, ma impedisce al paziente di richiedere trattamenti contrari alle norme di legge, alla deontologia professionale o alle buone pratiche clinico-assistenziali, ma non impedisce al paziente di rinunciare a trattamenti, imponendo al medico come adeguare la sua condotta alla richiesta, malgrado appunto norme di legge contrarie, malgrado la deontologia professionale contraria, malgrado le buone pratiche clinico-assistenziali contrarie, tant’è che poi nello stesso testo è stato necessario prevedere che in qualche maniera, nell'eseguire questa volontà del paziente così assoluta, il medico fosse esentato dalle sue responsabilità comprese le responsabilità penali. Quindi, così come è formulato l'articolo, sembra che il medico sia tenuto a comportarsi come un esecutore passivo della volontà del paziente, salvo che questi non esiga trattamenti sanitari contrari alla legge o alla deontologia professionale.
  E allora voglio dire ancora una volta: se a me un paziente chiedesse – dopo aver discusso a lungo con lui e cercato di fargli capire la portata dei problemi – di voler essere a tutti i costi distaccato da un'alimentazione e da una nutrizione assistita, in questo caso, se io fossi certo che la sua richiesta è legata solo ad una volontà di affrettare la propria fine e non già alla sua malattia, alla malattia che eventualmente lo sta portando a morte – nel qual caso va Pag. 95sicuramente rispettata la volontà del paziente –, se la volontà del paziente fosse legata non già a questo, ma la decisione di affrettare una fine che non arriva altrimenti perché magari questo paziente è in condizioni di assoluta stabilizzazione, io medico, non potendo rifiutare questa richiesta, mi troverei ad essere complice di un tentativo di suicidio che la mia coscienza mi impone invece di voler evitare.
  Allora, io chiedo che su questi temi, siccome al momento non sappiamo in che senso e fino a che punto questa legge potrà essere addolcita per poter rispettare queste esigenze, possa essere sospeso l'esame per un periodo di tempo molto ragionevole (ho chiesto che possa essere sospeso per 90 giorni), affinché possa essere riesaminata congiuntamente e serenamente la possibilità appunto di salvaguardare questo presidio di libertà che è la coscienza del medico, soprattutto in una società di tipo multietico, come quella in cui ci troviamo a vivere, nella quale nessuna ideologia di Stato può arrogarsi il diritto di stabilire cosa il medico deve fare e cosa il medico non deve fare. Sarebbe una società estremamente pericolosa, sarebbe una società che avrebbe in sé i germi di un approccio certamente totalitario alle relazioni della società.

  PRESIDENTE. Illustra le questioni sospensive Fedriga ed altri n. 2 e Pagano n. 3 il deputato Alessandro Pagano. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO PAGANO. Brevemente, Presidente, anche perché l'ora è tarda e mi pare che sia superfluo perdere ulteriore tempo. Due sono gli argomenti su cui noi siamo convinti che debba esserci la sospensiva. Ci appelliamo al buonsenso del Parlamento perché mi pare che siano assolutamente di buonsenso entrambi. Il primo è che la Commissione parlamentare affari regionali ha ricordato nel suo parere, dato in occasione di questo provvedimento, come la Corte costituzionale abbia chiesto – e questo è un fatto assolutamente consolidato – l'uniformità di trattamento in tutto il territorio nazionale in materia di DAT e tutto questo è ribadito ed è richiesto dall'articolato della legge, l'articolo 3, comma 6. Quindi, il coordinamento nazionale è indispensabile, però intanto questo coordinamento nazionale non si può fare, perché il Ministero competente non ha, primo, ancora stabilito quali sono le spese e, secondo, quali sono gli elementi di raccordo. Quindi, è evidente che questo coordinamento nazionale delle banche – ripeto: previsto dalla disposizione di legge, articolo 3, comma 6 – debba essere assolutamente previsto con un passaggio precedente, per cui la sospensiva è di ordine tecnico, assolutamente congruo, rispetto alla logica del provvedimento. Chiediamo un brevissimo lasso di sospensione.
  Il secondo, invece, è un po’ più articolato, proverò a spiegarlo in due battute: la «Bibbia» su cui si fonda tutto il trattato di biomedicina nel mondo – perché è stato sottoscritto da tutto il mondo civile – è il Trattato di Oviedo, del 4 aprile 1997, che è legge dello Stato, di fatto recepita dal 2001, però i decreti attuativi da allora mancano, tant’è che nel 2012 il Comitato nazionale di bioetica ha presentato una mozione per il completamento dell'iter. Anche qui ci vuole poco – un paio di mesi, tre di lavoro, non di più da parte dei funzionari – e quindi noi chiediamo, primo per un profilo tutto tecnico, secondo, di ordine politico per carenza del Governo o dei Governi che si sono succeduti, di procedere a sanare entrambi i fatti. Anche in questo caso, per quanto ci sia una data indicativa, comunque entro il 31 dicembre 2017, siamo convinti che anche poche settimane potrebbero essere utili e sufficienti.

  PRESIDENTE. Illustra la questione sospensiva Rampelli ed altri n. 4 il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente. Stiamo intervenendo su un tema sicuramente difficile, ostico, importante e uso questi termini poiché è un tema che di fatto va a scavare, non tanto gruppo parlamentare per gruppo parlamentare, Pag. 96ma va a scavare all'interno delle coscienze di ogni coscienze parlamentare e quindi per questo, Presidente, senza facile demagogia o senza andare necessariamente alla ricerca di un consenso quasi mirato su questo tema, il gruppo Fratelli d'Italia si è riunito, ha parlato, ha discusso rispetto anche alle posizioni che evidentemente possono essere più o meno vicine l'un l'altra e in questo mio intervento, senza alcun tipo di captatio benevolentiae, cosa di cui sono difficilmente capace, voglio ringraziare pubblicamente anche i responsabili del partito che sono riusciti di fatto ad applicare un contraddittorio importante perché, Presidente, facendo politica oggi in Italia sembra che qualcuno discuta e a qualcun altro vengano imposte semplicemente delle cose. Ebbene, così non è. Non possiamo, Presidente, andare a trattare rispetto a questo tema né i casi singoli – perché se andassimo su di un'onda emotiva a trattare il caso singolo sbaglieremmo – e come prima detto non dovremmo andare alla ricerca di un facile consenso anche – e non neghiamocelo – elettorale e non possiamo trattare questi temi con facile, semplice e spicciola demagogia. E quindi, Presidente, noi abbiamo ritenuto opportuno avere una delicatezza, secondo me, all'interno dell'Aula della Camera dei deputati e questa delicatezza si è palesata, di fatto, nel non presentare delle questioni pregiudiziali, ma nell'andare a presentare una questione cosiddetta «sospensiva», perché effettivamente quando un certo tipo di sentimento interviene anche nella nostra attività di legislatori noi dobbiamo affidarci ai testi e alla tecnica. Forse in questo caso dobbiamo affidarci un po’ meno alla politica ma di più alla mera tecnica e a quello che di fatto si è scritto in questo tipo di provvedimento.
  Presidente, lo sappiamo: il consenso informato, il cosiddetto «DAT», è un qualcosa che – e uso in quest'Aula un termine che forse è forte – va a beneficio soltanto dei maggiorenni in termini di disposizioni anticipate di trattamento e, quindi, il maggiorenne va ad esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari nonché rispetto al consenso, al rifiuto rispetto a scelte diagnostiche e terapeutiche innanzi a singoli trattamenti sanitari. Qui si pone il vero cuore del problema entro il quale noi per l'appunto – e lo rinnovo – abbiamo presentato una questione sospensiva.
  Quindi, ai fini del provvedimento in esame si considerano di fatto trattamenti sanitari anche le pratiche – vero punto fondamentale – di idratazione e di nutrizione artificiale, che sono di fatto gli strumenti base per impedire che il paziente muoia di fame o di sete, perché questo è alla fine: morire di fame e di sete. Quindi, all'atto dell'espressione delle DAT, delle dichiarazioni, il soggetto dichiarante può indicare un fiduciario che faccia le sue veci e questo fiduciario deve essere necessariamente affiancato da un medico. Se deve essere affiancato da un medico, noi vediamo una differenza di trattamento nei confronti della persona che ha sottoscritto questo tipo di testamento – chiamiamolo così – perché, se è vero che il fiduciario può anche essere legato alla stessa persona con carattere di affetti, è vero, però, che il medico asetticamente dovrebbe cercare di andare ad individuare quello che è il protocollo medico più adatto anche in questo senso e, quindi, molto spesso si potrebbero creare dei conflitti o contrasti tra le due figure. Ma in questo caso, che cosa si va a fare per l'ennesima volta ? Ci si affida ad un giudice, che avrà di fatto un potere enorme sulla vita o sulla morte delle persone.
  Quindi, la figura del fiduciario è, di fatto, una figura controversa. È una figura che va a mediare addirittura con una terza persona, però questa persona non è in grado tecnicamente di avere una formazione medica. Ci si può discostare da queste indicazioni solo laddove sussistano le cosiddette terapie, che non sono prevedibili all'atto della sottoscrizione, che siano capaci di assicurare una possibilità di miglioramento delle condizioni di vita. Quindi, il dichiarante, quando non è più in grado di intendere e di volere, affida di fatto la sua vita, il suo respiro, ad un'altra persona, a delle altre persone. È proprio questo che – e lo rinnovo – tecnicamente Pag. 97siamo andati a valutare e a sottolineare. Addirittura, vado a preannunciare che il gruppo Fratelli d'Italia presenterà un emendamento con cui si dovrà necessariamente andare a richiamare, ogni cinque anni, questo tipo di dichiarazione, perché forse questa è un'altra opportunità che ci diamo in termini di dibattito, ovvero la persona non deve necessariamente firmare soltanto una volta la propria dichiarazione, ma ogni tot anni deve andare a sottoscrivere di nuovo questa dichiarazione. Forse questa per noi potrebbe essere non una via d'uscita ma una mediazione rispetto a quanto stiamo per legiferare in queste ore.
  Quindi, il punto fondamentale di questa questione sospensiva è proprio quello che ho appena citato. Cioè, è impossibile di fatto sapere se la volontà di una persona, fotografata in un determinato momento, corrisponda alla volontà della stessa persona in un momento successivo quando questa persona non è più in grado di essere cosciente o, perlomeno, di intendere e di volere.
  Quindi, noi non lo chiediamo, Presidente, sebbene da molte parti si levino voci in termini di sollecitazione a coloro che legiferano in questo Paese, al Parlamento, rispetto a un passaggio che molti considerano importante ed urgente per il nostro Paese. Io non mi sono trovato in assoluto accordo con quanto prima accennato dal collega Buttiglione; tuttavia, soltanto su una cosa ci siamo trovati d'accordo: sul fatto che avremmo probabilmente dovuto, al netto di tutte le posizioni legittime in seno a quest'Aula, essere più coraggiosi e proporre un'altra legge e dopo ognuno si prendeva le sue responsabilità: ci sarebbe stato chi avrebbe votato a favore e chi avrebbe votato contro. Avremmo dovuto forse essere più coraggiosi. In questo caso, Presidente, questa è un po’ una situazione intermedia che non so quanto potrà soddisfare appieno tutte le parti, che la pensino in un modo o che la pensino in un altro modo.
  E allora, Presidente, noi non vogliamo tirare molto per le lunghe rispetto a questa richiesta di sospensione, ma abbiamo delle ore, abbiamo dei giorni, non dei mesi, per poterci riunire e per poter capire quale potrebbe essere, rispetto al cuore del problema, la situazione e le proposte migliori. È per questo che presentiamo una questione sospensiva: non perché vogliamo bloccare il Parlamento o fare uno sterile ostruzionismo rispetto al provvedimento, ma perché vogliamo metterci di nuovo le mani dentro. Infatti, non serve arrivare alla fine della legislatura per potersi capire meglio: basta, Presidente, qualche ora, basta qualche giorno, se è vero che l'Italia necessita di questo passaggio di legge.

  PRESIDENTE. Grazie...

  WALTER RIZZETTO. Quindi, noi presentiamo una questione sospensiva che va di fatto nel merito, oserei dire profondamente nel merito di questo passaggio di legge, e speriamo che sia accolta non per bloccare i lavori parlamentari ma semplicemente per cercare di arrivare ad un punto di contatto fra coloro che la pensano in un modo e coloro che la pensano in un altro modo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Mantero. Ne ha facoltà.

  MATTEO MANTERO. Grazie, Presidente. Intervengo velocemente per motivare il nostro voto contrario sulle sospensive, che riteniamo tutte infondate. Per quanto riguarda la sospensiva a firma Gigli e altri, la richiesta di sospensiva è stata presentata perché, secondo i proponenti, nel provvedimento non è disciplinata l'obiezione di coscienza e per questo, appunto secondo i proponenti, si riscontra un'evidente incostituzionalità nel testo che arriva in Aula. Ora, a parte il fatto che nella nostra Costituzione non esiste un diritto all'obiezione di coscienza mentre invece esiste un diritto alla rinuncia ai trattamenti sanitari, l'obiezione di coscienza è disciplinata dall'ordinamento giuridico solamente per due fattispecie, ovvero per l'interruzione di gravidanza e per la procreazione medicalmente assistita. Inoltre, nel testo che arriva in Aula, Pag. 98checché ne dicano il collega Buttiglione e il collega Gigli, non si parla e non si fa cenno in alcun modo all'eutanasia, ma si riconosce semplicemente ai malati il diritto, sancito dall'articolo 32 della nostra Costituzione, di rifiutare o di interrompere un trattamento sanitario. Quindi, riteniamo anche che, non essendoci alcun riferimento all'eutanasia, non sia neanche necessario inserire la fattispecie dell'obiezione di coscienza e, comunque, sicuramente questo non è un profilo di incostituzionalità, in quanto non si può richiedere un bilanciamento tra un diritto all'obiezione di coscienza, non previsto nella Costituzione, e un diritto sancito invece dalla Costituzione, qual è quello di interrompere un trattamento sanitario.
  Per quanto riguarda la questione sospensiva a firma di Fedriga e altri, questa è molto divertente perché fa riferimento ad una sentenza della Corte costituzionale dell'anno scorso, il 2016, rispetto a una legge fatta dalla regione Friuli-Venezia Giulia proprio sulle dichiarazioni anticipate di trattamento.
  La sentenza riconosce incostituzionale la proposta di legge regionale perché questa è una materia estranea alle competenze regionali e perché, legiferando regione per regione, ovviamente si avrebbe una non eguaglianza sul territorio nazionale rispetto ad un diritto fondamentale per le persone.
  Quindi la sentenza della Consulta boccia la legge, indicando proprio nella necessità e nella congruità di una legislazione nazionale rispetto a questi temi, che è esattamente quello che stiamo facendo.
  Per quanto riguarda invece la sospensiva Pagano, fa riferimento alla questione di Oviedo e alla non completa applicabilità della Convenzione di Oviedo: ve bene, la Convenzione di Oviedo dava effettivamente la possibilità di essere integrata con ulteriori disposizioni, anche attraverso decreti, cosa che non è stata fatta, a nostro avviso colpevolmente, ma cosa che stiamo facendo in questo momento, con questa proposta di legge, che va esattamente nella direzione proposta dalla Convenzione di Oviedo, il cui principio cardine è quello che sancisce che ogni intervento nel campo della salute non può essere effettuato, se non dopo che la persona interessata abbia ricevuto un consenso libero e informato.
  Infine l'ultima sospensiva, che è quella di Rampelli, che è appena stata illustrata dal collega Rizzetto: si incentra principalmente sulla questione di idratazione e nutrizione artificiale.
  Mi ci soffermo un attimo di più, perché questa sarà una questione che sicuramente ritornerà: quando si parla di idratazione e nutrizione artificiale si parla assolutamente di presidi medici, di terapie mediche, perché sono prescritte da un medico, variano a seconda della malattia della persona, vengono fatte attraverso presidi medici, perché si tratta di un sondino nasogastrico, di un sondino naso digiunale, di un catetere venoso centrale o di una PEG, quindi sono in tutto e per tutto presidi sanitari e vengono avviati dopo un consenso informato, anche perché possono avere effetti collaterali.
  Quindi, se il paziente deve lasciare un consenso all'inizio della terapia, ovviamente può anche rifiutare la terapia o chiedere che essa sia interrotta.
  C’è stato tra l'altro recentemente una sentenza – e concludo – del 2007 della Corte di Cassazione, che riconosce appunto nutrizione e idratazione artificiale come trattamenti sanitari.
  Per questi motivi, voteremo in maniera contraria e respingeremo le sospensive (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Giovanni Burtone. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, noi del Partito Democratico respingiamo queste richieste di sospensiva e lo facciamo perché pensiamo che in Commissione si sia lavorato con impegno e con grande apertura.
  Noi abbiamo avviato la discussione il 4 di febbraio del 2016, abbiamo concluso i lavori il 2 marzo del 2017, c’è stato un ampio dibattito.Pag. 99
  Io ricordo che sono state fatte 27 audizioni, 16 sedute per discutere e per ragionare sul complesso degli emendamenti, abbiamo avuto 9 riunioni del Comitato ristretto e ben 11 sedute per discutere e approvare ben 288 emendamenti.
  Allora io esprimo qui il no alla sospensione, però noi del Partito Democratico auspichiamo che possano continuare il dialogo e il dibattito.
  È una legge importante e ognuno di noi deve dare il proprio contributo, sapendo che ci sono aspettative nel Paese e dobbiamo evitare che sul tema del fine vita continuino a decidere i magistrati oppure si continui la pratica delle azioni caritatevoli.
  Detto questo, signor Presidente, io entro brevemente nel merito delle cose che sono state dette e ci sarà il dibattito in Aula, discuteremo dei singoli emendamenti, mi permetto di dire però che siamo tutti consapevoli del fatto che la scienza e la medicina abbiano fatto grandi passi in avanti nell'individuazione di terapie importanti, di strumenti biomedicali per il fine vita e per intervenire in una fase che in tanti considerano non di morte, ma neanche di non vita.
  Ora, c’è una parte significativa dei nostri cittadini che chiedono al sistema sanitario di intervenire, lo chiedono pressantemente perché sperano di poter tornare ad una qualità della vita accettabile, ma c’è una parte che respinge, che considera questi strumenti biomedicali degli strumenti che determinano sofferenza e liberamente vuole decidere di non avere queste terapie.
  Che strumenti abbiamo utilizzato ? Innanzitutto il consenso informato: è stato detto, non è più uno step burocratico per accettare o meno delle indagini invasive, ma è l'avvio del percorso di cura e il medico, in quella fase, deve informare l'ammalato sulle possibilità terapeutiche e liberamente, nello stato di coscienza, il cittadino decide se accettare o meno una terapia.
  Che cos’è la disposizione anticipata di trattamento, se non la propagazione del consenso informato ? Viene formulato, scritto, definito quando si è nella condizione di intendere e di volere e si vuole, si richiede di poterlo utilizzare quando queste condizioni non ci saranno.
  Per noi, quell'atto deve essere impegnativo e il medico lo deve rispettare, anche sulla questione dell'idratazione e dell'alimentazione artificiale.
  Lo dico con grande rispetto: alcuni colleghi hanno parlato di cibo e di acqua e bisogna – io credo – avere cautela. Parliamo di prodotti forniti dall'industria farmaceutica, che vengono somministrati con cautela, con la prescrizione e con il controllo sanitario, quindi io credo che su questo ci debba essere chiarezza e chi rifiuta non sarà abbandonato.
  C’è una norma della legge che dice proprio questo.
  E concludo, signor Presidente: si è parlato anche di eutanasia. Non c’è una norma, una sola norma che indichi l'eutanasia, la possibilità di dare la morte.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Ci sono delle norme che abbiamo costruito con umiltà, per permettere che si possa morire dignitosamente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Palmieri Antonio. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PALMIERI. Grazie Presidente, annuncio subito che Forza Italia anche in questa circostanza si asterrà perché, come ha già ricordato il collega Sisto, noi vogliamo il confronto in Aula, alla luce del sole, con tutte le colleghe e i colleghi e sotto gli occhi degli italiani e, come avevo detto in discussione generale, lo vorremmo senza trucchi.
  Per questo ci dispiace molto che, in sede di ammissione del numero di emendamenti, la Presidenza abbia deciso di mettere un limite, che ha obbligato noi ad accogliere, visto che abbiamo ancora una certa capienza, alcuni emendamenti di altri colleghi di gruppi più piccoli, che Pag. 100altrimenti non avrebbero avuto la possibilità di esprimere le loro opinioni, di motivare e di provare a convincere delle loro motivazioni le colleghe e i colleghi.
  Ci asterremo, vogliamo il confronto in Aula, però le sospensive pongono delle questioni serie, le cito rapidamente: certamente il tema dell'obiezione di coscienza per il medico, certamente il ruolo del medico che, come abbiamo già detto tante volte in Commissione e in Aula, è ridotto da questa norma a un mero esecutore testamentario, certamente c’è il tema degli oneri nascosti per il coordinamento delle banche dati delle DAT regionali, che non è quotato, in termini di costo, dentro la legge, certamente c’è il termine della flessibilità e dell'adeguamento, allora per allora, delle DAT (e su questo abbiamo presentato una serie di emendamenti), certamente c’è il tema dell'idratazione e dell'alimentazione, sul quale tante colleghe e colleghi che mi hanno preceduto hanno insistito.
  Aggiungo un piccolo pensiero su questo punto, poi ne parleremo nelle prossime settimane: nessuno, credo, sia mai guarito, per essere stato alimentato o idratato, da nessuna malattia, e pongo nuovamente la domanda che ho posto in discussione sulle linee generali: noi non parliamo dei malati terminali, per i quali è già possibile, con la legge approvata dal Governo Berlusconi nel 2010, applicare la sedazione profonda, tant’è vero che casi di cronaca di queste ultime settimane l'hanno portato alla luce della ribalta. Il tutto è avvenuto nel pieno rispetto delle norme e senza alcun intento eutanasico; e questo, ripeto, è già possibile per la norma che abbiamo approvato nel 2010 sulle cure palliative. Come ho detto, ho posto questa domanda: quando parliamo di una persona che è disabile grave, quando parliamo di una persona che ha una malattia cronica permanente che impedisce un'alimentazione, per usare i vostri termini, naturale, allora che cosa succede in quel caso ? In quel caso, togliendo idratazione e alimentazione, noi condanniamo la persona a morire di sete e di fame, e, di conseguenza, ci obblighiamo ad alleviare le pene di questa persona praticando quantomeno il suicidio assistito.
  A questa domanda non ho ancora avuto risposta, né in Commissione né finora in Aula. Chiudo con quattro suggerimenti, quattro «no»: noi rifiutiamo il derby tra coloro che vogliono far soffrire le persone e coloro che, invece, non le vogliono far soffrire; non è questo il punto. Su questa norma e su questa legge si confrontano visioni dell'essere umano e della società che sono in alcuni casi contrapposte e divergenti, e, come ha detto il collega Capezzone, tutti rispettino tutti. Il secondo «no»: «no» alla trappola emotiva, che è stata tesa approfittando della triste e dolorosa vicenda di Dj Fabo, che è stata ripristinata lunedì e martedì con le foto dell'Aula vuota durante la discussione sulle linee generali, quando è noto a tutti, specie ai professionisti dell'informazione, che le discussioni sulle linee generali vedono la partecipazione di coloro i quali hanno seguito il provvedimento in Commissione. Quindi, «no», ancora una volta, alla trappola emotiva che vuole mettere sotto schiaffo il Parlamento.
  E diciamo anche il «no» ad usare argomenti irragionevoli. Vi invito a guardare i nostri emendamenti: sono emendamenti di pura ragionevolezza, che mirano a migliorare il testo. Per piacere, non usiamo argomenti del tipo: i prodotti che idratano e alimentano li fanno le case farmaceutiche, non vogliamo che si arricchiscano. Se andiamo in questo clima e in questa logica, allora dovremmo dire che, siccome le case farmaceutiche si arricchiscono anche con i medicinali per i disabili e per le persone affette da patologie rare, dovremmo impedire anche di fare questa cosa. L'ultima cosa, Presidente, come ho detto, e chiudo veramente: ho anche sentito dire in discussione sulle linee generali e anche poco fa l'invito a non attardarsi su posizioni confessionali. Allora, io sono tentativamente cattolico; credo che il fatto di essere cattolico non mi penalizzi come essere umano ragionevole, e anzi mi iscriva dentro, e chiudo, una civiltà che ha prodotto due millenni di storia e di civiltà, e che ha prodotto, guarda caso, gli ospedali Pag. 101e ha prodotto e continua a produrre migliaia di persone che si applicano a fare in modo, e chiudo davvero, che le persone che sono affette da malattie inguaribili non siano incurabili, cioè non siano oggetto della cura della vera pietas umana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Binetti. Ne ha facoltà, per tre minuti.

  PAOLA BINETTI. Volevo esprimere, con grande chiarezza, le ragioni che ci spingono a chiedere una sospensiva di questo provvedimento. La prima argomentazione, forse la più forte per tutti noi, è che questo disegno di legge non scioglie i nodi che sono aperti. Mi permetto di enunciarne qualcuno, per capire, perché non c’è nessuna volontà ostruzionistica; io stessa sono presentatrice di un disegno di legge, l'amico Calabrò di un altro disegno di legge, gli altri amici di altri disegni di legge. Quello che voglio dire, per esempio, è che questo disegno di legge non scioglie affatto il nodo della non vincolatività delle DAT.
  È vero che fa riferimento al codice deontologico, è vero che fa riferimento alle buone pratiche, ma noi sappiamo fino a che punto oggi le buone pratiche, nel loro spessore di oggettività, risentano ancora di una soggettività che non ci metterà al riparo dalle interpretazioni creative di magistrati che di questo argomento probabilmente non avranno approfondito altro che l'unico aspetto immediatamente percettibile da parte di tutti, che è la volontà autodeterminata del paziente a prescindere da qualunque altra condizione. Un altro motivo fondamentale che ci spinge a voler rimandare questo disegno di legge in Commissione è che non è affatto approfondita la relazione che c’è – e prego l'Aula, per quello che vale, di seguire questo passaggio – tra il rifiuto delle cure e il passaggio immediatamente successivo, che è il riferimento alle cure palliative. Le cure palliative nulla hanno a che vedere con il rifiuto delle cure, perché le cure palliative sono di chi, in qualche modo, guarda l'ultimo tratto della propria vita come a un tratto che vuole vivere nel miglior modo possibile, ma al quale non vuole porre fine.
  Avere messo le cure palliative in quella collocazione ne snatura completamente quello che è il senso profondo, e avere recuperato delle cure palliative esclusivamente il riferimento alla sedazione profonda ne accentua ulteriormente il rischio che possano essere interpretate sul piano di un'eutanasia attiva. Noi riteniamo che questo disegno di legge abbia urgente bisogno di una serie di interventi che non sono di puro maquillage, che sono veramente di rivisitazione di quelle insidie che ne stravolgerebbero l'applicazione. Questo disegno di legge, e chiudo, Presidente, non è più il disegno di legge del caso Englaro, del caso Welby, del caso di Luca Coscioni: questo disegno di legge sta diventando il caso di un milione di pazienti di Alzheimer, di un'infinità di persone le cui capacità di intendere e volere, in qualche modo, risultano appannate. Questo disegno di legge diventa un disegno di legge di massa, non è più un disegno di legge che riguarda pochi casi. Per questo, esige una rinnovata prudenza, un principio di precauzione che si ispiri davvero a quella che è la profonda volontà di rispetto della vita che un Parlamento deve avere (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la collega Gregori. Ne ha facoltà.

  MONICA GREGORI. Grazie, Presidente. Certo, per migliorare la legge abbiamo ancora i tempi dell'Aula, ma non si migliora certo con l'ostruzionismo; ostruzionismo che è stato visto in Commissione, anche perché in Commissione tutti sappiamo – lo ha ripetuto prima il collega Burtone – non solo il numero degli emendamenti che sono stati discussi, ma i tempi che ci sono voluti per portare questa legge in Aula. Quindi, dire che si vuole migliorare, tornando indietro in Commissione, sinceramente, Presidente, lo trovo veramente Pag. 102assurdo e imbarazzante. Ma veniamo alle questioni sospensive: ovviamente, Sinistra Italiana le respinge, in quanto utilizzano argomenti importanti, che però, come sempre, come ho detto prima, vengono strumentalizzati, perché dire che il testo è anticostituzionale, è una violenza alla Costituzione in merito all'obiezione di coscienza, ebbene, sinceramente, è sconcertante. Prima il collega Mantero ha ben spiegato le relazioni con l'obiezione di coscienza e quali sono tutte le parti giuridiche che riguardano l'obiezione di coscienza, quindi non mi soffermo su questo, ma una cosa la voglio dire.
  Oggi la violenza che si sta facendo è la violenza nei confronti delle persone per la mancanza di una legge; infatti, ciò violenta la persona nella propria libertà e sul proprio corpo, perseguendo cure che nulla hanno a che vedere con il benessere psicofisico della persona, perché, se quelle cure potessero dare un risultato, potessero migliorare la condizione del paziente, certo è che nessuno direbbe nulla. Infatti, nel testo questa cosa viene riportata. Poi, per quanto riguarda la sospensiva n. 2 dei colleghi della Lega, secondo noi è priva di contenuto sostanziale, se non in termini di mera materia pecuniaria. I deputati della Lega sostengono che dover applicare la norma in modo uniforme in tutto il territorio nazionale, così come imposto giustamente dalla sentenza della Corte costituzionale, comporti un'ulteriore spesa.
  Dov’è la sostanza per appellarsi alla questione sospensiva ? È solo una questione di cassa ? Fermo restando che la Commissione bilancio ritiene che questa operazione sia a costo zero, ma, ammesso che ci debbano essere degli oneri a carico dello Stato, ci sembra poca cosa appellarsi ai quattro spiccioli per dare poi al popolo italiano una vera legge di civiltà.
  Per ciò che riguarda la terza sospensiva, dico solamente che ci siamo secondo noi soffermati sin troppo, abbiamo ragionato, abbiamo discusso e ci siamo confrontati sin troppo, e i giudici hanno assunto decisioni sostituendosi al legislatore perché quest'ultimo non è stato in grado, anzi non ha avuto il coraggio di legiferare, soprattutto in materie come questa.
  L'ultima sospensiva per noi dovrebbe decadere automaticamente, perché la terza persona è obbligatoriamente un familiare, dal quale il medico acquisisce le indicazioni del paziente come prevede la legge e come già accade per esempio nell'espianto degli organi. Per ciò che riguarda la nutrizione e idratazione artificiali l'ha già detto prima, non ci torno ma sottolineo che comunque sono metodi terapeutici, al momento che si fa una manovra artificiale rientra in un piano terapeutico. Quindi, per tutte queste motivazioni, Sinistra Italiana voterà convintamente contro le sospensive presentate riguardo il testo in esame (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni sospensive.
  Passiamo ai voti.
  Come già preannunciato, procederemo ad un'unica votazione sulle sospensive; poi, in caso di approvazione, alle votazioni sulla scadenza.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni sospensive Gigli ed altri n. 1, Fedriga ed altri n. 2, Pagano n. 3 e Rampelli ed altri n. 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 78).

Sui lavori dell'Assemblea (ore 18,34).

  PRESIDENTE. Come già preannunciato nella seduta di ieri, il seguito dell'esame del provvedimento sarà iscritto all'ordine del giorno a partire dalla seduta di martedì Pag. 10321 marzo, dopo il seguito della discussione del decreto-legge recante interventi per il terremoto.
  Il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative in materia di politiche attive del lavoro, con particolare riferimento al potenziamento dei centri per l'impiego, e delle mozioni concernenti iniziative volte all'identificazione dei migranti deceduti nella traversata del Mediterraneo è rinviato alla seduta di martedì 21 marzo, dopo gli argomenti già previsti.
  Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicato lo schema recante la ripartizione dei tempi per l'esame della proposta di legge recante disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati e per la discussione generale della proposta di legge recante disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati.

Interventi di fine seduta (ore 18,35).

  PRESIDENTE. Ci sono degli interventi fine seduta, il primo è il collega Gianni Melilla. Prego. Chiederei ai colleghi di abbassare il tono della voce. L'onorevole Melilla non è presente in Aula.

  ROCCO PALESE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, per ricordare che trentanove anni fa il Paese, quest'Aula hanno vissuto una giornata drammatica per il Paese, forse la peggiore in assoluto della storia repubblicana: l'eccidio di Via Fani, con i cinque uomini di scorta trucidati dalle Brigate Rosse, con l'onorevole Moro che più volte è stato già ricordato qui all'interno di quest'Aula, proprio in riferimento al contributo dato dallo statista alla Costituzione. E per questo motivo penso che vada il pensiero, la solidarietà alle famiglie e il ricordo a questi servitori veri dello Stato (Applausi).
  Noi oggi ancora godiamo di quel poco di democrazia che c’è nel Paese grazie soprattutto ad Aldo Moro; e soprattutto il ricordo va ancora una volta alle vittime della strage di Via Fani. È sperabile che prima o poi si giunga pure ad un punto di verità rispetto a questa situazione (Applausi).

  GERO GRASSI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GERO GRASSI. Signor Presidente, il gruppo del Partito Democratico oggi ricorda Aldo Moro e le cinque vittime della scorta. Sono passati trentanove anni. Abbiamo due risultati dei quali poterci modestamente vantare: il primo è che la Camera ha approvato la relazione finale della Commissione. In quella relazione, per chi l'ha letta o studiata, è scritta un'altra verità rispetto a quella che per anni c’è stata raccontata. La seconda soddisfazione: il lavoro che tutti insieme stiamo facendo ha prodotto oggi che in moltissime scuole d'Italia, alle 9,02, mentre i vertici dello Stato ricordavano Moro e le vittime in Via Fani, nelle scuole d'Italia è suonata la campanella, con un minuto di silenzio, e poi i presidi e docenti hanno ricordato, spiegato, istruito i nostri ragazzi su quello che è l'avvenimento più tragico della storia della Repubblica. Io credo che di questo tutti noi si debba essere lieti (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza si associa.
  Collega, le regole sugli interventi di fine seduta prevedono che ci sia una prenotazione, con le nuove regole: quindi non le posso dare la parola.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 20 marzo 2017, alle 11:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
  Conversione in legge del decreto-legge 9 febbraio 2017, n. 8, recante nuovi interventi Pag. 104urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici del 2016 e del 2017 (C. 4286).

  2. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
  DAMBRUOSO ed altri: Misure per la prevenzione della radicalizzazione e dell'estremismo jihadista (C. 3558).

  3. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
  S. 116-273-296-394-546 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PALMA; ZANETTIN ed altri; BARANI; CASSON ed altri; CALIENDO ed altri: Disposizioni in materia di candidabilità, eleggibilità e ricollocamento dei magistrati in occasione di elezioni politiche e amministrative nonché di assunzione di incarichi di governo nazionale e negli enti territoriali. Modifiche alla disciplina in materia di astensione e ricusazione dei giudici (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (C. 2188).

  e delle abbinate proposte di legge: DAMBRUOSO ed altri; COLLETTI ed altri (C. 1442-2770).

  4. – Discussione sulle linee generali della mozione Lupi ed altri n. 1-01525 concernente iniziative volte all'estensione dei cosiddetti poteri speciali del Governo al fine di salvaguardare gli assetti proprietari delle aziende italiane di rilevanza strategica.

  5. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
  ZAMPA ed altri: Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (C. 1658-B).
  Relatrice: Pollastrini.

  La seduta termina alle 18,40.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ANTONIO MAROTTA (A.C. 1142 ed abb.)

  ANTONIO MAROTTA. (Intervento in sede di esame di questioni pregiudiziali e sospensive – A.C. 1142 ed abb.). I parametri costituzionali da considerare: il diritto alla vita. La Corte Costituzionale, anche sulla base di quanto proclamato nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nel Patto internazionale sui diritti civili e politici, nonché nella Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, ha inscritto, il diritto alla vita fra i diritti inviolabili dell'uomo ai sensi dell'articolo 2 della Carta Costituzionale (sentenze n. 54 del 1979 e n. 223 del 1996), ovvero fra quei diritti che «occupano nell'ordinamento una posizione, per così dire, privilegiata in quanto appartengono – per usare l'espressione della sentenza n. 1146 del 1988 – «all'essenza dei valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana» (sentenza n. 35 del 1997), che «impongono una garanzia assoluta» (sentenza n. 223 del 1996).
  Il diritto alla salute. Discende dal grado di protezione assicurato al diritto alla vita la rappresentazione della giurisprudenza costituzionale del bene della salute tutelato dall'articolo 32 della Costituzione, «non solo come interesse della collettività ma anche e soprattutto come diritto fondamentale dell'individuo» (sentenza n. 356 del 1991), che impone piena ed esaustiva tutela (sentenze n. 307 e 445 del 1990), in quanto «diritto primario e assoluto» (sentenze n. 202 del 1991, n. 559 del 1987, n. 184 del 1986, n. 88 del 1979).
  Lo specifico livello di protezione costituzionale del diritto alla salute, come condizione del diritto alla vita. La giurisprudenza costituzionale ha posto condizioni vincolanti per l'ordinamento e per il legislatore Pag. 105al fine di rendere effettivo il grado assoluto riconosciuto al diritto alla salute come condizione del diritto alla vita. In primo luogo, la sentenza n. 218 del 1994 ha stabilito che la tutela della salute comprende anche la pretesa dell'individuo a condizioni di vita, di ambiente e di lavoro che non pongano a rischio questo suo bene essenziale. In secondo luogo, e con ancora maggiore specificità, è stato precisato che il diritto al trattamenti sanitari è tutelato come diritto fondamentale nel suo «nucleo irrinunciabile del diritto alla salute, protetto dalla Costituzione come ambito inviolabile della dignità umana, il quale impone di impedire la costituzione di situazioni prive di tutela, che possono appunto pregiudicare l'attuazione di quel diritto» (sentenze n. 432 del 2005, n. 233 del 2003, n. 252 del 2001, n. 509 del 2000, n. 309 del 1999, n. 267 del 1998). In terzo luogo, giova evidenziare la riflessione della Consulta a proposito del potere riconosciuto alla persona di disporre in ordine alla propria salute, facoltà in sé non in discussione per gli effetti del secondo cometa dell'articolo 32, ma la qualificazione giuridica della quale giova al fine di definire gli scopi e i limiti del servizio sanitario nazionale. Sul punto, la Corte, osservando che l’«organizzazione mondiale della Sanità il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano (Atto di Costituzione dell'OMS, firmato a NEW York il 22 luglio 1946)», ha ricordato che «per giurisprudenza costante, gli atti disposizione del proprio corpo, quando rivolti alla tutela della salute, devono ritenersi leciti (sentenza n. 161 del 1985), sempre che non siano lesi altri interessi costituzionali» (Corte Costituzionale n. 162 del 10 giugno 2014).
  Il ruolo costituzionale dell'attività terapeutica e l'autonomia «costituzionale» del medico all'incrocio fra dritto alla cura e diritto al consenso. Dai canoni riferiti, all'attività terapeutica, nonché alla dirigenza medica che la attua, la giurisprudenza costituzionale ha riconosciuto un ruolo esplicito, non coartabile per via legislativa. In materia, cioè, si ritengono «coinvolti fondamentali diritti della persona, come il diritto ad essere curati e quello al rispetto della integrità psico-fisica e della personalità del malato nell'attività di cura sotto il profilo dei principi generali che regolano l'attività terapeutica» (Corte Costituzionale, 19-26 giugno 2002, n. 282).
  In particolare, «la pratica terapeutica si pone all'incrocio fra due diritti fondamentali della persona malata: quello ad essere curato efficacemente, secondo i canoni della scienza e dell'arte medica; e quello ad essere rispettato come persona e in particolare nella propria integrità fisica e psichica, diritto questo che l'articolo 32, secondo cometa, secondo periodo, della Costituzione pone come limite invalicabile anche ai trattamenti sanitari che possono essere imposti per legge come obbligatori a tutela della salute pubblica. Questi diritti e il confine fra i medesimi devono sempre essere rispettati, e a presidiarne l'osservanza in concreto valgono gli ordinari rimedi apprestati dall'ordinamento, nonché i poteri di vigilanza sull'osservanza delle regole di deontologia professionali, attribuiti agli organi della professione».
  Pertanto, «salvo che entrino in gioco altri diritti o doveri costituzionali, non è, di norma, il legislatore a poter stabilire direttamente e specificatamente quali siano le pratiche terapeutiche ammesse, con quali limiti e a quali condizioni. Poiché la pratica dell'arte medica si fonda sulle acquisizioni scientifiche e sperimentali, che sono in continua evoluzione, la regola di fondo in questa materia è costituita dalla autonomia e dalla responsabilità del medico che, sempre con il consenso del paziente, opera le scelte professionali basandosi sullo stato delle conoscenze a disposizione» (Corte Costituzionale, n. 282/2002).
  Infatti, «un intervento sul merito delle scelte terapeutiche in relazione alla loro appropriatezza, non può nascere da valutazioni di pura discrezionalità politica del legislatore, ma deve tener conto anche degli indirizzi fondati sulla verifica dello stato delle conoscenze scientifiche e delle evidenze sperimentali acquisite, tramite Pag. 106istituzioni e organismi a ciò deputati (sentenza n. 8 del 2011)» «Autonomia del medico nelle sue scelte professionali e obbligo di tener conto dello stato delle evidenze scientifiche e sperimentali, configurano dunque un altro punto di incrocio dei principi di questa materia» (Corte Costituzionale n. 282/2002).
  Sinteticamente, è significativamente, è stato affermato e «ribadito» che «in materia di pratica terapeutica la regola di fondo deve essere la autonomia e la responsabilità del medico, che, con il consenso del paziente, opera le necessarie scelte professionali (sentenza n. 151 del 2009)» (Corte Costituzionale n. 162/2014).
  Addirittura, è stato osservato che «la nozione di patologia, la sua incidenza sul diritto alla salute e l'esistenza di pratiche terapeutiche idonee a tutelarlo vanno accertate alla luce delle valutazioni riservate alla scienza medica» (Corte Costituzionale, n. 162/2014).
  Le criticità costituzionali degli artt. 3 e 4 della pdl 1142. Tenendo principalmente conto dei parametri suesposti, emergono alcune prime osservazioni principalmente sull'articolo 3, riguardante le c.d. DAT, che per il momento si appuntano meramente scorrendo il dipanarsi dell'articolo stesso.
  Indefinitezza delle fattispecie lesive di salute e vita. Si notano, innanzitutto, alcune locuzioni manifestamente generiche, atecniche, non circostanziate o introducenti presunzioni ope legis, che, ponendo la persona in una situazione potenzialmente lesiva della propria salute ovvero pregiudizievole per la sua stessa vita, realizzano «situazioni prive di tutela» ovvero di «rischio» per tali beni, palesemente incoerenti con i riferiti parametri costituzionali affermati a proposito del grado di tutela riconosciuto al diritto alla vita, alla salute e ai trattamenti sanitari.
  In particolare, al comma I si prevede che una persona capace di intendere e di volere possa, «attraverso disposizioni anticipate di trattamento («DAT»), esprimere le proprie convinzioni e preferenze in materia di trattamenti sanitari». Similmente, l'articolo 4 si riferisce a «intendimenti» del paziente.
  Simili rappresentazioni introducono la possibilità di espressioni caratterizzate da «desiderata» incircostanziati, eccessivamente generici ovvero difficilmente o variamente interpretabili, in presenza delle quali, però, si dispone normativamente l'arresto della attività di cura del medico, il che corrisponde ad ampliare in modo indeterminato i casi in cui verrebbero negate le cure a una Persona, con grave pregiudizio della salute e della vita.
  Conseguentemente, a causa di tali situazioni di «rischio» per la salute rapportate a mere esigenze interpretative di generiche espressioni del pensiero del paziente, ai citati beni della vita e della salute non verrebbe assicurato quel grado di protezione costituzionale preteso dalla giurisprudenza e di cui si è brevemente riferito nelle promesse.
  Nutrizione e idratazione funzioni connesse alla vita, non a scelte terapeutiche. Le criticità evidenziate presentano aspetti ancor più marcati per quanto riguarda la nutrizione e l'idratazione artificiali.
  Tali funzioni dovrebbero venire assorbite nell'ambito di quel grado di «assicurazione», «tutela» e «irrinunciabilità» che la giurisprudenza costituzionale ha voluto assicurare al «diritto alla vita», mentre, nel testo (sia all'articolo I che all'articolo 3) sono inopinatamente assimilati a trattamenti terapeutici e come tali rifiutabili, con il supporto del servizio sanitario nazionale.
  La compressione dei beni costituzionali primari della vita e della salute appare di palese evidenza.
  Irragionevolezza del bilanciamento fra diritti costituzionali. Non appare correttamente bilanciato, sempre sotto il profilo della coerenza Costituzionale e dei canoni indicati dalla giurisprudenza della Consulta di cui si è accennato in premessa, il rapporto fra il diritto al consenso della persona interessata e i beni della vita e della salute, definiti dalla Consulta addirittura «irrinunciabili».
  In effetti, al fine di porre nel richiesto «equilibrio» il rapporto fra tali diritti, considerando «l'assoluto» grado di protezione che l'ordinamento accorda al diritto Pag. 107alla vita, al diritto alla salute, nonché al diritto-dovere di cura, il consenso o il rifiuto rispetto ad azioni diagnostiche e terapeutiche sanitarie deve essere riferito a trattamenti specifici, circostanziati, che lascino al medico la possibilità di valutazione di alternative terapeutiche, pena il risolversi in pratiche eutanasiche passive di impossibile sussunzione nei principi costituzionali.
  Al contrario, la vaghezza e la portata indefinita di condizioni che possono impedire, nella sostanza, la cura, e dunque la tutela della salute e della vita, devono giudicarsi lesive dei relativi diritti costituzionali, il cui grado di protezione dovrebbe, invece, risultare almeno di pari grado se non maggiore rispetto al diritto al consenso.
  A conferma della necessità dell'impostazione testé accennata, e a differenza di quanto formato all'articolo 3, l'articolo 1 della medesima proposta di legge, relativo al consenso informato, ospita una disciplina in base alla quale al paziente è riconosciuta solo la possibilità di rifiutare specifiche azioni, ma non il diritto di «autocurarsi» o di mettere a repentaglio la propria salute o la propria vita con la collaborazione del servizio sanitario nazionale.
  Peraltro, il tenore radicalmente differente, sotto i profili enunziati, dell'articolo I e dell'articolo 3 costituisce autonomo profilo di censura costituzionale.
  La violazione della funzione e dell'autonomia del medico. L'ampiezza, la genericità, la indefinita interpretabilità di non meglio precisate «convinzioni» o «preferenze» comprimono altresì le autonome funzioni – costituzionalmente riconosciute come si è visto nelle premesse – della scienza medica e dell'esercente le professioni sanitarie nell'assicurare il perseguimento del diritto alla salute e alla vita, come peraltro espressamente riconosciuto nell'articolo 1 riguardante il consenso informato, cosicché non può accettarsi che il successivo articolo 3 contenga discrasie e contraddizioni tanto insanabili.
  Aporie intrinseca al testo. La locuzione con cui è stato redatto il comma 1 dell'articolo 3 ospita, inoltre, una presunzione non ammissibile costituzionalmente, né conforme ai criteri di giustizia e alla basilari regole di ragionevolezza cui deve essere informata la legislazione.
  Si deve notare, infatti, che si consente al soggetto di esprimere anche solo – come detto – proprie «convinzioni» a proposito dei trattamenti sanitari (magari proposte anche in modalità del tutto ateniche), attività del pensiero che vengono però ope legis considerate «disposizioni», dunque atti di volontà.
  Tuttavia, non è chi non veda come un concetto relativo ai «convincimenti» su una certa questione sia realtà sostanziale e giuridica del tutto diversa da un atto di volizione e addirittura di disposizione.
  In altri termini, avere una «opinione» su una certa questione (peraltro in ipotesi anche senza competenze specifiche) non significa necessariamente volere e disporre per sé nel senso di quella opinione. Ad esempio, un soggetto ben potrebbe nutrire in astratto dubbi sulla efficacia o sulla opportunità di pratiche chemioterapiche, ma ciò non può significare che lo stesso soggetto rifiuti effettivamente tale trattamento e disponga nel senso di volere un detrimento della propria integrità fisica o un abbreviamento della propria esistenza.
  Una siffatta presunzione ope legis, in quanto lesiva della salute e della stessa vita del soggetto interessato non ha alcuna legittimazione costituzionale, sia alla luce del grado pressoché assoluto di tutela di tali beni, sia del divieto, per una struttura pubblica, di creare situazione prive di tutela o addirittura di rischio per i medesimi valori primari di rango costituzionale.
  Sugli stati di incoscienza transitoria. Ulteriori ed autonomi profili di incostituzionalità emergono qualora si consideri, sempre leggendo l'articolo 3, comma 1, della pdl in esame che gli effetti delle «disposizioni di trattamento» avrebbero rilievo nel momento in cui sopravvenisse per il soggetto una non meglio definita «incapacità di autodeterminarsi». La locuzione utilizzata impone di ritenere rilevanti anche situazioni in cui la incapacità Pag. 108di autodeterminarsi sia momentanea, limitata nel tempo e persino in cui la transitorietà di una simile circostanza possa scientificamente prevedersi.
  Ebbene, se si considera che dovrebbe sempre favorirsi la possibilità che il soggetto esprima un consenso informato nell'attualità e nella contemporaneità della proposta terapeutica e della relazione di cura (cfr. Cassazione civ., III, 15 settembre 2008, n. 23676 ), ai sensi dell'articolo 1, comma 8, della medesima proposta di legge in esame, una situazione di temporanea incapacità di autodeterminarsi dovrebbe essere piuttosto considerata come una situazione di «emergenza», nella quale il citato articolo 1 impone di assicurare sempre le cure opportune.
  Solo tale prospettiva, infatti, appare conforme non solo agli articolo 2 e 32, commi 1 e 2, della Costituzione, ma persino – come detto – all'articolo 1, commi 1 e 2, della medesima proposta di legge in esame.
  D'altronde, può ritenersi compatibile con le gerarchie costituzionali esposte brevemente in premessa l'omissione di trattamenti sanitari con le relative lesioni per la salute o addirittura con i relativi esiti esiziali per la vita in presenza di mere situazioni di perdite di coscienza ovvero di stati non coscienti solo transeunti ?
  E se non si fosse ancora fatti convinti di tale necessità costituzionale, si ponga mente alla possibilità riconosciuta dallo stesso articolo 3, comma 5, di revocare le DAT per assicurare a sé stessi, specie in casi di emergenza o di urgenza, la possibilità di cura e di salvezza. Tale riconosciuta possibilità verrebbe, invece, irreversibilmente negata a chi si trovasse in una mera situazione transitoria di incoscienza e, per ciò solo, fosse lasciato morire per una omissione terapeutica a causa di DAT, le quali, se solo si attendesse il ritorno della capacità di autodeterminazione, potrebbero essere ritrattate per ripristinare la cura.
  L'aggravata responsabilità del medico. Quanto si qui osservato, conduce a dover apprezzare i gravissimi profili di responsabilità che la proposta normativa farebbe gravare sul medico.
  In primo luogo, ai sensi del cometa 4 dell'articolo 3 e dell'ivi richiamato articolo 1, comma 7, il medico è esente da responsabilità civili e penali solo se rispetta le DAT.
  Tuttavia, mentre i confini di tale «rispetto» sono abbastanza definiti per i casi di consenso informato di cui all'articolo 1, essi diventano amplissimi e indeterminati di fronte alle generiche «convinzioni» e «preferenze» che caratterizzano le nominate DAT, all'articolo 3, o agli «intendimenti» assunti a parametro dell'articolo 4, cosicché al fine di evitare responsabilità l'esercente la professione sanitaria potrà interpretare detti «desiderata» nelle accezioni più ampie, così, però, aumentando sensibilmente le ipotesi di omessa cura, con le relative situazioni di rischio o di assenza di tutela per la salute dell'interessato.
  Vi è di più. Se il medico è tenuto al rispetto dei non meglio precisati parametri soggettivamente descritti dalle «convinzioni» e dalle «preferenze» di ciascun paziente, ciò nondimeno il richiamato cometa 7 dell'articolo 1 impedisce di dar seguito a richieste contrarie alla legge, alle buone pratiche cliniche assistenziali o alla deontologia.
  Viene così in essere una situazione gravemente aporetica, giacché qualsiasi valutazione del medico sembra essere inevitabilmente passibile di contestazioni e, in ipotesi, di pretese risarcitorie.
  La complessità che il medico deve valutare (per lo più – lo si ricordi !– in contingenze di somma urgenza) viene viepiù aggravata dalla ulteriore previsione del comma 4 dell'articolo 3 in commento, secondo il quale il medico potrà disattendere le DAT nel caso «sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione, capaci di assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita».
  Al medico si chiede una valutazione totalmente discrezionale e dunque massimamente responsabilizzante, che deve essere innanzitutto retrodatata al momento Pag. 109di sottoscrizione delle DAT, al fine di considerare quali terapie poi sopravvenute potessero essere o meno in allora «prevedibili» e, fra queste, quali possano «assicurare possibilità di miglioramento delle condizioni di vita», così utilizzando un autentico ossimoro che accosta un concetto di «certezza» («assicurare») ad uno di eventualità («possibilità»).
  Il tasso di indefinitezza e contraddittorietà delle fattispecie descritte dalla proposta di norma in commento cresce ulteriormente a causa dell'introduzione di non altrimenti precisati «casi di necessità», laconicamente menzionati sempre al comma 3 dell'articolo 3, nei quali dovrebbe intervenire il «giudice tutelare».
  La fattispecie risultante, gravemente indeterminata e di grave complessità per il medico, non appare perciò ragionevole in forza dei principi di giustizia dell'ordinamento, a causa degli effetti pregiudizievoli sia nei confronti dei valori costituzionali che vengono in rilievo (artt. 2 e 32), sia verso la dignità e l'autonomia della professione medica.
  La conservazione delle DAT. Quale ultimo fra ben più numerosi esempi delle gravi criticità della proposta in esame, giova attirare l'attenzione sul comma 6 dell'articolo 3, in forza del quale «Le regioni che adottino modalità telematiche di gestione della cartella clinica o il fascicolo sanitario elettronico o altre modalità informatiche di gestione dei dati del singolo iscritto al Servizio sanitario nazionale possono, con proprio atto, regolamentare la raccolta di copia delle DAT, compresa l'indicazione del fiduciario, e il loro inserimento nella banca dati, lasciando comunque al firmatario la libertà di scegliere se darne copia o indicare dove esse siano reperibili».
  Si prospetta, in primo luogo, una pletora di discipline regionali regolamentanti la modalità di raccolta di copie delle DAT, senza che si disponga una previa determinazione da parte dello Stato dei principi fondamentali ai sensi dell'articolo 117, comma 3, della Costituzione, il che appare necessario considerando il carattere prioritario dei diritti alla vita e alla salute che vengono condizionati dalla concreta possibilità di conoscenza dei contenuti delle DAT.
  Per il vero, i diritti che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale connessi alle DAT impongono altresì di ritenere esistente la legislazione esclusiva dello Stato, ai sensi del comma 2, lett. m), del citato articolo 117 Costituzione.
  I suesposti criteri sono stati ribaditi dalla sentenza 262/16 della Corte Costituzionale e appaiono certamente omessi nel punto della proposta in esame.
  Inoltre, priva di coerenza e legittimazione sistemica appare la possibilità lasciata al singolo soggetto dichiarante di non fornire copia delle DAT al sistema sanitario nazionale ovvero di scegliere a proprio piacimento il «luogo dove esse siamo reperibili».
  Tale ipotesi rende sostanzialmente non conoscibili le DAT, posto che il contenuto delle medesime viene in rilievo di norma quando l'interessato versa in una situazione di incapacità di intendere e volere ovvero considerando che potrebbe comunque risultare impossibile, per il medico che intervenga in caso di emergenza, organizzare un accesso nel luogo in cui sarebbero state depositate le «disposizioni di trattamento».
  Una siffatta situazione di non conoscibilità delle disposizioni in commento, resa possibile dal tenore della disposizione in esame, non ha alcuna coerenza con gli effetti del contenuto delle DAT sul piano della possibilità di operare da parte del medico, né considerando le responsabilità che gravano sullo stesso per le azioni o le omissioni compiute, responsabilità dalle quali sarebbe al riparo solo rispettando le DAT, che possono, tuttavia, risultare non conoscibili o praticamente non reperibili benché esistenti.
  Per tali ragioni si ritiene che il testo proposto debba essere rivisitato al fine di ricercare una maggiore coerenza costituzionale della proposta di legge in esame.

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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):
   nelle votazioni nn. 1 e 2 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;
   nella votazione n. 3 il deputato Busto ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 5 alla n. 8 il deputato Rampelli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 6 il deputato Lainati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 11 il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 19 il deputato Rotondi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 20 e 21 il deputato Matarrese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni nn. 29 e 30 la deputata Santerini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 33 la deputata Oliaro ha segnalato che non è riuscita a votare;
   nella votazione n. 35 i deputati Cassano e Borghi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nelle votazioni dalla n. 38 alla n. 40 la deputata Rotta ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni nn. 39 e 40 il deputato Preziosi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 41 la deputata Roberta Agostini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 42 il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nelle votazioni dalla n. 42 alla n. 48 il deputato Gutgeld ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 65 la deputata Iacono ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 67 i deputati Pesco e Villarosa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 68 il deputato Borghese ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;Pag. 111
   nella votazione n. 75 la deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 75 il deputato Micillo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 76 la deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 76 la deputata Di Salvo ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 76 i deputati Cominardi e Pesco hanno segnalato che non sono riusciti ad astenersi dal voto;
   nella votazione n. 77 i deputati Sibilia, Carocci e Di Battista hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;
   nella votazione n. 77 il deputato Vignali ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole;
   nella votazione n. 78 i deputati D'Ambrosio e Rubinato hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4310-A - subem. 0.7.52.300 369 313 56 157 298 15 106 Appr.
2 Nom. em. 7.52 369 315 54 158 276 39 105 Appr.
3 Nom. em. 7.43 367 367 184 117 250 104 Resp.
4 Nom. em. 7.44 380 380 191 118 262 102 Resp.
5 Nom. em. 7.42 378 378 190 120 258 102 Resp.
6 Nom. em. 7.40 372 372 187 115 257 101 Resp.
7 Nom. em. 7.80, 7.81 386 386 194 123 263 101 Resp.
8 Nom. em. 7.8, 7.11 371 371 186 118 253 101 Resp.
9 Nom. subem. 0.7.301.1 379 379 190 121 258 101 Resp.
10 Nom. em. 7.301 394 378 16 190 376 2 100 Appr.
11 Nom. em. 7.82 394 393 1 197 136 257 100 Resp.
12 Nom. em. 8.301 398 381 17 191 377 4 100 Appr.
13 Nom. em. 8.6 397 397 199 129 268 100 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 8.16 394 376 18 189 350 26 100 Appr.
15 Nom. em. 8.7 399 399 200 66 333 100 Resp.
16 Nom. em. 8.2 397 397 199 74 323 100 Resp.
17 Nom. em. 8.28 397 397 199 66 331 101 Resp.
18 Nom. em. 8.54 401 401 201 84 317 99 Resp.
19 Nom. em. 8.15 392 391 1 196 129 262 99 Resp.
20 Nom. em. 9.53 rif. 400 400 201 400 99 Appr.
21 Nom. em. 10.9 rif. 398 395 3 198 376 19 98 Appr.
22 Nom. em. 10.19 398 398 200 69 329 98 Resp.
23 Nom. subem. 0.10.301.1 395 395 198 126 269 98 Resp.
24 Nom. subem. 0.10.301.2 396 396 199 130 266 98 Resp.
25 Nom. subem. 0.10.301.3 401 401 201 129 272 98 Resp.
26 Nom. subem. 0.10.301.4 399 399 200 132 267 98 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. em. 10.301 406 390 16 196 386 4 98 Appr.
28 Nom. em. 10.7 405 405 203 135 270 98 Resp.
29 Nom. em. 10.6, 10.12, 10.30 402 402 202 131 271 98 Resp.
30 Nom. em. 10.11 406 386 20 194 97 289 98 Resp.
31 Nom. em. 10.10 413 394 19 198 77 317 98 Resp.
32 Nom. em. 10.32 417 417 209 142 275 98 Resp.
33 Nom. em. 10.4, 10.50 409 409 205 132 277 99 Resp.
34 Nom. em. 10.51 405 340 65 171 33 307 98 Resp.
35 Nom. em. 10.52 rif. 404 400 4 201 286 114 97 Appr.
36 Nom. subem. 0.13.300.1 408 408 205 71 337 97 Resp.
37 Nom. subem. 0.13.300.2 390 389 1 195 71 318 97 Resp.
38 Nom. subem. 0.13.300.3 394 394 198 62 332 97 Resp.
39 Nom. em. 13.300 397 337 60 169 303 34 97 Appr.
INDICE ELENCO N. 4 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. articolo agg. 16.011 400 400 201 69 331 97 Resp.
41 Nom. articolo agg. 16.036, 16.050 385 385 193 130 255 94 Resp.
42 Nom. em. 8.51 380 357 23 179 122 235 94 Resp.
43 Nom. subem. 0.16.0300.5 384 355 29 178 97 258 94 Resp.
44 Nom. subem. 0.16.0300.3 384 355 29 178 95 260 94 Resp.
45 Nom. subem. 0.16.0300.4 377 345 32 173 92 253 94 Resp.
46 Nom. subem. 0.16.0300.1 388 387 1 194 128 259 94 Resp.
47 Nom. subem. 0.16.0300.2 383 383 192 124 259 94 Resp.
48 Nom. articolo agg. 16.0300 386 300 86 151 243 57 94 Appr.
49 Nom. odg 9/4310/11 360 360 181 49 311 94 Resp.
50 Nom. odg 9/4310/21 359 357 2 179 148 209 94 Resp.
51 Nom. odg 9/4310/33 363 363 182 116 247 94 Resp.
52 Nom. odg 9/4310/34 361 361 181 117 244 94 Resp.


INDICE ELENCO N. 5 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
53 Nom. odg 9/4310/35 358 358 180 49 309 94 Resp.
54 Nom. odg 9/4310/38 362 362 182 50 312 94 Resp.
55 Nom. odg 9/4310/41 349 349 175 49 300 94 Resp.
56 Nom. odg 9/4310/44 349 349 175 111 238 94 Resp.
57 Nom. odg 9/4310/45 362 362 182 114 248 94 Resp.
58 Nom. odg 9/4310/46 349 349 175 108 241 94 Resp.
59 Nom. odg 9/4310/47 357 296 61 149 49 247 94 Resp.
60 Nom. odg 9/4310/48 365 299 66 150 48 251 94 Resp.
61 Nom. odg 9/4310/49 354 353 1 177 48 305 94 Resp.
62 Nom. odg 9/4310/50 359 359 180 46 313 94 Resp.
63 Nom. odg 9/4310/52 364 348 16 175 118 230 94 Resp.
64 Nom. odg 9/4310/53 362 361 1 181 112 249 94 Resp.
65 Nom. odg 9/4310/56 368 368 185 49 319 94 Resp.
INDICE ELENCO N. 6 DI 6 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
66 Nom. odg 9/4310/57 360 359 1 180 114 245 94 Resp.
67 Nom. odg 9/4310/58 354 353 1 177 131 222 94 Resp.
68 Nom. odg 9/4310/59 361 360 1 181 47 313 94 Resp.
69 Nom. odg 9/4310/60 362 295 67 148 47 248 94 Resp.
70 Nom. odg 9/4310/62 363 345 18 173 117 228 94 Resp.
71 Nom. odg 9/4310/63 358 358 180 114 244 94 Resp.
72 Nom. odg 9/4310/64 344 344 173 49 295 94 Resp.
73 Nom. odg 9/4310/65 335 335 168 50 285 94 Resp.
74 Nom. odg 9/4310/70 320 320 161 117 203 94 Resp.
75 Nom. odg 9/4310/71 312 312 157 98 214 94 Resp.
76 Nom. Ddl 4310-A - voto finale 352 286 66 144 230 56 85 Appr.
77 Nom. TU Pdl 1142 e ab-A-Quest.preg. 1,2 322 314 8 158 19 295 82 Resp.
78 Nom. TU Pdl 1142 e ab-A-Qu.sosp.1,2,3,4 303 297 6 149 19 278 79 Resp.