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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 604 di venerdì 8 aprile 2016

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 6 aprile 2016.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bueno, Capelli, Dambruoso, Di Gioia, Gregorio Fontana, Locatelli, Manciulli, Pes, Pisicchio, Portas, Realacci, Rosato, Sanga, Tabacci e Tacconi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

TESTO AGGIORNATO AL 19 APRILE 2016

Annunzio di petizioni.

  PRESIDENTE. Invito la deputata segretaria a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

Testo sostituito con l'errata corrige del 19 APRILE 2016   ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge:
   ELVIO GALLO, da Milano, chiede iniziative per evitare l'indebito ampliamento dei poteri di controllo e di accertamento di Equitalia (1086) – alla VI Commissione (Finanze);
   STEFANO CASABIANCA, da Catania, chiede l'espulsione e la confisca dei beni degli stranieri che commettono reati in Italia (1087) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
   GAETANO CORTESE, da Cusano Milanino, (Milano), chiede: iniziative per la revoca dei vitalizi concessi per lo svolgimento di incarichi istituzionali e delle cosiddette «pensioni d'oro» (1088) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro); iniziative per l'intitolazione di un monumento in onore degli «eroi quotidiani» (1089) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede l'unificazione degli uffici del pubblico registro automobilistico e della motorizzazione civile (1090) – alla IX Commissione (Trasporti);
   EDMONDO CESARONI, da Roma, chiede: norme per garantire la sicurezza dei ciclisti (1091) – alla IX Commissione (Trasporti); iniziative per la riduzione del Pag. 2numero e l'ammodernamento degli autoveicoli in dotazione all'amministrazione di Roma Capitale (1092) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   ANTONIO MORONE, da Roma, chiede l'adozione di dispositivi idonei a prevenire eventuali colpi di sonno dei conducenti di autoveicoli (1093) – alla IX Commissione (Trasporti);
   GIAN PAOLO PORCU, da Cagliari, chiede il riordino della materia della giustizia tributaria (1094) – alla II Commissione (Giustizia);
   CARLO GIULIO LORENZETTI SETTIMANNI, da Bologna, chiede modifiche all'articolo 138 della Costituzione, in materia di referendum confermativo delle leggi di revisione costituzionale concernenti una pluralità di materie (1095) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   FRANCESCO PALLADINO, da Torremaggiore (Foggia), chiede modifiche alle norme in materia di elezione dei sindaci e dei consigli comunali (1096) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   LUCA RAMELLO, da Frisanco (Pordenone), chiede norme per la risoluzione extra-giudiziale delle controversie in materia di obbligo di prestare gli alimenti (1097) – alla II Commissione (Giustizia);
   GIUSEPPE CRIFÒ, da Messina, chiede misure per la valutazione dell'idoneità psico-attitudinale del personale operante nelle strutture sanitarie e assistenziali (1098) – alla XI Commissione (Lavoro);
   ANTONELLA BUONO, da Salerno, e RITA BONACCORSO, da Palermo, chiedono che sia sancita l'assoluta impignorabilità della prima casa, quale bene indispensabile alla vita (1099) – alla II Commissione (Giustizia).
  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge:
   ELVIO GALLO, da Milano, chiede iniziative per evitare l'indebito ampliamento dei poteri di controllo e di accertamento di Equitalia (1086) – alla VI Commissione (Finanze);
   STEFANO CASABIANCA, da Catania, chiede l'espulsione e la confisca dei beni degli stranieri che commettono reati in Italia (1087) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e II (Giustizia);
   GAETANO CORTESE, da Cusano Milanino, (Milano), chiede: iniziative per la revoca dei vitalizi concessi per lo svolgimento di incarichi istituzionali e delle cosiddette «pensioni d'oro» (1088) – alle Commissioni riunite I (Affari costituzionali) e XI (Lavoro); iniziative per l'intitolazione di un monumento in onore degli «eroi quotidiani» (1089) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   MASSIMILIANO VALDANNINI, da Roma, chiede l'unificazione degli uffici del pubblico registro automobilistico e della motorizzazione civile (1090) – alla IX Commissione (Trasporti);
   EDMONDO CESARONI, da Roma, chiede: norme per garantire la sicurezza dei ciclisti (1091) – alla IX Commissione (Trasporti); iniziative per la riduzione del Pag. 2numero e l'ammodernamento degli autoveicoli in dotazione all'amministrazione di Roma Capitale (1092) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   ANTONIO MORONE, da Roma, chiede l'adozione di dispositivi idonei a prevenire eventuali colpi di sonno dei conducenti di autoveicoli (1093) – alla IX Commissione (Trasporti);
   GIAN PAOLO PORCU, da Cagliari, chiede il riordino della materia della giustizia tributaria (1094) – alla II Commissione (Giustizia);
   CARLO GIULIO LORENZETTI SETTIMANNI, da Bologna, chiede norme volte a consentire all'Ufficio centrale per il referendum presso la Corte di cassazione di articolare in più quesiti omogenei i referendum confermativi previsti dall'articolo 138 della Costituzione, quando essi abbiano ad oggetto leggi di revisione costituzionale concernenti una pluralità di materie (1095) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   FRANCESCO PALLADINO, da Torremaggiore (Foggia), chiede modifiche alle norme in materia di elezione dei sindaci e dei consigli comunali (1096) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
   LUCA RAMELLO, da Frisanco (Pordenone), chiede norme per la risoluzione extra-giudiziale delle controversie in materia di obbligo di prestare gli alimenti (1097) – alla II Commissione (Giustizia);
   GIUSEPPE CRIFÒ, da Messina, chiede misure per la valutazione dell'idoneità psico-attitudinale del personale operante nelle strutture sanitarie e assistenziali (1098) – alla XI Commissione (Lavoro);
   ANTONELLA BUONO, da Salerno, e RITA BONACCORSO, da Palermo, chiedono che sia sancita l'assoluta impignorabilità della prima casa, quale bene indispensabile alla vita (1099) – alla II Commissione (Giustizia).

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Elementi ed iniziative in merito all'attuazione del programma «Garanzia Giovani», con particolare riferimento ai mancati o ritardati pagamenti dei giovani impegnati in tale piano – n. 2-01326)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza urgente all'ordine del giorno Ascani ed altri n. 2-01326, concernente elementi ed iniziative in merito all'attuazione del programma «Garanzia Giovani», con particolare riferimento ai mancati o ritardati pagamenti dei giovani impegnati in tale piano (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Anna Ascani se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Prego, onorevole, ne ha facoltà per quindici minuti.

  ANNA ASCANI. Grazie Presidente, in realtà sarò un po’ più breve. Il programma «Garanzia Giovani» è un programma che nasce nel 2014 in Italia e, tra l'altro, vede l'Italia tra i Paesi più virtuosi, perché è tra i primi Paesi destinatari di questo programma per i giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti NEET, un programma europeo che, appunto, viene attuato, primo fra tutti, dall'Italia. Questo è sicuramente un punto di merito del nostro Paese, dopodiché inizia un lungo percorso, anche di rapporto con le regioni, che porta ad un'attuazione non sempre semplicissima.
  Ad oggi, i dati aggiornati ci dicono che i giovani iscritti al Piano «Garanzia Giovani», che hanno fatto richiesta di poter accedere a tirocini, corsi di formazione, servizio civile, cioè alle diverse parti del Piano, sono circa un milione e questo sicuramente è un dato molto importante, perché, se giovani che non studiano e non lavorano continuano a trovare o ricominciano a trovare nello Stato un punto di riferimento per poter avere delle risposte, questa non può che essere per noi una buona notizia.Pag. 3
  Peraltro, si tratta di un Piano virtuoso, perché mette insieme l'Unione Europea, quindi fondi comunitari, fondi statali e fondi regionali; la società a 360 gradi che si fa carico della fascia più debole, cioè di quei giovani, che a volte sono anche laureati, che però non hanno trovato uno sbocco occupazionale e che, quindi, non studiano o non studiano più, e non lavorano.
  In Italia, purtroppo, abbiamo un triste primato in questo e, quindi, evidentemente, questo è un programma che ha una duplice importanza. Come dicevo, vi sono un milione di giovani registrati, di questi – ed è merito del Ministero aver voluto un sito con un report settimanale che fa chiarezza, cioè permette a tutti di vedere come sta andando questo programma ed è cosa piuttosto rara – 600 mila sono stati presi in carico e a circa 300 mila è stata offerta una delle occasioni del Piano. Già qui, sui numeri, ci sarebbe qualcosa da dire, cioè bisogna forse capire meglio perché il 35 per cento di questi giovani arriva, poi, alla fine del Piano «Garanzia Giovani», cioè arriva ad essere destinatario di un'offerta, al netto di quelli che si cancellano, perché magari hanno trovato un lavoro, perché magari hanno deciso di iniziare un percorso di studio o perché non credono più nel programma, però il 35 per cento non è un numero evidentemente sufficiente rispetto alle ambizioni del Piano «Garanzia Giovani».
  C’è poi un altro problema che ci viene sollecitato in diverse regioni, quindi non è un caso unico, cioè quello che riguarda i pagamenti dei ragazzi una volta effettuato un tirocinio. E questo è molto grave, perché, se ad un ragazzo si dà l'occasione di credere di nuovo nello Stato, cioè lo si fa registrare in un portale pubblico, gli si dà la possibilità di accedere ad un'opportunità e, poi, in questo percorso, non lo si paga, abbiamo deluso due volte un ragazzo e, quindi, rischiamo davvero di perderlo. Io già ad ottobre avevo presentato una interrogazione al Ministero per ricevere risposte; evidentemente, c’è un difetto di comunicazione tra l'INPS e le regioni, di fatto però io vorrei che il Ministero del lavoro si facesse pieno carico della totale risoluzione di questa problematica, perché, se anche un solo giovane che partecipa al Piano, poi non viene neppure pagato, al netto del fatto che i fondi ci sono, perché sono appunto fondi riservati a questo Piano, abbiamo sbagliato qualche cosa e abbiamo sbagliato nei confronti della fascia più debole in assoluto, cioè quella dei cosiddetti NEET.
  A maggior ragione, bisogna risolvere le criticità adesso che parte la fase 2, cioè quella del super bonus per trasformare i tirocini in contratti di lavoro, e che parte una nuova fase del Servizio civile nazionale. In tutto questo, quindi, forse è il momento di fare una verifica e di capire cosa non ha funzionato, per fare in modo che tutti coloro che, d'ora in avanti, si registreranno al portale «Garanzia Giovani» siano assolutamente certi che non c’è nessuna fregatura dietro quel Piano, ma che è l'opportunità che lo Stato vuol dare a ragazzi, che, altrimenti, rischiamo di dover ascrivere a quella che qualcuno in questi giorni ha chiamato jobless generation; ragazzi che rischiano di essere una generazione perduta.
  Per questa ragione, insieme a tanti altri colleghi, abbiamo presentato al Ministero questa interpellanza e ci chiediamo quali siano le azioni che il Ministero vuole intraprendere per far sì che questo Programma si trasformi dall'essere un'occasione perduta all'essere, invece, l'occasione che questi ragazzi aspettavano.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento all'atto parlamentare degli onorevoli Ascani ed altri, concernente il Piano nazionale «Garanzia Giovani», passo a illustrare quanto segue. Come è noto, il Piano nazionale «Garanzia Giovani» ha introdotto significativi elementi di novità nel panorama delle politiche attive del mercato del lavoro in Italia, come lei ha appena sottolineato, Pag. 4spesso, in precedenza, con alcune lodevoli eccezioni, inefficaci soprattutto verso il target dei più giovani.
  Anche per questo, i risultati sin qui raggiunti dal Piano nazionale possono considerarsi complessivamente soddisfacenti. Il Piano, infatti, ha motivato e attivato oltre un milione di giovani. Al 1o aprile di quest'anno, 665 mila degli 875 mila giovani iscritti al Piano nazionale, al netto delle cancellazioni, risultano presi in carico dai servizi competenti e 307 mila hanno ricevuto una delle offerte previste dal Piano.
  Proprio per la sua natura innovativa, il Ministero del lavoro ha posto particolare attenzione all'attività di monitoraggio e all'implementazione del Piano nazionale «Garanzia Giovani», sia in termini quantitativi che di processo. Tale monitoraggio ha suggerito, però, alcuni correttivi, volti ad accrescere l'efficacia del Piano attraverso il perfezionamento di alcune misure. In particolare, nell'ambito del cosiddetto «super bonus – trasformazione tirocini» si è operata una precisa scelta volta a sostenere le assunzioni di lavoro con contratto a tempo indeterminato e a favorire la trasformazione dei tirocini in forme di lavoro stabili.
  Nello specifico, qualsiasi datore di lavoro che assume con un contratto di lavoro a tempo indeterminato un giovane che abbia svolto, ovvero che stia svolgendo, un tirocinio extracurriculare si vedrà riconosciuto un incentivo di importo pari al doppio di quello attualmente previsto, sulla base del profiling, fino ad un massimo pari a 12 mila euro.
  Preciso inoltre che, in relazione ai soli tirocini avviati prima del 31 gennaio 2016, il superbonus «trasformazione tirocini» potrà essere fruito da quei datori di lavoro che attiveranno un contratto di lavoro a decorrere dal 1o marzo e fino al 31 dicembre 2016.
  Per quanto concerne, invece, la misura cosiddetta tirocini, i correttivi introdotti mirano ad evitare un utilizzo improprio della stessa da parte di imprese ospitanti. Si è, infatti, intervenuti sull'indennità di tirocinio, ora costituita da un importo fisso a valere sul Programma operativo nazionale «Occupazione giovani» pari a 300 euro.
  Infine, con riferimento alla misura «Orientamento specialistico», l'intervento correttivo ha comportato una riduzione della durata massima della misura da otto a quattro ore. Va, comunque, osservato che non è corretto valutare le ricadute occupazionali del Programma solo in base al dato dei bonus occupazionali finora attivati, che rappresentano, però, solo una quota dei giovani registrati che hanno, poi, trovato occupazione. Questo perché non tutti i rapporti di lavoro attivati possono godere del bonus occupazionale e perché l'entità degli stanziamenti per questa specifica misura è stata decisa in maniera diversa da ogni singola regione. Si darà pieno conto di questo fatto nel report che sarà prodotto nel mese di maggio per fare il punto sul biennio di attuazione del Programma, che, come è noto, è stato avviato il 1o maggio 2014.
  Al fine di una più ampia risposta alla questione sollevata, va sottolineato, peraltro, come il Piano nazionale «Garanzia giovani» rappresenti solo una parte, seppur rilevante, della strategia messa in atto dal Governo per affrontare il tema della disoccupazione giovanile. Questa strategia, peraltro, è in perfetta sintonia con l'iniziativa europea «Youth Guarantee», che non è circoscritta esclusivamente alle iniziative intraprese nell'ambito del Fondo «Youth employment initiative», che sta a base della «Garanzia giovani» italiana.
  A tal proposito, un ruolo rilevante viene svolto dalla decontribuzione per i nuovi contratti a tempo indeterminato istituiti a partire dal 2015. Su un totale di un milione e mezzo tra nuove attivazioni e trasformazioni di precedenti contratti, 415 mila di esse hanno riguardato giovani sotto i trent'anni. Ciò a riprova del fatto che questa misura ha un impatto particolarmente favorevole sull'occupazione dei più giovani.
  Meritano, altresì, attenzione le misure normative e le iniziative volte a rilanciare nel nostro Paese l'apprendistato e l'alternanza scuola-lavoro, al fine di avvicinare il Pag. 5mondo della scuola e quello del lavoro e facilitare le transizioni e la collaborazione, comunque, tra i due sistemi.
  Per quanto attiene alle preoccupazioni espresse dagli interpellanti in ordine ai pagamenti dei giovani impegnati nel piano e, in particolare, di quelli inseriti in esperienze di tirocinio, si è ritenuto necessario compiere i dovuti accertamenti nella consapevolezza del disagio che tale fenomeno può ingenerare tra i giovani. Sono, infatti, diciassette le regioni che si avvalgono dell'INPS per effettuare le erogazioni ai tirocinanti. All'esito di tali accertamenti è emerso che, nel 75 per cento dei casi, i tempi relativi alle trasmissioni dalle regioni all'INPS dei dati dei tirocinanti si esauriscono in meno di sessanta giorni; i tempi di liquidazione delle competenze da parte dell'Istituto, invece, si esauriscono entro trenta giorni nel 93 per cento dei casi e, comunque, entro i sessanta giorni nel 98 per cento dei casi. Comunque, l'attenzione è molto alta su quello che lei ha sottolineato, onorevole Ascani, sui pagamenti e, quindi, continueremo a monitorare questa situazione e a risolvere le criticità.

  PRESIDENTE. La deputata Ascani ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  ANNA ASCANI. Grazie, Presidente. Mi dichiaro parzialmente soddisfatta, soprattutto per l'impegno che il Ministero ha voluto sottolineare nel continuare il controllo. Evidentemente, un tempo che arriva fino a quattro mesi per il pagamento mi sembra essere non breve, soprattutto, quando si tratta di ragazzi che considerano questa l'opportunità per uscire dal tunnel del non lavoro e del non studio.
  Quindi, credo che vadano sollecitate, da un lato, le regioni a fare più in fretta il lavoro di trasmissione e, dall'altro lato, l'INPS che, evidentemente, dei due, pare essere, da quanto ci ha detto la sottosegretaria, l'ente più virtuoso, però, a fare ancora più in fretta questo lavoro, perché, ricordiamoci, dall'altra parte stanno i soggetti oggi più deboli del nostro Paese, cioè giovani, che sono senza lavoro e senza prospettive di studio. Quindi, ripeto, mi dichiaro parzialmente soddisfatta.

(Iniziative di competenza per la stabilizzazione degli operai assunti a tempo determinato e indeterminato dal Corpo forestale dello Stato – n. 2-01322)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Massimiliano Bernini ed altri n. 2-01322, concernente iniziative di competenza per la stabilizzazione degli operai assunti a tempo determinato e indeterminato dal Corpo forestale dello Stato (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Massimiliano Bernini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie, signora Presidente. Grazie, signora sottosegretario. Con questa interpellanza, che finalmente ottiene risposta, portiamo nuovamente all'attenzione del Governo e del Parlamento quello che per noi del Movimento 5 Stelle è un fatto di una gravità inaudita, ossia l'assorbimento del Corpo forestale dello Stato nell'Arma dei carabinieri.
  Ricordo a quest'Aula che, nella riforma della pubblica amministrazione o, meglio, col disegno di legge che la maggioranza ha approvato ad agosto 2015, dal titolo: «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche» – la legge n. 124 del 2015, appunto –, presentato dal Presidente del Consiglio dei ministri Renzi, di concerto con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione Madia e con il Ministro dell'economia e delle finanze Padoan, all'articolo 8, il cui titolo è «Riorganizzazione dell'amministrazione dello Stato», ha riportato quanto segue: «riordino delle funzioni di polizia di tutela dell'ambiente, del territorio e del mare, nonché nel campo della sicurezza e dei controlli nel Pag. 6settore agroalimentare, conseguente alla riorganizzazione del Corpo forestale dello Stato ed eventuale assorbimento nel medesimo in altra Forza di polizia, fatte salve le competenze del medesimo Corpo forestale in materia di lotta attiva contro gli incendi boschivi e di spegnimento con mezzi aerei degli stessi da attribuire al Corpo nazionale dei vigili del fuoco (...)», e via discorrendo.
  Da quanto ho letto, appare evidente una intenzione del Governo di tutelare quelle che sono le funzioni del Corpo forestale dello Stato, ma, continuando a leggere, arriva, a nostro avviso, quella che è la perla, ovviamente in termini eufemistici, di questa riforma o, meglio, controriforma. Leggo testualmente quanto riporta il testo: «conseguenti modificazioni agli ordinamenti del personale delle Forze di polizia, di cui dall'articolo 16 della legge 1o aprile 1981, n. 121, in aderenza al nuovo assetto funzionale ed organizzativo (...)».
  Insomma, si sta militarizzando una forza di polizia ad ordinamento civile, facendola assorbire da una Forza armata, ovvero l'Arma dei carabinieri. Cioè, lo ripeto e non ci stancheremo mai di ribadirlo, si stanno militarizzando, in una sorta di coscrizione di massa, le donne e gli uomini del Corpo forestale dello Stato e, badate bene, non solo gli agenti, cioè il personale armato o il personale in divisa, ma anche i ruoli tecnici, strumentali ed amministrativi, ovvero i periti, i revisori, i collaboratori, con tutte le loro varie qualifiche.
  Quindi, questi soggetti, che hanno anche cinquant'anni di età e che non hanno mai avuto nulla a che fare con le armi, magari sono stati assunti nelle quote di riserva per i diversamente abili oppure, magari, sono anche obiettori di coscienza, dovranno subire l'oltraggio di una sorta di visita di leva ad età avanzata o, meglio, verranno discrezionalmente valutati ai fini dell'idoneità di servizio al termine di un corso di formazione militare di durata e dai contenuti imprecisati. A tutti coloro che non supereranno questa selezione e che non accetteranno la militarizzazione si aprirà il baratro della mobilità nella pubblica amministrazione.
  Presidente, il MoVimento 5 Stelle da sempre è contrario a questa riforma e continuerà ad esserlo, perché sottopone le donne e gli uomini del CFS ad un ricatto inaccettabile: o la militarizzazione o la mobilità; crea una discriminazione nei confronti delle categorie protette, che rischiano di perdere le proprie competenze, qualora non dovessero superare le prove psicofisiche propedeutiche alla militarizzazione; si rischia di disperdere il patrimonio di professionalità e competenze del Corpo forestale a tutela del nostro ambiente e del nostro agroalimentare; si scioglie, solo per appagare la smania di slide e spot di Renzi, una delle più antiche e prestigiose forze di polizia con quasi duecento anni di storia.
  Inoltre, fatto per noi ancor più grave, si militarizza una forza di polizia a ordinamento civile, azione che nella nostra storia ha precedenti ben poco illustri e in assoluta controtendenza con l'Europa e il resto del mondo civile, dove già da molto tempo si è intrapresa la strada della smilitarizzazione delle forze di polizia. Infine, è una proposta raffazzonata, che lede i diritti sindacali e che di fatto bloccherà gli scatti di carriera e tutti gli altri diritti acquisiti. Siamo sicuri, tra l'altro, che tutte le questioni concernenti l'equiparazione dei ruoli civili e degli scatti di carriera, da qui ai prossimi decenni, logoreranno, con infiniti contenziosi e ricorsi, la funzione pubblica, le casse dello Stato e chi più ne ha più ne metta. Insomma, Renzi, Madia e Padoan, con i loro disegni di legge e i conseguenti decreti attuativi, stanno dando un duro colpo all'assetto democratico del nostro Paese e all'equilibrio delle forze di polizia, militari e civili, stabilito negli anni Ottanta. Ripeto, è un fatto gravissimo, inaudito, senza precedenti.
  Nel Consiglio dei ministri del 20 gennaio 2016, sono stati presentati i primi undici schemi di decreti legislativi di attuazione della legge n. 124 del 2015, tra questi c’è quello inerente la riorganizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento Pag. 7del Corpo forestale dello Stato, attualmente al vaglio del Consiglio di Stato, dopo essere passato dalla Conferenza unificata. A tal proposito, siamo proprio curiosi di sapere quale sarà il pare del Consiglio di Stato, appunto. Però, Presidente e sottosegretario, leggendo questo decreto legislativo si comprende che chi sta mettendo mano alla cosiddetta razionalizzazione delle forze di polizia conosce poco o per nulla il Corpo forestale dello Stato e le sue peculiarità, nonché le numerose funzioni e competenze esplicate da personale avente numerosi ruoli e qualifiche. Infatti, abbiamo una dotazione organica di circa 8 mila uomini suddivisi nei seguenti ruoli: agenti o personale in divisa, quindi armato; i ruoli tecnici strumentali, circa 800 lavoratori; gli operai a tempo indeterminato (OTI) e quelli a tempo determinato (OTD), assunti direttamente dal CFS. Ebbene, di quest'ultima fondamentale categoria di lavoratori, tutti, ma proprio tutti, Governo e istituzioni in primis, sembrano essersi dimenticati, visto che la categoria non viene mai menzionata nelle norme che riguardano il Corpo forestale dello Stato. Per fortuna che almeno il MoVimento 5 Stelle non si è dimenticato di loro, e questo è l'oggetto dell'interpellanza a mia prima firma. Gli OTI e gli OTD sono lavoratori assunti ai sensi della legge 5 aprile 1985 n. 124 – recante disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste – che svolgono attività istituzionale ai sensi della legge 6 febbraio 2004 n. 36, dal titolo «Nuovo riordino del Corpo forestale dello Stato». Questi operai operano all'interno degli uffici dell'Ispettorato generale, negli uffici del Gabinetto del Ministro, nella scuola di formazione del Corpo forestale dello Stato, nei comandi regionali e provinciali, nei comandi di stazione, nei coordinamenti territoriali per l'ambiente e in tutti gli uffici territoriali per la biodiversità dislocati sul territorio nazionale, e poi suppliscono a carenze di personale, a sostituzioni e via discorrendo; consta di 1.400 unità. Questo personale, a tempo indeterminato e determinato, pur svolgendo a volte anche un'attività istituzionale, ha tuttavia un contratto di diritto privato, ovvero il contratto collettivo nazionale di lavoro per gli addetti ai lavori di sistemazione idraulico-forestale e idraulico-agraria, nonché un protocollo aggiuntivo al contratto collettivo nazionale, che dovrebbe aggiungere tutele e diritti, ma in realtà risulta essere peggiorativo del contratto stesso. Con la legge finanziaria del 2007 si decise di regolarizzare e regolamentare tutto il precariato nella pubblica amministrazione, stabilizzando il personale che svolgeva un'attività istituzionale, in deroga alla normativa vigente in materia di assunzioni nel pubblico impiego e in deroga anche alle piante organiche previste per legge. In quella circostanza, la stabilizzazione operata su questo personale è stata un semplice passaggio da operai a tempo determinato ad operai a tempo indeterminato, mantenendo il contratto collettivo nazionale.
  Poi negli anni si sono susseguite promesse, normative non rispettate da parte dei vari Governi, e ad oggi, con la riforma della pubblica amministrazione, aumenta più che mai, per questi lavoratori e per le loro famiglie, l'incertezza sul loro futuro professionale ed economico, anche dopo aver servito lo Stato e la pubblica amministrazione per decenni.
  Tutto ciò è inaccettabile, Presidente e sottosegretario, visto che lede quella che è la dignità dei lavoratori. Per questo, nella nostra interpellanza chiediamo quali iniziative intenda assumere il Governo per tutelare questi 1.400 lavoratori dello Stato, in considerazione di quanto previsto dalla legge 7 agosto 2015 n. 124 (quella che riforma la pubblica amministrazione), dai successivi decreti attuativi del disegno di legge approvato e dalla legge n. 124 del 1985, recante disposizioni per l'assunzione di manodopera da parte del Ministero dell'agricoltura e delle foreste.
  Insomma, cosa ne sarà di loro, Presidente e sottosegretario, visto che, da notizie abbastanza attendibili, i carabinieri non dimostrano di avere in qualche modo un'attenzione adeguata nei confronti di Pag. 8questi operai, non intendono cioè avvalersi di questi operai a tempo determinato e a tempo indeterminato ?
  Quindi, con questa interpellanza chiediamo al Governo di illuminarci riguardo a questa faccenda e spero che la risposta possa essere esaustiva, non tanto per noi quanto per le famiglie di questi operai.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, onorevoli deputati, in attuazione di quanto statuito dall'articolo 8 della legge 7 agosto 2015 n. 124, lo scorso gennaio il Consiglio dei ministri ha approvato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di razionalizzazione delle funzioni di polizia e assorbimento del Corpo forestale dello Stato, ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera a), della legge 7 agosto 2015 n. 124, in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche, ora all'esame degli organi consultivi per i previsti pareri.
  Il citato provvedimento, all'articolo 18, comma 1, dispone che: «l'Arma dei carabinieri succede nei rapporti giuridici attivi e passivi del Corpo forestale dello Stato, ivi compresi quelli derivanti dalla sottoscrizione delle convenzioni relative alla sorveglianza sui territori delle aree naturali protette di rilievo internazionale e nazionale e dei contratti individuali di lavoro stipulati con il personale assunto ai sensi della legge 5 aprile 1985 n. 124».
  Come si evince chiaramente dalla lettura dell'emanando decreto legislativo, con il subentro dell'Arma nei rapporti giuridici attivi e passivi precedentemente riferibili al Corpo forestale dello Stato, gli operai del Corpo forestale cui fa riferimento l'interpellante risultano sicuramente tutelati nel processo di accorpamento attraverso la prosecuzione del rapporto di lavoro in essere al momento del transito.

  PRESIDENTE. Il deputato Massimiliano Bernini ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  MASSIMILIANO BERNINI. Presidente, sottosegretario, prima di dichiararmi soddisfatto o meno vorrei ricapitolare alcune questioni che ho espresso nel corso dell'illustrazione della mia interpellanza.
  Il Corpo forestale dello Stato ha assunto, negli anni, operai a tempo indeterminato e operai a tempo determinato con profili tecnici ed amministrativi; vennero assunti con la citata legge 5 aprile 1985 n. 124; operano – e questo è chiaro – in moltissimi ambiti e in moltissimi contesti, come comandi di stazione, comandi provinciali, presso gli uffici del Mipaaf, e soprattutto presso i coordinamenti territoriali per l'ambiente e in tutti gli uffici territoriali per la biodiversità.
  Insomma, questi lavoratori sono vitali, fondamentali per il funzionamento del Corpo forestale dello Stato; sono circa 1.400, come dicevo prima, però a noi risulta un sottorganico di 1.639 unità, quindi il loro numero, oltre che garantito, andrebbe in qualche modo implementato. Hanno un contratto privatistico – questa è un'anomalia – pur svolgendo funzioni anche di carattere istituzionale, e, come dicevo prima, nel corso dei decenni si è susseguita tutta una serie di promesse e di norme in parte non rispettate.
  Ne vorrei leggere soltanto alcune. Nel 2007, il Governo di allora decise di regolarizzare e regolamentare tutto il precariato della pubblica amministrazione, stabilizzando il personale che svolgeva attività istituzionali in deroga alla normativa vigente in materia di assunzioni nel pubblico impiego, e in deroga anche alle piante organiche previste per legge; ma passarono, in questa occasione, semplicemente da operai a tempo determinato a operai a tempo indeterminato, mentre, a nostro avviso, è fondamentale che si preveda un passaggio da contratto privatistico a quello pubblico.
  Si sono poi susseguite diverse leggi, la finanziaria del 2007, la finanziaria del 2006, che ribadivano la necessità della stabilizzazione al fine di assicurare, con Pag. 9carattere di continuità, la prosecuzione delle attività svolte dal personale di cui ai commi 237 e 242 della finanziaria del 2006, attraverso procedure concorsuali per titoli ed esami, per il reclutamento di un contingente complessivo non superiore a 7 mila unità di personale a tempo indeterminato.
  Poi, nel 2008, ci fu anche il parere del Dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio dei ministri, Servizio programmazione assunzioni e reclutamento, in merito alla stabilizzazione del personale che lavorava presso la pubblica amministrazione. Dal suddetto parere è molto interessante leggere quanto estrapolato: la relativa disciplina, infatti, ferma restando la necessità della procedura concorsuale, come ribadito anche nell'articolo 3, comma 9, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, consente di avviare un sistema di reclutamento speciale per assunzioni a tempo indeterminato, destinato ad una platea riservata di persone non individuata in ragione di requisiti fondati su criteri generali ed indifferenziati, ma in virtù del fatto che queste persone hanno avuto un precedente rapporto di lavoro svolto con l'amministrazione pubblica, per un periodo temporale definito, nel presupposto di dare valore all'esperienza maturata.
  Insomma, quello che chiedono questi operai, e che chiediamo anche noi, non è sicuramente un reclutamento selvaggio in deroga a quelli che sono i dettami costituzionali, ovvero l'articolo 97 della Costituzione, o a quanto stabilito dall'articolo 35 del decreto legislativo n. 165 del 2001: quello che chiediamo è che venga bandito in tempi rapidi, rapidissimi un concorso per titoli ed esami, che tenga conto del precedente rapporto con la pubblica amministrazione.
  Quindi, la domanda che in qualche modo sottendeva questa interpellanza, era: quando verrà bandito questo concorso ? Quando verranno stabilizzati questi dipendenti, questi operai ? Da questo punto di vista, io, personalmente, non ritengo di aver ricevuto una risposta esaustiva.
  Ma andiamo avanti. Precedentemente accennavo che questi operai svolgevano una funzione vitale per il Corpo forestale dello Stato, funzione che è transitata adesso all'Arma dei carabinieri. Una di queste funzioni strategiche, vitali, e che ha a che fare con l'ambiente, è appunto quella del mantenimento delle 130 riserve gestite dal Corpo forestale dello Stato attraverso i 28 uffici territoriali per la biodiversità: ebbene, proprio in questi luoghi, in questi enti, la funzione svolta dagli OTD, dagli OTI, è, a dir poco, essenziale; sono loro che svolgono gli interventi di manutenzione e di mantenimento di queste strutture, di queste entità, a garanzia dell'ambiente, del territorio e della biodiversità. Parliamo, ripeto, di 130 riserve gestite direttamente dal Corpo forestale dello Stato, parliamo di circa 90 mila ettari di territorio nazionale protetto ! Queste riserve naturali sono poi differenziate in diverse tipologie, a seconda dell'orientamento: abbiamo le riserve orientate appunto, abbiamo le riserve biogenetiche, quelle zoologiche, le riserve di popolamento, quelle antropologiche; e abbiamo anche le riserve esclusive ed integrali, ovvero dei templi della natura dove ogni intervento umano è escluso. All'interno di queste riserve è ospitato circa il 20 per cento delle specie vegetali considerate a rischio di conservazione in Italia; ci sono poi 126 habitat di interesse europeo.
  In queste riserve troviamo 18 specie di mammiferi che la Lista rossa nazionale classifica a rischio di conservazione in Italia, e non solo: tra questi il lupo, la lontra, e via discorrendo. Inoltre, in queste riserve troviamo oltre 200 specie di diversi uccelli che frequentano le zone umide; e penso che siano note a tutti le qualità e la bellezza di alcune riserve naturali, come quella del Circeo o quella della Salina di Margherita di Savoia, di Varano in Puglia, e via discorrendo.
  Da questo punto di vista, quindi, nel corso degli anni, nel corso dei decenni, questi operai a tempo indeterminato e a tempo determinato hanno acquisito innumerevoli competenze e funzioni, volte alla tutela di questo patrimonio, di queste riserve naturali. Non vorremmo che a Pag. 10seguito di questo passaggio dal Corpo forestale dello Stato ai carabinieri sulla gestione in merito a queste entità così biologicamente preziose, possano in qualche modo venir meno le funzioni di tutela e di mantenimento che così egregiamente negli anni questi operai hanno garantito. Tra l'altro, parliamo anche di figure professionali che nel corso degli anni hanno effettuato anche dei corsi di aggiornamento, affinché la loro funzione fosse in linea completa con i dettami europei riguardo alla salvaguardia dell'ambiente e della biodiversità.
  Presidente e sottosegretari, non possiamo permetterci in alcun modo, per il bene del nostro Paese, per il bene del nostro ambiente e del nostro territorio, che queste competenze vengano disperse, e soprattutto non possiamo permetterci che nessuno di questi operai se ne torni a casa senza che gli venga rinnovato il contratto. Quindi, finché non avremo questa garanzia, questa certezza, e soprattutto fin quando non avremo la certezza che venga quanto prima bandito un concorso per la loro stabilizzazione, fino ad allora non potremo ritenerci soddisfatti.

(Iniziative di competenza al fine dell'avvio delle procedure di revoca della nomina a sottosegretario di Stato del dottor Vito De Filippo – n. 2-01331)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Di Vita ed altri n. 2-01331, concernente iniziative di competenza al fine dell'avvio delle procedure di revoca della nomina a sottosegretario di Stato del dottor Vito De Filippo (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Il deputato Massimo Enrico Baroni ha facoltà di illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, con questa interpellanza chiediamo una cosa semplice: che il Governo revochi immediatamente e con urgenza l'incarico al sottosegretario De Filippo. Abbiamo tutti aspettato in attento silenzio che il sottosegretario seguisse mestamente la Ministra Guidi, e lo stesso facesse Maria Elena Boschi. Abbiamo aspettato sconcertati che la Ministra Lorenzin battesse un ciglio. Che tristezza vedere queste donne di potere così male affaccendate ! Questa è la vostra idea di quote rosa ? Che stile !
  Abbiamo aspettato che la Ministra Lorenzin esprimesse quantomeno un lieve imbarazzo. Nessun imbarazzo sul viso da Picasso, ormai deformato dalle sue stesse bugie, del Presidente del Consiglio, che va rivendicando emendamenti che farebbero vergognare Donald Trump, spacciando interessi da lobbisti come opere pubbliche.
  Eppure la Ministra Lorenzin, signora Presidente, ha avuto la sua occasione d'oro il 6 aprile, in occasione dell'evento nazionale sulla corruzione in sanità. Niente, silenzio assoluto sul suo sottosegretario: è stata la solita passerella ipocrita, dove si sono sbandierati accordi e protocolli con Anac, e si è taciuto che l'unico sottosegretario alla salute del Paese ha un capitolo dedicato nelle carte del GIP. Ma per favore !
  E dello stesso velo di silenzio (ci dispiace constatarlo) si è coperto anche Cantone: non una parola sul più grande fatto corruttivo dall'inizio della legislatura, che sta coinvolgendo l'intero Governo. È bene che qualcuno ricordi a Cantone che il principale controllato dell'Anac deve essere proprio il Governo ! È bene che Cantone, invece di dare voti al Presidente del Consiglio o a recarsi in pellegrinaggio alle Leopolde, cominci ad intervenire duramente ed efficientemente sulle scorribande di delinquenti di ogni risma – per usare le sue stesse parole – che governano il nostro Paese. Fin da subito vi diciamo: non provateci, non provate a barattare sottosegretari con la vergogna dissimulata di un Governo intero.
  Vi attende una mozione di sfiducia e sappiate che per il MoVimento 5 Stelle è l'intero Governo che deve andare a casa. Ormai, siete bolliti nelle stesse menzogne che vi hanno permesso di fare queste pessime politiche per i cittadini; siete stati beccati, tutti, con le mani nel petrolio, che è poi la metafora con cui gestite il Ministero Pag. 11della salute, anime nere che vagano sullo sfondo del diritto alla salute, incompetenti attori della regia della privatizzazione del nostro diritto alla salute. De Filippo è reduce da una recente condanna della Corte dei conti per danno erariale; secondo quanto riferiscono organi di informazione, si aggiunge ad un'altra condanna per nomine dirigenziali illegittime. Con sentenza del gennaio 2015 la Corte dei conti della Basilicata ha condannato Vito De Filippo a risarcire il danno prodotto alla regione Basilicata nell'ambito dell'inchiesta «Rimborsopoli», concernente plurimi episodi di malversazione di denaro pubblico, e per i medesimi fatti è in corso un processo penale a suo carico. Ma non basta, il curriculum non è finito: nel mese di settembre 2015 diversi organi di informazione hanno diffuso la notizia che, nell'ambito delle indagini condotte dalla Guardia di finanza per un presunto danno erariale da 2 milioni di euro, causato da alcune irregolarità nella progettazione dell'ospedale unico per acuti di Lagonegro, in provincia di Potenza, sono state segnalate alla Procura regionale della Basilicata e alla Corte dei conti 18 persone, tra cui anche il nostro sottosegretario, anzi, il vostro sottosegretario De Filippo. E poi in questi giorni, questi terribili giorni, la ciliegina sulla torta, la solita torta da spartire, sia ben inteso: il sottosegretario De Filippo compare come un jolly degli affari nelle carte dell'inchiesta «Trivellopoli», tanto che nel provvedimento del GIP un intero capitolo è intitolato ai rapporti politici tra Vicino e De Filippo e gli interessi privatistici. I rapporti politici tra Vicino e De Filippo e gli interessi privatistici, lo ripeto, gli interessi privatistici del sottosegretario alla salute e nemmeno l'ombra degli interessi dei cittadini.
  Questa richiesta di revoca per De Filippo è un atto dovuto, signora Presidente, è impossibile non chiedere la sua cacciata ad horas; è troppo ripugnante vedere un sottosegretario alla salute, lì al suo posto, mentre i carabinieri del nucleo operativo ecologico acquisiscono migliaia di cartelle cliniche negli ospedali lucani per verificare le patologie presenti nella regione del petrolio, tra cui anche quelle relative ai tumori. La procura vuole verificare con quali conseguenze i liquidi inquinanti e i rifiuti pericolosi sono finiti nei pozzi e quali conseguenze hanno prodotto alla salute dei cittadini lucani, i concittadini del sottosegretario De Filippo. Ora si comprendono i motivi perché in Commissione si cerca anche di affossare la proposta di legge, peraltro, a mia prima firma, che istituisce il Registro nazionale tumori, un registro pubblico che dia conto proprio di ciò che gli inquirenti, in queste ore, vanno cercando: la causa o concausa che determina negli abitanti di un certo territorio un'anomala crescita di patologie tumorali, quale diretta conseguenza di reati ambientali e attentati alla salute dei cittadini. Con il Registro nazionale tumori vogliamo che gli studi epidemiologici non siano estemporanei o volontaristici o, magari, dimenticati negli archivi del Ministero della salute, ma che siano di routine per comprendere l'esposizione al rischio di quei territori che, come quello lucano, sono devastati da politiche ambientali scellerate. È di poche ore fa la notizia che tra i diversi studi fatti negli anni e che hanno registrato un'anomala crescita di patologie c’è anche quello dell'Istituto superiore di sanità, anche questo in corso di privatizzazione occulta, e relativo a venti comuni della Val d'Agri, studio non ancora pubblicato, ma dal quale emergerebbe un eccesso di mortalità a causa di alcuni tumori e malattie cardiovascolari. Invece di occuparsi di questi problemi, in quel di Val d'Agri, nella regione devastata dal petrolio, cosa faceva il sottosegretario alla salute, come occupava il suo tempo ? Impiegava il suo tempo a fare scorribande elettorali di potere, in lotta con il suo alter-ego Pittella – siete tutti uguali, non dimenticatelo – e intrallazzava con la sua compagna di partito Rosaria Vicino, rigorosamente PD, un'altra accusata di aver usato la propria posizione per contrattare assunzioni e sistemazioni con le aziende del sistema petrolifero, le famose opere strategiche definite dal Governo, incluso il figlio neolaureato della medesima ex sindaca, Pag. 12che, grazie all'intercessione di De Filippo, riesce ad avere un colloquio presso una società riconducibile all'ENI.
  Quella stessa ENI che gli inquirenti ipotizzano possa essere responsabile di questo anomalo eccesso di tumori. Ma è mai possibile che l'interlocutore sul Registro tumori sia proprio lo stesso De Filippo che intrallazza per sistemare il figlio della sua amica di partito all'ENI ? Non è accettabile ! Il sottosegretario dimenticava, evidentemente, che in virtù del proprio incarico doveva occuparsi della salute dei suoi concittadini e degli italiani tutti e non delle aziende petrolifere presso cui sistemare il figlio della sua amica. Dall'intercettazione emerge che il sottosegretario alla salute era vicino, vicino, proprio con Rosaria, la spregiudicata ex sindaca del PD del comune lucano di Corleto Perticara, il Paese dove stava sorgendo Tempa Rossa, proprio grazie al famoso emendamento alla legge di stabilità 2015 che ne ha semplificato l'iter amministrativo e burocratico, a tutto vantaggio della Total e della pletora di subappaltatori collegati, ivi incluso l'affaccendato compagno della Ministra Guidi. Gli organi di informazione descrivono un Vito De Filippo in totale sodalizio con la Rosaria Vicino, come fratello e sorella, come dice la stessa Vicino intercettata, agli arresti domiciliari, ora, e ritenuta dagli inquirenti una figura centrale dell'inchiesta, le cui affermazioni riguardo alla sicurezza dei siti petroliferi sono agghiaccianti: «none, a noi la sicurezza non ce ne fotte niente», ho citato testualmente. La sicurezza è un presidio alla salute di chi ci lavora e dei cittadini che in quei luoghi abitano e che un Ministro della salute e il suo sottosegretario dovrebbero avere a cuore. Il sottosegretario, come abbiamo scritto nell'interpellanza, è recidivo nell'assenza di decoro; rispetto ed imparzialità istituzionale vorrebbero che gli uomini dello Stato, non solo fossero, ma apparissero integerrimi. I fatti gravissimi di questi giorni, aggiunti ai precedenti citati, quali appunto la condanna della Corte dei conti per episodi di malversazioni di denaro pubblico, sono solo elementi che per noi del MoVimento 5 Stelle avrebbero già dovuto indurre il medesimo sottosegretario ad un sussulto di dignità e a una rinuncia spontanea a proseguire nel delicato incarico affidatogli. In conclusione, con questa interpellanza vi chiediamo se non riteniate di assumere con urgenza le iniziative di competenza da parte della Presidenza del Consiglio e del Ministero della salute al fine di avviare le procedure di revoca della nomina a sottosegretario di Stato del dottor Vito De Filippo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie, Presidente, onorevoli, nel merito dei fatti segnalati si formulano le seguenti considerazioni. Quanto alla sentenza della Corte dei conti n. 11 del 20 gennaio 2015, Sezione giurisdizionale della Basilicata, di condanna del sottosegretario Vito De Filippo a risarcire il danno arrecato alla medesima regione Basilicata per un importo pari a euro 2.641, si ricorda che, come è noto, la condotta è riconducibile all'acquisto di francobolli da parte della segreteria dell'allora presidente della regione Basilicata. Con riguardo alla notizia riferita nel mese di settembre 2015 al presunto danno erariale causato da alcune irregolarità nella progettazione dell'ospedale unico per acuti di Lagonegro, si evidenzia che nei confronti del sottosegretario De Filippo non risulta, allo stato, alcun procedimento che lo riguardi. Quanto alla notizia riferita alla condanna, da parte della Corte dei conti, per nomine considerate illegittime di due ex dirigenti del nucleo regionale di valutazione, il fatto in esame consegue ad una decisione collegiale della giunta regionale e, in proposito, non è stato ancora pronunciato un giudizio, comunque, definitivo. Da ultimo, è il caso di sottolineare che il sottosegretario De Filippo non risulta, ad oggi, indagato nell'ambito delle vicende riconducibili alla questione petrolio in Basilicata. Quindi, in conclusione, il Governo Pag. 13non assumerà alcuna iniziativa di revoca della nomina a sottosegretario di Stato del dottor Vito De Filippo.

  PRESIDENTE. Il deputato Massimo Baroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza De Vita ed altri n. 2-01331, di cui è cofirmatario.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Presidente, quanto tempo ho ? Cinque minuti ?

  PRESIDENTE. Dieci minuti.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Allora, facciamo presente che è abbastanza interessante vedere come nessun esponente del Ministero della salute sia presente e che la risposta sia stata fatta dare anche dal sottosegretario con delega alle politiche sociali, sottosegretario Biondelli, che ha proprio la delega alla disabilità, a tutte le politiche sulla disabilità.
  Quindi stiamo parlando di come la risposta viene comunque da un «sottosegretariato Cenerentola», Presidente. È curioso questo aspetto, perché non abbiamo De Vincenti qui a risponderci, ma abbiamo proprio un esponente di un Ministero, un sottosegretario, con deleghe fortemente compresse relativamente alla sua capacità di spesa, relativamente alla sua capacità di occuparsi degli ultimi. E cosa deve fare ? Deve rispondere per il sottosegretario alla salute De Filippo, bypassando e non citando chiaramente alcune premesse, che, per quanto ci riguarda, sono inequivocabili, ovvero che nel medesimo mese di settembre 2015 alcuni organi di informazione riportano altresì la notizia che la Corte dei conti, sezione II giurisdizionale centrale di appello, avrebbe condannato il dottor De Filippo a versare 30 mila euro (29.653) nelle casse della regione Basilicata per due nomine considerate illegittime di due ex dirigenti del nucleo regionale di valutazione e verifica degli investimenti, quando lo stesso De Filippo, nel 2001, era assessore regionale, e che il danno complessivo accertato dalla sezione II centrale della Corte dei conti ammonta a 148 mila euro. Non è stato detto nulla in merito al capitolo dell'inchiesta e quindi si tace e si sorvola relativamente anche all'opportunità politica, alla dignità morale, di avere una persona come il sottosegretario alla salute, in un momento così difficile per il Paese, così difficile per ottenere una mammografia, così difficile per ottenere una radiografia mammaria, dato che tutti gli appalti che vengono dati al terzo settore per fare semplicemente una prenotazione telefonica, sono veramente in una situazione vergognosa. Le persone che rispondono al telefono per queste prenotazioni sono imbarazzate, si vergognano per il Ministero della salute, per il loro Paese e sono associazioni del terzo settore. Si vergognano di dover dire che bisogna aspettare dodici mesi, bisogna aspettare nove mesi, bisogna aspettare diciassette mesi, per avere il proprio diritto alla salute tutelato.
  Però, ci si occupa degli affari, degli affari di famiglia, degli affari di corrente. Non hanno nemmeno messo un esponente del PD, perché avevano la possibilità di scegliere da chi far difendere il sottosegretario De Filippo; hanno messo un esponente di un altro partito come sottosegretario a rispondere in maniera del tutto insoddisfacente, minimalista, cercando di impedire che una notizia prenda forma in maniera adeguata per informare i cittadini. La risposta, quindi, è desolante, come sempre. Questa è la risposta che voi avete dato non al MoVimento 5 Stelle, ma a tutti i malati di tumore, a tutti i morti, a tutte le famiglie che abitano il territorio lucano che sono, in maniera percentuale, i più numerosi in Italia. Questa è la risposta che voi date ai bambini della scuola materna che dista pochi metri da uno dei numerosi pozzi della Val d'Agri, questa è la risposta che date ai poveri della Basilicata la regione che, stando ai dati Istat, è la regione più povera d'Italia. Questa è la risposta che date agli agricoltori della Basilicata che hanno visto le loro aziende volatilizzarsi negli ultimi dieci anni. Questa è la risposta che voi date ai disoccupati della Basilicata, che solo in Val d'Agri sono oltre otto mila; alla faccia dell'interesse Pag. 14nazionale riferito da Renzi ! Questa è la risposta che voi avete dato alle future generazioni che non meritano di vivere in territori inquinati e devastati da voi e dai vostri amici lobbisti. Questa è la risposta che voi date al futuro del Paese che merita una politica energetica ventennale radicalmente diversa; quella politica che voi fate fare, chiavi in mano, senza lacci e lacciuoli, alle multinazionali da cui siete sotto scacco !

(Chiarimenti in ordine al ruolo svolto dal dottor Pastena presso il Ministero dello sviluppo economico, in relazione alla normativa vigente in materia di incarichi dirigenziali apicali e alla luce di recenti indagini giudiziarie – n. 2-01332)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Cecconi ed altri n. 2-01332, concernente chiarimenti in ordine al ruolo svolto dal dottor Pastena presso il Ministero dello sviluppo economico, in relazione alla normativa vigente in materia di incarichi dirigenziali apicali e alla luce di recenti indagini giudiziarie (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Cecconi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente. Nell'ambito delle indagini condotte dalla procura della Repubblica di Potenza inerenti, l'operato dell'ormai, e per fortuna, ex Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, oltre ai gravi fatti emersi sulla questione dell'impianto di Tempa Rossa, che sono ormai all'onor di cronaca ben conosciuti, sono emersi altri filoni di indagine che si stanno muovendo un pochino più sottotraccia, anche rispetto all'opinione pubblica, relativi soprattutto al porto di Augusta, che è, anche esso, comunque un punto di riferimento di diverse compagnie petrolifere.
  Questo filone di inchiesta ha, a sua volta, condotto gli inquirenti a indagare su un'altra vicenda non chiara relativa al progetto di ammodernamento della flotta militare italiana, dell'intera flotta militare italiana, per un valore, un investimento di spesa, da parte dello Stato, e quindi con i soldi dei cittadini italiani, di 5,4 miliardi di euro. Un progetto fortemente voluto dall'attuale Capo di Stato maggiore della Marina militare, ammiraglio De Giorgi, anch'esso attualmente indagato insieme, nello stesso filone, con Gianluca Gemelli, il compagno dall'ex Ministro Guidi.
  Stando agli organi di stampa, la persona chiave di tutta questa vicenda, dello stanziamento di 5,4 miliardi per la flotta, è soprattutto un funzionario statale, o meglio un ex funzionario statale, perché in pensione da poco tempo, Valter Pàstena o Pasténa, non siamo riusciti a capire dove va posto l'accento nel suo cognome, attualmente consigliere del Ministro dello sviluppo economico a titolo, sembrerebbe, gratuito. Sembrerebbe a titolo gratuito, perché non è assolutamente noto come svolgesse il ruolo di consigliere nell'ambito della struttura ministeriale del MISE, del Ministro Guidi, se in coordinamento con essa o semplicemente bypassandola né come lo esercitasse dentro e fuori il Ministero, né come rispondesse appunto all'interno della catena di comando politica e logistica del Ministero stesso.
  Nomina, incarico e ruolo di Pastena, non risultano riscontrabili neanche nel sito istituzionale del Ministero dello sviluppo economico, in spregio alle norme in materia di trasparenza, in particolare riguardo agli incarichi apicali di consulenza. Questo personaggio, funzionario, è andato in pensione ed oggi è consulente e la legge gli permette di esserlo, a titolo gratuito, ma almeno dovrebbe essere nominato all'interno della sezione trasparenza del Ministero stesso, cosa che non è avvenuta, anche perché Pastena è in grado di influenzare l'iter di approvazione di norme in corso d'esame al Parlamento, ovviamente secondo indiscrezioni di stampa; stampa che è sempre molto più rapida di noi e di tanti altri nel prendere gli atti di indagine e fare le dovute valutazioni. Si tratta ovviamente di norme contenenti sblocchi di rilevanti capitoli e capitali di spesa pubblica.Pag. 15
  Pastena ha un curriculum ovviamente di tutto rispetto: direttore generale alla Ragioneria dello Stato fino al 2015; in servizio all'Ufficio centrale del bilancio del Ministero delle politiche agricole alimentari; del Ministero dei beni e delle attività culturali; del Ministero del lavoro; incarico alla Ragioneria dello Stato, dagli anni Ottanta agli anni Duemila inoltrati; al collegio dei revisori, a volte nominato dalla stessa Ragioneria a cui apparteneva, a volte ad altro titolo, di tanti altri enti pubblici e privati o partecipati dallo Stato; come revisore dei conti all'unità sanitaria locale di Bergamo; all'Università degli Studi di Palermo; come presidente del collegio sindacale della società Metrofer; dalla società consortile per azioni PIT Scpa di Pozzuoli a Napoli; all'azienda ospedaliera Umberto I di Siracusa; alla ATISALE Spa su designazione del Ministro delle finanze; come presidente del collegio dei sindaci nel Policlinico Università di Palermo; come sindaco della società Aticarta; come presidente del collegio dei sindaci della Finest Spa, che è una società a capitale del Friuli-Venezia Giulia; della società Aeroporti Venezia Spa; della Fondazione Banco di Napoli, la banca che è all'interno di questa Camera; revisore dei conti presso la camera di commercio di Roma; membro del comitato per il marchio europeo Ecolabel; presidente del collegio dei revisori dei conti all'Agenzia delle entrate; della Fondazione musica per Roma; dell'Università degli studi di Cassino; Aeroporti di Puglia; Federazione italiana gioco calcio; consigliere del Ministro dello sviluppo economico, quello che ho appena detto, e consigliere di Unioncamere nazionale a Roma.
  Insomma, un personaggio che, nella sua lunga carriera, ha ricoperto eccellenti e importanti ruoli in aziende pubbliche all'interno dell'Amministrazione pubblica statale. Il burocrate, ovviamente, è sconosciuto ai più; se non ci fosse stata questa indagine, non si sarebbe saputo chi fosse questa persona, però è un burocrate notissimo a chiunque nel mondo industriale abbia dovuto accedere a finanziamenti del Ministero dell'economia e delle finanze.
  In questo caso, si trattava di gestire spese per 5,4 miliardi di euro per l'ammodernamento dalla flotta italiana e risulta, appunto, indagato insieme all'ammiraglio De Giorgi.
  Ma, ovviamente, tra gli addentellati a vario titolo di questa di questa persona, soprattutto come titolare di incarichi in società di capitali, risulta attualmente membro – nonostante non sia più un funzionario di Governo o di un Ministero – di Investimenti Spa, la holding pubblica romana che ha in pancia il super-polo fieristico capitolino voluto dall'allora sindaco Walter Veltroni e poi avviato su un triste crinale fatto di debiti e speranze tradite.
  L'uomo è attualmente presidente del collegio dei sindaci di Aeroporti di Puglia, presidente del collegio dei sindaci della Società per il polo tecnologico industriale romano, membro del collegio sindacale della Logesta Italia, la filiale nel Belpaese che trasporta i tabacchi all'interno dell'Italia, e, ovviamente, tra le cariche cessate che ho già nominato, c’è la SAVE, gli aeroporti veneti, la bergamasca Lediberg, la cartaria romana Aticarta e, tra le cariche di peso ricoperte in passato, ritorna protagonista la Finest, la finanziaria appunto del Friuli-Venezia Giulia.
  La procura sta indagando, ovviamente, sulla questione Tempa Rossa, Guidi e il suo compagno, sulla questione De Giorgi-porto di Augusta e sul filone dei 5,4 miliardi della flotta militare italiana.
  Questo personaggio, nonostante sia un personaggio nascosto e sconosciuto, fa parte dall'Amministrazione centrale, ha rapporti con i membri del Governo, è molto conosciuto dai membri del Governo, tant’è che – cosa uscita recentemente, nella giornata di ieri, molto singolare, che mi ha particolarmente colpito – questo funzionario parla anche di aver ricevuto un dono, un regalo da parte dei Carabinieri direttamente nei suoi uffici, con delle foto di Delrio, insieme a Cutro, foto che poi, tra l'altro, sono anche uscite, quasi a millantare un possibile ricatto di questo personaggio nei confronti di un altro membro del Governo, che è Delrio.Pag. 16
  Ora, mi riserverò poi successivamente, in fase di replica, di aggiungere anche delle note politiche a quello che questo Governo si tiene in pancia e a quello che sta facendo rispetto alla sua aurea da rottamatore, che pare sia smantellata giorno dopo giorno, purtroppo, solo dalle indagini dalla procura, quando i fatti parlano da soli, ma quello che noi chiediamo con questa interpellanza è se il ruolo di Pastena all'interno del MISE sia un ruolo di incarico apicale e, quindi, qual è la motivazione per cui noi non lo ritroviamo all'interno dalla sezione trasparenza, non siamo in grado di identificare dove abbia preso posto questo personaggio; e se questo succede per questo soggetto, per questo burocrate, quante altre persone come lui ci sono all'interno dall'Amministrazione statale, quante altre persone come Pastena sono in grado di condizionare l'approvazione di emendamenti, di collegare ministeri tra loro per far passare emendamenti che non sono certamente per il bene dei cittadini, ma sono a sostegno di alcune lobby e alcuni centri di potere.
  Il Ministro Boschi dice di essere sotto attacco dei poteri forti, ma mi sembra che sia una definizione alquanto singolare, perché i poteri forti vivono e vegetano all'interno dei vostri ministeri e del vostro Governo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Angelo Rughetti, ha facoltà di rispondere.

  ANGELO RUGHETTI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente. In riferimento alla questione posta dall'onorevole Cecconi, osservo che l'articolo 5, comma 9, del decreto-legge n. 95 del 2012, come modificato dal decreto-legge n. 90 del 2014, convertito nella legge n. 114 dello stesso anno e successivamente oggetto di intervento anche da parte della cosiddetta legge Madia n. 124 del 2015, stabilisce che alle pubbliche amministrazioni è fatto divieto di attribuire incarichi di studio e di consulenza, incarichi dirigenziali o direttivi o cariche in organi di governo delle amministrazioni e degli enti e società da essi controllate a soggetti già lavoratori, privati o pubblici, collocati in quiescenza. Norma, appunto, voluta da questo Governo. Tali incarichi, cariche e collaborazioni sono, tuttavia, consentiti se a titolo gratuito, ma, per i soli incarichi dirigenziali e direttivi, è previsto il limite di durata annuale presso ciascuna amministrazione.
  Con le circolari del Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione n. 6 del 2014 e n. 4 del 2015, è stato evidenziato che la citata norma mira ad evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza o, comunque, per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani.
  Segnalo, peraltro, che gli incarichi vietati sono quelli conferiti successivamente alla data di entrata in vigore del decreto-legge n. 90, ossia il 25 giugno 2014. La circolare n. 6 ha rimarcato, inoltre, che, ponendo la disciplina in esame puntuali norme di divieto per le quali è esclusa l'interpretazione estensiva, incarichi vietati sono solo quelli che sono espressamente elencati, con la conseguenza che tutte le ipotesi di incarico o collaborazione non rientranti nelle tipologie tassativamente previste sono da ritenersi sottratti ai divieti di cui alla disciplina in esame.
  Rammento, inoltre, che il limite annuale di durata degli incarichi, in precedenza valevole per tutte le ipotesi, a seguito dell'entrata in vigore della legge Madia è stata mantenuta per quelli dirigenziali e direttivi e non per quelli di studio o consulenza.
  Esaminando la questione della inconferibilità o incompatibilità di incarichi amministrativi di vertice, di incarichi dirigenziali esterni ed interni nelle pubbliche amministrazioni e di incarichi di amministratori di enti pubblici e di enti privati Pag. 17in controllo pubblico, faccio presente che il decreto legislativo n. 39 del 2013 disciplina una serie dettagliata di ipotesi, che sembrerebbero non ricorrere nel caso di specie. Infatti, risulta che il dottor Pàstena, o Pastèna, è stato consigliere del Ministro dello sviluppo economico a titolo gratuito e gli incarichi di revisore dei conti e di sindaco in enti e società a partecipazione pubblica appaiono privi di natura gestionale.
  Con specifico riferimento all'incarico del dottor Valter Pastena, il Ministero dello sviluppo economico ha fornito elementi dai quali risulta che al suddetto, sulla base della normativa vigente e in osservanza della circolare n. 6 del 2014 del Dipartimento della funzione pubblica, è stato conferito, in data 27 marzo 2015 e sulla base del curriculum pervenuto al Ministro dello sviluppo economico, l'incarico, a titolo gratuito e senza oneri per l'amministrazione, di consigliere dell'Ufficio di Gabinetto per le politiche di bilancio, previa acquisizione del profilo curriculare e della dichiarazione sostitutiva cumulativa relativa all'assenza di cause di incompatibilità e inconferibilità. Tale dichiarazione ha evidenziato la titolarità in capo all'interessato di alcuni incarichi e cariche comunque non conferite dal MISE.
  Dopo l'emanazione della successiva circolare n. 4 del 2015 del Dipartimento della funzione pubblica, il Ministero ha effettuato una nuova verifica su tutti gli incarichi – incarichi che erano stati già conferiti al dottor Pastena – e non ha rilevato alcune cause ostative al mantenimento dell'incarico presso il MISE, anche perché la stessa circolare chiariva che tale tipologia di incarico sarebbe stata efficace fino alla naturale scadenza, ossia 27 marzo 2016, giorno in cui il rapporto è scaduto.
  Dagli elementi forniti dal MISE, il ruolo del dottor Pastena risulta saltuario, circoscritto peraltro a sole questioni di bilancio interno, e non è stato in alcun modo operativo né con le direzioni generali né con il Gabinetto del Ministro. In particolare, la sua collaborazione si è sostanzialmente limitata ad un apporto alle istruttorie in corso sulle questioni inerenti la gestione unificata, le contabilità speciali, le economie per il Giubileo, i tagli 2015 e l'assestamento del bilancio 2015.
  Conseguentemente, l'incarico in oggetto non è stato di tipo apicale, come chiedeva l'onorevole Cecconi nella sua interpellanza, sostanziandosi in una collaborazione a titolo gratuito senza alcun potere decisionale o direttivo. Il dottor Pastena, in conformità alla normativa vigente, non è stato titolare di alcun potere di firma di provvedimenti, né qualificabile come pubblico ufficiale in difetto della immedesimazione organica di norma tipica nel rapporto di lavoro dipendente di tipo subordinato, a tempo determinato o indeterminato, nelle amministrazioni pubbliche.
  Questo è quanto risulta al MISE e quanto emerge dagli atti conosciuti sotto l'aspetto formale, sui quali si fonda la risposta a questa interpellanza. Tutto ciò nulla toglie alla gravità dei fatti che sembrano emergere dalle intercettazioni e che sembrano coinvolgere il dottor Pastena nei fatti oggetto di indagine e relativamente al ruolo che sembra aver svolto in collaborazione con altri componenti delle istituzioni, nella predisposizione di documentazioni false contro membri del Governo, comportamento per il quale il Governo stesso confida in una verifica rapida, in tempi brevi, da parte delle autorità competenti.

  PRESIDENTE. Il deputato Cecconi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Io ero certo che il sottosegretario sarebbe venuto a rispondere alla mia interpellanza portandomi una serie di norme, una serie di giustificazioni sull'operato del suo Governo. Non mi rammarico certo per questo – è un membro del Governo e protegge, ovviamente, l'operato del Governo che rappresenta –, però qui il punto, sottosegretario, è completamente un altro.
  Lei mi sta dicendo che, all'interno del MISE, perché la norma lo consentiva, Pag. 18perché una serie di norme da lei richiamate lo rendono possibile, si è nominata una persona che tutti conoscevano come un «oliatore», come una persona che all'interno dell'amministrazione era capace di far passare emendamenti, di far passare informazioni da un'amministrazione all'altra, perché era un membro dell'amministrazione da tanto tempo, probabilmente, una persona molto conosciuta, anche molto potente a quanto pare, perché aveva avuto rapporti con i Ministeri della difesa, dell'ambiente, delle politiche agricole, dei beni e delle attività culturali. Era nella possibilità di lavorare direttamente con il Ministro, perché nell'inchiesta ci dicono che abbia lavorato direttamente con il Ministro: non poteva firmare, ma poteva certo prendere i fogli e farli firmare a qualcun altro, con la forza che aveva, evidentemente emersa dalle indagini; poi, la magistratura ci dirà se quello che sto ribadendo o quello che i giornalisti stanno ribadendo è vero o non è vero.
  Io mi aspetterei da questo Governo non un'alzata di scudi, ma un chiedere scusa. È stato fatto un errore: questa persona non avrebbe mai dovuto mettere piede all'interno del Ministero dello sviluppo economico quale consulente, perché il suo ruolo era quello di fare l'oliatore di ingranaggi; ha fatto delle cose che la magistratura ci dirà se sono gravi o meno. Di personaggi del genere nella storia della Repubblica se ne conoscono altri, poi, la magistratura, a volte, condanna, a volte, non condanna: per esempio, viene da ricordare un recente caso, che è quello di Incalza, che è molto simile.
  I rapporti tra membri del Governo e questi alti burocrati dello Stato si fanno, di giorno in giorno, inchiesta su inchiesta, sempre più torbidi. Tra l'altro, recentemente, si viene anche a sapere che De Vincenti potrebbe essere il prossimo Ministro dello sviluppo economico, in attesa, ovviamente, che il Presidente del Consiglio Renzi prenda una decisione. Quello stesso De Vincenti che, ogni volta che c’è un casino, ogni volta che c’è un'inchiesta, scappa fuori la sua testa: dalla questione della Tirreno Power ad altre questioni successive.
  Come se questo, prima Viceministro, oggi sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che ha giurato sulla Costituzione di fare il bene dei cittadini e della Repubblica, appare abbastanza sostanzialmente, che il bene che sta facendo a questo Paese è il bene delle lobby che rappresenta: energetiche, come la Tirreno Power, ENI, Finmeccanica e tutte le altre grandi aziende di Stato e non che ruotano all'interno di questo Governo.
  Perché la cosa che emerge, a prescindere da Pastena e da tanti altri personaggi come Pastena, che sicuramente ci sono e che non sono stati nominati, ma esistono – perché è evidente che se ne esce uno ogni mese non è possibile pensare che questo sia l'ultimo, ma uno di una lunga serie –, è che questo Governo che si dice essere sotto ricatto, ma è una scusante che noi non ci permettiamo di dare a questo Governo, perché non è il ricatto che il Governo subisce, ma è il Governo che prende in mano le volontà dei poteri forti, che gli dicono di essere sotto attacco, per portarle, invece, a lauti guadagni: come la questione Tempa Rossa, come la questione Tirreno Power e come tante altre questioni, come quella relativa a Finmeccanica, con la costruzione delle venti fregate che l'ammiraglio De Giorgi vuole nel nostro Paese. Come si può pensare di avere venti fregate nella Repubblica italiana, noi che abbiamo un parco navale militare fatto di barche di piccola stazza, anche perché si muovono in bacini di breve percorrenza e di piccola ampiezza ? Volere venti fregate è, certamente, o un segno di megalomania – che è possibile – o, comunque, un segno che si voleva spendere soldi pubblici per costruire un colosso militare con aziende che sono parzialmente statali, ma che sono anche molto partecipate da amichetti vostri e non certo nostri.
  Un'altra cosa che emerge, francamente, è che il Governo Renzi, e Renzi nella sua stessa persona, non fa altro che ripetere da giorni che questi emendamenti passati, Pag. 19che sono oggi all'onore della cronaca, sono scelte del Governo stesso, sono scelte strategiche del Governo stesso. Ma, allora, qual è la motivazione per cui queste scelte non sono state prese in Consiglio dei ministri ? Il Consiglio dei ministri nasce ed è tale perché è un organo collegiale: invece, qui, emendamenti del Governo, portati nel provvedimento di stabilità, sono stati presi via telefonica, con l'intervento di funzionari e alti burocrati dello Stato e si vuol far credere ai cittadini che questa sia una scelta di Governo. Se è una scelta di Governo, si fa collegialmente in Consiglio dei ministri, come tutte le scelte di Governo.
  Queste sono «marchette», alcune anche con rilevanza probabilmente penale, visto che la magistratura ci sta bene mettendo le mani sopra. Sono evidentemente delle «marchette», dei favori o ai compagni o ad alcune aziende, che neanche sono pubbliche, che neanche sono italiane: a volte, sono anche aziende straniere, quindi, non si comprende proprio quale sia la motivazione, dove sia il rispetto del bene pubblico e dei soldi dei cittadini italiani. Se io fossi, oggi, membro del Governo, mi sentirei fortemente in imbarazzo di rappresentare non la Repubblica, non i cittadini italiani, ma qualcuno, qualcun altro, che governa le mie scelte, che governa le mie leggi, che governa i miei emendamenti, che non vanno nel bene dei cittadini, ma vanno nel bene delle grandi lobby che governano questo Paese e che governano anche questo Governo.

(Iniziative di competenza in ordine alla mancanza di trasparenza e tempestività – da parte della gestione commissariale dell'Ilva di Taranto – nella comunicazione dell'aumento dei livelli di diossina agli enti preposti al monitoraggio dell'inquinamento – n. 2-01318)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Duranti ed altri n. 2-01318, concernente iniziative di competenza in ordine alla mancanza di trasparenza e tempestività – da parte della gestione commissariale dell'Ilva di Taranto – nella comunicazione dell'aumento dei livelli di diossina agli enti preposti al monitoraggio dell'inquinamento (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Duranti se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  DONATELLA DURANTI. Sì, grazie, signora Presidente, intendo illustrare l'interpellanza. L'interpellanza in oggetto si riferisce, appunto, come è stato ricordato, ai valori record di diossina rilevati nel quartiere Tamburi di Taranto: picchi di diossina fino a quaranta volte superiori al valore soglia.
  I fatti sono ormai tristemente noti, però serve ricostruire ciò che è accaduto. Il 24 febbraio l'Ilva ha consegnato all'ARPA i risultati di sei deposimetri. Per la verità, più che consegnato all'ARPA, l'ARPA aveva ricevuto semplicemente dei dati di sintesi, e l'allora direttore di ARPA Puglia, il dottor Giorgio Assennato, è stato costretto ad inviare all'Ilva un ufficiale di polizia giudiziaria per avere i dati completi; sono stati consegnati quindi i risultati di sei deposimetri. Quello sistemato all'esterno, cioè nel quartiere Tamburi, registrava dati incredibili ed inaccettabili; dati emersi da analisi condotte tra il novembre 2014 e il febbraio 2015 e inseriti in una relazione messa a punto dal Politecnico di Torino. I picchi più alti, secondo quanto appunto espresso dal direttore dell'ARPA Puglia, Assennato, sono assimilabili a quelli rilevati nella discarica di Giuliano, la peggiore della «Terra dei fuochi». La stessa ARPA Puglia ed il suo direttore generale individuano ed indicano la compatibilità dell'impronta di questo tipo di diossina con – cito testualmente – «materiali polverulenti contaminati in misura estremamente alta, quali le polveri di abbattimento dell'impianto di sinterizzazione dello stabilimento siderurgico».
  Nello specifico, negli ultimi due anni, al rischio della dispersione nell'aria della diossina, si è aggiunto quello legato alla possibile ingestione della stessa, direttamente o indirettamente, tramite la catena Pag. 20alimentare. Le polveri in questione sono compatibili con quelle provenienti dai filtri dell'impianto di abbattimento delle diossine presente nel siderurgico tarantino, che devono essere – lo voglio ricordare – smaltite in discariche per rifiuti pericolosi fuori dal territorio regionale della Puglia. I picchi di diossina, come detto, si erano riscontrati nel novembre del 2014 e nel febbraio del 2015, ma in base a quanto scritto dall'ingegner Maurizio Onofrio, del Politecnico di Torino, incaricato per conto dell'Ilva della relazione in questione, i valori non sarebbero imputabili agli scarichi del siderurgico, poiché – anche qui cito testualmente – le impronte digitali delle diossine non corrispondono a quelle dell'Ilva.
  L'ARPA Puglia, nella persona del suo direttore, con una nota inviata alla presidenza della regione in data 2 marzo 2016, ha messo in discussione la ricostruzione e le risultanze fatte dal Politecnico. Ha sottolineato, in particolare, come all'eccezionale aumento di diossine rilevate nel deposimetro del quartiere Tamburi, non ha corrisposto un aumento della quantità complessiva di polveri raccolte dal deposimetro; ancora, che la concentrazione delle diossine in tali polveri ha raggiunto limiti così elevati da essere confrontabile solo con materiali polverulenti contaminati in misura estremamente alta, quali le polveri di abbattimento delle emissioni dell'impianto di sinterizzazione dello stabilimento siderurgico; inoltre, ha rilevato che il confronto tra i profili dei congeneri delle diossine delle polveri raccolte dai deposimetri nei due mesi incriminati e quelli delle polveri di abbattimento dell'impianto di sinterizzazione dello stabilimento porta a credere che le polveri abbiano la stessa matrice. Come denunciato sia dall'ARPA Puglia che da associazioni ambientaliste come Legambiente Taranto, nella pubblicazione dei dati riguardanti l'incredibile aumento di diossina è mancato – questo è l'elemento centrale della nostra interpellanza – appunto l'elemento della trasparenza, da parte della gestione commissariale dell'Ilva, e della tempestività.
  Anche secondo noi la gravità della questione avrebbe richiesto immediata comunicazione alle autorità locali, alla ASL e agli enti preposti al monitoraggio e al controllo dell'inquinamento, proprio a partire dalla stessa ARPA Puglia. La mancanza degli elementi di trasparenza e di tempestività rende di difficile comprensione cosa abbia provocato tali anomalie nelle emissioni, oltre che la precisa individuazione delle responsabilità, il tutto con l'aggravante della gestione commissariale del siderurgico, che nei fatti identifica una gestione riconducibile all'ambito statale. Voglio ricordare che l'Ilva è in amministrazione straordinaria e che appunto la struttura commissariale è nominata dal Governo.
  Per questo, con questa interpellanza, chiediamo al Governo se sia a conoscenza di quanto appunto abbiamo espresso nella nostra interpellanza.
  In caso contrario, chiediamo se intenda accertare quali siano i motivi per cui non sia stato informato dai commissari dell'Ilva; se il Governo non intenda appurare al più presto le motivazioni, oltre che le responsabilità, che hanno portato i commissari a non comunicare tempestivamente i valori riscontrati alle autorità locali, alla ASL e agli enti preposti al monitoraggio dell'inquinamento.
  Voglio ricordare che c’è una cosa che aggrava, se possibile, la situazione: il 25 febbraio, il giorno dopo che i risultati sono stati trasmessi all'ARPA, nella Commissione attività produttive della Camera si è svolta un'audizione dei commissari dell'Ilva, i quali ovviamente si sono guardati bene dal riferire al Parlamento i dati appunto che riguardavano i picchi di diossina. Questa è una cosa che io considero gravissima: il Parlamento, ancora una volta, tenuto all'oscuro e non preso assolutamente in considerazione rispetto a quello che succede dentro e fuori l'Ilva di Taranto.
  Infine, chiedo al Governo quali iniziative si intendano intraprendere, per quanto di competenza, per appurare le ragioni e le responsabilità di quanto accaduto e quali interventi intenda disporre Pag. 21per la salvaguardia della salute dei lavoratori dell'Ilva e dei cittadini della provincia di Taranto.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Presidente, occorre preliminarmente chiarire e riaffermare alcuni aspetti.
  Allo stato attuale, non esiste alcun limite nazionale cogente per i valori di deposizioni di diossine e furani relativi alla qualità dell'aria urbana. Autorevoli ricerche scientifiche di rilievo internazionale riguardanti la deposizione di diossine e furani in aree urbane e industriali mostrano che, in tali aree, non è insolito trovare centinaia di picogrammi di tossicità equivalente per metro quadrato al giorno. Tali valori sono stati confermati dai dati della Commissione europea e dal programma danese sulle diossine.
  L'utilizzo delle centraline per il monitoraggio della qualità dell'aria da parte di Ilva è relativo alla prescrizione n. 85 del riesame dell'autorizzazione integrata ambientale dell'ottobre 2012, ed è normato da un contratto di comodato tra Ilva e ARPA Puglia del 31 agosto 2013, data a partire dalla quale le rilevazioni sono entrate in funzione.
  In base a questo contratto, gli obblighi di Ilva risultano essere: la periodica sostituzione dei supporti filtranti; il prelievo dei campioni per le polveri sospese e i deposimetri. Quelli di ARPA Puglia sono, invece: l'acquisizione dei dati orari; l'analisi, la validazione e la lavorazione dei dati; l'emissione di report mensili da inviare ad Ilva e alle autorità competenti.
  L'esatta definizione dei tempi, delle modalità del campionamento e della custodia degli esami avrebbe dovuto essere disciplinato da un protocollo operativo tra le parti, che tuttavia non è stato ancora stipulato.
  Questa è la ragione per la quale si sono verificati ritardi nell'effettuazione degli esami, alla quale si aggiunge l'oggettiva delicatezza e complessità dell'indagine di laboratorio da effettuare.
  Per quanto attiene alle rilevazioni e agli esiti delle rilevazioni più precisamente, voglio riferire qui i dati esatti.
  I campioni, i dati del deposimetro del quartiere Tamburi, rappresentativo dell'area urbana, da agosto 2013 a giugno 2014, sono stati inviati ad ARPA Puglia da Ilva in data 12 novembre 2014. I valori sono risultati tutti inferiori a 4 picogrammi per metro quadrato al giorno, tranne il valore di maggio 2014, pari a circa 24 picogrammi.
  Per il periodo da luglio 2014 a ottobre 2014, i dati sono stati trasmessi da Ilva ad ARPA Puglia il 7 luglio 2015. I corrispondenti valori sono risultati tutti inferiori a 6 picogrammi per metro quadrato al giorno.
  Infine, per il periodo novembre 2014-febbraio 2015, i dati sono stati trasmessi da Ilva ad ARPA il 24 febbraio. I valori di novembre e febbraio sono risultati molto maggiori rispetto ai dati rilevati in precedenza, rispettivamente pari a circa 791 picogrammi per metro quadrato al giorno e 212 picogrammi.
  I commissari Ilva non hanno ritenuto di dover suscitare allarme, in quanto, contestualmente alla consegna del dato di novembre 2014, era stato trasmesso anche il dato di dicembre 2014, che segnalava un sicuro ritorno alla normalità delle concentrazioni di diossine e furani nell'area del quartiere Tamburi, con un valore pari a circa 2 picogrammi per metro quadrato. Questo elemento, a giudizio dei commissari, confermava l'eccezionalità dell'evento, poi parzialmente ripetutosi nel febbraio 2015.
  I commissari si sono comunque attivati, commissionando al professor Onofrio del Politecnico di Torino un'analisi relativa all'impronta digitale delle diossine e furani della centralina del quartiere Tamburi e delle altre centraline, allo scopo di comprendere le cause dei valori anomali riscontrati.
  In base alle risultanze della relazione del professor Onofrio, le cause sarebbero da ricercare esternamente allo stabilimento Pag. 22Ilva: circostanza, quest'ultima, che è stata anche oggetto di un parere da parte dell'ARPA Puglia, che tuttavia sembra attestarsi su posizioni parzialmente diverse.
  Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha da ultimo informato che l'ISPRA, unitamente all'ARPA Puglia, ha svolto un apposito sopralluogo in data 10 marzo 2016, i cui esiti sono in corso di definizione da parte dei predetti organi di controllo. I risultati delle analisi sui prelievi di terreno effettuate in tale ultima occasione sono attesi a breve.
  Ovviamente, su tutti questi dati confermo la piena disponibilità, come è ovvio, ad informare, nelle forme in cui è richiesto, il Parlamento.
  Per quanto riguarda i commissari Ilva, da quanto riferito dagli stessi, sono in corso iniziative tese ad istruire il tavolo con ARPA Puglia ed ISPRA, per la redazione di un protocollo operativo al fine di ovviare alle attuali carenze riscontrate. In particolare, saranno definite le procedure di acquisizione e gestione dei dati ottenuti mediante deposimetri, nonché le relative modalità e tempistiche sia di conservazione che di trasmissione dei deposimetri al laboratorio incaricato.

  PRESIDENTE. La deputata Duranti ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, sono assolutamente insoddisfatta: le preoccupazioni che abbiamo in riferimento a quello che accade, continua ad accadere in quello stabilimento, in quella città, se possibile, dopo questa risposta, che francamente mi lascia senza parole, sono ancora maggiori.
  Sono state riferite qui delle parole inaccettabili rispetto a quello che è accaduto: mi sarei aspettata un minimo di attenzione alle cose che sono accadute, e quindi una risposta un po’ più corretta nei confronti di un gruppo parlamentare che in questo momento rappresenta le preoccupazioni di una città intera.
  Niente: non mi è stato risposto sulle modalità di manipolazione delle polveri, sulla gestione ed il trasferimento delle polveri dagli elettrofiltri per capire le cause che hanno determinato quei valori così alti. Ancora una volta si tende a difendere, a proteggere il ruolo dei commissari. Lo voglio dire: questa struttura commissariale andrebbe immediatamente annullata, bisognerebbe chiedere le dimissioni della struttura commissariale; io penso che sia il momento che anche il Ministro dell'ambiente Galletti si dismetta, a causa del fallimento di tutto quello che è stato promesso per la città di Taranto.
  Quello che il Governo ha fatto con i vari decreti e con le norme che si sono susseguiti, ha determinato una espropriazione complessiva delle competenze ordinariamente attribuite agli enti, a fronte di un potere progressivamente crescente posto in capo ai commissari. Con l'ultimo decreto non è più possibile verificare l'effettiva realizzazione neppure delle prescrizioni, non è più necessaria l'attestazione di ISPRA ed ARPA !
  Ed oggi mi viene risposto, nonostante i commissari abbiano in capo tutte le responsabilità e la loro nomina sia di emanazione del Governo, che questi ultimi sono stati attenti; testualmente mi è stato detto: hanno ritenuto di non dover suscitare allarme. Non si trattava di suscitare allarme: si trattava di mettere nelle condizioni l'ARPA e gli enti di tutela della salute dei cittadini di Taranto e dei lavoratori di quello stabilimento, di intervenire immediatamente con delle analisi per comprendere le cause, e quindi adottare tutte le misure di profilassi in difesa della popolazione.
  Credo davvero che siamo oramai arrivati ad una situazione non più accettabile. Si continua a rimandare qualsiasi tipo di responsabilità, a scrollarsi di dosso qualsiasi tipo di responsabilità. Le organizzazioni sindacali, oltre che le associazioni ambientaliste, vi hanno chiesto di fare luce sulle responsabilità rispetto a quanto è accaduto. Neanche una parola ho sentito qui sulla modalità che l'ARPA è stata costretta ad utilizzare: addirittura mandare un ufficiale di polizia giudiziaria per avere i dati completi ! Ora che siamo in Pag. 23una fase in cui il Governo addirittura si appresta a svendere lo stabilimento di Taranto, voglio ricordare che siamo in una situazione non più tollerabile: i commissari che continuate anche qui oggi a difendere, non solo non hanno in questi anni fatto il loro dovere, non hanno pubblicato i bilanci, non hanno redatto il piano industriale, ma sono coperti da un'impunità civile, amministrativa e penale che è insopportabile, e che in questi momenti li garantisce da qualsiasi assunzione di responsabilità. Nessuna collaborazione, nessuna trasparenza, nessuna tempestività nei confronti di chi ha il dovere, come ARPA Puglia, di tutelare la salute ! Un modo scorrettissimo di gestire la governance di quell'azienda, e il Governo oggi ancora qui a difendere i commissari !
  Io credo – lo dico con grande convinzione e con grande forza – che quanto è accaduto a febbraio di quest'anno... Lo voglio ricordare, il sottosegretario ha detto che i dati dal novembre 2014 fino al febbraio 2015 sono stati consegnati il 24 febbraio; doveva aggiungere 2016, perché chi ci ascolta fuori da qui non sia tratto in inganno. Non sono stati consegnati il 24 febbraio 2015, ma il 24 febbraio 2016 ! E nel frattempo si è commissionato uno studio ad un Politecnico, invece di far intervenire immediatamente chi doveva e poteva.
  Siamo oramai alla frutta. Io credo che questo Governo, il suo Ministro... Del Ministro dello sviluppo economico non dico nulla: quanto è accaduto è sotto gli occhi di tutti; ma il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare dovrebbe fare una riflessione, perché non ha alcun ruolo nella partita di gestione dell'Ilva, e vi sono grosse responsabilità: quella città e quei lavoratori attendono ancora che qualcuno dica loro di chi sono le responsabilità di ciò che è accaduto. Quanto è accaduto è davanti agli occhi di tutti, è riconosciuto da tutti come una cosa gravissima, e questo Governo viene qui a balbettare delle risposte non solo inaccettabili, ma davvero inconcludenti: l'unica cosa che siete capaci di fare ancora una volta è difendere i commissari che a quella città e ai lavoratori di quello stabilimento dovrebbero chiedere scusa; e lo stesso dovreste fare voi.

(Iniziative di competenza per tutelare i soci risparmiatori danneggiati dalla vicenda CoopCa, anche istituendo un fondo di solidarietà ed evitando che somme iscritte nei libretti di risparmio concorrano alla determinazione del reddito ai fini ISEE – n. 2-01323)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Coppola ed altri n. 2-01323, concernente iniziative di competenza per tutelare i soci risparmiatori danneggiati dalla vicenda CoopCa, anche istituendo un fondo di solidarietà ed evitando che somme iscritte nei libretti di risparmio concorrano alla determinazione del reddito ai fini ISEE (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Coppola se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  PAOLO COPPOLA. Signora Presidente, intendo illustrare. La storia della Cooperativa Carnica, purtroppo, non si può dire che sia una storia a lieto fine. La cooperativa è una cooperativa di consumo che è nata nel 1906, è riuscita a passare indenne due guerre, la crisi del 1929, ma non è riuscita a passare indenne l'ultima crisi, tanto che il 20 gennaio 2015 il tribunale ha dichiarato ammissibile l'istanza di concordato preventivo presentata da parte del collegio sindacale. Ora, CoopCa aveva un'importante funzione sociale ed economica, la cooperazione e il reciproco aiuto sono valori importanti, radicati nel territorio delle Alpi Carniche e molti cittadini – circa 3 mila soci – hanno investito risparmi in un rapporto reciproco di prestiti e investimenti basato sulla fiducia: una fiducia che, purtroppo, in questo momento, non c’è più, una fiducia che era basata, anche, su messaggi che, chiaramente, spingevano a questo e che continuano a essere di questo tenore. Mi permetta, Pag. 24sottosegretario, di leggerle una pubblicità recente di un'altra cooperativa che spiega cos’è il prestito sociale, le leggo solo le prime parole: «Il prestito sociale è uno strumento semplice e conveniente, attraverso il quale tutelare il tuo risparmio e contestualmente finanziare la tua cooperativa». Ora, molti dei soci, sostanzialmente tutti i soci prestatori utilizzavano il libretto di risparmio più o meno come un conto corrente; da un momento all'altro si sono trovati, senza nessun preavviso, senza le loro risorse. Tenga presente che, spesso, anche la rete familiare, tutta la rete familiare aveva investito i risparmi nella cooperativa e, quindi, chi si è trovato senza risorse non ha potuto, nemmeno, fare riferimento all'aiuto dei familiari, perché tutti quanti si sono trovati, di colpo, senza nessun preavviso, nella stessa situazione. Ora, quindi, noi chiediamo se il Governo ha intenzione di tutelare i soci della Cooperativa Carnica e, più in generale, quelli che si trovano in queste situazioni, magari con la possibilità di istituire un fondo di solidarietà a garanzia dei soggetti coinvolti in episodi di cattiva amministrazione. Inoltre, mi permetto di far notare che i risparmi risultano ancora iscritti nei libretti e, quindi, concorrono al calcolo dell'ISEE, compromettendo il diritto di accedere a prestazioni assistenziali. È chiaro che questo, che formalmente può essere accettato, nella sostanza, no, non può essere accettato, perché i soci prestatori non solo si trovano con il danno di non poter più accedere ai loro risparmi, ma anche con la beffa di non vedere riconosciuti dei diritti che hanno. Ora, noi crediamo che sia nostro dovere, che sia dovere delle istituzioni tutelare i cittadini che noi rappresentiamo, soprattutto se questi cittadini si trovano in condizione di debolezza, come è il caso dei soci prestatori di CoopCa, e abbiamo, soprattutto, anche il dovere di restituire la fiducia nelle istituzioni. Quindi, al netto delle eventuali responsabilità che verranno accertate dalla magistratura, io auspico che la risposta del Governo sia di conforto ai prestatori di Cooperativa Carnica.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Antonello Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signora Presidente, comprendo bene la rilevanza, la delicatezza e l'importanza della questione che l'onorevole Coppola ha ben argomentato.
  Devo ricordare, in via preliminare, che la CoopCa è una cooperativa, come veniva detto, con sede in provincia di Udine; la vigilanza, quindi, è svolta dalla regione Friuli Venezia Giulia, che ha diretta competenza in materia di cooperazione e di vigilanza sulle cooperative. Per quanto, però, riguarda le valutazioni circa la proposta di costituzione con norma di legge di un fondo di solidarietà, da finanziare anche con risorse messe a disposizione dalle associazioni nazionali di rappresentanza del settore, voglio segnalare come, in relazione alla questione specifica del prestito sociale, emersa all'attenzione del mondo politico e istituzionale in seguito alle criticità emerse – peraltro, anche quelle ricordate dall'interpellanza dell'onorevole Coppola –, è stata avviata, nel novembre 2015, da parte di Bankitalia, un'attività volta alla revisione della regolamentazione in essere, con lo scopo, esattamente, di rafforzare i presidi normativi, patrimoniali, di trasparenza a tutela dei risparmiatori che prestano fondi a soggetti diversi dalle banche, specie con riferimento a forme di raccolta che coinvolgono un pubblico numeroso e prevalentemente composto da consumatori. In particolare, in questo ambito, con riferimento alla raccolta del risparmio presso i soci effettuato da società cooperative, Bankitalia prospetta un'integrazione delle disposizioni in materia di schemi di garanzia dei prestiti sociali che devono essere promossi dalle associazioni di categoria o direttamente dalle cooperative allo scopo di aumentarne credibilità, efficacia, completezza di copertura e tempestività di attivazione. Pertanto, il Ministero dello sviluppo economico conferma la propria piena disponibilità e l'interesse istituzionale Pag. 25ad affrontare, in coordinamento con tutte le istituzioni competenti, la tematica evidenziata e a verificare la percorribilità di ogni soluzione che, come chiesto dall'interpellante, vada a costituire efficace risposta ai problemi emersi. Per quanto riguarda la richiesta di intraprendere iniziative al fine di evitare che le somme ancora iscritte nei libretti di risparmio CoopCa concorrano alla determinazione del reddito ai fini ISEE, abbiamo acquisito tutte le informazioni e le valutazioni presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che è competente al riguardo. I libretti di risparmio Coop sono strumenti attraverso i quali le società raccolgono i risparmi dei soci per destinarli alla finalità mutualistica, al conseguimento dell'oggetto sociale. Proprio per questa ragione si distinguono dai libretti di risparmio ordinari, i quali rappresentano uno strumento di investimento semplice, consistente nel depositare denaro sul quale maturano interessi presso un istituto di credito. Premesso questo, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali precisa che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 non ha fatto altro che recepire, nel definire le componenti di patrimonio mobiliare ai fini ISEE, la legislazione vigente in materia, includendo nel predetto patrimonio mobiliare, accanto ai depositi e ai conti correnti bancari, anche i libretti Coop. Stante quanto disposto dall'articolo 5 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, allo stato non si ritiene percorribile la prospettazione di escludere, nelle more della definizione, i libretti di risparmio dalla componente, ferma restando la possibilità di eventuali modifiche normative che dovessero intervenire nella specifica materia.
  Detto questo, per quanto riguarda le due questioni, le due ipotesi, poste dall'onorevole Coppola, confermo, tuttavia, nel contesto, ovviamente, della normativa di riferimento delle reciproche competenze, la piena disponibilità del Ministero dello sviluppo economico ad approfondire ogni iniziativa di tipo normativo regolamentare o di solidarietà e condivisione tesa ad alleviare gli effetti sulla platea dei consumatori della situazione definita da CoopCa.

  PRESIDENTE. Il deputato Coppola ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  PAOLO COPPOLA. Grazie, Presidente. Io ringrazio il sottosegretario e mi dichiaro chiaramente molto soddisfatto della piena disponibilità del Ministero dello sviluppo economico. Chiaramente, non sono soddisfatto per quanto riguarda la parte relativa al calcolo dell'ISEE. Però, ho preso nota e, visto che si fa riferimento a modifiche normative, mi farò carico di predisporre le modifiche normative necessarie da introdurre al primo provvedimento utile, sperando appunto nella collaborazione del Governo in questo senso.
  Quindi, purtroppo, non posso ritenermi completamente soddisfatto, ma ringrazio lo stesso il Governo per la disponibilità e per l'attenzione, dimostrate qui dal sottosegretario Giacomelli.

(Iniziative del Governo in ordine allo sviluppo del comparto dell'aerospazio in Campania, anche tramite l'avvio di un tavolo di confronto nazionale con Finmeccanica e con tutti i soggetti interessati – n. 2-01328)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Ferrara ed altri n. 2-01328, concernente iniziative del Governo in ordine allo sviluppo del comparto dell'aerospazio in Campania, anche tramite l'avvio di un tavolo di confronto nazionale con Finmeccanica e con tutti i soggetti interessati (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Ferrara se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Sì, grazie Presidente. Per difendere l'apparato produttivo della regione Campania non si può prescindere dalla centralità del Pag. 26comparto dell'aerospazio. Più in generale, per rilanciare il settore industriale campano, occorre investire sulle eccellenze produttive del territorio, sostenendo le imprese che hanno dimostrato capacità di innovazione, che si sono affermate anche durante la crisi economica.
  In questo quadro, le realtà del comparto dell'aerospazio sono di fondamentale importanza, poiché centri propulsori di ricerca avanzata e di interazione con il sistema di ricerca pubblica. Nei giorni scorsi, alla presentazione dei risultati finanziari agli analisti, l'amministratore delegato Moretti ha annunciato che Finmeccanica punterà a partecipare ai migliori progetti europei del futuro nei comparti difesa e aerospazio. Lo stesso Moretti ha dichiarato che l'azienda ha chiuso il bilancio con un utile netto di 527 milioni di euro e ricavi di circa 13 miliardi di euro, facendo segnare un più 1,8 per cento rispetto al bilancio 2014. Tali risultati sono legati al risanamento aziendale, che ha incluso la vendita del settore trasporti – Ansaldo Breda e Ansaldo-Sts – ai giapponesi, e alla crescita del fatturato, spinto soprattutto dall'elettronica per difesa e sicurezza. Quindi, in realtà, il risanamento dell'azienda viene effettuato attraverso scelte di politica industriale che decidono, da una parte, di privare Finmeccanica di settori strategici, come è quello appunto del trasporto ferroviario e del segnalamento e, dall'altra, di concentrarsi sempre di più sul settore della difesa e della sicurezza, abbandonando così progressivamente il comparto civile. Non siamo, quindi, di fronte ad una reale politica di investimenti che puntano ad espandere Finmeccanica, ma ad un suo ridimensionamento. Finmeccanica, che ha fatto la storia industriale di questo Paese, non esisterà più così come l'abbiamo conosciuta fino adesso, non esisterà perché non solo cambierà nome, come ha annunciato Moretti, e si chiamerà «Leonardo», ma perché, appunto, decide di investire sempre di meno in alcuni settori che per noi rimangono e sono strategici.
  Per quanto riguarda l'aerospazio, e la sua presenza in Campania, non si è lavorato per definire né una strategia complessiva, né la messa in campo di proposte concrete per rilanciare l'intero comparto regionale. Per cui le rassicurazioni sull'occupazione negli stabilimenti ex Finmeccanica del settore presenti sul territorio campano, fornite dall'amministratore delegato di Finmeccanica, rappresentano un risultato non del tutto ancora scontato. Il comparto regionale dell'aerospazio è in sofferenza per le difficoltà registrate da qualche tempo dalle imprese del settore e per il vuoto di strategia, sia da parte di Finmeccanica, che non facilita gli investimenti, sia del Governo, che non ha ancora un'idea definita di politica industriale. Le ricadute negative, che già si palesano, andranno ad incidere sul già provato settore delle piccole e medie imprese del comparto aerospaziale, sia in Campania sia nella regione Puglia (le quali ad oggi nell'indotto contano oltre 6.000 addetti e rappresentano il tessuto connettivo della fornitura di Finmeccanica), che fino ad oggi non sono state messe a sistema, anzi vessate dal nuovo corso dell'azienda di Stato.
  Molti e sempre più allarmanti sono i segnali di difficoltà lanciati dalle piccole e medie imprese. È dall'ultimo trimestre del 2014 che l'Osservatorio sui distretti tecnologici di Intesa San Paolo segnala arretramenti significativi delle esportazioni dell'industria aeronautica campana. La frenata nel corso del 2015 degli ordini mondiali nel settore civile è di meno 38 per cento, quindi è consistente. La One Company di Moretti deve decidere se e come restare nell'Aeronautica civile, come rimodulare le alleanze industriali e cercare nuovi mercati.
  Nei mesi scorsi, la Guidi ha illustrato in Parlamento un complesso sistema di sostegno alle imprese e l'ultimo piano di finanziamento di poco meno di 2 miliardi per lo sviluppo dei programmi aeronautici. Il Governo ha deciso di attrezzare un comitato per lo sviluppo dell'industria aeronautica che rappresenta tutti i Ministeri interessati ed esprime parere sui progetti presentati. Il paradosso che ravvisiamo è che le imprese della Campania Pag. 27rischiano di non accedere nemmeno a questi fondi, fatta eccezione per quelle motoristiche, e qualcuna dell'aviazione generale, perché non sono in condizione di presentare progetti e nuove attività industriali. Di questo passo intravediamo il rischio che la presenza del sistema delle imprese aeronautiche nazionali si ridistribuirà nel Paese a discapito della Campania, dove non si riesce a vedere quale spazio potranno avere le aziende del territorio, salvo qualche rara eccezione. Da questo punto di vista, va notato come negli ultimi anni il management industriale di Finmeccanica non risponda più ad esigenze strategiche volte a dotare il gruppo di un'impostazione tale da renderlo pilastro fondamentale dello sviluppo industriale italiano. Tale sviluppo dovrebbe partire proprio dalle aree più disagiate del Paese, ed invece l'assetto dato al gruppo dalla dirigenza aziendale sembra non venire incontro a questa esigenza, e ciò ha portato ad una progressiva desertificazione industriale di zone del Paese già martoriate dalla crisi, come il Mezzogiorno, ed in particolar modo la Campania. È del tutto evidente come sia diventato indispensabile un intervento strutturale programmatico che inverta una tendenza che già adesso ha assunto connotati a dir poco drammatici. Ad una presenza così importante nel territorio campano di aziende legate direttamente o indirettamente a Finmeccanica, non sembra corrispondere, come nel settore dell'aerospazio, un adeguato piano di investimenti a sostegno delle realtà produttive presenti, ed anzi si può facilmente notare come le uniche politiche portate avanti in questi ultimi anni dai management che si sono succeduti siano quelle di dismissioni, di ridimensionamento, di realtà presenti sul territorio campano. Per questo chiediamo al Governo se non intenda assumere come scelta prioritaria di politica industriale il comparto dell'aerospazio civile, con investimenti straordinari e significativi nel campo delle attività produttive, della ricerca, dell'innovazione e dell'alta formazione, al fine di rilanciare l'industria in Campania.
  Riteniamo inoltre che ci siano tutte le condizioni affinché il Governo apra un tavolo nazionale permanente con Finmeccanica, e con tutti i soggetti pubblici e privati interessati, al fine di mettere in atto tutte quelle iniziative in grado di puntare allo sviluppo del comparto aerospaziale in Campania, attraverso la valorizzazione e il rilancio dei siti di alta specializzazione presenti nel territorio campano, a partire dalla messa in sicurezza e rilancio degli stabilimenti, e penso a Giugliano e a Fusaro.
  Il Governo, lo ricordiamo, rimane l'azionista di maggioranza di Finmeccanica e quindi ha il dovere di intervenire sull'attuale management del gruppo affinché la stessa si doti di una politica industriale che punti su sviluppo, rilancio, innovazione e crescita, sia qualitativa, che dimensionale, delle aziende che fanno parte del più grande gruppo industriale italiano e non si limiti ad operazioni di sola razionalizzazione e ridimensionamento come accade ormai da troppo tempo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Giacomelli, ha facoltà di rispondere.

  ANTONELLO GIACOMELLI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo è ben consapevole di quanto il settore dell'industria aerospaziale abbia una rilevanza fondamentale, sia per il numero di imprese coinvolte, sia per la spinta che è in grado di esercitare per lo sviluppo della ricerca e dell'innovazione tecnologica, con ricadute positive su altri importanti settori produttivi del Paese.
  L'industria aerospaziale rappresenta un settore strategico in Italia per l'elevato contenuto tecnologico, per l'impatto sull'occupazione qualificata e per la sua importante proiezione sui mercati internazionali. Negli ultimi anni il settore nazionale ha registrato una linea tendenziale di Pag. 28aumento del fatturato – 15 miliardi di euro nel 2013 – in linea con il trend europeo e un livello occupazionale diretto intorno a 50 mila unità e oltre 200 mila lavoratori nell'indotto. Elevata è la quota delle esportazioni, che rappresentano circa il 70 per cento del fatturato totale. Circa il 13 per cento dei ricavi complessivi delle imprese del settore è investito in ricerca e sviluppo.
  I progetti di ricerca e sviluppo in questo settore sono caratterizzati da tempi lunghi, costi elevati, rendimenti a lungo termine; ragioni principali per cui tali attività devono poter contare sul sostegno strutturale dello Stato. In questo ambito, la legge n. 808 del 1985 rappresenta lo strumento fondamentale di politica industriale per il settore, una legge che ha contribuito a consolidare e sviluppare un patrimonio tecnologico nazionale di eccellenza, competitivo a livello internazionale.
  Nello specifico, la legge n. 808 del 1985 finanzia progetti di ricerca e sviluppo nel settore aerospaziale ed è destinata sia alle grandi imprese che alle PMI, che sono particolarmente attive e che necessitano, soprattutto in questa fase, di un sostegno finanziario per i loro progetti. L'intervento della legge n. 808 è nella forma dei finanziamenti agevolati a tasso zero, che vengono poi restituiti dalle imprese beneficiarie attraverso un piano di rimborso. L'accesso ai finanziamenti avviene attraverso appositi bandi. A questo proposito, segnalo che l'ultimo rifinanziamento della legge n. 808 è stato disposto dalla legge di stabilità del 2014 per complessivi 800 milioni di euro. L'articolo 1 della legge di stabilità del 2014 ha, infatti, previsto due contributi ventennali rimodulati in quindici anni con la legge di stabilità del 2015, a parità di risorse complessive.
  Il 15 luglio 2015, il Comitato per lo sviluppo dell'industria nautica, previsto sempre dalla legge n. 808, ha approvato quarantuno progetti per investimenti complessivi in ricerca e sviluppo, un miliardo 900 milioni di euro circa, che si svilupperanno in un arco temporale mediamente di cinque anni a partire dal 2014, anno in cui sono stati presentati. Dei quarantuno progetti approvati, dodici riguardano anche PMI, anche in forma associata. A questi progetti saranno assegnate risorse complessive per circa 780 milioni di euro, che consentiranno di finanziare al 75 per cento gli investimenti delle imprese per gli anni 2014, 2015 e 2016, per oltre un miliardo di euro. Il loro completamento sarà finanziato con nuove risorse nell'ambito della legge di stabilità del 2016, che ha previsto un ulteriore rifinanziamento con 750 milioni in quindici anni, a partire dal 2018.
  Segnalo altresì che, nell'ambito della riunione del Comitato, coordinato dal Ministero dello sviluppo economico e composto da esponenti dei Ministeri della difesa, dell'istruzione, e degli affari esteri, e da esperti del settore, è emerso l'impegno ad assicurare alle imprese dell'aerospazio, difesa e sicurezza, la continuità di risorse e un quadro regolatorio stabile, per rendere possibile una programmazione degli investimenti nel medio termine. L'impegno, quindi, è lavorare in questa direzione.
  Evidenzio, inoltre, che, per quanto riguarda il settore aeronautico-aerospazio, il Governo ha emanato il decreto ministeriale del 3 luglio 2015: «Regime d'aiuto per progetti di ricerca e sviluppo nel settore aerospaziale», sempre con richiamo legislativo alla legge n. 808, per consolidare e accrescere il patrimonio tecnologico nazionale e la competitività del sistema produttivo del settore.
  Questo decreto istituisce un nuovo regime d'aiuto per le imprese del settore, in continuità rispetto alle linee essenziali del precedente, ma con alcuni elementi innovativi e semplificazioni procedurali, in particolare per le PMI, per le quali è previsto un sistema agevolativo più favorevole, oltre a maggiori azioni per favorire processi di associazione tra imprese. Sono previsti, inoltre, importi minimi degli investimenti e durata minima e massima dei progetti, nonché nuove modalità di restituzione del finanziamento. Pertanto, ad oggi, le prospettive del settore risultano Pag. 29positive e in crescita, ed auspico che nuove misure approvate possano dare nuovo impulso, soprattutto per i nuovi investimenti nel centro-sud.
  Con specifico riferimento alle attività aeronautiche in Campania, sentita Finmeccanica, vorrei fornire all'interpellante gli elementi che seguono. Attualmente, il settore aeronautico di Finmeccanica è articolato sui siti produttivi di Pomigliano d'Arco e Nola. Le principali attività riguardano il velivolo di trasporto regionale ATR 4272 e alcune lavorazioni per programmi Boeing e Airbus. Riguardo il possibile lancio di un nuovo velivolo regionale, il vertice di Finmeccanica ha più volte ribadito l'intenzione di rafforzare il proprio ruolo in un segmento ritenuto strategico, dove ATR, con oltre 1500 ordini complessivi e 200 operatori in tutto il mondo, rappresenta il leader del settore, con una prospettiva industriale di ulteriori 10-12 anni.
  Grazie ai successi commerciali degli ultimi anni, il programma è stato interessato da un significativo aumento dei carichi di lavoro, di cui hanno beneficiato il sito di Pomigliano e il relativo indotto. La società ha, comunque, puntualizzato che, trattandosi di una partnership internazionale paritetica tra Finmeccanica e Airbus, eventuali valutazioni riguardo ATR devono tener conto della necessaria condivisione con l'azionista francese. L'effettivo lancio di un velivolo di nuova generazione, in ogni caso, potrà essere valutato soltanto a seguito di un'approfondita analisi di reali opportunità di mercato, che tenga in considerazione l'evoluzione di variabili importanti, come l'andamento dei prezzi del petrolio e delle valute.
  Relativamente al segmento delle aero-strutture più in generale, la società ha riferito che il mercato di riferimento risulta essere altamente competitivo, anche in ragione della presenza di importanti player a livello mondiale, che possono fare affidamento su un costo del lavoro significativamente più basso rispetto a quello italiano. Per questa ragione e anche rispetto alla catena di fornitura, sono state intraprese azioni di efficientamento dei processi industriali e di recupero della redditività necessaria per rendere il business sostenibile nel medio e lungo periodo. L'eventuale riassetto di alcune attività non è mirato a un impoverimento delle realtà territoriali, bensì a creare condizioni per un effettivo rilancio e rafforzamento. I presidi industriali di Finmeccanica nel Mezzogiorno del Paese, compresi quelli relativi alla regione Campania, manterranno pertanto un ruolo di assoluto rilievo nell'ambito complessivo del Gruppo.
  Per quanto concerne, infine, la richiesta di apertura di un tavolo nazionale permanente con Finmeccanica, il Ministero dello sviluppo economico conferma qui piena disponibilità all'attivazione di tale tavolo con la Società, di concerto con gli altri organi istituzionali preposti, nonché piena disponibilità all'apertura di un confronto per il rilancio di stabilimenti in Campania e, in particolare, per quelli di Giuliano e Fusaro.

  PRESIDENTE. Il deputato Ferrara ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Grazie, Presidente. Io vorrei, intanto, ringraziare il sottosegretario per gli argomenti che qui ha portato alla nostra interpellanza e, in secondo luogo, dire che ovviamente siamo contenti che sul tavolo il Governo apra la disponibilità, fermo restando che, senza un'idea di un ’di più’ di politica industriale, cioè senza che il Governo affronti questo tema, che rimane il tema irrisolto di questi di questi anni di Governo Renzi, e cioè che ogni azienda viene seguita per quella che è e non invece avere un quadro di quelli che sono i settori sui quali il nostro Paese deve investire, io temo che anche un tavolo, nonostante la disponibilità qui manifestata alla nostra interpellanza su Finmeccanica, rischia ovviamente di non trovare quelle soluzioni che noi chiediamo.
  C’è bisogno di avere una visione del Paese dal punto di vista della sua capacità Pag. 30di competere sui mercati e dal punto di vista della nostra capacità industriale. Per quanto riguarda le altre questioni che qui il sottosegretario ha richiamato, io vorrei dire però che nel frattempo, al di là dell'elenco dei pur importanti segnali di investimento che si sta cercando di fare in questo settore, però i dati sono tutt'altra cosa. L'esempio emblematico, se penso per esempio alla Campania, è il caso della Dema, che è un'azienda dell'indotto aeronautica più grande della regione, con 800 dipendenti, i quali vedono ridurre il fatturato tra i 15 e i 20 milioni euro all'anno. Quest'azienda nel mese di febbraio di quest'anno ha dichiarato oltre 100 esuberi su 350 addetti dello stabilimento campano di Somma Vesuviana e al momento, per evitare la chiusura di questo stabilimento, si sta provando a fare entrare un privato per riconvertire i siti industriali e per produrre non più nel settore aerospaziale, quindi in contraddizione con le cose che ho sentito. In più, la congiuntura economica ha esposto finanziariamente quei costruttori in ritardo per difficoltà tecniche con i nuovi programmi, quelli che si sono attardati nell'innovazione dei prodotti e quelli che soffrono di programmi come l'A380 che, come dichiara la stessa Airbus, non sarà mai redditizio e richiede immensi investimenti per sviluppare versioni più attrattive per il mercato. In questo scenario sono incastrate le attività degli stabilimenti aeronautici napoletani di Finmeccanica, il velivolo Airbus A380 riceve uno o due ordini l'anno, l'ATR mantiene un portafoglio di circa 300 aerei, Pomigliano si avvia a consegnare una decina di fusoliere per mese ma nel 2015 l'ATR ha visto ridursi del 55 per cento le vendite rispetto all'anno precedente. Quindi le previsioni di vita del programma formulato dallo stesso Moretti andranno probabilmente riviste, io dico probabilmente, insomma, ma io credo che debbono essere riviste e non si può guardare al petrolio, perché quando si progetta in questo settore bisogna avere lo sguardo alto, non è che un aereo si può fare dalla sera alla mattina. Quindi bisogna comunque avere una prospettiva, sapere che cosa si vuole fare per il futuro. Siamo di fronte a segnali inquietanti, il progetto del nuovo turboelica, dopo molti milioni pubblici già spesi per investimenti e ricerche, è ormai a uno snodo anche politico e la decisione di lanciare un nuovo velivolo non può essere lasciata alla sola Finmeccanica, perché per anni si è affermato che un aereo più capiente, economico e moderno avrebbe rilanciato la domanda ATR, si è ripetuto costantemente come il mercato sostanzialmente di un velivolo che ha venduto, come diceva lei, 500 aerei a oltre 200 operatori e che ha un solo concorrente molto meno attrattivo, siano tutte condizioni che rendono vincente in partenza un programma aeronautico. Da oltre tre anni giace immobile la proposta-progetto relativa al nuovo Turboprop ATR, vorremmo sapere dalla nuova Finmeccanica se ciò è dovuto ad un atteggiamento miope o se si sta progressivamente disinteressando dell'unico polo di eccellenza aerea del sud. Per tutte queste ragioni, restano immutate le nostre preoccupazioni in quanto l'Alenia Aermacchi ha un totale di circa 10.500 lavoratori e lavoratrici, dislocati in cinque regioni, di cui 3.500 solo in Campania. A Pomigliano risiede il più grande stabilimento Alenia Aeronautica dell'Italia meridionale, dove lavorano circa 2.700 addetti, impegnati in lavorazioni e tecnologie dei maggiori costruttori aeronautici mondiali, da Airbus a Boeing, a Bombardier ed a Nola lavorano circa 800 addetti nella produzione di parti lavorate a macchina, nella fabbricazione di lamiere metalliche e nell'assemblaggio di pannelli con un elevato livello di integrazione e di automazione industriale. Per queste ragioni ovviamente non ci possiamo sentire soddisfatti in quanto – concludo – vediamo, al di là dello sforzo che qui pure è stato rappresentato, che non c’è ancora un chiaro disegno di politica industriale in questo settore ed in particolare per la regione Campania.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Pag. 31

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 11 aprile 2016, alle 11:

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge costituzionale:
   S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera, modificato, in prima deliberazione, dal Senato, approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dalla Camera e approvato, in seconda deliberazione, con la maggioranza assoluta dei suoi componenti, dal Senato) (C. 2613-D).
  – Relatori: Fiano, per la maggioranza; Toninelli e Quaranta, di minoranza.

  La seduta termina alle 11,50.