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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 533 di martedì 1 dicembre 2015

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PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

  La seduta comincia alle 9,30.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 27 novembre 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Artini, Baretta, Bindi, Boccia, Michele Bordo, Bueno, Centemero, Cicchitto, D'Ambrosio, Damiano, De Menech, Epifani, Faraone, Ferrara, Gentiloni Silveri, Locatelli, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Meta, Monchiero, Nicoletti, Pes, Piccoli Nardelli, Rossomando, Schullian, Speranza, Tofalo, Vignali e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centouno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione (ore 9,34).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione.

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte ad assicurare un corretto utilizzo degli autovelox – n. 2-01184)

  PRESIDENTE. Passiamo alla prima interpellanza all'ordine del giorno Baldelli ed altri n. 2-01184, concernente iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volta ad assicurare un corretto utilizzo degli autovelox (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazione).
  Chiedo al deputato Baldelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Sereni. Sì, la illustro brevemente, giusto per dare contezza a chi dovesse avere la fortuna e la ventura di seguire i nostri lavori di che cosa stiamo parlando.
  Con la premessa che tutti dovrebbero e devono rispettare le regole, quindi regole dettate dal Codice della strada in relazione alla velocità, ai limiti da osservare sulle strade per il rispetto che si deve al prossimo e a se stessi, e quindi per la salvaguardia della sicurezza stradale in genere, premesso che le stesse regole sono tenuti o sarebbero tenuti a rispettarle i comuni, Pag. 2anche per quanto riguarda il Codice della strada, intanto i proventi delle sanzioni relative all'accertamento della velocità o strumenti di rilevazione automatica, cosiddetti autovelox, dovrebbero essere pubblicati dai comuni stessi secondo la legge, e, in secondo luogo, il 50 per cento dei proventi di queste sanzioni, che non possono essere iscritte nel bilancio dei comuni, dovrebbe essere destinato a scopi specifici. Stiamo parlando, quindi, di sicurezza stradale, di manutenzione in realtà straordinaria delle strade e sicurezza stradale in genere.
  Sappiamo che, però, al di là del mondo ideale in cui tutti dovrebbero rispettare le regole, accadono cose piuttosto diverse. Tra le cose piuttosto diverse che accadono, Presidente e Governo, accadono fatti e vengono posti in essere comportamenti che trasformano il codice della strada non in un meccanismo di prevenzione degli incidenti stradali e di rafforzamento della tutela della sicurezza stradale, ma in uno strumento che permette ai comuni di far cassa sulla pelle e, soprattutto, sulle tasche dei cittadini automobilisti. Chi oggi guida un'automobile è un cittadino che normalmente dovrebbe esserne tra l'altro proprietario; chiunque oggi ha un'automobile intanto paga quando la acquista, e la paga con soldi che mediamente si è guadagnato e su cui ha già pagato le tasse, paga una tassa di circolazione importante, paga le tasse sulla benzina e paga tutto ciò che fa quando guida, anche il parcheggio ovunque, perché ormai i parcheggi sono tutti a pagamento.
  In più questa abitudine dei comuni ha trasformato la nostra provincia in una specie di luogo feudale, dove ad ogni semplice passaggio – essendo la provincia tempestata di autovelox messi a tradimento, cioè immediatamente dopo l'abbassamento di un limite oppure in rettilinei dove il limite comunque è di 50 chilometri all'ora – gli autovelox sono nascosti e sovente si sa che in quella strada, pur non essendoci magari il rischio per la sicurezza stradale, chi passa supera normalmente quel limite, e stiamo parlando di un mondo non ideale, in cui tutti rispettano i limiti, ma di un mondo in cui servirebbe deterrenza, e invece in realtà questo strumento viene utilizzato per raccogliere dei pedaggi forzosi e a tradimento.
  I comuni, badate bene, difficilmente pongono questi strumenti nelle strade interne, a mo’ di prevenzione, facendo vedere bene che ci sono gli autovelox, e quindi come elemento di deterrenza, ma li mettono sui tratti di strada statale che passano all'interno del comune, sui quali passano turisti, pendolari, cittadini che per lavoro si spostano da una parte all'altra di un territorio, e quindi per i quali i comuni non pagano neanche troppo il prezzo dell'impopolarità sulla cittadinanza, ma applicano semplicemente una sorta di dazio feudale: tu paghi e mi lasci il denaro della multa, e lasci sul campo, ovviamente, anche punti preziosi di una patente che magari ti serve per vivere, per lavorare, per portare i figli a scuola, non avendo tu un comportamento particolarmente pericoloso; stiamo parlando di persone che non sono pazzi drogati che guidano alcolizzati a 200 all'ora nelle strade di città, stiamo parlando di persone che percorrono dei tratti stradali e magari non hanno l'occhio fisso sul contachilometri e spesso superano il limite di 50 chilometri, di 3, 4, 5, 10 chilometri all'ora, magari su un tratto rettilineo dove non ci sono né scuole, né abitazioni, ma c’è certamente l’autovelox del comune, messo a tradimento.
  Ecco, c’è un'esasperazione da parte di tanti cittadini per questi comportamenti; sono comportamenti illegittimi da parte dei comuni, che, ripeto, non pubblicano quanti sono i proventi di queste sanzioni amministrative che ogni anno vengono riscossi, come dovrebbero fare per legge, e soprattutto, non pubblicandoli, questi proventi non vengono utilizzati nel 50 per cento che la legge prevede, che il Codice della strada prevede per gli obiettivi indicati dalla legge stessa, cioè la prevenzione e la sicurezza stradale. Vengono utilizzati per altro e, quindi, c’è un incentivo da parte di tante amministrazioni locali, che per alcuni aspetti hanno mille sofferenze dal punto di vista economico – il Patto di stabilità, l'impossibilità di spendere tanti Pag. 3soldi, la mancanza dei trasferimenti dallo Stato centrale o dalle regioni verso i comuni – ma non possono utilizzare il Codice della strada per mungere i cittadini automobilisti, specie in una condizione in cui spesso e volentieri lo strumento di rilevazione non diventa uno strumento di sicurezza stradale o di prevenzione, perché per funzionare come elemento di guadagno da parte dei comuni, quindi di erogazione di sanzioni e di guadagno, deve essere messo in maniera tale che non sia neanche un deterrente, perché non deve essere visto. E quindi c’è addirittura un elemento di segno opposto, cioè da strumento di sicurezza stradale diventa elemento di pericolosità stradale, perché gli automobilisti lo vedono all'ultimo momento, rischiano di fare brusche frenate e rischiano di provocare incidenti stradali.
  Chiediamo dunque al Governo che cosa intenda fare – e ringrazio per la sua presenza il sottosegretario Del Basso De Caro – per interrompere questo andazzo, che ha esasperato e che esaspera decine, centinaia di migliaia di automobilisti in questo Paese.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Umberto Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere.

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. La suddivisione dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie irrogate per violazioni previste nel Codice della strada è espressamente disciplinata dall'articolo 208 del Codice stesso. Tale disposizione prevede che le sanzioni siano devolute allo Stato quando le violazioni sono accertate da funzionari, ufficiali ed agenti dello Stato, mentre spettano a regioni, province e comuni quando le violazioni sono accertate da propri funzionari, ufficiali ed agenti.
  Per quanto concerne gli enti locali, assume particolare rilievo l'articolo 142 del Codice della strada, che, prevedendo sanzioni amministrative pecuniarie per i trasgressori dei limiti di velocità, ne ripartisce i proventi in misura pari al 50 per cento ciascuno tra l'ente proprietario della strada su cui è stato effettuato l'accertamento e l'ente da cui dipende l'organo accertatore.
  L'articolo 25 della legge 29 luglio 2010, n. 120, recante «Disposizioni in materia di sicurezza stradale» ha aggiunto il comma 12-quater al sopracitato articolo 142, in base al quale ciascun ente locale è tenuto, entro il 31 maggio di ogni anno, a trasmettere in via informatica al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al Ministero dell'interno una relazione in cui sono indicati l'ammontare complessivo dei proventi spettanti all'ente ai sensi del comma 1 dell'articolo 208 e del comma 12-bis dell'articolo 142 del codice della strada.
  La ratio della relazione è fornire, a consuntivo di ciascun anno, sia l'ammontare complessivo dei proventi annualmente incassati sia le modalità del loro impiego in interventi che, come previsto dal legislatore, sono volti anche alla manutenzione e alla messa in sicurezza delle strade nonché al potenziamento dell'attività di controllo. La mancata trasmissione della relazione o l'utilizzo dei proventi in maniera difforme dalle disposizioni di legge comporta la decurtazione degli stessi nella misura del 90 per cento. In aggiunta, tali inadempimenti rilevano ai fini della responsabilità disciplinare e per danno erariale.
  Il menzionato articolo 25 della legge n. 120 del 2010 rimette, poi, ad un decreto attuativo del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, la definizione di un modello di relazione, di cui al comma 12-quater del citato articolo 142, delle modalità di trasmissione in via informatica di tale modello nonché quelle di versamento dei proventi di cui al comma 12-bis del medesimo articolo 142 e delle modalità di collocazione ed uso dei dispositivi Pag. 4o mezzi tecnici di controllo finalizzati al rilevamento a distanza delle violazioni del ripetuto articolo 142.
  In merito alle modalità di impiego e di collocazione dei dispositivi di controllo della velocità, il Ministero dell'interno fa presente che, nelle more dell'approvazione del decreto interministeriale, è tuttora vigente la direttiva per garantire un'azione coordinata di prevenzione e di contrasto dell'eccesso di velocità sulle strade del 14 agosto 2009, che ha previsto un controllo ed una pianificazione dei servizi di rilevamento della velocità a cura dei prefetti. Nell'ambito di ciascuna provincia, l'attività di coordinamento e di pianificazione di cui trattasi è, infatti, attribuita al prefetto, che la esercita in seno alla conferenza provinciale permanente, ove è collocato l'osservatorio per il monitoraggio degli incidenti stradali causati da velocità non adeguate; ciò in quanto nell'osservatorio sono presenti gli organismi di polizia stradale e, se ritenuto opportuno, gli altri soggetti istituzionali e non della provincia interessati al fenomeno della incidentalità stradale. Tale direttiva ha trovato nel tempo piena attuazione. Costituiscono sporadiche eccezioni gli enti locali che impiegano i dispositivi di controllo della velocità in modo non coerente alle finalità e alle modalità contenute nella direttiva medesima. In tali casi i prefetti non hanno mancato di richiamare gli enti locali all'osservanza dell'atto di indirizzo in questione.
  A tutto ciò si aggiunge quanto segnalato dall'onorevole interpellante circa l'utilizzo distorto degli strumenti per la sicurezza degli automobilisti. In effetti, la Corte costituzionale, con sentenza n. 113 del 2015, ha dichiarato la illegittimità costituzionale dell'articolo 45, comma 6, del codice della strada nella parte in cui non ha previsto che tutte le apparecchiature impiegate nell'accertamento delle violazioni dei limiti di velocità siano sottoposte a periodiche verifiche di funzionalità e di taratura. Allo scopo, quindi, di individuare soluzioni efficaci per tale problematica ed anche per gli aspetti ancora da dirimere, attinenti alla modalità di gestione informatica del flusso delle informazioni tra le amministrazioni centrali interessate, è stato predisposto, con il concerto del Ministro dell'interno, uno schema di provvedimento, ai sensi del citato articolo 25, già sottoposto alla Conferenza Stato-città e autonomie locali e sul quale tuttora è aperto il confronto.
  Inoltre, quanto alla specifica richiesta di eventuali iniziative, anche normative, segnalo che, nell'ambito del disegno di legge n. 1638, recante delega al Governo per la riforma del codice della strada, tra i principi ed i criteri direttivi contenuti nell'articolo 2 è prevista la revisione delle modalità di utilizzo dei proventi delle sanzioni amministrative pecuniarie e, in particolare, è previsto l'obbligo di rendicontazione da parte degli enti titolari di funzioni di polizia stradale o proprietari di strade dei proventi delle sanzioni amministrative nonché la disciplina dei criteri della rendicontazione e dei meccanismi sanzionatori per gli enti inadempienti.
  Il tema della sicurezza stradale costituisce una delle priorità del Governo e sicuramente del Parlamento e, in tal senso, troveremo insieme le idonee soluzioni normative per rendere più efficiente ed efficace il sistema.

  PRESIDENTE. Il deputato Simone Baldelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  SIMONE BALDELLI. Grazie, Presidente Sereni. Partiamo dalla fine, dall'auspicio che il sottosegretario, che il Governo fa di trovare insieme la soluzione. Premesso che viene richiamata la norma relativa all'atto Senato n. 1638, che è la delega relativa al codice della strada, che è stata approvata in questo ramo del Parlamento, io ho seri dubbi che quella delega, sottosegretario, esca sana e salva, anche per la parte che lei ha citato, dal Senato. Anzi, sono quasi certo che così non sarà. In ogni caso, la delega di cui il Governo ha fatto menzione è relativa non tanto all'articolo del codice della strada che riguarda i comuni, quanto a quello che riguarda, invece, le amministrazioni Pag. 5nazionali. Stiamo parlando, quindi, dell'80 per cento di fondi che vanno destinati al Ministero e dovrebbero essere destinati, all'interno di questa quota, alla prevenzione, alle scuole, a tutto quello che il Governo intenda mettere in campo in relazione alla sicurezza stradale. Ma non è di questo che stiamo parlando.
  Noi stiamo parlando della parte relativa ai comuni, stiamo parlando della brutta, pessima abitudine, illegale dal punto di vista del diritto, della legge, del codice della strada, che i comuni hanno di far cassa sulle tasche dei cittadini automobilisti, approfittando della loro trasgressione del codice della strada, che in un mondo ideale, comunque, è in ogni caso condannabile, che è sempre condannabile anche nel mondo reale. Ma sappiamo benissimo che in questo caso questi comuni non stanno facendo prevenzione, facendo sicurezza stradale, ma fanno addirittura insicurezza stradale, la mettono a repentaglio. L'ACI ci racconta che, grazie al fatto che questi soldi non vengono destinati da parte degli enti locali, dei comuni alla prevenzione, alla manutenzione, alla messa in sicurezza e al potenziamento delle attività di controllo – queste sono le destinazioni che la legge prevede –, siccome non vengono destinati a questi fini, ma vengono destinati ad altro, la sicurezza stradale viene meno. Questo è il problema, non altri.
  Questa delega dal Senato uscirà a pezzi e non riguarda quello di cui ci stiamo parlando. Stiamo parlando d'altro. Stiamo parlando del fatto che i moduli con cui i comuni dovrebbero rendicontare questa cosa, i meccanismi di trasmissione informatica con cui i Comuni dovrebbero trasmettere allo Stato, all'amministrazione centrale, ai Ministeri dell'interno e dei trasporti queste entrate stanno ancora impantanati nella Conferenza Stato-città e autonomie locali e stanno impantanati da anni. Allora, siccome l'auspicio è quello di metterci le mani insieme, di risolverlo insieme questo problema, che è un problema che grava negativamente sulle tasche dei cittadini e sulla sicurezza stradale, perché i comuni fanno come vogliono e lo fanno a danno dei cittadini e a danno della sicurezza stradale, allora io la sanzione ve la propongo già, perché l'emendamento che abbiamo presentato – e ringrazio oltre trenta colleghi di Forza Italia che hanno voluto sottoscrivere questa interpellanza – è un emendamento alla legge di stabilità in cui si dice: benissimo, i comuni che fanno questo, che violano questa legge, che non trasmettono quante sono le entrate fatte con gli autovelox nel loro territorio, magari sulla statale, a tradimento per i cittadini automobilisti, e, quindi, quelli che, non comunicandolo, non destinano il 50 per cento alla sicurezza stradale e se ne infischiano della sicurezza stradale, perché il loro unico obiettivo è fare cassa – avranno pure dei revisori dei conti questi comuni ? – benissimo, i revisori dei conti decadono dal loro mandato. Quei revisori dei conti che non fanno il loro dovere, cioè che non indicano alla Corte dei conti che in questi comuni c’è qualcosa che non va, perché ci sono dei proventi che vengono destinati illegalmente ad altre funzioni, ad altre attività, ad altri scopi, ad altri obiettivi rispetto a quelli previsti dalla legge, decadono.
  Allora se il Governo è pronto a raccogliere questa sfida, la sfida è lanciata. C’è la legge di stabilità, è pertinente alla legge di stabilità, non comporta nuove entrate, anzi serve a fare in modo che vengano destinati, secondo non l'opinione degli interpellanti, ma secondo la legge, i proventi di queste sanzioni: e vediamo se la smettiamo di tartassare i cittadini ! Che già di tasse ne pagano tante, che già sono esasperati in tante maniere: almeno da questo punto di vista si dia loro rispetto. Pretendendo non la luna: il rispetto della legge ! Da parte di chi ? Da parte dello Stato ! Perché anche i Comuni sono lo Stato: il cittadino quando guarda al comune guarda ad un ente che nella sua prossimità rappresenta lo Stato, il bene comune, ciò che è pubblico.
  Poi, sulla manutenzione, anche lì: la Conferenza Stato-città ed autonomie locali impantanata sul principio della taratura della funzionalità degli apparecchi. Ma è Pag. 6possibile ? C’è una sentenza della Corte costituzionale: quanto ci vogliamo stare in Conferenza Stato-città ed autonomie locali ? Allora il Governo si muova ! Gli strumenti ci sono ! Siccome in alcuni casi... Forse per non dar fastidio ai comuni italiani, perché forse c’è anche un problema di sovrapposizione politica, visto che la parte che in questo momento governa questo Paese è anche la parte che governa la maggior parte dei comuni italiani; in quel caso c’è forse anche un conflitto politico di interesse, ma atteniamoci alla norma. Ecco, se volete e se avete bisogno di una norma, la norma c’è ! Date un parere favorevole in Commissione bilancio, approviamola in sede di legge di stabilità, essa diventa legge dello Stato, e forse un po’ questo problema iniziamo a risolverlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Iniziative di competenza per la messa in sicurezza della strada statale n. 7 Matera-Ferrandina – n. 3-01879)

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, Del Basso De Caro, ha facoltà di rispondere all'interrogazione Burtone n. 3-01879, concernente iniziative di competenza per la messa in sicurezza della strada statale n. 7 Matera-Ferrandina (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazione).

  UMBERTO DEL BASSO DE CARO, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Presidente, la strada statale n. 7 Matera-Ferrandina, ed in particolare nel tratto a valle del paese di Miglionico, tronco Miglionico-Pomarico, è ubicata su un territorio caratterizzato da una complessa struttura geomorfologica come risulta anche dalla cartografia dell'Autorità di bacino della Basilicata, che individua in modo dettagliato le aree di frana a rischio medio ed elevato presenti sull'intero tratto. Ed in particolare, il versante meridionale del rilievo su cui sorge l'abitato di Miglionico risulta interessato da numerosi movimenti franosi, che talvolta hanno interessato il tratto viario gestito dall'ANAS e sul quale, oltre ad un costante monitoraggio, la stessa società ha effettuato ripetuti interventi di risagomatura del piano viabile ed ha previsto ulteriori interventi di manutenzione ordinaria, finalizzati al ripristino delle caratteristiche geometriche della strada.
  Quanto alla luminosità nella Galleria Millotta, nei pressi di Pomarico (provincia di Matera), ANAS segnala che all'interno è attivo un adeguato impianto di illuminazione, soggetto a regolare manutenzione, con livelli di visibilità tali da garantire la percorribilità stradale in piena sicurezza.
  In merito poi alla presenza di sterpaglia a bordo strada, ANAS fa presente che il servizio di manutenzione delle opere a verde per la Matera-Ferrandina con durata triennale è stato consegnato il 5 maggio scorso all'impresa esecutrice, che ha completato il primo sfalcio di erba lungo il tratto in argomento.
  Per quanto riguarda invece il potenziamento del collegamento tra Matera e Ferrandina, esso è compreso nel collegamento mediano Murgia-Pollino, Gioia del Colle-A 14, Santeramo in Colle-Matera-Ferrandina, strada statale n. 407, Pisticci-Valsinni-Lauria-autostrada A 3. Sulla scorta di uno studio di fattibilità redatto dalla regione Basilicata, è stato predisposto il progetto preliminare dell'intero collegamento da Gioia del Colle-A 14 a Lauria A 3, che, corredato dallo studio di impatto ambientale, è stato approvato dall'ANAS sin dal 2008 per il tratto da Matera a Ferrandina. Il progetto approvato prevede la realizzazione di una nuova strada principale a quattro corsie conforme al tipo B, per un importo complessivo di 800 milioni di euro.
  L'itinerario Murgia-Polline è stato inserito nel Piano Nazionale per il Sud tra le infrastrutture strategiche di interesse della regione Basilicata, approvato con delibera CIPE n. 62 del 2011, con la previsione per il tratto Matera-Ferrandina di un investimento pari a 300 milioni di euro ed un finanziamento per la sola progettazione di 2 milioni e mezzo di euro. Pag. 7Con l'accordo di programma-quadro sottoscritto nell'aprile 2014 e con la successiva determina n. 1048 del luglio 2015 è stato reso disponibile il finanziamento per la progettazione.
  Nel corso di molteplici incontri con le istituzioni locali è stato concordato che ANAS procederà all'avvio delle procedure CIPE sul progetto preliminare del 2008 relativamente al collegamento Matera-Gioia del Colle e al bypass di Matera. Inoltre, per il collegamento Matera-Ferrandina si è proceduto ad una rivisitazione delle pause di intervento previste dal progetto preliminare del 2008, individuando così una soluzione che prevede interventi di messa in sicurezza da fenomeni di instabilità geologica nel comune di Miglionico, e interventi di messa in sicurezza e realizzazione della corsia di arrampicamento per i mezzi pesanti nel tratto della strada statale n. 7 fino all'innesto con la strada statale n. 407 Basentana, in tenimento di Ferrandina. La soluzione ipotizzata sarà sviluppata a livello di progetto preliminare con la condivisione degli enti locali interessati, e successivamente si potrà redigere il progetto definitivo, per poi avviare tutte le procedure appropriative ed il relativo appalto dei lavori.

  PRESIDENTE. Il deputato Burtone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione, per cinque minuti.

  GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Presidente, mi dichiaro soddisfatto della risposta del sottosegretario, perché ha dato un'indicazione articolata, ma anche precisa di quella che è la condizione di quel territorio: un territorio importante, strategico dal punto di vista economico, sociale e culturale. Matera è stata indicata come la capitale europea della cultura per il 2019, già quest'anno è la città più visitata d'Italia; però, signor sottosegretario, tutti sappiamo quanto difficile è arrivare in questa città, e quindi il tema dei collegamenti diventa centrale.
  Io ho indicato la questione relativa alla strada statale n. 7, quella che collega Ferrandina a Matera: lei ha detto chiaramente che alcuni interventi sono stati fatti, ma ne necessitano altri. Anche perché questa è l'unica strada a doppia corsia, e c’è la necessità d'intervenire con una manutenzione costante, perché il manto stradale spesso viene travolto; e c’è quindi la necessità, visto che anche i mezzi pesanti passano lungo questa strada, di una continua attività manutentiva da parte dell'ANAS, da parte delle istituzioni.
  Il programma che lei ha indicato è un programma ambizioso: io spero, mi auguro che la regione Basilicata possa costantemente interloquire col Governo centrale e con l'ANAS perché questo programma diventi realtà. Anche perché sul piano dei collegamenti ferroviari quel territorio è assolutamente carente: lei sa che Matera è l'unico capoluogo che non ha la possibilità di usufruire di un collegamento diretto della ferrovia, il collegamento ferroviario Ferrandina-Matera è assolutamente insufficiente, e c’è invece tra l'altro la necessità di collegare Ferrandina con Salerno in modo da poter utilizzare l'alta velocità.
  Quindi, signor Sottosegretario, ribadisco l'importanza degli interventi in queste comunità.
  Lei è un uomo del sud: sa, tra l'altro, che le ultime vicende atmosferiche e le avversità che ci sono state in parecchie e diverse regioni del Mezzogiorno impongono al Governo di attivare una serie di interventi significativi per il ripristino di alcune reti viarie, ma anche per una politica di prevenzione, e quindi con un intervento deciso nei confronti del territorio, per salvaguardare, dal punto di vista idrogeologico, le nostre comunità. Tra l'altro, e vado alla conclusione, signor sottosegretario, noi abbiamo da parte del Governo anche un esempio virtuoso, lo ribadisco, ed è quello che si è realizzato in Sicilia.
  Circa sei mesi fa, la Sicilia era stata spezzata da una frana che aveva creato problemi gravi in un viadotto dell'autostrada Catania-Palermo. I soliti «gufi» Pag. 8pronosticarono anni di divisione, una Sicilia spezzata per tantissimi anni, con conseguenze importanti dal punto di vista economico e sociale. Credo che questi sei mesi non siano stati facili, però il Governo aveva fatto una promessa, aveva preso un impegno, più che una promessa; lo aveva fatto il Presidente del Consiglio, il Ministro Delrio, che avevano detto «entro sei mesi noi consegneremo l'autostrada, con un collegamento, seppur transitorio, però la riconsegneremo e rimetteremo di nuovo in unione la Sicilia orientale con quella occidentale».
  È stato fatto, il tempo è stato rispettato: si faccia allo stesso modo anche per le altre comunità e si continui in un'azione che è quella di collegare, soprattutto, le città che possono avere una prospettiva dal punto di vista economico e culturale. Matera è una di queste, ma io mi permetto di dire che c’è la necessità di un intervento complessivo nei confronti del Mezzogiorno, perché, rispetto al resto del Paese, questo sì, noi lo richiediamo.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e dell'interrogazione all'ordine del giorno.
  Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 10,30 con l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali riferite al decreto-legge recante disposizioni urgenti per il settore creditizio.

  La seduta, sospesa alle 10, è ripresa alle 10,30.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,30).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo pertanto la seduta, che riprenderà alle ore 10,55.

  La seduta, sospesa alle 10,32, è ripresa alle 11.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183, recante disposizioni urgenti per il settore creditizio (A.C. 3446) (Esame e votazione di questioni pregiudiziali).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Pesco ed altri n. 1, Busin ed altri n. 2 e Brunetta ed altri n. 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 3446), presentate al disegno di legge n. 3446: Conversione in legge del decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183, recante disposizioni urgenti per il settore creditizio.
  Avverto che, a norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno solo dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

  ANDREA COLLETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ANDREA COLLETTI. Signor Presidente, vorrei solo sapere le motivazioni che hanno portato allo slittamento dei lavori d'Aula di un'ora rispetto alla convocazione normale delle ore 10 e se vi sono motivazioni alla base di questo slittamento, per non aver iniziato l'esame delle pregiudiziali direttamente alle 10, quando era previsto dall'orario dell'Assemblea.

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  PRESIDENTE. Onorevole Colletti, l'Aula era convocata alle 10,30, perché prima era previsto lo svolgimento di una interpellanza e di una interrogazione e alle 10,30 abbiamo aperto i lavori e ho dato i venti minuti di preavviso. Semplicemente questo: abbiamo aperto i lavori alle 10,35 e ho dato i venti minuti di preavviso perché erano previste votazioni. Quindi, siamo esattamente nell'ambito del Regolamento.
  Il deputato Daniele Pesco ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  DANIELE PESCO. Grazie, Presidente. Gentili colleghi, siamo qui oggi a discutere una questione pregiudiziale su un decreto, il cosiddetto «Salva banche», ma a me piacerebbe definire questa seduta come la seduta del paradosso, in quanto noi siamo qui riuniti per convincere voi del fatto che questa norma è incostituzionale, ma a me sembra che dovreste essere voi a convincere noi che questa norma è costituzionale, perché costituzionale non lo è e non lo può essere.
  Non lo può essere perché con il decreto «Salva banche» voi dite che gli azionisti – e anzi avete deciso così perché avete fatto un decreto, il Governo che voi sostenete ha fatto un decreto –, o meglio nel decreto c’è scritto che gli azionisti e gli obbligazionisti di quattro importanti banche del territorio avranno i risparmi azzerati, azzerati. È una cosa che non è mai successa in Italia, che non è mai successa in Europa e siamo gli unici, noi italiani, ad anticipare una direttiva europea, che abbiamo sì recepito, ma i cui effetti dovevano prodursi dal 1o gennaio 2016. Guarda caso, l'avete proprio anche scritto in un decreto, il decreto di recepimento, il decreto legislativo 16 novembre 2015, n. 180. Avete scritto che il bail in entra in vigore il 1o gennaio 2016. Guarda caso, invece, iniziative quali l'azzeramento delle obbligazioni e delle azioni che fanno parte del bail in, le attuate già ora, le state già facendo, andando contro i principi costituzionali, andando contro un articolo della Costituzione che prevede che il risparmio vada incoraggiato e tutelato da parte della Repubblica italiana.
  Ma vedo che questo discorso non vi interessa molto, questi argomenti non vi interessano molto. Si vede che non avete ricevuto le e-mail degli obbligazionisti di queste quattro banche, non le avete ricevute. Noi le riceviamo tutti i giorni, tantissime e-mail, tantissimi messaggi di gente che arriva a dire che si vuol togliere la vita perché ha perso quasi 90.000 euro o 100.000 euro di risparmi, i risparmi di una vita, perché li ha investiti nelle obbligazioni della propria banca, perché il cittadino italiano – vogliamo chiamarlo fesso ? – forse è fesso, però si è sempre fidato della banca nella quale ha depositato i propri risparmi e si è fidato a tal punto da comprare – guarda caso – le obbligazioni, lo strumento sicuro per definizione.
  Ma così non è stato, grazie all'intervento del Partito Democratico, grazie all'intervento di questo Governo che ha detto che le obbligazioni e le azioni di questi quattro istituti bancari sono azzerate, azzerate. Una vera vergogna.
  E secondo voi è costituzionale ? Secondo voi, non dovreste essere voi a convincere noi che questo decreto è costituzionale ? Invece, no: siamo noi a dirvi che è incostituzionale. Avete una bella faccia tosta, un azzardo morale, ma vorrei dire anche un'arroganza nel sostenere un Governo che porta avanti tali decisioni. Una vera arroganza ! Siamo i primi in Europa ad applicare questa politica e – guarda caso – questa non è molto diversa dalla politica che ci è venuta a raccontare qui, qualche mese fa, il governatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, il quale in audizione, nella sala del Mappamondo, ha proprio detto che in Italia ci sono troppe banche e che il numero delle banche va diminuito. E grazie: avete colto la palla al balzo, avete colto la palla al balzo. Cosa vuol dire ? Vuol dire che con questo decreto, innanzitutto, avete creato quattro nuove banche, ma alla fine i risparmiatori hanno paura, tutti i risparmiatori che hanno delle obbligazioni hanno paura. E chiedete, se conoscete qualche direttore di banca, provate a chiamarlo e diteci quante chiamate stanno Pag. 10ricevendo da persone che vogliono togliere le obbligazioni. Avete creato il dissesto, avete creato il dissesto e avete creato paura. E questa è una cosa vergognosa, perché quando dite che la vigilanza della Banca d'Italia va comunque amministrata – non dico in segretezza, ma quasi – per non creare scompiglio e per non creare falsi allarmismi, con questo decreto voi avete fatto l’en plein dell'allarmismo, avete fatto una cosa veramente vergognosa che mette in crisi l'intero sistema bancario italiano. A favore di chi ? A favore delle solite tre grandi banche italiane: UniCredit, Banca Intesa e Ubi Banca, sì perché alla fine sono quelle che ci stanno mettendo i soldi in questa faccenda, sono quelle – scusate – che stanno anticipando i soldi e poi non sappiamo neanche come gli torneranno indietro, con quali interessi. Quindi, i cittadini non potranno fare altro che fidarsi di queste banche. Grazie ! È costituzionale questo ? È costituzionale ? Va a favore della libera concorrenza ? Secondo noi «no», secondo noi «no».
  Per non parlare poi di quell'aspetto che viene enfatizzato con questo decreto, quale il fatto che sulle perdite e sulle sofferenze bancarie si potranno avere delle agevolazioni fiscali. Ebbene, tutte le tasse che saranno incassate in futuro potranno essere anticipate a oggi. Le quattro nuove banche, a seconda del fatto se saranno in attivo o se avranno delle passività e quindi non dovranno pagare tasse, potranno monetizzare oggi – già oggi – il loro credito d'imposta. E questo è a favore ed è pari al trattamento che riceve ogni contribuente ? Secondo noi «no», secondo noi è un grande vantaggio per questi istituti. Quindi, forse i vantaggi dovevate studiarli meglio per andare a tutelare comunque i risparmiatori, che non avete tutelato.
  Ma, colleghi, voi ce l'avete una coscienza ? Secondo noi, non ce l'avete, perché operare in questo modo vuol dire non aver coscienza, non aver coscienza di più di 100 mila persone, tra azionisti e obbligazionisti, che hanno perso più di un miliardo, più di un miliardo. Come dicevo prima, ci sono persone che hanno perso addirittura 100 mila euro. Ma pensate se fosse capitato a voi ! Ma voi le avete delle obbligazioni in banca ? Io non le ho, ma voi le avete ? Potrebbe capitare a voi, domani, quando magari il Governo si sveglia e decide che quella banca deve fallire. Allora, si costituisce una nuova banca e comunque gli obbligazionisti perdono tutto. Ma vi sembra logico ? A noi, non sembra logico e i cittadini si devono rendere conto delle misure che fate.
  Era obbligatorio introdurre il bail in ? Va bene: introduciamolo, ma non utilizziamolo ! Non ce lo ordina il medico di utilizzarlo per forza. Non utilizziamolo ! Potevamo trovare altre soluzioni. Ad esempio, al Monte dei Paschi avete prestato tre miliardi, tre miliardi, i famosi «Monti bond»; sono soldi, tanti soldi che sono stati prestati per riuscire a ripianare un pochino la situazione. Fortunatamente, poi sono tornati indietro, ma ricordiamoci come sono tornati indietro: grazie ai soldi per i quali la banca ha convinto altri risparmiatori a investire nella banca, soldi persi dai risparmiatori. Comunque, quei soldi sono tornati allo Stato, quindi lo Stato non ci ha rimesso; ci hanno rimesso i cittadini. Voglio dire che altri strumenti e altre possibilità si potevano trovare. Voi non l'avete fatto, non avete fatto lo sforzo e avete utilizzato questa norma, tra l'altro in un modo, potremmo dire, articolato male, tant’è che molti articoli del decreto n. 180, che fanno riferimento al bail in, li state utilizzando. Ma questi articoli avete scritto nel decreto n. 180 che entreranno in vigore dal 1o gennaio del 2016 ed è una cosa che quindi non si può fare, ma voi la fate.
  Quindi è facile che questo decreto sia incostituzionale; verrà dichiarato incostituzionale – come sappiamo bene – tra quattro cinque anni perché la Corte ci mette un po'di tempo.
  Ma non si opera così, colleghi, non si opera così, se c’è un problema lo si affronta subito, questo decreto non bisogna farlo, non s'ha da fare, non s'ha da fare ! Ma è possibile ? Ma vedo che comunque, Presidente, ai colleghi di questo affare non interessa assolutamente niente, ai colleghi del PD interessa solo cerca di Pag. 11ripianare le cose, in che modo ? Andando a prendere i soldi dalla tasca dei cittadini, dalle tasche dei cittadini che hanno avuto sempre fiducia nelle proprie banche. Grazie colleghi, vi ringrazio a nome di tutti i cittadini che mi hanno scritto e che mi hanno chiesto: cosa possiamo fare ? E io Presidente cosa vuole che risponda a questi cittadini ? Fate informazione, parlatene, cercate protezione legale, perché secondo noi questo decreto è un decreto illegale, che va contro la legge, che va contro la Costituzione, quindi dovete mettere in campo ogni strumento lecito per riuscire ad avere giustizia. Presidente, veramente è un atto vergognoso, è un atto vergognoso del quale noi non riusciamo neanche a capacitarci.
  Presidente, che dire, che tutto questo è nato grazie ad una norma, una norma degli anni novanta, che diceva che le banche pubbliche non sarebbero più esistite e di fatto non esistono più banche pubbliche; ci sono solo banche private e guarda caso pochi anni dopo è stata fatta una norma con la quale i depositi bancari sono garantiti solo fino a centomila euro e già quella norma era sbagliata. Come si fa a garantire un deposito bancario di risparmio solo fino a centomila euro ? Va contro la Costituzione, già quella norma è incostituzionale, perché la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio, non è così difficile da capire, vuol dire che questo Parlamento deve fare il possibile per tutelare i risparmiatori, per tutelare gli obbligazionisti e invece voi, colleghi del PD, non l'avete fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Il deputato Filippo Busin ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  FILIPPO BUSIN. Presidente – forse è meglio ricordarlo –, l'articolo 47 della Costituzione recita così: «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito. Favorisce l'accesso del risparmio popolare (...) al diretto (...) investimento azionario (...)». Allora, con questo decreto noi otteniamo che centomila risparmiatori della Banca Popolare dell'Etruria, di CariFerrara, CariChieti e Banca delle Marche, hanno visto azzerati i loro risparmi, azzerati completamente da un giorno all'altro, anzi da una notte all'altra, per un valore di circa 1,2 miliardi di euro. Si aggiungono a duecentomila e oltre azionisti della Banca Popolare di Vicenza e della Veneto Banca che li hanno preceduti in questa triste sorte, a causa di un altro decreto-legge del Governo Renzi approvato quest'anno, che obbligava le banche popolari a trasformarsi in Spa. Allora come facciamo a parlare di tutela, quale tutela quando i risparmiatori sono stati truffati e derubati, come si fa a parlare di incoraggiamento del risparmio quando il risparmiatore viene frodato dal Governo ? Risparmiatori che si fidavano di queste banche che portavano il nome delle loro città, portavano il nome delle loro regioni, avevano nel titolo la parola «popolare» che li faceva sentire più vicini a loro. Si tratta di piccoli risparmiatori, comuni cittadini, il popolo che secondo la Costituzione dovrebbe essere sovrano, secondo l'articolo primo, e che invece è l'unico a rimetterci in questa questione; altro che sovrano, il popolo qui viene schiacciato.
  L'articolo 3 della Costituzione dice: «Tutti i cittadini hanno pari dignità (...) senza distinzione di (...) condizioni (...) sociali». Come facciamo a parlare di dignità quando la dignità di cui parla la Costituzione di questi obbligazionisti e azionisti di queste quattro banche fallite, viene calpestata ? Si dice: senza distinzioni, ma come si fa a usare questo termine quando si fanno, eccome, delle distinzioni fra cittadini di serie A, i veri responsabili che non vengono toccati dal provvedimento, e quelli di serie B invece, la parte più debole indifesa della popolazione, che è l'unica a rimetterci. Non ci rimette Banca d'Italia che è la prima responsabile della mancata vigilanza e del mancato allarme dato per tempo per tutelare i risparmiatori, la quale detta al Governo Renzi, che esegue supinamente, questo vero e proprio salvacondotto per Pag. 12sé, che però condanna i cittadini. Si ripete lo schema già visto per il decreto sulle popolari. Questo decreto fa salva la pletora di dirigenti di Bankitalia, che, venendo meno al mandato istituzionale, pensano più a conservare il potere loro e dei loro amici piuttosto che a vigilare nell'interesse della collettività. Sono salvi i numerosissimi e pagatissimi dirigenti, presidenti, membri del CdA di queste banche – fra i quali il papà della Ministra Boschi – i sindaci, i componenti del collegio dei revisori, i consulenti lì per nomina clientelare piuttosto che per merito, i quali invece di occuparsi di far funzionare queste aziende di credito gestivano su nomina politica e per interessi politici, centri di potere con stipendi e compensi da favola, elargendo crediti ed amici a prescindere da qualsiasi valutazione di merito, portando infine queste banche al dissesto. Salviamo loro e mandiamo all'inferno, alla disperazione e al suicidio purtroppo, in alcuni casi, povera gente, umili risparmiatori, che con questo decreto perdono tutto, i risparmi di una vita frutto di duro lavoro, di sacrifici, di rinunce, i risparmi che servivano per pagare la malattia e la vecchiaia, gli studi ai figli, la casa per i figli. Questo decreto non è solo contro la Costituzione, Presidente, questo decreto ci indigna e ci scandalizza perché è contro la morale, contro l'etica, ma è soprattutto contrario al nostro senso di giustizia.
  Si sente parlare di pace in questi giorni di terrorismo e di guerra, ognuno parla di pace, in primis gli esponenti del Governo, la Presidente della Camera, che ci nauseano con la loro vuota retorica buonista. A parte le chiacchiere, questa è la realtà, quella di un Governo che spara, armato da Banca d'Italia, su cittadini inermi e provoca una gravissima ingiustizia. Parlate di pace, ma ricordate che non c’è pace senza giustizia. Con questo decreto le centinaia di migliaia di cittadini truffati hanno diritto di dichiararsi in guerra personale con i veri responsabili del loro dissesto fra cui il Governo che è l'esecutore materiale di questo vero e proprio scempio e noi siamo al loro fianco (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini).

  PRESIDENTE. Il deputato Alberto Giorgetti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta ed altri n. 3.

  ALBERTO GIORGETTI. Grazie, Presidente; cari colleghi, abbiamo presentato questa pregiudiziale perché riteniamo che nel decreto cosiddetto «salva banche», e vorremmo aggiungere: «frega risparmiatori», ci siano delle violazioni importanti della Costituzione che corrispondono in particolar modo alla violazione dell'articolo 47, che riguarda la tutela del risparmio in tutte le sue forme, la violazione dell'articolo 77, che sbilancia di fatto a favore dell'Esecutivo l'equilibrio dei poteri previsti dal dettato costituzionale e quindi sostanzialmente un abuso della decretazione d'urgenza in merito a questioni che, a nostro modo di vedere, dovevano essere affrontate con largo anticipo.
  Le norme che sono inserite all'interno di questo decreto ci trovano fortemente perplessi. Fortemente perplessi perché innanzitutto si determina la nascita di nuovi istituti che a tutti gli effetti dovrebbero ricalcare quelli che sono gli elementi virtuosi di una storia di territorio con risparmiatori e piccoli contribuenti che hanno nel tempo, con un rapporto strutturato con banche di territorio come la Cassa di risparmio di Ferrara, la Banca delle Marche, la Banca dell'Etruria e del Lazio e la Cassa di risparmio di Chieti, stabilito un vincolo forte, trascinato per generazioni, che hanno creduto in questi istituti come elementi di riferimento strutturali della nostra tenuta sociale ed economica, in particolar modo quella dei territori. Elementi che noi abbiamo considerato nel tempo, cari colleghi, e mi rivolgo soprattutto al Governo, come un valore indiscusso. Abbiamo sempre detto che in questa lunga e dura crisi un elemento fermo fondamentale di tenuta per il nostro sistema economico, sociale e familiare era la tenuta del sistema del credito. Bene, con questo provvedimento si vuole Pag. 13dare l'idea di salvaguardare la prospettiva di questi istituti – noi ovviamente auguriamo ai nuovi vertici un buon lavoro, visto la difficoltà e la delicatezza del compito che dovrà essere da loro svolto – ma in realtà ci troviamo delle amare sorprese che, al di là della continuità aziendale, colpiscono in particolar modo i risparmiatori, seguendo le indicazioni della Banca d'Italia.
  Si viene di fatto a creare una cosiddetta bad bank, che avrebbe il compito di gestire tutti i crediti deteriorati delle vecchie banche, svalutati in maniera altamente prudenziale di circa l'80 per cento. Da un lato, quindi, garantiamo – sì – l'attività aziendale a tutela dei dipendenti, ma, dall'altro, ammazziamo, scarichiamo, di fatto, il peso di tutto questo salvataggio su coloro che hanno sottoscritto azioni, obbligazioni subordinate e che, quindi, vengono a essere travolti in una condizione che mette a rischio anche quella che può essere la prospettiva futura dei loro bilanci familiari, delle loro attività, della tenuta dei loro risparmi. La cosa più grave è che queste quattro banche fossero di fatto in crisi non è certamente una novità: l'intervento con l'amministrazione straordinaria, la necessità di immaginare percorsi che fossero virtuosi, salvaguardando comunque anche chi ha creduto in questi parziali percorsi virtuosi. Non dobbiamo dimenticare che, dietro i travagli di questi istituti, che si trascinano ormai da mesi, se non da qualche anno, di fatto si è ricorso al credito sul territorio, al rapporto comunque con risparmiatori che hanno sempre creduto in queste istituzioni, quindi andando a drenare risorse per portare avanti l'attività, prima di questo gravissimo, duro, pesante, sperequato intervento da parte del Governo.
  Quindi, è evidente che le perplessità del nostro gruppo sono molto forti. Sono molto forti, innanzitutto, sulla tempestività con cui è stato fatto questo provvedimento. Noi riteniamo che andasse riflettuto meglio, valutato meglio, con maggiore prudenza, ma anche con cognizione di causa, che portasse ad avere degli strumenti nuovi. Noi, in tal senso, siamo contro queste decisioni così pesanti calate dall'alto. Doveva esserci un vaglio migliore anche di questo nuovo strumento varato dall'Unione europea, che viene anticipato in modo discutibile, in modo così determinato nel nostro assetto creditizio. Ma, allo stesso tempo, riteniamo che si debba e si possa agire con interventi specifici, che noi abbiamo presentato ovviamente con degli emendamenti all'interno di questo decreto e che discuteremo.
  Infatti, noi riteniamo che complessivamente la ratio del nostro emendamento, quello che consideriamo qualificante è che le plusvalenze derivanti dalla cessione delle attività che verranno monetizzate possono essere destinate, anziché al fondo di risoluzione, la cosiddetta bad bank degli enti non più bancari, ai portatori di capitale di rischio delle banche in risoluzione, in primis – lo dico al Viceministro Morando – gli obbligazionisti subordinati e, in secundis, gli azionisti. Riterremo, cioè, di cercare di lavorare, nell'ambito di quelli che sono gli spazi consentiti dalla norma e dal rapporto con l'Europa e con le nuove procedure di salvezza – chiamiamole così – degli istituti di credito, rispetto ovviamente alle regole rigide poste dall'Europa, a una interpretazione che consenta di dare maggiore serenità agli azionisti, agli obbligazionisti, ai piccoli risparmiatori che in questi anni hanno creduto di avere le proprie risorse salvaguardate all'interno di istituti che sono stati male condotti, ovviamente dal punto di vista gestionale, negli ultimi tempi, ma che hanno radici e storia tali da meritare evidentemente una forte attenzione e una forte valutazione.
  Per tutti questi motivi, noi riteniamo ovviamente che non si debba procedere all'esame di questo decreto, perché rappresenta una forma di intervento grave, che non dà certezze, più in generale, alla prospettiva del credito. Infatti, guardate, l'aspetto legato alle vicende dei singoli risparmiatori obbligazionisti dimostra che non c’è oggi affidabilità rispetto ad un sistema che rischia di essere messo in discussione da interventi parziali da parte del Governo, che oggi accadono a queste Pag. 14quattro banche, ma che domani possono evidentemente riguardare altri istituti, che hanno problemi sul territorio e i cui provvedimenti sono stati, ad oggi, ancora ritardati nella speranza che le situazioni migliorino. Invece, purtroppo abbiamo potuto scoprire come spesso le conduzioni scorrette di questi istituti non trovino, da parte della vigilanza della Banca d'Italia, da parte degli organi preposti, risposte che siano sufficientemente tempestive.
  Noi chiediamo che ci siano, nelle prassi ordinarie, risposte tempestive. Chiediamo che le prassi straordinarie vengano utilizzate con grande equilibrio e con grande saggezza e, se proprio devono essere tali, a difesa e a tutela di quel piccolo risparmiatore, dell'obbligazionista e dell'azionista, che sono il cuore pulsante di questa rete territoriale creditizia che ha rappresentato e rappresenta ancora agli occhi dell'opinione pubblica internazionale, in particolar modo quella finanziaria ed economica, un valore fondamentale aggiunto dell'Italia, del nostro Paese e, evidentemente, di quella che è una cultura del risparmio che ancora ci appartiene.
  Per tutti questi motivi, noi chiediamo ai colleghi di votare la nostra questione pregiudiziale e di non procedere alla discussione di questo decreto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pagano. Ne ha facoltà, per cinque minuti, onorevole Pagano.

  ALESSANDRO PAGANO. Anche meno, Presidente, perché, secondo il nostro parere – il nostro gruppo parlamentare ovviamente ha le idee molto chiare in proposito –, voteremo contro le pregiudiziali presentate, proprio per una serie di elementi che proveremo adesso a spiegare. Infatti, a nostro avviso, il provvedimento in esame non ha nessuno dei presupposti di necessità e urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione, in quanto è strettamente connesso alle procedure di risoluzione avviate dalla Banca d'Italia nei confronti delle banche in amministrazione straordinaria. In sostanza, il provvedimento contiene norme procedimentali volte ad agevolare concretamente la tempestività e l'efficace attuazione dei programmi di risoluzione. D'altronde, la Banca d'Italia è stata individuata quale autorità di risoluzione già da una legge dello Stato, la n. 180, che, dando attuazione, fra l'altro, a una direttiva comunitaria, istituisce il quadro di risanamento e risoluzione degli enti creditizi e delle imprese di investimento. Quindi, non vi è nessuna novità all'orizzonte.
  Tra l'altro, la Banca d'Italia, proprio ai sensi del decreto legislativo che ho appena citato, può sottoporre a procedura di risoluzione le banche che versino in una condizione di dissesto o che sono prossime al dissesto, qualora non esistano alternative di mercato che consentano la soluzione della crisi e la risoluzione risulti necessaria nell'interesse pubblico, anche al fine di proteggere depositanti e clienti e garantire le continuità dei servizi essenziali resi dalle stesse. Quindi, continuiamo a dire cose che già sono note e che sono state già conclamate, forse, oserei dire, già dai tempi della legge bancaria del 1936.
  Come già detto, sono stati rispettati i presupposti di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione. Si è, infatti, inteso agire con tempestività proprio per evitare impatti per la stabilità finanziaria delle banche. Appare evidente come, per evitare rischi sulla stabilità finanziaria delle banche, sia necessario, altresì, garantire la prosecuzione senza interruzione dei rapporti con i depositanti, con gli investitori, con i clienti delle banche in oggetto. Il decreto-legge, quindi, risulta necessario per supplire a talune incertezze normative che potrebbero comportare una dilatazione temporale rispetto alle procedure attuative della misura di risoluzione.
  Il provvedimento si pone, quindi, come obiettivo quello di tutelare i depositanti e gli investitori, prevenire eventuali condizioni negative rispetto alla stabilità finanziaria. Quindi, ci sembra opportuno sottolineare l'urgenza di assicurare questa operatività mediante enti cosiddetti ponte. Pag. 15Il decreto-legge in esame prevede, infatti, la costituzione, per ciascuna delle banche coinvolte nella risoluzione stessa, di un ente ponte, a cui dovranno essere trasferite le attività e le passività delle banche, oltre alla società veicolo, che ovviamente opererà per trasferire i crediti in sofferenza.
  Quindi, mi sembra chiaro, mi sembra quasi lapalissiano che gli enti ponte risultino immediatamente operativi in modo da completare il trasferimento delle attività e delle passività prima della riapertura delle banche stesse. Non è prevista alcuna forma di finanziamento – questo è noto – o supporto pubblico delle banche in risoluzione o al fondo risoluzione nazionale, che, fra l'altro, è alimentato dalle stesse banche di credito ordinario.
  Insomma, in altre parole, il decreto-legge in esame non viola l'articolo 47 della Costituzione, che stabilisce che il risparmio, in tutte le sue forme, deve necessariamente costituire oggetto di una specifica tutela da parte della Repubblica. L'esigenza di prevedere forme di intervento nella sfera economica, in effetti, è soddisfatta, come ho cercato di spiegare, seppure in maniera sintetica, da una molteplicità di disposizioni. L'intervento dello Stato, pertanto, può collocarsi nella prospettiva di intervenire nell'ambito dei rapporti economici, allo scopo di tutelare determinati interessi socialmente deboli, che non sono adeguatamente assicurati.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  ALESSANDRO PAGANO. Il decreto-legge al nostro esame, quindi, e mi avvio alla conclusione... Anche meno, Presidente ! Obbedisce al principio che lo Stato può intervenire laddove si ravvisi la necessità di tutelare depositanti e investitori; nello stesso tempo l'intervento dello Stato si rende necessario qualora risulti opportuno salvaguardare l'interesse pubblico, e mi pare che siamo proprio nel caso che stiamo esaminando. Ed è proprio in riferimento a questa grave crisi economica che ha colpito le banche che si devono quindi promuovere garanzie idonee per superare le crisi. Il nostro parere è stato già espresso in premessa dal sottoscritto, Presidente, e quindi noi voteremo contro le pregiudiziali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Petrini. Ne ha facoltà.
  Chiederei ai colleghi di sgombrare l'area !

  PAOLO PETRINI. Presidente, questo è stato un anno davvero importante per la riforma del settore creditizio italiano: prima le banche popolari, con la trasformazione per le maggiori di loro in società per azioni e l'abbandono del voto capitario; poi il decreto-legge cosiddetto fallimenti, dove oltre a dimezzare i tempi di esecuzione si modifica la disciplina fiscale delle svalutazioni e delle perdite su crediti delle banche, consentendone la deducibilità in un unico esercizio; qualche settimana fa il decreto-legge sul risanamento e la risoluzione degli enti creditizi; e, speriamo tra breve, oltre alla riforma delle banche di credito cooperativo, anche una bad bank, o comunque una soluzione per alleggerire il peso dei crediti deteriorati. Una serie interventi che dimostra la volontà di portare a termine il progetto di Unione bancaria europea, garantendo certamente la stabilità finanziaria ma garantendo pure che il sistema bancario nel suo complesso continui a fornire un'adeguata erogazione di prestiti all'economia reale. Del resto, nel Fondo unico di risoluzione, con la mutualizzazione del rischio di cui abbiamo parlato in quest'Aula la scorsa settimana, ci sono più che semplici tracce di quella solidarietà tra Stati che invochiamo da tempo in Europa, mentre altri la derubricano a cessione di sovranità.
  Ma oltre all'Unione bancaria ed ai benefici che ne conseguono, cogliamo attraverso questi provvedimenti un obiettivo in Italia ancor più importante per il buon funzionamento del settore bancario, perché da un sistema basato sulle relazioni passiamo a un sistema basato sulle regole. Da Siena alle Marche, da Ferrara a Genova passando per Spoleto, l'Abruzzo, il Veneto ed altri, ci sono quasi sempre élitePag. 16locali per le quali le fedeltà interne, il credito concesso sulla base di un'amicizia, il controllo in una cerchia sulle poltrone e sui bilanci prevalgono su tutto. Questi valori dei circoli chiusi troppo spesso hanno avuto la meglio sulla logica economica, sul buonsenso, sull'interesse collettivo e sulla trasparenza.
  Nelle banche, Presidente, ci vogliono le regole, perché senza di queste la scarsa efficienza decisionale, così come le cattive intenzioni, possono danneggiare tutti tranne i loro dirigenti ! Ed invece sono proprio loro, gli amministratori, i sindaci, i revisori, che devono pagare le conseguenze del disastro economico, della distruzione di ricchezza che le loro scellerate azioni hanno prodotto in tanti territori. Questa è la situazione nella quale si inserisce il decreto-legge di cui si eccepisce la costituzionalità, con l'estrema urgenza di dare risposte all'ansia crescente dei territori, delle istituzioni, delle famiglie, degli imprenditori e degli investitori delle quattro banche oggetto del decreto-legge.
  Appare per questo stavolta davvero stucchevole la critica al ricorso alla decretazione d'urgenza; tant’è che una delle domande più appropriate che si sono ripetute in questi giorni è stata: se si poteva intervenire prima, perché non è stato fatto prima ? Non è stato fatto prima perché non sono stati trovati partner per operare una fusione, né soggetti interessati all'acquisto di queste banche; né – al contrario di altri Paesi – esisteva già una normativa per il risanamento e la risoluzione delle crisi bancarie, e certamente non avrebbe prodotto risultati migliori una liquidazione coatta amministrativa. Si poteva intervenire forse un paio di mesi fa con il Fondo interbancario di garanzia dei depositi, ma questo non avrebbe salvato azionisti e obbligazionisti subordinati, i cui titoli erano già carta straccia.
  Per evitare l'azzeramento c’è chi indica l'utilizzo dei «Tremonti bond» – davvero senza vergogna, senza senso del ridicolo – dopo averne condannato l'utilizzo finalizzato a salvare le banche con i soldi pubblici; e pur chiedendo l'intervento dello Stato, disapprovano l'intervento fiscale che ha attenuato il pressante impegno delle banche italiane, mantenendo peraltro un diritto delle vecchie banche nelle nuove e rendendo deducibile ai fini IRES i contributi anticipati al Fondo di Risoluzione.
  Questa operazione, Presidente, ha permesso di salvare depositi e obbligazioni senior per 27,8 miliardi di euro; gli azionisti e gli obbligazionisti junior, che avevano assunto un rischio imprenditoriale nessuno sa quanto consapevolmente, hanno perso tutto. Certamente una catastrofe, ma certo non si può riportare in auge quel principio inaccettabile di privatizzazione dei profitti, quando la banca è in vita, e di socializzazione delle perdite nei casi di insolvenza.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  PAOLO PETRINI. Non saremo noi a mettere a carico del contribuente il costo dei fallimenti delle banche, non saremo noi a far pagare ai pensionati e ai lavoratori italiani i disastri di banchieri senza scrupoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paglia. Ne ha facoltà.

  GIOVANNI PAGLIA. Presidente, approfitterò di questi cinque minuti per provare a...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Paglia: chiederei ai colleghi di abbassare il tono della voce, perché man mano che l'Aula si riempie c’è un rumore di fondo insopportabile. Per favore, dateci una mano ! Prego, onorevole.

  GIOVANNI PAGLIA. Dicevo, proverò a usare questi cinque minuti per fare un po’ di chiarezza, dal nostro punto di vista, su quello che è successo rispetto a questo decreto-legge, che io non definirei, onorevole Petrini, «salva-banche». Io dico che piuttosto siamo di fronte all'eutanasia di quattro banche di questo Paese, perché noi parliamo di istituti che sono stati cancellati e fatti rinascere il giorno dopo Pag. 17casualmente con lo stesso nome, con una diversa governance. Quello che è successo nel frattempo è che istituti molto gravati da sofferenze sono stati liberati da queste sofferenze, e a pagare il conto sono stati gli azionisti, tutti gli azionisti, e una parte degli obbligazionisti.
  Oggi ci sono quattro istituti che vengono liberati gettando il carico del loro cosiddetto salvataggio sui piccoli, vengono liberati dai gravami e domani verranno rimessi sul mercato per chi ne voglia approfittare, finalmente a prezzo di saldo e liberi da tutto. Questo è quello che viene fatto con questa operazione, nulla di più e nulla di meno !
  Credo che il Governo abbia una grandissima responsabilità nel fare oggi questo decreto-legge. Arrivati alla data a cui siamo arrivati probabilmente è vero, non c'era più nient'altro da fare per provare a salvare il salvabile, cioè a salvare la continuità dei rapporti, quanto meno, a evitare il fallimento di queste banche; ma la grande responsabilità che ha il Governo è non aver agito prima ! Di aver lasciato, quando ne aveva la possibilità e il tempo, che questa situazione si incancrenisse, di non aver avuto il coraggio di opporsi all'Unione europea: in particolar modo alla Commissione europea, che dal mio punto di vista, con un atteggiamento inaudito, ha imposto che si arrivasse ad un bail in prima del bail in; quando non ne aveva diritto, perché non esiste alcun atto normativo europeo che dica che è impossibile procedere diversamente da come si è voluto procedere ! Noi si doveva avere il coraggio di far intervenire il Fondo di garanzia dei depositi, portare queste banche ad essere acquisite da qualcun altro dentro il sistema bancario, a tutela almeno degli obbligazionisti, se non in parte degli azionisti. Questo era possibile se si fosse intervenuti fino alla prima metà dell'anno; ogni mese perso da lì in avanti in trattative segrete e informali con l'Unione europea, di cui non si sa nulla, perché non c’è niente di scritto, ha portato a questo esito. Io non ho quindi alcuna esitazione a dire che se oggi ci sono obbligazionisti e azionisti che perdono tutti, la responsabilità precisa è esattamente dell'incuria del Governo italiano. Questo deve essere chiaro !
  E anche ai lavoratori va detto con chiarezza che quella che viene vantata come garanzia di continuità di rapporto di lavoro è tutta da dimostrare, perché questo decreto-legge non parla della possibilità di cedere queste banche nel loro complesso ad altri istituti in linea di continuità.
  Parla, esattamente come si farebbe in qualsiasi operazione di liquidazione fallimentare, di cessione entro diciotto mesi degli asset. Quindi, ai commissari che hanno preso in mano questa partita viene chiesto esclusivamente di liquidare tutto: se sono bravi, liquideranno le banche; se non sono bravi, le liquideranno a pezzi, mobile per mobile, sedia per sedia, filiale per filiale.
  E, in questo, di garanzia per i lavoratori, almeno e certamente per quelli delle direzioni generali, a partire da questo decreto, non c’è nulla, nulla, nulla e nulla, e anche di questo, devo dire, c’è certo una responsabilità grande, enorme, di chi ha gestito questi istituti prima, portandoli, anche con gestioni dissennate e opache, ad una situazione di grande difficoltà. C’è da dire anche che credo non sia per caso che parliamo di Ferrara, Marche, Chieti, Etruria, cioè di istituti che avevano sede in realtà territoriali che più di altre hanno pagato la crisi.
  Non è un caso che si siano accumulate grandi sofferenze anche in questi istituti, perché uno deve sapere che la provincia di Ferrara è quella che più ha pagato la crisi in Emilia-Romagna, che le Marche sono una delle regioni che hanno più pagato gli ultimi anni, che la provincia di Arezzo ha le sue difficoltà, e lo stesso Chieti, e di questo parliamo. Quindi, c’è una responsabilità di chi ha gestito, ma c’è anche una condizione oggettiva di sofferenza di quei territori.
  In conclusione, io cosa mi posso aspettare, come minimo ? Mi posso aspettare alcune difficoltà che ci saranno nei prossimi mesi, perché noi abbiamo sancito che il valore delle sofferenze è valutato al 17 per cento e da domani credo che i revisori Pag. 18dei conti degli altri istituti dovranno chiedersi perché, invece, sono valutate anche al 30 o 40 per cento nei bilanci di altre banche, se nell'unico intervento che si è fatto si sono valutate al 17 per cento.
  Ci sarà una difficoltà di autofinanziamento tramite obbligazioni per tutto il sistema bancario, perché le voglio vedere le altre banche a offrire ai propri clienti obbligazioni bancarie, dicendo «queste valgono come se fossero obbligazioni dello Stato, perché le banche non possono fallire dopo quello che si è dimostrato poter accadere». E i risparmiatori italiani, purtroppo, fanno molta fatica a distinguere fra obbligazioni senior, junior, subordinate o ordinarie: non c’è una educazione finanziaria di massa in questo Paese.

  PRESIDENTE. Mi scusi...

  GIOVANNI PAGLIA. Come terza cosa le banche italiane saranno costrette a versare talmente tanto a questi fondi di garanzia che il complesso di queste tre cose che ho provato a dire porterà nel prossimo anno, certamente...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  GIOVANNI PAGLIA. ...ad un aumento del rischio di credito e anche di questo la responsabilità la porta il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Grazie, Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi. Una premessa: è evidente che, quando si entra in una crisi bancaria, è giustissimo cercare le responsabilità del management, eventualmente di chi ha controllato, come è stato detto poco fa. Però, l'altra premessa è che queste dovrebbero essere questioni pregiudiziali di costituzionalità, e allora vediamo un attimo di cosa si parla. Si è parlato dell'articolo 47 della Costituzione: l'articolo 47 della Costituzione stabilisce che venga promosso il risparmio, che venga promosso l'investimento azionario; non stabilisce la garanzia assoluta del risparmio.
  La visione del MoVimento 5 Stelle che ci è stata descritta oggi è molto semplice: che io investa i miei soldi in un'obbligazione che si chiama subordinata o in azioni, che si chiamano normalmente «capitale di rischio» in tutti i manuali, e mi prenda un rendimento del 7, del 6 o dell'8 per cento, o che io metta i soldi su un conto bancario che mi dà lo 0,5, lo Stato mi deve tutelare nello stesso modo. Stranamente, il Fondo interbancario che l'onorevole Pesco ha richiamato si chiama Fondo interbancario per la tutela dei depositi e la spiegazione sul perché non sia stato usato è semplice: perché, per statuto, per regolamento, non può essere utilizzato per tutelare gli obbligazionisti.
  L'altro paradosso è che oggi si contesta un decreto che non dice che vengono azzerati gli azionisti e non dice che vengono azzerati gli obbligazionisti: quello lo dice il codice civile, la disciplina bancaria, la disciplina sugli aiuti di Stato, perché non è da quest'anno che non si possono risarcire azionisti e obbligazionisti subordinati, basta guardare le regole sugli aiuti di Stato. Poi, ho sentito dire dai colleghi della Lega che, con questo decreto, dietro nobili principi e nobili dichiarazioni, si tutelano le banche. Le banche sono state chiuse, i manager mandati a casa; quindi, non è chiarissimo quali banche vengano tutelate. Sono stati tutelati i creditori diversi dai creditori subordinati e dagli azionisti.
  Lo ripeto: è evidente che, in una situazione del genere, si devono cercare responsabilità sia del management sia di chi, eventualmente, ha controllato male, questo è chiaro, ma le alternative non sono tante: o pagano coloro che hanno comprato capitale di rischio e azioni subordinate o pagano i contribuenti. La Lega, Forza Italia, il MoVimento 5 Stelle e, direi, anche SEL vogliono che in queste situazioni paghino i contribuenti. Noi pensiamo che, quando qualcuno ha beneficiato dei rendimenti alti di un'obbligazione che si Pag. 19chiama subordinata o degli eventuali dividendi e aumenti di prezzo, anche molto alti, che ci sono stati in alcune di queste azioni, che si chiamano, per l'appunto, «capitale di rischio», poi quei soggetti si debbano prendere il rischio, senza scaricare il costo di una crisi bancaria sulle tasche dei contribuenti (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessandro. Ne ha facoltà, per due minuti.

  LUCA D'ALESSANDRO. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, il decreto-legge n. 183 del 2015, presentato dal Governo, è strettamente connesso con le procedure di risoluzione avviate dalla Banca d'Italia nei confronti di quattro banche in stato di amministrazione straordinaria, Cassa di risparmio di Ferrara, Banca delle Marche, Banca Popolare dell'Etruria e del Lazio – Società cooperativa e Cassa di risparmio della provincia di Chieti, prevedendo norme per l'attuazione di programmi di risoluzione.
  Attraverso questo decreto, dunque, il Governo assicura l'adeguata cornice normativa all'intervento della Banca d'Italia tramite l'autorità di risoluzione costituita al suo interno per il salvataggio di questi quattro istituti bancari. Il testo prevede che il finanziamento delle procedure di risoluzione sia assicurato dal Fondo di risoluzione nazionale della Banca d'Italia e che sia alimentato dallo stesso sistema bancario mediante contribuzioni ordinarie e straordinarie.
  Sul piano interno, non ravvediamo incompatibilità né con i principi costituzionali né con le competenze delle regioni e degli enti locali, perché la materia rientra nella competenza esclusiva dello Stato; oltre a ciò, è da riscontrare l'assoluta compatibilità con i principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza sanciti dall'articolo 118 della Costituzione. Sul piano europeo, inoltre, l'intervento legislativo è compatibile sia con la direttiva 2014/59/UE sul risanamento e la risoluzione degli enti creditizi sia con il regolamento n. 806/2014, che istituisce il Meccanismo di risoluzione unico.
  Pur riconoscendo un uso spesso non appropriato del ricorso all'istituto del decreto-legge, in questo caso specifico lo riteniamo necessario per agevolare la tempestiva ed efficace implementazione dei programmi di risoluzione e per non incorrere in situazioni di instabilità finanziaria, con il rischio di contagiare ulteriori istituti di credito. Tuttavia, chiediamo al Governo che nella discussione del provvedimento si metta sempre al centro la tutela del contribuente, oltre che degli obbligazionisti, come disposto dall'articolo 47 dalla Costituzione, che incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. Noi deputati di ALA vigileremo, inoltre, affinché non ci sia alcun aiuto pubblico né misure che possano gravare sulle casse dello Stato. Per questi motivi, esprimiamo il nostro voto contrario alle questioni pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alleanza Liberalpopolare Autonomie ALA-MAIE-Movimento Associativo Italiani all'Estero).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Ho appena sentito un collega della maggioranza, e prima un altro, sostenere che questo provvedimento è assolutamente legittimo, che non viola alcun principio costituzionale, probabilmente, secondo loro, neanche di buonsenso o di semplice vicinanza ai cittadini che avevano deciso, in assoluta buonafede, di investire in quelle banche. Un collega, credo del PD, prima ci ha detto che gli investitori lo sapevano, che ci dovevano pensare, perché questi sono investimenti a rischio, sono un tipo di obbligazione che presuppone, se va bene, un maggior guadagno, e quindi un maggiore rischio.
  Certo, ma il rischio non dovrebbe prevedere l'incuria del Governo, il rischio non dovrebbe prevedere l'impossibilità, da parte del sistema di vigilanza, di intervenire quando il pericolo si manifesta, Pag. 20e noi di questo ci lamentiamo. Ci lamentiamo, e lo faremo quando parleremo del merito in maniera assai più compiuta, della assoluta, assoluta, assenza di intervento da parte dello Stato e di chi doveva vigilare, a partire dalla Banca d'Italia, mentre la situazione andava chiaramente in questa direzione. Si è parlato molto: leggetevi arezzonotizie.it, cosa dicono, uno per uno, gli investitori che si sentono e sono truffati, che si sentono e sono turlupinati, non solo dalle banche, ma da questo provvedimento.
  Infatti, con questo provvedimento vengono non solo azzerate, di fatto, le speranze di avere un risparmio con le obbligazioni o anche con le azioni, il cui valore è completamente praticamente azzerato, ma con questo provvedimento c’è ancora di più: pensate alle piccole aziende, pensate ai piccoli imprenditori che hanno messo a garanzia queste obbligazioni e queste azioni per un affidamento necessario alla prosecuzione del loro lavoro, che faranno con riguardo alle banche ? Non c’è nulla in questo provvedimento che garantisca almeno una tutela per quelle aziende che danno lavoro e che si vedranno, magari, richiedere dalle banche il rientro anticipato del fido che hanno avuto.
  Siamo veramente alla violazione dell'articolo 47. Sembra che ve lo siate dimenticato l'articolo 47: è facile, non è come quegli articoli, che discuteremo da qui a mezz'ora, farraginosi e incomprensibili della nuova riforma costituzionale, per esempio, sul Senato. È un articolo chiarissimo, dice: la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme, disciplina, coordina e controlla – voce del verbo controllare – l'esercizio del credito.
  Secondo voi questo articolo della Costituzione è stato violato prima dall'assenza di controllo e viene violato ora da questo provvedimento in cui a pagare sono solo ed esclusivamente i risparmiatori, al di là del rischio naturale accettabile che vi è in un investimento, oppure no ? Mettetevi la mano sulla coscienza. Poi, la natura di queste banche, il luogo dove risiedono, le parentele che i giornali hanno abbondantemente sottolineato, c'entrano o non c'entrano niente in questa vicenda ? Chiedetevelo !
  Noi siamo certi che un provvedimento d'urgenza come questo, in cui peraltro non ci sono i presupposti della necessità e della particolare urgenza, non aveva motivo di essere, perché è in contrasto sia sotto il profilo dell'articolo 77 sia sotto il profilo dell'articolo 47 con la Costituzione. Perciò vi chiediamo di votare affinché non si prosegua oltre nell'esame di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.

Su un lutto del deputato Giuseppe L'Abbate.

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Giuseppe L'Abbate è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
  La Presidenza della Camera ha fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'intera Assemblea.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Pesco ed altri n. 1, Busin ed altri n. 2 e Brunetta ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carloni... Piccoli Nardelli... Folino... Formisano... Franco Bordo... Pastorelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  445   
   Votanti  444   
   Astenuti    1   Pag. 21
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 146    
    Hanno votato
no  298).    

  (La deputata Gelmini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  La discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.

  IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole La Russa, su cosa ?

  IGNAZIO LA RUSSA. Sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Vede Presidente, guardando il risultato di questa votazione è emerso in maniera chiara, mi scuserà se è una questione apparentemente futile, che i voti che spiccavano in rosso, cioè favorevoli al provvedimento governativo, non avevano una continuità come sempre è avvenuto in quest'Aula. Ciò perché – e non è un problema di rapporti con gli amici del gruppo ALA, a cui va il massimo rispetto – l'organizzazione della Camera ha deciso di inserire tra i banchi di Fratelli d'Italia un gruppo che è governativo, alcuni deputati cioè appartenenti ad una componente del gruppo Misto. Cosa ci fa un pezzo di gruppo Misto governativo nell'ala più di destra del Parlamento ? Noi lo abbiamo già segnalato cortesemente una volta, lo risegnaliamo cortesemente senza nessun imbarazzo per la vicinanza. Non c’è un problema di dicotomia...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. ... il problema è che si tratta di un movimento governativo...

  PRESIDENTE. È chiaro.

  IGNAZIO LA RUSSA. ... come questo provvedimento sta dimostrando in maniera peraltro abbastanza chiara, fin troppo chiara.

  LUCA D'ALESSANDRO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Alessandro, io non le darei la parola ora perché non possiamo sviluppare un dibattito su questo. La materia è di competenza del Collegio dei questori a cui noi comunque faremo presente questa segnalazione, poi saranno i questori, anche sulla base delle indicazioni dei gruppi, a decidere.

Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale: S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (A.C. 2613-B) (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge costituzionale, già approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato: n. 2613-B: Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito della discussione è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).Pag. 22
  Ricordo che nella seduta del 26 novembre 2015 si è conclusa la fase degli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

  PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2613-B).
  Invito i relatori e il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti a tale articolo.

  EMANUELE FIANO, Relatore per la maggioranza. Presidente, sull'articolo 2 il parere, per tutti gli emendamenti presentati, è di invito al ritiro o parere contrario.

  PRESIDENTE. Sta bene. Interpellerò i relatori di minoranza su ciascun emendamento.
  Emendamento La Russa 2.130.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 2.1.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Contrario.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Identici emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 2.101.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 2.102.

Pag. 23

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento D'Ambrosio 2.103.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Dadone 2.104.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Nuti 2.105.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 2.106.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Dadone 2.107.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 2.108.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

Pag. 24

  PRESIDENTE. Emendamento Cozzolino 2.10.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Cecconi 2.9.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Cozzolino 2.11.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Quaranta 2.111.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Identici emendamenti D'Ambrosio 2.109 e Fassina 2.110.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Centemero 2.13.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Centemero 2.14.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

Pag. 25

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Centemero 2.12.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Quaranta 2.112.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Quaranta 2.113.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Dadone 2.114.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 2.115.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Invernizzi 2.16.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Identici emendamenti Gelmini 2.17 e Quaranta 2.116.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

Pag. 26

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Centemero 2.18.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Cozzolino 2.6.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Dadone 2.8.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Costantino 2.117.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Mi rimetto all'Aula.

  PRESIDENTE. Emendamento Gelmini 2.19.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Dieni 2.20.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Identici emendamenti Dieni 2.21 e D'Attorre 2.118.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

Pag. 27

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Identici emendamento Dieni 2.22 e Quaranta 2.119.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 2.23.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Nuti 2.25.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Toninelli 2.26.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Emendamento Bianconi 2.120.

  DANILO TONINELLI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  STEFANO QUARANTA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  CRISTIAN INVERNIZZI, Relatore di minoranza. Favorevole.

  IGNAZIO LA RUSSA, Relatore di minoranza. Favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.130 La Russa.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Signora Presidente, tutti gli emendamenti di cui ci siamo occupati nel dare il parere sono certamente importanti, ma mi permetto di segnalare ai colleghi di questo ramo del Parlamento questo emendamento, che è il primo all'articolo 2, perché è l'unico emendamento che, ove venisse approvato, Pag. 28rimedierebbe ad alcune assolute incongruenze, quelle rimediabili – perché l'essere stato il provvedimento già votato da questo ramo del Parlamento e da quello del Senato, non ci consente una grande agibilità nel modificare il testo – per cui le poche cose modificabili ce le siamo dovute quasi inventare. In particolare questo emendamento, a lungo discusso dagli uffici della Camera, che originariamente nel testo che era stato loro prima inviato lo avevano dichiarato inammissibile, è stato alla fine con un po’ di fatica – per non dire con moltissima fatica – dichiarato ammissibile perché ? Perché è l'unico che cambia una costruzione che fa acqua da tutte le parti.
  Se il testo non venisse modificato, oggi come oggi, noi avremmo un Senato eletto – vi leggo il testo – dai Consigli regionali, ma oggi si prevede: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri, in occasione del rinnovo dei medesimi organi», cioè viene eletto dal Consiglio regionale, ma in conformità di quello che dicono gli elettori. Quando ? Man mano che si eleggono i consigli regionali. Come ? Lo dice poi una legge ordinaria che dovrà essere fatta. Cosa succederebbe ? Succederebbe, nella migliore delle ipotesi, ammesso che la legge di attuazione sia poi una buona legge, che i senatori sarebbero dei consiglieri regionali che rimangono in carica a rotazione, cioè man mano che il Consiglio regionale finisce la propria legislatura cambiano e non si sa bene come vengono sostituiti, cioè bisogna aspettare l'altra elezione e c’è un periodo di intermezzo. In sostanza, avremmo come primo effetto che il Plenum del Senato sarebbe largamente compromesso per determinati periodi, che la sua composizione non sarebbe stabile, ma sarebbe continuamente variabile e quello che più importa è che i cittadini forse neanche si accorgerebbero di eleggere dei senatori che sono difatti eletti poi dal Consiglio regionale in base a come loro hanno votato per il Consiglio regionale, ma tenendo conto della composizione del Consiglio regionale che – come tutti sanno – è una composizione fortemente condizionata dalle singole leggi regionali che cambiano regione per regione, che assegnano premi di maggioranza cospicui, in sostanza finendo col vanificare completamente quella piccola apertura che avrebbe fatto il Senato prevedendo: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori».
  Nella strettoia dell'impossibilità di riproporre quella che per noi è la strada maestra, e cioè che siano eletti direttamente dai cittadini in occasione dell'elezione del Parlamento, magari scegliendo tra i candidati solo consiglieri regionali, se questa è la volontà del legislatore, noi proponiamo un emendamento che cerca di raggiungere per via indiretta lo stesso risultato, cioè diciamo – sto cercando l'emendamento, vediamo se riesco a trovarlo – che sono eletti senatori i consiglieri regionali votati contestualmente all'elezione della Camera dei deputati. Sosteniamo cioè che per potersi candidare in un'apposita competizione che è contestuale a quella dell'elezione dei deputati, bisogna essere consiglieri regionali, ma che la votazione è affidata al corpo elettorale nel momento in cui si votano i deputati. Questo consente di eleggere sicuramente dei rappresentanti delle regioni, ma consente ai cittadini di scegliere senza artifizi i senatori che vogliono, senza dover troppo essere condizionati dalle leggi regionali e dai premi di maggioranza e soprattutto impedisce che il Plenum sia modificato e che vi siano delle votazioni continue.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole La Russa.

  IGNAZIO LA RUSSA. Concludo, Presidente. Si tratta di un emendamento semplice che, se votato, rende chiarezza e ridà agli elettori un potere che altrimenti questa riforma gli toglie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Noi apprezziamo l'emendamento del collega La Russa, ma vorrei Pag. 29specificare le motivazioni per cui non voteremo favorevolmente, ma ci asterremo e abbiamo fatto tutta una serie successiva di emendamenti, che va a togliere quella che secondo noi è una parte non corretta dell'emendamento proposto dal collega La Russa.
  Va benissimo il fatto di collegare strettamente il voto degli elettori per i Consigli ed i consiglieri regionali con quello dei senatori. Significa dare qualcosa di più di una semplice scelta di una semplice conformità, come dice questa norma.
  Ma quello che non accettiamo, quello che non riteniamo corretto è l'ultimo passaggio di questo emendamento, quello in cui si lega il numero dei futuri senatori alla composizione di ciascun consiglio regionale. Perché diciamo questo ? Perché sappiamo perfettamente che nelle regioni c’è un sistema maggioritario che dà più della maggioranza assoluta dei seggi a chi vince prendendo un solo voto in più. Ciò significa che, se un partito che prende il 20 o il 25 per cento, prende il 55 o il 60 per cento dei seggi in regione e questa percentuale dei membri che costituiscono i consigli è lo specchio dei futuri senatori, non stiamo rispettando il voto degli elettori, ma stiamo rispettando gli effetti del premio di maggioranza che è insito nelle leggi elettorali regionali. È per questo infatti che noi abbiamo proposto emendamenti che rendono più collegata la scelta dei senatori all'espressione del voto degli elettori, indipendentemente dagli effetti che il premio di maggioranza crea nell'effettiva composizione delle poltrone all'interno dei consigli regionali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento La Russa 2.130, con il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale il relatore di minoranza per il MoVimento 5 Stelle si è rimesso all'Assemblea e con il parere favorevole degli altri relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Piepoli, Capezzone, Totaro, Casellato, Catania, Fusilli, Massa, Biasotti, Quaranta, De Maria, Alberti, Benedetti, Palladino, Crimi, Luigi Gallo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  463   
   Votanti  380   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  300).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Gelmini 2.1.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Occhiuto. Ne ha facoltà.

  ROBERTO OCCHIUTO. Grazie, Presidente. Per dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sull'emendamento a prima firma Gelmini, ma anche per cogliere l'occasione per chiarire che noi voteremo favorevolmente anche alcuni dei successivi emendamenti che mirano a correggere il testo che ci ha restituito il Senato.
  L'articolo 57, per come modificato nell'altro ramo del Parlamento, come tutti sanno, stabilisce i criteri di elezione dei nuovi senatori e, nel farlo, stabilisce che i senatori eletti verranno scelti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri. Ora, questa locuzione per noi può generare seri dubbi interpretativi, che non sarebbero degni di un dettato costituzionale.
  Con l'emendamento in questione allora chiediamo che la scelta dei senatori debba passare necessariamente per l'indicazione degli elettori in base all'ordine di lista, in modo da individuare in maniera più chiara, in occasione delle elezioni regionali, chi concorrerà alla carica di senatore.
  Per questa ragione, noi voteremo a favore di questo emendamento, ma voteremo favorevolmente anche gli emendamenti successivi che vanno a modificare questa locuzione pericolosa, rischiosa e Pag. 30foriera di dubbi interpretativi che è stata inserita al Senato. Che significa «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri» ? Secondo noi, questo articolo 57 crea fortissimi dubbi, che non saranno dipanati nemmeno dalla legge costituzionale, e per questa ragione voteremo a favore di questo e di alcuni altri emendamenti che a questo seguiranno.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gelmini 2.1, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza del MoVimento 5 Stelle e con il parere favorevole degli altri relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Blazina, Magorno, Formisano, Calabria, Marotta, Amoddio, Berlinghieri. Amoddio ha fatto. Mi sembra che abbiano votato tutti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  461   
   Votanti  441   
   Astenuti   20   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato
  79    
    Hanno votato
no  362).    

  (Il deputato Baroni ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario. Il deputato Marrocu ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Grazie, signora Presidente. Guardi, con tutti questi emendamenti presentati dalle opposizioni si vuole semplicemente sottolineare un dato secondo noi evidente, ma che purtroppo così invece non pare alla maggioranza. Sappiamo tutti quello di cui stiamo discutendo ed è il punto sul quale al Senato, se dobbiamo credere a quello che i giornali all'epoca riportavano, c’è stato il maggiore scontro, la maggiore frizione interna allo stesso Partito Democratico. E la formula che ne è scaturita dal Senato parrebbe – perché anche in questo caso dobbiamo fare affidamento sostanzialmente alle cronache giornalistiche – essere il risultato dell'accordo interno al Partito Democratico che, da una parte, cioè dalla parte dei renziani, della maggioranza, voleva assolutamente garantire l'elezione indiretta dei senatori e dalla parte della minoranza, invece esigeva una garanzia costituzionale circa l'elettività dei senatori in conformità alla volontà elettorale espressa dal popolo nelle elezioni. Ne è scaturita una norma che è obiettivamente di difficile comprensione. Io chiedo, quindi, a questo punto, un'interpretazione autentica, cioè da coloro che questo lodo l'hanno stretto. Chiedo alla minoranza dal Partito Democratico di spiegare in parole povere e in modo chiaro, così come dovrebbe essere un'esegesi fondata sulla semplicità della spiegazione, soprattutto quando parliamo di Costituzione, che cosa significa l'articolo 2, comma quinto, così come risulta. Si parla, infatti, della durata dal mandato. Leggiamolo: «La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti virgola». E già, secondo me, qua la virgola pone dei problemi interpretativi. E continua: «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi, secondo le modalità stabilite dalla legge di cui al sesto comma». Non vedo perché non dovremmo credere agli allora proclami della minoranza del Partito Democratico; era per loro di fondamentale importanza perché comunque la loro formazione si basa su quanto è scaturito dalla Costituzione che ha seguito il ventennio fascista, Costituzione fondata su dei principi assolutamente Pag. 31imprescindibili della Resistenza e della democraticità, eccetera, eccetera, eccetera.
  Io vorrei capire se questa formula, a loro avviso, effettivamente garantisce che i senatori saranno diretta o, comunque, se non diretta, indiretta espressione della volontà popolare. Perché messa così questa formulazione vuol dire tutto e vuol dire nulla, soprattutto se letta in combinato disposto con il comma successivo. È già stato rilevato dagli interventi precedenti come sia praticamente impossibile, stante le diverse leggi elettorali vigenti nelle varie regioni, garantire che la composizione dei vari consigli regionali sia direttamente proporzionale alla volontà espressa dagli elettori. C’è già il premio di maggioranza che, attribuendo una rappresentanza maggioritaria al presidente che viene eletto, impedisce la diretta corrispondenza tra voto e composizione in consiglio regionale. E quello che sinceramente mi lascia perplesso è che il frutto del compromesso, come quasi sempre avviene, si tramuta in una disposizione legislativa fumosa, non comprensibile – e mi avvio alla conclusione – e foriera a mio avviso di qualunque tipo di interpretazione. Messa così questa norma non vuol dire assolutamente nulla; messa così, come sanno anche gli esponenti della minoranza del Partito Democratico, la garanzia che vi sarà collegamento tra senatori eletti e voto espresso dai cittadini non esiste. Io non so che tipo di legge voi andrete a fare, ossia questa legge che dovrà essere approvata, sia dalla Camera, che dal Senato. Ma veramente sarà un esercizio di fantasia legislativa...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Mi avvio veramente a conclusione, Presidente. Dicevo che sarà un esercizio di fantasia legislativa che ho la curiosità di leggere. Ma, soprattutto, ho la curiosità di vedere come questa fumosa interpretazione verrà tradotta in atto normativo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, partendo dal presupposto che una norma del genere non sia migliorabile, noi comunque voteremo favorevolmente a questi identici emendamenti. Diciamo non sia migliorabile perché specificare come gli elettori andranno a scegliere i nuovi senatori all'interno delle stesse elezioni regionali, come ha scritto la maggioranza «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri», è praticamente impossibile. Quantomeno questi identici emendamenti, che cosa dicono ? Sembrano dare più incidenza alle scelte degli elettori al momento delle votazioni dei consigli regionali. Come ? Separando in due liste la votazione dei consiglieri dei consigli regionali rispetto alla votazione dei nuovi senatori. Due liste significa che c’è più espressione di volontà popolare, di scelta popolare da parte dei cittadini. Non dico che c’è, ma c’è qualcosa di più rispetto al nulla del potere che i cittadini come elettori hanno nella scelta effettiva di chi mandare tra i consiglieri regionali in Senato a ricoprire la carica di nuovi senatori. Questa delle due liste è una delle tante ipotesi – non si sa quali verranno scelte – che si potranno applicare nella scrittura della futura legge elettorale del nuovo Senato. Dire che ci sono tante ipotesi per scrivere una legge significa dire che questa legge è stata scritta con i piedi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Il fatto che questi identici emendamenti siano stati dichiarati ammissibili significa che non contrastano con il comma 6 dell'articolo 2, che prescrive che in qualche modo si tenga conto della composizione del consiglio regionale. Allora, se non contrastano con la norma che dice come deve essere la legge ordinaria Pag. 32di attuazione, ci sembra che siano ottimi emendamenti. In sostanza, gli identici emendamenti dicono che quando l'elettore, sia pure in concomitanza con le elezioni regionali, cosa che per noi rimane un errore, andrà a scegliere contestualmente anche i senatori, almeno gli sarà chiaro chi sono i candidati che aspirano a diventare senatori e deciderà lui tra quei candidati con il metodo proporzionale chi e quanti sono. Non deciderà dopo il consiglio regionale, in base a qualche alchimia o a qualche accordo dietro le spalle degli elettori. Per questo motivo, voteremo a favore di questi emendamenti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. Essendo noi alla quarta lettura parlamentare del testo di riforma costituzionale, abbiamo – stavolta lo dico senza aggettivi – il dovere di guardarci all'indietro e vedere da dove nascono anche le impostazioni lessicali che stiamo osservando. Il Senato ha discusso abbondantemente su questo punto e noi non abbiamo necessità – io credo –, di sviluppare tesi legittimamente differenti, come quelle che abbiamo ascoltato nella presentazione e nella spiegazione degli emendamenti e di ridicolizzare quello che è stato fatto in quella sede. È stata semplicemente ricondotta ad una razionalità di sistema un'impostazione per la quale il consiglio regionale dà mandato ad alcuni consiglieri regionali – e li elegge senatori – di rappresentare quella istituzione nel Senato della Repubblica, ma, al tempo stesso, quel consiglio regionale sarà vincolato, nella scelta delle singole personalità da mandare in Senato, a quanto hanno indicato gli elettori in sede di elezioni regionali.
  Questo vuol dire conformità. Vorrei ripeterlo con le parole della senatrice Finocchiaro: non è che questa espressione sia sconosciuta al linguaggio giuridico e anche al lavoro che facciamo noi. Quando nella riforma costituzionale si parla di doppia conformità cosa significa ? Significa identità delle cose che si sono votate in una prima occasione e identità delle cose che si sono votate in una seconda occasione. Per trasportare il concetto nell'ambito elettorale funzionerà così: i cittadini elettori della Lombardia, della Sicilia, delle Puglie, durante le elezioni regionali, sulla base di una legge regionale che verrà fatta secondo i principi di una legge ordinaria, che verrà scritta dalle Camere in tempi immediatamente successivi all'avvenuta inefficacia della riforma costituzionale, indicheranno, attraverso meccanismi elettoralmente acconci, ma che non dobbiamo stabilire noi adesso in Costituzione – come vorrebbe fare, invece, l'emendamento dei colleghi –, e successivamente ci sarà un mandato, un'investitura, una ratifica da parte del consiglio regionale. Esattamente come – lo voglio dire all'onorevole la Russa – ai tempi della legge che porta il nome di un esponente politico della sua parte, l'onorevole Tatarella, si faceva per l'elezione del presidente della regione, eletto direttamente dai cittadini e confermato in un mandato di voto da parte dei consigli regionali. Si farà esattamente così.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Sarei grato ai colleghi di maggioranza se parlassero in modo comprensibile. La domanda che si fa il popolo italiano e che ci facciamo noi è la seguente: i senatori saranno eletti dal popolo o saranno eletti dai consiglieri regionali e tra i consiglieri regionali ? Questa è la domanda che ci poniamo tutti e non possiamo nasconderla dietro una serie di arzigogoli. Il testo, nella parte in cui non è stato emendato, è chiarissimo. Dice che i senatori vengono eletti tra i consiglieri regionali e non c’è – poi ne parliamo – emendamento che tenga, oppure pasticcio che tenga, che possa eludere quanto è scritto al terzo comma: i consigli regionali – abbrevio – eleggono, con metodo proporzionale, i senatori tra i propri componenti e nella misura di uno per ciascuno. Poi, il sesto Pag. 33comma ribadisce: con legge approvata da entrambe le Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione dei membri del Senato della Repubblica tra i consiglieri e i sindaci.
  Quindi, questo è un punto fermo da cui l'interprete non potrà discostarsi. Vediamo, invece, il pasticcio che è stato fatto al Senato, o meglio, il presunto compromesso che, invece, è una resa incondizionata, utilizzando una espressione equivoca e, comunque, un linguaggio banale. Cosa significa «i consiglieri regionali eleggeranno i senatori in conformità alle scelte espresse dagli elettori» ? Ci voleva la scienza di chi ha fatto il compromesso per scrivere che il consiglio regionale, quando voterà, voterà con i propri voti e quindi, naturalmente, in riferimento ai voti che ognuno di essi ha avuto ?
  Praticamente, se la maggioranza è dieci, ci sarà l'espressione di dieci voti – è una banalità senza fine, che è veramente vergognosa all'interno di un testo costituzionale –, in conformità – badate bene – alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri. Appunto ! Gli elettori eleggono i propri candidati consiglieri in riferimento a quelli che sono i propri desiderata. E quando lo fanno ? In occasione del rinnovo dei medesimi organi. Salute, eccetera eccetera. Quando lo devono fare, se non in occasione del rinnovo degli organi ? Ma che testo costituzionale è questo ? Che testo costituzionale è questo (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti) ? Questa è la domanda che tutti si devono porre. Altro che testo costituzionale, questo è un vergognoso pasticcio e mi meraviglio che abbiano collaborato menti eccelse, all'interno del Senato e fuori dal Senato, per fare un compromesso.
  Ma quale compromesso ? Quale compromesso ? Dite che si è trattato di una resa incondizionata di coloro i quali hanno fatto finta di opporsi per poter meglio mercanteggiare le proprie posizioni (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra italiana – Sinistra Ecologia Libertà e Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà. Le chiedo la cortesia di essere sintetico, perché dobbiamo fare quest'ultimo voto per sospendere la seduta e allestire le cabine.

  MAURIZIO BIANCONI. Non mancherò di sintesi per dire che l'onorevole Sannicandro, da giurista qual è, ma bastava la laurea, penso, non un di più, ma forse anche diritto all'istituto, ha perfettamente capito che il pasticcio è evidente. È un pasticcio fatto male, nel quale non solo – non solo ! – si prende in giro l'elettore dicendo che elegge ciò che non elegge, ma si prende in giro anche il diritto del consigliere regionale di eleggere, perché lo deve fare in conformità. Quindi, dovrebbe fare un atto dovuto. Il che significa che il consigliere regionale elegge, ma con un atto dovuto, quindi ha le mani legate anche il consigliere.
  Con un testo così incasinato – uso una frase che è proprio il massimo, una parola che è proprio il massimo, che rende veramente conto del presunto accordo –, noi dobbiamo registrare – ecco perché ho chiesto di prendere la parola – che oggi uno che viene chiamato e indicato a fare il giudice della Corte costituzionale, da circa un anno, un anno e mezzo, sta dicendo che questo è un ottimo testo, che meglio non si poteva fare, che il compromesso è una cosa micidiale fatta benissimo. Noi dovremmo mandare in Corte costituzionale chi già decise che questo casino diventi la Costituzione del popolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto – Conservatori e Riformisti).

  PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, ormai ha finito, non ho fatto in tempo nemmeno a richiamare il suo linguaggio.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.Pag. 34
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Intanto che i colleghi votano, mi è particolarmente gradito informare l'Aula che il collega Filippo Crimì, in questi giorni, è diventato padre della piccola Sofia. Alla bambina, alla mamma e al nostro collega vanno gli auguri di tutta l'Aula (Applausi), che ristabiliscono anche l'unanimità, come avete visto.
  Di Lello, Montroni, Lattuca, Sisto, Giancarlo Giordano, Fossati, Simoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  458   
   Votanti  454   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato
 160    
    Hanno votato
no  294).    

  Sospendiamo, a questo punto, l'esame del provvedimento, per consentire l'allestimento delle cabine per la votazione dei giudici della Corte costituzionale da parte del Parlamento in seduta comune, prevista a partire dalle ore 13.
  La seduta della Camera è sospesa e riprenderà al termine della riunione del Parlamento in seduta comune.

  La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 18,15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Alfreider, Amici, Artini, Bindi, Bratti, Bueno, Capelli, Catania, De Menech, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Losacco, Lupi, Manciulli, Mazziotti Di Celso, Pes, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Realacci, Rosato, Sanga, Santerini, Scalfarotto, Spadoni, Tabacci e Villecco Calipari sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente centotré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 2613-B)

  PRESIDENTE. Ricordo nella parte antimeridiana della seduta sono stati da ultimo respinti gli identici emendamenti Centemero 2.2 e Invernizzi 2.3.
  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.

  MATTEO RICHETTI. Grazie. In parte riprendo le considerazioni fatte dal collega Sanna sul punto precedente. La formulazione trovata dal Senato, infatti, in maniera inequivocabile crea un collegamento tra l'espressione dei cittadini in sede di votazione e di rinnovo dei consigli regionali...

  PRESIDENTE. Mi perdoni, collega Richetti. Colleghi, abbassiamo il tono della voce, per favore ! Sta parlando un collega.

  MATTEO RICHETTI. ...ed il consiglio regionale stesso, Presidente, che deve individuare i senatori sulla base dell'espressione in maniera esplicita contenuta nel testo costituzionale che stiamo approvando. Questa è, a nostro parere, la sintesi più chiara, ma che ha un esplicito rimando al proprio interno ad una legge che va a puntualizzare ciò che gli identici emendamenti espongono, ovvero il metodo Pag. 35– in questo caso si fa riferimento a quello proporzionale – e il suffragio diretto, che sarà regolamentato dalla legge a cui rimanda l'articolo 2 della legge costituzionale in discussione. E, quindi, voteremo contro questi identici emendamenti perché, a nostro parere, all'interno della Costituzione devono esserci i criteri e le modalità che poi troveranno attuazione nella legge ordinaria di riferimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà. Colleghi, se riusciamo a prendere posto e ad abbassare il tono della voce, grazie.

  STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente, intervengo su questi identici emendamenti perché parliamo di un tema serio che merita di essere approfondito in modo adeguato. L'articolo 2 della riforma tratta due temi fondamentalmente: la composizione del Senato e come questo Senato viene eletto. Ora, con gli emendamenti che i gruppi di opposizione in particolare hanno cercato di costruire, il tema è stato quello di trovare il tecnicismo che consentisse l'elezione diretta dei senatori. Ma, in realtà, prima di questi tecnicismi volti a modificare la proposta del Governo, bisognerebbe affrontare un tema che invece è un tema di fondo, che riguarda la coerenza e la serietà di questa riforma. Infatti, badate bene, il punto non è prevedere o meno l'elezione di secondo grado; ci sono dei sistemi, come ad esempio quello tedesco, che prevedono le elezioni di secondo grado ed è assolutamente legittimo e comprensibile in quel tipo di sistema. Infatti, i casi sono due: o il Senato rappresenta le istituzioni regionali, i governi regionali e, allora, ci può stare anche l'elezione di secondo grado, oppure, se invece vogliamo rappresentare il sistema politico locale, come nel caso della riforma, tant’è vero che abbiamo i 95 più 5, cosa che abbiamo già visto nella composizione di questo Senato, allora, se appunto dobbiamo rappresentare il sistema politico locale, non si capisce perché sia negata l'elezione diretta da parte dei cittadini. Quindi, anche qui non si tratta di fare delle battaglie ideologiche, ma si tratta di essere d'accordo con se stessi, di dare un minimo di coerenza a una riforma che non ce l'ha, perché si è scelto di non rappresentare le istituzioni regionali, ma, al contempo, non si fanno votare i cittadini. O è l'una o è l'altra. Anche l'articolo 2 si dimostra solo un pasticcio frutto di un compromesso incomprensibile.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Innanzitutto, è fondamentale sfatare il mito che siamo di fronte ad un'elezione indiretta dei nuovi senatori. Ed è con un semplice esempio che possiamo dimostrare che non si tratta di un'elezione indiretta perché, se la votazione che i consigli regionali fanno dei nuovi senatori all'interno dei consiglieri è un'elezione indiretta, significa che il Presidente della Repubblica è eletto indirettamente dai cittadini. E non sembra a me, sinceramente, che si possa affermare che il Presidente della Repubblica in Italia sia eletto indirettamente. Quindi, ciò che abbiamo di fronte non è né a un'elezione indiretta, né una elezione.
  Siamo di fronte ad una nomina fatta dalla classe politica più corrotta della storia della Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che sono i consiglieri regionali, i quali tra di loro, in base al maggior numero di pendenze penali che portano sulle spalle e che si portano su quel treno che, dalla città in cui salgono per arrivare a Roma, per trasformarsi in senatori e pigliarsi l'immunità parlamentare, si spogliano di questo peso, cioè delle pendenze penali. Dunque, chi ne ha di più sarà quello che, con tutta probabilità, avrà le maggiori chance di diventare senatore.
  Quindi, scordiamoci l'elezione diretta, scordiamoci l'elezione indiretta, scordiamoci l'elezione: è la nomina di coloro che sono i più corrotti dalla storia della Pag. 36Repubblica italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Grazie, Presidente. Io penso che in quest'Aula non ci sia nessuno che possa dire che io difendo, in qualche modo, questa pessima riforma, ma cerco di farla per i suoi contenuti oggettivi e non per queste valutazioni soggettive che io ho sentito adesso.
  Fra i tanti consiglieri regionali che dal 1970 fanno il loro mestiere – e quelli delle regioni a statuto speciale anche da prima –, vi sono tantissime persone perbene che hanno dedicato la loro vita alla politica, alla gente e che sono andate a cercarsi i voti. Squalificare la classe dirigente di questo Paese in questo modo non è salvare il sistema: è di una parte fare l'intero e, dopo avere fatto l'intero, creare il discredito generale e, dopo che si è creato il discreto generale sulle istituzioni, pretendere di fare Costituzioni che difendano le istituzioni e che non seguono, invece, l'andazzo generale del discredito generale che si è provocato.
  Non è un giro di parole, ma chi fa così e non difende le istituzioni per quello che sono oggettivamente, attaccando i meccanismi sbagliati ma cercando di fare scandalo sulle persone, non fa altro che aiutare chi compie questi danni che si stanno facendo con questa Costituzione. Non fa che aiutare un populismo stolto di piazza, che farà fuori le istituzioni e ci lascerà in pasto a chi ha più soldi, a chi ha più potere e a chi ha più finanza.
  Io l'ho detto più di una volta: dobbiamo essere critici, forti, determinati, onesti, ma mai e poi mai cedere al gioco così facile dello scandalismo, che fa di tutta l'erba un fascio, offendendo chi si è dedicato alla politica perché alla politica crede e di difendere la gente ne ha fatto uno scopo della vita.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Grazie, Presidente. Io tornerò al contenuto dell'emendamento e alla critica che è venuta da chi, invece, difende l'attuale testo che ci è stato rimandato dal Senato. È stato detto qui, dal banco del Comitato dei nove, che non si può modificare sostanzialmente, perché c’è già il principio, espresso immagino, che intende dire, nel comma 6 di questo articolo, che vi è una legge di attuazione e che ci penserà la legge, perché noi vogliamo stabilire nella Costituzione solo dei criteri generali.
  Io mi sono guardato la Costituzione, così come la vogliamo riformare, e tutti gli articoli che vanno a modificare il vecchio testo sono zeppi non di principi ma di dettagli (anche e della ipotesi minore). Ma c’è anche il comma modificato dal Senato – «La durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti (...)» – mentre la legge che dovrebbe poi attuare la Costituzione, quella ordinaria, dice che con legge approvata da entrambe le Camere sono regolate le modalità di attribuzione dei seggi e di elezione (...) tra i consiglieri e i sindaci, nonché quelle per la loro sostituzione (...)».
  Se c'era questa norma, che bisogno c'era di dire che durano tanto quanto durano i Consigli regionali ? È un dettaglio non da Costituzione. Tutto il testo che avete inserito vuole trasformare questa nostra Costituzione in una legge ordinaria. Utilizzate sempre ed esclusivamente tale linguaggio. Basta guardare la lunghezza degli articoli. Guardate i nuovi articoli introdotti e guardate il testo originario della Costituzione.
  L'articolo che qui ci riguarda era di tre righe e diventa di una pagina, proprio perché cercate di piegare la Costituzione agli interessi di parte e la vicenda del Senato è la questione più palese. Non si tratta di consiglieri regionali, di quelli corrotti o di quelli non corrotti: qui si tratta di creare una Camera, la seconda Camera, con competenze ancora importantissime, la cui composizione in tempi brevi – in tempi medi o in tempi lunghi Pag. 37non lo sappiamo – sia predefinita a vantaggio di un'area di sinistra governativa.
  Questo si sta facendo. Si sta fotografando l'attuale situazione delle regioni e l'attuale situazione delle sindacature, ma in questo momento, in tempi brevi e medio-brevi, a chi conviene questa composizione ? A chi conviene ? A chi sicuramente, in Emilia, in Toscana, al momento in Piemonte, al momento in Puglia, al momento in Sicilia, governa coi premi di maggioranza la regione e che quindi potrà, in tempi brevi, immaginare di avere un grande vantaggio attraverso quella che è «un'elezione imbroglio» dei senatori. Infatti, se da un lato si dice che è in conformità alle scelte degli elettori, dall'altro lato si dice che, però, queste scelte devono poi tenere conto della composizione del consiglio regionale, cioè gli elettori possono scegliere quello che vogliono ma alla fine, con la norma di chiusura, tali scelte devono essere, comunque, in sintonia con la composizione dei consigli regionali e, se in Toscana, grazie al premio di maggioranza e non solo, la sinistra ha una stragrande maggioranza, gli elettori magari avranno voglia di bocciare i candidati della sinistra, ma il maggior numero di senatori che quella regione esprimerà comunque sarà di sinistra. Questo è l'imbroglio !
  Non fate finta di non capire. Accettate emendamenti come questi che vi dicono che sia, sì, espressione della regione, ma lasciamo veramente decidere ai cittadini, per esempio con un rapporto eletto-elettori di tipo proporzionale. Non è mio questo emendamento perché ne avevo proposto uno a mio avviso migliore, ma va bene anche questo. Ed è per ciò che vi invito o a votarlo e, se non lo votate, perlomeno a non ammannirci sciocchezze e bugie.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Centemero 2.4 e Scotto 2.100, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Ci siamo ? Rizzetto, Fanucci, Ciracì, Sandra Savino. Rizzetto è riuscito a votare ? Provi a votare. L'onorevole Fanucci, sta votando. Sisto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  462   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 166    
    Hanno votato
no  296).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 2.101.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, innanzitutto vorrei specificare che affermare che i consiglieri regionali sono la categoria che è stata più interessata da procedimenti, quantomeno per spese pazze, è dire un dato di fatto. Per evitare semplicemente che si dica questo, sarebbe stato sufficiente non dare l'immunità parlamentare ai nuovi senatori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il fatto che sia stata data – permetteteci – ci fa pensare e sospettare. Il fatto che sia stata data ad una figura che dovrebbe rappresentare gli enti territoriali e che non rappresenta la nazione – perché solo i deputati della Repubblica rappresentano la nazione – ci fa pensare male. Va bene ?
  Detto questo, noi stiamo oggi trattando di quella modifica che è stata fatta al Senato, ovverosia di quel tentativo farlocco, finto e offensivo di dire che la votazione da parte dei consigli regionali dei nuovi senatori è fatta in conformità alle scelte espresse dai cittadini. È già stato detto che è una finta elezione indiretta ed addirittura è una finta elezione. Ma questo – ricordiamolo, perché è stato Pag. 38già detto, ma è fondamentale ribadirlo – è stato il punto di incontro all'interno del partito di maggioranza, tra la corrente maggioritaria del partito e la corrente minoritaria, ovvero la minoranza del partito di maggioranza ha accettato l'accordo di questa inutile e falsissima scelta dei cittadini dei consiglieri regionali da scegliere e da trasformare in senatori, ben sapendo che poi tutto è rimandato ad una legge ordinaria, legge ordinaria che viene fatta dal partito di maggioranza, che la può fare come gli pare e piace. Quindi il dato politico è: nel momento in cui Verdini ha costituito il suo gruppo parlamentare al Senato, la minoranza ha calato le brache e ha accettato questo emendamento inutile e offensivo per l'elettività diretta reale dei senatori – perché non lo è – accettando questo accordo.
  Detto questo, Presidente, noi che cosa presentiamo con questo emendamento ? Cerchiamo di vincolare maggiormente la scelta dei cittadini ovvero che la loro scelta si tramuti in una trasformazione di un consigliere regionale in un senatore. Ma soprattutto, siccome si rimanda tutto ad una legge bicamerale – la scrittura della nuova legge elettorale per il nuovo Senato sarà una legge bicamerale a maggioranza semplice –, noi quantomeno, siccome la maggioranza che avete è assoluta grazie ad un premio di maggioranza dichiarato incostituzionale, diciamo di aumentare la quota di maggioranza e chiediamo che la legge, la nuova legge elettorale del Senato, quantomeno venga approvata a maggioranza. Ci sembra una semplicissima iniezione di democrazia in un sistema totalmente antidemocratico e, ahinoi, non capiamo perché ci state rispondendo negativamente. Vorremmo una spiegazione dal partito di maggioranza. Sappiamo che ovviamente non voterete favorevolmente. Quantomeno prendete atto del fatto che votare a maggioranza assoluta e non a maggioranza semplice una legge così importante è una buona idea (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, vorrei dire al collega Toninelli che voterò e voteremo a favore di questo emendamento. Però, se è consentito, con stima, – onorevole Toninelli, davvero, lei sa che la ascoltiamo con attenzione – il problema non è che ci siano uno o più consiglieri regionali corrotti o non corrotti. Non è questo il cuore del problema. Il cuore del problema, su cui le opposizioni devono sfidare in positivo e in modo intelligente la maggioranza, è se si stia scrivendo una buona Costituzione o no. La nostra valutazione è che si stia scrivendo una pessima Costituzione pasticciata e credo che in cuor loro tanti rappresentanti della maggioranza e anche tanti rappresentanti dell'attuale minoranza – alcuni dei quali oggi gridano a regime dopo avere invece votato per questo testo costituzionale e sbagliando – rimpiangono di non avere approvato gli emendamenti che noi conservatori e riformisti abbiamo proposto dal primo minuto. Ed era la proposta dell'abolizione secca del Senato, che avrebbe fatto chiarezza, che sarebbe stata una cosa comprensibile per l'opinione pubblica. Lo dico con vero e autentico rispetto per la maggioranza e per le intenzioni riformatrici pronunciate dal Presidente del Consiglio.
  Noi comprendiamo anche la semplificazione della politica e l'idea di un referendum in cui dire: c’è il nuovo contro il vecchio, chi vuole cambiare contro chi non vuole cambiare. Sappiamo che nel mondo si assiste a una trasformazione della politica in X Factor, nel senso peggiore, ma anche a volte nel senso non peggiore del termine. Si tratta di votare sull'emozione, sul sentimento, su quello che crea simpatia e senso di coinvolgimento. Però, attenzione, perché l'eccesso di superficialità poi si paga. Non si può confidare nel fatto che gli elettori siano distratti, che bevano una cosa un minuto e poi, dopo, se la dimentichino. No ! Poi, dopo, la realtà si prende il sopravvento sulle superficialità. Questo è Pag. 39accaduto al centrodestra, che poi lo ha pagato tutto insieme. State attenti, rischiate di pagarlo anche voi. È successo sulla province e ora la gente si accorge che le province sono ancora lì. L'unica cosa che non c’è più sono le elezioni per le province. Poi si accorgeranno che il Senato è ancora lì. L'unica cosa che non ci sarà saranno le elezioni per il Senato e ci sarà questo pasticcetto di organo politico, che state privando di competenze e che allora cercherà di innescare polemiche e contenzioso politico con la Camera vincente e con la maggioranza vincente del momento. E quanto meno potere istituzionale avrà, tanto più cercherà di fare chiasso e confusione.
  Allora, signor Presidente, la prego. Io ho avanzato molte critiche all'atteggiamento delle opposizioni, di noi opposizioni, però signori della maggioranza – e mi avvio alla conclusione – state attenti. Infatti domani potete fare un tweet e dopodomani potete fare una dichiarazione al TG e dire che la cosa è andata, ma tra qualche anno, quando si leggerà questa Costituzione, questo pasticcio, sarà letta come un sigillo di superficialità e di incompetenza vostra e di un'intera classe dirigente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Conservatori e Riformisti e Sinistra Italiana-Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Noi, come è stato già detto dal collega Quaranta, voteremo a favore dei numerosi emendamenti contenuti nelle pagine seguenti, emendamenti proposti dal MoVimento 5 Stelle, emendamenti proposti da Forza Italia e emendamenti proposti da noi, che hanno tutti, tutti, una caratteristica, ovvero la caratteristica, per così dire, di tentare di reintrodurre una qualche forma di elezione diretta dei senatori. Infatti, come abbiamo già abbondantemente illustrato questa mattina, il testo è chiaro nonostante il diversivo introdotto dal Senato. Il testo è chiaro perché dice che i consigli regionali saranno eletti dai senatori tra i propri componenti. E qui faccio mie le osservazioni fatte dal collega Toninelli. Quindi saranno eletti tra i propri componenti e nella misura di uno per ciascuno e via dicendo. Quindi è chiaro, non c’è ombra di dubbio.
  Però poi al Senato sono state introdotte quattro righe, che servivano a fare intendere che forse si era recuperato un certo voto e una certa eleggibilità diretta da parte del popolo. Abbiamo spiegato come questo non è. Non è perché si dice una banalità, come abbiamo già detto stamattina, ovvero che i consiglieri regionali, o meglio i senatori, saranno eletti secondo le espressioni dei consiglieri da parte dei cittadini, quando hanno eletto i consiglieri regionali. Ora gli elettori si esprimono una volta sola: quando eleggono i consiglieri regionali. Allora cosa accadrà in un consiglio regionale ? Che ci sarà un 20 per cento di un partito, un altro 30 per cento di un altro partito, il 5 per cento di un altro partito, quindi dire che i senatori saranno eletti, rispettando la volontà che i cittadini hanno manifestato quando hanno eletto i consiglieri regionali, significa dire una banalità, o semmai leggere l'evento ex post e non ex ante. Questo è il senso delle quattro righe che hanno introdotto al Senato, pasticciando inutilmente il testo. Ripeto «inutilmente». Perché ? Perché quando ci sono delle norme chiare e una che potrebbe apparire in contraddizione, non è che la si salta a piè pari nell'interpretazione o si butta questa norma nel cestino e la si cancella. È chiaro: bisogna risolvere, per così dire, la contraddizione. E la contraddizione porterebbe, appunto, all'elezione da parte dei consiglieri regionali, perché quelle parole sono parole inutili.
  Perché sono stati presentati tanti emendamenti ? Perché la maggioranza ancora oggi con il suo silenzio, o meglio non chiarendo il senso di questa norma in modo chiaro, non chiarendo, senza troppe circonlocuzioni, vuole mantenere in piedi, qui dentro oggi, sulla stampa e nell'opinione pubblica domani, un equivoco, cioè far intendere o lasciare intendere a qualcheduno Pag. 40che si possa eleggere un qualcosa, che qualcuno è chiamato ad eleggere qualche senatore. Così non è ! Per cui, noi delle opposizioni ci siamo affaticati a presentare emendamenti che cercano di introdurre il principio di elezione. È evidente che saranno bocciati, ma almeno abbiano il coraggio di dire che noi qui stiamo sancendo un'elezione dei senatori direttamente da parte dei consiglieri regionali. Cosa è scritto nei nostri emendamenti o in quelli degli altri colleghi ? Scriviamo: «rispettando i voti appositamente espressi». Si vuole appunto, con quell’«appositamente» dell'emendamento del collega del MoVimento 5 Stelle, cercare di ancorare l'espressione del voto ai senatori e non ai consiglieri regionali; e così si continua con altri emendamenti, come il nostro, per esempio, laddove diciamo che le elezioni per i senatori dovranno farsi su apposita lista, separata da quella per i consiglieri regionali. E i tentativi sono numerosissimi, il tutto per disvelare l'inganno che si sta mantenendo in piedi in quest'Aula, mentre sarebbe...

  PRESIDENTE. Concluda.

  ARCANGELO SANNICANDRO. È a me che sta suonando, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, sto suonando a lei perché il suo tempo è esaurito.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Ho finito, poi riprendo con l'altro intervento (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Italiana – Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. I nostri sono emendamenti presentati ovviamente per tentare di sistemare una riforma costituzionale, ma è evidente che con pochi emendamenti, che molto probabilmente verranno bocciati da questa maggioranza, che non ha alcuna intenzione di confrontarsi con le altre forze politiche presenti all'interno di quest'Aula, sarà complicato spiegare e far tornare indietro il Governo su una scelta specifica: togliere sovranità al popolo, evitando ancora una volta di fargli scegliere i propri rappresentanti all'interno, in questo caso, del Senato. Per cui, la previsione incriminata in questo senso è la frase in cui si dice che questi senatori del nuovo Senato verranno eletti in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi. Quindi, è chiaro come un'espressione così vaga, quindi non un'espressione generale che reca in sé un principio ma un'espressione troppo vaga, non permetta di comprenderne le ricadute (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mucci. Ne ha facoltà.

  MARA MUCCI. Grazie, Presidente. Personalmente non condivido l'affermazione per la quale si ritiene che un Senato, che rappresenta le istituzioni territoriali e locali, non sia significativo, possa non essere utile. Esistono tante altre democrazie dove esistono delle Camere rappresentative di enti territoriali, ed hanno il loro valore e la propria autonomia, comunque sia portano un valore aggiunto dal punto di vista della legislazione. Per quanto riguarda l'elezione diretta, non comprendo perché continuiamo a parlare di elezione diretta, perché è chiaro, è scritto chiaramente in questa modifica costituzionale, che saranno i consigli regionali e i consigli delle province autonome di Trento e Bolzano ad eleggere, con metodo proporzionale, i senatori fra i propri componenti. È qui che sta il punto chiave: vengono eletti dei senatori fra i componenti del consiglio regionale così che questi possano essere portavoce delle istituzioni e delle questioni locali. Mi chiedo, viceversa, se ci fosse un'elezione diretta, come, da una parte, si potrebbe giustificare la mancanza del voto di fiducia da parte di un Senato direttamente eletto dai cittadini e, dall'altra Pag. 41parte, la valenza politica di questo Senato, che non rappresenta più soltanto ed esclusivamente gli enti territoriali ma avrà anche un proprio valore.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 2.101, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole di tutti i relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

  Piepoli, Furnari, De Maria, Di Lello, Turco, Rizzetto, De Menech, Marrocu, Bindi, Milanato.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  484   
   Votanti  480   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  241   
    Hanno votato
 177    
    Hanno votato
no  303).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.102.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. La ringrazio, Presidente. Anche in questo emendamento cerchiamo di vincolare maggiormente la scelta dei cittadini elettori alla successiva trasformazione del voto in senatori. Come facciamo ? Aggiungiamo alle parole «in conformità delle scelte espresse» la parola «inderogabilmente». Significa che, quando verrà scritta e approvata la legge elettorale dei nuovi senatori, le preferenze – chiamiamole così – espresse dagli elettori saranno vincolanti sui metodi e le metodologie che quella legge elettorale indicherà nella trasformazione delle scelte dei cittadini, all'interno dei candidati come consiglieri regionali, in senatori. Perché lo facciamo ? Perché qui c’è un piccolo baco che in realtà è enorme. Che cos’è ? È, come al solito, l'assenza di vincolo. La domanda è: se i consigli regionali, che devono eleggere tra i consiglieri i nuovi senatori in conformità alle scelte – noi aggiungiamo «inderogabilmente» – espresse dai cittadini, non lo fanno, che cavolo succede ? Va a pigliarli qualcuno ? Hanno delle penali ? Hanno dalle sanzioni ? Direi proprio di no. Non succede niente. Quindi, non solo oggi non sappiamo come la nuova legge scriverà le modalità con cui la scelta degli elettori inciderà sulla futura elezione dei senatori, ma addirittura non sappiamo se questa fumosità totale della scelta espressa dai cittadini elettori non verrà neppure considerata, perché questo è un caso che dobbiamo tenere in considerazione. Se i consigli regionali se ne fregano delle labili scelte dei cittadini elettori, che succede ? Noi pensiamo che non succederà proprio niente. Intanto mettiamo «inderogabilmente» come un vincolo maggiore di rispetto delle scelte dei cittadini elettori, in emendamenti successivi prevediamo anche la sanzione. Penso che quello che abbiamo appena detto sia un caso che si verificherà in uno o più dei consigli regionali, e vedremo che cosa accadrà, vedremo quanti ricorsi ci saranno, vedremo quanto sarà bloccato quel sistema che voi state inserendo in Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, ho già detto che voteremo a favore.
  Però non è possibile tacere una qualche perplessità che io ho personalmente: i consiglieri regionali dovrebbero votare inderogabilmente secondi i voti appositamente espressi. Capisco il tentativo di mantenere salva la volontà popolare, ma la volontà popolare si è espressa dando il 10 per cento a un partito e all'altro. Quindi i gruppi, in questo caso, del consiglio regionale – hai ragione – sono Pag. 42costretti a votare in quella proporzione non i nomi, ma in quella proporzione secondi i voti espressi. Ma si può fare una legge costituzionalmente legittima che dice che i consiglieri regionali devono votare in quella maniera ? Giustamente dice il collega Toninelli: che succede qualora i consigli regionali esercitassero la loro autonoma responsabilità ? È chiaro voi capite che diventa a questo punto anche una cosa inutile. Una norma di questo tipo, un meccanismo di questo tipo, è anche inutile. Vi era bisogno di fare dei consiglieri regionali, dei passacarte per quanto riguarda il principio della nomina ? Rimarrebbe soltanto la libertà di indicare il nome, ma per quanto riguarda la quantità e la provenienza politica dovrebbero essere vincolati. La quale cosa mi pare che costituzionalmente non sia molto legittima.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente, intervengo solo per dire che ci troviamo ad analizzare una riforma costituzionale con degli errori veramente grossolani, ma la scelta è fra la possibilità di modificare qualcosa, cioè di migliorare la riforma costituzionale, ed invece lasciarla così, perché gli accordi fra i partiti non prevedono migliorie a questa riforma costituzionale, come se si trattasse di carta straccia. L'emendamento del MoVimento 5 Stelle, a prima firma D'Ambrosio, sottolinea che al momento delle elezioni regionali l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dai cittadini con delle specifiche distinte scelte sganciate da quelle espresse per l'elezione dei consiglieri regionali. Quello che voi state facendo è bocciare qualunque proposta perché non volete migliorare questo testo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, è evidente che le numerose proposte emendative su questo punto vogliono sollevare un problema. Le parole «in conformità», che ricordo sono state inserite al Senato, vogliono denunciare come la volontà dei cittadini non sarà sicuramente portata avanti dalle istituzioni, perché non potranno scegliere direttamente chi andrà a sedere in Senato. Proprio per questo motivo, questo emendamento, come quello precedente del collega Toninelli, vuole vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Vogliamo dare più potere al popolo perché stiamo capendo che le istituzioni, compresa questa Camera, se ne stanno fregando completamente dei cittadini italiani e il silenzio del Governo e della maggioranza testimoniano ogni giorno questa presa di posizione da parte dei partiti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente grazie, intanto chiedo la possibilità di sottoscrivere questo emendamento che mi sembra di buonsenso, perché di fatto stiamo cercando di migliorare un testo che è troppo vago. Del resto siamo i legislatori e non dovremmo lasciare troppa interpretazione, perché poi sappiamo cosa succede quando si lasciano troppe interpretazioni alle leggi che facciamo. Noi vogliamo in questo momento chiedere, è molto semplice, che «inderogabilmente secondi i voti appositamente espressi». Se dobbiamo indicare quelli che saranno i prossimi futuri senatori, dobbiamo anche dire che questi qui devono essere nominati in base ai voti espressi inderogabilmente, perché non è possibile lasciare semplicemente in conformità alle scelte. Quali scelte ? Qui noi stiamo cercando semplicemente di migliorare il testo, non c’è politica nel senso di faziosità. No, non c’è nulla di tutto ciò. Questo è buonsenso. Vogliamo agire secondo Pag. 43buonsenso e approvare questo emendamento, per favore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, come hanno avuto modo di illustrare i miei colleghi precedentemente la frasetta che è stata inserita al Senato, frutto dell'accordo interno alla maggioranza, o meglio del Partito Democratico, è poco chiara. Noi con questo emendamento andiamo semplicemente a specificare che deve essere rispettato inderogabilmente quanto espresso dagli elettori, questo perché la maggior parte, se non la totalità, delle leggi regionali sono maggioritarie e quindi i voti espressi dagli elettori per eleggere i consigli regionali non sono mai rispettati, perché i consigli regionali godono del premio di maggioranza e quindi non sarebbero adeguatamente rappresentati. Sanna questa mattina diceva che dovrete fare un'altra legge: perché non inserirla direttamente in Costituzione visto che ormai avete inserito qualsiasi cosa in Costituzione ? Mettiamoci anche le regole per l'elezione di questo nuovo Senato. Invito a valutare questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, anch'io sottoscrivo questo emendamento che cerca un po'di ridurre il danno. Autorevoli colleghi della maggioranza hanno giustificato questa modifica che è stata apportata al Senato, introducendo appunto la conformità alle scelte espresse dagli elettori, riferendosi soprattutto alla «legge Tatarella». La «legge Tatarella», come è noto, prevedeva la designazione dei presidenti delle giunte regionali, però la designazione non è elezione diretta, tant’è che noi abbiamo avuto due casi clamorosi. Uno molto clamoroso, quello del presidente Antonio Rastrelli in Campania eletto con una ampia maggioranza e quattro anni dopo costretto alle dimissioni da una imboscata del consiglio regionale.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIANNI MELILLA. Poi abbiamo anche un altro esempio è l'esempio del presidente Luigi Bersani, che era presidente della regione Emilia Romagna dal 1993, rieletto nel 1995. Nel 1996, Bersani lasciò la presidenza dalla regione Emilia per fare il Ministro col Governo Prodi. In questo caso, fu eletto un altro presidente, non quello che i cittadini emiliani avevano designato così come successe in Campania. Quindi, elezione diretta dei senatori è una cosa, designazione è un'altra.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Brescia. Ne ha facoltà. I colleghi intorno all'onorevole Brescia se riescono...

  GIUSEPPE BRESCIA. Al Senato è stata introdotta questa previsione in base alla quale i componenti del nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali, si dice, «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi». Ma non si capisce bene come questa conformità possa avvenire. Quindi, questo emendamento, come tanti altri presentati dal MoVimento 5 Stelle, è finalizzato a vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali. Infine, si sottolinea che al momento delle elezioni regionali, l'indicazione dei futuri senatori sarà espressa dei cittadini con delle specifiche distinte scelte sganciate da quelle espresse dall'elezione dei consiglieri regionali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Massimiliano Bernini. Ne ha facoltà.

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  MASSIMILIANO BERNINI. Grazie Presidente, la cosa assurda di tutto questo dibattito, se si può chiamare così, è che il Governo e la maggioranza non rispondono, non chiariscono, i legittimi dubbi, nostri e di tutte le altre forze di minoranza. Per esempio, non chiariscono quale sarà il peso che avranno le scelte dei cittadini sulle proporzioni dei futuri senatori distribuiti dalle varie forze politiche. Insomma domandare è lecito e rispondere è cortesia. Quindi, almeno fatelo per una questione di educazione e di bon ton istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. Come è noto non faccio parte del Governo o delle forze che lo appoggiano, però cercherò di dare una risposta alla legittima domanda fatta dal collega del MoVimento 5 Stelle.
  È semplice, non rispondono perché la risposta è imbarazzante. Perché cos’è che contiene questo emendamento – che non risolve, per carità, il problema è irrisolvibile, visto il testo che ci state dando e che solo marginalmente possiamo modificare – che vi è assolutamente indigesto ? Contiene la parola «appositamente». Lo spiego a quei dieci telespettatori che magari stanno seguendo il canale della Camera dei deputati. Si sta discutendo di come eleggere i senatori che vi rappresentano. Dice la sinistra che deve eleggerli il Consiglio regionale in conformità al voto espresso in occasione delle elezioni regionali. Si dice, ma in che tipo di conformità ? Diciamo che questi voti devono essere appositamente espressi, cioè chi vota deve sapere che sta votando quale senatore vuole appositamente ! Questo vuol dire la parola che hanno scelto i colleghi che hanno fatto questo emendamento. Questa parola «appositamente» fa cadere il castello di bugie e di mistificazione di chi sostiene questo testo, perché se è appositamente, vuol dire che devi indicare prima chiaramente ai cittadini chi sono quelli che verranno eletti e magari metterli in una lista a parte come avveniva nella legge cosiddetta Tatarellum, dove c'era il listino e il primo del listino era quello indicato senatore, una lista a parte di cui capolista era indicato. Con tutte le altre cose che correttamente sono state dette sulla differenza tra questa e quella conformità che qui invece si vorrebbe... prego onorevole Bossi...

  UMBERTO BOSSI. Con una lista apposita.

  IGNAZIO LA RUSSA. L'onorevole Bossi dice correttamente che «appositamente» vuol dire con una lista apposita, che è quello che credo sostengano anche i redattori di questo emendamento o comunque con una chiara indicazione. Non lo dicono ! Non possono rispondere al tuo quesito caro collega, perché se dovessero rispondere dovrebbero dire: noi non vogliamo che sia chiaro chi diventa senatore perché vogliamo poi mistificare il voto degli elettori e scegliere quelli che più ci fanno comodo, indipendentemente dal rapporto tra il voto degli elettori e il numero dei senatori e le persone da eleggere come senatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Presidente, è doveroso in virtù del mandato, insistere su questo punto e su questo emendamento, perché tutti, ma veramente tutti, abbiano chiaro l'imbroglio in atto !
  L'articolo 57 della Costituzione, così come è mutato, ci dice che i senatori sono eletti dai Consigli regionali con metodo proporzionale, il che significa che essi sono eletti a seconda della composizione del Consiglio regionale. Se venti PD, dieci Conservatori-Riformisti, venti MoVimento Cinque Stelle, si farà due, due, uno. Quindi, a prescindere dall'idea degli elettori, è quella composizione proporzionale Pag. 45che dà il numero dei senatori, in relazione al tema generale dei cento e della divisione. Dopodiché, c’è scritto, nell'appiccicaticcio incomprensibile fatto al Senato, che essi sono eletti in conformità delle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi. Il che significa che quei due consiglieri per il PD, per i due consiglieri per il MoVimento Cinque Stelle, il consigliere dei conservatori e riformisti devono essere sì scelti col metodo proporzionale, ma in conformità di cosa ? Guardate che «in conformità» vuol dire «così come» non vuol dire «pressappoco», non vuol dire «all'incirca». Vuol dire «così come» ! Così come hanno scelto gli elettori ! Allora, gli elettori per scegliere i candidati che devono fare i senatori, i consiglieri regionali che vogliono fare i senatori lo devono dire prima e si deve votare anche per i senatori, altrimenti non c’è una scelta degli elettori, ma c’è una scelta del Consiglio regionale sulla vaghezza delle proporzioni di quel Consiglio regionale senza minimamente tener conto di quello che è successo con gli elettori, i quali esprimono un solo voto che è per il consigliere regionale, cosa che mi dà il numero due, uno, due, e non Tizio, Caio e Sempronio.
  Inoltre, può succedere – lo dirò poi nel corso della mia dichiarazione sull'emendamento che ho presentato – che ci possano essere alcuni che sono incompatibili con la carica di senatore ! Per esempio nella regione Toscana, chi fa l'assessore non può fare il consigliere regionale. Allora un consigliere regionale che viene eletto senatore e poi viene nominato assessore bisogna che si dimetta da consigliere regionale e che si dimetta anche da senatore. E il volere degli elettori dov’è ?
  Di fronte a questo meccanismo prevalente, che è il meccanismo del Consiglio regionale alla proporzionalità dei voti, confermata poi dall'ultimo, perché c’è scritto che la legge poi regolerà, i seggi sono attribuiti in ragione dei voti espressi e della composizione di ciascun Consiglio. Quindi si riconferma la proporzionalità ! Ciò significa che è una presa in giro totale, perché questa cosa non vuol dire assolutamente niente ! Non vuol dire assolutamente niente, perché non c’è conformità e non c’è scelta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Benedetto. Ne ha facoltà.

  CHIARA DI BENEDETTO. Grazie Presidente. Presidente siamo qui ancora una volta a cercare di far approvare un emendamento, presentato da una forza di opposizione, finalizzato a mettere una pezza a un errore fatto nella lettura precedente quella del Senato. È stato fatto un errore, una norma scritta in maniera poco chiara, e quello che vogliamo fare è chiarire in maniera più specifica e più precisa come deve funzionare l'elezione dei senatori. Noi vogliamo chiarire appunto qual è il significato della conformità, e questo lo facciamo sostituendo appunto «in conformità alle scelte espresse» con «inderogabilmente secondo i voti appositamente espressi». Questo, Presidente, perché quello che vorremmo ottenere è semplicemente che l'espressione del voto dei cittadini non venisse in qualche modo svilito e mortificato dalla discrezionalità dei Consigli regionali piuttosto che dei partiti, questo, secondo me, dovrebbe essere l'obiettivo primario di chi fa un certo tipo di riforme in maniera cosciente e responsabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, il silenzio del PD, del Nuovo Centrodestra, di tutta la maggioranza che sostiene questo Governo fa pensare proprio alla superficialità con la quale si seguono questi lavori, perché è evidente che per voi questi passaggi parlamentari sono una scocciatura vera e propria, quindi il bicameralismo per voi effettivamente è una scocciatura e una Pag. 46perdita di tempo, ma non lo è per noi, soprattutto se si parla di riforme costituzionali ! Allora le sentenze della Consulta non ci hanno insegnato nulla ! Dalla sentenza della Consulta che ha sancito l'illegittimità della legge elettorale dovevamo imparare un principio importante, ovvero che leggi che poi vengono dichiarate incostituzionali minano direttamente il sistema democratico dell'intero Paese ! Non si può quindi legiferare con questa superficialità e, soprattutto, a questo punto con la mancanza di dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Francesco Sanna. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO SANNA. I colleghi dell'opposizione non devono confondere il fatto di dire una volta, probabilmente, senza la sufficiente abilità nell'esposizione – perché solo questo può giustificare le loro ricorrenti rimostranze – il concetto e l'interpretazione che noi attribuiamo alle norme che votiamo come un silenzio di chi non sa cosa sta votando. Noi lo sappiamo cosa stiamo votando e lo sappiamo perché abbiamo seguito i lavori parlamentari e siamo alla quarta volta che esaminiamo le stesse disposizioni e che diamo lo stesso indirizzo politico. È molto semplice alla fine quello che stiamo facendo, quando diciamo in conformità con le indicazioni degli elettori che si sono espresse nel momento in cui si sono eletti i consiglieri regionali, diciamo il massimo di rispetto per l'indicazione dell'elettorato, al quale andrà proposto quindi in maniera in qualche modo differenziata, in qualche modo evidente, che quel candidato è candidato a fare il consigliere e anche il senatore. E in conformità significa secondo un meccanismo di elezione, di piena investitura da parte del consiglio regionale e al tempo stesso di impossibilità per il consiglio regionale di distanziarsi e di modificare l'indicazione elettorale. È così complicato questo concetto ? Non è assolutamente complicato, forse la complicazione sta nel voler inserire in questa parte della Costituzione quello che invece noi, noi alla prima lettura, noi alla seconda, noi alla terza e noi adesso riteniamo debba essere oggetto di quella che tecnicamente si chiama riserva di legge. La Costituzione all'ultimo comma dell'articolo 57 contiene una riserva di legge con alcuni principi già scritti in Costituzione ma senza le parti di sostanza che voi volete inserire e costituzionalizzare. Siccome fare la legge generale sull'elezione del Senato sarà una cosa un pochino più complicata di quella che possiamo fare adesso, noi riteniamo che questo non debba avvenire in sede di scrittura della Costituzione ma debba avvenire in sede di legge approvata da entrambi i rami del Parlamento. E se uno diventa incompatibile, ci chiede giustamente il collega Melilla e lo ripetono altri colleghi ? Quella legge dovrà prevedere un elenco di personalità designate dal consiglio regionale, sulla base dell'indicazione elettorale, che sarà più di uno, più di due, più di tre o più dei dodici previsti per la regione Lombardia. Questo sarà il sistema a regime che si perfezionerà e si comprenderà nel suo dettaglio quando la legge prevista dalla riserva dell'ultimo comma dell'articolo 57 sarà scritta e approvata da entrambi i rami del Parlamento. Non credo che dobbiamo ripetere ulteriormente questa lettura delle disposizioni costituzionali, l'abbiamo fatto ripetutamente negli interventi dei colleghi che hanno preceduto, fidatevi nel capire che la nostra non insistenza non è una non comprensione del testo e che ci sembra molto più semplice di come voi la girate.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vacca. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi intorno all'onorevole Vacca se possono prendere posto.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, capisco che per la maggioranza sia difficile da capire, d'altronde è una maggioranza figlia legittima di una porcata di legge elettorale incostituzionale quindi è difficile comprendere alcuni concetti ma qua due sono le cose: o i relatori di questa legge Pag. 47elettorale sono analfabeti, non conoscono la lingua italiana oppure sono in totale malafede, perché vede, la frase «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi» vuol dire in italiano testualmente che potranno andare al Senato soltanto persone che sono state elette nei consigli regionali. Ebbene, ci mancherebbe altro, verrebbe da dire, ci mancherebbe altro che si mandi in Senato qualcuno che non è neanche stato eletto ma è soltanto candidato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma letteralmente vuol dire questo. Il nostro emendamento invece introduce due avverbi di modo, come lei ben sa l'avverbio di modo accompagna il verbo per indicare il modo in cui deve essere espressa l'azione. Quindi inderogabilmente, cioè in maniera inderogabile, e con voti appositamente espressi, cioè in modo apposito, esprimere chi dovrà andare in Senato. Una norma di buonsenso che un cittadino democraticamente eletto nelle istituzioni capisce, chi invece è stato eletto non democraticamente non capisce (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà, sempre con il permesso dei colleghi che sono intorno a lei, se ritengono di lasciarla intervenire.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, io sono rimasto particolarmente sorpreso dall'intervento del collega Sanna, mi sembrava di assistere a una rievocazione di un film di Tognazzi. Il concetto di «in conformità» parole letterali, il massimo di rispetto in qualche modo differenziato, ma in qualche modo di chi ? Suo, onorevole Sanna, o del legislatore regionale ? «In qualche modo» riferito a che cosa ? Un termine talmente vago che anche vi spaventate e avete paura di dire chiaramente quello che avete scritto, ovvero che queste situazioni non permetteranno in nessun modo in conformità del potere espresso dagli elettori. Poi vado avanti, ha citato «secondo un meccanismo di elezione, di piena investitura» del consiglio che coinvolga in piena investitura il consiglio regionale, ma se è di rispetto degli elettori, visto che le leggi regionali hanno in specie dei premi enormi, non è forse rispetto la piena investitura del consiglio regionale ? Io credo che lei oggi abbia fatto un classico esempio di film di Tognazzi, noi vorremmo invece avere da lei un'idea un po’ più chiara, se ce l'ha. Io credo che invece avere espresso una condizione così vaga e così imprecisa ci testimonia l'impreparazione su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 2.102, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello, Sgambato, Lauricella, Baroni, Dallai, Capodicasa, Di Benedetto, Massa, Fucci, Parisi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  462   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 168    
    Hanno votato
no  294).    

  (I deputati Borghi e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 2.103.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

Pag. 48

  DANILO TONINELLI. Signor Presidente, siamo molto felici di avere avuto l'interpretazione autentica di un passaggio che è incomprensibile, volontariamente incomprensibile, da parte del partito di maggioranza che l'ha scritto su quella conformità della scelta espressa dai cittadini precedente al voto dei consigli regionali dei nuovi senatori. L'interpretazione autentica è questa: dovete avere fiducia nel Partito Democratico. L'interpretazione autentica dell'ininterpretabile, dell'impossibilità di interpretare è: non si capisce nulla, ma abbiate fiducia in noi, abbiate fiducia in chi ha detto che avrebbe investito 9 miliardi nel dissesto idrogeologico, non ha messo un centesimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiate fiducia in chi ha detto: approveremo in pochi mesi una legge sul conflitto di interessi. Abbiate fiducia in questo partito che ha detto: approveremo in poche settimane una legge forte sul conflitto di interessi. Ebbene sì, avremo una grandissima fiducia nel Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, è una discussione che va avanti a tentoni.
  Ma se un collega dice che chi è in maggioranza ha ben capito cosa ha votato, questa non è un'attenuante ma è un'aggravante del problema, perché, se è stato capito bene, avete letto che i senatori si eleggono dai consigli regionali con il metodo proporzionale e si eleggono – lasciamo fare il resto – in conformità delle scelte espresse dagli elettori.
  Il metodo proporzionale dei consigli regionali non è tal quale quello degli elettori, ma risponde ad esigenze per le quali il premio di maggioranza falsa totalmente, sul piano dei numeri dei senatori, le scelte degli elettori. Qui siamo «alla grossa»: ha vinto il PD e ne piglia di più; hanno perso Conservatori e Riformisti e il MoVimento 5 Stelle e, dunque, ne pigliano un po'meno. Ma non rompete le scatole, perché sempre colui che ha capito tutto ci ha spiegato che in qualche modo si troverà la soluzione.
  Ora, io mi domando e mi dico cosa si potrà fare di fronte a chi ci spiega cos’è una riserva di legge e ci spiega che questa riserva di legge verrà riempita in qualche modo. Non ci si rende neanche conto – e lo dico con tutto l'affetto e l'amicizia – delle cose grosse che vengono dette dentro un assetto, il diritto costituzionale, che ha pochi spifferi. Ha tanti ragionamenti, ma pochi spifferi e una riserva di legge riguarda principi precisi.
  Presidente, il collega che mi ha preceduto ha spiegato della riserva di legge per l'elezione del Senato. Se lei va – per me è una curiosità: tanto per calcare la differenza – all'articolo 56 della Costituzione in vigore lei leggerà che la Camera dei deputati è eletta a suffragio universale e diretto e il numero dei deputati è di 630.
  Di fronte a un principio così si può fare una riserva di legge, ma noi siamo di fronte a un principio che ti dice che c’è il metodo proporzionale dei consigli, che è in conformità delle scelte degli elettori, che è diverso, nel quale troveremo qualche modo per indicare i consiglieri regionali che faranno anche i senatori. Siamo su Scherzi a Parte e non ce ne rendiamo conto. Siamo su Scherzi a Parte ! Italiani, svegliatevi: non è vero che stanno facendo la riforma della Costituzione ! Siamo su Scherzi a Parte (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Conservatori e Riformisti) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Presidente, questo emendamento – non so se ha notato, ma immagino di sì – è molto simile a quello precedente. La formulazione cambia, perché noi ancora battiamo e speriamo che questa maggioranza voglia finalmente essere un po’ più chiara, un po’ più concreta al riguardo, perché queste scelte espresse con queste scelte in conformità Pag. 49con le scelte che cosa significa esattamente ? Non significa nulla, è vago.
  Noi qui diciamo «sulla base dei voti espressi». Così i consiglieri regionali, che dovranno andare a nominare, a votare quelli che saranno i futuri senatori, lo potranno fare in base a cosa ? In base alle scelte ? No ! In base ai voti espressi. Si fa, in questo modo, una cosa molto semplice: si legittima la presenza di quel senatore, che è lì al Senato, grazie a un voto dato dai cittadini.
  Quindi, in qualche modo cerchiamo anche di dare più potere a questi cittadini. È assurdo che mentre c’è una forza politica che cerca di andare verso la democrazia diretta, qualcosa di sempre più diretto dei cittadini e rappresentanti, voi vogliate fare da rappresentanti e rappresentati stessi.
  Cerchiamo di venirci incontro e votiamo favorevolmente su questo emendamento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, è veramente offensivo dell'intelligenza di tutti dovere, a questo punto, tentare di spiegare emendamenti migliorativi di una riforma costituzionale che non ha nessuna caratteristica per essere tale. È per questo, in realtà, il nostro appello è rivolto al di fuori di queste Aule, ai costituzionalisti, ai giuristi, ai professori universitari che nelle aule delle università ci hanno spiegato al meglio e raccontato la bellezza della Costituzione.
  Ebbene, signori, svegliatevi e dite la vostra, perché qui dentro non hanno alcuna intenzione di legiferare come si dovrebbe. Non c’è la possibilità di mettere mano a questa riforma, è tutto blindato. Serve veramente che l'opinione pubblica si faccia sentire fuori da questo palazzo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Luigi Gallo. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Grazie, Presidente. Voi dovete leggere questo emendamento, perché ci sono delle parole bellissime: «sulla base dei voti espressi». È un concetto, la democrazia: le persone vanno a votare e decidono le cose. I cittadini che decidono ? Ricordate ? Si tratta dei referendum, quelli dove vanno a votare i cittadini e poi voi il giorno dopo li tradite, appena mettete piede in questo palazzo. È la stessa cosa. Forse voi il voto l'avete dimenticato con il «Porcellum», visto che vi nominavano le segreterie di partito.
  È arrivato il Presidente del Consiglio credendo di volere rottamare la vecchia classe politica; invece, ha rottamato i cittadini, che adesso non contano più niente, perché con le riforme che avete fatto alle province, con le riforme che fate al Senato voi in sostanza sostituite i cittadini con le segreterie dei partiti. Le segreterie dei partiti si metteranno d'accordo sui nomi e decideranno a chi fare governare il Paese. Ecco la nuova democrazia del Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, voglio fare un esperimento concreto per cercare di dare una soluzione al problema nella sua concretezza. In Puglia, come in tante altre parti d'Italia, in primavera si sono svolti i comizi elettorali per le regioni con il maggioritario, con il premio di maggioranza volevo dire.
  Il risultato è stato il seguente: Emiliano sindaco di Puglia, 6 consiglieri; Forza Italia, 5; La Puglia con Emiliano, 3; MoVimento 5 Stelle, 8; Movimento Schittulli, 4; Noi a Sinistra, 4; Fitto, 4; PD, 14; Popolari, 3. Questa è la composizione del consiglio regionale.
  Secondo il testo, non emendato dal Senato, si potrebbe intendere che i senatori saranno eletti in questo modo. Siccome Pag. 50– per caso – sono 5 i senatori attribuiti alla Puglia, diciamo che ogni senatore dovrebbe avere almeno 10 voti; quindi, un senatore 10 voti. Quindi, si faranno delle alleanze e si eleggeranno i 5 senatori.
  Ma se andiamo a leggere, invece, l'emendamento pasticciato, il papocchio di cui si sta parlando abbondantemente, si dice poi una cosa contraria, cioè che i consiglieri regionali devono tenere conto non di quanti sono loro, ma dei voti espressi dai cittadini. Come lo si risolve questo problema ? Io vorrei che il collega Sanna, che ha capito molto bene come stanno le cose, facesse un esempio pratico, perché io in astratto non lo comprendo. Invece, se ci caliamo nella realtà forse ci potremmo avvicinare alla vera volontà del legislatore. Altrimenti, io sono smarrito e credo che non soltanto io sono smarrito in questo caso.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Poc'anzi il collega Sanna del Partito Democratico ci ha detto come lui interpreta il testo della riforma costituzionale, del provvedimento che stiamo per votare. Ma gli italiani non hanno e non dovrebbero avere bisogno del traduttore, dell'interprete Sanna del Partito Democratico, per comprendere una legge costituzionale. Questa dovrebbe essere chiara a tutti ed invece così non è.
  Quindi, se già è necessaria l'interpretazione del collega del Partito Democratico, questo già testimonia come questa legge costituzionale sia scritta con i piedi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Presidente, intervengo per dire che il collega Sannicandro ha, a mio avviso, due volte ragione.
  Una prima volta, per l'esempio che ha fatto, che è un esempio calzante sotto gli occhi di tutti. Una seconda volta, perché ci ricorda – e fa bene – che a questo punto si innescheranno conflitti e contenziosi politici e giuridici perfino sulla determinazione dei – virgolette – senatori espressi da ciascun consiglio regionale. Io non voglio ricordare quello che tutti dovremmo ricordare, ovvero che una Costituzione come la Costituzione americana è una cosa che ognuno dovrebbe poter imparare a memoria e tenere in un taschino, una cosa che tutti capiscano. Qui innescherete una matrioska di conflitti, il conflitto più grande, che sarà il conflitto politico che il Senato innescherà con la Camera e con la maggioranza espressa dalla Camera, ma anche poi ulteriori conflitti all'interno delle regioni e all'interno dei consigli regionali, quale che sia la decisione che i consigli regionali esprimeranno sui senatori. Pensate che caos, pensate che guerra sul nulla, pensate quanto ancora disprezzo per la politica che si innescherà con questo capolavoro !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente. Qua andremmo a introdurre una piccola modifica sulla base dei voti espressi, Infatti, come hanno detto i miei colleghi, quanto è riportato adesso in Costituzione, che volete cambiare – siamo nell'ambito della modifica dell'articolo 2 – non è così chiaro. Sannicandro ha sintetizzato bene prima, dicendo che effettivamente i consigli regionali, come detto prima, sono eletti con leggi maggioritarie e, quindi, non rispecchiano, uno a uno, i voti espressi dagli elettori. Questo sarebbe il metodo proporzionale. Quello che chiediamo è, appunto, che venga rispettato proporzionalmente. Visto che il Senato dovrà rispecchiare i territori e, per così dire, la distribuzione tra le varie forze politiche, il miglior metodo è il metodo proporzionale, anche perché non darà la fiducia al Governo. Quindi, se esso è solo un ente rappresentativo, che sia almeno proporzionale !

Pag. 51

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Presidente, alcuni cittadini credono che con questa riforma venga abolito il Senato. Ecco, il Senato non verrà abolito. Diventerà in pratica un Senato non eletto da nessuno, composto appunto da consiglieri regionali decisi all'interno delle stanze dei partiti. Questo per noi è drammatico.
  Non è drammatico il cambio della Costituzione in sé. Anche per il MoVimento 5 Stelle la Costituzione dovrebbe essere cambiata. Per esempio, dovrebbe essere abolito il gruppo Misto. Io, con tutto il rispetto, ricordo però che in questa Camera il terzo partito più numeroso è il gruppo Misto e i colleghi si siedono qui dietro a me. Oltre sessanta membri, appunto quasi il 10 per cento dei deputati, hanno lasciato un partito per entrare nel gruppo Misto e per noi questo non può avvenire. Un parlamentare dovrebbe anche essere obbligato alla regola dei due mandati. Infatti la politica per noi non è una professione, ma un servizio civile da fare in un tempo limitato della propria vita perché, se si sta troppo tempo in questo Palazzo, si faranno gli interessi di questo Palazzo e non dei cittadini fuori. Ciò anche per evitare, Presidente, delle storture – faccio un esempio tra gli esempi – come quelle del Presidente Napolitano – e mi avvio alla conclusione – che entrò in Parlamento l'anno della morte di Stalin. Ecco, questo per noi non deve essere possibile da Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie Presidente. Come appunto si diceva, il Senato non viene abolito. Allora, senza pregiudizi e comunque la si pensi, vorrei porre una domanda a quest'Aula. Ma siamo sicuri che con questa riforma si semplifica il quadro istituzionale del nostro Paese ? Infatti il Presidente del Consiglio ha basato gran parte, per così dire, della campagna sull'opportunità di questa riforma costituzionale sull'idea di semplificare. Abbiamo visto l'articolo 1, in cui non si capisce bene quali siano realmente le funzioni del Senato. All'articolo 2 stiamo vedendo che la legge con cui questo Senato dovrà essere eletto è una cosa strana, per cui ognuno sta dando la sua interpretazione, per cui un testo farraginoso rimanda poi addirittura a una successiva legge elettorale. Abbiamo visto col procedimento legislativo che, in caso di più materie presenti, non si capisce bene che procedimento debba essere attivato, ovvero, se i Presidenti di Camera e Senato non sono d'accordo, quale procedimento attivare. Noi stiamo creando un mostro ! Indipendentemente da come la si pensi, se guardiamo in faccia la realtà, la cruda realtà, questo sistema è molto più complicato dell'attuale. Ce ne vogliamo rendere conto per evitare lo sfacelo delle nostre istituzioni ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dell'Orco. Ne ha facoltà. Vi invito, però, a prenotarvi prima. Anche se parla un altro collega, la Presidenza prende nota.

  MICHELE DELL'ORCO. Presidente, ha perfettamente ragione, grazie.

  PRESIDENTE. Invito anche i colleghi, se potete, a rimanere seduti e magari abbassare il tono della voce quando fanno gli interventi i colleghi. Prego, onorevole Dell'Orco.

  MICHELE DELL'ORCO. Presidente, diciamo che anche in questo caso si dà il potere ai consiglieri regionali praticamente di auto-eleggersi. Ricordiamo che la classe politica dei consigli regionali è quella più indagata, con più processi di tutta Italia. Nel 2015 si contano oltre cinquecento indagati, un paio di persone condannate e una ventina sotto processo. Fare decidere alla classe italiana politica Pag. 52peggiore d'Italia chi dovrà diventare senatore è veramente assurdo. È un po’ come fare decidere a un criminale chi deve andare in galera e chi no.
  Con quest'emendamento noi chiediamo che si debbano eleggere i senatori, non in conformità a quanto indicato dai cittadini, bensì secondo le scelte dei cittadini. Si cerca, insomma, di vincolare maggiormente i consiglieri regionali alle scelte dei cittadini. Noi sappiamo che in questo caso è tutto blindato, perché non volete continuare la discussione, e cerchiamo di parlare all'esterno. Però è inutile che continuate a ingannare i cittadini: voi non volete fare scegliere ai cittadini, ma volete regalare l'impunità ai vostri amici consiglieri regionali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 2.103, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Amendola, Di Lello, Ciprini, Tripiedi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  470   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 168    
    Hanno votato
no  302).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 2.104.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente. Con quest'emendamento tentiamo di dare nuovamente una sorta di chiarezza alla composizione di questo nuovo Senato. Ma facciamo un passino indietro, visto che abbiamo un attimo di tempo. La scorsa settimana abbiamo discusso l'articolo 1 di questa riforma e si è parlato sostanzialmente delle funzioni del Senato, funzioni di raccordo tra lo Stato e gli enti territoriali della Repubblica, funzioni in merito alla valutazione delle politiche, agli impatti e via dicendo, funzioni che sono state rafforzate al Senato sulla carta, ma che poco sono state rafforzate nella realtà. Infatti, questo è un Senato che dovrebbe raccordare, ma dalla discussione emersa dalla scorsa settimana è parso chiaro solo al Partito Democratico che cosa debba fare mentre a tutte le altre opposizioni non è parso chiaro per nulla. Ha però un potere molto chiaro, che è quello di revisione costituzionale. Quindi ha il potere paradossalmente legislativo massimo, ma non si capisce che cosa dovrebbe fare in raccordo con gli enti locali, essendo una sorta di Senato delle autonomie. Peraltro è un Senato composto da cento senatori – nominati nel modo in cui vedremo adesso – a confronto di 630 deputati, che quindi avranno decisamente più potere rendendo questo Senato, di fatto, un nonnulla. Allora – lo abbiamo detto in tutte le salse – tanto valeva a questo punto abolirlo.
  Passiamo all'articolo 2, che concerne la composizione del Senato, quello di cui si è discusso tanto in questi minuti. È eletto in conformità alle scelte espresse dagli elettori: questo bisognava farlo, perché altrimenti si andava a violare il principio di sovranità popolare stabilito dall'articolo 1. Il problema è che non si è capito in che maniera, o perlomeno l'hanno capito soltanto alcuni. Infatti, se è vero che è una formulazione critica secondo metà di quest'Aula, secondo l'altra metà invece non lo è. Infatti esclude da un lato che i senatori sindaci vengono eletti.
  Dall'altro lato si dice che, invece, i consiglieri regionali senatori verranno eletti in conformità alle scelte in merito proprio ai consiglieri regionali. Con «in conformità», che cosa si intende ? Se si intende che ci si conformerà integralmente a quello che è risultato delle elezioni regionali, allora sarà un doppione e sarà esattamente come un'elezione regionale e Pag. 53non cambierà nulla (sembrava, più che altro, una presa per il naso); se, invece, i consigli regionali si distaccheranno rispetto alla volontà espressa dagli elettori, ci sarà una violazione del principio di sovranità popolare.
  In realtà, a sciogliere questo complicato nodo di interpretazione è riuscito il collega Sanna e ha detto, come ha riferito prima il collega Bianconi, che la riserva di eleggere, in qualche modo, verrà rispettata, ma non ci è dato scoprire come. «In conformità» significa «in rispetto», in qualche modo differenziato, dalla volontà popolare.
  Io ringrazio il collega Sanna per questa splendida, magnifica interpretazione e ringrazio anche il Governo perché ha partecipato in maniera decisa a questo dibattito e ha spiegato con parole semplici come da noi era stato richiesto che cosa questa formulazione criptica volesse dire. Ovviamente ero sarcastica: lei Presidente lo sa perché è qui in Aula ma, chi ci segue da casa ovviamente non ne ha la percezione. Ma perché il Governo non ha interesse a spiegarla in questa sede ? Perché qui c’è un premio di maggioranza che è spaventoso, per cui, chiaramente, al Ministro primo firmatario delle riforme neanche interessa partecipare a questa discussione, perché sa che qui le riforme passeranno e torneranno nell'altra Camera, che invece ha problemi maggiori, a livello di maggioranza, proprio perché non ha una maggioranza altrettanto stabile. Ecco perché ci siamo trovati oggi di fronte a questa formulazione, che è tutt'altro che una formulazione chiara e semplice, perché se così fosse vorrebbe dire che ci stiamo limitando a fare degli emendamenti strumentali e inutili e una polemica spicciola, ma così non è. Così non è perché è stato sollevato anche dagli auditi il fatto che il testo non sia semplice e chiaro come dovrebbe essere un testo di riforma costituzionale.
  Quindi, che cosa tentiamo di fare con questo emendamento ? Eliminare le parole «in conformità alle scelte», che nessuno, salvo Sanna, ha capito che cosa significhi dire, e sostituirle espressamente con le parole «secondo le scelte e le proporzioni», nel senso che i consiglieri regionali, nell'eleggere i senatori dovranno rispettare le proporzioni dei voti dati dai cittadini al momento delle elezioni regionali. Questo perché ? Si tenta di eliminare l'effetto distorsivo dei premi di maggioranza delle leggi elettorali regionali, proprio quello che oggi, all'interno di questa Camera, inficia questa discussione e la rende a dir poco avvilente, perché di fatto già si sa che tanto riuscirete a far passare questa riforma e a bocciare tutto, perché con il premio di maggioranza siete la maggioranza assoluta di questa Camera.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Grazie, Presidente. Con questo emendamento, oltre a vincolare maggiormente i consiglieri regionali al rispetto delle indicazioni date dai cittadini sui futuri senatori al momento delle elezioni regionali, diciamo espressamente che i consiglieri regionali, nell'eleggere i senatori, dovranno rispettare le proporzioni dei voti dati dai cittadini al momento delle elezioni regionali. Si cerca quindi di annullare l'effetto dei premi di maggioranza delle leggi elettorali regionali sulla distribuzione dei seggi del Senato nelle varie regioni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà.

  SIMONE VALENTE. Grazie, Presidente. Qualche collega, in precedenza, è intervenuto sollevando le proprie preoccupazioni nel caso un senatore dovesse essere nominato assessore o comunque dovesse andare a ricoprire qualche altro incarico pubblico, però questa analisi, seppur legittima, è in qualche modo comprensibile per chi ha sempre militato in un partito ma da noi, come gruppo di opposizione del MoVimento 5 Stelle, non può Pag. 54essere accettata, perché noi abbiamo un principio cardine del nostro mandato che è quello, appunto, di portare a termine il nostro mandato senza accettare altri incarichi o candidarsi a un altro ruolo. Questo è un concetto che dovrebbe entrare nella politica, perché ahimè questo ha rovinato negli anni tutta la classe politica e la sua reputazione. Quindi, in qualche modo vogliamo portare avanti questo principio anche nelle proposte emendative. Quanto detto in precedenza dai miei colleghi va in questa direzione e io sono pronto a sottoscriverlo in toto.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie, Presidente. Prima di tutto dico che, forse, il Governo può anche non essere presente in Aula, non vogliamo costringe il Governo a questa presenza silenziosa per ore, non ne vediamo l'utilità. Detto questo, non so se i colleghi si sono resi conto dell'indecenza e della follia che stanno per approvare e votare: praticamente è scritto – e abbiamo già chiarito che il Senato non verrà abolito –, che la durata del mandato dei senatori coincide con quella degli organi delle istituzioni territoriali dai quali sono stati eletti. Quindi, avremo non solo delle leggi elettorali regionali che, magari, con dei premi di maggioranza, creeranno delle distorsioni all'interno del Senato, ma se, per esempio, dopo che il nuovo Senato è stato costituito, all'improvviso, dopo due anni, decade il consiglio regionale delle Marche, con le nuove elezioni che ci saranno nelle Marche cambierà nuovamente la maggioranza all'interno del Senato. Questa è follia pura ! Ma soprattutto, l'emendamento tende ad eliminare gli effetti dei premi di maggioranza delle elezioni regionali. Chiediamo almeno che sia letto l'emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie, Presidente. Se avete seguito agli interventi, vi è stata una serie di emendamenti con i quali abbiamo cercato di riportare l'elezione indiretta del Senato a un metodo proporzionale che rispetti la volontà dei cittadini, appunto con metodo proporzionale. Con questo emendamento andiamo ad esplicitare ancora più chiaramente che vogliamo bypassare il metodo maggioritario di elezione dei consigli regionali per proporre il metodo proporzionale, che rispecchia i voti e le intenzioni degli elettori riguardo alle forze politiche che partecipano alle elezioni regionali e che andranno a fare parte del nuovo Senato, perché il Senato non viene abolito, ma questo è un piccolo dettaglio. Ormai sembra insignificante, ma questa riforma veniva venduta come abolizione del Senato o superamento del Senato: l'abbiamo semplicemente cambiato facendolo diventare una brutta copia del Senato attuale, come è successo con le province e le città metropolitane.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie, Presidente. Chiedo di sottoscrivere l'emendamento Dadone, perché è sì simile a quelli precedenti ma aggiunge un passaggio importante, perché con questo emendamento si cerca di superare quello che è il premio di maggioranza nelle varie regioni. Sappiamo che ogni regione ha la sua legge elettorale e sappiamo che ogni legge elettorale ha un suo premio di maggioranza, succede così che ci sono regioni in cui c’è un premio di maggioranza spropositato e quindi c’è il rischio che questo premio di maggioranza spropositato possa andare ad inficiare la giusta elezione di quelli che saranno i futuri senatori. Per superare questo scoglio, chiediamo che vengano rispettate sia le scelte che le proporzioni, quindi si cerchi di considerare le percentuali con cui i consiglieri sono stati votati nei consigli regionali. Questo ci sembra di buonsenso, a meno che non ci sia una certa malafede nel Pag. 55voler puntare ai premi di maggioranza e così prendere sia tanti consiglieri regionali che tanti senatori e fregarsene della volontà del popolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 2.104, con il parere contrario della Commissione e del Governo e il parere favorevole dei relatori di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  466   
   Votanti  462   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 162    
    Hanno votato
no  300).    

  (La deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 2.105.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente, sarò breve. Nel passaggio al Senato avete inserito il solito giro di parole che ripetiamo si compone delle seguenti parole «in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi». Con questa nostra proposta inseriamo le parole «secondo le scelte appositamente» e poi segue espresse dagli elettori per i candidati consiglieri. In pratica cosa chiediamo di fare Presidente ? Chiediamo di introdurre al momento delle elezioni regionali l'indicazione dei futuri senatori, cioè di fare una distinzione fra coloro che devono essere eletti al consiglio regionale e coloro che devono essere eletti invece al Senato della Repubblica. Questo è un «emendamento normalità», proprio per evitare quella confusione che invece voi state creando, perché tutto parte dalla finta abolizione del Senato, che scopriamo poi, invece, non verrà abolito. Ci dicono:  ma i senatori non prenderanno nessuna indennità e poi si scopre che invece avranno dei rimborsi senza alcun tetto. Si scopre addirittura che, se un consiglio regionale decade, il Senato diventa praticamente un centro commerciale con porta girevole, quindi si entra e si esce in base alle elezioni che ci sono delle varie regioni ed in più, con la scusa di voler semplificare quello che è la Costituzione e la struttura legislativa del nostro ordinamento, si va in realtà a complicare ulteriormente la normativa, facendo sì che i cittadini non abbiano una scelta distinta da effettuare al momento delle elezioni.
  Quindi, con questo emendamento, noi diciamo: i cittadini devono esprimere due scelte differenti, una per i consigli regionali e una per i senatori che i cittadini vogliono che vadano al Senato della Repubblica, altrimenti ci sarà maggior confusione. E anche l'ultimo elemento che è stato annunciato per mesi e mesi dai TG a «lingue unite», a quel punto decadrà, perché si paleserà semplicemente come tutto quello che è stato elogiato in questi anni, e in questi mesi, in realtà non sarà altro che una complicazione ulteriore del nuovo Senato e della Costituzione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Simone Valente. Ne ha facoltà. Chiedo ai colleghi dietro l'onorevole Valente... onorevole Vecchio....

  SIMONE VALENTE. Grazie Presidente, insomma non posso che apprezzare lo sforzo dei miei colleghi della I Commissione nel trovare diverse formulazioni per modificare queste norma, questa dicitura «in conformità». Continuiamo a riproporre emendamenti simili, ma con diverse formulazioni, fino adesso ne abbiamo discusso Pag. 56quattro. Abbiamo provato a sostituire la norma dicendo «secondo le scelte e le proporzioni», «secondo le scelte appositamente», «inderogabilmente secondo i voti appositamente espressi», «sulla base dei voti espressi». Alla fine, la volontà è una: quella di dare un potere decisionale maggiore ai cittadini che vanno alle elezioni e poter scegliere i propri politici che dovranno sedere nel Senato. Questa è la nostra intenzione. C’è la proposta, la disponibilità a trovare diverse formulazioni, speriamo che nei prossimi emendamenti il Governo e la maggioranza ci dicano se non vogliono minimamente prendere in considerazioni le nostre proposte oppure valutarle una volta per tutte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Presidente, come è noto, al Senato è stata introdotta la previsione in base alla quale i componenti del nuovo Senato saranno eletti dai consigli regionali in conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi. Il punto è che non si comprende, in alcun modo, come questo possa avvenire, perché lo stabilirà la futura legge del Senato e non sarà affatto facile, ovviamente, far tornare i conti e capire come questa previsione inciderà effettivamente nella composizione del Senato. Per di più, la disposizione introdotta è piuttosto vaga e questo creerà dei problemi.
  Noi con questi emendamenti abbiamo tentato di modificare e di sistemare l'assetto di questa disposizione, ma è veramente complicato lavorare in questi termini.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Matteo Bragantini. Ne ha facoltà.

  MATTEO BRAGANTINI. Grazie Presidente, intervengo per un motivo molto semplice. Ci sono varie posizioni, e anche noi siamo abbastanza critici su questa riforma soprattutto sulla composizione del Senato, ma che il Senato cambierà ogni volta che cambia un consiglio regionale non è una cosa sbagliata. Un Senato delle autonomie, un Senato delle regioni, è ovvio cosa deve rappresentare. A nostro avviso, si può cambiare anche ogni due-tre anni e dev'esserci una maggioranza variabile, perché non è una maggioranza governativa, ma è una maggioranza che deve riguardare le leggi per il benessere dei territori. Anzi, noi avevamo proposto, e il PD non ha voluto ascoltarci, che invece ci doveva essere un Senato con vincolo di mandato, in modo che i senatori rappresentanti di quella regione dovevano fare quello che quella regione decideva che era il meglio per il proprio territorio. Dunque, non guardiamo come una cosa sbagliata che il Senato possa cambiare la propria composizione nel corso degli anni.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, magari per qualcuno può essere criptico questo emendamento, però andiamo a introdurre la possibilità di inserire un listino per la sola elezione del Senato, in modo che possano essere eletti direttamente dai cittadini i senatori e quindi con una rappresentanza proporzionale dei voti espressi dai cittadini. È un'ulteriore modifica, ma so che ormai il testo è blindato. Mandate Scalfarotto e non viene la Ministra che ha partorito questa, passatemi il termine, riforma, l'accordo nella maggioranza per questa riforma. Quindi, sembra che qui non si possa cambiare assolutamente niente. Questa è un'ulteriore proposta di modifica e non solo protesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente, solo per far presente che già in Italia c’è un profondo scollamento tra i cittadini e Pag. 57la classe politica. Scollamento che è stato aumentato nel momento in cui i partiti hanno optato per delle leggi elettorali con dei listini bloccati, non dando neanche più la possibilità di esprimere una preferenza e quindi di vedere quel rapporto che ci deve essere di rappresentatività tra l'elettore e l'eletto. Qui si è discusso di tentare di togliere il Senato, poi lo si è mantenuto. Lo si è mantenuto prima dicendo che non doveva essere proprio eletto, ma nominato, poi si è fatta questa scelta di elezione «in conformità a», ma non si è capito come. Quindi, quello che proviamo a proporre qui (lo abbiamo proposto in 10 mila salse, perché poi la necessità aguzza l'ingegno) è per lo meno di farlo fare, di far esprimere la scelta con delle espressioni di voto che siano sganciate e separate tra di loro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gallinella. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Grazie Presidente. Sempre con lo spirito di voler dare un senso all'elezione del Senato, noi abbiamo proposto questo emendamento, che anzi chiedo di sottoscriverlo perché mi era sfuggito. Chiedo all'Aula di fare una riflessione su questo, perché altrimenti è chiaro che le opposizioni si lamentano, perché vedono una distorsione della democrazia, una tutela giuridica di persone che non se la meritano e che, vista l'esperienza, si comportano mediamente male o almeno sopra la media. Per questo chiediamo a tutti quanti di votare favorevolmente questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà. Per favore, colleghi..., contenete il vostro entusiasmo nei confronti dell'onorevole Piepoli. È l'ultimo intervento, l'ultimo emendamento, poi basta. Per favore !

  DAVIDE CRIPPA. Grazie Presidente, nel rileggere il testo così come proposto, circa la parte di «in conformità» mi viene in mente che, dal punto di vista tecnico, quando qualsiasi atto viene firmato da un direttore lavori e di seguito abbiamo un'asseverazione sia dell'elettricista, che dell'idraulico, questi rilasciano delle certificazioni «in conformità». Ma in conformità in quel caso vuol dire nel rispetto della legge.
  Allora, io mi chiedo: una conformità rispetto a un qualcosa che ancora deve essere emanato. Perché questa legge, che poco fa ci ha annunciato in modo proclamante il collega Sanna, mi chiedo: come fa a essere in conformità di una cosa che deve ancora avvenire ? Come facciamo a dire che quello che verrà sarà in conformità ? Forse dovremmo parlare di come si andrà ad agire sul tema e allora eventualmente valuteremo se quello sarà in conformità rispetto al valore espresso dai voti degli elettori, e non, così come noi auspichiamo, sia una necessità, ma secondo invece una vostra convenienza che è quella che immaginate sempre e solo voi !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 2.105, parere contrario di Commissione e Governo, parere favorevole dei relatori di minoranza eccetto il relatore del gruppo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale che si rimette all'Assemblea.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marotta, Giancarlo Giordano, Prina
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  452   
   Votanti  444   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  223   
    Hanno votato
 154    
    Hanno votato
no  290).    

  (Le deputate Argentin e Rubinato e il deputato Aiello hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

Pag. 58

  A questo punto interrompiamo l'esame del provvedimento, che riprenderà domani mattina alle ore 9,30.

Modifica nella composizione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.

  PRESIDENTE. Comunico che con lettera pervenuta in data odierna i deputati Vincenzo Piso e Eugenia Roccella, iscritti al gruppo parlamentare Misto, hanno chiesto di aderire alla componente politica USEI – Unione Sudamericana emigrati italiani. La rappresentante di tale componente, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare.

  PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare Misto, con lettera pervenuta in data odierna, ha reso noto che l'onorevole Pia Elda Locatelli è stata nominata vicepresidente del gruppo in rappresentanza della componente politica Partito Socialista Italiano – PSI – Liberali per l'Italia – PLI, in sostituzione del deputato Marco Di Lello, dimissionario.

Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 20,03).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Uva. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO D'UVA. Grazie Presidente. Intervengo per sollecitare un'interrogazione, la n. 504521, depositata quasi un anno fa. Attraverso questa integrazione chiedo al ministro di esprimersi in merito al Piano Strategico Nazionale della portualità e della logistica, con il quale si intende ridefinire l'organizzazione del sistema portuale italiano, anche attraverso una rilevante riduzione numerica delle autorità portuali a oggi istituite.
  Se da un lato accogliamo favorevolmente l'accorpamento delle autorità portuali, dall'altro l'assenza di criteri chiari e trasparenti e la mancanza di una strategia per il rilancio della portualità, soprattutto meridionale, ci ha mostrato tutta la sua inadeguatezza.
  Sul tema in particolare delle autorità portuali siciliane trovo inconcepibile che un parlamentare della Repubblica nel pieno esercizio delle sue funzioni, interrogando un ministro – dal latino minister che vuol dire servitore – su qualsiasi tema ad un anno dalla sua richiesta debba apprendere una risposta attraverso i quotidiani ! Qui si svilisce il nostro ruolo, Presidente ! Trovo giusto sottolinearlo !
  Tornando al merito dell'interrogazione pare che il ministro intenda costruire l'Autorità della Liguria occidentale sul corridoio multimodale, che ne farebbe la porta d'ingresso del sud Europa e il porto più importante d'Italia. Ci siamo quindi dimenticati tutta una parte dell'Italia, perché se noi vogliamo fare entrare le merci direttamente dalla Liguria ignorando tutto il resto mi sembra una cosa incredibile.
  Tra l'altro, Presidente, proprio su Messina noi abbiamo avuto a che ridire, perché abbiamo chiesto l'Autorità Portuale dello Stretto. Perché lo Stretto di Messina, Presidente, ha una peculiarità unica, quella di avere un elevatissimo numero di passeggeri che attraversano lo stretto. Avevamo chiesto l'autorità portuale unica dello stretto, ma non è stato possibile. Chiedo allora al ministro se sia possibile rispondere a quella interrogazione in sede istituzionale, grazie.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza si farà parte diligente nel sollecito. Colleghi, per favore ! Non siete obbligati a rimanere in Aula ! Ve lo ripeto per l'ultima volta, altrimenti sono costretto a cominciare a richiamare i colleghi. La seduta è sostanzialmente terminata, le votazioni non ci saranno più, è inutile che rimanete in Aula a chiacchierare, Pag. 59uscite e fate parlare chi deve intervenire, per favore, grazie !
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Nesci. Ne ha facoltà.

  DALILA NESCI. Sollecito la risposta all'interrogazione n. 4-06139 del 24 settembre 2014, in cui ho chiesto la tutela dei lavoratori della Fondazione Terina rivolgendomi ai ministeri competenti. La regione Calabria aveva garantito l'attuazione della legge regionale n. 24 del 2013, che assicura la salvaguardia dei livelli occupazionali nell'ambito del riordino degli enti della Regione. A trentadue mesi però da quella legge nulla di concreto è stato fatto ! Anche nella legge di stabilità ci si occupa solo di alcuni precari e di altri no. Intanto i dipendenti della Fondazione Terina non hanno percepito le ultime sette mensilità e l'ottava è in corso di maturazione !
  Il Natale si avvicina anche per questi lavoratori, che sono senza soldi e senza futuro, benché di recente uno di loro abbia anche provato a togliersi la vita come gesto estremo di disperazione. Dal canto suo, la Giunta della Calabria sta limitandosi a nominare presidenti e commissari, tutti senza poteri e senza risorse, e negli ultimi cinque anni la Fondazione Terina ha avuto ben quattro alti dirigenti tra presidenti e commissari straordinari, ma finora non c’è mai stato un utilizzo efficace dei laboratori dell'ente, che dovrebbe occuparsi di ricerca a favore del settore agroalimentare calabrese. Sono troppi evidentemente i condizionamenti di Palazzo e la volontà di bloccare la missione della Terina, ma purtroppo i lavoratori in questo non c'entrano nulla !

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza si farà parte diligente per il sollecito della risposta alla sua interrogazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Miotto. Ne ha facoltà.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO. Grazie Presidente. Giovedì scorso ci ha lasciato don Luigi Mazzucato un uomo e un prete di straordinario valore. Da poco ordinato sacerdote, a ventotto anni, dopo la laurea in teologia presso l'Università Gregoriana viene incaricato dal Vescovo di Padova nell'ottobre del 1955 a dirigere il CUAMM, Collegio universitario degli aspiranti medici missionari, sorto da appena cinque anni per merito di un medico illuminato, il professor Francesco Canova.
  Per oltre sessant'anni la vita di don Luigi Mazzucato intreccia la storia del CUAMM, che assume la denominazione di Medici con l'Africa – CUAMM. È la prima ONG in campo sanitario riconosciuta in Italia, è la più grande organizzazione italiana per la promozione e la tutela della salute delle popolazioni africane. Medici con l'Africa, non medici per l'Africa, esprime la scelta di condividere con l'altro, che vuol dire partecipazione profonda, scambio, sforzo in comune, lavorare e soffrire insieme, a partire dal motto scolpito sulla porta d'ingresso della sede del CUAMM, che riassume il senso dell'esistenza della ONG e lo scopo del suo operare: euntes et curate infirmos (andate e prendetevi cura dei malati). Il principio guida del CUAMM è sempre stato quello della libertà come criterio formativo, ma anche libertà nella scelta delle iniziative da intraprendere per realizzare gli obiettivi della propria missione: prendersi cura dei malati, dei più poveri, nei Paesi più poveri, nelle aree più sprovviste di servizi.
  Diceva don Luigi: poveri ma liberi !
  Non condizionati dalle convenienze guardando solo dove maggiori sono le sofferenze e le necessità, nella ricerca della verità, perché è la verità che fa liberi. Oltre cento viaggi missioni in Africa, nel 1987 apre il reparto di quaranta posti letto per i malati di AIDS in Uganda e poi in Mozambico, in Ruanda, in Etiopia, in Guinea Bissau, in Angola, fino alla Sierra Leone e al Sud Sudan.
  Più di ogni descrizione valgono le parole di Paolo Rumiz nel suo «Un bene ostinato» che narra l'incontro con Don Luigi e il CUAMM in Africa. Milletrecentotrenta uomini e donne, per un totale di quattromila e trecento anni di servizio in duecentoundici ospedali fra il Sudan e il confine settentrionale del Sudafrica. Un esercito, una bandiera: 1123 medici, decine di infermieri, Pag. 60tecnici provenienti da diciannove regioni su venti, novantatré province su centodieci, mille e trecento storie che, in silenzio, hanno cambiato il mondo della sanità pubblica nel continente nero. È mancato un grande testimone dei valori di solidarietà e di giustizia sociale (Applausi) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grillo. Ne ha facoltà.

  GIULIA GRILLO. Presidente, un'agenzia stampa della Adnkronos, delle 15.58 ci fa apprendere che il collegio dei revisori dei conti dell'Agenzia italiana del farmaco avrebbe chiesto al direttore generale, Luca Pani, la restituzione di settecentomila euro di emolumenti che negli ultimi tre anni eccedevano il tetto di retribuzione per i manager pubblici.
  Sempre da un'altra agenzia Adnkronos delle ore 17.30 si apprende che il Presidente dell'AIFA, Sergio Pecorelli, per il presunto caso di conflitto di interessi che lo interesserebbe, avrebbe ricevuto la sospensione del badge e del telefonino e gli sarebbe stato interdetto l'accesso in ufficio e al pc. Per tali ragioni chiediamo, per il tramite della sua persona, che il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, venga in Aula a riferire quanto sta accadendo ai vertici dell'Agenzia italiana del farmaco, anche in virtù del fatto che l'Agenzia italiana nei prossimi mesi dovrà procedere a un cospicuo piano assunzionale e vorremmo che ciò avvenisse, ovviamente, nella più totale sicurezza e tranquillità per i cittadini italiani.

  PRESIDENTE. La ringrazio. La Presidenza registra la sua richiesta. Ha chiesto di parlare l'onorevole Venittelli. Ne ha facoltà.

  LAURA VENITTELLI. Grazie Presidente. Perdere una vita ancora giovane – sì perché oggi a cinquantuno anni si può ancora dare e dire molto – per difendere da un vile assalto criminale la propria famiglia in un luogo dove si era scelto di stare per alleviare le sofferenze altrui. La storia della cinquantunenne dottoressa Rita Fossaceca si è tragicamente conclusa domenica scorsa in Kenya, barbaramente uccisa in un piccolo villaggio dell'entroterra di Malindi, dove prestava servizio per conto della For Life Onlus, un'associazione umanitaria internazionale. Rita Fossaceca era di Trivento, un comune della provincia di Campobasso e da anni viveva e lavorava a Novara.
  Nel piccolo centro molisano vivono i genitori e i suoi parenti. Alcuni di loro pochi giorni fa sono partiti per il Kenya e si trovano ancora lì. Sono il padre, la madre e lo zio don Luigi Di Lella, uno dei parroci del paese, che più volte anche lui si era recato in Africa dalla nipote.
  Rita Fossaceca è stata uccisa con un colpo di arma da fuoco mentre tentava di difendere il genitore, il padre, rimasto ferito alla testa e ad una spalla, ferite anche due infermiere. Tutti sarebbero dovuti tornare in Italia il giorno dopo. La Farnesina ha assistito la famiglia, ma resta il profondo dolore per un evento tragico che ha privato il Molise, Novara e le comunità dove svolgeva il suo lavoro di una persona forte e generosa, simbolo di una terra schiva ma tenace. Di Rita rimarrà non solo il sorriso impresso nelle foto che stanno facendo il giro del mondo, ma soprattutto l'amore e l'opera svolta nei confronti degli orfani. Alla famiglia vanno le nostre condoglianze, la nostra vicinanza e l'impegno a non dimenticare quanto quotidianamente faceva per i più deboli Rita Fossaceca. Chiediamo giustizia e attenzione da parte di tutte le istituzioni. Era doveroso, Presidente, che anche quest'Aula ricordasse questo medico, questa figlia del Molise, grazie !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie signor Presidente. Oggi ricorre la giornata internazionale contro l'AIDS e si torna a parlare di dati, cifre e prevenzione. Oggi e solo oggi ! Quella che negli anni Ottanta era considerata l'epidemia del secolo e aveva unito governi, associazioni, medici, ricercatori, case farmaceutiche in una battaglia comune, ora è quasi dimenticata !Pag. 61
  Pochi fiocchetti rosa, quasi nessuna campagna, con l'illusione che ci si ammali solo nei Paesi poveri. Se è vero che adesso si può convivere con l'AIDS, è altrettanto vero che non bisogna abbassare la guardia. Globalmente i nuovi casi sono diminuiti del 35 per cento dal 2000, ma continuano ad aumentare in Europa orientale, Medioriente, Africa del nord e Asia centrale. L'AIDS è fra gli adolescenti la prima causa di morte in Africa e la seconda a livello globale, ed è particolarmente preoccupante la situazione per le donne e le ragazze africane, ma più sale la percentuale di ragazze a scuola in Africa e più si abbassa la percentuale di ragazze infette: la relazione è positiva con la scuola. Le cose non vanno bene nemmeno in Europa, e i nuovi contagi di HIV nel 2014 sono stati 142 mila, soprattutto in Romania, Polonia, Slovacchia. In Italia, lo scorso anno, si sono infettate circa 3.700 persone, l'80 per cento uomini tra i 25 e i 29 anni, e il dato è stabile da almeno tre anni. Ma ciò che preoccupa maggiormente è il numero di persone sieropositive inconsapevoli della propria condizione e che scoprono quindi di avere l'AIDS quando ormai è a uno stadio conclamato. Di AIDS si muore di meno, ma si muore ancora, e il fatto di poter tenere sotto controllo la malattia non deve essere un alibi per fare meno prevenzione, sempre e non solo oggi (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Ricordo che domani, mercoledì 2 dicembre, è convocata alle ore 19 la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di tre giudice della Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 2 dicembre 2015, alle 9,30:

  (ore 9,30 e ore 16)

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge costituzionale:
   S. 1429-B – Disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del titolo V della parte II della Costituzione (Approvato, in prima deliberazione, dal Senato, modificato, in prima deliberazione, dalla Camera e nuovamente modificato, in prima deliberazione, dal Senato) (C. 2613-B).
  – Relatori: Fiano, per la maggioranza; Toninelli, Quaranta, Invernizzi e La Russa, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-01063, Baroni ed altri n. 1-01073, Miotto ed altri n. 1-01074, Vargiu ed altri n. 1-01075 e Nizzi e Occhiuto n. 1-01076 concernenti iniziative per la cura dei tumori rari.

  3. – Seguito della discussione delle mozioni Franco Bordo ed altri n. 1-01068, Dorina Bianchi e Garofalo n. 1-01070, De Lorenzis ed altri n. 1-01071 e Mazziotti Di Celso ed altri n. 1-01072, Cristian Iannuzzi ed altri n. 1-01077 e Guidesi ed altri n. 1-01078 concernenti l'annunciato processo di privatizzazione di Ferrovie dello Stato italiane S.p.a.

  (ore 15).

  4. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,15.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 10)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 3446 - quest. preg. 1, 2 e 3 445 444 1 223 146 298 74 Resp.
2 Nom. Ddl cost. 2613-B - em. 2.130 463 380 83 191 80 300 73 Resp.
3 Nom. em. 2.1 461 441 20 221 79 362 72 Resp.
4 Nom. em. 2.2, 2.3 458 454 4 228 160 294 71 Resp.
5 Nom. em. 2.4, 2.100 467 462 5 232 166 296 81 Resp.
6 Nom. em. 2.101 484 480 4 241 177 303 75 Resp.
7 Nom. em. 2.102 467 462 5 232 168 294 74 Resp.
8 Nom. em. 2.103 472 470 2 236 168 302 74 Resp.
9 Nom. em. 2.104 466 462 4 232 162 300 73 Resp.
10 Nom. em. 2.105 452 444 8 223 154 290 73 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.