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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 713 di martedì 13 dicembre 2016

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PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 11.05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 6 dicembre 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Bonafede, Catania, Cimbro, Coppola, Damiano, De Menech, Epifani, Gelli, Guerra, Lauricella, Mannino, Meta, Piepoli, Sanga, Scanu e Schullian sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della formazione del Governo e del conferimento di incarichi a Ministri.

  PRESIDENTE. Comunico che, in data 13 dicembre 2016, il Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni Silveri, ha inviato la seguente lettera:
  «Onorevole Presidente, La informo che il Presidente della Repubblica, con propri decreti in data 12 dicembre 2016, ha accettato le dimissioni rassegnate il 7 dicembre 2016 dal Gabinetto presieduto dal dottor Matteo Renzi, nonché le dimissioni dalle rispettive cariche rassegnate dai Sottosegretari di Stato.
  Avendo accettato l'incarico di formare il Governo conferitomi in data 11 dicembre 2016, il Presidente della Repubblica mi ha nominato, con proprio decreto in data 12 dicembre 2016, Presidente del Consiglio dei Ministri.
  Con ulteriore decreto in pari data, il Presidente della Repubblica, su mia proposta, ha nominato Ministri senza portafoglio la senatrice dottoressa Anna Finocchiaro, l'onorevole dottoressa Maria Anna Madia, l'onorevole dottor Enrico Costa, il professor Claudio De Vincenti e l'onorevole dottor Luca Lotti.
  Sono stati altresì nominati Ministri: degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, l'onorevole avvocato Angelino Alfano; dell'Interno, il senatore dottor Domenico Minniti, detto Marco; della Giustizia, l'onorevole Andrea Orlando; della Difesa, la senatrice dottoressa Roberta Pinotti; dell'Economia e delle finanze, il professor Pietro Carlo Padoan; dello Sviluppo economico, il dottor Carlo Calenda; Pag. 2delle Politiche agricole alimentari e forestali, il dottor Maurizio Martina; dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, il dottor Gian Luca Galletti; delle Infrastrutture e dei trasporti, il dottor Graziano Delrio; del Lavoro e delle politiche sociali, il signor Giuliano Poletti; dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, la senatrice Valeria Fedeli; dei Beni e delle attività culturali e del turismo, l'onorevole avvocato Dario Franceschini; della Salute, l'onorevole Beatrice Lorenzin.
  Inoltre, il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data 12 dicembre 2016, adottato su mia proposta e sentito il Consiglio dei Ministri, ha nominato l'onorevole avvocato Maria Elena Boschi Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, con le funzioni di Segretario del Consiglio medesimo.
  Infine, con mio decreto in pari data, sentito il Consiglio dei Ministri, ho conferito ai Ministri senza portafoglio, a norma dell'articolo 9 della legge 23 agosto 1988, n. 400, i seguenti incarichi: alla dottoressa Anna Finocchiaro i rapporti con il Parlamento; all'onorevole dottoressa Maria Anna Madia la semplificazione e la pubblica amministrazione; all'onorevole dottor Enrico Costa gli affari regionali; al professor Claudio De Vincenti la coesione territoriale e il Mezzogiorno; all'onorevole Luca Lotti lo sport.
  Firmato: Paolo Gentiloni»

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato stabilito che il dibattito sulle comunicazioni del Governo si svolgerà secondo le seguenti articolazioni: dopo l'intervento del Presidente del Consiglio la seduta sarà sospesa per consentire al Presidente del Consiglio medesimo di recarsi al Senato per consegnare il testo delle dichiarazioni programmatiche. Dalle ore 13 alle ore 16 si svolgerà la discussione sulle comunicazioni del Governo. A partire dalle ore 16 avrà luogo la replica del Presidente del Consiglio, seguita dalle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, con ripresa televisiva diretta. A seguire avrà luogo la votazione per appello nominale.
  Il seguito dell'esame del decreto-legge terremoto avrà luogo a partire dalle ore 9,30 di mercoledì 14 dicembre, con inizio delle dichiarazioni di voto finale a partire dalle ore 12.

Comunicazioni del Governo (ore 11,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca comunicazioni del Governo.
  Ha facoltà di parlare il Presidente del Consiglio dei ministri, Paolo Gentiloni Silveri.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Presidente del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, onorevoli colleghi, signore Ministre, signori Ministri, il Governo che si presenta a chiedere la fiducia è un Governo di responsabilità, garante della stabilità delle nostre istituzioni. È un Governo che intende concentrare tutte le proprie energie sulle sfide dell'Italia e sui problemi degli italiani.
  I compiti di un Governo sono chiaramente definiti dalla Costituzione e il suo profilo politico è iscritto nel quadro della maggioranza che ha sostenuto il Governo precedente e che non è venuta meno. Per qualcuno si tratta di un limite: io lo rivendico. Rivendico il grande lavoro fatto negli anni che abbiamo alle spalle, i risultati ottenuti, che hanno messo in moto le energie dell'Italia e che ci vengono riconosciuti a livello internazionale. Sono risultati di cui siamo orgogliosi e che fanno onore alla maggioranza che li ha sostenuti in questi tre anni di Governo.
  Non mi nascondo naturalmente che, pur nel quadro della medesima maggioranza, il Governo nasce in un contesto nuovo, creato dalla bocciatura nel referendum della riforma costituzionale e dalla conseguente scelta di dimissioni del Presidente Matteo Renzi. Questa scelta, Pag. 3che ha originato la crisi, non era obbligata, ma era stata ampiamente annunciata da Renzi nei mesi scorsi.
  Averla compiuta è stato un atto di coerenza che non solo noi del Governo e della maggioranza, ma, a mio avviso, tutti gli italiani che hanno a cuore la dignità della politica dovrebbero salutare con rispetto. Queste caratteristiche della crisi hanno determinato, sulla base della ferma guida del Presidente della Repubblica Mattarella, che voglio qui ringraziare di fronte a voi, i tempi rapidi del nuovo Governo e ne definiscono il programma.
  Lascio alla dialettica tra le forze politiche il dibattito sulla durata del nuovo Governo. Per quanto ci riguarda, vale la Costituzione: il Governo dura fin quando ha la fiducia del Parlamento. Spetta a me, piuttosto, indicare quali saranno le priorità della nostra azione, tesa a completare il lavoro fatto fin qui.
  La prima priorità è senz'altro l'intervento nelle zone colpite dal terremoto. Abbiamo avuto una risposta straordinaria di tutte le nostre forze dell'ordine, dei volontari, della Protezione civile, nell'emergenza, ma siamo ancora in emergenza, e dalla qualità della ricostruzione dipende la qualità del futuro di una parte rilevante del territorio dell'Italia centrale. E da questi passi che faremo dipende anche la forza che avremo nello sviluppare quel programma a lungo termine che abbiamo definito «Casa Italia» e che cerca di lavorare sulle cause profonde dei danni che vengono provocati dagli eventi sismici nel nostro Paese.
  Avremo un'agenda di lavoro molto fitta. Mi limito ad alcune priorità: ci metteremo al lavoro innanzitutto sul terreno internazionale, dove ci aspettano appuntamenti molto importanti.
  Tra un paio di settimane l'Italia entrerà nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e assumerà la Presidenza di turno del G7. Lo faremo in un momento difficile, caratterizzato da una particolare incertezza che si determina anche per la contestualità con la transizione americana, che come sapete si concluderà il 20 gennaio; e approfitto dell'occasione per dire che noi siamo pronti a collaborare con quello che è da sempre il nostro principale partner ed alleato, gli Stati Uniti, forti nella difesa dei nostri principi, ma convinti sostenitori dell'Alleanza atlantica. Incertezza accentuata dalle condizioni molto difficili di diversi teatri di crisi nel mondo.
  L'impegno sarà particolarmente rilevante nel contesto dell'Unione europea, e io credo che sia importante, se il Governo riceverà la fiducia del Parlamento, la possibilità di partecipare sin da giovedì ad un importante Consiglio europeo con l'Italia rappresentata a pieno titolo. L'Italia è tra i Paesi fondatori dell'Unione europea, e devo dire nella mia precedente esperienza ho tenuto molto a sottolineare questo ruolo dell'Italia tra i sei Paesi fondatori di questa straordinaria esperienza che è l'Unione europea, di cui ci accingiamo, nel mese di marzo, a veder celebrare il sessantesimo anniversario, e non sarà una celebrazione ma una scommessa sul futuro; o almeno noi cercheremo, noi Governo italiano, di non farne soltanto una celebrazione, ma di farne un momento di discussione proiettata verso l'avvenire.
  Il Consiglio europeo di giovedì e venerdì, nel quale avremo due o tre questioni molto rilevanti all'ordine del giorno: la discussione in corso sul rinnovo del cosiddetto Regolamento di Dublino, quello che definisce l'atteggiamento dell'Unione europea circa la prima accoglienza dei rifugiati e dei migranti; e su cui vi devo dire che l'Italia avrà una posizione molto netta nel sostenere quelle che sono le nostre ragioni, perché ancora una volta non è accettabile, e ancor meno lo sarebbe nel quadro di una ipotetica riforma di questo Regolamento, che passi di fatto il principio di un'Europa troppo severa su alcuni aspetti delle sue politiche di austerity e troppo tollerante nei confronti di Paesi che non accettano di condividere le responsabilità comuni sui temi dell'immigrazione. Poi discuteremo di Siria, del modo in cui la crisi siriana sta definendo i rapporti tra l'Unione europea e la Russia, in un momento di transizione per l'amministrazione americana.Pag. 4
  Accanto alla politica estera cercheremo di dare messaggi forti sulla nostra sicurezza, nel contrasto alla criminalità organizzata, nel lavoro sempre più forte per prendere in mano il tema dei flussi migratori, delle politiche di accoglienza, delle politiche di rimpatrio, della gestione condivisa con le amministrazioni locali di tale questione, mantenendo l'equilibrio che ha caratterizzato il Governo in questi anni su questo tema, e cercando, se possibile, di essere ancora più efficaci nelle politiche di attuazione.
  Sul terreno economico, naturalmente. Il Governo intende accompagnare e rafforzare la ripresa che finalmente, gradualmente, a nostro avviso ancora molto lentamente, si sta manifestando però anche nel nostro Paese. Accompagneremo la ripresa con le grandi infrastrutture, con il piano straordinario dell'industria 4.0, con un nuovo slancio alla green economy, frontiera su cui davvero possono farsi valere le eccellenze del mondo dell'impresa italiano nel quadro delle decisioni internazionali che sono state prese sul clima, e che l'Italia difenderà nei prossimi mesi con molta forza.
  È in questo quadro che affronteremo anche i problemi legati al nostro sistema bancario, che è un sistema, nel suo insieme, solido, che, finanziando l'economia reale, sta contribuendo alla ripresa e si sta lasciando alle spalle, anche grazie alle misure prese dal Governo negli ultimi due anni, le conseguenze di una profonda recessione. Sappiamo tutti che vi sono dei casi specifici che, anche a causa di comportamenti inadeguati o illeciti di amministratori sui quali la magistratura sta indagando, richiedono oggi un rafforzamento patrimoniale e per i quali sono stati predisposti piani di ristrutturazione e aumenti di capitale attraverso il ricorso al mercato.
  Voglio dire molto chiaramente, in questa occasione, che il Governo, come sapete, ove necessario, è pronto a intervenire per garantire la stabilità degli istituti e il risparmio dei cittadini. E prendo questo spunto per ribadire qui che l'Italia è un'economia forte, che non è aperta a scorribande, che ha smentito in modo molto chiaro le profezie di apocalisse che qualcuno aveva fatto in caso di questo o quell'esito del referendum. Questa è l'Italia.
  L'impegno del Governo sarà molto importante, naturalmente, sul piano sociale, per completare la riforma del lavoro, per attuare le procedure riguardanti le norme sull'anticipo pensionistico, così come sul terreno dei diritti, dove molto è stato fatto, ma altri passi avanti possono essere realizzati.
  Infine, intendiamo ridare slancio a tre grandi azioni di riforma che sono in corso e che necessitano di un impulso ulteriore: la riforma della pubblica amministrazione, la riforma del processo penale, il libro bianco della difesa, cui sono collegate tante iniziative.
  Infine, vorrei aggiungere all'agenda delle nostre priorità due grandi questioni, su cui finora, a mio avviso, non abbiamo dato risposte pienamente sufficienti.
  Innanzitutto, mi riferisco ai problemi che riguardano la parte più disagiata della nostra classe media: parlo sia del lavoro dipendente che delle partite IVA. Questa parte più disagiata della nostra classe media deve essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire l'economia. Proprio perché noi non vogliamo rinunciare alla società aperta, ai vantaggi del commercio internazionale, all'evoluzione digitale, proprio per questo dobbiamo difendere quei ceti disagiati che da queste dinamiche si sentono penalizzati o addirittura sconfitti.
  Poi, dobbiamo fare molto di più anche sul Mezzogiorno. La decisione di formare un Ministero esplicitamente dedicato, oltre che alla coesione territoriale, al Mezzogiorno non deve far pensare a vecchie logiche del passato. Al contrario, noi abbiamo fatto molte cose in questi anni per il Sud, ma credo che sia ancora insufficiente la consapevolezza che proprio dal Sud e dalla sua modernizzazione può venire la spinta più forte possibile, oggi, per la crescita della nostra economia.
  Onorevoli colleghi, accanto a questa attività, alla nostra agenda, prenderà corpo il confronto tra le forze parlamentari Pag. 5sulla legge elettorale e sulla necessaria armonizzazione delle norme tra Camera e Senato.
  È un confronto nel quale il Governo – voglio ribadirlo, come ho avuto occasione già di dire negli incontri con le diverse delegazioni – non sarà l'attore protagonista. Spetta a voi, onorevoli colleghi, la responsabilità di promuovere e trovare intese efficaci.
  Certo, il Governo non starà alla finestra, cercherà di accompagnare, di facilitare e anche di sollecitare questo confronto. La sollecitudine non deriva dalle valutazioni sulla durata dell'Esecutivo, deriva dalla consapevolezza istituzionale del fatto che il nostro sistema parlamentare ha bisogno di regole elettorali certe e pienamente applicabili e ne ha bisogno con urgenza.
  Le consultazioni, onorevoli colleghi, hanno evidenziato l'impossibilità di una convergenza generale nel sostegno a questo Governo di responsabilità, che pure era stata invocata. Ne abbiamo preso atto, procedendo nel quadro della maggioranza, anche se ci auguriamo che possano maturare apporti e convergenze più larghe su singoli provvedimenti, ma di una discontinuità almeno nel confronto pubblico io penso che avremmo davvero bisogno e sarà uno dei miei impegni maggiori sul piano personale.
   Il Governo non si rivolgerà certo a quelli del «sì» contro quelli del «no»; si rivolge a tutti i cittadini italiani. Si basa su una maggioranza, rispetta le opposizioni e chiede rispetto per le istituzioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Democrazia Solidale-Centro Democratico e Civici e Innovatori). Chi, come me, è sempre stato animato da passione politica non si ritrova nella degenerazione di questa passione. La politica, il Parlamento sono il luogo del confronto dialettico, non dell'odio o della post verità. Chi rappresenta i cittadini deve diffondere sicurezza, non paura. Su questo è impegnato il Governo e anche su questo chiede alla Camera la sua fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Area Popolare (NCD-UDC), Democrazia Solidale-Centro Democratico e Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Grazie, signor Presidente del Consiglio.
  Colleghi e colleghe, la seduta sarà sospesa adesso per consentire al Presidente del Consiglio di recarsi al Senato per depositare il testo delle dichiarazioni programmatiche e riprenderà alle ore 13. Alla ripresa avranno luogo la discussione sulle comunicazioni del Governo, la replica del Presidente del Consiglio, le dichiarazioni di voto sulla mozione di fiducia e la relativa votazione per appello nominale.
  Lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione (vedi l'allegato A), stabilita a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti dei gruppi, è in distribuzione.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 11,35, è ripresa alle 13,05.

(Discussione)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo.
  È iscritto a parlare il deputato Matteo Mauri. Ne ha facoltà.

  MATTEO MAURI. Grazie, signora Presidente. Innanzitutto, Presidente, le vorrei dare, a nome di tutto il Partito Democratico, semplicemente il benvenuto in quest'Aula, da neopresidente, e mi faccia dire subito che ho molto apprezzato la sua frase di qualche giorno fa, quando, di fronte alla richiesta di disponibilità da parte del Capo dello Stato e di fronte all'indisponibilità di molti, lei ha detto che avrebbe accettato di comporre il Governo non per scelta, ma per responsabilità e che avrebbe svolto il suo compito con dignità. Queste sono le parole giuste di chi si considera un servitore dello Stato quando viene chiamato a un incarico così importante in una fase così delicata, perché questa – credo che sia chiaro a tutti – è Pag. 6una fase delicata, una fase delicata dal punto di vista istituzionale perché una riforma costituzionale, di cui si parlava da anni e su cui si era inizialmente impegnato solennemente tutto il Parlamento, è stata prima disconosciuta da una parte di coloro che hanno contribuito a scriverla e poi respinta dal voto referendario, perché, in conseguenza di quel voto, il Presidente Renzi si è dimesso, facendo una scelta di coerenza molto rara in questo Paese, e con lui ovviamente il Governo, e perché – come sappiamo bene tutti – non disponiamo di una legge elettorale immediatamente utilizzabile per andare al voto, visto che è sotto il vaglio della Corte costituzionale.
  Ma questa è una fase delicata – anche e soprattutto, direi – dal punto di vista economico e sociale perché, nonostante gli sforzi di questa maggioranza, nonostante le scelte di Governo che abbiamo saputo mettere in atto e nonostante i risultati certificati e concreti che abbiamo raggiunto, la crisi morde e morde ancora e se c’è una cosa che ci sta a cuore sono proprio le condizioni di vita concrete dei nostri concittadini. La realtà la vediamo benissimo, non abbiamo bisogno che qualcuno ce la spieghi, e capiamo perfettamente i problemi e le difficoltà che vivono ancora molti italiani, perché, mentre qualcuno urla e basta, noi i problemi li stiamo cercando di risolvere, quelli vecchi, che abbiamo ereditato dal passato, e quelli che ci troviamo addosso ogni giorno. Dicevamo prima delle difficoltà degli italiani, proprio quelle difficoltà che lei, Presidente Gentiloni, ha messo al centro anche oggi delle sue riflessioni, proprio quelle difficoltà che devono essere superate continuando nel lavoro riformatore di rilancio del nostro Paese e che sono all'ordine del giorno del suo Governo. Questa è la cosa che ci sta più a cuore. E lei, Presidente, anche oggi ha usato frequentemente la parola «responsabilità»; è una parola semplice, è un concetto semplice: quando la situazione si fa difficile per tutti, quando qualcuno ha bisogno del nostro aiuto, dovrebbe scattare in ognuno di noi il meccanismo del senso di responsabilità; si mettono da parte i nostri interessi personali o di parte e si mettono davanti a tutto gli interessi di chi ha bisogno del nostro aiuto. Vale nella vita di tutti i giorni, dovrebbe valere a maggior ragione anche in politica e dentro a queste Aule. E quando è l'Italia a chiedere una mano perché vive una fase delicata e difficile, quella mano non la si dovrebbe negare mai. All'apparenza è un concetto semplice, invece in realtà è un concetto molto poco praticato, perché spesso prevale l'interesse personale o di partito, perché c’è sempre qualcuno che preferisce far finta di niente, girarsi dall'altra parte e fare i propri piccoli conti. Questo è il motivo per cui, di fronte alla richiesta del Presidente della Repubblica di condividere il peso della responsabilità in questo momento, tanti qui dentro purtroppo hanno risposto di «no». Ma questo non è il nostro modo di fare, questo non è il nostro modo di intendere la politica e lo dimostra il fatto che solo qualche anno fa, quando c’è stato chiesto di esserci in un momento drammatico, noi abbiamo risposto: «presente», quando avremmo potuto fare diversamente, quando avremmo potuto facilmente capitalizzare subito un vantaggio elettorale, quando, non per un inciampo elettorale, come è capitato a noi oggi, ma per una gestione dissennata che noi avevamo denunciato per tempo, altri avevano portato l'Italia sull'orlo del baratro. Noi, anche in quel caso, abbiamo risposto: «Ci siamo ! Non ci conviene, ma ci siamo !», mentre altri, che quel disastro avevano contribuito a combinarlo, sgattaiolavano fuori, come se nulla fosse, dalla porta di servizio, più abituati a urlare che bravi a risolvere i problemi. Si potrebbe veramente dire, in questo caso, che il lupo perde il pelo, ma non il vizio.
  In secondo luogo, Presidente Gentiloni, mi faccia fare i complimenti, i complimenti per essere riuscito a comporre, bene e in tempi molto rapidi, in una situazione obiettivamente complicata, il nuovo Governo; un Governo che ha al suo interno tutta la forza, le capacità e le competenze per guidare l'Italia in questo momento difficile.Pag. 7
  Ci sono alcune cose, che ho sentito dire in questi giorni, durante la crisi di governo, su cui vorrei fare una valutazione, a cui sinceramente tengo, perché è una valutazione di fondo. Perché, guardi, abbiamo sentito proprio di tutto o, per meglio dire, mi sembra proprio che c’è chi ha detto tutto e il contrario di tutto, sostenendo delle posizioni decisamente molto curiose.
  Per esempio, ho sentito dire da un'importante figura istituzionale di questa Camera, il Vicepresidente Di Maio in particolare, che il Presidente Renzi avrebbe dovuto rimanere in carica dopo le dimissioni, in attesa della sentenza definitiva della Corte e delle elezioni, cioè ancora per qualche mese. Ma come ? Ma lo stesso Di Maio non aveva mica chiesto a gran voce di votare «no» per «mandare a casa Renzi» ? E poi ci spiega, invece, che doveva rimanere lì. Curioso il ragionamento. Ma poi ci chiarisce meglio il suo pensiero e aggiunge che sarebbe dovuto rimanere per fare solo l'ordinaria amministrazione, perché – continuo a citare – «il nostro obiettivo (del MoVimento 5 Stelle) è non mettere altri Governi nelle piene disponibilità dei loro poteri». Bene, in sostanza Di Maio ci spiega, un giorno sì e l'altro pure, che gli italiani sono in difficoltà e poi, in piena emergenza terremoto, con il sistema bancario sotto tiro, in attesa dell'attuazione delle norme sulla pensione anticipata, con i problemi che conosciamo e che, lei ha detto bene, si devono affrontare al Sud, la sua proposta qual è ? È quella di lasciare il Paese senza un Governo con pieni poteri ? Beh, un'idea decisamente bizzarra, direi. Ma di cosa avete paura, mi chiedo. Avrete mica paura di un Governo vero, di un Governo con pieni poteri ? Perché, in quel caso, attenzione, il Governo c’è, e qui ce n’è uno.
  Poi mi vorrei sincerare di una cosa. Non vorrei che, a furia di ripetere le cose allo sfinimento, qualcuno abbia finito col credere alla propria propaganda. Spero che nessuno vorrà dire anche in quest'Aula che stiamo eleggendo un altro Presidente del Consiglio non eletto dal popolo. Ve ne prego. In quel caso, Presidente, le rinnovo in via preventiva il nostro benvenuto in quest'Aula, dove, meglio specificarlo, insieme al Senato si esercita la democrazia, in nome del popolo sovrano che si esprime attraverso il voto, perché questo è quello che vuole la democrazia parlamentare, perché questo è quello che prevede la nostra Costituzione.
  Comunque, in ogni caso, voglio tranquillizzare tutti i deputati presenti e assenti e pure i parlamentari europei, soprattutto quelli che di solito sono assenti. Lo dico in modo chiaro: il Partito Democratico c’è e non solo, statene sicuri, non ha paura di eventuali elezioni anticipate, ma è prontissimo ad affrontarle; e ci mancherebbe, non si è mai visto un giocatore di calcio che avesse paura di entrare a giocare una partita in uno stadio. Non appena ci saranno le condizioni, per la sentenza della Corte o, meglio ancora, per una legge fatta insieme, io dico, in Parlamento, noi saremo lì a giocare la nostra partita e a quel punto si vedrà chi ha solo parole o chi ha i fatti da mettere sul piatto della bilancia. Nel frattempo non staremo con le mani in mano, nel frattempo faremo tutto quello che sarà possibile con questo Governo, per fare il bene del nostro Paese.
  Invece, sempre riportando qualche posizione curiosa, Salvini l'altro giorno diceva: «Voglio il voto subito, appena dopo la sentenza della Corte, altrimenti noi scendiamo in piazza per una raccolta di firme per elezioni subito. Mattarella non può pensare di farci perdere ancora tempo.» Però, esattamente nella stessa intervista riesce anche a dire che ci vorrebbe il Mattarellum, una legge con un premio di maggioranza. Guardi, delle due l'una: o si aspetta la sentenza oppure si fa una legge elettorale in Parlamento; decida come vuole, ma decida. Sappia solo che per fare una legge in Parlamento in tempi accettabili, per di più se con un impianto maggioritario, serve un minimo di collaborazione sua e di altri.
  Se questa collaborazione c’è, batta un colpo, prima o dopo Natale, come meglio crede, ma su una cosa non si può scherzare, sul Presidente della Repubblica. Non Pag. 8si raccolgono firme contro il Presidente della Repubblica. Il Presidente Mattarella non fa perdere tempo a nessuno. Il Presidente esercita in maniera rigorosa e puntuale il proprio ruolo che gli è affidato, non da Salvini, ma dalla Costituzione. E al Presidente Mattarella va tutta la nostra stima e il nostro ringraziamento per l'alto senso delle istituzioni e la lucidità politica con cui ha condotto questa delicata fase della nostra democrazia. Altro che firme (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Civici e Innovatori) !
  Comunque, veda Presidente, mi lasci dire questo, non si deve preoccupare, perché qui dentro purtroppo ci sono molti professionisti della contestazione: non gli va mai bene niente, sono contro a prescindere, se dici blu loro volevano rosso, se dici rosso volevano blu, sono i professionisti del complotto, i maghi delle bufale da web, quelli che, nemmeno per sbaglio, possono ammettere che una cosa l'hai fatta come si deve, quelli che, se in una frase non mettono la parola «banchieri», «poltrone» o «ladri», poi dopo non riescono a dormire bene la notte, quelli che se la mattina esce un dato Istat negativo per l'Italia ...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MATTEO MAURI. Concludo, Presidente, sto finendo. ... gli si stampa un sorriso in faccia, pregustando già la prima dichiarazione che possono fare; quelli che ogni giorno c’è un attentato alla democrazia, quando la democrazia non sono capaci di praticarla nemmeno a casa loro.
  Ma cosa dobbiamo fare allora ? Niente, Presidente. Semplicemente andiamo avanti per la nostra strada, seriamente, preoccupandoci poco di chi urla o insulta qui dentro e occupandoci molto di chi sta là fuori, e ha bisogno di buona politica, avendo sempre in mente che quello che c’è da fare per l'Italia noi lo sappiamo bene, consapevoli di quello che abbiamo già fatto e concentrati su quello che dobbiamo ancora fare per gli italiani. Buon lavoro a tutto il Governo, buon lavoro a lei, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Grazie. È iscritto a parlare il deputato Nicola Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Grazie signora Presidente.
  Signor Presidente del Consiglio, signori e signore del Governo, questa mattina un importante istituto bancario italiano, UniCredit, ha annunciato il proprio piano industriale, nel quale dichiara un obiettivo di 4,7 miliardi di utile entro il 2019 e annuncia altri 6.500 esuberi, per un totale di 14 mila, entro il 2019; il titolo, naturalmente, è subito schizzato in Borsa. Vedete, parto da qui, perché qui credo ci sia il segno più drammatico di un Paese malato, che è però il Paese reale, quello che, temo, la maggioranza di questo Parlamento, questo Governo continui a non vedere. Quello che oggi avete offerto qui è uno spettacolo che a noi pare soprattutto grottesco. Siamo di fronte al Governo Renzi, senza Renzi, siamo di fronte a un Governo che, all'indomani di un voto, quello del 4 dicembre, che con 20 milioni di «no» ha seppellito la pessima «deforma» costituzionale, promuove la Ministra che l'aveva immaginata, ideata e sostenuta, a Sottosegretaria unica alla Presidenza del Consiglio, Maria Elena Boschi. Siamo qui di fronte a un Governo che, di fronte a milioni di giovani italiani che hanno rispedito indietro i bonus che dovevano in qualche modo mettere un po’ di fumo sulla condizione insopportabile di precarietà e marginalità e di assenza di futuro che attanaglia un'intera generazione, hanno detto no alla loro condizione, rifiutando quel dato, anch'esso impressionante, che ci racconta di un'Italia nella quale, a novembre del 2016, sono arrivati a 110 milioni i voucher venduti in questo Paese. Sì i voucher, un pezzo di carta che si compra perfino in tabaccheria e che serve a legalizzare nuove forme di schiavitù nel mondo del lavoro, in uno dei Paesi del G7, nel 2016. E a questi «no», ai «no» di questa generazione avete risposto confermando qui, in questo Governo, il «Ministro» dei voucher. Siete il Governo che ha promosso il «Ministro» del Kazakistan Pag. 9agli Esteri, forse per valorizzarne le prove di esperienza internazionale. Siete il Governo che parla di Mezzogiorno, finalmente vorrei dire, qui sì forse c’è una discontinuità – nel Governo precedente pareva perfino difficile pronunciarla la parola Mezzogiorno – e tuttavia lo fate in un modo un po’ curioso. Avete tirato fuori di nuovo un Ministero, quello alla coesione territoriale, che è stata una buona idea, forse una delle poche, del Governo Monti – lo aveva costruito il Ministro Barca, allora – eppure siete riusciti a scorporarlo dal Ministero agli affari regionali e siete riusciti a scorporarlo perfino da una delega assai importante, che non è passata nella grande comunicazione, quella al CIPE, assegnata all'ex sottosegretario, oggi Ministro, Luca Lotti, Ministro dello sport e dell'editoria, deleghe con le quali il CIPE c'entra assai poco o forse a me sfugge la relazione tra questi incarichi di Governo e il CIPE, cioè lo strumento operativo che dovrebbe garantire l'efficacia di un Ministero alla coesione, in particolare di un Ministero al Mezzogiorno. Insomma, avete fatto anche qui un po’ un pasticcio che sembra consegnare l'attenzione al Mezzogiorno doverosa in vero a una foglia di fico, a un'operazione sostanzialmente di propaganda, e siete riusciti a dirci qui questa mattina – lo ha fatto lei, Presidente del Consiglio – che l'Italia – lo sapevamo, per la verità – è un Paese forte al punto da aver smentito le profezie catastrofiste che, lei ha detto, qualcuno aveva fatto sull'esito del referendum.
  Signor Presidente del Consiglio, quel qualcuno sta seduto lì accanto a lei, nei banchi del Governo e di questa maggioranza. Non è stato qualcuno a caso a raccontare agli italiani e alle italiane che se avesse vinto il «no» sarebbero arrivate le cavallette, che se avesse vinto il «no» lo spread sarebbe schizzato a vette impossibili (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e Misto-Conservatori e Riformisti), che se avesse vinto il «no» sarebbe finita ogni possibilità di immaginare un futuro per il nostro Paese. Siete stati voi ! Ebbene, ha vinto il «no» e niente di tutto questo è successo. Abbiamo perfino sentito poco fa, da un collega del Partito Democratico, un lungo elogio della saggezza della nostra Costituzione, quella che avevate provato a stravolgere con un pessimo impianto di riforma. Insomma, lo ripeto: uno spettacolo che ci pare grottesco.
  C’è una cosa, però, che le riconosco ed è quello che avevamo chiesto a lei, che chiediamo a questo Governo, e cioè di segnare almeno su un punto un elemento di discontinuità. Su questo vigileremo affinché questo Governo rispetti il ruolo del Parlamento almeno sulle regole. Lei qui lo ha ribadito: il Governo non sarà protagonista sulla legge elettorale. Ce lo auguriamo; ce lo auguriamo dopo lo spettacolo – qui sì, non grottesco ma indecoroso – di un Governo e di una maggioranza che ha imposto al Parlamento una legge elettorale con tre voti di fiducia, una legge elettorale che quella sera fu dichiarata la migliore d'Europa – l'avrebbero copiata tutti in sei mesi; ve lo ricordate ? – e che rapidamente è diventata orfana di madre e di padre. Su questo vigileremo, perché questa scelta, quella di dare al Parlamento lo spazio per discutere di una legge elettorale omogenea che porti rapidamente il Paese alle urne, è l'unica scelta che può restituire agli italiani e alle italiane il sacrosanto diritto democratico di scegliere il proprio Parlamento e poi anche il proprio Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, signori Ministri, onorevoli colleghi, anch'io mi unisco al benvenuto al Presidente del Consiglio. È chiaro che questo Governo nasce in condizioni particolari. Tutte le forze politiche, almeno teoricamente, dicono che si deve andare a votare immediatamente e questo ha determinato il fatto che è stato impossibile avere una maggioranza più ampia, come lei oggi ha rilevato. Il fatto che si stia guardando verso un'eventuale campagna elettorale ha Pag. 10fatto anche sì che, mentre una parte delle opposizioni si è rifiutata di far parte o di collaborare al Governo in maniera normale, altre, che fino a qualche settimana fa ci hanno insegnato che stavano difendendo la Costituzione, le istituzioni parlamentari e l'equilibrio dei poteri, vanno a discutere in piazza, discutono sui social e dicono che non vengono a votare e non partecipano al dibattito parlamentare nel pieno rispetto della Costituzione, ma di questo siamo abbastanza abituati.
  È un momento particolare e lei ha giustamente detto che il Governo accompagnerà, senza diventare un attore principale, il percorso sulla legge elettorale. Credo ovviamente che un contributo del Governo a portare avanti il lavoro sarà utile, ma credo che debba essere il Parlamento a fare la legge elettorale. Credo che debba essere il Parlamento, non la Corte costituzionale. Io su questo ho trovato assurdo chi ha detto: «Aspettiamo la sentenza della Corte e basta». Abbiamo sentito anche addirittura qualcuno – parlo della Lega Nord – che ha detto che andrà in piazza per andare a votare con la legge elettorale così come è.
  Poi, se il Paese è ingovernabile non importa, perché tanto la cosa importante è capitalizzare sui risultati il referendum (quindi, una visione ampia e istituzionale). In realtà, serve una legge elettorale, serve una legge elettorale fatta bene e il Parlamento dovrà lavorare bene. La Corte Costituzionale darà un contributo, ma la responsabilità spetta a noi. Se uscirà fuori una brutta legge elettorale sarà colpa di questo Parlamento. Ricordo che, prima del voto sul referendum, molti rappresentanti di opposizione ci hanno detto: «Lasciateci fare e in poche settimane, dopo il referendum, faremo la legge elettorale». Adesso sono ovviamente particolarmente interessato, in quanto presidente della I Commissione e quindi avremo il dibattito nella I Commissione, a vedere in quante settimane riusciremo a trovare una posizione comune.
  È evidente che, come lei ha detto oggi, signor Presidente, lei lavora nel pieno dei suoi poteri costituzionali ed è giusto che sia così, perché spetta ai partiti definire sia la legge elettorale sia il percorso verso le elezioni. È indubbio che ci siano moltissimi appuntamenti importanti in questa fase: lei ha citato il terremoto e io credo che su quello non ci sia molto da dire ma bisogna solo stare zitti, possibilmente uniti e lavorare senza polemiche eccessive. Questa è una speranza, vedremo se vana già domani, ma diciamo che sul terremoto non ho nulla da aggiungere.
  Penso che i due passaggi fondamentali, i due aspetti fondamentali della sua politica nelle prossime settimane saranno, da un lato, i rapporti con l'Europa. Come lei ha giustamente detto, c’è il tema immigrazione e il Regolamento di Dublino nuovo, che in Commissione abbiamo bocciato con una relazione che la Commissione ha deciso di approvare perché questo nuovo Regolamento di fatto scarica sul nostro Paese delle responsabilità aggiuntive rispetto a quelle attuali anziché liberarci. Credo anche che sarà importante continuare il dialogo con l'Unione europea sui profili di crescita e sul profilo delle riforme e su questo credo che sia molto importante un aspetto: lei ha giustamente detto che si deve proseguire il lavoro del Governo sulle riforme.
  Noi in questi giorni abbiamo sentito molti interventi da moltissime parti, soprattutto dall'opposizione ma anche dalla maggioranza, che sembravano quasi dire che il voto sul referendum debba avere, come conseguenza naturale, quella di tornare indietro su tutto quello che il Governo ha fatto in questi mesi. Noi rifiutiamo, come gruppo, questa impostazione e pensiamo che si debba continuare sulla politica di riforme. Ci sono aspetti che lei ha evidenziato e su cui tornerò tra un attimo che sicuramente richiedono maggiore attenzione, ma non vorremmo che l'esito del momento referendario fosse la controriforma su una serie di aspetti fondamentali e penso a: riforma delle banche, riforma della P.A., riforma del lavoro, tutti interventi che abbiamo sostenuto, promosso e in taluni casi contribuito a scrivere e che sono fondamentali per la crescita di questo Paese. Oggi si cerca di dire Pag. 11che tutti i problemi del Paese derivano dal Jobs Act, dalla riforma della P.A. o dalla riforma delle banche popolari, ma è esattamente il contrario: sono provvedimenti che sono intervenuti su settori che erano già in crisi gravissima e che aspettavano quegli interventi da decenni. È importante che il Governo vada avanti su quella strada e ho apprezzato particolarmente il riferimento che lei ha fatto a continuare quel lavoro.
  Credo che si debba lavorare anche su altri aspetti che sono stati oggetto dell'azione del Governo; penso alle semplificazioni – nei decreti di attuazione della «legge Madia» ci sono molti provvedimenti importanti su questo tema –, penso alla giustizia, penso alla concorrenza, perché credo che sia sbagliato, per un Paese in cui la concorrenza in quasi tutti i settori dell'impresa è quanto meno limitata, dimenticarsi della legge sulla concorrenza che giace al Senato e spero che possa essere resuscitata rapidamente, perché il nostro Paese non ha bisogno di politiche statali per creare posti di lavoro, come sento dire a qualcuno: lo Stato deve facilitare, aiutare e stimolare l'innovazione e la modernizzazione del Paese, ma la ricchezza la creano le imprese, e noi pensiamo che si debba rilanciare questo principio, che sta venendo dimenticato, perché se è vero che ci sarà e ci dovrà essere un intervento sui voucher di cui parlava l'onorevole Fratoianni poco fa, è anche vero che non si può pensare di risolvere il problema della mancanza di lavoro esclusivamente con interventi statali e aumento della spesa pubblica.
  Questa è la visione che si sente arrivare da tutti i lati del Parlamento – perché il paradosso è che da destra e da sinistra si sente continuamente questo –, noi pensiamo che serva una politica degli investimenti, serva un rilancio anche dell'azione pubblica, ma serve anche molto più libero mercato, molta più concorrenza, ne abbiamo un enorme bisogno. L'unico tema sul quale mi sento di fare un riferimento aggiuntivo, rispetto a quello che ha detto oggi il Presidente del Consiglio, è la questione dei giovani, che credo sia legata anche all'innovazione. Abbiamo letto in questi giorni del voto dei giovani sul referendum; credo che si debba finalmente affrontare il fatto che le nostre politiche, il nostro sistema imprenditoriale, il nostro sistema pubblico, il nostro sistema del welfare è stato troppe volte gestito, fatto e riformato tenendo conto soltanto di chi un lavoro ce l'ha, delle imprese che esistono e senza invece stimolare e facilitare, da un lato, la creazione di nuove imprese e nuove iniziative da parte dei giovani e senza affrontare quello che sarà ed è il tema del momento dal punto di vista del welfare, che è il tema dei giovani senza lavoro di oggi e del sistema pensionistico che arriverà ai giovani in futuro.
  Bisogna, senza paraocchi ideologici, affrontare questo tema, perché in tutti i settori, sia dei liberi professionisti sia del lavoro dipendente, questo è un problema gigantesco, che viene costantemente rinviato ed evitato. Bene l'Ape, però sicuramente non va in quella direzione. Bisogna pensare a come noi garantiremo, a chi oggi ha un lavoro diverso da quello del passato, una pensione equa e dignitosa, come la Costituzione prevede. Quindi, signor Presidente del Consiglio, noi pensiamo che il Governo debba andare avanti nel perseguire quello che è stato avviato in questa legislatura con correzioni, i nuovi interventi, gli interventi sul Mezzogiorno di cui si è parlato, insomma continuando un percorso di innovazione e riforma del Paese. Bisogna modernizzare. Noi, come gruppo, siamo sempre stati dei sostenitori della libertà economica, della libertà dei cittadini e dell'innovazione, e credo che, come abbiamo sempre fatto, sosterremo il Governo, continuando però a vigilare che non si ceda a tentazioni di controriforma e ritorno a politiche, anche industriali, da anni Settanta, perché non è quello di cui ha bisogno il Paese. Confidiamo che così non sarà e su queste basi credo che continueremo a lavorare insieme con la lealtà che ci ha sempre contraddistinto (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

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  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Walter Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, Presidente Gentiloni, che dire ? Benvenuto in questo incubo, nel senso che c’è un qualcosa che sta girando in rete in questi giorni – una frase abbastanza simpatica – che io voglio ricordarle: il Partito Democratico incarica il Partito Democratico di formare un nuovo Governo del Partito Democratico dopo le dimissioni del Governo del Partito Democratico per il fallimento del referendum del Partito Democratico.
  Presidente, già da queste poche parole lei capisce in che guaio è andato ad infilarsi. C'era un bel film, una volta, Presidente – la mettiamo in modo ironico, in questo caso –, il cui titolo era: Tutti gli uomini del Presidente. Bene, forse avete emendato il titolo di quel film chiamandolo «Tutti gli uomini del presidente precedente, ovvero di Matteo Renzi», perché non abbiamo visto nessun cambio di rotta. Noi abbiamo chiesto elezioni subito; abbiamo chiesto che la Consulta e i parlamentari lavorassero giorno e notte, anche prima della fine di gennaio, per poter andare al voto il prima possibile, che è quello esattamente che vi hanno chiesto gli elettori italiani in seno al voto referendario del 4 dicembre.
  Presidente Gentiloni, l'ho ascoltata parlare di economia, di ripresa, di green economy, di sociale, di lavoro, di migranti, per i quali le scelte, tra l'altro, se non ricordo male, lei ha detto devono essere condivise con gli enti locali. Bene, si rivolga alla persona che attualmente è alla sua destra, il Ministro Alfano, che non ha mai applicato questo tipo di politiche nei confronti degli enti locali, con i migranti che gli enti locali hanno dovuto sobbarcarsi in questi anni, in questi mesi.
  Presidente, ha parlato di sicurezza, ma spiegatemi – e spiegatemelo tutti –: farete tutte queste cose nel giro di quattro o cinque mesi ? Nel giro di tre mesi ? Perché, ve lo ricordo, il segretario del Partito Democratico dice di andare al voto – e su questo siamo d'accordo – quanto prima, addirittura a marzo, febbraio, subito, immediatamente. Quindi, voi volete fare tutta questa roba nel giro di quattro mesi, nel giro di tre mesi. Allora, onorevole Gentiloni, di fatto, cambiando l'ordine dei Ministri, il risultato non cambierà, però una cosa mi è saltata all'occhio, ascoltandola, ieri sera, durante il giuramento dei Ministri, e vado a recitarla. Il Ministro, quando giura, dice: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell'interesse esclusivo della Nazione»; ma voi in questo caso state facendo l'opposto, perché di quale Costituzione state parlando, se eravate tutti pronti a cambiare la Carta costituzionale ? Quindi, avete dovuto cambiare l'atteggiamento in corsa, adeguandovi alla Carta costituzionale che non siete riusciti a cambiare.
  Poi – e chiudo, Presidente –, un accenno rispetto all'interesse esclusivo della Nazione: per quanto riguarda l'immigrazione, per quanto riguarda il lavoro, per quanto riguarda il welfare, per quanto riguarda tutti i passaggi che sono stati fatti in modo pessimo dal Governo precedente e che saranno fatti in modo pessimo da questo attuale Esecutivo, non andrete assolutamente a verificare e a sottolineare quello che voi avete giurato ieri sera, ovvero l'interesse esclusivo della Nazione, perché questa, Presidente Gentiloni, è un'altra manovra di palazzo gestita e dettata in modo forte, in modo dittatoriale, da quella che attualmente è l'Europa; un'Europa che, Presidente, stringe un quotidiano cappio al collo – tant’è vero che lei ha fatto poco cenno rispetto a questo passaggio – agli Stati membri e soprattutto all'Italia.
  Presidente, non ho sentito che lei, nel giro di tre mesi, volesse abrogare la pessima riforma del lavoro «Fornero»: ho sentito soltanto dei proclami in modo piuttosto democristiano; tenderanno ad andare avanti il più possibile. Noi ci opporremo a questo e, Presidente, mi permetta di dire che mai come in questo caso la vera accozzaglia, dentro questa Camera dei deputati, è un'altra.

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  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Renata Bueno, che però non vedo. Andiamo avanti.
  È iscritto a parlare il deputato Roberto Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, pensavamo che il voto degli elettori di qualche giorno fa avesse chiarito bene la posizione degli italiani, oltre che sulla riforma anche sul Governo Renzi. Il voto del 4 dicembre è stato un voto per incenerire il renzismo, per archiviare un'esperienza di Governo fatta di continui annunci e di nessuna concreta realizzazione, condotta secondo la narrazione falsa di un Paese in crescita che, invece, nella percezione degli italiani, è in grande affanno sui temi dello sviluppo, del lavoro, della sicurezza, senza una prospettiva di fiducia per le giovani generazioni; un Paese, secondo il Governo, autorevole in Europa e nella comunità internazionale ed invece, nella realtà, poco incisivo, isolato, incapace di ottenere la benché minima considerazione fuori dai suoi confini.
  Pensavamo che gli italiani avessero parlato chiaramente, invece la lista dei Ministri che lei ha presentato e, purtroppo, anche il suo intervento di oggi raccontano la stessa storia: il suo sembra un Governo Renzi senza Renzi. Signor Presidente del Consiglio, noi apprezziamo il suo profilo moderato, lontano dagli eccessi di spavalderia ai quali, nei mesi precedenti, ci avevano abituati; siamo anche sicuri di poterci aspettare da lei meno annunci, probabilmente anche meno slide, ma più serenità e rispetto istituzionale.
  Abbiamo anche apprezzato il suo richiamo al rispetto delle istituzioni. Lei ha detto poco fa: «Il Governo rispetterà le opposizioni e le istituzioni», ma che cos’è ? Un richiamo autocritico rispetto al Governo di cui ha fatto parte, che è stato guidato da Renzi fino a qualche giorno fa ? Perché di rispetto delle istituzioni e delle opposizioni, fino a qualche giorno fa, non ne abbiamo avuto la benché minima traccia.
  Non ci piace affatto, signor Presidente, che lei abbia voluto assegnare a questo nuovo – si fa per dire – Governo la missione di proseguire il lavoro di innovazione prodotto dal precedente Esecutivo. È questo quello che lei ha detto. Ma mi chiedo: quale lavoro di innovazione da proseguire ? Quale prosecuzione sulla strada della crescita ? I dati ci raccontano cose diverse, i cittadini lo sanno bene e ve lo hanno detto con chiarezza il 4 dicembre. Possibile che ancora non lo abbiate capito ?
  La verità è che Renzi e i tre Governi nati nel palazzo, dal 2011 ad oggi, hanno impoverito gli italiani, hanno aumentato la pressione fiscale, hanno reso il nostro Paese ininfluente in politica estera, non hanno saputo fronteggiare in alcun modo le ondate migratorie, hanno reso i cittadini meno sicuri, hanno tolto ai giovani il loro diritto di poter guardare al futuro con ottimismo e fiducia.
  In ultimo, il Governo precedente ha lacerato le istituzioni, allontanandole ancora di più dai cittadini. Il destino personale di un leader politico e di Governo, Matteo Renzi, è stato sistematicamente anteposto, proprio da Renzi, al rispetto delle istituzioni, che gli esponenti della politica dovrebbero, invece, limitarsi a servire, senza pensare, come è sembrato, di volerle possedere.
  Anche il clima di difficoltà nel quale il suo Governo, Presidente Gentiloni, inizia la sua esperienza è figlio degli errori di chi l'ha preceduto. Le sono state lasciate soltanto macerie e lei, invece, che fa ? Rivendica i meriti di chi queste macerie ha prodotto (Applausi del deputato Brunetta). L'unico elemento di fiducia, per le nostre istituzioni, è stato, in questi giorni, il Presidente della Repubblica, per la saggezza e il profilo che ha saputo tenere nella gestione di questa delicata fase della vita del Paese. Il Presidente Mattarella è stato l'emblema di quella serenità decidente che sempre le istituzioni dovrebbero saper dimostrare e comunicare ai cittadini.
  Signor Presidente del Consiglio, noi saremo all'opposizione del suo Governo in Pag. 14modo chiaro ed inequivocabile, ma non parteciperemo al coro di quelli che hanno interesse a sfasciare le istituzioni del Paese per ricavarne un poco dignitoso consenso elettorale.
  Da lei ci saremmo aspettati di più, però. Il Governo fotocopia che oggi ci presenta non è un buon inizio. Il suo predecessore ha diviso il Paese; lei cerchi di non continuare su quella strada. Altro che Governo in continuità ! Renzi ha balcanizzato anche il campo della sinistra; lei cerchi di ricostituirlo. Noi lavoreremo nel nostro campo, in quello di centrodestra, all'opposizione del suo Governo e per costruire un'alternativa alla sinistra, ma ci auguriamo, per il bene del Paese, che ci possa essere un corretto e sereno confronto dialettico tra sinistra e centrodestra, altrimenti si consegnerebbe l'Italia a quelli che utilizzano la rabbia e l'invidia sociale per acquisire un facile, ma inutile, consenso elettorale.
  Un'unica disponibilità offriamo, quella a discutere, insieme alla sua maggioranza e alle altre forze parlamentari, una legge elettorale che possa accompagnare il nostro Paese alle elezioni velocemente, nei prossimi mesi; una legge elettorale da approvare al più presto, armonizzando l'elezione della Camera con quella del Senato, che garantisca una corrispondente rappresentanza parlamentare alla rappresentanza popolare, oggi non più bipolare nel nostro Paese.
  Nessuna disponibilità, invece, ad assecondare e a sostenere le scelte del suo Governo, tanto più perché, come proprio lei ha dichiarato, saranno scelte in continuità con il Governo precedente. Anzi, chiederemo con forza che ci possa essere una reale attenzione ai problemi dei nostri concittadini colpiti dal terremoto, che in queste ultime settimane, mentre sono ancora costretti a vivere al freddo con i loro figli, hanno visto il Governo occuparsi soltanto della campagna elettorale referendaria.
  Chiederemo con forza un cambio di passo sulla politica estera, che faccia ritornare il nostro Paese protagonista sulla scena internazionale, come lo è stato fino al 2011.
  Chiederemo di saper fronteggiare, anche attraverso scelte più incisive proprio in politica estera, il problema dei migranti.
  Chiederemo un'attenzione reale e concreta sul Mezzogiorno. Ha detto: «Abbiamo fatto molte cose», ma cosa ? I cittadini del Mezzogiorno non se ne sono accorti e lo hanno dimostrato con un voto chiarissimo al referendum del 4 dicembre contro il Governo. Chiederemo tutte queste cose rimanendo in quest'Aula, ma temiamo che il suo non sia stato un nuovo inizio, ma soltanto il modo di prolungare l'agonia dell'esperienza di Governo precedente, già seppellita, per fortuna e con chiarezza, nelle intenzioni degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, una fonte al di sopra di ogni sospetto, cioè il professor Carlo Smuraglia, presidente dell'ANPI, ha affermato, proprio ieri, che la battaglia referendaria non aveva per oggetto la crisi del Governo, ma aveva per oggetto la sconfitta – appunto – della riforma costituzionale. Quindi, quello di Renzi è stato, per molti aspetti, un atto di generosità politica, del quale noi dobbiamo dargli atto. Ma ciò implica anche un'analisi del voto, nel senso che, per un verso, a mio avviso, c’è stata una compagnia dei refrattari, da destra e da sinistra, incentivata anche dalla personalizzazione fatta da Renzi, che si è scatenata contro una riforma nel complesso moderata e ragionevole, così moderata e ragionevole che essa, su alcuni aspetti, era diversa da quella che ha presentato Forza Italia nel 2005. Il presidente Berlusconi ha parlato di una deriva autoritaria, ma nella sua riforma – io condivido e condividevo questo aspetto – si parlava di rafforzamento del Governo in modo molto più incisivo di Pag. 15quanto non sia stato fatto nella riforma che è stata battuta, per cui noi ci ritroveremo con il bicameralismo, con le province, con il CNEL e così via.
  Ma noi dobbiamo anche esaminare un dato: a mio avviso, fra il «sì» e il «no», fra la compagnia dei refrattari e la compagnia dei riformisti c'era un sostanziale pareggio di forze. A mutare del tutto i rapporti di forza c’è stato l'inatteso concorso di un pezzo della società italiana, per larghi aspetti spoliticizzato, costituito da una larga parte di giovani e di coloro che si trovano in condizione di povertà. È un'area assai vasta, che, fra l'altro, ha riguardato la stragrande maggioranza del Mezzogiorno. Questa parte della società italiana, a mio avviso, non ha votato tanto contro la riforma, ma piuttosto ha voluto esprimere una protesta sociale contro tutto e contro tutti, in primo luogo contro il Governo Renzi, visto che Renzi aveva così personalizzato lo scontro.
  Ora, è su questo nodo fondamentale che va aperta la riflessione. Allora, io sono totalmente d'accordo con il giornalista La Spina, che su La Stampa ha affermato che sarebbe disastroso che l'Italia abbandonasse quattro punti fondamentali del renzismo: «la revisione di alcuni tabù della sinistra italiana, lo sforzo di adeguamento della nostra legislazione a una realtà del costume morale e civile molto cambiata, la necessità di una maggiore efficienza del sistema istituzionale e politico, l'urgenza di una profonda riflessione dell'Unione europea sulla quale i cittadini del continente sono, in larga misura, profondamente critici». Tutto ciò vuol dire che bisogna partire da qua per trarre, però, una lezione dal voto referendario, che riguarda l'esigenza di fare i conti con la evidente condizione di sofferenza di un pezzo cospicuo della società italiana che ha aggiunto il suo «no» indifferenziato a quello mirato delle componenti politiche o culturali, dei comitati e dei partiti. Ciò implica una riflessione equilibrata, critica e anche autocritica, della stessa esperienza di Governo. A mio avviso, Renzi è stato moderatamente renziano nell'elaborazione della riforma costituzionale; forse troppo renziano nella sua campagna referendaria e probabilmente poco renziano nella politica economica. Il Governo Renzi ha meritoriamente aperto una contestazione nei confronti del rigorismo dell'Unione europea e ha giocato negli interstizi dei vincoli comunitari: da un lato, ha tagliato spese e tasse, che però ha messo su altre poste, probabilmente ha ecceduto in bonus parcellizzati, ha però avuto il grande merito di aver sostenuto le imprese e in parte il reddito e il risparmio di una parte almeno delle famiglie.
  Tutto ciò ha prodotto modifiche che vanno dallo 0,3 - 0,4 all'1 per cento del PIL, che non vanno sottovalutate, perché raggiunte con un grande sforzo. Ma ciò non ha prodotto quel salto di qualità, che solo forti tagli alla spesa e altrettanto forti riduzioni alla pressione fiscale avrebbero prodotto sulla crescita, che o è intorno al 2 per cento o non viene percepita da giovani precari o senza lavoro e dall'area di povertà delle famiglie e della società.
  Su questo nodo i riformisti del centro e i riformisti di sinistra devono concentrare la loro attenzione, perché gli altri, in primo luogo il MoVimento 5 Stelle, puntano a ben altro: a far saltare il sistema. Anche quest'assenza dal dibattito parlamentare è tipico di chi fa una sorta di Aventino alla rovescia, perché vuole far saltare il sistema. E, allora, questo vuol dire, però, che il Governo Gentiloni deve misurarsi – e questo io lo ritrovo nell'esposizione del Presidente del Consiglio – con questo nodo essenziale, insieme alla legge elettorale, che però va affidata a livello parlamentare, coinvolgendo parte dell'opposizione disponibile, cioè in primo luogo Forza Italia. Ma non prendersi il tempo minimo necessario per intervenire sul piano economico e sociale vuol dire proprio non fare i conti con la lezione del voto, che in larga parte prescinde dai requisiti dei quesiti referendari, ma che, invece, riguarda i nodi della questione economica e sociale, la povertà di circa il 25 per cento delle famiglie e la disoccupazione del 36 per cento dei giovani.
  Allora, in questo quadro, giustamente grillini e leghisti vogliono il voto subito. Se Pag. 16i riformisti di sinistra e quelli centristi andassero all'appuntamento del voto privi di un confronto e di un'azione politica su questi nodi, si condannerebbero ad un'altra sconfitta non più recuperabile. È per questo che io non capisco francamente l'atteggiamento di chi, sul piano giornalistico e anche sul piano politico, mima gli slogan leghisti e del MoVimento 5 Stelle, quasi una sorta di suggestione dannunziana della «bella morte», o è inconsapevolmente suggestionato da questi slogan. No, i riformisti devono fare la loro parte e devono, quindi, intervenire immediatamente per dare una risposta ad una area della società italiana, che si è espressa andando molto al di là del nodo del referendum. Questa è la scommessa che, a nostro avviso, è di fronte al Governo Gentiloni. Noi ritroviamo la consapevolezza di questa scommessa nel discorso che il Presidente ci ha fatto oggi. È un'impresa probabilmente difficilissima, qualcuno potrebbe dirla una missione impossibile, ma o ci misuriamo su questi nodi o, altrimenti, se non ci misuriamo con essi, siamo subalterni ad un'anti cultura, che è quella dello scontro frontale, del linguaggio che lei giustamente, Presidente, ha stigmatizzato, della riproposizione e della continuazione dello spettacolo, al quale abbiamo partecipato anche o assistito nel corso di questi mesi.
  Da questo punto di vista e dal punto di vista più generale, mi auguro che su questo punto il Governo Gentiloni esprima una discontinuità rispetto a tutto quello che è successo nei mesi passati, una discontinuità per partire da quello che si è ottenuto nei mesi passati. Lei, Presidente, ha evocato l'inizio della crescita, noi dobbiamo partire da quegli elementi di crescita per portarli molto in su. È questa la scommessa, di fronte alla quale i riformisti devono dare una risposta, per misurarsi contro gli sfascisti dell'estrema destra e dell'estrema sinistra.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tabacci. Ne ha facoltà.

  BRUNO TABACCI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, ho apprezzato le sue dichiarazioni programmatiche che mi sono apparse sobrie e realistiche: sobrie per lo stile, che segnala una certa discontinuità, utile a far riprendere nel Paese un dialogo costruttivo; realistiche perché ha riconosciuto il contesto politico nuovo, in cui nasce il suo Governo. L'esito referendario è ormai un fatto. Le dimissioni di Renzi ne sono state la conseguenza. Il ruolo del Presidente Mattarella – preciso – è inappuntabile, nell'evitare un rinvio alle Camere del Governo Renzi e nel far nascere il suo Governo.
  Quello che emerge è la solidità delle nostre istituzioni parlamentari, così come costruite dalla Costituzione vigente. E smettiamola con la storia dei Governi non eletti dal popolo ! Non se ne può più. Questa posizione è tanto strumentale, quanto trasversale, perché l'abbiamo sentita echeggiare in diversi versanti. I sessantaquattro Governi della storia repubblicana sono nati in Parlamento con la fiducia. È questa la caratteristica peculiare delle democrazie parlamentari. Non è utile fingere di essere entrati in una democrazia presidenziale.
  È vero che l'eccesso di leaderismo, su cui è nata e si è consumata la Seconda Repubblica, ha portato a storpiare il carattere di una democrazia parlamentare e a far nascere dei dubbi anche all'interno di coscienze parlamentari profonde. Questo è stato un grave errore, che, tradotto in un presidenzialismo di fatto senza contrappesi, ha portato alla crisi del regionalismo. Abbiamo davanti a noi l'esperienza di questi ultimi decenni di regionalismo senza contrappesi. Così è stato e con conseguenze non appropriate e non utili a una gestione equilibrata delle istituzioni.
  Non mi pare intelligente riproporre questo schema politico nella dimensione nazionale, anzi mi sembrerebbe distruttivo. Anche per queste ragioni va rivisto profondamente l'impianto dell'Italicum. Ho apprezzato il fatto che lei dice che il suo Governo accompagnerà il processo di confronto all'interno del Parlamento e, quindi, che è lontano dall'apposizione di fiducie.Pag. 17
  Deve prendere atto che, in questa fase così delicata, in cui sono nati e si sono affermati nuovi soggetti, serve una precisa fotografia dalla rappresentanza politica del Paese. Senza una precisa fotografia è difficile affrontare i temi dalla governabilità: quello che si vuole buttar fuori dalla porta rientra dalla finestra.
  E poi – ed è la parte finale del suo intervento – condivido il fatto che va ricostruito un clima di dialogo fecondo nel Paese. Attraverso di esso si può affermare il rispetto delle istituzioni. La seminagione dell'odio, del non rispetto per chi la pensa diversamente, fosse anche un avversario politico, dileggia le istituzioni. E così dileggiano le istituzioni i comportamenti anti-istituzionali. Per queste ragioni è saggio non ricercare una rivincita affrettata, che mi sembra, oltre che irrealistica, vagamente provocatoria nei confronti degli elettori. Appare una sfida nei confronti degli elettori, che in realtà hanno votato per una cosa diversa, rispetto alla quale noi vorremmo oggi assegnare o riassegnare a loro l'attenzione. Non ne abbiamo bisogno. Il suo Governo può essere una speranza per ricostruire un clima migliore nel Paese. Sbaglia chi vuole appiccicargli una scadenza, non solo perché questo non sta in piedi e perché è in contrasto con il richiamo del Presidente della Repubblica a un Governo nella pienezza dei suoi poteri, ma perché non ci può essere un Governo a metà. Il Governo che ottiene la fiducia delle Camere è nella pienezza dei suoi poteri. Niente di più e niente di meno.
  Lei ha indicato poi una serie di temi su cui c’è concordanza: la ricostruzione post-terremoto e Casa Italia, gli impegni internazionali, in particolare richiamando l'ingresso dell'Italia nel Consiglio di sicurezza dell'ONU e il rilancio dell'Europa utilizzando pienamente il sessantesimo anniversario dei Trattati di Roma. Su questo punto vorrei dirle che lei fa bene a ricordare il ruolo dell'Italia tra i sei Paesi fondatori e oggi probabilmente tale ruolo va fatto ripartire dai diciannove Paesi che hanno in tasca la stessa moneta tra i quali ci sono, guarda caso, i sei Paesi fondatori. Poi c’è stato un allargamento che ne ha aggiunto altri: alcuni di questi hanno considerato l'Europa come se fosse un taxi e troviamo delle contraddizioni evidenti. Tra l'altro alcune di queste capitali sono quelle che hanno agitato la nostra gioventù – penso a Budapest, penso a Praga – quanto abbiamo tremato per quelle popolazioni, quanto abbiamo sperato che arrivasse, dopo una primavera, una democrazia compiuta. L'idea allora che lì ci sia oggi un freno nei confronti della costruzione di un'Europa che sia nelle condizioni di raggiungere gli obiettivi per cui è nata è una cosa che ci stringe il cuore.
  Sviluppo economico e Mezzogiorno: bene ha fatto a riproporre un Ministro della coesione e, tra l'altro, un Ministro che sarà sicuramente capace. Il Mezzogiorno, comprese le isole, è, secondo me, un punto di equilibrio necessario se vogliamo dare nerbo e forza allo sviluppo economico dell'intero Paese.
  Da ultimo la questione delle banche. Forse vi sono state troppe incertezze in questi ultimi mesi, un po’ troppo tatticismo, l'idea che si potesse aspirare ad una soluzione di mercato quando il mercato appariva inadeguato per l'affollamento che c'era con domande specifiche a proposito dal rafforzamento del capitale degli istituti: c'era un po’ di affollamento e quindi richiedeva probabilmente un punto fermo. Per troppo tempo abbiamo escluso che si potesse determinare un intervento diretto, mentre invece questo sarà necessario e si vedeva già che era necessario. Quindi è bene predisporre tutti gli strumenti perché si possa compiere tale intervento perché noi non possiamo permetterci una nuova Lehman Brothers. È una lezione che abbiamo già imparato, mi auguro, e che l'Occidente dovrebbe aver già mandato a memoria. Non è replicabile uno schema di questa natura. Quindi tra le altre cose questo Governo ha un compito immediato di intervenire su questa materia assai complessa.
  Per tutte queste ragioni ci auguriamo non solo che il suo Governo ottenga la fiducia sia in questo ramo del Parlamento che nell'altro e, da questo punto di vista, noi come gruppo parlamentare le assicuriamo Pag. 18il nostro voto di fiducia ma vorremmo che il suo Governo fosse in grado di dispiegare non solo le ragioni di questa fiducia ma di avviare una fase politica importante di cui il nostro Paese ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pino Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, onorevole Presidente. Presidente Gentiloni, il dibattito di oggi non ha nulla di rituale. Siamo infatti di fronte ad un Governo che viene in Parlamento dopo aver consumato con rara velocità tutti i passaggi che l'avrebbero condotto al voto di fiducia. È un Governo che sorge per la sua struttura nel solco precedente di cui rappresenta una continuità. È un Governo tuttavia cui incombono responsabilità e urgenze peculiari legate al contesto politico e sociale del Paese dopo l'esito del voto referendario. La prima responsabilità è quella di concorrere a creare un clima di normalizzazione della dialettica politica dopo sette mesi di campagna elettorale che non sempre è riuscita a mantenere toni entro la soglia dell'accettabilità. Non sarà possibile aiutare il Paese a mettersi in marcia se non saremo capaci di recuperare il senso di una civile dialettica tra le forze politiche, forze che saranno chiamate qui in Parlamento – l'ha sottolineato il Presidente – a costruire le regole elettorali dopo la sentenza della Consulta. La seconda fondamentale responsabilità riguarda la questione sociale. I dati ISTAT sono inquietanti: più di un quarto del Paese è in gravissima difficoltà economica, soprattutto a sud ma non solo. È il dovere della politica e del Governo farsi carico di quelle urgenze.
  Il ripristino anche lessicale della parola Mezzogiorno tra i Ministeri del Governo vogliamo salutarlo come un buon auspicio. Le altre responsabilità riguardano il sistema bancario con la gravissima situazione di MPS e l'onere di dialogare con le istituzioni europee a partire dall'appuntamento di giovedì 15 dicembre per chiarire come l'Italia intenda svolgere il suo cammino di sviluppo.
  Presidente Gentiloni, lei è a capo di un Esecutivo che la nostra Costituzione non può che qualificare come un Governo senza aggettivi. Io ho solo due minuti, quindi concludo dicendole: le accordiamo la nostra fiducia con questo fermo convincimento (Applausi del deputato Lello Di Gioia).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Segoni. Ne ha facoltà.

  SAMUELE SEGONI. Grazie, Presidente. L'ex Presidente del Consiglio Matteo Renzi e la sua sodale Maria Elena Boschi hanno paralizzato per oltre sei mesi l'attività del Governo e del Parlamento con l'intento di portare a casa una riforma costituzionale che gli italiani non volevano, ma che stava tanto a cuore alla grande finanza internazionale che notoriamente non tiene in gran conto il benessere della collettività ma che pensa soltanto al profitto di pochi a discapito di molti, mentre quel miserabile Governo aumentava la precarietà giovanile e buttava miliardi di euro che i nostri figli dovranno ripagare con il proprio sangue con nuove future tasse o con un'inaccettabile riduzione dei servizi minimi che lo Stato dovrebbe dare ai suoi cittadini e che non potrà dare; mentre il Governo Renzi faceva crescere a dismisura il debito pubblico per pagare le sue mancette elettorali che poi non sono servite a nulla; mentre il Governo Renzi rendeva l'Italia un Paese così vivibile che il numero di nostri concittadini che ha dovuto lasciare l'Italia per andare a cercare una speranza all'estero è salito del 6 per cento rispetto all'anno precedente; mentre in campo ambientale si è scelto il vecchio, il fossile e si sono buttati circa 400 milioni di euro perché Renzi voleva consentire le trivellazioni petrolifere nei mari italiani e così ha deciso di separare quel referendum dal voto per le elezioni amministrative in modo da evitare che si raggiungesse il quorum; mentre il Governo Renzi scriveva leggi come quelle sulle banche popolari o sul pubblico impiego Pag. 19che sono state bocciate dalla Consulta, 23 mila universitari hanno lasciato il Sud; mentre il Governo Renzi pagava con i soldi nostri la vergognosa campagna di comunicazione del fertility day di cui, peraltro, siamo ancora in attesa di conoscere come sia stata aggiudicata la gara. Undici milioni di italiani nel frattempo hanno rinunciato a curarsi a causa delle difficoltà economiche, mentre il Governo Renzi ha fatto una riforma della scuola che fa così schifo che neppure in questo Esecutivo di riciclati avete avuto voglia di tenervi il Ministro che ha scritto quella legge. Mentre le riforme del Governo Renzi riducevano il numero degli occupati, avete deciso di non assumere migliaia di bidelli nelle scuole pubbliche avendo prorogato gli appalti di servizi di pulizia scolastica, benché il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione abbia scritto al Parlamento e alla procura della Repubblica per fermare questa illegalità. Questa misura vi serviva per tenere in schiavitù migliaia di precari che lavoravano per le cooperative di servizi delle scuole e tenerli in ostaggio per farvi le vostre filiere di voti. Mentre il Governo Renzi consentiva che fallissero quattro banche, il padre dell'ex Ministro Boschi sedeva nel consiglio di amministrazione di una di queste.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  SAMUELE SEGONI. Mi avvio a concludere, Presidente.

  PRESIDENTE. Sì, grazie, deputato.

  SAMUELE SEGONI. Infine – vado alle conclusioni – lei ha promosso a Ministro degli esteri quell'Angelino Alfano che da Ministro dell'interno piegò l'Italia alla volontà del Governo kazako concedendo l'estradizione illegale di una donna e della sua figlia di sei anni.
  Insomma questo Governo è una mera riedizione del precedente, una fotocopia, anzi una provocazione vera e proprio, vista anche l'aggravante che la sua sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi è una bugiarda perché disse pubblicamente che, in caso di bocciatura della riforma costituzionale, si sarebbe ritirata dalla scena politica ma lei, signor Presidente, l'ha confermata oggi al suo fianco. Per questi fallimenti passati e, purtroppo, siamo sicuri anche futuri non daremo la fiducia a questo Governo.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, la rapidità con la quale il suo Governo si è insediato evidenzia, se ce ne fosse bisogno, le urgenze che abbiamo di fronte, nazionali ed internazionali, e che giustamente hanno prevalso su tutto.
  Sui temi nazionali vogliamo, anzi, dobbiamo dare senso e gambe a quella che agli occhi esterni è apparsa una contraddizione istituzionale, cioè dimissioni del Governo e, in parallelo, atto di consenso parlamentare. Ma era urgente e indifferibile approvare la legge di bilancio, che ora ha bisogno degli strumenti di attuazione per tradurre in azione la filosofia che ha ispirato per buona parte la manovra economica. Merito e bisogno, binomio caro ai socialisti, e futuro. Noi socialisti poniamo alla sua attenzione un solo significativo tema della legge di bilancio: il contrasto alla povertà assoluta – sono un milione e 600 mila le famiglie in povertà assoluta – e alla povertà educativa, che colpisce un milione di minori, per i quali va spezzata la trasmissione intergenerazionale della povertà, perché, se sei povero da piccolo, è alto il rischio che tu lo sia da adulto.
  Le scadenze internazionali sono numerose e molto impegnative, anche qui ne indichiamo una sola: il Consiglio europeo. Ci toglie una forte preoccupazione la sua partecipazione al Consiglio europeo di giovedì e venerdì, non potevamo certo farci sostituire ad un Consiglio che vede all'ordine del giorno migrazioni e sicurezza. Si discuterà di migration compact nella versione minimalista rispetto alla nostra proposta originale, che certamente non ci soddisfa. Si discuterà dell'attuazione della dichiarazione UE-Turchia, Paese al quale Pag. 20la UE ha appaltato il contenimento dei migranti, chiudendo gli occhi di fronte a tante violazioni dei diritti umani e pure dello Stato di diritto. Pensiamo ai nostri colleghi parlamentari incarcerati. Soprattutto, si discuterà della riforma del sistema europeo comune di asilo. Si definisce «comune», ma sappiamo bene che comune non è, e per questo Dublino, anche nella sua ultima versione, va riformato, e tocca soprattutto a noi, che ben lo conosciamo, indicarne la disfunzionalità, la necessità di riformarlo e la direzione della riforma. È un compito difficile quello che spetta a lei e al suo Governo, e per questo le auguriamo buon lavoro, a lei e al suo Governo. I socialisti voteranno la fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)-Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Incredulità, imbarazzo, questi sono i sentimenti, gli stati d'animo che noi proviamo di fronte a questo Governo, alla sua composizione.
  Pochi giorni fa, sfoderando il suo sorriso migliore, colei che era Ministro con tre deleghe, mi pare, nel passato Governo, immerito suo e incredibilmente passata a sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, dichiarava: «Renzi ha detto una cosa molto semplice: se perdiamo, andiamo a casa. Ma questo è un elemento di serietà». Si allungava altri dieci secondi e ripeteva: «Se perdiamo, quindi, è normale andare a casa, è un atto di serietà». Hanno perso, ma seri non sono stati; a casa c'erano stati giusto per un cambio di biancheria e poi sono tutti tornati dove erano.
  Ma lo stesso Renzi ce lo ha detto più volte: «Se perdo il referendum, considero fallita la mia esperienza politica». Quindi, lui è un fallito, lo ha detto da sé. «Se si perde il referendum, vado a casa. Se perdo mi dimetto, torno a fare il libero cittadino», come se fosse stato qui un cittadino vincolato. «Se perdo, si troveranno un altro Premier e un altro segretario».
  Presidente, Renzi non è segretario di un partito che piglia lo 0,01 per mille; è segretario del partito che ha avuto per segretario Berlinguer. Se il segretario del partito che ha avuto per segretario Berlinguer dice che se ne va e non se ne va, mi sembra che la cosa riguardi l'attendibilità complessiva del sistema. Non è più la scelta di uno: è la credibilità complessiva del sistema che ne risente. Se n’è andato Cameron, se n’è andato Sarkozy; non se n’è andato, però, Renzi. Non c’è stato quell'atto di serietà che veniva detto poco tempo fa.
  In più abbiamo questo Governo, circondato da tutti i Ministri, praticamente, che c'erano prima. È un governo fotocopia. Il renzismo non è morto, come diceva Renzi; il renzismo vive, mandando a quel paese la sincerità che doveva esserci nei confronti del popolo italiano.
  Noi siamo di fronte a una classe dirigente che è il vero problema di questo Paese. Siamo di fronte alla irresponsabilità totale di giovanotti che per levità, ambizione illimitata, rampanti, desiderosi di potere, si autosmentiscono in un nanosecondo, senza fare una piega. Sfoderano facce di bronzo da far paura e fanno dei danni incalcolabili, non a loro stessi, ma al sistema. Come può il popolo italiano credere a gente che dice questo e fa il contrario dopo tre giorni, facendo non un Governo, ma una provocazione a un popolo che ancora crede o vorrebbe credere che la democrazia qualcosa gli dà. Non gli dà niente ! Ce li ritroveremo tutti in piazza, anche perché il popolo che brontola sono giovani e il ceto medio, cioè la gente che più tendenzialmente sarebbe per non brontolare. Li avete ridotti in queste condizioni e li pigliate in giro. E, allora, io dico: speriamo che questo Governo duri il meno possibile e che questa vergogna nazionale possa cessare al più presto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Paola Binetti. Ne ha facoltà.

  PAOLA BINETTI. Presidente, nuovo Presidente del Consiglio, il nuovo Governo Pag. 21Gentiloni, a cui facciamo i migliori auguri, nasce in continuità con il precedente Governo, e speriamo che questo contribuisca a mettere in sicurezza disegni di legge approvati, ma inspiegabilmente non ancora operativi per molte persone che sperimentano una sensazione di spaesamento o, peggio ancora, di impegni e di promesse non mantenute. Vorremmo che fosse questo il primo impegno di questo Governo: quelle cose che sono sospese, che sono lì per lì per essere concluse, per piacere, concludetele, rendetele operative, date una risposta di serietà e di sicurezza, che nel lavoro di oggi sia anche in qualche modo un riflesso veramente di efficacia ed efficienza al Governo di ieri. Cito ad esempio, ma è soltanto un esempio che mi è particolarmente caro, ma non solo a me, quello che accade con gli stessi livelli essenziali di assistenza, fermi da oltre dieci anni, annunziati, finanziati, ma non ancora attuati. Ma vogliamo anche sottolineare una cosa: vorremmo che si trattasse di un Governo capace di cogliere gli elementi di perplessità, di critica che il rifiuto delle riforme costituzionali ha comportato. Il 60 per cento dei «no» non può essere archiviato come un incubo da dimenticare o come una sorta di incidente di percorso, senza particolare importanza. Questo Governo non può fare finta di nulla: quel «no» si estendeva dalle riforme anche ad alcune posizioni assunte dal Governo, non condivise dalla maggioranza degli italiani. Non serve un ottimismo di facciata che segnali progressi e miglioramenti del tutto ipotetici, di cui gli italiani non trovano traccia nella loro vita.
  È stato detto da molti colleghi nella diagnosi, che è così lucida e così chiara: la povertà è cresciuta, il divario sociale è più accentuato, il risparmio privato si è volatilizzato, la disoccupazione dei giovani è un dato di fatto, la pressione fiscale è ancora un macigno per le piccole e medie imprese. Ma c’è un dato, in questi pochi minuti, in questi pochi secondi che mi restano, che vorrei sottolineare e che mi risulta del tutto incomprensibile. Solo un Ministro è stato sostituito, il Ministro della pubblica istruzione, e devo dire, onestamente, che è stato sostituito con un nuovo Ministro, a cui pure facciamo gli auguri, ma di cui è abbastanza probabile che molte delle posizioni possano non essere condivise, come testimoniano una serie di disegni di legge presentati.
  Noi saremo molto vigilanti su questo. Non vorremmo che l'unico cambiamento di fatto, strutturale, importante, in un Ministero di riferimento forte come la pubblica istruzione, invece di costituire davvero un passo avanti di soluzione di problemi, di garanzia di libertà di insegnamento, di garanzia di diritto dei genitori all'educazione dei propri figli, entrasse in quella sorta di melassa su cui abbiamo espresso ripetutamente il nostro dissenso. E quindi, per questo, saremo molto attenti e molto precisi nell'osservazione e nella valutazione delle proposte.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Gribaudo. Ne ha facoltà.

  CHIARA GRIBAUDO. Grazie Presidente, onorevoli colleghi, Presidente del Consiglio, ci apprestiamo a votare la fiducia, oggi, al suo Governo, il sessantaquattresimo della Repubblica italiana, il terzo di questa XVII legislatura. Numeri, questi, che sottolineano l'eccezionalità con cui l'Esecutivo vede la luce e la straordinarietà dei compiti di cui tra poco dirò. Ma credo che un primo ringraziamento vada doverosamente rivolto al suo predecessore in questa carica, Matteo Renzi. Leggo in queste ore molti fare altrettanto, sottolineando soprattutto la coerenza, incontestabile ed inusuale nella patria dei paracadute e delle porte girevoli, rappresentata dalle dimissioni dopo l'esito del referendum costituzionale. È un'antica attitudine italica, quella di condividere gli start e di personalizzare gli stop, così come lo è dimenticare ciò che c’è stato in mezzo. Per chi, come me, non ha votato Matteo Renzi in due congressi, ma gli ha votato la fiducia per molte volte in Parlamento, il senso del ringraziamento nasce invece proprio per il lavoro svolto insieme in questi mille giorni, non sempre sulle stesse posizioni, ma di certo dalla stessa parte. Pag. 22Sì, perché per chi ancora crede che una parte ci voglia, nella società come nella politica, e che la sua funzione sia non quella di alzare recinti più stretti, ma di conquistare diritti più larghi, sapere di lavorare per questo obiettivo comune costituisce un legame dal valore antico, che va oltre le età politiche ed anche quelle anagrafiche.
  Il lavoro iniziato mille giorni fa riprese, rilanciandolo infatti, il percorso improntato alla responsabilità nazionale che il PD già aveva assunto dopo le elezioni del 2013, quelle per intenderci in cui tutti, anche chi ora se lo dimentica, erano usciti sconfitti, consegnando il Paese ad un rischio gravissimo. Mi lasci dire perciò, per aiutare la nostra analisi, che quello in cui questo Governo vede la luce oggi non è un contesto del tutto nuovo: è invece strettamente conseguente da un lato al percorso riformatore che lei ha pure ricordato, riconoscendo – cito testualmente – «i risultati che hanno fatto onore alla maggioranza e le energie dispiegate, che hanno rimesso in moto il Paese».
  Dall'altro lato questo Governo, in gran parte riconfermato nei suoi componenti, sa di nascere ancora pienamente dentro la fase politica che fin qui abbiamo vissuto e tuttora viviamo. In ogni caso lei ha fatto bene a ricordare che l'Italia è un Paese grande e solido, non aperto a scorribande finanziarie e non disposto a cedere sulle proprie convinzioni, prime fra tutte, ad esempio, quelle che ci portano a chiedere un'Europa non più ostaggio dell’austerity e degli egoismi nazionali, ma che si misura nella solidarietà e nell'accoglienza dei migranti. Penso che tanto più oggi, nell'occasione in cui un nuovo Governo riceve la fiducia, non vada dimenticato allora l'obbligo di continuità e di coerenza che abbiamo con quanto sin qui fatto per consentire all'Italia di dare tutta insieme un colpo di reni, iniziare a divincolarsi dalla crisi, dagli storici vizi e ritardi, e guardare con un po’ più di fiducia al futuro, accettando anche la sfida di rilanciare il proprio ruolo nel quadro europeo ed internazionale.
  I prossimi impegni del G7 e nel Consiglio di sicurezza ONU potranno dare prova di questo percorso, partito da più lontano: uno sforzo portato avanti in condizioni difficili, segnando – ricordiamolo – anche nella dimensione interna alcuni risultati storici. Sarebbe molto lungo elencarli tutti, però alcuni li voglio dire: penso alle unioni civili, penso al tema della riforma del lavoro, penso al tema degli sgravi fiscali, agli 80 euro; e la legge sul caporalato, il terzo settore, il «dopo di noi». Insomma, una serie di elenchi che se volete sembrano solo titoli, ma che hanno una conseguenza reale nella vita delle persone tutti i giorni, a cui seguono dei numeri, dei numeri importanti, ancorché naturalmente noi auspichiamo che migliorino, e che possano migliorare con il passare del tempo: penso a quelli sul PIL, alla diminuzione del debito pubblico, alla diminuzione dei disoccupati. Certo, è ancora poco; ma bisogna continuare a lavorare in questa direzione.
  Il suo Governo, oggi, raccoglie quindi questa eredità, perché non si disperda a causa del colpo di coda di una crisi di Governo nata fuori dal Parlamento, per rispettare la parola data ai cittadini italiani. Ma voglio dirlo chiaramente: la considerazione dei risultati ottenuti e dei dati di fatto che ho ricordato non sostituisce né alleggerirà la profonda analisi che tutte le forze politiche, nessuna esclusa, quindi anche il Partito Democratico, dovranno fare sui bisogni dei cittadini che ancora premono per ricevere risposta, e a cui ancora non si è riusciti adeguatamente a rispondere. Ho apprezzato e sottolineo perciò tra questi il riferimento da lei fatto ai problemi che riguardano la parte più disagiata della nostra classe media, alle partite IVA, il lavoro dipendente, che devono essere al centro dei nostri sforzi per far ripartire la nostra economia: un lavoro quindi che dovrà continuare in futuro con maggiore intensità e pieno ad un mandato popolare, per dare ancora frutti.
  Chi, come gli eletti della mia generazione, non ha vecchie appartenenze da far dimenticare, ma solo storie più grandi di loro a cui ispirarsi, sa infatti bene che Pag. 23l'essere di lotta viene sempre prima, anche logicamente, dell'essere di governo, e tuttavia questi due binari sono entrambi indispensabili per far avanzare un'azione riformista, per chi vuole costruire davvero qualcosa. Questo intendeva Enrico Berlinguer coniando questa espressione, nel giugno del 1976. Invito tutti quelli, come il collega Di Battista, che in questi giorni, con tono da telenovela sudamericana, sostenevano di avere incanalato la protesta, di ripassare la storia del nostro Paese, e soprattutto dei grandi compromessi che hanno salvato questo Paese e del senso di responsabilità che li ha animati: scoprirà che questo ha sempre significato per i protagonisti, ben maggiori di noi, chiamarsi dentro, e non chiamarsi sempre e solo fuori.
  Oggi siamo qui perché nuovamente una maggioranza, ed il PD in particolare, non si sono sottratti alla loro responsabilità verso i bisogni dei cittadini e verso alcune immediate urgenze, dal post terremoto alla situazione internazionale, con in primis il riaccendersi del conflitto siriano. Al Presidente Sergio Mattarella credo che vada indirizzato quindi un sincero ed unanime apprezzamento per le doti di fermezza, rapidità ed equilibrio con cui ha condotto le consultazioni in una fase di grande delicatezza. Auguri di buon lavoro quindi all'onorevole Paolo Gentiloni, che dopo aver accettato l'incarico di formare il nuovo Esecutivo ieri, ha giurato sulla Costituzione e oggi si presenta alle Camere.
  Diciamolo subito e diciamolo chiaramente: un Governo che riceve la fiducia per parte sua non può che nascere con piena legittimità, autonomia e poteri: esattamente – lo sottolineo – come quelli che lo hanno preceduto, non solo negli ultimi 3 o 5 anni, ma negli ultimi 70. Questo prevede la norma scritta in Costituzione, che sancisce la nostra come una democrazia parlamentare. Lasciatemi sottolineare questa ovvietà, notando però come molti di quelli che solo dieci giorni fa si professavano appassionati difensori della Carta costituzionale, oggi facciano grossolanamente e clamorosamente dietrofront. È poi naturale che un Governo nascente per definizione non si dia da sé una scadenza: questo perché da chi oggi assume l'incarico di Presidente del Consiglio o di Ministro, il Paese non esige meno di un impegno massimo e senza riserve. Servirà a declinarlo con l'ascolto e con il rispetto di cui lei ha parlato nelle sue dichiarazioni: saranno la migliore base anche per qualche correzione, come ad esempio sul tema dei voucher, su cui col Ministro Poletti già si sta ragionando su utili correttivi.
  D'altro lato va detto altrettanto chiaramente che se i Governi – sempre secondo la Costituzione – nascono e muoiono in Parlamento, è invece facoltà, e anzi dovere di quest'ultimo, in quanto espressione diretta dei cittadini, giudicare le condizioni del mandato politico da loro ricevuto. In Parlamento perciò si possono e si devono ora individuare le priorità imprescindibili, e di conseguenza termini ragionevoli per raggiungerle, coerenti con la situazione che si è determinata. Il Parlamento lo ha fatto tre anni fa, di fronte all’impasse nell'elezione del Presidente della Repubblica e a rischio di uno stallo istituzionale senza precedenti: lo fece assumendosi solennemente l'impegno delle riforme. Quella è stata l'architrave che ha permesso alla legislatura di aprirsi; oggi dobbiamo serenamente, ma chiaramente, riconoscere che quell'architrave, che aveva la forza di sostenere il mandato fino alla naturale conclusione della legislatura, è venuta meno. Il medesimo Parlamento, mentre sostiene con coerenza e lealtà questo Governo nella sua indispensabile azione, deve allora fissare la modifica della legge elettorale, richiesta a gran voce dalle diverse minoranze risultate vittoriose al referendum, come proprio compito principale ed esclusivo, da completare con serietà ed urgenza. Toccherà poi ai cittadini dare, con le elezioni, nuovo mandato alle Aule e nuova forza all'azione politica di chi le vincerà.
  In pochi giorni ho visto alcuni già rispolverare manuali della Prima Repubblica, mentre altri si rimangiavano in un attimo mesi di dichiarazioni sull'Italicum calcolando i propri immediati vantaggi. Il Pag. 24segnale del voto referendario, all'origine della crisi di Governo che ci ha portati qui, va compreso ma non va strumentalizzato: è questo il modo che abbiamo per rispettare davvero la voce dei cittadini. Il gruppo dei deputati del PD, in ragione dei suoi numeri, avrà una responsabilità in più in quest'Aula, che non dispensa i suoi membri dall'averne una in meno nei confronti della nostra comunità politica e dell'Italia: per questo oggi voteremo la fiducia al Governo, incoraggiandolo a prendere da subito in mano i principali dossier.
  Con la stessa determinazione chiediamo a noi stessi e a quest'Aula, a partire dalle minoranze, a cui spetta ora l'onere di avanzare una proposta, di intraprendere da subito una discussione rapida e mirata all'obiettivo di giungere, come da indicazione del Presidente della Repubblica e come è interesse del Paese, ad una nuova legge elettorale coerente tra le due Camere. Un impegno che ci troverà, come sempre, in prima fila. Buon lavoro a lei e al suo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Attorre. Ne ha facoltà.

  ALFREDO D'ATTORRE. Grazie, Presidente. Noi abbiamo senz'altro apprezzato i toni più misurati del Presidente del Consiglio incaricato, più consoni alla sua funzione e abbiamo anche comprensione, sincera comprensione per il pesante fardello che il Presidente si è caricato sulle sue spalle. Ci permetta però di dirle con franchezza, Presidente Gentiloni, che c’è un tratto, un tratto di fondo che ci sembra percorrere il suo discorso qui oggi e che ha guidato anche la composizione di questo Esecutivo, di questo Esecutivo fotocopia sostanzialmente rispetto al Governo Renzi. Questo tratto di fondo, questo filo rosso è la rimozione della realtà, di quella realtà che si è manifestata il 4 dicembre col voto di oltre 30 milioni di italiani e con 19 milioni e mezzo di «no». Ecco, nel suo discorso oggi è come se quel voto non ci fosse stato, se quel pronunciamento popolare non contasse nulla, non recasse con sé un messaggio; eppure, Presidente, era stato proprio il suo predecessore, non richiesto da nessuno, a fare di quel voto un pronunciamento, un giudizio di Dio sulla intera attività del Governo. Ora la rimozione della realtà arriva fino al punto da venir meno, rispetto agli impegni che pure erano stati assunti e al passo indietro. Ora, io non so quale idea si abbia del passo indietro, ma se il segretario del PD rimane saldamente alla guida del partito di maggioranza relativa e di fatto è il regista dell'attuale Esecutivo e, dei due suoi più stretti collaboratori, la Ministra Boschi diventa la figura chiave a Palazzo Chigi e l'onorevole Lotti viene elevato al rango dei ministro, in un quadro che prevede la conferma di quasi tutti i ministri esterni, beh si tratta di un ben singolare passo indietro e cambio di fase.
  Noi le chiediamo, Presidente, di tener conto della necessità non soltanto di un cambio di toni, ma di un cambio di analisi e di una diversa narrazione rispetto a quella che finora è stata offerta al Paese e che è stata sonoramente bocciata. Lei ancora oggi ci ha richiamato l'idea di un Paese che si è rimesso in cammino, che aspira a giocare un ruolo importante in Europa, il cui sistema bancario non darebbe nessuna preoccupazione. Ora forse davvero è il caso di ascoltare il messaggio popolare e di riconoscere, oltre alle difficoltà indubbie del nostro Paese, il messaggio di sofferenza e di disagio sociale che è venuto da quel voto. Si è affacciato qualche timido segnale di autocritica, ad esempio sul Mezzogiorno; questo comporterà il fatto che si supera la retorica del masterplan, degli accordi con le singole regioni, gonfi di risorse che in realtà non ci sono, e si mette in campo una svolta vera per il Mezzogiorno, a partire dalla riattivazione della «clausola Ciampi», il 45 per cento di investimenti bloccati per il sud, come chiediamo da mesi. Sulla scuola è stata cambiata la Ministra uscente, uno dei pochissimi cambiamenti. Prelude questo, Presidente, a un ripensamento anche sulla «Buona scuola», significa che il Governo ha capito che quel provvedimento è stato uno dei più clamorosi errori fatti Pag. 25dal Governo Renzi e che nel voto del 4 dicembre c’è anche un giudizio su quello.
  Sul tema del lavoro, noi abbiamo avuto tre milioni di cittadini che hanno chiesto, firmando e sottoscrivendo i referendum della CGIL, di rimettere in discussione i cardini del Jobs Act, a partire dalla distruzione dell'articolo 18 e dalla legalizzazione senza alcun limite dei voucher. Che cosa intende fare il suo Governo ? Intende mettere mano, correggere o abolire il Jobs Act o consentire il pronunciamento popolare dei cittadini dopo questi milioni di firme raccolte ? Infine, sulla legge elettorale: il suo Governo viene dopo quello di Renzi, che ha messo la fiducia sull’Italicum.
  Ora lei dice correttamente: «questo tema torna al Parlamento» e immagino che sia il riconoscimento del gravissimo errore politico e istituzionale commesso con la fiducia sull’Italicum. Allora, se si è coerenti con questa impostazione, si attivi subito un tavolo parlamentare per la costruzione di una nuova normativa elettorale, aperto a tutte le forze politiche, distinto, rigorosamente distinto dalla maggioranza di governo, e lo si faccia prima, già prima del pronunciamento della Consulta. E voglio anche qui dire alle altre forze di opposizione, anche a quelle come il MoVimento 5 Stelle e la Lega, che oggi si sono sottratte alla discussione, che il voto del 4 dicembre richiede serietà e coerenza a tutti; il messaggio che ci viene è che le regole non possono essere sequestrate dalla convenienza di qualcuno e se l’Italicum non andava bene ieri, perché era stato disegnato su misura sulle convenienze di Renzi, non può andar bene neppure oggi, perché qualcuno pensa di trarne vantaggio. Quindi si ritorni in Parlamento e in Parlamento, col concorso serio di tutti, si scriva rapidamente e bene una nuova legge elettorale, conforme alla Costituzione.
  Voi avete rivendicato in questi giorni che la Costituzione, che il popolo italiano ha salvato, non prevede l'elezione diretta del Premier: è giusto, è così; si faccia una legge elettorale che superi questa finzione e superi questa deformazione del sistema parlamentare, una legge elettorale fondata sul principio di rappresentanza, che restituisca ai cittadini la scelta dei parlamentari. Lo si faccia presto e bene e si restituisca la parola ai cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Grazie, signora Presidente, signor Presidente Gentiloni, l'esordio del suo intervento di questa mattina è stato concentrato sulle tematiche internazionali. Credo che questo non sia solo esito del suo ruolo precedente, quel ruolo di Ministro degli esteri che lei ha ottimamente ricoperto, ma sia frutto di una consapevolezza che siamo dentro un contesto sempre più globale e che il nostro Paese si misura dentro questo contesto e dentro le evoluzioni epocali che stanno caratterizzando questo stesso contesto, per cui parlerò brevemente nel mio intervento di questo aspetto. Lei ha già citato gli eventi che attendono il nostro Paese nei prossimi mesi, la Presidenza di turno del G7, il seggio al Consiglio di sicurezza dell'ONU che saremo chiamati tra poco ad occupare, la celebrazione dei Trattati di Roma; lei ha poi citato il tema dei rapporti con l'Unione europea, circoscrivendolo alla revisione dei regolamenti di Dublino, che certamente sono l'aspetto più importante per noi in questo momento, un aspetto fondamentale. Credo però che il tema del rapporto con l'Unione europea – che è troppo spesso concepito come altro rispetto al nostro Paese, mentre l'Italia è parte fondamentale dell'Unione europea, così come l'Unione europea è il riferimento fondamentale per noi – sia assai più ampio ed investa tutte le tematiche relative all'economia, alle regole finanziarie. Ma vorrei fare una sottolineatura particolare: in questo momento credo che l'argomento della difesa e della sicurezza comune europea meritino un'attenzione particolare proprio nel momento in cui l'Alto rappresentante, Federica Mogherini, dopo la Brexit, ha rilanciato questo tema Pag. 26all'attenzione comune. Questo è un elemento fondamentale nella lotta al terrorismo.
  Ecco, vede, signor Presidente, io sono poco appassionato alla discussione su come sono state attribuite le deleghe al Governo, sulle persone, sul rinnovamento, sono molto più appassionato invece all'idea che lei ci rassicuri qui sul fatto che il lavoro politico sull'Europa, che possa contribuire a quella costruzione degli Stati Uniti d'Europa, sarà una delle priorità del suo Governo. Poi c’è la situazione complessiva mondiale caratterizzata da questa delicata transizione che sta avvenendo negli Stati Uniti; il suo Governo si troverà ad affrontare l'inizio dell'era Trump, un'era densa di domande, di incertezze, di aspetti strettamente problematici. Lei ha citato il rapporto con la Russia, io credo che le prime scivolate del Presidente Trump sul rapporto con la Cina debbano preoccuparci. Non è chiaro come sarà affrontata la tematica in Medioriente, in una situazione in cui purtroppo sembra che non si vada verso una stabilizzazione di quella regione, ma piuttosto verso ulteriori elementi di instabilità, quindi con tutte le domande che ne conseguono rispetto al tema della lotta al terrorismo.
  Il tutto con una Cina sempre più assertiva sul piano globale. Noi certamente siamo molto appassionati ai nostri temi, al referendum e quant'altro, però quello che sta accadendo attorno a noi ha una dimensione così ampia e così vasta che rischia di travolgerci, se noi non staremo dentro il contesto globale con una posizione molto precisa, molto chiara, dentro le alleanze che storicamente hanno contraddistinto e continuano a contraddistinguere il nostro Paese, soprattutto sul piano della sicurezza globale, e mi riferisco all'Europa certamente, ma anche alla NATO.
  In questo contesto così complesso l'Italia è chiamata certamente a rafforzare ulteriormente con la credibilità internazionale che è stata conquistata grazie al lavoro del Governo Renzi negli ultimi anni e grazie al contributo che molti di coloro che continuano a sedere al Governo anche in questa nuova edizione, diciamo, del Governo, hanno contribuito a costruire. Quindi, una credibilità internazionale in sede europea, in sede globale che anche io personalmente posso testimoniare nelle mie numerose occasioni di dialogo con il mondo della NATO; tra l'altro una forte credibilità rafforzata anche dall'eccellente livello della nostra diplomazia.
  Credo che la partecipazione al Consiglio europeo di giovedì è già un segnale molto importante, perché c’è una grande attesa a livello internazionale per il dopo referendum, che molti hanno paragonato alla Brexit, che in realtà con la Brexit ha una coincidenza nella dinamica che ha generato il risultato, cioè la dinamica del voto contro, ma questo è un altro capitolo. Quindi la gestione del dopo referendum ha tranquillizzato l'opinione pubblica internazionale; ora serve un impegno ancora più forte su questi fronti e sono lieto che lei già ci abbia rassicurato su questo e sarò altrettanto lieto se potrà fornire ulteriori rassicurazioni ed elementi. Quindi, auguri al nuovo Governo, auguri a lei, auguri in questo contesto particolare anche al Ministro degli esteri, Alfano, che si troverà a raccogliere un'eredità particolarmente pesante. Questa consapevolezza rafforza la decisione, ovviamente, del nostro gruppo di sostenere e di votare la fiducia al nuovo Governo.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signora Presidente, colleghi, signor Presidente del Consiglio, come è noto il nostro partito Fratelli d'Italia ha avuto sempre un atteggiamento di grande collaborazione con il Dicastero da lei guidato e ha apprezzato spesso non soltanto i toni, ma anche la sostanza degli interventi, al di là di qualche superficialità, di qualche opacità da parte del suo Dicastero nella vicenda della gestione dell'Expo, così come qualche ultima gaffe che ci ha lasciato non poco sorpresi, come la vicenda di Israele e del voto all'Unesco, che ci ha imbarazzato molto, così come anche qualche dichiarazione, un po’ improvvida come capo della diplomazia italiana, Pag. 27rispetto alle elezioni statunitensi. Ecco, magari dichiarazioni che si potevano accettare più da un capo politico che non dal capo della Farnesina. Tuttavia ci saremmo aspettati in questo incarico un uomo di Governo, un incarico politico che magari di per sé non ci convinceva, nel senso che sarebbe stato più logico, dopo i milioni di «no», che il suo partito di maggioranza desse un chiaro segnale di discontinuità, innanzitutto con un nome esterno, magari una carica istituzionale, per fare un Governo che dovesse portarci il più rapidamente possibile alle elezioni.
  Dopo il suo incarico immaginavamo che lei prendesse la via, almeno, di indicare al suo partito e al Paese la chiara volontà di un taglio netto con il passato. Al di là delle figure di alcuni ministri, che pure abbiamo apprezzato nel nostro operato, in questi mesi, di opposizione – ne vedo qualcuno, la Ministra Pinotti, piuttosto che il Ministro Orlando, che in questo momento è assente – crediamo che il giudizio complessivo degli italiani sia stato chiaramente e plasticamente espresso, forse più di quello che pensano Renzi e il suo partito, nel senso di identificare i «no» come un voto al vostro movimento, piuttosto probabilmente quel 60 per cento eterogeneo nei fini e nelle idee sicuramente ha una coerenza di fondo nel dire «no» al vostro Governo, «no» ai risultati complessivi da voi raggiunti.
  Allora, in un momento in cui l'antipolitica si nutre di queste debolezze della politica, dare un segnale di rinnovamento le avrebbe potuto far avere molte benemerenze, non soltanto nei confronti del Parlamento, ma sicuramente nei confronti della politica, quella buona. Invece, la volontà del suo partito, della sua maggioranza, del Premier uscente, che rimane il dominus, la volontà di dimostrare a tutti, al mondo del potere, che Renzi è sempre il dominus, vi ha fatto perdere la bussola, regalando alle forze dall'antipolitica, sicuramente, l'occasione di incanalare una rabbia che monta nel Paese.
  Io credo, da questo punto di vista, che la nostra posizione sarà chiara, netta, di contrarietà assoluta. La invitiamo a rispettare almeno uno dei mandati che il popolo ha voluto dare qualche settimana fa con il «no» al referendum, quello di fare urgentemente, a tappe forzate, insieme al Parlamento – perché penso che questa responsabilità ce l'abbia anche il Governo – una nuova legge elettorale, qualunque essa sia, che dia nuovamente la parola ai cittadini e dia nuovamente risposte concrete e oneste ai cittadini, per non farli allontanare da quella politica buona di cui abbiamo bisogno per rilanciare alla grande la nostra nazione e per dare un futuro diverso alle generazioni che oggi ci guardano con attenzione, che vi hanno bocciato, ma anche a quelle che verranno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente, signori e signore del Governo, mi consentirete in questo momento di rivolgere un grazie al Presidente Renzi che con grande umiltà, con grande onestà intellettuale e con senso di responsabilità si è dimesso pur avendo ancora la maggioranza.
  Le dichiarazioni di questa mattina, da parte sua, dichiarazioni chiare, rese con garbo, ma con fermezza, stanno a dimostrare che vi è un grande spazio politico-sociale per affrontare i problemi di questo Paese. Lei ha elencato i problemi internazionali, i problemi europei, gli impegni, ma ha sottolineato con grande dovizia di particolari i problemi sociali di questo Paese, le debolezze, pur avendo, negli anni passati, avuto una crescita che sicuramente negli anni ancora più lontani non abbiamo verificato. Lei ha detto con chiarezza che vi è oggi la necessità di dare risposte a quel ceto medio, alle cosiddette partite IVA, perché stanno scendendo pian piano verso il livello di povertà. Ecco, qui è il senso, il senso anche di aver costruito, realizzato questo Ministero per il Mezzogiorno d'Italia, cioè per ridare voce a quelle situazioni di debolezza, a quella Pag. 28povertà che vi è nel Mezzogiorno d'Italia in cui vi sono situazioni di grande difficoltà, vi sono debolezze, ma vi sono anche forze. Signor Presidente, io la ringrazio infinitamente perché nell'agenda politica degli anni passati non vi è mai stato come problema centrale quello del Mezzogiorno. Lei lo ha inserito con grande responsabilità e con grande coraggio.
  A coloro che sistematicamente rievocano la Costituzione vorrei semplicemente dire che la Costituzione non si evoca soltanto, ma bisogna rispettarla. Noi la rispettiamo, perché il suo Governo è legittimo e per questo noi le daremo il voto di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento PPA-Moderati).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Pietro Laffranco. Ne ha facoltà.

  PIETRO LAFFRANCO. Presidente, colleghi, signor Presidente del Consiglio, il suo stile e la sua sobrietà non possono impedirci di vedere però le cose come stanno. Il suo non è un governo di responsabilità; il suo è un Governo di scopo: non quello di fare la legge elettorale, di mantenere gli impegni internazionali del Paese, ma quello di dare tempo per la rivincita a colui che è stato pesantemente sconfitto nel referendum, Matteo Renzi, quel politico che dagli italiani voleva il plebiscito e da 19 milioni di italiani ha avuto il benservito. Presidente, il suo non è il Governo della responsabilità; il suo è il governo del demerito, perché alcune conferme in alcuni dicasteri gridano vendetta: più si è fatto male più si è stati confermati, più si è fatto male e più si è stati addirittura promossi. L'unica rimandata non è perché la riforma della scuola fosse soltanto pessima, ma perché non aveva più né un partito né una corrente a sostenerla.
  Signor Presidente, il suo è il Governo dell'inganno, me lo lasci dire, perché nasce su indicazioni di chi aveva in tante circostanze detto che se avesse perso il referendum non avrebbe lasciato solo Palazzo Chigi ma avrebbe lasciato la politica. 29 dicembre: «È del tutto evidente che se perdo il referendum considero fallita la mia esperienza politica»; 12 gennaio: «Con un gesto di coraggio e dignità ho detto che se si perde il referendum smetto di fare politica»; 15 gennaio: «Ho già preso il solenne impegno, molto solenne: se perderemo il referendum lascio la politica» e ce ne sono molte altre. Devo dire che la stessa cosa vale per la prima donna sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, che aveva detto che condividendo il progetto politico del Presidente Renzi – il 22 maggio 2016 da Lucia Annunziata In 1/2 ora – avrebbe anche lei lasciato la politica. Condividono il percorso, cioè quello di aver ingannato gli italiani.
  Il suo, signor Presidente, rischia di essere ancora volta il Governo dello scambio, perché ci sono molti Ministri che sono stati fautori di mance e mancette di natura elettorale nel tentativo di convincere gli italiani a votare «sì» al referendum. Gli italiani non si sono fatti prendere in giro. Signor Presidente, lei ha detto una cosa importante, però: ha detto che vuole discontinuità nel confronto pubblico, che la sua stella polare sarà il rispetto delle istituzioni. Io le voglio credere e questa sì che sarebbe una vera discontinuità, perché fino ad oggi il suo partito e il suo leader delle istituzioni si sono serviti, non le hanno servite, al punto da suscitare la giusta ironia da parte dei social; il PD ormai è stato ribattezzato «poltrone e divani», non Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Signor Presidente, noi continueremo nella nostra opposizione ferma, decisa, seria e responsabile. Questi sono motivi ampiamente sufficienti per dirle «no». Noi siamo però qui a dirle «no» perché noi le istituzioni le rispettiamo e voteremo «no» in quest'Aula. Noi le rispettiamo a differenza di quanto le rispetti chi con la nascita di questo Governo ha voluto dare uno schiaffo in faccia a 19 milioni di italiani. Noi le negheremo la fiducia perché, signor Presidente, l'unica stella polare che ci guida è soltanto l'interesse dell'Italia Pag. 29e l'interesse degli italiani. Viva l'Italia e speriamo che questa storia duri molto poco (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Santerini. Ne ha facoltà.

  MILENA SANTERINI. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente, abbiamo di fronte un'Italia divisa, ma non sto pensando al referendum. Il referendum è stato una battaglia politica che ha visto certo posizioni distanti ma anche alleanze improvvisate, frutto di insoddisfazioni e di strumentalizzazioni politiche.
  Quindi, una dialettica potremmo dire fisiologica, che potrà essere riassorbita e lo potremo fare con una continuità con il Governo di Matteo Renzi, che ringraziamo per lo spirito di servizio e che noi di Democrazia Solidale-Centro Democratico abbiamo sostenuto.
  Io sto pensando a divisioni, Presidente, più profonde, più antiche: quelle tra nord e sud, quelle tra giovani e anziani, tra chi ha la casa a chi non ce l'ha, tra italiani e immigrati. L'Istat stima che quasi il 30 per cento degli italiani sia stato nel 2015 a rischio di povertà o esclusione e, di questi, la metà è al sud. Quindi, noi prendiamo sul serio il suo impegno e chiediamo un impegno del Governo proprio per la riduzione delle disuguaglianze, cioè in termini politici che siano le disuguaglianze il parametro per valutare l'efficacia delle politiche.
  L'immagine che il Presidente Renzi ha voluto dare è stata quella di un'azione forte, che ce la può fare, quella di un Paese da sbloccare. Noi condividiamo questa immagine e non vogliamo certo tornare all'immobilismo o alla lamentela, ma molti non hanno capito questo ottimismo riformatore. Quindi, non facciamo prevalere la logica del lamento e la narrazione del lamento, ma chiediamo che in termini politici il contrasto alle disuguaglianze e l'enorme differenza che esiste tra categorie di cittadini o tra nord e sud siano affrontati con decisione.
  Vorrei fare, a questo proposito, due esempi: uno è sulla scuola e uno è sull'immigrazione. Sulla scuola perché abbiamo bisogno di una grande azione contro la dispersione scolastica. Siamo agli ultimi posti in Europa ed è una delle grandi piaghe del nostro Paese; ragazzi senza scuola, senza formazione, senza lavoro. Abbiamo un grande obiettivo da raggiungere che è quello del 10 per cento almeno nel 2020 e siamo molto lontani da questo obiettivo.
  Sull'immigrazione, Presidente – lei ne ha parlato –, noi chiediamo una prosecuzione dell'azione del Governo Renzi sulla condivisione delle politiche migratorie con gli altri Paesi europei. Non è un peso, perché come italiani e come europei siamo fieri di avere contribuito al salvataggio di centinaia di migliaia di vite umane dal 2013 e lo diciamo con la consapevolezza che, da Mare Nostrum ad oggi, purtroppo, il Mediterraneo si è trasformato, nel 2016, in cimitero per il maggior numero di vittime degli ultimi decenni. Chiediamo una revisione degli accordi di Dublino, un rilancio dell'impegno italiano, la rilocation che, come sappiamo, ha dato per ora risultati inferiori alle aspettative, il rilancio dei corridoi umanitari che, Presidente, da Ministro ha appoggiato, un esempio di eccellenze italiane che rilancia anche lo strumento della sponsorship, cioè l'utilizzo delle risorse enormi della società civile. E poi la priorità all'approvazione in Senato della legge sulla cittadinanza ai minori stranieri, ai ragazzi nati e cresciuti qui, un impegno e, diciamo, un patto costituzionale in cui inserire i nuovi cittadini e, naturalmente, tutto un lavoro da fare sull'accoglienza e sui rifugiati.
  Presidente, lei ha parlato di degenerazioni, degenerazioni della politica. Io vedo un enorme pericolo in questo, un grande pericolo. Lo vedo nel linguaggio d'odio di alcuni gruppi, purtroppo anche in quest'Aula, che diventano normalità; lo vedo nella mancanza di trasparenza e nella manipolazione della democrazia anche all'interno dei gruppi politici; lo vedo nell'idolatria del web; in una visione antieuropea, cioè in tutto quello che oggi stiamo Pag. 30chiamando populismo ma che riveste un'enorme pericolo per la nostra democrazia. È su queste degenerazioni che noi ci impegniamo a lavorare e a sostenerla dandole fiducia.

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Annalisa Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Presidente Gentiloni, signore e signori del Governo, ci saremmo aspettati una qualche severità verso se stessi, un po’ di umiltà o, almeno, di buonsenso. Ci saremmo aspettati che qualcuno di voi avesse avvertito quello scossone potente che questo Paese ha dato alla politica e al Governo con il voto referendario, un voto profondamente politico, sociale, generazionale; un voto marcatamente segnato dal disagio in tutte le sue forme, in tutte le sue età, in tutti gli angoli di questo Paese.
  Oggi guardo ai banchi del Governo – di un Governo nuovo nato già vecchio – e mi sembra che manchino completamente gli occhi per vedere questo disagio, per vederne quella reazione rabbiosa che ha saputo trasformarsi in una grande opposizione democratica e costituente. Ho ascoltato con attenzione ogni sua parola, Presidente Gentiloni, nella speranza di rintracciare una assunzione esplicita di responsabilità, uno sforzo di giudizio critico sul proprio operato, ma l'autocritica, si sa, è esercizio rivoluzionario.
  Oggi, invece, siamo davanti alla rimozione di tutto quel terreno di sofferenze e di precarietà che è stato allargato e definito dalle politiche antisociali del Governo Renzi. Lavoro e precarietà non sono stati neanche citati nelle sue linee programmatiche, come se fosse possibile ignorare il voto di una così grande moltitudine di persone.
  È cambiato lo stile, certo, Presidente, indubbiamente (un approccio meno arrogante, meno autocentrato), ma cosa cambia di indirizzi politici fallimentari che hanno sottratto diritti e moltiplicato disuguaglianza ? Dov’è quello scarto capace di farsi carico di responsabilità così gravi ?
  Il suo Governo, Presidente Gentiloni, è una risposta sorda e sbagliata. La riconferma nei Ministeri degli stessi autori delle riforme più invasive del Governo Renzi appare un insulto ad un esercizio costituzionale così importante come il voto di milioni di persone a tutela della Carta costituzionale, della propria sovranità, del diritto a decidere del proprio futuro.
  Non più tardi di ieri i dati ufficiali del Ministero del lavoro hanno certificato il fallimento del Jobs Act: quasi il 19 per cento di contratti a tempo indeterminato in meno nell'ultimo trimestre del 2016, rispetto al trimestre dell'anno precedente. Lo avevamo detto: con la fine degli incentivi si sarebbe sgonfiato il mercato drogato dei nuovi contratti. Persino l'indennità di disoccupazione per i lavoratori con contratto di collaborazione non è stata confermata per il 2017. Presidente Gentiloni, la riconferma del Ministro Poletti è la sua dignitosa risposta ai precari e agli sfruttati dei voucher ?
  Ha parlato di green economy, ma questo capitolo, che noi consideriamo strategico per il futuro sostenibile del nostro Paese, pensa davvero di scriverlo con quello stesso Ministro dell'ambiente che in questi mesi ha continuato a firmare autorizzazioni alle compagnie petrolifere per trivellare i nostri mari e la qualità del nostro territorio ?
  Ha citato la Costituzione come bussola che guiderebbe il nuovo Governo, eppure tra i banchi del Governo siede ancora chi, mettendo la sua prima firma sulla riforma costituzionale appena bocciata, ha tentato un attacco senza precedenti alla Costituzione, trasformandola in un campo militare di lacerazione velenosa del Paese. O la Ministra Madia, che ha appena conquistato l'incostituzionalità della Corte con la sua riforma che privatizza tutti i servizi sociali !
  Non avete cambiato nulla, perché rivendicate tutte le politiche che hanno impoverito il Paese e legalizzato lo sfruttamento moderno del lavoro.
  In realtà una pedina l'avete modificata, la Ministra del MIUR. Bene, Presidente, forse avete compreso la rabbia e la mortificazione Pag. 31che avete seminato nel mondo della scuola, però non basta cambiare la Ministra se poi si decide di non spendere una sola parola sulla scuola, sul mondo universitario, sul diritto allo studio, sullo smantellamento della ricerca pubblica. Non esiste futuro possibile se il sistema scolastico ed universitario continuano ad essere marginalizzati, ma nelle sue priorità programmatiche di questa mattina, Presidente, non abbiamo trovato traccia di tutto questo, e questo è un po’ folle. La legge n. 107, la riforma che avete sarcasticamente chiamato «Buona scuola», è quella che ha definito per legge la precarizzazione della figura del docente, che ha negato la libertà costituzionale di insegnamento ed è quella che continua a tenere nell'immobilità migliaia di insegnanti precari. Non ho sentito nulla sulla crisi profonda del nostro sistema universitario, che in dieci anni ha visto il Fondo di finanziamento ordinario ridursi del 22 per cento, le immatricolazioni calare del 20 per cento, il personale docente ridursi del 17 per cento ! Nulla sulla sottrazione permanente di risorse per la ricerca !
  E in questo quadro generale così preoccupante, la situazione nel Mezzogiorno è ancora più pesante. Saremo vigili, molto vigili, con la nuova ministra Fedeli, che avrà il dovere di cambiare radicalmente passo. Lo deve agli studenti, lo deve ai docenti umiliati, lo deve ai ricercatori ancora e troppo dimenticati.
  Avete scelto in realtà di risolvere una crisi di palazzo – questo è stato – dimenticandovi della crisi vera, quella del Paese reale. Ma questo Paese, pur sofferente, è vivo, vigile, reattivo. Quei 20 milioni di «no» hanno chiesto la restituzione di un Paese nel quale il popolo torni ad essere sovrano, torni ad essere controllore della democrazia. Allora, Presidente Gentiloni, se le politiche restano le stesse, si faccia almeno garante dell'autonomia del Parlamento, dell'urgenza di ridare rappresentatività alle istituzioni. Continueremo a pretendere politiche nuove, differenti, e continueremo con attenzione e saggezza alla stesura di una legge elettorale che possa finalmente ridare rappresentanza e sovranità a questo Paese reale attraverso le elezioni. La strada è questa; quella invece scelta da lei, Presidente, e da questo Governo è quella più corta e sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

  MARCO DI MAIO. Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, Ministri, onorevoli colleghi e colleghe, sedendo in questi banchi, da questa parte dell'emiciclo, non sorprenderà che prenda la parola per dichiarare il mio sostegno a questo Governo e al suo Presidente, Paolo Gentiloni, a cui rivolgo i più sinceri auguri di buon lavoro. Credo però sia opportuno motivare le ragioni di questo voto, che non sono certo limitate alla comune appartenenza e militanza politica, bensì a motivazioni di maggior radicamento e profondità, che lei ha bene indicato nell'intervento di questa mattina e anche con le parole espresse in questi giorni.
  Intanto occorre ricordare che l'Italia, pur di fronte al miglioramento di molti indicatori del quadro macroeconomico nazionale e di fronte ai risultati conseguiti anche grazie alle riforme approvate in questa legislatura, continua però a registrare una vasta fetta, troppo ampia, di cittadini che vivono in condizioni di sofferenza, di disagio sociale, di difficoltà oggettive, in particolare tra i giovani, che sono spesso disorientati e alla ricerca di un futuro che sembrano non trovare; persone che dalla politica e dalle istituzioni si attendono impegni, risposte, azioni e responsabilità. È pensando a loro, pensando ai nostri concittadini colpiti dal terremoto, pensando ai bisogni del nostro Paese, pensando a chi lavora, a chi produce, a chi un lavoro non ce l'ha e cerca di trovarlo in questa nostra Italia che oggi non possiamo sottrarci dal dare al Paese un Governo nella pienezza dei suoi poteri.
  Questo voto di fiducia discende anche dal rispetto e dalla condivisione nei confronti del lavoro svolto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui vanno Pag. 32il nostro sostegno e il nostro apprezzamento per la determinazione e la rapidità con cui ha saputo affrontare questa crisi di Governo, garantendo a tutti i gruppi, a tutti i 23 gruppi tra Camera e Senato, pari dignità. Non è stato solo un gesto formale ma anche sostanziale, come del resto sostanziale era la nostra proposta, esplicitata al Capo dello Stato e a tutti gli altri gruppi parlamentari, di offrire a ogni forza politica presente in Parlamento l'opportunità di compiere un gesto di generosità nei confronti degli italiani: assumersi per un periodo rigorosamente limitato di tempo, di fronte alla ben nota e oggettiva impossibilità di andare immediatamente a nuove elezioni, l'onere e l'onore di governare insieme il nostro Paese. Una chiamata alla responsabilità comune, a fronte di emergenze significative che dovremo comunque affrontare, a cui non si è voluto rispondere, dimostrando che per una parte dei partiti che siedono dentro quest'Aula gli interessi di parte, i calcoli politici, a volte dettati anche dall'avere più o meno poltrone, vengono purtroppo prima dell'interesse nazionale. Ne prendiamo atto assieme al fatto che il gesto di Matteo Renzi, piuttosto inusuale per la politica italiana, rimane il più responsabile di tutta questa vicenda. Dimettersi per coerenza, nonostante ci fossero i numeri in Parlamento per rimanere al proprio posto, credo che sia un atto che in pochi avrebbero compiuto e che da pochi abbiamo visto compiere nella storia della nostra Repubblica. Anche da qui vogliamo ringraziarlo per il lavoro svolto insieme nei 1.019 giorni del suo Governo e per la sua coerenza. La nostra è dunque una decisione diversa da chi preferisce voltare le spalle alla responsabilità nazionale. L'Italia non può permettersi di vivere mese di stallo politico e istituzionale in attesa che il quadro giuridico e legislativo venga ben delineato e ci consenta al più presto di andare a nuove elezioni, che rimane per noi un obiettivo non rinunciabile e da perseguire nel più breve tempo possibile.
  Per questo ci assumiamo assieme alle altre forze di maggioranza un carico di responsabilità che forse sarebbe stato più popolare lasciare ad altri. Eppure, qualcuno ha il dovere di assumerselo, perché stupisce doverlo ricordare in quest'Aula, che ha visto nascere e crescere le nostre istituzioni e in cui si tende a dare per scontato che tutti i colleghi conoscano la Costituzione. Ma nel nostro ordinamento ci sono regole e vincoli che governano il funzionamento delle istituzioni che sono immutati fin dalla nascita della Repubblica e che non sono aggirabili. Sono regole che tutti noi siamo tenuti a rispettare. Andare immediatamente a nuove elezioni, come qualcuno va gridando dentro e fuori questo palazzo, più fuori che dentro, sarebbe di fatto impossibile. Sappiamo che pende un giudizio della Corte costituzionale sulla legge elettorale per la Camera, che non sarà espresso, quanto meno, prima della fine di gennaio. È un fatto noto a tutti, anche a quelli che, per comodità mediatica e politica, in queste ore fanno finta di stracciarsi le vesti e gridano, ancora una volta e inutilmente, allo scandalo.
  Poi, è giunta l'ora che si facciano un esame di coscienza anche quei colleghi parlamentari che continuano a giocare sull'ambiguità, accusando questo Governo di non essere legittimo perché non eletto dai cittadini, come hanno fatto con il precedente e con quello precedente ancora. Allora, voglio dare una notizia a questi colleghi: nessuno dei 64 Governi che si sono susseguiti nei settant'anni della storia repubblicana è mai stato eletto dai cittadini, perché non lo prevede la nostra Costituzione, che all'articolo 92 affida al Presidente della Repubblica il compito di conferire l'incarico di formare un Governo. Allora, i casi sono due: o questi colleghi non conoscono la Costituzione oppure mentono sapendo di mentire e, francamente, non saprei distinguere il più grave tra questi due casi.
  C’è, poi, un vincolo a cui tutti noi dovremmo sentirci legati, che è quello della verità e della misura. Abbiamo sentito dichiarare e attuare, purtroppo, da parte di alcuni partiti delle opposizioni l'ipotesi di abbandonare i lavori di quest'Aula, evocando addirittura l'Aventino. Pag. 33Allora, mi permetto umilmente, con la massima umiltà possibile, di consigliare una lettura a questi colleghi: il discorso che proprio qui, in quest'Aula, in questo emiciclo, pronunciò il deputato Giacomo Matteotti il 30 maggio del 1924 per denunciare i brogli, gli inganni e le violenze compiuti dai fascisti nelle elezioni di quell'anno. Quel discorso fu per lui una dichiarazione di morte: di lì a pochi giorni, infatti, gli squadristi lo rapirono e lo uccisero, facendone trovare, solo qualche giorno dopo, il cadavere. Da quell'episodio drammatico e sconvolgente nacque la clamorosa secessione dell'Aventino da parte di alcune forze dell'opposizione, che volevano così protestare e tentare di bloccare il Governo Mussolini, lo strapotere fascista, la vera deriva autoritaria e violenta del nostro Paese. Ora, con tutto il rispetto e alla luce di questi quasi quattro anni di legislatura, qui dentro non vedo nessun Giacomo Matteotti come non vedo, grazie a Dio, nessun Benito Mussolini. Lasciamo stare l'Aventino, che qualcuno vuole trasformare grottescamente in un flash mob, e recuperiamo, invece, il senso della misura. Si abbia rispetto per noi stessi, per l'istituzione che rappresentiamo, per gli italiani, per la storia di questo Paese. Si può non condividere, non essere d'accordo, criticare aspramente, non si può, però, continuare a raccontare cose false, irrealizzabili, impossibili da attuare e una verità che non esiste. È un modo di far politica cui non ci rassegneremo mai. Per questo, Presidente, Ministri, colleghi, rimbocchiamoci le maniche e impegniamoci da subito per realizzare il programma del Governo che oggi si andrà ad insediare ufficialmente e formalmente e affrontiamo insieme le priorità che l'Italia ha di fronte. Non buttiamo via queste settimane di lavoro con inutili polemiche tra partiti e dentro i partiti. Si completino i progetti in essere, si affrontino le emergenze, si accompagni l'Italia alle elezioni non appena ci saranno le condizioni, ovvero una legislazione elettorale coerente tra Camera e Senato. Buon lavoro a lei, Presidente Gentiloni, e al suo Governo e buon lavoro anche a tutti noi, colleghi, nell'interesse preminente del Paese che, lo voglio ricordare, siamo tutti chiamati pro tempore a rappresentare. Buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Fabio Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, colleghi deputati, membri del Governo. Nelle democrazie avanzate, quando i popoli parlano, i Parlamenti ascoltano. Nelle democrazie compiute, quando un Governo subisce un clamoroso rovescio, non fa finta di dimettersi, ammette i propri errori – la qualcosa, per un certo momento, sembrava quasi essere miracolosamente accaduta – e restituisce lo scettro del comando ai cittadini.
  Noi avevamo più volte genuinamente ammonito l'ex Presidente del Consiglio Renzi che non si può essere Primi Ministri di una nazione con 60 milioni di abitanti, il settimo Paese industrializzato del mondo, governando maldestramente e con piccole furbizie: la «Buona scuola» senza la carta igienica nei bagni; la riforma del lavoro con il 43 per cento di disoccupazione giovanile al sud, 483 mila licenziamenti su 406 mila nuovi contratti stabili; le marchette e le mancette nella legge di stabilità senza che aumenti la ricchezza e, quindi, ancora una volta, come nella prima Repubblica, in deficit, aumentando, dunque, il debito pubblico; la legge elettorale calibrata sul risultato, per certi aspetti straordinario, conseguito dal Partito Democratico nelle ultime elezioni europee, per prendere il controllo sovietico dello Stato; le politiche per il Mezzogiorno con un prodotto interno lordo pro capite pari al 44 per cento in meno rispetto a quello del centro-nord; la riforma del Senato per imporre i senatori, nascosta dietro la riduzione dei parlamentari e la riduzione dei costi della politica; la voce grossa in Europa solo in certe fasi, guarda un po’ il caso prima di un importante referendum, senza però puntellare la sovranità nazionale, senza introdurre nella riforma costituzionale, su cui i cittadini Pag. 34italiani si sono espressi, una norma di salvaguardia che consentisse all'Italia di eccepire quelle direttive, quei trattati europei che fossero stati ritenuti incompatibili con gli interessi nazionali; la mancata guerra ai trafficanti di uomini, ormai classe dominante in Africa, e il business dell'accoglienza verso gli immigrati, che sta gettando nel panico le comunità locali, scatenando una clamorosa e tristissima guerra tra poveri a beneficio di cooperative rosse e bianche; infine, la dichiarazione che l'ex Presidente Renzi si sarebbe dimesso, non accompagnata dall'indizione presumibile, anche se incostituzionale, delle elezioni e, poi, aggravata dalla sua designazione, Presidente Gentiloni.
  L'impressione è che il Partito Democratico, che in pieno stile totalitario consuma il suo psicodramma, costringendo l'Italia ad assistere al suo congresso, abbia semplicemente scelto, Presidente, con lei non la soluzione politicamente più efficace, ma semplicemente la persona più fedele a Renzi. Dunque, siamo di fronte a uno squallido rimpasto – questo si diceva in Prima Repubblica –, in cui clamorosamente e originariamente il rimpastato è Renzi, ma sempre di rimpasto si tratta. Le camarillas, le consuetudini, a cui ci siamo purtroppo abituati – ma noi non intendiamo abituarci alle stesse –, rischiano di far sprofondare il Paese. Lo dico al Partito Democratico in modo particolare, ormai partito dominante, che finalmente si è ricordato, dopo le prime battute post referendarie, di essere il partito di maggioranza relativa e di avere delle responsabilità, anche una responsabilità di stabilizzazione del quadro politico: sembra stiate per commettere un altro clamoroso errore. Non sembrate accorgervi che la gente non vuole saperne più di voi, non vuole saperne più di Renzi, non vuole saperne più dei cloni di Renzi. Vuole semplicemente, così come in democrazia dovrebbe accadere, dopo un periodo di esasperazione e di oscuramento delle facoltà democratiche, tornare al voto. Voi sapete bene che potete essere nelle condizioni di garantire, in maniera più solenne, la data delle elezioni.
  Lei, Presidente – concludo –, se avesse voluto fare davvero il facilitatore rispetto alla futura legge elettorale, avrebbe semplicemente potuto dire al Parlamento: «Io non sono disponibile a fare il pupazzo, farò il Capo del Governo, con tutti i poteri e le competenze, ma lo farò a data certa. Se non vi mettete d'accordo prima, si andrà a votare con l'attuale legge elettorale». Questa è l'unica condizione che lei avrebbe potuto mettere al Parlamento per consentire agli italiani di avere soddisfazione, dopo il clamoroso risultato, che è un risultato politico, del 4 dicembre scorso.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.

  SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente e grazie anche al Presidente Gentiloni, per l'attenzione con cui sta seguendo questo dibattito, e mi auguro che dia anche dei contributi positivi.
  Il punto di partenza, Presidente Gentiloni. Infatti abbiamo ascoltato un discorso con un programma ambizioso, di ampio respiro. Il punto di partenza è molto chiaro: questo è un Governo che si forma non dopo che qualcuno ha vinto le elezioni; questo è un Governo che si forma dopo che qualcuno ha perso un referendum. Credo che sia un punto di partenza molto importante. Questo qualcuno è Renzi.

  PRESIDENTE. Scusate, colleghi, potete abbassare il tono della voce ? Perché al telefono si può stare, ma nel rispetto di chi parla. Prego, Vicepresidente.

  SIMONE BALDELLI. Grazie Presidente, spero di recuperare il tempo. Qui è Matteo Renzi e il suo Governo che hanno perso questo referendum, perché hanno avuto l'idea improvvida, del tutto singolare, ma certamente libera, non condizionata dall'esterno e non imposta da nessuno, di porre di fatto una specie di fiducia sulla riforma costituzionale, che questa maggioranza, unilateralmente, ha scelto di approvare.Pag. 35
  È stato un «no» a una pessima riforma, è stato un «no» a una riforma elettorale, su cui pure la Corte costituzionale ha deciso di non pronunciarsi prima della celebrazione del referendum. È stato un «no» a un metodo, il metodo dell'ex Presidente del Consiglio, un metodo spregiudicato di chi ha una passione per il gioco d'azzardo nella politica, nelle istituzioni e anche nel Paese.
  Emblema di tutto questo è la tempesta perfetta che si è venuta a creare attorno e nella prossimità della celebrazione del referendum. Un Capo di Governo normale, di una maggioranza normale, di fronte al venir meno dell'intesa bipartisan, avrebbe detto: benissimo, basta, ci si ferma qui. Il cammino di queste riforme si interrompe in questo preciso istante.
  Il Capo di un Governo legittimato da un voto popolare avrebbe potuto dire: sì, vado avanti con la mia maggioranza e poi lascio agli elettori la scelta di votare sì o no alla riforma e mi occupo del Governo del Paese. Un Paese che non è che non ha emergenze: ce le ha e anche importanti, a partire da quella del terremoto, tanto per dirne una che doverosamente è stata citata.
  Renzi, invece, ha fatto altro: ha scommesso la sua Presidenza del Consiglio, che poi avrebbe portato inevitabilmente alla crisi, di cui questo Governo è elemento di soluzione, senza soluzione di continuità. Addirittura ha scommesso la sua permanenza nel mondo della politica. Anche questa è una parola che vedremo quanto rispetterà. Abbiamo motivo di ritenere che, chi dice tutto e il contrario di tutto, lasci le persone nelle condizioni di aspettarsi tutto e il contrario di tutto. Vedremo se rimarrà anche nel mondo politico. Ho come la sensazione che anche questa promessa...
  E, con questo clima, la tempesta perfetta si è perfezionata con la sfiducia degli investitori e le attese. Il Presidente del Consiglio ha detto giustamente: l'Italia è un'economia forte, che non è aperta a scorribande, che ha smentito in modo chiaro le profezie di apocalisse, che qualcuno aveva fatto in caso di questo o quell'esito del referendum. Questa è l'Italia.
  Siamo d'accordo, Presidente Gentiloni, ma chi le aveva fatte queste profezie ? Non certo lei, che è stato Ministro degli esteri, ci mancherebbe. Ma a qualcuno del suo Governo sì, io ho dovuto – e non è, mi creda, nel mio stile – urlare nelle Commissioni bilancio riunite di Camera e Senato al Ministro Padoan, Ministro dell'economia di questo Paese e ancora nel suo Governo, perché un Ministro dell'economia, a mercati aperti o chiusi, non si può permettere di dire che, se vince il no, c’è la crisi degli investimenti e si starà tutti peggio. Ma quale responsabilità è alla base di questo comportamento ? Gli endorsement dai Paesi stranieri, i Capi di Stato, gli ambasciatori...
  E, certo, son tutti buoni a fare le riforme con la Costituzione degli altri ! Mica abbiamo riformato la Costituzione americana, avevamo riformato, anzi avevate riformato, la Costituzione italiana ! Non è che era un endorsement molto difficile. La campagna acquisti vergognosa, la pressione sul sistema pubblico, il cambio dei direttori dei telegiornali del sistema radiotelevisivo pubblico, la campagna, oggettivamente vergognosa, a cui abbiamo assistito, da un servizio pubblico che avrebbe dovuto fare informazione, e quest'informazione è stata partigiana ! Lo spot istituzionale che non diceva che non c'era il quorum. Diceva «vai a votare», con uno messo seduto di spalle in un prato. Delle cose allucinanti abbiamo visto ! Non ho altro modo per chiamare se non balle quelle che sono state raccontate dal Presidente del Consiglio.
  E poi ? Lasciare il sistema bancario in questo stato ? Fino al giorno del referendum e dopo. Andava sistemata a luglio la vicenda Monte dei Paschi, non ora ! Con tante emergenze che abbiamo e un Paese spaccato, i soldi pubblici usati per comprare il consenso !
  Questo è stato il metodo Renzi, un meccanismo arrogante e unilaterale, con cui si è pensato di poter cambiare il Paese, senza tra l'altro avere una maggioranza Pag. 36passata dagli elettori. Io ero stato facile profeta, quando ho detto che la legislatura sarebbe iniziata e forse finita senza Renzi, senza essere passati dal via e, tra l'altro, con una maggioranza formata in grande parte anche da eletti in altri schieramenti, passati con la maggioranza di Governo. E, con quella stessa unilateralità, si è portata avanti l'idea di poter cambiare il perimetro della famiglia, della cittadinanza, del mondo del lavoro, della scuola. Ecco, è questo il metodo che ha perso ed è su questo, a partire dal terremoto, dalla legge elettorale, dalle regole che riguardano la vita di tutti, che noi ci auguriamo, da lei, Presidente Gentiloni, un cambio di passo.
  Ma, soprattutto, guardiamo con fiducia al Quirinale, che è garante del rispetto della Costituzione e che è guidato da una figura di grande solidità, esperienza ed equilibrio.
  Guardiamo con grande sfiducia a questo Governo, perché abbiamo la netta sensazione – continuiamo ad averla – di avere di fronte qualcuno che non ha capito che cosa è successo nel Paese, che cosa sta succedendo nel Paese, che non capisce il disagio della vita quotidiana dei cittadini, dei consumatori, di un Paese in cui aumenta la disoccupazione, aumenta l'impoverimento, c’è un problema effettivo sull'immigrazione e su tanti aspetti della vita sociale. Sentiamo, invece, raccontarci altre storie e altre favole.
  Ecco, da questo e da tutto il resto, abbiamo la percezione che anche questo passaggio istituzionale non sia stato profondamente compreso dagli italiani, e concludo Presidente e questo mi conforta ancora di più nella convinzione che forse l'unica vera riforma, di cui questo Paese ha bisogno dal punto di vista costituzionale, è l'elezione diretta di chi governa. Infatti, se siamo maturi per potere scegliere il nostro sindaco e il nostro presidente di regione, lo siamo altrettanto per poter scegliere il Capo del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Governo.
  Comunico che è stata presentata la mozione di fiducia Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Formisano, Locatelli n. 1-01448 che è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozione).
  Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei ministri, nonché delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto, avrà luogo a partire dalle ore 16, sospendo la seduta fino a quell'ora.

  La seduta, sospesa alle 15,30, è ripresa alle 16,05.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Piccoli Nardelli e Rossomando sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle comunicazioni del Governo. Ricordo che è stata disposta la ripresa televisiva diretta della replica del Presidente del Consiglio dei ministri nonché delle dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.

(Replica del Presidente del Consiglio dei ministri)

  PRESIDENTE. Ha facoltà quindi di replicare il Presidente del Consiglio dei ministri, Gentiloni Silveri. Prego, Presidente.

Pag. 37

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Presidente del Consiglio dei ministri. Grazie, signora Presidente. Onorevoli colleghi, credo che abbiamo avuto una discussione utile. Penso che sia stato inevitabile che una parte rilevante della discussione si sia concentrata più che sui programmi e sugli obiettivi del nostro fare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sull'analisi di quello che è accaduto negli ultimi dieci giorni, delle modalità, delle ragioni, del modo in cui è nato questo Governo. Lo ritengo assolutamente logico anche se dal mio punto di vista è una delle ultime volte che vorrei soffermarmi su questo perché ritengo mio dovere come Presidente del Consiglio – resta ovviamente importantissima la discussione politica, la discussione tra i partiti e tra forze parlamentari – concentrarmi sulle cose da fare. Ma stiamo al tema di cui moltissimo si è discusso oggi nel corso di questa prima fase del dibattito. Adesso sentiremo le dichiarazioni di voto. Ho sentito dire che noi non avremmo riconosciuto la sconfitta referendaria. Ma io devo dire che – la canzone diceva «Se stasera sono qui» – se stasera sono qui è perché abbiamo riconosciuto le ragioni della... (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, e di deputati del gruppo Misto), Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori. Lo abbiamo fatto. Lo ricordava nel suo intervento il presidente Cicchitto: il Presidente del Consiglio si è dimesso. Abbiamo invitato tutte le forze parlamentari a concorrere alla formazione di un nuovo Governo che era necessario e alla quale ci richiamava il Presidente della Repubblica perché tutti sappiamo – tutte le forze parlamentari lo hanno ripetuto nelle consultazioni con il Presidente della Repubblica – che occorre intervenire sulle regole per portare il Paese al voto. Quindi abbiamo chiesto un concorso generale a questo compito e come hanno ricordato diversi intervenuti – penso all'onorevole Gribaudo e all'onorevole Di Maio – non c’è stata questa disponibilità e le forze della maggioranza precedente si sono assunte la responsabilità di andare avanti. Si sono prese un rischio dal punto di vista politico ? Certamente si sono prese un rischio ma si sono prese questo rischio esattamente nel rispetto dei doveri costituzionali che sono previsti nel nostro ordinamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto) e dobbiamo, credo, riconoscere un minimo di coerenza ai nostri comportamenti.
  Non ci si può rimproverare di esserci attenuti alle responsabilità che la nostra Costituzione prevede. Siamo una Repubblica parlamentare che le caratteristiche, le modalità attraverso le quali, con l'indirizzo del Presidente della Repubblica, si formano i Governi sono, da circa settant'anni, quelle che conosciamo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto). Poi si discute da anni di repubbliche presidenziali, di elezioni dirette e vedremo ma comunque le elezioni dirette non si fanno con i referendum se anche ci fosse questa opportunità e non mi sembra, credo, che si possa accettare. Infatti se c’è stata una cosa davvero bella di questi mesi di campagna referendaria, che a me non sono piaciuti moltissimo, la cosa davvero bella è stata una discussione pubblica enorme sulla Costituzione italiana. Ora, dieci giorni dopo, non possiamo far sì che questa discussione enorme svanisca nel nulla (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto) cioè che la Costituzione venga improvvisamente dimenticata. Abbiamo addirittura i super-paladini della centralità del Parlamento e della sua sovranità che nel momento più importante della vita parlamentare, che è il momento della discussione e della votazione della fiducia sul Governo, non ci sono (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto). Ma vi sembra logico ? Noi vogliamo talmente bene al Parlamento che non ci andiamo. Credo che questa logica non ci aiuti. Credo che Pag. 38il Governo non abbia interesse a proseguire in questo tipo di discussioni. Io l'ho fatto semplicemente per rispetto della discussione reale che c'era stata qui. Abbiamo una nostra responsabilità come Governo che, se avrà la fiducia delle Camere, sarà un Governo a pieno titolo. Eserciteremo la nostra responsabilità sui contenuti e sui programmi, sulle domande che ci rivolgono i nostri concittadini e i nostri concittadini ci chiedono questo. Non ci chiedono altri quattro mesi di discussione se è legittimo o non legittimo, sovrano o non sovrano perché la Costituzione c’è e regola i nostri rapporti ordinamentali (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto).
  Sui temi che ci vedranno impegnati nei prossimi giorni e nelle prossime settimane nel tempo di lavoro del Governo, certamente vi è la questione europea e, dentro la questione europea, soprattutto nel Consiglio europeo di questa settimana sarà centrale il tema migratorio. Ne hanno parlato i colleghi Locatelli, Alli ed altri. Penso che deve essere molto chiaro che la posizione italiana sulla questione non è una posizione che vuol far dispetto a qualcuno. Ogni tanto la posizione italiana in Europa viene dipinta come fosse una posizione di guastafeste. Noi non siamo guastafeste di nessuno ma non possiamo neanche essere il Paese che si fa carico dei flussi migratori per conto dell'intera Unione europea senza una necessaria, sufficiente solidarietà degli altri Paesi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto). Quindi sono convinto che interpreterò il sentimento comune al Parlamento quando discuteremo di questa riforma, delle cosiddette regole di Dublino che riguardano l'accoglienza e quando ci confronteremo con posizioni che, a mio parere, non sono accettabili.
  Accanto a questi temi europei c’è l'emergenza della situazione del terremoto. Nei giorni prossimi andrò insieme al commissario Errani e al direttore della Protezione civile Curcio dopo alcune riunioni che faremo qui a Roma per renderci conto direttamente dell'andamento della situazione. Sappiamo tutti che l'emergenza è un'emergenza fatta sia di condizioni drammatiche di alcune centinaia o migliaia di persone sfollate, sia di ulteriori cerchi più larghi di persone che hanno problemi con l'agibilità delle loro abitazioni, che chiedono che molto rapidamente si definisca se possono o non possono rientrare e poi ci sono i problemi della fase ulteriore della ricostruzione. È una straordinaria priorità, perché non dobbiamo mai dimenticare che, nel combinato disposto tra quello che è accaduto in agosto e quello che è accaduto il 31 ottobre, la particolarità di questo evento sismico, che ha coinvolto l'Italia, è stata quella del numero di persone coinvolte. Sono stati coinvolti 15-20 milioni di italiani, dal punto di vista non, per fortuna, della messa a rischio dell'agibilità delle loro abitazioni, ma dello shock, della preoccupazione, della paura in un'intera zona del centro del Paese. Quindi, l'impegno lì deve essere immediato.
  Ho detto nelle mie comunicazioni iniziali che lavoreremo molto sul tema della criminalità organizzata, anche rafforzando in questo campo la cooperazione internazionale a livello giudiziario; e poi daremo spazio, ovviamente, alla priorità delle priorità: lavoro, lavoro, lavoro, soprattutto nel Mezzogiorno. Ed è proprio nel momento in cui l'economia, il mercato interno mostra alcuni segni e tutti sappiamo – è inutile che facciamo polemiche astratte – tutti sappiamo che sono segni iniziali, che vanno rafforzati, che vanno incoraggiati, ma ci sono segni di ripresa del mercato, dei consumi, dell'ottimismo dei nostri produttori, questo è il momento di porre la questione del lavoro al centro di questa possibile ripresa, a partire dalle zone del Mezzogiorno (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto). Pag. 39
  Concludo, ringraziando i tanti colleghi intervenuti, anche dell'opposizione – penso al Vicepresidente Baldelli, ma anche altri – che hanno condiviso, non condividendo praticamente nulla della posizione del Governo, ma hanno condiviso almeno – e per me è molto importante – una necessità e cioè la necessità di farla finita con questa apparentemente inarrestabile escalation di violenza verbale nel nostro dibattito politico (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori e di deputati del gruppo Misto).
  Il Parlamento non è un social network e credo che ridando serietà ai nostri lavori e al confronto tra le forze politiche contribuiamo, sia pure indirettamente, marginalmente, ma contribuiamo a rasserenare il clima nel nostro Paese e nelle famiglie del nostro Paese. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Democrazia Solidale-Centro Democratico, Civici e Innovatori, Area Popolare NCD-Centristi per l'Italia e di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Grazie Presidente Gentiloni.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Aniello Formisano. Ne ha facoltà. Formisano non è in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie signora Presidente.
  Signor Presidente del Consiglio, la rapidità con cui si è risolta questa crisi dimostra che la maggioranza, quella passata e quella attuale, identica, ha la grande volontà di riprendere il cammino delle riforme, il cammino del rilancio economico e sociale, un cammino interrotto sicuramente dal referendum del 4 dicembre, referendum che noi non vogliamo affatto sottovalutare. Abbiamo capito chiaramente che la maggior parte di questo 60 per cento è formato da gente, da cittadini, da giovani, che hanno la necessità di spingere questa maggioranza ad effettuare riforme, richieste di lavoro come giustamente lei sottolineava qualche secondo fa, richieste di un'aspettativa di vita diversa, richiesta di avere soprattutto la certezza di un proprio futuro.
  L'ho detto nella discussione generale, apprezziamo notevolmente il fatto che lei abbia creato il Ministero per il Mezzogiorno. Il Mezzogiorno è una grande risorsa per il Paese, è una risorsa importante per fare in modo che si metta in evidenza e soprattutto si metta in moto il veicolo dello sviluppo, della crescita del nostro Paese. Noi siamo convinti che lei sarà ed è un Premier autorevole; l'abbiamo capito dalle sue dichiarazioni e le sue conclusioni quest'oggi ce l'hanno confermato.

  PRESIDENTE. Concluda, prego.

  LELLO DI GIOIA. Mi avvio alle conclusioni, signora Presidente. Noi voteremo, come riformisti, come moderati e come socialisti la fiducia a questo Governo, sapendo che questo Governo ha la possibilità di dare quelle risposte che sono le risposte di sviluppo, di crescita del nostro Paese. Grazie.

  PRESIDENTE. Chiedo a tutti i colleghi di attenersi ai tempi, per favore.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pia Locatelli. Ne ha facoltà.
  Per favore, un po’ di attenzione.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signora Presidente.
  Signor Presidente del Consiglio, avevamo indicato al Presidente della Repubblica la necessità di una figura dal profilo internazionale e lei, per la sua storia di serio professionista della politica, per la sua esperienza di livello internazionale, per il suo stile che, senza dubbio, rappresenta un elemento di discontinuità con il passato più recente, è persona che ci rassicura.Pag. 40
  Avevamo fatto presente al Presidente della Repubblica anche la necessità, in questo difficile passaggio, di una responsabilità corale e lo abbiamo chiesto per il Paese, ma questo non ha trovato consenso tra le forze politiche. Noi socialisti ribadiamo la necessità di continuare a perseguire questo obiettivo, in particolare nel momento in cui saremo chiamati a definire la nuova legge elettorale e l'armonizzazione delle leggi per eleggere Camera e Senato. Bisogna creare le condizioni perché le regole del gioco siano stabilite con il consenso il più largo possibile, e senza azioni di forza. Noi socialisti abbiamo avanzato una proposta che si pone l'obiettivo, in tema elettorale, di contemperare rappresentatività e governabilità ed insieme consentire a cittadini e cittadine di scegliere in modo diretto e consapevole i rappresentanti parlamentari, la mettiamo a disposizione.
  Delle urgenze più impellenti abbiamo già detto nel dibattito: in primis la lotta alla povertà estrema cui aggiungiamo anche quella da lei indicata come prima priorità, gli interventi nelle zone colpite dal terremoto. Per gli appuntamenti internazionali, condividiamo quanto da lei illustrato, non aggiungiamo altro, anche per avere qualche secondo per esprimere un po’ di delusione, un po’ di delusione, che credo di potermi consentire anche per un rapporto di lealtà che sento nei suoi confronti.
  Come le avevamo detto nell'incontro che lei ha voluto con i gruppi parlamentari, abbiamo sperato che il suo Governo tornasse all'applicazione del principio paritario nella sua composizione, invece le figure femminili, che sono di grande competenza e che noi apprezziamo, sono rimaste al di sotto della soglia di un terzo, che è considerata la soglia minima perché la voce femminile abbia il peso che merita. Ne siamo dispiaciuti e ci auguriamo che lei ponga rimedio a questo squilibrio, perché tale è, nel completamento della squadra di Governo. La componente socialista voterà comunque la fiducia. Grazie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rocco Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, il Presidente della Repubblica è riuscito ad evitare una crisi politica e probabilmente anche economica senza via d'uscita, ed ha varato la nascita di un nuovo Governo. È stato sconfitto chi voleva andare immediatamente a nuove elezioni per cercare una rivincita sul risultato del referendum, per questo, l'UDC faciliterà con il suo voto la nascita del nuovo Esecutivo. Siamo invece delusi della composizione di questo Governo e anche dalle dichiarazioni iniziali del Capo del Governo. Esse non hanno elementi di discontinuità con l'Esecutivo precedente e non mostrano un serio tentativo di intendere le ragioni del «no», che anche l'UDC ha rappresentato nel corso della campagna referendaria.
  Il voto ha evidenziato il disagio sociale profondo di un ceto medio impoverito, la situazione drammatica del Mezzogiorno, la crescita del numero dei poveri, degli emarginati, di quelli che guardano al futuro con preoccupazione, con rabbia e senza speranza. Sembra che ormai l'unico ad ascoltare questa parte dimenticata ed emarginata del Paese sia Papa Francesco. Di questo Esecutivo non facciamo parte e non intendiamo farne parte nel futuro; ci tiriamo fuori dal mercato dei sottosegretari che è in pieno corso di svolgimento. Abbiamo l'impressione che questo Esecutivo nasca sotto tutela e con l'intenzione di portarci rapidamente a una nuova prova di forza per ribaltare il risultato del referendum. Speriamo che da tale tutela lei, signor Presidente, sappia liberarsi. La aspettiamo sui singoli provvedimenti, è lì che dovrà effettivamente conquistare la nostra fiducia. Il Paese ha rigettato la cultura del maggioritario, adesso ha bisogno di ritrovare le grandi tradizioni politiche che hanno alimentato la sua vita nel passato. Ha bisogno di ritrovare la cultura della mediazione di Aldo Moro e dei democratici cristiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-UDC).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Renata Bueno. Ne ha facoltà.

  RENATA BUENO. Presidente, caro Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, cari Ministri, l'Italia è un Paese costituzionalmente composto da cittadini, non soltanto i 60 milioni nel territorio italiano ma altri 60 milioni sparsi nel mondo; di questi, più di 4 milioni con diritto al voto, rappresentati da 12 eccellenti deputati in questa casa. Però non siamo solo voti, Presidente, siamo cittadini di serie A. Mi dispiace perché nella campagna referendaria abbiamo visto una grande polemica sul voto dei cittadini all'estero. Piuttosto, è brutto sentire un tale D'Alema che dice: gli italiani all'estero non pagano le tasse e non devono opinare sulla Costituzione. Voglio dire a questo signore e a tutti che ci ascoltano che noi siamo italiani come tutti gli altri e non costiamo nemmeno 1 euro a questo Stato, ma siamo, sì, i più grandi collaboratori di questo Paese nel mondo. Perciò, Presidente, voglio qui confermare le mie parole rilasciate al Presidente Mattarella nelle consultazioni: registrare la nostra partecipazione in questo momento politico. Il Governo Renzi ha dato una grandissima attenzione agli italiani all'estero, e vogliamo dire che la visione degli italiani all'estero verso l'Italia è veramente bella. Abbiamo dato il voto «sì» con grande valore a questo Paese, in questo senso vogliamo ancora appoggiare questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Unione Sudamericana Emigrati Italiani).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marguerettaz. Ne ha facoltà.

  RUDI FRANCO MARGUERETTAZ. Presidente, signor Presidente del Consiglio, i deputati delle minoranze linguistiche del Trentino Alto Adige e della Valle d'Aosta hanno condiviso il richiamo del Presidente dalla Repubblica alla necessità di un sistema elettorale omogeneo per le Camere, in assenza del quale, a nostro giudizio, sarebbe da irresponsabili andare ad elezioni. Ne consegue il nostro sostegno ad un Governo che sia politico e soprattutto un Governo nella pienezza dei suoi poteri. Un Governo, come lei ha affermato, signor Presidente, che non per scelta ma per senso di responsabilità nasce nell'ambito dalla maggioranza che ha sostenuto il Governo precedente.
  Con la fiducia al Governo riceve un mandato pieno ad operare. Vi sono provvedimenti di riforma già all'esame del Parlamento che attendono; vi sono scadenze nazionali e internazionali che devono essere assolutamente affrontate con un ruolo ancor più importante e decisivo nell'ambito dell'Unione europea. Oggi alcune tra le forze di opposizione hanno annunciato che non saranno presenti in Aula per la fiducia al suo Governo, è una loro scelta, ovviamente, vi sono però responsabilità del Parlamento che secondo noi nessuna forza politica potrà eludere. Abbiamo sostenuto e ribadiamo come sia prerogativa delle Camere affrontare il punto cruciale della riforma elettorale. È del Parlamento la responsabilità di scrivere e di approvare una legge elettorale, un sistema elettorale chiaro e compatibile con il sistema bicamerale, che adesso, dopo l'esito del referendum, rimane così com’è.
  Il suo Governo, Presidente Gentiloni – vogliamo esserne convinti –, sarà per noi un interlocutore affidabile. Vi è un rapporto di collaborazione reale tra Governo e Autonomie, in continuità con il Governo precedente, che è possibile fare ulteriormente crescere mettendo mano alle questioni che rimangono sul tavolo della discussione. Per queste ragioni, signor Presidente del Consiglio, i deputati del nostro gruppo voteranno la fiducia al suo Governo. Buon lavoro, Presidente Gentiloni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pastorino. Ne ha facoltà.

  LUCA PASTORINO. Signora Presidente, invece, in discontinuità, io annuncio Pag. 42il voto contrario della componente che rappresento, quella di Alternativa Libera-Possibile. Lo facciamo convintamente, senza alzare i toni, perché non siamo abituati a farlo, ripercorrendo le parole dette, le promesse non mantenute, dopo aver ascoltato la composizione di questo nuovo Esecutivo, denominato da lei, signor Presidente, come Esecutivo di responsabilità. È un po’ anche vero, però non c’è soltanto la responsabilità costituzionale od ordinamentale, c’è anche la responsabilità verso i cittadini e le persone.
  In quest'Aula abbiamo sentito questa mattina parole di elogio al grande lavoro fatto dal Governo Renzi, ai grandi risultati, non abbiamo però udito una sola parola di ripensamento alle politiche fino ad oggi condotte. Non una parola su una doverosa, seria e responsabile – adesso sì – analisi del voto in termini di autocritica, di un minimo di autocritica. La realtà fuori da qui, signor Presidente, è un'altra, e la narrazione fatta questa mattina da parte sua e dal nuovo Governo è una narrazione completamente estranea alla narrazione della vita di tutti i giorni. L'esito del voto referendario, al di là del merito di una pessima riforma e del terrore disseminato nel corso della campagna elettorale dal Governo, ha messo in evidenza un messaggio molto chiaro, un messaggio che va al di là dell'antipolitica, sempre presa ad esempio quasi a voler giustificare o nascondere le mancanze o le carenze di un'azione di Governo: è il messaggio dei cittadini, che hanno annunciato a gran voce tutto il loro malessere sociale, le disuguaglianze. È un messaggio che dice che la politica non si sta occupando delle cose che servono al Paese.
  Le emergenze del Paese sono la lotta contro la povertà e azioni concrete contro le disuguaglianze. L'abbiamo visto anche sui giornali di oggi: la povertà si è allargata a macchia d'olio e ha finito col mettere in ginocchio intere famiglie, ed è raddoppiata nell'arco degli ultimi dieci anni (più 141 per cento). Si tratta di famiglie che non hanno più i soldi per gli alimenti, per la casa, per nulla ! Questi sono i dati veri di oggi. Stamane, invece, abbiamo ascoltato soltanto elogi al Governo precedente e solo una breve parentesi, quasi conclusiva, a titolo di accenno, a iniziative rivolte – sono sue parole – alla parte disagiata della popolazione, facendo riferimento alla classe media. Ma la realtà è un'altra: responsabilità e aderenza alla realtà di tutti i giorni avrebbe dovuto voler dire comunque discontinuità non solo nel confronto pubblico, come da lei annunciato, ma nelle politiche e nelle persone che fino ad oggi hanno portato avanti politiche che si sono rivelate sbagliate a volte dannose.
  Invece no, perché ai giovani che in massa hanno votato «no» al referendum, urlando il proprio disagio, a quei giovani che non hanno lavoro e prospettive si risponde che va tutto bene, che proseguiamo con il Ministro Poletti, quello del Jobs Act, quello dei dati sull'occupazione divulgati ieri, che dicono, ad esempio, che, nel terzo trimestre 2016, i contratti a tempo indeterminato hanno registrato un calo del 18,7 per cento, o i dati dall'Osservatorio sul precariato dell'INPS, da cui emerge l'innalzamento dei licenziamenti disciplinari (più 28 per cento nei primi otto mesi del 2016). Non è questa la responsabilità che hanno chiesto i cittadini. Questa è la prova di un imbarazzante – mi perdoni il termine – disinteresse verso i cittadini e le loro aspettative, che, ancora una volta, non vengono ascoltate, anzi vengono liquidate attraverso la riproposizione di idee e persone già testate, nel segno di una squadra che perde ma non si cambia, o nel segno di nuovi ingressi, come chi è stato relatore della legge Boschi e solertissima sostenitrice del «sì» alla riforma Boschi, nonché relatrice dell'Italicum – quindi un combinato disposto di cose –, che diventa Ministro al posto del Ministro Boschi, o, ancora, nel segno di nuovi ingressi o ripristini di Ministeri, come quello dello sport, mentre per il Ministero delle pari opportunità dovremo ancora aspettare o magari – non lo so – convenzionarci con un altro Stato molto più rispettoso del nostro. Infine – sto concludendo – siamo preoccupati anche Pag. 43perché, nei fatti, questa nuova formazione governativa appare come esercizio di potere per il potere...

  PRESIDENTE. Concluda.

  LUCA PASTORINO. ... a servizio di una rivista personalistica già minacciata sulla pelle del popolo e delle istituzioni. Lo diciamo perché questo Governo sarà qui quando, a marzo e aprile, ci saranno da fare le nomine di tutti i consigli d'amministrazione delle più importanti società partecipate statali. Questo lo vedremo. Quindi, io confermo questo voto contrario. L'approccio della nostra componente sarà di questo tipo, in attesa di un pronto ritorno alle urne (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Colleghi, attenetevi ai tempi, per favore. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà, con l'esortazione a stare nei tempi.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, come preannunciato da Raffaele Fitto, noi Conservatori e Riformisti non voteremo la fiducia a questo Governo, come non l'abbiamo mai votata al precedente. Da questi banchi non si grida, si cerca di ragionare. Per tre anni vi avevamo indicato una strada possibile (un taglio shock delle tasse, della spesa, del debito), ma l'avete respinta. Avete preferito gli «zero virgola» e gli 80 euro e oggi l'Italia contende a Grecia e Finlandia la maglia nera della crescita europea. Vi avevamo proposto una grande rinegoziazione in Europa, ma avete preferito le sceneggiate di Renzi dopo i vertici, che mascheravano un sistematico inchino a Berlino e a Bruxelles durante i vertici. Vi avevamo proposto iniziative di mercato serie ed efficaci sulle banche; avete preferito le bugie e alcuni inutili cerotti che ora saltano ad uno ad uno. Anche sulle riforme c'eravamo mossi nel merito. Il nostro «no» era andato da lì, diversamente da altri. Vi avevamo proposto il presidenzialismo, l'abolizione secca del Senato, un tetto fiscale in Costituzione: avete rifiutato tutto.
  Oggi – lo diciamo con rispetto personale per il Presidente del Consiglio – vi ripresentate qui come se nulla fosse accaduto, anzi premiando chi è stato punito dagli elettori. Il 60 per cento degli italiani ha bocciato la tua riforma ? Diventi sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio. La Consulta ha bocciato la tua riforma della pubblica amministrazione ? Ti rifanno Ministra della pubblica amministrazione. Sarà interessante sentirvi parlare di meritocrazia in futuro. Lo diciamo senza asprezza anche a persone molto giovani: volevate prendere il potere, ma per il momento è il potere che ha preso voi. Dicevate: «Ce ne andremo, lasceremo la politica» e, invece, siete ancora lì, imbullonati. Politicamente nel PD c’è un doppio e opposto calcolo di palazzo. Da una parte, vi è il calcolo di Renzi: avere un Governo amico – lui spera che sia a tempo –, mantenere un controllo sudamericano della RAI, fare il piano delle nomine pubbliche e poi ripresentarsi. Dall'altra parte, vi è il calcolo opposto, quello degli antirenziani del PD, che dicono: «Intanto si parte, poi piano piano cucineremo Renzi. Palla lunga e pedalare». Sono due calcoli di palazzo opposti degni del 1979 o del 1981.
  Avete solo dimenticato un dettaglio: il Paese reale, un ceto medio impaurito, impoverito, giustamente arrabbiato, che trasformerà ogni elezione in un'occasione di vendetta. La cosa più importante oggi è guardare fuori e capire cosa accade nell'Italia, nella grande periferia in cui siamo immersi.
  Se così tanti cittadini dicono: «Siete un altro Governo non eletto dal popolo», vi servirà a poco fargli la lezioncina, con il ditino alzato, sugli articoli 92 e 94 della Costituzione. Pensateci, oppure sarete proprio voi i migliori testimonial della rabbia e della protesta. Per queste ragioni, non avete e non avrete la nostra fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti).

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  PRESIDENTE. La ringrazio deputato Capezzone, anche per i tempi.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Presidente, sono l'unica che si chiama «il deputato» ?

  PRESIDENTE. No, la deputata, la deputata. Non sia mai, non sia mai.

  GIORGIA MELONI. Scherzo, Presidente. Sa che io non ci faccio molto caso, francamente. Era solo una battuta per stemperare. Però recuperiamo e partiamo da adesso, Presidente.

  PRESIDENTE. Prego.

  GIORGIA MELONI. Presidente, il gruppo di Fratelli d'Italia alla fiducia al Governo Gentiloni voterà esattamente come hanno votato gli italiani lo scorso 4 dicembre: con un chiaro, deciso, fragoroso «no». Infatti, lo scorso 4 dicembre, anche se sembra non ricordarselo più nessuno, 20 milioni di italiani sono andati a votare per bocciare, a grande maggioranza, la riforma costituzionale del Governo Renzi e, con lei, il Governo stesso, che su quella riforma aveva, di fatto, messo la fiducia, trasformando il referendum in un referendum sull'esistenza stessa del Governo Renzi. Hanno fatto una domanda, hanno avuto una risposta. Gli italiani non volevano quel Governo, non volevano quella maggioranza, non volevano le sue riforme, non volevano le sue politiche. Gli italiani hanno detto «no». Hanno detto «no» ai Governi fatti nel palazzo; hanno detto «no» alle maggioranze che si tengono con i voltagabbana; hanno detto «no» ai Governi che non rappresentano i cittadini perché devono rappresentare i poteri forti; hanno detto «no» a chi ha portato in Italia 500 mila immigrati clandestini. Presidente Gentiloni, lei può rivedere gli Accordi di Dublino quanto vuole, ma gli Accordi di Dublino riguardano i profughi e quelli che arrivano da noi non sono profughi. Gli italiani hanno detto «no» a chi ha trascinato il ceto medio nella povertà; hanno detto «no» a chi ha fatto dell'economia italiana l'economia che cresce peggio in Europa, seconda solamente alla Grecia; hanno detto «no» ai miliardi di euro di marchette elettorali, pagati con soldi in deficit; hanno detto «no» a anni ed anni di marchette alle banche pagate con i soldi delle famiglie e delle imprese di questa nazione; hanno detto «no» a una folle politica estera con la quale abbiamo voluto inseguire i deliri di Obama e della Clinton, con una politica estera improntata a una nuova guerra fredda e all'amicizia con il fondamentalismo islamico, magari per avere indietro un invito a cena in campagna elettorale, per non parlare di quando siamo andati a fare i salamelecchi in Arabia Saudita per avere indietro qualche Rolex; hanno detto «no» a tutto questo e a molto altro.
  Non è difficile, hanno proprio detto «no». Il bello è che lo sanno benissimo Matteo Renzi e i suoi amici, perché Matteo Renzi stesso dichiara, all'indomani del voto, che gli italiani si sono espressi in modo inequivocabile. Lo sanno benissimo, ma se ne fregano. Infatti, quello che accade oggi è che, a fronte di un «no» molto chiaro, questi signori, che hanno chiesto agli italiani: «Che cosa ne pensate delle mie riforme e della mia politica ?», se ne fregano di quello che gli italiani dicono e dicono: «Noi andiamo avanti. Rimaniamo abbarbicati alla nostra poltrona, a fare quello che i nostri burattinai ci hanno ordinato di fare. Bene o male, insomma, se gli italiani continueranno a insistere che ci vogliono per forza mandare a casa con libere elezioni, ci inventeremo qualcos'altro per impedirlo, come abbiamo fatto finora».
  Allora, vede, io non so se questo si possa considerare normale. Lo voglio dire, ma lo dico sinceramente, perché mi sto vergognando per voi. Avete mai un briciolo di sussulto di dignità ? Presidente Gentiloni, lei si sente in pace con la sua coscienza a venire qui, stamattina, dopo il voto del 4 dicembre, a presentare con orgoglio un Governo in piena continuità con quello precedente ? Le sembra una Pag. 45cosa giusta, rispettosa ? La gratifica che si dica di lei che è perfetto per fare il Presidente del Consiglio oggi perché ha due doti fondamentali, cioè essere un uomo di cieca fiducia a Matteo Renzi ed essere un uomo che ha un carattere abbastanza mite da non rischiare di mettere in ombra il segretario del Partito Democratico ? La gratifica che si dica di lei che è un prestanome di Matteo Renzi ? Gratifica il ministro Boschi e si sente in pace con la sua coscienza ad acchiappare al volo una promozione, quando la riforma che gli italiani hanno così sonoramente bocciato, per la quale è andato a casa il suo Presidente del Consiglio, portava il suo nome ? Non faccio la domanda ad Angelino Alfano, perché conosco la risposta e forse perché Angelino Alfano, in effetti, faceva già il Ministro degli esteri, essendosi occupato di 500 mila africani da portare in Italia più di quanto si fosse occupato mai dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).
  Quindi, diciamo, salto questa domanda. Io credo che, francamente, in cuor vostro, se avete ancora un barlume o se avete qualcuno che vi vuole bene, io non capisco, non avete nessuno che in questi giorni vi abbia sconsigliato, per amor proprio anche, di fare una figura così poco dignitosa al cospetto degli italiani ? Che vi abbia detto che, magari, delle volte, conviene fare un passo indietro, rinunciare a qualche privilegio per mantenere intatta la dignità, ammesso che a qualcuno interessi ancora mantenere una dignità. Il problema, però, Presidente, è che io credo che alcuni pensino di poter agevolmente ingannare gli italiani; ecco, è un po’ quello che state cercando di fare oggi, non li avete ingannati in passato, non li ingannerete oggi, ma quello che fate oggi è presentarvi con un Governo sostanzialmente identico al precedente, in cui tutti i ministri vengono confermati o promossi, al netto della povera Giannini che è stata rimossa perché non aveva santi in paradiso e perché il suo posto serviva per fare spazio alla presentatrice al Senato della proposta di legge per l'introduzione della cultura gender nelle scuole, perché non c’è mai limite al peggio e questo effettivamente era un elemento che nelle politiche di questo Governo mancava. Però, si è dimesso Renzi; certo, si è dimesso, Renzi; vogliamo dirlo con chiarezza perché si è dimesso Matteo Renzi ? Matteo Renzi si è dimesso perché gli serve tentare di ricostruirsi una verginità in attesa di rivincere il congresso del suo partito e di ripresentarsi alle elezioni e allora deve far dimenticare l'immagine di lui che corre da un comizio all'altro con l'elicottero e che ha speso 200 milioni di euro solo per comprarsi un aereo di Stato, per rimettersi a guidare la Smart e, magari, indossare di nuovo il giubbotto di Fonzie per andare da Maria De Filippi, pensando che così gli italiani dimenticheranno quello che ha fatto in questi anni e pensando che gli italiani non si accorgeranno che, intanto, i suoi prestanome continuano a devastare la nazione; così, quando costoro faranno qualcosa che farà veramente tanto arrabbiare gli italiani lui potrà, da lontano, dire: ma io non c'entro niente. Perché gli italiani, infatti, sono scemi. Sa che cosa ricorda, questo Governo, Presidente Gentiloni ? Ricorda un po’ quelle aziende che falliscono e che cambiano un po’ il nome, mettono un amministratore delegato testa di legno e continuano a fare quello che facevano prima; una pratica che qualche esponente di rilievo del Governo deve aver imparato anche dalle proprie esperienze personali e familiari. Quello che è incredibile e che è intollerabile, secondo me, è che tutto questo si condisca con la parola «responsabilità», perché io credo che in questo non ci sia niente di responsabile, perché se l'Italia oggi è messa così, è esattamente perché chi c’è stato finora, al Governo, è stato un irresponsabile. Se noi siamo costretti a fare un Governo per fare la legge elettorale è perché qualcuno ha voluto costruire un sistema in forza del quale gli italiani avrebbero potuto votare immediatamente dopo il referendum solo nel caso in cui avesse vinto il «sì», perché se avesse vinto il «no» si sapeva che noi non avremmo avuto una legge elettorale che ci consentisse di votare. E sa perché lo Pag. 46si sapeva ? Perché lo abbiamo detto noi di Fratelli d'Italia decine di volte, lo ripeto, decine di volte: non mettete gli italiani nella condizione di essere ricattati, fate una legge elettorale che valga anche nel caso in cui dovesse vincere il «no» al referendum, consentite agli italiani di votare; ma, niente, perché era tutto scritto, era tutto voluto, perché non è la responsabilità che vi tiene in piedi, è la sete di potere. Del resto si è visto bene, con i vostri amici della maggioranza di Verdini: «No poltrona ? No fiducia». Quando si dice la responsabilità, è una bella cosa la responsabilità. Allora, Presidente, e mi avvio alla conclusione, è molto semplice: noi vogliamo votare. È una cosa che in Italia, ormai, sembra sovversiva; quando tu dici: vorremmo libere elezioni, ti guardano dall'alto in basso e ti dicono: sei proprio un populista. Vogliamo votare, vogliamo consentire ai cittadini di scegliersi il proprio Governo, quale che sia questo Governo, perché se io non condivido le politiche dei miei avversari, li voglio battere in libere elezioni, non voglio impedire agli italiani di votarli, perché questo non si può fare in democrazia, vogliamo votare, vogliamo una legge elettorale che si può fare in pochi giorni, come in pochi giorni avete fatto tutte le leggi che vi interessavano, come quelle per le banche, che avete fatto in poche ore, delle volte. Diamo la nostra massima disponibilità per fare subito una legge elettorale, se necessario, lavorando nel periodo natalizio, ce lo possiamo permettere, non succederà nulla ! Fare una legge elettorale entro la fine dell'anno, sciogliere le Camere a gennaio, andare a votare a marzo; si dice che non si può, non si può ? E se non c’è una maggioranza in Parlamento anche il Presidente della Repubblica più reticente dovrà prendere atto che si può solamente andare a votare e, siccome, fino a prova contraria, la maggioranza ce l'ha il Partito Democratico, dipende da voi se non si può andare a votare, perché siete l'unico partito sedicente democratico del mondo che ha paura della democrazia.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

  GIORGIA MELONI. Ma noi non abbiamo paura della democrazia, noi pensiamo che il popolo scelga molto meglio delle segreterie di partito. Allora, se ci consentite di votare e di fare una legge elettorale, ci troverete disponibili, differentemente, Presidente Gentiloni, come sempre, faremo il nostro lavoro che in questo caso sarà un lavoro di piena opposizione, opposizione in Parlamento, per ricordarvi ogni giorno che gli italiani non volevano le politiche che state portando avanti, opposizione nelle piazze per chiedere agli italiani e per essere al fianco degli italiani nella loro richiesta di potersi esprimere liberamente come accade in tutte le democrazie del mondo; saremo in piazza ogni giorno fino al 22 di gennaio, giornata in cui stiamo organizzando una grande manifestazione con tutti quelli che vorranno dire, con noi, che questa è ancora una nazione sovrana e che è vergognoso lo scempio che state facendo dell'Italia, delle sue istituzioni, della sua democrazia, della sua credibilità. Per quanto lo consideriate sovversivo, e chiudo, gli italiani hanno diritto di votare ! Noi vogliamo votare ora (I deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale espongono cartelli recante la scritta: «Al voto ora !»).

  PRESIDENTE. Togliete questi cartelli, per favore, non costringetemi a interrompere la seduta ! Prego, intervengano gli assistenti parlamentari, immediatamente. Noi continuiamo con il nostro dibattito. Per favore, togliete quei cartelli (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente). Bravi, bravi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lorenzo Dellai. Ne ha facoltà.

  LORENZO DELLAI. Signora Presidente, Presidente del Consiglio, al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, verso il quale rinnoviamo la nostra deferente stima, il gruppo Democrazia Solidale Centro Democratico ha assicurato piena disponibilità Pag. 47a sostenere un nuovo Governo. Lo confermiamo in questa sede, come già hanno detto i colleghi Tabacci e Santerini, nessun Ministro è espressione della nostra area politica e parlamentare, noi rispettiamo questa decisione, evidentemente legata a logiche che ci vedono estranei. Ciò nondimeno sosteniamo con convinzione lo sforzo, l'unico possibile, per una responsabile transizione al voto, il quale avverrà, secondo Costituzione, quando il Presidente della Repubblica riterrà doveroso sciogliere le Camere. E ci impegniamo a dare il nostro leale e libero contributo anche in questa fase finale della legislatura, come abbiamo lealmente fatto con i Governi presieduti da Enrico Letta e da Matteo Renzi, ai quali va il nostro sincero ringraziamento. Abbiamo condiviso il discorso programmatico del Presidente, ispirato a onestà intellettuale e chiarezza e condividiamo, anche, la giusta rivendicazione di ciò che è stato fatto in questi tre anni. Al Governo, ora, compete assicurare il pieno presidio politico e istituzionale delle questioni sociali, economiche e bancarie emerse col loro preoccupante carico di urgenza, nonché dei passaggi europei e internazionali. Apprezziamo che il Presidente abbia riconosciuto come centrale il tema della legge elettorale per la Camera e il Senato e, soprattutto, condividiamo che il Governo accompagni e non pretenda di guidare una discussione che deve vedere il Parlamento nella sua sovranità. Auspichiamo che su questo terreno si realizzino convergenze oltre i confini della maggioranza di governo; abbiamo colto segnali pur cauti di disponibilità da Forza Italia e anche da sinistra e noi non ci associamo alle previsioni di chi fa il gufo sulla capacità del Parlamento di assumere decisioni su questo punto in tempi ragionevoli. Confidiamo che la pacata e sobria determinazione del Presidente del Consiglio associata con quella del Presidente della Repubblica possa smentire nei fatti le dietrologie più gettonate sulla nascita di questo Governo. Se fossero vere, queste dietrologie, esse darebbero conferma di una visione della politica che confonde la rappresentanza con la rappresentazione e trasforma la contesa politica in una partita a poker. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, le difficoltà che l'Italia vive hanno radici lontane, sarebbe ingeneroso addebitarle al protagonista principale di questa ultima fase politica, non meno di quanto sarebbe arbitrario sostenere che il mondo è iniziato con lui. Paese di passioni forti e istituzioni fragili, così, Aldo Moro, con penetrante lucidità, definiva il nostro Paese.
  Il suo era, peraltro, il tempo di vere passioni forti, quelle delle ideologie, dello scontro fra visioni del mondo, e la fragilità delle istituzioni era, nel suo giudizio, la fragilità di uno spazio laico, quello, appunto, delle istituzioni intese, non solo come puro terreno di scontro, ma come bene condiviso e comune. Questa definizione dell'Italia resta, purtroppo, ancora valida, con l'aggravante che le passioni forti di ieri sono diventate oggi le passioni radicalizzate, tristi e individualiste, frutto anche di una lunga stagione di precarietà sociale, di crisi civile e di crescita delle disuguaglianze. Se vogliamo essere onesti con noi stessi dobbiamo riconoscere che questa crisi di Governo, aperta con la coerente e coraggiosa assunzione di responsabilità del Presidente Renzi, ha al proprio fondo anche la lontananza che si è creata rispetto alle tante periferie sociali, generazionali e territoriali del Paese. Certo, si sono messi all'opera i sacerdoti della conservazione, con ricette vecchie fuori dal tempo, camuffate spesso con la difesa della Costituzione, ma il punto principale è che non siamo – dico siamo – riusciti a costruire attorno all'idea riformatrice il consenso caldo, inclusivo e partecipe di una larga parte di popolo.
  Vi è nella memoria quanto diceva ancora nel luglio del 1995 Nino Andreatta – cito –: «i fenomeni della secolarizzazione coinvolgono anche i partiti e consistono in quel momento e in quella condizione dello spirito in cui le cose perdono la loro magia e il loro sorriso. Per ricostruire la magia e il sorriso della politica» – continuava – «non bastano gli sforzi organizzativi e i nuovi Statuti. Vale la capacità di un'azione collettiva parallela, in cui la militanza Pag. 48divenga assunzione personale di responsabilità per risolvere i nodi della convivenza, che nessuna soluzione burocratica permette di sciogliere», fine della citazione. Nasce da qui un invito pressante, che rivolgiamo innanzitutto a noi stessi: guai a non cercare di capire le ragioni che stanno sotto alla superficie, a non indagare ciò che si muove di profondo e, per certi aspetti, di inquietante nelle pieghe della società, a non cogliere i segnali non solamente di disagio, di solitudine e di protesta, ma anche quelli di opportunismo, di cinismo, di rassegnazione e di indifferenza. Né i «sì» che hanno perso, né i «no» che hanno vinto il 4 dicembre, sono, in quanto tali, un patrimonio esclusivo da utilizzare in un gioco che voglia essere a somma positiva per il Paese. Essi ci restituiscono, piuttosto, l'immagine di una comunità smarrita tra una speranza frustrata e la soddisfazione di chi ha vinto, ma non sa cosa e non sa per quale progetto. E le istituzioni, intanto, per restare a quello che diceva Moro, rimangono nella loro antica debolezza, per di più in una stagione di sfide globali senza precedenti.
  Il ricorso al voto del popolo è sempre un valore democratico e nessuno pensa di tirare a campare, ma può essere un tirare a campare camuffato da populismo, con le sceneggiate che abbiamo visto anche poco fa, anche il mantra del voto a prescindere, per cercare conferme di risultati appena raggiunti o immediate rivincite. E non è solo questione di una legge elettorale sostenibile e razionale, che oggi non c’è, è anche questione di un Paese che rischia di passare da una sfida all'altra, senza che nessuno abbia in realtà idea di dove andare. Pare, talvolta, che sia sospeso il tempo del pensiero, superfluo l'interrogarsi tra una contesa e l'altra su ciò che si muove nella società. I ragionamenti sono liofilizzati in tweet, le passioni forti diventano rappresentazione mediatica di tifoserie, ora osannanti ora ostili, e le istituzioni, alla lunga, un cumulo di macerie. Lungo o breve che sia il tempo dato al Governo che oggi si presenta alle Camere, esso deve sentire anche il peso di una grande responsabilità: aiutare il Paese ed il sistema politico a ritrovare il senso di una misura e di una missione, perché senza una rinnovata cifra di moralità civile e il presidio di culture ispiratrici, nessun disegno riformatore potrà reggere l'urto del disagio sociale e della crescente sfiducia nella democrazia.
  Signor Presidente Gentiloni, noi siamo convinti che, in armonia con l'autorevole guida del Capo dello Stato, lei saprà essere all'altezza di questo compito, valorizzando il sostegno della maggioranza e l'apporto delle opposizioni più costruttive e responsabili, ma soprattutto siamo convinti che saprà aiutare la comunità nazionale a non smarrire il sentiero nella nebbia, praticando quella che lei ha definito discontinuità almeno nel confronto pubblico, per evitare la degenerazione della passione politica. Ecco, questa, signor Presidente, riteniamo sia già una buona premessa per attenuare la debolezza delle istituzioni e rianimare la nostra democrazia. Grazie e buon lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Enrico Zanetti. Ne ha facoltà.

  ENRICO ZANETTI. Grazie, Presidente. Signor Presidente del Consiglio, Scelta Civica e ALA condividono assolutamente l'opportunità della formazione di un Governo che accompagni il Parlamento mentre elabora una legge elettorale omogenea per le due Camere, che restano – consentitemi di aggiungere purtroppo – chiamate entrambe a dare la fiducia al Governo, con la speranza, posto che la certezza non può esservi, ma almeno la speranza che si possano così avere maggioranze omogenee e quanto meno evitare la certezza che così non sia, riportando il Paese nella migliore delle ipotesi all'inizio di questa legislatura, invero molto molto sfortunata e auspicabilmente da non veder ripetere. Allo stesso modo, mentre accompagna il Parlamento in questa fondamentale attività, è chiaro che serve un Governo in grado di garantire Pag. 49stabilità e di garantire risposte sul fronte delle principali emergenze, che lei ha ricordato nel suo discorso, così come la rappresentanza negli appuntamenti internazionali. Proprio per questo, Scelta Civica e ALA, già in sede di consultazioni presso il Quirinale, davanti al Capo dello Stato, hanno dato la loro disponibilità a partecipare a quella che non sarà certamente una scampagnata piena di onori nel lungo periodo, ma sicuramente un periodo di transizione complesso, auspicabilmente breve – non un giorno di meno con inutili frette, ma nemmeno un giorno di più del necessario – e con varie decisioni complesse da assumere. Una disponibilità, peraltro, richiesta e auspicata da tutte le forze politiche che fossero state disponibili ad assumersela, ed è fisiologico che il nostro gruppo parlamentare, così come quello del Senato – nati dalla confluenza e dalla convergenza di due forze, l'una, Scelta Civica, da sempre nella maggioranza anche del precedente Esecutivo, l'altra, ALA, non in maggioranza ma sempre vicina nei passaggi più delicati delle riforme a sostegno dell'azione riformatrice del Governo Renzi – accogliessero per l'appunto questo appello. Era, sostanzialmente, qualcosa di naturale, anche nella consapevolezza che molti altri, in modo strumentale, lo avrebbero rigettato. Abbiamo, però, preso atto, dalla formazione del suo Governo, di una scelta invero peculiare e che francamente non capiamo, perché, anziché avere scelte tese ad aumentare il perimetro di maggioranza, o quantomeno a confermarlo, abbiamo invece avuto, come aumento, l'aumento dei dicasteri, nella conferma per il resto di uno schema precedente su due forze politiche, con l'esclusione quindi di una piattaforma parlamentare importante, che si era resa disponibile e che, come ricordavo già prima, aveva dato contributi diretti e indiretti, e importanti, all'azione di Governo.
  E se è vero – come è giusto che sia e come lei ha ricordato – che questo non deve certo essere il Governo del «sì» contro il «no», o viceversa, è altrettanto vero che parrebbe abbastanza strano che possa essere il Governo in cui parti del «no» possano permettersi di mettere veti su chi, invece, ha sostenuto in modo convinto, senza distinguo o minoranze interne, in Parlamento e nel Paese, proprio alcune delle riforme in assoluto più significative di quel Governo, la cui azione lei giustamente rivendicava quanto a validità ed efficacia. Si può certo dire che questa perplessità è la classica perplessità di chi pensa esclusivamente alle poltrone.
  In verità questa perplessità è proprio strettamente legata all'aumento di quelle poltrone, nel mantenimento di uno schema precedente. Proprio con lo stesso spirito con cui le nostre forze hanno sostenuto l'azione riformatrice del precedente Governo, con presenze al Governo quasi inesistenti, estremamente rarefatte, ma non per questo con una convinzione minore, non ci saremmo nemmeno voltati di fronte a una scelta difensiva confermativa di equilibri, che comprendiamo essere difficili, che avessero anche auspicabilmente determinato un Esecutivo più snello ancora del precedente.
  Ma di fronte a un accrescimento numerico, nonostante il fatto che le sfide pure importanti che abbiamo di fronte siano quantitativamente inferiori, come spettro di azione, del Governo precedente e sicuramente con un orizzonte temporale altrettanto inferiori, ecco questa scelta, nella volontà di non offrire la massima base parlamentare a questo Governo, che come dicevo prima ha delle sfide difficili davanti a sé, ci rende impossibile votare la fiducia.
  Noi non parteciperemo al voto (Commenti), perché partecipare al voto significherebbe dover scegliere tra una sfiducia che non intendiamo in questa fase dare e tra una fiducia che però presuppone una comprensione di quelle che sono le dinamiche politiche sottostanti a questo Governo, che per le ragioni che ho illustrato a questo punto ci sfuggono.
  Aggiungo che naturalmente il nostro apporto costruttivo e propositivo sui singoli provvedimenti ci sarà, ma è altrettanto vero che quando si dice, come si usa dire, «voteremo le cose che ci convincono» Pag. 50bisogna essere conseguenti nel non considerarsi parte integrante di una maggioranza, perché se si sta in maggioranza – e lo diciamo noi che ci siamo stati fino in fondo – beh, non si vota, come abbiamo letto in alcune considerazioni di autorevoli esponenti che presumibilmente invece la fiducia la voteranno, non si vota solo quello che convince, si vota anche quello che convince meno, sul quale si fanno le proprie battaglie, si ottengono i propri risultati, ma poi si va a difenderlo, in una logica di squadra, cosa che credo che noi abbiamo sempre, sempre fatto, come forza politica e come singoli.
  Pertanto, nel contesto attuale e in attesa di capire realmente il senso di alcune scelte che francamente sfuggono, sarebbe da parte nostra poco serio – esattamente come poco serio, a nostro avviso, è chi questo dice – accodarci con un voto di fiducia per restare, come si suol dire, in torta e poi riservarci di votare soltanto quello che ci piace: non si fa così.
  Preferiamo essere molto chiari: non parteciperemo al voto, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica-ALA per la Costituente liberale e popolare-MAIECommenti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie Presidente. Signor Presidente del Consiglio, io potrei dire che noi ci siamo detti tutto ieri mattina e dato che non avevamo chiesto nulla, non abbiamo nulla da pretendere, ma una dichiarazione di voto di fiducia è una dichiarazione che si fa per il pubblico, per i cittadini, per quest'Aula e quindi ho il dovere di chiarire le ragioni del nostro voto favorevole alla nascita del suo Governo. Noi eravamo andati dal Presidente della Repubblica chiedendogli di adoperarsi per la nascita di un nuovo Governo, per la semplice ragione che il Paese non può stare senza Governo e poi per una ragione più contingente: che noi non crediamo che si possa andare alle elezioni in un momento come questo, con una legge elettorale qualsiasi, né con una legge elettorale votata nella notte di Natale o in quella di Capodanno, a colpi di maggioranza.
  Abbiamo detto al Presidente della Repubblica e abbiamo ripetuto a lei, signor Presidente del Consiglio, che noi auspicavamo che sulla legge elettorale si costruisse un consenso, consenso che oggi non c’è e che per essere costruito richiede un minimo di tempo, ma richiede anche la volontà di non ripetere gli errori del passato e per non ripetere gli errori del passato, noi crediamo che la sua persona sia una persona che ci dà sufficiente fiducia. Lei, nel suo sobrio intervento di stamane e nella sua moderatissima e corretta replica di oggi pomeriggio, ha accennato ad alcuni punti programmatici, altri punti su cui è urgente l'esigenza di un Governo, sui quali lei con poche parole ha annunciato quale sarà la sua posizione.
  Noi crediamo che sia auspicabile che il Parlamento sia impegnato a costruire una legge elettorale degna di questo Paese, una legge elettorale che possa durare più della durata di una singola maggioranza, una legge elettorale che vada bene per qualche decennio. È ora di finirla – naturalmente ripeteremo questo concetto, quando si parlerà di questo, ma è ora di finirla – con maggioranze che si costruiscono una legge elettorale fatta a propria misura e poi vengono anche qui a dare lezioni di democrazia. La democrazia nasce dal fatto che sulle regole fondamentali, la Costituzione in primis e la legge elettorale subito dopo, ci debba essere una condivisione. Per giocare a calcio, occorre che tutti applichiamo il medesimo regolamento. Se ognuno si fa un regolamento che va bene per sé, la partita dura poco. Per tornare però al tema di fondo di questo Governo, ripeto, di cui noi riteniamo l'assoluta necessità, signor Presidente, io devo anche esprimerle qui da un lato un piccolo compiacimento: noi abbiamo apprezzato l'istituzione del Ministero dello sport e anche di quello per il Mezzogiorno, erano due problematiche importantissime e ingiustamente dimenticate da qualche tempo, che credo lei abbia fatto bene a Pag. 51colmare; al tempo stesso però, poiché ieri le avevamo chiesto di segnare una discontinuità che fosse in linea con la sua persona, con il suo modo di essere, noi non possiamo non sottolineare come il Governo che lei ha presentato sia troppo simile a quello precedente. Lo consideriamo un limite, signor Presidente, e glielo diciamo con franchezza oggi. Avremmo potuto evitare questo argomento, ma dato che amiamo parlare chiaro e dire ciò che ci piace e ciò che non ci piace, noi le diciamo con fermezza e con serenità che avremmo preferito un Governo che fosse più diverso rispetto a quello precedente: date le circostanze, avrebbe certamente aiutato a costruire quel clima di concordia in questa Aula a cui mi riferivo prima.
  Voglio concludere questo breve intervento, perché rispetto a questo non ho molte altre cose da dire e nulla da rivendicare, citando l'ultima parte del suo intervento, signor Presidente, in cui lei ha fatto presente che è necessario un ritorno alla serietà nella forma. Lei a sua volta citava il Vicepresidente di questa Assemblea, Vandelli, che aveva fatto evidentemente un intervento non ascoltato, ma che evidentemente aveva fatto un richiamo a questa esigenza fondamentale. Ebbene, signor Presidente, questa è davvero un'esigenza fondamentale: la serietà nella forma non è condizione sufficiente per un buon Governo, ma è condizione necessaria. Noi veniamo da decenni in cui si è dimenticata la serietà nella forma; poiché lei anche nella figura, nel suo modo di parlare, nel suo modo di essere, rappresenta la serietà della forma, questo è un elemento in più per votare con convinzione la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Civici e Innovatori).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie Presidente. Oggi la Camera è chiamata a votare la fiducia al Governo Renzi-bis, una fotocopia dell'Esecutivo precedente, dove sotto la maschera del Presidente Gentiloni si nasconde la piovra renziana, che con i suoi tentacoli mira alla gestione del potere e delle poltrone indipendentemente dalla volontà popolare, quella volontà espressa chiaramente e con grande partecipazione il 4 dicembre scorso.
  Oggi, Presidente Gentiloni, lei ha dichiarato che il suo Governo serve per affrontare le sfide dell'Italia e degli italiani. Non credo servirà a ciò, anzi credo che la nascita del suo Esecutivo non sia la sfida per il Paese, ma anzi sfidi il Paese, sfidi la volontà degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini nord), facendo passare il messaggio che il potere di Renzi vale di più del libero voto democratico (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini nord).
  Ciò lo si può comprendere dalla compagine di Governo che ha scelto, oppure che le è stata impostata dal Nazareno, questo non lo sappiamo. Come può essere credibile e legittimato un Governo nel quale viene promossa a Sottosegretario della Presidenza del Consiglio l'ex Ministro delle riforme, che a maggio di quest'anno aveva dichiarato pubblicamente: «se vince il “no”, lascio la politica» (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini nord) ? Forse, fra poco tempo, l'onorevole Boschi ci racconterà che era un'integerrima sostenitrice del no. Oppure la Boschi, come i più fieri democristiani, quando diceva «se perdiamo andavo a casa», vedeva la sua casa in Palazzo Chigi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini nord). E forse Lotti ci verrà a raccontare che era un pluricampione olimpico e per questo fa il Ministro dello sport (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini nord).
  Presidente Gentiloni, lei ha detto chiaramente che questo Governo rappresenta la continuità con l'Esecutivo Renzi e ne rivendica i risultati. Vorrei sapere precisamente quali risultati. I 500 mila arrivi di immigrati clandestini ? Il record di morti in mare nel Mediterraneo ? Il record delle Pag. 52mancate espulsioni ? Il record di mancati ricollocamenti ? Il record di soldi spesi per accogliere clandestini ? Forse questo no, visto che ha provveduto ad allontanare il disastroso Alfano dal Ministero dell'interno, dandogli rifugio nel Dicastero che fino a ieri lei occupava.
  Forse la riforma della cosiddetta «buona scuola», che ha lasciato mesi e mesi migliaia di studenti senza insegnanti ? Forse anche questo no, visto che ha allontanato l'ex Ministro Giannini, immolandola quale unico responsabile della disastrosa politica per la scuola, quando invece era lo stesso Renzi e tutto il Governo ad urlare continuamente i vantaggi inenarrabili della riforma, senza raccontarci che tali vantaggi erano riservati esclusivamente alla moglie dell'ex Presidente del Consiglio (Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico). Forse le politiche sul lavoro ? In questo caso le ricordo io i dati allarmanti, che rispecchiano il dramma che stanno vivendo i cittadini di questo Paese: solo nell'ultimo trimestre meno 34 mila occupati; solo nell'ultimo trimestre più 82 mila inattivi; il 28,7 per cento della popolazione a rischio povertà e un tasso di disoccupazione che arriva all'11,4 per cento, considerando tra gli occupati anche coloro che vivono solo di voucher, anche coloro che percepiscono 30 euro netti al mese. Ribadisco: considerate occupati coloro che prendono 30 euro netti al mese. Forse le politiche sulle banche ? Anche su questo direi di soprassedere, visto che centinaia di migliaia di risparmiatori sono stati truffati e voi li avete abbandonati. Chi, invece, non è stato abbandonato dalla vostra maggioranza sono gli amministratori che hanno truffato quegli stessi risparmiatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini nord). Forse la politica estera ? Dovrebbe conoscere i gravissimi errori portati avanti in questo settore. Oggi, infatti, lei ha detto che il suo lavoro verterà sul terreno internazionale. Ma quale terreno pensa di trovare sulla strada che porta da Roma a Washington ? Un terreno accidentato pieno di insidie, considerate le sue posizioni improvvide che ha preso da Ministro degli esteri contro il Presidente eletto Trump, che sono sfociate addirittura in attacchi personali, definendo Trump un pericolo. Un fallimento certificato, non solo dai fatti appena esposti, ma dal voto popolare. Pensate veramente che, richiudendovi nel fortino di Palazzo Chigi, riuscirete a fermare l'urlo di libertà arrivato dal popolo di questo Paese ? Presidente qui non ci troviamo di fronte a una normale situazione, dove esiste una maggioranza scelta dai cittadini che governa il Paese. Qui siamo di fronte a una sovversione della volontà popolare. E proprio per questo e proprio per rappresentare il volere del popolo, la Lega non parteciperà alla fiducia e non per rivendicare poltrone (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini nord), ma per rappresentare il popolo (Deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini espongono uno striscione recante la scritta: «La sovranità appartiene al popolo»).

  PRESIDENTE. Togliete questo striscione ! Lo striscione, toglietelo. Intervengano gli assistenti parlamentari, non mi costringete a sospendere la seduta. Toglietelo (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente) ! Ecco, bravi, toglietelo, collaboriamo, per favore. Continui, continui, presidente Fedriga, continui il suo intervento.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. E proprio per questo, sabato e domenica, saremo nelle piazze a raccogliere le firme dei cittadini, per chiedere il voto subito. Le ricordo, Presidente, quello che c'era scritto su questo striscione, che è l'articolo 1 della nostra Costituzione: la sovranità appartiene al popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini), non alla segreteria del Partito Democratico, né tantomeno a Renzi (Applausi Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini - Dai banchi del gruppo della Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini si scandisce ripetutamente: «Voto ! voto !») !

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  PRESIDENTE. Allora, per favore, per favore... colleghi. Colleghi ! Allora, continuiamo. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lupi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO LUPI. Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, sono due le ragioni per cui il gruppo di Area Popolare-Nuovo Centrodestra centristi per l'Italia voterà sì alla fiducia che lei ha chiesto a questo Parlamento. La prima ragione sta nella premessa e nella prima parte del suo discorso, quando ha parlato di continuità nell'azione legislativa. E per noi la continuità nell'azione legislativa significa rispondere alla domanda, una domanda semplice, che anche chi è qui in Parlamento e chi sta seguendo il nostro dibattito si pone: è stato utile, ha dato risultati concreti, è servita quell'azione di responsabilità, che nel novembre del 2013 ha visto, non solo la nascita del nostro gruppo parlamentare e della nostra forza politica, ma l'assunzione di responsabilità da parte di molti e di tanti, per portare fuori questo Paese dalla crisi economica e da un’impasse istituzionale che aveva preso tutte le istituzioni ?
  La prima ragione sta sempre nel rispondere a questa domanda. Ci siamo assunti una responsabilità, l'abbiamo fatto con la coscienza della diversità delle nostre identità, della nostra proposta politica, e con il coraggio delle nostre azioni e delle nostre storie. In questi tre anni c’è stato qualche risultato, qualche risposta, qualche corrispondenza a questa azione di responsabilità, non per noi, non per il nostro risultato o per il nostro consenso, ma per l'interesse, neanche del Paese, ma dei milioni di cittadini, dei milioni di famiglie e delle migliaia e dei milioni di imprese ? È accaduto qualcosa ? Ha avuto un risultato concreto ? Ecco, la prima ragione sta nella continuità nel rivendicare, non con orgoglio, ma con serietà, i risultati concreti e la responsabilità di un'azione che ha prodotto qualcosa. Per noi ci sono, ma lo ridiciamo, perché non è solo la memoria, ma è innanzitutto la coscienza di un lavoro, di un risultato e anche del tanto lavoro e dei tanti risultati ancora che si dovranno fare.
  Ci sono nomi che sono entrati nella memoria e nel dibattito in questi anni dei cittadini, ma che dicono concretamente che cosa si è fatto. Jobs act: parolaccia inglese, ma 588 mila posti di lavoro in più. Sono ragioni concrete, sono uomini, donne, persone, a cui non abbiamo dato una risposta, ma abbiamo permesso di avere un po’ più di dignità nell'azione comune, nel dare la possibilità a chi dà lavoro, cioè alle imprese, di giocare la loro partita. Sono sufficienti ? No, c’è da lavorare ancora. Fino a che c’è un disoccupato nel nostro Paese, dobbiamo rimboccarci le maniche e fare e dare risposta alla dignità della persona e dell'uomo.
  Riduzione della pressione fiscale. Da anni è stata la nostra battaglia, è la battaglia costitutiva di un centrodestra di forza moderata, che dice: non è possibile la pressione fiscale che esiste in questo Paese. In questi tre anni, qualcosa è accaduto ? Cosa si è fatto ? L'IMU, bene o male, è stata eliminata, piaccia o non piaccia.
  La possibilità che le imprese non paghino più quella maledetta tassa dell'IRAP sul lavoro (nell'andare concretamente, quando uno dava lavoro, doveva pagare anche la tassa): non c’è più. Le nostre imprese italiane dal 1o gennaio 2017 pagheranno la tassazione più bassa europea. Era al 28 per cento, è al 24 per cento. Non lo so. Io so solo che sono risultati, sono lavoro e che insieme al Partito Democratico, alle forze che hanno sostenuto questa maggioranza, al Presidente del Consiglio Renzi tutti noi stiamo ottenendo. La scuola: abbiamo parlato tanto della libertà di educazione, di un sistema di offerta pubblica dell'istruzione che vedesse la partecipazione di tutti nella libertà di scelta delle famiglie. Abbiamo parlato dell'alternanza scuola-lavoro che è uno dei temi più grandi di questo Paese. La famiglia, il bonus bebè, il bonus asilo-nido, il bonus mamma: ecco sono esempi concreti. La salute: quanti anni si è discusso che dovevamo introdurre i costi standard nella sanità ? Oggi ci sono. Quanti anni abbiamo Pag. 54detto che c'era il diritto da parte dei cittadini di poter accedere indipendentemente dal loro reddito a cure nuove per le malattie grandi che affliggono donne, uomini e famiglie. Oggi è possibile. La sicurezza: altro tema importante che sta a cuore ai nostri cittadini. Bene, abbiamo fatto grandi eventi nel nostro Paese, abbiamo risposto alla minaccia terroristica. Ecco i risultati sono sotto gli occhi di tutti ma questa è la prima ragione. C’è un'altra seconda ragione altrettanto importante perché, se non prendessimo atto di quello che è successo con il voto del referendum, noi è come se avessimo e continuassimo ad avere lo sguardo rivolto verso il passato, la testa rivolta verso quanto siamo stati bravi. Il dato referendario è un dato oggettivo con cui noi tutti dobbiamo fare i conti. L'assunzione di responsabilità nel nostro Paese non è comune a tutti. Il Presidente del Consiglio Renzi l'ha presa e ha dato le dimissioni. Noi abbiamo auspicato che quei toni da rissa – abbiamo totalmente condiviso quel passaggio, signor Presidente del Consiglio, che lei ha fatto – da scontro, da sfida all'O.K. Corral, dalla disfida tra l'apocalisse, se vincevano i no, e l'attentato alla democrazia e il ritorno alla dittatura, se vincevano i sì, aveva un unico risultato: far male a questo Paese. E dopo quel risultato, che bisogna rispettare e non demonizzare e non pensare che tutti i no siano populisti o non populisti, abbiamo detto che la strada insieme anche al Partito Democratico era una: ancora una volta testimoniare che la politica e le istituzioni avevano a cuore prima ancora che il proprio legittimo interesse politico e la propria proposta politica, l'interesse di un intero Paese e che era necessario accompagnare questa fine della legislatura attraverso un Governo che vedesse la collaborazione di tutti e che facesse quello che il Presidente della Repubblica Mattarella – che ringraziamo perché ancora una volta la Presidenza della Repubblica e il Presidente della Repubblica Mattarella hanno testimoniato di aver a cuore di interpretare la sintesi dell'interesse dei nostri cittadini – ha ricordato a tutti noi e che sembrava essere da tutti condiviso: la legge elettorale, la crisi finanziaria, il terremoto, le questioni internazionali. Ho sentito grandi dibattiti: per affrontare la crisi finanziaria c’è bisogno ovviamente del voto popolare e che il Governo sia legittimato dal voto popolare: è assolutamente giusto. Ma c’è un piccolo problema – lo dico per chi ci ascolta – 2 milioni di correntisti della banca Monte dei Paschi e il sistema finanziario delle banche che sono a rischio se non c’è un intervento da parte di un Governo che ci sia, non di un Governo che non c’è e che aspetta la legittima e giusta legittimazione del voto popolare. Chi prende il provvedimento, chi si assume questa responsabilità: è facile bocciare, è facile parlare ma poi qualcuno ce la mette la propria faccia ? Si gioca la propria partita ? Questa è la politica, è la politica nel dire dove si sbaglia, la politica nel dire che, se si sbaglia, si fa un passo indietro ma è la politica che non dimentica l'interesse fondamentale dei cittadini e lo mette davanti, lo mette davanti a sé. Bene, a questa nostra proposta è stato detto legittimamente di no. Ed è stato anche detto, dall'altra parte, c’è bisogno che qualcuno si assuma la responsabilità: la responsabilità deve essere assunta nel dare un Governo perché tutti volevano che ci fosse un Governo – lo dico a chi ci ascolta – dalle forze di questa maggioranza. Qual è la ragione per cui oggi, nel momento in cui ancora una volta con responsabilità nella diversità le forze di maggioranza si assumono questa responsabilità, ritorniamo al fin dalla solita litania ? Il quarto Governo non eletto dai cittadini, si impedisce di andare a votare, il problema è solo la spartizione delle poltrone. Cosa ci interessa ? Cosa pensiamo e come pensiamo che, a furia di andare avanti in questo modo, presentando queste motivazioni noi riconquistiamo una fiducia tra cittadini e istituzioni ? In conclusione, ancora una volta noi ci siamo assunti la responsabilità di sostenere questo Governo, di accompagnare questo Governo ad affrontare le emergenze partendo dalla legge elettorale senza alibi. Senza alibi di rimandare in là nel tempo il Parlamento assuma l'iniziativa Pag. 55di fare una legge elettorale – lo può iniziare a fare adesso – e se ne assuma la responsabilità. Bene ha fatto il Governo a dire «un passo indietro» e vi accompagneremo. Ma quello che noi non accettiamo è, come al solito, il vociare della demagogia. Ho sentito deputati che in un'intervista dicevano ai cittadini: non vi preoccupate, quando arriveremo noi, faremo il referendum per uscire dall'euro, faremo un referendum per uscire dall'Europa. La demagogia, cari cittadini, è una sola, cari colleghi parlamentari, cara Presidente, è che bisogna ammettere di dire con coraggio che quella promessa, che magari ti farà prendere tanti voti, tu non potrai rispettarla per un semplice motivo, perché un referendum per uscire dall'euro non si può fare, perché l'articolo 75 di questa Costituzione che i cittadini italiani hanno confermato non permette questo e perché c’è una Costituzione che non permette nessun referendum propositivo. Ecco, sarà un esempio molto banale ma è l'esempio di chi vuole contrapporre la demagogia, il vociare, le proposte anche importanti e interessanti che mai si possono realizzare e che continuano a portarci nel baratro e, invece, la semplicità e la forza di una forza politica moderata cosciente delle proprie responsabilità, che usa la parola «responsabilità» concretamente e che mette l'interesse del destino delle migliaia di famiglie e di nostre imprese e di nostri cittadini davanti a tutti ed è la ragione per cui noi voteremo sì convintamente al suo Governo e per cui auspichiamo che, anche nei provvedimenti che seguiranno, questa diversità sia tenuta presente anche nelle grandi battaglie che costituiscono il nostro contributo ideale e valoriale, del nostro gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia, nell'impedire la legge sulla liberalizzazione della cannabis, ai temi etici, ai temi dell'eutanasia...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MAURIZIO LUPI. ... che ovviamente – concludo – non potranno vedere questo Parlamento esprimersi positivamente (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare-NCD-Centristi per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signora Presidente. Noi pensiamo, signor Presidente Gentiloni, che lei sia una persona seria, pacata e sincera. Lei ha detto che siede sui banchi del Governo perché ha riconosciuto una sconfitta. Avrebbe dovuto aggiungere un'altra frase per completezza: la Costituzione si è mostrata ancora una volta più forte di chi ha provato a trasformare il referendum del 4 dicembre in un plebiscito. Infatti questo Paese ha riconosciuto nella Carta, nelle sue radici democratiche e antifasciste, l'ultimo strumento di coesione nazionale dopo dieci anni di crisi sociale e di delegittimazione continua delle istituzioni nate dalla Resistenza. Oggi ActionAid ci racconta una fotografia completamente diversa rispetto a quella che lei ha descritto: radiografa una questione sociale gigantesca.
  La povertà in dieci anni aumenta del 141 per cento, con quasi il 20 per cento della popolazione che non riesce a riscaldare casa per le difficoltà economiche, dell'Istat, dell'INPS tutti i dati economici, tutti indicatori che ci raccontano di un Paese dove non si riescono a pagare le rate del mutuo, di chi non arriva alla terza settimana, di chi parte – Rapporto Migrantes – in cerca di fortuna, di chi conta i voucher piuttosto che gli euro di una retribuzione dignitosa, di chi rinuncia alle cure sanitarie, di chi rinuncia a iscrivere i propri figli all'università. Lo abbiamo detto, sembrate un Governo che avrà una durata limitata, più un fortino assediato, e qualcuno, nonostante promesse di abbandono, si è barricato sulla torre più alta per rimanere a Palazzo Chigi.
  Questo avete rivendicato: tutto, il Jobs Act, la Buona scuola, il Fertility Day, la Pubblica amministrazione, nonostante sia stata bocciata dalla Consulta, continuate a mostrarla come l'argenteria di famiglia e non capite che è la ragione principale della vostra sconfitta.
  Sembra Matrix, sembra un film di fantascienza, dove, a seconda della pillola che Pag. 56scegli, ti ritrovi nella realtà o in un mondo costruito da un algoritmo; avete scelto di nuovo la pillola sbagliata. Una sola parola, rimozione. Non saper prevedere una sconfitta è un errore perdonabile, non prendere atto di una sconfitta e continuare a fare sempre le stesse cose è un errore imperdonabile (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).
  Non abbiamo condotto noi questo Paese in una sfida referendaria all’OK Corral, non abbiamo giocato noi una partita a poker con il destino delle istituzioni, usando il populismo di governo per sconfiggere l'antipolitica, fino a delegittimare la stessa Costituzione, su cui pure si era giurato, e praticando alla lettera quel sovversivismo delle classi dirigenti di cui questo Paese ha avuto tante prove nella sua storia.
  Ma la politica ha ancora il potere di cambiare le cose e alcune cose vanno cambiate in fretta. Signor Presidente del Consiglio, questo è un mazzetto di voucher, si compra in tabaccheria, costa quanto due pacchetti di sigarette, è il segno di una generazione condannata a condizioni di lavoro servile. Se volete fare una cosa giusta, una cosa di buonsenso, aboliteli (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà) !
  Lei ha parlato di risposte da dare in fretta a una classe media in crisi, quella che Ezio Mauro in un bellissimo reportage su La Repubblica ha definito i «forgotten men», gli uomini smarriti, la frontiera fragile di un Paese piegato in due dalla crisi, spezzato da anni di sacrifici e di austerità. A questa domanda di eguaglianza e rispetto non si può rispondere ancora una volta con un riformismo debole, il riformismo delle controriforme, la risposta deve essere: rovesciamo la piramide delle priorità; la piramide rovesciata sta nel fatto che oggi UniCredit annuncia 14 mila esuberi entro il 2019 e il titolo vola in Borsa. Cosa dite su questo ? Quando accade questo, significa che la finanza si mangia il lavoro e si mangia l'economia reale e, quindi, si mangia la democrazia.
  Il Sud. Nelle sue parole ci sono segni importanti, torna nell'agenda della politica, però poi non è così. Avete fatto il Ministero del Sud, ma avete messo il CIPE nelle mani del Ministro degli hobby e dello sport. Il Sud non ha bisogno di stadi o di eventi, ma di infrastrutture, di reddito, di attività produttive. E poi, le crisi industriali, non una parola, ma ancora oggi al Ministero dello sviluppo economico ci sono 150 tavoli di crisi aperti: Alitalia, Almaviva e tanti altri. Occorre una risposta.
  Lei, dopodomani, andrà al Consiglio europeo a portare la voce dell'Italia. Il 28 novembre di quest'anno, alla vigilia del referendum, il Presidente del Consiglio di allora pronunciò la seguente frase: «Il 13 dicembre – cioè oggi – chiederò al Parlamento il consenso per mettere il veto al bilancio dell'Unione europea e spero che anche gli altri partiti votino sì».
  Devono finirla con quest'idea che si guarda all'Italia quando c’è da prendere i soldi e ci si volta dall'altra parte sui migranti. Ora basta ! Basta ! Se c’è una cosa in continuità con il Governo precedente, noi le chiediamo di essere continuo con questa proposta: se non ci sono le risorse per i migranti, metta il veto. Questioni internazionali enormi: la guerra che torna, torna una domanda di pace e di disarmo, torna una domanda di stop a una stagione di deterrenza troppo lunga. Papa Francesco dice «Si producono armamenti per bilanciare le economie, maledetto chi opera per la guerra e per le armi». Si è persino convinto Donald Trump a rinunciare agli F35; coltiviamo, signor Primo Ministro, la legittima ambizione di convincere anche lei a fermare il programma degli F-35 (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà). Noi non abbiamo dimenticato, abbiamo la memoria lunga, abbiamo ascoltato da lei parole di rispetto nei confronti del Parlamento, ma ci auguriamo che sia conseguente, perché tanti degli attori di quella triplice fiducia, di quel tentativo di schiacciare il Parlamento sotto il tacco di un Governo delegittimato, sono ancora tutti lì, sono ancora tutti seduti lì. Noi siamo per Pag. 57una Repubblica parlamentare, deve finire l'illusione del Governo maggioritario del Capo. Occorre che i cittadini tornino ad avere il diritto a scegliere i propri rappresentanti e deve esserci il principio inderogabile della rappresentanza, perché, come dice l'articolo 48 della nostra Costituzione, il voto è eguale e libero. Signor Presidente, noi vogliamo cambiare la legge elettorale e poi accompagnare questo Paese al voto. Il Governo liberi il campo, apra una stagione diversa, dove sia il Parlamento il principe, il custode delle decisioni popolari, della possibilità di ricostruire una grammatica comune, una grammatica dove le regole si scrivono insieme e non sono uno strumento per prevaricare le minoranze. Il nostro «no» oggi ha la forza dei 19 milioni che hanno bocciato la vostra riforma, il nostro «no» guarda i milioni di cittadini che hanno sottoscritto i referendum sociali per abolire il Jobs Act (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà), il nostro «no» è un «no» contro la vostra palude e il vostro immobilismo. Noi siamo per il cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Brunetta. Ne ha facoltà.

  RENATO BRUNETTA. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente Gentiloni, la ringrazio per il tono che lei ha utilizzato in quest'Aula e il suo fair play, sinceramente non eravamo più abituati e questo è certamente un bene, rispetto merita rispetto. Nondimeno, signor Presidente, sento un grande malessere in quest'Aula, sento un grande malessere in quest'Aula e nel Paese, un grande malessere per lo stato della nostra democrazia.
  Mi consenta una riflessione. Nel 2013 il PD, il suo partito, ottenne il 25,43 per cento dei voti, il Movimento di Grillo il 25,56.
  Quindi, il suo partito allora risultò il secondo partito alle elezioni politiche; grazie alla coalizione ottenne il premio di maggioranza e ottenne 340 deputati. Da allora, signor Presidente, abbiamo avuto la sequenza di tre Governi, tutti fatti e disfatti dal Partito Democratico, dal suo partito. E lo stesso Partito Democratico si è eletto, da solo o con altre componenti, due Presidenti della Repubblica. Da quel 2013, il suo Partito Democratico è stato – nel bene, io direi soprattutto nel male – il dominus della vita politica italiana. Ricordiamo tutti il dimissionamento forzoso del Presidente Enrico Letta; dimensionamento forzoso e dai lati oscuri nel suo passaggio quirinalizio. Quasi quattro anni, signor Presidente del Consiglio, quattro anni di fallimenti e, semplificando un po’, quattro anni certificati dal voto referendario, il primo voto libero che c’è stato nel nostro Paese da quel 2013. Quel voto, 60 a 40, non solo a certificare il fallimento della riforma costituzionale ma anche di quella elettorale ad essa connessa; il voto referendario è stato soprattutto il voto sui mille giorni di Renzi, sui mille giorni di Renzi e della sua occupazione brutale della vita politica italiana, del potere e della nostra democrazia. Ricordiamo tutti le notti di occupazione di quest'Aula, durante la discussione e il dibattito sulla riforma costituzionale. Ricordiamo tutti le tre questioni di fiducia messe sulla legge elettorale. Ricordiamo tutti gli insulti fatti dal Presidente Renzi a chi gli si opponeva, anche su materie delicate come quella, ultimamente, del terremoto. Ricordiamo tutti, tutto questo.
  Signor Presidente del Consiglio, quando un Governo mette al centro della sua azione politica delle riforme che diventano, per la loro connotazione, per il significato che si dà loro e per la volontà che ci si mette, eversive, fatte solo per il potere, non per semplificare, non per risparmiare, non per migliorare, ma solo per portare un uomo solo al comando nel tempo, il popolo risponde, il popolo non può che rispondere, nonostante i media asserviti, tutti, nonostante l'occupazione militare della RAI. Occupazione militare della RAI: non era mai successo nella nostra storia repubblicana un fatto di questo genere ! Bene, il 60 a 40, signor Pag. 58Presidente del Consiglio, ha bocciato il PD, il PD di Renzi, ha bocciato il renzismo, e questo, me lo consenta, è un bene, mi fa gioire. Respiro con più gioia, pensando a questo. Non ha solo bocciato una cattiva riforma costituzionale, non ha solo bocciato una cattiva legge elettorale, ma ha bocciato un modo deteriore di intendere la politica.
  A lei, signor Presidente del Consiglio, avevamo chiesto discontinuità. Discontinuità in politica estera: pensiamo solo al tema delle sanzioni alla Federazione Russa di cui lei nulla ha detto in quest'Aula; pensiamo solo alla barzelletta del veto minacciato ed impossibile nei confronti del bilancio dell'Unione europea (anche ignoranti); pensiamo solo alla discontinuità nei confronti della politica economica di Renzi-Padoan – più o meno subita da Padoan –, fatta di mance, «marchette», acquisizione del consenso, basti pensare, solo per citare una sola cosa, all'ultima infame legge di bilancio, inaccettabile, indegna di un Paese moderno come il nostro e che ci verrà bocciata nei prossimi mesi grazie alla compassione dell'Unione europea. Ricordiamo gli imbrogli del Jobs Act: buttati via 20 miliardi di euro senza creare nessun posto di lavoro vero ! Ricordiamo la confusionaria, indecente, riforma della pubblica amministrazione, anch'essa bocciata. E ricordiamo – lo dicevo prima – l'occupazione militare della RAI, con due soggetti, presidente e direttore generale, che prima se ne vanno meglio è, perché hanno mal gestito la più grande industria culturale del Paese e l'hanno asservita al potente di turno.
  Lei ci dà un Governo fotocopia, signor Presidente del Consiglio, una fotocopia delle macerie dei mille giorni di Renzi. E dobbiamo vedere, purtroppo, in queste ore, un Renzi ancora padrone del Partito Democratico che ricatta il Parlamento, che continua a ricattare il Parlamento ai fini del potere, del suo potere, e che mette il Parlamento in subordine alle sue strategie congressuali. Minaccia di staccare la spina al suo Governo per puri fini di potere e congressuali. Il nostro «no», signor Presidente del Consiglio, non è solo un «no» al suo Governo – perché non c’è stata alcuna discontinuità –, ma è un «no» al renzismo, da cui deriva purtroppo – e dico purtroppo – il suo Governo. Avete diviso il Paese, questa la colpa più grave. Avete diabolicamente diviso il Paese: non ve lo perdoneremo, non ve lo perdoneranno gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giulia Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, siamo qui, ora, in quest'Aula, perché vogliamo dirvi quello che tanti cittadini vorrebbero dirvi ma non possono. Portiamo la loro voce, ancora di più dopo aver tastato il Paese nella sua cruda realtà, dopo avere visto un'onda popolare spazzare via la narrazione di un successo e l'arroganza del potere. Un potere schiaffato in faccia spudoratamente, un potere che trasmette chiaramente l'idea che i cittadini non contano nulla, che le decisioni viaggiano sopra la loro testa, che non li riguardano, che devono anzi astenersi dall'occuparsi della cosa pubblica.
  Presidente, complimenti, è già riuscito nell'impresa da record di replicare immediatamente quella stessa arroganza. Oggi si presenta in Parlamento per chiedere la fiducia: scusi, ma la fiducia a chi ? La fiducia al Ministro Alfano, per la scriteriata gestione del caso Shalabayeva, con cui ha restituito due persone, fra cui una bambina, al regime dittatoriale che li perseguitava, o per la brillante gestione degli ultrà del Feyenoord, che hanno messo Roma a ferro e fuoco ?
  La fiducia al Ministro Madia, perché la Corte Costituzionale ha bocciato la sua riforma della pubblica amministrazione ? E dove l'avete riconfermata ? Naturalmente alla pubblica amministrazione. La fiducia al Ministro Padoan, per i risultati ottenuti nel crollo della ricchezza finanziaria degli italiani, per il calo di decine di miliardi dei depositi bancari ? O la fiducia al Ministro Lorenzin, per cosa ? Per la Pag. 59campagna sul Fertility day, con cui invitava le donne italiane a fare figli sapendo bene che non hanno né lavoro, né stipendi adeguati, né tantomeno un'organizzazione sociale che permetta loro di usufruire di asili pubblici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? A proposito di voucher, chiedete la fiducia anche sul Ministro Poletti ? Certo, a lui non poteva non andare un premio, dopo i mirabolanti risultati raggiunti dal Jobs Act: la disoccupazione giovanile con punte, al Sud, del 60 per cento e la disoccupazione generale all'11,6 per cento.
  E De Vincenti ? L'avete promosso certamente per i meriti sul campo, quelli per avere sfilato dalla legge di bilancio i 50 milioni per i bambini di Taranto, vittime di quel disastro ambientale, sanitario e sociale che si chiama Ilva, che avete puntellato con dieci decreti in favore dell'azienda e non uno a favore dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ma non è finita qui, perché la vostra arroganza è veramente tracotante. «Se vince il “no” lascio la politica»: chi l'ha detto ? Ve lo dico io: Maria Elena Boschi, proprio colei che questa revisione costituzionale l'ha firmata e portata avanti. Dov’è oggi Maria Elena Boschi ? Qua non c’è, no, però è al suo posto, anzi è stata pure promossa a sottosegretario alla Presidenza, così potrà gestire più potere: un'altra bella medaglia di legno, giusto perché ha dimostrato il suo valore nella becera campagna con la quale ha sostenuto che la riforma avrebbe aiutato i malati di cancro e favorito la cura del diabete. Per questo l'avete promossa, perché in una politica disumana, che se ne frega altamente dei bisogni dei cittadini, come quella che avete portato avanti, un comportamento del genere per voi è meritevole di una promozione; una promozione che non avrebbe potuto ottenere se non avesse anche presentato quei conflitti di interesse con gli istituti bancari che conosciamo bene, anzi che conoscono bene tutti i cittadini vittime delle vostre manovre. Quindi, bene, brava, bis.
  Poi, vi è un altro alter ego di Renzi: Luca Lotti, con i suoi grandi successi. Infatti, da lui arriva la brillantissima intuizione legata alla presunta propaganda on line del MoVimento 5 Stelle, la cui punta di diamante, oggetto di una sua stessa denuncia, sarebbe Beatrice Di Maio, alias la moglie dell'onorevole Brunetta. Complimenti ! In un altro Paese sarebbe stato messo da parte per non nuocere più; in questo Paese lo promuovete e gli confermate deleghe importanti, come l'editoria e il CIPE. Veri complimenti ! Vi ammanta tutti di tanta credibilità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Poi, su di lei, Presidente, non abbiamo nulla da dire. Facciamo veramente fatica a rivolgerci a lei come al Presidente del Consiglio e a definire questo «il Governo Gentiloni», perché questo è, a tutti gli effetti, il Governo Renzi-bis. Quindi, Presidente, per capirci, su cosa e per chi chiedete la fiducia ? Questo Governo, che lei oggi viene a presentare, è già stato sonoramente sfiduciato da 19.420.730 «no»: voti di cittadini veri, non di quelli che esistono sulle vostre slide, voti espressi in una consultazione in assenza di quorum, che per noi, per la nostra idea di democrazia diretta, valgono ancora di più. È un «no» a voi, a lei stesso, a una riforma che rappresentava proprio tutta l'arroganza con la quale ancora oggi vi presentate qui, come se domenica 4 dicembre non fosse accaduto nulla, eppure è accaduto neanche dieci giorni fa. Ve lo ricordate ? E voi cosa fate ? Vi presentate ai cittadini con un Renzi-bis: non è successo nulla, tutto a posto.
  Mi dispiace, Presidente, voi non avete mostrato nessun rispetto nei confronti dei cittadini e del modo in cui si sono espressi, chiaramente e senza fraintendimenti. Non avete ascoltato neanche una delle voci che si sono sollevate contro la vostra idea di Governo, tanto che siete qui con le stesse persone. Presidente, non avete dimostrato alcun rispetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  E mentre i Primi Ministri si duplicano come ultracorpi, il MoVimento, entro il 24 Pag. 60gennaio, sarà nelle piazze per una grande manifestazione a difesa della sovranità e della dignità del nostro popolo, del nostro Paese, che voi oggi state calpestando, ancora una volta, per l'ennesima volta. I parlamentari del MoVimento si riuniranno nelle piazze d'Italia, fra i cittadini: sarà un flash mob di democrazia. Ma non illudetevi che spariremo. Continueremo a farvi fiato sul collo anche qui, nelle Commissioni e in Aula.
  La cosa più grave di queste ore è l'indifferenza da parte dei nominati dai partiti di fronte allo spettacolo della produzione seriale di Primi Ministri ultracorpi. Sono figure neppure scelte o individuate, sono il frutto di un macabro allevamento intensivo dove ogni carattere, personalità o qualunque altra forma di essere non è prevista. Lo scopo è la neutralità assoluta, l'estrema cancellazione di qualsiasi forma di anima dalla vita politica di questo Paese. Il MoVimento 5 Stelle è composto da portavoce che un'anima ce l'hanno e che hanno lo scopo di portare in quest'Aula le parole dei cittadini italiani, quegli stessi cittadini che oggi si sentono gabbati, presi in giro, che non capiscono come fate a presentarvi così di fronte al Paese. Ma con quale faccia ? Presidente, voi semplicemente non esistete, siete nessuno. Siete una classe politica nata già vecchia e destinata a sparire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Consideriamo questo l'ultimo colpo di coda di un sistema che è veramente duro a morire, perché ha troppi interessi da servire (tipo le vostre pensioni). Ci vedremo presto nel Paese reale per fermare la deumanizzazione della responsabilità politica, il colpo finale alla nostra dignità di italiani, ma domani arriverà il momento del Governo dei cittadini, quello basato sulle esigenze vere del popolo italiano e, siccome la sfiducia vi è già stata votata da quasi venti milioni di persone, noi rispettiamo loro, non voi e vi lasciamo a questo ultimo, patetico teatrino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Ettore Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Grazie, signora Presidente. Signor Presidente del Consiglio, questa è una crisi particolare, singolare. Non si ricorda una crisi in cui il Presidente del Consiglio si dimette avendo la fiducia di Camera e Senato, una fiducia ampia, conseguita con l'approvazione e sull'approvazione della legge di bilancio. Ma è una crisi generata da dimissioni che sono portate dalla coerenza, manifestata durante la campagna elettorale, di un Presidente del Consiglio che ha detto: «Questa riforma costituzionale è al centro dell'attività di questa legislatura». Lo è stata dal primo giorno di questa legislatura. Lo è stata quando è nato il primo Governo. Lo è stata quando è nato il Governo Renzi. Per coerenza il Presidente del Consiglio si è dimesso. Lo ha fatto nel rispetto delle istituzioni, lo ha fatto nel rispetto dei cittadini, lo ha fatto per rispetto dei suoi gruppi parlamentari. Non l'ha fatto, come abbiamo visto stanotte, di nascosto, con un video, così come è stato dimesso un assessore di Roma, con quel sistema vergognoso di nascondere le cose, senza assumersi la responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo ha fatto in diretta televisiva, dicendolo agli italiani.
  Questo non è il Governo che noi volevamo, lo sa benissimo Paolo Gentiloni, a cui ci lega un rapporto di stima da parte di tutto questo gruppo. Noi avevamo un'altra proposta politica, siamo andati a dirlo al Presidente Mattarella: abbiamo chiesto che ognuno si assuma le sue responsabilità in questa fase, una fase che deve guidarci al voto, abbiamo chiesto a tutti i gruppi politici di costruire un Governo insieme. Questo non è stato possibile, naturalmente, perché c’è stata un'assenza di responsabilità da parte dei gruppi di opposizione. È un'assenza di responsabilità che abbiamo ascoltato anche oggi. Abbiamo sentito perfino una lezione da Forza Italia sull'occupazione degli spazi televisivi – è stato bellissimo (Applausi dei deputati del Pag. 61gruppo Partito Democratico) – oppure sulla divisione del Paese – è stato fantastico – da parte di chi questo Paese l'ha diviso per vent'anni. Noi abbiamo proposto un Governo di responsabilità perché pensiamo che ci debba essere un'assunzione di responsabilità da parte delle forze politiche. Non è stato possibile. Ci siamo assunti noi la responsabilità. Lo ha fatto il Presidente Mattarella, a cui va il nostro ringraziamento per la gestione della crisi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) con una rapidità straordinaria e con un senso delle istituzioni che noi abbiamo molto apprezzato e a cui ci siamo sempre rimessi.
  Presidente Gentiloni, lei avrà da parte del nostro gruppo una fiducia ampia, solida, motivata anche dalle ragioni che oggi ha espresso nelle sue linee programmatiche, con cui ha dichiarato le priorità e ha parlato delle emergenze di questo Paese, con cui ha spiegato che noi lavoriamo giorno dopo giorno. Peraltro, questo Governo non è a caso un Governo che parla, per molti aspetti, di continuità nelle persone che stanno alla guida dei diversi Dicasteri. Non è un caso, c’è un motivo politico ed è quello di poter essere operativi da subito, è quello di non essere un Governo che ha un orizzonte di legislatura. È un Governo che deve affrontare le cose e deve affrontarle con prontezza. Quindi, questa continuità è motivata nel rispetto del mandato che il Presidente della Repubblica ha dato. Così come anche le persone nuove che siedono al Governo con lei sono persone a cui va la nostra fiducia, a cui va il nostro ringraziamento. Siamo convinti che questi Ministri porteranno un'innovazione nei settori dove serve, porteranno un contributo utile al nostro lavoro.
  Mi permetto di fare due sottolineature su due questioni. La prima riguarda la legge elettorale, un tema che naturalmente è stato messo al centro del nostro lavoro dal Presidente della Repubblica. E noi, con grande responsabilità, lo prendiamo. Lo prendiamo avendo deciso tra di noi qual è la linea, ma avendo anche chiesto ai gruppi di opposizione di presentarci delle proposte, senza voler usare toni demagogici, perché chi oggi è uscito dall'Aula e dice che non vuole un Governo, ha presentato l'altra settimana una proposta di legge e le proposte di legge non diventano legge se non c’è un Governo. Quindi, noi chiediamo a tutti quelli che sono interessati, non di gridare, ma di lavorare, di fare avanzare le loro proposte. Abbiamo sentito che oggi c’è stata una riunione dei gruppi del centrodestra su questo, ci fa piacere; aspettiamo di sapere qual è la proposta, perché una legge elettorale o si fa rapidamente o non si può fare mai. Noi veniamo da un'esperienza che è quella di dieci anni in cui ci siamo tenuti il Porcellum, quel Porcellum che Forza Italia, il centrodestra, ha fatto e che ha consentito a questo Parlamento di stare qui, oggi; dieci anni in cui il Porcellum non è stato cambiato, ci sono state tre legislature e cinque Governi, c'eravamo anche noi in maggioranza. Abbiamo il senso della difficoltà di fare una legge elettorale; per farla ci vuole equilibrio, ci vuole disponibilità e ci vuole la caratteristica che tutti i gruppi siano leali in questa discussione, per farla presto, per farla rapidamente, perché noi non ci vogliamo impantanare in questa discussione. Nessuno pensi di poter utilizzare la legge elettorale per far durare qualche giorno in più la legislatura, perché questo non è accettabile, per noi.
  Il secondo tema: bisogna fare le cose, lo ha detto bene il Presidente Gentiloni, oggi. Ci sono molte riforme che vanno completate, la maggior parte sono ferme al Senato, perché la legislatura è nata così, con una maggioranza instabile, lì. Sono riforme importanti per questo Paese, riguardano vari ambiti, in particolare riguardano la giustizia, ma non solo, riguardano la legge sulla concorrenza, riguardano il disegno di legge sulla povertà, riguardano i diritti, dallo ius soli all'omofobia; ci sono leggi importanti che vanno approvate per rendere utile ogni giorno di questa legislatura, perché se non si fanno le cose è inutile stare qui. Lo diciamo con grande senso di responsabilità e di consapevolezza del fatto che ai cittadini non interessa il giorno delle elezioni, interessa cosa fa Pag. 62questo Parlamento, interessa cosa fa questo Governo. Allora, noi vogliamo arrivare al giorno delle elezioni, facendo le cose, come abbiamo fatto in questi mesi. Il Presidente Gentiloni, si trova – ma si trova, perché l'ha costruita insieme a noi – un'eredità di un Governo che ha lavorato mille giorni, di un Parlamento che ha lavorato a sostegno di questo Governo, insieme a questo Governo, per fare tante cose. Noi non veniamo da un'esperienza di riforme perfette, non ne abbiamo fatta nemmeno una di riforma perfetta, però abbiamo lavorato con coscienza e con caparbietà per cambiare questo Paese, per dare delle risposte, perché l'immagine che faceva il collega Scotto, prima, di un'Italia che soffre, c’è, c’è quest'Italia che soffre, c’è un'Italia che soffre, noi non la usiamo questa Italia che soffre, e non sto dicendo che lo fa Arturo Scotto che ha la mia stima; non la usiamo, la ascoltiamo e cerchiamo di affrontare i problemi che quell'Italia che soffre esprime ed è l'Italia che soffre che mette in discussione ogni giorno noi e la nostra politica, noi e il nostro fare, noi possiamo dire che non abbiamo risolto i problemi, però, oggi, c’è meno disoccupazione di quando siamo andati al Governo, c’è meno disoccupazione giovanile di quando siamo andati al Governo, c’è un PIL che cresce e non un PIL che scende (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), paghiamo meno tasse e abbiamo più servizi, abbiamo meno burocrazia, abbiamo lavorato in quella direzione. È una strada che abbiamo voluto percorrere con la consapevolezza, non di avere la bacchetta magica, ma che questo Paese ha bisogno di chi assuma decisioni e lo faccia con determinazione. E abbiamo piacere di poter pensare che domani dopo le elezioni, il domani ci sarà e arriveranno le elezioni, si possa costruire insieme qualcosa con uno stile diverso, perché questo Paese non ha bisogno di una politica che urla, non ha bisogno di una politica che strilla sempre, non ha bisogno di false promesse, non ha bisogno, lo diceva bene Lupi prima, di una lacerazione, ha bisogno di risposte. Noi siamo qui per garantire giustizia, per garantire pari opportunità, per garantire che la qualità della vita dei nostri concittadini, soprattutto di quelli più deboli, possa essere migliore grazie all'azione del nostro Governo, grazie all'azione di questo Parlamento.
  Presidente, noi votiamo con convinzione la fiducia a questo Governo, la votiamo, sapendo che abbiamo un mestiere che dobbiamo fare insieme, Parlamento e Governo insieme, e dico Parlamento, non maggioranza, perché questa è una Repubblica parlamentare, dove maggioranza e opposizione sono chiamate a collaborare e a lavorare insieme. Io sono convinto che da un dialogo nuovo, da un rapporto diverso – non fatto solo di tiri mancini, ma fatto anche della consapevolezza da parte nostra, ma anche da parte degli altri, che, qui, si costruiscono le cose, si costruiscono se abbiamo la capacità di dialogare in modo diverso – emerge anche un nuovo rapporto tra politica e cittadini. C’è chi questo rapporto non lo vuole più ricostruire, c’è chi vuole che le istituzioni non funzionino per poter protestare, ecco, noi, invece, amiamo le istituzioni e amiamo il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Civici e Innovatori e Democrazia Solidale-Centro Democratico).

(Votazione)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indico la votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Formisano e Locatelli n. 1-01448.
  Avverto che come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
  Per agevolare le operazioni di voto invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza, seguendo il proprio turno di votazione che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando, quindi, di stanziare nell'emiciclo e di rendere più difficoltosa l'espressione del voto.Pag. 63
  Adesso, estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  Allora, la chiama avrà inizio dal deputato Librandi. C’è sempre qualcuno che non è contento. Invito il deputato segretario a procedere alla chiama.
  (Segue la chiama)

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI (ore 18,10)

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, capisco l'entusiasmo, però cerchiamo di contenerci e soprattutto di permettere ai colleghi, che devono votare, di arrivare ai banchi del Governo. Per favore, colleghi...

  (Segue la chiama).

  Dichiaro chiusa la votazione.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 19,24)

  MAURIZIO BIANCONI. Ci sono, ci sono !

  PRESIDENTE. La votazione è già chiusa, deputato Bianconi. È stata già dichiarata chiusa prima che io arrivassi, mi spiace.
  Allora, come si fa, è già stata dichiarata chiusa, non posso riaprirla.
  Quindi, comunico il risultato della votazione per appello nominale sulla mozione di fiducia Rosato, Lupi, Monchiero, Dellai, Pisicchio, Alfreider, Formisano e Locatelli n. 1-01448:

  Presenti e votanti  473  
  Maggioranza  237  
   Hanno risposto  368   
   Hanno risposto no  105   

  (La Camera approva – Applausi Partito Democratico – Vedi votazioni)

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Aiello Ferdinando
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Angelino
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baradello Maurizio
  Barbanti Sebastiano
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Stella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia FrancescoPag. 64
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bombassei Alberto
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capozzolo Sabrina
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castiglione Giuseppe
  Castricone Antonio
  Catalano Ivan
  Catania Mario
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Coccia Laura
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuomo Antonio
  Cuperlo Giovanni
  Currò Tommaso
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Faraone Davide
  Farina Gianni
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti DonatellaPag. 65
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marotta Antonio
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minardo Antonino
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco FrancescoPag. 66
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Palladino Giovanni
  Palma Giovanna
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piepoli Gaetano
  Pilozzi Nazzareno
  Pini Giuditta
  Pinna Paola
  Pisicchio Pino
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Quintarelli Giuseppe Stefano
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rostellato Gessica
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tacconi Alessio
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini WalterPag. 67
  Vico Ludovico
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zaccagnini Adriano
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Altieri Trifone
  Archi Bruno
  Artini Massimo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Bechis Eleonora
  Bergamini Deborah
  Biancofiore Michaela
  Biasotti Sandro
  Bordo Franco
  Brignone Beatrice
  Brunetta Renato
  Calabria Annagrazia
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Catanoso Genoese Francesco detto Basilio Catanoso
  Centemero Elena
  Cesaro Luigi
  Ciracì Nicola
  Cirielli Edmondo
  Civati Giuseppe
  Corsaro Massimo Enrico
  Crimi Rocco
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Distaso Antonio
  Di Stefano Fabrizio
  Duranti Donatella
  Farina Daniele
  Fassina Stefano
  Fava Claudio
  Ferrara Ciccio
  Folino Vincenzo
  Fontana Gregorio
  Fratoianni Nicola
  Fucci Benedetto Francesco
  Galli Carlo
  Gallo Riccardo
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Giancarlo
  Giorgetti Alberto
  Gregori Monica
  Gullo Maria Tindara
  Iannuzzi Cristian
  Kronbichler Florian
  Labriola Vincenza
  Laffranco Pietro
  La Russa Ignazio
  Latronico Cosimo
  Longo Piero
  Maestri Andrea
  Marcon Giulio
  Martelli Giovanna
  Martinelli Marco
  Martino Antonio
  Matarrelli Toni
  Melilla Gianni
  Meloni Giorgia
  Milanato Lorena
  Murgia Bruno
  Nastri Gaetano
  Nicchi Marisa
  Occhiuto Roberto
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Pastorino Luca
  Pellegrino Serena
  Petrenga Giovanna
  Pili Mauro
  Piras Michele
  Piso Vincenzo
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Quaranta Stefano
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Roccella Eugenia
  Romele Giuseppe
  Rotondi Gianfranco
  Russo PaoloPag. 68
  Sannicandro Arcangelo
  Sarro Carlo
  Savino Elvira
  Savino Sandra
  Scotto Arturo
  Secco Dino
  Segoni Samuele
  Sisto Francesco Paolo
  Squeri Luca
  Totaro Achille
  Turco Tancredi
  Vargiu Pierpaolo
  Vella Paolo
  Vito Elio
  Zaratti Filiberto

  Sono in missione:

  Bonafede Alfonso
  Bragantini Matteo
  Brambilla Michela Vittoria
  Cimbro Eleonora
  Colonnese Vega
  Fedriga Massimiliano
  Fico Roberto
  Galati Giuseppe
  Giorgetti Giancarlo
  Grillo Giulia
  Mannino Claudia
  Rigoni Andrea
  Romano Francesco Saverio
  Sottanelli Giulio Cesare

Interventi di fine seduta (ore 19,25)

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente, si è scatenata in questi giorni l'ennesima aggressione qualunquistica contro i parlamentari a proposito del loro trattamento previdenziale. Con uno stile delinquenziale, si butta fango, ignorando quello che invece è stato fatto dalla Camera e dal Senato per abolire i vecchi vitalizi. Infatti, dal 30 gennaio 2012 i vitalizi sono stati aboliti e sostituiti da un trattamento previdenziale determinato con il sistema contributivo, moltiplicando il montante individuale dei contributi per il coefficiente di trasformazione relativo all'età del deputato al momento del conseguimento del diritto alla pensione. La trattenuta mensile su ogni parlamentare è obbligatoria ed è di 918 euro e 28 centesimi al mese. Dal 2012 è venuta meno la possibilità di integrare, con una contribuzione volontaria, il minimo obbligatorio di cinque anni completi di versamenti e se la legislatura si scioglie anticipatamente si perde anche la possibilità di chiedere la restituzione di quanto versato. Dunque, siamo in presenza di un sistema estremamente rigoroso e i parlamentari alla prima legislatura perderanno oltre 50.000 euro se non hanno raggiunto il minimo previsto dal Regolamento della Camera. Questa è la realtà. Mi aspettavo che venisse dunque evidenziato che: primo, i vitalizi non ci sono più; secondo, le pensioni sono rapportate agli effettivi contributi, cioè abbiamo lo stesso regime che vale per tutti i lavoratori. Invece, si inventa una presunta ed inesistente volontà di aggirare una normativa rigorosa sui trattamenti pensionistici dei parlamentari. Così si semina qualunquismo e antiparlamentarismo e ciò è ancora più grave quando a farlo sono giornalisti di grido e del servizio pubblico. Naturalmente i capi del MoVimento 5 Stelle sono stati i più lesti a diffondere questa autentica calunnia. Concludo: ne «La scuola dei dittatori» di Ignazio Silone due personaggi girano l'Europa per imparare l'arte della dittatura e l'esule Tommaso fornisce la cinica lezione: se volete mirare al successo dovete attenervi a questa regola, dovete gettare il discredito sul sistema tradizionale dei partiti e sulla stessa politica, renderli responsabili di tutti i mali della società e aizzare contro di essi l'odio delle masse (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 69

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signora Presidente, oltre un mese fa ho presentato un'interrogazione al Ministero dello sviluppo economico per segnalare la difficile vertenza dei lavoratori del call center Qè di Paternò, in provincia di Catania. Questi lavoratori erano a rischio della perdita del posto di lavoro; parliamo di oltre seicento lavoratori. Debbo dire che a seguito anche della mobilitazione del sindacato, il Ministero si è mosso, c’è stata anche un'azione della regione siciliana, purtuttavia, proprio in questi giorni, i lavoratori sono stati licenziati. Io ho ripresentato un'interrogazione parlamentare proprio qualche ora fa, perché intendo riaccendere i riflettori su questa triste vicenda. È vero, siamo davanti a una condizione difficile, perché il datore di lavoro, dopo non aver pagato per oltre sei mesi i lavoratori, è andato via, è fuggito con la cassa. C’è un'indagine della magistratura e io spero che i responsabili siano perseguiti. Però, signora Presidente, io conosco la sua sensibilità, le chiedo di sollecitare, quando il Governo sarà al più presto operativo, un intervento, perché questi lavoratori non avevano questa grande ambizione di lavorare in un call center, purtroppo, però, questa era l'unico fonte di reddito per tanti cittadini che oggi si trovano in condizioni di difficoltà in una Sicilia, purtroppo, piegata dalle difficoltà economiche e sociali che conosciamo.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Burtone, per aver ricordato a quest'Aula una situazione così complicata e difficile.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 14 dicembre 2016, alle 9,30:
  Seguito della discussione del disegno di legge:
   S. 2567 — Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, recante interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016 (Approvato dal Senato) (C. 4158).
Relatore: Carrescia.

  La seduta termina alle 19,30.