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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 635 di venerdì 10 giugno 2016

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 9,40.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  FERDINANDO ADORNATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 giugno 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Matteo Bragantini, Bratti, Caparini, Catania, Dambruoso, Epifani, Fava, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Giancarlo Giorgetti, Locatelli, Manciulli, Marazziti, Migliore, Monaco, Pes, Pisicchio, Rampelli, Rosato e Sereni sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente (ore 9,42).

Testo sostituito con errata corrige volante   PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 giugno 2016, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
   «Conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA» (3886) – Parere delle Commissioni I, II, V, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 9 giugno 2016, ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
   «Conversione in legge del decreto-legge 9 giugno 2016, n. 98, recante disposizioni urgenti per il completamento della procedura di cessione dei complessi aziendali del Gruppo ILVA» (3886) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Testo sostituito con errata corrige volante   Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato, altresì, assegnato al Comitato per la legislazione.   Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato, altresì, assegnato al Comitato per la legislazione.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,43).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative di competenza volte a garantire la corretta determinazione delle rate dei mutui a tasso variabile in relazione alle oscillazioni dell'Euribor – n. 2-01376)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Pag. 2Galgano e Monchiero n. 2-01376, concernente iniziative di competenza volte a garantire la corretta determinazione delle rate dei mutui a tasso variabile in relazione alle oscillazioni dell'Euribor (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Adriana Galgano se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego, ha 15 minuti.

  ADRIANA GALGANO. Sì, grazie Presidente, buongiorno sottosegretario Baretta, la nostra interpellanza riguarda il tasso annuo nominale che viene applicato sui mutui. Come sappiamo, esso nasce dal calcolo tra l'Euribor e lo spread, e faccio un esempio: se l'Euribor è l'1 per cento e lo spread è l'1 per cento, il tasso sarà 1 più 1 e quindi pari al 2 per cento. In questo periodo economico eccezionale che cosa è successo ? È successo che l'Euribor è diventato negativo, per esempio meno 0,75. A questo punto, come dovrebbe essere calcolato il tasso che pagano coloro che hanno preso un mutuo a tasso variabile ? Dovrebbero pagarlo sommando allo spread l'Euribor negativo. E quindi noi avremmo un tasso annuo nominale inferiore rispetto al caso in cui l'Euribor fosse positivo. Quello che è successo è stato che le banche hanno arbitrariamente fissato l'Euribor, che era sotto zero, a zero, e hanno calcolato i tassi di interesse sullo zero. Questo ha causato un danno ingiusto a coloro che avevano sottoscritto i mutui.
  Naturalmente, ci possono essere state delle banche che lo avevano previsto nelle clausole, ma, come molti fanno notare, in pochissimi contratti c’è questa clausola, perché un Euribor negativo nella storia non c’è mai stato. Quindi noi abbiamo una grande platea di persone che hanno preso un mutuo, che in questo momento sono state danneggiate da questa situazione. Noi chiediamo al Governo se ne è al corrente e quali iniziative intenda prendere per far rimborsare coloro, che hanno sottoscritto un mutuo, dei soldi versati ingiustamente.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Pier Paolo Baretta, ha facoltà di rispondere.

  PIER PAOLO BARETTA, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Grazie, Presidente. A seguito della interpellanza, il Governo ha richiesto alla Banca d'Italia adeguati elementi informativi.
  La Banca d'Italia ha confermato di aver richiamato, con apposita comunicazione del febbraio scorso, gli intermediari ai doveri di trasparenza delle condizioni contrattuali e di correttezza nei rapporti con la clientela.
  In particolare, nella comunicazione di febbraio, che è stata pubblicata sul sito della Banca d'Italia il 7 aprile 2016, è previsto che nei contratti di finanziamento la previsione di clausole di remunerazione ancorate ad un parametro (cosiddetto indicizzazione) permette di adeguare automaticamente il costo di tali operazioni ai mutamenti dello scenario economico di riferimento.
  Come è noto, nei contratti di mutuo a tasso variabile gli intermediari bancari e finanziari utilizzano comunemente tassi praticati sul mercato interbancario, esempio Euribor, Eonia, eccetera, applicando una maggiorazione prefissata (cosiddetto spread).
  A partire dalla metà del 2015, i principali tassi del mercato interbancario utilizzati come parametro di indicizzazione hanno assunto valori di segno negativo. Tale riduzione si riflette nei rapporti con la clientela. Da alcune segnalazioni pervenute, sono emerse ipotesi il cui gli intermediari hanno neutralizzato l'erosione dello spread derivante dal sopravvenuto valore negativo del parametro attribuendo a quest'ultimo valore pari a zero. Ciò ha determinato l'applicazione di tassi di interesse non allineati con le rispettive previsioni contrattuali.
  Considerate le segnalazioni pervenute e tenuto conto dell'ampia diffusione dei finanziamenti a tasso indicizzato, la Banca d'Italia ha disposto alcune direttive che il Governo condivide. Pertanto, gli intermediari finanziari dovranno: a) attenersi ad uno scrupoloso rispetto della normativa di trasparenza e correttezza e alla rigorosa applicazione delle condizioni pattuite con la clientela. In particolare, gli intermediari Pag. 3dovranno astenersi dall'applicare di fatto clausole di cosiddetto «tasso minimo», non pubblicizzate e non incluse nella pertinente documentazione di trasparenza e nella modulistica contrattuale; b) verificare che gli applicativi e le procedure in uso, nel caso in cui i parametri di indicizzazione assumano valore negativo, determinino correttamente il tasso di interesse applicabile a ciascun rapporto e l'ammontare degli interessi tempo per tempo dovuti; c) condurre sollecitamente una verifica delle condotte finora seguite nella determinazione degli interessi dovuti e provvedere alle conseguenti restituzioni nel caso in cui tali condotte risultino in contrasto con quanto precisato sul punto a); in tale ipotesi, andrà resa una informativa specifica alla Banca d'Italia.
  A seguito della comunicazione appena citata del febbraio scorso, alcuni intermediari hanno già adottato misure finalizzate ad evitare, nei rapporti con la clientela, disfunzionalità connesse con l'andamento negativo dei parametri di indicizzazione adoperati.
  La Banca d'Italia ha, inoltre, comunicato che sono ulteriormente in corso ulteriori verifiche sulla piena rispondenza dell'operato di altri intermediari alle indicazioni formulate con la richiamata comunicazione.
  Il Governo si riserva, a seguito delle ulteriori verifiche in corso, di valutare gli adeguati interventi.

  PRESIDENTE. La deputata Galgano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ADRIANA GALGANO. Grazie, sottosegretario, per la sua risposta. Io sono soddisfatta rispetto alle misure delineate dalla Banca d'Italia, ma ancor più soddisfatta del fatto che voi annunciate degli interventi, perché, da quello che lei ha letto, non ci sono i tempi entro i quali questo deve avvenire ed è interesse della ripresa economica che i consumatori possano riavere indietro i soldi ingiustamente versati il più velocemente possibile.
  Poi lei ha citato, nella sua risposta, delle clausole. Per quanto ci riguarda noi riteniamo che delle clausole che si approfittano della forza del contraente, rispetto alla debolezza di un contraente qual è un consumatore che viene a chiedere un mutuo a una banca, dovrebbero essere considerate nulle. Perché questo ? Perché le clausole che pongono un tetto all'Euribor, per esempio, oppure che arrotondano per eccesso, che, quindi, il contraente debole deve accettare, sono profondamente ingiuste. Perché ? Perché se un consumatore contrae un tasso di interesse nominale variabile e, quindi, si assume il rischio – qualunque rischio – che questo tasso possa crescere, noi, invece, dobbiamo tutelare la banca dal fatto che il tasso debba scendere ? È chiaro che c’è una non proporzione tra la condizione del consumatore e la condizione della banca. Perciò, da parte nostra, riteniamo che debba esserci un provvedimento che renda nulle queste clausole. Questo a beneficio di un mercato che opera con regole chiare ed eque.

(Intendimenti in merito al blocco degli scatti stipendiali per i docenti universitari – n. 2-01374)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Pannarale e Scotto n. 2-01374, concernente intendimenti in merito al blocco degli scatti stipendiali per i docenti universitari (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Pannarale se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Sottosegretario Toccafondi, ci occupiamo oggi degli scatti stipendiali dei docenti universitari. Questi ultimi, come le altre categorie del pubblico impiego, nel periodo che va dal 2011 al 2014, hanno contribuito al risanamento dei conti pubblici accettando il blocco degli scatti stipendiali.
  A partire, però, dal 2015, mentre alle altre categorie del comparto pubblico è stato accordato il riconoscimento a fini giuridici degli anni di blocco – e questo è Pag. 4accaduto per docenti delle scuole di vari ordini e gradi, medici delle aziende sanitarie, personale degli enti di ricerca, personale della pubblica amministrazione –, soltanto ai docenti universitari questo blocco è stato reiterato.
  I docenti universitari sono, dunque, gli unici che non hanno ancora ottenuto il riconoscimento giuridico degli anni che vanno dal 2011 al 2014. Si tratta di un atto di chiara disparità di trattamento, che si aggiunge al blocco delle carriere, alla decurtazione degli stipendi medi, al tardivo ingresso in ruolo che, in genere, non avviene mai prima dei quarant'anni e questo determina l'impossibilità di raggiungere per tutta la carriera le classi stipendiali più alte; si aggiunge allo stesso blocco della mobilità interuniversitaria, che, in sostanza, significa impossibilità che la conoscenza possa circolare liberamente come dovrebbe essere.
  Questo iniquo, mancato riconoscimento a fini giuridici di cinque anni di attività lavorativa si traduce, intanto, in un danno economico ingentissimo di natura individuale, naturalmente più grave per giovani docenti, per giovani ricercatori, condiziona tutta la carriera e si trascina sulle stesse pensioni e liquidazioni che sono già soggette a decurtazioni in ragione del passaggio al regime contributivo. Tra l'altro, noi sappiamo che un cospicuo ridimensionamento salariale e, quindi, il contenimento della spesa, che è sempre la ragione suprema che muove tutto questo, è stato già operato dalla legge n. 240 del 2010, che ha cancellato la ricostruzione di carriera nei passaggi di fascia.
  Altra contraddizione che voglio segnalare: la condizione di riconoscimento degli scatti di anzianità sarebbe il risultato della VQR, cioè della valutazione della qualità della ricerca. Il Governo, il Ministero pretende che i docenti accedano alla valutazione della qualità della ricerca, ma questo non ha alcun effetto sul riconoscimento degli scatti e sulla progressione della carriera, che è di fatto bloccata; e, quindi, si traduce, peraltro, in ragione di meccanismi premiali, in una riduzione ulteriore di risorse del Fondo di finanziamento ordinario, peraltro con quella penalizzazione del Mezzogiorno di cui sappiamo molto bene. Stiamo parlando, sottosegretario, di cinque anni di carriera del personale docente universitario che sono stati sostanzialmente cancellati e sono stati cancellati per ragioni di contenimento della spesa pubblica.
  Sono cinque anni di risultati scientifici, di impegno, di passione nella didattica, di lavoro al servizio degli studenti. Peraltro, nonostante il definanziamento, nonostante il blocco del turnover, nonostante le mille disfunzioni del nostro sistema universitario, il nostro Paese che, come sappiamo, è addirittura ultimo dell'area OCSE per ciò che concerne i fondi destinati all'università e alla ricerca è, invece, all'ottavo posto nel mondo per i risultati nella ricerca. È evidente, a questo punto, che è proprio il personale universitario a mantenere alto il livello dei nostri atenei. Questo personale, probabilmente, andrebbe trattato come una ricchezza, andrebbe tutelato, andrebbe riconosciuto, andrebbe valorizzato e, invece, viene mortificato ed utilizzato, come tutta la classe docente in questo Paese, per mere ragioni di cassa.
  Io devo dire che ci vuole – e vado a concludere, sottosegretario – uno sforzo piuttosto fantasioso per comprendere la ragione per cui solo i docenti universitari, nel 2005, hanno visto reiterato il blocco degli scatti stipendiali e soltanto ad essi, a differenza di tutte le altre categorie del comparto del pubblico impiego, è stato negato il riconoscimento, ai fini giuridici, dal 2011 al 2014. Noi riteniamo che debba essere immediatamente garantito il riconoscimento a fini giuridici e, a partire dal gennaio 2015, anche quello a fini economici.
  Peraltro – e questo è un suggerimento che ci siamo permessi di fare in questa interpellanza, ma il Governo ha tutti gli strumenti per individuare le misure adeguate –, quest'ultima misura, cioè quella del riconoscimento ai fini economici a partire dal gennaio 2015, sarebbe persino poco onerosa, prevedendo il riallineamento degli scatti e delle classi stipendiali in sei anni a quelle che sarebbero state le Pag. 5condizioni in assenza di questo blocco, visto che gli stipendi attuali, come sappiamo, sarebbero sensibilmente più bassi rispetto a quelli dei professori e dei ricercatori che vanno in pensione. Noi le chiediamo, sottosegretario, come il Ministero intenda risolvere immediatamente questa grave disparità di trattamento.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Con riferimento all'interpellanza in oggetto, gli onorevoli interpellanti chiedono cosa intenda fare il Ministero relativamente alla problematica degli stipendi dei docenti universitari per consentire agli stessi il recupero, ai fini giuridici, del periodo 2011-2014 e, ai fini economici, dal 1o gennaio 2015. A sostegno di tale richiesta, gli onorevoli interpellanti fanno altresì riferimento al fatto che solamente ai docenti universitari, nell'anno 2015, sia stato reiterato il blocco degli scatti stipendiali e soltanto ad essi, a differenza di altre categorie non contrattualizzate del pubblico impiego, sia stato negato il riconoscimento ai fini giuridici degli anni di blocco 2011-2014.
  In merito a questa ultima asserzione, giova precisare in primo luogo che tale trattamento ha riguardato, tra il personale contrattualizzato, anche le forze militari. Diverso è per il personale contrattualizzato: si vedano, ad esempio, gli insegnanti e gli enti di ricerca, per i quali vige un regime differente per il quale, dal 2015, possono riprendere le procedure negoziali.
  Inoltre, in riferimento alla questione del riconoscimento ai fini giuridici del periodo 2011-2014 ed anche ai fini economici a partire dal 1o gennaio 2015, nonché alla richiesta di intervenire per un riallineamento in sei anni delle classi e degli scatti per recuperare la situazione pregressa, si fa presente che, pur condividendo la preoccupazione e l'impatto che tale blocco ha avuto e avrà soprattutto con riferimento ai più giovani, non si può prescindere da un intervento che sia compatibile con le risorse che ha a disposizione il sistema e che consente, allo stesso tempo, di garantire il graduale sblocco dei limiti al turnover che, in questi anni, ha determinato un'eccessiva riduzione degli organici delle università. In questa direzione il Ministero sta studiando quali possano essere gli opportuni accorgimenti funzionali al raggiungimento di entrambi gli obiettivi di cui sopra. Si tratta di una problematica molto delicata, che oltretutto va attentamente collocata nel quadro complessivo di finanza pubblica. In ogni caso si ricorda che i docenti universitari, a differenza dei dipendenti pubblici contrattualizzati, i cui trattamenti, nel triennio 2011-2013, sono rimasti totalmente bloccati, sono stati destinatari nel medesimo periodo degli incentivi una tantum, da attribuirsi secondo criteri di merito accademico e scientifico, previsti dai decreti ministeriali adottati in attuazione dell'articolo 29, comma 19, della legge n. 240 del 2010.

  PRESIDENTE. La deputata Pannarale ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ANNALISA PANNARALE. Grazie, Presidente. Sottosegretario, devo dire che mi aspettavo quanto meno un po’ di sforzo in più, cioè lei mi ha detto nella sua breve nota che, al momento, non avete alcuna intenzione di risolvere questa disparità evidente e che, diciamo, state ancora pensando a quali accorgimenti prendere per affrontare l'altra annosa questione che è quella del blocco del turnover. A decidere di tutto questo è, come al solito, il contenimento delle spese e quindi la compatibilità finanziaria. Devo dire che una risposta di questo tipo non stupisce; non stupisce, è assolutamente prevedibile e in linea con quelle che sono state le politiche di governo radicalmente sbagliate, dal 2008 in avanti, ma preoccupa, preoccupa ulteriormente perché non c’è più tempo per tirare fuori – mi permetto di dire – Pag. 6il sistema universitario italiano da quella che è una situazione di oggettivo declino in questo momento. In Italia è stato realizzato il più grande disinvestimento nella formazione tra tutti i Paesi dell'area OCSE. Io, sottosegretario, devo ricordare tutti questi elementi perché nella sua risposta non emerge nulla di tutto questo. Nell'università italiana si sta riducendo drammaticamente il numero dei laureati e il numero degli studenti, ne abbiamo persi negli ultimi dieci anni 66.000, il diritto allo studio è costituzionalmente riconosciuto, ma di fatto è soltanto un mero enunciato e ricade esclusivamente ormai sulle spalle degli studenti, per essere precisi per oltre il 42 per cento e ancora – e questo è un altro dato che non ha equivalenti nel settore della pubblica amministrazione – negli ultimi sette anni il nostro sistema universitario ha perso circa 12.000 docenti, cioè stiamo parlando di una espulsione di massa dal sistema universitario e questo a causa delle riduzioni del Fondo di finanziamento ordinario e di quel blocco del turnover al quale voi state ancora pensando e state ancora un po’ immaginando quali possano essere gli accorgimenti. C’è un oggettivo aspetto retributivo – e questo va segnalato – perché questi docenti universitari percepiscono molto meno rispetto ai loro colleghi in Europa ed è e evidente, diciamo così, che per un ricercatore che prende alla fine del mese non più di 1.700 euro la combinazione tra il blocco dei contratti e il blocco degli scatti stipendiali significa una decurtazione assolutamente rilevante del proprio stipendio, che condiziona la vita quotidiana e che impone anche necessariamente delle scelte selettive.
  Peraltro, se non ci fosse il blocco, sottosegretario, sarebbe interessante confrontarsi su questo, oltre diciamo la formula magica del «non ci sono le risorse e non ci sono le compatibilità finanziarie per assumere in maniera definitiva queste scelte». Gli atenei quest'anno avrebbero dovuto corrispondere appunto, se non ci fosse stato questo blocco, più di 350 milioni di retribuzioni, cosa che non faranno, in ragione di questo congelamento. Questo si intreccia con il fatto che, a causa del blocco del turnover, negli ultimi cinque anni più di 10 mila docenti andati in pensione non saranno sostituiti, quindi in sostanza i docenti universitari, non soltanto sopportano scelte inique, ma caricano su di sé anche il peso dei tagli all'università. Dunque, c’è l'aspetto retributivo, c’è l'azione chiaramente discriminatoria rispetto alle altre categorie del pubblico impiego – e francamente, sottosegretario, il fatto che lei venga qui a ricordarmi che nell'ambito delle categorie non contrattualizzate anche le forze militari sono state sottoposte allo stesso trattamento dei docenti universitari non rende meno grave la situazione e meno grave la natura di questo trattamento – e infine c’è una questione di dignità, di mortificazione e di inaccettabile svilimento della funzione della docenza universitaria e aggiungo di tutta l'università. C’è l'idea folle che le spese relative all'università vadano tagliate perché inutili, perché antieconomiche, perché improduttive, persino parassitarie all'interno di una campagna mediatica che da tanti anni trasforma il personale della pubblica amministrazione, in maniera particolare i docenti delle scuole e i docenti dell'università, in fannulloni e perditempo. Un'università che funzioni bene, che sappia formare le intelligenze e le professionalità, che sappia in realtà costruire dei risultati ottimi in maniera capillare nella ricerca e nella didattica e non soltanto un po’ di eccellenze qua e là è un'università che ha bisogno di docenti motivati, di docenti appassionati, di docenti che vedano prospettive e futuro ed è persino banale ricordare a lei sottosegretario questo. Voi ai docenti riservate la precarietà, i tagli economici, l'assenza di prospettiva e invece dovreste prevedere paradossalmente un risarcimento morale, giuridico ed economico per queste persone, visto che vengono rappresentate come categoria parassitaria e, al tempo stesso, percepiscono delle retribuzioni che sono molto più basse rispetto a quelle dei colleghi europei.
  Ho finito, Presidente.

Pag. 7

  PRESIDENTE. Ha ancora tre minuti, non si preoccupi.

  ANNALISA PANNARALE. Attrazione delle intelligenze, società della conoscenza, fuga dei cervelli: questi sono tutti punti che ormai, diciamo così, fanno parte della vostra scaletta, della vostra scaletta buona per i convegni e per le apparizioni televisive, dopodiché restano le compatibilità finanziarie e il contenimento della spesa.
  Sottosegretario, lei si sarà accorto che negli ultimi mesi le università e gli atenei italiani sono stati attraversati da una mobilitazione enorme, da una protesta enorme di tutti i docenti universitari e degli studenti. Questa protesta e questa mobilitazione continuerà, anche perché voi non ve ne state preoccupando, ma c’è una intera classe di docenti in questo Paese che si sta ponendo la responsabilità di un Paese destinato al tracollo, se il Governo non avrà finalmente il coraggio e la responsabilità di modificare delle politiche che sono assolutamente discriminatorie, inique e soprattutto incapaci di farsi carico della crescita collettiva, della crescita reale di un Paese.

(Intendimenti del Governo circa la stabilizzazione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario degli istituti scolastici con contratto di collaborazione coordinata e continuativa – n. 2-01386)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ribaudo ed altri n. 2-01386, concernente intendimenti del Governo circa la stabilizzazione del personale amministrativo, tecnico e ausiliario degli istituti scolastici con contratto di collaborazione coordinata e continuativa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Ribaudo se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCESCO RIBAUDO. Sì, signor Presidente, intendo illustrarla.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per 15 minuti. Prego.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie, Presidente. Sottosegretario, la voglio illustrare perché è necessario, per chi ci ascolta, ancora una volta porre l'accento su questa particolare categoria di lavoratori, perché spesso si parla di lavori socialmente utili e di lavoratori socialmente utili, ma in realtà questi sono una categoria particolare. È necessario fare un breve cenno storico per spiegare da dove provengono: sono lavoratori che erano stati allora impegnati in progetti di lavoro socialmente utile, ai sensi della «legge De Vito» del 1986. Sono lavoratori che, dopo una decina d'anni di lavoro socialmente utile, vengono impegnati in progetti di lavoro socialmente utile negli enti locali, quindi nelle province regionali e in questo caso nelle province di tutta Italia. Poi, con l'entrata in vigore della legge n. 124 del 1999, che prevedeva il trasferimento di tutto il personale ATA che lavorava alle dipendenze delle scuole a qualsiasi titolo anche negli enti locali, i collaboratori scolastici, i bidelli e tutti gli altri dovevano essere trasferiti al MIUR. Così la sorte di questi lavoratori cambia e da lavoratori socialmente utili utilizzati dagli enti locali vengono a diventare lavoratori socialmente utili utilizzati dalle scuole. Cosa fanno nelle scuole ? Nelle scuole svolgono – e parliamo di questa categoria di personale ATA, cioè personale che assiste la segreteria della scuola – una funzione e compiti importanti; sono impegnati in un lavoro che si svolge al fianco degli altri lavoratori di ruolo e che svolgono in maniera esemplare.
  Nel 2001 questi lavoratori vengono contrattualizzati con contratti co.co.co., cioè contratti di collaborazione coordinata e continuativa e parasubordinati. Che significa questo ? Che questi lavoratori dovevano svolgere una funzione e, in qualche modo, un'attività lavorativa. Infatti, attività parasubordinata significa un po’ come i lavoratori autonomi più che come i lavoratori dipendenti. Ebbene, questi lavoratori hanno invece svolto una funzione, un lavoro e una competenza che è di lavoro dipendente, con un profilo Pag. 8di lavoro dipendente, perché hanno osservato l'orario di lavoro come gli altri lavoratori che sono di ruolo nelle scuole e nelle segreterie, perché hanno osservato il rapporto gerarchico con i dirigenti, perché si sono attenuti alle direttive della scuola, perché, come adesso finalmente individua anche una norma dello stesso Jobs Act, si individua il luogo dove lavorano. Ogni giorno questi lavoratori si alzano, come tutti i lavoratori dipendenti, e si recano in un posto fisso, cioè il luogo di lavoro, che è il luogo dove lavorano anche gli altri colleghi.
  Parliamo di questi lavoratori che dal 2001 ad ora, cioè da 16 anni, svolgono questa funzione nelle segreterie delle scuole. Quando si fece il contratto nel 2001, contratto co.co.co., si disse che entro cinque anni questi lavoratori si sarebbero dovuti stabilizzare e per poterli stabilizzare dobbiamo accantonare dei posti che mano a mano si renderanno liberi nelle scuole. Quindi, l'accantonamento dei posti serve poi a stabilizzare questi lavoratori. E così è avvenuto fino al 2013-2014. Quindi, noi fino al 31 dicembre 2014 avevamo tutti i posti disponibili per potere anche stabilizzare perché erano stati accantonati e questo accantonamento non era un fatto solo di riserva; questo accantonamento consentiva ogni anno al MIUR di coprire lo stanziamento di spesa per questi lavoratori. Quindi, erano posti vuoti, che avevano una dotazione di spesa, e questi lavoratori erano impegnati lì. Dunque, capite la differenza sottile che c’è fra questo tipo di precariato, fra questo numero limitato di precari, dato che parliamo di circa 900 precari, e gli altri precari. Questi sono precari particolari, perché hanno un posto accantonato, svolgono una funzione di istituto nelle scuole e viene rinnovato loro il contratto anno per anno – dal 2001 e dopo, decorsi cinque anni, dal 2006 anno per anno – e ogni anno secondo l'anno solare e non secondo l'anno scolastico, chiaramente per ragioni di finanziamento di spese.
  Quindi, ci troviamo dopo 16 anni ad avere questi lavoratori. O, meglio, lo Stato si trova ! Io dico che lo Stato si trova, dopo 16 anni, ad avere questi lavoratori, che per 16 anni hanno avuto un rapporto di lavoro che, a mio avviso, è illegittimo, perché quello è un rapporto di lavoro dipendente e non un rapporto di lavoro coordinato e continuativo e adesso, finalmente, si pone il problema e si pone seriamente. Ma lo ha posto questo Parlamento, innanzitutto, perché ha approvato il Job Acts, perché ha detto «basta con i contratti di lavoro, con dati camuffati del lavoro autonomo quando, invece, si tratta di lavoro dipendente». Abbiamo detto «basta» e abbiamo fatto bene ed è coerenza e linearità perché sappiamo che cosa significa co.co.co.; un rapporto co.co.co. e le prerogative di un rapporto di lavoro dipendente rispetto a un rapporto di lavoro autonomo. Abbiamo stabilito anche che da gennaio 2016 non dovevano esistere più. Poi, si è perso tempo nell'applicazione, ma già a febbraio 2016 finalmente con una circolare del Ministero del lavoro si dice che a partire da gennaio 2017 neanche le pubbliche amministrazioni possono mantenere rapporti di lavoro coordinato e continuativo.
  Quindi, a questo punto il problema è tutto, come dire, nelle mani del Governo. Cosa fa il Governo di questi lavoratori ? Abbiamo i posti liberi in pianta organica, la spesa in qualche modo consolidata, storica, accantonata. Forse non abbiamo tutti i posti, perché è stato fatto un errore qualche anno fa, laddove sono stati tagliati 2 mila posti. È stato fatto un errore laddove con la legge n. 107 del 2015, cioè con la famosa riforma dell'autonomia scolastica, e guarda caso non abbiamo considerato questo pezzo che riguarda il personale ATA e, quindi, l'organizzazione. Come si può pensare ad un'autonomia scolastica piena senza avere delle strutture burocratiche che ti assistono e che funzionano ? Si è fatta una cosa importante: l'assunzione di 150 mila lavoratori, ma 150 mila lavoratori in più nell'organico scolastico comportano sicuramente un impegno gestionale, un impegno amministrativo, un impegno di struttura e di supporto in più. Abbiamo tagliato 2 mila posti – 2 mila posti ! – di personale ATA. So – è notizia di ieri – che c’è stato un confronto sindacale Pag. 9e so che il Ministero sta rivedendo questa posizione e quindi recuperare questi posti diventa anche importante al fine di arrivare poi ad una stabilizzazione di quel personale precario che abbiamo in questo modo.
  Ma io dico una cosa in più e poi mi fermo, attendendo la risposta del Ministro (ma ho tante altre cose da dire). Questa stabilizzazione o questa immissione in ruolo di questi dipendenti non è qualcosa che dovrà essere fatta perché, come dire, li attenzioniamo particolarmente perché questa categoria è più bella. Ce lo dice la legge e, laddove noi non volessimo applicare la legge, ce lo dice la magistratura, nel senso che abbiamo già sentenze della Corte europea, sentenze di TAR siciliani, sentenze di giudici del lavoro di tutte le regioni italiane e, nel caso specifico, abbiamo un'aggravante in più, perché abbiamo detto, in questo Parlamento, che questi contratti per legge non sono validi. Quindi, siamo costretti a farlo, ma io credo che sia giusto e sia un riconoscimento del diritto farlo, e farlo anche subito.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Gabriele Toccafondi, ha facoltà di rispondere.

  GABRIELE TOCCAFONDI, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Grazie, Presidente. Come è noto, l'utilizzo presso le istituzioni scolastiche di lavoratori socialmente utili in luogo degli assistenti amministrativi avviene per effetto, come è stato ricordato, di quanto disposto dalla legge n. 124 del 1999 e, in particolare, dall'articolo 8, che ha previsto il trasferimento del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario ATA degli enti locali alle dipendenze dello Stato.
  Giova ricordare che, alla data del 25 maggio 1999, data di entrata in vigore della citata legge, gli enti locali davano attuazione ai compiti propri del personale scolastico ATA in parte mediante personale dipendente e in parte mediante i contratti di servizio con soggetti privati o con personale impegnato in progetti di lavoro socialmente utile. A seguito dell'entrata in vigore della legge n. 124, con decreto ministeriale n. 184 del 23 luglio 1999, lo Stato è subentrato nei contratti stipulati dagli enti locali assumendo il personale dipendente dagli enti stessi. Alcuni comuni assicuravano i servizi tipici degli assistenti amministrativi non con personale dipendente bensì con soggetti impegnati in progetti di lavoro socialmente utile. A questi ultimi lo Stato, con decreto interministeriale n. 66 del 2001, ha offerto contratti di collaborazione coordinata e continuativa, poi prorogati ininterrottamente sino ad oggi grazie allo stanziamento di appositi finanziamenti.
  Posto ciò, in merito alla questione rappresentata dall'onorevole interpellante circa la stabilizzazione dei soggetti titolari di contratti co.co.co. con le scuole, si evidenzia che l'eventuale assunzione nei ruoli del personale statale rientra nel discorso più generale della stabilizzazione dei soggetti che, sebbene non siano dipendenti da enti pubblici, da anni svolgono comunque servizio presso le amministrazioni dello Stato e le amministrazioni locali. Al riguardo sarà quindi cura ed è, quindi, cura del Ministero rappresentare la situazione in cui versano i soggetti titolari di co.co.co. presso le istituzioni scolastiche agli altri Ministeri interessati competenti, in particolare al Ministero della funzione pubblica e al Ministero del lavoro. Ciò detto si assicura sin d'ora la volontà di intervenire sul trattamento economico dei co.co.co. ad oggi bloccato all'importo lordo in essere alla data del 1999. Anzi, negli anni passati si è verificata, per vari motivi, una riduzione dell'importo netto corrisposto. A questo proposito il Ministero sta effettuando approfondimenti volti a definire il miglior modo di procedere al fine di poter riconoscere un adeguamento del compenso stesso.

  PRESIDENTE. Il deputato Ribaudo ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FRANCESCO RIBAUDO. Grazie Presidente, grazie sottosegretario. Colgo solo un Pag. 10elemento che il Governo sta valutando della questione precari. Evidentemente la questione precari riguarda tutta la pubblica amministrazione. Oggi non solo io ma i quaranta parlamentari sottoscrittori dell'interpellanza urgente hanno posto l'attenzione su questa particolare categoria di lavoratori perché, come ho detto prima, abbiamo sacche di precariato – nel meridione ce ne sono tante – ma la specificità di questo migliaio di lavoratori andava rilevato perché, laddove abbiamo il precariato, non è automatico che abbiamo posti vuoti nelle piante organiche, non è automatico che la pubblica amministrazione possa impegnarli o utilizzarli perché ne è previsto l'organico. In questo caso, invece, Presidente, non solo ci sono posti vuoti ma sono stati accantonati. Lei questo non lo dice nella sua risposta ma con la legge n. 124 e poi col decreto interministeriale n. 66 del 2001 è fissato proprio questo obiettivo: accantoniamo mano mano i posti che si rendono liberi perché dobbiamo procedere, entro cinque anni, perché è giusto che uno Stato preveda poi uno sbocco finale. Tale sbocco finale in questi anni, invece, è stato completamente abbandonato. Ma nel frattempo che cosa è avvenuto mentre durava questa fase di precariato ? È avvenuto che è entrata in vigore la legge n. 107, adesso è entrato in vigore il Jobs Act e con quest'ultimo sono stati previsti i decreti legislativi e il decreto n. 81 che, specificamente all'articolo 2 e all'articolo 54, prevede le forme di fuoriuscita. Sottosegretario, questa è una cosa importantissima e delicata che forse non è stata presa in seria considerazione perché questa importante competenza passa dal Ministero della funzione pubblica al Ministero del lavoro cioè il controllo, la verifica, il potere di seguire questi procedimenti di trasformazione dei contratti passa al Ministero del lavoro tant’è che il Ministero del lavoro, a gennaio, finalmente emana una circolare che in qualche modo è pedissequa rispetto alle stesso decreto n. 81 e cosa dice ? Tu lo devi fare, tu datore di lavoro devi trasformare i contratti – in una prima fase non distinguendo pubblici o privati ma è ovvio che se ci riferiamo, se lo chiediamo ai datori di lavoro privati a maggior ragione figuratevi se non lo dobbiamo fare col pubblico – e dice anche una cosa importante che è stata sottovalutata e che non deve essere tenuta distante da questo ragionamento.
  Dice: se tu fai la trasformazione dei contratti prima della scadenza, questa trasformazione dei contratti ti vale come conciliazione cioè a dire io ammetto che la situazione è stata quella che è stata, però concilio, ti trasformo il contratto, ti riconosco un diritto e la conciliazione in qualche modo cancella tutte le pretese precedenti. Questo è importante. Lo sapete perché è importante ? Perché novecento lavoratori, uno per uno, hanno già fatto il ricorso al giudice del lavoro. Voglio vedere quale giudice del lavoro non riconoscerà questa trasformazione di contratto e voglio vedere quanto costerà quando dovremo riconoscere a questi lavoratori, dal 2001 a oggi, il rapporto di lavoro dipendente, la differenza contrattuale e tutto quanto.
  E poi, scusatemi, se lo Stato ha detto che non devono esistere più questi contratti e se lo Stato riconosce questo, perché non lo dobbiamo fare e perché non lo dobbiamo fare prima ? Perché come al solito dobbiamo aspettare la sentenza del giudice, che ci sia un giudice che verrà a dirci di farlo. Lo sappiamo, ormai questo Parlamento l'ha sperimentato. laddove il Parlamento e il Governo non hanno il coraggio di decidere poi arriva la magistratura che decide per noi, ahimè, decide e fa legge e poi non ci dobbiamo lamentare di questo. In questo caso potremmo incorrere nell'assenza, nella mancanza di un intervento prima della scadenza perché questi contratti adesso hanno una scadenza legata all'anno solare e non all'anno scolastico, quindi durano fino al 31 dicembre. Ma si potrebbero avviare le procedure ora e avviare le procedure non significa stabilizzare. Conosco l'articolo 97 della Costituzione in base al quale l'assunzione va fatta tramite concorso: benissimo, avviamo le procedure. Nella mia proposta di legge già presentata nel 2013 dicevo il MIUR, il Ministero dell'istruzione, Pag. 11con proprio decreto, stabilisce criteri e modalità. Ma lo Stato, il Governo, può stabilire criteri e modalità per situazioni che sono diverse una dall'altra e in questo caso questa categoria presenta una diversità. Persino il Presidente della Repubblica ha fatto questo ragionamento con il personale precario qualche mese fa. Allora qui dobbiamo avere il coraggio di prendere decisioni, di applicare le norme e avere il coraggio di affrontare con lealtà e dignità una questione che ormai si trascina da anni e sarebbe veramente sbagliato subire le sentenze perché il Governo non ha il coraggio di affrontare la questione, magari perché in questa fase ci sono tanti precari ahimè e tutti avrebbero diritto, per carità, e tutti dovremmo tendere a cercare soluzioni. Ma questa situazione è una situazione che ormai ha una scadenza prossima e, diciamo, siamo costretti nel binario di arrivare al 31 dicembre con delle soluzioni. E mi dispiace che qualche giorno fa in quest'Aula il sottosegretario – non lei, la sua collega sottosegretaria D'Onghia – non abbia neanche preso in considerazione l'ordine del giorno che chiedeva semplicemente questo: guardate, avete una scadenza al 31 dicembre, cosa intendete fare ? Impegnatevi a verificare. No, neanche quello. E io mi rendo conto che oggi il problema non è solo del MIUR perché la materia è come ripartita tra i tre Ministeri: il Ministero del lavoro, il Ministero della semplificazione e della pubblica amministrazione, dove adesso c’è la Madia, e il MIUR ma anche il MEF in qualche modo. Quindi è una questione che riguarda tutto il Governo, una decisione che deve assumere il Governo. Da questo punto di vista immagino che il Governo non vorrà girarsi dall'altra parte, soprattutto i componenti di questo Governo che oggi sono al Governo ma che ieri erano all'opposizione. Mi riferisco alla Ministra Madia, mi riferisco alla sottosegretaria Bellanova che firmavano bellissime interrogazioni e risoluzioni in materia in cui chiedevano la stabilizzazione di questi lavoratori: lo facevano nel 2012, lo facevano nel 2013 con atti parlamentari che sono rinvenibili. Presidente, tramite lei, farò avere al sottosegretario Toccafondi, se possibile, anche le copie delle richieste che quei membri del Governo avanzavano: sono le stesse che sto dicendo stamattina io. Dunque capite bene che c’è un problema anche di coerenza, c’è un problema di credibilità della politica. Infatti, se oggi la politica perde credibilità, è perché le cose che diciamo in un dato momento storico o che diciamo quando ci troviamo da una parte, poi non le facciamo o non le realizziamo quando ci troviamo dall'altra parte. Questo è uno degli elementi: poi la corruzione, lo sappiamo, poi, il cambio di casacche. Ce ne sono tanti, ma la coerenza, secondo me, è un pilastro fondamentale per chi fa politica e la coerenza non si riferisce solo al fatto di andare, di fare, come dire, di stare in un partito, di essere coerentemente allineato al partito. La coerenza si riferisce al fatto che quello che uno propone, le idee che uno ha le metta in campo, le proponga, le proponga al suo elettorato in campagna elettorale e poi debba portarle avanti. Allora, se mentre eravamo all'opposizione ritenevamo che questi lavoratori andavano stabilizzati, perché era giusto, perché era il riconoscimento che era giusto fare per questi lavoratori, adesso non possiamo cambiare casacca e dire: «No», «Forse» o «Ci sono problemi di spesa». Dobbiamo essere lineari. Adesso abbiamo le leve del comando per poterlo fare.
  È un problema serio di credibilità e non possiamo perdere la credibilità. Non la perde solo personalmente la Ministra Madia, che lo aveva fatto con un'interrogazione, o gli altri componenti in quanto questi fanno parte del Partito Democratico, ma la perde anche il Partito Democratico, di cui faccio parte. Quindi, per me è un problema anche di appartenenza politica e di principio politico. Guai a continuare a fare discorsi di maniera e poi non essere concreti. Io mi batterò per questo e mi auguro che in questi giorni – un minuto e concludo, Presidente – il tavolo già avviato con le organizzazioni, ma anche il tavolo con gli altri Ministeri, portino a trovare delle soluzioni. Infatti, in questo caso noi faremmo alcune cose Pag. 12importanti: riconosceremmo dignità e diritti a lavoratori che li chiedono da sedici anni, avremmo anche la possibilità di affermare un principio di correttezza e di credibilità della politica e delle cose che – ripeto – abbiamo detto, ma raggiungeremmo anche un altro obiettivo di interesse dello Stato. Soccombere alle sentenze che arriveranno nei prossimi mesi – io non l'ho detto, ma una è andata già in giudizio e il giudice in questi giorni farà uscire la sentenza –, soccombere a 900 sentenze di quel tipo significa mettere in seria discussione anche i conti del MIUR. Quindi, c’è un interesse anche dello Stato. Quindi, diamo dignità e diritti ai lavoratori, ma, nel contempo, cerchiamo di evitare di soccombere a un aggravio di spesa per la pubblica amministrazione.

(Elementi e iniziative in ordine alla revisione dei livelli essenziali di assistenza – n. 2-01381)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Monchiero n. 2-01381, concernente elementi e iniziative in ordine alla revisione dei livelli essenziali di assistenza (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Giovanni Monchiero se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Interviene ? Prego, ha 15 minuti.

  GIOVANNI MONCHIERO. Grazie, Presidente. Sarò brevissimo, perché il quesito è di una semplicità estrema: a che punto è l'iter del decreto sui LEA ? Voglio solo richiamare due concetti fondamentali. Il primo è l'importanza del decreto sui LEA. Il decreto sui LEA, a suo tempo, rappresentò una evoluzione nel rapporto fra la pubblica amministrazione e i cittadini per quanto attiene l'esercizio concreto del diritto sancito dall'articolo 32 della Costituzione. Per la prima volta il Governo si assunse la responsabilità di dire quali erano le prestazioni che il Servizio sanitario nazionale avrebbe garantito a tutti gli utenti indistintamente. È un elenco molto complesso, molto dettagliato, comprende migliaia di atti, di prestazioni, di materiali, di protesi. Questo decreto, però, risale al 2001, è vecchissimo. C’è stato qualche tentativo di correzione negli anni, oggi deve essere superato. Quindi, è con attesa che il mondo della sanità spera che questo iter finalmente si concluda.
   Ma c’è un problema: riconoscere nuovi LEA comporterà inevitabilmente un aggravio di costi per il sistema sanitario. L'ultima legge di stabilità prevede che per quest'anno vengano stanziati 800 milioni di euro. Personalmente temo che questa stima sia stata leggermente sottovalutata e che questa sia la ragione per la quale il Ministero dell'economia e delle finanze tentenna nel dare il proprio parere favorevole. Naturalmente spero di essere smentito dalla risposta che attendo dal sottosegretario.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Vito De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. La risposta è molto sintetica, confermando ovviamente, nella risposta, le preoccupazioni e anche le aspettative di questo provvedimento, che sono state indicate nell'interpellanza dell'onorevole Monchiero. Come è stato riportato proprio nel testo dell'atto parlamentare che è in esame, confermo che lo stato dell'iter di approvazione di questo DPCM di aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza è attualmente proprio quello indicato ultimamente dal Ministero della salute nel corso di un'audizione che si è tenuta il 3 maggio scorso presso la XII Commissione del Senato, da parte del Ministro Lorenzin.
  In particolare, in quell'audizione veniva riferito – e io confermo ancora oggi – che il confronto con il Ministero dell'economia e delle finanze per la valutazione dell'impatto economico del provvedimento è ancora in corso. La verifica finanziaria – aggiungo – è stata particolarmente complessa perché, come è noto, anche per la Pag. 13sua esperienza precedente a quella parlamentare, all'onorevole Monchiero, la situazione del Paese si presentava diversificata in termini di erogazione storica dei livelli essenziali di assistenza e, quindi, riallineare il calcolo reale dei costi con i nuovi livelli essenziali di assistenza è assolutamente decisivo e importante proprio ai fini della sostenibilità dell'impatto finanziario.
  Assicuro l'onorevole Monchiero che il Ministero della salute quotidianamente sta sollecitando e sta incidendo, anche in termini di tempi, nell'approvazione e nella definizione di questa istruttoria finanziaria, che speriamo veramente si concluda nelle prossime settimane. A seguito, quindi, di questa concertazione tecnica con il Ministero dell'economia e delle finanze, lo schema del provvedimento sarà trasmesso alla Conferenza Stato-regioni e sarà anche oggetto di una valutazione e di un parere delle Commissioni parlamentari, com’è noto, da procedura approvata per norma.

  PRESIDENTE. Il deputato Monchiero ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIOVANNI MONCHIERO. In gran parte sì, perché riconosco, ma del resto non ho mai dubitato, l'impegno personale del sottosegretario De Filippo o quello del Ministero della salute su questo tema. Vorrei solo richiamare per un attimo, però, un concetto espresso prima dal collega Ribaudo ed è quello della coerenza fra i principi che affermiamo e la loro concreta realizzazione. È chiaro che il decreto sui LEA è una sfida importantissima a questo principio di coerenza e richiede uno sforzo di precisione e di assunzione di responsabilità.
  Convengo con il sottosegretario De Filippo – mi fa anche piacere che abbia ricordato questo aspetto – sul fatto che l'esercizio effettivo dei LEA nel nostro Paese dipende non solo dalla sua previsione normativa, ma dipende anche dalla concreta attuazione che, nelle varie regioni, viene data a questo decreto, sulla base della capacità organizzativa di queste regioni e dei loro enti strumentali, in particolare ASL e aziende ospedaliere. Però, questo è un problema in più perché rende difficile calcolare anche l'impatto economico di un'iniziativa che afferma un principio, ma se poi, per ragioni anche solo organizzative, questo principio viene disatteso, è chiaro che l'impatto economico conseguente varierà poi da regione a regione.
  Io credo che siano da apprezzare gli sforzi fatti per migliorare la capacità tecnica nel formulare questa previsione, che, però, questi sforzi debbano anche essere accompagnati da una più chiara e trasparente assunzione di responsabilità. Infatti, se da questa verifica tecnica verrà confermato che l'incremento di spesa non è contenuto nel limite previsto dalla vigente legge di stabilità, delle due l'una, o si riduce l'elenco dei LEA o si aumenta lo stanziamento. Questa è la sfida che ci attende, signor sottosegretario. Spero che il Governo la voglia assumere in piena trasparenza.

(Iniziative volte a chiarire l'ambito applicativo dei contratti di lavoro flessibile nelle pubbliche amministrazioni, alla luce dell'esternalizzazione di alcuni servizi didattici da parte dell'istituto musicale «Giorgio Balmas» di Rivoli, in provincia di Torino – n. 2-01387)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Della Valle ed altri n. 2-01387, concernente iniziative volte a chiarire l'ambito applicativo dei contratti di lavoro flessibile nelle pubbliche amministrazioni, alla luce dell'esternalizzazione di alcuni servizi didattici da parte dell'istituto musicale «Giorgio Balmas» di Rivoli, in provincia di Torino (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Ivan Della Valle se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ne ha facoltà per quindici minuti.

  IVAN DELLA VALLE. Grazie, Presidente. Intervengo, interpellando il Governo Pag. 14su recenti accadimenti legati all'istituto musicale del comune di Rivoli, in provincia di Torino. La questione è di carattere comunale, ma ha ripercussioni in tutto il Paese ed è bene che il Governo si pronunci poiché è in gioco l'interpretazione di una legge molto pubblicizzata, il Jobs Act. Venendo al punto, l'istituto musicale, per il periodo 2012-2017, ha istituito dei contratti di collaborazione a progetto (co.co.co.) con il personale docente ed esterno. Il presidente dell'istituto qualche settimana fa ha comunicato un cambio di rotta: dal 2016 il servizio sarà esternalizzato, perché – riporto proprio quello che è scritto nel verbale del consiglio d'amministrazione – «preso atto che la nuova disciplina sui contratti di lavoro ha dettato norme più limitative e vincolanti in materia di incarichi e collaborazioni, e che quindi non è più possibile avvalersi di tale formula contrattuale per incarichi, docenti e collaboratori».
  A seguito di questa dichiarazione, gli stessi docenti e i cittadini di Rivoli hanno interpellato l'Amministrazione comunale, che però non ha dato una lettura diversa. Ecco come si è pronunciato il sindaco: «la scelta di non rinnovare i contratti co.co.co. dei docenti non è una scelta politica, ma una decisione derivante dagli obblighi normativi del Jobs Act. La diretta conseguenza di questi obblighi è quella di procedere all'esternalizzazione della sezione didattica attraverso la formula della concessione, conservando la titolarità della sezione concertistica.»
  Ecco, io pensavo che col Jobs Act eliminassimo questi contratti co.co.co. e co.co.pro. per andare verso dei contratti che tutelassero di più i lavoratori, magari passando ad un contratto a tutele crescenti, visto che questi lavoratori si erano visti riconfermare questi contratti a progetto, questi co.co.co., per 3-4 anni; magari, pensavo, visto anche quello che dice sempre il vostro Premier quando va a fare pubblicità in televisione, che questo avrebbe tutelato maggiormente i lavoratori e non che con questa nuova legge si andasse a esternalizzare o, ancora più bello, magari «privatizzare», un servizio comunale e lasciare a casa trenta persone a cui, da quattro anni, venivano consecutivamente rinnovati questi contratti.
  Ma cosa dice davvero il Jobs Act ? Prendiamo l'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo del 15 giugno 2015, n. 81: «fino al completo riordino della disciplina dell'utilizzo dei contratti di lavoro flessibile da parte delle pubbliche amministrazioni, la disposizione di cui al comma 1 non trova applicazione nei confronti delle medesime. Dal 1o gennaio 2017 è comunque fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di stipulare i contratti di collaborazione di cui al comma 1.» Cosa capiamo da questo testo ? Che al fine di dar tempo alla pubblica amministrazione di riordinare la gestione dei contratti di lavoro, alla stessa pubblica amministrazione è concesso di operare i contratti a progetto fino e non oltre gennaio 2017. Quindi è stato dato il tempo e quindi, si dice, in questa norma, proprio aspettando un riordino, magari il Governo emette delle direttive, emette dei decreti attuativi che vanno magari a sopperire a questa mancanza di questi tipi di contratti, dando delle istruzioni alla pubblica amministrazione, magari con dei contratti diversi o sollecitando, invece, l'assunzione, magari con un contratto diverso, di queste persone; e quindi dice: le pubbliche amministrazioni la applichino dal 1o gennaio 2017, fino a quel momento possono – possono ! – continuare con i contratti in essere. Allora, delle due l'una: o è una scelta politica di questo sindaco, che vuole privatizzare, oppure non so, non mi sembra che a oggi siamo già nel 2017.
  Per quale motivo, allora, sia il presidente dell'istituto musicale, che il sindaco, hanno sostenuto che non sia oggi possibile rinnovare questi contratti ?
  Prima di portare la questione in Parlamento, abbiamo provato a dialogare con i diretti interessati e dopo qualche giorno abbiamo avuto una risposta dal Segretario generale di Rivoli, che non ci aspettavamo. Riporto le sue parole: il divieto previsto dall'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo, a nostro avviso, eludeva il precetto normativo, qualunque stipulazione di contratti Pag. 15co.co.co. a partire dall'entrata in vigore della suddetta norma. L'Amministrazione di Rivoli sostiene quindi che, già a partire dall'entrata in vigore del Jobs Act, non è più possibile per la pubblica amministrazione istituire contratti co.co.co.; chi lo fa ha un comportamento elusivo.
  Prima sostenevo che la questione ha una ripercussione nazionale. Vogliamo immaginare quante pubbliche amministrazioni nel pieno rispetto della legge hanno sino ad oggi stipulato e continueranno a stipulare sino al 1o gennaio 2017 contratti co.co.co. ? Hanno, tutti questi enti, un comportamento elusivo nei confronti della legge ? A parere mio e a parere di chi è stato duramente colpito da queste dichiarazioni, sia l'amministrazione che l'istituto hanno male interpretato la norma, imponendosi limiti che, in realtà, non sono previsti.
  A tutto questo si aggiunge la questione: il contratto di lavoro di un docente è spesso legato all'anno scolastico e, quindi, copre due anni solari. Nel nostro caso parliamo di contratti che devono essere avviati nel corso del 2016 per poi protrarsi sino al 2017 o, come è già avvenuto, per un quinquennio. Quale dovrebbe essere la lettura della norma da parte di una amministrazione ?
  Vorrei, dunque, riassumere le mie richieste al Governo. È ancora possibile per la pubblica amministrazione avviare o rinnovare dei contratti co.co.co. sino a gennaio 2017 ? È possibile che questi contratti, avviati nel corso del 2016, si possano protrarre sino alla loro scadenza naturale e, quindi, oltre il 1o gennaio 2017 ? È da considerarsi un comportamento elusivo nei confronti della legge la scelta di continuare a stipulare contratti co.co.co. da parte della pubblica amministrazione ? Vorrei chiedere, poi, al rappresentante del Governo se sia di soddisfatto di questa norma, dati i suoi effetti. Come il comune di Rivoli, tante altre amministrazioni dovranno esternalizzare il servizio, o meglio privatizzare. Cosa succederà, in tal caso, all'istituto musicale di Rivoli ? Siamo sicuri che l'eccellenza provata da curriculum emerito della classe docente sarà adeguatamente rimpiazzata dalla gestione di una cooperativa, di un'associazione ? Quindi, privatizziamo e qui cooperative, associazioni, il Sindaco dice che non è una scelta politica, siamo sicuri ? Siamo sicuri che poi non sia la scusa per dare in mano ad un istituto comunale, magari, ad una associazione amica, a cooperative che abbiamo visto, le solite, che portano magari pacchetti di voti, consenso ? Quindi usiamo la scusa del Jobs Act, usiamo la scusa di non poter sistemare queste persone che sono anni che lavorano in questo istituto; non sappiamo neanche leggere o interpretare adeguatamente una norma, che, secondo noi, nello spirito del legislatore era «se e quando verranno tolti questi contratti a progetto» e per tutelare maggiormente questi lavoratori, quindi magari metterli in un contratto a tutele crescenti, visto che non si può più continuare a parlare – dopo quattro anni di seguito che vengono rinnovati – di collaboratori esterni o temporanei. Dopo quattro anni che continuano a fare il loro lavoro consecutivamente, forse si può parlare di fare loro un contratto diverso, non privatizzare e dare, magari, in mano a qualche associazione amica o a qualche cooperativa amica il servizio.
  Chiudo il mio intervento e chiedo un serio impegno al Governo nella diffusione di informazioni chiare per la pubblica amministrazione, di modo che non si perdano, come nel caso di Rivoli, dei veri patrimoni cittadini.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato Vito De Filippo ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie, Presidente. Rispondo sulla base dell'istruttoria fatta dal Ministero del lavoro e le politiche sociali.
  L'onorevole Della Valle, con il presente atto parlamentare, chiede di conoscere quali iniziative il Governo intenda assumere per definire la portata dell'articolo 2, comma 4, del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81, che disciplina l'utilizzo dei Pag. 16contratti di lavoro flessibile nella pubblica amministrazione.
  Al riguardo occorre evidenziare che, ai sensi dell'articolo 2, comma 4, primo periodo, del decreto legislativo n. 81 del 2015, alle pubbliche amministrazioni non si applica la nuova disciplina dei rapporti di collaborazione coordinata e continuativa introdotta dall'articolo 2, comma 1, del medesimo decreto legislativo. Questa esclusione è giustificata essenzialmente dalla necessità di giungere, nel settore pubblico, al completo riordino della disciplina dei contratti di lavoro flessibile. In ogni caso, si stabilisce che, dal 1o gennaio 2017, è fatto divieto alle pubbliche amministrazioni di stipulare i contratti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro esclusivamente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente, anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro.
  Occorre, peraltro, tenere presente – aggiunge il Ministero del lavoro – che il decreto legislativo n. 81 del 2015 non esclude tout court la possibilità di stipulare legittimi contratti di collaborazione coordinata e continuativa ed è, quindi, possibile lo svolgimento di collaborazioni che non abbiano gli indici, di cui all'articolo 2, comma 1, del decreto legislativo n. 81 del 2015. Questa disposizione, infatti, stabilisce che trova applicazione la disciplina sul lavoro subordinato quando le collaborazioni si presentino, appunto, esclusivamente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente, anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro.
  Faccio presente, infine, che la legge n. 124 del 2015, recante deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, prevede quale criterio di delega la disciplina delle forme di lavoro flessibile, con individuazione di limitate e tassative fattispecie caratterizzate dalla compatibilità con la peculiarità del rapporto di lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche e con le esigenze organizzative e funzionali di quest'ultime. Questo è il dettato della delega di cui alla legge n. 124 del 2015. Pertanto – conclude l'istruttoria –, nel decreto in corso di elaborazione, il Governo valuterà l'opportunità di prevedere eventuali forme di utilizzo dei contratti di lavoro autonomo da parte della pubblica amministrazione.

  PRESIDENTE. Il deputato Della Valle ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  IVAN DELLA VALLE. Grazie, Presidente. Sì, direi che sono soddisfatto, perché non è stato fatto altro che ribadire quello che dice la norma e il fatto che, probabilmente, né il sindaco né la pubblica amministrazione hanno saputo neanche, forse, leggere quello che c'era scritto. Infatti, confermiamo che si possono fare questi contratti ad oggi: fino al gennaio 2017 possono essere fatti questi contratti ed è proprio permesso questo perché si sta aspettando un sostanziale riordino. Quindi, possiamo tenere questi docenti da oggi fino al 2017, a totale scadenza, quindi, per l'anno scolastico 2016-2017 e, poi, probabilmente, nel riordino e nelle nuove direttive che farà il Governo è possibile che ci siano delle nuove tipologie di contratti e che, quindi, si possa continuare ad avere una continuità nella gestione di questo istituto musicale e nella gestione dei corsi.
  Anche perché cambiare a cinquecento bambini un insegnante di musica per andare ad esternalizzare il servizio a delle associazioni o delle cooperative che non sappiamo neanche quali tipi di competenza, poi, abbiano al loro interno come docenti sarebbe un po’ un fallimento e rischierebbe, quindi, di abbassare il servizio ai cittadini, invece di continuare con questa eccellenza.
  Quindi, mi ritengo sostanzialmente soddisfatto e spero che queste cose che sono state dette vengano anche pubblicizzata in maniera opportuna e vengano trasmesse a tutte le pubbliche amministrazioni locali, perché, come il comune di Rivoli, in questi giorni, molti altri comuni mi hanno contattato verificando questa interpellanza, Pag. 17dicendo che anche loro devono capire bene come comportarsi, perché hanno degli enti comunali come l'Istituto musicale o come altri e devono capire che tipi di rapporti devono mantenere con questi lavoratori.

(Intendimenti del Governo in merito all'impugnazione, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, della legge regionale della Campania n. 15 del 2016 relativa alla procedura di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie – n. 2-01388)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Colonnese ed altri n. 2-01388, concernente intendimenti del Governo in merito all'impugnazione, ai sensi dell'articolo 127 della Costituzione, della legge regionale della Campania n. 15 del 2016 relativa alla procedura di nomina dei direttori generali delle aziende sanitarie (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Colonnese se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ha quindici minuti per illustrare la sua interpellanza. Prego.

  VEGA COLONNESE. Grazie, Presidente. Siamo dinnanzi all'ennesimo, enorme atto di scorrettezza istituzionale, un evidente spregio delle istituzioni ed una scorrettezza che il presidente della regione Campania e la sua maggioranza rivolgono ai cittadini.
  Sappiamo da sempre che questo sistema è inquinato dalla lottizzazione politica, se non addirittura da un vero e proprio scambio politico-mafioso, ma con questo atto De Luca ha davvero passato la misura. Mettere le mani sulla sanità vuol dire mettere le mani sulla vita delle persone, vuol dire decidere la discrezionalità di cura che tiene conto solo del portafoglio. Si sta tentando di togliere definitivamente alla Campania la speranza di poter avere un sistema sanitario che funzioni e un'assistenza sanitaria degna di questo nome. Si sta tentando di mettere sotto i piedi il diritto dei cittadini campani di avere un'assistenza sanitaria, perché lo sfacelo della sanità campana non è il frutto di una casualità: è principalmente il frutto di una cattiva, pessima gestione dovuta a manager incompetenti e legati a doppio filo alle clientele della politica, a reparti fotocopia per piazzare i primari amici dei politici (523 in più ne ha contati la Corte dei Conti, con un danno erariale di 16 milioni di euro), all'assegnazione degli appalti che puzzano di camorra, come sta venendo fuori anche per l'ospedale Cardarelli, dove le recenti rivelazioni del boss Antonio Iovine sugli appalti aggiudicati ai Casalesi dovrebbero, quanto meno, spingere il Governo a mettere a disposizione della magistratura un supporto tecnico e di raccordo con le prefetture. Il MoVimento 5 Stelle ha chiesto una commissione d'inchiesta speciale che vigili sugli appalti della sanità, ma finora la proposta è stata fatta cadere nel vuoto.
  Non dimentichiamoci che De Luca è governatore della regione Campania grazie alla sentenza del giudice Anna Scognamiglio, che lo ha salvato dalla «legge Severino», che ha emesso la sentenza che lo mantiene in carica in cambio di una promessa di nomina a dirigente sanitario del marito, l'avvocato Guglielmo Manna, intercettato al telefono mentre sembra ambire alla sua nomina nella sanità da barattare con la sentenza della moglie. La procura di Roma ha aperto un'inchiesta con sette indagati per concussione per induzione, tra cui De Luca, Manna e il giudice Scognamiglio.
  Fatti di lavoro che si mischiano a fatti privati di una vicenda ormai di dominio pubblico ci fanno comprendere appieno le dinamiche delle nomine campane. Ma c’è, forse, qualcosa di più semplice dello spoil system alla cui base poggia l'inchiesta della procura di Napoli in cui è indagato Enrico Coscioni, consigliere del presidente della regione Campania per i temi attinenti alla sanità, con delega ai rapporti con gli organismi regionali e del Governo in materia di sanità, che è accusato di avere esercitato pressioni indebite per costringere un manager sanitario a liberare una Pag. 18poltrona da assegnare ad una persona gradita alla nuova maggioranza del governo regionale campano.
  Qui si trova l'urgenza di parlare delle nomine della sanità: Cardarelli, Ospedale del mare, Napoli 1. De Luca intercettato risponde al suo consigliere: «Facciamo solo Salerno, voglio solo Salerno domani per ragioni simboliche oltre che funzionali, perché se no ci sputano in faccia». E, infatti, De Luca, il giorno dopo, nominò il commissario dell'ASL di Salerno. Ecco queste sono le dinamiche e questi personaggi sono gli attori.
  La Giunta regionale è stata immobile per un anno; non ha restituito alla sanità campana la normalità, anzi a dicembre, a sei mesi dal suo insediamento, proroga ancora i commissari e si approva una legge, con il voto contrario del MoVimento 5 Stelle in consiglio regionale, che allarga un po’ le maglie della legge vigente per la nomina dei direttori generali; due commissioni, una che aggiorna l'elenco degli idonei e l'altra che valuta i curricula e i meriti e individua una rosa di cinque – e non più tre – candidati, tra cui il Presidente nomina, sottolineo: il Presidente nomina. Così, dopo altri cinque mesi di immobilismo e in vista delle elezioni, De Luca si accorge che non ha fatto niente: i commissari sono in scadenza, la sua legge non lo lascia pienamente libero di nominare gli amici degli amici; in tempo di elezioni le promesse di nomine fioccano. Tra pochi mesi entrerà in vigore la «legge Madia», che dovrebbe mettere dei paletti alle nomine dei direttori generali e quindi pensa bene di farsi proclamare delle poltrone in assoluto nelle nomine nella sanità. Questo Governo ha nei verdiniani i sui principali alleati, in Parlamento – come abbiamo visto –, nella regione Campania e a Napoli, e ha ereditato dal sistema Cosentino sia i voti della camorra – come dicono tante indagini in corso – sia quei circuiti clientelari e affaristici che gli consentono di prendere voti alle elezioni e che poi presentano il conto. Oggi, il conto è sul tavolo di De Luca, ma non vediamo perché debbano pagarlo sempre i cittadini, perché non bisogna mai lasciarsi sfiorare dal pensiero che questi fatti siano narrati e siano distanti dalle cose che accadono qui dentro, perché la conseguenza più evidente si vede nei continui tagli inflitti alla sanità in nome di un piano di rientro per gli sprechi della classe politica ai danni degli ignari cittadini. Nell'ultimo anno, 11 milioni di italiani hanno rinunciato alle prestazioni sanitarie a causa di difficoltà economiche. Nessuno si può sorprendere che nel 2015 ci sono stati 54.000 decessi in più rispetto al 2014. La proposta di legge regionale – così come è stata definita da De Luca in consiglio regionale – si vede che è in netto contrasto con la normativa nazionale e viola così l'articolo 117 della Costituzione. È evidente che tale legge ha sottaciuto lo scopo di avviare uno spoil system inverso riguardo a meccanismi di nomina, consentendo di fatto al Presidente della regione di procedere a nuove discrezionali nomine non vincolate a procedure selettive e pubbliche e che quindi non permettono a tutti i soggetti idonei di concorrervi in maniera egualitaria, con l'aggravante di procedervi due mesi prima che entri in vigore il nuovo decreto legislativo e i nuovi meccanismi di nomina.
   Per quanto riguarda i rilievi di costituzionalità, l'articolo 127 è chiarissimo e quindi noi ci aspettiamo questo in merito alla risposta che ci darà il Governo, però c’è anche un dato politico che è molto, molto importante da analizzare: la Campania sta vivendo un momento veramente drammatico sui diritti garantiti, il diritto alla salute, il diritto al voto, quindi noi ci aspettiamo una risposta chiara e netta del Governo, anche perché è la minima risposta che può essere data soprattutto dopo i fatti che sono accaduti adesso in Campania, che non riguardano solo la salute dei cittadini, ma anche il libero diritto al voto che è stato inquinato.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, De Filippo, ha facoltà di rispondere.

  VITO DE FILIPPO, Sottosegretario di Stato per la salute. Grazie. Rispondo – Pag. 19com’è noto alla Presidenza – anche sulla base di un'istruttoria che ha fatto soprattutto la Presidenza del Consiglio dei ministri, e conoscendo la questione faccio anche qualche brevissima integrazione alla risposta.
   Con l'interpellanza urgente datata 7 giugno 2016, viene chiesto di conoscere gli intendimenti del Governo in merito alla legge della regione Campania recante disposizioni urgenti in materia di semplificazione per la procedura dei direttori delle aziende sanitarie e ulteriori misure di razionalizzazione, che è stata approvata dal consiglio regionale in data 31 maggio 2016.
  Secondo quanto esposto, la menzionata legge regionale, nel modificare il meccanismo di nomina dei direttori generali del sistema sanitario regionale, si porrebbe in contrasto con i principi fondamentali della legislazione statale in materia di tutela della salute, di cui all'articolo 3-bis, citato dall'onorevole Colonnese, del decreto legislativo n. 502 o quello del 1992, che disciplina esattamente la nomina dei direttori generali in violazione all'articolo 117, terzo comma, della Costituzione.
  Al riguardo – mi preme di sottolineare – si fa presente che la legge regionale in parola è stata approvata, come detto, il 31 maggio del 2016 ed è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della regione Basilicata soltanto in data 9 giugno 2016, cioè ieri.
  Pertanto, come è noto a tutti noi, il termine, ai fini di una valutazione di compatibilità costituzionale per la sua eventuale impugnativa ai sensi dell'articolo citato 127 della Costituzione, è di sessanta giorni e scadrà l'8 agosto. Entro quella data, sempre e comunque nella tradizionale e convenzionale tempistica, che è stata sempre rispettata dal Consiglio dei ministri, il provvedimento dovrà essere esaminato dal Consiglio dei ministri.
   Ovviamente – aggiungo – verrà garantita per la valutazione un'attentissima istruttoria della norma regionale, come sempre mi sentirei di dire, ma soprattutto in una materia così delicata come quella indicata da questa interpellanza. Al momento, pertanto, l'istruttoria, partita soltanto ieri, deve essere avviata necessariamente in tutti gli elementi di valutazione di tipo costituzionale con tutte le amministrazioni interessate – sono molti Ministeri che sono coinvolti in questa istruttoria e che sono competenti per materia – e, come ho riferito, verrà valutata in tutti i suoi aspetti. Credo che l'elemento fondamentale sia non tanto – mi permetto di dire – il decreto legislativo n. 502 del 1992, ma ulteriori provvedimenti normativi di delega che sono stati citati comunque dall'onorevole Colonnese e soprattutto quelli relativi al 2015. Come è noto, quel decreto legislativo è in istruttoria, è all'attenzione della Commissione XII del Senato e arriverà anche alla Commissione XII della Camera e quindi, dopo i pareri, quella delega del Governo che cambia sostanzialmente anche le procedure di nomina dei direttori generali sarà approvata con un decreto legislativo che verrà definitivamente approvato – ripeto – e quindi probabilmente su questo terreno la valutazione dovrà essere ancora più puntuale.
   In questa fase, quindi, non è possibile fornire all'onorevole Colonnese ulteriori elementi informativi sulla compatibilità costituzionale di questa legge perché, come ripetuto, l'istruttoria è partita soltanto da poche ore.

  PRESIDENTE. La deputata Colonnese ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  VEGA COLONNESE. Siamo in attesa, perché il sollecito è partito in realtà dal consiglio regionale, perché i consiglieri del MoVimento 5 Stelle hanno cercato di fermare questo delirio di onnipotenza di De Luca, che, non si sa perché, crede che possa mettere le mani su tutto, forse perché glielo abbiamo fatto intendere noi. Le cose che abbiamo elencato prima, che lo riguardano direttamente, fanno capire che questo delirio di onnipotenza di De Luca è accettato in maniera silente anche dal Governo.
   Ma noi aspetteremo a quanto ho capito l'8 agosto, quindi l'8 agosto avremo Pag. 20la risposta definitiva. L'unica cosa che resta è vedere la completa mancanza e trascuratezza della sanità campana, il fatto che i cittadini campani adesso continuano a non avere diritti, continuano ad avere ospedali che vengono chiusi, continuano ad assistere alle corsie preferenziali date da chi crede che il potere politico sia più importante del diritto al voto. C’è questa sensazione, che però può essere combattuta in che modo ? Noi, fino all'8 agosto, continueremo a vedere che cosa accade; ci sono comunque nostri consiglieri regionali che continueranno a denunciare ciò che accade in consiglio regionale e lo verremo a dire puntualmente al Governo, con la speranza che, non sia tanto la nostra opposizione, ma il rispetto della Costituzione, che possa portare a una fine certa di questo delirio di onnipotenza di un uomo singolo che crede di poter regnare su un'intera regione.
   Quindi l'articolo 127 della Costituzione parla chiaro. Ora penso che ci aggiorneremo perché la risposta per noi deve essere netta. Abbiamo messo un campanello d'allarme su quello che stava succedendo, su quello che è successo in consiglio regionale e sicuramente i cittadini campani sapranno che, questa volta, tutti saranno informati di quello che accade in consiglio regionale e, soprattutto, tutti sapranno che cosa risponderà questa volta il Governo rispetto a questo silenzio assordante che c’è sempre nei fatti che riguardano la Campania.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Organizzazione dei tempi di esame di progetti di legge.

  PRESIDENTE. Avverto che, in calce al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame dei seguenti progetti di legge: testo unico n. 698-B, recante disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare; disegno di legge n. 3773, recante norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione; proposta di legge n. 3504-A, recante disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie; testo unico n. 68-B, recante istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale; testo unico n. 2656-A, recante disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 13 giugno 2016, alle 11,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   GRASSI ed altri; ARGENTIN ed altri; MIOTTO ed altri; VARGIU ed altri; BINETTI ed altri; RONDINI ed altri: Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 698-1352-2205-2456-2578-2682-B).
  — Relatrice: Carnevali.

  2. – Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare:
   COPPOLA ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni statali e locali e sugli investimenti complessivi riguardanti Pag. 21il settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (Doc. XXII, n. 42-A).
  — Relatore: Coppola.

  3. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   S. 2192 – Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione (Approvato dal Senato) (C. 3773).
  — Relatore: Mazziotti Di Celso.

  4. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   S. 998 – D'INIZIATIVA DEI SENATORI: TAVERNA ed altri: Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie (Approvata dalla 12a Commissione permanente del Senato) (C. 3504-A).
  e dell'abbinata proposta di legge: BINETTI (C. 94).
  — Relatrice: Grillo.

  5. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   REALACCI ed altri; BRATTI ed altri; DE ROSA ed altri: Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Approvate, in un testo unificato, dalla Camera e modificate dal Senato) (C. 68-110-1945-B).
  — Relatore: Zaratti.

  6. – Discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge:
   IORI ed altri; BINETTI ed altri: Disciplina delle professioni di educatore professionale socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista (C. 2656-3247-A).
  — Relatrice: Santerini.

  7. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Mazziotti Di Celso ed altri n. 1-01234, Simone Valente ed altri n. 1-01267, Pannarale ed altri n. 1-01282 e Palese e Pisicchio n. 1-01300 concernenti l'affidamento di servizi nel settore dei beni culturali, con particolare riferimento allo svolgimento di procedure di gara.

  La seduta termina alle 11,15.

Pag. 22

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DELLA PDL N. 698-B, DEL DDL N. 3773, DELLA PDL N. 3504 ED ABB., DELLA PDL N. 68-B E DELLA PDL N. 2656 ED ABBINATE

Pdl n. 698-B – Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 7 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 39 minuti
 Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 34 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 25 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 21 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti 21 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti 18 minuti
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 16 minuti
 Misto: 32 minuti 27 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti 6 minuti Pag. 23
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA –MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 3 minuti
  FARE! - Pri 3 minuti 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 3 minuti 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI)
  – Liberali per l'Italia (PLI)
2 minuti 2 minuti

Ddl n. 3773 – Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato italiano e l'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione

Tempo complessivo: 14 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 6 ore e 30 minuti.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 15 minuti
Tempi tecnici 20 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 58 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 17 minuti
 Partito Democratico 50 minuti 1 ora e 1 minuto
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 38 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 27 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
30 minuti 21 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 32 minuti 19 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 17 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti 17 minuti Pag. 24
 Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 15 minuti
 Misto: 32 minuti 26 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti 5 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA –MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 3 minuti
  FARE! - Pri 3 minuti 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 3 minuti 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti

Pdl n. 3504 e abb. – Disposizioni in materia di accertamenti diagnostici neonatali obbligatori per la prevenzione e la cura delle malattie metaboliche ereditarie

Tempo complessivo: 13 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 6 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 53 minuti (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 2 minuti
 Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 10 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 30 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 22 minuti Pag. 25
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 18 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti 18 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 16 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti 16 minuti
Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 15 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 14 minuti
 Misto: 32 minuti 23 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti 5 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 4 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA –MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 4 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 2 minuti
  FARE! - Pri 3 minuti 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 3 minuti 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti

Pdl n. 68-B – Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 7 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) Pag. 26
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 39 minuti
 Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 34 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 25 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 21 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti 21 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega
 dei Popoli – Noi con Salvini
31 minuti 18 minuti
Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 16 minuti
 Misto: 32 minuti 27 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti 6 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto nomie ALA –MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero 6 minuti 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 3 minuti
  FARE! - Pri 3 minuti 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 3 minuti 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti

Pdl n. 2656 e abb. – Disciplina delle professioni di educatore professionale, socio-pedagogico, educatore professionale socio-sanitario e pedagogista

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti, di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 7 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 20 minuti
Governo 20 minuti 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti Pag. 27
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 39 minuti
 Partito Democratico 43 minuti 1 ora e 22 minuti
 MoVimento 5 Stelle 34 minuti 34 minuti
 Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 32 minuti 25 minuti
 Sinistra Italiana – Sinistra
 Ecologia Libertà
31 minuti 21 minuti
 Area Popolare (NCD-UDC) 31 minuti 21 minuti
 Scelta Civica per l'Italia 31 minuti 18 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 31 minuti 18 minuti
Democrazia Solidale – Centro
 Democratico
31 minuti 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 16 minuti
 Misto: 32 minuti 27 minuti
  Conservatori e Riformisti 6 minuti 6 minuti
  Alternativa Libera - Possibile 6 minuti 5 minuti
  Alleanza Liberalpopolare Auto
  nomie ALA –MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero
6 minuti 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti 3 minuti
  FARE! - Pri 3 minuti 2 minuti
  USEI-IDEA (Unione Sudameri cana Emigrati Italiani) 3 minuti 2 minuti
  Movimento PPA –Moderati 2 minuti 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti 2 minuti