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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 727 di venerdì 20 gennaio 2017

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 18 gennaio 2017.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni (ore 9,37).

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alli, Beni, Michele Bordo, Cirielli, Dambruoso, Fava, Ferranti, Garofani, Giuseppe Guerini, Locatelli, Manciulli, Mannino, Mattiello, Migliore, Moretto, Rondini, Rosato, Sanga, Sani, Sarti e Valentini sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,38).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza finalizzate al riconoscimento come ente religioso della «Congregazione Italiana per la Coscienza di Krishna» – n. 2-01575)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno dei deputati Quartapelle Procopio ed altri n. 2-01575 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Lia Quartapelle Procopio se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha quindici minuti, prego.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie, Presidente. Viviamo sempre di più in anni in cui è importante ribadire il concetto e il valore della strategicità del dialogo interreligioso come occasione di arricchimento, come imperativo morale e anche come necessità. Infatti, la nostra è un'epoca sempre di più globalizzata in cui, anche in Italia, a causa, ma non solo, delle migrazioni si sono affermate nuove presenze religiose, dalle comunità ortodosse ai buddisti, agli induisti, a una sempre più massiccia presenza musulmana. Tutto questo interroga la politica.
  Lo Stato in Italia regola i rapporti tra le religioni e lo Stato con un sistema di intese tra Stato e culti, previsto dalla legge 24 giugno 1929, n. 1159, che – io ritengo – andrebbe superata con una legge più complessiva sulla libertà di culto, basata Pag. 2su due principi: da un lato, appunto, riconoscere la libertà di culto e, dall'altro, all'interno di un quadro della laicità delle istituzioni; questo, non negando la dimensione religiosa dell'individuo, ma riconoscendo il valore anche di questa dimensione individuale all'interno di principi quali la libertà di coscienza, il libero esercizio delle convinzioni religiose, la tutela del pluralismo religioso, il divieto di discriminazione tra le religioni, la separazione dei poteri e il divieto di formare una o più chiese di Stato. Al momento questa legge non c’è e, appunto, c’è un processo di intese tra Stato e culti che ne facciano domanda.
  Nello specifico l'interpellanza si riferisce al processo di intesa in corso tra la Confederazione nazionale delle associazioni per la coscienza Hare Krishna e lo Stato italiano.
  La Confederazione nazionale ha sede in Italia da quarant'anni, dal novembre del 2014 attende la firma alle intese depositate, il cui testo è stato depositato alla Presidenza del Consiglio. Sono stati, in questi anni, concessi firme e riconoscimenti ad altri culti. Gli Hare Krishna sono un ramo monoteista dell'Induismo, con decine di milioni di fedeli, in particolare in India, in Bangladesh, in Indonesia. È un culto che si è affermato in Occidente a partire da circa cinquant'anni. In Italia la Confederazione nazionale è un punto di riferimento sia per le comunità indiane e bengalesi che per una parte dei cittadini italiani. I ministri di culto sono per la maggior parte italiani, molti devoti sono italiani. Ci sono varie attività promosse dalla Confederazione e, quindi, con i colleghi chiediamo al Governo se non sia effettivamente arrivato il momento di procedere al riconoscimento come ente religioso della Confederazione nazionale per la coscienza Hare Krishna, dopo anni di attesa e dopo che la congregazione ha effettivamente ottemperato a tutte le richieste di chiarimenti e procedure previste dalla legge italiana. Grazie.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno l'onorevole Quartapelle, unitamente ad altri deputati, chiede notizie in merito al procedimento di riconoscimento giuridico quale ente di culto della Congregazione italiana per la coscienza di Krishna.
  Prima di entrare nel merito del quesito formulato dagli onorevoli interpellanti, si ritiene utile illustrare brevemente l'iter, piuttosto articolato, prescritto per il riconoscimento giuridico degli enti di culto diversi da quello cattolico, secondo la normativa che, come riferito nell'interpellanza, risale agli anni 1929-1930.
  Il procedimento, attivabile ad istanza di parte, prevede una complessa istruttoria amministrativa da parte dell'Amministrazione dell'interno, volta a verificare la sussistenza di specifici requisiti prescritti dal codice civile e dalla normativa sull'esercizio dei culti religiosi e specificati dalle pronunce del Consiglio di Stato. L'attività istruttoria vede il coinvolgimento di organi periferici, nello specifico prefetture e questure, e, a livello centrale, del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione e del Dipartimento di pubblica sicurezza. A seguito degli accertamenti svolti è prevista anche l'acquisizione del parere del Consiglio di Stato. Successivamente interviene la valutazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel cui ambito sono acquisiti anche i pareri dei Ministeri interessati. L'iter si conclude con deliberazione del Consiglio dei ministri e l'emanazione del decreto di riconoscimento da parte della Presidenza della Repubblica.
  Quanto al caso sottoposto all'attenzione dell'odierna interpellanza, si informa che l'iter procedimentale è in corso di ultimazione. Si precisa che, in una prima fase, l'Amministrazione dell'interno aveva acquisito i necessari elementi istruttori, oltre che il parere del Consiglio di Stato; pertanto, aveva trasmesso lo schema di decreto di riconoscimento alla Presidenza Pag. 3del Consiglio dei ministri per il seguito di competenza. Tuttavia, prima della conclusione del procedimento, il Ministero dell'interno ha ravvisato l'opportunità di svolgere ulteriori approfondimenti che si sono conclusi proprio nei giorni scorsi. Di ciò è stata data comunicazione mercoledì scorso alla Presidenza del Consiglio dei ministri, che sta espletando gli adempimenti di competenza necessari al riconoscimento giuridico della Congregazione italiana per la coscienza di Krishna.

  PRESIDENTE. La deputata Quartapelle Procopio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Io mi dichiaro soddisfatta della risposta e, complessivamente, parzialmente soddisfatta, nel senso che l'interpellanza ha appunto l'obiettivo di stimolare la firma delle intese e credo che con i colleghi saremo soddisfatti nel momento in cui questo effettivamente avverrà. Però ringrazio davvero per la risposta, che ha anche chiarito quali erano i punti burocratici che ancora ostavano alla firma. Da un lato, credo che la Congregazione effettivamente promuova una serie di attività importanti in Italia di carattere culturale, di diffusione delle notizie sul culto e più in generale di assistenza ai poveri, in particolare nella città di Torino, con la distribuzione di cibo e, più in generale, di presenza religiosa. Quindi questa importanza delle attività che la Congregazione effettivamente svolge credo sia un riconoscimento di quanto la Congregazione sia ormai inserita nel tessuto italiano e sia importante effettivamente giungere a un riconoscimento del culto, come un culto riconosciuto dallo Stato italiano.
  Dall'altro lato penso che in questi giorni, in questi mesi, in questi anni, noi stiamo molto dibattendo del rapporto tra Islam e le nostre istituzioni e il nostro ordinamento. Credo sia importante, per chi di noi crede nei diritti individuali, che il dibattito sul tema del riconoscimento religioso, della pluralità religiosa, non sia solo ricondotto a un derby tra Islam e il resto del mondo, ma che si dia l'idea che anche in Italia sono presenti diversi tipi di culti, diverse sensibilità religiose e che si giunga al riconoscimento di tutte queste. Noi viviamo in una società pluriculturale, non c’è solo l'Occidente contro altre culture, ma la cultura, la civiltà occidentale si fonda sul riconoscere la pluralità, la democraticità, i diritti individuali, all'interno di una cornice più ampia Quindi, credo che arrivare anche a questa firma di questa intesa con la Congregazione degli Hare Krishna dia un po’ l'idea che l'Italia sia un Paese plurale e non sia in corso in Italia, oggi, uno scontro tra civiltà.

(Elementi ed iniziative in materia di sicurezza e incolumità pubblica nei poligoni di tiro privati – n. 2-01576)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente dei deputati Fabbri ed altri n. 2-01576 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Marilena Fabbri se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. La illustra, prego ha quindici minuti.

  MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Sì, ci tengo ad illustrare questa interpellanza, in Aula, al Ministero dell'Interno, al Ministro della Difesa, per chiedere conto, in particolare, dello stato di attuazione di due deleghe che sono state date al Governo dal Parlamento, in particolare quella relativa alla regolamentazione dell'articolo 57, terzo comma, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, emanato nel luglio 2010, che chiedeva al Governo di regolamentare l'autorizzazione dei poligoni di tiro privati dal punto di vista, appunto, della pubblica sicurezza, ma che mi risulta non essere ancora stata attuata. È vero che non aveva una scadenza, ma noi riteniamo che questo settore debba essere regolamentato sia per tutelare gli utenti di questa attività, Pag. 4anche se, come già citato, in forma privata, sia per garantire la pubblica sicurezza dei luoghi che sono adiacenti a questi poligoni di tiro, che possono essere al chiuso ma che possono anche essere all'aperto. Ricordo, in particolare, gli ultimi due incidenti rilevanti: quello del gennaio 2016 a Portomaggiore, in provincia di Ferrara, dove ci sono stati tre morti, tre ustionati e tre persone illese a seguito dello scoppio di un incendio all'interno di un poligono di tiro privato, il cui procedimento giudiziario è ancora in corso; e l'ultimo incidente, quello del dicembre 2016, in un poligono di tiro in provincia di Torino, dove mi risulta esserci stato un morto e tre persone ustionate, sempre a seguito di un incendio. Dunque, questa norma non è ancora stata appunto regolamentata dal TULPS. Nonostante quello che si dica, il settore è abbastanza confuso, nel senso che i gestori di poligoni di tiro privati si limitano a una dichiarazione di inizio attività all'autorità di pubblica sicurezza, in particolare ai comuni, mentre il Ministero dichiara che è necessaria una licenza, ma non si capisce a seguito della presentazione di quali documenti e a seguito dell'autorizzazione di chi e, quindi, il settore è veramente confuso.
  La seconda delega, invece, è quella in capo al Ministero dell'ambiente. È una delega importante quella relativa alla legge n. 161 del 2014 e contiene al suo interno in particolare l'articolo 19, in cui si prevede, appunto, una delega in materia di inquinamento acustico volta all'armonizzazione delle normative nazionali rispetto alle diverse direttive della Comunità europea – del 2002, del 2000 e del 2006 – e l'ultimo regolamento della Comunità europea in materia, il n. 765 del 2008, che prevedeva, nell'ambito della regolamentazione in materia di inquinamento acustico, anche quella degli impianti sportivi, tra cui i poligoni di tiro che vengono ad essi equiparati. Mi risulta che questa delega doveva essere esercitata entro 18 mesi dall'entrata in vigore della legge, che è avvenuta nel novembre 2014, e quindi sarebbe ad oggi scaduta se non già esercitata. Quindi, l'interrogazione è per capire se i due Ministeri interessati hanno contezza della situazione, a nostro avviso grave, di deregolamentazione del settore, della gravità, appunto, di questa deregolamentazione, perché si mettono a rischio sia i soggetti gestori, che non hanno regole di riferimento precise, sia gli utenti di questi impianti, che pensano di poter esercitare un'attività sportiva o privata in sicurezza e invece tale non è, sia eventualmente i privati che abitano o lavorano nelle adiacenze di questi impianti.
  L'ultimo aspetto che vorrei sottolineare è che il settore vede, appunto, la presenza di poligoni di tiro privati, che dovrebbero essere regolamentati dal testo unico sulle leggi di pubblica sicurezza, e i tiri a segno pubblici, che sono invece ampiamente regolamentati da norme del settore della difesa, del Ministero della difesa. In particolare, in questo caso non c’è un problema di carenza di regole tecniche di costruzione o di autorizzazioni, in quanto il settore pubblico è ampiamente regolamentato, ma si è verificata un'irregolarità in quanto il soggetto gestore, che è la UITS, l'Unione italiana tiro a segno, avrebbe di sua iniziativa omologato e abilitato dei tiri a segno senza esserne autorizzata. Questo è verificato da una sentenza del TAR, a cui dovrebbe avere fatto seguito un intervento diretto del Ministro della Difesa, del Genio militare.
  Noi pensiamo che appunto i due settori vadano in qualche modo coordinati, in quanto comunque offrono lo stesso servizio alla popolazione. Ricordo che i tiri a segno pubblici sono frequentati anche da minori dai 10 anni in su, in quanto appunto inseriti nelle attività sportive anche del CONI e in quelle delle attività olimpiche e, quindi, la sicurezza è un elemento importante. Ricordo anche che i poligoni di tiro, sia pubblici sia privati, non sono assoggettati alle norme antincendio o alle norme di fuga, in quanto equiparati e assoggettati alle norme solo se utilizzati da più di 100 spettatori o insistenti su oltre 200 metri quadri di calpestabile (diciamo così).
  Noi riteniamo che questa sia una norma assolutamente non corrispondente Pag. 5alle necessità, in quanto abbiamo visto che i due poligoni in cui sono avvenuti degli incendi, innescati da colpi tirati per l'attività ordinaria, il rischio incendio e il problema della fuga sono a prescindere dalla presenza di spettatori ma sono dati proprio dalla pericolosità dell'attività in sé, che deve avere delle particolari accortezze nella sua esplicazione. Quindi, su questo chiediamo di sapere a che punto è questo gruppo di lavoro, che era stato istituito nel 2015 per dare attuazione alla delega di cui all'articolo 57, terzo comma, del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza; se questo gruppo di lavoro è stato integrato con la presenza di esperti del Dipartimento dei vigili del fuoco, che erano fino a qualche mese fa assenti; se non si intenda, appunto, coordinare e omogeneizzare le regole tecniche di autorizzazione o di costruzione fra pubblico e privato, in modo da garantire le stesse norme di sicurezza per chi svolge l'attività e per chi, eventualmente, vive e lavora nelle adiacenze; infine, a che punto sia l'attuazione di queste due importanti deleghe parlamentari all'attività del Governo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, in relazione al regolamento di competenza del Ministero dell'interno si informa che il gruppo di lavoro incaricato di approfondire la tematica dell'apertura e gestione in sicurezza dei poligoni privati ha recentemente concluso la propria attività di analisi. Considerata anche la particolare complessità della materia, le valutazioni effettuate dal gruppo di lavoro sono state al centro di un confronto tra le rappresentanze degli operatori di settore e ora sono all'esame dei competenti uffici del Ministero per gli ulteriori approfondimenti di natura normativa e tecnica.
  In particolare, sono oggetto di attenzione le questioni riguardanti l'individuazione dei criteri di accesso da parte dei frequentatori e le caratteristiche delle difese attive e passive degli impianti nonché alcuni aspetti propriamente gestionali riferiti sia alle attività di tiro statico e dinamico a carattere ludico-amatoriale, sia quelle propriamente agonistiche così come regolamentate dalla competente federazione sportiva riconosciuta dal CONI. Gli approfondimenti in corso riguardano anche le diverse tipologie di armi corte e lunghe utilizzabili dalle differenti specialità. Il Dipartimento della pubblica sicurezza ha assicurato che sul regolamento in corso di adozione saranno acquisiti senz'altro i pareri del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, per gli aspetti di prevenzione incendi, e del Ministero dell'ambiente, per gli aspetti relativi all'inquinamento acustico.
  In ordine allo schema di decreto legislativo attuativo della delega, di cui all'articolo 19 della legge n. 161 del 2014, il Ministero dell'ambiente ha fatto sapere che esso è stato predisposto nel coinvolgimento di tutte le amministrazioni statali interessate, degli stakeholder, degli ordini professionali e delle regioni. Il testo è stato approvato in via preliminare dal Consiglio dei Ministri nella seduta del 24 novembre scorso ed è ora all'esame delle competenti Commissioni parlamentari. Lo scorso 22 dicembre la Conferenza unificata ha espresso su di esso parere favorevole condizionato all'accoglimento di alcune proposte emendative che non riguardano, comunque, la tematica legata alla disciplina del rumore prodotto nell'ambito dello svolgimento delle attività sportive.
  Vengo ora al quesito sulle iniziative che si intendono avviare in conseguenza della sentenza del TAR Lazio del 28 agosto 2015. Secondo quanto riferito dall'amministrazione della difesa, la pronuncia ha costituito l'occasione per riesaminare, con il CONI e la UITS, il vigente quadro normativo di settore, in particolare per trovare appropriate soluzioni al rilascio dell'agibilità al tiro dei poligoni appartenenti alle sezioni del tiro a segno nazionale.
  In tal senso sono state apportate integrazioni alla vigente direttiva tecnica che regolamenta la materia in forza di un Pag. 6accordo sottoscritto il 1o dicembre 2015 tra il Ministero della difesa e la UITS per il rilascio dell'agibilità al tiro dei poligoni di prima categoria appartenenti alla sezione di tiro a segno nazionale. Nello specifico, ferme restando le competenze del Ministero della difesa in tema di rilascio e agibilità dei poligoni di prima, seconda e terza categoria, l'accordo prevede che, al fine di snellire le procedure, l'attività istruttoria di verifica dei requisiti per il conseguimento dell'agibilità al tiro dei predetti poligoni di prima categoria sia svolta dalla UITS in assoluta aderenza alle direttive tecniche definite dall'amministrazione della difesa. Quest'ultima, una volta acquisite le risultanze dell'attività svolta dalla predetta Unione italiana, si riserva la facoltà di svolgere qualsivoglia tipo di verifica prima del rilascio dell'agibilità.

  PRESIDENTE. La deputata Fabbri ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  MARILENA FABBRI. Grazie, Presidente. Ringrazio anche il sottosegretario Faraone per le informazioni che ci ha fornito oggi. Devo dire che non sono ancora soddisfatta, perché auspicavo che il gruppo di lavoro che si è costituito per la regolamentazione dell'articolo 57 fosse già ad una fase molto più avanzata. Prendo atto che è stato depositato il lavoro, quindi che il gruppo di lavoro ha concluso il suo lavoro di analisi; non so se questo intenda che c’è già una proposta di regolamentazione che il Governo sta valutando. Mi fa piacere che questo gruppo di lavoro sia stato integrato con esperti del Dipartimento di pubblica sicurezza relativa alle competenze in materia di antincendio e vie di fuga.
  Spero che questo lavoro sia stato fatto a prescindere dalle norme sul pubblico spettacolo, ma proprio in relazione alla pericolosità dell'attività o della possibile pericolosità dell'attività in essere. Prendo atto anche che è stata depositata la bozza di decreto legislativo in attuazione dell'articolo 19 della legge n. 161 del 2014 in materia di inquinamento ambientale, in quanto la scadenza era a luglio del 2014. Prendo atto anche del fatto che si sta in qualche modo superando il fatto che la UITS avesse abilitato degli impianti di tiro di prima categoria, autorizzandola all'istruttoria.
  Credo che questo sia un settore particolarmente complesso, che va assolutamente regolamentato con chiarezza nei ruoli e competenze, sia in fase di autorizzazione che di controllo. Non credo che assolutamente vada limitata come attività, ma regolamentata a tutela di tutti i soggetti coinvolti, sia delle autorità, che poi vengono chiamate ad autorizzare, quindi anche sulla base di quali norme, sia dei soggetti gestori che aprono queste attività, e quindi avere anche consapevolezza delle responsabilità effettive che si assumono, sia degli utenti che dei vicini. Terrò monitorata la situazione e verificherò che i documenti, i lavori conclusivi dei due gruppi di lavoro in materia di delega che sono stati depositati arrivino a buon fine e, soprattutto, verificherò i contenuti che questi contengono.

(Elementi ed iniziative in merito alle criticità del territorio di Castel Volturno, con particolare riguardo alla situazione demografica, anche a seguito dei fenomeni migratori nonché alla recrudescenza della piccola criminalità – n. 2-01577)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Sgambato ed altri n. 2-01577 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Sgambato se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  CAMILLA SGAMBATO. Presidente, sottosegretario, onorevoli colleghi, il comune di Castel Volturno, in provincia di Caserta, ha un territorio pari a 72 chilometri quadrati e si estende per 27 chilometri nella costa, con una popolazione di più di 25 mila unità, di cui 4 mila stranieri, a cui si aggiungono, però, 15 mila extracomunitari irregolari, portando la popolazione a Pag. 740 mila abitanti. Castel Volturno è una realtà complessa, in cui non è mai venuto meno lo spirito di solidarietà e accoglienza, nonostante le evidenti criticità presenti.
  Negli ultimi anni, nell'ambito degli ospedali presenti sul territorio casertano afferenti al circuito del 118, sono stati migliaia i casi di ricovero di immigrati non regolari. La presenza di tanti immigrati irregolari è dovuta alla grande disponibilità di alloggi e alle difficoltà di assicurare un capillare controllo del territorio, proprio per le sue vaste dimensioni. Negli ultimi mesi, purtroppo, si registra una recrudescenza di fenomeni criminali legati a spaccio, sfruttamento della prostituzione e furti, con bottini tutt'altro che cospicui, ma in grado di alimentare sfiducia e allarme. Dopo anni di commissariamento, oggi Castel Volturno finalmente ha un'amministrazione comunale legittimata dal voto popolare e che intende portare avanti i programmi di cambiamento e rigenerazione che la comunità attende, ma che necessitano, però, di adeguata attenzione da parte delle istituzioni a tutti i livelli.
  L'ente, infatti, purtroppo si ritrova, anche in relazione alle eredità del passato, in uno stato di collasso della finanza pubblica locale strutturale, per cui diventa impossibile coniugare la fornitura di servizi essenziali con la realizzazione di interventi e programmi di rilancio del territorio. Questo territorio possiede enormi potenzialità, che vanno dalle bellezze naturali al patrimonio storico e culturale, dalle produzioni di qualità, come la mozzarella di bufala, al turismo con il litorale domiziano.
  Sarebbe opportuno valutare la riclassificazione del comune di Castel Volturno in relazione ad una fascia demografica più elevata proprio per la presenza di un numero così rilevante di immigrati che comunque vivono sul territorio da anni. Occorrono trasferimenti correlati alla particolare caratteristica di questo territorio. Tale criticità va affrontata anche proseguendo nella sperimentazione di progetti che impegnino gli immigrati in lavori di pubblica utilità e di decoro finalizzati a programmi di inserimento sociale. Va rafforzato il progetto del Ministero dell'interno denominato «Generare futuro»; va potenziato il personale delle strutture sanitarie afferenti al Servizio sanitario nazionale, anche per un'azione di prevenzione attraverso screening e vaccinazioni; va supportato un potenziamento delle forze dell'ordine attualmente presenti nel territorio di Castel Volturno.
  I sottoscritti interpellano il Ministro per sapere quali iniziative, in relazione a quanto esposto in premessa, intenda assumere, in tempi quanto mai rapidi, al fine di dare risposte in merito alle criticità presenti sul territorio, e se non ritenga di valutare l'opportunità di promuovere uno specifico patto per la città con l'obiettivo di scongiurare tensioni sociali e di supportare l'azione di rilancio del territorio e della comunità che l'ente locale faticosamente sta portando avanti.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. La situazione di Castel Volturno, il cui ente civico è uscito nel 2014 da una gestione commissariale determinata da infiltrazioni criminali, è da tempo alla massima attenzione del Ministero dell'interno. Essa è stata più volte esaminata ed è tuttora seguita, in particolare dalla prefettura di Caserta. Da ultimo, il 1o dicembre scorso è stata oggetto di una seduta del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, a cui ha partecipato anche il sindaco. Si ricorda che, a seguito dell'evento criminoso verificatosi il 13 luglio 2014 nella frazione di Pescopagano e dei disordini che ne conseguirono, si tenne a Caserta anche una riunione del comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza pubblica presieduto dal Ministro dell'interno.
  In quell'occasione è stata avviata un'azione di sistema che ha coinvolto i diversi livelli di governo presenti sul territorio, finalizzata all'adozione di interventi mirati non solo a tutelare l'ordine e la sicurezza Pag. 8pubblica, ma anche a favorire prospettive di sviluppo legale del territorio, di recupero ambientale e di integrazione sociale in ragione dell'elevata presenza di stranieri nell'area in questione. A tal proposito, va rilevato che la convivenza nell'area non può definirsi conflittuale, seppure nel passato si siano registrati alcuni episodi di violenza che hanno generato momenti di tensione, sfociati in manifestazioni da parte dei cittadini stranieri in contrapposizione alla comunità locale.
  I migranti, la cui presenza è favorita dal considerevole numero di abitazioni disponibili, anche in stato di abbandono, vengono impiegati per lo più in attività agricole o edilizie, vivendo spesso in condizioni di disagio. In tale contesto, anche se l'intera provincia di Caserta continua ad essere interessata da un costante afflusso di migranti, da oltre due anni il comune di Castel Volturno è escluso dall'accoglienza prevista per i richiedenti asilo.
  In merito alle iniziative finalizzate al rilancio del territorio, si informa che nel primo semestre del 2015 sono stati approvati diversi progetti relativi ai territori dei comuni di Castel Volturno e Mondragone ed è stato ammesso al finanziamento da parte del Ministero dell'interno, nell'ambito della gestione del PON, il progetto relativo proprio al comune di Castel Volturno denominato «Aggregazione e legalità» per un importo di un milione 240 mila euro.
  Le relative procedure di gara, tuttora in corso presso la stazione unica appaltante-provveditorato alle opere pubbliche, termineranno a fine mese con l'aggiudicazione finale.
  D'altra parte si rende noto che, in applicazione alle misure di sostegno previste in favore degli enti locali, rinnovate al termine del periodo di scioglimento per infiltrazioni mafiose e similari, il comune ha potuto beneficiare dell'assegnazione di un funzionario per lo svolgimento di attività connesse alle criticità nel settore dell'ecologia e ambiente; recentemente, inoltre, vi è stata l'ulteriore assegnazione in posizione di comando di un assistente sociale e di un segretario comunale in adesione alle richieste del sindaco, motivate dalle esigenze emerse in alcuni delicati settori dell'amministrazione locale. Sempre nel quadro dell'attività di supporto amministrativo, la prefettura ha avviato un tavolo di confronto con i rappresentanti del comune, del consorzio idrico «Terra di lavoro» e della regione Campania in relazione alle problematiche del ciclo integrato delle acque: in tale sede sono stati individuati percorsi condivisi, con la definizione di un cronoprogramma per risolvere le problematiche esistenti.
  Quanto all'ipotizzata riclassificazione del comune in una fascia demografica più elevata in ragione dell'elevata presenza di stranieri non censiti ufficialmente, si rappresenta che la disciplina legislativa fa riferimento al dato della popolazione residente e non consente interpretazioni estensive. Riguardo invece alla situazione delle strutture sanitarie presenti sul territorio, si osserva che l'adozione di specifiche misure per il loro potenziamento rientra nelle competenze della regione Campania. Com’è noto, ai fini dell'attuazione del Piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario della regione Campania sono stati nominati un commissario ad acta ed un subcommissario: a tali organi straordinari il Ministro della salute ha richiesto di esercitare tutti i poteri previsti dalla legge e dal mandato commissariale per dare compiuta e rapida esecuzione agli interventi previsti da alcuni decreti commissariali per i quali sono stati riscontrati ritardi attuativi. Si fa riferimento, in particolare, ai decreti relativi al riordino della rete ospedaliera, all'attivazione della rete di assistenza territoriale e alla costituzione dell'azienda unica regionale di emergenza ed urgenza.
  In merito alla presenza di forze dell'ordine sul territorio, si informa che l'Arma dei carabinieri è presente nell'area di Castel Volturno con due stazioni a pieno organico, in cui operano 31 unità; alle attività preventive, investigative e di contrasto nel territorio comunale concorre anche il nucleo operativo e radiomobile della compagnia carabinieri di Mondragone. Inoltre, il comando provinciale dei Pag. 9carabinieri di Caserta dispone di dieci unità delle compagnie regionali di intervento operativo, impiegate per l'attività di controllo straordinario del territorio. In ordine alla Polizia di Stato, l'organico del locale commissariato di pubblica sicurezza si compone di 37 unità effettive rispetto alle 47 teoriche; eventuali assegnazioni di personale al predetto commissariato potranno essere valutate in occasione di future immissioni di personale, compatibilmente con le risorse disponibili e le necessità degli uffici di Polizia a livello nazionale. Comunque il predetto commissariato è affiancato nell'attività di controllo del territorio da contingenti dei reparti regionali prevenzione crimine: lo scorso anno l'attività dei predetti reparti ha consentito di controllare nella zona 16.140 persone, denunciarne 56 all'autorità giudiziaria ed effettuare 5 arresti. Sempre nello stesso ambito sono stati controllati 8.871 veicoli, di cui 126 oggetto di sequestro. Comunque il Ministero dell'interno rimane impegnato, nell'ambito dei propri compiti istituzionali, nell'attivazione di misure di sostegno in grado di favorire la rigenerazione territoriale e di dare stabilità agli interventi tecnici di sicurezza, che non sono mancati e che proseguiranno.

  PRESIDENTE. La deputata Sgambato ha facoltà di replicare.

  CAMILLA SGAMBATO. Sottosegretario Faraone, io mi ritengo parzialmente soddisfatta, perché le azioni finora svolte per aiutare una comunità che vive in una terra così complicata, eppure così accogliente come Castel Volturno non si sono dimostrate del tutto sufficienti per supportare il rilancio del territorio. Gli organici delle forze dell'ordine sono comunque da potenziare, proprio per la conformazione di questo territorio, che ha ben 27 chilometri di costa, e per la presenza di un così alto numero di immigrati, soprattutto immigrati non regolari. Ci sentiamo però confortati dall'impegno nuovo assunto in maniera forte dal Ministro Minniti in tema di gestione del problema drammatico dei migranti: è un impegno che coniuga le esigenze di sicurezza con quelle dell'accoglienza e della solidarietà, e che avrà quindi sicuramente ricadute positive anche sul comune di Castel Volturno. Sono comunque soddisfatta per l'impegno che il Governo assume, e questo era l'obiettivo dell'interpellanza: attivare misure di sostegno per la rigenerazione territoriale. Il comune di Castel Volturno da solo non può farcela, così come non può farcela da sola la regione Campania. Noi vigileremo affinché queste misure di sostegno siano attivate in tempi rapidi, e proveremo a supportare e a sollecitare il Governo in queste azioni.

(Iniziative finalizzate a fronteggiare l'emergenza sanitaria in provincia di Taranto, connessa alle emissioni industriali dello stabilimento ILVA – n. 2-01508)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Labriola ed altri n. 2-01508 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Labriola se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Sì ? Ha quindici minuti, prego.

  VINCENZA LABRIOLA. Presidente, onorevoli colleghi, il recente studio pubblicato dal Ministero della salute e dall'Istituto superiore di sanità ha dimostrato che i metalli pesanti derivanti dall'inquinamento dell'Ilva di Taranto inducono ritardo dello sviluppo mentale nei bambini. Questo accade a Taranto, città vittima ormai da troppi anni di un vero e proprio disastro ambientale, nei confronti del quale è sempre mancato un atteggiamento responsabile sia della politica territoriale che nazionale. Si tratta di una notizia di estrema gravità, che impone a me e agli altri colleghi deputati sottoscrittori di questa interpellanza di pretendere risposte chiare dall'Esecutivo. Lo studio conferma la sensatezza della generale e diffusa preoccupazione dei medici e dei cittadini tarantini, e rende ancora più evidente la necessità che la sanità del Pag. 10capoluogo ionico venga sostenuta in modo eccezionale, con un intervento speciale di natura economica e normativa che consenta di fronteggiare con maggiori disponibilità di risorse un'emergenza sanitaria di notevoli dimensioni e destinata a permanere negli anni a venire. Alla base di tutto, una gestione sconsiderata dello stabilimento Ilva e un atteggiamento connivente da parte dello Stato. Ci troviamo di fronte ad una piaga che non se ne andrà da sola: non basterà far finta di nulla come accaduto sino ad oggi, non sarà sufficiente promettere soluzioni che mai verranno messe in atto. Servono provvedimenti concreti e risolutivi !
  I dati epidemiologici relativi allo studio, condotto con la collaborazione del Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario della regione Lazio, dell'ASL di Taranto, di ARPA Puglia e di Ares Puglia per valutare lo stato delle sostanze tossiche di origine industriale emesse dall'Ilva sulla salute dei residenti di Taranto, Massafra e Statte, sono incontrovertibili e lasciano senza parole: il rapporto ha dimostrato chiaramente come esista una strettissima relazione causa-effetto tra le emissioni industriali e il danno sanitario. A tracciare uno scenario assai drammatico era stata in precedenza la pubblicazione dell'aggiornamento del registro tumori di Taranto riguardante il periodo relativo agli anni 2006-2011, che faceva seguito ad un primo report di incidenza di tumori maligni nella provincia di Taranto presentato nel 2014, e che aveva già ampiamente segnalato palesi criticità dello stato di salute della provincia di Taranto rispetto al pool Sud dei registri tumori: i dati evidenziano con chiarezza l'eccesso di rischio per il carcinoma alla mammella, al collo dell'utero, alle ovaie nelle donne; nei maschi invece il rischio di carcinoma del polmone e della vescica, oltre ad essere in eccesso rispetto al pool Sud, risultava in eccesso anche rispetto al pool nazionale. Inoltre, soprattutto nei comuni dell'area orientale, nello stesso confronto con il pool nazionale si riscontrava un eccesso di carcinoma della tiroide nelle donne.
  Nell'ultima pubblicazione è emerso altresì che il quadro generale dei dati registrati negli anni 2006-2011 è notevolmente peggiorato: si evidenziano in particolare per il sesso maschile tassi più elevati nella provincia di Taranto rispetto al pool Sud e al pool nazionale per mesotelioma, carcinoma epatico, vescicale e polmonare. Inoltre, dati provinciali presentano tassi più elevati rispetto al pool Sud anche per il carcinoma al fegato, rene, linfoma non Hodgkin, prostata e stomaco nei maschi, mammella nelle donne, e colon, melanoma, tiroide ed encefalo in entrambi i sessi. Inoltre è stato evidenziato il maggior interessamento del SIN (comuni di Taranto e Statte) rispetto all'intera provincia per quel che riguarda il carcinoma allo stomaco, colon, fegato, polmone, melanoma, mesotelioma, rene, vescica e tiroide nei maschi, linfoma non Hodgkin, mammella, cervice uterina nelle donne, attestando la necessità di porre particolare attenzione in termini di assistenza e sorveglianza per i residenti dell'area a rischio ambientale.
  Presidente, colleghi, Governo, ci ritroviamo di fronte a quello che è un vero e proprio bollettino di guerra ! La pubblicazione evidenzia anche che, indipendentemente dall'eventuale riduzione dell'esposizione all'inquinamento ambientale, l'eccesso di patologie oncologiche nell'area a rischio risulterà presente ancora per molti anni, richiedendo un miglioramento ed un potenziamento della rete di assistenza e prevenzione oncologica, già attiva grazie ai fondi progettuali, e quindi temporanei, del Centro salute e ambiente e della Terra dei fuochi.
  Ma è palese che questo non basta; per vincere la battaglia non servono arco e frecce, bensì cannoni. Anche l'Istituto superiore di sanità, con il progetto «Sentieri Kids», ha condotto uno specifico studio, centrato sui bambini e sui ragazzi, relativo alla mortalità e ad alcune malattie nella fascia di età compresa tra 0 e 19 anni nei 44 siti già analizzati per il periodo che va dal 1995 al 2009 da «Sentieri». Nei dintorni di tali siti risiedono circa un milione di bambini e ragazzi. I ricercatori hanno Pag. 11rilevato come la mortalità sia superiore addirittura del 4 per cento rispetto alla media nazionale per i neonati fino a un anno. Gli scenari cambiano, inoltre, da sito a sito ed è stato evidenziato, in particolare, che nei siti vicino agli ambiti industriali complessi la mortalità e l'ospedalizzazione per malattie respiratorie acute, oltre all'incidenza di tumori, hanno un picco. A Taranto la mortalità è più alta del 21 per cento nella fascia di età tra 0 e un anno e del 24 per cento nella fascia di età da 0 a 14 anni.
  Di fatto, a fronte di un aumento ampiamente dimostrato dell'incidenza di tumori per la popolazione della provincia, il sistema di assistenza, cura e ospedalizzazione pubblica dei malati interessati non è assolutamente sufficiente. La ASL di Taranto conta, ad oggi, la presenza di maggiori posti letto nei presidi privati rispetto a quelli pubblici (948 contro 613); questo perché con l'ultima delibera, la n. 256 del 2016, la regione Puglia ha potenziato maggiormente il privato a scapito del pubblico. Si sottolinea, in particolare, che la nuova programmazione non ha previsto alcun posto letto pneumatologia e chirurgia toracica per gli ospedali SS. Annunziata e Moscati di Taranto, ad esclusione di alcuni posti letto nelle strutture private accreditate, prevedendo, invece, 15 posti letto di pneumologia presso l'ospedale di Manduria.
  L'assenza di buonsenso in tutto questo è evidente. Con l'approvazione del nuovo piano di riordino ospedaliero, varato dalla regione Puglia lo scorso 30 novembre, si è previsto – sì – un potenziamento di posti letto presso l'ospedale SS. Annunziata e si è stabilita la destinazione dell'ospedale Moscati a polo oncologico. Tuttavia, gli aggiustamenti prodotti non risolvono significativamente la situazione di emergenza.
  Durante l'esame della legge di bilancio 2017, avvenuto lo scorso novembre, con un emendamento presentato alla Commissione bilancio della Camera, si erano previsti 50 milioni da destinarsi al rafforzamento della sanità tarantina, ma, come la stampa ha diffusamente riportato, questo emendamento è stato dichiarato inammissibile. Un vero peccato, considerando che la somma prevista avrebbe potuto dare alla città e alla sanità tarantina una boccata d'ossigeno. Palazzo Chigi la smetta, dunque, di coprirsi gli occhi e ci dica come intende gestire l'emergenza sanitaria, che riguarda maggiormente le fasce più deboli della popolazione, a fronte di un sistema di assistenza pubblica specifica decisamente inadeguato. Servono risorse certe, serve una programmazione sanitaria che guardi al presente e al domani. Il Governo chiarisca anche se ritenga opportuno avviare, in accordo con la regione Puglia, iniziative per conferire un aspetto speciale alle ASL di Taranto, per consentire lo svolgimento in loco di cure ed assistenza adeguate, indicando anche tempistiche e modalità degli interventi. Chiediamo al Governo di non negare ai cittadini tarantini un diritto alla salute costituzionalmente garantito e di vigilare affinché la regione adotti ogni provvedimento necessario ad affrontare un'emergenza di immense proporzioni.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Grazie, Presidente. L'interpellanza mette in luce le questioni epidemiologiche legate all'incidenza delle patologie oncologiche nell'area di Taranto, tenendo conto degli studi condotti nel corso degli anni: il rapporto di aggiornamento dei dati del registro tumori dell'ASL di Taranto per gli anni 2006-2011, il progetto «Sentieri Kids» dell'Istituto superiore di sanità ed un recente studio condotto con la collaborazione del Dipartimento di epidemiologia del servizio sanitario della regione Lazio. I risultati di quest'ultimo studio hanno confermato gli studi precedenti, rafforzandone le conclusioni, estendendone l'ambito di osservazione a diversi esiti sanitari e considerando diversi aspetti metodologici.
  Quanto alla dotazione dei posti letto dell'ASL di Taranto, si precisa che la stessa, in base ai dati del nuovo sistema Pag. 12informativo sanitario (anno 2015, aggiornamento ad agosto 2016) risulta essere pari a 948 letti pubblici e a 613 letti privati, rispetto a quanto indicato nell'interpellanza. Si evidenzia, inoltre, che, da quanto risulta nell'ultima proposta di riorganizzazione della rete ospedaliera, la dotazione programmata dalla regione Puglia per la citata ASL risulta ridotta in proporzione superiore nel privato accreditato rispetto a quanto è stata ridotta la dotazione pubblica. Si segnala, inoltre, che l'ultima programmazione della rete ospedaliera pugliese, in ottemperanza alle previsioni di cui alla legge di stabilità 2016, è stata valutata favorevolmente dai componenti dei tavoli tecnici e di monitoraggio. Tuttavia, è stato richiesto alla regione di integrare la documentazione, con particolare riferimento agli scostamenti in eccesso di alcune discipline rispetto ai bacini di utenza, alla connotazione dei nodi della rete dell'emergenza urgenza e alle relative specialità presenti all'interno di questi presidi, nonché di procedere alla riorganizzazione dell'assistenza territoriale, al fine di pervenire alla chiusura dei punti di primo intervento entro il 2017.
  La regione Puglia ha dato riscontro con la delibera di giunta regionale n. 1933 del 5 dicembre 2016 di riorganizzazione della rete ospedaliera. Nel corso della riunione di verifica del 21 dicembre, i tavoli tecnici di monitoraggio hanno valutato positivamente la delibera. In particolare, tale delibera programmatoria della rete ospedaliera prevede l'attivazione di 5 posti letto di chirurgia toracica presso l'ospedale San Giuseppe Moscati nonché l'aumento dell'offerta ospedaliera per la disciplina di pneumologia nell'ASL di Taranto, con la previsione di un totale 67 posti letto. Inoltre, in data 20 dicembre 2016, la regione Puglia ha trasmesso una bozza di programma operativo 2016-2018. Tuttavia, nel corso della riunione di verifica del 21 dicembre, i tavoli tecnici hanno evidenziato rilevanti criticità, per cui la stessa regione è stata invitata a trasmettere una nuova proposta del programma operativo.
  Peraltro, nella citata bozza viene riportato un paragrafo dedicato a specifici interventi per l'area di Taranto, con la programmazione di interventi atti al potenziamento delle attività di prevenzione e promozione attiva della salute. Sempre con riferimento alla situazione regionale, occorre evidenziare che i tavoli tecnici hanno rilevato, in più occasioni (da ultimo, nel corso della riunione del 21 dicembre), forti criticità nell'erogazione degli screening oncologici e hanno invitato la regione a definire specifici obiettivi nel programma operativo 2016-2018. Proprio al fine di contrastare le criticità sanitarie riscontrate in base a evidenze epidemiologiche, nel territorio della provincia di Taranto, con le proposte di deliberazione CIPE delle quote vincolate agli obiettivi di Piano sanitario nazionale per gli anni 2013, 2014 e 2015, elaborate dal Ministero della salute, si è data attuazione all'articolo 3-bis del decreto-legge n. 207 del 2012, introdotto, in sede di conversione, dalla legge n. 231 del 2012, che ha destinato la somma di 10 milioni per ciascuno degli anni 2013, 2014 e 2015, a valere sulle risorse finalizzate all'attuazione dell'articolo 1, comma 34, della legge n. 662 del 1996.
  In aggiunta a tali risorse, il Ministero della salute, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con decreto del 18 marzo 2015, in applicazione di quanto previsto dall'articolo 2, comma 4-quinquies, del decreto-legge n. 136 del 2013, ha anche assegnato 8 milioni in favore della regione Puglia per l'anno 2014, per finanziare accertamenti e definire le modalità di offerta di esami per la prevenzione e per il controllo dello stato di salute della popolazione residente.
  Colgo l'occasione, inoltre, per ricordare che il disegno di legge A.C. 4200, di conversione in legge del decreto-legge n. 243 del 2016, recante interventi urgenti in alcune aree del Mezzogiorno, dispone iniziative e finanziamenti a vantaggio della regione Puglia, anche per l'acquisizione di beni e servizi necessari alla realizzazione di interventi di ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medici e diagnostici delle strutture sanitarie pubbliche dei comuni di Taranto, Pag. 13Statte, Crispino, Massafra e Montemesola, e per la realizzazione di un progetto che garantisca gli approfondimenti diagnostici ed epidemiologici su donne e minori in età evolutiva.
  L'azienda sanitaria locale di Taranto ha comunicato che, con proprio atto n. 1534 del 17 luglio 2016, ha approvato un modello sperimentale di integrazione ospedale-territorio per la disciplina di pneumologia nella provincia di Taranto, che prevede l'ottimizzazione del percorso assistenziale, con particolare riguardo alle cure domiciliari e ambulatoriali. Inoltre, tale riorganizzazione prevede, in via sperimentale, l'attività di consulenza su tutti gli stabilimenti ospedalieri aziendali. L'ASL di Taranto ha anche segnalato che, per effetto del reclutamento di adeguate professionalità, è stato registrato, dal 1o marzo 2016, un incremento di 70 interventi specifici di chirurgia toracica. La Prefettura-Ufficio territoriale del Governo di Taranto ha comunicato che il comune, in merito alla questione ambientale e alle esigenze della cittadinanza, ha effettuato innumerevoli incontri ad ogni livello e, tra gli altri, presso i presidi sanitari per ascoltare le ragioni dei cittadini e del personale medico e paramedico. Ha comunicato, inoltre, che il comune di Taranto riserva alla spesa sociale da diversi anni un impegno finanziario annuale medio di circa 17 milioni di euro, direttamente a carico del bilancio comunale, nella misura del 60 per cento e del 40 per cento rivenienti da fondi extra bilancio.
  Si tratta di una spesa che include anche il funzionamento degli asili nido. Prosegue il progetto del Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie. Nell'ambito di detto progetto è inserito il programma «Stima del ruolo svolto dall'interazione tra esposizione ad inquinanti ambientali e caratteristiche genetiche relative ad enzimi coinvolti nella biotrasformazione degli stessi inquinanti sulla salute riproduttiva femminile, specificatamente l'insorgenza di endometriosi».
  Riguardo allo stato di salute dei bambini l'ASL di Taranto ha proposto l'esecuzione di specifici studi in tal senso, il progetto «biomonitoraggio dei soggetti in età evolutiva per la valutazione dei metalli con proprietà neurotossiche» e studia le eventuali associazioni con le caratteristiche neurocomportamentali e cognitive dei soggetti arruolati. Inoltre, nel maggio 2016 è stato avviato uno studio-monitoraggio di diossine, benzofurani e policlorobifenili nel latte materno di donne residenti a Taranto e provincia. È attivo fin dal 2008, a cura dell'ASL di Taranto, il piano straordinario di monitoraggio e sorveglianza attiva della contaminazione da diossine e policlorobifenili con campionamenti o analisi nella produzione primaria di alimenti di origine animale, alimenti di origine vegetale, foraggi e mangimi in aziende della provincia di Taranto. Da ultimo, in merito alle iniziative per la riconversione industriale dell'impianto siderurgico di Taranto, il Ministero dello sviluppo economico rammenta che, nel gennaio 2015, l'azienda Ilva, già sottoposta a commissariamento speciale nel 2013, a causa della sussistenza di una condizione di insolvenza, è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, con la previsione di risorse finanziarie per consentire la realizzazione degli investimenti necessari al risanamento ambientale. Si sta sviluppando altresì l'attuazione del piano delle misure e attività di tutela ambientale e sanitaria, di cui al DPCM 14 Marzo 2014. Con il recente decreto interministeriale 2 agosto 2016 è stato concesso all'amministrazione straordinaria del gruppo Ilva un finanziamento statale di 800 milioni di euro per la realizzazione delle opere previste nel citato piano.

  PRESIDENTE. La deputata Vincenza Labriola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  VINCENZA LABRIOLA. Grazie Presidente, sottosegretario, la risposta che lei mi ha dato non mi soddisfa in quanto sono quattro anni che io affronto nell'Aula del Parlamento le tematiche relative alle misure e alle difficoltà ambientali e sanitarie che vive la città di Taranto. La Pag. 14risposta che lei mi ha dato sostanzialmente l'ho sentita per quattro anni in varie interpellanze che affrontavano diversi aspetti della problematica «sanità», con l'unica differenza che adesso questi soldi, 50 milioni di euro, sono previsti nel decreto-legge n. 4200 in discussione alla Commissione bilancio della Camera. Il problema è che nelle sue parole si evidenzia ancora la necessità di monitorare un territorio che a mio avviso è stato già in lungo e largo molto monitorato e dove i dati hanno sempre evidenziato un aumento delle patologie rispetto a una diminuzione che si tende a far passare delle stesse. I posti letto e le risorse assegnate un po’ qui e un po’ là non risolvono l'emergenza che al momento è, vige ed è presente sul territorio. Le questioni ambientali non sono state risolte, nonostante il decreto-legge n. 4200 sia l'undicesimo/ dodicesimo «decreto Ilva», perché è tutto concentrato sulla cessione dell'azienda che nuovamente verrà fatta a porte chiuse, senza che sappiamo cosa prevede, anche se pensiamo che un'ambientalizzazione della stessa fabbrica, ricordiamo tre volte la città e nella città stessa, a nostro avviso non è fattibile, anche perché siamo a zero su alcune «prescrizioni Aria», che avrebbero realmente cambiato forse l'aria e la salute dei tarantini, quali per esempio la copertura dei parchi primari. Ancora oggi la città vive i giorni del wind day, nei quali siamo prigionieri in casa perché una coltre di polveri sottili ricopre la stessa. A fronte di tutto questo, temo che un progetto che il Ministero, d'accordo con la regione Puglia, dovrà ancora scegliere sia una ritorsione nei confronti della città, sia come un'illusione: mettiamo al fronte dei soldi, però ancora non abbiamo un progetto, nonostante i dati raccolti fino adesso, parlino di una situazione emergenziale.
  Per questo motivo, presenterò un emendamento al decreto-legge n. 4.200, che prevede di istituire, con decreto del Ministero della salute, in concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze, la regione Puglia e l'azienda sanitaria di Taranto, entro trenta giorni dall'entrata in vigore del presente provvedimento, un gruppo di lavoro finalizzato a individuare le strutture sanitarie pubbliche già esistenti per potenziare i settori carenti, in particolare oncologia, pediatria epidemiologia, le linee-guida per gli interventi previsti ed elaborare delle proposte operative a tutela degli operatori del settore. Il gruppo di lavoro avrà altre caratteristiche, però urge l'esigenza che questi soldi non si perdano per strada, che ci sia un monitoraggio di queste risorse, che la città abbia una risposta concreta oggi, che si faccia un censimento di tutte le strutture sanitarie – la delibera della regione chiede di chiudere anche strutture sanitarie pubbliche inaugurate nel 2011 – e magari si diversifichi l'offerta sanitaria pubblica, dove magari l'ospedale di Castellaneta Marina, inaugurato nel 2011, possa per esempio sopperire alla mancanza di un reparto oncologico pediatrico sostanziale, dove ci sia magari una chemioterapia diurna, con magari dei posti letto, per chi ha necessità di essere monitorato. L'esperienza purtroppo dei cittadini di Taranto, che vivono e hanno vissuto nella propria esperienza e nella propria vita e hanno seguito dei malati oncologi, sanno benissimo che magari nell'ospedale Moscati ti tolgono il liquido dai polmoni, ma poi non ti possono accogliere nella struttura stessa e ti rimandano a casa e tu magari la sera muori. Questo è avvilente per tutte le famiglie che seguono e sono vittime – mi consenta di dirlo, Presidente – di omicidi di Stato, perché con dodici decreti Ilva nulla si è fatto per la tutela ambientale e il recupero delle aree che sono state altamente danneggiate. E io penso che dodici decreti e anche la nuova cessazione dell'Ilva non garantiranno la salute nonostante si possano mettere in campo le migliori tecnologie. L'Ilva è nella città. Io pretenderei che il Governo valutasse anche un'alternativa economica. L'Ilva è costata sul PIL, negli ultimi anni, 10 miliardi di euro di perdita. A fronte di tutto questo c’è anche una perdita di vite umane e di economie che hanno sempre vissuto nel territorio. Non si può allevare perché le diossine penetrano nella parte grassa, quindi negli animali, nel latte e nelle uova. Pag. 15Sono state distrutte le cozze e nulla è stato fatto per recuperare delle aree. Bisogna iniziare a programmare, a programmare seriamente e a dare risposte oggi.

(Iniziative tese a rivedere l'attuale sistema di tracciabilità del farmaco anche con l'obiettivo di ridurre la spesa del Servizio sanitario nazionale – n. 2-01552)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Russo e Occhiuto n. 2-01552 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Paolo Russo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PAOLO RUSSO. Grazie, Presidente, la materia afferisce alla tracciabilità del farmaco, peraltro materia già trattata in numerosissimi atti di sindacato ispettivo. Credo che tra Camera e Senato ve ne siano oltre quindici. Quali sono i temi che con questo atto vorremmo porre all'attenzione del Governo ? La prima questione: un difetto di produzione del bollino sulle confezioni dei medicinali, la cancellazione, verificata, peraltro verificata direttamente del numero progressivo dalle confezioni sullo strato intermedio. A cosa è dovuto tutto questo ? A difetti nella incapacità dell'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nel rispettare i criteri di produzione ? Forse sì.
  Il Ministero della salute – intanto registriamo anche da atti ufficiali – che non ha attivato del tutto il decreto del 30 maggio 2014, quello per capirci che avrebbe consentito una tracciabilità assoluta anche a valle di una banca dati. Da tempo, e lo registriamo e rileviamo ormai costantemente, circolano confezioni senza la filigrana a stampa. Abbiamo fatto riferimento a due prodotti specifici, ma un monitoraggio più attento, e soprattutto un monitoraggio istituzionale, potrebbe verificare nelle farmacie come quanti – tanti – sono i prodotti che hanno questa criticità, l'assenza cioè della filigrana a stampa: «Cibalginadue Fast» della Novartis e «Rinazina» della Glaxo, due esempi che indicano come sia deficiente la filiera della tracciabilità del farmaco. Ma intanto il bollino è considerato «carta valori», per cui il farmaco con la confezione difettosa dovrebbe di per sé, dovrebbe essere in sé considerato contraffatto. Sarebbe forse utile, forse necessario, svolgere indagini per appurare la procedura che ha posto quel prodotto in commercio, che cioè lo ha reso in vendita.
  Presidente, sono trascorsi due anni da quando ho sollevato, per la prima volta e da primo firmatario, con atti parlamentari di sindacato ispettivo, questa questione e – devo dire – il 13 aprile del 2016, quindi lo scorso anno, il Ministero dalla salute ci rassicurava e ci diceva – leggo testualmente – «...la risoluzione definitiva del problema è prevista entro la fine della prossima settimana e non oltre...». E allora, alla luce di ciò, proviamo a reinterrogare il Governo e il Ministero.
  Prima questione: vogliano i Governi intervenire, il Governo e i ministri intervenire e chiarire perché la carta valori denominata «bollino farmaceutico» sia prodotto con modalità difformi rispetto ai protocolli di produzione, inficiando così il funzionamento del sistema di tracciabilità introdotto dall'articolo 5-bis del decreto legislativo n. 540 del ’92 ? Perché i bollini difettosi prodotti dall'Istituto Poligrafico dello Stato sono venduti alle imprese farmaceutiche a costi decisamente superiori rispetto alle offerte di mercato delle imprese private, come rilevato dall'indagine Eurispes del luglio 2015 ? Il Ministro della salute come intende procedere per una ricognizione che chiarisca la natura e le dimensioni del fenomeno dei bollini farmaceutici difettosi in commercio, anche al fine di comprendere se non siano in circolazione dei farmaci falsificati e con l'obiettivo di attivare, nella banca dati per la tracciabilità del farmaco, tutte le funzioni fissate dal decreto ministeriale del 15 luglio 2014. Intanto, chiediamo se i ministri interrogati non ritengano opportuno, anche in considerazione della progressiva dematerializzazione della ricetta medica e dell'affermarsi – e non desideriamo altro Pag. 16– della sanità digitale, giungere ad una ristrutturazione del sistema di tracciabilità e garanzia di sicurezza del farmaco, con procedure alternative all'attuale sistema, che prevede l'utilizzo di mezzi informatici sul modello di quanto previsto all'articolo 48, comma 8, del progetto di legge di riforma del settore vinicolo, che è stato recentemente approvato. Un'iniziativa di tracciabilità più organica avrebbe di certo due vantaggi: il primo, quello di assicurare il consumatore circa la qualità e la certezza del prodotto; il secondo – e ne siamo sicuri –, avrebbe anche l'utilità e l'interesse di ridurre la spesa farmaceutica e, quindi, di incidere significativamente sulla spesa sanitaria nazionale. Grazie.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Davide Faraone, ha facoltà di rispondere.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Lo strato superiore, stampato su carta filigranata e contenente ulteriori elementi di sicurezza, riporta i contenuti informativi del bollino e deve essere agevolmente rimovibile dal farmacista all'atto della dispensazione per la successiva applicazione sulle ricette del Servizio sanitario nazionale, mediante adesione, senza impiego di altri mezzi che possano compromettere la lettura automatica dei codici. Il secondo strato è costituito da una carta siliconata, non filigranata, che ha la duplice funzione di aderire alla confezione di medicinale e di permettere il distacco del bollino farmaceutico con l'apposizione sulla ricetta. Tale strato è semitrasparente e reca stampata a tappeto in flessografia, con inchiostro rosso, la scritta «sicurezza» e il simbolo del caduceo. Detto strato è destinato a rimanere solidale con il confezionamento esterno del medicinale ed è dotato di caratteristiche di adesività tali da assicurare la permanenza del bollino sul confezionamento stesso per tutto il periodo di validità del medicinale e da garantire la distruzione o il suo palese deterioramento come conseguenza di tentativi di rimozione. Lo strato inferiore del bollino ha funzione di supporto fisico ed è eliminato al momento dell'applicazione sul confezionamento esterno del medicinale. La carta filigranata viene utilizzata esclusivamente nel primo strato del bollino farmaceutico, mentre il secondo strato non è filigranato. Le ipotesi di difettosità del bollino sulle confezioni di farmaci, indicate nell'interpellanza rispetto a tale secondo strato del bollino, potrebbero essere imputabili a una scarsa visibilità della stampa flessografica, che è un normale processo di stampa industriale effettuato con controlli automatici dell'intensità dell'inchiostrazione, che assicurano una resa costante del contrasto di stampa. Al riguardo, la Commissione perizie su carte valori dell'Istituto poligrafico è a disposizione per accertare eventuali contraffazioni.
  Quanto alla cancellazione del numero progressivo della confezione del medicinale stampata sul secondo strato, lo stesso Istituto, per garantire una maggiore resistenza all'abrasione e cancellazione del numero seriale, ha implementato un processo di sovrastampa con vernice protettiva di sicurezza, che garantisce una resistenza all'abrasione con punta di acciaio dal particolare profilo di taglio.
  In merito a eventuali difformità di produzione l'Istituto sottolinea che i bollini farmaceutici sono prodotti in ottemperanza ai requisiti tecnici fissati dal decreto ministeriale 30 maggio 2014, Allegato A. Trattandosi, inoltre, di carte valori, esse sono realizzate attraverso tecniche di sicurezza dirette ad assicurare un'idonea protezione dalle contraffazioni e dalle falsificazioni.
  Il Ministero della salute ha attuato il progetto di tracciabilità in più fasi.
  La prima, disciplinata dal decreto del Ministro della salute 15 luglio 2004, ha coinvolto direttamente produttori, depositari e grossisti. I dati raccolti consentono di monitorare la produzione di medicinali destinati all'Italia, nonché le consegne di confezioni dai depositi verso i grossisti e tra i grossisti.
  La seconda fase ha riguardato la dispensazione di medicinali a carico del Servizio sanitario nazionale attraverso il Pag. 17flusso informativo della farmaceutica convenzionata e pienamente operativa con l'applicazione della ricetta dematerializzata.
  La terza fase ha riguardato le dispensazioni dei medicinali effettuate nel canale della distribuzione diretta e per conto, disciplinata dal Ministero della salute il 31 luglio 2007.
  La quarta, infine, ha ricompreso i consumi dei medicinali in ambito ospedaliero e ambulatoriale, attraverso l'emanazione del decreto del Ministro della salute 4 febbraio 2009.
  Tutte le informazioni relative ai dati e alle modalità convergono nella Banca dati centrale della tracciabilità del farmaco.
  Il 1o luglio 2011 è stata pubblicata la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 8 giugno 2011, recante un codice comunitario relativo ai medicinali per uso umano, al fine di impedire l'ingresso di medicinali falsificati nella catena di fornitura legale, e ha individuato le azioni da mettere in atto per ottenere l'identificazione univoca dei medicinali nel territorio dell'Unione europea. A seguito della direttiva è stato adottato il regolamento delegato della Commissione 2 ottobre 2015, che integra la direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio, stabilendo norme dettagliate sulle caratteristiche di sicurezza che figurano sull'imballaggio dei medicinali per uso umano. Sulla base di questo regolamento, viene individuato un meccanismo di identificazione delle confezioni e di apposizione del simbolo (Data Matrix) che ne consentirà la lettura automatica. Il nuovo meccanismo, così come il sistema di archivi che gestirà i dati previsti dallo stesso regolamento, per consentire identificazione e controllo delle singole confezioni, sono in corso di definizione.
  Come prospettiva futura, in questo nuovo scenario, lo strumento per l'identificazione delle confezioni non sarà più il bollino farmaceutico prodotto dall'IPZS, che avviene oggi, bensì il nuovo meccanismo. Si prefigura quindi un quadro normativo che supera l'attuale, rispetto al quale vanno identificate le misure per la transizione nella piena aderenza alle disposizioni europee.

  PRESIDENTE. Il collega Paolo Russo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLO RUSSO. Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario che ci ha illustrato e ci ha spiegato come dovrebbe funzionare il sistema e già questo è un passo in avanti nel senso che vi è un'idea che potrebbe consentire una tracciabilità assoluta e una misura di sicurezza rispetto al consumatore. I dati rilevati nell'atto ispettivo indicano, però, che quanto è stato appena descritto dal sottosegretario è, come dire, un'attesa, un'aspettativa, una misura in divenire e ovviamente io auspico e spero che questa condizione e questa misura si rilevi quanto prima partendo da due dati: il primo è un dato di carattere più squisitamente commerciale, cioè garantire la produzione di questi bollini con i migliori standard di sicurezza ma anche al miglior prezzo di mercato; la seconda condizione è essere certi che quando viene trafugato o viene rubato un farmaco si ha la consapevolezza assoluta, attraverso i dati identificativi e attraverso la banca dati, di recuperare la filiera, dove è stato prodotto – non solo: questa è la cosa più agevole – ma anche tutto il percorso di quel farmaco e non del lotto del farmaco ma di quel farmaco, perché solo se abbiamo la certezza di una tracciabilità che è orizzontale e attraversa il singolo prodotto – ormai lo si fa per larga parte dei prodotti agroalimentari di qualità e non vedo perché non sia possibile e praticabile anche per i farmaci – abbiamo la certezza non solo che si riducano i furti ma soprattutto che la qualità di quel prodotto corrisponda esattamente al prodotto desiderato. Questo è un elemento non soltanto necessario dal punto di vista ovviamente del consumatore ma è anche un elemento straordinariamente utile e necessario ai fini del sistema di salute del nostro Paese.
  Ringraziamo il Governo per le utili indicazioni che ha voluto offrirci. Ci sembrano timide attese per ora. Tuttavia, non mancheremo di far sentire la nostra voce su questo fronte, sperando non soltanto Pag. 18che si accelerino le procedure ma soprattutto sperando che quelle procedure possano essere davvero efficaci per consentire i due aspetti a cui teniamo di più: il primo aspetto è quello di garantire al consumatore un prodotto esattamente eguale a quello desiderato, a quello necessario; il secondo aspetto è quello di abbassare – e noi crediamo significativamente – il costo dei farmaci e, quindi, il costo a carico del sistema sanitario nazionale.

(Iniziative volte a garantire il tempestivo ripristino della piena funzionalità dell'Ambasciata italiana a Santo Domingo – n. 2-01590)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Fitzgerald Nissoli ed altri n. 2-01590 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Fitzgerald Nissoli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, con questa interpellanza intendo porre all'attenzione del Governo la situazione di disorientamento che mi è stata rappresentata dai cittadini che vivono nella Repubblica dominicana, dalla comunità italiana che vive nella Repubblica dominicana. Infatti, vi è una forte apprensione per la riapertura dell'ambasciata, visto che a pochi giorni dalla data che era stata stabilita, quella del 1o febbraio 2017, non si riscontrano segnali concreti atti a far pensare ad una imminente riapertura della nostra sede diplomatica e consolare, dopo un periodo di forte disagio a cui si è cercato di colmare con l'istituzione del funzionario itinerante proveniente da Panama. Gli italiani della Repubblica dominicana hanno il diritto sacrosanto di essere informati sui passi concreti che ha intenzione di prendere il Governo e che saranno fatti per riattivare quei servizi che stanno tanto loro a cuore. Si è persino pensato che la riapertura dell'ambasciata fosse solo un annuncio al quale non sarebbe seguito alcun gesto concreto, cosa che la dice lunga proprio sulla situazione di ansia che vivono i nostri connazionali.
  Pertanto, signor sottosegretario, le chiedo, per cortesia, di fare luce sulle tappe necessarie alla riapertura dell'ambasciata, sulla nomina dell'ambasciatore e anche sul funzionamento e il ripristino dei servizi consolari in data certa, possibilmente nella data del 1o febbraio 2017.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Davide Faraone ha facoltà di rispondere.

  DAVIDE FARAONE, Sottosegretario di Stato per la Salute. Presidente, desidero confermare, a nome del Governo, l'obiettivo di una rapida riapertura dell'ambasciata a Santo Domingo, come già annunciato in quest'Aula dall'ex Ministro degli esteri e ora Presidente del Consiglio Gentiloni il 28 settembre scorso. Questo per venire incontro alle istanze della comunità italiana residente in loco, ma anche per confermare con le autorità dominicane i solidi legami bilaterali in campo politico, economico e culturale. L'ambasciata curerà, inoltre, gli interessi italiani in alcuni altri Paesi dell'area caraibica attualmente promossi dall'ambasciata a Caracas.
  Dopo la decisione adottata dal Consiglio dei Ministri il 4 ottobre, sono state finalizzate le procedure di carattere diplomatico-amministrativo propedeutiche all'apertura dell'ambasciata. A partire dal 1o febbraio il funzionario già operativo a Santo Domingo in qualità di capo della sezione distaccata dell'ambasciata a Panama assumerà la reggenza della nuova ambasciata, in qualità di incaricato d'affari ad interim e coadiuvato dall'unità di personale in servizio nella sede. Spetterà quindi al Consiglio dei Ministri nominare l'ambasciatore presso la Repubblica dominicana, il quale assumerà l'incarico una volta che saranno espletate le procedure diplomatiche di gradimento. Progressivamente nel corso della primavera l'organico della nuova sede sarà rafforzato con l'invio di altre unità di ruolo, per consentire il pieno funzionamento della sede.Pag. 19
  Per quanto riguarda il settore consolare, nel continuare l'attività di assistenza finora assicurata dalla sezione distaccata all'ambasciata a Panama la sede provvederà progressivamente, nel corso dei mesi a venire e proporzionalmente alle risorse umane e materiali assegnate, a riattivare i restanti servizi consolari. L'ambasciata in ogni caso avrà cura di aggiornare e fornire ogni utile informazione alla collettività localmente residente, sia tramite il proprio sito istituzionale sia con altri mezzi.
  Un discorso a parte va fatto, infine, per il servizio visti. Per motivi tecnici la sua riattivazione non avverrà immediatamente all'atto della riapertura della nostra sede diplomatica a Santo Domingo, che tuttavia potrà continuare a fornire tale servizio attraverso le stesse modalità utilizzate fino ad ora. Le domande di visto continueranno quindi a essere raccolte a Santo Domingo, attraverso la società di outsourcing attualmente incaricata, e rinviate per la loro trattazione alla nostra ambasciata a Panama. Una volta processate, le domande verranno inoltrate a Santo Domingo per la riconsegna agli interessati dei passaporti e degli eventuali visti emessi.

  PRESIDENTE. La deputata Fitzgerald Nissoli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, mi ritengo quasi soddisfatta perché ha dato dei tempi certi. Spero solamente che i tempi saranno stretti e che il ripristino dei servizi consolari avvenga in tempi stretti.

(Iniziative finalizzate a tener conto delle valutazioni del mondo medico e scientifico sulle sigarette elettroniche, al fine di promuoverne la diffusione in particolare con interventi di carattere fiscale – n. 2-01519)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galgano e Monchiero n. 2-01519 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla collega Galgano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Presidente. Sottosegretario Casero, buongiorno. La nostra interpellanza riguarda le sigarette elettroniche e si basa su un appello che insigni studiosi e medici l'anno scorso, alla fine dell'anno, fecero sull'importanza di utilizzare le sigarette elettroniche come prevenzione per i danni da fumo. Tra questi insigni studiosi voglio citare il compianto Umberto Veronesi, che fece proprio di questo uno degli ultimi atti prima della sua scomparsa.
  Cosa dicono questi insigni studiosi ? Che in Europa ogni anno muoiono 700 mila persone per danni legati al fumo e che l'80 per cento di questi decessi – e quindi delle costose cure relativamente a questi decessi – sarebbe evitabile con una buona attività di prevenzione e che l'utilizzo della sigaretta elettronica è una buona attività di prevenzione, come evidenziano tanti studi già condotti all'estero. In Inghilterra la sigaretta elettronica è considerata una terapia medica e si stima che riduca del 95 per cento i danni legati al fumo del tabacco. Perché questo ? Perché coloro che fumano sigarette normali inalano nicotina, ma non muoiono per la nicotina, ma per i prodotti della combustione, che sono totalmente assenti nella sigaretta elettronica. Quindi, nella sigaretta elettronica c’è meno nicotina e non ci sono prodotti della combustione; per questo è enormemente più sana. La sigaretta elettronica ha subito in Italia una normativa punitiva, che la equipara al tabacco, cosa che, per gli studi scientifici che citavo prima, condotti all'estero, per le esperienze dei Paesi esteri, non corrisponde al vero.
  Quindi, noi chiediamo alla Governo cosa intenda fare per una regolamentazione del mercato delle sigarette elettroniche e della sua tassazione che consentano un maggior utilizzo, al fine di ridurre i danni da fumo e di consentire di ridurre le spese sanitarie legate alle malattie delle persone, e, la cosa più importante di tutte, Pag. 20aumentare la qualità della vita e la salute della popolazione.

  PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Economia e delle finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Con il documento in esame gli onorevoli interpellanti, tenuto conto delle osservazioni relative ai buoni risultati sulla riduzione dei danni provocati dal tabacco ottenuti nel Regno Unito con la regolamentazione delle sigarette elettroniche, contenute in una lettera recapitata al signor Ministro della salute il 20 settembre ultimo scorso da parte di autorevoli medici e scienziati facenti parte del «comitato scientifico per la ricerca sulla sigaretta elettronica», chiedono al Ministero dell'economia e delle finanze e al Ministero della salute di intervenire sulla regolamentazione delle sigarette elettroniche.
  Al riguardo, il Ministero della salute e gli uffici competenti dell'Amministrazione finanziaria hanno rappresentato quanto segue: la prevenzione e la cura del tabagismo sono essenziali per promuovere e tutelare la salute pubblica, ma richiedono lo sviluppo di politiche ed interventi anche in ambiti diversi da quello strettamente sanitario. In tal senso, principale obiettivo non può che essere l'attuazione di misure efficaci – interventi normativi, attività di educazione e promozione della salute, sviluppo di metodologie e farmaci per favorire la cessazione – atte a determinare una progressiva diminuzione dei consumi di prodotti del tabacco, la riduzione della prevalenza dei fumatori e la conseguente riduzione delle gravissime patologie fumo correlate.
  Tali misure mirano a rafforzare l'impegno per la prevenzione del tabagismo, che è ancora oggi il primo fattore di rischio di malattie croniche non trasmissibili, anche al fine di raggiungere l'obiettivo della riduzione del 25 per cento della mortalità precoce delle malattie non trasmissibili entro il 2025, previsto dal Global Action Plan dell'Organizzazione mondiale della sanità 2014-2020. Il controllo del tabagismo, infatti, è una delle aree del programma «Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari», la strategia nazionale che, seguendo l'approccio della «Health in all policies», mira a favorire l'adozione di comportamenti salutari agendo sui principali fattori di rischio (fumo, consumo dannoso di alcol, alimentazione non corretta e mancanza di attività fisica) per la prevenzione delle malattie non trasmissibili.
  Secondo l'approccio intersettoriale proprio di «Guadagnare salute», il Piano nazionale della prevenzione 2014-2018, impostato sull'attenzione al principio dell'equità, impegna tutte le regioni italiane, tra l'altro, a ridurre la prevalenza dei fumatori del 10 per cento entro il 2018, contribuendo alla riduzione del 30 per cento della prevalenza entro il 2025 prevista dall'Organizzazione mondiale della sanità, attraverso l'attivazione di interventi di promozione della salute con approccio trasversale ai fattori determinanti, per ciclo di vita e setting (scuole, ambienti di lavoro, comunità locali e Servizio sanitario).
  Tuttavia, occorre tener presente che la letteratura scientifica in merito alle conseguenze sulla salute dell'uso di tali prodotti non è ancora conclusiva e non consente di prendere una posizione univoca in merito sia alla minore nocività di tali prodotti né tanto meno all'opportunità del loro uso in un'ottica della cosiddetta riduzione del danno. Infatti, anche l'utilizzo delle sigarette elettroniche e il consumo, con tali dispositivi, di sostanze pericolose presenti nei liquidi di ricarica o nelle emissioni presentano profili di rischio per la salute e la sicurezza dei consumatori, seppur in diverso grado rispetto al consumo di prodotti da fumo.
  Giova sottolineare che fino al 2014 vi è stata l'assenza di normative specifiche che fissassero standard di qualità e di sicurezza per la produzione di dispositivi e di liquidi di ricarica, nonostante la loro introduzione nel mercato risalisse al 2003. Per supplire a tali lacune legislative, associazioni Pag. 21di produttori ed enti di normazione e certificazione hanno emanato linee guida, applicabili su base volontaria, al fine di regolamentare il processo di fabbricazione dei dispositivi e dei liquidi di ricarica e garantire la conformità a idonei standard di produzione. A livello europeo, solo nel 2014, con la revisione della direttiva dei prodotti del tabacco e prodotti correlati, la n. 2014/40/UE, recepita in Italia con il decreto legislativo del 12 gennaio 2016, n. 6, che è andato sulla Gazzetta Ufficiale n. 13 del 18 gennaio 2016, sono state introdotte norme cogenti, che disciplinano in modo specifico la produzione, la presentazione e la vendita delle sigarette elettroniche e dei liquidi di ricarica.
  La regolamentazione delle sigarette elettroniche e dei contenitori di liquido di ricarica, così come definiti dalla citata direttiva, deve basarsi su un livello elevato di protezione della salute pubblica. La direttiva prevede che, per consentire agli Stati membri di esercitare le loro competenze di sorveglianza e di controllo, i fabbricanti e gli importatori di sigarette elettroniche e contenitori di liquidi di ricarica siano tenuti a inviare una notifica dei prodotti prima che siano immessi sul mercato. Per limitare i rischi associati al consumo di nicotina è consentita l'immissione sul mercato soltanto di liquidi in cui la concentrazione di nicotina non superi i 20 mg/ml, considerato che tale concentrazione consente un rilascio di nicotina comparabile alla dose di nicotina rilasciata dal consumo di una sigaretta tradizionale durante il tempo necessario per fumare tale sigaretta. Inoltre, le sigarette elettroniche devono consentire il rilascio di nicotina a livelli costanti, evitando il rischio di consumo accidentale di dosi elevate, che sono nocive.
  L'etichettatura e la confezione delle sigarette elettroniche e dei contenitori di liquidi con nicotina devono recare informazioni sufficienti e appropriate sull'uso senza rischi per la salute e la sicurezza, e non devono includere elementi o caratteristiche fuorvianti. Si segnala, in particolare, che, come risulta dalla citata direttiva, le sigarette elettroniche possono diventare un prodotto di passaggio verso la dipendenza dalla nicotina e, in ultima istanza, il consumo di tabacco tradizionale, in quanto imitano e rendono normale l'atto di fumare. Per questo motivo, è opportuno adottare un approccio restrittivo alla pubblicità delle sigarette elettroniche e dei contenitori di liquido di ricarica. Inoltre, l'articolo 21, comma 10, del citato decreto legislativo n. 6 del 2016, di recepimento della direttiva 2014/40/UE vieta: al punto a): le comunicazioni commerciali nei servizi della società dell'informazione, sulla stampa e altre pubblicazioni stampate, aventi lo scopo o l'effetto diretto o indiretto di promuovere le sigarette elettroniche e i contenitori di liquido di ricarica, ad eccezione delle pubblicazioni destinate esclusivamente ai professionisti del commercio delle sigarette elettroniche e dei contenitori di liquido di ricarica e delle pubblicazioni stampate ed edite in Paesi terzi, se tali pubblicazioni non sono destinate principalmente al mercato dell'Unione europea; punto b): le comunicazioni commerciali via radio aventi lo scopo o l'effetto diretto o indiretto di promuovere le sigarette elettroniche e i contenitori di liquido di ricarica; punto c): qualunque forma di contributo pubblico o privato a programmi radiofonici aventi lo scopo o l'effetto diretto o indiretto di promuovere le sigarette elettroniche e i contenitori di liquido di ricarica; punto d): qualunque forma di contributo pubblico o privato a eventi, attività o persone singole aventi lo scopo o l'effetto diretto o indiretto di promuovere le sigarette elettroniche e i contenitori di liquido di ricarica e a cui partecipino o che si svolgano in vari Stati membri o che abbiano ripercussioni transfrontaliere; punto e): per le sigarette elettroniche e i contenitori di liquido di ricarica le comunicazioni commerciali audiovisive a cui si applica la direttiva 2010/13/UE del Parlamento europeo e del Consiglio. In considerazione delle vigenti norme di carattere comunitario, quelle che abbiam citato, e nazionali, in particolare dell'approccio restrittivo Pag. 22alla pubblicità delle sigarette elettroniche e dei contenitori di liquido di ricarica, non sembrano praticabili iniziative governative volte alla promozione delle sigarette elettroniche così come auspicate dagli onorevoli interpellanti.
  Sotto il profilo del regime fiscale, si premette che la normativa nazionale vigente, a decorrere dal 1o gennaio 2015, ha assoggettato ad imposta di consumo i prodotti liquidi da inalazione, contenenti o meno nicotina, escludendo quelli autorizzati all'immissione in commercio come medicinali, ai sensi del decreto legislativo 24 aprile 2006, n. 219, e successive modificazioni. Non sono assoggettati ad imposta i dispositivi (sigarette elettroniche) per il consumo di detti prodotti. Tale normativa, recata dall'articolo 1, comma, 1 lettera f) del decreto legislativo 15 dicembre 2014, n. 188, «Disposizioni in materia di tassazione dei tabacchi lavorati, dei loro succedanei, nonché di fiammiferi, a norma dell'articolo 13 della legge 11 marzo 2014, n. 23», ha stabilito, in considerazione dei minori rischi sanitari descritti anche nell'interpellanza, del consumo, dei prodotti liquidi da inalazione rispetto al consumo dei prodotti da fumo, che siano assoggettati ad imposta di consumo in misura pari al 50 per cento dell'accisa gravante sull'equivalente quantitativo di sigarette, con riferimento al prezzo medio ponderato di un chilogrammo convenzionale di sigarette, rilevato ai sensi dell'articolo 39-quinquies, e all'equivalenza di consumo convenzionale determinata sulla base di apposite procedure tecniche definite con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli. Dunque, su un determinato quantitativo di liquido per sigarette elettroniche, è applicata un'imposta di consumo pari alla metà dell'accisa applicata sull'equivalente quantitativo di sigarette, determinato in base alle suddette procedure tecniche, in ragione, come risulta dalla relazione illustrativa del citato decreto legislativo, dei differenti rischi sanitari delle due tipologie dei prodotti.
  Si fa presente infine che il pagamento dell'imposta di consumo sui prodotti liquidi da inalazione che non contengono nicotina è stata sospesa con ordinanza del TAR del Lazio, e che ha rimesso alla Corte costituzionale la questione di legittimità sulla suindicata norma che sottopone ad un medesimo regime impositivo sia i prodotti liquidi da inalazione contenenti nicotina, sia quelli non contenenti nicotina.

  PRESIDENTE. La collega Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ADRIANA GALGANO. La ringrazio della sua risposta; ovviamente mi dichiaro insoddisfatta, per diversi punti.
  Il primo che vorrei sottolineare, e che non mi aspettavo che venisse trattato così estesamente, è quello che riguarda i rischi delle sigarette elettroniche. Come lei giustamente ha ricordato, sono entrate nel mercato nel 2003; siamo nel 2017, altri Paesi hanno fatto studi e deciso delle strategie sulla base dei risultati dei loro studi; noi nel 2017 diciamo che non ci sono studi: evidentemente non abbiamo letto quelli internazionali, che vengono svolti su protocolli internazionali, quindi internazionalmente validi, ma soprattutto non ne abbiamo iniziato uno, quando la riduzione del danno da fumo è un importantissimo obiettivo sia a livello mondiale che a livello italiano. Perché adesso voglio vedere come raggiungiamo la riduzione del 10 per cento per il 2018, e vigileremo su questo.
  Vorrei anche dare alcuni dati; anche perché, come sicuramente lei sa, siamo in attesa di una ulteriore pronuncia sulla Consulta, perché ovviamente la disciplina fiscale, non secondo noi, non rispetta i principi costituzionali. La disciplina fiscale prevede un'imposta di consumo sui liquidi da inalazione pari al 50 per cento dell'accisa gravante sull'equivalente quantitativo di sigarette, esattamente come ha detto lei; a conti fatti, però, parlando di quanto costa, si tratta di un'imposta di 3,73 euro più IVA per 10 millilitri di liquido da inalazione, che incide per il 50 per cento sul prezzo medio di vendita dei prodotti al pubblico. Un'imposizione così gravosa su sostanze la cui potenziale nocività non è Pag. 23accertata, solo supposta, e in ogni caso imparagonabile a quella dei tabacchi lavorati, ha ottenuto un duplice effetto: quello di deprimere da una parte il mercato, e dall'altra parte anche il gettito, perché era previsto un gettito superiore ai 100 milioni di euro e invece ha superato di poco i 5 milioni. È una normativa che deprime sotto tutti i punti di vista, una delle normative che siamo abilissimi a fare; Cipolla, un economista, l'avrebbe definita una normativa stupida, che crea danni ad altri e non provoca vantaggi a nessuno.
  D'altra parte vorrei anche ricordare in quest'Aula i dati del consumo di sigarette, e anche del gettito delle sigarette. Ci sono 11 milioni e mezzo di fumatori italiani, e, tra accisa ed IVA, hanno assicurato nel 2015 oltre 14 miliardi di euro di entrate al bilancio dello Stato: 1 milione di fumatori vale circa 1 miliardo e 200 milioni di gettito, un fumatore 1.200 euro. Sono veramente cifre imponenti; noi però non possiamo ovviamente fermarci a considerazioni di gettito, perché è vero che i fumatori contribuiscono in maniera rilevante alle nostre manovre economiche, ma è anche vero che contribuiscono in maniera ancor più rilevante alle nostre spese sanitarie.
  Vorrei anche dire che il fatto che la sigaretta elettronica sia una sigaretta meno dannosa è, oserei affermare, intuitivo, dal momento che la sigaretta elettronica non contiene sostanze psicoattive. Quindi, da una parte, abbiamo consumo di sigarette normali, tradizionali, un gettito abnorme e una dannosità assolutamente accertata, perché il fumo è l'unico vero motivo di causa di cancro scientificamente provata; dall'altra, abbiamo delle sigarette elettroniche, che assolutamente sono meno dannose e di cui noi artificialmente deprimiamo il mercato e il gettito. Quindi noi, sulla base di questi dati, invitiamo il Governo a riconsiderare tutta la questione, ma soprattutto invitiamo – e lo facciamo qui, visto che l'aspetto sanitario è stato trattato in maniera molto approfondita – a questo punto ad essere veloci nel fare gli studi che diano delle risposte: perché penso che sostenere che le sigarette elettroniche abbiano un potenziale di nocività che può essere paragonabile alle sigarette tradizionali, ovviamente non ha senso alcuno.

(Elementi in merito a recenti notizie relative al collocamento di alcuni fondi immobiliari di Poste Italiane e iniziative a tutela dei risparmiatori coinvolti – n. 2-01592)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Franco Bordo ed altri n. 2-01592 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Franco Bordo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCO BORDO. Presidente, signor sottosegretario, una recente inchiesta giornalistica ha svelato le drammatiche performance dei quattro fondi immobiliari, le cui quote sono state collocate una decina di anni fa nei 13 mila uffici del gruppo Poste Italiane.
  Si tratta dei fondi Invest Real Security, Obelisco, Europa Immobiliare 1 e Alpha, collocati da Poste Italiane tra il 2002 e il 2007; all'epoca furono piazzati con quote da 200 a 500 euro l'una, un importo non elevato e, dunque, appetibile per la clientela tipo delle Poste Italiane. Nel complesso, pare che furono raccolti 850 milioni di euro, per 340 mila quote. Il fondo Irs è il primo ad aver chiuso i conti lo scorso 31 dicembre, dopo tre anni di proroga. Alla chiusura, le quote da 2.500 euro si sono quasi volatilizzate. La società di gestione del fondo, la Investire Sgr del gruppo Finnat, che gestisce anche Obelisco, ha spiegato che distribuirà agli investitori appena 390 euro. Forse arriverà qualcos'altro a seguito della liquidazione del fondo, ma risulta difficile che quel che rimane possa lenire una perdita quantificata in circa l'80 per cento di quanto versato inizialmente.
  Le perdite sono legate all'andamento del mercato immobiliare, ma anche alla Pag. 24gestione del rischio da parte dei soggetti privati coinvolti e agli obblighi informativi che questi devono rispettare nei confronti degli investitori, come stabilito dal testo unico della finanza. I fondi in questione hanno raccolto i capitali dai risparmiatori per comprare edifici, per ristrutturarli e affittarli o rivenderli. Il crollo del settore è evidente, anche perché sono proprio le case nuove a calare di quotazione più delle esistenti e, dunque, a rendere poco redditizio il principale ambito d'azione dei fondi, lasciando questi edifici invenduti o prossimi alla svendita.
  Nonostante le perdite per i risparmiatori, chi ci ha guadagnato sono le società di gestione del risparmio, che hanno ricevuto laute commissioni di servizio: per Invest Real Security e Obelisco è la Investire Sgr, società del gruppo Finnat, per Europa Immobiliare 1 è la Vegagest Sgr e per Alpha la Fimit Sgr. Queste società, a loro volta partecipate da istituti creditizi e società, hanno incassato commissioni annuali tra lo 0,8 e l'1,8 per cento del valore del fondo. Alla mammella dei risparmiatori traditi, come molti osservatori hanno definito i clienti di Poste che hanno sottoscritto quei fondi, si sono attaccati anche le banche depositarie e i periti.
  In merito alla vicenda, il Codacons ha presentato un esposto alla procura della Repubblica di Roma, chiedendo di aprire un'indagine sul caso. In particolare, si chiede alla magistratura di fare chiarezza sulle informazioni rese da Poste Italiane ai risparmiatori con riferimento alla rischiosità dell'intervento. Al riguardo, va ricordato come, in tema di intermediazione finanziaria, la pluralità degli obblighi (di diligenza, di correttezza e trasparenza, di informazione, di evidenziazione dell'inadeguatezza dell'operazione che si va a compiere, previsti dal decreto legislativo n. 58 del 1998 e dai regolamenti CONSOB) converge verso un fine unitario, consistente nel segnalare all'investitore, in relazione alla sua accertata propensione al rischio, la non adeguatezza delle operazioni di investimento che si accinge a compiere.
  Alla luce di quanto esposto, chiediamo di fornire un quadro informativo dettagliato che quantifichi il valore complessivo delle perdite finanziarie subite dai soggetti risparmiatori partecipanti agli organismi collettivi di risparmio citati, con particolare riferimento al numero degli individui risparmiatori colpiti. Chiediamo, inoltre, se il Governo ritenga che Poste Italiane abbia adempiuto con correttezza e diligenza, secondo quando stabilito dal decreto legislativo n. 58 del 1998, agli obblighi informativi resi ai risparmiatori coinvolti nelle operazioni finanziarie citate, soprattutto in merito alla rischiosità dell'investimento e al corretto collocamento di prodotti finanziari in merito alla classificazione tra clienti retail e clienti professionali. Inoltre, vorremmo sapere, signor Vice Ministro, quali interventi il Governo intenda attivare a tutela dei risparmiatori coinvolti.

  PRESIDENTE. Il Vice Ministro dell'Economia e delle finanze, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. L'interpellanza urgente dell'onorevole Franco Bordo ed altri concerne le performance dei fondi immobiliari Invest Real Security, Obelisco, Europa Immobiliare 1 e Alpha, collocati da Poste Italiane fra il 2002 e il 2007.
  Al riguardo, si comunica che la Commissione nazionale per la società e la borsa, la CONSOB, sta svolgendo attività di vigilanza relativa alla vicenda esposta dagli interpellanti, i cui contenuti e risultanze sono, tuttavia, in questo momento coperti da segreto d'ufficio. Si fa presente, tuttavia, che in precedenza la CONSOB era già intervenuta, nella sua attività di vigilanza, su Poste Italiane Spa. In particolare, nel periodo 16 aprile 2013-23 maggio 2014 Poste Italiane è stata interessata da una verifica ispettiva al fine di testare le soluzioni procedurali e organizzative man mano rappresentate dall'intermediario nell'ambito della complessiva azione di vigilanza in precedenza condotta. Più precisamente, la verifica ispettiva ha avuto ad oggetto la definizione delle politiche commerciali Pag. 25e di budget relative ai prodotti di investimento; gli incentivi corrisposti ai responsabili delle strutture territoriali di rete, sulla base dei criteri previsti dal sistema di incentivazione del personale; lo svolgimento del servizio di consulenza; la conduzione delle verifiche di adeguatezza delle operazioni disposte dalla clientela; il meccanismo di selezione degli emittenti e delle strutture dei prodotti offerti alla clientela, nell'ambito delle modalità di pricing dei prodotti finanziari in collocamento.
  Ad esito dell'attività di vigilanza summenzionata, in data 13 novembre 2014, la Consob ha avviato un procedimento amministrativo sanzionatorio nei confronti di alcuni esponenti aziendali della società, contestando la violazione delle norme che impongono agli intermediari di adottare ogni misura ragionevole per identificare i conflitti di interesse e di gestirli in modo da evitare che incidano negativamente sugli interessi dei clienti e, in secondo luogo, la violazione delle norme che disciplinano la profilatura del cliente e la valutazione di adeguatezza degli investimenti. Le carenze riscontrate hanno riguardato la profilatura della clientela, anche nella filiale Milano 1, la ricostruibilità dei comportamenti e la mancata valutazione di adeguatezza sui disinvestimenti. Con delibera n. 19283 del 30 luglio 2015, la Consob, ritenuta accertata la violazione delle norme sopra richiamate, ha applicato sanzioni amministrative pecuniarie nei confronti dei soggetti richiamati. La Consob assicura che continuerà a svolgere la propria attività di vigilanza a tutela degli investitori nonché dell'efficacia e della trasparenza del mercato.
  Si aggiunge che il consiglio di amministrazione di Poste Italiane, in data 16 gennaio del corrente anno, ha deliberato un'iniziativa volontaria a tutela di tutti i propri clienti che, nel 2003, hanno acquistato quote del fondo immobiliare Invest Real Security (Irs) e che ne erano ancora in possesso il 31 dicembre 2016, data ufficiale della scadenza del fondo. La proposta ha lo scopo di consentire ai clienti di Poste Italiane di recuperare la differenza tra quanto investito originariamente (2.500 euro a quota, inclusivo dei proventi e dei rimborsi anticipati percepiti durante la vita del fondo) e quanto sarà da loro incassato con il valore intermedio di liquidazione del fondo. In particolare, per coloro che al 30 dicembre 2016 hanno compiuto ottant'anni Poste Italiane riconosce la differenza sotto forma di accredito in conto corrente, a seguito della liquidazione delle quote. Per gli altri clienti è proposta la sottoscrizione di una polizza vita ramo uno, appositamente ideata e senza alcuna spesa, in cui versare le somme liquidate dal fondo. Alla polizza, la cui durata è di cinque anni, Poste aggiunge un contributo integrativo per il recupero di tutto il capitale originariamente investito nel fondo Irs.
  L'avvio delle iniziative, illustrate alle associazioni dei consumatori riconosciute dal Consiglio nazionale consumatori e degli utenti (CNCU) e su proposta di queste, è stato integrato dall'istituzione di una commissione paritetica sulla conciliazione ed è fissato nel mese di aprile 2017, una volta effettuato dalla Sgr il rimborso intermedio di liquidazione del fondo. Non sono beneficiari dell'iniziativa quei clienti che hanno acquistato quote sul mercato secondario, successivamente al collocamento, e che non sono più possessori delle quote, avendole rivendute sul secondario o trasferite presso un altro intermediario.
  L'iniziativa descritta ha l'obiettivo di rafforzare il legame di fiducia che l'azienda ha da sempre con i risparmiatori ed è frutto di un progetto che Poste Italiane ha avviato diversi mesi or sono con lo specifico approfondimento, al fine di valutare gli impatti e la migliore tutela.
  L'iniziativa è stata resa pubblica, trattandosi di informazioni price sensitive, e solo dopo l'avvenuto delisting del fondo e il completamento dell'iter autorizzativo interno. È un'iniziativa particolarmente significativa, costituendo un unicum nel programma italiano, essendo volta alla tutela di tutti i clienti di Poste Italiane sottoscrittori originari delle quote del Fondo.Pag. 26
  L'iniziativa prevede il rimborso immediato per le fasce di età avanzata, senza distinzioni in ragione del patrimonio detenuto e alle categorie di appartenenza. Questa iniziativa si inserisce nel percorso avviato da tempo da Poste Italiane, finalizzato tra l'altro ad assicurare che i risparmiatori possano scegliere forme di investimento e di risparmio adeguate al proprio profilo, nella piena consapevolezza delle prospettive di ritorno e di rischio. A questo scopo, Poste Italiane ha investito in larga misura e continuerà ad investire in formazione e tecnologie per erogare attività di consulenza guidata ai propri clienti. È opportuno precisare che nel 2003 il ruolo di Poste Italiane è stato esclusivamente quello iniziale di collocamento delle quote del Fondo, fra l'altro in un contesto economico e regolamentare completamente diverso da quello odierno. È opportuno anche precisare che l'azienda è del tutto estranea all'attività di acquisto degli immobili e gestione degli stessi (locazione, manutenzione e riqualificazione, valorizzazione del patrimonio e vendita), inoltre i volumi collocati da Poste sul Fondo IRS hanno rappresentato nel 2003 una quota del tutto residuale rispetto al totale della raccolta lorda di Poste nel periodo, effettuata prevalentemente sui prodotti a capitale garantito alla scadenza, dello 0,2 per cento nel caso di IRS. È opportuno di nuovo precisare che, a fronte di tutta una serie di specifiche domande fatte dall'interpellante, come ho detto in partenza nell'intervento, Consob risponde che sta svolgendo attività di vigilanza e che questa attività di vigilanza su alcuni elementi specifici in questo momento è coperta da segreto d'ufficio.

  PRESIDENTE. Il collega Franco Bordo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FRANCO BORDO. Grazie, Presidente, grazie, sottosegretario. La risposta mi trova parzialmente soddisfatto, parzialmente perché lei ha riportato delle notizie, senza dubbio utili e anche importanti e tranquillizzanti per alcuni dei risparmiatori, in modo particolare per quelli che hanno sottoscritto il fondo IRS; tranquillizzanti perché si è attivata una procedura di Poste che può portare verso un parziale rimborso delle quote sottoscritte, che sono appunto di fatto annullate. Riteniamo però che tutti i risparmiatori debbano essere rimborsati, per cui tutta l'azione di Poste Italiane deve riguardare tutti i fondi e soprattutto i risparmiatori devono essere rimborsati allo stesso modo, senza alcuna distinzione, considerato che anche il danno è medesimo per tutti. Infatti ci risulta che – lei non ha giustamente potuto illustrare interventi su altri fondi – sugli altri prodotti, in modo particolare Obelisco, Europa Immobiliare Uno e Alfa, non si sia ancora attivata un'iniziativa che preveda una tutela e un rimborso verso i risparmiatori. Questo è importante e deve essere fatto appunto nei confronti di tutti i fondi coinvolti e comunque anche quello relativo a IRS deve essere, diciamo, condiviso anche con le associazioni dei consumatori e devono essere anche le stesse associazioni dei rappresentanti dei consumatori coinvolte e convinte che sia una buona formula quella proposta dall'azienda perché la credibilità del gruppo, per quanto riguarda la collocazione del risparmio da parte di tanti piccoli risparmiatori, come sappiamo essere appunto l'attività di Poste Italiane sul risparmio del piccolo e medio risparmiatore, non può venire meno e non deve venire meno perché rischiamo di mettere un pregiudizio su una delle particolarità di questa azienda, che è ancora un'azienda a maggioranza di proprietà e di controllo dello Stato italiano.
  Per questo, anche come azionista di Poste Italiane, lo Stato italiano, dal nostro punto di vista, e anche il Governo e il Ministero dovrebbe attivarsi con maggiore decisione per dare anche delle indicazioni più severe rispetto al consiglio di amministrazione per quanto riguarda la collocazione, non soltanto dei fondi avvenuti, ma anche delle prossime collocazioni, quelle in essere di altri fondi di risparmio, perché appunto, se noi ci teniamo e vogliamo tenerci a questa azienda, questa va Pag. 27guidata e controllata, perché vediamo che in questa fase ci sono delle particolari sfasature nella sua gestione che ci preoccupano non poco.
  Se c’è stata precedentemente un'attività ispettiva da parte della Consob, come ci è stato riferito dal sottosegretario, un'attività che si è conclusa con un procedimento sanzionatorio nei confronti di alcuni soggetti ritenuti responsabili di una violazione o comunque di una non applicazione corretta degli obblighi che citavo prima, anche durante la mia interpellanza; obblighi di diligenza, di correttezza, trasparenza, di informazione e di evidenziazione dell'inadeguatezza dell'operazione; se c’è stata già un'attività sanzionatoria, se oggi vi è in corso un'altra attività di indagine, tra l'altro soggetta a segreto d'ufficio, questo elemento ci preoccupa e chiediamo che il Governo mostri una particolare attenzione a quanto sta avvenendo sull'azienda Poste Italiane oggi sulla questione «collocazione del risparmio» e in tante altre occasioni, anche per quanto riguarda la gestione nel suo complesso del servizio universale che va reso ai cittadini.

  PRESIDENTE. Prima di passare alla prossima interpellanza, colgo l'occasione per salutare studenti e docenti dell'Istituto comprensivo di Foligno, che seguono i nostri lavori.

(Iniziative di competenza in relazione al giudizio di legittimità costituzionale riguardante la legge elettorale cosiddetta «Italicum» – n. 2-01595)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Galgano e Monchiero n. 2-01595 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Adriana Galgano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ADRIANA GALGANO. Vice Ministro Casero, il 24 gennaio prossimo la Corte costituzionale esaminerà in pubblica udienza le questioni di legittimità costituzionale sollevate dai tribunali di Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova in relazione ad alcuni aspetti della legge vigente per l'elezione della Camera dei deputati. In tutti e cinque giudizi la Presidenza del Consiglio dei ministri, tramite l'Avvocatura generale dello Stato, ha eccepito l'inammissibilità della questione di legittimità costituzionale sul presupposto che la legge elettorale non è ancora stata applicata in concreto e quindi non ha concretamente leso i diritti azionati dai ricorrenti. Inoltre è stata eccepita l'inammissibilità anche perché la norma è divenuta applicabile soltanto il 1o luglio del 2016 e quindi dopo l'instaurazione del giudizio davanti al tribunale. In sostanza, la tesi difensiva della Presidenza del Consiglio si basa sul fatto che l'incostituzionalità della legge elettorale dovrebbe essere dichiarata solo dopo che la stessa abbia impedito ai cittadini di votare liberamente. Tale tesi però è in contrasto con almeno due pronunce della Corte di Cassazione. In queste due pronunce è stato affermato in sintesi che l'espressione del voto rappresenta un diritto inviolabile permanente, il cui esercizio da parte dei cittadini può avvenire in qualunque momento e deve esplicarsi secondo modalità conformi alla Costituzione, sicché uno stato di incertezza al riguardo ne determina un pregiudizio concreto, come tale idoneo a giustificare la sussistenza in capo ad essi dell'interesse ad agire per ottenere la rimozione.
  La tesi difensiva della Presidenza del Consiglio dei ministri, oltre ad essere infondata, ha gravi implicazioni politiche, perché pretende di imporre ai cittadini uno stato di intollerabile incertezza sulla legittimità delle norme che disciplinano l'elezione del Parlamento. Così facendo si svilisce la funzione della massima espressione della sovranità del popolo, il voto, che deve essere, sempre e in ogni momento, libero, cioè non condizionato né condizionabile. È di palese evidenza che la qualità della nostra democrazia ne risentirebbe, se fossimo costretti ad andare al voto, usando una legge che ben cinque Pag. 28tribunali della Repubblica hanno rinviato alla Corte costituzionale, per farne vagliare la costituzionalità.
  Non possiamo infatti nasconderci che molte polemiche sono state sollevate dalla legittimità politica e democratica di questo Parlamento, di cui anch'io faccio parte, e non sarebbe tollerabile, se anche l'autorevolezza del Parlamento eletto nella prossima legislatura dovesse essere svilita da simili polemiche. Peraltro, non si comprende quale sia l'interesse della Presidenza del Consiglio nel difendere l'ipotesi di insindacabilità di una legge elettorale destinata a disciplinare la formazione del Parlamento in futuro. Anche volendo tralasciare l'ovvia elementare considerazione che il Governo non può in nessun caso tentare di limitare la libertà del voto dei cittadini, non si può comunque fare a meno di notare che l'eventuale dichiarazione di incostituzionalità della legge elettorale in esame non potrebbe avere alcun riflesso sull'attività del Governo, neppure politico, visto che non è stato il presente Governo a porre la questione di fiducia al momento della votazione della legge in questa Camera. Non si spiega, pertanto, in alcun modo, l'opposizione della Presidenza del Consiglio basata su aspetti meramente formali.
  Va sottolineato, inoltre, che la legge elettorale è una legge costituzionalmente necessaria, cioè una legge che deve essere sempre necessariamente esistente ed essere applicabile in qualsiasi momento. Per tale caratteristica si tratta di un atto che deve essere necessariamente costituzionale, perché, diversamente da altre leggi, non vi sono rimedi capaci di correggere gli effetti dannosi conseguenti all'applicazione della stessa, quando fosse dichiarata incostituzionale.
  La posizione della Presidenza del Consiglio, peraltro, contrasta con la condotta scelta dal Governo Monti, che, dando prova di sensibilità istituzionale, non si costituì nel giudizio dal quale scaturì la sentenza che dichiarò incostituzionale il Porcellum. Gli aspetti negativi di tutta questa vicenda e lo svilimento della credibilità del Governo e del Parlamento, che ne sono effetto, potrebbero essere facilmente evitati se la Presidenza del Consiglio rinunciasse alla costituzione nei detti cinque giudizi costituzionali.
  Quindi, noi le chiediamo quali azioni intenda adottare, al fine di garantire la neutralità del Governo in relazione alla decisione della Corte costituzionale sulla legittimità della legge cosiddetta Italicum.

  PRESIDENTE. Il Vice Ministro, Luigi Casero, ha facoltà di rispondere.

  LUIGI CASERO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Presidente, con riferimento all'atto di sindacato ispettivo 2-01595, relativo alla costituzione della Presidenza del Consiglio dei ministri nei giudizi incidentali di legittimità costituzionale in merito alla legge 6 maggio 2015 n. 52, si rileva quanto segue.
  Gli interpellanti, nel richiedere iniziative per garantire la neutralità del Governo in relazione alla decisione della Consulta sulla legittimità dell'Italicum, mirano a sapere per quale ragione la Presidenza del Consiglio si sia costituita nei predetti giudizi e affermano che il Governo pro tempore non si costituì nel giudizio da cui scaturì la sentenza che dichiarò incostituzionale il Porcellum. Al contrario di quanto sostenuto dagli interpellanti, come emerge dalla sentenza n. 8878/2014 della Corte di Cassazione, pure citata dagli stessi interpellanti, il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno, all'epoca rispettivamente Silvio Berlusconi e Roberto Maroni, si costituirono nel 2009 davanti al tribunale, che rigettò il ricorso. Successivamente analoga costituzione fu effettuata davanti alla corte d'appello, che rigettò l'appello, e davanti alla Corte di Cassazione.
  Certo la Presidenza del Consiglio non partecipò al giudizio davanti alla Corte costituzionale, ma non si poteva non tenere conto che, con le sentenze n. 15, n. 16 del 2008 e n. 13 del 2012, la Corte costituzionale aveva ripetutamente sollecitato il legislatore a riconsiderare gli aspetti problematici della legge n. 270 del 2015. Pag. 29Inoltre, il Presidente della Corte costituzionale, in occasione dell'illustrazione della giurisprudenza costituzionale del 2012, aveva sollecitato gli organi legislativi a riconsiderare tali aspetti problematici.
  Niente di tutto ciò con riferimento al giudizio attualmente pendente davanti al giudice delle leggi, a seguito delle ordinanze di remissione della questione di legittimità costituzionale sollevate davanti ai tribunali, nell'ambito dei giudizi in cui la Presidenza del Consiglio è rappresentata e difesa dall'Avvocatura dello Stato. Ciò a dimostrazione che il tema dell'intervento nel giudizio di costituzionalità, in occasione del cosiddetto Italicum si presenta come radicalmente diverso dal caso del cosiddetto Porcellum.
  Va però chiarita la natura dell'intervento della Presidenza nei giudizi incidentali di costituzionalità. Tale intervento non costituisce il ruolo di parte, come chiaramente affermato sia dalla giurisprudenza costituzionale che dalla dottrina, sulla base della natura del giudizio incidentale di costituzionalità, e dei testi di legge delle norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale che lo disciplinano. La prassi analizzata da autorevole dottrina (Ruggeri) dimostra che nella quasi totalità dei casi in cui il Governo si attiva in difesa della legittimità della legge, quand'anche essa sia espressiva di passati indirizzi politici, questa sarebbe stata infatti anche intentio legislatoris in merito all'intervento di cui si tratta, come emerge dagli stessi lavori parlamentari che portarono all'approvazione della legge n. 87 del 1953, in armonia con la teoria di Costantino Mortati, che configura il Governo in sede di giudizio incidentale quale tutore della conservazione dell'ordinamento giuridico. Non essendo parte in giudizio, l'intervento della Presidenza del Consiglio non esprime scelte di indirizzo politico, né vi è il conferimento di mandato che vincoli a tesi difensive, tanto che la stessa Corte costituzionale afferma (sentenza 6 del 1969) che, poiché l'Avvocatura di Stato è organicamente posta dall'articolo 17 del testo unico 30 ottobre 1933 n. 1611 alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio, essa esercita davanti alla Corte costituzionale lo ius postulandi in rappresentanza e difesa del Presidente del Consiglio (articolo 20, legge n. 87/1953), senza che occorra l'esibizione di un mandato (articolo 1 del testo unico n. 1611 del 1933), ma ai sensi dell'articolo 3 delle norme integrative per i giudizi davanti alla Corte costituzionale l'intervento in giudizio del Presidente del Consiglio dei ministri ha luogo con il deposito delle deduzioni, comprensivo delle conclusioni sottoscritte dall'Avvocato generale dello Stato o da un suo sostituto. Ciò fa chiarezza sia in merito alla critica sui contenuti degli argomenti difensivi che l'Avvocatura di Stato elabora in quanto organo che gode di autonomia funzionale di ordine tecnico-professionale nella condotta della causa, sia in merito all'intervento della Presidenza del Consiglio nel giudizio di costituzionalità, che non pone quindi alcuna questione di garanzia di neutralità rispetto all'attività dell'Esecutivo.

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, Vice Ministro. Traduco la sua risposta: il Governo non ha intenzione di ritirarsi, che c'era l'oggetto della nostra richiesta, quindi, ovviamente, sono costretta, con molto dispiacere, a dichiararmi insoddisfatta. Qui c’è un punto politico molto importante, che vede due anime di interpretazione della politica: la politica deve essere soggetta alle leggi come tutti i cittadini oppure non deve essere soggetta alle leggi.
  Pretendere che non ci sia un giudizio di costituzionalità su una legge elettorale che cinque tribunali hanno dichiarato essere sospetta di incostituzionalità, significa pretendere che la politica non sia soggetta alla legge costituzionale, il che, per una parte di coloro che fanno politica, è una cosa molto, molto grave.
  Quindi, che dire ? Noi combatteremo contro questa visione della politica. Mi lasci dire che la questione si ripropone tante volte sotto tanti aspetti e vorrei Pag. 30citare la questione del deputato Galan, per il quale, pur essendo stato condannato in via definitiva, ci sono voluti due anni prima di farlo decadere dal Parlamento con un dibattito molto acceso sul fatto se un deputato condannato potesse far parte del Parlamento. Sembrano vicende lontane, ma fanno sempre parte dello stesso contrasto che c’è tra chi crede che la politica debba essere soggetta alle regole e alle leggi e chi pensa che, invece, debba essere al di sopra. Noi l'abbiamo visto nel caso del Porcellum; siamo stati eletti con il Porcellum, la nostra elezione è stata giudicata non conforme alla Costituzione e tutto questo ha prodotto un problema nel Paese, perché una parte del Paese ci considera un Parlamento illegittimo e adesso abbiamo il rischio che si crei la stessa situazione.
  Ma è possibile che il Governo non si accorga dei rischi che sono connessi al fatto di un futuro Parlamento eletto con una legge che a posteriori possa essere giudicata non costituzionale ? Ecco, se io fossi il Governo vorrei sapere se la legge è costituzionale o meno, perché vorrei che i cittadini votassero con una legge che rispetta la Costituzione, che i cittadini hanno dato prova, anche nel recente referendum, di tenere, come è giusto che sia, in altissima considerazione. Noi ci auguriamo che la Corte costituzionale rigetti la richiesta di inammissibilità e continueremo a combattere per una migliore democrazia che tenga in conto la Costituzione e i diritti dei cittadini.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari e cessazione di una componente politica del gruppo Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 19 gennaio 2017, i deputati Lello Di Gioia e Marco Di Lello, già iscritti alla componente politica del gruppo parlamentare Misto «Movimento PPA-Moderati», hanno dichiarato di aderire al gruppo parlamentare «Partito Democratico». La presidenza di tale gruppo, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di avere accolto la richiesta. La componente politica del gruppo parlamentare Misto «Movimento PPA-Moderati» è quindi da ritenersi sciolta, essendo venuto meno il requisito minimo di tre deputati richiesto per la formazione di componenti politiche in seno al gruppo Misto.

Sostituzione di un componente della delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa il senatore Francesco Scalia, in sostituzione del senatore Andrea Marcucci, dimissionario.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 23 gennaio 2017, alle 11:

  1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
  IACONO ed altri: Disposizioni per l'istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico (C. 1178-A).
  Relatrice: Mura.

  2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Mantero ed altri n. 1-01463, Rondini Pag. 31ed altri n. 1-01475 e D'Incecco ed altri n. 1-01476 concernenti iniziative in relazione al fenomeno della resistenza agli antibiotici.

  3. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
  S. 1375 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: PAGLIARI ed altri: Modifica alla legge 20 dicembre 2012, n. 238, per il sostegno e la valorizzazione del Festival Verdi di Parma e Busseto e del Roma Europa Festival (Approvata dal Senato) (C. 4113).
  Relatrice: Piccoli Nardelli.

  4. Discussione sulle linee generali della mozione Airaudo ed altri n. 1-01451 concernente iniziative in relazione ai quesiti referendari in materia di Jobs Act.

5. Discussione congiunta delle Relazioni sull'attività svolta, approvate dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (Doc. XXIII, n. 10 e 23).

  La seduta termina alle 11,50.