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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 674 di venerdì 16 settembre 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9,35.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Matteo Bragantini, Bratti, Bueno, Capelli, Dellai, Fedriga, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Losacco, Marazziti, Portas, Rampelli, Realacci, Rosato e Tabacci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas – n. 2-01460)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Baldelli e Occhiuto n. 2-01460 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Baldelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Giachetti. La illustrerò brevemente, perché c’è ormai poco da illustrare. Ricordo che il 6 ottobre 2015, quindi ormai un anno fa, la Camera dei deputati ha approvato con il parere favorevole del Governo – cioè il Governo non è andato sotto; ha dato un parere favorevole e ha anche contribuito alla modifica di questo dispositivo con una richiesta di riformulazione che è stata accolta dal presentatore, che sono io insieme a diversi colleghi di altri gruppi parlamentari – una mozione che impegna il Governo stesso ad intervenire – cito testualmente – «nell'ambito delle proprie competenze affinché venga assicurata dagli operatori del settore una moratoria sulle recenti maxi bollette derivanti da conguagli superiori a due anni finché le autorità non abbiano completato gli accertamenti circa Pag. 2eventuali violazioni del codice del consumo; ad intervenire, per quanto di competenza, anche eventualmente a livello legislativo, stabilendo che, nel caso in cui le autorità competenti ravvisino comportamenti illegittimi da parte dei gestori di servizi, i consumatori coinvolti non siano obbligati al pagamento dei conguagli considerati errati o delle fatture basate sui consumi stimati per i quali il cliente abbia già comunicato dati sull'autolettura o questi siano stati teleletti, ovvero ricevano tempestivamente il rimborso delle somme eventualmente già versate ma non dovute; ad assumere» – altro impegno – «iniziative per rafforzare il principio secondo cui la fatturazione deve avvenire sulla base del consumo effettivo almeno con cadenza annuale, anche inasprendo le sanzioni in caso di violazione del principio per cui nessun consumatore può essere chiamato a sostenere spese per conguagli concernenti consumi presunti anteriori ai 2 anni la data della fatturazione».
  Questo, Presidente – e lo dico attraverso di lei al Governo, all'Assemblea e a coloro che hanno la bontà, la cortesia e l'interesse a seguire questo dibattito – è quanto disponeva il testo di una mozione approvata il 6 ottobre 2015. Siamo a settembre 2016 e leggiamo tutti quanti i quotidiani; vediamo il caso eclatante di un utente romano a cui è arrivato un conguaglio decennale di oltre 65 mila euro. Nel frattempo ricordiamo che nel testo della mozione si fa riferimento a una moratoria finché le autorità competenti non abbiano concluso l'istruttoria; l'istruttoria si è conclusa e l'Autorità antitrust a giugno 2016 ha condannato a 14 milioni di multa le società elettriche protagoniste di questi comportamenti contrari al codice del consumo. Anche qui 14 milioni di sanzione, in qualche modo gli stessi 14 milioni all'anno che il Governo ha pensato bene di dare alle stesse società elettriche protagoniste di questi comportamenti per l'esazione del canone RAI, «per aver adottato pratiche commerciali aggressive che hanno violato alcuni diritti dei consumatori con specifico riferimento ad alcuni meccanismi di fatturazione, alle ripetute richieste di pagamento per bollette non corrispondenti ai consumi effettivi nonché agli ostacoli frapposti alla restituzione dei rimborsi».
  Insomma, abbiamo a che fare con comportamenti prepotenti da parte di gruppi economici importanti che svolgono servizi pubblici essenziali, in alcuni casi – pensiamo al caso di Acea – partecipati dalle istituzioni locali, dagli enti locali, dal comune di Roma e non solo.
  È da un anno che aspettiamo una risposta; è da un anno che veniamo presi in giro dal Governo. Io ho fatto due question time in diretta televisiva, in questa Assemblea, dove sono venuti a rispondere prima il Ministro Guidi, poi travolta da scandali, dimessasi e sostituita dal Ministro Calenda, poi dallo stesso Ministro Calenda. Entrambi i Ministri sono venuti a risponderci altro: banalità o cose che non c'entravano nulla.
  Ci si viene a dire che nel disegno di legge sulla concorrenza, che è al Senato, si è approvata una norma o si vuole approvare una norma – che poi dovrà passare anche di qui e eventualmente poi essere approvata – per la rateizzazione di questi maxi conguagli; non è quello che ci interessa. Ci interessa che si stabilisca il principio che c’è scritto in questa mozione, cioè che non si può andare a chiedere un conguaglio superiore ai due anni, che la fatturazione va eseguita annualmente, che non si possono prendere in giro gli utenti, che una signora, magari pensionata, non può ricevere un conguaglio di 2 o 3 mila euro, perché si mette in ginocchio la vita di una famiglia, di una persona e anche la vita di un'attività. Questo non si può fare. Questo andazzo è indecente ! I consumatori hanno diritto di essere difesi !
  L'Autorità antitrust, che ha anche la competenza sui diritti dei consumatori, può tutt'al più comminare sanzioni a chi commette questi illeciti, queste vessazioni, queste violazioni del codice del consumo, ma tutto il resto deve essere fatto attraverso regolamenti e leggi. Si tratta di norme complesse e oscure e non tutti hanno la facoltà di potersi rivolgere o di Pag. 3poter sostenere le spese di una causa o di un avvocato, mentre tutti sono obbligati a pagare queste bollette, pena il fatto che ti staccano la luce, ti staccano l'acqua, ti staccano il gas e una famiglia quando vive dentro una casa magari ha anche dei figli, magari ha figli piccoli, ha anziani, e senza la luce non va avanti.
  Allora, da un lato c’è il potere economico di chi ha la facoltà di poter fare anche una prepotenza; dall'altro, c’è la debolezza di tanti cittadini che non hanno gli strumenti per difendersi. Noi abbiamo deciso di stare dalla parte dei cittadini. È una mozione che è stata votata da tutte le forze politiche. Noi come centrodestra, allargato tra l'altro, ne abbiamo presentata una; una l'ha presentata il MoVimento 5 Stelle. L'hanno votata anche i colleghi del PD e di SEL. Tutti, proprio tutti ! E il Governo ha dato parere favorevole.
  È una questione anche di rispetto del Parlamento; noi che le votiamo a fare queste mozioni ? A questo punto facciamo una riflessione: non le facciamo più le mozioni, facciamo altro se dobbiamo venire qui a farci prendere in giro da Ministri, Viceministri, sottosegretari, eccetera. Non le facciamo ! Facciamo un'altra cosa. Il Governo lo dica: «non ci interessa». Dà anche il parere favorevole, c’è il voto e poi dopo un anno ci prendiamo in giro, siamo ancora qui e leggiamo sui giornali che a un cittadino arriva un maxi conguaglio decennale di oltre 65 mila euro. È una presa in giro.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, mi piacerebbe molto aprire nella risposta una riflessione, anche con il Presidente Baldelli e con gli altri colleghi, in ordine al fatto citato nell'esposizione ora dal Presidente Baldelli stesso, con riferimento ad una modifica normativa, legislativa, su cui tutti i gruppi concordano – e sto alla parola del Presidente, di cui non ho motivo di dubitare – e, tuttavia, la realtà che si è determinata fa sì che si debba passare attraverso un atto che invita all'attivazione il Governo e non, come forse sarebbe nella normalità più logico, attraverso, visto lo stato del consenso, una diretta autonoma azione di tutti i gruppi parlamentari. Ma non voglio soffermarmi su questo aspetto. Non mancheranno le occasioni, non solo su questo punto, di riflettere sul tema e, pur consapevole del dispiacere per il Presidente Baldelli, che sentirà ripetere – immagino – argomentazioni non gradite, vorrei invece entrare nel merito di una questione a cui si fa riferimento nella interpellanza, quella cioè di un utente, residente a Roma, cui è stata recapitata una bolletta con un conguaglio decennale per consumi dell'energia di oltre 65.000 euro. In relazione a questo, c’è la richiesta che il Presidente Baldelli ha reiterato nel suo intervento, dell'attuazione degli impegni presi dal Governo relativi appunto alla mozione parlamentare illustrata.
   Per quel che riguarda i termini generali della questione sollevata, vorrei ricordare che, a partire dalla mozione, si sono poi susseguite diverse iniziative di sindacato ispettivo di tipo politico, che hanno portato all'istituzione di un tavolo di confronto presso il MISE. In questa sede, con la partecipazione delle associazioni degli operatori del settore, dell'Autorità per l'energia, il gas e i sistemi idrici, dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, nonché di un rappresentante delle associazioni dei consumatori, si è giunti ad alcune determinazioni. La prima è la proposta di adottare un protocollo di autoregolamentazione che impegni le imprese ad accettare e stimolare le autofatture. La seconda è l'impegno del Mise a invitare l'Autorità per l'energia ad adottare opportuni provvedimenti per disciplinare le modalità attraverso cui vengano adeguate le sanzioni ai distributori per la lettura e la comunicazione tardiva dei dati di misura, e per introdurre e rafforzare gli strumenti per responsabilizzare i distributori. La terza è l'impegno del Ministero a promuovere l'adozione di modifiche normative, finalizzate a rendere più stringenti gli Pag. 4obblighi di fatturazione sulla base dei dati reali e, attraverso un apposito emendamento, quello al DDL concorrenza – d'altra parte, se la via che si individua è quella del percorso legislativo, come è ovvio e giusto, questo è il percorso –, prevedere obblighi di rateizzazione a favore dei clienti finali nel caso di maxi conguagli derivanti da ritardi non imputabili al cliente. Infine, l'avvio di un tavolo tecnico, che vedrà la presenza del Mise e dell'Autorità, con l'obiettivo di adeguare il quadro normativo. Aggiungo che qui c’è naturalmente tutta una possibilità ampia e autonoma del Parlamento, che io posso solo ricordare e certo non tocca a me stimolare, inclusa la riduzione da cinque a due anni per i conguagli delle partite energetiche. Nel caso specifico a cui l'interrogazione fa riferimento la stessa Acea infatti sembra ammettere il superamento del termine di prescrizione, pur avendo fatturato l'intero importo.
  Con particolare riferimento alle modifiche normative a cui ho accennato, coerentemente con quanto annunciato, d'intesa con il relatore, è stato presentato l'emendamento a cui il Presidente Baldelli faceva cenno, contenente la proposta condivisa emersa dal tavolo stesso. Questo emendamento è stato accolto, quindi conseguentemente seguirà l'iter del disegno di legge in questione. Inoltre, anche l'Autorità, sempre in attuazione delle conclusioni di questo tavolo, è intervenuta, con la delibera n. 463 del 2016 (diciamo dell'agosto scorso), introducendo nuovi obblighi a carico dei venditori e distributori in materia di fatturazione e indennizzi a favore dei clienti finali. In particolare, a partire dal 2017, entreranno in vigore nuove regole volte a ridurre il ricorso a stime dei consumi per la fatturazione, sia aumentando la frequenza di rilevazione delle letture, sia promuovendo la diffusione dell'autolettura.
  La delibera introduce, inoltre, la rateizzazione obbligatoria per il venditore, anche nel mercato libero, nei casi di importi anomali o di mancato rispetto della periodicità di fatturazione. Sempre la stessa delibera rafforza la disciplina degli indennizzi automatici a carico del venditore per ritardi di emissione fattura e a carico del distributore in caso di mancato rispetto degli obblighi di lettura dei contatori. Infine è stata prevista l'attivazione di un monitoraggio periodico che la stessa Autorità farà sui processi di fatturazione dei venditori. L'effetto combinato delle nuove regole, una volta che anche il Parlamento avrà approvato le modifiche che il Governo, coerentemente agli impegni, ha introdotto nel testo e che sono all'esame ora del Senato e poi della Camera, può essere in grado di promuovere una maggiore regolarità nell'acquisizione dei dati di consumo effettivi, evitando il ripetersi di casi simili a quello segnalato. Si tratta, anche se il Presidente Baldelli è libero naturalmente di avere una diversa opinione, di un aspetto che il Ministero e il Governo considerano importante per l'impatto sulla vita degli utenti, siano essi persone, famiglie o imprese. Sull'adempimento degli impegni presi, il Ministero metterà il massimo impegno.

  PRESIDENTE. Il Presidente Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  SIMONE BALDELLI. La ringrazio, Presidente Giachetti. Io non sono soddisfatto ovviamente e ho ascoltato con una certa tenerezza l'intervento del sottosegretario Giacomelli, che quest'oggi si trova a rappresentare il Governo su questo tema, in una posizione non invidiabile, perché non ha nulla da rispondere di diverso da quello che è stato già risposto in tutti questi mesi negli atti di sindacato ispettivo, che pure egli ha citato e che io ho messo in campo, non altri, e a cui il Governo non ha mai risposto concretamente nel merito. Noi non stiamo parlando di buoni intendimenti per il futuro. Al netto della stima per il sottosegretario Giacomelli, che è persona capace, attenta e presente – e questo ci tengo a lasciarlo agli atti – noi non stiamo parlando di buoni intendimenti e buoni propositi per il futuro, stiamo parlando di famiglie che oggi pagano Pag. 5queste rate dei maxi-conguagli, delle maxi-bollette e, se serve, diamo anche un'informazione aggiuntiva al Governo in questa sede. La rateizzazione c’è già, si fa già, è già un fatto quotidiano e la fanno fare gli operatori stessi perché sanno che se mandano un conguaglio di 2.000 euro o 3.000 euro a una famiglia, se non rateizzano, non li prendono questi soldi, non li prenderanno mai; quindi l'unica cosa che il Governo è stato capace di realizzare, nell'arco di un anno dall'approvazione di una mozione che diceva ben altro, è una cosa che c’è già, la rateizzazione. Quindi, uno che non dovrebbe pagare dei soldi ha l'agevolazione di doverli pagare a rate, questo siamo riusciti ad ottenere. Vedo, quindi, quanto sta a cuore al Governo questa materia, lo vedo quanto sta a cuore l'interesse dei cittadini consumatori quando vengono vessati dalle imprese di energia, luce, gas, in particolare l'energia. Lo vedo come si è mossa l'Autorità per l'energia elettrica, che è rimasta ferma e immobile di fronte a queste cose. D'altra parte autorità che sono composte per la maggior parte da chi ? Da funzionari e dirigenti che vengono dalle imprese che dovrebbero poi essere controllate, quindi figuriamoci. Se non fosse stato per l'Antitrust non si sarebbe neanche innescato questo procedimento che si è concluso con la condanna, non si è concluso con un «vabbè abbiamo scherzato», oppure «abbiamo verificato ma non c’è niente»; si è concluso con una condanna e, tra l'altro, ha indagato su questo anche la Guardia di finanza. È possibile che i vertici di queste aziende non debbano rispondere in nulla di ciò che fanno nei confronti di famiglie, cittadini, utenti, imprenditori, commercianti, esercenti ? Perché stiamo parlando di imprese a cui i dati vengono comunicati o che hanno strumenti per autolettura. Anche i consumi presunti – alla faccia del consumo responsabile – ma si può tenere anni un'utenza su un consumo presunto ? Non si può fare questa cosa. Allora, è il Governo che si è preso l'impegno, il Parlamento lo ha votato ed è il Governo che doveva essere protagonista di questo, perché ci sono stati emendamenti al Senato, per rispondere anche alla considerazione che in apertura della risposta faceva il collega Giacomelli. E sono stati respinti perché se il Governo dà parere contrario, la maggioranza li respinge. Io ho presentato una proposta di legge in questo ramo del Parlamento la proposta di legge n. 3792, il sottosegretario Giacomelli avrà facoltà di farsela portare e di comunicarla o di trasferirla al Ministro, che prevede l'adempimento degli impegni della mozione. È stata sottoscritta, oltre che da me, da colleghi di diversi gruppi, da SEL a Scelta Civica, Ricciatti, Librandi, Allasia della Lega, Gigli, Rampelli, Palese, Brunetta, Matarrese ed altri, quindi c’è una sottoscrizione trasversale. Stranamente nessuno del PD. Allora non prendiamoci in giro, gli strumenti ci sarebbero, avete fatto decreti su tutto, potevate fare un decreto che, una volta tanto, sarebbe passato all'unanimità, l'avremmo votato tutti in mezz'ora in questo Parlamento, perché così come è passata la mozione, sarebbe passato anche un decreto che ristorava i consumatori e metteva dei paletti fissi, ferrei. Probabilmente ci sono interessi diversi, probabilmente fa più comodo tenersi buoni i grandi gruppi energetici, fa più comodo allungare il brodo con tavoli oggettivamente inutili, in cui si discutono sempre le stesse cose e in cui al punto non si arriva mai. Io continuo, non mi fermo, io so bene da che parte vuole restare. Ci sono questi grandi gruppi, ci sono interessi anche economici importanti, interessi legittimi, io non voglio metterli in difficoltà, ma io ho il dovere – interpreto così il mio mandato – anche di difendere i diritti dei cittadini che in questo momento sono più deboli, sono vessati da prepotenze dalle quali hanno difficoltà a difendersi perché sono sotto un ricatto costante e continuo di chi impone le regole del gioco, spesso violando le regole vere, le leggi, le regole che devono valere per tutti e ha gli strumenti e la forza di far pesare queste regole del gioco contro l'interesse del semplice cittadino, del pensionato, della famiglia, di persone che hanno difficoltà a difendersi da sole. Io la invito, sottosegretario Giacomelli, Pag. 6a domandare un po’ in giro alle persone che conosce a quante persone è capitato di ricevere un maxi-conguaglio pluriennale. Si renderà conto che sono tantissimi e anche su questo il Governo non è stato in grado in tutto questo tempo di dirci quanti sono, quindi è una cifra che può variare dalle 100 mila ai 10 milioni di persone, però le garantisco che sono tantissimi. Se lei chiede ai suoi conoscenti ne troverà anche in quest'Aula, anche tra il personale, anche tra le persone che incontra uscito da qui. Chieda, a quanti di voi è successo. In particolare a persone che tra l'altro risiedono a Roma e che hanno a che fare spesso con l'ACEA. Si renderà conto che è un problema quotidiano di tante persone e di tante famiglie e noi questo problema vogliamo risolverlo, non ci fermiamo, continueremo a chiedervelo finché non ci darete una risposta, a costo di fare azioni eclatanti.

(Elementi ed iniziative relative a situazioni di inadempienza riguardanti la redazione dei piani di emergenza comunali, anche in considerazione dei recenti eventi sismici – n. 2-01461)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Terzoni ed altri n. 2-01461 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Massimiliano Bernini se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, sottosegretario, siamo ancora sconvolti dagli effetti del gravissimo sisma che il 24 agosto ha colpito il centro Italia e in modo particolare le popolazioni dei comuni di Amatrice, Accumuli e Arquata del Tronto. Ribadiamo quanto espresso durante la commemorazione di martedì scorso, ci uniamo al cordoglio dei familiari, dei parenti e degli amici delle vittime del sisma e siamo vicini ai feriti e a tutti coloro che hanno perduto la casa o la propria attività. Riteniamo però che commemorare non significhi solo ricordare ma anche e soprattutto fare memoria, ovvero capire cosa non ha funzionato e cosa potrebbe essere fatto meglio affinché simili eventi naturali non assumano più le dimensioni catastrofiche del terribile sisma che ha colpito il centro Italia. Infatti, se è vero che gli eventi sismici sono fenomeni imponderabili e imprevedibili, è altrettanto vero che ad uccidere e a distruggere è soprattutto l'imperizia, la superficialità e la mancanza di controlli da parte di tecnici, amministratori e funzionari, l'ingordigia di coloro che lucrano a scapito della sicurezza dei cittadini e l'assenza di normative adeguate. Con questa nostra interpellanza cerchiamo appunto di comprendere cosa non abbia funzionato nella macchina della prevenzione e previsione e se ci siano delle responsabilità da parte di chi è deputato a vigilare sulla corretta attuazione delle normative. Gli enti locali, come lei sa, ai sensi del combinato disposto dell'articolo 108 del decreto legislativo n. 112 del 1998 e dell'articolo 15 della legge n. 225 del 1992, come modificato dal decreto-legge n. 59 del 2012, convertito in legge nello stesso 2012, sono tenuti a realizzare piani comunali di emergenza finalizzati a gestire nel migliore dei modi le situazioni determinate dal verificarsi di eventi calamitosi entro novanta giorni dalla conversione del suddetto decreto-legge. Il piano di emergenza è uno strumento a forte connotazione tecnica, che presuppone una corretta conoscenza dei fenomeni rischiosi oltre ad un continuo aggiornamento anche sulla base dei mutamenti delle condizioni territoriali ed urbanistiche. Deve riportare la pericolosità e i rischi che investono i diversi territori, ad esempio il rischio idraulico e idrogeologico, il rischio collasso dighe e invasi, appunto il rischio sismico, il rischio incendi, i rischi industriali, eccetera; deve riportare le procedure operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità che possa verificarsi in un determinato territorio; deve riportare il programma di previsione e prevenzione, che permette alle autorità competenti di predisporre e coordinare gli interventi di soccorso a tutela della popolazione e dei Pag. 7beni. Lo scopo dei piani comunali di emergenza è quindi quello di garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita civile durante una circostanza che comporti gravi disagi fisici e psicologici. Anche la stesura è ben definita, deve seguire infatti i dettami del Dipartimento della Protezione civile e delle giunte regionali e comporsi di tre parti, una parte generale, i lineamenti della pianificazione e il modello di intervento, nelle quali parti si individuano i soggetti responsabili delle singole azioni di intervento, il coordinamento delle attività, le modalità di tutela delle persone e delle proprietà, l'organizzazione personale e i mezzi. Ad esempio, nell'eventualità che si verifichi un sisma, un piano di emergenza che si rispetti deve riportare tutte le norme di comportamento unitamente alla classificazione sismica del comune di residenza da mettere poi a conoscenza dei cittadini che svolgono un ruolo attivo nella gestione dell'emergenza e nella previsione e mitigazione dei rischi. Nel piano si predispongono anche le iniziative necessarie a migliorare le condizioni di vita degli eventuali sfollati. Presidente, allo stato attuale, a ben quattro anni di distanza dalla legge n. 100 del 2012 che recepisce il succitato decreto per il riordino della Protezione civile, non tutte le regioni italiane hanno comunicato l'elenco dei comuni dotati di un piano e, in ogni caso, in sole cinque regioni, tutti i comuni hanno predisposto il piano, mentre, nelle altre, ci sono molte amministrazioni ancora inadempienti. In pratica, su 7.954 comuni italiani, ben 1.795 sono sprovvisti di piano di emergenza: il 23 per cento del totale, un comune su quattro. Benché – è riportato – in caso di inottemperanza, la normativa provveda, ha poteri sostitutivi da parte delle regioni. Alla luce di quanto riportato, chiediamo a lei, sottosegretario, in qualità di rappresentante di questo Governo, quali iniziative adotterete affinché ogni singolo comune predisponga un piano di emergenza che sia altresì aggiornato, correttamente redatto, tecnicamente valido e soprattutto conosciuto dalla popolazione, dal momento che uno dei maggiori limiti nella gestione dell'emergenza è proprio quello di operare con una popolazione disinformata. Le chiediamo quali siano, secondo lei e secondo il Governo, i motivi di queste inadempienze e quanti tra i comuni inottemperanti ricadano nelle aree maggiormente sismiche ovvero le zone 1 e 2. Inoltre, considerato che molti piccoli comuni potrebbero essere carenti dal punto di vista delle professionalità necessarie a redigere i piani di emergenza, le chiediamo in che modo queste amministrazioni verranno supportate nella stesura. Le chiediamo poi se esiste un'interlocuzione con le regioni sul monitoraggio dei piani al fine di verificarne l'aggiornamento e l'adeguatezza nell'organizzazione e nella gestione delle comunità territoriali colpite da eventi calamitosi. Infine, tra gli altri quesiti di questa interpellanza urgente, le chiediamo quali misure adotterete per la presenza dell'amianto nelle macerie dei crolli dovuti al sisma oppure quale sia lo stato di attuazione e di verifica sismica delle opere infrastrutturali e degli edifici strategici ai sensi del comma 3 dell'articolo 2 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274; se state pensando di utilizzare una comunicazione di utilità sociale, come la pubblicità progresso, attraverso le reti tv, radio, siti web per diffondere la cultura della prevenzione e del giusto comportamento durante gli eventi sismici. Le chiediamo se, come è accaduto per il terremoto in Abruzzo del 2009, state pensando di erogare contributi a fondo perduto attraverso le regioni. Concludo con una proposta di adeguamento dei piani di emergenza comunali. Questi, a nostro avviso, devono prevedere necessariamente anche misure d'urgenza per la tutela degli animali domestici e di allevamento delle imprese zootecniche. Mi riferisco alla predisposizione di adeguati ricoveri provvisori qualora quelli esistenti fossero crollati o inagibili, di una rete per la distribuzione dei foraggi e dei mangimi zootecnici e la disposizione dei moduli abitativi in prossimità delle aziende colpite. Rammento, infatti, come la mancanza di queste misure stia creando non pochi problemi alle aziende zootecniche Pag. 8delle aree colpite dal sisma del 24 agosto con il rischio che molti animali periscano in vista dell'inverno a causa dell'assenza di ricoveri e alimenti zootecnici, mettendo così a repentaglio la tenuta economico-sociale di quelle aree aventi una vocazione prettamente agricola.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Grazie agli onorevoli interpellanti che sicuramente pongono all'attenzione del Parlamento e del Governo temi di grande rilievo. Alcune notazioni in premessa. Credo sia importante ricordare che le competenze in materia di pianificazione dell'emergenza si ripartiscono tra i vari livelli istituzionali (comunale, provinciale, regionale e nazionale) secondo quanto stabilito dalla legge 24 febbraio 1992, n. 225 e dal decreto legislativo 31 marzo 1998 n. 112. Tale attività deve essere intesa come responsabilità ed espressione dell'intero sistema che costituisce il Servizio nazionale della protezione civile cui devono concorrere tutti i soggetti a vario titolo competenti istituzionalmente e territorialmente. Il dipartimento della protezione civile supporta e contribuisce all'azione di pianificazione di emergenza dei livelli territoriali competenti individuati dalle richiamate disposizioni normative. Le indicazioni operative per il livello nazionale fanno riferimento alle prescrizioni di cui alla direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri 3 dicembre 2008 ove sono individuati gli indirizzi per l'attivazione e l'intervento in emergenza del Servizio nazionale della protezione civile, la definizione del modello organizzativo per la gestione dell'emergenza ai differenti livelli di competenza territoriale nonché le indicazioni utili alla definizione dei relativi strumenti di pianificazione ai differenti livelli sempre di competenza territoriale.
  Per il livello territoriale la normativa prevede che regioni e province autonome emanino indicazioni e linee guida in tal senso, che la maggior parte delle amministrazioni hanno realizzato definendo il proprio modello organizzativo per la gestione degli eventi di Protezione civile.
  Vengo quindi ai quesiti posti al Governo. Il primo: quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare in relazione alle situazioni di inadempienza concernenti la redazione dei piani di emergenza comunali. Devo segnalare qui che la rilevanza di questa tematica ha fatto sì che il Dipartimento della protezione civile, già da tempo nel corso di questi anni e intensificando l'azione negli ultimi anni e mesi, abbia continuato a sollecitare le regioni – qui richiamo quella normativa cui facevo riferimento che prevede proprio un livello di competenza regionale molto importante nel dare le linee guida ai comuni – affinché supportassero al meglio i comuni nell'attuazione dei piani e li spingessero al fine di fornire comunicazioni aggiornate in merito alla loro attività di pianificazione. Questa attività continua e quindi la intensificheremo in modo da superare le carenze che l'interpellanza mette in luce da parte di una parte dei comuni italiani. Segnalo anche – qui vengo al secondo interrogativo, al secondo quesito: se il Governo intenda avviare, anche attraverso un'interlocuzione con le regioni, un monitoraggio sui piani esistenti – che l'attività che abbiamo messo in piedi, come dicevo, è di sollecitazione, di spinta sulle regioni e che stiamo svolgendo un'attività di verifica che è già avviata. L'ultimo aggiornamento sullo stato della pianificazione a livello comunale e intercomunale richiesto dal Dipartimento della protezione civile è partito a seguito della manifestazione dei recenti eventi sismici al fine di avviare una specifica verifica in tal senso. Parlo della nota del Dipartimento n. 46628 del 13 settembre scorso. Naturalmente – ripeto – quest'azione è in atto da tempo e questa nota del Dipartimento la rafforza ulteriormente. Gli esiti di questa ricognizione sono stati Pag. 9resi pubblici sul sito istituzionale del Dipartimento ed è stato richiesto un recente aggiornamento appunto con la nota che dicevo. A questo proposito, terzo quesito, se il Governo disponga di elementi circa le motivazioni dei ritardi di una parte dei comuni, segnalo che in merito allo stato attuativo delle prescrizioni normative circa i piani comunali, sebbene tale attribuzione sia posta dalla legge di settore esclusivamente in capo al sindaco, il Dipartimento della protezione civile ha richiesto alle regioni e province autonome informazioni relative allo stato della pianificazione comunale e le verifiche di cui parlavo prima, da ultimo quelle sollecitate con la nota del 13 settembre e quelle già collocate sul sito istituzionale del Dipartimento. Quarto quesito: se, considerato il fatto che molti piccoli comuni potrebbero essere carenti sotto il punto di vista delle professionalità necessarie a redigere i piani di emergenza, non ritenga sia possibile mettere a disposizione competenze e così via. Stiamo lavorando con le regioni in questa direzione. Teniamo sempre conto del sistema policentrico previsto dalla normativa, che ho descritto prima. Quindi la funzione del Dipartimento della protezione civile è una funzione di stimolo e sollecitazione nei confronti dei livelli regionali, che sono deputati a indicare le linee guida ai comuni. In questa chiave ci siamo attivati per rafforzare le capacità tecniche dei livelli regionali affinché venissero poi messe a disposizione anche dei comuni. Quinto quesito: se il Governo non ritenga di prevedere apposite misure in conseguenza della possibile presenza di amianto. Questo problema, come ben sappiamo, è oggetto di apposita disciplina attualmente richiamata nella recente ordinanza del capo del Dipartimento della protezione civile, l'ordinanza n. 391 del 2016. In aggiunta, è in corso di emanazione una ulteriore specifica ordinanza del capo Dipartimento contenente una ulteriore regolamentazione della materia, elaborata di concerto con gli enti tecnici e le autorità competenti. Aggiungo che nella trattazione delle macerie, in particolare nelle azioni di soccorso che si sono sviluppate dopo il 24 agosto, si è seguito, per tutte le forze che intervenivano nelle azioni di soccorso, il protocollo di sicurezza contro l'amianto.
  Sesto quesito: quale sia lo stato di attuazione del comma 3 dell'articolo 2 dell'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 2003, la n. 3274 del 2003. Richiamo cosa ci dice il comma 3 dell'articolo 2 di quell'ordinanza. «È fatto obbligo di procedere a verifica, da effettuarsi a cura dei rispettivi proprietari, ai sensi delle norme (...), sia degli edifici di interesse strategico e delle opere infrastrutturali, la cui funzionalità durante gli eventi sismici assume rilievo fondamentale per le finalità di protezione civile, sia degli edifici e delle opere infrastrutturali che possono assumere rilevanza in relazione alle conseguenze di un eventuale collasso. Le verifiche di cui al presente comma dovranno essere effettuate entro cinque anni dalla data della presente ordinanza (...)». Allora, in questo caso chiaramente emerge un punto in cui la normativa va potenziata e rafforzata. Infatti, questa ordinanza del 2003 non prevede la trasmissione dei risultati delle verifiche al Dipartimento della protezione civile. Il Dipartimento, in realtà, si è attivato e, al di là del dettato specifico dell'ordinanza, ha raccolto il più possibile le informazioni riguardo all'avvenuta verifica, però sono ancora informazioni incomplete proprio perché la norma non dispone la trasmissione di informazioni. Questo è un punto che sicuramente andrà affrontato, superando questa carenza normativa.
  Settimo quesito: se il Governo intenda utilizzare lo strumento pubblicità progresso per diffondere le norme di comportamento. Sicuramente sì, utilizzeremo anche lo strumento pubblicità progresso. Segnalo che è già in atto, dal 2011 – ed è via via andata rafforzandosi, soprattutto negli ultimi anni –, la campagna di comunicazione del Dipartimento della protezione civile che, insieme all'Associazione nazionale pubbliche assistenze e all'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, nonché al Consorzio della rete dei laboratori Pag. 10universitari di ingegneria sismica, realizza la campagna «Io non rischio – Buone pratiche di protezione civile», rivolta ai cittadini, che riguarda i rischi naturali e antropici che interessano il territorio italiano – certamente quello sismico, ma non solo, quello idrogeologico e così via –, in accordo con le regioni e i comuni interessati. La campagna è andata via via crescendo di intensità. Segnalo che il cuore della campagna è l'appuntamento annuale di due giornate in cui i volontari di Protezione civile incontrano i cittadini nelle piazze di tutta Italia. Non si tratta solo di volantinaggio o materiale informativo, ma di interlocuzione diretta ed informazione diretta, uno a uno, con i cittadini. Quest'anno queste due giornate della campagna sono previste nei giorni 15 e 16 ottobre e saranno realizzate in 700 piazze italiane. Aggiungo che i materiali della campagna «Io non rischio» sono su Facebook, Twitter, Instagram, YouTube e, ancora più approfonditi, sul sito dedicato: www.iononrischio.it. Continueremo sviluppando progetti di informazione nelle scuole, nei luoghi di lavoro e – ripeto – anche utilizzando la pubblicità progresso.
  Prima di venire al quesito numero otto, vado a quello numero nove, riguardante gli allevamenti.
  In questo campo, segnalo che la tutela della salute e del benessere animale in situazioni di emergenza, in base ai criteri di massima per l'organizzazione dei soccorsi nelle catastrofi (decreto del Ministero dell'interno del 13 febbraio 2001), rientra tra le attività che devono essere pianificate e attuate nell'ambito della funzione di supporto sanità, assistenza sociale e veterinaria. Sono attività coordinate dalle competenti strutture del Servizio sanitario nazionale, che in questo campo è struttura operativa del servizio nazionale di Protezione civile. Naturalmente intervengono in questo settore il Ministero della salute, i servizi veterinari regionali, gli istituti zooprofilattici sperimentali, i servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali. Proprio in coincidenza, purtroppo, con la tragedia del 24 agosto queste strutture sono intervenute in modo molto efficace, insieme con le azioni di soccorso, e, presso la sezione diagnostica di Rieti dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana, è stato costituito un coordinamento tecnico interregionale per assicurare, tra l'altro, la tutela della salute e del benessere degli animali da reddito e d'affezione, presente nei territori interessati maggiormente dall'evento sismico. Martedì scorso, comunque in questa settimana, abbiamo avuto una riunione a Palazzo Chigi con tutte le forze economiche e sociali coinvolte dal sisma del 24 agosto e abbiamo avviato l'elaborazione di interventi di sostegno per le attività economiche, in particolare quelle dell'allevamento, ma non solo, per il riavvio delle attività economiche sui territori interessati dal sisma.
  Il quesito numero otto si collega, dal punto di vista degli interventi: chiede quale tipo di interventi di sostegno a favore di chi ha subito danni, sia in termini abitativi sia in termini di attività economiche. Come già ho avuto modo di segnalare durante l'audizione presso le Commissioni congiunte di Camera e Senato, il Governo prevede il risarcimento completo dei danni, sia dei danni che troveremo nell'area del cratere sia, comunque, – l'abbiamo sottolineato – anche dei danni eventualmente intervenuti fuori dell'area del cratere, ma direttamente riconducibili al terremoto. Inoltre, come dicevo prima, il Governo prevede forme di sostegno dell'attività economica nelle aree terremotate. Da questo punto di vista, anche attraverso l'interlocuzione con le istituzioni locali e regionali e con le forze economiche e sociali, è in corso di elaborazione un insieme di interventi che andrà esattamente in questa direzione e che troverà collocazione in un prossimo provvedimento normativo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Terzoni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  PATRIZIA TERZONI. Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretario De Vincenti. In parte ci possiamo ritenere soddisfatti Pag. 11perché finalmente c’è una specie di presa di posizione da parte del Governo su questi piani comunali. Noi è dal 2013 – quindi, anche in tempi non sospetti – che chiedevamo di avere una chiara presa di posizione. Solo che esiste sempre un problema: le sollecitazioni. Si continua a sollecitare. Noi in Commissione ambiente, la Commissione di cui faccio parte, abbiamo svolto delle audizioni, prima con Gabrielli e adesso, recentemente, con Curcio, capo Dipartimento della Protezione civile, e in queste audizioni – quindi fin dal 2013 – si è sempre parlato di queste sollecitazioni sui piani di emergenza, che, secondo noi, non bastano e infatti si è visto e si continua a vedere chiaramente che non bastano. Infatti, ancora in un comune su quattro non si ha la presenza di questi piani. E spesso e volentieri nei comuni che, invece, hanno il piano, purtroppo questo non è completo, non è redatto in maniera tecnica e approfondita. Quindi, forse serve qualcosa di più delle sollecitazioni e magari anche prevedere delle misure, magari delle sanzioni amministrative. Io ho sempre un po’ paura a fare sanzioni amministrative verso i comuni, visto che purtroppo non hanno dei bilanci molto rosei a causa dei continui tagli di questo Governo e dei precedenti, però qualcosa bisogna pur fare, perché, come è già stato detto anche dal mio collega Massimiliano Bernini, il piano di emergenza è quel piano che viene subito messo in atto nel momento in cui c’è un disastro ambientale e, quindi, bisogna fare qualcosa di più. Esiste, grazie alla Costituzione che abbiamo, il potere sostitutivo: se questi comuni, queste regioni non riescono ad andare avanti, non bisogna più sollecitare, ma, ad un certo punto, bisogna prendere le redini in mano e occuparsi direttamente di questo problema. Abbiamo la Protezione civile: diamogli la possibilità di fare anche questo, magari.
  Per quanto riguarda, invece, la questione dell'amianto, c’è questo protocollo di sicurezza, però, forse, non sta funzionando bene. Questo perché alcuni giorni fa, il Fatto Quotidiano, riportava la notizia della presenza di amianto all'interno delle macerie che sono state riutilizzate per fare le piattaforme nelle zone del cratere del sisma del 24 agosto. Quindi, significa che qualcosa non sta andando bene: bisogna controllare, andare sul luogo e controllare se è successo veramente quello che è riportato su il Fatto Quotidiano, perché è grave, è molto grave che si verifichi una cosa del genere nel nostro Paese.
  Per quanto riguarda, invece, l'OPCM del 2003, è vero, non prevede la trasmissione dei dati alla Protezione civile, però è pur vero che noi la prima interrogazione proprio sull'OPCM del 2003 l'abbiamo consegnata ad inizio legislatura del 2013 e ne abbiamo riconsegnate altre nei mesi a seguire: non c’è stata data mai una risposta, ma le abbiamo sollecitate, quindi significa che, comunque, la notizia è arrivata a chi di dovere. Quindi non bisogna, anche qui, fare lo scaricabarile: anche se non esiste una frase chiara sulle ordinanze o sui decreti, se non esiste la trasmissione, comunque, bisogna fare qualcosa, perché quell'OPCM è importantissimo, perché le infrastrutture strategiche e gli edifici strategici in questi momenti, abbiamo visto, sono importantissimi.
  Abbiamo visto che, ad esempio, ad Amatrice è venuta giù la scuola, che era presente nel piano comunale di emergenza: era il luogo adibito al ricovero degli sfollati ed è venuta giù, come il primo hotel che doveva accogliere gli sfollati – l’hotel «Roma» – che è venuto giù esso stesso. Significa che qui c’è qualcosa che non quadra. Ritorno alla questione del personale presente all'interno dei comuni, specie nei comuni più piccoli: forse, non è personale formato per fare questo tipo di lavoro, questi tipi di piani. Quindi, anche lì, serve una supervisione tecnica di questi piani.
  Io sono contenta che è uscita questa ordinanza il 13 settembre proprio per i piani comunali e, guarda caso, è venuta fuori da dopo l'8 settembre: l'8 settembre è il giorno in cui abbiamo audito in Commissione Curcio della Protezione civile, audizione in cui gli abbiamo rivolto queste stesse domande: ci ha risposto in maniera un po’ vaga anche sulla questione Pag. 12della zootecnia. Oggi abbiamo visto che, invece, stanno iniziando ad occuparsi di questa cosa sia il Governo sia la Protezione civile. Quindi, ben venga che, in qualche modo, ci hanno ascoltato in quell'audizione dell'8 settembre, però, anche qui, purtroppo, si è andati sempre ad affrontare questi temi dopo un'emergenza. Questi temi non devono essere più affrontati dopo un'emergenza: devono essere affrontati subito ed immediatamente.
  Per quanto riguarda la diffusione della cultura del rischio, è importantissima. Io ho partecipato alle giornate della campagna «Io non rischio» della Protezione civile: sono veramente fatte molto bene, i volontari sono delle persone fantastiche che portano avanti queste iniziative, ma non bastano una, due giornate in un anno nelle piazze. Non bastano: bisogna entrare nelle case dei cittadini. Quindi, io sono contenta che finalmente, anche qui, si voglia utilizzare la nostra rete statale, la RAI, per fare questa cosa.
  Anche qui, noi abbiamo una risoluzione, anche questa del 2013 – quindi parliamo di inizio legislatura –, proprio per utilizzarla; ci sono anche dei fondi da essere utilizzati proprio per le pubblicità cosiddette pubblicità progresso. È importante la prevenzione, perché se un cittadino sa dove vive, sa quello che significa subire un terremoto, sa anche cosa pretendere dalle istituzioni. E cosa deve pretendere ? La conoscenza del piano di emergenza comunale, perché, purtroppo, nessun cittadino è a conoscenza di questi piani. Quindi, anche qui, serve una campagna di informazione molto importante per far conoscere, appunto, questi piani, che sono, poi, alla base di tutto.
  Per quanto riguarda, invece, la parte relativa agli allevamenti, alla zootecnia e all'agricoltura presenti in queste zone, anche qui, sono domande che abbiamo sollecitato sia ieri con l'audizione di Delrio, sia l'8 settembre con l'audizione di Curcio. Abbiamo detto che gli animali in quelle zone stanno iniziando ad ammalarsi: purtroppo, è vero che si sta iniziando a fare qualcosa, forse. Il problema è che noi abbiamo iniziato ad avere contatti in quella zona e, anche ieri, ci è arrivato un ultimo messaggio sul telefonino con una richiesta di aiuto. Non sono arrivate ancora le tensostrutture per il ricovero di questi animali: come ho già detto, si tratta di una zona di montagna e stanno iniziando ad ammalarsi per il freddo e le intemperie. Ma, soprattutto, ci è arrivato un messaggio – e qui, sottosegretario, le chiedo una particolare attenzione –, che è molto chiaro: hanno detto che serve foraggio ed erba medica in particolare.

  PRESIDENTE. Concluda.

  PATRIZIA TERZONI. Ci hanno anche detto che un autotreno costa 2 mila euro: con un autotreno, le aziende del territorio riescono ad andare avanti per una settimana. Un autotreno costa solo 2 mila euro per questi foraggi: noi non ci vogliamo sostituire al Governo, non ci vogliamo sostituire alla Protezione civile, ma se non si fa subito qualcosa queste aziende zootecniche rischiano la chiusura, in una zona – come ha già detto il mio collega – che è prettamente zootecnica.
  Quindi, se non si fa subito qualcosa in questi giorni, ripeto, non vogliamo sostituirci, ma saremo costretti a farlo noi, con i cittadini, al posto del Governo. Questo non dovrebbe succedere in un Governo serio. Quindi, io faccio quest'ultimo appello di aiuto che ci è arrivato direttamente dalle aziende terremotate e spero anche di avere l'attenzione che qui è stata posta il 26 settembre, che, tra l'altro, è una giornata particolare in cui si inizierà la discussione della mozione sul sisma. A tal riguardo, annuncio che anche noi presenteremo la nostra mozione. È un giorno particolare, perché, il 26 settembre, è l'anniversario del terremoto delle Marche e dell'Umbria: io vengo da Fabriano, città terremotata nel terremoto del 1997. Sono coincidenze, però è importante fare memoria, come ha già detto il mio collega (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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(Chiarimenti in merito alla configurabilità di un potenziale conflitto d'interessi con riguardo all'annunciata nomina di Diego Piacentini a commissario del Governo per l'attuazione dell'Agenda digitale – n. 2-01462)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Scotto ed altri n. 2-01462 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Scotto se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Grazie, signor sottosegretario De Vincenti per essere qui a rispondere a questa interrogazione. Diego Piacentini, vicepresidente del colosso americano dell’e-commerce Amazon, è stato nominato commissario straordinario per l'Agenda digitale a titolo rigorosamente gratuito, mettendosi in aspettativa dall'azienda dalla quale proviene, Amazon, il che significa, in buona sostanza, che, dopo essere stato al servizio del Governo italiano in qualità di commissario per l'Agenda digitale per un certo periodo di tempo, potrà tornare in azienda e per quel periodo non riceverà alcuno stipendio né dall'azienda né dal Governo italiano.
  Se ci limitassimo esclusivamente a questo quadro potrebbe apparire una situazione neutra, tuttavia, noi ci troviamo di fronte ad un altro quadro, signor Presidente. Diego Piacentini percepisce da Amazon uno stipendio annuo di base di 175 mila euro, ma il vero guadagno deriva, come chiunque conosce un po’ come funzionano le retribuzioni dei grandi manager delle grandi aziende multinazionali, dalle stock option ovverosia il diritto di acquistare azioni dalla società a un prezzo prestabilito. Il 17 agosto scorso Piacentini avrebbe lasciato l'incarico nella società in attesa di essere nominato dal Governo italiano, nomina che è stata pubblicata dalla Gazzetta Ufficiale pochi giorni fa. Due giorni prima di lasciare l'azienda, di lasciare l'incarico, stando ai dati di un sito specializzato, Scgems, ha esercitato stock option su 5.477 azioni, acquistandole al prezzo di 10 centesimi di dollaro l'una e poi le ha rivendute a 770 dollari al pezzo. Sono stati spesi 547 dollari e 4,2 milioni di dollari incassati. Il volume di azioni in capo a Diego Piacentini, come è noto, perché sono dati ufficiali, non sarebbe mai cambiato: consiste in circa 80 mila titoli che corrispondono al valore di 62,4 milioni di dollari. In pratica, è il secondo più grande azionista individuale di Amazon dopo Bezos, presidente di Amazon.
  Diego Piacentini, dunque, non ha troncato i rapporti con la propria azienda di riferimento e tale circostanza in qualsiasi altro Paese occidentale avrebbe definitivamente impedito o inibito la possibilità per Piacentini di assumere un incarico governativo, come il Commissario straordinario all'Agenda digitale, estremamente confinante, diciamo, con il lavoro che faceva prima. Il nome di Amazon, come è noto, è anche circolato insieme ad altre aziende, Apple e Google, nei mesi scorsi in relazione a un'inchiesta della procura di Milano per elusione fiscale. Apple ha dovuto pagare 318 milioni di euro, Google 320. Su Amazon era stato aperto un fascicolo a carico di ignoti senza ipotesi di reato, ma non è questo il punto: vi sarebbero alcune questioni legate ai mercati in cui Amazon è un player fondamentale: dalle spedizioni, perché Bezos intende creare un servizio di corrieri interni all'azienda, ai servizi di sviluppo del cloud. In parole semplici, una nuvola virtuale in cui conservare i dati, proprio quelli che farebbero tanto comodo, signor Presidente, per completare la digitalizzazione della pubblica amministrazione italiana.
  Si rileva, inoltre, che il quadro strategico nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico, elaborato dal tavolo tecnico Cyber, che opera presso il DIS, il Dipartimento informazioni per la sicurezza, e al quale partecipano i rappresentanti Cyber del CISR (affari esteri e informazioni per la sicurezza e al quale partecipano altri attori dall'Agenzia digitale del nucleo di sicurezza cibernetica), delinea le linee strategiche nazionali nel medio-lungo periodo deputate a fornire Pag. 14una panoramica delle principali minacce, quali la criminalità informatica, lo sfruttamento delle tecnologie ICT a fini terroristici, eccetera. Il documento definisce ruoli e compiti dei soggetti pubblici; individua dunque: gli strumenti e le procedure per potenziare le capacità cibernetiche del Paese; gli indirizzi strategici, che includono il miglioramento secondo un approccio integrato delle capacità tecnologiche, operative e di analisi degli attori istituzionali; il potenziamento delle capacità di difesa delle infrastrutture critiche nazionali e degli attori di rilevanza strategica del Paese; l'incentivazione alla cooperazione tra istituzioni e imprese nazionali; la promozione e la diffusione della sicurezza cibernetica; il rafforzamento delle capacità di contrasto alle operazioni considerate illegali oltre che la cooperazione.
  Questa nomina a commissario straordinario per l'Agenda digitale, signor Presidente, appare particolarmente critica e foriera di potenziali conflitti d'interesse, anche per il fatto che chi assume un incarico così importante dovrebbe conoscere tutte le scelte del Governo in materia di pubblica amministrazione digitale, dettagli di mercato e concorrenti con Amazon, che è il suo datore di lavoro in Italia. Per non parlare di politica fiscale e delle iniziative che da anni stiamo richiedendo all'Esecutivo e che pare che adesso entrino nell'Agenda, e ci auguriamo che nella prossima legge di bilancio siano oggetto di una particolare attenzione e iniziativa da parte del Governo, cioè la famosa web tax, che colpirebbe in ogni caso o imporrebbe di pagare le tasse ai grandi colossi, Amazon compresa.
  Poi dobbiamo considerare che la legge, quella ancora in vigore, che noi consideriamo una legge eccessivamente larga, eccessivamente permissiva, sbagliata, la «legge Frattini» del 2004, la legge sul conflitto d'interesse, applicabile anche ai commissari straordinari di nomina governativa, afferma, all'articolo 2, comma 3, che «gli incarichi e le funzioni indicate cessano dalla data del giuramento relativo agli incarichi di cui all'articolo 1, e comunque dall'effettiva assunzione della carica. Da essi non può derivare, per tutta la durata della carica di Governo – e, quindi, anche alla carica di commissario straordinario all'Agenda digitale – alcuna forma di retribuzione – in questo caso è in aspettativa e, quindi, non percepisce lo stipendio attribuitogli da Amazon – e di vantaggio per il titolare», signor Presidente.
  Ora io credo che la possibilità di manovrare stock option sia un vantaggio per il titolare di quella carica di Governo. Tra l'altro, come è del tutto evidente, chi è titolare di azioni così rilevanti, 80 mila azioni di un titolo che cresce sul mercato, avrebbe tutto l'interesse che quel titolo continuasse a crescere. E, quindi, la domanda che pongo – e concludo – al Governo, nella persona del sottosegretario De Vincenti, è se non abbiate considerato la circostanza di un potenziale conflitto di interessi in capo a Diego Piacentini, che nel periodo in cui servirà il Governo italiano a titolo gratuito potrebbe trovarsi nella condizione di favorire interessi dell'azienda dove dovrà rientrare prima o poi, ovvero Amazon, dove detiene un pacchetto considerevole di azioni e di stock option. Chiedo, inoltre, se la nomina di Piacentini a commissario straordinario per l'Agenda digitale non risulti incompatibile con la «legge Frattini». Aggiungo, poi, che siccome il decreto pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale qualche giorno fa, ma datato 26 agosto 2016, non fa riferimento, nella nomina del commissario straordinario, alla «legge Frattini», ma ad altre leggi, una del 1994 e un decreto regio del 1923, non capiamo perché questo tema sia stato omesso.
  Vado a concludere. Chiedo, infine, se il Governo sia in grado di chiarire se Piacentini avrà o meno un ruolo di rilievo con riferimento alla cyber security e se il Governo non intenda adottare iniziative per l'introduzione della web tax.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. Pag. 15Con riferimento all'interpellanza presentata dall'onorevole Scotto e da altri deputati, specifico che il nuovo codice dell'amministrazione digitale, appena entrato in vigore, prevede la possibilità per il Governo di nominare un commissario straordinario con il compito di assicurare la governance più efficace, coerente e unitaria delle azioni da intraprendere in ambito pubblico per l'attuazione dell'Agenda digitale. Si tratta dunque di un commissario, designato, come è noto, nella persona di Diego Piacentini, non appartenente al novero di titolari di cariche di Governo secondo la legge vigente sul conflitto di interessi. Non di meno, gli onorevoli interpellanti pongono una questione che il Governo non intende eludere, ossia se vi possa essere un potenziale conflitto di interessi, certamente non rilevante sotto il profilo giuridico per i motivi che dicevo poc'anzi, ma che potrebbe esserlo sotto un aspetto sostanziale. Il preteso conflitto, secondo le premesse dell'interpellanza, peraltro erronee nei fatti riportati, come spiegherò fra poco, sarebbe da riferire a un interesse patrimoniale molto rilevante da parte del commissario nella società Amazon.
  Ebbene, veniamo ai fatti. Innanzitutto, come chiaramente descritto nei documenti pubblici depositati da Amazon alla SEC, dal 17 agosto scorso per il dottor Piacentini è cessato ogni incarico presso la società ed egli non svolgerà alcuna attività per Amazon per un periodo di due anni. Durante questi due anni non riceverà alcun compenso e non riceverà neanche alcuna azione di Amazon e durante questi due anni non avrà diritto alla titolarità delle cosiddette restricted stock units, a lui assegnate in passato, come ad altri dirigenti di Amazon. Qui vorrei sottolineare che Amazon non ha un piano di stock options, ma appunto di RSU. La sigla, ripeto, significa restricted stock units, significa un piano di assegnazione a scadenze predeterminate e un piano predeterminato di assegnazione di azioni ai dirigenti. Le azioni vendute dal dottor Piacentini in agosto, prima di cessare dall'incarico – anche questa informazione pubblica è depositata alla SEC – sono state vendute in base al piano di vendita predeterminato e regolato dalle norme vigenti negli Stati Uniti contro l’insider trading, norme a cui devono aderire i dirigenti delle aziende americane quotate in borsa. Inoltre la sua carica di senior vice president lo collocava tra un certo numero di manager della società: è una carica che hanno una dozzina di manager di Amazon, non solo Piacentini, quindi non è certo una carica unica nel suo genere in quel contesto, anche se naturalmente è una carica di rilievo.
  In merito all'affermazione che Piacentini sarebbe il secondo azionista globale di Amazon, ricordo che Piacentini, come da informazioni pubbliche disponibili, è in possesso di circa 80 mila azioni (84.146 per la precisione, come da ultimo documento trimestrale pubblicato da Amazon). La sua quota di partecipazione al capitale sociale è dello 0,000017 per cento, contro un numero di azioni del principale azionista pari a oltre 80 milioni (82 milioni 914 mila, per la precisione). Comunque, il valore delle azioni di un'azienda globale come Amazon non potrebbe essere in alcun modo influenzato dalle attività del commissario in Italia, che in ogni caso non avrà alcun compito negli affidamenti dei servizi per le pubbliche amministrazioni, affidamenti che sono soggetti alle norme italiane ed europee sulle procedure ad evidenza pubblica. Il commissario infatti non sarà né centrale di committenza, né stazione appaltante, non avrà quindi alcun ruolo negli affidamenti. Ancora, tra i compiti del commissario definiti da norme di legge, non vi è alcun riferimento alla cyber security e, quanto al tema della cosiddetta web tax, anch'esso estraneo ai compiti del commissario, non vi sono allo stato elementi né normativi, né di proposta da parte governativa.
  Qualora il tema dovesse essere discusso, naturalmente ciò avverrà proprio in Parlamento secondo tutte le possibili valutazioni.

Pag. 16

  PRESIDENTE. Il deputato Scotto ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ARTURO SCOTTO. Francamente, no. Ringrazio il sottosegretario per i numeri che ha snocciolato e per alcuni chiarimenti, però c’è un punto che non mi convince, che innanzitutto riguarda le funzioni di questo commissario. Avete detto che non si occuperà di cyber security: benissimo, anche se però siederà al tavolo. Avete detto che non si occuperà delle centrali di committenza: meno male, però indubbiamente dovrà costruire la strategia dell'Agenda digitale, altrimenti non si capisce per quale motivo si dovesse costruire questa figura ad hoc nominata dal Governo. Avete detto che non percepirà per due anni nessuna retribuzione e questo l'abbiamo scritto nella interpellanza. Forse abbiamo sbagliato il termine, non dovevamo chiamarla stock option, ma dovevamo chiamarla RSU. Tuttavia mi pare di capire che, quando a due giorni dalla messa in aspettativa e a dieci giorni dalla nomina, tu fai una manovra così consistente sulle stock option, forse qualche problema l'attore pubblico dovrebbe porselo, non perché ne abbia una responsabilità diretta, ma perché – come è del tutto evidente – non è questo il ruolo, non è questa la domanda che è stata posta al sottosegretario e giustamente non era tenuto a rispondere, ma la domanda che mi pongo è se viene considerata, come dire, una cosa naturale che avvengano operazioni così significative sul piano economico: vendi una stock option a 10 e incassi non so quanto di più, 547 euro spesi e 4,2 milioni incassati; parliamo di cifre che per un qualsiasi comune mortale sarebbero lontane da qualsiasi possibilità soltanto di pensarci.
   Allo stesso tempo c’è un punto che ovviamente riguarda la strategia dell'Agenda digitale. Ora io – lo dico non per essere polemico nei suoi confronti, signor sottosegretario – quando parliamo di elementi così sensibili che riguardano la prospettiva anche economica e produttiva del nostro Paese e che riguardano la gestione di dati estremamente delicati, sappiamo – stiamo discutendo in queste ore anche in Parlamento sul bullismo cibernetico, sul cyberbullismo – cosa significa maneggiare dati come big data, maneggiare dati delicati sul piano finanziario. Io francamente l'idea di accedere per un ruolo così delicato anche a un grand commis, un grande manager di un'azienda privata, che però è direttamente interessato in quel mercato, è uno degli attori fondamentali, credo, forse, sia una scelta abbastanza imprudente, al di là delle competenze individuali, e che rischia di produrre un danno, il rischio di una privatizzazione della gestione strategica di una questione estremamente delicata e decisiva per il futuro del nostro Paese e dell'Europa intera.
   Sulla web tax, insomma, mettetevi d'accordo tra di voi al Governo: io so benissimo che non c’è una diretta connessione tra la nomina di Piacentini e l'istituzione della web tax, anche se sappiamo che la web tax viene considerata come il fumo negli occhi, come il diavolo da parte di attori importanti di quel mercato, Amazon, Google e Apple. Ho letto qualche giorno fa una dichiarazione roboante da parte del sottosegretario Zanetti che dice: faremo la web tax, vale 3 miliardi. Ho visto che il Presidente del Consiglio, rispetto a uno scetticismo iniziale che due anni fa portò a bloccare un'iniziativa del presidente della Commissione bilancio, Francesco Boccia, sull'istituzione della web tax, perché bisognava farla in un contesto europeo e non poteva essere un'iniziativa esclusivamente italiana, è tornato varie volte sulla possibilità di istituirla. Oggi lei dice: vedremo. Io credo che su questo punto, se un Governo vuole avere anche una capacità innovativa e soprattutto se vuole davvero combattere l'idea che l'Europa sia sottratta dall'obbligo di far pagare a grandi aziende multinazionali, che hanno mercato qui, che hanno ruoli e Pag. 17funzioni produttive qui, l'idea che il nostro Paese non muova un dito in questa direzione mi sembra preoccupante.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 19 settembre 2016, alle 12,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   SANI ed altri; OLIVERIO ed altri: Disciplina organica della coltivazione della vite e della produzione e del commercio del vino (C. 2236-2618-A).
  — Relatore: Sani.

  2. – Discussione sulle linee generali della mozione Scotto ed altri n. 1-01314 concernente iniziative in materia di riforma della legge elettorale.

  La seduta termina alle 11.