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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 741 di martedì 14 febbraio 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 9 febbraio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Alfreider, Artini, Barbanti, Baretta, Boccadutri, Cicchitto, Coppola, D'Incà, Damiano, De Lorenzis, Epifani, Giorgis, Mazziotti Di Celso, Merlo, Meta, Palma, Piepoli, Scalfarotto, Scanu, Schullian, Sereni, Simonetti, Vignaroli e Zolezzi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del disegno di legge: S. 2629 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (Approvato dal Senato) (A.C. 4280) (ore 10,06).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4280: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che le Commissioni V (Bilancio) e VI (Finanze) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la Commissione bilancio, deputato Nazzareno Pilozzi.

  NAZZARENO PILOZZI, Relatore per la maggioranza per la V Commissione. Presidente, colleghi, mi sembra doveroso iniziare questa relazione sottolineando il proficuo dibattito svolto in Commissione, che, seppur non abbia potuto modificare il Pag. 2testo del decreto, ha posto le basi e lasciato spunti di riflessione importanti per ulteriori interventi sulla materia.
  Il decreto che oggi è all'attenzione della Camera è sicuramente un grande passo in avanti sulla strada della riorganizzazione del sistema bancario. Probabilmente non sarà esaustivo delle problematiche che questa legislatura ha ereditato sulla sofferenza delle banche, ma sicuramente interviene in modo significativo.
  Ovviamente, come dibattuto a lungo in Commissione, resta aperto il tema delle motivazioni e delle eventuali responsabilità, del perché si è arrivati sin qui: tema che dovrà e potrà essere affrontato in maniera rigorosa nella Commissione d'inchiesta in via di approvazione.
  La mia relazione si concentrerà per ovvi motivi sul testo di questo decreto, concentrandosi, come già fatto in Commissione, sul capo III e IV.
  L'articolo 24 istituisce nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze un fondo con una dotazione di 20 miliardi di euro per l'anno 2017 destinato alla copertura degli oneri derivanti dalle operazioni di sottoscrizione e acquisto di azioni effettuate per il rafforzamento patrimoniale e delle garanzie concesse dallo Stato su passività di nuova emissione e sulla erogazione di liquidità di emergenza a favore delle banche e dei gruppi bancari italiani.
  Il comma 2 prevede che alla ripartizione e successiva rimodulazione del fondo, in relazione alle effettive esigenze, si provveda con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze.
  Il comma 3 stabilisce che gli importi destinati alla copertura delle garanzie concesse siano versati su un apposito conto corrente di Tesoreria centrale.
  Infine il comma 4 prevede, al primo periodo, che i corrispettivi delle garanzie concesse e quelli derivanti dalla successiva eventuale cessione delle azioni siano versati all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati al fondo.
  L'articolo 24-bis reca misure e interventi tesi a sviluppare l'educazione finanziaria, previdenziale ed assicurativa dei cittadini: un aspetto importantissimo del decreto, introdotto durante l'esame al Senato. A riguardo, mi è doveroso segnalare come la disposizione riprenda sostanzialmente il contenuto della proposta di legge Camera n. 3666 Bernardo, cui sono abbinate le proposte di legge Paglia e Nastri. Inoltre, è altresì importante rileggere alcuni stralci della relazione dell'educazione finanziaria promossa dalle Autorità di vigilanza, Banca d'Italia, Consob, Covip e Ivass, insieme al Museo del risparmio, alla Fondazione per l'educazione finanziaria e al risparmio e alla Fondazione Rosselli, d'intesa con il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero dell'università dell'istruzione e della ricerca, che ci illustra come la crescente complessità delle scelte finanziarie che i cittadini devono compiere nel corso della loro vita richiede livelli di alfabetizzazione finanziaria spesso superiori a quelli attualmente disponibili in larghi strati della popolazione. L'educazione finanziaria è il processo che dovrebbe consentire alle persone di accrescere tale competenza.
  Un'azione efficace di educazione finanziaria richiede, in linea con le migliori prassi emerse a livello internazionale, strumenti di coordinamento dell'offerta formativa, tesi a favorire la coerenza tra le iniziative e i fabbisogni dei cittadini, a promuovere le sinergie tra i programmi esistenti e a diffondere le modalità didattiche più adeguate. In circa 60 Paesi il coordinamento è perseguito attraverso una Strategia nazionale per l'educazione finanziaria (Snef), tra questi non rientra ancora l'Italia o meglio non vi rientrava fino all'approvazione di questo decreto.
  Da queste righe possiamo cogliere l'importanza dell'articolo 24-bis. In particolare, il comma 1 chiarisce che le disposizioni sono volte ad assicurare l'efficacia, l'efficienza e la sistematicità delle azioni dei soggetti pubblici e privati e riconoscono l'importanza dell'educazione finanziaria quale strumento per la tutela del consumatore, in conformità con quanto già espresso in sede internazionale dall'OCSE. Essa, in particolare, consiste nel processo attraverso il quale le persone Pag. 3migliorano la loro comprensione degli strumenti e dei prodotti finanziari, ivi compresi quelli di natura assicurativa e previdenziale, e sviluppano le competenze necessarie ad acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi e delle opportunità finanziarie.
  Il comma 3 affida al Ministero dell'economia e delle finanze, d'intesa con il Ministero dell'istruzione dell'università e della ricerca, il compito di adottare un Programma per una strategia nazionale per l'educazione finanziaria assicurativa e previdenziale. Detta strategia si conforma ai seguenti principi: organizzare in modo sistematico il coordinamento dei soggetti pubblici e privati già attivi sulla materia ovvero di quelli che saranno attivati dal programma, garantendo che gli interventi siano continui nel tempo, promuovendo lo scambio di informazioni tra i soggetti e la diffusione delle relative esperienze, competenze e buone pratiche e definendo le modalità con cui le iniziative di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale possano essere in sinergia e collegarsi con le attività proprie del sistema nazionale dell'istruzione; definire le linee guida delle politiche nazionali in materia di comunicazione e di diffusione di informazioni, volte a promuovere l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale; prevedere la possibilità di stipulare convenzioni atte a promuovere interventi di formazione con associazioni rappresentative di categorie produttive, ordini professionali, organizzazioni senza fini di lucro e università, anche con la partecipazione degli enti territoriali.
  Il comma 5 prevede la trasmissione annuale entro il 31 luglio alle Camere, da parte del Governo, di una relazione sullo stato di attuazione della strategia nazionale per l'educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale.
  Il comma 6, infine, prevede, ai fini dell'attuazione della strategia nazionale, presso il Ministero dell'economia e delle finanze, un comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria. Il comitato ha il compito di promuovere e programmare iniziative di sensibilizzazione in tema di educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale. È anche importante dire che dall'istituzione del comitato non debbano derivare oneri alla finanza pubblica.
  Per quanto riguarda il capo IV del decreto-legge, l'articolo 25 integra la disciplina relativa alle contribuzioni addizionali al Fondo di risoluzione nazionale: in concreto le predette contribuzioni possono essere richieste anche per fronteggiare oneri derivanti da modifiche del Programma di risoluzione approvato il 22 novembre 2015, relativamente a Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di risparmio della provincia di Chieti.
  Il comma 2 stabilisce che la Banca d'Italia può richiedere, per singolo anno, un ammontare di contributi pari alla differenza tra l'importo massimo delle contribuzioni richiamabili in base al comma 848 della legge di stabilità 2015 e l'importo delle contribuzioni effettivamente richiamate dal Comitato di risoluzione unico, ai sensi dell'articolo 70, contributi ex ante, e dell'articolo 71, i contributi straordinari ex post, del regolamento dell'Unione europea n. 806 del 2014. La disposizione stabilisce, inoltre, che la Banca d'Italia può decidere che le contribuzioni siano materialmente versate in un periodo pluriennale non superiore però a cinque anni. Diluendo nel tempo i versamenti, la disposizione riduce l'impatto annuale delle contribuzioni addizionali sugli intermediari.
  Il comma 3 dispone che l'importo di dette contribuzioni è ripartito annualmente tra le banche aventi sede legale in Italia e alle succursali italiane di banche extracomunitarie, in misura proporzionale all'ammontare delle contribuzioni annuali dovute alla medesima banca al Fondo di risoluzione unico.
  L'articolo 26 stabilisce che, qualora la Banca d'Italia, al fine di soddisfare esigenze di liquidità, eroghi finanziamenti garantiti mediante pegno o cessione di credito, la garanzia si intende prestata, Pag. 4con effetto nei confronti di terzi aventi causa, all'atto della sottoscrizione del contratto di garanzia finanziaria.
  A tal fine sono introdotte deroghe alla normativa civilistica sulle garanzie.
  Gli articoli 26-bis e 26-ter, introdotti dal Senato, novellano alcune disposizioni contenute nel Capo 1 del decreto-legge n. 59 del 2016 in materia di accesso al Fondo di solidarietà, istituito in favore degli investitori delle banche poste in risoluzione alla fine del 2015, titolari di obbligazioni subordinate emesse dalle predette banche.
  In particolare, l'articolo 26-bis aggiunge, nel novero della definizione di investitore destinatario delle tutele del Fondo, anche il coniuge, il convivente more uxorio, i parenti entro il secondo grado in possesso degli strumenti finanziari a seguito di trasferimento con atto tra vivi.
  Il comma 2 del medesimo articolo 26-bis esclude dal calcolo per l'indennizzo previsto dal medesimo articolo il corrispettivo pagato per l'acquisto degli strumenti finanziari subordinati, detenuti alla data della risoluzione delle banche in liquidazione.
  Il comma 3 modifica l'articolo 9, comma 6, del decreto-legge n. 59 del 2016, il quale consente agli investitori, acquirenti di strumenti finanziari subordinati emessi dalle citate banche in liquidazione entro la data del 12 giugno 2014 e che li detenessero ancora alla data della risoluzione delle banche medesime, di chiedere al predetto Fondo di solidarietà l'erogazione di un indennizzo forfettario, pari all'80 per cento del corrispettivo pagato per l'acquisto degli strumenti finanziari al netto degli oneri e spese connesse all'operazione di acquisto e della differenza positiva tra il rendimento degli strumenti finanziari subordinati e il rendimento di mercato. Per accedere all'indennizzo forfettario si richiedono determinati requisiti patrimoniali e reddituali, e cioè un patrimonio mobiliare di proprietà inferiore a 100 mila euro oppure un reddito complessivo ai fini dell'IRPEF nell'anno 2014 inferiore a 35 mila euro. Esso, inoltre, integra il medesimo comma 6 dell'articolo 9 del decreto-legge n. 59 del 2016 nel senso di stabilire la gratuità del servizio di assistenza agli investitori nella compilazione e presentazione delle istanze di indennizzo, prevedendo che le banche non possano richiedere all'investitore il pagamento di oneri o commissioni sotto qualsiasi forma.
  L'articolo 27, modificato al Senato, quantificando gli oneri delle maggiori emissioni di titoli pubblici e prevedendone la relativa copertura, al comma 1 incrementa, per l'anno 2017, di 20 miliardi di euro il livello massimo del saldo netto da finanziare nel bilancio dello Stato e il livello massimo del ricorso al mercato finanziario di competenza e di cassa, nonché l'importo massimo di emissione di titoli pubblici.
  Si rammenta, in tale ambito, che il 19 dicembre 2016 il Governo ha presentato alle Camere una relazione, ai sensi dell'articolo 6, comma 6, della legge n. 243 del 2012, secondo la procedura applicata nel caso in cui il Governo intenda ricorrere all'indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie, al fine di far fronte ad eventi eccezionali. Nella relazione si chiedeva alle Camere l'autorizzazione a incrementare di 20 miliardi di euro il livello massimo del saldo netto da finanziarie e l'importo massimo di emissioni dei titoli pubblici. Nelle sedute del 21 dicembre 2016, le Assemblee del Senato e della Camera hanno rispettivamente approvato le risoluzioni nn. 6-00218 e 6-00276, con cui è stata autorizzata la richiesta di cui alla citata relazione. Il comma 2 quantifica gli oneri per gli interessi passivi derivanti dalle maggiori emissioni di titoli del debito pubblico, di cui al comma 1, nel limite massimo di 60 milioni di euro per l'anno 2017, 232 milioni di euro per l'anno 2018 e 290 milioni di euro a decorrere dall'anno 2019.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza per la VI Commissione (Finanze), deputato Paolo Petrini.

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  PAOLO PETRINI, Relatore per la maggioranza per la VI Commissione. Grazie Presidente, colleghi, ritengo utile, prima di sottolineare quelli che sono gli obiettivi principali di questo decreto, contestualizzarne le finalità, oltre che, appunto, gli obiettivi, all'interno di quello che è il quadro regolamentare europeo.
  L'Unione bancaria europea, nata non solo a seguito dei fenomeni di turbolenza finanziaria, ma per risolvere la dicotomia esistente tra l'internazionalizzazione degli intermediari e dei mercati, è una struttura ordinamentale ancora saldamente ancorata a una dimensione nazionale. Spezzare l'intreccio perverso tra il rischio sovrano e il rischio bancario, soprattutto in quei Paesi con bilanci pubblici caratterizzati da deficit strutturali ed elevato livello di indebitamento, è stato uno degli obiettivi principali di questa costruzione. Si è quindi passati, in Europa, da un sistema di armonizzazione molto blando, minimo direi, degli ordinamenti nazionali, ad un approccio di armonizzazione massima e, infine, all'accentramento a livello europeo delle fondamentali funzioni della vigilanza bancaria e della gestione delle crisi. E come sapete, è stato costruito un sistema che ha i suoi punti di forza nel sistema unico di vigilanza, nel sistema unico di risoluzione delle crisi e nel sistema unico di garanzia dei depositi. Anche se, da questo punto di vista, voglio sottolineare il ritardo con cui concretizziamo questo terzo obiettivo dell'Unione bancaria, un ritardo legato ancora agli egoismi dei singoli Stati, che impediscono la mutualizzazione di questa forma assicurativa e, quindi, una mancanza di solidarietà ancora stonata in una Europa che vorremmo, invece, sempre più integrata.
  Riguardo alle regole per la gestione delle crisi nel sistema bancario, viene definito un approccio non circoscritto alla fase ultima dell'insolvenza o della quasi insolvenza, ma volto anche alla prevenzione delle stesse crisi bancarie. In definitiva, il disegno europeo mira a ridurre la probabilità che una banca fallisca e, comunque, mira a ridurre le perdite in caso di default. Certo, per quanto efficaci, queste regole non possono essere in grado di evitare fenomeni di insolvenza bancaria o eliminare situazioni patologiche, legate ai comportamenti degli operatori o anche agli errori dei regolatori, ma la direzione è assolutamente condivisibile: non solo evitare i gravi effetti di ricaduta di una crisi bancaria sull'intero sistema, ma garantire che il sistema bancario nel suo complesso continui a fornire un'adeguata erogazione di prestiti all'economia reale.
  C’è, quindi, un'innovazione dell'approccio comunitario, nel senso della considerazione degli effetti delle crisi bancarie, non solo in termini di stabilità e, quindi, di contagio sul mercato bancario, ma anche sull'economia reale. Abbiamo avuto, come ricorderete, la Bank Recovery and Resolution Directive (BRRD), una direttiva che, appunto, ha normato quella che è stata la gestione delle crisi. Nella stessa direttiva, le ipotesi di intervento pubblico non mancano, ipotesi di intervento pubblico ammesse, appunto, dalla normativa e che si articolano in tre direzioni: una garanzia dello Stato a sostegno degli strumenti di liquidità forniti dalla Banca centrale, una garanzia dello Stato sulla passività di nuova emissione e la possibilità di sottoscrivere, da parte dello Stato, aumenti di capitale.
  Il decreto in discussione pone, quindi, in essere prima di tutto gli strumenti per rafforzare la capacità di una banca italiana di approvvigionarsi di liquidità. Le banche interessate e con un patrimonio netto positivo potranno chiedere al Ministro dell'economia e delle finanze una garanzia su obbligazioni di nuova emissione oppure una garanzia pubblica sulla liquidità fornita dalla Banca centrale.
  L'altro aspetto qualificante del decreto riguarda il rafforzamento del capitale: una banca può chiedere al MEF di sottoscrivere le proprie azioni a un prezzo determinato nello stesso decreto, a condizione che l'esigenza di rafforzamento del patrimonio sia emersa in seguito ad una prova di stress basata su uno scenario avverso. In definitiva, un intervento pubblico precauzionale, che può essere messo in campo solo a determinate condizioni. La Pag. 6prima condizione è che la banca non sia in dissesto, ovvero non sia una banca da sottoporre a procedura di risoluzione o di liquidazione.
  Questo intervento deve avere una natura temporanea. La banca risanata deve essere restituita al mercato. Non può essere utilizzata, questa modalità, per ripianare le perdite. Non può, quindi, lo Stato ricapitalizzare una banca al fine di ripianare le perdite della stessa. Prima di chiedere l'intervento pubblico bisogna aver tentato senza successo di raccogliere sul mercato le risorse necessarie. Voglio ricordare un attimo, tra l'altro, il principale soggetto a cui si rivolge questo decreto che è la banca Monte dei Paschi di Siena e ricordare quello che è accaduto negli ultimi mesi con una banca che è stata sottoposta a stress test; gli indici che ne sono emersi non sono certamente stati positivi, anzi, sono stati molto negativi, indici che determinano l'esigenza di ricapitalizzazione; è stato esperito sul mercato un tentativo per ricapitalizzare con risorse dello stesso mercato, tentativo verosimile che, tra l'altro, aveva anche il suo nocciolo duro intorno ad investitori istituzionali internazionali molto solidi, ma l'instabilità politica, come sappiamo, ha impedito che questo tentativo di ricapitalizzazione con ricorso al mercato potesse andare in porto e da qui, naturalmente, si sono create le condizioni per utilizzare le norme contenute in questo decreto e, quindi, la possibilità per la banca di essere ricapitalizzata da parte dello Stato.
  Un'altra condizione, poi, necessita e cioè l'approvazione della Commissione europea che richiede alla banca di predisporre un piano industriale finalizzato a ripristinare condizioni di piena solidità e redditività. Naturalmente, come in ogni altra circostanza, le risorse pubbliche non possono essere utilizzate se non vi è una ragionevole certezza di rientrare di quelle risorse. Anche in questo caso si applica il principio del burden sharing e cioè, a seguito di un aiuto di Stato, è richiesto un appropriato contributo al costo della ristrutturazione al beneficiario degli aiuti, cioè la banca, e ai suoi azionisti. Viene, però, evitata l'applicazione del bail in e, oltre agli azionisti, non vengono, quindi, coinvolti i possessori di obbligazioni senior, né, tanto meno, i correntisti, anzi, il decreto, al fine di tutelare al meglio i risparmiatori, prevede che lo Stato acquisti le azioni frutto della riconversione delle obbligazioni subordinate; gli investitori riceveranno, quindi, dalla banca, obbligazioni ordinarie al valore nominale di quelle precedentemente possedute, e solo gli investitori retail, solo quelli al dettaglio, e certamente non quelli istituzionali né, tanto meno, potranno esservi premi agli speculatori. La modifica apportata in Senato, dove non vengono più previsti, rispetto al testo originario, nella platea dei risparmiatori da ristorare, anche coloro che hanno acquistato dopo il 1o gennaio 2016, io credo vada perfettamente in questa direzione.
  Quindi, è chiaro come questa articolata modalità di intervento precauzionale sia finalizzata a restituire al mercato banche risanate, banche che possano affrontare, quindi, il loro lavoro di sostegno all'economia reale nella maniera più appropriata possibile, e che possano, appunto, erogare il credito, anche qui, direi, in una maniera altrettanto appropriata e certamente non come è avvenuto nel corso del tempo, e non mi riferisco in questo caso solo a Monte dei Paschi di Siena, ma anche alle tante banche che sono ancora oggetto di attenzione da parte dei regolatori e che, devo dire, con un comportamento assolutamente non lineare, non consono a quelle che sono le norme né la buona gestione, hanno operato nel corso del tempo. Devo dire che questo, tra l'altro, è stato uno dei primi obiettivi che si è proposto, non solo questo Governo con il decreto in discussione, ma anche il precedente, con tutta una serie di interventi; l'obiettivo, cioè, di spezzare il legame tra la politica locale e le banche, non solo, appunto, nell'erogazione del credito, ma anche, e soprattutto, nella scelta del management e, quindi, nella governance. Noi, oramai, attraverso la cronaca, abbiamo appreso molto bene quel che è avvenuto nel corso del tempo in Italia, dove, appunto, l'intreccio tra politica Pag. 7locale e banche – una politica locale, lo ricordo, fatta non solo di partiti politici, ma soprattutto di interessi organizzati – ha costituito una modalità di fare banca che, certamente, non era possibile portare avanti nel tempo. Solo quella modalità di azioni in cambio di credito ha tenuto chiuso il coperchio per molti anni, ma, poi, quando è arrivata la vigilanza europea, questo coperchio è stato aperto e, in particolare dopo il 2013, abbiamo potuto conoscere tutti i guasti che sono stati perpetrati nel corso degli anni precedenti; guasti che naturalmente non riguardano solo il comportamento degli operatori, ma riguardano anche quel che è accaduto nell'economia di questo Paese. Oggi, ci troviamo ad avere tre volte le sofferenze della media europea e, purtroppo, tre volte i tempi di recupero rispetto alla medesima media europea. Una situazione, quindi, di debolezza molto forte da parte dei nostri istituti di credito, su cui si è intervenuti, soprattutto, in termini di flussi, purtroppo, non in termini di stock e, quindi, abbiamo bisogno di poter ancora intervenire in maniera efficace, proprio per far sì che le nostre banche tornino a fare il loro mestiere. Queste cose non sono avvenute solo nel nostro Paese; il fatto che ogni volta ricordiamo che la stessa Germania ha ricapitalizzato le proprie banche con le risorse dello Stato per quasi 250 miliardi di euro sta lì a dimostrare che la crisi è arrivata in Europa e ha colpito davvero tutti. Noi non siamo intervenuti prima del 2013, io credo, perché questa situazione, appunto per le motivazioni dette, non era ancora chiara, ma, oggi, non possiamo certamente esimerci ed io credo che la normativa europea ci permetta, oggi, di agire per il ripristino delle migliori condizioni del credito e per la tutela dei nostri risparmiatori in misura assolutamente efficace, potendo utilizzare le norme che sono state messe in campo. Bisogna anche capire che quello che è avvenuto precedentemente, dove gli istituti in crisi, tutto sommato, venivano aiutati da quelli sani con un'appendice che noi abbiamo avuto di questa modalità anche negli ultimi mesi, non poteva certamente durare e andare avanti. Avevamo bisogno di altre regole e abbiamo bisogno, soprattutto per far sì che le banche, che ne hanno ancora la possibilità, possano far crescere l'economia, di tutelarle, di sostenerle, di aiutarle a riprendere il giusto cammino e questo decreto va certamente in questa direzione.

  PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Carlo Sibilia. Prego.

  CARLO SIBILIA, Relatore di minoranza. Diciamo che, quando siamo oggi chiamati qui a discutere di questo decreto – è l'ennesima volta che parliamo di banche, in particolare di Monte dei Paschi –, ci viene in mente una cosa, ossia la risposta alla domanda su quanto costa l'irresponsabilità politica sulle vicende bancarie, quanto costa l'aver abdicato al proprio ruolo ed esserci sottomessi al volere dei banchieri. Quanto costa ? Facciamone una stima. Il crack bancario di Monte dei Paschi di Siena è uno dei crack più documentati della storia ed è uno di quelli che ci è costato 50 miliardi di euro in fumo di patrimonio, altri circa 13 miliardi di euro di vari aumenti di capitale, per non parlare delle svalutazione dei prestiti effettuati da Monte dei Paschi ad alcuni clienti, alcuni di questi, tipo De Benedetti, che godevano di un problema su Sorgenia, la proprio azienda, di circa un miliardo e trecento mila euro di debiti e, presentandosi a Monte dei Paschi, ha ricevuto un altro finanziamento di 600 milioni di euro. Perché questo episodio è emblematico ? Perché Monte dei Paschi è una banca che da sempre è la banca del Partito Democratico, e prima dei DS; la Fondazione che teneva in piedi la Banca Monte dei Paschi aveva al suo interno tutti i rappresentanti e le istituzioni locali che, se avessero agito con responsabilità, oggi Siena e la Toscana potrebbero avere i marciapiedi dorati, ma purtroppo, grazie alla loro scelleratezza politica, hanno svenduto questa banca, e oggi purtroppo ci troviamo a doverci caricare sul groppone, da cittadini, gli errori della politica. Ma andiamoli un po’ a vedere questi errori, Pag. 8perché poi bisogna dirci che quando arriviamo qui e facciamo un provvedimento del genere ci sono due cose che vorresti assicurate; una è: non facciamo più accadere quello che è accaduto, e l'altra è che qualcosa deve cambiare all'interno di Monte dei Paschi. La governance di Monte dei Paschi deve cambiare: se ci sono sempre le stesse persone e lo stesso meccanismo che ha provocato questi buchi, se noi con questo decreto non risolviamo nessun problema, allora che lo facciamo a fare questo decreto ? Purtroppo questo decreto a queste due domande ci risponde: saranno sempre gli stessi a governare Monte dei Paschi di Siena, e nessuno ci dà la garanzia che tra sei mesi non staremo parlando nuovamente di uno crack, di altri otto miliardi andati in fumo. Nessuno ci garantisce che questa procedura sia una procedura garantita, che risani una banca, soprattutto se pensiamo alle cose che ci hanno detto per anni, come per esempio anche quel fesso dell'ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che disse in televisione, a Porta a Porta, tranquillamente: «Prendetevi le azioni di Monte dei Paschi che è una banca sanata». La banca era sanata un anno fa, a gennaio 2016. Allora, di cosa stiamo parlando qui oggi ? Qui il problema è che purtroppo non si capisce che, quando si parla di Monte dei Paschi, entra in gioco la storia del saggio che indica la luna e dello stolto che guarda il dito. Il dito è Monte dei Paschi, ma la luna si chiama Banca d'Italia, Consob, Governo, Banca centrale europea, Ministero dell'economia. Più che una luna, è una congiuntura di cinque lune. Bisogna dire che, seguendo gli sviluppi delle inchieste della magistratura, l'ultimo argine di difesa tra interessi della politica, della tecnocrazia, dei banchieri, dei polli, da una parte, e quelli degli azionisti, dei risparmiatori, dei dipendenti, dei contribuenti e dei clienti, dall'altra, abbiamo tutti capito che sia Profumo che Viola a suo tempo, in continuità con i loro predecessori Mussari e Vigni, hanno contabilizzato all'interno dei bilanci di Monte dei Paschi dei derivati come titoli di Stato. Allora il crack, il più documentato della storia, si fa in quattro mosse: a) l'acquisto di Antonveneta, b) i derivati Santorini e Alexandria, che generano delle perdite incredibili all'interno del bilancio di Monte dei Paschi, c) la raccolta di aumenti di capitale e d) il prestito di questi capitali a delle persone, a dei soggetti che evidentemente non erano solvibili, oppure comunque non erano capaci di onorare quel prestito. In quattro mosse si è distrutta la banca – ricordiamolo – più antica del mondo, in quattro mosse.
  La cosa più brutta sapete qual è ? È che purtroppo questa storia, mentre accadeva, dal 2008 in poi, la conoscevamo tutti, e l'acquisto di Antonveneta è stato concesso senza alcuna due diligence con la firma di Mario Draghi, eccola qui ! Questo è il documento che sancisce e che dice – qui in oggetto –: «Banca Monte dei Paschi di Siena: acquisizione della partecipazione di controllo della Banca Popolare Antoniana Veneta». Eccolo qui, la firma è del signor Mario Draghi, del 17 marzo 2008. E l'abbiamo premiato, Mario Draghi, oggi fa il Presidente della Banca Centrale europea, uno dei più grandi responsabili del più grande crack bancario forse del mondo. Allora, se noi parliamo di questi responsabili, che, carte alla mano, sappiamo chi sono e sappiamo quello che hanno combinato, poi non garantiamo due cose, o meglio una principalmente, ossia quella che qualcuno di questo crack dovrà rispondere ? Qualcuno di questo crack dovrà pagarne le conseguenze, oppure siamo tutti felici e contenti ? È arrivato Tononi e la prima cosa che ha fatto è stata chiudere i derivati Alexandria e Santorini, e poi è arrivato Morelli, chiaramente espressione dei banchieri per la JP Morgan e degli hedge fund che a quel punto si erano già mangiati la banca di Siena, che non è più di Siena ma è dei poteri internazionali. Allora, questo è il vero problema: qui ci abbiamo tutte le carte che, minuto per minuto, anno per anno, ci dicono chi sono i responsabili di questa vicenda e se noi con questo decreto abbiamo concesso una garanzia di otto miliardi a Monte dei Paschi senza neanche inserire l'amministrazione straordinaria di questa banca, Pag. 9cioè quelli che gestiranno questi otto miliardi sono quelli che li hanno gestiti in passato, gli stessi personaggi, ma come faremo a risanare una banca che ormai non si può più risanare ? Saremo esposti agli stessi problemi.
  È importantissimo poter finalmente avere un'amministrazione straordinaria di questa banca, andando ad applicare l'articolo 70, che è una cosa che si può fare. L'articolo 70 del Testo unico bancario ci dice che si può fare quando una banca è a rischio dissesto, e la banca è a rischio dissesto perché nessuno ci garantisce che questa operazione vada a buon fine, come non ce l'hanno garantito le operazioni precedenti. Allora, il problema è tutto quello che si è fatto fino adesso: il Governo non garantisce e copre i banchieri, che senza l'amministrazione straordinaria rischiano di vedersi prescritti i loro reati – perché hanno commesso dei reati, da accertare, certo – ma vogliamo dare tempo alla magistratura oppure vogliamo mandare tutto in prescrizione ? È vero – come si diceva in Commissione – che c’è un reato per qualsiasi cosa qui in Italia, ma c’è anche una prescrizione per qualsiasi cosa. Allora, l'amministrazione straordinaria consente di farci partire da oggi per rivedere tutta l'operazione, rivedere la manipolazione del mercato. Monte dei Paschi, carte alla mano, contabilizzava nel proprio bilancio dei derivati come titoli di Stato. E questa è una manipolazione del mercato, un'informazione falsa agli azionisti. Con quale coraggio sono andati a chiedere dei soldi per l'aumento di capitale ? Tanto più che l'ultimo aumento di capitale è stato un fallimento, non è andato a nessuno, il mercato non ha risposto e oggi siamo qui a parlare dei fallimenti del mercato. E Consob cosa ha fatto in questi anni ? Consob, Banca d'Italia e la vigilanza bancaria ? Se nove banche su venticinque a non superare gli stress test sono italiane, noi non abbiamo nove problemi, abbiamo un solo problema, che è la vigilanza bancaria. Se non si agisce su questo, non c’è nessuna possibilità per il sistema bancario di riprendersi. E poi arriviamo alla gestione degli NPL: noi abbiamo fatto delle proposte, abbiamo detto: gestiamo all'interno della banca, o meglio con un veicolo fatto di cittadini e banca la gestione interna dei crediti deteriorati, per andarli a recuperare, perché comunque ci saranno. Non possiamo svalutarli del 15 per cento, significa aver fatto dei regali a queste persone che avranno un tempo dilazionato dalle grandi aziende, un tempo esagerato per restituire questi prestiti dai quali guadagneranno quelle grandi aziende di recupero credito, i Fortress, i Pimco, doBank: sono sempre gli stessi operatori, ormai il gioco è noto. Noi dobbiamo proteggerci, la protezione è solo una, la nazionalizzazione di Monte dei Paschi di Siena, che si poteva fare ora ancora una volta; eppure, non è successo.
  Non è successo perché questa operazione ha due obiettivi da parte del Governo – lo dico chiaramente –, ossia quello di coprire le malefatte dei banchieri e di permettere loro di continuare a fare ciò che hanno fatto in combutta con la politica. Lo dico in maniera chiara perché bisogna che queste cose vengano dette in maniera precisa, perché ci sono delle carte, dei documenti: gli ispettori di Banca d'Italia avevano già dichiarato nel 2009 – nel 2009, sto parlando di otto anni fa ! – che Monte dei Paschi contabilizzasse derivati come titoli di Stato. Queste carte degli ispettori della Banca d'Italia vanno alla Banca d'Italia, al Governatore di Banca d'Italia, e nessuno muove un dito perché si sono chiusi gli occhi; tutti e due, non uno sì e l'altro no.
  Allora qui ci sono responsabilità chiare. Purtroppo questo decreto-legge è insufficiente perché non risolve alcuno di questi problemi, non cambia la governance di Monte dei Paschi di Siena, non ci garantisce la possibilità che questa operazione vada a buon fine, non ci garantisce la nazionalizzazione di questa banca, quindi significa che la banca resterà nelle mani degli hedge fund, non ci garantisce che gli NPL potrebbero essere recuperati e rientrare nella stessa banca per dare ancora un respiro. Dunque a mio avviso c’è stato un grande attacco al sistema bancario italiano e sono del parere che si sarebbe Pag. 10dovuto proteggerlo, invece abbiamo deciso di lasciarlo alla mercé del mercato, che non ha più risposto perché si è comprato a quattro spicci il nostro sistema bancario grazie ai provvedimenti del Governo, come quello della fusione delle banche popolari che ha sfasciato il sistema del credito. Provate ad entrare in una banca essendo una piccola e media impresa: chi vi dà 600 milioni di euro ? Perché De Benedetti li ha avuti e una qualsiasi altra azienda non può avere lo stesso trattamento ? Per un motivo molto semplice: perché Debenedetti ha la tessera n. 1 del Partito Democratico e, se si presenta nella banca del Partito Democratico, è ovvio che avrà un trattamento diverso dagli altri. Siete stati molto bravi, siete stati bravissimi, devo veramente fare un applauso al Partito Democratico, perché ha avuto la capacità di costruire un partito attorno ad una banca, ha fatto credere ai cittadini di essere un partito ma in realtà era una banca, e ha fatto tutti gli interessi del caso, tutti i propri interessi del caso. Hanno poi chiaramente cancellato la Fondazione facendo un grande danno ai senesi e a tutta la popolazione toscana. Chiaramente questi risultati si sono visti nell'esito del referendum, dopo che le quattro banche non sono state capaci di risarcire i truffati per la cancellazione delle proprie remunerazioni sui titoli subordinati, differentemente da come si fa in questo caso ponendo una questione di costituzionalità. Infatti, da un punto di vista tecnico, vi giustificate che Monte dei Paschi può essere aiutata e, quindi, possono essere garantiti gli azionisti subordinati, ma le quattro banche sono ancora a secco. Gente si è suicidata perché nottetempo gli avete rubato i soldi all'interno dei conti correnti, e questo è un trattamento di disparità che chiaramente sarà oggetto della nostra questione pregiudiziale. Quindi il decreto-legge in esame, infine, non risponde a nessuna di quelle che, secondo noi, sono le questioni da porre al centro del dibattito sulle banche, e ci auguriamo che, magari in altre situazioni, magari dando seguito ad una proposta di Commissione di inchiesta avanzata dal MoVimento 5 Stelle nel 2014, prima che questo crack fosse irreversibile, quindi in tempi non sospetti, si possa finalmente avere l'amministrazione straordinaria della banca e finalmente lo Stato possa entrare attraverso una nazionalizzazione, cioè prendere questa banca e finalmente renderla operativa, perché se abbiamo ancora una chance è il fatto che Monte dei Paschi non ha perso la fiducia di cui ha goduto per anni e ancora forse ha qualche barlume di possibilità di riprendere. Se c’è qualcuno che può garantirlo, può essere soltanto uno Stato serio e onesto, che purtroppo per il momento non c’è, ma speriamo ci sia nella prossima legislatura.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritto a parlare il deputato Rocco Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Grazie, signor Presidente. Oggi è in discussione un decreto-legge blindato: a questa Assemblea cioè non è consentito apporre alcuna modifica, così come in Commissione. Ora, davanti ad una situazione del genere non c’è dubbio che occorrerebbe un dibattito profondo, oltre all'istituzione della Commissione d'inchiesta.
  Occorre un dibattito profondo perché ancora non sono per niente noti e chiari i motivi per cui il PD, a partire dal 2012, insieme ai Governi di cui è stato magna parte, maggioranza di questo Paese, ha gestito in maniera totalmente dissennata, sconvolgente, i problemi degli istituti di credito del nostro Paese. Nel 2012, quando venne fuori la crisi, ci fu un intervento a livello europeo con la costituzione del Fondo salva-Stati, e in quella occasione vi fu il salvataggio anche con le risorse del nostro Paese, dell'Italia, dei cittadini italiani, che dovettero partecipare. L'Italia dovette partecipare al Fondo salva-Stati dell'epoca per il salvataggio delle banche della Germania, della Francia, della Spagna, della Grecia. È fin troppo evidente che all'epoca c'erano responsabilità precise Pag. 11che devono essere accertate, rese pubbliche, snocciolate una per una da parte dell'istituto di vigilanza del nostro Paese. Infatti è sin troppo evidente che dovevano essere date indicazioni e indirizzi rispetto alla solidità o meno rispetto alla presenza di sofferenze o meno rispetto ai bilanci, se erano falsi oppure no, di molti istituti di credito del nostro Paese: questi problemi c'erano, evidentemente, e poi sono scoppiati dopo. Per non parlare della superficialità con cui il Partito Democratico e il Governo hanno affrontato e votato la disciplina del bail in, prima in Europa e poi qui. E oggi siamo in un contesto in cui il popolo è chiamato a sborsare 20 miliardi di euro, guarda caso per tentare – perché è solo un tentativo – il salvataggio di MPS. Ma se usciamo fuori da quest'Aula, signor Presidente, e chiediamo ad un ragazzo di dieci anni, non di età superiore, quali siano le responsabilità su questa situazione e i motivi per i quali si è arrivati a questo, in riferimento ai ritardi con cui il Governo ha affrontato la situazione, ci dice chiaramente che ci sono responsabilità politiche direttamente connesse, collegate con la tornata elettorale del referendum e quant'altro. Ci sono responsabilità precise con cui sono stati danneggiati i cittadini, i correntisti, tutto il sistema bancario, e non si riesce a capire perché non si è preso in considerazione di far ricorso al Fondo salva-Stati, perché non si è presa in considerazione la nazionalizzazione, perché non si è preso in considerazione di fare esattamente quello che hanno fatto Germania, Francia, Spagna e Grecia per alcune loro banche. Clamoroso è stato il caso di Dexia in Francia, dove è stata addirittura nazionalizzata per due volte rispetto alle proposte che erano state messe in campo. L'intera azione del Governo chiaramente determina, in questo tipo di situazione, il fallimento totale della sua politica: in questi mille giorni del Governo Renzi chiaramente sono aumentate fino all'inverosimile le responsabilità anche e soprattutto del Governo, per come è stato affrontato da sempre il problema degli istituti di credito del nostro Paese. Tra queste responsabilità rientra il fatto di non aver preso in considerazione l'utilizzo del Fondo salva-Stati solo ed esclusivamente perché si è voluto poi, in sede di legge di stabilità, distribuire mance e mancette senza avere alcun tipo di controllo e senza cioè avere praticamente la necessaria supervisione da parte dell'Europa rispetto alla situazione di quella procedura. Ma per il Governo parlare delle riforme che ha varato in questi tre anni sulle banche è come sparare sulla Croce Rossa. Anche il collega che mi ha preceduto, il collega relatore del Movimento Cinquestelle ha evidenziato, ha snocciolato una parte dei problemi che sono emersi.
  Ma sulla situazione in particolare non solo di MPS ma del problema più in generale: le riforme, le riforme degli istituti di credito, che praticamente seguono il filone dei fallimenti di tutto il resto delle riforme, sulla scuola, sui voucher, sulla Costituzione, sulle trivelle e così via, noi iniziamo con che cosa ? Questo decreto è l'ennesimo provvedimento che l'Aula deve affrontare sulla situazione delle crisi degli istituti di credito del nostro Paese e noi riteniamo che la parte principale da cui iniziare è la riforma delle popolari. La riforma delle popolari perché in quel contesto venne fatta la liquidazione delle quattro banche popolari, Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara. Anche su tale aspetto occorrerebbe fare chiarezza non fosse altro per la tempistica: c’è stato chi venne informato prima e che, con una serie di operazioni, di cui noi non conosciamo sostanzialmente se non quello che è emerso da alcune notizie di stampa, ha guadagnato 10 miliardi con le speculazioni sulla tempistica di quella riforma (vantaggi avuti grazie alla conoscenza anticipata). Anche questo noi l'abbiamo saputo in maniera abbastanza casuale, non in maniera ufficiale, all'interno delle note cronache di stampa, di qualche noto editore che era stato, anche lui, informato prima.
  Così come nessuno ancora oggi ci spiega del perché mai anche in quella Pag. 12riforma, contravvenendo alle indicazioni e ai regolamenti della Comunità europea, guarda caso, non si è scelto di inserire nel contesto della trasformazione delle banche l'obbligo di trasformazione in spa delle banche che avevano un impiego pari o superiore a 30 miliardi; si è scelto 8 miliardi. Questo è evidente che nessuno mai l'ha spiegato e riguardava in maniera particolare la situazione di Banca Etruria. Questo è il problema che si venne a creare all'epoca, davanti a questa discussione. Noi riteniamo che la riforma delle popolari sia necessaria e ineludibile. Da questo punto di vista, non c’è nessun dubbio ma il Governo l'ha fatta nel peggior modo possibile, non accogliendo nessun emendamento. Quella riforma, il decreto-legge n. 3 del 2015, così come è uscita dal Consiglio dei ministri, è stata poi convertita in legge con nessun emendamento accolto. Mi ricordo io che cosa ci fu: ci fu la conferenza stampa con l'ex Presidente del Consiglio che su quella riforma diceva che ci sarebbero state meno banche e più credito. Mi piacerebbe sapere quanto credito in più c’è stato da parte delle banche con quella riforma. E peggio ancora, diceva: che ci sarebbero stati investitori esteri da tutte le parti che poi avrebbero avuto la nuova gestione di quelle banche, perché dopo la risoluzione che c'era stata, sarebbero state acquistate; sembrava che ci fosse la fila, la gara per poterle prendere. Ahimè invece c’è stato un fallimento totale, con ulteriore danno nei confronti dei risparmiatori, a tutti noto, con i vari interventi Atlante 1, Atlante 2. Ancora oggi, con questo decreto, si è dovuto procedere all'integrazione del fondo di risoluzione pari a 600 milioni di euro per consentire ad UBI di poterle prendere non solo gratis, ma anche con l'ulteriore impiego da parte del Governo di 600 milioni di euro. E che cosa c’è stato in quella riforma ? Ci furono delle audizioni che, in maniera quasi totalizzante, indicavano – cosa da me condivisa, caro Presidente – la necessità della riforma e che nella riforma, così com'era stata sfornata da parte del Governo, fosse evidente che c'erano alcune cose che non andavano e che bisognava correggere. E guarda caso, le correzioni venivano invocate da autorevoli esponenti che non mettevano in discussione la necessità della riforma, ma che suggerivano di farla meglio, di farla in maniera corretta. Suggerimenti che poi sono stati ripresi, alla fine, a conclusione di tutta questa situazione, da parte del TAR e del Consiglio di Stato che hanno sospeso, perché hanno rimesso alla valutazione della Corte costituzionale alcuni punti di quella riforma.
  Quindi, è il fallimento totale. Gli obiettivi non sono stati per niente raggiunti, salvo quello di danneggiare anche alcune banche che non avevano problemi. Per non parlare pure dell'altro calvario, quello della riforma delle BCC, anche questa venduta come grande riforma, anche questa venduta come una rivoluzione con cui bisognava fare una holding unica, bisognava risolvere tutti i problemi del credito; sicuramente sarebbe stata una riforma epocale per consentire credito, nonché un grande miglioramento nei confronti di tutto il mondo produttivo del nostro Paese. Invece, anche questa riforma, dopo quasi due anni, ormai è bloccata, è ferma al palo. Non solo non c’è stata la holding, ma addirittura c’è una divisione. Anche questa è una riforma fatta male, incompleta tanto che anche in questo decreto ci cerca di risolvere il problema della fiscalizzazione con le cosiddette DTA. Un risultato disastroso ! Un risultato disastroso e forse questo è il settore che il Governo ha cercato di affrontare in questi mille giorni che ha provocato più danni in assoluto rispetto a tutto il resto. L'articolo 47 della Costituzione è sulla tutela del risparmio. È una cosa incredibile: c’è stato un danneggiamento anche di alcuni istituti che erano nelle condizioni di poter svolgere normalmente la situazione. Riteniamo che sia da condannare tutto ciò che è successo e che la magistratura sta cercando di evidenziare sulle situazioni della Popolare di Vicenza e così via.
  La Commissione d'inchiesta, signor Presidente, alla luce di tutto ciò, è doverosa e deve essere anche bicamerale, Pag. 13non può interessare solo una parte del Parlamento. Non solo, ma invece di fare tutte quelle lotte interne al Partito Democratico, il Paese ha necessità di impiegare tutto questo periodo, fino alla fine legislatura, avendo come obiettivo prioritario di fine legislatura quello di insediare una Commissione di inchiesta che faccia piena luce su tutto quello che è successo. Questo è l'argomento che dovrebbe interessare tutti, perché c’è stato un danno incredibile nei confronti di tanti e tanti risparmiatori. C’è stato un danno incredibile di tante e tante aziende e di tanta gente. Non è assolutamente possibile, davanti a una situazione del genere, non avere la sensibilità della democrazia, il rispetto del popolo italiano e della Costituzione, e non insediare la Commissione di inchiesta. Questa è senza dubbio una circostanza che lo richiederebbe a pieno titolo e sarebbe veramente interessante capire che cosa è successo con Deutsche Bank e Nomura, con la situazione dei derivati di Alexandria, di Santorini, con un'altra operazione sulla City di Londra che ha provocato una perdita di altri 500 e passa milioni di euro alla banca più antica del mondo. Come mai JPMorgan ha imposto Morelli ? E com’è che ancora Morelli sta lì dopo questo intervento da parte dello Stato ? Che cosa è successo nel periodo in cui era in essere la campagna elettorale del referendum ? Ogni giorno vi erano allarmi, ogni giorno vi era il fondo del Qatar che doveva intervenire, i giornali pieni, con enormi difficoltà. Con il risultato che la perdita di tempo, la perdita di credibilità, provocata dallo stesso Governo, provocata dallo stesso ex Presidente del Consiglio, ha fatto sì che la banca venisse svuotata di depositi di oltre 15 miliardi di euro, di cui 8 solo negli ultimi tre mesi. Ed è stata questa circostanza che ha indotto la BCE, e nessuno lo dice, ma è così, ad aumentare il livello di garanzia richiesto da 6,4 miliardi ad oltre 8.
  E questi altri due miliardi chi li paga, per le beghe interne del Partito Democratico ? Sono queste le cose che gli italiani debbono sapere, non le lotte interne loro a cui nessuno è interessato se non loro stessi. E noi riteniamo che debbano essere resi noti gli elenchi degli insolventi, sia delle persone e sia delle aziende, perché non c’è dubbio che è un sacrosanto dovere. Se il Partito Democratico ha ritenuto di non inserire questi elenchi da noi richiesti da sempre, è fin troppo evidente che noi ci auguriamo e aspettiamo che venga immediatamente, la prossima settimana, approvata in via definitiva una Commissione d'inchiesta bicamerale.
  Ieri c’è stato un accenno pure da parte dell'ex Presidente del Consiglio, nello «scannatoio» del Partito Democratico, rispetto alle banche pugliesi. Stia tranquillo Renzi, in Puglia non ci sono banche da mettere in liquidazione, come Etruria & C., non ci sono né ci saranno inchieste su suicidi o omicidi e non consentiremo che il regolamento dei conti all'interno del Partito Democratico danneggi ulteriormente le banche pugliesi, che siano screditate o danneggiate, né tantomeno che la Puglia nella sua interezza venga a essere penalizzata continuamente per queste risse e per questo tipo di situazioni.
  Circa la Banca Popolare di Bari, l'ex Premier deve chiedere informazioni su Tercas e alla Commissione europea; la Banca Popolare di Bari è stata l'unica ad aver avuto il riconoscimento per essere intervenuta senza fondi, senza risorse da parte dello Stato, per poter salvare una banca popolare che salva una S.p.a., oppure dovrebbe chiedere al suo ministro, a Padoan: il ministro, commissariato in tutti i sensi, è venuto a dirci al Senato, l'altra sera, quello che doveva fare, vediamo se mantiene quello che doveva fare rispetto alla correzione richiesta dall'Europa, perché sembra che adesso debba fare l'inverso, non si riesce a capire. Ma chiedesse a Padoan, che è stata la Banca Popolare di Bari a fare da battistrada rispetto alla situazione dell'utilizzo delle Gacs. E mi fermo.
  Mi fermo qui, signor Presidente, perché qui vi è anche il ruolo della magistratura in questo Paese, perché non è che la magistratura su questi casi deve mettere la Pag. 14testa sotto la sabbia – perché di questo si tratta –, non abbiamo un'azione vera, efficace così come meriterebbero queste situazioni. Ci sono pure delle leggi, ci sono pure dei regolamenti da osservare, e mi sembra che, se non in qualche raro caso di apertura di inchieste e quant'altro, si sta perdendo tempo, perché tutto vada in prescrizione, ma qui c’è la gente che chiede giustizia, giustamente rispetto a quello che è successo.
  In conclusione, noi riteniamo indispensabile che il Governo trovi il modo di rendere pubblico l'elenco degli insolventi, perché, non c’è tanta fiducia nella magistratura, con le prescrizioni e quant'altro, ma almeno che al popolo, che è stato danneggiato, sia consentita una censura sociale – almeno quello ! – rispetto a tanti, a tanti soggetti, uno vale l'altro, tanto la stampa in parte l'ha data; almeno ci sia la possibilità ufficialmente di renderli noti.
  Il Ministro stesso quando è venuto a illustrarlo in audizione in Commissione, ha detto che trattasi di un primo intervento, un primo intervento di 20 miliardi di risorse dei cittadini. Noi riteniamo che questo problema debba essere affrontato, da parte del Governo, nella totale chiarezza e che anche gli istituti, che sono preposti alla vigilanza, mettano un punto fermo su quale è la situazione reale, complessiva di tutti gli istituti di credito del nostro Paese.
  Perché non è mica possibile che noi possiamo andare avanti in questa situazione drammatica, con cui noi riusciamo ad apprendere giorno dopo giorno che c’è un problema su quella banca, che c’è un altro problema su quella banca, che lì c’è una ricapitalizzazione, che lì ci sono gli stress test e dobbiamo stare in tensione per gli stress test della BCE ogni volta che vengono effettuati, per vedere la tenuta e quant'altro: è un problema importante che il Governo, finora, non solo non è stato in grado di affrontare, ma, ahimè, così come ho detto prima, signor Presidente, quando è intervenuto – vedi le cosiddette riforme –, addirittura ha provocato ulteriori danni, non avendo avuto l'accortezza di ascoltare nessun tipo di suggerimento. Su queste riforme, che avevano un certo obiettivo e che purtroppo nessuno degli obiettivi è stato centrato, anzi si è avuto l'inverso, c’è il sacrosanto dovere di intervenire, di correggerle. Perché mai il Governo ritiene nella maniera più assoluta di non dover intervenire se non con questi decreti saltuari, uno ogni tanto che vengono proposti – sarà il sesto, settimo intervento legislativo che viene effettuato –, al di là di alcuni articoli peraltro che sono stati inseriti anche nelle leggi di stabilità rispetto a questo tipo di situazione ? Io penso che la credibilità del Paese, anche in Europa, passi attraverso questa richiesta, questa azione di assoluta trasparenza e di assoluta chiarezza, perché, se non ci sarà questa trasparenza e questa assoluta chiarezza, è fin troppo evidente che è inutile che cerchiamo di chiedere clemenza all'Europa oppure è inutile che noi pensiamo alla possibilità di una crescita vera di questo Paese, perché il vero problema, sia l'Europa sia questo Paese e il Governo, è l'attuale maggioranza. Grazie.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, colleghi, i molti che sono qui in Aula, signor rappresentante del Governo, stavo cercando, mentre terminava il collega Palese, di riordinare le idee per questo intervento. Invero, non sono riuscito a ricostruire tutta la filiera degli interventi in materia bancaria fatti dal Governo Renzi/Gentiloni. Non ci sono riuscito, perché sono stati così tanti che non mi è stato possibile in pochi minuti, nonostante l'attenzione che ho sempre cercato di prestare all'argomento, di rimetterli in fila. In realtà, il fatto di essere intervenuti tante volte in materia bancaria direi che ci dà il senso dell'assoluta approssimazione con cui il Governo ha approcciato questa materia: il ministro dell'economia Padoan – mi si consentirà questa espressione un po’ forte – non ha la benché minima idea di come si sarebbe dovuto affrontare la questione Pag. 15bancaria italiana. Tant’è vero che siamo stati costretti ad analizzare numerosi provvedimenti, che si sono rivelati imprecisi, farraginosi, con delle lacune anche da un punto di vista della legittimità delle norme, sanzionate poi, per esempio, in materia di banche popolari dal Consiglio di Stato, manchevoli di alcuni passaggi importanti, tipo la riforma del credito cooperativo. Tant’è vero che siete stati costretti a intervenire in quest'ultimo decreto con l'articolo 26-bis, comma 4, relativo alla trasformazione in crediti di imposta delle DTA, tanto per dirne una. In buona sostanza il Governo Renzi ha mostrato tutta la sua inconcludenza e incapacità proprio in materia bancaria: una materia estremamente delicata, lo sappiamo, una materia che coinvolge famiglie e imprese, che comunque coinvolge la nostra economia, in definitiva tutta la società, che coinvolge la fiducia dei cittadini nella propria capacità di risparmiare, di investire, di dare linfa vitale alla nostra crescita e al nostro benessere.
  È, dunque, precisa responsabilità del Governo Renzi aver incrinato questo rapporto di fiducia ed è un'accusa che noi vogliamo fare qui oggi in Aula in maniera determinata, forte e chiara.
  Il Governo Renzi-Padoan è responsabile di aver incrinato il rapporto di fiducia tra cittadini e sistema bancario italiano. Già di per sé, questo basterebbe a crocifiggere Renzi, che invece si è dimesso solo per aver messo la sua fiche sul referendum costituzionale; in realtà, di motivi per andarsene ce n'erano molti e ben più gravi di quello, e questo è uno di quelli, che noi vogliamo indicare e sottolineare.
  Ma il Governo Renzi-Padoan si è caratterizzato anche per un'altra cifra: il mancato mantenimento degli impegni assunti. Beh, noi eravamo qui – non ricordo, presidente Brunetta, se tre o quattro settimane fa – per discutere della mozione che il nostro gruppo aveva presentato in materia bancaria, fortunatamente iniziando a suscitare un dibattito sempre più urgente sul tema, e fu approvata la nostra mozione, come le altre per la verità, per istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema bancario. Noi rivolgemmo all'Aula un invito al senso di responsabilità, perché a nostro avviso bisognava e bisogna fare una grande operazione di verità sul sistema bancario, con finalità precipuamente propositive, cioè che mirino ad accertare errori e responsabilità, certo, ma soprattutto a evitare il ripetersi di errori così gravi e clamorosi, e soprattutto così gravosi per la nostra economia e per la nostra società.
  Noi ci troviamo oggi dinanzi al primo atto del nuovo Governo Gentiloni-Padoan-Renzi, un altro decreto in materia bancaria, dove, però, si è voluta perdere l'occasione per istituire la Commissione d'inchiesta sul sistema bancario, che tutta l'Aula di questo Parlamento aveva ritenuto necessaria e opportuna. Ecco perché il Governo Renzi-Padoan, in questo caso mettiamoci dentro anche Gentiloni, si caratterizza per essere un Governo che non mantiene gli impegni presi, per un Governo che non mantiene la parola data, per un Governo che dice delle cose, ne fa altre e probabilmente ne pensa altre ancora. Perché qui, in questo provvedimento, onorevoli colleghi, si poteva tranquillamente istituire la Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario. La materia era omogenea e quale materia più omogenea del salvataggio del Monte dei Paschi per fare chiarezza, per fare una grande operazione di verità sul sistema bancario italiano ?
  E invece no ! E invece no, esattamente, onorevoli colleghi, come si è verificato su un'altra questione che sta a cuore ai cittadini italiani, di cui hanno parlato anche altri colleghi che sono intervenuti e sulla quale autorevoli esponenti del PD si erano espressi favorevolmente, ovvero la pubblicità rispetto ai nomi dei grandi debitori insolventi, che hanno in buona parte determinato la crisi del Monte dei Paschi. Ne abbiamo sentiti diversi, in numerose trasmissioni televisive, già, perché quando si tratta di andare in televisione si possono raccontare le balle più clamorose, quando poi bisogna mettere per iscritto le cose e farle, allora diventa problematico, perché magari ci sono gli amici degli amici Pag. 16degli amici degli amici degli amici dei parenti, in territorio toscano, e allora non si può fare.
  Guardate, io non so chi l'abbia detto, ma mi è piaciuta moltissimo e, quindi, ve la riporto: oggi noi con questo decreto stiamo assistendo – parliamo di Monte dei Paschi di Siena – alla trasformazione di una banca locale di partito in una banca nazionale di Governo. È bellissima, cioè la trasformazione della banca locale del PC, PDS, DS, PD – forse adesso cambierà nome oppure si dividerà in due o tre, questo non lo so, ma è un dettaglio che qui ci interessa relativamente – in una banca nazionale di Governo: eh già, perché il Governo diventa il principale azionista di fatto del Monte dei Paschi.
  C’è solo un dettaglio piccolo piccolo in questo decreto: mancano indicazioni su come lo Stato, azionista principale, azionista egemone, in conseguenza dello schema ideato dal Governo, intenda operare per risanare la banca; cioè, come utilizzerà la propria forza di azionista principale, lo Stato ? Cioè, avete fatto un decreto che, ancora una volta, si rivelerà parziale ! Avete fatto un provvedimento che, ancora una volta, denota che non avete la benché minima idea di come affrontare le grandi questioni inerenti il sistema bancario.
  Quindi, non volete fare chiarezza sul passato, salvo però ieri, in direzione del PD – voi direte che c'entra ? C'entra ! –, il segretario Renzi, senza citarlo, dire che lui è d'accordissimo sulla Commissione parlamentare d'inchiesta, perché così si farà chiarezza su alcune acquisizioni del Monte dei Paschi, tipo Banca 121, additando in modo quasi mafioso, potrei dire, il presidente D'Alema come l'autore di quell'operazione. Cioè, quindi, fatemi capire: Renzi, il capo del PD, è d'accordo sull'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta e ne minaccia l'utilizzo come clava politica nei confronti di propri avversari interni, però voi, deputati, ma soprattutto senatori del Partito Democratico e il suo Governo, dite di «no» all'inserimento della Commissione parlamentare d'inchiesta in questo e in altri provvedimenti. Ma, andatevi a ricoverare, per favore, ricoveratevi (Applausi del deputato Brunetta) !
  La presa in giro dei cittadini è finita, transeat la nostra ! Siamo qui in una dialettica parlamentare, se volete raccontare le bugie, raccontatecele, noi cercheremo di evitare di farci prendere in giro, può darsi che qualche volta ci riusciate perché avete affinato la tecnica in lunghe esercitazioni di caminetti e quant'altro, ma insomma basta !
  Quindi, non volete la Commissione parlamentare d'inchiesta, non volete rivelare ai cittadini chi sono i grandi debitori, non ci dite come intendete utilizzare questo grande e mega esborso di denaro pubblico, cioè denaro dei cittadini, che è stato fatto per salvare il Monte dei Paschi, come intendete risanarla questa banca ? Che pensate ? Che ritorna in mano alla Fondazione di Siena, in modo che dentro ci sia il comune di Siena, la provincia di Siena, la regione Toscana e qualche altro amichetto proveniente dal Partito Comunista ? Mi auguro di no !
  Non avete voluto inserire in questo decreto in maniera chiara e netta, se non in maniera facoltativa, la possibilità di mettere un limite ai bonus e agli emolumenti accessori previsti per i dirigenti delle banche coinvolte, cioè finisce che, se io sono così bravo da mandare ’a zampe per aria’, come si dice dalle parti mie, una banca, otterrò comunque dei premi e li otterrò in maniera milionaria a dispetto dei risparmiatori massacrati dalle mie stesse operazioni ! Cioè, praticamente, state facendo il ritratto dell'attuale amministratore delegato di MPS, Morelli, che non ha avuto ancora la dignità di andarsene, nonostante il suo piano, o meglio il piano non era il suo, ma era di JP Morgan, a cui avete delegato, voi Governo, tante operazioni piuttosto opache di questo periodo di crisi bancarie. La sua operazione di apertura al mercato è fallita e, quindi, per premio rimane a fare l'amministratore delegato di MPS, cioè non avete neppure avuto il coraggio, il senso di responsabilità e la determinazione per imporre, a colui che avevate imposto in forza del suggerimento di JP Morgan alla guida del Monte Pag. 17dei Paschi, di fare un passo indietro: eh sì, dovete proprio farvi ricoverare ! Perché, tra l'altro, vi state facendo pure del male da soli, nel senso che queste cose un tempo erano difficili da comprendere per noi, figuriamoci per i cittadini, ma oggi, grazie alla globalizzazione dell'informazione, le notizie girano, le cose si sanno ! Ma il Governo Renzi-Padoan e compagnia cantante immagina forse che ci siano cittadini italiani che non si sono resi conto della politica fallimentare in materia bancaria ? Che non si siano resi conto che si cerca di proteggere gli amici degli amici ? Che si mantengono i manager al loro posto, neppure decurtando loro le milionarie indennità che prendono ?
  Che non si vuole ricostruire la verità sulle crisi del sistema bancario attraverso la Commissione parlamentare d'inchiesta che noi chiedemmo diversi mesi fa e che poi questo Parlamento ha votato ? Che c’è una disparità di trattamento tra i risparmiatori di diverse banche coinvolte ? E sì, perché, onorevoli colleghi, chi era in Commissione, ieri, ha assistito al nostro confronto molto civile con il sottosegretario Baretta e c’è una palese disparità di trattamento tra i risparmiatori delle quattro banche coinvolte nella prima operazione, quindi, Cassa di Risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio della provincia di Chieti, Banca Marche e la tanto nota ormai Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio, quella di cui era vicepresidente il papà dell'ex Ministro, oggi, principale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio in possesso di tutte le deleghe, credo che abbia anche la valigetta atomica, forse no, quella no, perché l'Italia non ce l'ha, ma la Boschi credo che abbia ormai il potere di fare qualunque cosa in questo Paese, tranne di salvare i risparmiatori della Banca Popolare dell'Etruria, ma, insomma, questo... lasciatemi passare un attimo di goliardia. Allora, tra questi e quelli del Monte dei Paschi c’è una disparità di trattamento e hai voglia che il sottosegretario ci dica che diverse erano le condizioni di partenza; c’è una disparità di trattamento, perché ai risparmiatori del diverso punto di partenza della crisi del Monte dei Paschi e di quella delle altre quattro banche non frega un fico secco; sono stati presi in giro da un management spregiudicato che ha condotto operazioni spregiudicate e che ha mandato in dissesto quelle banche; la tempistica, onorevoli colleghi, e la diversità, quindi, tra dissesto e situazione del Monte dei Paschi è dipesa dalle responsabilità della politica. Che fate, le differenze ce le mette lei onorevole Baretta insieme al Ministro Padoan ? Soprattutto, il Ministro Padoan, credo, dovrebbe mettere la differenza rispetto alla disparità di trattamento dei risparmiatori dell'MPS. E sì, perché i ritardi, non è che siano stati i nostri; i ritardi sono stati della Banca d'Italia e del Governo Renzi-Padoan.
  Allora, onorevoli colleghi, di fronte a questa situazione, io penso che ci vorrebbe senso di responsabilità. Noi abbiamo addirittura fatto il gesto, invero, come dire, io personalmente non è che fossi proprio felicissimo di questa cosa, però ci siamo resi responsabili di aver votato, lo scorso 21 dicembre, quella risoluzione con la quale si autorizzava il Governo a utilizzare fino a un massimo di 20 miliardi per rafforzare il sistema patrimoniale delle banche. Probabilmente è stato giusto e, comunque, l'abbiamo fatto. Avevamo pensato che il nostro senso di responsabilità inducesse il Governo, come minimo, a maggiore accortezza, ma, insomma, anche a un approccio più serio, più compiuto.
  Qui siamo dinanzi a un disastro, siamo dinanzi a un decreto ancora una volta incompleto, siamo dinanzi al fatto che tutte le osservazioni che noi ci eravamo permessi di rivolgere al Governo, d'intesa con il nostro gruppo parlamentare in Senato, non sono state accolte e non perché dovessero essere accolte le proposte di Forza Italia, ma perché si trattava di questioni oggettive. Come dicevo prima: sapete come intendete far valere il ruolo di principale azionista da parte dello Stato nel risanamento di MPS o pensate di procedere a un nuovo salvataggio tra un anno, un anno e mezzo, tirando fuori altri miliardi di proprietà dei contribuenti, cioè dalle tasche dei cittadini italiani? Avevamo Pag. 18chiesto, per esempio, cosa secondo me normale in un sistema parlamentare, che il Ministro venisse in Parlamento a riferire ogni volta che si fosse deciso di destinare i fondi a interventi in supporto del sistema bancario, per capire questi 20 miliardi come vengono utilizzati. Ci è stato detto di «no» persino a questa richiesta.
  E poi, come detto, avevamo chiesto di mettere dei paletti importanti in materia di limiti ai bonus e agli emolumenti dei manager, avevamo chiesto che fosse resa nota la lista dei grandi debitori, avevamo chiesto di inserire la Commissione d'inchiesta. Abbiamo chiesto, anche ieri, col collega Giorgetti, in Commissione, di poter trovare una formula che consentisse di rilevare una parità di trattamento tra i risparmiatori «fregati» – tra virgolette, anzi, no, le virgolette non ci stanno bene – delle quattro banche precedentemente coinvolte e del Monte dei Paschi di Siena. Il Governo è, dunque, sordo. Capisco che il Governo è molto impegnato, ma mi domando: invece di occuparsi di banche, ieri Padoan è andato alla direzione del PD, ma vi sembra una cosa normale ? Invece che occuparsi della materia nella quale ha mostrato le più chiare e forti lacune, oppure una totale incapacità, oppure qualcuno gli ha detto di fare certe cose, adesso questo decidetelo voi, ieri Padoan perde quattro ore alla direzione nazionale del PD di cui non so se sia neppure un iscritto. Ma, lo ripeto, ricovero coatto generale, ricovero coatto generale ! Ma di che cosa stiamo parlando ?
  Oggi veniamo qui, in quest'Aula, a discutere di una questione serissima come il salvataggio del Monte dei Paschi, la più antica banca del mondo, rispetto alla quale voi mostrate di essere rinchiusi nel vostro recinto dorato di Rignano, – non so di dove sia quello strano personaggio che fino a poco tempo fa è stato Presidente del Consiglio – e di non accorgervi di tutto ciò che sta capitando in giro a livello nazionale e internazionale, per cui continuate con questi provvedimenti tampone ma mano che le vicende si verificano, anzi, no, quando le vicende si sono già ampiamente verificate e sono pressoché insanabili e incorreggibili, perché la vicenda del Monte dei Paschi, se fosse stata affrontata solo sei mesi fa, avrebbe prodotto un esborso minore da parte dello Stato e, quindi, dei contribuenti, probabilmente inferiore di oltre il 50 per cento. Eh no, eh no, ma non bisognava intervenire, perché non bisognava spaventare, perché c'era il referendum costituzionale su cui Matteo Renzi aveva deciso di spaccarsi la testa o, meglio, lui pensava di non spaccarsi la testa, ma di spaccare tutto il resto e, poi, invece, è finita come è finita, cioè Matteo Renzi è responsabile del fatto che gli italiani pagano il 50 per cento in più il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena. Perché questa è la verità: se il salvataggio, l'intervento pubblico fosse stato fatto nel luglio scorso, quando il Presidente Brunetta ed altri lo sollecitarono rispetto ad una crisi evidentissima, se fosse stato fatto, gli italiani avrebbero risparmiato 4 o 5 miliardi. Questa è la verità ed è il motivo, uno dei tanti motivi per i quali voi ci avete preso in giro votando le mozioni sull'istituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario; perché la verità è che voi la chiarezza su alcune cose non la volete fare, non la volete fare sulla storia della banca del PC, PDS, DS e PD. Non la volete fare sulla storia della mancata vigilanza della Banca d'Italia, non la volete fare sulla storia dei mancati interventi della Consob, non la volete fare sulla storia della rimozione dei conflitti di interesse che stanno nei consigli d'amministrazione di tante banche e che, in buona parte, hanno determinato le sofferenze bancarie delle banche stesse, non la volete fare sulla necessità di separare le banche commerciali dalle banche d'affari, non la volete fare sulla trasparenza inerente i grandi debitori, non la volete fare, neppure, sulle società che acquistano i crediti deteriorati e che intendono fare grandi business, non la volete fare sui rapporti con le banche d'affari che avete incaricato, come JP Morgan, di portare al fallimento una serie di banche.
  Voi sul sistema bancario non avete alcuna credibilità politica, il Governo Renzi-Padoan ha plasticamente fallito in questa Pag. 19materia ed è questo uno dei veri motivi per cui il Partito Democratico non ha alcun titolo per candidarsi al governo di questo Paese nell'immediato futuro, perché non sapete o non avete voluto affrontare questioni gigantesche che nessun altro avrebbe saputo affrontare peggio di come le avete affrontate voi. Ieri Renzi (ascoltavo) ha detto che da quando ha perso il referendum è scomparsa la parola futuro, ma per fortuna, se il futuro doveva essere come il passato, basti pensare ai disastri che hai combinato, Matteo Renzi, o che hai lasciato combinare ai tuoi rappresentanti di Governo. Non c’è una riforma sana, pensate a quella della Madia. Ecco, le cifre politiche sono l'assoluta incompetenza e il fatto che siete dei bugiardi, perché avete detto un sacco di cose, ne avete fatte delle altre e – come dicevo prima – secondo me, probabilmente ne pensate delle altre ancora. Lo avete fatto riguardo a tutti gli impegni che avevate preso in materia bancaria – io vado verso la conclusione –, li avevate presi in materia di rapporti con l'Europa. Insomma, io probabilmente sarò ripetitivo perché ogni volta che purtroppo si presentano questioni inerenti la materia bancaria sono costretto a fare degli appunti, ma se non capiamo che va rinegoziato il rapporto con la vigilanza europea e quindi il nostro stare in Europa, altro che Brexit, Italexit, eccetera, non ci sarà niente da cui uscire perché noi saremo defunti, morti, il nostro sistema economico e il nostro sistema bancario saranno disintegrati. Possibile che non comprendiamo che le regole della vigilanza europea sono scritte sulla base degli interessi di alcuni Paesi, cioè Germania e Francia, e vanno, come dire, a creare difficoltà e problemi ulteriori a quelli già presenti al sistema bancario italiano ? Anche su questo il Governo Renzi-Padoan non ci ha dato mai nessuna risposta concreta; di chiacchiere tante, soprattutto in trasmissioni televisive, radiofoniche, in diretta web, in diretta facebook, in diretta twitter, in diretta di non so che altro, quelle sì, tante risposte, di ogni genere in verità, anche molto contraddittorie tra di loro. Abbiamo battuto i pugni sul tavolo in Europa; le nostre banche diciamo si attaccano al tram comunque, ci siamo battuti con determinazione, però le regole sono sempre le stesse; abbiamo gridato contro le regole, però la situazione è sempre la stessa, eventualmente può solo che peggiorare. Allora, onorevoli colleghi, concludendo, io penso che questo decreto sia assolutamente esemplificativo dell'approssimazione e dell'incompetenza di questo Governo in materia bancaria, sia esemplificativo del fatto che è un Governo bugiardo, che prende degli impegni che non mantiene, esemplificativo del fatto che su provvedimenti di questa natura influisce tutto tranne che l'interesse dei cittadini. Questa forse – consentitemelo – come conclusione è la responsabilità più grave, cioè voi non avete mostrato alcun reale interesse a le famiglie e per le imprese italiane, alcun reale interesse a tutelare – perdonatemi la ripetizione – l'interesse nazionale in Europa, non avete mostrato alcun interesse a fare le cose come si dovevano, non avete mostrato alcun interesse a far sì che vi fosse un'inversione di tendenza, tant’è vero che stamattina le prime pagine dei giornali disputano i titoli tra il congresso del PD, di cui non ci interessa assolutamente nulla, e il fatto che l'Italia è l'ultimo Paese europeo per crescita, superato anche dalla Grecia. Complimenti a Renzi e a Padoan (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il collega Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie Presidente.

  PRESIDENTE. Scusi, collega Villarosa, colgo un attimo l'occasione per salutare gli studenti e i docenti dell'Istituto Comprensivo «Riva 2 Luigi Pizzini», di Riva del Garda, in provincia di Trento, che seguono i nostri lavori (Applausi). Prego, deputato, Villarosa.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Grazie, Presidente. La domanda che mi faccio Pag. 20più spesso lo sa qual è ? È: perché in questo Paese non c’è una sollevazione pacifica popolare ? Perché l'Italia non segue l'esempio, ad esempio – scusate il gioco di parole – dell'Islanda nella quale, quando si iniziò a capire cosa il sistema bancario stava facendo nel loro Paese, si riunirono davanti al Parlamento e, in maniera assolutamente pacifica, stando lì settimane, battendo dei cucchiai su delle pentole, quindi facendo sentire al Parlamento la propria presenza, riuscirono a far cadere quel Governo. L'Islanda sta riscrivendo una propria Costituzione e ha cambiato totalmente il sistema bancario nel Paese. La stessa cosa fece la Svezia negli anni Novanta, dopo che il sistema bancario aggredì quel Paese devastando l'economia di un territorio che era all'avanguardia rispetto agli altri Paesi europei. La Norvegia fece la stessa cosa. Io mi domando perché in Italia non avviene una cosa del genere, non avviene una vera sollevazione pacifica. Lo ripeto perché non vorrei essere frainteso, ma vorrei tutti i cittadini qua fuori a dire ai membri di questo Parlamento che hanno capito cosa sta accadendo, che sono stanchi di essere presi in giro e che bisogna finalmente cambiare totalmente questo sistema bancario. Con i miei colleghi giriamo quasi tutti i fine settimana, contiamo circa 70, 80 eventi l'anno, eventi di incontro con i cittadini, oltre a tutti gli appuntamenti che facciamo nel territorio. Ma perché dico questa cosa ? Perché le ultime notizie, le ultime informazioni, le ultime domande che ci fanno quei cittadini, quando parliamo, sono: perché non vi fate una vostra televisione ? perché non fate un giornale del MoVimento 5 Stelle ? Però chiamatelo come fanno gli altri, non chiamatelo «Giornale del MoVimento 5 Stelle», chiamatelo Repubblica o Unità, fate credere ai cittadini che quei giornali sono liberi, sono giornali liberi, che quelle televisioni sono televisioni libere, che i cittadini hanno le informazioni giuste. Invece probabilmente quelle informazioni sono sbagliate e sono sbagliate proprio perché quei cittadini non sono là fuori, ma sono a casa, convinti che qui stiamo facendo il lavoro per il loro bene. Poi le notizie per fortuna grazie alla rete girano e allora a qualche cittadino arrabbiato arriva la notizia che Repubblica appartiene a De Benedetti, che ovviamente è la prima tessera del PD, Il Messaggero a Caltagirone, La Stampa all'ex gruppo FIAT, il Corriere della Sera è partecipato da Mediobanca e UniCredit, da Mediobanca che è indebitata con UniCredit che è socia però di Mediobanca. Anche queste commistioni di società all'interno del sistema bancario e all'interno dei giornali, dell'editoria e dell'informazione che dovrebbe dirci se queste banche si comportano bene, se queste imprese si comportano bene è assurda; invece, a quanto pare, queste imprese che dovrebbero avere la lente dell'editore di sopra sono le stesse proprietarie di questi giornali. Quindi l'informazione, caro Presidente, in questo Paese non è libera e mi sono dato una risposta da solo del perché non avviene una sollevazione popolare pacifica. Il problema che ormai è molto chiaro è come sia diverso il trattamento che questo Governo sta garantendo ai cittadini rispetto alle banche private. Io le voglio portare tre esempi: l'esempio primo è il bail in, il burden sharing, quest'operazione che stiamo mettendo in piedi su Monte dei Paschi di Siena che l'ex Presidente del Consiglio, Renzi, diceva di voler mettere sulle quattro banche – ci riferiamo al bail in – , che però in realtà non era un bail in ma si chiama burden sharing, corretto da loro dopo pochi giorni, quindi neanche sanno leggere ciò che scrivono e io rimango veramente allibito da questa cosa. Guardate cosa diceva Renzi nel momento in cui emanò il primo decreto sulle quattro banche; parlò di bail in; il bail in è una cosa, il burden sharing è un'altra cosa. Un'ignoranza tale da parte di un Presidente del Consiglio che deve informare i cittadini sulle proposte che fa mi lascia – ripeto – allibito. Ormai sono abituato a tutto, caro Presidente, in questo Parlamento, purtroppo.
  Sono stanco di stare in un Parlamento che funziona così, stanco di stare in un Parlamento che, nel momento in cui è il piccolo, il cittadino, che è un debitore nei Pag. 21confronti della banca, allora questo Parlamento fa una legge che permette alla banca di non andare più da un giudice a chiedere: guardi che quella casa era in garanzia, ho fatto un prestito a quel cittadino, allora caro giudice può verificare se la legge italiana, le norme italiane mi permettono di andare a prendere quel bene ? Questo accadeva prima. Oggi invece cosa accade grazie principalmente al Partito Democratico, al Governo, a Padoan, Renzi, Gentiloni, Alfano ? Cosa accade ? Accade che nel momento in cui il cittadino si trova in difficoltà e non può più pagare il mutuo, allora questo partito, questo Parlamento pone una regola secondo la quale la banca dopo solo sette rate – caro Presidente, sette rate insolute e neanche consecutive cioè anche un cittadino che ha una difficoltà ora per quattro rate e non riesce a pagarle e poi le paga ma tra un po’ ne avrà altre tre – per questo partito, per questo Parlamento la banca doveva bypassare il giudice, andare a casa e mandare via quel cittadino magari con dei figli, con delle mogli e prendersi il bene perché non c’è più il giudice e la procedura è immediata, automatica. Ma invece cosa accade se siamo nell'esatta posizione contraria con il bail in, con il burden sharing: cosa accade se non è più il cittadino ad essere in difficoltà ma bensì è la banca ad essere in difficoltà, Presidente, cosa accade ? L'articolo 3 della Costituzione cosa recita ? Recita che ci sono eguali diritti nella nostra nazione. Dunque, considerato che la banca quando il piccolo cittadino non paga dopo solo sette rate che, grazie alla protesta del MoVimento 5 Stelle, sono diventate diciotto e abbiamo dovuto occupare i corridoi della Commissione per farle diventare diciotto, allora quando è l'esatto contrario quindi è la banca ad essere in difficoltà, è la banca ad essere un debitore perché il cliente, il cittadino è un obbligazionista, quindi è un creditore che ha prestato soldi alla banca, il Governo cosa fa ? Dice che la banca in questo caso, come nell'esempio contrario presentato poco fa, non entra dentro casa del cittadino e butta fuori il cittadino ma anche in questo caso l'aiuto non viene dato al cittadino ma di nuovo alla banca anche se in posizione contraria. Infatti con questo bail-in, con questo burden sharing se la banca si trova in difficoltà, il creditore ci rimette. Questo diventa l'obbligazione, Presidente. Ripeto: questo diventa l'obbligazione. Il cittadino scompare, il cittadino non è niente: prima vengono i soldi e chi ha più soldi di questo Paese se non le banche che addirittura li possono creare dal nulla quando fanno i mutui e i finanziamenti ? Ma questo è un altro discorso che spero avvieremo in Commissione se non ci metteranno i bastoni tra le ruote. Infatti la creazione del denaro dal nulla da parte di queste banche poi crea queste sofferenze e nel solo MPS è pari a 47 miliardi, quasi il 20 per cento. Lo sa quanto erano le sofferenze di MPS prima della riforma quando era pubblica ? Erano il 2 per cento, perché vi era una vera divisione tra banche d'affari e banche commerciali che noi metteremo in piedi in questo Paese appena andremo al Governo. Si dava l'obbligo alle banche di essere intermediarie nel credito: prendi i soldi dei depositi e fai prestiti e basta, quasi a dire: cara banca, questo è il tuo lavoro. Tu non compri Antonveneta, non compri Abn Ambro per 17,5 miliardi di euro quando il tuo Governatore di Banca d'Italia dice che sono 9 miliardi di euro. Non fai derivati, non fai i Santorini, non fai Alexandria, perché quelli sono soldi dei cittadini e tornano ai cittadini. Queste sono le banche che vediamo noi. Presidente, nel 1936 quando scrissero la prima legge bancaria della nostra Repubblica perché è stata accettata così com'era dai costituenti – ripeto: è stata accettata così com'era quella legge – ebbene pensarono di suddividere il sistema bancario in maniera omogenea. Ogni provincia deve avere una propria cassa di risparmio, le banche devono essere suddivise per chi fa questo, per chi lavora nel lungo periodo e per chi lavora nel breve periodo. C'era uno studio, era fatto in maniera scientifica: quanti crack bancari abbiamo subito fino al 1992 ? Anzi per meglio dire quante volte i cittadini hanno dovuto pagare i correntisti, gli obbligazionisti e hanno dovuto pagare Pag. 22prima del 1992 ? Zero: nessun correntista, nessun obbligazionista ha mai pagato la crisi di una banca. Quindi le soluzioni sono chiare. Però vediamo un'altra soluzione che ha messo in piedi questo Governo, anzi più che una soluzione vorrei ricordare un evento. Un giorno con i miei colleghi scoprimmo che – perché per questa gente qui i furbetti e gli speculatori sono sempre i cittadini – guarda caso anche le banchette facevano gli speculatori, i furbetti e manipolavano l'Euribor e ci fu una sentenza della Commissione europea che lo dichiarò. Abbiamo fatto un question time, forse anche qualche altro collega dell'opposizione presentò un'interrogazione al question time su questo tema. Cosa chiedevamo, Presidente ? Chiedevamo una cosa semplice: Governo, sei sempre lì a difendere le banche, questa volta che sono le banche a comportarsi male, vai in Europa, batti i pugni e chiedi la sentenza sull'Euribor cosicché i nostri cittadini italiani truffati hanno la possibilità di fare causa. Mercoledì ci sarà un appuntamento qui a Roma: ho sentito di un avvocato – Sorgentone se non sbaglio – che sta cercando di agire, al riguardo ci arrivano queste e-mail, che sta cercando di fare le cause proprio sull'euribor. Cosa fa il Governo quando deve difendere i cittadini ? Cosa fa ? Cosa ci risponde Padoan ? Chiedo ai cittadini di andare su Internet e scrivere su Google «Euribor Commissione finanze Padoan risposta al question time»: lo troverete. Se non sbaglio, non lo troverete nei giornali ma nel sito di Giuseppe L'Abbate troverete questo video. Perché cercandolo su Google non l'ho trovato e mi è uscito il sito del mio collega Giuseppe L'Abbate e troverete questo video e vedrete che Padoan ci rispose così (e poi dite che uno da questo Parlamento non se ne deve andare): eh no, guardi io non posso andare a battere i pugni perché se no sarebbe un enorme danno per le banche. Dunque quando l'enorme danno è per le banche si sta zitti, quando l'enorme danno è per i cittadini si va avanti, si vendono le loro obbligazioni e, come fatto prima, si strappano e si buttano. Questo è il modo di rispettare l'articolo 3 della nostra Costituzione ? È questo il modo di rispettare i soldi dei cittadini ? Ieri veniamo a scoprire che all'interno del decreto di MPS addirittura cosa avete fatto ? Il decreto-legge esce dal Consiglio dei ministri con la dicitura che se alcune banche hanno bisogno di questi soldi semplifichiamo il discorso, ma se questi soldi sono inferiori ai 500 milioni di euro non serve il piano industriale. Va bene, posso ragionare sull'importo: l'importo non è alto e allora va bene, il piano industriale non lo accettiamo. Presentai gli emendamenti chiedendo che volevo il piano industriale in ogni caso. Portai da 500 milioni a 300 milioni quell'importo. Almeno fino a 300 milioni chiediamo un piano industriale: sono i soldi dei cittadini, voglio sapere come ritorneranno indietro perché su MPS gli ultimi interessi non sono tornati indietro. Ci hanno dato le quote di una banca fallita: questo ci hanno dato ! Dunque leggo che nel caso in cui questa banca in difficoltà, quindi non una banca sana, chiederà dei soldi, qualsiasi sia l'importo, noi ci fidiamo, vero ? Mentre il cittadino lo chiamiamo speculatore, del cittadino con la parentela di secondo grado mi venite a dire: ma chissà come se le sono scambiate queste obbligazioni, senza soldi ? Non ci credo senza soldi. Quindi per il cittadino avete sempre in testa che faccia qualcosa perché c’è sotto qualcos'altro. Per le banche no: le banche per carità, poverine le banche. Che poi non sono le banche ma è chi ci sta dietro. Sono quelli che ci stanno dietro: stanno in questa banca, poi vendono, poi vanno in quell'altra banca e la spolpano. Sono veramente stanco, Presidente, sono veramente stanco. Cosa ho letto in quella dicitura ? Ho letto che se una banca ad un certo punto dovesse chiedere dei soldi com’è scritto nel testo che voglio proprio rileggere perché la parte finale è veramente assurda, voglio proprio leggervi quello che c’è scritto.
  Infatti dicono che se tu, cara banca, hai bisogno di questo finanziamento straordinario non è in ogni caso richiesta la presentazione del piano di ristrutturazione – la parte bella è proprio l'ultima – quando le passività garantite sono rimborsate Pag. 23entro due mesi. Che significa sono rimborsate ? Che significa sono rimborsate entro due mesi ? Tu, già oggi, mi dici che il piano non lo fai perché tanto tra due mesi mi dai i soldi. Ma chi te l'ha detto che fra due mesi ti dà i soldi ? Tu stai dando i soldi dei cittadini: vai a vedere quel piano di ristrutturazione e cerca di capire come farà a ridarti quei soldi. Non mi puoi dire, come ieri il sottosegretario: ma la documentazione ci sarà, non ci sarà il piano di ristrutturazione. Ma quale documentazione, di banche che falsificavano i bilanci ? Di banche che avevano Santorini e Alexandria e che dicevano che erano dei BTP ? Di quali banche ? Di banche che manipolavano la MiFID ? Trasformavano la MiFID ? Di queste banche ci dobbiamo fidare perché fra due mesi dicono che ci danno i soldi.
  Sottosegretario non va bene. Non va bene, perché – lo ripeto – in quei due mesi l'importo può essere, per come avete scritto questa legge, di qualsiasi cifra, si può parlare di qualsiasi importo. Si può parlare anche di 1 miliardo, di 2 miliardi, perché la cifra non è in ogni caso richiesta, in ogni caso ! Se le passività sono rimborsate: ma anche MPS ci avrebbe dovuto rimborsare le passività però, guarda caso, gli ultimi interessi non ce li ha rimborsati, ci ha dato le sue azioni. Quindi, questa è carta straccia e carta straccia siete pure voi, perché questo Paese lo cambieremo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto comprensivo statale «Filippo Santagata» di Gricignano di Aversa, Caserta, che seguono i nostri lavori (Applausi). È iscritto a parlare il collega Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie Presidente. Credo non si possa che iniziare questo dibattito con una questione di metodo, censurando quello che è stato l'atteggiamento del Governo e della maggioranza che ancora una volta hanno dato un'interpretazione del bicameralismo costituzionale che io credo sia irrispettoso dei lavori, in questo caso, di questa Camera, ma altre volte, se andiamo avanti così, varrà a rapporti invertiti. Noi, rispetto a quello che io ritengo essere probabilmente uno dei decreti più importanti che siano stati emessi in questa legislatura, ci ritroviamo nella condizione di non aver potuto né discutere adeguatamente, né tanto meno intervenire, se non sul piano formale. Noi avevamo presentato emendamenti al Senato che avremmo voluto ridiscutere, anche modificati, qui alla Camera, perché riteniamo di avere la possibilità, e anche le idee adeguate, per far sì che questo provvedimento possa migliorare, ma non c’è stata data la condizione di portarli all'attenzione reale del Parlamento. Sappiamo già che dopo un excursus molto rapido verrà messo il voto di fiducia e verrà quindi chiusa così questa vicenda; è accettabile ? No, io credo che non lo sia, e non solo e non tanto per Sinistra italiana, credo che lo stesso valga anche per tutte le altre forze di opposizione, ma che dovrebbe valere, in realtà, anche per le forze di maggioranza perché poi potrebbe succedere, come è successo in altri casi, che anche deputati colleghi dei partiti di maggioranza, del Partito Democratico, si ritrovino a posteriori a dover giustificare danni fatti, errori fatti, senza nemmeno aver avuto la possibilità di rendersene conto fino in fondo e quindi dovranno dare conto di aver votato una cosa che nemmeno hanno avuto il tempo di leggere. Effettivamente, a pensarci bene, la situazione è peggiore per loro di quanto lo sia per me che, almeno, posso denunciare, posso raccontare, posso mettere in campo, quelli che io credo siano i limiti di questo decreto.
  Ma soprattutto, prima ancora che dai limiti di questo decreto, noi dovremmo partire da quella che è stata l'azione complessiva del Governo Letta, poi del Governo Renzi, ora del Governo Gentiloni, cioè di Governi che si sono succeduti in questa legislatura, ma sempre con la stessa maggioranza sostanzialmente, da quelle che sono state le scelte che loro hanno fatto rispetto al sistema bancario. Se la legislatura 2013-2017 – poi vedremo – Pag. 24verrà raccontata da qualcuno negli anni a venire, io credo che verrà raccontata esattamente come la legislatura in cui il sistema politico italiano ha dovuto fare i conti con la crisi del sistema bancario. E io credo debba essere chiamata così «crisi del sistema bancario», quando vediamo che la terza banca del Paese, il Monte dei Paschi di Siena, si avvia ad un processo di nazionalizzazione e altre quattro banche locali sono mandate in risoluzione con un provvedimento che non aveva precedenti e che ha significato, di fatto, azzerare i risparmi da un lato di migliaia di persone, fra Banca Marche, Popolare dell'Etruria, CariChieti e Cassa di risparmio di Ferrara, ma anche mettere in crisi quei territori, perché ha significato limitare fortemente la capacità di raccolta e la capacità soprattutto di impiego che quelle banche (Monte Paschi di Siena, le quattro banche e molte altre banche di dimensione minore che sono attualmente commissariate da Banca d'Italia alla ricerca forsennata di qualcuno che le possa acquisire o ricapitalizzare) hanno avuto nei mesi a venire. Carige ha i problemi di cui abbiamo letto anche questa mattina sui giornali, ma non è una novità. Le casse di credito cooperativo hanno dovuto essere riformate e messe sotto un cappello unitario per evitare il rischio che alcune di loro venissero coinvolte nella crisi. Insomma, il tema non è una banca, il tema è di sistema e sappiamo anche il perché. È un tema di sistema perché le banche italiane sono state amministrate, probabilmente come ci dicono quelle poche informazioni di cui ogni tanto disponiamo, grazie soprattutto a qualche inchiesta giornalistica ben fatta, con logiche discutibili che spesso hanno premiato il capitalismo di prossimità, hanno premiato i capitalisti senza capitale, hanno premiato famiglie che forse non meritavano di essere beneficiate in quel modo dal punto di vista del credito. Ma abbiamo avuto anche un problema legato ad un eccesso di esposizione verso il settore immobiliare, anche questo sempre costantemente, pervicacemente, negato. Si è sempre detto che a differenza della Spagna, in Italia non c'era stata una bolla immobiliare alla radice anche del problema del sistema bancario e purtuttavia, se andiamo a vedere quei pochi nomi che ogni tanto, anche qui, la stampa e l'informazione ci mettono a disposizione dei grandi debitori di questi istituti di credito, quelli andati a gambe all'aria o prossimi a farlo, quindi quelli di cui si sa qualcosa, vediamo che sempre, puntualmente, è il settore immobiliare, è la grande speculazione immobiliare, a essere al centro degli investimenti fatti male. Grandi concessioni di credito a grande immobiliaristi che poi hanno lasciato grandi buchi.
  E poi è innegabile anche la crisi industriale che ha colpito l'Italia a partire dal 2008 e che ci ha fatto perdere 25 punti di produzione industriale e che ha visto il nostro PIL arretrare drammaticamente. Ed è evidente che anche questo finisce per pesare molto pesantemente sui bilanci del sistema bancario che infatti si ritrovano ad avere il record europeo, e probabilmente mondiale, di sofferenze se rapportato alla quantità di credito erogato; circa 200 miliardi di sofferenze lorde, una quantità immensa, difficilmente immaginabile. Quando parliamo di sofferenze – lo ricordo sempre – parliamo di crediti di cui è molto difficile ipotizzare il recupero non solo pieno, ma probabilmente anche parziale, anche perché quantità del genere sono incompatibili nel recupero effettivo con tutte le misure che il Governo può provare a mettere in campo per accelerare i tempi di recupero. Tutto ciò è stato fatto già con un decreto che abbiamo contestato, il decreto n. 59, perché ritenevamo che sbilanciasse il potere fra istituti di credito e debitori. Purtuttavia oggi, a distanza di qualche mese, comincia già a circolare la parola magica, ancora una volta: inefficace, privo di risultati, perché 200 miliardi di crediti deteriorati non possono essere recuperati con soluzioni di mercato.
  Noi abbiamo fatto molte proposte, continuiamo a farle: da un'ipotesi di costituire un fondo immobiliare che appunto recuperi al demanio pubblico, e quindi per destinarle anche a edilizia popolare, una parte di quel patrimonio immobilizzato e Pag. 25in sofferenza dentro i bilanci delle banche a seguito delle operazioni sbagliate di cui dicevo prima. Potremmo arrivare addirittura a proporre una sorta di giubileo rispetto a quelli che sono i debiti incagliati delle banche. Un'ipotesi in cui si pensi che anziché essere «fondi avvoltoio» o fondi speculativi a riacquistare crediti per recuperarli, si possa pensare di dare a quei debitori in difficoltà una mano, proporre a loro, anche per legge, estendendolo a tutti, una possibilità di abbassamento di quello che è lo stock debitorio, per venire incontro alle nostre famiglie, per venire incontro alle nostre imprese e anche per liberare il sistema bancario da quello stock di NPL. Eppure di NPL in questo decreto non si parla. Ancora una volta si sa che è il problema dei problemi, ma ci si rifiuta di affrontarlo e si interviene invece con misure che puntano esclusivamente a fare da tampone, a dare delle offerte, delle profferte, delle provviste di capitale a banche in difficoltà, ma senza alcun tipo di mandato chiaro.
  Cosa si fa con questo decreto ? Si interviene con formule che in astratto potremmo persino condividere: non è sbagliata l'idea di concedere la garanzia di Stato – per carità – onerosa, giustamente onerosa, su emissioni obbligazionarie che istituti di credito in difficoltà, ma non ancora in dissesto, si trovano a fare ma che avrebbero delle difficoltà a piazzare sul mercato in assenza di una garanzia dello Stato. È una misura che si può condividere.
  Così come è condivisibile l'idea che su istituti per cui ancora questo non sia sufficiente lo Stato possa entrare direttamente nel capitale con uno strumento, a mio modo di vedere, intelligente e anche condivisibile, cioè l'idea che si entri nel capitale azionario e che si convertano, in parallelo, le obbligazioni subordinate e che poi le obbligazioni subordinate vengano, a loro volta, convertite in azioni che lo Stato acquisisce, dando ai vecchi possessori di quelle obbligazioni subordinate delle obbligazioni ordinarie che vadano alla stessa scadenza. Questo è un modo intelligente di evitare l'errore drammatico che si fece invece nel 2015, quando si mandarono in risoluzione le quattro banche che citavo anche prima, perché quello fu un errore drammatico. Possiamo finalmente riconoscerlo tutti in quest'Aula, perché aiuterebbe l'Italia. C’è continuamente l'opposizione che richiama il fatto che quella volta si sbagliò, si sbagliò in profondità, e si sbagliò non su una questione da poco ma su una questione determinante.
  Da sola Monte dei Paschi di Siena ha visto uscire dal proprio bilancio, fra obbligazioni non riconfermate e liquidità propriamente in uscita, 28 miliardi di euro negli ultimi 12 mesi, 28 miliardi di euro in uscita e 10 nell'ultimo trimestre. E non è un caso isolato; se i soldi scappano dalle banche italiane è perché il Governo si assunse la responsabilità propria, propria con un decreto chiamato «salva banche», di dichiarare ufficialmente che le banche potevano di fatto fallire, che i risparmi messi dagli italiani in quelle obbligazioni, nelle obbligazioni delle banche, potevano essere azzerati. Non sono valse a nulla, poi, le rincorse affrettate e successive a porre dei rimedi, diciamo così, umanitari, di salvaguardia dei risparmiatori, perché ormai il messaggio era stato lanciato e lo ripeto: 28 miliardi di euro di minori depositi e obbligazioni non riconfermate solo sul Monte dei Paschi di Siena.
  Senza quei 28 miliardi di euro forse oggi noi non staremmo a parlare della necessità di intervenire con capitale pubblico per ricapitalizzare. Dico che fu un errore clamoroso perché ci fu chi in quest'Aula, a partire da me, allora disse esattamente tutto quello che sarebbe successo, riscontrando una totale, totale, totale, incapacità e inadeguatezza del Ministro Padoan nel gestire la situazione delle banche italiane. Il Ministro Padoan è stato una sciagura per questo Paese, perché si è ritrovato a gestire, per cinque anni, una situazione emergenziale, in cui ha dato più volte prova di non capire assolutamente nulla. E il fatto che nel passaggio dal Governo Renzi al Governo Gentiloni sia stato riconfermato al suo posto dice tutto anche della complicità nell'inadeguatezza di tutti i partiti di maggioranza. Fortunatamente, Pag. 26evidentemente, devo dire che Gentiloni è meglio di Renzi da questo punto di vista; almeno ci siamo risparmiati battute come l'invito ad investire nel capitale di Monte dei Paschi di Siena, mentre si faceva intanto franare il sistema bancario nel suo complesso.
  Tocca parlare del Monte Paschi – sì, tocca ! – perché questo decreto credo sia anche uno dei primi, a mia memoria, in cui si fa una norma generale, come sempre deve essere per la norma, e poi si inserisce un capitolo particolare che riguarda solo una banca. Anche il Monte dei Paschi di Siena è, diciamo, una vecchia conoscenza del Governo, al di là della sua storia e dei suoi rapporti con la politica, perché anche il Monte dei Paschi di Siena ha accompagnato, appunto, la vita del Governo, dapprima con l'invito ad investire e il rifiuto – il rifiuto ! – per almeno due anni, quando già si vedeva che la situazione rischiava di essere compromessa, di intervenire con una ricapitalizzazione pubblica. Io ancora mi chiedo perché non ci sia stato almeno un intervento di moral suasion quando, rispetto alla possibilità di convertire la prima volta i Monti bond che aveva in pancia in azioni di proprietà del Tesoro, si sia avallata la scelta sciagurata di restituirli, per una sorta di hybris, probabilmente per l'idea che avevano gli azionisti di allora di tornare in pieno possesso di quella banca. Fu un errore clamoroso, però avallato dal Governo. E poi si è andati avanti così, a raccontare la favola che la banca andasse bene e a permettere, di conseguenza, che progressivamente si deteriorasse sempre di più e infettasse sempre di più anche la credibilità e la sostenibilità dell'intero sistema bancario nazionale, perché un'altra lezione che evidentemente il Governo non ha mai imparato è che il sistema bancario è un organismo complesso, in cui i singoli attori hanno una reciproca porosità e il contagio è sempre molto semplice. Lasciare che ci sia un soggetto di grandi dimensioni con problemi strutturali e permettere che questi problemi strutturali permangano nel tempo non fa altro che rischiare l'effetto di propago di tutti questi, di allargamento, di coinvolgimento di istituti prima sani. Questo è il rischio che il Governo si è preso. Lo ha preso – lo sappiamo ed è inutile ricordarlo – perché c'era il referendum di mezzo, perché non si potevano mettere le mani su una materia tanto delicato o, almeno, che si riteneva tanto delicata per l'opinione pubblica: 20 miliardi di euro per salvare le banche. Come sarebbe suonato «20 miliardi di euro per salvare le banche» in pieno referendum costituzionale ? Sarebbe probabilmente suonato come l'ammissione di un errore, ma anche di un'assunzione di responsabilità. Forse si fanno sempre – e questa è un'abitudine di quello che fu il Premier di questo Paese – più stupidi gli italiani di quello che sono. È più facile andare dietro a favole e slogan che guardare la realtà e, quindi, si è lasciato che i problemi incancrenissero.
  Dunque, oggi ci ritroviamo a mettere 8,8 miliardi, di cui 6 pubblici, in una banca che ha 27,7 miliardi di sofferenze lorde e altri 18 di incagli, che ha chiuso l'ultimo bilancio con 3,4 miliardi di perdite e, come ci dice Banca IMI – e su questo vorrei, prima o poi, che anche il Governo ci dicesse una parola –, quei denari, quei capitali che oggi il Governo si appresta a mettere, diventando l'azionista non solo di riferimento ma, di fatto, quasi l'azionista unico di questa banca, servirebbero solo al fine di fare ulteriori accantonamenti, secondo Banca IMI. Cioè, non servirebbero a ricapitalizzare di fatto l'istituto, ma solo a dargli la liquidità necessaria a tamponare ancora un po’ le perdite legate ai crediti non performanti. È vero questo ? Ed è vero che l'amministratore delegato si appresterebbe a pensare e a ipotizzare – e anche questo si poteva leggere oggi e nei giorni scorsi sui giornali – una cessione in stock degli NPL, sul modello di quello fatto e ipotizzato da UniCredit di recente ? Ed è vero che, se lo facesse, questi NPL verrebbero ceduti, verosimilmente, ad una forchetta di valore tra il 15 e il 20 per cento del nominale, che significa la metà – meno della metà – di quanto previsto nel vecchio piano, quello andato molto male perché non Pag. 27aveva nessuna base di esistenza ? Quindi, questo significherebbe che se si cedessero quegli NPL al 15-20 per cento la ricapitalizzazione di oggi sarebbe immediatamente da raddoppiare di fatto e, quindi, ci avvicineremmo pericolosamente a quella soglia – 20 miliardi – che è stato chiesto al Parlamento di mettere a disposizione, senza mai chiarire esattamente a cosa sarebbero serviti, per quali istituti e per quali finalità.
  Poi, c’è un'altra cosa curiosa. Dicevo prima dell'amministratore delegato Morelli, cioè l'amministratore delegato a cui pare che il Governo abbia già riconfermato la fiducia anche per il futuro, dopo che è stato messo al suo posto in una faccenda torbida, opaca, con telefonate partite dal Ministero dell'economia e delle finanze per sollecitare le dimissioni di amministratori di una banca privata su pressione, pare, di banche d'affari internazionali, in quel caso JP Morgan, e messo lì allo scopo di fare un piano industriale che era chiaro sin dall'inizio che non aveva nessuna possibilità di andare in porto ma che serviva solo per prendere tempo; anche in quel caso, rispetto alla scadenza referendaria: si dica se si può gestire un Paese in questo modo, e oggi lasciato lì a fare cosa ? A riprodurre il piano industriale già bocciato dal mercato e a farne un altro ? Dove si vuole andare ? Questo è il punto vero di questo decreto, il punto che vede la nostra assoluta contrarietà, ma non dovrà vedere solo la nostra assoluta contrarietà.
  Si sta chiedendo di mettere 6 miliardi di soldi pubblici per ricapitalizzare una banca, senza le garanzie che siano sufficienti, senza voler cambiare il management, senza nemmeno adeguare il compenso di quel management, come noi avevamo chiesto con un emendamento, al compenso massimo previsto per i dipendenti dello Stato. E senza che si abbia uno straccio di idea sul piano industriale. Si è mai visto un azionista privato investire i propri soldi per acquisire circa il 93-94 per cento di una società e il giorno dopo averlo fatto lasciare lì tutti i vertici che la società aveva con l'azionista precedente e senza avere uno straccio di idea del perché l'ha acquisita e per farci cosa ? E perché quello che non è nemmeno immaginabile, se stessimo parlando di soldi privati, deve essere accettato come normale se parliamo di soldi pubblici ? Perché deve essere accettato come normale ? Perché il Governo non è dovuto venire qui contestualmente a questo decreto a dire molto chiaramente al Paese per cosa, per quali ragioni, pensava di diventare azionista di riferimento della terza banca d'Italia ? Noi avremmo saputo spiegarglielo. Noi, che dal 2014 sosteniamo esattamente la teoria della nazionalizzazione precauzionale, perché vedevamo la strada su cui si era incamminati, noi sapremmo cosa farcene di una banca, perché è del tutto evidente che questo Paese ha bisogno di una banca pubblica, anche in chiave di politica industriale, in chiave di rilancio degli investimenti pubblici e privati, in chiave di avere un attore che, per il solo fatto di essere pubblico e di avere quelle dimensioni, potrebbe in qualche modo indirizzare e riformare di fatto anche le modalità con cui si rapporta con la propria clientela, il settore bancario in questo Paese. Potrebbe essere una banca virtuosa, una banca trasparente, una banca i cui vertici siano nominati dal Ministro dell'economia di concerto con i sindacati, con le associazioni di consumatori; una banca diversa, una banca che aiuterebbe anche i cittadini italiani a recuperare un rapporto di fiducia con il credito, perché è indispensabile dopo anni in cui si sono giustamente abituati a vedere le banche come un nemico, un luogo in cui i loro risparmi non sono tutelati, in cui si rischia solo di perderli. E, appunto, scappano infatti dai depositi, scappano dai depositi nazionali verso l'estero e scappano dai depositi nazionali – anche perché i risparmi, d'altra parte, per molte famiglie ormai sono un ricordo del passato – scappano evidentemente verso il materasso, tanto non c’è rendimento e c’è solo rischio. Però così, un po’ alla volta, si blocca anche la linfa vitale del credito e un Paese che non abbia credito, un Paese che non abbia un sistema bancario efficiente e strutturalmente Pag. 28sano, è un sistema nazionale che non può avere crescita, non può avere prospettive industriali.
  Un sistema di erogazione del credito, un sistema finanziario adeguato è il cardine su cui si impianta qualsiasi grande Paese: noi non ce l'abbiamo più in questo momento – almeno è lecito dubitare – e andrebbe ripristinato. Ma qui non si fa una nazionalizzazione come noi avremmo voluto, appunto con un mandato chiaro e un rinnovo dei vertici, una moralizzazione persino, perché il Monte dei Paschi di Siena ha bisogno di una moralizzazione. Ve lo dirà, Governo. Chiunque voi incontraste fra i lavoratori di quella banca vi confermerebbe che ce n’è bisogno, che forse c’è stato un eccesso di dirigenza in quella banca, per esempio un eccesso di stipendi ai vertici, comportamenti per nulla virtuosi all'interno – ce ne ha parlato anche la magistratura –, amministratori indegni di qualsiasi fiducia. Anche qui, si può dare un mandato ai nuovi vertici chiaro, esplicito, di avviare azioni di responsabilità nei confronti degli amministratori precedenti ? Perché ad ora io non l'ho visto, non lo vedo, e allora che messaggio stiamo lanciando all'Italia ? Che messaggio sta lanciando il Governo ? Che metterà soldi pubblici solo ed esclusivamente per tappare un buco ? Fatto da chi ? Fatto da chi ?
  È successa una cosa inusuale in Italia, ossia che l'ABI, il presidente dell'ABI, ha suggerito che, in questo caso, nel caso del Monte dei Paschi, visto che si metteva denaro pubblico – molto denaro pubblico – forse i cittadini italiani avessero diritto di sapere i nomi dei grandi debitori, di quelli che avevano lasciato sofferenza in quell'istituto. Non è una questione di voyeurismo, non è nemmeno la questione di voler creare delle gogne: è una questione che, ogni tanto, sapere i nomi, sapere i settori, sapere il perché, sapere il quanto denaro, aiuta anche a ricostruire sul piano politico cosa è successo in questo Paese negli ultimi vent'anni. Perché la pista del denaro è una buona pista per capire come si sono orientate le relazioni di potere, come si sono sviluppate, chi aveva potere e chi no in questo Paese e chi ha utilizzato la possibilità di avere accesso al credito facile per miliardi di euro ha poi lasciato voragini.
  Qualcuno avrà lasciato voragini, perché ha scommesso su un'impresa imprenditoriale andata male e ce ne faremo una ragione – come si dice, nel capitalismo il fallimento è parte importante del gioco –, magari qualcun altro, però, potremmo scoprire, potremmo valutare che ha lasciato voragini per ragioni diverse. E questo è utile, perché la politica significa anche conoscenza della realtà in cui ci si muove, a partire dall'alto, a partire dalle relazioni di potere, altrimenti non si fa politica, altrimenti si impone un Governo sulla povera gente, ma non è questo quello cui, almeno da questa parte di questo emiciclo, noi aspiriamo. Noi aspiriamo ad un Governo diverso, anche e soprattutto dell'economia, anche e soprattutto della finanza, quindi questa era un'occasione, ma sarà l'ennesima occasione, appunto, buttata via, perché invece l'impressione è che si voglia coprire – coprire – con una montagna di denaro pubblico.
  Sarà sufficiente ? Se le condizioni sono quelle che ho detto io prima, probabilmente no. Monte Paschi di Siena ha già fatto due aumenti di capitale privati per una cifra sostanzialmente analoga negli ultimi anni. Siamo al terzo, questa volta con capitali pubblici, ma, se non si incide pesantemente sulla struttura, il pozzo continuerà ad assorbire acqua, ha una grande capacità di assorbire acqua. Bisogna mettere un tappo, bisogna avviare prassi diverse, molto diverse.
  Vorremmo approfittarne anche per chiedere al Governo che fine abbia fatto la Commissione d'inchiesta sulle banche andate in crisi. Saremo molto curiosi di saperlo, perché, anche qui, non si può costantemente prendere nei giorni di massima attenzione mediatica, di massima esposizione mediatica, conquistare i titoli dei giornali con promesse a caratteri cubitali di commissioni d'inchiesta, che finalmente faranno luce su tutto quanto è successo e, poi, a partire da due giorni dopo, quando l'attenzione mediatica, l'attenzione Pag. 29dei cittadini, è in parte scemata, prendere e mettere da parte. Perché lo avete già fatto nel 2015, è passato più di un anno e noi aspettavamo la commissione d'inchiesta sulle quattro banche andate in risoluzione.
  Adesso lo avete ripromesso su Monte Paschi di Siena ricordandovi anche della promessa di allora, ma manca poco tempo, manca poco tempo alla fine di questa legislatura. Forse non riusciremmo comunque a fare un'inchiesta adeguata su quello che è successo nel sistema bancario italiano, a partire dalle banche che vengono a chiedere soldi dei contribuenti, ma forse qualche nome appunto potremmo vederlo, forse potremmo ricostruire qualcosa. Ad ogni modo potremmo fare una cosa che in politica è sana: rispettare gli impegni presi con i cittadini e gli elettori. Se tutte le forze politiche – tutte ! – dalla destra alla sinistra, passando per il Partito Democratico, si sono impegnate ad approvare rapidamente una commissione d'inchiesta, questa cosa va fatta. Noi lo abbiamo detto in Commissione e lo ripeto adesso qui in Aula. Ci sono, credo, tutte le condizioni perché il Senato e poi la Camera approvino la modalità legislativa, per fare più in fretta, per non dover nemmeno passare dall'Aula, per cominciare a lavorare.
  Perché il Governo non vuole dare il via libera a questa cosa ? Perché la maggioranza non vuole dare il via libera ? Perché non c’è un impegno preciso a farlo domani ? Domani ! Vi assicuro, le Commissioni finanze di Camera e Senato in questo momento avrebbero il tempo, non sono ottenebrate di lavoro, anche perché la maggioranza non ha ancora deciso per quale motivo sia qui, è impegnata a discutere non di cosa serve al Paese, ma è impegnata a discutere di quando andare al voto per vedere quale delle correnti del Partito Democratico dovrà prevalere sull'altra: questa è la situazione in cui viene messa l'Italia dal partito che dovrebbe governare.
  Vado a chiudere. Ci sono due questioni che sono state introdotte all'interno di questo decreto dal Senato con degli emendamenti. Sono due questioni importanti che vale la pena citare. La prima è quella sull'educazione finanziaria: ne parliamo da mesi, un lavoro che avevamo istruito, peraltro, qui alla Camera e che poi è stato introdotto al Senato. Si era riusciti a trovare un punto di accordo sostanziale, rispetto alla possibilità di costruire un piano pubblico di educazione finanziaria in Italia. Su questo volevo fare solo due appunti.
  Il primo, politico: sì, bisogna alzare l'alfabetizzazione finanziaria nel Paese, perché in un mondo che è dominato dalla finanza, avere lavoratori e cittadini che non sanno comprenderla fino in fondo significa avere cittadini e lavoratori più deboli nei rapporti col potere. Bisognerebbe, però, avere quella premura – che qui non c’è e che, purtroppo, noi avremmo voluto – di evitare conflitti di interesse, cioè non vorremmo che siano le banche ad andare a insegnare come difendersi dalle banche, sostanzialmente, però nel decreto attualmente è scritto così.
  La seconda: bisognava fare almeno un gesto, su cui si era impegnata almeno la Commissione finanze della Camera, ma anche il Governo, rispetto a chi è stato massacrato nel caso dei bond subordinati delle quattro banche mandate in risoluzione, che ha evidentemente avuto un trattamento molto diverso da quello che hanno oggi gli obbligazionisti retail di MPS. Almeno si trattava di allargare i rimborsi forfettari dell'80 per cento, a cui ha diritto qualcuno di loro, ai familiari che ne fossero stati esclusi, perché, per meccanismi tecnici – diciamo di passaggio – di questi titoli, finivano non più rimborsabili. Anche qui, non capisco per quale ragione, ma il Governo non ha dato l'autorizzazione a fare tutto quello che andava fatto, si è fatto solo in parte e in minima parte.
  Rimarranno così escluse, di nuovo, molte persone che, pur avendo redditi e patrimoni bassi, hanno perso migliaia di euro, magari buona parte dei loro risparmi, solo perché avevano un dossier cointestato con un fratello o con la propria moglie o col proprio marito, perché Pag. 30c’è stato un divorzio di mezzo: tante occasioni che fanno sì che non avranno diritto nemmeno a quel po’. Non si fanno parti diseguali fra uguali, non si possono fare, però anche questo siete riusciti a fare con questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sospendo la seduta per cinque minuti, riprenderà alle ore 12,35.

  La seduta, sospesa alle 12,30, è ripresa alle 12,35.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa. È iscritto a parlare il collega Pili. Ne ha facoltà.

  MAURO PILI. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, in questi mesi e in queste ultime settimane soprattutto abbiamo assistito tutti al malsano tentativo di derubricare questo decreto ad una sorta di polizza amica, una polizza affettiva finanziaria per le banche malate. Mi permetterete, colleghi, di dissentire da questa interpretazione e da questo tentativo di mistificare questo decreto. Stamane, il relatore di maggioranza si è per giunta avventurato a sostenere la tesi secondo la quale il salvataggio privato del Monte dei Paschi di Siena sia naufragato per l'instabilità politica del Governo. Ora, di fronte anche ad affermazioni di questo genere, sarebbe meglio evitarci anche, in questo contesto, le barzellette finanziarie, perché tutti sappiamo, voi per primi, che le condizioni finanziarie di quella struttura bancaria erano tali per cui non ci poteva essere alcun tipo di salvataggio serio, finanziario ed economico da parte di qualsiasi soggetto, visto il codice rosso del Monte dei Paschi di Siena: tante e tali sofferenze bancarie che solo uno sprovveduto o uno in malafede poteva esortare dei privati ad acquistare e a ricapitalizzare quella banca.
  Quello a cui abbiamo assistito in questi giorni vuol dire continuare ad ignorare la questione di fondo, che non viene esaminata, che non viene presa in considerazione da molte parti politiche all'interno di quest'Aula. Si ignorano le cause, si ignora o si fa finta di ignorare il reale stato di salute di queste banche e vi avventurate in percorsi clinici più appropriati a chiromanti da strada che a puntuali legislatori anche in materia finanziaria. Non intendo, dunque, in alcun modo derubricare il caso del Monte dei Paschi di Siena e questo decreto a una questione di polizza affettiva, tutt'altro ! Questo decreto ignora le questioni sostanziali, anzi, permettetemi di definire la questione sostanziale, ovvero il nodo centrale del sistema politico bancario, la questione, l'intreccio perverso tra la politica e le banche, quello che fa precipitare l'economia, che favorisce gli affari di partito, di parte, degli amici o degli amichetti del governante di turno.
  Dunque, il tema è molto chiaro e ben definito: politica e banche, banche e politica. È un intreccio perverso, che ormai è un cappio al collo del sistema di questa Italia, è un processo-meccanismo, che è fondato su questa antica logica: tu dai un fido a me e ai miei amici, e io ti restituisco tutto con gli interessi, prelevando però dalle tasche dei cittadini, quelli che magari non hanno mai investito un euro. Il Ministro di turno e tutti i suoi accoliti chiamano e chiamavano la banca di riferimento chiedendo un finanziamento per l'amico imprenditore: una volta 10 milioni, una volta 20 milioni, una volta 100, sino ad arrivare anche a somme di 1000 milioni, un miliardo di euro di affidamenti di finanziamenti all'amico di turno, che fosse editore o speculatore immobiliare, poco importava, l'importante era che ci fosse un rapporto do ut des che sostanzialmente fosse alla base del rapporto banche-politica.
  Ed è questo che è successo: il politico è intervenuto sulla banca amica, ha fatto finanziare l'interesse privato del suo amico imprenditore, il quale poi ha restituito il favore al politico o al partito di turno, al Ministro e ai deputati, ai consiglieri regionali, tutti coloro che hanno costruito questa rete, questo sistema di interrelazione perversa tra la politica e gli affari e le Pag. 31banche; gli dà uno spazio sui giornali, se ne ha, gli paga qualche ufficio, gli dà qualche contributo per la campagna elettorale, qualche volta lo accompagna o gli lascia lo yacht per l'estate e via dicendo. Nasce così il tema centrale dal rapporto perverso banca-politica, cioè la corruzione politico-bancaria. Bisogna avere l'onestà intellettuale di dire che quello che è successo, in questi anni, e che stiamo, oggi, ratificando, e che state ratificando con questo decreto, è funzionale a quella che può essere tranquillamente definita la corruzione politico-bancaria. Nasce così quell'intreccio perverso tra politica e banche e c’è da domandarsi chi conta di più: contano di più i bancari, i banchieri, gli uomini del sistema finanziario o conta di più la politica ? Di certo, il vicendevole ricatto è tale che il sistema è destinato, comunque, a franare, chiunque sia di voi il più forte. Voi del PD, però, mi sia consentita questa digressione sul tema, vi siete stancati di dipendere dai banchieri e, quindi, siete andati oltre, avete ingegnato, ingegnerizzato – e non uso a caso la parola «ingegnerizzato», perché alcuni di questi sono ingegneri –; avete preso i segretari di partito, quelli regionali, per esempio, vedete il caso della Sardegna, e li avete messi a capo delle banche e delle loro fondazioni, cioè avete superato il sistema della dipendenza dai banchieri e dai bancari e avete messo a capo i vostri segretari, direttamente emanazione del partito, alla guida delle strutture bancarie e delle loro fondazioni, dal produttore al consumatore della mercificazione politico-bancaria. Siete diventati dominus del sistema politico-bancario e la dimostrazione è con il management, che viene confermato, del Monte dei Paschi di Siena; si tratta di una rete che viene confermata e che, anzi, riesce ad assorbire, a far proprio anche colui che magari era un manager di riferimento che ordinava o subiva gli ordini che gli venivano dati, e che, oggi, diventa, esso stesso, artefice e protagonista, perché indicato e confermato da certa politica. Chissà quante telefonate, quanti pizzini ci sono dietro i buchi del Monte dei Paschi di Siena. Perché il tema non è cercare i nomi, quelli sono scritti, prima o poi usciranno, il tema è: chi ha fatto il telefonatore di turno, il sollecitatore di turno, chi era, Ministro, segretario di partito, chi è che realmente ha inciso in quel finanziamento indebito a quell'amico imprenditore, funzionale a quel debito che non veniva assolutamente saldato ? Io so soltanto che ad Arborea, piccola, importante comunità agricola della Sardegna nel cuore dell'isola, un anno fa, cento uomini delle forze dell'ordine, in tenuta antisommossa, hanno prelevato una famiglia di un signore di settant'anni con la sua signora; li hanno portati via di forza per qualche decina di migliaia di euro che dovevano al Banco di Sardegna, li hanno portati via e gli hanno portato via tutti i beni. Certo non è successo per coloro che hanno indebitato il Monte dei Paschi di Siena che sono ancora al sole, che hanno ancora gli yacht, hanno ancora le imprese e che continuano a non pagare ciò che hanno ricevuto, a non restituire ciò che hanno ricevuto e, anzi, si beano del fatto che ci sia una classe politica che li copre. Dunque le banche franano e, così, lo Stato è chiamato a coprire quell'insolvenza.
  Più in grande si potrebbe dire che il sistema riguarda l'altro grande conflitto di interessi di questa classe politica, di questa classe dirigente e, cioè, il debito pubblico che non si può toccare, che non viene toccato non perché non se ne ha la capacità, ma perché non bisogna sottrarre quei cento miliardi di interessi annui che vengono pagati al sistema finanziario che regge proprio in virtù degli oltre 2000 miliardi di debito pubblico che ha il Paese. Ecco colleghi, è tutta qui la ragione di questo decreto, una foglia di fico che non copre e che non nasconde le miserie di questa politica che sugli interessi privati e privatistici nasconde e cancella l'interesse generale. Ecco la spiegazione di questo decreto, mi permetterete di definirlo una tangente di Stato per pagare i regali agli imprenditori amici, a loro volta corruttori e concussi da questo sistema.
  Non banche che finanziano l'economia, ma al servizio di lobby di partito e di potere, articolate dai livelli più alti per Pag. 32arrivare al più piccolo degli imprenditori costretti a subire, in qualche caso, appunto, il ricatto di certa politica. Il risultato è di queste ore: l'economia è ferma al palo; il risultato non è certo attribuibile a quest'ultimo paravento di Governo che è in carica, ma è attribuibile a quello che ha fatto Renzi in quei due anni e mezzo e passa al Governo del Paese. L'Italia è ultima nel sistema della crescita europea, ultima ! Ha raggiunto un livello talmente infimo di capacità di stimolo all'economia che ha raggiunto, appunto, l'ultimo posto nella graduatoria europea. Zero impulsi, zero stimoli, solo prebende e ammiccamenti, roba da mercato delle pentole bucate, che hanno caratterizzato questo Governo e il suo predecessore. Altro che innovazione, l'innovazione 4.0. State turlupinando l'Italia e non solo con questo decreto.
  Vengo proprio all'esame puntuale delle ricadute che questo decreto non avrà sul sistema e quello che invece genererà. Ci avete riempito la testa in maniera reiterata, in questi mesi, in questi anni: il sistema bancario italiano gode di buona salute, anzi, anche il lillipuziano signorotto fiorentino si è arrampicato sugli specchi per dire: non c’è nessun pericolo, non si corre nessun rischio, e lo ha fatto in maniera violenta anche prima del referendum, garantendo sulla sua persona che niente rischiava il sistema bancario del Paese. Tutte frottole, tutte balle funzionali soltanto all'imbroglio del sistema Paese. Ora, con questo decreto, volete sostanzialmente farci credere che, con una caramella al miele, si può curare un tumore ai polmoni. Affidate a questo pomposo decreto «reggi banche» il fantomatico compito di risanare il sistema bancario, creando un sistema efficiente necessario al rilancio economico. E chi ci può credere ? Chi è il soggetto, chi è l'economista, chi è l'esperto di finanza che può credere che questo modesto decreto, privo di contenuti strategici e anche di contenuti contingenti, possa dare qualche risposta ? Se era questo il proposito si tratta di un'iniziativa non solo parziale e poco efficace, ma, addirittura, fuorviante sotto ogni punto di vista. Cercherò, colleghi, per sommi capi, di spiegare perché è parziale, perché è poco efficace e perché è fuorviante. È parziale perché non affronta la questione dirimente che è quella dei crediti parzialmente esigibili e delle sofferenze. Non affronta il cuore del tema che è quello che viene richiamato in maniera molto chiaro dalla BCE che dice sostanzialmente che in Italia abbiamo crediti parzialmente esigibili che ammontano, insieme alle sofferenze, a 390 miliardi, cioè ci sono a rischio, nel sistema bancario del Paese, 390 miliardi e voi fate un decreto da venti, e di questi 390, 200 miliardi sono di sofferenze, ovvero di perdite che per le banche significheranno, comunque, bene che vada, una perdita di 100 miliardi di euro e, quindi, voi, sapendo che ci sono in circolo 100 miliardi sicuri di perdite e di sofferenze che non saranno recuperate, fate un decreto tampone, foglia di fico, assolutamente inutile, che sarà spazzato via come neve al sole nei suoi effetti, come sta succedendo per il Fondo Atlante che avrebbe già perso tra il 24 e il 27 per cento del capitale, tra 850 e 875 milioni nel processo di ricapitalizzazione delle banche ufficiali in dissesto nel 2016. Sono dati evidenti, visto che la stessa ABI ha detto, nella sua audizione alla Camera e al Senato, che affrontare il tema delle sofferenze era la priorità assoluta. Perché questo provvedimento è inefficace ? Perché, non affrontando il tema delle sofferenze, si accentua l'indebolimento del sistema bancario stesso e, quindi, è un cane che si morde la coda e non riesce ad affrontare e a venire a capo di quello che, invece, è un tema ben più alto sul sistema, sulla governance da attuare, non con i nomi, ma col sistema di una corretta governance per recuperare ciò che si è perso o che si sta per perdere. È opinione comune tra tutti gli analisti che la situazione dei crediti a bassa esigibilità sia destinata a peggiorare con questo sistema perché, se è evidente che gli indicatori economici sono tutti al ribasso per l'Italia, è altrettanto automatico che la situazione dei crediti sarà assolutamente sempre peggiore e destinata a peggiorare, i crediti Pag. 33inesigibili e le sofferenze, se non lo avete ancora capito, sono partite perse e voi non potete portare qui un decreto che non ha la capacità di affrontare sul piano strategico quello che sarà il dramma della incapacità a recuperare tutto quello che si sta per perdere. Tutto questo si rifletterà sulla redditività e sui bilanci delle banche, automaticamente, sulla capacità delle banche di espletare quel compito di sviluppo economico assolutamente necessario. E qui viene il peggio sul piano strategico: se gli utili non sono sufficienti a coprire l'aumento delle risorse e delle riserve necessarie per far fronte al peggioramento del credito del portafoglio, è inevitabile che venga intaccato il capitale, c’è un automatismo, lo dice la stessa storia del Monte dei Paschi di Siena. È successo più volte nel corso degli anni, quando gli aumenti di capitale sono stati divorati da performances disastrose dei crediti, oltre che da altri fenomeni che la stessa Banca d'Italia ha definito errori, irregolarità gestionali – aggiungo io –, diffusi errori e irregolarità gravissime sul piano gestionale. Il provvedimento, che portate all'attenzione della Camera dopo averlo passato al Senato, è – se vogliamo, per esagerare – un tampone che non entra nel seno della crisi del sistema, dà un placebo che alla fine lascia l'ammalato in situazione peggiore, acqua per curare un tumore. È un costo aggiuntivo per la collettività, sia per il costo maggiore del debito collettivo, sia per una minore crescita dovuta appunto alle maggiori debolezze del sistema bancario. Tutto questo avviene con affermazioni, come quelle che ho sentito stamane, con le quali parlate della ricapitalizzazione precauzionale del Monte dei Paschi di Siena. Affermate che questo decreto è funzionale a una potenziale ricapitalizzazione precauzionale. Ma come fate ? Qui sfondate a calci la porta del ridicolo perché affermate ciò che sostanzialmente nemmeno un incompetente può assolutamente pensare. Ma forse non vi siete accorti che la richiesta di aumento di capitale è andata a vuoto e che la banca è con tutte e due i piedi nella fossa e che quindi questo provvedimento è già di per sé anacronistico e fuori tempo massimo rispetto a quello che si doveva fare e che andava fatto ? Ovviamente c’è da chiedersi dov'era la Banca d'Italia, dove era la Consob, se abbiano esercitato o meno il ruolo e le prerogative di sorveglianza. Io continuo a ribadire che non l'hanno fatto. Sono stati a guardare, senza incidere, senza chiamare in causa tutti quelli che erano i responsabili di quella mala gestio della struttura bancaria. E aggiungo: voi avete la corresponsabilità, la complicità e la connivenza col sistema proprio perché avete confermato il management che ha gestito tutte le ultime fasi di questo sistema, cioè avete legato il management alla vostra combriccola, a quella combriccola che ha visto generare il credito facile a favore di alcuni, negandolo ad altri, con le note conseguenze che tutti noi stiamo vedendo. Infine, un riferimento alla garanzia dello Stato su passività di nuova emissione e qui siamo al paradosso. In questa parte si propone che lo Stato garantisca le emissioni di titoli di debito degli istituti di credito che si trovano in situazione di estrema difficoltà. Questa è la sintesi. Il pericolo di questo tipo d'intervento non ha bisogno ovviamente di esplicitazioni, si spiega da sé; sono soldi persi, soldi buttati, soldi che verranno messi in un sistema soltanto funzionale a creare ulteriore pentole bucate di un sistema che voi non volete in alcun modo sanare alla radice perché appunto non fate quelle regole di governance che invece devono essere fatte, regole di governance – e qui introduco l'ultimo tema del mio intervento – che non riguardano solamente il Monte dei Paschi di Siena, perché se uno si gira intorno, se io mi giro intorno verso la mia terra, verso la Sardegna, mi rendo conto che il Banco di Sardegna, che ha soltanto il nome di Sardegna è guidato dall'ex segretario politico del Partito Democratico che guida la Fondazione, quindi è azionista del Banco di Sardegna, mentre è a capo invece della struttura bancaria del Banco di Sardegna il fratello dell'assessore della sanità, azionista di riferimento politico all'interno della giunta regionale, di quella corrente che governa il Pag. 34banco di Sardegna, quindi una visione delle mani sulle banche che riguarda nomi e cognomi ben individuati e individuabili della politica, cioè il segretario del Partito Democratico che diventa presidente della fondazione bancaria che dovrebbe governare il sistema del credito in Sardegna.
  Quindi qui c’è stato un superamento, cioè siete andati oltre, non vi siete fatti più controllare dai banchieri e dai bancari, ma avete sostituito i vostri dirigenti di partito con quelli che sono appunto oggi i dirigenti delle banche. Per fare che cosa ? per foraggiare un sistema perverso di partito, perché la Banca Popolare dell'Emilia-Romagna ha in maniera assolutamente grave acquistato ormai più di quindici anni fa il Banco di Sardegna con manipolazioni politiche, anche in quel caso degne di nota anche per la procura della Repubblica. Sono stati pagati tutti quei crediti che aveva il Banco di Sardegna con la banca popolare dell'Emilia-Romagna con titoli della stessa BPER, titoli che hanno perso il 49 per cento soltanto nell'ultimo anno, quindi la regione Sardegna e i sardi hanno venduto una banca e si sono fatti pagare con carta straccia dalla Banca Popolare dell'Emilia Romagna e i soldi dei sardi sono stati mandati totalmente in Emilia-Romagna. Perché dico questo ? Perché c’è un dato che è riportato nel bilancio del Banco di Sardegna in cui si dice, a pagina 91: «il Banco di Sardegna ha crediti verso le banche per circa 3 miliardi di euro», 3 miliardi di euro che sono quasi pari agli investimenti totali del Banco di Sardegna in Sardegna, cioè in Sardegna il Banco di Sardegna investe 3 miliardi e seicento milioni, 3 miliardi sono stati spediti alla Banca Popolare dell'Emilia Romagna, che ne detiene il capitale, che li gestisce, che eroga finanziamenti al sistema politico dell'Emilia-Romagna, che foraggia con i soldi dei sardi il sistema politico del Partito Democratico dell'Emilia Romagna. Questa è la sostanza. Dov’è la Banca d'Italia, dov’è il Governo quando si vede che una banca come il Banco di Sardegna sposta 3 miliardi di euro a favore di un'altra banca che viene definita, nelle logiche finanziarie della Consob, come una delle banche più a rischio, una delle banche più pericolose sul piano dell'inesigibile, delle sofferenze ? E ci sono dati che sono molto chiari e molto evidenti, che non lasciano dubbio se guardiamo il documento di registrazione effettuato dalla BPER presso la Consob il 27 giugno del 2016 dove si contengono queste informazioni: a pagina 2 del documento vengono riportati rischi per gli investitori. In Italia la BPER è l'Istituto in condizioni finanziarie peggiori degli altri istituti della sua categoria e presenta rischi maggiori. Quindi i soldi dei sardi, 3 miliardi, anziché essere utilizzati per la funzione statutaria e costituzionale della banca, cioè incrementare lo sviluppo economico della Sardegna, vengono spediti in Emilia-Romagna, a una banca che si dice che è uno degli istituti in condizioni finanziarie peggiori degli altri istituti. Dov’è la Banca d'Italia quando arrivano e ci sono travasi di denaro di questa portata ? Tra consociati – si dirà – ma quando c’è la ragione sociale di una banca bisogna seguirla, non bisogna distrarla e, se si distraggono i fondi dei risparmiatori sardi a favore del sistema politico di una banca come la BPER che ha queste condizioni di perdita, di sofferenza e di inesigibilità, vuol dire che c’è la copertura politica che sta andando avanti ed è questo che va bloccato. Così come si potrebbero tranquillamente richiamare quelle definizioni che fa la Fondazione Sardegna. La Fondazione che ha le quote del Banco di Sardegna dice: «abbiamo fatto degli investimenti, abbiamo investito 78 milioni di euro nella BPER e abbiamo guadagnato 77.000 euro all'anno» Da settantotto milioni di investimenti a 77.000 euro di guadagno. E dice: sono investimenti strategici. Se questa è la strategicità anche per il sistema di controllo della Banca d'Italia vuol dire che stiamo finanziando quel sistema politico-bancario di cui parlavo prima. Bene, se tutto questo andrà avanti è perché la politica con la «p» minuscola persegue e continua a perseguire i propri affari di bassa lega, ignorando la funzione reale delle banche che è creare economia, reddito, occupazione e conseguentemente sviluppo. Pag. 35Non banche per affari di famiglia, così come è capitato al Governo Renzi e reiteratamente capita ancora al Governo Gentiloni, affari di famiglia e di partito: tutto questo reggerà sino a quando la Banca d'Italia non svolgerà la sua funzione e non assolverà il suo compito di controllo e di garante. Ma anche qui l'intreccio tra politica e controllo, sappiamo tutti, è perverso. Un dato è certo: se non interrompete questo vortice, voi per primi ne pagherete le conseguenze e ne sarete travolti. Per quanto mi riguarda – concludo, Presidente – posso soltanto esortarvi: fermatevi prima che sia troppo tardi e per quel poco che potrò continuerò comunque a denunciare le malefatte di questo sistema nel Paese e nella mia terra che sono in alcuni casi molto più evidenti, anche se più silenziate del resto del Paese stesso. Anche perché di fronte a questo non si può stare in silenzio e a guardare. Anche per questo motivo voterò contro questo decreto-legge che è contro i cittadini, contro l'economia, a favore degli affari vostri, dei vostri amici e dei compagni di partito.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori Pilozzi, Petrini e Sibilia non intendono intervenire.
  Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'Economia e le finanze. Grazie, Presidente. Alcune osservazioni doverose dopo il dibattito del quale ringrazio tutti gli intervenuti. L'onorevole Laffranco ha perso il conto degli interventi fatti dal Governo sulle banche: vedo, se posso, di aiutarlo rapidamente. Praticamente sono due blocchi di interventi: un primo blocco riguarda le riforme del sistema, in particolare le banche popolari. Sappiamo tutti che era una riforma attesa da anni: non siamo intervenuti sull'insieme delle popolari – questo è bene che sia precisato – ma soltanto sulle dieci banche considerate le più grandi. C’è stata una discussione sulle soglie: abbiamo sempre detto che la scelta fatta aveva carattere anche di opinabilità ma non è questo l'oggetto nemmeno delle contestazioni che sono oggi presenti da parte della Corte, la quale invece è intervenuta per affrontare la questione del diritto di recesso e noi abbiamo dichiarato che, quando la Corte presenterà le sue delibere – non sappiamo quando e quindi siamo condizionati da questo – se dovessimo trarne delle conseguenze ovviamente lo faremo sulla base delle indicazioni della Corte.
  La seconda riforma è stata l'intervento sulle banche di credito cooperativo: abbiamo lavorato per un gruppo unico e abbiamo messo a disposizione questa possibilità ma è nella libertà del mercato e delle banche decidere se faranno uno o due gruppi. Quello che conta è che noi con il sistema delle banche di credito cooperativo abbiamo costruito una riforma.
  L'altro blocco di interventi invece riguarda gli interventi sostanzialmente a sostegno dei risparmiatori. Un primo intervento è stato quello sulle quattro banche che sono andate in risoluzione e in quella sede abbiamo anche affrontato la questione degli NPL e quindi non è che non è stata affrontata: non è oggetto di questo decreto-legge perché è stata oggetto del decreto precedente. Voglio ricordare soprattutto a coloro che oggi hanno osservato questi aspetti che è stato il Parlamento a sostenere con forza che sugli NPL bisognava intervenire solo su quelli futuri e non affrontare invece il problema dello stock che è la vera questione degli NPL cioè quello che si è accumulato in questi anni. Il tema, se ci fosse una disponibilità politica dal Parlamento, andrebbe sicuramente affrontato insieme.
  Ma in questo decreto-legge abbiamo anche allargato la platea dei beneficiari dell'intervento sulle quattro banche. Come sapete, nei prossimi giorni le Camere finalmente vareranno il decreto concernente anche l'arbitrato e per questa ragione Pag. 36abbiamo anche allungato il tempo e concesso una proroga perché i risparmiatori potessero scegliere tra l'opzione dell'80 per cento, che sarebbe già scaduta, e l'intervento invece dell'arbitrato, spostando al 31 maggio prossimo venturo la possibilità di opzione.
  Ma l'altro intervento è quello di oggi, dove il sistema MPS è solo il primo intervento: la cifra messa a disposizione di 20 miliardi è una cifra molto molto ampia. Ebbene, perché questo attivismo del Governo che in alcuni casi viene criticato anche perché sarebbe intervenuto addirittura troppo tardi ? Ma, guardate, penso che la crisi del sistema bancario italiano – l'onorevole Paglia nella prima parte del suo intervento ha analizzato questi aspetti e anche le difficoltà e la crisi di fiducia – ad essere sinceri, abbia una storia ben più lunga di questo Governo. Noi siamo intervenuti proprio per impedire il tracollo del sistema attraverso questa serie di provvedimenti. Siamo intervenuti per fare in modo che ci sia possibilità di ripresa per il sistema bancario italiano che attraversa una strana crisi perché non è una crisi di liquidità totale, tant’è che anche gli stress-test, salvo una banca che è quella sulla quale siamo intervenuti, sono stati superati dalle altre banche italiane. È certamente, come veniva ricordato, una crisi forte di insolvenza: gli 80 miliardi netti di sofferenze delle banche italiane pesano sulla possibilità di agibilità del sistema. Ebbene, i nostri interventi, quindi, vanno visti nel loro insieme sia per le critiche che si vogliono legittimamente fare sia per valutarne anche l'indirizzo complessivo e vanno anche inquadrati all'interno di una legislazione europea che via via è cambiata e via via si è inasprita.
  Noi abbiamo utilizzato tutte le pieghe che la legislazione europea ci ha consentito e ci consentiva per poter affrontare la situazione italiana con l'occhio particolarmente attento agli interessi dei risparmiatori che in alcuni casi hanno subìto vere e proprie ingiustizie, ma anche tenendo conto che evitare crisi di sistema, come poteva essere quella del Monte Paschi, era necessario proprio perché le conseguenze altrimenti sull'intero sistema economico sarebbero state drammatiche. Quindi, l'intervento che abbiamo fatto ha certamente questi aspetti ma – voglio dirlo con chiarezza – non è un intervento finalizzato alla nazionalizzazione. Non è questa la linea del Governo.
  Ci sono opinioni diverse: le abbiamo sentite questa mattina. Noi abbiamo fatto un intervento, come dice il decreto-legge, cautelativo e provvisorio, non certo con la finalità di riportare il sistema bancario italiano ad un sistema di gestione pubblica. Dovremmo restituire al mercato le banche quando pensiamo che siano risanate e in condizione di camminare con le loro gambe. Quindi, non siamo in condizioni, in questo momento, di stabilire il tempo esatto, quanto a lungo sarà pubblica una banca o quanto sarà lungo l'intervento del Governo. Dobbiamo farlo con molta attenzione e per questo abbiamo accettato giustamente di condividere con il Parlamento questo itinerario attraverso le varie proposte che sono contenute nel decreto-legge dopo il dibattito al Senato di interazione tra l'azione del Governo e il controllo e la discussione che facciamo con il Parlamento.
  Proprio questa attenzione ai risparmiatori ha fatto sì che noi siamo stati favorevoli alla Commissione d'inchiesta. Chiariamo questa storia una volta per tutte: il Governo ha dato parere favorevole alcune, non molte, settimane fa alla mozione che avvia la Commissione d'inchiesta. Non c’è più da discutere: c’è solo da farla. Sono depositati alcuni disegni di legge perché, come si sa, ci vuole un disegno di legge ad hoc e per questo non aveva senso inserire in questo decreto-legge la Commissione d'inchiesta. La Commissione d'inchiesta ha un suo iter che è disponibile al Parlamento e che noi ci auguriamo venga immediatamente avviato.
  Così come siamo stati favorevoli sempre all'azione di responsabilità. Ho letto in questi giorni una curiosa ricostruzione giornalistica di un importante quotidiano nazionale secondo la quale io mi sarei opposto all'azione di responsabilità, quando invece più volte abbiamo chiesto Pag. 37che venga fatta da parte degli azionisti, perché spetta agli azionisti, a cominciare dalle banche venete. Nella stessa singolare ricostruzione, si accosta l'intervento governativo con questo decreto all'iniziativa che fu fatta qualche anno fa in America sul TARP, dall'allora Ministro Paulson. In effetti, con le dovute proporzioni ovviamente, la direzione è la stessa, ma si contesta a noi – ed è stato contestato anche questa mattina – che non saremmo stati sufficientemente rigorosi sugli stipendi e sui bonus degli amministratori e sull'elenco dei nomi. È singolare che non si siano letti con attenzione gli atti e soprattutto che non si sappia che esistono stringenti norme europee, normative europee, alle quali noi facciamo esplicito riferimento in questo decreto, che stabiliscono esattamente dei punti di riferimento e dei tetti. Nell'articolo 17 di questo decreto abbiamo esplicitamente fatto riferimento alle normative europee e l'articolo 39 della direttiva stabilisce che, nel caso di banche che hanno l'intervento pubblico, i manager possano avere una retribuzione al massimo di quindici volte il salario medio nazionale dello Stato membro o di dieci volte il salario medio della banca. Prendiamo a riferimento il primo, di quindici volte il salario medio nazionale dello Stato membro: il salario medio nazionale italiano è di circa 28 mila euro, moltiplichiamo per 15, dà circa 450 mila euro. Ovviamente è uno stipendio alto, è una retribuzione alta, è una retribuzione certamente al di sopra della media, ma innanzitutto è un tetto e, in secondo luogo, è larghissimamente inferiore a quello che il mercato del sistema bancario offre oggi. Quindi, non è vero che non abbiamo introdotto dei tetti.
  Ma aggiungo anche che la stessa direttiva, ripresa poi in una circolare di Banca d'Italia, prevede tra virgolette che «nessuna componente variabile della retribuzione è erogata ai membri dell'organo di gestione». Quindi, non c’è da discutere sulla parte variabile. La parte variabile, nel caso di intervento pubblico sulle banche, non è disponibile, non c’è. Addirittura la normativa prevede che la sospensione della retribuzione variabile si estenda ai dipendenti, a meno che non abbia un'origine contrattuale questa parte variabile, com’è ovvio che sia. Questo lo si trova nell'articolo 23-bis del decreto, dove tutta questa questione è stata ripresa.
  Ma nell'articolo 23-bis, oltre all'articolo 17, affrontiamo anche la questione della cosiddetta «lista». Attenzione, parliamoci chiaro, quello che abbiamo scelto non è l'elenco nominativo, è una cosa forse un po’ più interessante per le Commissioni parlamentari: abbiamo scelto di fornire ogni quattro mesi, quindi con scadenza regolare, i profili di rischio dei soggetti che hanno insolvenza. I profili di rischio significa conoscere non soltanto la situazione reale, ma conoscere anche se il comportamento delle banche è stato virtuoso o vizioso rispetto alla concessione di quei profili di rischio.
  Mi sembra insomma che, in sostanza, le risposte ad alcune osservazioni critiche ci siano, se non si vuole affrontare solo in maniera strumentale la discussione, ma se si vuole invece guardare a quello che oggi è l'interesse primario del nostro Paese che è quello di uscire da una situazione di incertezza anche sul sistema bancario. Con questo insieme di interventi noi siamo convinti che ci sia la possibilità di dare un ulteriore impulso; certo sappiamo che il decreto mette a disposizione una cifra importante che potrebbe e probabilmente riguarderà non soltanto il Monte Paschi, ma anche altre banche, lo faremmo con lo spirito di attenzione non soltanto alla possibilità di rilancio degli istituti, ma soprattutto alla tutela dei risparmiatori.
  La situazione, e concludo, della cosiddetta disparità: attenzione perché, come ho detto all'inizio, la legislazione europea che via via è cambiata ci ha posto di fronte a un itinerario di cambiamento dell'iter legislativo.
  Ebbene, noi siamo partiti da situazioni diverse. La situazione delle quattro banche è diversa dalla situazione del Monte Paschi, ciò nonostante abbiamo dato strumenti e tutele, che stiamo ulteriormente rinforzando, per l'insieme dei risparmiatori italiani. Non è detto che una risposta Pag. 38univoca sia la migliore. Nel caso specifico delle quattro banche, ad esempio, c’è una risposta che non è contenuta nel decreto del Monte Paschi e cioè il rimborso forfettario all'80 per cento. Possiamo considerare tutto ciò conclusivo ? Sicuramente no, noi abbiamo di fronte un decreto che ci apre un percorso, per cui sono assolutamente convinto che nelle prossime settimane, nei prossimi mesi, potremo ulteriormente affinare il percorso, sempre con grande attenzione a quello che è l'interesse primario che sono i risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto di istruzione superiore Francesco Orioli di Tuscania, Viterbo, e l'Istituto superiore statale Pitagora di Pozzuoli, Napoli, che seguono i nostri lavori (Applausi).

  ANDREA VALLASCAS. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA VALLASCAS. Grazie Presidente. Intervengo in merito all'atto in esame: stigmatizzo il comportamento della maggioranza. Nello specifico, le Commissioni attività produttive, giustizia e politiche europee non hanno svolto una seduta in sede consultiva, impedendo di fatto alle opposizioni di poter esprimere un loro parere. Questo parrebbe per mancanza di tempo. Pertanto, chiedo a lei, Presidente, per il prossimo decreto, che si eviti di prendere questa direzione, prevedendo un tempo doveroso e adeguato per le sedi consultive, evitando che si svilisca il ruolo delle opposizioni e si comprima la regolare dialettica democratica. La frettolosità su materie delicate, come questa, rischia di creare un serio pregiudizio all'interesse dei cittadini che noi siamo chiamati a rappresentare. L'unico elemento che non manca è il tempo, quindi usiamolo in modo responsabile.

  PRESIDENTE. In merito alle obiezioni che ha sollevato per la mancata convocazione della X Commissione per l'espressione del parere sul decreto in oggetto, a prescindere dalla vicenda concreta, osservo che la trasmissione dal Senato del decreto-legge in questione (che scade il prossimo 21 febbraio) nella serata di mercoledì 8 febbraio, in prossimità dunque della data prevista per l'inizio della discussione in Assemblea, martedì 14, ha determinato una compressione indubbiamente significativa dei tempi a disposizione delle Commissioni, sia per l'esame in sede referente, che in sede consultiva. Non si tratta di un inedito nel procedimento di conversione dei decreti-legge: non sono inconsueti, infatti, i casi in cui vi è stata la mancata espressione del parere da parte di Commissioni, in particolare quando esse, nella valutazione compiuta dai presidenti e dagli uffici di presidenza, non sono state nelle condizioni di potersi convocare in tempo utile prima dell'inizio della discussione in Aula. Circostanza, questa, che emerge dalla prassi e non pone assolutamente in discussione la regolarità del procedimento legislativo, in particolare la piena legittimità della conclusione dell'esame in sede referente. Le risparmio ovviamente la citazione di tutti i precedenti e della prassi.
  Il seguito del dibattito è rinviato alle ore 15, a partire dall'esame e dalla votazione delle questioni pregiudiziali presentate.

  La seduta, sospesa alle 13,20, è ripresa alle 15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alli, Bonafede, Ferrara, Fraccaro, Lorenzo Guerini, Molea, Speranza, Tofalo e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centotredici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza eche Pag. 39sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche.

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta, che riprenderà alle ore 15,20.

  La seduta, sospesa alle 15,01, è ripresa alle 15,25.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 2629 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (Approvato dal Senato) (A.C. 4280).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4280: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre i relatori vi hanno rinunciato.

(Esame di questioni pregiudiziali – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame delle questioni pregiudiziali Simonetti ed altri n. 1, Rampelli ed altri n. 2 e Pesco ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 4280), presentate al disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 4280: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio.
  Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, in caso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, purché appartenenti a gruppi diversi, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Simonetti ed altri n. 1 il deputato Roberto Simonetti. Se è possibile liberare i banchi del Governo, grazie. Prego, collega.

  ROBERTO SIMONETTI. Presidente, il decreto-legge in oggetto affronta nuovamente l'argomento del credito a seguito dei numerosi interventi che si sono susseguiti vorticosamente in questi ultimi due anni, dal bail-in a quelli legati alle banche popolari, a quelle di credito cooperativo, ai decreti per le quattro banche del «Giglio magico», fino a quello attuale relativo al salvataggio del Monte dei Paschi. Per inciso, si tratta di banche tutte certamente vicine, direttamente o indirettamente, al Partito Democratico.
  Già solo il susseguirsi di questa legislazione turbolenta dà il segno di quanto sia finta e come non vi sia l'urgenza necessaria costituzionalmente richiesta per poter varare un decreto-legge. Nella fattispecie si tratta del decreto in discussione, perché la crisi del Monte dei Paschi non è attuale ma ha una sua storicità pregressa, ben nota all'arco costituzionale. Già questo è uno dei punti sostanziali per definire incostituzionale il decreto, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione. Quindi, ci troviamo di fronte quasi ad un paradosso: vi sono una necessità e un'urgenza accertate Pag. 40e stabilite per dar vita al decreto-legge, ma lo stesso viene emanato, di fatto, a scoppio ritardato, perché in ritardo rispetto alle urgenze che la banca richiedeva a suo tempo. Definiamola pure un'inerzia, ma potremmo usare parole anche più pesanti per sottolineare e stigmatizzare l'atteggiamento tenuto dal Governo e, quindi, le scelte che ha compiuto ritardando questo intervento. Ora, è inutile nascondersi dietro parole roboanti come quelle riportate nel titolo del decreto, cioè «disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio», perché, in realtà, ciò che non viene pienamente garantito nel decreto al nostro esame è proprio la tutela del risparmio e dei risparmiatori.
  Inoltre, lo riteniamo incostituzionale non solo nei presupposti ma anche nel contenuto, così come negli articoli 20 e 21 del decreto-legge che nella sostanza dispongono la modifica di taluni fondamentali aspetti della normativa vigente in materia di funzionamento del modello cooperativistico del credito fondato sulla cosiddetta democrazia economica, che è propria del modus operandi delle banche di credito cooperativo, delle banche popolari e delle allora casse di risparmio. Si tratta di un modello radicalmente diverso da quello tipico degli istituti di credito organizzati nella forma societaria delle società per azioni, il cui principio fondante, un'azione un voto, è opposto alla democrazia economica tipica del credito cooperativo, che si fonda sul principio del cosiddetto voto capitario: un uomo, un voto. Le disposizioni del decreto invece, nel prevedere un'eventuale ed ipotetico intervento statale a sostegno di banche a struttura cooperativa in difficoltà – e non certo come nel caso del Monte dei Paschi –, ne modificano gli aspetti essenziali, ad esempio tramite la sostituzione del voto capitario con quella operazione o anche modificando l'accesso alla compagine sociale in deroga alle disposizioni di cui agli articoli 2527 e 2528 del codice civile. Tali interventi, pur essendo rivolti a tutelare l'eventuale investimento statale, come evidenziato nella relazione introduttiva in cui si sostiene che gli istituti della cosiddetta «democrazia economica» non sono idonei a garantire quell'investimento, sono, a nostro avviso, palesemente incostituzionali. Infatti, è ormai consolidata la giurisprudenza della Corte secondo la quale un decreto-legge che contenga norme, come quelle appunto degli articoli 20 e 21, non immediatamente applicabili, configuri un vizio di eccesso di potere del legislatore governativo. Segnalerei in questo senso la sentenza n. 22 del 2012 della Corte costituzionale: tale pronuncia, infatti, conferma l'attenzione della Corte stessa, e che duplica quella precedente del Capo dello Stato, circa il corretto uso del decreto-legge come fonte del diritto e strumento di governo, affinché il ricorso ad esso non trasmodi in eccesso di potere per sviamento della causa tipica di tale strumento di cui nuovamente all'articolo 77 della Costituzione.
  Vi è, poi, la palese violazione dell'articolo 47 della Costituzione, che testualmente recita: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Come già ricordato prima, il Governo ha varato, assieme a questa maggioranza, a questo Parlamento, tutta una serie di provvedimenti con trattamenti evidentemente diversi rispetto ad azionisti e obbligazionisti delle diverse banche coinvolte. Nei primi provvedimenti del novembre del 2015, tesi a salvare le famose quattro banche in grave dissesto, nessuna norma fu riservata agli azionisti e obbligazionisti, che non furono assolutamente tutelati, ma, anzi, furono privati di tutti i loro risparmi, 140 mila persone, lasciando intere famiglie sul lastrico.
  Ed anche le norme successive, tese a indennizzare gli incolpevoli risparmiatori, costituivano discriminazioni fra risparmiatori e risparmiatori in funzione del reddito, dei depositi, delle tipologie di investimenti effettuati, e che comunque dovevano sottostare a regolamenti impervi per poter accedere anche a rimborsi parziali. Ora, invece, con questo provvedimento, costituite una nuova fattispecie di indennizzo pressoché totale e pressoché per Pag. 41tutti, discriminando così i correntisti delle banche precedentemente già fallite antecedentemente al presente decreto. Per azionisti e obbligazionisti del Monte dei Paschi di Siena andrà meglio degli altri, fortunatamente per loro, e sarebbe interessante che il Partito Democratico ci spiegasse perché quelli, i correntisti del Monte dei Paschi, avranno un trattamento migliore rispetto ad altre banche.
  Ce lo spieghino, anche perché noi troviamo che questo trattamento preferenziale, che, ovviamente, condividiamo, nel senso che è giusto che gli incolpevoli correntisti vengano rimborsati e che paghino, ovviamente, tutti coloro che nel management hanno portato al dissesto la banca, debba essere esteso per tutti i correntisti, non solo per il Monte dei Paschi, non solo alla banca, diciamo così, tra virgolette, di partito. Inoltre, si rende necessario l'accertamento delle responsabilità del management delle banche che chiedono aiuto allo Stato, e su questo si dovrà nuovamente fare una forte pressione affinché la Commissione d'inchiesta si muova, e noi speriamo che venga varata questa Commissione d'inchiesta sulle insolvenze bancarie e sui dissesti delle banche, sul sistema bancario di tutte le banche del nostro Paese.
  Non è, tuttavia, costituzionalmente sostenibile che ci siano azionisti e obbligazionisti di alcune banche che hanno perso tutti i loro risparmi, altri che vengono parzialmente indennizzati, altri che vengono tutelati con formule nuove e innovative, come quelle contenute nel decreto-legge in conversione. Ci deve essere equità: è uno dei requisiti fondamentali della Costituzione nei confronti dei cittadini che, trovandosi in situazioni analoghe, devono essere tutelati in identico modo. Pertanto, invitiamo l'Aula a votare con fiducia la nostra proposta di incostituzionalità del presente decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Il collega Rizzetto ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Rampelli ed altri n. 2, di cui è cofirmatario.

  WALTER RIZZETTO. Dunque, Presidente, sulla scorta di quanto ieri, in modo drammatico, comico, poco virtuoso, insolente, ha riferito il fortunatamente ex Primo Ministro Matteo Renzi in seno alla direzione del suo partito, dichiarando la crisi delle banche, nello specifico la crisi delle banche che mediaticamente erano più importanti, Banca Etruria, sino a poche settimane fa, Presidente, l'ex Primo Ministro ha dichiarato queste «quattro banchette».
  Ecco, sulla scorta di questa frase ingiuriosa nei confronti di persone che hanno perso, di fatto, soldi e anche dignità – e io penso che un Presidente del Consiglio, un ex Presidente del Consiglio, debba vergognarsi per quello che ieri ha offerto in pasto a quella che effettivamente lui ritiene ancora essere la sua platea –, noi, Presidente, siamo assolutamente d'accordo con i principi di incostituzionalità rispetto a questo ennesimo passaggio sulle banche, e ricordiamo a tutti coloro che ci stanno ascoltando, probabilmente anche fuori da quest'Aula, che il tema banche è il vero punto di caduta del Partito Democratico. Sulle banche cadrete, se non siete già caduti, perché le persone che sono state vittime di questi reati, veri e propri reati, sono in pancia tutte al Partito Democratico, senza togliere dalle responsabilità Bankitalia e Consob.
  E, allora, un'altra volta ed ancora una volta, il Governo ha scelto di ricorrere al bilancio pubblico per far fronte ad una crisi non degli istituti bancari prima citati, ma per andare a salvare un'altra volta, di fatto, Monte dei Paschi di Siena. Parliamo, Presidente, di stanziamenti da parte dello Stato di circa venti miliardi di euro da destinare agli interventi di garanzia e al rafforzamento patrimoniale in favore di istituti che ne facciano richiesta; probabilmente, non di quelli che abbiamo appena citato. Allora, secondo noi, Presidente, non è costituzionalmente sostenibile che ci siano azionisti e obbligazionisti di alcune banche che hanno perso i loro Pag. 42risparmi che vengano parzialmente indennizzati, e sottolineo parzialmente indennizzati, ed altri ancora – lo rinnovo, come nel caso di specie rispetto ai clienti di Monte dei Paschi di Siena – che vengono, invece, tutelati a spese della collettività e della sostenibilità finanziaria del nostro debito nazionale.
  Allora, la prima cosa che chiediamo, oltre che a rinnovare la richiesta di incostituzionalità rispetto ed in seno a questo passaggio parlamentare – e non è ancora uscita la lista completa, sottosegretario – è sapere esattamente nomi e cognomi di coloro che sono stati responsabili, non andando ad onorare il proprio debito, nomi e cognomi di queste persone, di queste società, che sono, di fatto, risultati i principali attori di questo film pessimo che sta andando un'altra volta in onda. Vogliamo semplicemente sapere chi non ha restituito i soldi, perché, se è vero che adesso la collettività pubblica deve necessariamente andare a mettere mano al portafoglio e a sanare questa porcheria, con soldi evidentemente pubblici, allora è vero che coloro che non sono risultati essere interessati alla restituzione del debito devono necessariamente, poiché coperti da finanza pubblica, fare uscire i propri nomi. Responsabilità: in Italia, purtroppo, la responsabilità non è mai di nessuno.
  La materia del credito, sottosegretario, della sua tutela, trova uno specifico riconoscimento, tra l'altro, nella nostra Carta costituzionale, nel senso che, tra l'altro, il Governo, per l'ennesima volta e come già prima ricordato, va ad utilizzare una deprecabile prassi di affidare una regolamentazione di una materia tanto delicata non alla nostra Carta costituzionale, e prima il collega ha ben citato un articolo specifico della Costituzione che va a tutelare il risparmio, ma, in questo caso, va, per l'ennesima volta, a decretare d'urgenza, andando a decapitare, di fatto, tutto quello che può essere un sano principio parlamentare della discussione in Commissione e in quest'Aula; dopodiché, andrete a decapitare notevolmente ed ulteriormente questo tipo di passaggio, probabilmente, perché sentite un po’ l'amarezza che sta salendo in quest'Aula, andando ad apporre la questione di fiducia allo stesso.
  Allora, oltre che a chiedere, sottosegretario, i nomi e i cognomi di queste persone che non hanno restituito, come prima detto, i soldi che la banca aveva loro evidentemente prestato, noi chiediamo un'altra cosa, ed è tempo che lo chiediamo, colleghi: chiediamo le dimissioni dei vertici di Bankitalia e di Consob, che non sono riusciti a tutelare un percorso bancario – e poco «bancabile», in questo caso – che ha portato ad un vero e proprio disastro. La responsabilità, lo rinnovo, e le responsabilità devono essere accertate. Ora, ascoltando, mi pare, ancora ieri questo appuntamento che sarà tenuto abbastanza con gli occhi puntati, quantomeno rispetto alle notizie che stavano uscendo... Si parlava, addirittura ieri in seno all'incontro che il Partito Democratico, vero – lo rinnovo – vero responsabile, tra l'altro, o in parte responsabile di questa strage che si è perpetrata, si parlava della Commissione. Allora, dov’è la Commissione di inchiesta che doveva, nelle intenzioni di qualcuno, andare a definire specifici alvei di responsabilità ? Non abbiamo visto nessuna Commissione d'inchiesta ! Sono mesi che se ne parla, sono mesi che abbiamo dato la possibilità anche di lavorarci assieme, ma nessuna Commissione d'inchiesta va a definire un recinto di specifiche responsabilità.
  Allora, all'interno del sistema bancario in Italia, la cosa più grave qual è ? La cosa più grave secondo noi è che di fatto si è andata a minare la fiducia che le persone potevano riporre nel proprio front office, quando effettivamente una persona andava, o va in banca per cercare di fare qualche tipo di legittima operazione. Molto spesso i risparmiatori delle banche sono stati definiti o sono stati creduti dei grandi azionisti, degli speculatori, dei furbi. No, molto spesso, Ministro, non è stato così. E allora noi ravvisiamo infatti una palese violazione sia del principio di eguaglianza sia del principio della tutela del risparmio, così come ci vengono consegnati Pag. 43– e lo rinnovo ancora una volta – dalla nostra Carta costituzionale. Occorrerebbe realizzare, al posto di una decretazione d'urgenza, una sorta di equità di trattamento nei confronti di risparmiatori di tutte le banche: non soltanto di alcuni istituti, ma di tutte le banche ! Non esistono risparmiatori di serie A e non esistono risparmiatori di serie B. E allora l'articolo 47 della nostra Carta costituzionale va di fatto a valorizzare... Io vorrei che qui tutti i deputati, soprattutto quelli che volevano cambiare la Costituzione e che ci sono rimasti evidentemente male il 4 dicembre scorso, andassero a rileggersi quello che indica e dice l'attuale, fortunatamente attuale articolo 47 della Costituzione, che va a tutelare il risparmio in tutte le sue forme: non nelle forme di alcuni e di qualcun altro e degli altri no.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  WALTER RIZZETTO. Allora – e vado a concludere, Presidente –, rinnovando il fatto che noi siamo d'accordo sulla cosiddetta incostituzionalità, avendo presentato anche una pregiudiziale, le banche italiane, per quanto riguarda la politica e in modo biunivoco anche rispetto alla stessa, sono considerate private quando devono erogare con garanzie, devono erogare dei prestiti; però, guarda caso, diventano pubbliche invece quando combinano dei disastri e quando la collettività è costretta a pagare per loro. Allora da una parte sono private e dall'altra sono pubbliche: dovete mettervi d'accordo rispetto a questo passaggio, perché la banca o è privata o è pubblica.
  E allora noi pensiamo, Presidente, che non ci siano i presupposti di costituzionalità per proseguire nell'iter e nell'esame di questo ennesimo provvedimento, che cerca di salvare soltanto la faccia al partito attualmente di maggioranza, scordandosi di fatto tutti coloro che non rientrano in questo provvedimento...

  PRESIDENTE. Concluda, collega.

  WALTER RIZZETTO. ...e che invece, dalla mattina alla sera giustamente sono fuori dalle banche e fuori dal Parlamento a protestare per cercare di rientrare in possesso di un loro diritto.

  PRESIDENTE. Grazie, collega.

  WALTER RIZZETTO. Quindi è altrettanto evidente che noi voteremo a favore di tutte le pregiudiziali incostituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Il collega Daniele Pesco ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  DANIELE PESCO. Presidente, siamo riuniti a discutere sull'incostituzionalità di questo provvedimento sulle banche italiane, ma con specifico riferimento alla Banca Monte Paschi, perché proprio la Banca Monte Paschi di Siena è la prima che verrà da esso agevolata.
  Ricordiamo bene che cosa si potrà fare su queste banche attraverso le finanze pubbliche. Bene: i soldi pubblici potranno essere utilizzati per garantire dei finanziamenti di liquidità della Banca d'Italia verso le banche in difficoltà, e quindi probabilmente verso Monte Paschi; potranno garantire le obbligazioni emesse da questo istituto; potranno anche entrare nel capitale di rischio delle banche. Ebbene, noi in linea generale non siamo contrari a questi provvedimenti nel momento in cui bisogna tutelare in modo chiaro e definito il risparmio: visto che lo prevede la nostra Costituzione, che il risparmio va incoraggiato e tutelato, siamo dell'opinione che questi provvedimenti andrebbero bene. Purtroppo, come li avete scritti in questo provvedimento, non vanno bene ! Non vanno bene perché andate contro tre articoli fondamentali della nostra Costituzione: mi riferisco all'articolo 3, all'articolo 24 e all'articolo 47, anche all'articolo sulla tutela del risparmio.
  Entriamo nel particolare. Prima, però, di entrare nel particolare conviene fare un piccolo capo introduttivo sulla illegittimità di questa legge, perché va comunque contro altre leggi: una, ad esempio, proprio il Pag. 44decreto legislativo n. 180 del 2015, che dice che la liquidità pubblica può essere utilizzata per andare incontro alle esigenza di una banca solo se sono rispettate alcune caratteristiche della banca stessa. Ad esempio, non devono essere avvenute irregolarità nell'amministrazione o violazioni di disposizioni legislative: eppure sappiamo che su Banca Monte Paschi vi sono in corso dei processi proprio con riferimento a dei grossi derivati utilizzati per mascherare dei buchi del bilancio Monte Paschi, e quindi sarebbe già un primo campanello d'allarme sul fatto che c’è qualcosa che non va.
  Alla lettera b) si dice che, se vi sono perdite patrimoniali di eccezionale gravità, tali da privare la banca dell'intero patrimonio o di un importo significativo del medesimo... Ebbene, su questo possiamo dire che Banca Monte Paschi ha perso moltissime delle proprie attività grazie al fatto che molti detentori di depositi... Pardon, mi riferisco alle passività. Molti detentori di depositi sono migrati verso altre banche; e se guardiamo la somma tra depositi e obbligazioni, nell'ultimo anno quasi 24 miliardi hanno preso il volo da Banca Monte Paschi verso altre banche. E quindi, secondo noi, la banca è in serie difficoltà.
  Ma andiamo avanti: impossibilità di pagare i propri debiti a scadenza. Ebbene, ricordo che con questo provvedimento intervenite proprio per andare a pagare le obbligazioni subordinate che la banca non riuscirebbe a pagare: quindi state proprio agendo contro una stessa legge che voi avete scritto.
  Ma andiamo oltre: vi è anche la comunicazione sul mercato bancario riferita agli aiuti di Stato. Ebbene, anche in quella comunicazione si dice che il finanziamento pubblico non può essere utilizzato per una banca per la quale si prevede che vi saranno delle perdite nell'immediatezza, oppure in un futuro non troppo lontano. Banca Monte Paschi ha appena chiuso il bilancio del 2016 con 3,8 miliardi di perdite riferite agli accantonamenti sulle sofferenze bancarie: non sono perdite, queste ? Secondo noi sono perdite, e quindi questo provvedimento probabilmente non poteva essere fatto in questo modo, e soprattutto attuato. Quindi veramente siamo già al piano dell'illegittimità.
  Ma andiamo oltre, perché vi sono anche grandi pecche costituzionali. Abbiamo detto dell'articolo 3, l'uguaglianza: ebbene, state agendo per Banca Monte Paschi in un modo completamente diverso da come avete agito poco più di un anno fa nei confronti di quattro banche. Ebbene, se abbiamo banche in difficoltà, come erano le quattro banche ed è Monte Paschi, in quelle situazioni siete entrati azzerando il capitale sociale, azzerando le obbligazioni subordinate, e avete messo per la strada 130 mila famiglie per aver fatto loro perdere i loro importi, i loro patrimoni investiti in obbligazioni subordinate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ebbene, avete cercato di metterci una pezza, ma quella pezza non è bastata, perché vi sono ancora tantissime persone che non hanno ancora recuperato i loro soldi. Ebbene, con questo decreto, con le modifiche che sono state fatte al Senato, avete proposto qualcosa in più per queste persone,...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore.

  DANIELE PESCO. ...ma non in modo sufficiente. Quindi all'interno di questo provvedimento vi è proprio una differenza di trattamento...

  PRESIDENTE. Collega, per favore, i banchi del Governo.

  DANIELE PESCO. ...tra le banche che si ripercuote sugli stessi risparmiatori, che hanno investito i propri risparmi in obbligazioni subordinate di queste banche: mi riferisco agli obbligazionisti di Monte Paschi, che potranno godere di una conversione delle loro obbligazioni in azioni, e poi probabilmente potranno godere di un acquisto da parte dello Stato di queste azioni, e verranno proposte obbligazioni garantite dallo Stato. Ebbene, le obbligazioni garantite dallo Stato sappiamo benissimo Pag. 45che è come se fossero liquidità: potranno tranquillamente venderle e rientrare dei loro patrimoni. Giustissimo, non lo mettiamo in dubbio, è giustissimo; però, allo stesso tempo bisogna fare la stessa cosa anche per gli obbligazionisti delle quattro banche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché non c’è nessuna norma che vi obbliga a ricomprarvi le obbligazioni subordinate di Monte Paschi – nessuna norma ! –, è una scelta estremamente politica. Quindi, se l'avete fatto per Monte Paschi, dovete farlo anche per gli obbligazionisti delle quattro banche.
  Ma andiamo avanti: sempre sugli obbligazionisti delle quattro banche vi è la possibilità, per costoro, per alcuni, di avere un risarcimento pari all'80 per cento; però, nel caso in cui accettassero questo risarcimento (e sappiamo benissimo che molti hanno già accettato), ebbene queste persone non potranno recarsi davanti a un giudice per far valere le proprie ragioni sul restante 20 per cento, e secondo noi questo va contro la Costituzione, perché non si può scriverlo in una legge. Lo si può fare magari tra privati, ci si può mettere d'accordo, ma non lo si può scrivere in una legge, perché tutti i cittadini hanno diritto a difendersi per i loro diritti, lo sancisce l'articolo 24 della Costituzione, e anche in questo caso voi state andando contro, perché non l'avete previsto. E poi la tutela del risparmio: signori, state spendendo 8 miliardi di euro di soldi pubblici per regolare i conti, mettere a posto i conti della banca Monte Paschi, la banca del Partito Democratico, la banca degli ex partiti, diciamo così, di sinistra.
  Perché dico questo ? Perché sappiamo benissimo che banca Monte Paschi è stata gestita con riferimento a precisi condizionamenti politici, e non lo dice il MoVimento 5 Stelle, non lo dice Daniele Pesco, lo dicono i giudici, che in chiari documenti di archiviazione di denunce fatte da cittadini, da risparmiatori, hanno scritto che banca Monte Paschi è stata guidata da condizionamento politico e visto che l'attività principale di una banca è quella di prestare soldi, possiamo dire che hanno prestato soldi sotto condizionamento politico, e questa è una cosa vergognosa, tant’è che la banca ha esposizione per 47 miliardi che non sono tornati indietro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ebbene, noi vogliamo fare luce. Sarebbe opportuno che questo Parlamento chiedesse che venga fatta luce su questi crediti inesigibili, eppure qui non c’è scritto nulla, qua non c’è scritto nulla, su questo provvedimento non c’è scritto nulla, non c’è neanche nessun presidio che possa garantire alla Repubblica italiana che i soldi spesi vengano spesi bene e che la banca possa tornare veramente a gestire in modo prudente i propri capitali, che possa continuare in modo prudente a fare attività bancaria. Non c’è scritto, non c’è nessun presidio.
  Perché non c’è nessun presidio ? Perché il Parlamento, rappresentato dalla maggioranza del Partito Democratico, ebbene non vuole che si faccia trasparenza sui soldi che la banca Monte Paschi ha prestato ai propri amici, e questa è una cosa veramente vergognosa, sulla quale tutti i cittadini dovrebbero veramente capire, concentrarsi e capire che quella banca è stata gestita male per colpa dei condizionamenti politici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi Presidente io mi fermo qua: sono tre valide ragioni per cui questo decreto può e deve essere dichiarato incostituzionale, e veramente chiedo a tutti i parlamentari della Camera dei Deputati di pensarci bene, perché questo provvedimento è incostituzionale.
  Sappiamo benissimo che la banca Monte Paschi è in difficoltà, sappiamo benissimo che ha bisogno di aiuto. Noi avremmo anche tentato di costituire un aiuto per questa banca, però in modo diverso, attraverso logicamente maggiori garanzie, attraverso una gestione straordinaria, attraverso il coinvolgimento delle forze dell'ordine con la Guardia di finanza oppure anche la magistratura. Ebbene, ci vuole una gestione trasparente. Se queste cose non vengono fatte, non si può mettere Pag. 46in banca Monte Paschi neanche un centesimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie Presidente, abbiamo ascoltato i tre colleghi che hanno introdotto le questioni pregiudiziali su questo provvedimento e quello che viene immediatamente come commento è che sono stati tutti interessantissimi interventi politici, in alcune parti anche condivisibili, su gestioni passate sbagliate, su responsabilità della vigilanza da accertare, su una serie di situazioni che sono oggettivamente tali da richiedere iniziative, valutazioni politiche, contestazioni, e noi stessi sul provvedimento abbiamo avanzato dei dubbi e delle contestazioni, pur condividendolo nella sostanza, ma che con la Costituzione c'entrano abbastanza poco. Mi ha sorpreso l'intervento del collega della Lega, perché ha iniziato dicendo che qui, in conseguenza del fatto che ci sono stati degli altri decreti-legge prima, questo non era urgente. Ora il ragionamento è un po’ strano; semmai poteva dire che si doveva intervenire prima ? Forse. Sicuramente adesso è urgente intervenire e nella stessa questione pregiudiziale la Lega riconosce che esiste il requisito dell'urgenza. La seconda contestazione che ho sentito è quella sulla parità di trattamento.
  Di nuovo: si dimentica il fatto che l'intervento che è previsto in questo provvedimento non è sulla risoluzione delle banche, è sulle banche che sono ancora in bonis, seppure con la necessità di un intervento precauzionale. Sono altre norme, il decreto sulle quattro banche non c'entra nulla, la direttiva li regola diversamente; sono due casi diversi, e il nostro articolo 3 della Costituzione prevede che si trattano in modo uguale i casi uguali e in modo diverso i casi diversi. Poi si potrà discutere del fatto che si doveva intervenire prima sulle quattro banche, che la vigilanza doveva controllare meglio, che si è arrivati tardi, tutto verissimo, ma dal punto di vista della Costituzione le due situazioni – e qui mi rivolgo anche all'onorevole Rizzetto – sono differenti, perché l'intervento fatto per le quattro banche lo scorso anno era un intervento su banche in risoluzione, che in base alla direttiva europea su questi argomenti sono regolate dai requisiti diversi, che non consentivano un risarcimento del 100 per cento come quello che si è scelto e si è potuto fare, per fortuna, sul Monte dei Paschi.
  Per non parlare poi dei continui riferimenti all'articolo 47 della Costituzione, che, come ho già avuto modo di dire in quest'Aula, è diventato una specie di fideiussione per la quale se io investo in Borsa poi lo Stato paga, se c’è stato qualche problema. Ci sono altri strumenti: c’è il risarcimento nel caso di mancato controllo dell'Autorità di vigilanza, c’è il risarcimento degli amministratori, c’è l'azione di responsabilità, ci sono una serie di azioni, e noi abbiamo anche proposto degli emendamenti al Senato, tramite dei colleghi che li hanno presentati, che non sono stati accolti e non lo abbiamo condiviso, ma con la Costituzione non c'entrano nulla. Pertanto, riservandoci poi di intervenire nel prosieguo del provvedimento sul merito, su una serie di cose che secondo noi meritano e meriteranno approfondimento in seguito, va però detto con chiarezza che i problemi di costituzionalità in questo caso non esistono. È un decreto che sicuramente rispetta i requisiti di urgenza, che sicuramente presenta i requisiti di omogeneità (che spesso sono difettati in quest'Aula su altri provvedimenti e che in questo caso invece sono sicuramente rispettati), che tratta in modo diverso questo tipo di intervento rispetto a quello oggetto del decreto n. 158, perché si tratta di circostanze diverse, che la direttiva regola in maniera diversa e che quindi rispecchia sicuramente l'esigenza di tutela del risparmio. Poi si potrà parlare degli altri, ma non è che se altri provvedimenti sono più discutibili, meno solidi, meno vale politicamente, allora diventa incostituzionale questo, e per questo voteremo Pag. 47contro tutte e tre le questioni pregiudiziali (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

  PAOLO TANCREDI. Presidente, anch'io ritengo che queste tre richieste di questione pregiudiziale sul decreto facciano molta confusione: alcune introducono addirittura un'analisi dei decreti precedenti sulle banche popolari e poi sulla questione delle banche di credito cooperativo, entrando anche nel merito dalla sentenza del Consiglio di Stato sul diritto di recesso. È una materia sicuramente interessante, molto complessa, ma che non c'entra nulla con la costituzionalità di questo decreto. Io credo che invece la questione su cui vale la pena dibattere, che è riportata in tutte e tre le pregiudiziali, è la questione di parità di trattamento dei cosiddetti risparmiatori, confrontando l'intervento in Monte dei Paschi e invece l'atteggiamento del Governo e del Parlamento per i risparmiatori e per gli azionisti delle quattro banche in risoluzione. Insomma, lo ha detto benissimo poco fa il collega Mazziotti Di Celso e lo dice la parola stessa: le quattro Casse che furono oggetto di una parte della legge di stabilità 2016 erano in un punto di risoluzione e si applicò il meccanismo di risoluzione così come previsto dalle direttive europee già approvate da questo Parlamento, in particolare la BRRD.
  La faccenda del Monte dei Paschi, per come la si voglia vedere, è una faccenda del tutto diversa: si tratta della ricapitalizzazione di un istituto da parte dello Stato, un istituto che ha ancora degli asset positivi, non c'entra niente la svalutazione dei non performing in bilancio, che è una scelta di bilancio; la supposizione che si fa è che l'istituto abbia ancora i fondamentali per essere sul mercato e per potere ancora competere. Da questo punto di vista, è chiaro che l'intervento dello Stato va a coprire e va a rispondere alle esigenze anche di tutti coloro che avevano investito, sia in azioni che in obbligazioni subordinate. Le questioni su cui intervenire, che – ripeto – non c'entrano niente con la questione di costituzionalità, che io penso di aver esaurito con le considerazioni fatte, sono diverse. Presidente, un azionista di una banca si può definire un risparmiatore ? Perché, se continuiamo con questo equivoco... un azionista di una banca non è un risparmiatore! Non lo è ! È un investitore ! Se noi stabiliamo il principio che tutti i proprietari di azioni, nel momento in cui la società va male, vengono risarciti dallo Stato, io domattina andrò a comprare le azioni più rischiose che ci sono sul mercato, perché, se andranno male, me le risarcirà lo Stato. È un'evidente logica sbagliata, che qualcuno sostiene (Commenti)... Sì, va bene, poi parli dopo. Presidente, parla dopo, Sibilia, magari ha avuto tempo lui di parlare...

  PRESIDENTE. No, no, si rivolga alla Presidenza.

  PAOLO TANCREDI. Però, mi sta disturbando.

  PRESIDENTE. Invito i colleghi ad abbassare il tono della voce. Prego, collega.

  PAOLO TANCREDI. Allora, è chiaro che poi ci sono delle fattispecie in cui queste azioni, magari, sono state vendute in maniera truffaldina. Ma lì c’è la fattispecie della truffa, Presidente. Tant’è che per quello il decreto del 2016 intervenne su un ristoro automatico e forfettario. Dopodiché dobbiamo dire un'altra cosa, perché anche qui, in questa sede, si è detto di questa famigerata faccenda, che dobbiamo mettere fuori i nomi di quelli che hanno preso i soldi e non li hanno ridati. Insomma, Presidente, ma per fare che ? Un tribunale del popolo improvvisato ? Io ho una simpatia molto bassa per alcuni dei soggetti che sono lì, ma voglio dirvi che in Italia esiste la magistratura, esistono delle norme penali, e non ce ne siamo fatti mancare nessuna! In nessun'altra parte al mondo c’è il nostro impianto penale, anche sulla materia bancaria. C’è la responsabilità della vigilanza, c’è la falsa comunicazione Pag. 48bancaria, c’è l'ostacolo alla vigilanza! Ma, insomma, queste attività le avrà fatte la vigilanza, la magistratura ? E, se non le ha fatte, adesso noi ci sostituiamo alla magistratura ? Mettiamo in pasto ai talk show e al popolo urlante magari gente che non ha potuto restituire perché si è trovata in difficoltà...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PAOLO TANCREDI. ...per le crisi economiche che ci sono state in questi anni e anche del deperimento delle garanzie immobiliari, che è stata una cosa diffusissima ? Quindi, io credo che sono argomenti molto delicati, che andrebbero affrontati con un po’ più di saggezza e di misura (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Maino Marchi. Ne ha facoltà.

  MAINO MARCHI. Grazie, Presidente. Nelle pregiudiziali presentate vi sono posizioni diverse sulle questioni, che normalmente vengono sottoposte all'attenzione dell'Aula, cioè l'urgenza e la necessità. L'urgenza e la necessità di intervenire sono espressamente evidenziate nella pregiudiziale della Lega Nord – almeno per quel che è scritto, al di là di quel che è stato detto –, non vi si fa riferimento in quella del MoVimento 5 Stelle, e in quella presentata da Fratelli d'Italia, invece, si sostiene che i ripetuti interventi d'urgenza, rispetto al sistema del credito, stanno determinando incertezza nel quadro normativo di un settore fondamentale per la collettività. Tre pregiudiziali, tre posizioni diverse su questo aspetto. Di fatto, si è detto a più riprese che il Governo doveva intervenire prima con urgenza, ma poi, quando interviene, si manifestano posizioni diverse sulla necessità d'intervenire. Su questo aspetto va sottolineato che il Governo ha chiesto e ottenuto l'autorizzazione ad intervenire al Parlamento. Ricordo le risoluzioni alla Camera e al Senato che hanno approvato la relazione presentata al Parlamento nel dicembre scorso. Quindi, è del tutto coerente la decisione di un decreto-legge al riguardo. La questione omogeneità di materia è sollevata solo nella pregiudiziale del MoVimento 5 Stelle, per l'introduzione di deroghe al codice civile non necessarie – si dice – all'immediata risoluzione della crisi predisposta con intervento pubblico dello Stato. Sono, però, deroghe alla normativa civilistica sulle garanzie, che intervengono nel caso la Banca d'Italia eroghi, per soddisfare esigenze di liquidità, finanziamenti garantiti, mediante pegno o cessione di credito.
  Siamo, cioè, sempre in materia di credito e di banche. Quindi...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, il tono della voce. Prego.

  MAINO MARCHI. Siccome tutto il decreto è su questa materia, sul piano dell'omogeneità di materia, questo decreto non è certo censurabile.
  La questione più rilevante di merito, sollevata da tutte e tre le pregiudiziali, è relativa alla violazione dell'articolo 3 sul principio di uguaglianza. Dovrebbe essere pacifico che, in base a tale principio, si trattino egualmente situazioni o fattispecie eguali e diversamente situazioni o fattispecie diverse. Secondo i presentatori delle pregiudiziali, le condizioni di MPS sono uguali a quelle delle quattro banche interessate dal decreto-legge confluito nella legge di stabilità 2016. La differenza, secondo loro, sarebbe politica, cioè la volontà di favorire risparmiatori geograficamente e politicamente vicini a Governo e maggioranza, come si sostiene nella pregiudiziale della Lega, oppure perché, come ha detto il relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle...

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce.

  MAINO MARCHI. ...MPS sarebbe la Banca del PD. Ovviamente Fratelli d'Italia si scaglia contro l'intervento pubblico.
  Sono evidenti le strumentalizzazioni politiche, secondo cui, se si interviene, si fa Pag. 49pagare ai contribuenti e si fanno regali ai banchieri; se non si interviene, si è degli irresponsabili per gli effetti negativi sull'economia; se pagano gli azionisti, diventano tutti risparmiatori truffati.
  Basta guardare i dossier dei servizi della Camera, per vedere come gli interventi siano diversi per situazioni diverse, oggettivamente, non per quella stupidaggine a 5 stelle sulla Banca del PD.
  È evidente che gli interventi dello Stato di rafforzamento patrimoniale sono relativi a banche che abbiano queste esigenze, in relazione a una prova di stress, basata su uno scenario avverso e condotta a livello nazionale, dell'Unione europea o del meccanismo unico di risoluzione. Sono test su situazioni virtuali, ipotetiche, possibili, ma non già verificate nella realtà. Questa è la situazione di MPS ! L'adozione dei provvedimenti di intervento dello Stato nel capitale è subordinata all'assenza delle condizioni per avviare la risoluzione degli istituti interessati, cioè condizioni di prefallimento, come quelle relative alle quattro banche citate, nonché all'assenza dei presupposti che danno luogo alla conversione forzosa di azioni, partecipazioni e altri strumenti di capitali.
  Quindi, parliamo di condizioni diverse, per le quali diverse sono le possibilità di intervento sulla base della normativa europea. Senza contare che, proprio in questo decreto, si rafforzano gli interventi in favore degli investitori delle quattro banche, su cui è intervenuta la legge di stabilità 2016.

  PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo, collega.

  MAINO MARCHI. Sì, sì, come anche gli altri. Un secondo. E, quindi, non c’è alcuna violazione nemmeno dell'articolo 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio.
  Il gruppo del Partito Democratico, pertanto, voterà contro le pregiudiziali presentate ricordando una cosa. Sulla Commissione d'inchiesta si farà un provvedimento ad hoc. È già calendarizzato dalla Conferenza dei capigruppo per il 27 febbraio, quindi, tutte le polemiche al riguardo solo semplicemente pretestuose (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

  ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente. Il gruppo di Forza Italia si asterrà sulle pregiudiziale di costituzionalità presentate per bloccare l'iter di questo provvedimento.
  Si asterrà principalmente perché abbiamo votato convintamente, a dicembre, l'autorizzazione a derogare a quelli che erano gli obiettivi di bilancio, che consentivano evidentemente di poter creare le condizioni per il varo di un provvedimento, come è quello alla nostra attenzione, che avrebbe dovuto intervenire, per dare ristoro alle situazioni di difficoltà della raccolta delle risorse per la patrimonializzazione delle banche o per la garanzia su titoli emessi, per far fronte a necessità di liquidità. È una posizione di coerenza non rispetto alle forze politiche della maggioranza, ma rispetto a un problema che esiste nel Paese, e che è la fiducia nei confronti del sistema creditizio italiano e la necessità di varare provvedimenti che diano una progressiva omogeneità; è una risposta non solo al risparmio, ma anche alle prospettive di sviluppo del Paese. Noi abbiamo sostenuto queste tesi in ogni provvedimento alla nostra attenzione, dal varo dei raffazzonati provvedimenti della maggioranza che si sono via via succeduti, fino ad un decreto, quello alla nostra attenzione (su cui già il collega Laffranco è intervenuto e su cui interverremo in modo più preciso nelle prossime ore), alla luce del fatto che noi riteniamo che questo decreto non abbia dato le risposte che ci aspettavamo e che aspettavano gli italiani per dare sicurezza al rapporto tra risparmiatore e istituto di credito; evidentemente un nuovo rapporto di fiducia nei confronti della finanza, del credito nazionale.
  Che ci sia confusione, Presidente, è evidente. Le cito solo questo perché mi Pag. 50pare una vicenda tutto sommato simpatica. Il sottosegretario Baretta, a cui diamo la nostra simpatia e a cui riconosciamo l'impegno, faceva parte di un Governo che nel luglio del 2016 ha presentato una relazione alle Commissioni del Ministero dell'economia e delle finanze che recita: Evoluzione e riforme del settore bancario italiano; sei mesi fa, mi pare. La cosa buffa è che in questo documento si danno ampie garanzie sul fatto che il sistema nazionale sia in grado di poter reggere rispetto alle sfide europee, agli indicatori dell'esposizione dei maggiori sistemi bancari europei verso le economie emergenti, sostenendo e affermando che il nostro sistema è meno esposto di quello degli altri Paesi europei, di quello della Germania, di quello della Francia. Addirittura l'esposizione in derivati è un'esposizione più bassa. Le garanzie date per i prestiti bancari al settore immobiliare sono più efficienti ed efficaci rispetto a quelli di altri istituti di credito. Ma allora, se è così, Monte dei Paschi di Siena è evidentemente un incidente che risponde a che cosa ? A una visione sbagliata e inadeguata. Il buffo, dicevo, colleghi, è che questo intervento da parte del Ministero dell'economia e delle finanze recita così: il settore bancario italiano, il lato chiaro della forza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente), addirittura evocando una saga cinematografica in cui si intravedono scenari spaziali straordinari. A noi sembra che ci troviamo di fronte di più a un episodio di Balle spaziali.

  PRESIDENTE. Colleghi, il tono della voce, per favore.

  ALBERTO GIORGETTI. Che è evidentemente una pellicola che rende di più l'idea dei provvedimenti del Governo. Però riprendiamo: abbiamo la necessità, così come abbiamo sostenuto in Commissione, di lavorare migliorando i testi. Questo è un passo inadeguato, parziale, insufficiente, sbagliato in alcune parti, ma è un elemento in più rispetto a quello che c'era qualche mese fa, quando si raccontavano le balle spaziali. Ci aspettiamo dall'altro, motivo per cui ci asterremo sulle proposte che vanno a bloccare l'iter del decreto al nostro esame (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Grazie, Presidente. Noi siamo assolutamente certi che questo decreto fosse necessario e urgente, talmente certi che l'avremmo voluto addirittura qualche anno prima. Quindi, il decreto non pecca di mancanza di urgenza, al massimo pecca di ritardo.
  Ci sono tuttavia alcune argomentazioni che ho sentito qui dentro da parte della maggioranza rispetto al fatto che si sarebbe salvaguardata la parità di trattamento fra gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche mandate in risoluzione e chi invece abbia obbligazioni subordinate del Monte Paschi Siena. Si è giustificato il fatto che abbiano ricevuto trattamenti palesemente diversi con un'ipotetica differenziazione di origine.
  Si dice che le quattro banche erano in predissesto, quindi si doveva intervenire attraverso lo strumento del burden sharing in pieno, mentre invece questa banca poteva avere una ricapitalizzazione precauzionale, perché non era in quello stato. Io credo che, se noi vogliamo fare un discorso di sincerità, e stare sui fatti, questa argomentazione non possa essere utilizzata francamente. Penso solo a Carife: quando su Carife è iniziata tutta la vicenda che poi l'ha portata a essere inserita dentro il calderone delle quattro banche mandate in risoluzione, era esattamente, sostanzialmente, nelle condizioni in cui oggi è Monte Paschi di Siena. È il fatto di perdere tempo e di tenere una banca a bagnomaria che poi la fa finire in pre-dissesto. Se invece di fare il decreto adesso sul Monte Paschi di Siena aveste aspettato ancora tre mesi, il Monte Paschi di Siena sarebbe stato in pre-dissesto al pari delle altre quattro. Quindi il fatto che la politica non agisca nei tempi adeguati, provochi Pag. 51delle conseguenze e poi dica che le conseguenze sono diverse perché è la politica stessa ad aver agito su tempi diversificati, è un'argomentazione che non sta in piedi da nessuna parte. Quindi, si dovrebbe ammettere da parte della maggioranza quella che è la verità: che si sono fatte parti disuguali fra diritti uguali, che lo si è fatto perché la prima volta si è agito con estrema leggerezza, con un pedissequo seguire quelle che erano le direttive sbagliate che arrivavano dall'Europa, perché non si è avuto né la forza, né la volontà di opporsi allora, e che adesso si sono viste le conseguenze di una scelta sbagliata, che è diversa la taglia del Monte dei Paschi di Siena da quelle delle quattro banche, che una è ritenuta sistemica e le altre no, e che quindi si agisce diversamente.
  Questo però, se è comprensibile dal punto di vista politico, anche se non condiviso dalla parte nostra, non è che può essere raccontato agli obbligazionisti che, da una parte, si sono visti azzerare, mentre adesso vedono che, a parità di condizioni, dall'altro lato, si salvano completamente, completamente ! Ricordo che questo decreto, tanto necessario e urgente, come era stato formulato all'inizio, se non fosse stato per un assaggio, richiesto anche dalle opposizioni, dalla mia in particolare, di cambio di atteggiamento, andava addirittura a rimborsare non al prezzo di acquisto, andava a rimborsare al prezzo pieno, persino chi aveva comprato a 30, a cui veniva corrisposto 100. Mi chiedo come facciate ad avere la faccia di andarlo a raccontare, per di più nel momento in cui persino una piccola modifica che era stata chiesta in questo decreto rispetto al trattamento degli obbligazionisti delle quattro banche precedenti (Marche, Etruria, Ferrara e Chieti), e che avrebbe rappresentato un punto di giustizia almeno nei confronti di chi non riesce ad avere ristoro all'80 per cento, non al 100 come in questo caso (perché quelle obbligazioni le ha avute in conseguenza di una divisione di un dossier titoli, per esempio, che avrebbe avuto quel diritto ma gli è stato negato per la questione del mercato secondario), anche a quella non avete voluto dare soddisfazione. Quindi, come facciate a dire che sono condizioni talmente diverse da non incappare in un giudizio di violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che giustamente è stato invocato, questo è per me inspiegabile, se non dal punto di vista di un estremo cinismo che, però, io credo i cittadini abbiano imparato a riconoscere e a non giustificare (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare gli studenti e i docenti del Liceo di scienze umane «Duca d'Aosta» di Padova che seguono i nostri lavori (Applausi).
  Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Simonetti ed altri n. 1, Rampelli ed altri n. 2 e Pesco ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Su un lutto della deputata Donata Lenzi.

  PRESIDENTE. Comunico che la collega Donata Lenzi è stata colpita da un grave lutto: la perdita del padre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire alla collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Essendo state respinte le questioni pregiudiziali, passiamo al seguito della discussione del disegno di legge n. 4280.

Pag. 52

(Posizione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 4280)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la Ministra per i rapporti con il Parlamento, senatrice Anna Finocchiaro. Ne ha facoltà.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione (Commenti), senza emendamenti e articoli aggiuntivi...

  PRESIDENTE. Colleghi.

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. ...dell'articolo unico del disegno di legge n. 4280 ...

  PRESIDENTE. De Rosa... De Rosa !

  ANNA FINOCCHIARO, Ministra per i Rapporti con il Parlamento. ...di conversione del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, nel testo delle Commissioni identico a quello già approvato dal Senato.

  PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia la Conferenza dei presidenti di gruppo è immediatamente convocata nella biblioteca della Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dei nostri lavori.
  Sospendo la seduta.

  La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,40.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
  Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sul disegno di legge n. 4280 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (approvato dal Senato – scadenza: 21 febbraio 2017) si è stabilita la seguente organizzazione dei lavori. La votazione per appello nominale avrà inizio domani, mercoledì 15 febbraio, a partire dalle ore 16,20, previe dichiarazioni di voto a partire dalle ore 14,15. Seguirà l'esame degli ordini del giorno, il termine per la presentazione dei quali è fissato alle ore 9,30 di domani. Avranno quindi luogo le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.
  Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time), previsto per mercoledì 15 febbraio, dalle ore 15 alle 16, non avrà luogo in ragione della coincidenza con il voto di fiducia.

Interventi di fine seduta.

  CLAUDIO COMINARDI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Presidente, oggi vorrei ricordare una figura sportiva importante per il nostro Paese, che è Marco Pantani: il quale tredici anni fa, il 14 febbraio 2004, viene trovato morto nella stanza di hotel. È un grandissimo campione, per cui è inutile ricordare tutte le sue vittorie: è stato uno dei pochissimi tra l'altro che riuscì a vincere il Giro d'Italia e il Tour de France nello stesso anno. Ricordo ancora quel giorno a Madonna di Campiglio, la tappa del Giro d'Italia dove venne trovato con un ematocrito sopra i livelli che la normativa prescriveva, cioè sopra il 51,9 di ematocrito nel sangue; e ricordo soprattutto i titoli della stampa, tutta la stampa italiana, in particolare La Gazzetta dello Sport, che fece passare un campione per un delinquente, un dopato, un imbroglione, un drogato. Se ne dissero di tutti i colori ! È un campione come purtroppo in questi tempi non se ne vedono più, e a distanza di anni cosa viene fuori ? Viene fuori che dietro la squalifica di Marco Pag. 53Pantani probabilmente c'era la camorra, e c'era un giro di scommesse. Vallanzasca, detenuto in carcere, in un dibattito con un malavitoso, ex camorrista... Esce che c'era un giro di scommesse dove si sapeva già che Pantani non sarebbe riuscito a finire il Giro d'Italia, e così avvenne. Tra l'altro, anche Fabrizio Borra rilasciò un'intervista per Sfide, Rai Tre, dove disse che Pantani ad un certo punto, quando riprese la sua carriera dopo la squalifica, era ossessionato dal complotto, faceva controllare tutto quello che mangiava, tutto quello che beveva, quindi anche le borracce, perché era convinto che ci fosse dietro qualcosa per imbrogliarlo, per incastrarlo, come certe questioni stanno purtroppo venendo fuori. Questo per dire cosa ? Dire che la stampa deve fare estremamente attenzione, soprattutto su questioni e su fatti personali...

  PRESIDENTE. Concluda.

  CLAUDIO COMINARDI. E qui concludo. Perché questo campione è stato veramente vittima di una stampa infame.

  PRESIDENTE. Grazie.

  CLAUDIO COMINARDI. Ma fortunatamente i suoi fan e tutti i tifosi ancora lo ricordano, con intelligenza, con ricordi positivi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  SOFIA AMODDIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  SOFIA AMODDIO. Presidente, intendo intervenire su un episodio di lentezza burocratica veramente esasperante, che allontana i cittadini del nostro Stato e fa percepire le istituzioni come molto lontane, spesso come un nemico, in maniera profondamente scorretta. Nel 2009 una sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa della regione Sicilia aveva accolto il ricorso promosso dal comune di Francofonte, un comune in provincia di Siracusa, per le tariffe di estimo catastale. L'Agenzia del territorio di Roma, con una nota del 2010, comunicava a Francofonte che venivano ripristinate le tariffe precedenti, del 1991. Il comune di Francofonte, però, per esitare questa richiesta e rideterminare le tariffe di estimo catastale più alte d'Italia in questo momento, necessitava di un apposito decreto del Ministro delle finanze. Io ho depositato una interrogazione, che sollecito. La commissione censuaria centrale, dopo anni di tristi attese, finalmente, in seguito anche alla mia interrogazione, si è formata, e per questo motivo io chiedo accoratamente che in tempi rapidi cominci i propri lavori, affinché i cittadini di Francofonte possano smettere di pagare tra le tariffe più alte d'Italia: stiamo parlando di 14 mila abitanti che hanno non solo la casa di abitazione ma anche terreni, in un territorio in cui insiste anche una profonda crisi agrumicola. La ringrazio e sollecito questa interrogazione, depositata nel 2014.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 15 febbraio 2017, alle 14,15:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 2629 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, recante disposizioni urgenti per la tutela del risparmio nel settore creditizio (Approvato dal Senato) C. 4280).
  — Relatori: Pilozzi (per la V Commissione) e Petrini (per la VI Commissione), per la maggioranza; Sibilia, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   NESCI ed altri: Modifiche al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, concernente Pag. 54l'elezione della Camera dei deputati, e al testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 16 maggio 1960, n. 570, concernente l'elezione degli organi delle amministrazioni comunali, nonché altre norme in materia elettorale (C. 3113-A).
   e dell'abbinata proposta di legge: GIUSEPPE GUERINI ed altri (C. 3675).
  — Relatrice: Nesci.

  3. – Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
   FUCCI; FUCCI; GRILLO ed altri; CALABRÒ ed altri; VARGIU ed altri; MIOTTO ed altri; MONCHIERO ed altri; FORMISANO: Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 259-262-1312-1324-1581-1769-1902-2155-B).
  — Relatori: Gelli, per la maggioranza; Colletti, di minoranza.

  La seduta termina alle 16,50.

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SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI
EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

  Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

   nella votazione n. 1 la deputata De Girolamo ha segnalato che si è erroneamente astenuta mentre avrebbe voluto votare a favore.

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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 4280 - quest. preg. 1, 2 e 3 470 429 41 215 145 284 84 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.