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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 649 di giovedì 7 luglio 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  CATERINA PES, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Gioacchino Alfano, Alfreider, Artini, Michele Bordo, Matteo Bragantini, Bratti, Brescia, Burtone, Caparini, Capelli, Catania, Dambruoso, Di Gioia, Luigi Di Maio, Fontanelli, Garofani, La Russa, Locatelli, Lorefice, Manciulli, Antonio Martino, Pagano, Palazzotto, Piccoli Nardelli, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Rosato, Rossomando, Ruocco e Sanga sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centodiciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni (ore 9,10).

  PRESIDENTE. Invito la deputata segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  CATERINA PES, Segretaria, legge:
   LUCA MARCO COMELLINI, da Cerveteri (Roma), chiede norme per la revisione del servizio di assistenza spirituale al personale delle Forze armate e di altre amministrazioni dello Stato (1126)alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e IV (Difesa);
   VINCENZO BROCCO, da Roma, chiede di aumentare l'importo delle pensioni minime e altri interventi per garantire equità e giustizia sociale nei confronti dei pensionati (1127) – alla XI Commissione (Lavoro);
   MORENO SGARALLINO, da Terracina (Latina), chiede misure a favore dei cittadini che si avvalgono delle prestazioni sanitarie di strutture private a causa degli eccessivi tempi di attesa nelle strutture pubbliche (1128) – alla XII Commissione (Affari sociali);
   MARINO SAVINA, da Roma, e altri cittadini chiedono che sia posto a carico dello Stato il risarcimento dei danni procurati da cittadini nullatenenti a seguito della violazione dell'articolo 190 del codice Pag. 2della strada, in materia di comportamento dei pedoni (1129) – alla IX Commissione (Trasporti);
   LUCA RAMELLO, da Frisanco (Pordenone), chiede la procedibilità d'ufficio per i danni arrecati ai cittadini dagli assistenti sociali e da altri incaricati della pubblica amministrazione (1130) – alla II Commissione (Giustizia);
   RENATO LELLI, da San Pietro in Cariano (Verona), chiede:
    l'indizione di un referendum per l'uscita dell'Italia dall'euro (1131) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    modifiche alla legge n. 400 del 1988 in materia di decretazione d'urgenza e apposizione della questione di fiducia dinanzi alle Camere (1132) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    l'abolizione del sistema dei voucher per il pagamento dei lavori occasionali (1133) – alla XI Commissione (Lavoro);
    la reintroduzione del servizio militare di leva obbligatorio (1134) – alla IV Commissione (Difesa);
   MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede:
    l'introduzione di un sistema di voto elettronico per tutte le consultazioni elettorali (1135) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    il rafforzamento dei sistemi di rilevazione automatica della velocità sul grande raccordo anulare di Roma e sulla strada statale 148 Pontina (1136) – alla IX Commissione (Trasporti);
    norme contro i ritardi amministrativi nella definizione dei procedimenti di competenza dell'Amministrazione della difesa (1137) – alla IV Commissione (Difesa);
   GIOVANNI CAFAGNA, da Milano, chiede nuove norme in materia di concessione della nuova prestazione di assicurazione sociale per l'impiego (NASPI) ai lavoratori stagionali per l'anno 2016 (1138) – alla XI Commissione (Lavoro);
   FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
    interventi diversi in materia di regolamentazione dell'immigrazione (1139) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    iniziative per la chiusura delle moschee non autorizzate (1140) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
    misure per garantire l'erogazione gratuita dei nuovi farmaci antitumorali (1141) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    provvedimenti a favore dei senza tetto (1142) – alla XII Commissione (Affari sociali);
    nuove norme per contrastare l'abbandono scolastico e l'impiego di minori nell'accattonaggio (1143) – alla II Commissione (Giustizia).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,15).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà alle ore 9,35.

  La seduta, sospesa alle 9,15, è ripresa alle 9,35.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Cirielli ed altri; Duranti ed altri; Garofani ed altri; Artini ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (A.C. 45-933-952-1959-C) (ore 9,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle proposte Pag. 3di legge, già approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato, nn. 45-933-952-1959-C: Cirielli ed altri; Duranti ed altri; Garofani ed altri; Artini ed altri: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali.
  Ricordo che è stata presentata, a norma dell'articolo 40, comma 1, ultimo periodo, del Regolamento, la questione pregiudiziale di costituzionalità Gianluca Pini ed altri n. 1.

(Esame di una questione pregiudiziale – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame della questione pregiudiziale di costituzionalità Gianluca Pini ed altri n. 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate).
  Ricordo che i tempi per l'esame delle questioni pregiudiziali sono computati nell'ambito del contingentamento relativo alla discussione sulle linee generali.
  Avverto che, norma del comma 3 dell'articolo 40 del Regolamento, la pregiudiziale di costituzionalità può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
  L'onorevole Gianluca Pini ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Il testo unitario risultante dai provvedimenti abbinati in esame, che recano disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali, incide su aspetti basilari dei rapporti intercorrenti tra Governo, Parlamento e Presidenza della Repubblica, concernendo, tra l'altro, le modalità di deliberazione dell'uso della forza militare all'estero da parte dello Stato. Noi riteniamo, in particolare, che sussistano all'interno di questo testo delle incompatibilità sostanziali con il dettato costituzionale in rapporto ad alcuni suoi contenuti specifici che sono stati inseriti nel provvedimento durante l'esame nell'altro ramo del Parlamento, cioè nel Senato.
  Abbiamo rilevato, in particolare, come vi sia stato un forte indebolimento del ruolo delle Commissioni parlamentari di merito, che subiscono una sostanziale, pesante e profonda compressione della propria capacità di concorrere alle decisioni concernenti l'entità e le dotazioni dei singoli contingenti inviati all'estero. Ciò per noi costituisce una grave alterazione dell'equilibrio che attualmente esiste tra i poteri dello Stato, nell'ambito di un delicatissimo esercizio della sovranità nazionale.
  Sottolineiamo che rappresentano, sotto questo punto di vista, un problema soprattutto le disposizioni introdotte nella parte terminale del comma 3 dell'articolo 2 e in quella del comma 3 dell'articolo 4, che neanche le Commissioni esteri e difesa della Camera hanno saputo o voluto risolvere.
  Quindi, chiediamo di non procedere all'esame del testo unificato delle proposte di legge, perché, contrariamente a quanto era uscito da questo ramo del Parlamento in termini di proposta unitaria di testo unificato, non vi è più un sistema di equilibrio tale da garantire l'effettivo controllo da parte del Parlamento di quelle che sono le dotazioni, gli scopi e, soprattutto, le regole di ingaggio date ai vari contingenti che noi distribuiamo e dislochiamo nei vari scenari internazionali.
  C'era, all'inizio, lo ripeto, una capacità di incidere dando dei pareri vincolanti da parte delle Commissioni di merito, quindi, sia esteri che difesa; questo parere vincolante, di fatto, è stato cancellato e, quindi, torna totalmente nelle mani del Governo la discrezionalità di dislocare senza avere un parere vincolante da parte dei due rami del Parlamento o, comunque, delle Commissioni competenti. Si torna, quindi, a uno scenario stile Kosovo, dove, in maniera assolutamente subdola, fu, di fatto, dichiarato lo stato di guerra da parte di questo Paese nei confronti di un altro Stato sovrano. Questa è quella che, di fatto, sarebbe la risultanza dall'approvazione Pag. 4di un testo totalmente stravolto rispetto a quelli che erano gli intendimenti iniziali.
  Abbiamo chiarito in maniera specifica quali sono i punti che, secondo noi, vanno a ledere il rapporto fra i vari organi dello Stato, ma, soprattutto, vanno a ledere quelle che sono le garanzie costituzionali previste in una materia così delicata, come quella dell'utilizzo della forza militare in campo internazionale. Quindi, ribadiamo per questo motivo la necessità di deliberare il non procedere all'approvazione del testo unificato, di tornare magari in Commissione per rifare una valutazione più puntuale di quelli che devono essere i poteri assegnati alle Commissioni, perché questa continua cedevolezza da parte del Parlamento nei confronti di un Esecutivo che, fra l'altro, è sempre più debole e sempre più isolato sul campo internazionale, è una pericolosa deriva verso quella che a tutti gli effetti ormai sta diventando una dittatura (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Arienzo. Ne ha facoltà.

  VINCENZO D'ARIENZO. Presidente, colleghi, Governo, relativamente a questa pregiudiziale di costituzionalità, che riguarda un provvedimento che è frutto di diversi provvedimenti abbinati, voglio innanzitutto osservare che nella questione di pregiudizialità proposta non viene fatto un riferimento a quello che poi è il fulcro della discussione, cioè la Costituzione. Vengono dette altre cose, ma è una pregiudiziale che, non entrando nel merito dei principi costituzionali, è nel merito: quindi la discussione proseguirà successivamente nella discussione generale.
  Questo provvedimento – che peraltro, come è noto, il Parlamento rincorre da anni, la legge quadro sulle missioni – è di squisita iniziativa parlamentare, e finalmente colma un vuoto: tante volte ci siamo detti che con i decreti-legge si esautorava il Parlamento nell'autorizzazione delle missioni internazionali. Quei decreti-legge erano «prendere o lasciare»: è vero, andavano nelle Commissioni, si discuteva, ma il grado di incidenza era minimo, e tante volte in quest'Aula abbiamo ripetuto che era meglio approvare una legge quadro che non singoli provvedimenti più volte nel corso di un anno. Finalmente con la legge quadro diamo maggiori garanzie non solo al Paese, ma a coloro che agiscono negli scenari internazionali: diamo certezza del diritto alle migliaia di uomini e di donne che sotto la bandiera italiana agiscono in tante parti difficili del mondo.
  Vengo al punto di merito. Il collega Pini faceva riferimento all'indebolimento del ruolo delle Commissioni; in realtà questo provvedimento dimostra esattamente il contrario, ovvero parlamentarizza una materia rilevante come la politica estera, espressa attraverso le missioni internazionali. Con questo provvedimento noi riportiamo la normale fisiologia dei rapporti Governo-Parlamento in un ambito decisivo della nostra vita democratica, appunto quella della politica estera e della difesa. Una volta entrata in vigore questa legge, il Parlamento non sarà più messo di fronte al fatto compiuto, come dicevo prima, ma sarà in grado di costruire la linea di intervento orientandone le scelte strategiche, attraverso l'espressione dei pareri: la stessa cosa che oggi fanno le Commissioni parlamentari, e quindi il Parlamento, sui vari decreti delle missioni internazionali. Faccio notare da questo punto di vista l'innovazione nel fatto che, come è noto, possiamo attraverso le Commissioni controllare maggiormente l'operato dell'Esecutivo, che sarà obbligato – finalmente, oserei dire – a presentare una relazione annuale sull'andamento delle missioni internazionali.
  Non finisce qui, perché come tutti sappiamo al Senato è stato introdotta un'importante novità, ovvero che il Governo dovrà con scadenza annuale chiedere l'autorizzazione al Parlamento per proseguire nella missione internazionale. A mio modo di vedere, a nome del Partito Democratico, questi due cardini sono molto di più di quanto non avevamo con i decreti, che erano appunto «prendere o lasciare».Pag. 5
  Siamo di fronte quindi ad un provvedimento che di fatto parlamentarizza come mai prima d'ora la politica estera e di difesa del nostro Paese, esattamente il contrario di quello che è stato detto poc'anzi. Stupisce anzi che dalle stesse forze che fino a ieri ci hanno chiesto di evitare decreti e di andare avanti con la legge quadro, si pone una questione di pregiudizialità proprio sulla legge quadro per le missioni internazionali. Io ritengo che, alla luce delle cose che sono state dette – i cardini fondamentali, il ruolo del Parlamento nei rapporti con il Governo sulle politiche estera e di difesa, così importante per il nostro Paese –, si è fatto un passo avanti, e si è concesso di fatto al Parlamento di entrare molto di più nel merito e nei dettagli delle questioni: quindi ci restituisce autorevolezza. Per queste ragioni, a nome del Partito Democratico, esprimo il voto contrario alla questione di pregiudizialità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Presidente, la questione pregiudiziale di costituzionalità oramai è diventata un passaggio routinario, che tanto varrebbe includere come obbligatorio nei regolamenti, perché vengono presentate su tutti i provvedimenti che discutiamo. Questa è particolarmente strana, perché non c’è neanche una norma costituzionale richiamata, neanche per sbaglio: si fa un generico riferimento ai rapporti tra Governo, Camere e Presidente della Repubblica, che non si capisce bene cosa c'entri, in una materia che la Corte costituzionale ha già regolamentato, affermando che sulle missioni il Parlamento si deve esprimere, e qui è previsto che si esprima; e sostanzialmente chiarendo che ovviamente non si applica la disciplina che regolamenta nella Costituzione lo stato di guerra, perché di guerre non si tratta.
  Quindi, dal punto di vista costituzionale, la pregiudiziale non è infondata: semplicemente non dice neanche quali sono i problemi. Quello che però è veramente schizofrenico, è che il gruppo della Lega ha votato questo provvedimento quando non prevedeva l'obbligo del Governo di motivare alle Camere e riportare alle Commissioni parlamentari i propri decreti sulle risorse, nel caso in cui decidesse di non conformarsi alle prescrizioni delle Commissioni parlamentari; adesso lo prevede, e su queste basi, cioè su un ulteriore passaggio, un'ulteriore informativa in Parlamento, un ulteriore parere, che non è ovviamente vincolante perché si chiamano pareri proprio perché non sono vincolanti, quelli delle Commissioni, la Lega cambia opinione e vota contro.
  Ancora più strano è che sia stata presentata una questione di costituzionalità ieri sul decreto, che, se fosse passata, avrebbe bloccato la legge di conversione; oggi sulla legge quadro, che se passasse bloccherebbe la legge quadro. Quindi la posizione che ha espresso in quest'Aula in questi due giorni la Lega Nord è quella che le nostre missioni non vadano rifinanziate, e che si debba andare avanti con la situazione attuale di proroga di fatto delle missioni senza regolamentazione: esattamente quella situazione che ieri c’è stata contestata in Aula dall'onorevole Pini, quando si parlava del decreto. Scelta Civica ovviamente è favorevole a questa legge, che finalmente regolamenta un aspetto importante come le missioni in via definitiva attraverso una legge quadro; e voterà ovviamente contro questa questione di costituzionalità, che non è fondata ma non è neppure spiegata nel testo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Presidente, il gruppo parlamentare di Area Popolare voterà contro la pregiudiziale presentata al progetto di legge «Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali». Il provvedimento reca una serie di disposizioni volte a definire una normativa di carattere generale applicabile alle missioni internazionali: nel nostro Pag. 6ordinamento giuridico non esiste una normativa di carattere generale di questo tipo, con particolare riferimento ai profili concernenti il trattamento economico e normativo del personale impegnato in queste missioni. Molteplici peculiari profili amministrativi che caratterizzano le missioni stesse sono disciplinati da decreti-legge che hanno un'efficacia limitata nel tempo, e necessitano di essere continuamente reiterati; quindi, come detto, la disciplina anche di carattere generale è inserita di volta in volta nei decreti-legge che finanziano le missioni.
  Abbiamo detto molte volte che la mancanza di una disciplina generale comporta rischi di difetti di coordinamento normativo, e anche di incertezza circa le disposizioni applicabili nei diversi teatri operativi; un'ulteriore incertezza normativa riguarda anche le procedure interne in forza delle quali è possibile pervenire all'adozione della decisione riguardante il coinvolgimento delle truppe italiane nell'ambito delle missioni militari oltre confine. Quindi l'introduzione di una disciplina di carattere generale è richiesta da molto tempo, in modo che si possa contare su una legge con princìpi certi ed applicabili per tutte le missioni internazionali: ciò consente di avere un quadro normativo sistematico ed applicabile, appunto, a tutte le missioni internazionali, lasciando alla disciplina dei decreti-legge il relativo finanziamento delle missioni, che può variare in relazione alle diverse missioni. Non si tratta, pertanto, di una sottovalutazione o di una diminutio delle Commissioni o dell'Assemblea parlamentare, che comunque potranno intervenire per modificare e approvare i decreti-legge secondo i principi di cui agli articoli 70 e 76 della Costituzione.
  In sostanza, si tratta di approvare, e dare quindi sistematicità a una serie di misure normative simili, che venivano ripetute nei decreti-legge. Molte volte le opposizioni parlamentari si sono lamentate, nell'ambito, ovviamente, di una dialettica democratica, di dover esaminare in tempi brevi decreti-legge di molti articoli, con rinvii normativi spesso non esplicitati in modo chiaro e preciso. Oggi, approvando questo progetto, si contengono anche gli effetti di lunghe discussioni sui decreti-legge relativi alle missioni internazionali, che potranno essere esaminati con maggior precisione e attenzione da parte del Parlamento.
  In questo contesto, relativamente ai pareri espressi dalle Commissioni parlamentari in sede consultiva, occorre rilevare che la Commissione affari costituzionali ha evidenziato la violazione della riserva di legge in materia penale in quanto attribuisce al Governo il potere di decidere quale codice applicare al personale in missione. Non si può respingere una disciplina sistematica di 26 articoli attesa da molto tempo e che dà ordine e certezza ad una materia complessa e articolata. Pertanto, nel ribadire il voto contrario alla pregiudiziale, confermiamo l'importanza di un progetto di legge che deve essere approvato definitivamente in tempi rapidi proprio per fornire al nostro personale impegnato nelle missioni internazionali un quadro certo su molti aspetti, come, ad esempio, l'indennità di missione, il compenso forfettario di impiego, l'indennità di impiego operativo, eccetera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Per annunciare il voto contrario alla pregiudiziale, ma per un semplice motivo. Vorrei far ragionare: in prima lettura questa Camera ha approvato questa legge, che al Senato ha avuto alcuni passaggi. In particolare, non ravvedo un peggioramento: poteva essere fatta, per certi versi, in maniera migliore, ma, quando è stata licenziata in questa Camera, questo Parlamento non aveva fatto una parte di, come dire, parere rafforzato sulla parte di profilo finanziario. In più mi viene da pensare che un'unica eccezione, che era stata introdotta al Senato, che poteva avere una incostituzionalità, dovrebbe essere sanata stamani, per quanto riguarda la parte di decisione su quale tipo di codice penale applicare.Pag. 7
  L'altro spunto che mi viene da fare è che un passaggio così parlamentarizzato quest'Aula non lo ha mai avuto. In più, un punto dirimente è il fatto che il Governo dovrà, quando avrà deciso di fare una missione, comunque deliberarla e comunque portarla in Parlamento. Attualmente, questa cosa non succede, e quindi io non ravviso questo tipo di problema di costituzionalità. Quindi, la nostra volontà è votare contro.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale di costituzionalità.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Gianluca Pini ed altri n. 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Colleghi, vi pregherei di accelerare il raggiungimento dei vostri posti. Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ? Fitzgerald, Fanucci, Boccuzzi... Allora, approfittiamo che si sta cambiando la postazione all'onorevole Fitzgerald, al termine della quale chiudiamo la votazione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  317   
   Votanti  268   
   Astenuti   49   
   Maggioranza  135   
    Hanno votato   32    
    Hanno votato no  236.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Le deputate Narduolo e Vezzali hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto contrario. Il deputato Mario Borghese ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto di astensione. La deputata Albanella ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Essendo stata respinta la questione pregiudiziale di costituzionalità, passiamo al seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 45-933-952-1959-C.
  Ricordo che nella seduta del 5 luglio 2016 si è conclusa la discussione sulle linee generali e che il relatore per la maggioranza per la Commissione difesa è intervenuto in sede di replica, mentre gli altri relatori e il rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge modificati dal Senato.
  Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 2.100 e 2.101, che sono in distribuzione.
  Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), che sono in distribuzione.
  Avverto che, ai sensi dell'articolo 70, comma 2, del Regolamento, non saranno posti in votazione gli articoli 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 14, 15, 17, 18, 22, 23 e 25, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Latronico... Stiamo votando l'articolo 1, hanno votato tutti ? Di Salvo, Alfreider, Epifani... Ci siamo ? C’è qualcuno che non riesce a votare ?Pag. 8
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  324   
   Votanti  252   
   Astenuti   72   
   Maggioranza  127   
    Hanno votato  252.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Le deputate Albanella e Vezzali hanno segnalato di non essere riuscite ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate).
  Ricordo che sono accantonati gli emendamenti 2.100 e 2.101 delle Commissioni, in attesa che decorrano i termini che sono stati dati per la presentazione di eventuali subemendamenti. Quindi, accantonati i due emendamenti delle Commissioni, possiamo passare ai pareri sugli emendamenti all'articolo 2. Prego, onorevole relatore.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Grazie, Presidente. I pareri sono tutti contrari.

  PRESIDENTE. Il parere del relatore di minoranza ?

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Sì, buongiorno, Presidente.

  PRESIDENTE. Buongiorno a lei, era tanto che non ci sentivamo, onorevole Pini.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Effettivamente, ci mancavamo...
  Allora, sugli identici emendamenti 2.51 Gianluca Pini e 2.54 Artini parere favorevole, sull'emendamento 2.4 Duranti mi rimetto all'Aula, sull'emendamento 2.52 Andrea Maestri parere favorevole, sugli identici emendamenti 2.7 Duranti, 2.50 Gianluca Pini e 2.53 Artini parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Grazie, Presidente. Conforme al relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. A questo punto dobbiamo votare gli identici emendamenti 2.51 Gianluca Pini e 2.54 Artini.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.51 Gianluca Pini e 2.54 Artini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo... Onorevole Artini, siamo un po’ più reattivi ! Prego, ha facoltà di parlare per dichiarazione di voto.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Solamente per rilevare che questo emendamento punta a dare ancora più potere alle Commissioni, ovvero, decorso comunque il termine, il Governo è obbligato e vincolato al parere delle Commissioni. Questo sarebbe stato un bello spunto per fugare ogni tipo di dubbio anche sulla parte di profilo finanziario, senza nemmeno cambiare i termini di tempo, cioè l'obbligo sarebbe stato per il Governo un vincolo che avrebbe portato a uno spunto diverso nella parte di profilo finanziario.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.51 Gianluca Pini e 2.54 Artini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Silvia Giordano, Ravetto, Savino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  337   
   Votanti  326   Pag. 9
   Astenuti   11   
   Maggioranza  164   
    Hanno votato   81    
    Hanno votato no  245.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Duranti 2.4.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Presidente, intervengo solo per dire che questo emendamento serve a dare più tempo per l'espressione dei pareri definitivi delle Commissioni competenti, perché, a mio giudizio, i dieci giorni di termine previsti sostanzialmente corrispondono a una sorta di silenzio assenso da parte delle Commissioni. In dieci giorni, evidentemente, non si riesce neppure a cominciare la discussione per poi eventualmente esprimere nuovamente un parere. Quindi, chiedo che si sposti almeno a 30 giorni la scadenza per l'espressione del parere delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.4 Duranti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, mentre il relatore di minoranza si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Fitzgerald, Locatelli, Sandra Savino, Paglia, Marco Di Stefano, Grillo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  349   
   Votanti  331   
   Astenuti   18   
   Maggioranza  166   
    Hanno votato   75    
    Hanno votato no  256.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Giulia Grillo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Andrea Maestri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione... Scusate, revoco l'indizione della votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, intervengo per sottoscrivere l'emendamento del collega Maestri, ribadendo brevemente gli stessi concetti che ha espresso il collega Artini sulla necessità assoluta di dare un senso e un potere reale al lavoro delle Commissioni di merito su una materia così delicata. Lo abbiamo sottolineato prima, durante l'illustrazione della questione pregiudiziale, che qualcuno ha ritenuto di merito, ma non è solo di merito il fatto che un equilibrio previsto dalla Costituzione sia di fatto spezzato da un meccanismo che non era quello previsto inizialmente.
  Già nel passato si erano viste collaborazioni che avevano portato alla produzione di norme assolutamente equilibrate, come quelle previste nel 2007 riguardo al Comitato parlamentare per l'informazione e la sicurezza della repubblica, il cosiddetto Copasir. Questa volta, invece, si è partiti con ottime intenzioni e poi si è arrivati a riaccentrare nelle mani del Governo qualsiasi tipo di potere, lasciando solo in maniera residuale la possibilità di incidere da parte del Parlamento e delle Commissioni di merito.
  Come diceva giustamente prima il collega Artini, cerchiamo, almeno sulla parte della copertura finanziaria, vista anche l'attenzione che giustamente ogni singolo cittadino pone sulle spese di natura militare, soprattutto se sono missioni di dubbia rilevanza o di scarsa efficacia, non solo sul piano pratico ma anche su quello di risvolto internazionale, di ridare alle Commissioni Pag. 10quello che è il loro potere di dire se una missione necessita effettivamente di un certo tipo di copertura, se deve essere ridotta o, nel caso, essere anche aumentata, soprattutto se si parla di contrasto al terrorismo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Presidente, ringrazio il collega Maestri per questo emendamento, perché non solo implica il parere rafforzato sul decreto finanziario che la legge prevede, ma ne dà uno spunto ancora più ampio di validità, per quanto riguarda la condizione in cui ci si troverebbe qualora le Commissioni esprimessero due volte un parere negativo rispetto all'intendimento finanziario del Governo, cioè volendolo riportare in Aula. Questa valutazione sarebbe molto interessante. Infatti, immaginiamoci cosa succederebbe politicamente in quel caso: una Commissione si esprime in un primo momento in modo contrario all'intendimento finanziario del Governo, nel secondo parere ancora in modo contrario: senza recepire la volontà della Commissione si sarebbe portato in Aula quel passaggio. Sarebbe stata una cosa che avrebbe reso ancora più merito a questo tipo di proposta di legge. Credo che una valutazione su questo sarebbe stata opportuna, anche per dipanare i dubbi di molte forze politiche su questo testo, che per me rimane comunque un buon testo, ma questo sarebbe stato un passaggio ulteriore sicuramente migliorativo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.52 Andrea Maestri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carfagna, Silvia Giordano, Di Lello, Frusone, Grassi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  358   
   Votanti  352   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  177   
    Hanno votato   93    
    Hanno votato no  259.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.7 Duranti, 2.50 Gianluca Pini e 2.53 Artini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Colletti, Pannarale, Massa.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  369   
   Votanti  362   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato   94    
    Hanno votato no  268.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prima di votare l'articolo 2, dovremmo avere il parere sui due emendamenti della Commissione ma, ancor prima, sul subemendamento che è stato presentato.

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 11

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Presidente, in realtà ho presentato, come relatore di minoranza, visto che è nelle mie facoltà, un subemendamento a uno dei due emendamenti delle Commissioni. Il termine per il deposito dei subemendamenti è stato fissato per le 10,15, mancano cinque minuti, stanno raccogliendo le firme per presentare un secondo subemendamento, che invece è di natura parlamentare. Quindi, chiedo solo di avere il tempo per raccogliere materialmente le firme. Quindi, ce ne sono due di subemendamenti.

  PRESIDENTE. Benissimo. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore di 10,15. Anzi, facciamo alle 10,20, in maniera che ci sia la possibilità per il Comitato dei diciotto di esprimere il parere anche sui subemendamenti presentati.

  La seduta, sospesa alle 10,10, è ripresa alle 10,25.

  PRESIDENTE. Ricordo che prima dalla sospensione della seduta erano stati accantonati gli emendamenti 2.100 e 2.101 delle Commissioni.
  Avverto che sono stati presentati i subemendamenti 0.2.101.1 e 0.2.101.2 Gianluca Pini che sono in distribuzione.
Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere i pareri sugli emendamenti accantonati e sui due subemendamenti presentati.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Parere contrario.

  PRESIDENTE. Sia sui subemendamenti, che sugli emendamenti ?

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. No, sugli emendamenti il parere delle Commissioni è favorevole.

  PRESIDENTE. Io quello volevo capire. Onorevole Gianluca Pini ?

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Esprimo parere favorevole sui miei due subemendamenti 0.2.101.1 e 0.2.101.2 e sull'emendamento 2.100 delle Commissioni, e parere contrario sull'emendamento 2.101 delle Commissioni.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Conforme al relatore per la maggioranza, così come chiarito.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 delle Commissioni, con parere favorevole delle Commissioni, del relatore di minoranza e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Sanga, onorevole Bianconi, per favore, Fabbri, Vico, Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  374   
   Votanti  372   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato  367    
    Hanno votato no   5    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Artini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione del subemendamento 0.2.101.1 Gianluca Pini.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. È quello a firma del relatore di minoranza, giusto ?

  PRESIDENTE. È il primo subemendamento a sua firma.

Pag. 12

  GIANLUCA PINI. Uno è come relatore di minoranza, l'altro...

  PRESIDENTE. Va bene, essendo lei sia relatore di minoranza...

  GIANLUCA PINI. Non ho il numero esatto.

  PRESIDENTE. Ho detto che si tratta del suo subemendamento 0.2.101.1.

  GIANLUCA PINI. Grazie. Come detto prima, l'emendamento 2.101 delle Commissioni risolve in buona parte il pasticcio creatosi al Senato riguardo l'applicazione del codice penale militare di guerra, però lascia un'interpretazione molto discrezionale su chi e come deve determinarne l'effettività dell'utilizzo dello stesso relativamente ad ogni singola missione.
  Lo risolve, seguendo un parere che è stato reso sul testo, dove si dice che deve essere comunque determinato con un atto avente forza di legge, ma anche qui seguendo una linea di esclusività di decisione da parte del Governo, togliendo quindi buona parte del potere al Parlamento e mettendo in capo al Governo la semplice presentazione di un disegno di legge al Parlamento.
  Ci sono varie interpretazioni che si sono anche discusse nel Comitato dei nove: per disegno di legge si intende poi anche, eventualmente, in caso d'urgenza, un decreto-legge ? Bene, allora perché non è stato specificato «e/o decreto-legge» ? È un disegno di legge di conversione di un decreto-legge ? Sarebbe stato più chiaro e sufficiente a quel punto inserire semplicemente «presenta al Parlamento un atto avente forza di legge», così avremmo coperto ogni casistica. Invece, anche qui, la fretta evidentemente non ha chiarito.
  Non è una discussione accademica questa, qual è il rischio ? È che con un decreto ministeriale si determini una missione sulla quale si vuole applicare il codice penale militare di guerra, quindi con un decreto che è un qualcosa che immediatamente viene ad attivarsi; poi però i tempi dell'attivazione del codice penale militare di guerra, di fatto, per essere attivati sono più lunghi rispetto all'inizio della missione, con la conseguenza nefasta di trovarsi nel rischio di una missione che parte con una applicazione di un certo codice penale e poi si trasforma in un'altra. Deve esserci una concomitanza con l'inizio della missione e la determinazione di quale tipo di codice penale applicare.
  È chiaro che la strada maestra è il decreto, però, per non togliere anche qui un ruolo specifico alle Commissioni di merito, si potrebbe anche pensare a una determinazione in capo alle due Commissioni di merito, cioè esteri e difesa. Abbiamo presentato sia io come relatore di minoranza, sia insieme ad altri colleghi, entrambe le opzioni, quindi non interverrò sul secondo, Presidente, però è bene chiarire tutto ciò, magari anche con una riformulazione da parte del relatore; non ci scandalizziamo, neanche noi abbiamo la verità in tasca, soprattutto quando ci vengono lasciati pochi minuti di tempo per ragionare su come risolvere quello che per noi è un pasticcio che mette a rischio la tipologia di codice penale al quale vanno a soggiacere i nostri militari nelle missioni. Faccio solo un appello ai relatori per fare un ragionamento affinché vi sia in questo testo la possibilità di ricomprendere ogni strumento utile affinché con l'inizio esatto della missione si abbia anche chiarezza su quale tipo di codice penale deve essere attivato, sin dall'inizio della missione, non in itinere, perché altrimenti questo lascerebbe il rischio di esporre a norme penali ben diverse fra di loro gli stessi soggetti che operano, da un giorno all'altro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Intervengo per annunciare su questo emendamento la nostra volontà di rimetterci all'Aula, non tanto perché non ne capiamo lo spunto, peraltro corretto, ma potrebbe essere migliorata la parte dell'emendamento fatto dalle Commissioni introducendo entrambe le diciture ovvero Pag. 13sia disegno di legge che decreto-legge, invece che, come lasciato qui, solo decreto-legge. Tutto ciò darebbe comunque più chiarezza al testo e disponibilità ad entrambi. In questo senso su questo emendamento ci rimetteremo all'Aula.

  PRESIDENTE. Stiamo parlando del subemendamento.

  MASSIMO ARTINI. Sì, del subemendamento 0.2.101.1 Gianluca Pini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Longo. Ne ha facoltà.

  PIERO LONGO. Grazie, signor Presidente, il subemendamento 0.2.101.1 Gianluca Pini è tecnicamente molto ben strutturato. Mi pare di poter capire, nel contempo, che l'emendamento 2.101 della Commissione, a cui afferisce questo subemendamento, sia praticamente inefficace. È certo che, se si deve applicare un codice penale militare di guerra, ci siano i presupposti tipici, questa volta ci sarebbero, della necessità ed urgenza.
  Quindi, il parere mio tecnico e fondato è che Gianluca Pini, in questo caso, abbia ragione e che la Commissione abbia torto.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.101.1 Gianluca Pini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Qualcuno non riesce a votare ? Di Lello, Marzana, Matarrelli. Colleghi, vi prego di restare ai vostri posti. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  306   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  154   
    Hanno votato   56    
    Hanno votato no  250.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Bossa ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto di astensione e la deputata Santerini ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.2.101.2 Gianluca Pini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Qualcuno non riesce a votare ? Tartaglione. Ha votato. Altri ? Tino Iannuzzi. Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  378   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  131    
    Hanno votato no  247.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Santerini e Cassano hanno segnalato di non essere riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 delle Commissioni, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo e con il parere contrario del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 14

  Stiamo votando l'emendamento 2.101 delle Commissioni. Chi non riesce a votare ? Non vedo mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  379   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  348    
    Hanno votato no   31.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cassano ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Ravetto, Capelli, Baruffi. Ci siamo ? Onorevole Nicchi votiamo, così chiudiamo la votazione.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  395   
   Votanti  312   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  157   
    Hanno votato  296    
    Hanno votato no   16.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

(Esame articolo 3 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate).
  Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. I pareri sono tutti contrari.

  PRESIDENTE. Onorevole Pini ?

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Sugli emendamenti 3.50 e 3.51 Andrea Maestri il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Grazie, Presidente. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 3.50 Andrea Maestri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Mi scusi, Presidente, se arrivo proprio sul filo di lana. Parlando di entrambi gli emendamenti, si va a introdurre uno spunto aggiuntivo, rispetto alla relazione che il Governo deve fare quando trasmette le deliberazioni, che è quello di indicare, nella parte di valutazione annuale, l'ammontare delle spese e le previsioni di spesa, perché così almeno si abbia una valutazione ancora più ampia da parte del Parlamento che va a deliberare quelle missioni in maniera più dettagliata anche sul profilo finanziario e non solamente di mandato o di attività.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.50 Andrea Maestri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 15
  (Segue la votazione).

  Capelli, Carloni. Chi altro non riesce a votare ? Ha finito di litigare, onorevole Bianconi ? Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  384   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  110    
    Hanno votato no  274.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Artini ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto favorevole. Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.51 Andrea Maestri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Io non vedo mani alzate... sì, Grassi, Donati... altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  388   
   Votanti  379   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  190   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  277.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Coppola... altri che non riescono a votare ? Ci siamo ? Chi è che dice no ? Tancredi, Di Lello... altri ? Onorevole Tancredi ha votato ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  397   
   Votanti  297   
   Astenuti  100   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato  290    
    Hanno votato no   7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame articolo 4 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate).
  Invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. I pareri sono tutti contrari.

  PRESIDENTE. Onorevole Pini ?

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Sugli identici emendamenti 4.51 Gianluca Pini e 4.54 Artini, sull'emendamento 4.52 Andrea Maestri e sugli identici emendamenti 4.4 Duranti, 4.50 Gianluca Pini e 4.53 Artini il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Grazie, Presidente. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti 4.51 Gianluca Pini e 4.54 Artini.Pag. 16
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Solamente per far presente che la legge prevede due ambiti in cui il Governo dovrà presentare dei decreti di profilo finanziario. Anche in questo caso, come per l'articolo 2, l'idea è di introdurre un obbligo e un vincolo, da parte del Governo, nel recepire i pareri da parte delle Commissioni, anche in caso siano difformi da quella che è la volontà del Governo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.51 Gianluca Pini e 4.54 Artini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Non vedo mani... Fratoianni, Caso... altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  387   
   Votanti  376   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato  114    
    Hanno votato no  262.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Falcone ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario. La deputata Grillo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 4.52 Andrea Maestri, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  375   
   Astenuti    9   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato  100    
    Hanno votato no  275.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Grillo ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole. Il deputato Benamati ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.4 Duranti, 4.50 Gianluca Pini e 4.53 Artini, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ravetto, Di Gioia, Grillo. Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  389   
   Votanti  381   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato  102    
    Hanno votato no  279.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Catanoso ha segnalato di non essere riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 17

  Stiamo votando l'articolo 4. Chi non riesce a votare ? Ottobre, Lattuca. Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  394   
   Votanti  302   
   Astenuti   92   
   Maggioranza  152   
    Hanno votato  295    
    Hanno votato no   7.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 5 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Colaninno. Altri ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  380   
   Votanti  286   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  144   
    Hanno votato  281    
    Hanno votato no   5.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 13 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ragosta, Mucci. Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ? Fiano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  396   
   Votanti  297   
   Astenuti   99   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato  297.    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 16 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Carfagna, Carloni, Ravetto. Abbiamo votato tutti ? Zaratti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  297   
   Astenuti  101   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato  297.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 19 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), Pag. 18al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Lombardi, Stumpo, Costantino, Matteo Bragantini. Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  400   
   Votanti  314   
   Astenuti   86   
   Maggioranza  158   
    Hanno votato  299    
    Hanno votato no   15.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 20 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate).
  Ricordo che gli emendamenti 20.2 e 20.3 Monchiero sono stati ritirati dal presentatore.
  Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni sull'emendamento soppressivo 20.1 Tofalo.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore per la maggioranza per la III Commissione. Presidente, sull'emendamento 20.1 Tofalo, le Commissioni esprimono parere contrario.

  PRESIDENTE. Relatore Gianluca Pini ?

  GIANLUCA PINI, Relatore di minoranza. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza per la III Commissione.

  PRESIDENTE. Essendo rimasto soltanto l'emendamento soppressivo ed essendo stati ritirati gli altri emendamenti, votiamo il mantenimento dell'articolo 20.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 20.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ci siamo ? Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  401   
   Votanti  398   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  200   
    Hanno votato  290    
    Hanno votato no  108.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 21 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Occhiuto, Coppola.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  391   
   Votanti  295   Pag. 19
   Astenuti   96   
   Maggioranza  148   
    Hanno votato  289    
    Hanno votato no   6.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Corsaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 24 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  L'Abbate, Di Gioia, Crippa, Vallascas. Ci siamo ? Vallascas ha votato ? Ci siamo tutti ? Malpezzi, Labriola.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  398   
   Votanti  296   
   Astenuti  102   
   Maggioranza  149   
    Hanno votato  296.    
  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Corsaro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

(Esame dell'articolo 26 – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chi non riesce a votare ? Coppola. Abbiamo votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  403   
   Votanti  300   
   Astenuti  103   
   Maggioranza  151   
    Hanno votato  300.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Monchiero ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 45-C ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire per illustrare gli ordini del giorno, invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
  Ordine del giorno n. 9/45-C/1 Borghese ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Grazie, Presidente. Cercavo di dare i pareri sugli emendamenti e leggere gli ordini del giorno.
  Presidente, sull'ordine del giorno n. 9/45-C/1 Borghese, il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/45-C/2 Marzano ?

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Parere favorevole.

  PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/45-C/3 Artini ?

Pag. 20

  GIOACCHINO ALFANO, Sottosegretario di Stato per la difesa. Presidente, sugli ordini del giorno n. 9/45-C/3 Artini e n. 9/45-C/4 Matarrelli, il parere è favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato, inserendo le parole: «a valutare l'opportunità di».

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/45-C/1 Borghese e n. 9/45-C/2 Marzano, accolti dal Governo.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dei rispettivi ordini del giorno n. 9/45-C/3 Artini e n. 9/45-C/4 Matarrelli accettati dal Governo, purché riformulati.

  PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Nella discussione sulle linee generali il relatore Manciulli si è giustamente limitato a segnalare le modifiche introdotte dal Senato e ha fatto riferimento all'articolo 1, comma 3, che richiama la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite – la n. 1325 dell'ottobre 2000 – su donne, pace e sicurezza.
  Nel passaggio al Senato, il testo era stato modificato preferendo riassumere, in forma generica, le sei risoluzioni che hanno fatto seguito alla prima rispetto ad una indicazione puntuale delle stesse, banalizzando, a mio parere, la materia.
  Le Commissioni della Camera sono nuovamente intervenute, ripristinando il testo approvato in prima lettura, in quanto più consono a valorizzare la proposta specifica di ogni risoluzione rispetto ad una questione diventata di rilievo essenziale per la soluzione delle crisi internazionali.
  Per evidenziare la portata del tema in questione, uso le parole di Margot Wallström, per anni Rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i crimini sessuali in situazioni di conflitto, ora Ministro degli esteri del Governo svedese: «È diventato più pericoloso essere una donna che va ad attingere acqua o che va a raccogliere la legna da ardere, che essere combattente al fronte». La stragrande maggioranza delle vittime odierne nei conflitti si riscontra tra i civili, per lo più donne, bambini e bambine. In particolare, le donne sono esposte a gravi forme di violenza sessuale, a volte o, direi, spesso, messe in atto in modo sistematico per ottenere obiettivi militari o politici. Gli stupri etnici dell'ex-Jugoslavia, per ricordare una tragedia a noi geograficamente vicina, ne sono l'esempio emblematico. Questa è la ragione della riproposizione dell'emendamento e ancora una volta ringrazio le colleghe, i colleghi e il relatore Manciulli per averlo accolto. Le sintesi, in questo caso, sono fuori luogo; ovviamente la componente socialista voterà a favore della legge quadro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà. Colleghi, siamo in fase di dichiarazioni di voto, vi pregherei di abbassare la voce o di uscire dall'Aula, gentilmente.

  IGNAZIO ABRIGNANI. Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento che oggi ci apprestiamo a varare contiene disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali ed ha un obiettivo ambizioso: fornire una cornice normativa unitaria per l'invio di contingenti italiani all'estero nel quadro delle missioni dell'ONU e delle altre organizzazioni a cui partecipa l'Italia, in primo luogo la NATO e l'Unione europea. In questo quadro si rende necessario che anche il nostro Paese, come i maggiori Stati europei, provveda a dotarsi di uno Pag. 21strumento normativo utile ad offrire solidi punti di riferimento, sia sul piano del rispetto del rapporto fiduciario tra Governo e Parlamento, sia su quello dei delicati profili di natura giuridica ed economica riguardanti il personale civile e militare coinvolto. Ci tengo a sottolineare come il passaggio da un ramo all'altro del Parlamento in questo specifico caso ha comportato un miglioramento sostanziale rispetto all'impianto originario del testo, andando a coprire tutte le tipologie di missioni che si sono man mano andate definendo negli ultimi anni, da quelle di peacekeeping, mantenimento della pace, a quelle di peace enforcement, conseguimento della pace, fino agli interventi umanitari. Come è noto, la Costituzione italiana non contiene previsioni che disciplinino l'impiego dello strumento militare all'estero, ad eccezione delle disposizioni sullo stato di guerra; neanche a livello legislativo, al di là di alcune previsioni di principio contenute nella legge sull'ordinamento delle Forze armate, esiste una disciplina organica, né per quanto riguarda il procedimento di autorizzazione, né per quanto riguarda il trattamento economico e normativo del personale impegnato. La conseguenza, come tutti sappiamo, è che, oggi, il quadro giuridico per la partecipazione alle missioni viene definito essenzialmente con lo strumento del decreto-legge. Questo comporta una provvisorietà e disorganicità delle disposizioni, soprattutto di quelle ordinamentali, e una grande precarietà, anche dal punto di vista finanziario, delle missioni; caratteristiche che non giovano, certo, alle esigenze di programmazione operativa e di credibilità internazionale del nostro Paese.
  L'esigenza di una legge organica in materia è ampiamente condivisa; dobbiamo sottolineare, inoltre, che il disegno di legge è di iniziativa parlamentare e che già in prima lettura alla Camera è stato approvato all'unanimità, senza alcun voto contrario; un ampio consenso che si è evidenziato anche nel corso dell'esame da parte delle Commissioni riunite in sede referente. La partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali è stata negli ultimi trent'anni una delle componenti qualificanti della nostra politica estera. Si è trattato e si tratta di un impegno oneroso, ma essenziale, sia perché abbiamo contribuito ad importanti risultati di stabilizzazione in tante parti del mondo, ma anche perché abbiamo migliorato il nostro strumento militare con addestramento e rafforzamento della componente operativa. Le nostre Forze armate sono particolarmente apprezzate non solo per le capacità militari, ma anche per la modalità di conduzione delle missioni, contraddistinte da una forte imparzialità fra le parti in causa e una particolare attenzione e sensibilità alle esigenze della popolazione civile e, soprattutto, agli aspetti umanitari che esse riguardano. Con il nostro esempio abbiamo fatto sì che l'elemento di cooperazione assumesse un ruolo sempre più significativo.
  Sottolineare questi successi, non significa negare che qualcosa si possa e si debba cambiare, anche in considerazione del nuovo quadro delle crisi globali e della crisi economica che costringe a selezionare in maniera più rigorosa gli impegni. Da oggi in poi si tratterà di valutare in maniera più strategica le modalità e, soprattutto, gli ambiti regionali della nostra partecipazione alle missioni, concentrando, in particolar modo, l'attenzione sul Mediterraneo e sul Medio Oriente.
  Anche sotto questo profilo il provvedimento risulta essere di fondamentale importanza, perché fornisce una serie di strumenti per una migliore programmazione degli interventi. Noi di Alleanza Liberalpopolare Autonomie, così come abbiamo fatto al Senato, voteremo favorevolmente al testo unificato, non solo perché è importante onorare gli impegni presi in ambito internazionale, ma perché attraverso questo provvedimento si consentirà, finalmente, di poter modernizzare il nostro sistema di difesa e di potergli dare quelle certezze che sono proprie di un grande Paese, consapevoli che sui temi della difesa e della sicurezza si gioca una partita decisiva per il futuro della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 22Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Artini. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ARTINI. Grazie, Presidente. Devo ammettere che non era naturale arrivare a questo passaggio parlamentare in questa modalità, con questo percorso che è stato lungo e volutamente lungo nella fase iniziale, dove ci siamo presi la briga, come Parlamento, di voler portare avanti questa proposta di legge che erano quattro legislature che tentava di vedere la luce. È stato fatto un lavoro e devo ringraziare, particolarmente, i relatori, perché ci sono stati momenti di discussione anche più aspra, più difficile, ma ci siamo sempre ritrovati, poi, nella volontà di portare avanti un testo che fosse il più possibile, veramente, unificato.
  Questo risultato, al netto di alcuni errori fatti dal Senato, purtroppo, effettivamente è un buon risultato. È un buon risultato perché ha una logica deliberativa completamente diversa; mai nella nostra storia parlamentare, da quando esistono missioni internazionali, si è avuta o si avrà la possibilità di poter trattare in Parlamento di politica estera come in questo caso, perché ? Perché si passa da una logica in cui il Governo aveva completamente mani libere nella gestione delle missioni internazionali e chiedeva al Parlamento solamente un'autorizzazione di spesa, successiva a quella che è l'effettiva implementazione della missione, a una fase in cui, anche solo nella fase iniziale, il Governo dovrà pubblicamente deliberare la missione.
  Quindi, prendo un esempio del decreto missioni approvato proprio ieri, Active Fence, che è una missione di cui noi abbiamo solamente potuto parlare da un punto di vista finanziario, doveva essere prima deliberata, poi approvata dalle Camere con delle risoluzioni e, poi, successivamente trattata da un punto di vista finanziario con dei decreti di ripartizione del Fondo che viene creato in questa legge. Questo passaggio è fondamentale, stravolge completamente i passaggi e dà al Parlamento, in maniera molto chiara, la possibilità di autorizzare o negare, come è espressamente scritto e come è stato espressamente richiesto in fase finale di audizione nelle Commissioni parlamentari da professori di diritto costituzionale, questo tipo di passaggio, cioè la chiara possibilità di dare dal Parlamento un indirizzo netto al Governo di autorizzazione o di negazione. Questo era raro, perché, arrivando a parlare dei decreti missioni, difficilmente sarebbe stato possibile, se non con una riformulazione o, comunque, con una parte di impegno completamente diverso, arrivare a questo.
  Questo tipo di passaggio, unito al fatto che si riorganizza e si riforma anche la parte di informativa che viene resa direttamente alle Camere e non più alle Commissioni, dà un senso completamente diverso a quella che era la discussione politica sul testo.

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMO ARTINI. Cerco di concludere, Presidente. Quel tipo di passaggio annuale, rafforzato dal passaggio che ha fatto al Senato – in questo ha fatto un buon lavoro –, dà al Parlamento la possibilità, politicamente, ogni anno, di valutare quelle missioni, in Aula, in una sessione che sicuramente avrà una visibilità diversa rispetto a quella delle Commissioni.
  Concludo, Presidente, perché il mio tempo ovviamente è finito, su due spunti...

  PRESIDENTE. Venti secondi.

  MASSIMO ARTINI. Sul Copasir – e concludo, venti secondi – effettivamente sarebbe stata opportuna un'onestà intellettuale maggiore da parte di certe forze politiche per non arrivare a questo punto, che è una forzatura, e, finisco, un impegno per il Parlamento a implementare la prassi che sarà da applicare su questa legge. Il Pag. 23nostro voto sarà favorevole, la ringrazio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera-Possibile).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, il gruppo di Fratelli d'Italia esprime grande soddisfazione per l'approvazione di questa proposta di legge parlamentare e ringrazia la maggioranza ed il Parlamento del lavoro svolto e anche della tenacia nel voler portare avanti questa proposta di legge.
  Siamo soddisfatti innanzitutto perché riteniamo che sia un importante strumento legislativo per dare unitarietà di azione alla politica estera, e soprattutto alla politica di pace e di sicurezza del mondo che l'Italia svolge, per dare certezza e forza ai nostri militari impegnati. È un grande passo in avanti, perché l'Italia sistemizza in questa maniera vent'anni, trent'anni di interventi all'estero, con una legge che finalmente dà centralità al Parlamento e riesce ad inquadrare perfettamente l'azione dei nostri militari nel quadro dell'articolo 11 della Costituzione, anche rispetto a tante polemiche che sono avvenute, secondo noi, spesso a vanvera, sul ruolo dei nostri militari impegnati all'estero.
  Noi siamo anche soddisfatti perché la proposta di legge porta la mia prima firma; ma allo stesso tempo voglio ricordare che la mia proposta di legge, già presentata nella scorsa legislatura, non era altro che la proposta di legge presentata dall'allora presidente di Commissione, oggi Ministro, l'onorevole Pinotti: io ho raccolto un lavoro svolto dalle Commissioni, e come presidente dell'allora Commissione difesa nella scorsa legislatura ho ritenuto di dare coerenza ed unitarietà ad un'azione molto importante ed equilibrata per la nostra politica nazionale; d'altro canto, il lavoro svolto da questa Commissione e dal presidente Garofani, così come dai relatori, conferma che mai come questa volta il Parlamento è riuscito a raccogliere al meglio esperienze di vari Governi e di varie maggioranze che si sono succedute, e per la prima volta penso che l'Italia fa una bella figura portando avanti in maniera coerente una legge che sia una legge con la «l» maiuscola.
  Voglio anche ringraziare, anche se è irrituale, la struttura dirigenziale della Camera, che in questi ultimi anni è stata più volte attaccata: questa è una proposta di legge che è stata portata avanti nel corso delle legislature con il ruolo determinante dei dirigenti della Camera, il dottor Somma, la dottoressa Piazza, la dottoressa Coppi; e lo dico proprio perché penso che si debba sapere, debba rimanere al verbale che il ruolo della dirigenza della Camera svolge un lavoro preziosissimo, di alta qualità, alta professionalità, ed è giusto che abbia riconoscimenti importanti in Parlamento, nell'ambito della struttura della dirigenza pubblica nazionale. Grazie davvero a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fitzgerald Nissoli. Ne ha facoltà.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, finalmente arriva al voto finale il provvedimento che reca una norma organica per le missioni internazionali, come più volte auspicato in quest'Aula e come auspicato anche nelle scorse legislature. Il testo unificato delle proposte di legge atto Camera n. 45-C ed abbinate al nostro esame è composto da 26 articoli; contiene disposizioni concernenti la partecipazione delle Forze armate e delle forze di polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali: quindi con l'approvazione di questo testo si ha un quadro chiaro e definito in cui operare per l'invio di personale nell'ambito delle missioni all'estero e si pone fine a quella serie di provvedimenti di proroga delle missioni di cui abbiamo avuto un esempio anche ieri. Si tratta quindi di uno strumento importante per il Pag. 24nostro Paese, affinché sia in grado di affrontare le questioni poste dalla situazione geopolitica mondiale all'interno di un impegno sotto egida ONU, NATO ed Unione europea.
  Le missioni sono ormai diventate numerose, circa 24, in ben 18 Paesi, e si ha necessità di uno strumento in grado di assicurare un quadro giuridico certo, con regole di ingaggio definite ed adeguate tutele, superando una frammentata ed incerta disciplina giuridica della materia: un gesto di riconoscimento e gratitudine doveroso soprattutto verso i nostri militari impegnati in teatri difficili che fanno onore all'Italia.
  Viene affrontata la questione del trattamento economico dei partecipanti alle operazioni, il regime assicurativo, assistenziale e previdenziale, la retribuzione e l'orario di lavoro.
  Sottolineo che all'articolo 15 viene individuata la figura di un consigliere diplomatico del comandante militare italiano del contingente internazionale nell'ambito delle missioni internazionali: un aspetto che ritengo importante in termini di strategia di queste missioni; mentre all'articolo 7, che definisce il trattamento assicurativo del personale impegnato nelle missioni internazionali, si dispone che il personale delle Forze armate che abbia subito danni fisici connessi all'espletamento delle proprie funzioni acceda agli stessi benefici previsti per le vittime del terrorismo.
  Ricordo, inoltre, che l'articolo 2 del testo unificato prevede che il Parlamento ogni anno svolga una sessione apposita per discutere sull'andamento delle missioni all'estero; vi è, quindi, lo svolgimento di un'apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni; e all'articolo successivo si istituisce un fondo ad hoc per finanziare le missioni.
  Si tratta di una legge organica, che è in accordo con l'articolo 11 della Costituzione e che ci dà uno strumento adeguato ai tempi: per cui dichiaro il voto favorevole del mio gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini; prima di dargli la parola autorizzo l'onorevole Cirielli a consegnare il testo restante del suo intervento, oltre quello che ha svolto.
  Onorevole Pini, ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Presidente, benvenuta al Ministro Pinotti finalmente in quest'Aula: non è polemica, ma voglio dire, in questi giorni si sono svolti importanti dibattiti, soprattutto sull'ultimo, speriamo veramente ultimo decreto-legge missioni, e sono emerse tutta una serie di criticità, che mi auguro lei abbia tempo e voglia di visionare poi attraverso i resoconti stenografici della Camera. È un invito che le rivolgo, ripeto, non polemico, ma assolutamente costruttivo.
  Questa legge quadro – che io vorrei chiamare, anche per il contributo che ha dato il collega, legge Artini, visto che, pur stando all'opposizione, devo dire che ha svolto un lavoro encomiabile di cucitura dei vari testi, insieme chiaramente ai relatori, ai presidenti delle Commissioni – è partita da quest'Aula con le migliori intenzioni: quella di dare finalmente un quadro complessivo, quindi dare una concretezza a quella che era la famosa risoluzione Ruffino del 2001, votata quindi ben 15 anni fa all'interno di questa Camera, che prevedeva determinati ambiti di competenza, prevedeva l'effettivo potere delle Camere di andare ad analizzare ed incidere sulle singole missioni, in modo che non ci fosse un unico calderone nel quale, per ragion di Stato, si doveva comunque sempre votare, diciamo con un francesismo, «il rusco e il brusco», cioè tutto quello che c'era di buono ma anche quello che di buono non era. Come abbiamo visto ieri, ad esempio, la missione dell'unico carabiniere che va a fare il consigliere per la sicurezza per la polizia ugandese: ecco, quelle non sono missioni, quelle magari sono questioni che devono essere derubricate a rapporti internazionali, ma non sicuramente a missioni internazionali.
  Dicevo, è partita con le migliori intenzioni, perché effettivamente ogni singola missione richiamata ad un decreto del Pag. 25Presidente del Consiglio dei ministri, posta poi al vaglio delle Camere attraverso le Commissioni di merito, quindi esteri e difesa, è di assoluto buonsenso e di rottura, come dicevo, rispetto al meccanismo del passato, dove c'era un unico contenitore all'interno del quale era comunque difficile fare spostamenti o fare valutazioni sulle singole missioni.
  Il problema però è che, nel passaggio al Senato, questo testo è stato stravolto, perché il potere delle Commissioni e di conseguenza delle Camere (perché è una questione di merito, non tanto di competenza generale: quando si parla delle Camere, si parla di chi è eletto dai cittadini; ormai gli unici rimasti eletti dai cittadini, se togliamo i sindaci e i presidenti delle regioni, perché più saliamo poi in Europa e meno troviamo gente eletta), questo potere è stato compresso in una maniera assolutamente inaccettabile !
  Siamo tornati agli anni antecedenti alla risoluzione Ruffino, siamo tornati al periodo del Kosovo, quando addirittura ci siamo ritrovati in una situazione dove, di fatto, questo Stato è entrato in guerra in maniera non dichiarata e senza passare da un voto delle Camere. Perché ? Perché adesso il Governo può, senza tener conto del parere delle Commissioni, che non è più vincolante, disporre qualsiasi tipo di intervento militare, certamente, nel perimetro di quello che è previsto dall'adesione alle varie istituzioni a livello internazionale, che sia la NATO, che siano altri contenitori, diciamo così, di alleanze più o meno militari.
  Però, sta di fatto che esautorare totalmente il vincolo del parere delle Commissioni va a svilire quello che era il principio iniziale della stessa risoluzione Ruffino. Cioè, al di fuori degli articoli 78 e 87 della Costituzione, è previsto effettivamente l'uso della forza militare al di fuori del nostro territorio. Benissimo, deve essere regolamentato, ma deve essere il Parlamento che decide se le proposte del Governo sono effettivamente efficaci da un punto di vista di equilibri internazionali, da un punto di vista di peacekeeping, da un punto di vista anche di tutela di determinate popolazioni che si ritrovano, loro malgrado, in scenari di guerra.
  Questo non avviene più, cioè avviene, ma, non essendo più vincolante il parere, di fatto il potere torna totalmente nelle mani di un Governo che è, sì, un Governo che nasce in una Repubblica parlamentare, ma è un Governo che, in qualche modo, disattende quella che è la volontà popolare, perché, se arriva un parere contrario da parte delle Commissioni o un parere parzialmente sfavorevole da parte delle Commissioni su una determinata missione... Faccio l'esempio della missione – ieri l'ho citata più volte, Ministro – in Afghanistan: lei, un anno fa, ci disse che ci saremmo disimpegnati pesantemente da quella missione, in quest'Aula, perché non più strategica. I nostri stessi alleati all'interno della NATO ci dissero che quella missione non aveva più, non dico un senso, ma una rilevanza così importante nello scacchiere internazionale.
  Bene, lei – non so se lei direttamente o, comunque, il Governo di cui lei fa parte – ha disatteso totalmente quello che ha detto, invece, un anno fa, qui, perché abbiamo aumentato l'impegno finanziario, non abbiamo disimpiegato assolutamente nessun tipo di risorse o di mezzi, anzi, abbiamo aumentato, in qualche modo, qualche risorsa umana sul territorio.
  Ora, se le Commissioni, sulla scorta di quella che è l'idea generale di legge quadro, avessero mantenuto il potere decisionale che era previsto all'inizio della legge quadro, è chiaro che, in sua presenza, in audizione, su quel tema specifico dell'Afghanistan, le avrebbero detto: guardi, Ministro, che lei l'anno scorso ha detto una cosa ben diversa da quello che è la missione di oggi.
  Con questo testo qui, che è il nocciolo della questione, possono sicuramente continuare a dirle e farle presente che il Governo ha smentito ciò che lei ha detto un anno fa, però lei può anche continuare, onestamente, a fregarsene di quello che dicono le Commissioni, e questo non è corretto, perché tradisce lo spirito con il Pag. 26quale è nato il testo unitario, tradisce lo spirito con il quale è nata la legge quadro.
  Mi auguro che, visto che le leggi sono fatte dagli uomini, e quindi, in quanto uomini, fallibili, ci si renda conto nell'immediato, magari già nel passaggio al Senato, che questa distorsione, questa compressione dei poteri delle Commissioni, non fa bene a nessuno. Non fa bene alla serenità della valutazione della reale efficacia e reale necessità delle varie missioni che abbiamo all'estero e non fa bene neanche ai rapporti fra il Parlamento e il Governo e mi auguro che, quindi, in quella fase lì – visto che ci si è messo quindici anni, ci si può mettere anche qualche mese in più per arrivare a compimento – ci sia un ripensamento.
  Noi, che abbiamo votato sempre favorevolmente a questo processo di legge quadro, in questa fase, proprio per questi motivi, così come abbiamo presentato una eccezione di costituzionalità perché riteniamo che si sia rotto un equilibrio, che con la rimozione del vincolo del parere delle Commissioni si sia rotto un equilibrio fra Parlamento e Governo, non voteremo contro, ci asterremo, dando una sorta di piccolo credito, non tanto e non solo al Governo, ma ai nostri colleghi del Senato, sperando che abbiano l'accortezza e l'intelligenza di riparare al guasto che hanno fatto rispetto a quello che era un impianto di legge molto ben fatto e del quale ringrazio nuovamente tutti gli attori, ma in particolar modo il collega Artini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vargiu. Ne ha facoltà.

  PIERPAOLO VARGIU. Grazie, Presidente. Anch'io unisco il voto favorevole del gruppo di Scelta civica a quello dei colleghi che lo hanno già espresso, volendo sottolineare come la legge che noi stiamo andando ad approvare di ritorno dal Senato rappresenti un importantissimo passo avanti per il settore di cui si occupa. Un importante passo avanti – forse, è la sottolineatura che noi vorremmo fare – che parte dalla riflessione su quale debba essere il ruolo delle missioni internazionali e quale il ruolo della partecipazione a queste missioni da parte del nostro Paese. Noi siamo convinti che non vi sia più nel mondo qualche cosa che succede e che non riguarda, perché succede lontano dall'Italia, gli interessi del nostro Paese.
  Anche gli eventi che noi andremo a commentare nelle prossime ore, quando assisteremo all'informativa sui fatti di Dacca da parte del Ministro Gentiloni, confermano che gli interessi dell'Italia, in un mondo globale, sono sparsi in tutto il mondo e che gli interessi della civiltà, gli interessi della pace, gli interessi del progresso sociale non sono mai estranei a quelli complessivi della comunità del nostro Paese. Quindi, il nostro non può essere un atteggiamento che crea o tira su steccati rispetto a ciò che accade altrove. È giusto che noi abbiamo un atteggiamento collaborante, che lo abbiamo all'interno delle istituzioni internazionali, e all'interno dell'ONU, dove l'Italia rappresenta un Paese contribuente assai importante nella geografia politica dell'ONU, che conferisce prestigio alle politiche del nostro Paese. Lo siamo all'interno delle missioni europee, lo siamo, comunque, in un contesto in cui è evidente che riteniamo che – lo ribadiamo – gli interessi del nostro Paese non si chiudano nelle Alpi e nei nostri confini nazionali.
  Gli interessi del nostro Paese di tipo economico, ma anche di tipo sociale, di tutela della pace, di creazione della pace, di rafforzamento delle istituzioni, laddove le stesse, in Paesi diversi dal nostro, devono essere rafforzate, o, addirittura, devono essere di accompagnamento dei percorsi di democrazia, perché il nostro giudizio su ciò che è diverso rispetto alla democrazia e alla libertà non è un giudizio neutro. Il nostro è un giudizio che tutela la dignità del singolo individuo, della singola persona in tutti i posti del mondo. Quindi, l'impegno dell'Italia non è fingere di non vedere laddove la democrazia non esiste, laddove la libertà non esiste, laddove Pag. 27i diritti della persona sono conculcati, ma è un impegno ad essere presente in tutti gli scenari, non solo perché in questo modo tutela complessivamente la pace in tutto il mondo e non solo perché tutela interessi vitali del nostro Paese in tutto il mondo, ma perché tutela la persona, tutela l'individuo, perché crede nei diritti di libertà di ciascun individuo.
  E, forse, da questo punto di vista, c’è anche una sottolineatura da fare sul ruolo che le nostre forze normalmente esercitano nei teatri in cui vengono impegnate; un ruolo che ci viene accreditato insieme a quelli che sono considerati i limiti storici della presenza italiana all'interno dei teatri di guerra o di teatri, comunque, con difficoltà di stabilita. Il ruolo delle forze di interposizione italiane, delle forze di peacekeeping italiane è sempre stato un ruolo estremamente attento ai contesti sociali nei quali si è trovato ad operare, molto vicino alle popolazioni, molto prossimo alla tutela e agli interessi di libertà e di difesa dei diritti civili delle stesse popolazioni nell'ambito delle quali le nostre forze hanno agito.
  Credo che queste due peculiarità della presenza italiana, una presenza che si apre all'idea che l'intero nostro mondo sia un pezzo d'Italia, anche quando è fuori dai nostri confini, e che vuole significare la peculiarità dell'intervento che gli italiani sono in grado di portare, siano la sottolineatura di fondo rispetto al testo di legge che approviamo. Testo di legge – ed entro nel merito – che sicuramente rappresenta un passo avanti importante rispetto a quello a cui noi siamo abituati. Noi siamo abituati alla decretazione d'urgenza, che, spesso, all'interno dei Parlamenti, diventa una specie di corrida, perché, anche su temi su cui bisognerebbe essere molto uniti, si riesce a fare polemica politica e si riesce a trovare delle divisioni, che, qualche volta, sono più capziose che realmente derivanti dai fatti concreti. Quindi, avere un testo di legge che sia di compendio generale rispetto alle normative che regolano le regole di ingaggio e di partecipazione dell'Italia nei teatri in cui è richiesta la sua presenza è, dal nostro punto di vista, importantissimo. Ed è questo un testo di legge che riesce ad avere ben chiari i due punti cardine su cui questa azione, dal nostro punto di vista, deve essere espletata: il primo è la garanzia dei diritti delle nostre forze che partecipano alle missioni. Credo che oggi abbiamo impegnati nelle missioni oltre 4.500 persone, con uno spiegamento di forze che va dall’intelligence alle forze di logistica, a quelle militari, a quelle di polizia, quindi figure professionali estremamente differenti tra di loro che hanno necessità di un quadro di omogeneità di diritti garantiti e costanti nel tempo, che sono amministrativi, economici, di tutela giuridica e penale e, vorrei aggiungere, perché è un tema che spesso torna l'attenzione, anche di salute.
  È un tema che spesso può essere sottovalutato, perché in realtà la pericolosità delle missioni è quasi intrinseca rispetto all'affermazione stessa del senso della missione, però la tutela delle condizioni di salute delle persone che inviamo nei vari teatri, dove è richiesta la nostra presenza, è fondamentale, anche ad evitare che pullulino Commissioni d'inchiesta sui disastri che eventualmente sono legati non tanto all'ingaggio militare o all'ingaggio di attività armate contro le nostre presenze a livello dei teatri quanto a effetti collaterali della partecipazione alle missioni da parte degli italiani che vi partecipano e che rientrano in Italia e che magari devono far fronte ad altre battaglie, altrettanto importanti quanto quelle che hanno combattuto nei teatri in cui hanno partecipato, contro malattie contratte per effetto di contaminazioni che si sono realizzate durante le nostre missioni.
  Il secondo elemento che per noi è fondamentale all'interno di questo testo è quello della capacità – da dimostrare, ma sicuramente presente all'interno del testo stesso – di compendiare l'organicità degli interventi che vengono scelti dal Governo e dal Parlamento italiano con due elementi che apparirebbero in contrasto tra di loro e che anche da qualche collega intervenuto prima di me sono stati riscontrati forse ancora in parte in contrasto, cioè la rapidità della decisione e il controllo parlamentare Pag. 28sulla decisione. Noi crediamo che questo provvedimento riesca a compendiare in modo equilibrato; ha l'obiettivo di equilibrare sicuramente queste due necessità, che sono entrambe fondamentali, cioè la rapidità di decisione, per cui nell'imminenza di una scelta che deve essere fatta in tempi rapidi ci sia qualcuno che è investito della responsabilità della scelta e che abbia la possibilità di farlo nei tempi più rapidi possibili, e contemporaneamente la possibilità che ci sia da parte del Parlamento un controllo complessivo sulla scelte, cosa che è fondamentale per garantire che ci sia sempre una democraticità e un rapporto tra un popolo che elegge il Parlamento, quindi che è responsabile in definitiva della scelta che viene fatta, e la necessità di un Governo che, in modo rapido, efficace e appropriato, rispetto alla situazione possa in tempi rapidissimi decidere l'intervento.
  Quindi, siamo convinti che il testo di legge, probabilmente perfettibile e, appunto perché perfettibile, non esente da critiche, sia un grande passo avanti rispetto al passato. Voteremo con convinzione favorevolmente rispetto al testo che viene proposto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Causin. Ne ha facoltà.

  ANDREA CAUSIN. Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'approvazione della legge quadro è importante, perché supera un periodo di provvisorietà che ha caratterizzato un susseguirsi di decreti-legge di rifinanziamento delle missioni internazionali. In questo tempo, in questi dieci, quindici anni in cui si è agito in questo modo, la presenza italiana all'estero delle nostre Forze armate è comunque aumentata, ed è aumentata come conseguenza di una situazione internazionale che si è progressivamente deteriorata: i conflitti sono aumentati, le situazioni di instabilità sono aumentate, molti Paesi hanno conosciuto una fortissima destrutturazione dal punto di vista istituzionale, militare e civile.
  E la presenza italiana è aumentata progressivamente attraverso un meccanismo anche di provvisorietà, che ha visto coinvolto il Parlamento nelle decisioni e che oggi vede circa 6 mila uomini e donne delle nostre Forze armate presenti in tutti gli scenari più delicati del pianeta.
  Durante il dibattito dell'ultimo decreto-legge, quello approvato ieri, sia nei dibattiti che hanno caratterizzato l'iter lunghissimo, eccessivamente lungo, anche in questa legislatura, della definizione della legge quadro, abbiamo chiarito come la presenza italiana nei tre scenari più delicati, cioè quelli dell'Asia, dell'Africa e dell'Europa, sia fondamentale. Troppo poco si sa a volte di queste missioni, ma, se noi sapessimo cosa fanno i nostri uomini e le nostre donne in situazioni delicate come il Kosovo oppure il Libano oppure l'Afghanistan, avremmo maggiore consapevolezza dell'importanza di questa presenza.
  Sono Paesi in cui, se si toglie la presenza delle Forze armate italiane – che in molti casi hanno avuto anche il comando di queste missioni, e lo hanno avuto eccellentemente – alcuni Paesi rischiano di precipitare di nuovo nel caos. Una presenza che è di terra ma è anche di mare. Penso alla presenza nell'Unione europea, nel mare dell'Unione europea, dove, per esempio, la nostra Marina militare da tempo comanda alcune missioni sotto l'egida dell'ONU e dell'Unione europea, che sono di rilevante importanza per il fronte meridionale dell'Alleanza atlantica, in modo particolare con attenzione fortissima rispetto alla Libia.
  Le nostre missioni in questi anni hanno avuto un ruolo fondamentale per difendere gli interessi italiani all'estero, ma soprattutto hanno affermato un concetto basilare per il futuro, cioè che la sicurezza nazionale si costruisce a partire dall'impegno dell'Italia nel mondo. Questo è maggiormente chiaro perché abbiamo capito, in questi mesi, noi europei, noi italiani con la strage di Dacca, quanto esposti siamo, per esempio, al rischio del terrorismo di matrice islamica, di matrice jihadista, che ha dimostrato che è capace di colpire i nostri interessi e i nostri connazionali Pag. 29all'estero. Ha dimostrato che è capace di colpire con estrema facilità anche nel cuore delle grandi città europee, anche nel cuore di città dove c’è un ingente dispiegamento di forze di sicurezza interna.
  Allora, questo è il concetto fondamentale del motivo per cui il Parlamento italiano ritiene di dover fare una legge quadro che prevede l'impiego dei nostri militari all'estero, perché il tema della sicurezza nazionale si costruisce, ripeto, partendo dalla capacità di dispiegare in modo intelligente, sotto l'egida dell'ONU, sotto l'egida della NATO, con delle risoluzioni, nella legalità internazionale, le nostre Forze armate anche in Paesi che possono in qualche modo diventare luoghi pericolosi per il nostro Paese, per la nostra sicurezza nazionale.
  Venendo al merito della nostra legge quadro – ne abbiamo dibattuto a lungo, è la seconda dichiarazione di voto e abbiamo fatto anche diverse discussioni generali su questa legge quadro –, essa presenta secondo me degli elementi innovativi: innanzitutto una procedura autorizzativa chiara. In una democrazia avanzata come la nostra, il tema dell'autorizzazione delle missioni internazionali richiede una procedura di autorizzazione chiara. È una questione di democrazia, di consapevolezza del Parlamento, che rappresenta il popolo italiano. Inoltre, la rapidità di decisione, perché non possiamo, rispetto a situazioni di pericolo, lasciare alla lunghezza dell'iter parlamentare o delle tecniche parlamentari far trascorrere settimane o mesi prima di assumere una decisione. Ci può essere la necessità di agire rapidamente, di essere presenti rapidamente, quindi la capacità di dispiegamento veloce della Forza armata non può essere ostacolata da un'incapacità di un processo decisionale lento. La legge quadro risolve questo problema.
  Terzo aspetto, lo dicevo prima: la centralità del Parlamento, sia nella fase di assunzione delle decisioni, ma anche e soprattutto nella fase di acquisizione delle informazioni. Il Parlamento deve essere informato, perché quello che viene detto all'interno di quest'Aula è ciò che viene detto al popolo italiano, e quando ci impegniamo nelle missioni internazionali, quando impieghiamo la nostra Forza armata all'estero, è un diritto del Parlamento ed un diritto del popolo italiano sapere quali sono i profili economici ma soprattutto contenutistici delle nostre missioni all'estero, che sono dei profili di contenuto che, per chi ha voglia e tempo di andarseli a vedere, meravigliano in termini positivi.
  Infatti, i nostri militari fanno costruzione delle istituzioni, fanno supporto alla cooperazione allo sviluppo, fanno un lavoro fortissimo di addestramento, intervengono nel campo sanitario. I nostri militari non vanno all'estero a fare missioni di combattimento. In questo momento non sono impegnati in missioni di combattimento, sono impegnati in missioni che consentono di costruire delle condizioni di democrazia in Paesi che le hanno drammaticamente perse.
  L'ultima questione riguarda la legge quadro, ma riguarda anche l'atteggiamento del Parlamento italiano rispetto al tema della difesa. Rispetto a una situazione internazionale che si è deteriorata e che si sta progressivamente deteriorando, la spesa militare non può essere soltanto considerata come una spesa in sé, ma deve essere considerata (su questo il Parlamento italiano, il Governo italiano, maggioranza e opposizione insieme, hanno una responsabilità anche educativa rispetto agli italiani), nei prossimi anni, un investimento per la sicurezza. Una nuova cultura che nasce da mutate condizioni geopolitiche che impongono di considerare l'investimento nelle Forze armate, l'investimento nella difesa, un investimento degli interessi nazionali e della sicurezza di nostri connazionali all'estero e di nostri connazionali in Italia.
  Io spero che il voto di quest'oggi, che mi auguro sia simile al voto degli altri passaggi parlamentari alla Camera e al Senato, di grande condivisione di questo dispositivo di legge, segni anche una nuova cultura di investimento rispetto alla sicurezza nazionale.Pag. 30
  È un traguardo importante e desidero – non lo farò poi come relatore – approfittare di questi trenta secondi, per ringraziare tutti i commissari, tutti i parlamentari, il presidente della Commissione e il personale del Ministero della difesa, che ci ha supportato in questo percorso e che ci ha consentito veramente di compiere un lavoro importante e di arrivare ad una legge molto condivisa, che sarà molto utile nei prossimi anni. Annuncio il voto favorevole.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Grazie, Presidente. Comincio questa mia dichiarazione di voto intanto spiegando il nostro voto a favore della questione pregiudiziale presentata dai colleghi della Lega: era l'ultimo tentativo per provare a fermarci ancora un attimo, qui in questa Camera, e provare a modificare alcuni aspetti della legge quadro, che, come proverò sinteticamente a dire dopo, non ci vedono assolutamente d'accordo. È peraltro vero che ci sarà un ulteriore passaggio al Senato. Lo dico con il rispetto dovuto al Governo, al sottosegretario e alla Ministra, che sono qui presenti questa mattina: noi continuiamo ad avere qualche seppur flebile speranza nel Parlamento, non certo nel Governo, perché penso che il Governo abbia in qualche modo già deciso in riferimento a questa legge che – come ho già avuto modo di dire nella discussione generale, ma anche nella dichiarazione di voto in prima lettura qui alla Camera – non ci soddisfa assolutamente.
  Intanto, voglio ricordare che il gruppo di Sinistra Italiana, già a maggio 2013, ha depositato una proposta di legge per una legge quadro sulle missioni internazionali, a mia prima firma, ma sottoscritta anche da altri colleghi e colleghe del gruppo, perché ritenevamo necessario inserire nel nostro ordinamento giuridico una disciplina che potesse in qualche maniera regolamentare il tema delicato delle missioni internazionali, una disciplina però che avesse rango primario, che venisse da un provvedimento di legge. Lo abbiamo fatto perché credevamo che fosse arrivato il tempo, in questo nostro Paese, per regolamentare in maniera differente e per restituire al Parlamento le prerogative su un tema delicato come quello della partecipazione alle missioni e alle operazioni internazionali. Lo dico per rivendicare un ruolo che abbiamo avuto e per rivendicare una sorta di primogenitura da questo punto di vista. Noi abbiamo creduto nella possibilità che il Parlamento finalmente sanasse un vulnus. Quello della decretazione d'urgenza sul rifinanziamento delle missioni, per noi, era un vulnus che si operava rispetto alle prerogative del Parlamento.
  Abbiamo lavorato nelle Commissioni e in Aula, anche in questi giorni, perché il testo fosse un po’ più vicino alle nostre aspettative. Dirò subito che a mio giudizio, come ho già detto nella discussione generale, il Senato non ha affatto migliorato, come invece sostiene qualche collega, la norma, e se è vero, in riferimento per esempio all'articolo 2 sul procedimento, che è previsto un ulteriore passaggio all'interno delle Commissioni parlamentari, non è previsto assolutamente alcun vincolo al parere delle Commissioni parlamentari, anzi è previsto che le Commissioni parlamentari si esprimano entro dieci giorni. Dieci giorni sono – in questo senso avevamo anche degli emendamenti – un tempo veramente insufficiente, per cui questa norma si configura, secondo noi, come una sorta di silenzio assenso. Sarebbe stato necessario modificare il comma 3 dell'articolo 2 e specificare che il parere delle Commissioni parlamentari è invece vincolante.
  Noi abbiamo espresso forti criticità anche rispetto all'elencazione delle operazioni e delle missioni internazionali contenute nell'articolo 1, nell'ambito di applicazione e dei principi generali, l'elencazione delle operazioni delle missioni alle quali l'Italia può partecipare. Le operazioni e le missioni andavano elencate con maggiore dettaglio, con maggiore esattezza, per evitare quello che è accaduto Pag. 31negli anni in questo Paese. L'Italia si è trovata impegnata in missioni internazionali a forte dimensione militare e a forte uso della forza. L'elencazione delle operazioni non è dettagliata e anche diciamo i riferimenti giuridici per l'operatività delle nostre missioni sono generici.
  Avevamo chiesto, proprio per consentire in qualche maniera alle Camere di poter incidere maggiormente sulle decisioni, un Comitato di controllo, però anche questo ci è stato impedito. Vedete, io so che è importante che nell'articolato di legge sia prevista l'autorizzazione delle Camere alle deliberazioni del Consiglio dei ministri, tuttavia credo che non sia affatto sufficiente che l'autorizzazione delle Camere avvenga attraverso un semplice atto di indirizzo; meglio sarebbe stato attraverso deliberazioni. Invece, in questa maniera, la deliberazione originaria, per così dire, rimane in capo al Governo, sentito il Presidente della Repubblica ed eventualmente il Consiglio supremo della difesa. Dal mio punto di vista, questo non mette assolutamente in equilibrio le prerogative del Governo con quelle del Parlamento, che, lo ripeto, può anche negare l'autorizzazione, ma con semplici atti di indirizzo, quindi non in maniera vincolante, come se utilizzasse delle vere e proprie deliberazioni. Quindi, anche da questo punto di vista, noi auspicavamo e continuiamo ad auspicare che ci possano essere una normativa più stringente e una procedura più stringente.
  Il Senato, come dicevo, ci ha messo del suo inserendo, per esempio, l'articolo 20. C'era stato detto continuamente, anche a più riprese, anche dalla maggioranza, che non si poteva toccare la legge n. 124 del 2007, quella istitutiva del Copasir, e invece si è inserito un articolo che oltretutto è estraneo per materia, a mio giudizio, per soddisfare le esigenze di una parte delle opposizioni.
  Per cui rimane assolutamente tutto il profilo di non sufficienza di questo provvedimento. Il rammarico forte che resta è quello che avremmo potuto fare diversamente. Avremmo potuto fare diversamente, perché c'erano i tempi necessari. Da inizio legislatura abbiamo cominciato a discutere nelle Commissioni della necessità di un atto di questo tipo. C'erano tutti i tempi necessari per arrivare a un disegno di legge buono, io lo voglio ricordare alla Ministra Pinotti. La Ministra aveva presentato, in qualità di senatrice, una proposta di legge sulle missioni internazionali, che prevedeva, però, che la decisione sulla partecipazione alle missioni internazionali avvenisse per legge. Invece, in questo caso, continua ad avvenire sulla base di deliberazioni del Governo.
  Insomma, è facile dire che questo è un punto più avanzato rispetto a quello dove eravamo, sicuramente, non siamo stupidi al punto di non capirlo. È prevista anche all'articolo 3 una sessione parlamentare sulla politica di difesa del nostro Paese e sull'andamento delle missioni internazionali, però, lo dico così, insomma, non era difficile fare meglio rispetto a quello che abbiamo fatto fino ad oggi: la decretazione d'urgenza, i decreti omnibus, decisioni prese senza tener conto del pieno dispiegamento delle prerogative parlamentari.
  Io continuo ad avere una flebile speranza, che ripongo ovviamente nel Senato. Al Senato ritornerà questo provvedimento, così come modificato. Io chiedo a tutti, soprattutto ai senatori, ai quali faccio un appello qui, da questa Camera, di fare un surplus di riflessione. I tempi ci sono, la legge andrà in vigore il 31 dicembre di quest'anno, per cui abbiamo tutti i tempi necessari anche per fare modifiche importanti al Senato e per ritornare qui, alla Camera.
  Credo che dobbiamo risolvere alcune questioni che non rispondono allo spirito anche della discussione che abbiamo fatto – e io lo dico per quello che mi riguarda – alla legge di cui sono prima firmataria.
  Evidentemente, in questa fase non esprimeremo un voto contrario, ma ci asterremo con la speranza e la prospettiva che si possa ancora intervenire, altrimenti credo che questo Parlamento e questa Camera in particolare avranno molto da fare durante la sessione parlamentare sulle missioni internazionali, avranno molto da fare per implementare la prassi...

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  PRESIDENTE. Deve concludere.

  DONATELLA DURANTI. Chiudo, Presidente. ...la prassi relativa, appunto, alla nuova normativa...

  PRESIDENTE. Onorevole Duranti, siamo fuori già di trenta secondi.

  DONATELLA DURANTI. E con questo auspicio, annuncio il voto di astensione di Sinistra Italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Elio Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Signor Presidente, la ringrazio e ringrazio i colleghi che mi hanno preceduto. Si tratta di una legge importante, probabilmente una delle più importanti di questa legislatura, attesa, evocata ed invocata da anni.
  In occasione di ogni dibattito sui decreti-legge di proroga e di rifinanziamento delle missioni internazionali, c'era il rito di dire: ci vorrebbe una legge quadro. Ora finalmente ce l'abbiamo, io personalmente mi sono molto impegnato già durante la presenza in Commissione difesa, l'abbiamo voluta, credo che sia un buon testo, che sia un testo moderno, che concilia le esigenze di governo dell'Esecutivo, al quale tocca la decisione iniziale, e credo che rispetti le competenze fondamentali del Parlamento su questa materia, competenze che, tra l'altro, sono sancite anche dalla nostra Costituzione.
  Nel corso, poi, dell'esame, nella pratica della concreta attuazione della legge, che partirà dal prossimo anno, naturalmente poi sarà possibile adottare dei correttivi, ma noi possiamo dire che con quello votato ieri siamo di fronte all'ultimo decreto-legge sulla proroga delle missioni internazionali e finalmente anche il nostro Paese si dota di una disciplina organica su una materia così delicata e, ahimè, sempre più attuale.
  Lo dobbiamo soprattutto, poi, ai nostri militari, che sono i principali destinatari di questo provvedimento e che hanno quanto mai bisogno di garanzie e di certezze sul loro operato all'estero, che spesso sono mancate; basti pensare – lo dicevamo ieri – che l'ultimo decreto-legge di rifinanziamento e proroga delle missioni internazionali è stato adottato dal Governo con ben quattro mesi – quattro ! – di ritardo rispetto alla scadenza. Questo ha significato lasciare nel vuoto normativo, giuridico, politico ed economico i nostri militari impegnati in delicate missioni all'estero.
  Forza Italia, quindi, voterà a favore di questo provvedimento, che ha voluto e per il quale si è battuta, convinta che si tratti di un buon testo, che rispetta quelle che sono le competenze fondamentali del Parlamento, del Governo e del Presidente la Repubblica in una materia così importante.
  È stato aggiunto l'articolo 20, che riguarda la composizione del Comitato parlamentare di controllo sull'attività dei servizi; è stata quindi, finalmente accolta con molto ritardo una mia proposta, una soluzione pragmatica, che, aumentando solo per questa legislatura di due componenti il Comitato parlamentare di controllo sull'attività dei servizi della Repubblica, rispecchiandone la caratteristica principale di pariteticità tra maggioranza e opposizioni, consentirà finalmente a un rappresentante di Forza Italia di farne parte.
  Non è una soluzione particolarmente elegante, non una soluzione particolarmente brillante, non risolve del tutto la scarsa rappresentatività del Comitato parlamentare rispetto alla composizione della Camera e del Senato: ci sono dei gruppi di minoranza che sono ampiamente sovrastimati, mi riferisco agli amici del MoVimento 5 Stelle, che hanno tre componenti, il gruppo di Forza Italia ne avrebbe avuto diritto a due, ma soluzioni più traumatiche come la ricostituzione dell'organismo o le semplici dimissioni di alcune componenti non è stato possibile realizzarle.
  Ne abbiamo parlato più volte in quest'Aula e con i Presidenti di Camera e Pag. 33Senato si è giunti, quindi, a questa soluzione, alla quale anche noi avevamo contribuito e che avevamo inizialmente proposto perché almeno si sana il vulnus principale: consentire a un gruppo di opposizione importante come Forza Italia di far parte di questo organismo. E posso assicurare che il collega che andrà a farne parte lo farà con quel senso di responsabilità, con quel senso di appartenenza alle istituzioni, con quel senso di serietà che ci ha sempre contraddistinto e che, naturalmente, contraddistinguerà anche la nostra partecipazione a un Comitato così importante in una fase così delicata della nostra vita istituzionale, della nostra vita politica, delle nostre relazioni internazionali.
  Credo che di questo dovremmo tutti gioire e che la lotta al terrorismo internazionale, che vede la partecipazione dei servizi di intelligence svolgere un ruolo decisivo, potrà avere la partecipazione anche piena dell'opposizione attraverso il ruolo che svolgeremo nel Comitato parlamentare di controllo.
  Vi è un'ultima osservazione, signor Presidente, che voglio fare su questa importante legge. In conclusione, mi pare che questa legge sia praticamente condivisa da tutto il Parlamento, e che anche i gruppi che vedono elementi di contrarietà, sostanzialmente si asterranno: una sorta di ricerca della perfezione, di pudore, ma mi pare che sia una legge sostanzialmente condivisa da tutto il Parlamento.
  È una legge di iniziativa parlamentare, è una delle poche leggi di iniziativa parlamentare. Ora, io non ho mai creduto nella retorica per la quale le leggi non devono essere di iniziativa governativa: da capogruppo di maggioranza, da capogruppo di opposizione e da Ministro per i rapporti con il Parlamento, ho sempre combattuto questa retorica, che, d'altra parte, appartiene solo al dibattito parlamentare del nostro Paese, perché, in tutti i Paesi occidentali, dove vi è un forte potere parlamentare, l'iniziativa di proposta legislativa compete ai Governi, compete ai Governi addirittura la formazione degli ordini del giorno delle Camere e, naturalmente, le Camere hanno il potere di approvare o non approvare le leggi.
  Questa, però, è una legge di iniziativa parlamentare ed è giusto che sia una legge di iniziativa parlamentare perché al centro di questa normativa vi è proprio il potere parlamentare, che potrà essere meglio e pienamente esplicitato.
  È una prova di maturità del Parlamento, signor Presidente, che non siamo riusciti a dare in tante altre forme, con la riforma del Regolamento; è una prova di maturità, che, secondo me, si realizza non inseguendo delle cortine fumogene e spesso demagogiche, ma con questa esaltazione della funzione propria del Parlamento.
  Qualcuno, a inizio legislatura, diceva: ma tutto sommato a noi convengono i decreti di proroga, convengono al Governo, che tanto emana un decreto, e convengono al Parlamento, perché la discussione è ripetuta più volte durante l'anno, perché sui decreti-legge si può fare o non fare ostruzionismo.
  Credo che, invece, fosse una logica perdente, che non esaltava la funzione parlamentare e che non rispettava nemmeno la competenza dell'Esecutivo. Quindi, credo che sia una prova di maturità, di un'esaltazione piena della funzione parlamentare, che viene rispettata con gli atti di indirizzo, le risoluzioni parlamentari, con il voto sulla risoluzione annuale che il Parlamento darà alla relazione che il Governo presenterà alle Camere; tutti poteri che non vengono, quindi, sottratti al Parlamento, ma che renderanno più agevole, da una parte, e più certo, dall'altra, il lavoro dei nostri militari all'estero e più compiuto questo importante potere legislativo delle nostre Camere.
  Quindi, anche con l'auspicio che possa essere questo provvedimento di riforma così importante un buon esempio per esaltare le nostre competenze, la nostra funzione legislativa senza legarci ad una retorica parlamentarista che, spesso, poi, deprime le stesse funzioni del Parlamento, annuncio con soddisfazione il voto favorevole Pag. 34di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Basilio. Ne ha facoltà.

  TATIANA BASILIO. Grazie, Presidente. Colleghi, ringrazio anche il Ministro Pinotti per la sua presenza in Aula, perché stiamo discutendo e, finalmente, licenziando in questa Camera una proposta di legge molto importante per la Commissione difesa e per la Commissione affari esteri.
  Diciamo che il cuore di questo provvedimento lo possiamo trovare sicuramente nell'articolo 1, a nostro avviso, come gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, in quanto vediamo che le operazioni militari, finalmente, avverranno secondo il rispetto dell'articolo 11 del dettame della Costituzione italiana, del diritto internazionale, dei diritti umani e del diritto penale internazionale.
  Perché ci siamo ostinati così tanto nel volere questa legge quadro ? Per avere la possibilità, finalmente, Ministro, di votare, missione per missione – lo chiediamo, ormai, da tre anni che sediamo in questi scranni –, in quanto, a nostro avviso e come abbiamo sempre citato in tutti i nostri interventi, le missioni internazionali non sono tutte uguali. Noi siamo favorevoli ad alcune missioni, mentre rispetto ad altre missioni, come abbiamo ribadito più volte, ad esempio, quella in Afghanistan, pensiamo che ci dobbiamo assolutamente ritirare, come avevamo già promesso e come anche lei ci aveva già detto l'anno scorso, credo, in occasione del provvedimento che abbiamo licenziato a marzo affermando che ormai l'Italia non aveva più questa volontà così forte di rimanere come presenza militare in Afghanistan. Quindi, ci sono missioni e missioni. Finalmente, speriamo che, dal 31 dicembre 2016, i «decreti missione» andranno in pensione e dal 1o gennaio 2017 potremo finalmente trattare missione per missione.
  Questa non è una vittoria del Movimento 5 Stelle, ma, a nostro avviso, è una vittoria di tutto il Parlamento, perché riporteremo finalmente la centralità al Parlamento, alle decisioni parlamentari, in quanto non ci saranno più queste benedette decretazioni d'urgenza.
  Questa legge interromperà questo vizio, perché, ormai, si era creato quasi un vizio di forma decennale della marginalizzazione del Parlamento in merito alle decisioni sulle missioni internazionali. Parlamento che fino ad ora aveva, purtroppo, solo svolto la funzione di certificatore nei confronti delle decisioni del Governo sulle missioni e sull'invio delle truppe all'estero e ciò ci obbligava a esaminare ed approvare dei decreti che erano sfuggevoli, perché non c’è mai stata data la possibilità, ufficialmente e in maniera importante, di incidere sui «decreti missioni», tranne che per qualche emendamento marginale o qualche ordine del giorno che è stato approvato.
  Il provvedimento è stato – come ho già ribadito – più volte da noi richiesto ed auspicato, con una formulazione che riporta il ruolo del Parlamento alla sua centralità; porrà fine alla prassi dei «decreti omnibus», un tassello di rinforzo del mosaico della nostra democrazia e per la nostra Repubblica, che è parlamentare e non governativa; e riportiamo centralità a questo Parlamento, perché, ormai, non si legifera più, ma si portano modifiche a leggi già in vigore, ultimamente, solo attraverso i decreti.
  La proposta di legge, sempre a nostro avviso, era nata sotto una migliore scrittura, modificata nel suo impianto durante la discussione nel Comitato ristretto, creando un'ombra sul voto alle Camere. Anche io vorrei soffermarmi, come alcuni colleghi – la collega Duranti e il collega Pini – proprio su questo benedetto voto alle Camere: in più occasioni, abbiamo chiesto alla maggioranza di specificare che questo voto alle Camere fosse riferito ad un voto in Aula, nelle Aule parlamentari – Camera e Senato –, finché ci sarà un Senato.
  Richiesta mai completamente evasa dalla maggioranza, quindi, capiremo e comprenderemo se questo voto passerà Pag. 35effettivamente dalle Camere, da quest'Aula, solo dopo che questa legge entrerà in vigore il 1o gennaio del 2017.
  Ci dispiace avvertire come non tutte le forze politiche presenti in questa assise abbiano ritenuto urgente licenziare velocemente questo provvedimento, questa legge, andando a inserire un articolo nuovo al Senato che è l'articolo 20, che va a modificare il numero dei componenti del Copasir, anche se per questa legislatura, un membro alla Camera e un membro al Senato. Questa è una norma a nostro avviso ad hoc, come ce ne sono tante che vengono inserite in provvedimenti, decreti o proposte di legge che poi diventano disomogenee, una norma che è stata portata per accontentare la richiesta di Forza Italia a causa del cambio di casacca dei loro componenti e quindi si sono ritrovati ovviamente senza un rappresentante nel Copasir. Si continuano a creare norme ad hoc e, a nostro avviso, è molto pericoloso agire su una Commissione di controllo e di vigilanza sui servizi segreti italiani, Commissione per la quale i membri, una volta entrati, possono uscire esclusivamente su propria volontà e non per volontà politica da parte dei gruppi.
  Data la delicatezza della materia trattata e degli argomenti che vengono trattati in quella sede, così come prevede la legge n. 124 del 2007, i componenti sono distribuiti in base alla reale percentuale dei voti presi e non in base al premio di maggioranza. Sono stati inseriti dei nuovi membri al Copasir forse per accontentare gli amici e per garantire una maggioranza probabilmente più estesa, altrimenti non riusciamo a spiegarci il motivo di questa scelta e di questa decisione che è stata presa al Senato. Noi pensiamo che probabilmente era sufficiente espletare il cosiddetto «patto del Nazareno» e poi siamo andati anche oltre con l'accordo con il senatore Verdini, sempre al Senato, accordo che è stato preso ormai palesemente dal PD, e ora ci dobbiamo vedere anche l'ampliamento, anche se per questa legislatura, dei componenti del Copasir.
  A questo punto, io domando a quest'Aula che cosa dovranno vedere i nostri occhi e udire ancora le nostre orecchie prima del termine della XVII legislatura.
  Un'altra domanda che ci poniamo è questa: per quale motivo, quando Renzi decide che una norma, una legge, debba essere cambiata a sua immagine e somiglianza, riesce a creare e a garantire la disomogeneità a qualsiasi provvedimento ? Non ha senso che in una legge quadro che va a normare le missioni internazionali sia stato inserito ex novo un articolo 20 per la modifica, sebbene per questa legislatura, dei componenti del Copasir.
  Seppure parzialmente soddisfatti, Presidente, per la ratio del testo nel suo complesso e per aver licenziato una legge di scrittura parlamentare, esprimo il voto di astensione del gruppo MoVimento 5 Stelle, poiché riteniamo che la prima stesura fosse sufficientemente articolata e non necessitasse assolutamente di modifiche. Poi nel comitato ristretto i fatti sono ben altri.
  Voglio esprimere un ultimo auspicio: che le missioni internazionali possano essere tutte come quelle in Libano, UNIFIL, che a nostro avviso è una missione veramente di pace, e che non si debba più intervenire in missioni come quelle in Iraq e quella più recente in Libia.
  Vorremmo ricordare anche che, se si vuole la pace, si deve preparare la pace e non la guerra (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quindi speriamo che con questa proposta di legge – che purtroppo dovrà ritornare al Senato e speriamo che il Senato la licenzi così come è o che ci rimetta di nuovo mano per migliorarla ulteriormente e non per peggiorarla – si possano creare finalmente missioni di pace e non missioni come quelle che abbiamo visto in questi anni, sanguinose, che hanno scoperchiato un vaso di Pandora, perché in Iraq è stato fatto questo e si è creato il caos più totale e il caos più totale lo abbiamo sotto gli occhi di tutti, purtroppo ogni giorno, con uomini, militari che devono essere inviati per cercare una pace ma la pace probabilmente non si trova in quel modo.
  È vero, diciamo che andiamo a fare training e il ruolo dei nostri uomini all'estero Pag. 36è molto importante e lo svolgono egregiamente, ma probabilmente dobbiamo farci delle domande se, dopo quattordici anni, siamo ancora in Afghanistan e in Afghanistan c’è ancora quello che c’è, in Iraq c’è ancora quello che è sotto gli occhi di tutti. Probabilmente stiamo sbagliando qualcosa e, dopo tutti questi anni, forse è giunto il momento di tirare le somme e di farci delle domande serie, concrete e reali, di darci delle risposte: stiamo compiendo delle giuste azioni all'estero o potremmo fare qualcos'altro ? Forse, con questa legge, magari, riusciremo a trattare le missioni internazionali in un altro modo. Questo è il mio auspicio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marantelli. Ne ha facoltà.

  DANIELE MARANTELLI. Signor Presidente, signora Ministra, colleghi, oggi il Parlamento scrive una pagina importante di questa legislatura. Nessuna enfasi, nessun trionfalismo, ma la giusta soddisfazione per l'approvazione di una legge quadro sulle missioni internazionali che, perseguita da quattro legislature, non aveva mai raggiunto il traguardo.
  Il provvedimento in esame, oggi, ci permette, infatti, di dotarci di uno degli strumenti legislativi più importanti della nostra politica estera e di difesa. Invece di valorizzare il ruolo del PD e della maggioranza, come pure sarebbe giusto, con il lavoro della Ministra Pinotti, del presidente Garofani e di Manciulli, preferisco rivolgere un appello a tutti i colleghi, affinché, in questo tempo così gravido di incognite, ci possa essere un larghissimo sostegno da parte della Camera dei deputati a questa legge.
  In questo momento storico, segnato da conflitti internazionali, guerre e terrorismo, le forze democratiche devono dar prova di coesione in difesa della pace e della libertà. La politica è decidere, mediare, ascoltare, ma è anche combattimento, battaglia delle idee.
  Il grado di fiducia dei cittadini, nei confronti del Parlamento e dei partiti, è basso, molto basso; trovo, pertanto, giusto rivendicare con orgoglio il raggiungimento di un risultato dove prima altri avevano fallito; penso che quando ci sono le condizioni, come in questo caso, sia necessario reagire ad una rappresentazione macchiettistica: fuori di qui una società civile, virtuosa, produttiva, laboriosa, qui, qualche centinaio di perdigiorno inconcludenti; non è così, non è davvero così, perché, oggi, ad esempio, diamo al nostro Paese e ai nostri militari l'opportunità di definire un quadro giuridico e normativo in materia di missioni che dà finalmente certezze.
  In questi anni abbiamo navigato nella massima precarietà, molte volte abbiamo dovuto rincorrere la decretazione d'urgenza, lasciando a volte i nostri militari scoperti nel corso delle missioni, anche dal punto di vista assicurativo ed economico. E proprio ieri, in Aula, mentre si discuteva sull'approvazione dell'ultimo, speriamo ultimo, decreto missioni, i colleghi del MoVimento 5 Stelle e di SEL più volte si sono lamentati, credo giustamente, di questa modalità legislativa.
  Bene, oggi con il nostro voto abbiamo la possibilità di superare quella modalità, di avere un quadro giuridico diverso che ci permette una maggiore capacità di programmazione, anche grazie a una più precisa e stabile definizione delle risorse a disposizione.
  Vengo al cuore della legge; una volta all'anno il Parlamento discute strategie di missioni internazionali, liberandosi da condizionamenti permanenti di natura finanziaria e financo ragionieristici. La legge assume finalmente il respiro e il peso che ogni anno attribuiamo al DEF, restituendo grande dignità politica al confronto fra i gruppi.
  Uno dei temi che hanno più suscitato l'interesse è stato il rapporto Governo-Parlamento, naturalmente. Questo provvedimento rende più incisivo il contributo del Parlamento, consentendo un maggior controllo sulla coerenza operativa delle singole missioni con le priorità della politica Pag. 37estera italiana e con le politiche delle organizzazioni multilaterali che costituiscono il riferimento dell'Italia in campo internazionale. Inoltre, il Parlamento avrà la possibilità di verificare attentamente l'andamento dei singoli interventi e gli stessi eventuali progressi maturati e compiuti sul terreno.
  Sarebbe, tuttavia, un errore imperdonabile ignorare il contesto in cui si svolge la partita. La globalizzazione ha fatto uscire dalla povertà, in molti continenti, oltre un miliardo di persone, ma ha accentuato disuguaglianze insopportabili nelle società occidentali, e non solo, diffondendo paure, acuendo fratture sociali e generazionali. Forse non è in corso una terza guerra mondiale, ma le sfide che ci troviamo ad affrontare sono davvero molteplici e insidiose.
  Lo scacchiere internazionale brulica di crisi regionali anche alle porte del Mediterraneo e dei confini europei. Sul fronte della minaccia terroristica, l'Islamic State è in grado di agire su due terreni differenti, disponendo di una capacità simmetrica e asimmetrica e dei foreign fighters, i nostri concittadini partiti dalle periferie europee alla volta della Siria e dell'Iraq.
  L'Italia e l'Europa devono essere in prima fila per difendere la stabilità del sistema internazionale e promuovere lo sviluppo. Fa bene il Presidente del Consiglio, Renzi, a concentrare il proprio impegno anche nei confronti dei Paesi africani.
  Il provvedimento, che tra poco approveremo, colma una lacuna del nostro ordinamento; manca, infatti, una norma generale che stabilisce una disciplina organica degli aspetti che caratterizzano le missioni. La legge definisce due aspetti essenziali delle missioni: quelli giuridici, economici, penali e amministrativi che interessano il personale civile e militare che vi partecipa, e gli aspetti relativi al processo decisionale attraverso il quale si giunge alla partecipazione a una missione internazionale.
  Proprio riguardo alla messa in sicurezza del nostro personale dal punto di vista economico, pensionistico, assicurativo ed anche sotto il profilo dei rischi che i nostri soldati, in quelle circostanze, corrono, voglio ricordare che con questo provvedimento vengono meglio precisati gli effetti conseguenti anche a situazioni di prigionia, di lesioni e, anche, purtroppo, di decesso; una norma che definisca gli aspetti appena richiamati è un atto la cui approvazione non è più rinviabile, considerata l'importanza che le missioni hanno acquisito per il nostro Paese.
  Non vedere con i nostri occhi un conflitto sul nostro territorio non ci può far dimenticare che l'Italia si è impegnata nel mondo in una pluralità di contesti. Lo dimostra il fatto che l'Italia è il primo Paese fra quelli occidentali e dell'Unione europea per il personale impegnato nelle missioni ONU, il secondo nelle missioni NATO dopo gli Stati Uniti e il primo per partecipanti nelle missioni UE, un contributore di primo piano nella comunità internazionale sia per numero di personale inviato che per qualità dello stesso.
  Le missioni internazionali non sono solo un mero strumento di politica estera, ma contribuiscono effettivamente all'eliminazione dei conflitti e al superamento delle crisi.
  Le nostre Forze armate perseguono, inoltre, attività di stabilizzazione al fine di ricostruire il tessuto sociale per evitare che i vuoti di potere lascino spazio alla criminalità con il sostegno alle comunità locali. Da decenni, le Forze armate sono impegnate anche sul fronte dell'addestramento delle forze di sicurezza locali. In ogni circostanza il nostro Paese ha ricevuto apprezzamenti perché la competenza tecnica italiana rende possibile la disponibilità di forze di sicurezza affidabili, che contribuiscono alla stabilizzazione delle aree di crisi e, conseguentemente, alla riduzione della durata dell'impegno internazionale e, spesso, come la Ministra Pinotti sa, abbiamo richieste della nostra Arma dei carabinieri, come addestratore.
  Il secondo, importante aspetto del provvedimento all'esame è quello relativo al processo decisionale. In questo caso, l'urgenza di promuovere un provvedimento Pag. 38appropriato nasceva dalla necessità di superare le incertezze e le diversità di vedute che qualche volta hanno segnato il rapporto tra il Parlamento e il Governo, in merito allo specifico momento decisionale. La necessità di agevolare, in sostanza, una convergenza delle linee di valutazioni e decisorie, raggiungere il giusto equilibrio tra poteri e prerogative garantite dalla nostra Costituzione al Parlamento, da una parte, e al Governo, dall'altra, è una necessità che, oggi, noi raggiungiamo e realizziamo concretamente.
  La legge quadro persegue una collaborazione piena e trasparente e ridefinisce il rapporto, in questo particolare ambito, tra Parlamento e Governo, esaltando il diritto del controllo delle Camere sullo sviluppo delle missioni internazionali, superando antiche e – diciamo le cose come stanno – reciproche diffidenze.
  Al di là dei riconoscimenti, che spesso hanno il sapore della stanca liturgia, davvero mi sento di ringraziare tutti i componenti della difesa e degli esteri e, con speciale vicinanza, quelli delle nostre Forze armate.

  PRESIDENTE. Concluda.

  DANIELE MARANTELLI. Avviandomi alla conclusione, concludo, esprimendo soddisfazione perché, dopo molti tentativi, finalmente siamo in grado di superare iniziali posizioni contrapposte con questa proposta. Secondo: la condivisione di larga parte del Parlamento sul testo finale è stata raggiunta attraverso il contributo di più progetti. Terzo: per l'atto di riconoscimento dell'impegno del personale militare e civile, che si è guadagnato con la sua professionalità stima in tutto il mondo, stima e affetto guadagnati con l'inconfondibile tratto di umanità degli italiani. Non c’è qui alcuna concessione retorica, solo l'orgoglio e la gratitudine per quanto i nostri uomini e le nostre donne hanno fatto e stanno facendo, ogni giorno, nel mondo. Questa legge ci permetterà di svolgere in futuro questa funzione strategica per l'Italia in modo ancora più efficace e apprezzato. Per queste ragioni, forti, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, intervengo per sottolineare il fatto che questa legge parte anche dall'iniziativa del gruppo MoVimento 5 Stelle. Purtroppo però, come spesso accade, le iniziative dell'opposizione poi vengono edulcorate e diluite dalla maggioranza parlamentare, che fa un po’ quello che vuole, il bello e il cattivo tempo, anche con delle leggi che forse potevano essere una vera occasione per cambiare questo strumento che è la decretazione di urgenza continua: ad oggi siamo all'ottavo decreto d'urgenza, che abbiamo votato proprio ieri, per quanto riguarda la struttura e il proseguio e la programmazione delle nostre missioni internazionali, che evidentemente doveva cambiare, e questo strumento ne dà la possibilità.

  PRESIDENTE. Concluda.

  CARLO SIBILIA. La segnalazione che volevo fare, però, è che oggi ci troviamo al cospetto di un testo di legge che i rappresentanti nelle Commissioni del MoVimento 5 Stelle non intendono sottoscrivere. Quindi la nostra firma non vogliamo sia apposta sotto questo disegno di legge; e soprattutto ci siamo scontrati contro una procedura regolamentare che ci impedisce, in base ad un iter che dovrebbe essere rivisto, di togliere la nostra firma anche in seconda lettura, dal momento che al Senato sono avvenute delle modifiche.

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sibilia: ha terminato il tempo.

  CARLO SIBILIA. Quindi chiediamo alla Giunta per il Regolamento di intervenire su questo aspetto.

  PRESIDENTE. È stato chiesto alla Presidenza dall'onorevole Sibilia di ritirare le Pag. 39firme relative alla proposta di legge n. 1959, proposta alla base, insieme ad altre, del testo unificato che, approvato dalla Camera il 13 maggio 2015, è stato poi approvato dal Senato con modificazioni ed è ora sottoposto, limitatamente a queste, all'esame di questa Assemblea. Analoga richiesta era stata formulata alla Presidenza della Camera con lettera in data di ieri da parte della deputata Castelli, vicepresidente del gruppo MoVimento 5 Stelle.
  Come è noto, la prassi della Camera conosce l'ipotesi del ritiro delle firme da una proposta di legge prima che questa sia approvata dall'Assemblea; per prassi consolidata, tuttavia, dopo l'approvazione di un progetto di legge da parte della Camera non è consentito modificare le firme delle proposte di legge dalla cui iniziativa esso trae origine, né nel senso del ritiro né in quello dell'aggiunta, poiché con la deliberazione dell'Assemblea l'iniziativa legislativa esce definitivamente dalla disponibilità dei proponenti, divenendo atto della Camera medesima.
  In questa prospettiva, la menzione nel frontespizio del testo ora sottoposto all'esame dell'Assemblea dei firmatari degli atti di iniziativa originari, ha un mero scopo ricognitivo di un fatto storico, in quanto tale non più modificabile, indipendentemente dalle vicende che caratterizzano il successivo iter parlamentare del progetto.
  L'eventualità che nelle successive fasi dell'esame parlamentare il contenuto del provvedimento subisca modifiche può certamente dar luogo ad un giudizio politico negativo da parte degli originari firmatari di una proposta di legge che ne era all'origine, ma tale giudizio non può che esprimersi nelle sole forme della dichiarazione di voto e dell'eventuale voto contrario, laddove non legittima in alcun modo l'esercizio di poteri procedurali inerenti alla fase dell'iniziativa, ossia ad una fase del procedimento ormai consumata.
  In senso conforme, ricordo il precedente del 17 luglio 2002, allorché, in risposta ad un richiamo al Regolamento dell'onorevole Buontempo, che con riferimento ad un progetto di legge già trasmesso dal Senato aveva espresso l'intenzione di ritirare la propria firma dalla proposta di legge originaria, la Presidenza avvertì che tale dichiarazione aveva valore politico, ma che la firma non poteva essere oggetto di ritiro.

(Coordinamento formale – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 45-C ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge n. 45-C ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pannarale, Carloni, Agostini, Binetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   «Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali» (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (45-933-952-1959-C):

   Presenti  379   
   Votanti  285   
   Astenuti   94   
   Maggioranza  143   
    Hanno votato  284    
    Hanno votato no    1    
  Sono in missione 90 deputati.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 40

  (La deputata Mucci ha segnalato di non essere riuscita ad esprimere voto favorevole).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 3651 (ore 12,22).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.
  Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la XI Commissione (Lavoro) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

  Venittelli ed altri: «Modifiche alla legge 24 dicembre 2012, n. 228, in materia di modalità di pagamento e criteri di calcolo e di decorrenza degli interessi sulle somme dovute per gli aiuti di Stato dichiarati incompatibili con la normativa europea, concessi sotto forma di sgravio, nel triennio 1995-1997, in favore delle imprese operanti nei territori di Venezia e Chioggia» (3651).
  (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
  Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
  (Così rimane stabilito).

Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Settimo Nizzi.

  PRESIDENTE. Comunico che, in data 6 luglio 2016, è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera del deputato Settimo Nizzi: «Gentile Presidente, facendo seguito alla mia precedente comunicazione del 30 giugno 2016, le comunico di aver optato per il mantenimento dell'incarico di sindaco del comune di Olbia, rinunciando pertanto all'incarico di parlamentare. Molto cordialmente.
  Firmato: Settimo Nizzi».
  Trattandosi di un caso di incompatibilità, la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Settimo Nizzi dal mandato parlamentare.

Proclamazione di un deputato subentrante.

  PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Settimo Nizzi, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, che il candidato che, nella lista n. 20 – Il Popolo della Libertà nella XXVI circoscrizione Sardegna, segue immediatamente l'ultimo degli eletti nell'ordine progressivo di lista risulta essere Bruno Murgia. Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XXVI circoscrizione Sardegna Bruno Murgia.
  S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,24)

  LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Presidente, chiediamo a Padoan che venga a riferire in Aula sullo stato di salute del sistema bancario italiano: in particolare sulla situazione di MPS, del Fondo Atlante, della Popolare di Vicenza, di Veneto Banca, e del ruolo che in tutto questo ha Cassa depositi e prestiti, anche in relazione alle ultime posizioni prese da Consob sulle banche quotate in Borsa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Se ne parla ovunque tranne che in questo Pag. 41posto, che era la casa di vetro dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Registriamo e trasferirò alla Presidente, ovviamente, la sua richiesta.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle 12,30 con l'informativa urgente del Governo sull'attentato terroristico di Dacca.
  La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 12,25, è ripresa alle 12,30.

Informativa urgente del Governo sull'attentato terroristico di Dacca.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo sull'attentato terroristico di Dacca. Onorevole Palese !
  Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.

(Intervento del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, onorevole Paolo Gentiloni Silveri. Colleghi, per favore.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, l'informativa di oggi credo che sia prima di tutto per noi l'occasione per rendere un ulteriore omaggio dell'Aula della Camera a Nadia Benedetti, a Claudio Cappelli, a Vincenzo D'Allestro, a Claudia D'Antona, a Simona Monti, a Adele Puglisi, a Maria Riboli, a Cristian Rossi e a Marco Tondat (L'Assemblea si leva in piedi – Applausi).
  Sono nove nostri concittadini, nove vittime del terrorismo, che l'Italia non dimenticherà. Venerdì scorso, alle 21,10, la nostra ambasciata è stata informata dell'attacco in corso all'Holey Artisan Bakery. A chiamare era Gian Galeazzo Boschetti, il marito di Claudia D'Antona. Boschetti informava, dopo essersi allontanato dal tavolo verso il giardino che era davanti al locale, di aver visto irrompere nel ristorante quattro o cinque individui armati. Una mezz'ora dopo si metteva in contatto con l'ambasciata un altro connazionale, Jacopo Bioni, chef di cucina, che, attraverso la scala dietro alla cucina, aveva raggiunto il tetto e da lì il giardino, ed era riuscito ad allontanarsi e a trovare rifugio presso un'abitazione privata.
  Il primo intervento della Polizia si era concluso con un fallimento, con l'uccisione di due ufficiali e il ferimento di una ventina di altri poliziotti, per effetto di un lancio di granate. Successivamente, Boschetti comunicava che dalla posizione in cui si trovava, nascosto in giardino, vedeva due o tre membri del commando terroristico sorvegliare l'area, sia dal terrazzo del secondo piano che dalla sala del piano terreno, dove erano stati raccolti gran parte degli ostaggi, e sentiva, dalla sua posizione, ad intervalli irregolari, raffiche di mitra. Alle 7,42 del mattino seguente, sabato 2 luglio, è scattata l'operazione condotta dall'esercito, con il dispiegamento di ben quindici mezzi corazzati, due dei quali hanno sfondato la rete di recinzione e la parete d'ingresso del locale, e questa operazione è durata una decina di minuti, mentre l'operazione nel suo insieme, che ha comportato anche la bonifica, con il brillamento degli esplosivi, del teatro dell'attacco terroristico e della presa degli ostaggi, è durata circa quaranta minuti.
  Il giorno stesso, sabato 2 luglio, alle 18, ore locali, è avvenuto il riconoscimento delle nove vittime italiane, oltre che delle sette vittime giapponesi e delle altre tre vittime di altre nazionalità. Questo riconoscimento confermava, anche in questa primissima fase, quello che è poi emerso anche dall'autopsia, cioè che alcune vittime Pag. 42erano decedute per colpi di arma da fuoco, mentre per le altre il decesso era dovuto a colpi di machete, inferti al collo, alla nuca e al volto.
  È stata, dunque, una lunga notte di orrore e di agonia, nel corso della quale l'ambasciata è stata in continuo contatto con l'unità di crisi della Farnesina, che ringrazio, e quest'ultima con le famiglie, di cui nel frattempo si sapeva, si conosceva la presenza dei loro congiunti nel ristorante, e che, naturalmente, per tutta la notte e anche fino al riconoscimento hanno continuato a sperare che la presenza non significasse quello che invece, poi, alla fine, si è verificato.
  Gli autori di questo massacro infame erano giovani istruiti, appartenenti a famiglie della classe media e, in qualche caso, dell’establishment del Paese, non per la prima volta smentendo così qualche interpretazione sociologica troppo facile.
  Sappiamo che la manovalanza del terrorismo può certamente attecchire tra i diseredati delle periferie del mondo o delle periferie delle nostre città, ma sappiamo anche che il fanatismo può spesso armare le mani – e non è la prima volta, basti ricordare l'11 settembre – di persone istruite e facoltose.
  Gli autori di questo massacro, secondo le autorità locali, sarebbero aderenti al gruppo islamista Jamaat-ul Mujahideen, ma le nostre prime valutazioni, che abbiamo anche condiviso con i colleghi delle diplomazie e dell’intelligence del Giappone e di altri Paesi con presenze storiche in Bangladesh, ci portano comunque a ritenere attendibili le rivendicazioni della strage fatte da Daesh in alcuni siti del sedicente Califfato.
  Onorevoli colleghi, questi fatti tragici credo che propongano alla nostra attenzione alcune valutazioni, anzitutto sulle caratteristiche della minaccia.
  Dobbiamo avere la consapevolezza di trovarci di fronte davvero ad una minaccia globale: dall'Africa occidentale al Sud-Est asiatico, dal Golfo di Guinea al Golfo del Bengala, 10 mila chilometri di distanza, forme diverse, Daesh, Al-Qaeda, gruppi locali, ma un comune denominatore, che è il fondamentalismo terrorista, e una capacità di attrazione, tutta particolare, di Daesh e della sua insorgenza.
  E noi credo dobbiamo lavorare perché la risposta a questa minaccia globale sia altrettanto globale, e questa è una delle cose su cui l'Italia da mesi lavora per attuarla nella comunità internazionale, perché sappiamo tutti quali sono le divisioni e le distinzioni tra i diversi Paesi, ma, di fronte a un nemico comune così feroce e insidioso, credo che le diverse espressioni della comunità internazionale, non solo i circa sessanta membri della coalizione anti Daesh, ma anche Paesi che non ne fanno parte, penso alla Russia, penso all'Iran, debbano e possano trovare dei punti di iniziativa comune.
  Contro chi si rivolge questa minaccia globale ? Ci si è molto chiesti, in questi giorni, se gli italiani fossero, in quanto italiani, il bersaglio di questi attacchi. In questo caso, si può dire senz'altro che le vittime sono state in prevalenza italiane e giapponesi; in altri casi, più in generale, ci sono state vittime straniere, occidentali, comunque considerate infedeli dalla barbarie terroristica. Ma spesso sappiamo bene che il terrorismo colpisce Paesi a maggioranza islamica, colpisce nel mucchio, e non ci è sfuggita la circostanza che ha portato proprio in quel ristorante di Dacca il giovane del Bangladesh, Faraaz Hossain a perdere la vita per difendere alcune sue amiche indiane che erano minacciate dei terroristi.
  Quindi, è una minaccia che certamente colpisce gli italiani in quanto occidentali, in quanto infedeli, nell'assurda visione del mondo dei terroristi, ma che, in generale, colpisce tutte le presenze occidentali e spara nel mucchio anche contro il mondo islamico.
  Credo che, oltre a valutare la minaccia, si debba utilizzare questa occasione triste anche per valutare la nostra risposta, le caratteristiche della nostra risposta, che devono essere, a mio avviso, ad avviso del Governo, innanzitutto caratteristiche di unità.
  Il Governo, il Parlamento, tutte le istituzioni coinvolte, le forze sociali, culturali del nostro Paese, credo abbiano il dovere Pag. 43di rispondere unite a un fatto di questo genere. Quando si uccidono nove connazionali, un Paese come l'Italia e qualsiasi grande Paese reagisce unito. La risposta deve essere, inoltre, oltre che unitaria, decisa. Daesh, il terrorismo fondamentalista, a maggior ragione dopo la brutale strage di Dacca, deve sapere che da parte nostra non avrà tregua.
  Si dice che rispondono con gli attentati perché sono in difficoltà sul terreno in Siria e in Iraq; ed è vero che sono in difficoltà sul terreno, anche con il contributo molto rilevante delle nostre Forze armate, della nostra attività di co-leadership del gruppo nella coalizione antiterrorismo che si occupa di tagliare i finanziamenti a Daesh, perché Daesh non sta solo perdendo terreno, sta finalmente anche perdendo soldi ed è sempre più in difficoltà nel mantenere, senza soldi, la rete del terrore.
  È vero che sta perdendo terreno, ma questo deve indurci a una mobilitazione crescente per la sconfitta definitiva sul terreno, perché dobbiamo contribuire a cancellare l'attrazione che questa presenza sul terreno e la sua avanzata vittoriosa, anche se ormai risale a due anni fa, ha provocato in diverse parti del mondo.
  Che si tratti di cellule organizzate o di lupi solitari, di gruppi locali o di cani sciolti, spesso compiono i loro gesti criminali in nome del richiamo a questo sedicente Stato islamico. Abbattere questo simbolo, vincere definitivamente nei loro confronti è, dunque, un obiettivo fondamentale del Parlamento e del Governo. Non basta naturalmente vincere sul piano militare – l'Italia lo ribadisce da mesi, nell'ambito della coalizione internazionale –, perché sappiamo che il contrasto alla radicalizzazione fondamentalista sarà un impegno di lunga durata. Sconfiggere Daesh sarà un passo decisivo ma non sarà un passo definitivo.
  Qui credo che dobbiamo rivolgerci alla comunità islamica e ai Paesi a maggioranza di religione islamica, offrendo solidarietà e chiedendo impegno.
  Offrendo solidarietà, perché sappiamo che, molto spesso, sono loro gli obiettivi e i bersagli del terrorismo (pensiamo all'ultima delle stragi, la più sanguinosa degli ultimi anni, che ha portato alla morte di oltre 200 persone a Baghdad), ma chiedendo impegno, perché, come ha ripetuto spesso uno dei leader del mondo arabo, re Abdallah di Giordania, che cito: «tocca a noi, a noi arabi, a noi di fede islamica vincere la battaglia contro gli infedeli». Ed è vero, è assolutamente quello che pensiamo anche noi (Applausi). È per questo che ci rivolgiamo anche dall'Aula della Camera alla nostra comunità islamica, comunità numerosa che vive in pace nel nostro Paese, dicendo che è importante anche in Italia, in modo unitario e a viso aperto, che si manifesti la volontà di questa grande comunità che vive in pace contro le minoranze terroriste e fondamentaliste che strumentalizzano e deturpano la loro religione.
  Onorevoli colleghi, concludo tornando per un attimo al ricordo dei nostri nove connazionali, e voglio anche associare al loro ricordo Cesare Tavella, un altro cooperante italiano ucciso in Bangladesh nello scorso mese di settembre (Applausi). I nove nostri connazionali massacrati in quel ristorante a Dacca non erano in un nuovo Eldorado, tanto meno erano in vacanza in un paradiso tropicale (non c’è niente di male ad essere in vacanza), ma erano lì per lavorare. Avevano scelto di lavorare in Bangladesh, un Paese che, specie nel settore in cui queste persone lavoravano, cioè il settore del tessile, è un Paese caratterizzato da grandi potenzialità ma anche da grandi contraddizioni, da sviluppo impetuoso con numeri impressionanti ma anche da livelli di povertà e di sfruttamento altrettanto impressionanti. Qualcuno di voi ricorderà quello che accadde nel 2013, quando crollò l'edificio del Rana Plaza, e, sotto le macerie di quell'edificio, furono trovate 1.129 persone, la stragrande maggioranza delle quali erano lavoratori, probabilmente in condizioni clandestine, del settore tessile, in particolare.
  Questi italiani lavoravano in un contesto così difficile, anche sapendo della crescente instabilità che caratterizzava il Bangladesh per le tensioni politiche interne Pag. 44e per la prima insorgenza di episodi, attentati, che hanno colpito singole persone negli ultimi mesi, e che continuano, perché anche stamani c’è stato un attentato in Bangladesh, come forse avrete visto. Alcuni lo avevano fatto per spirito d'impresa, altri semplicemente per trovare in Bangladesh quel lavoro che non riuscivano a trovare in Italia. Persone diverse, accomunate tuttavia da spirito di iniziativa, da creatività, da capacità di stare con gli altri, da generosità, da attaccamento alla famiglia e ai nostri valori. Abbiamo perso nove persone di questa qualità, abbiamo perso nove italiani (Applausi).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Grazie Ministro.
  Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Carrozza. Ne ha facoltà.

  MARIA CHIARA CARROZZA. Onorevole Ministro, cari colleghi, nel rappresentarle la condivisione del gruppo del Partito Democratico per l'operato del Governo nella ferma reazione al barbaro attentato terroristico di Dacca che si è distinto per efferatezza e violenza, desidero esprimere ancora una volta il cordoglio del gruppo del PD e la vicinanza commossa alle famiglie delle vittime, alle vittime italiane e alle vittime degli altri Paesi, che si sono trovate coinvolte con noi in questa circostanza. Vorrei anche trovare le parole per esprimere i nostri sentimenti, le motivazioni della nostra azione politica, e le nostre convinzioni, che possano essere le basi per una reazione razionale a quanto abbiamo visto sui nostri schermi e sui nostri giornali.
  Non ci sono parole per descrivere l'orrore e il disorientamento di fronte a tali atti e il desiderio di trovare una risposta razionale che si trasformi in un rafforzamento della strategia per combattere questa guerra mondiale contro il terrorismo globale, che dagli Stati Uniti, passando per l'Europa e per il martoriato Medio Oriente, si dimostra ora forte anche in Asia, dandoci quasi una sveglia. Sia pure con connotazioni sociali e politiche, che lei ha messo in evidenza, completamente diverse, il terrorismo di matrice fondamentalista islamica si sta manifestando con un'unica regia di disseminazione del terrore e della guerra in un mondo che rappresenta anche un modo di vivere, la libertà di viaggiare, di spostarsi, di divertirsi in concerti, le opportunità per tutti indipendentemente dal genere, indipendentemente dalle scelte personali, dalla religione e dalle condizioni sociali. Dobbiamo chiedere pertanto la collaborazione e la solidarietà della comunità mussulmana che deve combattere con noi questa battaglia, come giustamente lei ha ricordato. In certi casi, in certe città, come nella mia città, a Pisa, abbiamo manifestato insieme all'indomani dei fatti di Dacca, in piazza, con i rappresentanti della comunità musulmana.
  Questo attentato di Dacca colpisce la libertà e la voglia di impiantare e crescere imprese in altri Paesi e in altri luoghi, secondo uno spirito tutto italiano di libera iniziativa, che però deve tenere conto del contesto, della povertà, del disagio, della disuguaglianza sociale che è aumentata a scapito anche delle nostre volontà, nonostante l'innovazione tecnologica e la globalizzazione. Quante volte nei miei diversi ruoli professionali da ricercatrice, da Ministro, da parlamentare, ho potuto vivere le atmosfere delle cene e delle riunioni sociali intorno alle ambasciate italiane all'estero, in Cina, in Asia, in Africa, in cui si riuniscono scienziati, ricercatori, volontari delle ONG e imprenditori, forti in una comunità che si riconosce in uno spirito italiano, ma anche aperti e attenti a radicarsi culturalmente nei Paesi ospitanti. Per questo mi sono sentita colpita nel profondo e non posso dilungarmi su tutti gli aspetti tragici e terribili di questo attentato, come il profilo degli attentatori, la loro identità culturale, il Paese da cui provengono e, anche in questo caso, le loro radici. Però vorrei concludere con una parola fondamentale che è quella dell'unità politica, della volontà di dare una Pag. 45reazione tecnica in termini di cooperazione e di intelligence, di rafforzamento dell’intelligence internazionale, ma anche di riconoscimento nei nostri valori. Ed è per questo che invito tutti a rileggersi, questa notte io me lo sono riletto in preparazione di questo intervento, e non ve lo posso citare fino in fondo, la parola finale della preghiera a Dio di Voltaire nel Trattato sulla tolleranza che parla proprio al Dio di tutte le religioni e di tutti gli uomini, che ci possa aiutare in questo momento. Un Dio di tutti, laico, un Dio che ci coinvolga nel combattere e nel reagire, sulla base dei nostri valori e della nostra cultura, con democrazia, a questi fatti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Grazie Presidente. Ministro, lei ha iniziato il discorso omaggiando le vittime, omaggio al quale noi ci siamo uniti, però crediamo che il vero omaggio lo si faccia lavorando seriamente affinché queste cose non accadano più. Lei ha anche detto che questi assassini, questi terroristi, sparano nel mucchio, ed è vero il più delle volte.
  Però io ho dei dubbi che questa volta sia proprio così. Lei è componente del CISR, Comitato interministeriale per la sicurezza la Repubblica, e ha ricordato – lei stesso – il nostro cooperante italiano Cesare Tavella, che fu raggiunto da una moto e trivellato alle spalle nel settembre 2015, e che, due mesi dopo, fu ferito un missionario italiano, sempre lì in Bangladesh. Ci furono delle rivendicazioni ISIS, le autorità del posto smentirono, dissero che non c'erano legami con questi estremisti, però l’intelligence statunitense sconsigliò ai cittadini americani di restare in quei territori. Noi questo non l'abbiamo fatto assolutamente. Mi sono chiesto, anche con altri colleghi, come mai non si è fatta una valutazione diversa di tipo strategico, mettendo dei nostri centri AISE proprio lì in Bangladesh. Questo non è stato fatto, Ministro, e lei è un componente del CISR.
  Io ho pensato molto a questi nove italiani morti, come ad altri. Spesso l'opinione pubblica viene disorientata anche da sue parole nel senso «ci colpiscono perché siamo occidentali», poi siamo stati smentiti il giorno dopo e in Iraq ci sono stati 250 morti fatti a brandelli da Daesh. Ho pensato a questi nove morti sgozzati con machete, con lame. C’è stata una partita dell'Italia il giorno dopo, l'opinione pubblica era un po’ frastornata. Secondo me non ci siamo soffermati molto, però ora è il momento di fare i fatti e non le parole. I fatti sono individuare, perché lo si può fare, quelli che sono gli Stati che finanziano direttamente e indirettamente le reti terroristiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Bisogna avere il coraggio di rimettere in discussione ogni tipo di rapporto commerciale, economico, diplomatico con questi Paesi. Noi, purtroppo, dobbiamo invece vedere un Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che nel gennaio 2016 va là, in Arabia Saudita, a stringere mani con re e principi. Addirittura da una parte abbiamo nove morti sgozzati e poi usciamo sui giornali perché chi l'accompagna si prende quasi a schiaffi e a capelli per dei Rolex (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è l'immagine che dà questo Governo agli italiani, è un'immagine da lacrime, da lacrime, Ministro.
  Io certe volte quasi la invidio, lei ha la forza di venire qui a parlarci di Lo Porto, di Valeria Solesin. Ancora una volta il nostro Premier ha ricordato solo la Solesin e non il nostro Lo Porto ammazzato, per la stessa guerra asimmetrica, da fuoco amico americano. Queste morti ce le scordiamo, ce le scordiamo sempre e davvero non capisco il perché.
  Poi ci troviamo in Aula a discutere magari del «DL antiterrorismo» e siamo tutti d'accordo, siete tutti d'accordo a spartirvi le poltrone tra servizi, intelligence, magistratura (Applausi dei deputati Pag. 46del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore !

  ANGELO TOFALO. E cosa fate per la lotta al terrorismo ?

  PRESIDENTE. Onorevole Rossi, la richiamo, la richiamo per la prima volta ! Colleghi, per favore ! Prego. Vada avanti, onorevole Tofalo.

  ANGELO TOFALO. Presidente, il mio è un intervento politico-tecnico, se possibile, non è una commemorazione, è una risposta al Ministro, è una informativa.
  Dicevo che nel «DL antiterrorismo» poi siamo costretti a subire come soluzione una blacklist che blocca siti, chissà perché, poi qualche mese dopo viene arrestato il Mullah Krekar, che aveva creato un'università virtuale per un'indagine ROS precedente. Oppure aumentiamo le pene a questi signori che sono pronti a mettersi delle bombe e magari a farsi esplodere nella metro.
  Queste sono le idee del nostro Governo al posto invece di spingere – avevamo avuto il semestre europeo con Renzi – per un CASA europeo, un Comitato analisi strategica, di creare una banca condivisa di dati, dove tutti i Governi, le intelligence potessero mettere insieme alcune informazioni importanti; più psicologi, più analisti, meno direttori e burocrati e funzionari. Ma soprattutto stop a questi flussi di denaro.
  Proprio ieri è uscito il rapporto Chilcot in Gran Bretagna, che accusa palesemente l'ex leader Tony Blair di aver mentito sulle armi di distruzione di massa in Iraq, di aver dunque causato l'intervento militare, che ha distrutto ovviamente l'Iraq, dando il via a guerre tra sunniti e sciiti e aver favorito ovviamente la formazione di Daesh e dell'ISIS, i cui leader erano detenuti ad Abu Ghraib e in altre prigioni. È inutile ricordare, lo facciamo, spesso il pasticcio fatto in Libia... recupero il tempo che mi hanno tolto e concludo.

  PRESIDENTE. Lo ho già recuperato.

  ANGELO TOFALO. È inutile ricordare cosa abbiamo combinato in Libia e oggi, per trovare un Governo di stabilità nazionale, siamo costretti a trattare con le milizie.
  Ministro, bisogna colpire chi arma, chi finanzia e addestra questi vigliacchi terroristi. Il Governo italiano può farlo da oggi stesso, lo faccia, ma per fare questo serve la volontà politica di non avere più come alleati chi arma e finanzia il terrorismo. Ministro, fatelo ! Basta commemorare i morti, fatelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carfagna. Ne ha facoltà.

  MARIA ROSARIA CARFAGNA. Signor Presidente, signor Ministro, ho ascoltato con molta attenzione la sua informativa e con commozione ho seguito la terribile cronaca degli eventi che lei ha raccontato nelle Aule parlamentari. Siamo grati per questa occasione, perché ci consente di esprimere, ancora una volta, il nostro cordoglio e la nostra vicinanza ai familiari delle vittime di Dacca. I nostri connazionali sono stati uccisi, torturati e uccisi, perché occidentali, italiani, perché cristiani. Forza Italia raccoglie il suo appello all'unità e, come sempre è accaduto in occasioni come questa, offre la sua disponibilità ad ogni forma di collaborazione, come è giusto che sia quando ci troviamo di fronte a un attacco al cuore del nostro popolo, alla nostra anima, prima ancora che al nostro Stato.
  E dunque sosteniamo tutte le iniziative internazionali che hanno come obiettivo quello di annientare e di sconfiggere il Daesh. Sollecitiamo la predisposizione di misure di sicurezza adeguate, sollecitiamo il monitoraggio del web, dei siti, dei forum, ventiquattro ore su ventiquattro, per stanare i fiancheggiatori e per intercettare i reclutatori e gli adescatori. Promuoviamo azioni di solidarietà concreta a favore dei familiari delle vittime, ma facciamo anche alcune considerazioni, considerazioni sicuramente Pag. 47amare, ma non strumentali. Lei ha ricordato il nostro cooperante italiano, Cesare Tavella, che è stato ucciso a settembre dell'anno scorso da tre colpi di arma da fuoco e l'azione è stata poi rivendicata dall'ISIS. Due mesi dopo, il 18 di novembre, un missionario italiano, Pietro Parolari, è stato bersaglio di un'aggressione, è miracolosamente sopravvissuto e l'attacco è stato rivendicato da un gruppo islamico che ha definito il nostro missionario come un crociato italiano.
  Allora ci chiediamo, signor Ministro, se siano state predisposte veramente misure di sicurezza adeguate ed efficaci per gli italiani che risiedono in Bangladesh. E ci chiediamo se non sia il caso di potenziare, tra tutte le altre azioni, anche quelle di informazione da parte delle nostre ambasciate nei confronti dei cittadini italiani, delle comunità italiane, delle imprese che vivono, operano e lavorano, non solo in Bangladesh, ma anche nei territori considerati a rischio.
  E poi un'altra riflessione: nei mesi scorsi, fondamentalisti islamici hanno torturato, mutilato, aggredito, ucciso islamici coraggiosi che si opponevano alla Jihad e a ogni forma di estremismo, a testimonianza del fatto – lo diciamo sempre – che non tutti gli islamici aderiscono e sostengono il fondamentalismo. Mi domando, però, perché in Italia non abbiamo visto spontanee manifestazioni di solidarietà dei bengalesi islamici e della comunità islamica organizzata. Ci preoccupa, perché questo non è il momento del silenzio, noi abbiamo bisogno di sapere chi sta dalla nostra parte. Chi scende in piazza, chi condanna il terrorismo, chi aderisce ai nostri valori, sta dalla nostra parte. Chi resta a casa, chi sta in silenzio, noi non sappiamo da che parte sta e noi abbiamo bisogno di saperlo, perché la guerra contro Daesh si combatte non soltanto con gli strumenti della repressione e della cooperazione, ma anche attraverso una battaglia culturale forte, che possa contare anche e soprattutto su quel miliardo e mezzo di musulmani nel mondo che non vogliono essere ostaggio di una minoranza che utilizza l'Islam per seminare morte.
  E poi, signor Ministro, dobbiamo renderci conto che siamo in guerra. È vero, la Costituzione italiana ricorda che l'Italia ripudia la guerra, ma non possiamo far finta di non vederla e, soprattutto, non possiamo subirla. E allora io credo che i fatti di Dacca impongano una seria riflessione sulle priorità della nostra sicurezza, non un tavolo tecnico, non un gruppo di studio, ma una rivisitazione profonda delle priorità di questo Paese, di questo Governo e di questo Parlamento, a partire dalla prossima legge di bilancio, altrimenti la lotta al terrorismo verrà relegata a convegni, a dibattiti parlamentari, a commemorazioni, e le vittime del fondamentalismo questo non lo meritano.
  Forza Italia c’è, è pronta a fare la sua parte, non intendiamo arretrare di un millimetro, non permetteremo a nessuno di distruggere la nostra civiltà e di spezzare altre vite innocenti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, le sue parole di dolore, di sgomento, di orrore, nei confronti di quello che è accaduto sabato scorso a Dacca sono parole sagge, di buonsenso. Sono le parole di chi, il giorno dopo, si è riscoperto più fragile, più impaurito, più debole, e si è cominciato a fare anche delle domande di fondo. La domanda che credo tutti gli italiani si siano fatti: eravamo noi, l'obiettivo ? Noi siamo sempre un obiettivo, perché il terrorismo di matrice fondamentalista punta, innanzitutto, a mettere in discussione la nostra quotidianità, a indebolirla, a renderci più esposti, e questo è un tema che dovremo affrontare nel tempo, dovranno affrontarlo le classi dirigenti, i cittadini, dovrà affrontarlo chi si dovrà occupare inevitabilmente di mettere in campo una politica che punti, innanzitutto, alla deradicalizzazione.Pag. 48
  Ora, lei prima citava il fatto che quei miliziani che hanno ucciso barbaramente ventidue persone, di cui nove connazionali, facevano parte della classe dirigente in quel Paese, erano figli della buona borghesia. Non è una novità. Lo abbiamo visto l'11 settembre, lo abbiamo visto in tanti altri episodi che hanno insanguinato l'Occidente, ma, badate, hanno insanguinato innanzitutto quei Paesi di religione musulmana che sono tutti i giorni vittime del Daesh, di Al Qaeda, di Boko Haram, di quelle organizzazioni fondamentaliste. Perché accade questo ? Perché l'Islam radicale e fondamentalista è un progetto politico. O noi siamo in grado di mettere in campo un progetto politico alternativo, fondato sull'umanesimo integrale e sulla lotta spietata a ogni forma di diseguaglianza e di sottosviluppo, oppure sarà molto difficile vincere questa guerra, che va fatta attraverso strumenti diversificati.
  Daesh perde terreno militare, senza dubbi, ma quello che noi sappiamo, e questo è un punto da mettere nell'agenda del nostro Paese, che da ottobre presiederà il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, signor Ministro, chiudere definitivamente i rubinetti finanziari, economici e militari, che continuano ad alimentare il terrorismo di matrice islamista. Siccome i Paesi che lo hanno perpetrato e che a un certo punto si sono bruciati le mani perché vittima delle loro macchinazioni sono noti a tutti, occorre che la comunità internazionale li isoli e metta in discussione quell'impianto.
  È una risposta fondamentale quella che dobbiamo dare, così come c’è un tema che riguarda anche la frontiera interna, definiamola così, e dentro la frontiera interna c’è il tema di un nuovo Patto repubblicano con l'Islam, che è il tema di un coinvolgimento delle comunità nella vita democratica, il tema di un rapporto nuovo, che metta innanzitutto al centro l'obiettivo di prosciugare i giacimenti d'odio. Li abbiamo visti anche all'opera nel nostro Paese, rispetto a vicende drammatiche che sono accadute anche ieri nella città di Fermo.
  Io penso che questa sia la funzione di un grande Paese come l'Italia, occorre coraggio, determinazione, forza. Occorre seppellire i nostri morti e occorre anche sapere che in tanti altri Paesi del globo sono i musulmani le vittime principali del fondamentalismo e su questo terreno occorre una nuova capacità di ricostruire un ordine fondato sulla pace e contro il terrorismo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, onorevole Ministro degli esteri, dobbiamo dirci una verità a proposito della solidarietà che stiamo esprimendo rispetto a nove cittadini italiani che erano andati in Bangladesh per lavorare e che non sono stati solo vittime di un attentato, sono stati massacrati nel modo più barbarico e questo ci colpisce in un modo ancor più profondo rispetto a tutto il resto. Io però vorrei cogliere quest'occasione per esprimere altre solidarietà, che danno il senso di quello che sta avvenendo, una solidarietà ai 213 sciiti uccisi qualche giorno fa in un attentato a Baghdad e la solidarietà alla bambina israeliana di tredici anni accoltellata mentre dormiva e dimenticata totalmente dalle solidarietà che sono state espresse. E anche la solidarietà al giovane nigeriano Emmanuel, ieri colpito da un razzista italiano (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC), Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Sono queste le solidarietà che io voglio esprimere nel momento stesso in cui il nodo fondamentale è il nostro dolore, perché nove italiani che lavoravano in Bangladesh sono stati torturati e uccisi, però ci dà il senso del quadro con il quale noi ci dobbiamo confrontare, perché – in questo ha ragione l'onorevole Scotto – il fondamentalismo islamico è uno o più soggetti politici, ideologici e culturali. Che cosa stanno colpendo ? Colpiscono contemporaneamente l'Occidente, laddove esprime impegno lavorativo o laddove si Pag. 49colpisce il turismo in una serie di Paesi e colpiscono anche altri musulmani e islamici, a testimonianza che tanti paradigmi e schemi che usiamo sono totalmente sbagliati. È sbagliata l'espressione asettica per cui si parlava, fino a poco tempo fa di terrorismo non aggettivandolo, perché si tratta di un terrorismo espresso dal fondamentalismo islamico. È un paradigma altrettanto fuorviante quello di dire che tutti gli islamici sono terroristi. No, questo terrorismo è un terrorismo che colpisce l'occidente e colpisce e massacra anche il mondo islamico. Quindi è questa la realtà drammatica con la quale noi dobbiamo fare i conti e rispetto a questa realtà è giustissimo e sacrosanto chiedere alla comunità islamica italiana di farsi sentire in modo più forte di quanto non si sia finora fatta sentire e dall'altro lato avere la piena consapevolezza che non c’è una risposta, ma un complesso di elementi che dovrebbero tutti essere messi in campo, da quel piano, chiamiamolo così Marshall, che l'Italia ha pagato rispetto alla necessità di intervenire sul piano economico, la necessità di un intervento militare, la necessità di una interazione fra tutti i meccanismi che intervengono nel mondo dal punto di vista dell'informazione. Dobbiamo sapere quindi che il nostro impegno deve essere a 360 gradi e che la partita è molto complessa perché appunto, come lei diceva e concludo, da un lato questo nemico sta indietreggiando nei posti in cui si era insediato ma allarga la sua area di intervento perché è un soggetto politico che come tale va colpito e contrastato (Applausi dei deputati dei gruppi Area Popolare (NCD-UDC) e Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Monchiero. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, desidero innanzitutto esprimere il compiacimento mio personale e del nostro gruppo per la consueta lucidità e serietà con la quale lei è venuto oggi ad informare il Parlamento. L'analisi dei fatti che lei ci ha rappresentato, peraltro ampiamente nota, è stata espressa anche con una partecipazione umana adeguata al momento che stiamo vivendo. Quello che è accaduto è purtroppo chiarissimo; è evidente che le vittime di quest'ultimo attentato, che ci colpisce come cittadini italiani, sono state scelte solo in quanto occidentali e che questo è uno dei due fronti sui quali si muove il movimento terroristico di matrice islamica, che ha due obiettivi di fondo: il mondo occidentale, la cultura dell'Occidente e vari regolamenti di conti con altri islamici o più moderati o appartenenti ad altre confessioni. Entrambi gli obiettivi vengono trattati sostanzialmente alla medesima maniera, con un'uniformità di mezzi che sinceramente noi troviamo disumana, che appartiene ad altri secoli, ad altri momenti della storia dell'uomo, quando fare a pezzi il proprio avversario, reale o presunto che fosse, era concepito quasi come un dovere morale. Si tratta, quindi, di lavorare per incidere contro questa mentalità; si tratta di mettere in atto delle azioni politiche.
  Ora se è facile essere concordi nel momento del lutto, quando dal momento del lutto si passa alle proposte concrete è, a mio avviso, inevitabile che si manifestino anche opinioni diverse. Nel prospettare soluzioni può esserci diversità di opinioni. Tuttavia, io trovo che, pur nel rispetto dovuto a chiunque manifesti un'opinione diversa, usare termini come «poltrone» stamattina sia stata una cosa grave, una caduta di gusto di cui personalmente mi vergogno davanti a questo Paese. Se neanche in un momento come oggi noi non riusciamo a mantenere almeno la compostezza del linguaggio, io credo che davvero diamo un cattivo esempio e non agevoliamo per nulla quel ripensamento culturale che solo può portarci ad un diverso atteggiamento verso il terrorismo.
  È stato detto questa mattina che occorre ricostruire solidarietà all'interno delle nostre nazioni, all'interno delle nostre comunità occidentali, che i milioni di immigrati che hanno una visione culturale diversa dalla nostra devono essere coinvolti nella condivisione dei nostri valori. Su questo terreno noi abbiamo certamente molto da fare e credo che abbiamo anche Pag. 50dei torti: non sempre abbiamo saputo parlare adeguatamente, con fermezza ma anche con attenzione, alle diverse istanze di cui ogni cultura è portatrice e inoltre davvero dobbiamo guardare un pochettino anche alla nostra incapacità di costruire solidarietà.
  Detto questo, però certi silenzi ci offendono questa mattina e certi silenzi ci preoccupano per quanto riguarda l'immediato futuro. Per questo io suggerirei a questo Parlamento di dare un segnale immediato di risposta positiva, accelerando l'iter di una proposta di legge che ha come primo firmatario il collega Dambruoso e che si propone, appunto, di fare degli interventi in materia di deradicalizzazione, cioè cerca di intervenire su quegli ambiti sociali che, nelle nostre comunità e nelle nostre città occidentali, possono essere terreno di coltura del terrorismo. Noi non pretendiamo di avere la primogenitura di quest'azione, né pensiamo che la nostra proposta di legge sia assolutamente intangibile. Però, noi chiediamo che portare a termine questo iter, con tutte le modifiche che il Parlamento riterrà necessario, sia un segno attivo in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, il gruppo dalla Lega Nord si stringe attorno ai familiari delle vittime del barbaro attacco in cui a Dacca sono morti nove nostri concittadini, anche se siamo ben consapevoli che non esistono parole in grado di consolare chi abbia perduto, in modo tanto drammatico, i propri cari e sia ora esposto alle tristi formalità legate al riconoscimento di corpi tanto straziati. Come politici spetta però a noi oggi anche un altro compito, che consiste nel capire cosa sia successo, quali ammaestramenti ne vadano tratti e che cosa noi dobbiamo preparare. Abbiamo ascoltato, in questi giorni, la ricostruzione dell'accaduto da parte dei media, anche le modalità efferate con cui è stato eseguito l'eccidio, incredibili, per qualsiasi persona di normale ragionevolezza; ma la nostra impressione è che la gran parte dei commenti non abbiano colto il senso profondo di quanto accaduto. A Dacca non sono stati attaccati né l'Italia in quanto tale né il Giappone in quanto tale, anche se vi è chi lo crede, in buona fede, e non è neppure la consueta strage di cristiani che avviene quotidianamente e nel silenzio generale nel mondo. I nostri connazionali e noi tutti stiamo certamente soffrendo per quanto è successo, ma la strage di Dacca non reca con sé alcuna speciale intimidazione per i cittadini del nostro Paese; per spaventarci e per condizionarci ci vorrebbe ben altro, come a Parigi, a Bruxelles, qualcosa che colpisca le persone qualunque nella vita quotidiana di tutti i giorni.
  Non è questo il caso, il Bangladesh è lontano e lontanissimo resta per il comune cittadino della strada; è successa, invece, un'altra cosa; sono stati attaccati gli stranieri che investono in Bangladesh, al verosimile scopo di danneggiarne a medio e lungo termine l'economia, mentre si incentivano i reclutamenti delle organizzazioni di tipo jihadista che vogliono provocare il rovesciamento del Governo locale. Da questa diagnosi, dobbiamo discernere alcune conseguenze; la prima: il Ministro degli esteri deve elevare in tempo reale il livello di sorveglianza e d'allarme dove occorre, in modo tale da rendere più aderenti al vero le valutazioni di rischio e di minaccia concernenti ciascun Paese dove si recano i nostri connazionali, da turisti o da investitori. La seconda: occorre mettere in preventivo delle conseguenze a casa nostra, qualora il tentativo di provocare una insurrezione jihadista in Bangladesh abbia successo. Noi abbiamo, infatti, nel nostro Paese, una folta diaspora di bengalesi che finora ha fatto poco parlare di sé, ma che comincia ad accrescere la propria visibilità anche tramite il finanziamento della costruzione di madrase e moschee, una, pare, proprio qui a Roma. Dovremo forse iniziare a considerare anche quella bengalese una minoranza a Pag. 51rischio; meglio, quindi, alzare la guardia, prevenire è meglio che curare. La terza: di fronte all'uso della violenza nei confronti dei nostri cittadini non è possibile conciliare un messaggio di determinazione e fermezza con le lacrime delle istituzioni. Occorre evitare di dare segnali di debolezza. Signor Ministro, lei due volte nel corso del suo intervento ha parlato di terrorismo fondamentalista, poteva aggiungere terrorismo fondamentalista islamico. Io non conosco al mondo un caso di terrorismo fondamentalista cristiano e questo deve essere chiaro e chiaro a tutti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).
  Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, infine, una sensazione, potrei sbagliarmi, ma la strage di Dacca, con le sue efferate modalità che oggi leggiamo su tutti i quotidiani, non hanno colpito l'opinione pubblica italiana come, forse, ci si aspettava; c’è una sorta di assuefazione a questi accadimenti dell'opinione pubblica italiana e anche un'apatia da parte delle comunità islamiche che qui vivono, che meritano scuse, rispetto, solidarietà, ma che non hanno proferito parola per quanto è accaduto. Ecco, di questa apatia noi siamo molto preoccupati ed è un motivo in più per cui noi tutti quanti dobbiamo tenere ben alta la guardia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capelli. Ne ha facoltà.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, ci uniamo, come gruppo di Democrazia Solidale Centro Democratico, alle parole di cordoglio, al dolore dei familiari delle vittime italiane, al dolore dei familiari di tutte quelle persone che hanno trovato la morte in quel ristorante di Dacca. Voglio dire, però, una cosa, signor Ministro, io mi ritrovo pienamente nelle sue parole di cordoglio, di richiamo alla determinazione, nel prudente richiamo alla determinazione e a una corretta risposta per i fatti di Dacca, del Bangladesh, dell'Iraq e del terrorismo in generale.
  E lo chiamo terrorismo, in quanto tale, terrorismo portato avanti da persone che io definirei delinquenti, che definirei persone senza scrupoli, che, a volte, emulano anche azioni che contengono contenuti diversi e non vorrei cadere, in questo mio intervento, signor Ministro, nella trappola di uno dei 60 milioni di direttori tecnici della nazionale che abbiamo nel nostro Paese, nel senso che io credo che le parole che dobbiamo spendere in quest'Aula, che a volte pesano come macigni, perché godono dell'amplificazione esterna, debbano essere pesate e misurate. Dobbiamo fare un richiamo alla coerenza, dobbiamo fare un richiamo al fatto che la violenza non si combatte con la violenza, dobbiamo fare un richiamo a quanto è successo a Fermo, a Emmanuel Chidi Namdi, e dobbiamo fare una riflessione su quel fatto, perché molto spesso, qui, in quest'Aula, abbiamo sentito, anche nei suoi confronti dei richiami, ad esempio, sul fatto che avete voi, Governo, noi, maggioranza, le mani macchiate di sangue, per vari episodi ricordati in quest'Aula. Quelle parole pesanti che pesano come macigni sono parole che poi, a volte, trovano riscontro anche nei fatti di Fermo dell'altro giorno. Quindi, qual è il senso di un intervento, quale può essere il senso di un intervento dopo la sua relazione ? Non voglio tornare alla storia, una storia fatta – e qui troppo spesso ricordata – di mille bugie e di mille verità, di mille falsità che, poi, magari, dopo 17 anni scopriamo essere tali e, quindi, dobbiamo ritrovarci, insieme alla comunità internazionale, a riflettere per capire che cosa si può fare. Certo, noi del gruppo Centro Democratico – Democrazia Solidale, molto spesso purtroppo, perché molto spesso ci ritroviamo a parlare di questi fatti, abbiamo richiamato che importante è bloccare i flussi finanziari, bisogna anche capire come si fa, perché non molto spesso questo è possibile. Dobbiamo però anche rivolgerci ai petromonarchi di quei Paesi, Pag. 52dell'Arabia Saudita, del Qatar, di tanti Paesi ricchi, fatti ricchi dal petrolio e convincerli che probabilmente, invece, che fare spesa in Europa è opportuno che investano lì per la loro gente, per ricostituire un tessuto economico, sociale; forse è anche opportuno ricordare che la comunità islamica è una comunità che in Italia è sempre stata vicina a noi italiani e noi italiani siamo stati vicini a loro. Secondo me, signor Ministro, dobbiamo riflettere con molta più attenzione sul fatto che il terrorismo islamico, in questo caso, si combatte soltanto se recuperiamo un'Europa, se recuperiamo un comune obiettivo...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ROBERTO CAPELLI. Molto spesso fare la guerra, cercando di tutelare anche gli interessi economici, non è possibile; quindi, dobbiamo rinunciare a qualcosa per avere molto di più nel futuro (Applausi dei deputati del gruppo Democrazia Solidale-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Presidente, abbiamo tempestivamente commemorato, in quest'Aula, le dieci vittime italiane, la correggo Ministro, della strage di Dacca, perché una donna aveva in grembo un bambino di cinque mesi, oggi dobbiamo fare di più; non basta esprimere sentimenti di cordoglio, occorre agire. Un vero e proprio esercito di civili italiani popola il mondo, imprenditori, professionisti, turisti, studenti, lavoratori di varia natura, italiani invisibili di cui si prende coscienza solo quando accadono tragedie come quella del Bangladesh e di altre aree del mondo. Lei avrebbe dovuto parlarci di come il suo Governo stia agendo per difendere gli italiani all'estero, di come e se abbia modificato il profilo del suo Ministero e la vocazione delle nostre ambasciate, rendendoli più attrezzati, disponibili, accoglienti, capaci di dare ai nostri connazionali in partenza dall'Italia quelle informazioni aggiornate sullo stato della sicurezza, pubblicizzando tra i passeggeri che si imbarcano riferimenti utili per ogni necessità; ci avrebbe dovuto raccontare le iniziative per mettere il suo Ministero a disposizione degli italiani residenti temporaneamente o permanentemente all'estero. È venuto invece qui a raccontarci la cronaca dei fatti, come se le torture e la strage di Dacca fossero accadute stanotte. La ringraziamo, Ministro ma teniamo, non sia sufficiente.
  Domanda: cosa è cambiato nell'organizzazione del suo Ministero da quando l'Occidente, e poi l'Europa in primis, e quindi anche l'Italia, subiscono l'attacco del terrorismo islamico ? Niente. E non le sembra strano che dal 2011 il suo Ministero sia tale e quale rispetto alla migliore epoca dei migliori rapporti di stabilità e pace tra le nazioni e le civiltà del pianeta ? Allora, visto che lei e Renzi a nostro giudizio siete molto sensibili all'uso degli effetti speciali, facciamo noi una proposta: varate una missione internazionale, un peacekeeping per garantire la sicurezza, più sicurezza ai nostri connazionali. Di questo ci dovete parlare !
  Cade, ci diceva, la teoria del terrorismo figlio dell'ignoranza e del disagio sociale: pensi che lo scriveva in un editoriale Giorgia Meloni giustappunto due giorni fa; peccato che è stato il Presidente del Consiglio in persona, Renzi, ad affermare il contrario, in un'altra delle sue analisi poco condivisibili, se non strampalate. I fatti accadono in un Paese che non risente direttamente delle turbolenze in Medioriente, ed è un'altra novità: cade la tesi del terrorismo come atto di reazione ad un'aggressione dell'Occidente. La conclusione di queste considerazioni è che il nemico da battere non è tanto e soltanto il terrorismo, ma l'integralismo islamico, che è invece alimentato da un certo buonismo radical-chic, tutto rigorosamente di sinistra, con la maglia griffata, perfettamente rappresentato da lei, dal suo Presidente del Consiglio, dal suo Governo: è a lui, è all'integralismo islamico che dobbiamo dichiarare guerra, e non c’è più tempo.

Pag. 53

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  FABIO RAMPELLI. La prova di questo buonismo è l'ispiratore della mattanza di Dacca, tale Zakir Naik, che ha potuto tenere affollati sermoni a Milano e a Brescia nel 2008 e nel 2009. Dice: «Se Osama bin Laden terrorizza l'America io sto con lui, ogni musulmano dovrebbe essere un terrorista». I suoi video girano nei centri d'accoglienza del Centro Italia tra i rifugiati pachistani; Canada e Gran Bretagna ne hanno vietato l'ingresso, l'Italia no; la Malesia lo ha messo al bando, l'Italia no; l'India sta per chiudere a Mumbai la sua fondazione islamica, voi consentite la proliferazione delle moschee abusive in Italia. Avete perfino paura – e concludo – di affiancare alla parola terrorismo l'aggettivo islamico, a dimostrazione della coda di paglia, della sudditanza culturale che vi pervade, che sta mettendo ora a rischio l'incolumità dei nostri connazionali. Penso avreste dovuto fare uno strappo al protocollo, e celebrare i funerali di Stato per le dieci vittime italiane di Dacca, o comunque indire almeno un giorno di lutto nazionale: non lo avete fatto ! Affinché ci si possa sentire Charlie Hebdo, parigini, spagnoli, ma anche, mi consenta, un po’ italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Presidente, signor Ministro, l'attentato a Dacca costituisce un drammatico aggravamento della strategia del terrore che investe i Paesi europei e occidentali, e sotto il profilo globale coloro che in altri scenari regionali si oppongono alla strategia sanguinaria dell'ISIS. Condividiamo le comunicazioni rese da lei, signor Ministro, in ordine alla natura globale della sfida terroristica posta in essere da Al-Qaeda, una sfida che presenta molteplicità di identità e tecniche nei diversi scenari geopolitici di crisi, e in primo luogo nei confronti dei Paesi europei e occidentali. Un quadro complesso, che richiede strategie unitarie e integrate nei confronti dell'Islam radicale e delle sue organizzazioni terroristiche da parte dell'Unione europea, degli USA e dei Paesi occidentali, della Russia ma anche dei Paesi o delle comunità che nel mondo arabo sono oggetto della guerra posta in essere dall'ISIS e dalle altre realtà che si identificano in una strategia del terrore già vista. Apprezziamo il ruolo e le scelte del Governo affinché vi sia una capacità di risposta comune, e una unità politica di intervento e di intelligence in grado di far compiere un'evoluzione positiva alla strategia occidentale nei confronti dell'ISIS, finora segnata da interessi nazionali e risposte isolate, che sotto il profilo strategico hanno imposto una visione debole, priva di una reale capacità di prevenzione e di azione e di credibilità e di efficacia dai punti di vista della sicurezza nel confronto politico, e anche culturale. Per queste ragioni condividiamo senza riserve le comunicazioni che lei, Ministro, ha reso oggi alle Camere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pastorelli. Ne ha facoltà.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, l'Italia ha pagato un prezzo molto alto nella strage di Dacca: il nostro Paese ha perso figli innocenti, che in Bangladesh si trovavano per lavorare, e sono morti a causa di un infame attentato. La priorità in questo momento deve essere quella di stringerci attorno alle famiglie delle vittime, facendo sentire la vicinanza dello Stato.
  La risposta dell'Italia al terrorismo fondamentalista di matrice islamista deve essere forte e decisa, ma soprattutto unita. L'obiettivo deve essere quello di distruggere il simbolo del sedicente Stato islamico, a cui singole cellule qaediste, cani sciolti o fanatici, fanno riferimento: ciò deve essere fatto con urgenza, e insieme agli altri Paesi democratici. Allo stesso tempo, la comunità islamica che risiede in Italia dovrà impegnarsi con noi per allontanare questa minaccia, e dovrà farlo con Pag. 54maggiore forza di quanto fatto sino ad ora.
  Vede, Ministro, come lei ha detto al Senato, ha ascoltato le stesse parole che io ho ascoltato dal papà di Simona Monti, giovane del mio territorio, scomparsa in quella maledetta notte. Simona parlava diverse lingue, sarebbe stata una risorsa per l'Italia, e invece è dovuta andare fuori per esprimere al meglio la propria professionalità. Questo non è più accettabile: è ora che questo Paese valorizzi i suoi giovani e consenta loro di scegliere di andare all'estero, e non siano obbligati a farlo per mancanza di opportunità del nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,38).

  RAFFAELLO VIGNALI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RAFFAELLO VIGNALI. Presidente, grazie per avermi concesso questo breve intervento. Martedì scorso a Roma è mancato uno dei più grandi musicisti, chitarristi di sempre, il maestro Alirio Díaz. Alirio Díaz era nato 93 anni fa in una famiglia campesina in Venezuela, una famiglia povera di pane ma ricca di musica. Nel suo Paese ha ricevuto la prima formazione musicale, e dal 1951 è venuto in Italia per seguire un corso di perfezionamento all'Accademia Chigiana di Siena tenuto da Andrés Segovia, al quale è succeduto. Da allora, per quasi 65 anni ha risieduto nel nostro Paese, che amava profondamente, quando non era evidentemente in giro per il mondo a tenere concerti o a formare giovani musicisti. È stato in contatto con i più grandi compositori e musicisti del mondo, dai quali era stimatissimo; ma è sempre rimasto legato anche alla sua terra, nella quale ha chiesto di essere sepolto, legato da un amore viscerale. Alla musica popolare venezuelana, da lui trascritta, ha dato una dignità ed una diffusione straordinaria ed unica; le sue interpretazioni intense, però, di tutti gli autori, davano vita e colore alle composizioni che eseguiva: ne sapeva cogliere, esprimere, far percepire l'anima più vera e profonda, e questo era l'insegnamento più grande che trasmetteva instancabilmente anche ai suoi allievi. Come ha scritto un suo biografo, Alirio Díaz ha incarnato profondamente il suo popolo, un popolo chiamato ogni giorno a fare i conti con le dure fatiche dei campi e messo costantemente alla prova da povertà e malattie, ma sempre incline alla festa; e di questa positività invincibile della vita, la sua ricerca della bellezza come sguardo più vero davanti al reale ed alla vita ha contagiato tanti, e la trasmetteva quasi per osmosi. Credo sia giusto che il Parlamento italiano oggi renda onore a questo grande uomo e grande musicista, che ha onorato con la sua presenza il nostro Paese per tanti decenni, ed esprima la sua vicinanza alla famiglia.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 8 luglio 2016, alle 9:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 13,40.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO EDMONDO CIRIELLI SUL TESTO UNIFICATO DELLE PROPOSTE DI LEGGE (A.C. 45-933-952-1959-C).

  EDMONDO CIRIELLI. Il Parlamento italiano finalmente approva uno degli strumenti legislativi più importanti per la Pag. 55politica estera e di difesa dell'Italia, finalizzato all'adozione di una cornice normativa unitaria – lungamente attesa e alla quale ho contribuito con la presentazione della prima proposta di legge – per l'invio dei nostri contingenti militari e civili all'estero, divenuti ormai sempre più numerosi, impegnati sia nell'ambito di operazioni di mantenimento della pace (peace-keeping) sia di imposizione della pace (peace enforcing).
  La questione ha assunto un rilievo particolare nel corso dei primi anni Novanta, quando successivamente allo scoppio della prima guerra del Golfo, si è verificata la crisi internazionale che ha costretto il nostro Paese a misurarsi con le tematiche della legittimità costituzionale dei procedimenti di deliberazione delle decisioni connesse all'invio all'estero di contingenti militari italiani.
  Fino ad ora l'Italia ha aderito con entusiasmo soprattutto a richieste di partecipazione a missioni internazionali provenienti «dall'esterno» (paesi alleati o coinvolti e/o organizzazioni internazionali, Unione europea): ma tutto ciò – come è stato sottolineato dalla letteratura specializzata – è spesso avvenuto senza che vi fosse, a monte, una strategia condivisa in grado di definire adeguatamente gli obiettivi dell'Italia a breve, medio e lungo termine. Le ingenti risorse investite dal nostro Paese nel partecipare allo sforzo internazionale per stabilizzare le aree di crisi e lo stesso sacrificio delle migliaia di uomini che vi hanno partecipato, con la perdita di decine e il ferimento di centinaia di loro, hanno prodotto in ogni caso importanti risultati.
  La partecipazione alle missioni internazionali ha soprattutto permesso di migliorare lo strumento militare o, per lo meno, la sua componente operativa, garantendo la crescita delle capacità di intervento e di supporto logistico ed assicurando un buon livello di addestramento del personale e un migliore equipaggiamento. La verifica sul campo, e non solo nelle esercitazioni, ha fornito un'esperienza ineguagliabile che rappresenta un patrimonio prezioso per il futuro, anche nell'ottica della promozione della difesa europea.
  Le missioni internazionali hanno anche contribuito a sviluppare in Italia un approccio congiunto «militare-sicurezza-civile» che da modello italiano è ormai diventato un modello internazionale con il cosiddetto comprehensive approach. Nel corso dei decenni si è definito infatti un «modello italiano» di peace-keeping, a partire dalla missione in Libano nel 1982 e rafforzatosi con le missioni in Albania, Somalia, Mozambico ed oggi di nuovo in Libano e Afghanistan, in relazione alle particolari modalità di conduzione della missione che includevano, tra i loro caratteri distintivi, una forte imparzialità ed una particolare attenzione alle esigenze della popolazione civile e agli aspetti umanitari.
  Il nuovo strumento legislativo dovrà in ogni caso tenere conto dei nuovi scenari geopolitici: il quadro della sicurezza globale sta rapidamente evolvendo ed è inevitabile che nuove minacce, dirette e indirette, convenzionali e non, si consolideranno anche in campo militare, oltre a quelle già esistenti in campo economico, ambientale, energetico e della sicurezza dei trasporti.
  Sintetizzando in questa sede il contenuto del testo, esso inquadra la materia nell'ambito dell'articolo 11 della Costituzione nonché al rispetto del diritto internazionale, sia sotto il profilo dei diritti umani che del diritto penale internazionale.
  Per quanto riguarda l'ambito di applicazione, il provvedimento riguarda sia la partecipazione delle Forze armate e delle Forze di polizia, sia l'invio di personale e assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, contemplando la possibile partecipazione alle missioni dei «Corpi civili di pace», di un contingente istituito in via sperimentale, seguendo l'esempio di molti paesi, con la legge di stabilità per il 2014 e composto da 500 giovani volontari nell'ambito del servizio civile nazionale, da impiegare all'estero in azioni di pace o in casi di emergenze ambientali.Pag. 56
  Inoltre, si prevede che nell'ambito della sua partecipazione alle missioni, l'Italia adotti tutte le possibili iniziative per valorizzare il ruolo delle donne nella costruzione della pace e della sicurezza internazionale, in linea con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (a partire dalla n. 1325 del 2000) e con il Piano d'azione nazionale su «Donne, pace e sicurezza».
  La maggiore novità si ravvisa sul piano procedurale. Per l'autorizzazione delle missioni e per il loro finanziamento il primo passaggio è rappresentato dalla delibera del Consiglio dei ministri, che viene adottata, previa comunicazione al Presidente della Repubblica, ed eventuale convocazione del Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità. Successivamente la deliberazione dovrà essere comunicata alle Camere le quali, «tempestivamente», come dice il testo, la discutono e l'autorizzano «con appositi atti di indirizzo», eventualmente definendo impegni particolari per il Governo. La comunicazione al Parlamento dovrà essere molto dettagliata, dovendo il Governo, per ciascuna missione, indicare l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso.
  Le risorse necessarie per il fabbisogno delle missioni deliberate sono definite con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (DPCM), su proposta dei Ministri di esteri, difesa, interno ed economia. Tali risorse vanno a valere su un fondo dedicato, introdotto dalla stessa legge. Gli schemi di DPCM, corredati di relazione tecnica esplicativa, vengono trasmessi alle Commissioni parlamentari, che devono rendere il parere entro venti giorni.
  Vi è poi una seconda fase di controllo parlamentare, specificatamente rivolta agli aspetti finanziari. Mentre la complessiva copertura finanziaria delle missioni viene dunque assicurata per legge (in particolare dalla legge di stabilità, che definisce la dotazione del Fondo missioni internazionali), al riparto delle risorse tra le varie missioni si provvede in via regolamentare (con il citato DPCM).
  Per la prosecuzione delle missioni per gli anni successivi, il rifinanziamento avvenga del pari tramite DPCM.
  Sulla relazione tra Governo e Parlamento nella fase successiva all'autorizzazione iniziale della missione, il Governo, su proposta del Ministro degli esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro della difesa, presenta alle Camere una relazione analitica annuale sulle missioni in corso (comprese quelle concluse nell'anno), precisandone l'andamento e i risultati conseguiti.
  La relazione è corredata da un documento di sintesi operativo per ciascuna missione che indica durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato, scadenza, e dettagli attualizzati. La relazione dà anche conto delle valutazioni espresse dai comandi delle missioni sui risultati dei contingenti italiani che vi partecipano. Con tale relazione il Governo dà conto altresì dello stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione. La relazione analitica deve anche contenere indicazioni sulla partecipazione delle donne e sull'approccio di genere, con riferimento alla già richiamata risoluzione del Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
  A seguito della presentazione della relazione, che deve avvenire entro il 31 dicembre di ogni anno, si incardina presso le Camere la discussione e la conseguente deliberazione sulla prosecuzione di ciascuna missione, su eventuali proroghe o modifiche della partecipazione italiana. Si apre cioè quella che il provvedimento chiama «sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate».
  Quanto alle risorse finanziarie, si prevede l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, di un apposito fondo per il finanziamento delle missioni, destinato a sostituire il fondo introdotto dalla legge finan- Pag. 57ziaria per il 2007. In tale fondo sono destinate a confluire anche le risorse destinate alle politiche di cooperazione allo sviluppo e agli interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione che accompagnano le missioni internazionali. Il provvedimento prevede che tali fondi siano impiegati in coerenza con gli altri interventi di cooperazione svolti dall'Italia e nell'ambito della programmazione definita secondo la nuova legge del settore.
  Il provvedimento reca anche disposizioni generali in materia di personale, disciplinando innanzitutto, le indennità di missione. Sono anche disciplinate le ipotesi in cui il personale sia in stato di prigionia ovvero disperso, nonché aspetti connessi alla valutazione del servizio prestato ai fini dell'avanzamento al grado superiore, alla partecipazione ai concorsi interni, all'esercizio del diritto di difesa nei giudizi civili, tributari e amministrativi, all'orario di lavoro, riposi e licenze.
  In materia penale, si prevede – in linea generale – l'applicazione del codice penale militare di pace, tuttavia è fatta salva la facoltà del Governo di deliberare l'applicazione del codice penale militare di guerra.
  Riteniamo nel complesso che un grande passo in avanti è stato fatto e siamo contenti che Fratelli d'Italia ha dato un contributo importante.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. T.U. 45-C - quest. pregiud. n. 1 317 268 49 135 32 236 103 Resp.
2 Nom. articolo 1 324 252 72 127 252 102 Appr.
3 Nom. em. 2.51, 2.54 337 326 11 164 81 245 101 Resp.
4 Nom. em. 2.4 349 331 18 166 75 256 101 Resp.
5 Nom. em. 2.52 358 352 6 177 93 259 98 Resp.
6 Nom. em. 2.7, 2.50, 2.53 369 362 7 182 94 268 98 Resp.
7 Nom. em. 2.100 374 372 2 187 367 5 97 Appr.
8 Nom. subem. 0.2.101.1 388 306 82 154 56 250 97 Resp.
9 Nom. subem. 0.2.101.2 389 378 11 190 131 247 97 Resp.
10 Nom. em. 2.101 386 379 7 190 348 31 97 Appr.
11 Nom. articolo 2 395 312 83 157 296 16 97 Appr.
12 Nom. em. 3.50 392 384 8 193 110 274 97 Resp.
13 Nom. em. 3.51 388 379 9 190 102 277 97 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. articolo 3 397 297 100 149 290 7 96 Appr.
15 Nom. em. 4.51, 4.54 387 376 11 189 114 262 96 Resp.
16 Nom. em. 4.52 384 375 9 188 100 275 96 Resp.
17 Nom. em. 4.4, 4.50, 4.53 389 381 8 191 102 279 96 Resp.
18 Nom. articolo 4 394 302 92 152 295 7 96 Appr.
19 Nom. articolo 5 380 286 94 144 281 5 96 Appr.
20 Nom. articolo 13 396 297 99 149 297 96 Appr.
21 Nom. articolo 16 398 297 101 149 297 96 Appr.
22 Nom. articolo 19 400 314 86 158 299 15 95 Appr.
23 Nom. articolo 20 mantenimento 401 398 3 200 290 108 95 Appr.
24 Nom. articolo 21 391 295 96 148 289 6 95 Appr.
25 Nom. articolo 24 398 296 102 149 296 95 Appr.
26 Nom. articolo 26 403 300 103 151 300 95 Appr.


INDICE ELENCO N. 3 DI 3 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 27)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. T.U. 45-C - voto finale 379 285 94 143 284 1 90 Appr.