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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 478 di mercoledì 9 settembre 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 10,05.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 5 agosto 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Artini, Baretta, Centemero, D'Ambrosio, Epifani, Ferranti, Gregorio Fontana, Franceschini, Garofani, Manciulli, Meta, Pes e Schullian sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione della proposta di legge Boccadutri: Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici (A.C. 2799-A) (ore 10,08).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge Boccadutri n. 2799-A Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 5 agosto 2015.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che il presidente del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
  Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, Teresa Piccione.

  TERESA PICCIONE, Relatrice. Grazie, Presidente. La proposta di legge n. 2799-A che oggi abbiamo all'esame in Assemblea è volta ad apportare alcune modifiche all'articolo 9 della legge n. 96 del 2012 Pag. 2istitutiva della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici con la finalità di assicurarne la piena operatività, ponendo tale organismo nelle condizioni di svolgere a pieno i compiti affidatigli dalla legge, anche alla luce delle ulteriori funzioni previste dal decreto-legge n. 149 del 2013 convertito con modificazioni dalla legge n. 13 del 2014 che ha modificato la disciplina relativa ai rimborsi elettorali a favore dei partiti e dei movimenti politici. Ricordo che la Commissione in oggetto ha il compito di effettuare il controllo di regolarità e conformità alla legge dei rendiconti dei partiti secondo le modalità ivi stabilite. La citata legge n. 96 del 2012 è infatti contestualmente intervenuta sulla disciplina dei rimborsi elettorali riducendone l'importo, dimezzandolo, e ha introdotto nuove disposizioni in materia di controllo dei bilanci con l'obiettivo di garantire la trasparenza e la correttezza della gestione contabile prevedendo all'articolo 9, comma 1, che i rendiconti dei partiti siano trasmessi alla Camera dopo essere stati certificati da una società esterna di revisione iscritta all'apposito registro nazionale. Successivamente il decreto-legge n. 149 del 2013 convertito dalla legge n. 13 del 2004 ha previsto l'abrogazione della disciplina relativa ai rimborsi elettorali ed ha istituito un sistema di finanziamento basato sulle detrazioni fiscali delle donazioni private e sulla destinazione volontaria del 2 per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, subordinando la fruizione di tali benefici al rispetto dei requisiti statutari previsti dall'articolo 3 dello stesso decreto-legge n. 149 del 2013. La Commissione per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici ha sostituito il Collegio dei revisori che aveva il compito di controllare i bilanci ai sensi della previgente disciplina ed è composta da cinque membri designati dai vertici delle tre massime magistrature: un membro da parte del primo presidente della Corte di cassazione; uno da parte del presidente del Consiglio di Stato, tre da parte del presidente della Corte dei conti scelti tra i magistrati dei rispettivi ordini giurisdizionali con qualifica non inferiore a quella di consigliere di Cassazione o equiparata. Le designazioni sono ratificate dall'atto di nomina congiunto dei Presidenti di Camera e Senato pubblicato poi in Gazzetta Ufficiale. I membri della Commissione il cui mandato è di quattro anni rinnovabile una sola volta non percepiscono alcun compenso per l'attività prestata. In base alla legge istitutiva la sede della Commissione è stabilita presso la Camera e le risorse del personale di segreteria necessario all'operatività della Commissione stessa sono garantite congiuntamente in pari misura dalla Camera e dal Senato.
  Per quanto riguarda i compiti della Commissione, ricordo che, in base a scadenze stabilite dalla legge, i rappresentanti legali o i tesorieri dei partiti che abbiano conseguito almeno il 2 per cento dei voti validi nelle elezioni della Camera ovvero che abbiano almeno un rappresentante eletto alla Camera medesima o al Senato della Repubblica o al Parlamento europeo o in un consiglio regionale o nei consigli delle province autonome di Trento e di Bolzano sono tenuti a trasmettere il rendiconto e i relativi allegati.
  Entro il 15 febbraio dell'anno successivo a quello di presentazione del rendiconto, i partiti interessati sono invitati a sanare, entro e non oltre il 31 marzo seguente, eventuali irregolarità contabili riscontrate dalla Commissione. Entro il 30 aprile dello stesso anno la Commissione approva una relazione sul giudizio di regolarità e di conformità alla legge, che è trasmessa ai Presidenti di Senato e Camera, che ne curano la pubblicazione sui siti Internet delle rispettive Assemblee.
  Ricordo, altresì, che i suddetti termini sono stati prorogati ciascuno di sessanta giorni ad opera dell'articolo 1, comma 12-quater, del decreto-legge n. 192 del 2014, il cosiddetto milleproroghe, al fine di assicurare la piena funzionalità alla Commissione. Entro il 15 luglio di ogni anno la Commissione trasmette ai Presidenti del Senato e della Camera gli elenchi dei partiti politici che risultino ottemperanti e Pag. 3inottemperanti agli obblighi di cui sopra con riferimento all'esercizio dell'anno precedente.
  Come ho detto prima, il decreto-legge n. 149 del 2013 ha inoltre attribuito alla Commissione anche il compito di verificare la presenza nello statuto dei partiti degli elementi indicati dalla legge ai fini dell'iscrizione del partito nel registro nazionale dei partiti politici. L'iscrizione è necessaria ai fini dell'accesso ai benefici previsti dalla legge, cioè le agevolazioni fiscali per le contribuzioni volontarie e il cosiddetto 2 per mille. Alla Commissione sono, infine, riconosciuti anche poteri sanzionatori in caso di mancato o parziale rispetto degli obblighi di legge.
  La Commissione si è costituita per la prima volta il 3 dicembre del 2012 quando i Presidenti della Camera e del Senato, d'intesa fra loro, ne hanno nominato il presidente e i membri, su designazione dei vertici delle rispettive magistrature. In seguito alle dimissioni di tutti i componenti si è provveduto alla nomina dei nuovi componenti della Commissione con determinazione del 29 gennaio 2015. La Commissione affari costituzionali ha avviato l'esame della proposta di legge oggi in esame il 10 marzo del 2015. Nella seduta del 29 luglio 2015 la Commissione ha approvato il subemendamento 01.100.11 e l'emendamento 1.100 della relatrice, sostitutivo degli articoli 1 e 2, così come subemendato. Il 30 luglio sul testo risultante dagli emendamenti è stato espresso il previsto parere delle Commissioni competenti. La II Commissione (Giustizia) ha espresso parere favorevole, la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere favorevole con una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. La Commissione XI (Lavoro) ha espresso parere favorevole con una osservazione. La condizione espressa dalla Commissione bilancio è stata recepita dalla I Commissione affari costituzionali nella seduta del 30 luglio con l'approvazione dell'emendamento 1.101 della relatrice. Nella medesima seduta del 30 luglio la Commissione ha conferito il mandato alla relatrice a riferire all'Assemblea sulla proposta di legge in senso favorevole.
  Entrando nel merito della proposta di legge in oggetto, Presidente, che è un provvedimento di soli due articoli, ma è importante, rilevo che l'articolo 1, comma 1, lettera a), consente alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti di avvalersi, per lo svolgimento dei compiti ad essa affidati, di cinque unità di personale, dipendenti dalla Corte dei conti, così com'era già in origine, e di altre due unità dipendenti da altre amministrazioni pubbliche esperte nell'attività di controllo contabile. Questa implementazione è necessaria al fine di rendere più operativa la Commissione.
  Inoltre, proprio per le difficoltà da essa riscontrate e per la mole di lavoro da espletare, il suddetto personale di sette unità è collocato fuori ruolo dalle amministrazioni di appartenenza e beneficia del medesimo trattamento economico lordo annuo in godimento al momento dell'incarico, ivi incluse le indennità accessorie corrisposte a carico delle amministrazioni di appartenenza.
  In sede referente, è stata inoltre recepita, come già detto, una condizione della Commissione bilancio volta a prevedere l'indisponibilità per tutta la durata del collocamento fuori ruolo del personale di cui si avvale la Commissione di controllo, di un numero di posti nella dotazione organica dell'amministrazione di appartenenza equivalente dal punto di vista finanziario, al fine di escludere l'insorgenza di nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica nel rispetto dell'articolo 81 della Costituzione. Ricordo, inoltre, che l'articolo 1, comma 1, lettera b), dispone che i magistrati componenti la Commissione per la durata del relativo incarico sono collocati fuori ruolo dall'amministrazione di appartenenza, secondo quanto previsto in materia dall'articolo 1, commi 66 e 68, della legge n. 190 del 2012, la cosiddetta legge anticorruzione. Rilevo che il testo originario prevedeva il riferimento al solo comma 66. Ricordo, inoltre, che l'articolo 1, comma 66, della citata legge n. 190 del Pag. 42012 prevede che tutti gli incarichi presso istituzioni, organi ed enti pubblici nazionali e internazionali, attribuiti in posizioni apicali o semiapicali, compresi quelli comunque denominati negli uffici di diretta collaborazione, ivi inclusi quelli di consulente giuridico, nonché quelli di componenti degli organismi indipendenti di valutazione, a magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, avvocati e procuratori dello Stato, devono essere svolti con contestuale collocamento in posizione di fuori ruolo che deve permanere per tutta la durata dell'incarico. È escluso il ricorso all'aspettativa. Al contempo, il comma 68 della stessa legge, come regola generale per i magistrati ordinari, amministrativi, contabili e militari, avvocati e procuratori dello Stato, prevede un limite di permanenza massima fuori ruolo di dieci anni, anche continuativi, nell'arco del loro servizio.
  L'articolo 1, comma 2, della presente proposta di legge qui in esame, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, prevede che la disposizione di cui all'articolo 9, comma 5, primo periodo, della citata legge n. 96 del 2012, in base alla quale nell'esercizio del controllo sui rendiconti dei partiti la Commissione verifica anche la conformità delle spese effettivamente sostenute e delle entrate percepite alla documentazione prodotta a prova delle stesse, si applica ai rendiconti relativi agli esercizi successivi al 2014, con l'esclusione degli esercizi 2013 e 2014, e ciò al fine di non compromettere nuovamente un efficiente svolgimento dei lavori della Commissione, come è purtroppo accaduto.
  La ratio di questa norma risiede nel fatto che, nonostante i partiti abbiano prodotto negli anni 2013 e 2014 tutta la documentazione necessaria secondo l'articolo 9, comma 1, della legge n. 96 del 2012, la Commissione di garanzia non ha potuto fin qui esercitare tale verifica sostanziale.
  L'articolo 1, comma 3, introdotto nel corso dell'esame in sede referente, dispone poi che, con riguardo all'esercizio del 2013, la relazione deve essere resa sulla base delle nuove previsioni normative entro trenta giorni dall'entrata in vigore del provvedimento in esame. Osservo che la disposizione dei commi 2 e 3 trae origine dal fatto che il presidente della Commissione di controllo sui partiti, con lettera alla Presidente della Camera del 30 giugno 2015, con cui ha trasmesso la relazione concernente l'attività di controllo sui rendiconti dei partiti politici relativi al 2013, ha dichiarato di non avere effettuato il controllo sui rendiconti dei partiti relativi al 2013 (si veda la deliberazione dell'Ufficio di Presidenza della Camera) per la eccessiva mole di lavoro che ha reso opportuna l'implementazione delle risorse umane che compongono la Commissione di garanzia.
  Dal momento che il giudizio è il presupposto necessario per l'irrogazione delle eventuali sanzioni, consistenti nella decurtazione degli importi spettanti ai partiti, gli Uffici di Presidenza della Camera e del Senato hanno sospeso, per i fondi di rispettiva competenza, l'erogazione delle quote dei contributi spettanti ai partiti che avrebbero dovuto essere liquidate il 31 luglio di quest'anno.
  Si tratta sia delle quote dei contributi a titolo di rimborso delle spese per la campagna elettorale sia di quelle a titolo di cofinanziamento per l'anno 2015.
  Il comma 4 dell'articolo 1, anch'esso introdotto nel corso dell'esame in sede referente, precisa che l'applicazione al personale dei partiti politici della normativa in materia di trattamento straordinario di integrazione salariale e di contratti di solidarietà, di cui all'articolo 16, comma 1, del citato decreto-legge n. 149 del 2013 (le cui disposizioni vengono comunque ribadite), opera anche nei confronti delle articolazioni e sezioni territoriali dei partiti dotate di autonomia legale e finanziaria.
  Ricordo che l'articolo 16 del decreto-legge n. 149 del 2013 ha esteso ai partiti politici la normativa in materia di trattamento straordinario di integrazione salariale (cassa integrazione guadagni straordinaria) e di contratti di solidarietà. In particolare, tale articolo dispone che, a decorrere dal 1o gennaio 2014, è estesa ai Pag. 5partiti e ai movimenti politici e alle rispettive articolazioni e sezioni territoriali la disciplina relativa al trattamento straordinario di integrazione salariale e ai relativi obblighi contributivi (a prescindere dal numero dei dipendenti) e ai contratti di solidarietà. A tal fine, è stata autorizzata la spesa di 15 milioni di euro per il 2014, di 8,5 milioni di euro per il 2015 e di 11,25 milioni di euro a decorrere dal 2016, alla quale si provvede attraverso l'utilizzo di quota parte dei risparmi conseguenti alla progressiva riduzione del finanziamento pubblico dei partiti e dei movimenti politici, così come graduata dall'articolo 14, commi 1, lettera b), e 2 del medesimo decreto-legge n. 149 del 2013.
  Con il decreto interministeriale 22 aprile 2014, n. 81401, sono stati individuati i criteri e le procedure necessarie ai fini del rispetto dei limiti di spesa fissati all'articolo 16, comma 2, del decreto-legge n. 149 del 2013. Con il decreto ministeriale 27 giugno 2014, n. 82762, sono stati poi definiti i criteri e la procedura per la concessione del trattamento di integrazione salariale straordinaria, nonché dei contratti di solidarietà, in favore dei dipendenti dei partiti e movimenti politici e delle loro articolazioni e sezioni territoriali.
  Si ricorda, infine, che l'INPS, con la circolare n. 87 del 2014, ha definito le modalità operative per l'assolvimento, da parte dei partiti e dei movimenti politici, della contribuzione in materia di cassa integrazione guadagni straordinaria e per la regolarizzazione dei periodi pregressi. Con la successiva circolare n. 167 del 2014, inoltre, l'Istituto ha specificato la disciplina e i soggetti destinatari, le causali, la durata e la misura delle prestazioni nonché i limiti di spesa ed il monitoraggio della disposizione in oggetto.
  Ricordiamo, inoltre, che l'articolo 20, comma 3, lettera b), dello schema di decreto legislativo n. 179, recante disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, predisposto in attuazione della delega di cui alla legge n. 183 del 2014, approvato in via definitiva dal Consiglio dei ministri, include i partiti e i movimenti politici e le loro rispettive articolazioni e sezioni territoriali tra i soggetti beneficiari delle integrazioni salariali straordinarie. Lo stesso comma 4 dell'articolo 1 della proposta di legge, inoltre, modificando l'articolo 4, comma 7, del medesimo decreto-legge n. 149 del 2013, sopprime con efficacia retroattiva l'obbligo per i partiti politici di essere iscritti al registro nazionale al fine della fruizione dei richiamati ammortizzatori sociali. Segnalo che l'XI Commissione (Lavoro), con l'osservazione espressa nel proprio parere, ha suggerito l'opportunità di modificare anche il secondo periodo del medesimo articolo 4, comma 7, del decreto-legge n. 149 del 2013, sopprimendo, anche in questo caso, il riferimento al beneficio di cui all'articolo 16. Tale periodo dispone che, nelle more dell'iscrizione al registro dei partiti esistenti al momento dell'entrata in vigore del decreto-legge n. 149, questi possono usufruire dei benefici per un anno.
  L'articolo 2 reca la clausola di invarianza finanziaria, in base alla quale dall'attuazione delle disposizioni della proposta di legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
  Segnalo ancora che, sotto il profilo delle competenze legislative, il provvedimento è riconducibile alla materia dell'ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato, che rientra appunto tra gli ambiti di competenza legislativa esclusiva dello Stato, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera g), della Costituzione.
  Mi permetto di sottolineare, Presidente, che l'atto oggi in esame è rilevante, perché correggendo alcune inefficienze che si sono manifestate nella prassi applicativa, metterà la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici nelle condizioni di funzionare efficacemente, permettendo ai partiti di pianificare la propria attività e di assicurare le tutele previste dalla legge per tutti i dipendenti.

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  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
  È iscritto a parlare l'onorevole Marco Di Maio. Ne ha facoltà.

  MARCO DI MAIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la legge che stiamo esaminando in Aula e su cui la Commissione affari costituzionali ha lavorato negli ultimi mesi è un testo piuttosto semplice nella sua articolazione, ma che ci consente di dare piena attuazione ad altre norme che in questa legislatura ed in quella precedente sono state approvate da questo Parlamento. Si tratta, infatti, di promuovere la trasparenza e il controllo sull'attività dei partiti politici, con particolare riferimento ai bilanci e ai rendiconti finanziari e lo scopo di questi due articoli di legge, infatti, è proprio quello di consentire alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici di essere pienamente operativa. È una Commissione istituita con una legge del 2012, ma che in realtà non ha mai potuto operare con efficacia fino ad oggi per effetto di una carenza di personale e di strutture che con questa proposta di legge finalmente si va a colmare.
  Si tratta di un organismo non di nomina politica, ma composto da cinque persone, di cui una designata dal Primo Presidente della Corte di cassazione, una designata dal Presidente del Consiglio di Stato e tre designate dal Presidente della Corte dei conti. Ogni componente è individuato tra i magistrati dei rispettivi ordini giurisdizionali con qualifica non inferiore a quella di consigliere di Cassazione o equiparata.
  La Commissione non ha lavorato, nonostante i partiti e movimenti politici abbiano nel frattempo inviato, secondo le disposizioni di legge, tutta la documentazione necessaria per essere esaminata come previsto dalla legge stessa. E giova anche ricordare che la prima Commissione nominata dopo la sua istituzione, appunto con legge del 2012, si è dimessa nell'autunno 2014 lamentando proprio l'impossibilità di svolgere pienamente il proprio mandato per carenza di personale. Ciò anche a fronte di nuovi compiti che le abbiamo affidato con gli atti legislativi successivi; e infatti con la conversione definitiva in legge del decreto-legge che ha di fatto cancellato il finanziamento pubblico ai partiti come l'abbiamo conosciuto fino a pochi anni fa, nuovi compiti sono stati attribuiti a tale Commissione, che dunque si è trovata gravata di ulteriori competenze ma senza avere di fatto la struttura per poter funzionare.
  Queste norme dunque si inseriscono nel solco che abbiamo tracciato, che abbiamo fortemente voluto per cominciare a cambiare la politica e i partiti. Superare il finanziamento pubblico diretto, che per molti era considerato impossibile, è stata quindi una scelta giusta e a dimostrarlo non ci sono solo parole o annunci, ma dati concreti. Proprio in questi giorni, infatti, sono stati dati diffusi i numeri degli italiani che hanno scelto liberamente e senza alcuna forzatura di donare il 2 per mille delle proprie dichiarazioni dei redditi ai partiti politici: abbiamo scoperto che centinaia di migliaia di persone, quasi un milione di persone, hanno devoluto un contributo che sapevano benissimo essere finalizzato a sostenere e a finanziare l'attività di un partito. Il dato è aggiornato al 10 agosto e dunque è certamente destinato a salire.
  Si tratta di un fatto nuovo, inedito e positivo per questo Paese, che dimostra come, nonostante le difficoltà e le indubbie ragioni di chi in questi anni si è allontanato dalla politica e dalle istituzioni, ci sono ancora tante persone che ci credono e vogliono dare un contributo e credo che questo sia di stimolo a tutti noi.
  Ci auguriamo che nel corso di questa legislatura sia possibile anche discutere e approvare un nuovo pacchetto di norme sui partiti che stimoli il sistema politico italiano ad evolvere rispetto alla condizione attuale. Se siamo d'accordo sul fatto che occorre cambiare la politica, credo che non ci si possa limitare a dirlo, ma occorre provare a farlo concretamente. Noi abbiamo cominciato e ci aspettiamo che Pag. 7anche gli altri, le altre forze politiche che siedono in questo Parlamento, vogliano fare altrettanto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, colleghi, la proposta di legge che arriva oggi in Aula e che ci apprestiamo ad esaminare è un testo profondamente diverso da quello presentato in Commissione affari costituzionali e che in quella sede è rimasto, di fatto, semi insabbiato, per molti mesi, quindi non c'era molta urgenza. È un testo diverso in primo luogo nella rilevanza dell'atto. In origine la proposta di legge presentata dal collega Boccadutri poteva essere considerata di natura esclusivamente tecnica. Il campo di intervento era estremamente delimitato, il funzionamento della Commissione di garanzia degli statuti, come ricordato dai miei colleghi. Inoltre la proposta nasceva a seguito di una condizione oggettiva che si protraeva ormai da molti mesi: l'impossibilità per la Commissione stessa di funzionare e adempiere ai compiti che, prima la legge n. 96 del 2012 e poi il decreto-legge n. 149 del 2013, le avevano attribuito. Tale impossibilità a svolgere i propri compiti era stata certificata sia dai primi componenti chiamati a far parte della Commissione, arrivati poi a dimettersi come atto di protesta, sia dai componenti successivamente nominati in loro sostituzione. In entrambi i casi sono state inviate delle missive ai Presidenti delle Camere.
  Come detto, dunque, il testo originario della proposta di legge prendeva atto di questa situazione e proponeva una soluzione per risolverla. Si poteva condividere più o meno la soluzione adottata, ma il campo di intervento era chiaro e definito. Oggi, invece, discutiamo un testo che non si muove più nel solo ambito tecnico, ma ha acquistato una rilevanza politica, dal momento che al suo interno sono state inserite norme frutto di scelte politiche ben precise.
  Inoltre, a mio avviso – e qui mi rivolgo in particolare alla Presidenza della Camera –, questa proposta di legge e l'esame svolto in Commissione impongono tutta una serie di riflessioni e forse anche un precedente di cui si dovrà tenere conto in merito alla valutazione dell'ammissibilità degli emendamenti, non solo per questo provvedimento, ma anche in futuro, quanto meno per quanto riguarda l'esame di proposte di legge di iniziativa parlamentare.
  Partendo dall'aspetto politico, è evidente che, essendo state operate dalla maggioranza scelte politiche su diversi temi, quali il controllo dei rendiconti dei partiti politici e l'accesso alla cassa integrazione per i dipendenti dei partiti stessi, la valutazione risponderà a criteri di natura politica. Se nella prima versione della proposta di legge il dibattito era molto limitato e, se vogliamo, di natura poco rilevante, se per il funzionamento della Commissione servissero quattro, cinque o sei risorse umane in più e se i magistrati che la compongono dovessero essere fuori ruolo o meno, ora il discorso è profondamente diverso.
  Il testo di questa proposta di legge è stato utilizzato come un autobus sul quale è stata inserita niente meno che una sanatoria – ripeto: una sanatoria, perché di questo si tratta – sui rendiconti dei partiti relativi agli esercizi 2013 e 2014 – visto che abbiamo dato del personale in più, perché non controllare anche quelli ? – ovvero gli esercizi che dovevano essere controllati ai fini della corresponsione dell'ultima tranche del vecchio finanziamento pubblico.
  Inoltre, come ho già accennato in precedenza, è stato modificato anche il sistema di accesso agli ammortizzatori sociali per i partiti, ovviamente ampliando la platea dei soggetti aventi diritto. Per chiarire e soprattutto far capire bene a chi è fuori da quest'Aula, ma soprattutto ai milioni di cittadini che non sono avvezzi non solo alle sottigliezze della politica, ma anche a quelle norme ancora più sottili e oscure che sono il pane dei tesorieri dei partiti, è necessario citare testualmente le prime righe del comma 5, dell'articolo 9, della legge n. 96 del 2012: nello svolgimento Pag. 8della propria attività – dice la legge – la Commissione effettua il controllo anche verificando la conformità delle spese effettivamente sostenute e delle entrate percepite alla documentazione prodotta a prova delle stesse. Questo passaggio è fondamentale perché in maniera molto positiva la legge n. 96 apportava una modificazione, che potremmo definire epocale, al sistema di controllo dei bilanci dei partiti, passando da un semplice controllo di regolarità formale della documentazione, che si svolgeva in precedenza, ad un controllo spesa per spesa con pezza d'appoggio alla mano; insomma, gli scontrini.
  In sostanza, nel controllo del rendiconto dei partiti ai fini dell'ottenimento del vecchio finanziamento pubblico si introduceva il metodo di controllo che la Corte dei conti utilizza solitamente nel vagliare le spese elettorali dopo le elezioni politiche. Prima la Commissione Bove e successivamente l'attuale Commissione guidata dal presidente Calamaro, interpretando correttamente questa disposizione, hanno sostenuto la necessità di svolgere controlli approfonditi e analitici sulla documentazione prodotta dai partiti e da qui la richiesta di maggiori risorse umane senza le quali era impossibile effettuare i controlli di legge.
  Se noi andiamo a leggere il comma 2 del testo in esame, vediamo invece che si va nella direzione esattamente opposta a quella delle legge n. 96, che è quella della sanatoria per i rendiconti dei partiti 2013 e 2014, ovvero i rendiconti dei partiti che avevano molte risorse a disposizione, risorse quasi tutte frutto del vecchio sistema di finanziamento pubblico. In sintesi, il nuovo comma 2 modificato in Commissione dice che le righe che ho letto prima della legge n. 96 non si applicano ai bilanci dei partiti degli anni 2013 e 2014. Che significa ? Significa che per questi bilanci si farà un controllo all'acqua di rose, proprio come avveniva negli anni precedenti, gli anni del «magna magna», dei diamanti, dei Lusi e compagnia cantando.
  Infatti, parlando fuori dal politichese, controllo di regolarità formale significa che la Commissione dovrà accertare che i bilanci si compongano delle varie sezioni e allegati che la legge prescrive. Quello che non potrà fare è chiamare un tesoriere e dirgli: caro tesoriere, tu mi metti a bilancio 500 mila euro di iniziative sul territorio, mi porti le fatture e gli scontrini che documentano queste spese ? Oppure mi porti la documentazione necessaria a capire di cosa si compone questa macro voce che tu mi hai messo in questa sezione del bilancio ?
  Il bello o il brutto a seconda dei casi è che siamo al paradosso, o alla commedia degli equivoci di quart'ordine.
  Da un lato, questa estate gli uffici di Presidenza delle Camere hanno assunto una decisione forte ed anche sorprendente – perché personalmente non me lo aspettavo – che è stata quella di sospendere l'erogazione della quota di finanziamento pubblico del 2015, come avevamo fatto noi nel 2013 con una mozione qua in Aula, in attesa proprio di quei controlli che la legge prescrive e che non si sono potuti effettuare.
  Quasi contemporaneamente alle decisioni degli uffici di Presidenza delle due Camere, però, in I Commissione è stato approvato un emendamento che non solo vanifica, ma rende una burla la decisione degli uffici di Presidenza, o se vogliamo la inquadra in un'aura quasi manzoniana, perché il dolore inflitto ai partiti e alle loro casse a luglio serviva a preparare una gioia maggiore in futuro, consistente nella garanzia dell'assenza di sanzioni e obiezioni di alcun genere da parte della Commissione. Ancora una volta, dunque, l'operazione finisce per essere a somma positiva per i partiti politici.
  Altro intervento di merito, sempre a loro vantaggio, è l'ampliamento della platea dei soggetti che accedono agli ammortizzatori sociali. Il decreto-legge n. 149 del 2013 aveva ristretto la possibilità solo alle formazioni politiche regolarmente iscritte al registro dei partiti istituito con quella legge. Il testo approvato in Commissione, invece, cancella questo vincolo, lasciando Pag. 9solo il riferimento generico alla legge n. 157 del 1999. A rafforzare ulteriormente questa norma c’è, poi, il comma inserito in uno dei decreti attuativi del Jobs Act, che rafforza il principio generico che i partiti politici hanno diritto ad accedere agli ammortizzatori sociali.
  Una norma che, comunque la si pensi in tema di ammortizzatori sociali per i dipendenti dei partiti, produce confusione rispetto a quanto è ora vigente. Mi sembra che questo dato emerga anche dal parere approvato dalla Commissione lavoro, che chiedeva a ragione un coordinamento migliore di questa nuova disposizione. Anche in questo caso, dunque, i partiti sono stati solerti ad andare a migliorare e ad ampliare l'applicazione di una disposizione che riguarda solo loro.
  Oltre alle questioni politiche di cui si è detto, l'esame in Commissione e il testo approvato pongono anche una questione tecnica in merito all'interpretazione del criterio di estraneità di materia ai fini dell'ammissibilità degli emendamenti ad una proposta di legge. Il testo originario interveniva esclusivamente sul comma 3 dell'articolo 9 della legge n. 96 del 2012, dunque la struttura della Commissione per gli statuti e gran parte del dibattito in Commissione si è svolto, appunto, in questo ambito. Al momento del deposito delle proposte emendative la relatrice ha depositato un emendamento che interveniva non solo su parti diverse della legge n. 96 del 2012, ma anche su un provvedimento del tutto estraneo come il decreto n. 149 del 2013. Un emendamento talmente insolito e sui generis da suscitare la perplessità dell'allora presidente della I Commissione, l'onorevole Sisto, che si evince anche leggendo il resoconto sommario della Commissione. È abbastanza evidente – seppure, probabilmente per cortesia istituzionale, non lo dica esplicitamente – che l'emendamento del relatore non convince ai fini dell'ammissibilità il presidente, tanto è vero che nella seduta del 21 luglio si riserva di valutarne l'ammissibilità. Successivamente, il presidente della Commissione è cambiato ed è cambiato il metro di valutazione dell'ammissibilità. In questo senso la motivazione principale addotta per giustificare «lo spariglio» dell'emendamento della relatrice è stata quella che i criteri sono più elastici rispetto a quelli relativi ai decreti-legge. Una giustificazione che a nostro avviso «non giustifica» l'ammissibilità delle modifiche presentate dal relatore e poi approvate. Ci domandiamo, in particolare, quale attinenza potesse avere la modifica al decreto-legge n. 143 del 2012 con il testo originario della proposta di legge su cui si è avviato l'esame. Almeno su questo punto limitato se qualcuno, non dico la Presidenza ma magari il relatore, riesce a spiegare il salto logico che è stato operato, farebbe cosa gradita. Comunque, poiché ormai le modifiche sono state apportate, riteniamo che lo stesso metro in tema di ammissibilità degli emendamenti per quanto riguarda la materia sarà utilizzato anche in Aula per gli emendamenti che sono stati presentati. Se in Commissione si è consentito di intervenire su una parte che con il testo originario non aveva alcuna attinenza, come l'accesso alla Cassa integrazione da parte delle formazioni politiche, è lecito ritenere che nella fase emendativa saranno considerati ammissibili emendamenti riferiti ad altre parti del decreto-legge n. 143 del 2014, ancorché nel titolo della proposta di legge non si faccia neppure riferimento ad interventi su tale provvedimento. Su questo sì, che sarebbe opportuna una parola di chiarimento da parte della Presidenza prima della presentazione degli emendamenti per l'Aula. Infatti, in Commissione ci siamo già trovati in una situazione di forte squilibrio con gli emendamenti presentati dai gruppi, che intervenivano solo sulle strutture della Commissione statuti, e la relatrice che invece ha ampliato notevolmente il raggio d'azione e sulle quali ci si è dovuti limitare ai subemendamenti. Ovviamente, la risposta che ci verrà data la posso già immaginare, ovvero che l'intervento sull'articolo 4 del decreto n. 149 ha attinenza con le funzioni della Commissione statuti e da qui la sua ammissibilità. Ma con questo criterio ribadisco che gran parte delle norme del decreto n. 149 si possono considerare Pag. 10vagamente connesse alla funzione di controllo della Commissione, o comunque conseguenti, dunque è lecito a nostro avviso consentire anche la ridiscussione di queste parti.
  Concludendo, colleghi, è abbastanza evidente che questa proposta di legge, nel testo approdato in Aula, non ci piace e cercheremo di contrastarla. Ancora una volta i partiti politici non hanno resistito alla tentazione – e direi tradizione – di scriversi norme per darsi una mano da soli. Ancora una volta, come avveniva in passato, l'operazione è stata fatta in estate, quando la gente è già con i piedi sul bagnasciuga.
  Certamente non sono più gli autofavori che i partiti erano soliti farsi una volta, ma si tratta sempre di norme a loro esclusivo uso e consumo, esercitando un privilegio: quello di potersi scrivere e approvare una legge, che ai cittadini non è consentito.
  Poiché il MoVimento 5 Stelle non è un partito, rivendichiamo con orgoglio la nostra volontà ed impossibilità di iscriverci al vostro registro dei partiti, per non avere finanziamento pubblico. Poiché il MoVimento 5 Stelle non si limita a rappresentare i cittadini, ma è costituito da cittadini nelle istituzioni, non possiamo che provare a contrastare questa legge, questo ennesimo favore che volete trasformare in legge dello Stato.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Grazie, signor Presidente. Affrontiamo questa discussione in maniera un po’ controversa perché, come è stato ricordato, questo provvedimento è nato su altri presupposti ed è stato arricchito successivamente nella discussione in Commissione. La proposta originaria dell'onorevole Boccadutri, che a mio modo di vedere è assolutamente condivisibile, aveva, diciamo, come unico obiettivo quello di rendere operativo il lavoro della Commissione di garanzia. Ovviamente, già questo dovrebbe suscitare una qualche riflessione su come si fanno le leggi in questo Paese, soprattutto quando su certi temi, come il finanziamento pubblico ai partiti, la furia iconoclasta con cui un po’ da tutte le parti si è deciso di contrastare un principio che, a nostro modo di vedere, resta un principio di democrazia, che in tutta Europa è riaffermato come un principio di democrazia che ha a che fare anche con principi costituzionali, questa furia iconoclasta, dicevo, a volte porta a varare delle leggi che sono poi inapplicabili. E, infatti, questa Commissione di controllo fino adesso di fatto non è stata operativa e, quindi, da qui la giusta esigenza di rendere almeno applicabile questa legge, di arricchire la Commissione di competenze e di consentire a coloro che fanno parte di questa Commissione di svolgere pienamente il loro ruolo, senza avere altri incarichi.
  Poi, naturalmente, si è passati, però, da questa prima versione iniziale, ripeto, assolutamente condivisibile, specie se accompagnata come il gruppo di SEL e lo stesso onorevole Boccadutri avevano sempre fatto, anche su richiami al fatto che alcuni principi della legge che si andava applicando erano sbagliati, perché il finanziamento pubblico alla politica è necessario e su questo punto poi farò un ultimo passaggio finale, visto che alcuni prima di me hanno parlato di questo tema, come l'onorevole Marco Di Maio in particolare.
  Ebbene, siamo arrivati alla versione definitiva di questa proposta nel lavoro della Commissione che ci apprestiamo oggi pomeriggio a valutare insieme e a votare. Dunque, vorrei richiamare brevemente quelli che sono i punti fondamentali, appunto, della versione definitiva. Il primo, assolutamente condivisibile, come dicevo, consente la piena operatività della Commissione di garanzia, che prevede sette unità e il collocamento fuori ruolo dei membri della Commissione. Poi, si prevede una disciplina specifica per gli anni 2013 e 2014 e, di fatto, la circostanza che a partire dal 2014 ci sia la piena applicabilità di ciò che era previsto dalla legge e, quindi, il controllo della Commissione. Su questo punto io sinceramente devo dire che noi non ci scandalizziamo, nel senso Pag. 11che prendiamo atto anche delle parole del presidente della Commissione, il quale tra l'altro affermò che, se anche la Commissione fosse dotata delle strutture necessarie, occorrerebbero almeno sei mesi per procedere ai controlli. Dato che noi comunque pensiamo che già oggi i bilanci dei partiti e l'utilizzo delle risorse sono certificati ed esistono, appunto, rendiconti che devono essere vagliati da società di revisione, crediamo che questa norma transitoria possa anche avere un senso. Poi, c’è un punto, invece, che noi riteniamo... e a questo ovviamente è collegato il fatto che la relazione di conformità del rendiconto del 2013 sia sostanzialmente da effettuare entro il trentesimo giorno successivo all'approvazione di questo provvedimento. Poi, c’è il tema per noi più controverso, perché qui c’è un problema di merito e di metodo, che riguarda, invece, l'applicazione ai partiti dei benefici derivanti dagli ammortizzatori sociali e, in particolare, a quelle forze politiche che oggi di fatto non svolgono più un'attività reale.
  Allora, quando ci sono di mezzo dei lavoratori, noi abbiamo una posizione sempre molto laica e siamo per esaminare, fino in fondo, le esigenze che ci sono. Quindi, il punto non è nel merito della questione, però c’è un problema di metodo. Intanto, non si capisce bene questo provvedimento che cosa c'entri con lo spirito con cui era nata questa legge che, come dicevo all'inizio, era quello di rendere operativa ed effettiva nei suoi poteri la Commissione nel suo lavoro. Poi c’è anche una riflessione proprio di fondo che io vorrei fare e su questo, poi, vado anche a concludere, nel senso che il tema su cui vorrei dire due parole, infine, è proprio quello del finanziamento pubblico alla politica. Da un lato, noi continuiamo a pensare, come la si pensa in tutti i principali Paesi europei, che il tema del finanziamento pubblico della politica non è un sottrarre risorse alla collettività, ma è il pieno funzionamento della democrazia e lo dico onorevole Di Maio, anche se SEL ha avuto dei buoni risultati, come il Partito Democratico, con il 2 per mille, questo meccanismo che è stato utilizzato di finanziamento privato, ma un Paese civile non si può limitare al finanziamento privato e lo dico anche sulla base dei nostri risultati positivi. Quindi, non è un piagnisteo, è l'applicazione della Costituzione italiana, che nel momento in cui all'articolo 49 prevede i partiti politici come lo strumento della democrazia, allora vuol dire che i partiti politici intanto, dal nostro punto di vista, e lo dico anche ai colleghi di altri partiti, non sono fatti solo di ladri e non sono delle associazioni a delinquere. Quindi, bisognerebbe avere la dignità di difenderli e non di lisciare sempre il pelo a quello che si muove nell'opinione pubblica che spesso è stato strumentalizzato dall'informazione e che, naturalmente, ha visto anche dei protagonisti di atti delinquenziali. Siccome io rappresento un partito che non è stato protagonista di atti delinquenziali, e ci sono molti colleghi di altri partiti che non sono mai stati protagonisti di atti delinquenziali, allora approfitto di questa occasione per dire all'onorevole Di Maio che, invece, continuo a pensare che la legge sia sbagliata, nonostante i buoni risultati. Dopodiché non si possono fare troppe parti in commedia, perché se si decide che la politica deve essere finanziata soltanto dal privato, trovo che ci sia una qualche contraddizione, anche se mi rendo conto che la questione della cassa integrazione non è solo un fatto di risorse pubbliche, ci sono anche altri aspetti. Però c’è una qualche contraddizione, poi, nell'usare risorse pubbliche per risolversi dei problemi all'interno delle proprie organizzazioni politiche, perché delle due l'una: o servono le risorse pubbliche o non servono le risorse pubbliche. Io penso che servano, mi piacerebbe che non si facesse della propaganda in certe circostanze e poi si utilizzassero altre circostanze, invece, per portare avanti in maniera meno coerente cose che si sono dette per farsi – ripeto – della propaganda politica. Io penso – e concludo su questo – che i soldi servono per fare politica perché o si ha un grande apparato di comunicazione, per cui certe risorse non ti servono perché ce le hai già, Pag. 12perché hai uno dei tuoi fondatori che la comunicazione la fa già lui, oppure pensi, e questo è l'altro nodo del problema, che la politica debba essere finanziata da privati perché in fondo la politica deve rispondere a degli interessi particolari. Siccome noi non pensiamo che la politica debba rispondere a degli interessi particolari e non ci interessano i grandi finanziatori, pensiamo che debba esistere una quota minima di finanziamento pubblico perché tutti debbono avere diritto, anche quelli che non hanno risorse, di fare politica. Questo lo voglio lasciare agli atti perché non so quella che sarà la discussione che faremo oggi pomeriggio, non so se questa sarà un'ulteriore occasione per strumentalizzare un tema che è molto delicato, quello del finanziamento pubblico della politica, però, siccome la nostra posizione, quella di SEL, è sempre stata chiara e limpida, la ribadisco anche in questa circostanza, annunciando che sul provvedimento abbiamo un giudizio controverso: ci va bene la prima parte, troviamo che sia inopportuna e sbagliata la seconda (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Grazie, Presidente. Non sembri strano, ma credo che su un tema così istituzionale – ha citato prima l'onorevole Quaranta, molto opportunamente, l'articolo 49 – non si possa avere un'appartenenza, ma si debba pensare a quello che è il contenuto del provvedimento, indipendentemente dai soggetti che ne hanno determinato la genesi.
  Quindi mi trovo in buona parte d'accordo con quello che il collega Quaranta ha rappresentato soprattutto sulla rilevanza costituzionale dei partiti e sulla necessità di non scambiare i partiti con uno strumento – anche qui tra virgolette – «privato» di gestione della politica, ma come uno strumento che, essendo garantito da una norma costituzionale, merita ampia tutela. E merita ampia tutela sicché sarebbe, a mio avviso, sbagliato confondere il finanziamento ai partiti, pubblico o privato che sia, con la necessità di garantire ai partiti la sopravvivenza. Non si può nel modo più assoluto scambiare le modalità di finanziamento dei partiti con l'importanza e, per così dire, con l'insostituibilità nello chassis istituzionale della presenza dei partiti. Quindi, la garanzia di sopravvivenza dei partiti prescinde addirittura dalle modalità di finanziamento. Il must è che il partito costituzionalmente protetto deve essere garantito nella sua esistenza.
  E qui sono ancora d'accordo con il collega Quaranta. È bene avere un solo interlocutore asettico, un principale interlocutore asettico, quale può essere il pubblico, o sottomettersi alla volubilità interessata di privati, che possano in qualche maniera predeterminare anche gli indirizzi e addirittura la sopravvivenza della politica ? Anche su questo dobbiamo parlarci con chiarezza. Qui non c’è politica e antipolitica: c’è il rispetto della Costituzione. Ora, se noi dovessimo pensare che in qualche modo il privato si possa sostituire nella politica alla necessità di garantire la sopravvivenza dei partiti, a mio avviso, commetteremmo un errore più grave rispetto a quello delle critiche che sono state mosse al finanziamento pubblico dei partiti.
  Il Parlamento ha una caratteristica: deve potere porre rimedio a delle defaillance che si possono essere verificate per delle sue scelte. Non è detto che una scelta sia per sempre. Guai, se noi non avessimo la capacità della rettifica, del farsi indietro, dell'aggiustamento e del rimedio al malfonctionnement di qualsiasi scelta che noi abbiamo posto in essere. Credo che le tematiche del finanziamento nei confronti dei partiti meritino delle riflessioni e che non si possa pensare che, sopprimendo il finanziamento pubblico ai partiti, si raggiunga il nirvana, per così dire, della saggezza istituzionale da parte del Parlamento. È un tema che va rivisto e che mi sembra con troppa facilità sia stato liquidato, in un momento in cui si pensava che il finanziamento pubblico fosse il male Pag. 13assoluto. Mi chiedo, invece, se il male assoluto non sia averlo svincolato completamente soprattutto per i piccoli partiti. Perché qui dobbiamo pensare, non ai grandi partiti, ma a qualsiasi partito, piccolo o grande che sia, la cui vitalità non può essere affidata a degli investimenti – e uso un termine non casuale – che i privati possono effettuare su idee, ideologie, prospettive, governabilità e poteri che vengono esercitati. Io credo che la politica che va garantita sia la piccola politica delle grandi idee e non la grande politica qualche volta delle piccole, piccolissime idee, se noi vogliamo fare di questo Paese un Paese che rispetti un pluralismo, che certamente non può essere soffocato nella parte essenziale ovvero le sue risorse economiche.
  Infatti – parliamoci chiaro – un partito non è fatto soltanto di opzioni ideologiche o di comunicazione di quello che si pensa. È fatto di persone è fatto di strutture, è fatto di impegni, è fatto di fornitori, è fatto di lavoratori, è una struttura che impegna soggetti che prestano un'attività che deve essere comunque retribuita. Allora, anche in tal caso, questa concezione asettica di un partito che non vive di persone, ma vive soltanto nelle idee, magari qualche volta nei social network, che sostanzialmente in questo costituiscono, se isolati, per così dire, nella loro tristezza, un modo sbagliato di leggere la sussistenza di un partito. A me piace molto più la piazza dei social network. Con tutto il rispetto per i social network, mi piace una politica vissuta, partecipata, in cui la gente percepisca l'importanza di un'idea e si batta per un'idea. Certo può avvenire anche con la comodità di un clic, ma un clic qualche volta è un modo comodo per aderire e manca di quella sofferenza e di quella patologia buona, che fa sì che avere un'idea significhi esserne testimoni. Ha ragione Marco Di Maio in questo: è una legge semplice, è un aggiustamento, è un drafting, è un fatto poco più che formale, con due scopi, Uno è quello di porre rimedio ad una difficoltà, che è stata manifestata da questa Commissione di nuova istituzione, di non avere la forza per potere adempiere ad un compito.
  Quindi, se io non ho la forza per poter adempiere ad un compito, a me sembra naturale che si ponga rimedio a questa mancanza di risorse. Aver potenziato questa Commissione significa potenziare le possibilità del controllo sui partiti. Infatti, parliamoci chiaro, se ci sono due mantra che vanno valorizzati sono la trasparenza, perché di questo abbiamo bisogno, e il controllo con il senso di responsabilità rispetto a chi agisce e chi controlla. Questo è un modo moderno di intendere il partito, cioè un partito che sia leggibile e con la responsabilità di chi agisce e le responsabilità di chi è tenuto al controllo di questa trasparenza. Mi sembra che questa normativa non tocchi minimamente questi due pilastri. Anzi, potenziando le risorse della Commissione, consente di dare effettività a questo controllo, che, invece, sarebbe stato soltanto virtuale.
  Per carità, io non entro nelle piccole beghe e negli scontri. Anche in Commissione abbiamo chiesto più volte l'audizione e poi il presidente non è venuto. Mi sembra che, una volta che si giunga in Aula, tutto questo debba lasciare il passo alle scelte del Parlamento e alle scelte della ragionevole maggioranza che supporta un provvedimento di questo genere.
  Bene, potenziamento della Commissione, ma necessità, nell'ottica di garantire la sopravvivenza dei partiti, che quello che non è stato fatto si possa fare più rapidamente, senza per questo ovviamente scambiare, come una forma di prebenda, di condono, quella che, invece, è soltanto una deroga in stato di necessità. È una deroga in stato di necessità. Vi è la necessità di raggiungere un obiettivo di sopravvivenza di una struttura costituzionalmente garantita. Io potenzio i controlli e, per quello che non è stato fatto, rendo fruibile, ripeto, senza un «liberi tutti», ma con una ragionevole mediazione tra le esigenze della struttura e i controlli, quello che non è stato possibile effettuare per mancanza di risorse.
  A me sembra che questo sia un provvedimento addirittura doveroso. E non Pag. 14voglio minimamente entrare nella seconda parte. Infatti, vedete, quando si garantiscono i lavoratori, quando si garantisce la tutela dei lavoratori, i sofismi a me sembrano sempre di troppo. Se io debbo garantire a gente che ha prestato la sua attività il diritto agli ammortizzatori sociali, io non debbo star lì a chiedermi, con eccessiva passione per il bizantinismo, se questo diritto può essere parziale. A me sembra la discussione sul nesso di causalità, quando si diceva che rispetto a una certa forma di causalità di tipo colposo omissivo, per aversi la responsabilità ci voleva un giudizio di probabilità non superiore o non inferiore al 30 per cento. È chiaro che stabilire che cosa voglia dire il 30 per cento, il 29 per cento o il 31 per cento è un'operazione impossibile, che diventa assolutamente arbitraria e discrezionale.
  Nella tutela dei lavoratori io credo che l'arbitrio debba essere abbandonato. È indispensabile anteporre il diritto a mantenere la fruibilità di determinati fondamentali indipendentemente da quelli che possono essere poi gli aggiustamenti e di quelle che possono essere le discussioni. In altri termini, io credo che quando si tutelano i lavoratori bisogna anteporre questa tutela a tutte le forme di disturbo della fruizione di questi ammortizzatori. E questa legge va esattamente in questo senso, cioè antepone il diritto di chi ha prestato una sua opera e, per tante ragioni, si trova poi in difficoltà a qualsivoglia forma di gestione della qualità e della quantità di questo diritto.
  Ecco, credo che il Parlamento è chiamato a un intervento di intelligente drafting con risorse che vengono garantite, con controlli che non vengono sminuiti, ma vengono facilitati nell'interesse della sopravvivenza del partito, con tutela di lavoratori che, avendo il diritto agli ammortizzatori sociali, vedono riconosciuto questo sacrosanto diritto.
  Tutto qui. Non mi sembra che ci si debba stracciare le vesti. Certo, lo diceva Cozzolino, abbiamo avuto dei problemi sull'ammissibilità e sull'inammissibilità, ma io credo che la problematicità, porsi dei problemi sia una cosa giusta. Mi spaventano molto di più quelle situazioni di pacificità interessata rispetto a quella della dubbiosità, che in qualche maniera poi viene risolta, dopo un'approfondita riflessione.
  Tutte le volte in cui si è perplessi e si decide poi dopo aver risolto attentamente il problema, questo secondo me è un corretto esercizio dei propri diritti e dei propri doveri. Mi spaventa molto di più quello che a rullo compressore va verso un obiettivo senza porsi mai nessun tipo di problema. Quindi, tranquillizzo il collega Cozzolino: se vi sono stati dubbi sull'ammissibilità formale, sono stati dubbi che poi il presidente Mazziotti ha risolto e la cui soluzione io assolutamente condivido. Infatti, la riflessione porta poi ad una meditata scelta. E quando le scelte sono meditate, sono parlamentari. Quindi Forza Italia, ovviamente, è in linea con questo provvedimento per le ragioni che mi sono permesso di rappresentare e che meglio rappresenterò di seguito poi nella discussione che avverrà in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente, si torna dalla pausa estiva in Aula con l'esame di una proposta di legge riguardante un aspetto che riceve la massima attenzione da parte dei cittadini e in particolar modo da parte nostra: la gestione del denaro pubblico per sostenere le forze politiche. Tutte le forze politiche, tranne una, la nostra, e ci tengo a sottolinearlo. È un tema spigoloso che la classe politica italiana ha deciso di affrontare concretamente soltanto dopo il nostro arrivo nel 2013. Ricordo soltanto che prima c’è stato un lungo attendismo, poi una presa per i fondelli notevole ai danni di oltre il 90 per cento dei cittadini che con il referendum del 1993, di cui molto spesso ci si dimentica in quest'Aula, dissero chiaramente di voler affossare il drenaggio di denaro pubblico da parte dei Pag. 15partiti. Peccato che poi i partiti su questo facciano spesso orecchie da mercante e memoria non diciamo da chi. La presa per i fondelli si chiamava rimborso elettorale. Sostanzialmente, soldi in cambio di voti. Quei soldi che sarebbero serviti a sostenere le opere pubbliche, lo sviluppo del Paese e la formazione di nuove generazioni e che, invece, anno dopo anno venivano trasferiti nelle casse dei partiti. Lo scempio massimo lo raggiungemmo dopo il 2006. I rimborsi furono assegnati per ogni anno di legislatura e così successe che Forza Italia, il PdL, DS, Margherita, PD e Italia dei Valori percepirono nel corso della XVI legislatura i rimborsi per le elezioni politiche del 2006, per quelle del 2008, poi per le elezioni regionali e poi per quelle europee. Anno dopo anno, milioni dopo milioni, dopo milioni di euro. Di fatto, prima e dopo lo spartiacque di Tangentopoli agli italiani è toccato pagare ai partiti case, cene, vestiti, computer, viaggi, vacanze per gli sfizi dei politici e talvolta addirittura dei familiari degli stessi. Dal 1994 in poi 2,7 miliardi di euro di patrimonio pubblico sono finiti ai partiti che si sono visti regalare dai cittadini, a fronte all'incirca di 100 euro di spese per le campagne, un «rimborso» – lo metto tra virgolette perché tale non è – indicativamente di 340 euro. Tutto senza considerare ancora le indennità, i gettoni, i rimborsi per le spese di mandato, le erogazioni liberali, i budget per i finanziamenti dei vari gruppi, di rappresentanza e così via. Tutto questo mentre il Paese, quello vero, quello fuori da qui, fatto di famiglie, imprese, precari, disoccupati, cominciava a morire, ad affondare e a impoverirsi. I partiti, invece, continuavano ad arricchirsi dentro e fuori le istituzioni perché tanto arrivavano i soldi dei cosiddetti rimborsi elettorali. Nel 2012 la crisi politico-istituzionale e quella finanziaria vi hanno imposto di rivedere la normativa. E lì, con la legge n. 96 del 2012, quella che interessa il provvedimento di cui oggi in esame, è stata istituita la Commissione per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti e dei movimenti politici. Poi, nel 2013, con la calata dei brutti e cattivi barbari grillini, si è deciso di dire basta – mi viene da ridere – e di abolire il finanziamento pubblico ai partiti – dico abolire ironicamente perché chiaramente non lo si farà prima del 2017, come avevamo già chiarito in tutte le lingue – e di modificare il nome e il ruolo di questa Commissione che diventa di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Sì, perché dal 2012, con gli scandali che hanno investito la Margherita e Lega, con i tesorieri Lusi e Belsito, il cruccio della classe politica è diventato la trasparenza dei partiti. Infatti, oggi i bilanci sono talmente trasparenti che sono ancora previsti per macrovoci e sostanzialmente all'interno potrebbe esserci tutto il contrario di tutto, tanto non è possibile saperlo.
  Sono talmente trasparenti, Presidente, che la Commissione che avrebbe dovuto valutare i rendiconti e gli statuti si è trovata, sia nel 2014 sia nel 2015, a non avere gli strumenti e le risorse per poter svolgere il proprio compito, che è proprio quello di valutare la documentazione del 2013 e del 2014. Insomma, per essere chiari, non è cambiato assolutamente nulla di nulla.
  Come se non bastasse, c’è stata quella smania riformatrice e quella presunta moralizzazione messa in atto nei confronti dei partiti e all'interno degli stessi partiti dal 2012 al 2013 e che li ha condotti ad una legislazione vigente che è un po’ confusa e nebulosa. È stata licenziata infatti nel 2012 una norma che è stata abrogata con il decreto-legge n. 149 del 2013, che rimane in parte valida e in parte modifica norme transitorie. Quindi la Commissione, appena insediata, si è trovata a procedere, dopo appena un anno, con nuove norme e in una fase transitoria che durerà sino al 2017.
  Questo disagio e l'impossibilità di svolgere adeguatamente il lavoro di questa Commissione sono stati denunciati poco più di un anno fa, nell'ottobre 2014, dallo stesso presidente della Commissione, Bruno Bova – l'ha ricordato prima il mio collega Cozzolino –, sostenuto anche da quattro magistrati che componevano la Pag. 16Commissione, tutti dimessisi in blocco proprio per protestare contro il piano politico e istituzionale, affinché si affrontassero i limiti e le problematiche di ordine operativo, organizzativo e normativo. Lo stesso Bova – lo ricordo – chiese in quel frangente un testo unico per chiarire il quadro normativo di riferimento.
  Qual è il risultato ? Da ottobre 2014 a febbraio 2015 la Commissione è rimasta sostanzialmente vuota, ma non è un problema, infatti hanno trovato qualcosa da fare. Di preciso l'NCD, grazie al comma 12-quater del decreto «milleproroghe», potrà comunque rientrare nel novero dei partiti aventi diritto alla ripartizione del 2015 secondo le procedure e i requisiti di legge. Infatti è opportuno ricordare in questa sede che il partito stampella del Governo (con il record di indagati, lo ricordiamo per onore di cronaca) secondo la Commissione non aveva i requisiti per accedere al finanziamento, tant’è che non iscrisse NCD nel registro dei partiti di cui all'articolo 4 del decreto-legge n. 149 del 2013. Si è fatto giusto in tempo, tanto lo statuto corretto è poi arrivato il 17 ottobre in assenza della Commissione e quindi con l'impossibilità di fare una valutazione effettiva; il Governo in quell'epoca presentò una norma di proroga delle scadenze, ma soprattutto diede la possibilità di godere dei medesimi benefici senza essere nel registro purché vi fosse una dichiarazione di possesso dei requisiti. Quindi, per essere chiari, stiamo parlando di una semplice autocertificazione. È un po’ come chiedere a un lupo di autocertificare i propri requisiti come cane pastore prima di affidargli un gregge: queste sono le genialità della politica italiana.
  La risposta della politica al primo impasse pare sia stata questa proposta di legge calendarizzata a marzo con una di quelle solerzie veramente funeree di quest'anno, ma poi è stata accelerata di colpo, allo spasmo, nel mese di luglio in vista della scadenza del 31, quella data fatidica in cui dovevano arrivare il finanziamento e i soldi a pioggia.
  Intanto, però, mentre l'attività parlamentare veniva ingolfata da decreti e da disegni di legge di delega in bianco, il nuovo presidente della Commissione, Luciano Calamaro, trasmetteva ai Presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, una relazione in cui denunciava l'impossibilità – udite, udite ! – per il termine del 30 giugno di verificare i rendiconti di esercizio dei partiti.
  Era il 18 maggio scorso e in quell'occasione i tesorieri dei partiti si sono svegliati e hanno iniziato il presidio istituzionale perché niente verifiche significa niente soldi. E volesse mai che i partiti dovessero andare avanti senza denaro pubblico ! Non riuscirebbero a camminare e sarebbero allo sbando, sarebbe la fine totale. Presidente, peraltro, mi perdoni di rivolgermi agli altri partiti con un costante «voi», ma d'altronde la questione non ci riguarda per niente, perché il MoVimento 5 Stelle non ha alcun rapporto con il denaro pubblico: noi non ne percepiamo e pertanto ci fa quasi tenerezza il Partito Democratico quando esulta per i 5,5 milioni di euro di erogazioni liberali e il tesoriere attuale esulta dicendo che sono molti, ma, dall'altro lato, c’è uno di quei tesorieri storici dei DS che, invece, dice trattarsi semplicemente di bruscolini.
  A noi viene da ridere perché sono anni che giriamo i territori e ci confrontiamo con le persone e facciamo campagne che sono basate interamente su donazioni private fatte di cuore, con passione per chi ancora veramente crede che vi sia un'occasione di risanare questo Paese.
  Quindi, questa eccitazione democratica un po’ ci fa ridere, perché, come direbbe mio nonno, avete scoperto l'acqua calda: sì, sì, sì, è possibile fare politica onestamente, addirittura senza sottrarre soldi al Paese. Mi dispiace che i colleghi di SEL dicano che parlare di soldi sottratti al Paese sia propaganda perché è una questione costituzionale la garanzia del finanziamento pubblico; io, però, ricordo che c’è un benedettissimo referendum, i cittadini italiani si sono espressi e sono loro che ci danno mandato per venire qua, quindi, noi dovremmo fare quello che ci dicono i cittadini. Peraltro, mi permetto di sottolineare che le erogazioni liberali prevedono Pag. 17anche le deduzioni, quindi, è comunque un finanziamento pubblico «indiretto» – diciamo così – e quindi fa doppiamente sorridere questo slancio di orgoglio e felicità.
  Concludo il quadro complessivo, prima di passare nel dettaglio al provvedimento in esame. Si è chiarito che la normativa che è stata finora licenziata si è dimostrata lacunosa, inefficace e inutile. La Commissione non ha mai svolto la propria attività, se non in maniera minimale e i due presidenti hanno lamentato chiaramente una mancanza di agibilità e di operatività, senza che sia cambiato nulla. Peraltro, mi permetto di specificare che il secondo non ha nemmeno ritenuto opportuno presentarsi in audizione in Commissione affari costituzionali per offrire le sue valutazioni e, quindi, lascio uno spunto di riflessione a chi ci segue su questo atteggiamento.
  Ciononostante, in vista della «Caporetto» di luglio, i partiti hanno ingranato la quinta e si sono spinti su due terreni. In Commissione, la fase preliminare si è conclusa repentinamente, l'8 luglio, riducendo al minimo i termini di presentazione degli emendamenti, che – sempre per chi ci segue con assiduità al di fuori di questo palazzo – sono le proposte di modifica; ci sono state date meno di ventiquattr'ore. Il termine era alle 12 del 9 luglio, il giorno successivo. Intanto negli Uffici di Presidenza di entrambi i rami del Parlamento è stato dato mandato di svolgere le verifiche e i rilievi sulla possibilità di erogare nei termini previsti dell'8 luglio tutte le somme dovute. Tutto sembrava apparentemente retto dalla sola volontà di velocizzare l'iter parlamentare, tant’è che noi avevamo richiesto anche una proroga dei termini per la scadenza degli emendamenti, che è stata rigettata; peccato che, appena due settimane dopo, sia stata la stessa relatrice ad aver chiesto più tempo per esprimere il parere su una manciata di emendamenti, che erano, a dir tanto, una decina. Quindi, veramente, si rasentava il ridicolo.
  Si giungeva così al 23 luglio, quindi, due settimane dopo il termine di presentazione degli emendamenti che era stato inizialmente previsto, e viene calato l'asso da parte della relatrice del Partito Democratico: il famoso – ovviamente per gli addetti ai lavori, ma spero che lo diventi anche fuori – emendamento 1.100.
  E ora entriamo nel vivo del provvedimento: la proposta di legge in esame nella versione originaria era orientata esclusivamente a intervenire sulla modifica dell'articolo 9 della legge n. 96 del 2012, quindi, sulla composizione della Commissione, in maniera da permettere di svolgere adeguatamente i propri compiti di verifica e controllo. Quindi, si trattava di aumentare le risorse a disposizione; tutto qua, null'altro. Come, invece, ci aspettavamo e, poi, puntualmente, è accaduto, l'idea di intervenire sul binomio denaro-partiti ha rappresentato per questi ultimi l'occasione di mettere le mani sulla diligenza. So che probabilmente questa è un'immagine figurata, per cui qualcuno me ne vorrà, ma a me piace tantissimo e rende anche molto, molto bene l'idea, sicuramente, soprattutto, per chi non mette le mani sulla diligenza.
  La stessa relatrice, infatti, ha presentato nel corso dell'esame in Commissione una serie di emendamenti volti a stravolgere il senso della proposta così come era stata presentata, proposte emendative che non solo modificavano parti del provvedimento diverse da quelle in esame, ma addirittura intervenivano su altri testi, come, appunto, è accaduto per l'emendamento 1.100 con riferimento al decreto-legge n. 149 del 2013.
  Che cosa prevedeva questo emendamento 1.100 approvato in Commissione ? È semplicissimo: si stravolge il testo dell'atto Camera n. 2799, modificando l'impianto originario e persino l'obiettivo e le procedure del decreto-legge citato. Ovviamente è stato comunicato dal presidente della Commissione, Mazziotti Di Celso, per il tramite della Presidente Boldrini, che non vi era nessun aspetto critico. Lo ha anche sottolineato l'ex presidente Sisto: problemi tecnici non ce ne sono assolutamente, tutto liscio come l'olio ! Se nostre proposte simili, in altri provvedimenti, Pag. 18sono state immediatamente tacciate come inammissibili, questa è diventata magicamente ammissibile: due pesi e due misure.
  Per fare ancora più chiarezza a chi non ha avuto modo di seguire i lavori da vicino, sottolineo che l'emendamento del Partito Democratico impone alla Commissione che la verifica analitica dei rendiconti avvenga solo a partire dall'anno di esercizio 2015, abbandonando di fatto il 2013 e il 2014, sui quali vengano fatti dei controlli puramente formali. È una sanatoria e si chiudono gli occhi sugli anni precedenti, quello che è fatto è fatto, facciamo finta di nulla, poi vediamo da quest'anno di andare avanti, tanto i soldi sono dei cittadini, non sono mica direttamente vostri. Chi se ne importa.
  L'erogazione del finanziamento relativo ai bilanci 2013 viene previsto nell'imminenza dei trenta giorni dall'entrata in vigore della proposta di legge in esame e infine considerando che il Presidente del Consiglio non poteva non aiutare anche gli amici di Forza Italia – non me ne voglia il presidente Sisto, l'ha fatto da un lato con l'NCD, vogliamo mica dargli dell'antiberlusconiano, non sia mai – si è inserita una norma che va a modificare la disciplina degli articoli 4 e 16 del decreto-legge n. 149 del 2013: rispettivamente, la possibilità per i partiti di essere beneficiari dell'accesso alla cassa integrazione e ai contratti di solidarietà, pur non essendo inseriti nel registro. In soldoni, in sostanza, un movimento, una lista, un partito, con uno statuto e un rendiconto che non sono a norma di legge avranno la possibilità di chiedere la cassa integrazione per i propri dipendenti.
  Cosa c'entra Forza Italia in tutto questo ? Beh, semplice. Il partito da mesi aveva lasciato i lavoratori senza lavoro e senza stipendio, ma con la versione della proposta di legge all'esame invece potrà accedere alla cassa integrazione. Personalmente, Presidente, sono sollevata per la tutela dei lavoratori, ma in tutta sincerità è evidente che non c’è nulla di buono in questa ennesima previsione ad hoc, anche perché il presidente Sisto parla di porsi dei problemi di fronte a certe situazioni e all'inopportunità di porseli, ma mi chiedo perché non vi ponete mai – perché noi ce li poniamo – le stesse problematiche nei confronti di tutte le migliaia di lavoratori che rimangono fuori senza nulla del settore privato ? Quelli chi se ne importa, tanto non sono dipendenti dei partiti, perché questa alla fine è la storiella.
  Una sanatoria di fatto, che, dal punto di vista dei partiti, sostanzialmente salva capra e cavoli. Quindi, ai partiti arriveranno i soldi – seppur con un mesetto di ritardo, ma poco importa – e i controlli fino all'esercizio 2014 non saranno svolti e quindi tutti i tesorieri saranno molto soddisfatti, tutti sani e salvi: è proprio un «libera tutti», è l'esatto contrario di quello che, secondo me, ha detto Sisto poco fa.
  Lasciamo perdere tutta la manfrina sulla costituzionalità del finanziamento pubblico ai partiti, perché in questo momento mi sembra veramente ridicola. Direi che all'interno di quest'aula tutti i vari rappresentanti dei singoli partiti, a prescindere dal partito che rappresentano come persone, dovrebbero mettersi una mano sulla coscienza – se ovviamente c’è il presupposto – e chiedersi se debbano essere fatti dei controlli veri e reali anche sugli esercizi precedenti. Dovrebbero essere fatti ? Secondo me sì, dovrebbero, vi aiuto a trovare la risposta. Soprattutto dovremmo smetterla – dovreste, perché noi non li prendiamo – di prendere dei finanziamenti pubblici, rimborsi – chiamateli come volete –, visto che i cittadini nel 1993 si sono espressi chiaramente, secondo me, perché altrimenti è un furto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, veramente pensavo di parlare su una questione di non straordinaria importanza, che immaginavo avesse più o meno queste caratteristiche. Noi abbiamo fatto una normativa la quale impone ai partiti degli obblighi per poter Pag. 19accedere ai rimborsi spese relativi agli anni precedenti. Questa normativa non riesce a trovare applicazione, non per colpa dei partiti, che sono pronti a offrire i rendiconti chiesti, ma perché non abbiamo potuto, non siamo stati in grado, da parte dell'istituzione Parlamento, di creare le condizioni perché questi vengano effettivamente esaminati.
  Cosa facciamo ? Aboliamo surrettiziamente i rimborsi ? Non mi pare che questo corrisponda né allo spirito, né alla lettera della legge. Oppure, accettiamo il fatto che l'impossibilità di dare piena esecuzione alla normativa non dipende da una mancanza da parte di uno dei contraenti del patto, il partito che deve presentare il rendiconto, ma deriva dal Parlamento stesso, dalla Camera, e quindi procediamo ai controlli possibili e rinunciamo a controlli più penetranti che non siamo in grado di esercitare. Questo mi sembra che il buonsenso dica e ciò su cui io ero pronto in qualche modo a intervenire.
  Scopro, invece, che stiamo trattando di una questione di portata storica, una questione che tocca i fondamenti stessi della democrazia.
  La questione è quella dei partiti e allora diciamo una parola, ma credevo anche di parlare di un'altra questione molto banale, cioè l'estensione della cassa integrazione ai dipendenti di un partito che ha cambiato nome: vogliamo negare ai dipendenti l'estensione della cassa integrazione per una formalità del genere ?
  Guardate che la cassa integrazione non è solo per i dipendenti dei partiti, come mi pare d'aver sentito dire da qualcuno negli interventi precedenti; è un istituto il quale è venuto progressivamente, per tappe successive, a riguardare l'immensa maggioranza dei lavoratori italiani. La retorica, la passione, sono una componente essenziale della politica, ma in tutto non bisogna esagerare, perché un'esagerazione diventa poi facilmente una bugia e la politica ha bisogno di verità.
  La questione è diventata dunque cronico-storica, è il problema della democrazia. Allora vorrei rivolgervi una domanda, che rivolgo anche a me stesso: è possibile una democrazia senza partiti ? Rousseau era convinto di sì. Anzi, Jean-Jacques Rousseau, un filosofo che spero non sia del tutto dimenticato, era convinto che senza partiti la democrazia si potesse fare, anzi, che la democrazia fosse possibile soltanto senza partiti. E da Rousseau parte un filone della democrazia moderna, quel filone che poi approda nel Partito Comunista dell'Unione Sovietica e anche nel Partito Nazionalsocialista della Germania di una volta, che si consideravano partiti pienamente democratici, anzi più democratici di tutti, perché capaci di costituire una democrazia senza partiti. Se leggete il Mein Kampf di Hitler, è interessante il fatto che lui non parla mai del proprio partito e spiega: noi siamo un movimento, non siamo un partito; non siamo come gli altri, siamo qualitativamente e totalmente assolutamente differenti dagli altri. La polemica contro i partiti è un elemento fondamentale di quello che io chiamo il «diciannovismo», la cultura da cui nascono i grandi movimenti antidemocratici che portano poi l'Europa alle guerre mondiali. Mi sembra di riscontrare in alcuni interventi, anche in quest'Aula, un'eco, neanche tanto debole, di quelli che erano gli argomenti che venivano allora usati.
  La seconda questione che vorrei porvi è: immaginiamo una democrazia senza partiti ? Non ne conosciamo. Conosciamo partiti senza democrazia, ma non democrazia senza partiti.
  Veniamo quindi al tema del finanziamento. La domanda è: di chi sono i partiti ? A chi appartengono i partiti ? Appartengono a chi li vota o appartengono a chi mette dentro i soldi per farli funzionare ? È una domanda di non poco rilievo e abbiamo diversi tipi di democrazia nel mondo a seconda della risposta che si dà a questa domanda.
  Qualche partito che non fruisce di finanziamento pubblico ancora non ha superato il test di democraticità interna che provi che il partito appartiene effettivamente a chi lo vota e non a chi ci mette dentro i soldi per farlo funzionare o a chi controlla i meccanismi comunicativi attraverso i quali si aggrega la platea dei Pag. 20componenti il partito, perché, dove non ci sono partiti, dove non c’è finanziamento pubblico, qual è il meccanismo che rischia di instaurarsi e che si è già instaurato ? Il deputato, il rappresentante, raduna le risorse necessarie a farsi eleggere e dopo dovrà risarcire, lui, quelli che l'hanno sostenuto e diventerà sempre più aderente a logiche locali e di gruppo e sempre meno attento, invece, a richiami che abbiano una portata generale. I partiti hanno svolto una grandissima funzione nel compattare un elettorato e nel rendere possibile il funzionamento di una democrazia. Da tempo i partiti non ci sono più.
  Il dramma vero è un altro: magari il finanziamento c'era ancora, ma i partiti non c'erano più e, nello sbriciolamento dei partiti, il finanziamento pubblico si è drammaticamente corrotto. Qui i nuovi diciannovisti hanno delle ragioni, come peraltro avevano delle ragioni anche i fascisti quando criticavano la democrazia italiana pre-fascista: sì, c’è stato un processo drammatico di corruzione e un'indignazione popolare. Abbiamo risposto in modo adeguato a questa indignazione ? Non lo so. Mi domando se non sarebbe necessario ripensare il problema con regole severe sul finanziamento dei partiti. La gente è pronta a capire che si finanzia l'esistenza di una sezione in un quartiere popolare, meno pronta a capire che si diano dei soldi al centro perché il centro faccia quello che vuole.
  Finanziamento alla periferia e non al centro, controllo degli iscritti sul finanziamento, selezione delle candidature attraverso il voto segreto degli iscritti sono strumenti che in altri Paesi assicurano che il finanziamento pubblico venga usato in modo rigoroso. Separazione fra l'attività di educazione alla democrazia, che dev'essere propria dei partiti, magari nella forma di specifiche fondazioni (è l'esempio tedesco), e il finanziamento dell'attività ordinaria dei partiti: se vogliamo una democrazia funzionante, su questo tema dovremo inevitabilmente tornare.
  L'alternativa ? L'alternativa è correre il rischio che stiamo correndo già adesso ! Perché io non sono così drammaticamente contrario in qualche modo al Parlamento dei nominati, che rimarrà anche in gran parte con la nuova legge ? Per il motivo banale che rischiamo altrimenti di aprire ad un Parlamento composto da bande di ventura, compagnie di ventura: ogni parlamentare organizza la sua compagnia di ventura e in questo modo assicura la sua elezione, ma poi non c’è più disciplina di partito; nei suoi aspetti deteriori, ma anche negli aspetti positivi, che è la rispondenza del partito a interessi generali e alla necessità di spiegare davanti al popolo le ragioni delle sue scelte.
  Una democrazia fortemente controllata da chi ha il potere del denaro è il rischio che corriamo, in dettaglio e anche in grosso, nel grande partito col grande finanziatore, nel comune con la piccola campagna elettorale locale. È opportuno che su questo tutti quanti esercitiamo una riflessione, se possibile fuori dalla retorica e non dimenticando l'insegnamento della storia. La storia ci ha mostrato che le democrazie senza partiti non hanno funzionato e hanno terminato in regimi quantomeno autoritari, spesso totalitari.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche della relatrice e del Governo – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la relatrice, onorevole Piccione.

  TERESA PICCIONE, Relatrice. Signor Presidente, solo per puntualizzare alcune cose e riportare la discussione nell'alveo della proposta di legge. Ogni riflessione, ogni contributo è interessante: ringrazio i colleghi che sono stati qui a illustrare le loro posizioni, i loro punti di vista, ma noi ci muoviamo non di nuovo in una riflessione sul merito e l'opportunità del ripristino di un finanziamento pubblico o no, ma più modestamente sul corretto funzionamento e l'efficientamento di una Commissione che non è riuscita ad espletare i compiti ad essa affidati dalla legge.Pag. 21
  Per cui non voglio raccogliere neanche le provocazioni e il linguaggio che non mi appartiene: «la Caporetto di luglio», «l'asso nella manica della relatrice», «le mani sulla diligenza», che nascondono surrettiziamente il pensiero che ci sia un covo di ladri, un manipolo di persone interessate più che alla politica e al Paese, ai soldi e ai guadagni personali; ciò che mette i tesorieri sani e salvi e dà il senso del «liberi tutti». Non solo non condivido: sono così distante da una visione della politica di questa portata, che credo non entrerò neanche in una replica.
  Attorno alla proposta di legge, colgo anche i suggerimenti che vengono dai colleghi che hanno precedentemente parlato. L'onorevole Quaranta – e l'onorevole Sisto, quando ha parlato di trasparenza e responsabilità –, ha ben sottolineato che, se sospendiamo, per i rendiconti dei partiti del 2013 e 2014, il controllo sostanziale, cioè quello nastrino per nastrino, bonifico per bonifico, fattura per fattura, di un volume di spese e di entrate di un partito nazionale, lo facciamo perché ciò è già stato fatto dalla società esterna di certificazione, che noi non abbiamo tolto perché è prevista nell'articolo 9, comma 1, della legge n. 96 del 2012.
  Quindi noi sospendiamo questo controllo perché questa Commissione, che andiamo oggi a implementare, non fa in tempo a ricominciare dal 2013 una roba del genere e deve per forza essere messo a partire dal 2015 il ripristino di questo controllo.
  In secondo luogo, questo consentirà ai partiti di riprendere la loro attività e di poter incidere sul territorio; estendiamo la cassa integrazione a quei partiti che appunto non hanno avuto il requisito di essere iscritti al registro nazionale dei partiti, ma noi neanche lo sappiamo perché nessuno ha esaminato finora gli statuti di nessun partito.
  Voglio ricordare che nella relazione del dottor Calamaro sono 85 i partiti che avrebbero diritto a tutto ciò. Allora, io non credo che i lavoratori di nessuno possano pagare questo prezzo e credo che questo Parlamento, come è stato detto da tanti, ha il dovere di correggere quello che non ha funzionato e solo in questo senso si muove lo spirito di questa proposta di legge.

  PRESIDENTE. La ringrazio, relatrice.
  Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia alla replica.
  Il seguito del dibattito è rinviato ad altra parte della seduta, cioè alla ripresa pomeridiana.

Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2620, 3056, 3155, 3085, 3157.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 5 agosto 2015.

Discussione del disegno di legge: S. 1333 – Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese, fatto a Roma il 7 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (A.C. 2620) (ore 11,39).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese, fatto a Roma il 7 ottobre 2010.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2620)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Marazziti. Non essendo presente, sospendo la seduta per cinque minuti.

  La seduta, sospesa alle 11,40, è ripresa alle 11,45.

Pag. 22

  PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione del disegno di legge di ratifica n. 2620.
  Ha facoltà di intervenire l'onorevole Marazziti, in qualità di relatore.

  MARIO MARAZZITI, Relatore. Illustre Presidente, colleghi deputati e illustre rappresentante del Governo, desidero innanzitutto ringraziare la Commissione affari esteri per la mia designazione ad rem ai fini dell'esame del provvedimento relativo al trattato Italia-Cina in materia di estradizione, che ho seguito fin dall'inizio come relatore, avvenuta in considerazione di una mia specifica attenzione ai rapporti tra l'Italia e Pechino, anche in un'ottica di una sempre maggiore valorizzazione della Cina quale attore internazionale responsabile.
  I recenti eventi – e mi riferisco sia alle inquietanti deflagrazioni che hanno colpito l'importante città portuale del nord-est della Cina, Tianjin, causando un gran numero di vittime e di feriti, sia ai crolli della borsa di Shangai, ma anche ai negoziati in corso presso il Consiglio di sicurezza dell'ONU rispetto alle maggiori crisi internazionali in atto e alle grandi crisi mondiali che attraversano, dal Mediterraneo all'Africa e all'Asia, il nostro pianeta e che richiedono una collaborazione tra tutti i maggiori attori internazionali per soluzioni politiche che permettano il ristabilire pace e sicurezza in gran parte del pianeta – evidenziano la conclamata rilevanza globale delle tematiche interne alla Cina e l'esigenza di un rafforzamento del dialogo bilaterale, anche al di là della pur essenziale cooperazione economica.
  Ciò premesso, il Trattato al nostro esame è finalizzato a migliorare ed ottimizzare, nel settore giudiziario penale, l'azione di contrasto dei fenomeni criminali perseguita in collaborazione con i Paesi esterni all'area dell'Unione europea.
  Ricordo che questa intesa è stata firmata a Roma il 7 ottobre 2010, contestualmente ad un altro Trattato bilaterale con la Repubblica popolare cinese, quello in materia di reciproca assistenza giudiziaria penale, la cui ratifica è stata autorizzata dalla legge n. 64 del 29 aprile 2015.
  Il Trattato, che consta di 21 articoli, esordisce con l'impegno reciproco delle parti a consegnarsi persone ricercate, per dare corso ad un procedimento penale o per consentire l'esecuzione di una condanna. L'estradizione è concessa, nel rispetto del principio della doppia incriminazione, per i reati punibili con pene restrittive della libertà personale di almeno un anno, oppure, nel caso di richieste funzionali all'esecuzione di una condanna, quando la pena ancora da scontare non sia inferiore a sei mesi.
  Un temperamento del richiamato principio della doppia incriminazione è previsto per i reati di natura doganale, fiscale o finanziaria, per i quali si procede all'estradizione anche se la parte richiesta non preveda la medesima configurazione penale di tali fattispecie.
  Il Trattato disciplina altresì i casi, obbligatori e facoltativi, in cui una delle due parti debba o possa negare l'estradizione, includendo, fra gli altri, i casi di reati politici (ad esclusione di quelli per terrorismo), quelli militari, in caso di concessione di asilo politico o ancora quando vi sia il fondato motivo di ritenere che la medesima persona possa essere punita per motivi di discriminazione. Penso siano restrizioni assolutamente indispensabili e da sottolineare.
  Mi preme sottolineare che si esclude l'estradizione nei casi in cui vi sia il fondato motivo di ritenere che la persona richiesta possa patire, in relazione allo specifico reato, torture o altri trattamenti degradanti e inumani o, ancora, nei casi in cui l'estradizione stessa potrebbe condurre all'esecuzione di pene vietate nell'ordinamento della parte richiesta, come, ad esempio, per l'ordinamento italiano la pena capitale. Anche personalmente, anche per la mia biografia personale, come cofondatore della Coalizione mondiale contro la pena di morte, mi preme di segnalare a quest'Aula che su questo punto noi siamo stati molto chiari. È pertanto evidente, infatti, che, ove l'autorità italiana accertasse che la richiesta di Pag. 23estradizione è viziata da ragioni che nulla hanno a che fare con il procedimento penale, ma che invece rientrano in atteggiamenti persecutori in evidente violazione dei diritti umani, l'estradizione sarebbe negata.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  MARIO MARAZZITI, Relatore. Presidente, ho bisogno ancora di due o tre minuti.

  PRESIDENTE. Io la invito, però, alla sintesi...

  MARIO MARAZZITI, Relatore. Senz'altro.

  PRESIDENTE. ...perché noi qualche minuto lo abbiamo anche dedicato alla sospensione. Quindi...

  MARIO MARAZZITI, Relatore. La ringrazio.

  PRESIDENTE. Prego.

  MARIO MARAZZITI, Relatore. Ricordo come l'Italia ha aderito a trattati come quello con gli Stati Uniti d'America, che prevedono la possibilità di concedere l'estradizione anche per reati punibili con la pena di morte, purché lo Stato richiedente offra garanzie della non applicazione o esecuzione della pena capitale. Ma la Corte costituzionale, con il cosiddetto «caso Pietro Venezia», ha correttamente riaffermato il carattere assoluto del divieto costituzionale di pena di morte, dichiarando l'incostituzionalità dell'articolo 698 del codice di procedura penale e della legge di esecuzione del Trattato con gli Stati Uniti.
  Il Trattato disciplina anche il possibile rifiuto dell'estradizione dei suoi cittadini e individua le autorità di ciascun Paese preposte alla trasmissione delle richieste ed esplicita le modalità e i documenti necessari per formulare tali richieste.
  In sintesi, concludo ricordando che in Commissione affari esteri è emersa la condivisione tra i gruppi di maggioranza e di opposizione sui temi del rispetto dei diritti umani e sull'esigenza che, da parte del Governo italiano, vi sia una linea di estremo rigore nel presidio dei profili attuativi ed interpretativi di un Trattato il cui testo ha comunque superato positivamente il vaglio delle competenti Commissioni affari costituzionali e giustizia.
  Da parte del MoVimento 5 Stelle è stato posto il tema dell'assenza dall'ordinamento cinese del reato di associazione mafiosa, come pure della necessità di guardare allo stato delle carceri cinesi come a una possibile causa di rifiuto all'estradizione, ma ricordo che il MoVimento 5 Stelle ha poi approvato la relazione proposta alla Commissione.
  Concludo chiedendo assolutamente un iter rapido per l'approvazione di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1598 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sull'autorizzazione all'esercizio di attività lavorative dei familiari a carico del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e rappresentanze consolari, fatto a Roma il 13 dicembre 2013 (Approvato dal Senato) (A.C. 3056) (ore 11,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sull'autorizzazione all'esercizio Pag. 24di attività lavorative dei familiari a carico del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e rappresentanze consolari, fatto a Roma il 13 dicembre 2013.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3056)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Fabio Porta.

  FABIO PORTA, Relatore. Grazie, Presidente. Buongiorno al rappresentante del Governo e anche ai colleghi. Quest'Aula si accinge a esaminare adesso due provvedimenti, entrambi già approvati dal Senato, relativi ad Accordi bilaterali con il Cile, un Paese al quale è opportuno riconoscere un interesse prioritario non soltanto per la rilevante comunità italiana che lì vive, ma anche per la realtà di notevole interesse che il Cile rappresenta per i nostri operatori economici e ciò anche in vista del prossimo forum interparlamentare tra Italia, America Latina e Caraibi, che esattamente tra un mese – anzi, tra poco meno di un mese – si svolgerà proprio qui a Roma. Voglio anche ricordare che recentemente tra Italia e Cile ci sono stati diversi incontri al massimo livello e che i rapporti tra i due Paesi sono eccellenti.
  Il primo dei due Accordi che oggi esaminiamo e che è stato già oggetto del vaglio della nostra Commissione, della Commissione affari esteri, è finalizzato a consentire lo svolgimento di attività lavorativa autonoma o subordinata da parte dei familiari dei membri delle rappresentanze cilene in Italia e presso la Santa Sede e di quelle italiane in Cile, comprese le rispettive missioni presso le organizzazioni internazionali aventi sede nei due Paesi. Mi riferisco, in particolare, al coniuge e ai figli di funzionari diplomatici, funzionari consolari di carriera, membri del personale tecnico e amministrativo, ad esclusione degli impiegati locali.
  I familiari delle suddette categorie di personale sono già tutelati dalle Convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche e sulle relazioni consolari, oltre che dal diritto internazionale consuetudinario e pattizio e dal diritto delle organizzazioni internazionali, che estendono loro privilegi e immunità previsti già per i membri delle rappresentanze straniere.
  L'attuale contesto delle relazioni diplomatiche, in rapida evoluzione, riconosce ai familiari dei membri delle rappresentanze accreditate in ogni Paese un ruolo diverso da quello previsto nel passato. Tali persone sono, infatti, oggi inserite pienamente nel contesto del Paese ricevente e contribuiscono, attraverso lo svolgimento di un'attività lavorativa, allo sviluppo del sistema economico e sociale locale, senza per questo venire meno al proprio ruolo istituzionale in qualità di familiari del personale accreditato. I familiari a carico del personale diplomatico che svolgono un'attività lavorativa all'estero saranno, peraltro, assoggettati alla normativa fiscale, di sicurezza sociale e del lavoro prevista dalla normativa vigente nel Paese ospitante.
  In tale nuovo contesto, le immunità per i familiari a carico, previste – come dicevo – dalle Convenzioni di Vienna sulle relazioni diplomatiche e sulle relazioni consolari, nonché dagli altri accordi internazionali vigenti, sono escluse limitatamente agli atti compiuti nell'esercizio dell'attività lavorativa e per le questioni derivanti dalla medesima.
  Per quanto riguarda l'immunità dalla giurisdizione penale, in caso di un'azione giudiziaria intentata contro un familiare a carico che gode di immunità diplomatica, per atti compiuti nell'esercizio dell'attività lavorativa stessa, il Paese ricevente può chiedere la rinuncia all'immunità e lo Stato inviante darà seria considerazione alla richiesta, ad eccezione di quei casi per cui una rinuncia all'immunità si ritenga possa essere contraria agli interessi nazionali Pag. 25in presenza di grave reato e, qualora l'immunità non fosse sospesa, la persona dovrebbe essere richiamata.
  Questo Accordo prevede, infatti, sia modalità di autorizzazione allo svolgimento delle attività lavorative che appropriati meccanismi giuridici di limitazione della sfera di applicazione delle immunità dalle giurisdizioni penale, civile ed amministrativa per gli atti compiuti nel prestare tali attività.
  L'Accordo prevede dei meccanismi sanzionatori finalizzati ad impedire ogni genere di abuso derivante dalla qualità di familiare di membro di una rappresentanza straniera.
  Concludo, segnalando che dall'applicazione di questo provvedimento non deriveranno oneri o minori entrate a carico del bilancio dello Stato.
  Auspico, quindi, l'approvazione del disegno di legge, già approvato dal Senato nella seduta del 15 aprile scorso, che è frutto di un grande e articolato negoziato tra le parti ed è stato elaborato nella prospettiva di un contemperamento degli indirizzi espressi dalle altre competenti amministrazioni sul progetto di testo approvato dal Ministero degli esteri e dalle successive istanze presentate da parte cilena.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia all'intervento.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1599 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Roma il 16 ottobre 2007 (Approvato dal Senato) (A.C. 3155) (ore 12).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Roma il 16 ottobre 2007.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3155)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, Porta.

  FABIO PORTA, Relatore. Grazie, Presidente. Come accennavo, oggi parliamo di due Accordi relativi ai rapporti italo-cileni.
  Questo secondo Accordo, ha lo scopo di favorire la cooperazione scientifica e tecnologica con il Cile, superando un precedente Accordo già datato, risalente infatti al 1991, soprattutto consolidando i legami tra le università e i centri di ricerca dei due Paesi, assicurando, al tempo stesso, la protezione intellettuale e puntando, altresì, alla realizzazione di progetti di ricerca congiunti su temi di reciproco interesse, attraverso lo scambio di esperti, docenti e ricercatori.
  Questa nuova intesa permetterà di rafforzare la fattiva cooperazione che esiste in campo interuniversitario tra i Paesi. Ricordiamo che esistono già 155 accordi, di cui 111 soltanto per il settore tecnico-scientifico; accordi che vedono coinvolte, come dicevo, numerose università italiane.
  Tale cooperazione potrà essere quindi estesa adesso anche ai centri di ricerca e alle loro reti che operano presso dette università, con conseguenti positive ricadute per le imprese, piccole e grandi, che si avvalgono della collaborazione di tali enti per lo sviluppo tecnologico dei propri prodotti, dei processi industriali e per la formazione professionale e la crescita occupazionale nei territori dove sono ubicate. L'Accordo favorirà, inoltre, lo sviluppo Pag. 26e l'ampliamento della cooperazione anche in ambito europeo e internazionale, al fine di reperire i fondi necessari per il finanziamento di grandi progetti di ricerca.
  L'Italia, come dicevo poc'anzi, rappresenta per Santiago e per il Cile uno dei partner principali, anche per il ruolo che il nostro Paese può svolgere per lo sviluppo del sistema educativo, della scienza e della tecnologia in loco, con conseguenti ripercussioni positive anche per l'innovazione e l'internazionalizzazione del sistema produttivo locale, settori dove l'attuale Governo sta investendo per dare delle risposte adeguate alle richieste che vengono dalla società civile.
  L'Accordo definisce gli obiettivi da perseguire nell'ambito di settori di interesse reciproco, stabilisce l'ambito della cooperazione nei settori delle scienze di base e delle scienze applicate allo sviluppo tecnologico, fissa le modalità operative della cooperazione, prevede l'istituzione di una commissione mista preposta all'esecuzione dell'intesa stessa e regola le clausole sulla proprietà intellettuale, come dicevo, nell'ambito dei progetti realizzati.
  Questo disegno di legge, anch'esso approvato dal Senato, il 3 giugno scorso, valuta le spese di missione riguardanti l'esecuzione dell'Accordo in 39 mila euro annui a decorrere dall'anno 2015 ed in 6.300 euro ad anni alterni a decorrere dall'anno 2016, mentre le rimanenti spese sono quantificate in 183.600 euro annui. Su tali profili la Commissione bilancio esprimerà in data odierna il proprio parere direttamente a quest'Aula.
  Concludo auspicando una pronta approvazione di questo disegno di legge, la cui ratifica è stata già lungamente posticipata, un disegno di legge, un Accordo, che potrà promuovere numerose iniziative comuni tra i due Paesi in campo scientifico e tecnologico, rafforzando ulteriormente i nostri legami con uno dei Paesi del Cono Sur più attraenti, anche perché tra quelli più tecnologicamente avanzati e prosperi del sud America, con un livello di reddito pro capite medio-alto in rapporto alla media regionale e con una riconosciuta affidabilità giuridica.
  Voglio solo Presidente, concludendo, fare un altro auspicio, ovvero che questo Parlamento possa ratificare quanto prima un altro importante accordo che sta molto a cuore alla comunità italiana in Cile e a quella cilena in Italia. Parlo dell'accordo di sicurezza sociale tra i due Paesi che nonostante alcune osservazioni del Ministero del lavoro, che noi cercheremo di affrontare spiegando che i costi poi non sono così alti come quelli stimati, andrebbe incontro davvero alle esigenze di una comunità, ricordandoci anche che abbiamo ospitato negli anni Settanta e Ottanta tanti cileni a seguito di una violenta e drammatica dittatura che ha colpito quel Paese.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che non si darà luogo alle repliche.
  Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministro dell'interno della Repubblica italiana e il Ministro dell'interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012 (A.C. 3085) (ore 12,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministro dell'interno della Repubblica italiana e il Ministro dell'interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012.

Pag. 27

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3085)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Manciulli.

  ANDREA MANCIULLI, Relatore. Grazie Presidente. Colleghi, l'Accordo italo-francese siglato nel 2012 in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia disciplina in modo specifico questa forma di collaborazione operativa, nel rispetto della normativa europea nella stessa materia, riconducibile alle decisioni del Consiglio dell'Unione europea del 2008 – rispettivamente dedicate al potenziamento della cooperazione transfrontaliera, soprattutto nella lotta al terrorismo e alla criminalità, e all'attuazione della prima – a loro volta collegate al Trattato di Prüm, al quale l'Italia ha aderito con la legge 30 giugno 2009, n. 85, riguardante la cooperazione di polizia in materia di lotta al terrorismo, alla criminalità transfrontaliera ed all'immigrazione clandestina.
  Ricordo, inoltre, che l'Accordo si collega alle previsioni di cui all'articolo 7-bis del decreto-legge n. 93 del 2013, recante disposizioni in materia di sicurezza, riguardanti la possibilità di disporre operazioni congiunte nell'ambito di accordi internazionali di polizia, che hanno disciplinato alcuni profili pratici connessi al loro svolgimento sui rispettivi territori nazionali, quali l'attribuzione di qualifiche pubbliche agli agenti stranieri, il porto e l'uso delle armi ed altro.
  Sotto il profilo tecnico-operativo, l'intesa si è resa necessaria per realizzare una più stretta cooperazione bilaterale di polizia per il mantenimento dell'ordine pubblico e della sicurezza nonché per prevenire la commissione di reati, nei limiti di quanto previsto dai rispettivi ordinamenti giuridici.
  L'atto internazionale, siglato nel corso del vertice italo-francese di Lione del 3 dicembre 2012, specifica innanzitutto quali sono le autorità competenti ai fini dell'applicazione dell'Accordo, ossia il dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno per la parte italiana e la direzione della cooperazione internazionale del Ministero dell'interno per la parte francese. Individua, poi, l'ambito nel quale la cooperazione stessa si renderà operativa, ossia il mantenimento dell'ordine pubblico e la prevenzione dei reati, attraverso l'effettuazione di pattugliamenti concordati tra le parti e l'esecuzione di operazioni di polizia congiunte in cui gli agenti di uno Stato partecipano a operazioni di polizia nel territorio dell'altro Stato.
  L'Accordo sancisce, quindi, quali saranno le modalità della cooperazione, che si sostanzieranno, nello specifico, nell'assistenza da parte degli agenti dello Stato di invio agli agenti dello Stato di destinazione, in special modo nelle attività che vedono coinvolti connazionali. Le attività degli agenti dello Stato di invio avverranno sotto il controllo e, generalmente, alla presenza di agenti dello Stato di destinazione. L'impiego e l'organizzazione del servizio degli agenti dello Stato di invio avverranno secondo le istruzioni dell'autorità competente dello Stato di destinazione.
  In coerenza con il Trattato di Prüm e con le citate decisioni del Consiglio dell'Unione europea, si disciplinano l'uso delle armi, delle munizioni e delle attrezzature, nonché dei veicoli nell'ambito delle attività di cooperazione. In entrambi i casi vige il richiamo al rispetto delle norme e della legislazione dello Stato di destinazione, che, nella fattispecie, sono individuabili nella citata normativa del 2013. Le Parti hanno l'obbligo di prestare agli agenti dell'altra parte, nell'esercizio della loro funzione, le stesse protezione e assistenza riservate ai propri agenti.
  L'Accordo specifica, quindi, le dinamiche connesse alla responsabilità civile e penale nonché al rapporto di lavoro. La risoluzione delle controversie tra i due Pag. 28Paesi in merito all'interpretazione o all'attuazione dell'Accordo avverrà tramite negoziati e consultazioni tra le Parti.
  L'organizzazione e la pianificazione delle operazioni congiunte saranno stabilite d'intesa tra le autorità competenti, attraverso specifici protocolli che ne definiranno i dettagli.
  Quanto agli oneri di attuazione dell'Accordo, su cui la Commissione bilancio darà quest'oggi il proprio parere all'Aula, valutati in circa 77 mila euro, essi verranno coperti ricorrendo al Fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2015-2017, nell'ambito dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.
  Mi preme sottolineare la rilevanza di una rapida approvazione di questo disegno di legge, che rafforza ulteriormente un quadro di cooperazione già assai strutturato tra il nostro Paese e la Francia e che, tuttavia – come hanno dimostrato le tensioni di quest'anno, in occasione dell'arrivo di gruppi consistenti di profughi a Ventimiglia e diretti verso il territorio francese – abbisogna di opportuni affinamenti rispetto a specifici profili operativi. Anche in questa connessione con il dibattito in atto in Europa sui temi della gestione dell'enorme flusso di profughi provenienti dal Medio Oriente e dalla Siria, in particolare, l'entrata in vigore della nuova intesa concorrerà a contrastare con maggiore efficacia la criminalità e a rafforzare il fronte comune contro la gravissima minaccia terroristica e contro la piaga del traffico internazionale di esseri umani, in una fase di particolare delicatezza per la tenuta dei vincoli di solidarietà tra Paesi membri fondatori dell'Unione europea.
  Come è emerso anche nel corso dell'esame in Commissione, non vi è dubbio, peraltro, che lungo il confine tra Italia e Francia si trovino numerose località turistiche di mare e di montagna dove, in talune stagioni dell'anno, l'affluenza è assai concentrata e dove, quindi, diventa più stringente l'esigenza di sicurezza per i cittadini e quella di maggiore chiarezza per le nostre Forze dell'ordine rispetto ai propri ambiti operativi.
  Per tali ragioni, che mi paiono essere molto chiare, auspico un iter celere di approvazione di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali. Non avranno luogo repliche e il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.

Discussione del disegno di legge: S. 1729 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino, con Allegato, fatto a Roma il 5 marzo 2008 (Approvato dal Senato) (A.C. 3157) (ore 12,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino, con Allegato, fatto a Roma il 5 marzo 2008.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3157)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, onorevole Arlotti.

  TIZIANO ARLOTTI, Relatore. Grazie Presidente, innanzitutto per la soddisfazione che c’è da parte mia per questa designazione ad rem alla Commissione affari esteri ai fini dell'esame del provvedimento Pag. 29relativo all'Accordo tra Italia e San Marino, designazione disposta dal mio gruppo in considerazione del mio particolare legame con la Repubblica del Monte Titano, connesso alle mie origini riminesi, ma soprattutto alla mia esperienza professionale giovanile come operaio di una fonderia sanmarinese; successivamente a favore anche dei lavoratori frontalieri e anche per altri provvedimenti che sono stati ratificati.
  Fatta questa breve premessa personale, segnalo che l'Accordo in esame di cooperazione radiotelevisiva tra Italia e San Marino si inserisce in una complessa vicenda risalente all'Accordo aggiuntivo di amicizia e di collaborazione del 1953, quando la Repubblica del Titano rinunciò espressamente all'esercizio del diritto ad una stazione radiotelevisiva indipendente. Fino al 2005 è stata possibile una proficua collaborazione tra la RAI e San Marino RTV, delimitando con precisione la possibilità da parte italiana di coprire il territorio della Repubblica di San Marino con tutti i canali autorizzati delle zone italiane limitrofe, ad eccezione del canale 51, riservato alla Repubblica sanmarinese per il proprio territorio e le zone adiacenti. D'altra parte, la Conferenza regionale delle radiocomunicazioni, svoltasi a Ginevra nel 2006, interveniva nella materia prevedendo la riassegnazione delle frequenze esistenti nel campo della radiodiffusione televisiva, anche in vista della migrazione generale delle trasmissioni verso il sistema digitale. Ciò veniva in qualche modo a mutare la preesistente delimitazione tra Italia e San Marino e, pertanto, si riteneva necessario, per consentire la migrazione al digitale terrestre delle trasmissioni dell'emittente pubblica italiana nei territori limitrofi a San Marino, utilizzare le frequenze assegnate a Ginevra alla Repubblica di San Marino relativamente ai canali 7, 26 e 30.
  Tutto ciò ha sostanzialmente determinato le due parti a intraprendere negoziati per la modifica e l'incremento dell'Accordo di collaborazione bilaterale in materia radiotelevisiva, concretizzatasi nell'Accordo del 5 marzo 2008, oggi all'esame di quest'Aula. Atteso che da parte sanmarinese la ratifica dell'Accordo bilaterale è intervenuta già il 4 agosto 2008, la parte italiana ha provveduto, fino a tutto il 2012, ad adempiere ai propri obblighi ai sensi del nuovo Accordo, ovvero alla corresponsione a San Marino di un importo forfetario annuale di 3.098.000 euro per l'utilizzo delle tre frequenze radiotelevisive, mediante proroghe annuali della Convenzione tra il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio e la RAI, proroghe operate nell'annuale provvedimento di proroga termini. La Convenzione trae origine dal citato Accordo del 1987, il quale prevedeva una durata quindicennale, mentre la Convenzione, stipulata il 30 dicembre 1991, è scaduta il 31 dicembre 2006. I Ministeri degli affari esteri dei due Paesi hanno peraltro ritenuto entrambi gli atti in vigore fino all'11 giugno 2007. In attesa della stipula del nuovo Accordo, l'articolo 39 del decreto-legge n. 248 del 2007 ha prorogato l'operatività della Convenzione fino al 31 dicembre 2008, allo scopo di assicurare la continuità del servizio. Dopo la stipula dell'Accordo sono state disposte ulteriori proroghe, rispettivamente al 31 dicembre 2009, 2010, 2011 e 2012. Profilandosi, poi, la scadenza quinquennale dell'Accordo del 2008 al 31 dicembre 2013, si è provveduto a coprire gli oneri relativi a tale annualità, oltre a gran parte di quelli del 2014, con la legge di stabilità per il 2014 che ha istituito un fondo per il finanziamento di esigenze indifferibili per l'anno 2014. Poco meno di un quarto delle risorse di tale fondo dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, pari a 6 milioni di euro, sono state destinate alla proroga della collaborazione radiotelevisiva tra Italia e San Marino.
  Nell'articolato dell'Accordo sono previsti i termini della cooperazione tra le emittenti concessionarie. Si prevede la messa a disposizione dell'Italia di tre delle cinque frequenze assegnate a San Marino e quindi si prospetta una partecipazione importante ad un programma mirato all'area adriatico-balcanica soprattutto per la promozione della lingua italiana. Gli Pag. 30oneri economici dell'attuazione dell'Accordo sono quantificati in poco più di 3 milioni annui. Alla luce di quanto riferito raccomando una rapida conclusione dell'iter del provvedimento già approvato dal Senato. Infatti, oltre ad arricchire il quadro di riferimento giuridico della storica cooperazione bilaterale tra Italia e San Marino, opportunamente perfezionato in questi ultimi anni, risponde all'esigenza di sviluppare la cooperazione reciproca tra le società concessionarie del servizio pubblico dei due Paesi e di estendere il bacino di utenza attraverso l'utilizzo del sistema di diffusione satellitare con questo progetto prevalentemente mirato all'area balcanico-adriatica.
  Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
  Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Avverto che non avranno luogo le repliche. Il seguito del dibattito è rinviato alla parte pomeridiana della seduta.
  Sospendiamo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata. La seduta è sospesa.

  La seduta, sospesa alle 12,15, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della salute, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale e il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione al bando di gara promosso dalla regione Friuli Venezia Giulia per il reperimento di gameti ai fini della fecondazione eterologa – n. 3-01678)

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01678, concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione al bando di gara promosso dalla regione Friuli Venezia Giulia per il reperimento di gameti ai fini della fecondazione eterologa (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente. La donazione dei gameti femminili è causa di disagi e rischi per la donna che vi si sottopone, da qui un'insufficiente disponibilità di gameti per la fecondazione eterologa. La legge italiana sanziona chiunque realizza, organizza o pubblicizza, la compravendita di gameti, anche per evitare forme di sfruttamento del bisogno, prevedendo la totale gratuità delle donazioni, così come per ogni altro tessuto o organo umano, sangue compreso.
  Alcune regioni hanno pensato di aggirare l'ostacolo ricorrendo all'acquisto di gameti dall'estero. Se, però, insieme all'ostacolo, non si vuole aggirare anche la legge, scegliendo di sfruttare le donne straniere per evitare di sfruttare quelle italiane, è necessario guardare con sospetto a queste presunte donazioni e verificare attentamente se la donazione nei centri esteri da cui si acquistano ovociti sia effettivamente gratuita.
  Oggetto di questa interrogazione è, dunque, di accertare se tale gratuità sia stata adeguatamente verificata nel caso degli acquisti recentemente deliberati, nel mese di agosto, dalla regione Friuli Venezia Giulia.

Pag. 31

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Ringrazio l'onorevole interrogante perché mi consente di ribadire, anche in quest'Aula, la linea dell'Italia, secondo la quale la donazione di organi, cellule e tessuti, e quindi anche di cellule riproduttive, è volontaria e gratuita, così come previsto dalla vigente normativa. Ricordo, inoltre, che le direttive europee su cellule e tessuti prevedono una responsabilità diretta in capo alle autorità competenti, individuate da ogni singolo Paese per ciò che riguarda l'autorizzazione degli istituti dei tessuti. Le procedure di rilascio e conferma dell'autorizzazione prevedono la verifica della sussistenza dei requisiti di qualità e sicurezza, nonché del rispetto dei principi generali previsti dalle medesime direttive, tra cui figurano anche quelli di tutela della donazione del donatore, volontarietà e consenso informato, al fine di evitare indebiti sfruttamenti della persona.
  Per quanto riguarda, pertanto, le donazioni avvenute in Paesi esteri è l'autorità competente del Paese in cui è avvenuta la donazione dei gameti che vigila sul rispetto delle norme nell'ambito delle attività che è chiamato a svolgere per autorizzare un istituto dei tessuti.
  La normativa italiana che regola l’import-export di cellule e tessuti emanata in applicazione delle direttive europee già prevede che tali attività avvengano tra istituti di tessuti autorizzati e operanti in conformità ai requisiti previsti dalle direttive stesse. Pertanto, nel momento in cui si verifica che un istituto dei tessuti di un Paese europeo è autorizzato dalla rispettiva autorità competente ed opera in conformità ai requisiti previsti dalla normativa comunitaria, le importazioni da detto Paese devono presumersi in linea con l'attuale dettato normativo italiano ed europeo.
  La quota che viene rimborsata dal centro ricevente a quello inviante deve presumersi che copra unicamente i costi sostenuti per garantire la sicurezza delle donazioni, l'applicazione dei criteri di selezione del donatore, la raccolta, la lavorazione, il personale, il trasporto e così via, senza alcuna maggiorazione. È, peraltro, evidente che se i centri da cui avviene l'importazione dovessero dichiarare falsamente di non aver pagato il donatore, ciò configurerebbe un reato, peraltro perseguibile d'ufficio.
  Concludo, assicurando che il Ministero della salute continuerà a garantire, con il supporto del Centro nazionale trapianti, una puntuale verifica del rispetto delle norme che presiedono alle attività di importazione dei gameti.

  PRESIDENTE. Il deputato Gigli ha facoltà di replicare.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signora Ministro, io la ringrazio molto e non ho dubbi sulla buona volontà del Ministero e sulla bontà della legge italiana. Ho dei dubbi, però, sulla procedura che, come lei sa, è intrinsecamente pervasa da rischi, da stress e da disagio non solo psicologico, per il bombardamento ormonale, per l'intervento che richiede, per l'anestesia e così via. In Italia è morta una persona, tempo addietro, in corso di prelievo per fecondazione omologa a Bari come lei ricorda. Ho dei dubbi che le donne spagnole, che sono interessate dall'acquisto del Friuli Venezia Giulia, siano tutte più altruiste di quelle italiane.
  Se le italiane non vi si sottopongono, dubito che le spagnole siano tutte così generose e altruiste da andarsi a sottoporre a una procedura invasiva e potenzialmente pericolosa. Se lei, poi, dà un'occhiata ai siti – e io gliene ho richiamato qualcuno nella mia interrogazione scritta – di questi centri su cui il Friuli Venezia Giulia ha effettuato gli acquisti, vedrà che sono dei centri che non hanno nulla da invidiare al miglior business di questo mondo: vengono praticati sconti, promozioni e quant'altro; c’è tutto un mondo privato che è estremamente lucroso in questa materia, estremamente lucrativo, e questi gruppi, evidentemente, ne fanno un affare. Allora il mio sospetto è che queste donne, appunto, abbiano in realtà, poi, un Pag. 32rimborso, non dichiarato, magari sotto forma di rimborso spese, piuttosto che non di pagamento, perché altrimenti saremmo all'assurdo che le donne italiane sono assolutamente insensibili al grido di dolore, come diceva Vittorio Emanuele, che proviene dal Paese.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIAN LUIGI GIGLI. Allora, io non vorrei che, ferma restando la bontà del nostro sistema, di cui le do atto, alla fine noi assumessimo un atteggiamento pilatesco, come la scimmietta che non vede, non guarda e non sente e, quindi, tutto quanto funziona bene...

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Gigli.

(Elementi ed iniziative di competenza in merito agli effetti della sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso del comune di Trebisacce contro la trasformazione dell'ospedale in punto di primo intervento rafforzato – n. 3-01679)

  PRESIDENTE. L'onorevole Barbanti ha facoltà di illustrare l'interrogazione di cui è cofirmatario n. 3-01679 concernente elementi ed iniziative di competenza in merito agli effetti della sentenza del Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso del comune di Trebisacce contro la trasformazione dell'ospedale in punto di primo intervento rafforzato (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SEBASTIANO BARBANTI. Grazie Presidente, signor Ministro, il diritto alla salute costituzionalmente tutelato è, ahimè, un'utopia, in Calabria. Nel caso specifico che le sottopongo oggi – altri ne verranno nei giorni a seguire – la popolazione di tutto l'Alto Ionio Cosentino ha bisogno di risposte concrete dalla politica, popolazione qui rappresentata sulle tribune dal sindaco di Trebisacce e dalla Consulta dei giovani. L'ospedale di Trebisacce è l'unico presidio ospedaliero che serve un bacino di utenza di circa sessantamila persone per 17 comuni, di cui nove sono montani e situati in zone disagiate da un punto di vista delle vie di comunicazione che impediscono il raggiungimento di altri ospedali nella cosiddetta golden hour. Il commissario alla Sanità ha ben pensato di chiudere questo ospedale, relegandolo a un semplice quanto inutile PPI (punto di primo intervento rafforzato), e questo, ovviamente, fa saltare totalmente i LEA così come prevede il Patto della salute, ma, soprattutto, va contro una sentenza del Consiglio di Stato, la n. 2151 del 2015 che ne impone quanto meno la riapertura come ospedale per zone disagiate. È mai possibile che un commissario, un funzionario del Governo, un tutore della legge possa non rispettare e attuare una sentenza del massimo organo di giustizia amministrativa e questo in uno Stato di diritto ? Ascoltiamo fiduciosi la sua risposta.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Grazie Presidente, con riferimento alla vicenda oggetto della presente interrogazione va precisato che il Consiglio di Stato con la sentenza n. 2151 del 2015 ha accolto peraltro parzialmente il ricorso con il quale il comune di Trebisacce aveva impugnato il decreto del 22 ottobre 2010 del presidente della giunta regionale della Calabria, all'epoca dei fatti il commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi del settore sanitario, nella parte in cui disponeva la riconversione dell'ospedale generale di base Guido Chidichimo di Trebisacce in ospedale distrettuale. Il giudice di appello amministrativo nel dispositivo della sentenza ha espressamente fatto salva l'adozione, da parte della struttura commissariale, di nuove determinazioni. L'attuale struttura commissariale ha peraltro adottato il provvedimento n. 9 del 2 aprile 2015 recante l'approvazione di un documento di Pag. 33riorganizzazione della rete ospedaliera, della rete dell'emergenza-urgenza e delle reti tempo-dipendenti. Il provvedimento è attualmente all'esame dei Ministeri affiancanti, lo stiamo proprio esaminando in questo periodo.
  Tuttavia, all'esito di una prima valutazione è possibile evidenziare che il citato provvedimento commissariale, richiamandosi al recentissimo regolamento ministeriale recante la definizione degli standard qualitativi strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera, riporta lo stato di attuazione della programmazione esistente, attraverso la dotazione di posti letto al 31 gennaio 2014 tra le aziende sanitarie provinciali della regione Calabria afferenti alle relative aree, nord, centro e sud. Si rappresenta che il fabbisogno di posti letto ospedalieri è stato determinato tenendo conto dell'appropriatezza delle prestazioni e del recupero della mobilità passiva. Il documento riporta anche i principi generali relativi all'organizzazione del sistema territoriale e ospedaliero dell'emergenza-urgenza e delle reti tempo-dipendenti, individuando le azioni prioritarie da realizzare nel triennio e i nodi della rete con le relative funzioni e gli standard qualitativi di riferimento.
  Per il comune di Trebisacce è prevista una Casa della salute con un punto di primo intervento attivo con operatività h 24, al pari dei punti di primo intervento delle Case della salute di San Marco Argentano, Cariati, Praia a Mare, Mormanno e Lungro; questi ultimi due con operatività h 12 diurna.
  Si rappresenta anche che il medesimo decreto commissariale prevede anche la definizione di elisuperfici attive h24 in tutti gli hub ed elisuperfici attive h12 diurne in tutti gli SPOC, nonché per la questione in esame di elisuperfici attive h24 nelle case della salute di Praia a Mare e Trebisacce.
  Svolte le considerazioni di carattere tecnico, rassicuro gli onorevoli interroganti, che come ho più sopra anticipato, l'esame del nuovo provvedimento commissariale è ancora in corso e che ho chiesto ai miei Uffici di verificare la sussistenza di tutti i requisiti idonei a garantire ai cittadini sicurezza e accesso alle cure in modo tempestivo come previsto dalla legge. Quindi, sia l'elisuperficie sia la possibilità di garantire il trasporto in un'area di cui mi rendo conto le condizioni orografiche sono particolarmente disagiate. Quindi, l'intenzione del Ministero è quella di verificare che ci siano tutti i requisiti prima di provvedere appunto al ridimensionamento della struttura.

  PRESIDENTE. L'onorevole Barbanti ha facoltà di replicare, per due minuti.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signora Presidente, signora Ministro, con tutto il rispetto parlando, l'ospedale è già molto ridimensionato. I due asset da tutelare, che sono quelli della mobilità passiva e del rispetto dei LEA, sono attualmente tutti e due deficitari. In primis, perché non si può dire – così ha fatto il commissario Scura, riferendosi alla popolazione di Trebisacce –, siete quattro gatti e non avete bisogno di un ospedale, potete andare a curarvi a Policoro. Ma il rispetto dei LEA non può formalmente dipendere da scelte di programmazione sanitaria di competenza della regione Basilicata, che tra l'altro non è tenuta a cooperare per la soddisfazione dei bisogni sanitari della Calabria. Così come anche inesistenti servizi, quelli appunto di un futuro ospedale di Sibaritide e a quello dell'elisoccorso. Ben vengano queste cose, però Ministro le persone muoiono oggi e queste opere vengono fatte in un futuro.
  Diciamo che la struttura commissariale in questi cinque anni ha solo peggiorato la situazione della già precaria sanità calabrese in una maniera drastica, con un deficit che ha continuato a salire, assunzioni di primari insufficienti rispetto alle richieste, criteri di assegnazione del budget ancora ignote – tra un po’ arriverà un altro question time da parte mia – e una mobilità passiva che è immutata, anzi in alcuni casi aumentata e costa 300 milioni di euro l'anno ai cittadini calabresi. È chiara la difficoltà del commissario nel Pag. 34gestire e programmare la sanità in Calabria. Il commissario tra l'altro non conosce, e ne ha dato prova, la geografia e le esigenze dei cittadini distorcendo anche l'interpretazione della legge, ma poi cambiando idea ogni minuto perché agli stessi rappresentanti di Trebisacce un giorno ha detto che l'ospedale sarebbe stato mantenuto e che aveva dato anche compito all'ASP di fare una nuova programmazione, salvo poi cambiare idea qualche giorno dopo. Quindi, anche qui un po’ ondivago.
  In ultimo le dichiarazioni circa il numero degli abitanti sono offensive e denotano limiti culturali e gestionali. La soluzione non può essere che la rimozione di questa struttura commissariale, dannosa quanto inutile, e la riconsegna agli organi della regione democraticamente eletti della responsabilità di risanare la situazione e di attuare quel programma di medio e lungo periodo che possa restituire ai calabresi un sistema sanitario degno di un paese civile.

(Iniziative in materia di medicina difensiva alla luce delle proposte elaborate dalla commissione consultiva istituita presso il Ministero della salute con decreto del 26 marzo 2015 – n. 3-01680)

  PRESIDENTE. L'onorevole Calabrò ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01680, concernente iniziative in materia di medicina difensiva alla luce delle proposte elaborate dalla commissione consultiva istituita presso il Ministero della salute con decreto del 26 marzo 2015, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  RAFFAELE CALABRÒ. Signor Presidente, signora Ministro, lei sa bene come il fenomeno della medicina difensiva, ormai presente in tutti i paesi occidentali, in Europa in particolare, ha portato una serie di conseguenze: da una parte, il frequente ricorso a prestazioni diagnostiche assolutamente inutili e inappropriate, le liste di attesa che si allungano e l'assistenza che non funziona, e dall'altra parte una spesa sanitaria che va incrementandosi senza motivo tanto che è stato calcolato, intorno ai 10 miliardi il costo della medicina difensiva.
  Il Ministro qualche tempo fa ha istituito una commissione consultiva guidata dal professor Guido Alpa che possa dare degli indirizzi su come poter risolvere il problema. Parallelamente, la Commissione affari sociali della Camera sta lavorando su un disegno di legge, oggi arrivato a un testo unificato presentato agli inizi di agosto, per poter accelerare il processo normativo.
  Signora Ministro, noi vorremmo sapere quali iniziative si intendano poter prendere per arrivare a una conclusione del tema e nei tempi opportuni.

  PRESIDENTE. La Ministra della salute, Beatrice Lorenzin, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  BEATRICE LORENZIN, Ministra della salute. Presidente, ringrazio gli onorevoli interroganti per aver sollevato questa tematica, che è veramente importante per tutto il sistema sanitario e alla quale ho dedicato fin dal mio insediamento particolare attenzione, perché sono consapevole che, soprattutto negli ultimi anni, il fenomeno ha assunto dimensioni tali da determinare, in considerazione dell'impatto negativo di natura finanziaria sul fondo sanitario nazionale (stimato di recente in ben 13 miliardi di euro, quindi abbiamo superato i 10) le ricadute negative sull'assistenza sanitaria dei cittadini. Le iniziative normative assunte nel recente passato non hanno prodotto effetti positivi in termini di riduzione di questo fenomeno, ecco perché ho ritenuto necessario istituire in data 26 marzo 2015 la commissione consultiva per le problematiche in materia di medicina difensiva e di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie, presieduta dal professor Guido Alpa, cui ho affidato il compito di individuare soluzioni, anche normative, idonee ad offrire al personale sanitario maggiori certezze in ordine ai Pag. 35profili di responsabilità professionale e nel contempo garantire ai cittadini la possibilità di ottenere giustizia nei casi di cosiddetta malasanità. La commissione ha trasmesso il 6 agosto un documento recante apposite proposte per la risoluzione delle principali criticità connesse al fenomeno della medicina difensiva, che vado qui di seguito a sintetizzare. Innanzitutto, la configurazione e la responsabilità del personale sanitario dipendente del servizio sanitario e di quello convenzionato in termini di responsabilità extracontrattuale, con conseguente riduzione dei termini di prescrizione da dieci a cinque anni e di inversione dell'onere della prova a vantaggio del professionista sanitario; limiti all'azione di rivalsa della struttura sanitaria sul singolo professionista; specifica definizione della colpa grave dei sanitari; previsione della fattispecie autonoma di reato a titolo di lesione o omicidio colposo; rafforzamento dell'obbligo di assicurazione per le strutture sanitarie pubbliche, le case di cura private e gli operatori sanitari; istituzione di un albo di periti particolarmente qualificati nell'ambito del quale i giudici, sia civili che penali, dovranno necessariamente attingere prima di conferire incarichi peritali. Il documento è stato trasmesso nei giorni scorsi ai presidenti della XII Commissione di Camera e Senato. Quanto alle iniziative che intendo assumere all'esito dei lavori della commissione consultiva, assicuro l'impegno del Governo e mio personale di una piena collaborazione con il Parlamento affinché venga licenziato in tempi brevissimi un testo normativo.

  PRESIDENTE. Il deputato Calabrò ha facoltà di replicare. Prego, onorevole.

  RAFFAELE CALABRÒ. Signora Presidente, grazie signora Ministro, sono molto soddisfatto della risposta e anche dei contenuti del lavoro della commissione ministeriale, che non conoscevo. Penso che i temi della responsabilità extracontrattuale, dell'inversione dell'onere della prova, della definizione della colpa grave e dell'azione di rivalsa limitata da parte delle amministrazioni rispetto al personale medico, che contempli l'interesse sia per le strutture pubbliche che per le strutture private, siano i cardini su cui bisogna lavorare. Mi fa molto piacere che lei abbia sottolineato come questo lavoro possa incardinarsi adeguatamente nel lavoro che sta svolgendo la Commissione affari sociali della Camera. Credo che tutto questo lo si potrà fare in tempi brevi, proprio utilizzando molto bene il lavoro che è stato fatto dalla commissione ministeriale e potendo inserire questi aspetti all'interno del percorso legislativo che si sta svolgendo.

(Iniziative per la salvaguardia e la conservazione del patrimonio marino e costiero – n. 3-01681)

  PRESIDENTE. Il deputato Salvatore Matarrese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01681, concernente iniziative per la salvaguardia e la conservazione del patrimonio marino e costiero (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie, Presidente. Signora Ministro, l'interrogazione ha per oggetto lo studio dei dati di un'importante associazione, che ha monitorato lo stato delle nostre coste e l'inquinamento delle acque marine. I dati sono preoccupanti: si evidenzia un punto di inquinamento ogni 62 chilometri e il 45 per cento dei campioni è affetto da cariche batteriche. Questo dimostra che c’è sicuramente un problema di scarico di acque reflue direttamente in mare o di carenza nei trattamenti delle acque che vengono appunto sversate in mare, così come evidenzia un preoccupante dato costante di infrazione che riguarda il mare e le coste e che paradossalmente è concentrato nelle regioni che hanno maggiore vocazione turistica, in particolare la Puglia, la Campania, la Calabria e la Sicilia. Quindi, si tratta di una situazione preoccupante, perché inficia la qualità della vita dei cittadini, la qualità del nostro mare, la qualità del nostro turismo. Eppure, questo Governo Pag. 36ha fatto parecchio; abbiamo previsto nello «sblocca Italia» la possibilità di revoca dei fondi non spesi (parliamo di 2,5 miliardi di euro stanziati nel 2007 e altrettanti stanziati nel 2011-2012) Quindi, tante risorse stanziate, pochi interventi realizzati. Le chiedo quali sono le azioni che si intendono intraprendere per dare una risposta a questa problematica, che interessa l'intero Paese e il Mezzogiorno in particolare.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Gian Luca Galletti, ha facoltà di rispondere.

  GIAN LUCA GALLETTI, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Matarrese che mi permette di fare alcune precisazioni su un tema molto critico, che è quello dello stato sulla depurazione del collettamento su tutto il territorio nazionale. Noi stiamo lavorando su questo argomento dal primo giorno di questo Governo, perché abbiamo da recuperare storici ritardi che oggi non solo creano danni ai nostri mari e alle nostre acque, ma ci pongono anche a rischio di pesanti sanzioni da parte dell'Unione europea.
  Uno dei grandi problemi che abbiamo avuto, e l'abbiamo riscontrato anche sul dissesto idrogeologico come abbiamo avuto modo di dire più volte, non è tanto nella ricerca di risorse, ma nello spendere bene e velocemente le risorse che già ci sono. Proprio per questo nello «sblocca-Italia», che è un provvedimento dello scorso anno, si prevede la costituzione di un Fondo presso il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, che viene alimentato con la revoca delle risorse stanziate dal CIPE già nell'aprile 2012, che erano destinate a finanziare 183 interventi proprio nel settore della depurazione, per i quali ricorrono alcuni presupposti, che sono l'impossibilità tecnica, la progettualità in ritardo, l'impossibilità urbanistica; oppure anche l'inerzia dei soggetti attuatori, che – ricordo – sono le regioni e i comuni, nel senso che la titolarità di fare questi interventi ricade proprio su questi soggetti. Al 30 settembre 2014, lo «sblocca-Italia» dice che coloro, che si trovano nell'impossibilità o nel ritardo di spendere queste risorse, vedono revocate le loro risorse, che vengono poi riattribuite a coloro che sono più avanti nella progettazione.
  Sempre lo «sblocca-Italia» prevede anche che dal settembre 2015 venga avviata una procedura con poteri sostitutivi da parte del Governo, con la nomina di un commissario, per tutti quegli interventi che sono in ritardo, che necessitano quindi dell'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura, depurazione, e che sono già oggetto di infrazione o di provvedimento di condanna da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea. Ad oggi abbiamo commissariato 13 interventi in due comuni della Sicilia, Misterbianco e Augusta; sono state attivate le proposte di commissariamento per altri 13 interventi in dieci comuni fra Campania e Sicilia; risultano ad oggi diffidati 58 interventi in 45 comuni tra Sicilia, Basilicata, Campania, Calabria, Puglia, Marche, Veneto, Liguria e Abruzzo. Dei 183 interventi previsti dalla delibera CIPE, dal novembre 2013 sono stati verificati dall'unità tecnica, che è stata appositamente costituita presso il mio Ministero, 156 interventi e formulati 135 pareri tecnici sulla progettazione e sulle successive integrazioni. Sono partiti inoltre tavoli tecnici per l'individuazione delle migliori soluzioni per fare gli interventi nel miglior modo possibile. Si tratta sicuramente di un lavoro lungo e complesso, ma andremo avanti perché lo riteniamo irrinunciabile.

  PRESIDENTE. Il deputato Matarrese ha facoltà di replicare.

  SALVATORE MATARRESE. Grazie Ministro, mi ritengo soddisfatto della risposta, anche se non posso non evidenziare che a fronte di 7,8 miliardi disponibili con delibere CIPE, siano stati realizzati solo 68 interventi sui 1.296 previsti; e questo, come diceva lei, testimonia come la linea Pag. 37di Governo sulle amministrazioni locali e sulle regioni molto spesso sia carente e non consente al nostro sforzo e allo sforzo del Governo di essere poi vicini ai cittadini nella soluzione dei problemi, che sono problemi ambientali importanti anche per i riflessi economici che questi hanno. Credo, quindi, che sia indispensabile portare questa problematica sul tavolo della Conferenza Stato-regioni perché non è ammissibile che in questo momento di grave crisi, con problemi di salute dei cittadini e l'inquinamento del mare, le risorse non si spendano perché i progetti non si fanno, perché le amministrazioni sono ferme nel pronto adempimento, perché c’è tutta questa burocrazia poco comprensibile per gli imprenditori e per i cittadini e anche per la tutela dell'ambiente.
  Credo quindi che sia arrivato il momento di «gratificare» lo sforzo di questo Parlamento, e lo sforzo anche del Governo, attribuendo le responsabilità a chi le ha create, perché i cittadini alla fine non possono ritenere sempre il Governo o il Parlamento responsabili di non adempiere ai propri doveri.
  Tuttavia, quando le amministrazioni a valle delle risorse che vengono rese disponibili sono totalmente inefficienti e la salute dei cittadini e la tutela del mare e delle coste viene ad essere pregiudicata, credo sia indispensabile che questo problema venga tolto alle regioni e ai comuni inadempienti e venga attribuito, come diceva giustamente lei, con grande forza e grande determinazione – con grandi numeri, perché si parla di migliaia di interventi – alle competenze del Governo e, quindi, del suo Ministero.
  La ringrazio, pertanto, per il suo impegno e mi auguro che questa sia l'ultima interrogazione ad avere come oggetto una problematica così grave che purtroppo non sembra essere tempestivamente condivisa e, soprattutto, accettata dalle amministrazioni ai fini di un rapido adempimento di un dovere: ridurre il tempo di attuazione e spesa delle risorse in questo momento di crisi.

(Intendimenti del Governo in ordine ad un eventuale intervento della Nato in Siria – n. 3-01682)

  PRESIDENTE. Il deputato Scagliusi ha facoltà di illustrare l'interrogazione Del Grosso ed altri n. 3-01682, concernente intendimenti del Governo in ordine ad un eventuale intervento della NATO in Siria, (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie Presidente, grazie Ministro, assistiamo impotenti all'avanzata dell'ISIS in Siria, che conquista città e villaggi, distruggendo il patrimonio culturale ed archeologico, grazie anche alla decisione del Governo turco, facente parte della NATO, di colpire le basi curde in Iraq, che rappresentano l'unico contenimento dell'ISIS da terra. Assistiamo impotenti all'ondata di profughi in fuga, soprattutto dalla Siria, attraverso la rotta balcanica, non più solo da quella mediterranea. I Governi britannico e francese ritengono necessario l'intervento militare della NATO contro l'ISIS attraverso una campagna di raid aerei in Siria, anche Putin ha aperto alla possibilità di una coalizione internazionale con gli Stati Uniti per un intervento in Siria, anche se con l'intento di salvaguardare comunque il Presidente siriano Assad.
  Ministro, le chiediamo: come intende comportarsi il Governo Renzi ? Come ha già fatto il Governo Berlusconi nel 2011 con la Libia ? Visti gli elevati rischi che si ripeta proprio quanto accaduto nel 2011, evento di cui gli italiani subiscono ancora le conseguenze sul fronte dell'immigrazione e la decisione della NATO di tenere nelle prossime settimane nel Mediterraneo la più imponente delle esercitazioni militari dai tempi della caduta del muro di Berlino.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

Pag. 38

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Grazie, Presidente. Ringrazio l'onorevole Del Grosso, presentatore della interrogazione, in quanto mi consente di entrare in una delle tragedie umanitarie più gravi che abbiamo avuto negli ultimi decenni. Credo che gli effetti di questa tragedia siano sotto gli occhi di tutti, non solo per i massacri che ci sono stati in Siria, ma per i milioni di profughi che ci sono in Turchia, in Libano, in Giordania, e le centinaia di migliaia di profughi che prendono la strada dell'Europa.
  La posizione dell'Italia, devo dire, è una posizione coerente sin dall'inizio della fase acuta di questa crisi, cioè da due o tre anni a questa parte. Noi riteniamo che, oltre ovviamente al contenimento e al contrasto militare di Daesh, sia necessaria una transizione politica. Riteniamo, cioè, che bisogna arrivare al superamento dell'attuale regime e della guida di Bashar al-Assad attraverso una transizione che non crei nuovamente quel vuoto di potere e di istituzioni che in altri contesti – prima veniva ricordato il contesto libico – è stato poi all'origine di ulteriori tragedie. Tempo fa eravamo quasi soli a sostenere questa impostazione. Vi era chi diceva «prima di ogni altra cosa cacciamo a furia di bombe Bashar al-Assad» e chi diceva «difendiamo Bashar al-Assad fino all'ultimo uomo». Oggi l'idea di una transizione che porti ad un cambio della dittatura in modo graduale e politico si va diffondendo.
  Per il resto naturalmente il Governo italiano partecipa alla coalizione anti-Daesh, e lo fa soprattutto in Iraq, sostenendo il Governo legittimo dell'Iraq e sostenendo i combattenti curdi peshmerga, che sono in prima linea nel contrastare Daesh nel territorio del Kurdistan iracheno.

  PRESIDENTE. Il deputato Scagliusi ha facoltà di replicare.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Grazie, Presidente. Ci spiace Ministro, ma non possiamo ritenerci soddisfatti dalla sua risposta, perché abbiamo già sentito in passato le stesse rassicurazioni da parte di Ministri degli esteri di altri Governi in situazioni simili poi sfociate in interventi di guerra.
  Come è successo per la Libia nel 2011 quando c'era il Governo Berlusconi con l'Italia doppiogiochista, che prima baciava le mani a Gheddafi e che poi si è fatta trascinare in guerra da azioni unilaterali degli alleati, senza avallo dell'ONU. Anche alla luce della foto scioccante che ritrae il piccolo Aylan morto annegato in Turchia, ci sorgono alcuni dubbi, Ministro. Come è possibile credere che sia più facile svuotare un Paese che mettere fine a una guerra ? Come mai i Paesi del Golfo, come l'Arabia Saudita, che si ritengono alleati dei Paesi occidentali, finanziano illegalmente il terrorismo e non hanno accolto nessun rifugiato siriano ? Come mai la Turchia, che ha sì accolto i rifugiati siriani nella provincia di Hatay, ha reso la stessa regione di confine una porta di ingresso per i terroristi in Siria ? Come si spiegano gli attacchi infine della Turchia al PKK, visto che le forze curde sono le uniche che respingono l'ISIS sul territorio ?
  Allora, dobbiamo forse pensare, signor Ministro, che per i Governi europei e le lobby nella questione siriana non conti il fattore umanitario ? Il nodo da sciogliere è esclusivamente il destino di Assad. Mosca e Teheran chiedono che resti al potere, l'Occidente continua a fare pressioni per le sue dimissioni. Tuttavia la storia ci insegna che gli interventi esterni finora non hanno mai sortito gli effetti sperati, al contrario, hanno sempre contribuito a incrementare gli scontri. Renzi e i suoi predecessori e gli altri Capi di Stato europei sono la causa della morte di Aylan e delle tante altre migliaia di immigrati; sono colpevoli perché non hanno mai voluto attuare un piano europeo sull'immigrazione nemmeno quando qualcuno, come il MoVimento 5 Stelle, nello scorso dicembre gliene presentava uno perfetto, al centro oggi di tutte le proposte.

Pag. 39

(Iniziative in sede europea volte a sospendere il regolamento «Dublino III» ai fini dell'istituzione di un «diritto d'asilo europeo» – n. 3-01683)

  PRESIDENTE. Il deputato Palazzotto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01683, concernente iniziative in sede europea volte a sospendere il regolamento «Dublino III» ai fini dell'istituzione di un «diritto d'asilo europeo» (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ERASMO PALAZZOTTO. Signora Presidente, signor Ministro, noi ci troviamo davanti a un fenomeno migratorio epocale, la cui portata cambierà per sempre probabilmente il volto dell'Europa, legato prevalentemente a conflitti, quali quello siriano, quello libico, su cui grandi sono le responsabilità dei Governi europei e occidentali in senso lato. I fatti di questi giorni, le cronache dall'Ungheria, da quel confine militarizzato contro profughi inermi, così come le cronache di Ventimiglia e di Calais, di persone bloccate alle frontiere europee, ci parlano e ci raccontano di un'Europa che non è attrezzata politicamente e normativamente a far fronte a un fenomeno di questa portata. Noi continuiamo ad affrontare il fenomeno migratorio con norme e regolamenti europei che parlano di un fenomeno che non esiste più, che è cambiato nel tempo. Il regolamento di Dublino, che prevede che ogni Stato affronti da solo i flussi migratori che attraversano il proprio territorio, è la principale causa di questa crisi.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ERASMO PALAZZOTTO. Quindi ci chiediamo quando e se, a partire dal prossimo Consiglio europeo, il nostro Governo proporrà formalmente la sospensione e il superamento del regolamento di Dublino e l'istituzione di un diritto d'asilo europeo.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Condivido con l'onorevole Palazzotto la necessità di superare, di andare oltre le regole attuali del diritto d'asilo in Europa. Le ragioni sono molto semplici. In primo luogo perché sono regole di 25 anni fa, un quarto di secolo, e il fenomeno che abbiamo davanti, il fenomeno delle migrazioni, certamente non è paragonabile alla situazione di 25 anni fa. In secondo luogo perché le cronache, le storie di tutti i giorni, ci dicono che il pilastro su cui si fonda il regolamento di Dublino, e cioè che spetta sostanzialmente al Paese di primo ingresso gestire la situazione, non è più sostenibile. Come è possibile immaginare che un Paese come la Grecia possa farsi carico dei 400 mila migranti che avrà alla fine del 2015 ? Bisogna quindi andare oltre le regole di Dublino e questa, che era una voce molto isolata fino ad alcuni mesi fa, oggi è una posizione sostenuta da diversi Governi ed è addirittura contenuta nelle premesse della proposta che la Commissione europea ha illustrato stamattina al Parlamento europeo.
  Con altrettanta sincerità, devo dire tuttavia all'onorevole Palazzotto che meno d'accordo è il Governo non sull'idea, ma sulla praticabilità di una, chiamiamola, sospensione unilaterale, del regolamento di Dublino. La ragione è molto semplice: si può fare in condizioni di estrema emergenza, per qualche giorno – l'ha fatto perfino, sia pure in un senso diverso, la Germania, a un certo punto, quindici giorni fa – ma l'idea, per così dire, di uscire dallo schema di Dublino unilateralmente, per un Paese importante come l'Italia significherebbe sostanzialmente mettere in crisi tutto il sistema che chiamiamo di Schengen, cioè il sistema di libera circolazione in Europa.
   Dobbiamo avere il coraggio di superare insieme queste vecchie regole. Credo che ci sia la condivisione di Paesi cruciali dell'Unione europea su questa necessità, incluse le posizioni della Germania e della Pag. 40Francia, e senz'altro l'Italia, a partire dal prossimo Consiglio europeo dei Capi di Stato e di Governo, e non più solo a livello dei Ministri degli esteri, si farà promotrice di una posizione che va in questa direzione.

  PRESIDENTE. Il deputato Palazzotto ha facoltà di replicare.

  ERASMO PALAZZOTTO. La ringrazio Ministro per la sua risposta e capisco la difficoltà che lei ha rispetto ad un'Europa che si sta dimostrando totalmente incapace in questo momento di far fronte ad un fenomeno di questa natura. Ma quello che più ci preoccupa è vedere il doppio volto di un'Europa così combinata; vedere cioè il volto di un'Europa decisa, forte e dinamica quando si tratta di difendere gli interessi della finanza. La Grecia è due volte penalizzata in questa vicenda, perché, prima, sono state imposte al popolo greco condizioni economiche insostenibili per la propria sopravvivenza e oggi, grazie al regolamento di Dublino, al popolo greco, come a quello italiano, che si fa carico di un grande peso del flusso migratorio, viene imposto di rispettare delle regole che altri invece non rispettano, perché mi pare che il muro che il Premier ungherese sta costruendo al confine con l'Ungheria violi tutte le regole fondative dell'Unione europea. Allora, forse l'Ungheria si è posta fuori dall'Unione europea, facendo quella scelta.
  Ecco, io penso che il nostro Governo debba presentarsi al prossimo Consiglio europeo non sospendendo unilateralmente il regolamento di Dublino, ma chiedendo con forza che quel regolamento venga sospeso immediatamente e soprattutto dicendo chiaramente che noi non siamo più disposti a costruire un'Europa che si basa su questi fondamenti. Non ci può essere un'Europa decisa e forte, quando si tratta di difendere gli interessi della grande finanza speculativa, e debole, invece, quando si tratta di difendere i propri valori fondativi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Chiarimenti in merito all'eventuale adozione, ai sensi della direttiva 2005/85/CE, di una lista nazionale di «Paesi d'origine sicuri», con particolare riferimento all'eventuale inclusione in tale lista del Pakistan – n. 3-01684)

  PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01684, concernente chiarimenti in merito all'eventuale adozione, ai sensi della direttiva 2005/85/CE, di una lista nazionale di «Paesi d'origine sicuri», con particolare riferimento all'eventuale inclusione in tale lista del Pakistan (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Come accennava lei proprio nel titolo dell'interrogazione, riteniamo assolutamente necessario, in questa fase così drammatica, separare in maniera netta quelli che sono i clandestini da quelli che sono invece i veri profughi ed è chiaro che bisogna attivare non solo le strategie ma anche tutte le norme possibili, applicabili alla casistica dello status di profugo o di rifugiato, evitando che ci siano degli abusi; abusi che invece abbiamo visto purtroppo verificarsi in queste ultime settimane con un arrivo massiccio non solo di persone provenienti dal Pakistan, ma anche da altri Paesi che non sono in conflitto, ma che sono considerati a tutti gli effetti sicuri, che hanno una stabile organizzazione democratica, che magari non sono entrate per la prima volta in Europa nel nostro Paese, ma in altri Paesi, ma che arrivano qui e, in qualche modo, si inseriscono nelle liste dei richiedenti asilo. Siccome c’è la possibilità di esercitare l'immediato respingimento attraverso il riconoscimento di certi Paesi all'interno di queste liste, chiediamo perché lo Stato italiano ancora non si sia dotato di questa lista, dato che è permesso anche agli Stati membri di farlo.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Pag. 41Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Presidente, vorrei dire all'onorevole Pini che da un certo punto di vista non c’è alcun dubbio – ed è la posizione dell'Italia – che i migranti che provengono da Paesi chiamiamoli «sicuri», perché questo è il gergo, che non abbiano un diritto, una titolarità al diritto all'asilo, vanno rimpatriati. Lo sforzo dell'Italia, nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, sarà quello di fare di queste operazioni di rimpatrio delle operazioni europee. Io credo che non è sufficiente che l'Europa finanzi delle operazioni di ricollocazione di aventi diritto all'asilo all'interno dei propri confini, ma deve anche finanziare e gestire i rimpatri, che sono molto costosi, che sono provvedimenti individuali che vengono presi nei confronti di singoli migranti.
  Per quanto riguarda il tema più tecnico delle liste, io direi questo: c’è una direttiva successiva a quella che citava l'onorevole Pini, la direttiva n. 32 del 2013, che prevede una facoltà per i Paesi europei di fare o non fare le liste dei Paesi sicuri. Come siamo messi ? Metà le hanno fatte, metà non le hanno fatte. Tra coloro i quali hanno deciso di non farle ci sono sia Paesi molto rigidi verso l'immigrazione (penso alla Polonia, penso alla Spagna), sia Paesi molto aperti (penso alla Svezia). Qual è l'idea che sta dietro a chi ha deciso di non fare delle liste di Paesi sicuri ? È l'idea che la titolarità al diritto all'asilo sia una scelta che riguarda anche gli individui e che non è detto che per definizione chiunque venga dal Pakistan possa non avere diritto all'asilo.
  Si sta andando, tuttavia, a liste di Paesi sicuri a dimensione europea, che sarebbe la vera risposta, io credo, a questa questione e a questa domanda, anche perché la diversità tra Paese e Paese alla lunga non è sostenibile. Voglio solo fare un esempio: la Francia ha deciso alcuni giorni fa che il Kosovo era un Paese sicuro e che, quindi, i migranti che venivano dal Kosovo non avevano diritto all'asilo; il Consiglio di Stato francese, dopo dieci giorni, ha bocciato questa decisione del Governo e la situazione, per esempio dei migranti dal Kosovo, è molto diversa da Paese a Paese dell'Unione europea.
  Non possiamo, credo, accettare il ping-pong dei rifugiati e dei richiedenti asilo. Abbiamo bisogno, ancora una volta, di una dimensione europea della decisione.

  PRESIDENTE. Il deputato Gianluca Pini ha facoltà di replicare.

  GIANLUCA PINI. Grazie, Presidente. Ministro, non siamo soddisfatti della risposta, perché il nostro è una sorta di suggerimento per evitare in primis – ripeto – che vengano abusate le norme che noi ci siamo dati, non solo in sede europea ma anche come ordinamento interno, per tutelare chi effettivamente necessita di una protezione internazionale rispetto ai furbi che purtroppo sono tanti, perché dati del Ministero dell'interno ci parlano di 136 mila richieste e, ad esempio, i siriani, coloro che si sono dichiarati siriani – perché poi viene fuori, come oggi, che sono stati rubati anche 1.500 passaporti durante un attacco dell'Isis, passaporti siriani e, quindi, tutti da verificare anche quelli – sono solo 6 mila.
  Allora, anche per evitare di ingolfare una macchina amministrativa già al collasso che deve verificare poi, come dice lei, singolarmente le persone se hanno o meno il diritto a una tutela internazionale, sarebbe bene iniziare a guardare in maniera prevalente quei Paesi dove effettivamente ci sono scenari di guerra, dove ci sono situazioni di crisi, lasciando in secondo piano tutti gli altri Paesi.
  Nell'attesa che l'Europa si doti, con la sua solita lentezza, di questa lista di Paesi sicuri, magari inserendo anche il Pakistan, ripeto, perché i numeri grossi di questa ondata che si è avuta nell'estate sono proprio di origine pakistana, facciamola noi la lista. Le liste non sono scritte e scolpite nella pietra; sono modificabili, come dice sia la direttiva del 2005 sia quelle che citava lei del 2013.Pag. 42
  Quindi, trovo assolutamente assurdo affrontare così l'emergenza. Occorre ridurre drasticamente i numeri anche dell'accoglienza di persone che si sa dal principio che vengono qui solo per sfruttare i nostri meccanismi dell'accoglienza, magari ingrassando qualche cooperativa e magari ingrassando qualche Caritas. Dunque, queste persone andrebbero tagliate fuori, perché altrimenti non ci sono le risorse per i profughi veri.
  Quindi, la sua risposta, secondo noi, è assolutamente negativa.
  Ci aspettavamo che questo assist portasse il Governo a valutare l'adozione urgente, invece della lista dei Paesi sicuri, anche perché poi tutto questo si riverbera, ripeto, sui funzionari soprattutto degli uffici di polizia, che devono ricevere domande che sanno benissimo essere farlocche sin dall'inizio.

(Proposte del Governo in tema di gestione europea e internazionale dei flussi migratori in vista delle prossime riunioni dei competenti Ministri dell'Unione europea – n. 3-01685)

  PRESIDENTE. La deputata Zampa ha facoltà di illustrare l'interrogazione Amendola ed altri n. 3-01685, concernente proposte del Governo in tema di gestione europea e internazionale dei flussi migratori in vista delle prossime riunioni dei competenti Ministri dell'Unione europea (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria, per un minuto.

  SANDRA ZAMPA. Grazie, signora Presidente, signor Ministro, usiamo tutti lo stesso aggettivo: quanto stiamo vedendo, il fenomeno della migrazione, non può davvero che definirsi epocale. Siamo di fronte a una prova della storia. I numeri lo descrivono da soli: 351 mila emigranti in otto mesi, nel 2015. Ma, più che i numeri, che sono sempre asettici, sono le immagini che abbiamo visto, che ci accompagneranno, credo, per sempre, a descrivere la drammaticità di questo fenomeno.
  Ma, mentre avvertiamo l'insufficienza nostra, dell'Europa, e vorrei dire, però, di tutte le istituzioni sovranazionali, in un certo senso del mondo, di fronte a quanto sta accadendo, e mentre le chiediamo conto delle proposte in tema di gestione europea dei flussi migratori, facciamo nostre le parole di Jean Claude Juncker, oggi: l'Europa è l'applauso di Monaco. E, al tempo stesso, anche noi assumiamo la sua proposta, la sua richiesta, di un sistema di ripartizione permanente.

  PRESIDENTE. Il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, Paolo Gentiloni Silveri, ha facoltà di rispondere.

  PAOLO GENTILONI SILVERI, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Non vi è dubbio che il fenomeno interesserà tutti i Paesi europei nei prossimi 15-20 anni. Sappiamo che l'Africa nel 2050 avrà due miliardi e mezzo di abitanti, sappiamo che la situazione di crisi e di guerre va affrontata, ma non si risolve con grande semplicità. Di fronte a un fenomeno di queste dimensioni serve un ventaglio di iniziative e sono orgoglioso del fatto che, tra alcuni Paesi europei, a livello di ministri degli esteri – è solo un inizio –, tra Italia, Francia e Germania si siano individuati alcuni obiettivi.
  Li ricordo qui veramente telegraficamente: bisogna certamente lavorare sulle cause che generano i flussi migratori, bisogna incrementare le attività nei Paesi di transito – penso al Niger, per dire uno dei Paesi da cui maggiormente arrivano flussi migratori –, bisogna provare, per quanto riguarda l'immigrazione in Italia, a risolvere la crisi libica, bisogna condividere a livello europeo un piano di accoglienza.
  Oggi il Presidente della Commissione Juncker ha fatto delle proposte che credo abbiano lo spirito giusto, ma che continuano a non prendere sufficientemente in considerazione il carattere permanente della sfida che abbiamo, perché serve un asilo europeo – la gente non entra in Italia Pag. 43o in Grecia, entra in Europa –, serve una lista europea dei Paesi sicuri, servono rimpatri gestiti e finanziati a livello europeo, servono pacchetti di migrazione regolare e corridoi umanitari con il sistema delle sponsorship.
  Questo insieme di misure può rendere gestibile un fenomeno che non scomparirà d'incanto e che, se scomparisse d'incanto, provocherebbe, addirittura, dei seri problemi sia al nostro mercato del lavoro sia ai nostri sistemi previdenziali. Quindi, gestiamolo seriamente, spingendo perché sia sempre più – passi avanti ne sono stati fatti – una gestione europea.

  PRESIDENTE. Il deputato Amendola ha facoltà di replicare.

  VINCENZO AMENDOLA. Caro Ministro, cari colleghi, siamo soddisfatti dell'idea che il Governo italiano ha messo in campo negli ultimi tre anni: europeizzare la politica di integrazione, rendere forte una politica estera, rendere efficace una politica per la cooperazione.
  Europeizzare non per scaricare le responsabilità, ma per unirci in una politica efficace e intelligente, che di fronte alla prova della storia, come diceva l'onorevole Zampa, fa sì che l'Europa trovi anche la sua missione.
  Caro Ministro, raccontiamoci spesso quello che è successo. Nell'ottobre del 2013, dopo i 366 morti a Lampedusa, l'Italia chiese fortemente responsabilità. In cambio facemmo Mare Nostrum da soli. Abbiamo passato tutto il 2014, anche su impulso delle opposizioni, a cercare di europeizzare l'accoglienza e la solidarietà. Siamo arrivati ad aprile del 2015 con altri morti nel canale di Sicilia, nel fronte del mare libico, e abbiamo chiesto di nuovo un Consiglio europeo, che avviò a maggio il pacchetto sull'immigrazione di Juncker per avere una politica non solo della solidarietà e dell'accoglienza.
  L'abbiamo sempre detto come Italia e adesso, che è esplosa la rotta balcanica insieme a quella che è la rotta che attraversa il Mediterraneo, l'Europa si sta muovendo. Noi non dobbiamo andare in Europa il 14 settembre al Consiglio europeo e il 30 settembre nel vertice delle Nazioni Unite a rivendicare quelle che erano solo le nostre richieste, ma a rivendicare l'intelligenza di una posizione e di strumenti efficaci. Oltre l'accoglienza c’è la solidarietà nella risposta, perché la solidarietà nella risposta, con il diritto di asilo europeo e con le altre misure che oggi il Presidente Juncker ha proposto, rende non solo la missione europea all'altezza della prova storica, ma rende anche efficace quella che è la possibilità per i 28 Paesi di fare sì che un flusso, che è causato da guerre e da grandi mali della globalizzazione del nostro tempo, trovi non solo accoglienza, ma trovi una risposta all'altezza di quelli che sono i nostri valori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Intendimenti del Governo in merito alla gestione e alle prospettive del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo (Catania) – n. 3-01686)

  PRESIDENTE. La deputata Prestigiacomo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01686, concernente intendimenti del Governo in merito alla gestione e alle prospettive del centro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo (Catania) (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie Presidente. I gravissimi fatti che hanno sconvolto la città di Palagonia in provincia di Catania impongono una seria riflessione sulla gestione e sul futuro del CARA di Mineo. L'ivoriano che è stato accusato di avere barbaramente ucciso i coniugi Solano era proprio ospite nel CARA di Mineo, oggetto di scandali, di inchieste giudiziarie molto gravi, collegate all'inchiesta «mafia capitale», pochi controlli, molti affari illegali come quello dello sfruttamento della prostituzione che sembra non si riesca ad arrestare.
  Dopo il commissariamento del centro, voluto dal presidente Cantone, il numero di migranti è stato parzialmente ridotto, ma Mineo rimane il centro di accoglienza Pag. 44più grande di Europa con 3 mila presenze e con un rischio troppo alto per la sicurezza dei siciliani. La domanda è semplice, Ministro Boschi: cosa intende fare il Governo in riferimento al CARA di Mineo ? Non sarebbe arrivato il momento di pensare di chiudere un'esperienza rivelatasi disastrosa ?

  PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente. Rispondo ovviamente in vece del Ministro Alfano a cui era diretto il quesito. Il Ministro Alfano ha già avuto modo di esprimere la propria condoglianza nei confronti della famiglia delle vittime. Ovviamente oggi unisco anche la mia vicinanza e quella del Governo alla famiglia delle vittime.
  Per quanto riguarda il tema dei migranti, che è stato posto dall'onorevole Prestigiacomo, sicuramente oggi le dichiarazioni del Presidente Juncker segnano una prima svolta. E, quindi, il Governo esprime apprezzamento per queste considerazioni, che sono segno evidente di una nuova consapevolezza in Europa, che è il risultato non soltanto del lavoro del nostro Governo, del Governo italiano, ma di tante donne e uomini di buona volontà in questi mesi. Sicuramente questa nuova consapevolezza europea porterà per tutti i Paesi e, quindi, anche per l'Italia probabilmente, ad un alleggerimento nella gestione del tema dei migranti. Sicuramente il nostro Paese deve fare la propria parte e, quindi, migliorare anche la rete dell'accoglienza sul nostro territorio.
  Per quanto riguarda in particolare il CARA di Mineo, a seguito anche del commissariamento, è stata disposta la richiesta alla prefettura competente di provvedere a recedere anticipatamente dagli accordi e dalla convenzione con i comuni interessati, in modo tale da potere provvedere poi alla gestione, direttamente tramite la prefettura, valutarne poi eventualmente la chiusura o meno – a seguito appunto delle verifiche e degli accertamenti che sono in corso – e, sicuramente, riportare anche il CARA di Mineo nell'alveo di una gestione ordinaria.
  E già sono stati fatti dei passi in avanti diminuendo il numero delle presenze. Da questo punto di vista, il recepimento delle direttive sul diritto di asilo vanno ovviamente nel senso di migliorare non soltanto l'accoglienza, ma anche la sicurezza dei cittadini. Tanto è vero che coloro che saranno riconosciuti meritevoli di tutela internazionale, ma ritenuti pericolosi non potranno più trovare accoglienza dentro ai CARA, ma esclusivamente nei CIE, in modo tale da poter rafforzare ovviamente la vigilanza, la sorveglianza.
  Sicuramente, a nome del Governo, esprimo comunque gratitudine a tutte le associazioni, agli operatori e ai volontari che in questi anni hanno lavorato con passione e con dedizione proprio per cercare di favorire l'accoglienza e l'integrazione dei migranti, facendo quello che, di fatto, negli ultimi anni non ha fatto l'Europa.

  PRESIDENTE. La deputata Prestigiacomo ha facoltà di replicare.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Grazie, Ministro. Mi rendo conto che non è una sua competenza e che avrebbe dovuto venire a rispondere il Ministro competente. Tuttavia, lei non ha chiarito cosa intende fare il Governo del CARA di Mineo. Intensificare i controlli non corrisponde a quella che sarebbe stata la nostra aspettativa, soprattutto dopo – appunto – i fatti gravissimi che sono accaduti e che confermano che quel centro è assolutamente fuori controllo. È un luogo di degrado assoluto, è un luogo dove avviene lo sfruttamento della prostituzione, è un luogo dal quale è facilissimo entrare ed uscire senza essere identificati.
  Noi non chiediamo che il CARA di Mineo venga chiuso domani mattina, ma che venga avviata una procedura progressiva di svuotamento. Ma questa è un'esperienza che va superata. Quando è stato istituito questo centro nessuno avrebbe potuto immaginare che quell'emergenza Pag. 45sarebbe durata degli anni. Bisogna ripensare un modello di accoglienza che preveda centri molto più piccoli: 3 mila migranti rinchiusi in un centro, che viene definito da tanti un vero e proprio lager, è qualcosa di insopportabile per un territorio, come la Sicilia, che ha già dato tanto e che ha pagato il prezzo più alto.
  Lei sa bene che Forza Italia ha una posizione sull'immigrazione un po’ diversa da altre, forse anche all'opposizione. Noi non siamo quelli che strumentalizzano i fatti di cronaca. Noi sulle vicende di carattere internazionale abbiamo sempre assunto posizioni di responsabilità, nell'interesse superiore del Paese. Abbiamo chiesto qui in Parlamento che venisse istituito un tavolo comune per poter essere più forti al cospetto dell'Europa e delle organizzazioni internazionali. È stata votata una mozione in Parlamento, alla quale avete detto «sì», ma alla quale poi non è stato dato alcun seguito.
  Allora, quello che io chiedo a lei e al Governo è di dare un segnale immediato di voler cambiare approccio rispetto a questo problema. Intanto, prendete una decisione rispettosa...

  PRESIDENTE. Concluda.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. ... nei confronti dei coniugi Solano. Dichiarate che intendete chiudere il CARA di Mineo...

  PRESIDENTE. Grazie...

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. ... e che intendete affrontare il problema in maniera diversa, con un'azione più incisiva, anche intensificando un'azione politica verso i Paesi di origine dei fenomeni migratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

(Iniziative in ordine ad una nota inviata dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali alla deputata Giorgia Meloni – n. 3-01687)

  PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-01687, concernente iniziative in ordine ad una nota inviata dall'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali alla deputata Giorgia Meloni (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FABIO RAMPELLI. Grazie, Presidente. Ministro Boschi, il 30 luglio il direttore dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, l'UNAR appunto, che dipende dal Premier Renzi, ha inviato una lettera di censura all'onorevole Giorgia Meloni, presidente nazionale di Fratelli d'Italia. La deputata Meloni è stata rimproverata perché le sue comunicazioni, testualmente, «sarebbero basate su generalizzazioni, non favoriscono l'integrazione con gli immigrati». Addirittura le si chiede di considerare, per il futuro, di trasmettere messaggi di altro tenore, quindi di cambiare le sue opinioni, in sostanza avvicinandole a quelle del Presidente del Consiglio, in pieno stile dittatoriale.
  Ricordo che la Costituzione italiana sancisce la libertà di manifestare il proprio pensiero. La domanda che le pongo è: sarà il caso di adottare provvedimenti nei confronti di questo direttore, a tutela della libertà di opinione di tutti i cittadini ?
  E poi le chiedo di valutare se le funzioni esercitate da questo ufficio, l'UNAR, rispettano la legge istitutiva.

  PRESIDENTE. La Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Maria Elena Boschi, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ELENA BOSCHI, Ministra per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Grazie Presidente, dopo essere venuti a conoscenza, attraverso dei mezzi stampa, dello scambio intervenuto tra l'UNAR e l'onorevole Meloni, il segretario generale a Palazzo Chigi ha chiesto formalmente chiarimenti al responsabile dell'UNAR, che sono stati forniti, e al momento sono al vaglio della commissione proprio per verificare se ci siano o meno gli estremi per eventuali provvedimenti di carattere disciplinare. Quindi, è in corso un approfondimento.Pag. 46
  Ciò detto, in termini generali, quello che si può rilevare è che, nella prassi, fin dall'istituzione dell'UNAR, quindi fin dal decreto legislativo del 2003, è stata interpretata come rientrante nelle funzioni dell'UNAR anche quella di rivolgere proposte e raccomandazioni anche nei confronti dei cittadini. Pertanto, la lettera rivolta all'onorevole Meloni non rappresenta né il primo caso né un caso isolato, non soltanto nei confronti di comuni cittadini, ma anche nei confronti di parlamentari. Peraltro, pur non essendoci un impianto normativo o direttive e orientamenti particolari rispetto a questo tipo di iniziative dell'UNAR, a partire dal 2009 si è consolidata una prassi per cui l'UNAR ha sempre in questi anni inviato lettere di questo tenore laddove ravvisasse in qualche modo gli estremi per intervenire perché ricordiamo che la Costituzione sancisce comunque anche l'uguaglianza tra i cittadini, formale e sostanziale. In particolare, credo che l'onorevole Meloni ben conosca questa lettera e questo schema a cui si è attenuto l'UNAR, proprio perché fu voluto dall'allora Governo Berlusconi, di cui l'onorevole Meloni faceva parte come Ministro, e il dirigente preposto responsabile che ha ideato quella lettera di schema tipo era allora la dottoressa Rauti. Lo schema, che da allora non è mai cambiato, recitava proprio queste esatte parole, che sono le stesse riportate nella lettera dell'onorevole Meloni: «Le chiediamo, pertanto, nella sua veste di rappresentante delle istituzioni, di volere per il futuro utilizzare un linguaggio che, nel pieno rispetto delle opinioni di tutti, eviti il ricorso a pericolose generalizzazioni, ma contribuisca alla costituzione di una società aperta, democratica e rispettosa delle diversità». Ovviamente, questo nulla toglie che, per il futuro, non si possano valutare anche modalità diverse di comunicazione o anche eventualmente di non procedere più in tale senso, ma il dirigente ha fatto fede a quanto voluto dal Governo Berlusconi e dalla dottoressa Rauti.

  PRESIDENTE. Il deputato Rampelli ha facoltà di replicare.

  FABIO RAMPELLI. Grazie Presidente, sinceramente mi aspettavo delle risposte tecnicamente più audaci e più compatibili con il ruolo che lei, Ministro, esercita. Non siamo in un talk show televisivo dove si possa polemizzare, ma occorre avere a mente quello che accade e, da un punto di vista della ricostruzione cronologica, noi rivendichiamo il fatto che il centrodestra abbia istituito questo Ufficio. Ma questo Ufficio avrebbe dovuto occuparsi della prevenzione rispetto alle discriminazioni e del contrasto a chi evidentemente svolge con intolleranza fino alla deriva razzistica il proprio ruolo politico, ma non necessariamente politico perché le missive, oltre 10 mila, hanno raggiunto anche comuni cittadini, amministratori, sindaci, giornalisti, direttori di testate giornalistiche. Quindi, penso che l'argomento sia particolarmente spinoso e sia grave, proprio perché confligge con le libertà sancite dalla Costituzione italiana. Quindi, il fatto che lei si rivolga ad uno schema precedente non ci tange minimamente perché riteniamo che sia giusto avere istituito quell'Ufficio. È l'Ufficio che viene evidentemente diretto in maniera sbagliata perché, se si trasforma in un ufficio di censura agli ordini del Presidente del Consiglio, è di tutta evidenza che tradisce lo scopo originario del contrasto appunto al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza che, invece, noi intendiamo rivendicare anche attraverso lo strumento dell'interrogazione veloce.
  Quindi, io penso, Ministro, che questa situazione vada sanata. Noi abbiamo interpellato il Presidente della Repubblica che è stato particolarmente cordiale e comprensivo. Riteniamo sia venuto incontro ai nostri quesiti. Abbiamo interpellato il Presidente del Consiglio in persona che per ora formalmente non ha ancora risposto. Abbiamo interpellato il Presidente della Camera affinché scendesse in campo a difesa, non solo e non tanto del presidente del nostro partito, Giorgia Meloni, ma di tutti i cittadini che, magari anche meno dotati di strumenti per potersi difendere, potrebbero accusare il colpo e Pag. 47sentirsi in difficoltà e, quindi, mettersi il bavaglio da soli e rinunciare al proprio diritto alla libertà di espressione.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
  Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16,15.

  La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bernardo, Bindi, Catania, Damiano, Faraone, Gentiloni Silveri e Losacco sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 16,17).

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il deputato Marco Marcolin, già iscritto al gruppo parlamentare Lega Nord e Autonomie-Lega dei Popoli-Noi con Salvini, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.

Su un lutto del deputato Giovanni Cuperlo (ore 16,18).

  PRESIDENTE. Comunico che il collega Gianni Cuperlo è stato colpito da un grave lutto: la perdita del padre. Al collega la Presidenza della Camera ha già fatto pervenire le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,19).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta che riprenderà alle ore 16,35 con lo svolgimento della commemorazione del senatore Donato Bruno.

  La seduta, sospesa alle 16,20, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DELLA PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

In ricordo del senatore Donato Bruno.

  PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lei, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Colleghi, per favore, vorrei un attimo di attenzione. Vi prego di accomodarvi.
  Onorevoli colleghi e colleghe, come è noto a tutti, lo scorso 17 agosto è venuto a mancare, all'età di 66 anni, il senatore Donato Bruno. Intanto, saluto anche la famiglia che è qui presente, in tribuna. La notizia della sua scomparsa ha colpito dolorosamente chi ha avuto in questi anni il privilegio di incontrarne il percorso umano, professionale e politico.
  Era nato a Noci, in provincia di Bari, in Puglia, terra alla quale è sempre stato profondamente legato. Avvocato e giurista, senatore della Repubblica nella legislatura in corso, è stato deputato dalla XIII alla XVI legislatura. Membro di varie Commissioni e organi parlamentari, nel corso della XIV e della XVI legislatura ha rivestito la carica di presidente della Commissione affari costituzionali e nella XV legislatura quella di presidente della Giunta per le elezioni.Pag. 48
  Nella sua intensa attività parlamentare si è dedicato in modo particolare alle tematiche istituzionali e a quelle della giustizia.
  Nel ruolo di presidente della Commissione affari costituzionali, che ha svolto con grande autorevolezza, equilibrio e rigore, si è contraddistinto, oltre che per la indiscussa competenza professionale e per la profonda preparazione giuridica, anche per le non comuni capacità di mediazione e per la naturale attitudine ad individuare – anche per le questioni più complesse e spinose – soluzioni che tenessero comunque conto del punto di vista altrui. Si tratta di qualità che hanno contribuito a fare di Donato Bruno un parlamentare stimato anche dai colleghi appartenenti a schieramenti diversi dal suo, come testimoniano le dichiarazioni pubbliche di numerosi esponenti politici all'indomani della sua scomparsa.
  Con la morte di Donato Bruno viene a mancare un uomo politico apprezzato per la sua intelligenza, per la sua correttezza e per le sue capacità personali di grande umanità, ironia e garbo.
  Esprimo, a titolo mio personale e a nome dell'intera Assemblea, il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia del collega scomparso e al gruppo, al gruppo del quale ha fatto parte, invitando, dunque, l'Assemblea ad osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio – Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
  Vi ringrazio. Ora vi sono degli interventi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Elio Vito. Ne ha facoltà.

  ELIO VITO. Grazie Presidente, la Presidente della Camera ha appena illustrato la figura di Donato Bruno e i colleghi di tutti i gruppi che interverranno dopo di me, ne sono certo, non mancheranno di ricordarne la professionalità, la correttezza, lo stile, la preparazione, lo scrupolo e la dedizione con i quali Donato ha svolto la sua attività parlamentare da deputato, da senatore, da presidente della Commissione affari costituzionali, da presidente della Giunta delle elezioni.
  Ai suoi funerali la moglie Paola, che voglio ancora una volta qui abbracciare, insieme ai figli, alle nuore, ai nipoti, ha trovato come sempre la forza che la contraddistingue per trovare le parole giuste e parlarci del marito, del padre, del nonno esemplare che è stato Donato Bruno, sempre presente in famiglia, nonostante i numerosi impegni e il profondo attaccamento alla politica ed alla professione.
  Onorevole Presidente, io sono stato tra i privilegiati a godere dell'amicizia e della conoscenza di Donato Bruno come molte altre persone in quest'Aula tra tutti i gruppi e fra tutte le attività lavorative. E non mi resta, a questo punto, che non riuscire a trovare le parole giuste per parlare della perdita incolmabile di un amico prezioso e insostituibile, ma di riuscire a malapena a dire con orgoglio a nome del mio gruppo a voi che oggi lo ricordate con rimpianto che Donato Bruno è stato sin dalle origini un autorevolissimo esponente di Forza Italia, amico personale del presidente Berlusconi, dei suoi principali esponenti e fondatori, amicizie che Donato Bruno – per capire chi è stato Donato Bruno –, a differenza di altri, non ha mai rinnegato. È stato sempre eletto in Puglia, terra che amava, dalla quale ha avuto le origini ed alla quale apparteneva politicamente. Alla Puglia era legato moltissimo ed in Puglia si recava ogni fine settimana, per quel rapporto con il territorio del quale in teoria tanto parliamo ma che nella pratica per Donato era una componente essenziale della sua attività politica.
  Concludo. Donato Bruno ha dato alla politica e al Parlamento più di quanto non abbia ricevuto. Meritava come pochi altri quella elezione alla Consulta, come giudice costituzionale, che non siamo riusciti a dargli anche per volontà di alcuni di coloro che ora lo celebrano. Ciao Donato, sappiamo che avresti svolto anche quell'alto compito con lo stesso equilibrio e Pag. 49correttezza con la quale ti sei comportato in tutta la tua vita di uomo politico avvocato. Non ci mancherai Donato perché il tuo insegnamento continuerà a vivere in noi e nei tuoi cari e, concludiamo con una nota lieta, nel piccolo Donato Bruno che proprio ieri è nato e continuerà a portare il suo nome (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Pollastrini. Ne ha facoltà.

  BARBARA POLLASTRINI. Signora Presidente, un politico schierato, colto e abile, eppure mai prepotente, attento agli altri e anche per questo, come lei stessa poc'anzi diceva, rispettato e stimato. Care colleghe e cari colleghi, in questa descrizione offerta da alcuni giornali, credo che si ritrovi molto del profilo e del carattere del presidente Bruno. Dovrei aggiungere che per noi, del gruppo del Partito Democratico, egli è stato negli anni un avversario politico, ma vedete quella definizione di uomo di parte e comunque mai aggressivo si è nutrita nel tempo di una franchezza e di una lealtà proprio nei confronti degli avversari. Ho letto che alcuni colleghi avevano coniato per lui l'appellativo di «falco gentile». Credo che fosse il modo di sottolineare una sua fermezza nelle proprie opinioni combinata però alla cortesia dei modi. Ecco, per la testimonianza che io posso portare, avendo avuto l'occasione di conoscerlo nella sua veste di presidente della prima Commissione, non direi che si trattasse solamente di cortesia, che pure – lo dico come donna – è un tratto quanto mai da apprezzare sempre.
  Direi, piuttosto, che ho il ricordo di un uomo dotato del senso dell'ironia e mai disattento verso le parole degli altri, il tutto con quel suo timbro di voce inconfondibile e profondo. Di questi tempi, spesso, troppo spesso, la politica conosce il precipizio di una lingua che compensa con l'eccesso dei toni una qualche fragilità di pensiero, allora mi piace ricordare oggi una cosa, al netto dei tantissimi momenti che ci hanno visto su posizioni opposte: quel precipizio non l'ha mai percorso il presidente Bruno. Questa è una delle ragioni che ci porta a riconoscere a una figura significativa di questo Parlamento e a un avversario ostico il merito di una lotta politica condotta sempre a viso aperto e con uno stile che non è mai venuto meno. Per tutto questo, ai familiari e agli amici, oltre che alle colleghe e ai colleghi di Forza Italia, a nome del gruppo del Partito Democratico voglio rivolgere da qui il sentimento davvero autentico del nostro cordoglio (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fabrizio Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Presidente, colleghi, ho chiesto al presidente Lupi di poter avere l'onore di rievocare in quest'Aula l'amico Donato Bruno, perché sono stato suo capogruppo nell'altra legislatura e ho avuto modo di apprezzare, in primo luogo, le sue straordinarie qualità umane e, in secondo luogo, le sue caratteristiche di grande parlamentare. Come qui è stato ricordato, Donato era nettamente schierato. È sempre stato e ha sempre militato in Forza Italia; ha avuto sempre un rapporto stretto con il presidente Berlusconi; al presidente Berlusconi non sottaceva i problemi e le difficoltà, che gli diceva con grande chiarezza e con grande sincerità. Nello stesso tempo, nel confronto che ha avuto con gli avversari di Forza Italia, ha sempre mantenuto uno stile e un linguaggio certamente molto lontano dalle cadute di stile che abbiamo registrato nel corso di questi ultimi tempi. Uomo per certi aspetti, quindi, di un'altra epoca, rispetto a quella che stiamo vivendo, con un grandissimo stile e nello stesso tempo una persona di grandissima capacità nella direzione, nella presidenza della Commissione affari costituzionali. Devo dire e devo confessare che facendo oggi il presidente della Commissione affari esteri molto spesso mi sono ispirato al suo stile, che era diverso da quello più fazioso che mi caratterizzava. Quindi, una persona che manteneva ferme le sue posizioni ma che, come presidente della Commissione Pag. 50affari costituzionali, si faceva carico della regolarità dei lavori, del rapporto con le altre forze politiche, che ha condotto la Commissione affari costituzionali con grandissima capacità, non venendo mai meno né al suo ruolo né alle sue funzioni. Inoltre, una persona che aveva un rapporto umano sia con i colleghi del suo gruppo sia con gli altri colleghi degli altri gruppi politici, segnato da una grande capacità di dialogo, di ironia e di autoironia. Quindi, un'esperienza in un certo senso singolare la sua, rispetto alla durezza e alla faziosità che caratterizza oggi i lavori parlamentari. Per queste ragioni e in questo spirito, esprimo tutta la mia solidarietà alla famiglia, al suo gruppo politico di Forza Italia, ricordando con grande nostalgia i tempi in cui insieme abbiamo condotto delle grandi battaglie politiche in un rapporto stretto di fraternità e di solidarietà, e nella certezza che quando Donato ti dava un parere su una questione avevi le spalle coperte, perché certamente l'aveva approfondita; ti diceva delle cose giuste e sagge (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianni Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie, signora Presidente. Anche il gruppo di Sinistra Ecologia Libertà si unisce al cordoglio dei familiari e di Forza Italia per la scomparsa improvvisa di Donato Bruno.
  Era una delle menti giuridiche di Forza Italia, forse la più duttile ed efficace. Alcuni, come ha ricordato l'onorevole Pollastrini poc'anzi, lo definivano il «falco gentile»; altri il «presidente dell'armonia», per le sue doti di grande equilibrio. Infatti, da presidente della Commissione affari costituzionali, usò la sua ironia garbata ma pungente per non spezzare mai lo spirito di dialogo fra tutte le forze politiche.
  Essere schierati senza ambiguità è una virtù, che diventa preziosa quando l'orgoglio per le proprie idee e per la propria appartenenza non ti fa mai essere fazioso e irragionevole rispetto alle posizioni dei propri avversari. Questi uomini sono fondamentali per la propria parte politica, perché sanno conquistarsi anche il rispetto degli avversari. Donato Bruno è stato un avversario politico, ma rispettato anche da noi di Sinistra Ecologia Libertà così distanti dalle sue posizioni politiche (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Grazie Presidente, anche io ho fatto richiesta specifica al mio presidente di gruppo e ho fatto anche richiesta al nostro «maggiore eletto» in Puglia, Salvatore Matarrese, di poter prendere la parola, per una ragione semplice in questo caso: perché ho avuto la possibilità di conoscere bene e di frequentare Donato Bruno negli ultimi dieci anni. Occasionalmente grazie alla comune «pugliesità» abbiamo avuto modo di passare del tempo insieme, confrontarci politicamente e discutere anche su posizioni diverse, allorché lui era uno dei difensori, non solo come presidente della Commissione affari costituzionali, ma come appartenente convinto alle ragioni della difesa del suo all'epoca presidente di partito Silvio Berlusconi. Abbiamo avuto modo di ragionare insieme su ragioni, limiti, fondatezza delle varie accuse che di volta in volta venivano rivolte al suo presidente; e molte volte Donato Bruno riusciva, col timbro di voce che è stato ricordato dai suoi più cari amici e con quell'ironia e quel sarcasmo garbato che era quotidianamente in grado di utilizzare in qualunque circostanza, a comunicare le ragioni più profonde delle perplessità che lo agitavano sull'argomento e che condivideva con i suoi amici di partito.
  Abbiamo fatto passeggiate insieme nella sua piccola ma molto bella cittadina di provenienza, che è Noci in provincia di Bari, dove – come ha ricordato qualcuno dei miei predecessori – passava ogni fine settimana, con una puntualità che appartiene credo oggi solo a quelli che vengono definiti politici della prima Repubblica, o Pag. 51politici comunque di altro periodo storico. Lui credeva molto nella sua piazzetta, dove faceva i suoi giri, e in quella piazzetta continuava a mantenere non soltanto credibilità politica, ma riusciva anche a restituirla e a mantenerla per gli appartenenti al suo partito politico.
  Proprio stamattina, allorché ho avuto la possibilità di abbracciare nuovamente i suoi familiari, sua moglie, i suoi due figli, presso la chiesa di Vicolo Valdina, ho avuto di nuovo davvero la mia personale opportunità di ricordare con emozione l'intelligenza, e la perdita purtroppo che i fatti recenti della sua vita hanno portato. In questo senso, come rappresentante in questa sede del mio partito, che non ha avuto modo di confrontarsi per lungo tempo con Donato, intendo portare il cordoglio del nostro partito sia al suo gruppo, chiaramente, ma soprattutto ai suoi familiari (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giancarlo Giorgetti. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORGETTI. Caro Donato, per me è un onore ricordarti, e ricordare i dieci anni che abbiamo vissuto assieme seguendo i provvedimenti, tu come presidente della I Commissione e io come presidente della Commissione bilancio.
  Quelle notti che in Commissione e in Aula ci hanno fatto conoscere reciprocamente e che mi hanno fatto conoscere le tue doti umane, professionali e politiche, come giustamente ha ricordato la nostra Presidente oggi. Doti umane che lo legavano alla sua famiglia e alla sua terra, che ho imparato ad apprezzare. Doti professionali che lo portavano ad intervenire in ragione di dottrina e a farsi, come è stato ricordato, comprendere anche dagli avversari politici. Doti politiche, in queste vorrei sottolineare soprattutto la coerenza, come ha ricordato Elio Vito prima, la coerenza che lo ha portato in tutti questi anni a tenere ben dritta la rotta e a riconoscersi nel movimento politico che lo aveva portato qui e che lui tanto degnamente ha rappresentato.
  Noi come gruppo della Lega esprimiamo il nostro cordoglio ai familiari, io personalmente a maggior ragione, perché questo impasto di doti umane, politiche e professionali ben poi si esprimeva in armonia in questo timbro di voce, che, come è stato ricordato, lo rendeva inconfondibile anche soltanto al primo cenno di telefono.
  Vorrei dire un'ultima cosa. In occasione delle elezioni dei membri della Corte costituzionale Donato venne a chiedermi se era vero che la Lega Nord non lo sosteneva alla Consulta. Sono rimasto più sorpreso io che lui nel pormi la domanda, nel senso che mi sembrava assolutamente incredibile che vi fosse questo dubbio. Il destino ha voluto che lui non giungesse alla Corte costituzionale, ma il destino ha voluto anche che quel posto ancora oggi sia vacante, perché il destino sapeva che quel posto spettava a Donato Bruno.
  Ciao Donato ! La Lega ti rende omaggio per ciò che hai saputo fare, per il ruolo che hai giocato e per il rispetto che hai saputo farti maturare (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Grazie, Presidente. Quando scompare un collega con cui hai avuto contiguità di esperienze di lavoro parlamentare e quando questa scomparsa si verifica in modo prematuro si fa qualche fatica a prendere una distanza dall'emozione. È il caso di Donato Bruno, collega la cui umanità rappresentava essa stessa una cifra identificativa. Uomo di legge, è stato ricordato, in politica fu coerente con una visione che si identificava con l'esperienza di Silvio Berlusconi, cui lo legava un rapporto personale molto forte, ed è stata una delle ragioni per cui non era possibile un percorso che ci facesse incontrare. Tuttavia, questa Camera, lo ha ricordato lei Presidente, lo ricorderà come presidente della Commissione affari costituzionali attento e preparato, mai attraversato da sentimenti di conflitto o da visioni pregiudiziali, anzi, Pag. 52portato per sua indole a trovare momenti di convergenza e di mediazione che esaltavano il ruolo stesso del Parlamento, perché questo, io credo, sia importante ricordare di Donato Bruno. Fu un parlamentare a tutto tondo, credette fino in fondo nel ruolo e nelle possibilità di questa nostra istituzione. Ci mancherà quella sua voce un po’ baritonale, graffiata dal fumo di tante sigarette, ci mancherà il suo accento pugliese che raccontava della sua bellissima Noci, ci mancherà la sua autoironia, il suo modo garbato di fare politica, così desueto in una stagione di politica sgarbata (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la sottosegretaria Amici, alla quale do volentieri la parola. Ne ha facoltà.

  SESA AMICI, Sottosegretaria di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie Presidente, sono bastati pochi minuti per i colleghi di tutti i gruppi per tratteggiare i tratti politici ed umani di Donato Bruno, del presidente Donato Bruno. Il Governo aveva anche, all'indomani della scomparsa così improvvisa, espresso la vicinanza alla famiglia. Oggi tocca a me questo ruolo e lo faccio con un tratto di emozione, avendo io vissuto una stagione come capogruppo della I Commissione, quindi non dalla funzione di Governo, con Donato Bruno presidente.
  Quel tratto che abbiamo cercato noi tutti di ricordare in questo momento non fa velo ad un punto su cui Donato teneva molto a ricordare: le sue origini, il suo attaccamento alla sua terra e anche l'idea che, pur da posizioni diverse, la politica per lui era impegno, passione e non andava mai disgiunta dai problemi veri delle persone che incontrava.
  Nella sua lunga esperienza Donato ha insegnato a noi, più giovani parlamentari, come la politica potesse essere vissuta, anche da punti di vista diversi, con rispetto, con il sapersi riconoscere e ascoltare anche nei momenti più duri dove la fermezza delle proprie posizioni non usciva mai dall'idea del rispetto, dall'ascoltare anche gli avversari politici e di cogliere nei ragionamenti degli avversari politici elementi di verità.
  Credo che il ricordo più bello che ognuno di noi porta per come l'ha conosciuto non era solo il suo timbro di voce, era anche il modo con cui sorrideva di fronte a chi, in toni esasperati, perdeva l'equilibrio della ragionevolezza della politica. Ha detto una frase la collega Anna Finocchiaro ricordandolo ieri al Senato: Donato Bruno aveva un'altra caratteristica, e l'ha fatto anche quando non era maggioranza ma opposizione, mettersi al servizio perché l'istituzione, il Parlamento, avesse la sua dignità e assolvesse al suo compito, cioè aiutare a risolvere le questioni. Questo era Donato Bruno, questo è il ricordo migliore che ognuno di noi deve tenere presente e ai colleghi di Forza Italia l'orgoglio di aver avuto un militante vero, sincero, certo di parte, ma come la parte vuole che la politica sia, con passione, con onestà e trasparenza. La migliore vicinanza quindi ai familiari e alla moglie e ai figli che oggi sono qui presenti (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato La Russa, che non era presente prima. Nonostante il ritardo, visto che siamo in una commemorazione, gli do la parola. Ne ha facoltà.

  IGNAZIO LA RUSSA. La ringrazio Presidente, non voglio approfittare della sua cortesia. Non posso che unirmi al cordoglio sincero che tutti i gruppi hanno espresso. Un uomo che ho conosciuto personalmente anche perché era il presidente della Commissione a cui per anni sono stato assegnato e credo che non ci sia bisogno di molte parole per ricordare che ha saputo svolgere quel ruolo senza mai alzare la voce. Avrei voluto imparare molto da lui. Grazie (Applausi).

  PRESIDENTE. Questo era l'ultimo intervento per la commemorazione del nostro collega. Adesso continuiamo con l'ordine del giorno.

Pag. 53

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,10)

Seguito della discussione della proposta di legge: Boccadutri: Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici (A.C. 2799-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge Boccadutri: Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici.
  Comunico che nell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, al fine di consentire una riunione del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, si è registrata un'intesa unanime nel senso di concludere l'esame della proposta di legge sul controllo dei rendiconti dei partiti politici, A.C. 2799-A, entro le ore 19, prevedendo l'inizio delle dichiarazioni di voto intorno alle ore 17,30. Il seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica iscritti all'ordine del giorno dell'odierna seduta sarà quindi iscritto all'ordine del giorno della seduta di domani, dopo l'esame della Relazione sulla partecipazione italiana all'Unione europea.
  Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice è intervenuta in sede di replica mentre il rappresentante del Governo vi ha rinunciato.

(Esame degli articoli – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge e degli emendamenti presentati.
  La Commissione Bilancio ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A – A.C. 2799-A), che è in distribuzione.
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, l'emendamento Ottobre 1.16, già dichiarato inammissibile in sede referente, in materia di controlli sulla visualizzazione a scopo di lucro nei siti Internet dei partiti politici di informazioni, immagini e video.
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
  A tal fine il gruppo Misto per la componente Alternativa Libera è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2799-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle proposte emendative riferite all'articolo 1.

  TERESA PICCIONE, Relatrice. Grazie, Presidente. Il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1 è contrario salvo che sull'emendamento Centemero 1.58, che recepisce le osservazioni della Commissione lavoro, per cui lo accogliamo volentieri, lo avremmo presentato noi se non fosse già stato presentato.

  PRESIDENTE. Il parere del Governo ?

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Grazie, Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.Pag. 54
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Cassano, Giuliani, Frusone, Capua, Palazzotto, Paris, Narduolo, Carbone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  453   
   Votanti  434   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  218   
    Hanno votato
  82    
    Hanno votato
no  352).    

  (I deputati Placido, Franco Bordo e la deputata Paris hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cecconi 1.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. Io voglio fare un attimo un po’ la ricostruzione di quella che è stata questa proposta di legge in Commissione affari costituzionali. Lo faccio soprattutto per i cittadini, perché credo che quando si parla di soldi, che i partiti si devono mettere nelle tasche, tutti siano ben informati su quello che stanno facendo, su quello che stanno decidendo.
  A ottobre dell'anno scorso il presidente della Commissione che deve svolgere i controlli e la vigilanza sui rendiconti dei partiti comunica alla Presidenza della Camera e a tutto il Parlamento che non è nelle condizioni di potere svolgere questo ruolo, perché sotto organico. A quel punto l'ex tesoriere di SEL, oggi passato al PD, il collega Boccadutri, presenta una proposta di legge molto semplice, in cui indica che questa Commissione, secondo le richieste che avanza, ha bisogno di qualche unità in più di personale per svolgere, appunto, questa operazione di controllo e di vigilanza.
  La proposta di legge rimane bloccata in Commissione non un mese, non due mesi, non tre mesi, ma ben sei mesi, finché si arriva al mese di luglio in cui succede l'imprevisto. Qual è questo imprevisto ? L'imprevisto è che i soldi quest'anno non li eroga più la Camera dei deputati in maniera autonoma, ma vengono erogati dalla Ragioneria dello Stato e questa ci fa sapere, attraverso una relazione che viene poi emanata dall'Ufficio di Presidenza, che i soldi non possono essere erogati ai partiti politici se la Commissione non svolge i suoi compiti di controllo.
  E, allora, tutti sono allarmati. Siccome il 31 luglio è il giorno in cui tutti i tesorieri di partito hanno ben evidenziato nel calendario, perché è il giorno in cui le mani dei partiti politici arrivano nei portafogli dei cittadini per prendersi i soldi pubblici, si decide, in una proposta di legge che nulla ha a che vedere con il finanziamento pubblico ma solo con la funzionalità di una Commissione, di stravolgerla completamente e di correre ai ripari indicando che cosa ? Indicando che i rendiconti del 2013 e del 2014 sono abbuonati, sono sanati, non vanno controllati e quei soldi devono essere immediatamente erogati dalla Ragioneria dello Stato.
  Ma le soluzioni a questo problema potevano essere molteplici, invece di fare una sanatoria. Si poteva, per esempio, decidere di derogare qualche mese, di dare venti unità di personale, dieci unità di personale da qui al 31 dicembre, in modo che la Commissione di controllo potesse svolgere i suoi compiti. Oppure, molto più semplicemente, cosa che sicuramente verrebbe apprezzata dai cittadini, dire: «Va bene, fa lo stesso, tanto questo altro anno sarà l'ultima tranche dei finanziamenti e dunque rinunciamo, non prendiamo i soldi dei cittadini, visto che già ci hanno indicato in un referendum che il finanziamento pubblico non deve essere dato ai partiti politici e rinunciamo». E invece no ! Fate questa proposta di legge e la Pag. 55scusa che portate in quest'Aula è il fatto che il Parlamento ci ha provato, ha fatto in tutti i modi per essere controllato, ha depositato gli statuti, ha depositati i bilanci, ma la Commissione non ha fatto il suo dovere e, dunque, i soldi ce li dobbiamo in qualche modo prendere.
  Ecco, è proprio su questo che voi cadete e siete tutti unanimi in questo, perché tutti i partiti rappresentati qui dentro sono unanimi a fare approvare, velocemente e celermente, questa proposta di legge per mettere le mani sul malloppo ma è qui che vi sbagliate (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È qui, perché i cittadini avrebbero più apprezzato una presa di coscienza e dire: «Rinunciamo», così come il MoVimento 5 Stelle fa da due anni a questa parte, piuttosto che vedere tutti i partiti unanimi dire: «Quando ci sono in ballo i soldi, quando c’è in ballo il potere siamo tutti d'accordo nel fare in fretta e poi chi se ne frega».
  Perché, se a un cittadino arriva una lettera di Equitalia o dell'Agenzia delle entrate, dopo cinque anni che ha fatto la dichiarazione dei redditi, perché lo Stato ha trovato un'anomalia, lì il cittadino paga; ai partiti, invece, viene abbuonato completamente tutto, non si paga nulla, perché, se non vi è nessuno che controlla, nessuno ci dice che i venti partiti che prendono il finanziamento pubblico – perché non sono solo i partiti qui rappresentati – abbiano fatto le cose a posto nei rendiconti depositati. Quelli sono i soldi dei cittadini e non sono soldi vostri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi 1.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino, Giammanco, Grillo, Sandra Savino, Valeria Valente...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  464   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
  99    
    Hanno votato
no  365).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.52.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fraccaro. Ne ha facoltà.

  RICCARDO FRACCARO. Grazie, Presidente. Il finanziamento pubblico ai partiti è la rapina del secolo: tre miliardi di euro prelevati in 20 anni dalle tasche dei cittadini, calpestando il referendum del 1993. Fateci caso: più voi vi arricchite, più i cittadini italiani si impoveriscono. Come ve lo spiegate questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? Avete umiliato la volontà del popolo, prima chiamando il finanziamento pubblico «rimborso elettorale» e ora con il 2 per mille. Il 2 per mille non significa donazioni liberali, come andate dicendo in giro: sono tasse pagate dai contribuenti, che vengono dirottate per pagare la casta.
  Ora, non ancora sazi, volete approvare una sanatoria dei vostri rendiconti. Volete, cioè, intascarvi i soldi pubblici senza alcun controllo dei bilanci. Vi sentite – ed è questo il problema – assolti solo perché non usate la pistola e il passamontagna. Derubare il popolo italiano con la tessera da parlamentare non vi esonera dalle vostre responsabilità. Siete banditi istituzionalizzati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 56

  Bossa, Fitzgerald, Impegno, Gribaudo, Locatelli, Roberta Agostini, Sani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  472   
   Votanti  466   
   Astenuti    6   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  383).    

  (I deputati Tartaglione e D'Alessandro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dieni 1.61, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Montroni, Fitzgerald, Piepoli, Adornato, Vignali, Giammanco, Paola Bragantini, Dall'Osso, Gregori...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  468   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
  87    
    Hanno votato
no  381).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Nuti 1.2.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nuti. Ne ha facoltà.

  RICCARDO NUTI. Grazie Presidente. In passato alcuni miei colleghi hanno definito gli altri partiti ladri e, secondo me, non è il termine corretto, quantomeno offensivo per i ladri. Perché ? Perché i ladri, violando per così dire delle leggi e accettando di correre il rischio di essere beccati, fanno la loro azione. I partiti, invece, cosa fanno ? Modificano con una «leggina» una legge che loro stessi hanno fatto per continuare a rubare. Quindi, diciamo che il ladro almeno ha un onore, che in questo caso i partiti non hanno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Cosa avviene con questa legge ? Avviene la seguente cosa. I rendiconti dei partiti non sono stati controllati perché la commissione che è stata istituita non aveva abbastanza risorse. Allora con questa «leggina» cosa combinano i partiti ? Dicono: vabbè, i rendiconti dei partiti degli anni precedenti non sono stati controllati, intaschiamoci comunque i soldi, poi si vedrà. Questo è quello che state combinando ! Con una «leggina», che ha a dir poco del vergognoso, state continuando a rubare a norma di legge i soldi ai cittadini. Quale certezza offre il MoVimento 5 Stelle ? Quella di eliminare in futuro il finanziamento pubblico ai partiti, avendo dimostrato già alla prima legislatura in Parlamento di avere rinunciato a 42 milioni di rimborsi elettorali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è la certezza che avranno i cittadini con un Governo a 5 Stelle.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie Presidente. La questione è molto semplice. Noi vi stiamo semplicemente dando la possibilità di tornare indietro sui vostri passi e almeno fare una figura meno indecente nei confronti dei cittadini, perché qui si tratta proprio di allungare le mani, entrare nelle loro tasche, spregiando qualsiasi regola e qualsiasi norma che i cittadini sono costretti a dovere rispettare. Poi, se i cittadini vi guardano e ai loro occhi sembrate dei ladri, non potete assolutamente dirgli niente, perché è questo che state sembrando in questo momento: entrate di Pag. 57nascosto nelle loro tasche, senza che nessuno possa controllarvi e non volete che nessuno vi controlli.
  Chi ci dice che i rendiconti di tutti i partiti, depositati negli ultimi due anni, siano fatti a regola d'arte e siano corretti ? Chi ci dice che le pezze d'appoggio presentate siano corrispondenti ?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cecconi...

  ANDREA CECCONI. Io la fiducia in voi non ce l'ho e credo che anche i cittadini italiani, da questo punto di vista, non possano che darmi ragione.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 1.2, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Adornato, Gregori, Ragosta, Carloni, Grillo... ci siamo ? Mi pare di sì.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  475   
   Votanti  471   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  385).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi 1.54, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Mazziotti Di Celso, Massa, Gregori, Abrignani, Pastorino, Paglia, Nardi, Grassi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  470   
   Astenuti    4   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato
 101    
    Hanno votato
no  369).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Dadone 1.53.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie, Presidente. Intervengo solo per aggiungere, rispetto a quanto è stato lungamente detto questa mattina durante la discussione sulle linee generali, che, per lo meno, se si devono fare dei controlli per quest'anno, con questo emendamento tentiamo di prorogare il termine di scadenza dal 15 luglio al 15 dicembre 2015, per l'anno in corso, in maniera che questa Commissione, che verifica la trasparenza e i rendiconti e i bilanci dei partiti, possa effettivamente farlo. Visto che già vi siete fatti il condono per i tre anni precedenti, quanto meno fingiamo di darle la possibilità di controllare per l'anno in corso. Altrimenti, veramente si tratta di un furto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Dadone 1.53, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Archi, Benamati, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 58
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  464   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  380).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento D'Ambrosio 1.55.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cecconi. Ne ha facoltà.

  ANDREA CECCONI. Grazie, Presidente. A noi piacerebbe sapere, per lo meno dalla relatrice, qual è la giustificazione per cui state correndo tanto per mettere le mani su questi soldi. Infatti, è questa giustificazione che fa cadere tutto quello che state facendo oggi in quest'Aula. È su questa giustificazione. Non si capisce qual è la motivazione per cui il primo provvedimento che entra in Aula dopo la pausa estiva è quello per mettere le mani nelle tasche dei cittadini. È proprio ingiustificabile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non solo. L'unico emendamento su cui la Commissione, nella persona della relatrice, ha dato parere favorevole è quello che prevede di non attendere neanche i 15 giorni di vacatio legis previsti dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Questa è la dimostrazione che voi volete mettere le mani su questi soldi nel più breve tempo possibile. E questa è una schifezza che i cittadini italiani non vi devono permettere. Noi siamo qui per denunciare proprio questo scempio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Battista. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. La cosa più indegna di questo Parlamento è che, dopo un'estate complicata, con il dramma dell'immigrazione, con cooperative che, a quanto ci dice Odevaine, finanziavano il partito di Alfano, il Nuovo Centrodestra, con il dramma dell'immigrazione, con il dramma delle imprese che non riescono ad accedere al credito, con il dramma della Calabria finita nuovamente sotto al fango, il primo provvedimento che questa nuova pseudo maggioranza, assolutamente bipartisan – perché quando si tratta di soldi nostri siete tutti d'accordo –, che va dalla sinistra alla destra, passando per il centro, discute è, appunto, una norma per bypassare, di fatto, una commissione che doveva verificare che voi aveste prodotto la documentazione utile, per continuare a intascarvi – voi – i soldi nostri, perché siete un pozzo senza fondo.
  Davvero, i partiti sono, Presidente, associazioni clientelari, alle volte anche con connessioni nel crimine organizzato, atte esclusivamente a rubare i nostri soldi. Poi, per che cosa ? Non vi bastano i soldi di Buzzi ?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Battista...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Non vi basta il finanziamento pubblico ai partiti ?

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Di Battista...

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Non vi bastano i vostri stipendi ? Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 1.55, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Chaouki, Pastorino, Lavagno...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 59
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  471   
   Votanti  464   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato
  85    
    Hanno votato
no  379).    

  (La deputata Pellegrino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cecconi 1.56, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Baruffi, Fregolent, Alberto Giorgetti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  467   
   Votanti  459   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  376).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Toninelli 1.5.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, con riferimento a ciò che è accaduto in questo provvedimento, se l'avesse fatto un qualsiasi cittadino o un'impresa italiana, gli sarebbe piovuto sulla testa un bel procedimento penale perché questa è una violazione della legge. La legge diceva chiaramente che i rendiconti dei partiti, quindi le loro spese e i flussi di denaro, dovevano essere controllati da una commissione ad hoc. Ebbene, questa commissione non poteva controllarli e che avete fatto ? Non avete permesso alla commissione di effettuare i controlli, ma avete cancellato i controlli della commissione. È come se una famiglia italiana chiedesse di ottenere il dimezzamento o la cancellazione delle rette dell'asilo dei propri figli, ma senza dare i documenti all'amministrazione pubblica, al sindaco, alla giunta, al consiglio comunale che in questo caso sostituisce la commissione che vi doveva controllare e che doveva fare gli effettivi controlli e dirvi: «Sì, signor Mario Rossi, sì, signora Verdi, avete diritto a non pagare un fico secco di asilo nido per i vostri figli». Ma al signor Mario e alla signora Rossi, purtroppo, voi politici, che siete delle macchine mangiasoldi, chiedete e li vessate, chiedendo qualsiasi cosa e più del dovuto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e, magari, date ad Equitalia la possibilità di chiedere dei denari poiché le tasse questi signori non dovevano effettivamente pagare. Loro subirebbero un procedimento penale per truffa; voi no, avete il privilegio di sedere in Parlamento, quindi le leggi non le violate, ma le modificate. Quindi, è una truffa legalizzata. Quindi, voi siete dei criminali legalizzati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Presidente, al di là dell'assurdità del fatto che qui una cosa buona avevate fatto in tutta questa legislatura, cioè quella di rendicontare le vostre spese, adesso con questa legge la modificate. Ma la cosa assurda è proprio questo modo «italiota» di fare la legge e trovare l'inganno. Allora, caro Boccadutri, fai una legge anche per non pagare le tasse tu stesso tanto sei qui in Parlamento e lo puoi fare. Ti fai le leggi ad personam. Fai le leggi «ad partito», falle ad personam (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Falle per Renzi, falle fare per il Presidente del Consiglio che non paga le tasse. Mi dici quand’è che i cittadini italiani potranno avere questo privilegio Pag. 60o le imprese italiane potranno avere questo privilegio di non rendicontare le spese o magari di non dichiarare qualcosa, non fare fattura, quando oggi vengono invece tassati fino al 60 per cento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ? È questo che pesa sullo Stato. E, poi, arriva Equitalia. Equitalia non è mai entrata nella sede di un partito, ma più che Equitalia dovrebbe entrare la Guardia di finanza per arrestarvi tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Toninelli 1.5, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Nardi, Albini, Sanga, Baruffi, Ragosta, Pastorino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  477   
   Votanti  469   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  385).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mucci 1.7, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, De Maria, Giachetti, Di Salvo, Casellato, Anzaldi, Colletti, Ragosta, Chimienti.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  476   
   Votanti  469   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
   6    
    Hanno votato
no  463).    

  (Il deputato Senaldi e la deputata Scuvera hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cozzolino 1.14.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Colleghi, le modifiche apportate in Commissione a norma del decreto n. 149 in materia di integrazione salariale a favore dei dipendenti dei partiti, hanno peggiorato la situazione previgente, ponendo le basi per aumentare la confusione, come si è soliti fare con le leggi in Parlamento.
  Con le modifiche apportate in Commissione, infatti, il regime di accesso alle forme di ammortizzatori sociali per i dipendenti dei partiti è stato ampliato, eliminando il vincolo, precedentemente previsto, dell'iscrizione della forza politica nel registro dei partiti.
  Per evitare confusioni o un utilizzo improprio della norma, con questo emendamento cerchiamo di individuare almeno qualche criterio di accesso che, in questo caso, è quello dei 15 dipendenti, un requisito che è lo stesso richiesto alle aziende dalla legge per accedere agli ammortizzatori sociali. Quindi, facciamo chiarezza nei decreti che facciamo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.14, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Gasparini, Di Salvo, Lainati, Segoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 61
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  483   
   Votanti  448   
   Astenuti   35   
   Maggioranza  225   
    Hanno votato
  84    
    Hanno votato
no  364).    

  (Il deputato Mantero ha segnalato che ha votato erroneamente a favore mentre avrebbe voluto votare contro).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento D'Ambrosio 1.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Gregori, Gitti, Chimienti, Galperti, Sarti, Locatelli, Casellato, Sorial.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  470   
   Votanti  436   
   Astenuti   34   
   Maggioranza  219   
    Hanno votato
  85    
    Hanno votato
no  351).    

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Centemero 1.58, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giacomoni, Paris, Anzaldi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  396   
   Astenuti   83   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 393    
    Hanno votato
no    3).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nuti 1.59, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Archi, Oliverio, Locatelli, Casellato, Grassi, Locatelli.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  480   
   Votanti  469   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  235   
    Hanno votato
  86    
    Hanno votato
no  383).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cozzolino 1.60, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Gregori, Colletti, Brignone, Tidei, Dellai, Minnucci, Sorial, Moscatt, Sarti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  463   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
  83    
    Hanno votato
no  380).    

  (Il deputato Brandi ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 62

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Miotto, Casellato, Vico, Berlinghieri, Covello, Zardini, Bossa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  485   
   Votanti  443   
   Astenuti   42   
   Maggioranza  222   
    Hanno votato
 354    
    Hanno votato
no   89).    

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Cozzolino 1.050.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cozzolino. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Grazie Presidente, l'articolo aggiuntivo prevede una norma transitoria, stabilendo che, per il solo anno 2015, gli importi non utilizzati a favore delle detrazioni previste a vantaggio delle erogazioni liberali ai partiti siano destinati al Fondo per le emergenze nazionali della Protezione civile. In un Paese che vive di emergenza potremmo dare qualche soldo in più ai cittadini piuttosto che ai partiti.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cozzolino 1.050, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Piepoli, Zan...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  479   
   Votanti  466   
   Astenuti   13   
   Maggioranza  234   
    Hanno votato
  80    
    Hanno votato
no  386).    

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 2799-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.

  TERESA PICCIONE, Relatrice. Signora Presidente, sono stati presentati due articoli aggiuntivi identici che hanno parere favorevole.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  IVAN SCALFAROTTO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signora Presidente, il parere del Governo è favorevole in conformità a quello espresso dalla relatrice.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Toninelli sugli identici articoli aggiuntivi. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, vorrei spiegarne il significato. Questi articoli aggiuntivi fanno sì che la legge che sblocca 45,5 milioni di euro che sono indebitamente, illegalmente, illegittimamente presi dalle tasche dei soldi pubblici pagati dagli italiani entri in vigore il giorno dopo la pubblicazione e non come al solito cioè dopo 15 giorni. Avete talmente fretta e bisogno di soldi che accelerate l'apertura del rubinetto e lo rompete con il martello, però (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 63

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Ferrari 2.050 e Centemero 2.051, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Scusate, scusate... dobbiamo votare l'articolo 2. L'onorevole Toninelli mi ha portato fuori strada...
  Revoco l'indizione della votazione, perché ho fatto un po’ di confusione.
  Passiamo, invece, alla votazione dell'articolo 2. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fanucci, Zan, Anzaldi, Zardini, Brescia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  474   
   Votanti  463   
   Astenuti   11   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato
 377    
    Hanno votato
no   86).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici articoli aggiuntivi Ferrari 2.050 e Centemero 2.051, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Montroni, Locatelli, Di Salvo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  473   
   Votanti  463   
   Astenuti   10   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato sì  381    
    Hanno votato no  82).    

  (Il deputato Bonafede ha segnalato che ha votato a favore ma che avrebbe voluto esprimere voto contrario).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Signora Presidente, questo è francamente uno di quei provvedimenti su cui si farebbe volentieri a meno di intervenire. È un provvedimento che all'inizio del suo iter parlamentare aveva un obiettivo del tutto condivisibile, quello di assicurare un migliore funzionamento alla commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza ed il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Nel corso dell'esame, tuttavia, questa proposta di legge si è trasformata in qualcosa di diverso e di molto più controverso che più che con la commissione di garanzia ha a che fare con la salute dei bilanci dei partiti. Infatti, l'accesso dei partiti alle forme di contribuzione, anche a quelle nuove come il meccanismo del 2 per mille, è condizionato dalla legge al rispetto dei requisiti di trasparenza e di democraticità ivi indicati. Con questo provvedimento sono state introdotte disposizioni riguardanti le modalità per l'effettuazione della verifica di conformità previste dall'articolo 9, comma 5, della legge 6 luglio 2012, n. 96, prevedendo di differirne l'applicazione con riferimento ai rendiconti dei partiti politici relativi solo a partire dagli esercizi successivi al 2014. Inoltre, è stato previsto che in tema di cassa integrazione guadagni straordinaria le disposizioni dell'articolo 16, comma 1, del decreto-legge n. 149 del 2013, convertito dalla legge n. 13 del 2014, si intendono estese alle rispettive articolazioni e sezioni territoriali Pag. 64dei partiti e dei movimenti politici, a prescindere dal numero dei dipendenti, incluse quelle dotate di autonomia legale e finanziaria, sopprimendo altresì con efficacia retroattiva l'obbligo per i partiti di essere iscritti al registro nazionale per poter fruire di questi ammortizzatori sociali.
  Il gruppo per l'Italia-centro democratico, seppure senza entusiasmo darà un voto favorevole a questo provvedimento. Lo farà per realismo e per senso di responsabilità ma non senza almeno lanciare un preoccupato grido di allarme. Non possiamo fare a meno infatti di rivolgere un appello, sia alle forze di maggioranza che a quelle di opposizione dotate di maggiore senso delle istituzioni. Dobbiamo stare attenti, colleghi, perché questa materia è una di quelle su cui le antenne della popolazione sono particolarmente attente e sensibili. Personalmente, sono convinto che la democrazia abbia un costo e che ci sia bisogno di una forma di finanziamento alla luce del sole della politica e dei partiti.
  Tuttavia, è altrettanto vero che, di fronte a queste esigenze, spesso, troppo spesso, in passato, i partiti hanno mostrato il peggio di sé: una vera e propria ingordigia, con pretese sempre maggiori e con responsabilità, trasparenza e correttezza amministrativa sempre minori, rispetto ai meccanismi di finanziamento legale; un atteggiamento che ha lasciato sempre più disgustata l'opinione pubblica e che si è sommato agli sperperi dei consigli regionali e ai meccanismi di finanziamento illecito, alle contiguità malavitose, contribuendo non poco ad alimentare i populismi crescenti. A nostro avviso, se non si imbocca decisamente la strada della trasparenza e del dimagramento dei partiti, se non si ha il coraggio di accorgersi che lo stesso livello di adesione al nuovo meccanismo del 2 per mille (non certo plebiscitario) segnala il permanere di un'evidente sfiducia verso i partiti, allora, forse, con provvedimenti come questo i partiti riusciranno pure a mettere in ordine i propri conti per un altro paio d'anni, ma tutti noi, non solo i partiti, perderemo il conto più importante, quello che riguarda la tenuta della democrazia di fronte all'ondata populista che rischia di sommergere tutto.
  Un'ultima breve riflessione mi sia consentita: forse è giunto anche il momento di non dilazionare più l'adeguamento della forma giuridica dei partiti, dando finalmente attuazione all'articolo 49 della Costituzione, indicando per legge quali sono i criteri di rappresentatività, i meccanismi decisionali di democrazia interna e i criteri di trasparenza, anche finanziaria, a cui tutti i partiti e i movimenti politici debbono almeno essere tenuti ad attenersi (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia - Centro Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Librandi. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO LIBRANDI. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, la Camera dei deputati si appresta oggi ad analizzare una proposta di legge concernente la funzionalità della commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza ed il controllo dei rendiconti dei partiti politici. La commissione venne istituita dall'articolo 9 della legge n. 96 del 2012, durante il Governo di Mario Monti. Una legge di grande portata, che rivoluzionò e riformò nel profondo, con buonsenso, realismo e concretezza il sistema della contribuzione pubblica alla politica, introducendo, fra gli altri, la riduzione del 50 per cento dei contributi a carico dello Stato in favore dei partiti politici, il principio del cofinanziamento, legato alla capacità di autofinanziamento degli stessi partiti, detrazioni di imposta relative ad erogazioni liberali, limiti di spesa per le campagne elettorali e promozione delle pari opportunità.
  Fra le molte norme finalizzate a favorire la trasparenza della politica ricordiamo, per esempio, la necessità per i partiti di dotarsi di uno statuto conforme a principi di democrazia interna, la pubblicazione dei bilanci sui rispettivi siti Internet, l'obbligo di sottoporre i bilanci al Pag. 65giudizio di una società di revisione. Venne prevista la costituzione della commissione per la trasparenza ed il controllo dei rendiconti dei partiti, composta da cinque componenti, di cui uno designato dal primo presidente della Corte di cassazione, uno dal presidente del Consiglio di Stato e tre dal presidente della Corte dei conti.
  I compiti assegnati alla commissione sono di grande impegno, responsabilità e delicatezza e si sostanziano nel controllo di regolarità e di conformità alla legge dei partiti politici e nella verifica delle entrate percepite e delle spese da loro sostenute, prevedendo la normativa anche pesanti sanzioni a carico dei partiti nel caso di inadempienza. Un'attività, come già detto, di grande rilevanza, che la commissione deve essere in grado di svolgere con serenità. È perciò necessario dotare la commissione stessa dei mezzi e delle risorse necessarie per svolgere questo delicato ruolo e per rendere così effettivo il concetto di trasparenza dei costi della politica, che oggi più che mai i cittadini giustamente pretendono. È proprio per questo motivo che Scelta Civica voterà a favore della proposta di modifica dell'articolo 9: riteniamo indispensabile ed indifferibile rimuovere gli ostacoli che fino ad oggi hanno limitato l'attività della commissione e mettere la stessa nella condizione di poter operare al meglio, dotandola, come prevede la proposta di legge in esame, delle necessarie professionalità.
  Ricopro ormai da più di due anni la funzione di tesoriere di Scelta Civica: ne sono orgoglioso, non solo perché il nostro partito ha saputo con sacrifici e grande senso di responsabilità superare dei momenti difficili, anche dal punto vista economico-finanziario, ma soprattutto perché sono consapevole che Scelta Civica ha gestito le risorse avute dallo Stato in maniera oculata, in modo trasparente. Noi siamo in grado in qualsiasi momento di dimostrare quali sono state le nostre spese e soprattutto come queste sono state finanziate; noi possiamo spiegare e dare motivazioni su ciò che spendiamo, su come lo spendiamo e perché lo spendiamo. Qualche altro movimento, che si erge a paladino della trasparenza, alle parole non fa seguire i fatti, per esempio sulla trasparenza dei rendiconti.
  Concludo con una considerazione di ordine generale. Viviamo in un momento non facile per il nostro Paese: i cittadini ci guardano con crescente distacco e diffidenza, un sentimento di avversione attraversa larghe fasce della cittadinanza. La collettività è chiamata a sforzi e sacrifici, ai quali non possono certamente sottrarsi le istituzioni, e la classe dirigente del Paese deve dare l'esempio. Ma tutto ciò premesso, non possiamo far finta di non sapere che la democrazia è una forma di governo che ha un costo, e che la collettività deve necessariamente tenerne conto.
  La riforma Monti operò un taglio più che significativo ai costi della politica, la riforma successiva, nel 2013, portò avanti un taglio totale e definitivo; ma dal mio punto di vista la struttura di partito o elettorale, per quanto ridotta e leggera, ha un costo. Le campagne elettorali, le sedi, i dipendenti, la comunicazione hanno un costo, e tutto non può funzionare gratuitamente o con il solo apporto dei volontari. E la politica non può diventare esclusivamente ad uso di una ristretta élite di abbienti o spinta da testimonial di grande fama.
  In tutte le democrazie europee sono presenti profili di finanziamento pubblico ai partiti, sotto le forme più varie che possono essere rimborsi elettorali, finanziamenti ai gruppi parlamentari, finanziamenti alle fondazioni, rimborsi spese, fondi per il personale, accesso ai mezzi di comunicazione o affissioni gratuite. Il tema da sviluppare dev'essere quello di prevedere controlli e verifiche più severi ed efficaci e non la loro totale cancellazione. Il finanziamento pubblico non è di per sé immorale: lo è l'uso, o magari l'abuso, che se ne può fare. Senza nascondersi dietro facili ed improduttive demagogie, tanto care a certi movimenti, ritengo che un finanziamento pubblico così come era stato concepito dal Governo Monti, per esempio, con importi magari più limitati, trasparente e controllato, unito alla possibilità di devolvere su base volontaria – e Pag. 66lo sottolineo con forza – su base volontaria il 2 per mille delle proprie imposte, sia necessario per sottrarre i partiti ai ricatti, ai condizionamenti ed alla corruzione. Credo che sia giunto il momento di dare il via su questo tema ad una necessaria, seria ma soprattutto serena riflessione. Ribadisco il voto favorevole di Scelta Civica al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Quaranta. Ne ha facoltà.

  STEFANO QUARANTA. Signora Presidente, ragioniamo. Con questo provvedimento della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici stiamo operando la correzione di una legge evidentemente mal fatta, che nella furia iconoclasta di limitare il finanziamento pubblico alla politica ha pensato di introdurre obblighi molto stringenti senza però avere la capacità di attivare meccanismi di controllo efficaci. L'originaria proposta di legge Boccadutri si proponeva – ed aveva quindi un valore meritorio – esattamente il tema di far funzionare questa Commissione, istituita nel luglio 2012, e di cui peraltro poi la legge successiva del febbraio 2014 ha ulteriormente esteso i compiti.
  Nelle versioni originarie della legge Boccadutri si sosteneva fondamentalmente che i componenti di questa Commissione fossero collocati fuori ruolo, non avessero altri incarichi e quindi si potessero occupare a tempo pieno di questo tema così importante e delicato.
  Il testo attuale è stato modificato, e sono state aggiunte una serie di cose, che vado brevemente ad elencare.
  Innanzitutto, abbiamo sette unità di personale appartenenti alla Corte dei conti e ad altre amministrazioni pubbliche, che eserciteranno un ruolo di revisione e di controllo contabile. I componenti, come dicevo, sono appunto collocati fuori ruolo e a tempo pieno per svolgere questi compiti e i controlli che vengono operati dalla Commissione saranno effettuati però con una disciplina specifica per il 2013 ed il 2014, non operando una sanatoria come ho sentito dire, essendo comunque i rendiconti certificati da società di revisione sul modello sostanzialmente stabilito per l'anno 2012. La piena applicabilità la avremo negli esercizi successivi al 2014, quando la Commissione sarà pienamente operativa. Del resto, lo stesso presidente della Commissione affermò che: «anche se la Commissione fosse dotata di tutte le strutture necessarie occorrerebbero almeno sei mesi per provvedere a tutti i controlli minuziosi che sono stati richiesti». Per il 2013 quindi, è previsto che entro 30 giorni dall'approvazione di questa legge la Commissione approverà i rendiconti. Teniamo presente che ciò doveva essere fatto entro il giugno del 2015.
  Infine, vi è un aspetto che per quanto ci riguarda è l'aspetto davvero controverso di questa legge, che riguarda l'applicazione ai partiti, in particolare a quelli che non svolgono più un'effettiva attività, dei benefici derivanti dagli ammortizzatori sociali, in particolare dalla cassa integrazione. Ora, qui vi è un problema di merito e un problema di metodo, nel senso che dal punto di vista del merito, laddove vi sono dei lavoratori che devono essere aiutati e accompagnati noi siamo sempre per affrontare la questione. Siamo, però, per affrontarla alla luce del sole, in maniera chiara ed esplicita, perché i lavoratori dei partiti politici hanno la stessa dignità dei lavoratori di qualunque altro posto di lavoro e non utilizzando una legge che, dal nostro punto di vista, non c'entra nulla con questo tema.
  Approfitto, però di questa occasione, perché il tema della discussione, anche degli interventi che sono stati fatti in occasione degli emendamenti, non si riferisce come è evidente solo al merito di questa leggina, ma riguarda il tema del finanziamento pubblico della politica. Ora negli ultimi anni si sono succeduti una serie di interventi. Veniva ricordato quello del 2012, che tagliò, è bene che i cittadini lo sappiamo, del 50 per cento l'importo dei Pag. 67contributi pubblici, si portò avanti un meccanismo di coofinanziamento sul modello del sistema tedesco e venne istituita appunto questa Commissione di controllo. Successivamente, nel 2014, con scadenza 2017, si decise di abrogare totalmente il finanziamento pubblico, sia a titolo di rimborso elettorale che come coofinanziamento. A questo si sostituì un meccanismo che noi giudichiamo negativo, sbagliato e non in linea con la Carta costituzionale che riguarda le detrazioni fiscali delle donazioni private e il meccanismo del 2 per mille, che riguarda appunto ovviamente il reddito delle persone fisiche. Ora, da questo punto di vista, quindi, mi sembra giunto il momento per fare qualche piccola considerazione di carattere generale sul tema del finanziamento pubblico. Abbiamo fatto una riforma chiaramente di rilevanza costituzionale, visto che l'articolo 49 della Costituzione tratta dei partiti politici e gli conferisce dignità costituzionale, stabilendo che sono lo strumento della democrazia nel nostro Paese.
  Cari amici e compagni dobbiamo allora metterci d'accordo, se il finanziamento pubblico alla politica consente l'esercizio della democrazia, come nei modelli europei più avanzati, oppure se è una sottrazione di risorse alla collettività. Noi abbiamo sempre detto in maniera molto chiara come la pensiamo e lo ribadiamo anche in questa sede. Chiudendo il mio intervento vorrei brevemente interloquire con il MoVimento 5 Stelle e con il Partito Democratico. Il tema del finanziamento pubblico alla politica, a mio giudizio, è un tema troppo serio, visto anche il ruolo costituzionale previsto per i partiti, per farne un oggetto di bieca propaganda. Sia chiaro, dal mio punto di vista ognuno può rinunciare a quel che crede se ritiene che non gli spetti. Tuttavia non lo può fare chi si propone come nuova classe dirigente, mai esistita nella politica di questo Paese, con l'idea che chi fa politica nei partiti sia indistintamente un ladro o che i partiti tutti siano associazioni a delinquere (Applausi).
  Cosa che mi pare non sia, almeno non lo è per quanto riguarda il nostro gruppo e molti esponenti e persone di altri partiti politici. Questo lo voglio dire perché credo sia assolutamente inconcepibile che si racconti che la politica la si può fare anche senza risorse pubbliche. Non la si può fare essendo tutti sullo stesso piano e non la si può fare se magari non si ha fra i propri soci fondatori qualche guru della comunicazione che risolve il 90 per cento dei costi della politica.
  Al Partito Democratico però in maniera altrettanto chiara vorrei dire una cosa: non si possono recitare tutte le parti in commedia, cari compagni. Il quarto comma che voi avete introdotto in questa legge ha a che fare con la dignità del fare politica e con il tema delle risorse della politica. Ora, essendo appunto un comma che parla della cassa integrazione per i lavoratori dei partiti, la legge che voi avete approvato poco tempo fa rende possibile solo il finanziamento privato. Noi riteniamo che sia sbagliata e lo dico nonostante noi abbiamo avuto un ottimo risultato nel conseguimento di risorse dal 2 per mille; quindi non è un piagnisteo che stiamo facendo, è una questione di principio. Noi continuiamo a ritenere che sia una scelta sbagliata e non in linea con tutti i Paesi europei più seri. Allora non si può da un lato inseguire la demagogia o peggio pensare che la politica possa essere solo al servizio di qualche lobby e finanziata solo dai privati e poi però accorgersi che servono risorse pubbliche, come in questo caso, per accompagnare i lavoratori che hanno il diritto di essere accompagnati anche se sono lavoratori, guarda un po’, che hanno lavorato nei partiti politici. Allora, o una cosa o l'altra, o i finanziamenti pubblici servono e bisogna avere il coraggio a testa alta di dirlo, perché in tutte le democrazie mature è così, oppure se si fa invece un ragionamento per cui solo i privati devono contribuire non si capisce perché poi in certi momenti le casse dello Stato servano. Allora, cerchiamo di essere seri e coerenti, questo è un tema fondativo di una democrazia, non facciamolo diventare una barzelletta (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buttiglione. Ne ha facoltà.

  ROCCO BUTTIGLIONE. Signora Presidente, onorevoli colleghi, io credevo di dover intervenire su una legge di non grandissimo rilievo. Credevo che si trattasse soltanto di questo – pensate come sono ingenuo –, del fatto cioè che noi non abbiamo messo in grado l'istituzione parlamentare di procedere all'esame dei bilanci dei partiti e, per tale ragione, noi corriamo il rischio di non poter erogare ai partiti delle somme alle quali hanno diritto secondo la legge e che avrebbero ricevuto verosimilmente se noi avessimo potuto esaminare i bilanci e li avessimo trovati corretti. In questo caso è abbastanza ragionevole dire: bene, semplifichiamo le procedure di controllo in modo da poter realizzare l'obiettivo contenuto nella legge.
  Mi sembrava che l'altro elemento di questa legge che c'era, quello vero, fosse che qui in Italia abbiamo una brutta abitudine che è quella di cambiare sempre il nome dei partiti e non cambiare mai le facce di quelli che li comandano, mentre in altri Paesi i nomi dei partiti rimangono sempre gli stessi, ma le facce di quelli che li comandano cambiano abbastanza rapidamente. Quindi è capitato che un partito abbia cambiato nome e, essendo stata la legge formulata senza tener conto di questa eventualità, i dipendenti di quel partito, che avrebbero diritto alla cassa integrazione, perché dipendenti di altri partiti che non hanno avuto la stessa vicenda e si trovavano in situazione analoga di difficoltà hanno la cassa integrazione, non possono avere la cassa integrazione. Diamola anche a loro. Vorrei ricordare a qualche collega che mi siede accanto che la cassa integrazione in Italia non è un privilegio, è un diritto che gradualmente è stato esteso praticamente a tutti i lavoratori italiani. Io credevo, nella mia ingenuità, che dovessimo parlare solo di questo, invece no, scopro che sono in questione i fondamenti della democrazia. Allora qui bisogna avere il coraggio di prendere posizione con chiarezza e di dire le cose come stanno. Vi sono purtroppo nella storia diversi partiti senza democrazia, ma non esistono democrazie senza partiti. È possibile una democrazia senza partiti ?
  Jean-Jacques Rousseau, famoso filosofo della politica, una volta si pose il problema. Jean-Jacques Rousseau pensava che è possibile una democrazia senza partiti, anzi che solo senza partiti è possibile la democrazia. A distanza di qualche centinaio di anni un grande studioso, una gloria della scienza politica ebraica, dello Stato di Israele, il Talmon, ha scritto un libro sulla democrazia totalitaria per spiegare che la democrazia di tipo rousseauiano, la democrazia senza partiti è la matrice di quelli che saranno poi i regimi totalitari comunisti, nazisti e anche fascisti.
  Devo dire, per la verità, che nel dibattito che ho sentito alcuni toni mi hanno ricordato da vicino le cose che si dicevano in Italia nel 1919, subito prima dell'avvento del regime fascista: l'ostilità violenta contro i partiti, l'ostilità contro il Parlamento, tutti ladri, tutti figli di – e qui è bene che mi fermi –, «però c’è una parte sana della nazione e quando prenderemo noi il potere, allora tutto cambierà». Presero il potere e davvero cambiò tutto. Non credo che quello sia un esempio da ripetere e lo dico con grande amicizia verso i miei colleghi che coltivano simili idee.
  L'idea di una democrazia senza partiti è pericolosa. E, se vogliamo andare alla radice del problema del finanziamento pubblico dei partiti, io vi pongo la domanda: chi deve controllare un partito ? Gli elettori o quelli che gli danno i soldi per funzionare ? Se il partito per le sue spese ha bisogno del sostegno economico di questo o di quel soggetto nessuno dà denari senza affermare diritti. Ma fa bene, è giusto, è un principio democratico anche questo. Ricordate la rivoluzione americana ? No taxation without representation, ossia «niente tasse senza rappresentanza», cioè se pago io, ho diritto di decidere.Pag. 69
  È questa la democrazia che vogliamo ? Vorrei ricordare anche che ci sono organizzazioni politiche le quali hanno rinunciato al sostegno pubblico. Sono organizzazioni politiche democratiche ? Sono organizzazioni politiche che hanno procedure le quali consentono alla periferia di controllare il centro ? Non sono organizzazioni politiche per caso nelle quali una certa macchina comunicativa, gestita dal centro, controlla la periferia ? Possiamo chiamarle organizzazioni politiche democratiche ? È questo il tipo di democrazia che noi vogliamo riportare nel nostro Paese ? Io ho più dubbi che certezze e per questo mi spavento, quando vedo persone che hanno certezze così granitiche, che non riguardano la fede, non riguardano la morale, ma riguardano l'ambito molto più fragile, discutibile, mobile, cangiante nel tempo della politica e delle istituzioni politiche: attenti, io credo che noi abbiamo sbagliato ad abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Lo dico senza complessi e senza difficoltà: mi sembra un dato di fatto che rende più debole la democrazia italiana. Beninteso, non sono cieco alle ragioni per le quali lo abbiamo fatto; io ho votato l'abolizione del finanziamento pubblico; l'ho votata perché una serie di scandali e la cattiva gestione fatta dalle forze politiche, da molte forze politiche, ha reso intollerabile il vecchio sistema. Tuttavia, il sistema nuovo non è un buon sistema. Io credo che la gente sia del tutto disponibile a capire che dare dei soldi per tenere in piedi una sezione di partito in un quartiere popolare è una buona cosa e serve alla democrazia. Avremmo bisogno di una legge che dicesse che si finanziano le periferie e non il centro perché chi ha i soldi ha il controllo, allora le periferie controllerebbero il centro, non il centro le periferie. Una legge che dicesse che si danno i soldi perché i partiti svolgono una funzione di educazione alla democrazia e controllasse che questa funzione fosse svolta, magari separando dai partiti le fondazioni di indirizzo che svolgono questa funzione come avviene in Germania, che dicesse che gli iscritti decidono dei denari e anche delle candidature. Allora, la democrazia italiana forse riprenderebbe vigore. Per tutte queste ragioni, non mi sento di condividere questo attacco a priori contro i partiti anche se sono consapevole del fatto che i partiti l'hanno meritato.
  E voglio dirvi un'idea che so che non troverà il consenso di molti, ma voi sapete che io sono politicamente scorretto: io credo che il problema della democrazia italiana è che i partiti non ci sono più, non ci sono più da qualche tempo. Dove il partito non c’è più manca il punto di coagulo delle domande e delle attese politiche del Paese. Cosa succede quando i partiti non ci sono più e quando non esiste nemmeno il finanziamento pubblico dei partiti ? Quello che succede è che ogni deputato deve procurarsi lui i denari per potere essere eletto e per fare questo dovrà scendere a compromessi, costruire coalizioni sul territorio, che saranno coalizioni che gli danno i voti ma anche coalizioni che gli danno i soldi e sarà responsabile verso chi gli dà i soldi e dovrà ricompensare chi gli ha dato i soldi.
  E, allora, unire l'opinione pubblica su di un progetto nazionale diventerà sempre più difficile, perché gli interessi particolari, gli interessi di gruppi, gli interessi locali, diventeranno inarrestabili e rifiuteranno di sottomettersi a qualunque ragione che vuole sintesi, perché la sintesi all'interno del partito è la premessa per cui arrivare in Parlamento a una sintesi ulteriore e noi rischiamo di avere partiti che non ci sono più e ogni deputato che è il punto di riferimento di una compagnia di ventura, come quelle che c'erano una volta nei tempi peggiori del Rinascimento italiano.
  È questo il modello politico che vogliamo ? È questo quello che abbiamo in testa ? La corruzione è esplosa quando i partiti sono venuti meno, quando è venuta meno la spinta ideale, quando è venuta meno anche la capacità di organizzare sul territorio la democrazia. Ma il problema di organizzare sul territorio la democrazia è un problema che rimane, rimane a noi in Italia con una virulenza particolare e, devo dire, con qualche dolore, ma anche Pag. 70au moins di consolazione, visto che è un problema generale delle democrazie occidentali.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sisto. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Presidente, grazie. Riprenderò brevemente, atteso che già durante la discussione sulle linee generali abbiamo solcato abbondantemente il terreno di questo provvedimento, quanto ha detto il collega Quaranta nel suo incipit, che mi sembra un punto di riferimento insopprimibile. L'articolo 49 della Costituzione dà ai partiti il compito di concorrere, con metodo democratico, a determinare la politica nazionale. Quindi, una cosa è certa: i partiti per scelta costituzionale, e, quindi, indelebile da leggi ordinarie, non possono correre il rischio di non garantire la sopravvivenza della democrazia e la democrazia non può correre il rischio di intaccare la sopravvivenza dei partiti.
  Detto questo, sono ancora d'accordo con il collega Quaranta: non è detto che partito sia sinonimo di negatività, di patologie, di appropriazioni in qualche modo indebite sul piano non soltanto giudiziario e giuridico ma anche etico-morale. Cioè, il partito non è un luogo in cui si deve presumere non debba nascere quel contraddittorio che è garanzia della democrazia, che la stessa Costituzione fa propria in tutto il suo châssis.
  Allora, se questo è vero, è evidente che il provvedimento che stiamo discutendo si colloca in questo alveo e si tratta di una deroga e di una correzione di una presa d'atto di una sorta di stato di necessità che abbiamo appreso in Commissione essere evidente. Quello che doveva essere uno strumento capace di controllo dei bilanci dei partiti, diciamo step by step, si è rivelato uno strumento insufficiente. Quindi, integrarlo con altre sette unità è doveroso, se questo consente un migliore approccio ai due pilastri che sono stati un po’ il mantra delle scelte di questo Parlamento, cioè la trasparenza e la responsabilità non soltanto di chi opera nei partiti ma di chi deve controllare l'andamento dei partiti.
  Allora, se trasparenza e responsabilità sono garantite, non c’è nessun motivo per non votare, come farà Forza Italia, favorevolmente su questo provvedimento, laddove si cerca di dare a questa commissione la possibilità e la capacità di intervenire pienamente sul regime dei controlli, con trasparenza e responsabilità.
  Ed è evidente che, se questo ha comportato una sorta di rallentamento dei diritti dei partiti nel proprio sostentamento, non una mancanza di controllo, non un condono, come è stato definito, non una sanatoria, ma una necessaria deroga, perché vi sia fruibilità, non mi sembra che possa far coincidere un «passo indietro» necessitato con una sorta di aggressione a quello che è il sistema della legalità. Quindi, credo che la prima parte di questo provvedimento vada incontro ad una dinamica parlamentare accettabile, laddove – anche qui ha ragione il collega Quaranta – un ripensamento sul sistema del finanziamento pubblico in cambio del finanziamento privato può essere un tema su cui dover ragionare.
  Infatti, chiediamoci, è preferibile un unico interlocutore, che garantisce l'articolo 49 asettico come il pubblico, oppure è preferibile che vi sia il privato che è interessato a determinati investimenti, soprattutto interessato ai grandi partiti, cioè quei partiti che governano, che hanno comunque la capacità di intervento ? Dicevo questa mattina che ci possono essere grandi idee in piccoli partiti e piccole e mediocri idee in grandi partiti. Non credo che la Costituzione tuteli il grande o il piccolo partito: tutela le grandi idee, che possono essere capaci di rinvigorire, di rinsaldare, di essere un ricostituente fondamentale per la democrazia.
  Quindi, si corre il rischio, con una scelta manichea pubblico-privato, di impoverire le idee dei piccoli partiti, e quindi mortificare quella piccola grande democrazia che costituisce la linfa, sostanzialmente, del contraddittorio democratico. Questo è un tema che questa piccola Pag. 71proposta di legge induce a riproporre e a riportare sul banco della riflessione politica, per chiederci se avere debellato completamente la possibilità del pubblico di rinvigorire la democrazia dei partiti possa essere davvero una buona scelta.
  Credo, Presidente, che, tra l'altro, il secondo punto di questa proposta di legge sia un punto indiscutibile. Anche qui mi ricollego – non condivido in pieno le sue affermazioni: lo tratto un po’ come i «venticinque lettori» di manzoniana memoria – a quello che ha detto il collega Quaranta. Quando si tratta dei diritti dei lavoratori, non vi debbono essere bizantinismi che si frappongano al raggiungimento degli obiettivi.
  Allora, è evidente che questa proposta di legge elimina i bizantinismi, elimina degli ostacoli virtuali, delle complicazioni non codificate, e dà a dei lavoratori il diritto, come essi hanno, di usufruire degli ammortizzatori sociali. Mi sembra che, di fronte a questa semplice osservazione, non si possa che essere d'accordo con quello che è stato, tra l'altro, il parere della Commissione lavoro sul provvedimento.
  Sostanzialmente, si tratta di dare a chi ne ha diritto la possibilità di usufruirne; e, da questo punto di vista, sapete che Forza Italia non è mai stata avara di consensi. Chi ne ha diritto è giusto che veda il raggiungimento dei propri obiettivi. Voteremo favorevolmente su questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Toninelli. Ne ha facoltà.

  DANILO TONINELLI. Grazie, Presidente. Mi rivolgo a tutti i partiti che siedono in quest'Aula: questa proposta di legge del Partito Democratico dimostra tutta la vostra disonestà intellettuale e scorrettezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inizio citando alcuni dati forniti dall'associazione Openpolis: 2.700 – ripeto, 2.700 – sono i milioni di euro incassati dal 1994 ad oggi da voi partiti. Il 1994 era l'anno successivo al referendum che aboliva a larghissima maggioranza il finanziamento pubblico.
  Con questi soldi avremmo potuto aiutare migliaia di famiglie italiane in difficoltà o rendere sicure tutte quelle scuole pubbliche che, se va bene, cadono a pezzi e, se va male, cadono in testa a studenti e insegnanti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Di questo fiume di denari, solo 700 sono i milioni che i partiti hanno effettivamente speso nell'esercizio dell'attività politica. Un differenziale, signori miei di 2 mila milioni di euro: incassati 2.700, spesi 700, differenziale in positivo di 2 mila milioni di euro. Soldi pubblici che vi siete intascati, ma forse è meglio dire rubati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Soldi che non avete mai restituito e neppure utilizzato per avvicinare i cittadini alla politica come dice la Costituzione, il 300 per cento in più di quanto avete realmente speso. È come se un qualsiasi dipendente pubblico o una ditta privata, in missione o in trasferta, si facesse rimborsare il triplo delle spese effettivamente sostenute. Si chiamerebbe truffa e sarebbe un reato penale per l'impresa o per il privato. Nel caso vostro è sempre una truffa, ma è legalizzata.
  Fatta questa doverosa premessa, andiamo alla proposta di legge del Partito Democratico a prima firma dell'ex tesoriere di SEL, dato di per sé utile a capire che siete tutti uguali quando si tratta di mangiare soldi pubblici per soddisfare interessi privati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  È una storia lunga, di cui voglio raccontare i passaggi più importanti affinché chi ci ascolta capisca chi siete e che cosa fate. Tutto inizia con il deposito di una proposta di legge condivisibile, che andava ad affiancare ai quattro magistrati che compongono la commissione di controllo dei rendiconti dei partiti altri quattro esperti in materia finanziaria e contabile, un'iniziativa legislativa giusta, perché faceva ripartire una commissione bloccata nelle proprie funzioni a causa di un organico troppo esiguo. Fin qui tutto bene e il MoVimento 5 Stelle avrebbe votato a favore: avremmo schiacciato il pulsante verde.Pag. 72
  Del resto, il motto, contenuto nella nostra proposta alternativa al decreto Letta sulla finta abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, era: controlli, trasparenza e sanzioni – controlli trasparenza e sanzioni nei confronti dei partiti: chi commette irregolarità deve pagare – oltre ovviamente alla cancellazione totale dei soldi pubblici a partiti. Tutti sapete ovviamente che il MoVimento 5 Stelle non ha voluto incassare i 42 milioni di euro che gli spettavano, come sapete anche che ci dimezziamo lo stipendio e lo devolviamo al fondo per il microcredito alle piccolissime, piccole, medie imprese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), un totale ad oggi di circa 12 milioni di euro, che faranno ripartire – e hanno già fatto ripartire – centinaia di imprese. Si tratta di imprese che, invece, voi state facendo chiudere con la vostra folle politica fatta di tagli agli stipendi e ai diritti dei lavoratori e fatta di tasse, il tutto, infatti, difendendovi dietro lo spauracchio del «ce lo chiede l'Europa». Solo infatti in questi giorni le ennesime notizie, ahimè, relative a suicidi di imprenditori e di disoccupati in Italia.
  Ma torniamo al provvedimento in questione. Questo strano, stranissimo idillio politico è durato il tempo di un temporale estivo. Vi siete subito tolti la maschera, siete tornati in voi stessi e avete trasformato questa giusta proposta in un cavallo di Troia, che apre il rubinetto dei finanziamenti pubblici a voi stessi. Lo avete fatto in spregio del Regolamento della Camera, che dichiara inammissibili gli emendamenti che esorbitano dalla materia oggetto della proposta di legge, il tutto ovviamente con il beneplacito di una Presidente della Camera, nei cui confronti non spreco alcuna parola, tanto è bravissima a farsi commentare da sola.
  Avete, quindi, cancellato i controlli della commissione per gli anni 2013 e 2014, permettendovi così di incassare i 45 milioni di euro, giustamente bloccati per l'assenza della verifica contabile. È come se una qualsiasi impresa chiedesse e ottenesse nella propria dichiarazione dei redditi il rimborso di una somma per una qualsivoglia detrazione, ma senza presentare i documenti richiesti o, ancora, come se una famiglia usufruisse di un aiuto statale, come può essere l'accesso ad una casa popolare o a una retta d'asilo più bassa, senza fornire i documenti necessari. Ovviamente imprenditori, lavoratori e famiglie continuano ad essere vessati, mentre a voi non viene chiesto niente. Voi, a differenza delle imprese o del cittadino, che andrebbero incontro ad un doveroso processo penale, sedete in Parlamento e vi potete permettere di violare le leggi modificandole. Insomma, una truffa bella e buona, signori miei, perché questo avete fatto: avete violato la legge che voi stessi avete scritto modificandola.
  E non finisce qui. Pare incredibile ma vi siete spinti oltre. Avete depositato un emendamento in cui cercavate di vietare le pubblicità commerciali – lo leggo piano, è talmente orrido che lo leggo piano – da qualsiasi sito Internet e blog che trattasse anche la materia politica, norma giustamente definita ammazza blog, cioè ammazza MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Per questo ovviamente non ci sono parole per descrivervi a dovere. Prendervela con un movimento dei cittadini che ha rifiutato tutti i finanziamenti pubblici che gli spettavano e che finanzia con la pubblicità dei privati – anche in questo caso leggo piano – il proprio unico strumento di informazione politica porta in sé qualcosa di orrido.
  Voi – e mi rivolgo, nello specifico, al Partito Democratico –, oltre alle centinaia di milioni di euro rubate in qualità di partito, avete scaricato sui cittadini 95 milioni di euro di debiti del vostro giornale di partito, L'Unità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, come oggi, vi siete scritti una norma di legge che violava la legge sino a quel momento in vigore e che vi permetteva di nascondere i vostri patrimoni, frutto dei soldi rubati ai cittadini, all'interno di scatole cinesi chiamate fondazioni. L'Unità è il giornale capo classifica per i finanziamenti all'editoria, con ben 61 milioni di Pag. 73euro incassati dal 2003 ad oggi. E lo avete pure fatto fallire, a dimostrazione della vostra inettitudine.
  Ma non pensiate che il MoVimento 5 Stelle esca ferito da tutto ciò. Al contrario, questo vostro modo di fare, questa vostra disonestà intellettuale per noi è una melodia che prelude alla vostra imminente sconfitta. Se dopo due anni e mezzo non avete ancora capito che tutto intorno a voi è cambiato, che gli esempi di onestà sono inarrestabili, che la richiesta di onestà in politica è incontenibile significa, signori miei, che non lo capirete mai. Non la capirete mai questa cosa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Usando un paragone ciclistico, che piace tanto al vostro capo, potremmo dire che siete momentaneamente in vantaggio. E lo siete perché avete sabotato le nostre biciclette, ci avete frenato, usando gli organi di informazione, tentacoli di quel sistema di potere malato di cui fate parte. Ma non avete capito che il vostro avversario è forte. Il vostro avversario è forte (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e allenato da anni di preparazione trascorsi ad ascoltare e ad aiutare la gente, persone di cui abbiamo compreso le necessità e che ora sappiamo aiutare, perché noi siamo quella gente. Il vostro avversario siamo noi e abbiamo preso velocità. Quando vi volterete per capire quanto vantaggio credete di avere sarà troppo tardi. In quel momento noi vi supereremo e in quel momento vi supererà la voglia di riscatto dei cittadini, di tutti i cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Concludo. Vi aspettiamo al traguardo. Ci fermiamo superata la linea del traguardo e vi aspettiamo. Nel frattempo vedete, se riuscite, ad incassare pure questi (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle mostrano facsimili di banconote da 500 euro. Dalle tribune vengono lanciati identici fogli). C’è scritto «facsimile», ma forse riuscite a fare pure con questo.

  PRESIDENTE. Colleghi ! Chiedo ai commessi di proibire che vengano lanciati oggetti dalla tribuna. Le persone in tribuna devono essere allontanate immediatamente (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle gridano: «Vergogna !»). Colleghi, abbiamo tutti ascoltato i vostri interventi. Chiedo ai commessi di togliere ai colleghi del MoVimento 5 Stelle i materiali che non sono permessi. (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito della Presidente).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Boccadutri. Ne ha facoltà.

  SERGIO BOCCADUTRI. Grazie, Presidente. Purtroppo le bugie hanno le gambe corte e proverò (Commenti dei deputati dei gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  SERGIO BOCCADUTRI. Tranquilli, colleghi, per fortuna le leggi sono scritte...

  PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di consentire all'onorevole Boccadutri di svolgere il suo intervento, così come è stato per tutti i colleghi che hanno parlato (Commenti del deputato Sibilia). Onorevole Sibilia ! Onorevole Sibilia ! Onorevole Sibilia. Prego, onorevole Boccadutri, prosegua.

  SERGIO BOCCADUTRI. Per fortuna le leggi sono scritte e sono scritte in italiano e tutti potranno, grazie a un intervento che vorrò fare proprio nel merito di questa proposta di legge, svelare le bugie del MoVimento 5 Stelle, che continua in questi giorni a ribadire, anche negli ultimi interventi, negli interventi che ho sentito questa mattina (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi !

  SERGIO BOCCADUTRI. Presidente, capisco che hanno sprecato un po’ di soldi pubblici, penso dei gruppi, per fare queste buffonate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), Pag. 74però effettivamente adesso potremmo anche tornare a discutere il merito della legge.

  PRESIDENTE. Colleghi ! Prego, prosegua onorevole Boccadutri.

  SERGIO BOCCADUTRI. Si è parlato di sanatoria, di commedia degli equivoci, si è usata la parola ladri. E, allora, chiariamo subito, anche per i cittadini che ci ascoltano, per i giornalisti che, ovviamente, devono informare anche la pubblica opinione: i partiti hanno adempiuto esattamente a tutti gli obblighi di legge che la legge disponeva. Non hanno contravvenuto neanche ad una norma delle leggi sul finanziamento della politica. E sfido chiunque a dimostrare il contrario. Hanno presentato i bilanci, hanno presentato i documenti a supporto del bilancio; li hanno fatti certificare dalle società di revisione, come fanno anche le società quotate in Borsa. Dopodiché, la commissione non ha fatto ciò che doveva fare e, quindi, i partiti si sono trovati nella condizione di aver adempiuto a tutti gli obblighi e incolpevolmente subire il fatto dei ritardi sul finanziamento residuo, soldi che servono a pagare i creditori esterni e i dipendenti. Pertanto, ci è parso normale, visto che parliamo di un anno e mezzo, perché stiamo parlando di bilanci del 2013 che sono depositati dal 2014, predisporre questa norma. Infatti, non l'abbiamo cambiata per sempre. C’è un'emergenza, c’è stata un'impossibilità, se ne prenda atto (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non vi preoccupate, arriveremo anche ai vostri bilanci.

  PRESIDENTE. Colleghi !

  SERGIO BOCCADUTRI. Si è parlato di commedia degli equivoci (Commenti del deputato Sibilia).

  PRESIDENTE. Onorevole Sibilia, la richiamo all'ordine per la prima volta (Proteste del deputato Sibilia) ! Onorevole Sibilia, lei, come tutti, deve lasciar parlare (Commenti del deputato Sibilia). Onorevole Sibilia, lasci parlare l'onorevole Boccadutri, ha la parola lui adesso.

  SERGIO BOCCADUTRI. Cara Presidente, i colleghi del MoVimento 5 Stelle, come è bene che i cittadini sappiano, non hanno rinunciato a un bel nulla. Il problema è che il MoVimento 5 Stelle i soldi non li può prendere perché non ha uno straccio di statuto e non ha mai presentato un bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La commissione ha chiesto al MoVimento 5 Stelle di depositare le carte a supporto del bilancio. L'ha chiesto al MoVimento 5 Stelle, l'ha chiesto al Partito Democratico, l'ha chiesto a tutti i partiti. Sapete qual è l'unico partito che non ha depositato un documento a supporto del bilancio 2013 ? Il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) ! Non c’è neanche una carta a supporto del bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Vedete, però noi a voi dobbiamo credere così per forza. Dobbiamo credervi perché voi siete quelli della trasparenza a tutti i costi (Commenti del deputato D'Ottavio).

  PRESIDENTE. Onorevole D'Ottavio, lei non ha la parola.

  SERGIO BOCCADUTRI. Alla faccia dello streaming, visto che le vostre riunioni (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Colleghi, lasciate parlare l'onorevole Boccadutri, come hanno parlato tutti. Smettetela di urlare. Prego, onorevole Boccadutri.

  SERGIO BOCCADUTRI. Dobbiamo credervi a prescindere perché voi siete quelli della trasparenza e dello streaming a prescindere. È un po’ di tempo che non vediamo riunioni in streaming. Tutte le riunioni del Partito Democratico sono in streaming (Applausi dei deputati del gruppo Pag. 75Partito Democratico). Tutte, ma è un po’ di tempo che non vediamo le vostre invece. Ma del resto avete un capo che nel 2003 ha pensato bene di depositare – potete verificarlo anche voi, tutti – presso l'Ufficio italiano brevetti e marchi del Ministero dello sviluppo economico una richiesta di un marchio con scritto «Io deposito la parola Dio», in stampatello e riprodotta in qualsiasi colore e dimensione. Quindi, significa che a voi dobbiamo credere per fede. Ma, insomma, prendetevi un po’ meno sul serio. Siete ridicoli ! Siete ridicoli quando dite «ladri» (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Allora, chiariamo subito un punto, cara Presidente...

  PRESIDENTE. Colleghi, abbiamo ascoltato la polemica politica da tutte le parti in questo dibattito. Abbiate pazienza, lasciate concludere il collega Boccadutri. Abbiamo tutti parlato, avete tutti espresso il vostro giudizio. Abbiamo tutti ascoltato con attenzione e credo che anche il collega Boccadutri abbia il titolo per parlare. Prego, ancora 5 minuti, onorevole Boccadutri.

Testo sostituito con errata corrige volante   SERGIO BOCCADUTRI. Cara Presidente, io non rubo non perché c’è la sanzione, io non rubo perché, culturalmente, non si ruba. Qui, mi si dice che non si presentano i bilanci, perché tanto non si prende il rimborso elettorale. Vedete, però, la legge n. 96 del 2012 ha innovato e ha cambiato qualche cosa; c'era in nuce anche prima, ma ha detto che i bilanci non si presentano per prendere il rimborso elettorale, perché nel 2012 abbiamo scritto che, allo scopo di garantire la trasparenza e la correttezza della propria gestione contabile e finanziaria, i partiti che prendono il 2 per cento devono presentare i bilanci e voi non lo fate (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quindi, non siamo ladri noi che li depositiamo, siete voi che non ottemperate alla legge !   SERGIO BOCCADUTRI. Cara Presidente, io non rubo non perché c’è la sanzione, io non rubo perché, culturalmente, non si ruba. Qui, mi si dice che non si presentano i bilanci, perché tanto non si prende il rimborso elettorale. Vedete, però, la legge n. 96 del 2012 ha innovato e ha cambiato qualche cosa; c'era in nuce anche prima, ma ha detto che i bilanci non si presentano per prendere il rimborso elettorale, perché nel 2012 abbiamo scritto che, allo scopo di garantire la trasparenza e la correttezza della propria gestione contabile e finanziaria, i partiti che prendono il 2 per cento devono presentare i bilanci e voi non lo fate (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Quindi, non siamo ladri noi che li depositiamo, siete voi che non ottemperate alla legge !

  PRESIDENTE. Colleghi !

  SERGIO BOCCADUTRI. Soprattutto, vorrei ricordare un particolare in relazione a molte delle inchieste sul finanziamento illecito della politica; c’è una legge del 1974, la n. 195, che dice che i soldi ai partiti dati da una società privata, sottolineo società privata, devono essere iscritti a bilancio e servirebbe anche una delibera. La maggior parte delle inchieste su questa fattispecie di reato si fa perché spesso accade che i politici, le liste o il candidato hanno presentato il bilancio ma la società si era dimenticata di fare la delibera o l'iscrizione in bilancio. Nel vostro caso non possiamo saperlo, perché non c’è un bilancio, non c’è uno straccio di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Avete raccontato che le società vi hanno fornito il palco o l'amplificazione: spero che quelle società che l'hanno fatto abbiano una delibera per concedere, appunto, il palco e l'amplificazione, perché in quel caso non si parla soltanto di soldi, si parla anche di servizi. Spero che vi siano ma non possiamo saperlo, perché il vostro bilancio non c’è da nessuna parte. Se andate su qualunque sito dei partiti c’è un'area trasparenza dove trovate il bilancio, mentre da voi è impossibile trovare uno straccio di bilancio (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Colleghi !

Testo sostituito con errata corrige volante   SERGIO BOCCADUTRI. Avete anche detto che noi mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini, ma non vi siete forse accorti – e i dati sono del 10 agosto – che i cittadini hanno tirato fuori il loro portafoglio e hanno dato i soldi ai partiti, già il 10 agosto un milione e vedremo a fine anno. La discussione sui partiti è una discussione importante; questa è una piccola legge che ovviamente voi utilizzate anche per altri scopi, è una piccola legge, ma il tema vero, che già è in nuce anche con riferimento alla legge che abbiamo approvato l'anno scorso, nel 2014, la legge n. 13, è il tema degli statuti, è il tema della democrazia, è il tema dell'articolo 49. Ma Pag. 76allora cosa vi spaventa, cosa vi spaventa: la democrazia ? Perché vi spaventa tanto questa discussione sui partiti che dobbiamo fare anche in questo Paese e che si è fatta in tutto il mondo ? Noi questa discussione la vogliamo affrontare a testa alta, noi i problemi non ne abbiamo, noi per questo votiamo a favore di questa proposta di legge, voi dovete invece risolvere tanti problemi di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).   SERGIO BOCCADUTRI. Avete anche detto che noi mettiamo le mani nelle tasche dei cittadini, ma non vi siete forse accorti – e i dati sono del 10 agosto – che i cittadini hanno tirato fuori il loro portafoglio e hanno dato i soldi ai partiti, già il 10 agosto un milione e vedremo a fine anno. La discussione sui partiti è una discussione importante; questa è una piccola legge che ovviamente voi utilizzate anche per altri scopi, è una piccola legge, ma il tema vero, che già è in nuce anche con riferimento alla legge che abbiamo approvato l'anno scorso, nel 2014, la legge n. 13, è il tema degli statuti, è il tema della democrazia, è il tema dell'articolo 49. Ma Pag. 76allora cosa vi spaventa, cosa vi spaventa: la democrazia ? Perché vi spaventa tanto questa discussione sui partiti che dobbiamo fare anche in questo Paese e che si è fatta in tutto il mondo ? Noi questa discussione la vogliamo affrontare a testa alta, noi i problemi non ne abbiamo, noi per questo votiamo a favore di questa proposta di legge, voi dovete invece risolvere tanti problemi di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Scelta Civica per l'Italia e Sinistra Ecologia Libertà – Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Distaso. Ne ha facoltà, per due minuti.

  ANTONIO DISTASO. Grazie, Presidente. Due minuti ? Presidente, sarò telegrafico, io voterò in difformità dal mio gruppo e per questo ho chiesto di parlare a titolo personale, così come ho votato contro la conversione in legge del decreto del Governo Letta nel febbraio del 2014 che aboliva, in sostanza, il finanziamento pubblico dei partiti per motivi praticamente opposti a quelli che ho ascoltato sino a questo momento. Ridurre la questione del finanziamento pubblico ai partiti e, quindi, lo spirito dell'articolo 49 della Costituzione da cui esso trae origine solamente a una questione di bilanci, di formalità, di rendicontazione, secondo me è uno svilire il ruolo di questo Parlamento. È vero che molti ci speculano elettoralmente, per me, però, non è questo il ruolo che dobbiamo avere in quest'Aula. L'articolo 49 della Costituzione discende dal fatto che i partiti, le associazioni, i movimenti politici che si associavano liberamente erano una conquista nel dopoguerra dopo la seconda guerra mondiale.
  E noi abbiamo, a prezzo di sacrifici di tanti, conquistato questa democrazia e io sarei stato favorevole ad un aggravio di controlli, di pene, di rendicontazioni di tutto quello che vogliamo, ma l'abolizione del contributo pubblico è stata a mio avviso una sciocchezza e infatti all'epoca votai contro. Ci sarebbe molto da discutere perché il tema non riguarda le formalità, ma riguarda ben altro, il tipo di democrazia che noi siamo chiamati a rappresentare non assecondando la pancia del paese. Chiudo dicendo che su questo provvedimento mi asterrò semplicemente per rispetto dei lavoratori che sono interessati e su questo vanno tutelati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Signora Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, l'oggetto in discussione oggi era ed è stata la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici. Quindi, si tratta di trasparenza e quando si parla di trasparenza deve essere trasparenza in tutti i sensi e tutti lati e sicuramente a 360 gradi. Volevo solo precisare a Toninelli del MoVimento 5 Stelle che oggi abbiamo scoperto che la trasparenza non vale sicuramente per il suo movimento a cui appartiene, perché non so che testo ha letto lei, ma il mio emendamento recitava un'altra cosa. Per i video realizzati a scopo di lucro – quindi, mi risulta che Grillo non lo fa gratis o per opere pie, lo fa per denaro – si chiedeva la trasparenza. Questo è l'oggetto del contendere, evidentemente.
  Solo per dire, Toninelli, che l'emendamento l'ho fatto, proposto io, e non il Partito Democratico e faccio parte di un territorio dove da noi si parla molto meno e si fa molto di più.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Pag. 77

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2799-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2799-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Montroni ... Montroni ancora non riesce. Porta, Nicchi, Casellato, Locatelli, Di Lello, Brignone, Pastorino, Brignone non riesce, proviamo a sbloccare, Montroni non riesce, Rotta ... proviamo a sbloccare la postazione dell'onorevole Montroni, Marco Di Maio.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici» (2799-A):

   Presenti  434   
   Votanti  407   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  204   
    Hanno votato  319    
    Hanno votato no  88    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il periodo 14 settembre – 2 ottobre 2015 e aggiornamento del programma.

  PRESIDENTE. Comunico che a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo 14 settembre – 2 ottobre 2015:

  Lunedì 14 settembre (pomeridiana)

  Discussione sulle linee generali della mozione Baldelli ed altri n. 1-00967 concernente iniziative per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas.

  Martedì 15 (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 16 e giovedì 17 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 18 settembre) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica previsti nella settimana 7-11 settembre, ove non conclusi.

  Seguito dell'esame dei progetti di legge:
   disegno di legge n. 2798 ed abbinate – Modifiche al codice penale e al codice di procedura penale per il rafforzamento delle garanzie difensive e la durata ragionevole dei processi e per un maggiore contrasto del fenomeno corruttivo, oltre che all'ordinamento penitenziario per l'effettività rieducativa della pena;
   proposta di legge n. 2607 ed abbinate – Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale e coordinamento della protezione civile.

  Seguito dell'esame delle mozioni:
   Dambruoso, Pagano, Capezzone, Catania, Fauttilli ed altri n. 1-00760, Carfagna ed altri n. 1-00827, Rondini ed altri n. 1-00692, Binetti ed altri n. 1-00483, Grande ed altri n. 1-00849, Bechis ed altri n. 1-00856, Preziosi ed altri n. 1-00857, Palazzotto ed altri n. 1-00859 e Rampelli ed altri n. 1-00862 concernenti iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi;
   Baldelli ed altri n. 1-00967 concernente iniziative per la tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas.

Pag. 78

  Giovedì 17 settembre avrà luogo la votazione per l'elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 5, del Regolamento.

  Lunedì 21 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
   n. 3012 ed abbinate – Legge annuale per il mercato e la concorrenza;
   n. 2722 – Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (Approvato dal Senato).

  Discussione sulle linee generali della mozione Ciprini ed altri n. 1-00878 concernente iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego.

  Discussione sulle linee generali della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 38 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio.

  Discussione sulle linee generali della mozione Occhiuto ed altri n. 1-00923 recante iniziative per la conclusione dei lavori dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e il potenziamento del sistema dei trasporti della regione Calabria.

  Martedì 22, mercoledì 23 e giovedì 24 settembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 25 settembre) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei disegni di legge:
   n. 3012 ed abbinate – Legge annuale per il mercato e la concorrenza;
   n. 2722 – Delega al Governo per la riforma del codice della nautica da diporto (Approvato dal Senato).

  Seguito dell'esame della mozione Ciprini ed altri n. 1-00878 concernente iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego.

  Seguito dell'esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 38 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione del sistema di accoglienza e di identificazione ed espulsione nonché sui costi del fenomeno immigratorio.

  Seguito dell'esame della mozione Occhiuto ed altri n. 1-00923 recante iniziative per la conclusione dei lavori dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e il potenziamento del sistema dei trasporti della regione Calabria.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 28 settembre (pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
   disegno di legge n. 3194 – Delega al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (Approvato dal Senato);
   proposta di legge n. 1990 – Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria;
   proposta di legge n. 2957 ed abbinate – Modifiche alla legge 4 maggio 1983, Pag. 79n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare (Approvato dal Senato);
   proposta di legge n. 9 ed abbinate – Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza;
   proposta di legge n. 2578, 698 ed abbinate – Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare;
   proposta di legge n. 1751 – Disposizioni per la protezione degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità nell'interesse pubblico.

  Martedì 29, mercoledì 30 settembre e giovedì 1o ottobre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 2 ottobre) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei progetti di legge:
   disegno di legge n. 3194 – Delega al Governo per l'attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 febbraio 2014, sull'aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d'appalto degli enti erogatori nei settori dell'acqua, dell'energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché per il riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (Approvato dal Senato);
   proposta di legge n. 1990 – Abolizione del finanziamento pubblico all'editoria;
   proposta di legge n. 2957 ed abbinate – Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, sul diritto alla continuità affettiva dei bambini e delle bambine in affido familiare (Approvato dal Senato);
   proposta di legge n. 9 ed abbinate – Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza;
   proposta di legge n. 2578, 698 ed abbinate – Disposizioni in materia di assistenza in favore delle persone affette da disabilità grave prive del sostegno familiare;
   proposta di legge n. 1751 – Disposizioni per la protezione degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità nell'interesse pubblico.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Giovedì 1o ottobre, pomeridiana, sarà convocato il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di tre giudici della Corte costituzionale.

  Nel corso del mese potrà essere inserito l'esame dei disegni di legge di Rendiconto e Assestamento (Approvati dal Senato – ove conclusi dalle Commissioni) e della Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza (ove presentata dal Governo).

  Nel corso del mese avrà luogo la votazione delle dimissioni del deputato Vitelli.

  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15). Mercoledì 23 settembre interverrà il Presidente del Consiglio dei ministri (Premier question time).

  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo, di norma, il venerdì (dalle ore 9).
  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.

Pag. 80

  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

  Per quanto riguarda la discussione dei progetti di legge n. 3012 e abb., n. 3194, n. 1990, n. 2957 e abb., n. 9 e abb., nn. 2578 e 698 e abb. e n. 1751, nonché del Doc. XXII, n. 38 l'eventuale organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base del testo che verrà licenziato dalle Commissioni di merito.
  Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 19).

  TINO IANNUZZI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà, per due minuti.

  TINO IANNUZZI. Grazie Presidente, sono trascorsi già cinque anni da quella terribile serata del 5 settembre 2010 quando venne assassinato con inaudita ferocia il «sindaco pescatore», il sindaco di Pollica, Angelo Vassallo. È giusto ricordare in quest'Aula, che è espressione massima della libertà, della democrazia, della sovranità del popolo italiano, un sindaco che è stato esempio di buongoverno, che ha dato voce ad un Mezzogiorno moderno, innovativo, dinamico, che nella sua azione amministrativa ha sempre coniugato tutela dell'ambiente, rispetto della bellezza della natura, del pregio incomparabile del mare, di quel litorale, di quella costa con progetti di sviluppo attentamente pensati e concepiti, che non hanno mai alterato, nemmeno mai messo minimamente in pericolo l'identità naturale del suo territorio. E con questo metodo, ed ispirandosi con coerenza e fermezza ai valori della legalità, del contrasto ad ogni interesse criminale, dell'amore e del senso profondo della comunità, Vassallo ha trasformato i piccoli borghi di Acciaroli e di Pioppi in stupende mete del turismo nazionale ed internazionale.
  Purtroppo i cinque anni che sono trascorsi non sono stati sufficienti per fare luce su quella tragedia. Oggi più che mai l'imperativo dello Stato deve essere quello di assicurare finalmente alla giustizia i responsabili di quel tremendo assassinio; e il gruppo del Partito Democratico, consapevole e certo di interpretare i sentimenti dell'intera Assemblea e dell'intera Camera, riconferma affetto e solidarietà alla sua famiglia; alla consorte signora Angelina che con tanta dignità e coraggio ha affrontato con i figlioli Antonio e Giusy questa tragedia; all'intera comunità di Pollica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, questo mio intervento di fine seduta è per sollecitare la risposta ad un mio atto di sindacato ispettivo, il n. 5-06069 del 9 luglio scorso. Tale atto si riferisce ad una delle più gravi vertenze di lavoro della provincia di Taranto, quella relativa alla Società Isolaverde e al destino dei suoi 231 lavoratori e lavoratrici, e ovviamente delle loro famiglie. 231 dipendenti senza stipendio ormai da sei mesi, collocati in mobilità collettiva a seguito della messa in liquidazione della società, per i quali ad oggi non si intravedono soluzioni anche a causa dello scaricabarile fra enti e amministrazioni coinvolti: a cominciare dalla provincia di Taranto, socio unico della Società Isolaverde. Si sono susseguiti nel tempo incontri e assemblee, fino alla convocazione di un Pag. 81tavolo tecnico colpevolmente disertato dai rappresentanti istituzionali, incontri ed assemblee che hanno registrato solo promesse ed impegni senza esito.
  Con il mio atto di sindacato ispettivo chiedo un'iniziativa del Governo che tarda ad arrivare, al pari della risposta all'atto di sindacato ispettivo; mentre sarebbe necessaria al più presto, prima che decadano i 75 giorni dalla procedure di liquidazione. E lo voglio ricordare qui in quest'Aula, quei lavoratori e quelle lavoratrici sono oramai esasperati: esasperati da mesi di difficoltà economiche, dalla perdita non solo del salario ma anche della dignità di lavoratori e di lavoratrici, e sono disposti a qualsiasi cosa pur di vedere riconosciuto il loro diritto alla salvaguardia di un posto di lavoro dignitoso e di un reddito che consenta loro una vita dignitosa. Sono disposti a tutto pur di avere una risposta dalle istituzioni, risposta che questo Governo deve al più presto dare; pena appunto essere colpevole, insieme alle istituzioni locali che in questi mesi hanno girato la testa dall'altra parte.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Signora Presidente, intervengo perché ritengo...

  PRESIDENTE. Cambi microfono perché non funziona. Provi con quello dei suoi vicini.

  GIUSEPPE ZAPPULLA. Mi rivolgo a lei, signora Presidente, perché ritengo importante e doveroso informare, tramite la sua figura, l'intera Camera dei deputati, i colleghi, del drammatico incidente sul lavoro verificatosi proprio oggi intorno alle 10, 30 nello stabilimento Versalis del gruppo Eni, nella zona industriale di Priolo, Melilli, Augusta e Siracusa. Ancora vittime innocenti dunque, due giovani lavoratori – Michele Assente e Salvatore Pizzolo, 33 e 37 anni – dipendenti di un'impresa dell'indotto metalmeccanico hanno perso la vita. Dalle prime ricostruzioni pare che i due lavoratori stessero operando in un pozzetto della rete fognaria dell'impianto di etilene, parliamo sempre dello stabilimento Versalis, per ragioni ancora da accertare uno dei due sembra essere caduto nel pozzetto, seguito dall'altro, che avrebbe tentato – ahimè – inutilmente di afferrarlo. I colpi della caduta e le esalazioni sembrano essere stati fatali. Considero queste morti un tributo inaccettabile. Si rispettino infatti le procedure di prevenzione e di sicurezza, si affermi un sistema degli appalti fondato sulla qualità del lavoro e dei diritti e non solo sulla mera compressione dei costi. Alla magistratura il compito di accertare, mi auguro presto e bene, la reale dinamica dei fatti e le eventuali responsabilità penali. Come però non restare convinti che il rispetto rigoroso delle procedure di sicurezza, la giusta manutenzione degli impianti e un diverso sistema degli appalti rappresentino scelte irrinunciabili.
  Giuste quindi e da sostenere, a mio avviso, le iniziative assunte dal sindacato unitario dei lavoratori. Domani vi sarà uno sciopero dell'intera giornata di tutta la zona industriale. Insieme al nostro sentito e doveroso cordoglio ai familiari noi abbiamo il dovere di andare oltre. Questo ennesimo e tragico fatto rafforza infatti la mia convinzione sulla necessità di tenere altissima la guardia sulla sicurezza. Ogni provvedimento legislativo deve tenere conto che la sicurezza è un diritto indisponibile e inalienabile (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vico. Ne ha facoltà.

  LUDOVICO VICO. Grazie, Presidente. Intervengo per informare l'Assemblea di un'altra vittima del caporalato. Questa notte Arcangelo De Marco, bracciante agricolo di 42 anni, è deceduto dopo oltre un mese di coma. De Marco si era sentito male nelle campagne del metapontino, in provincia di Matera, il 5 agosto scorso, come Paola Clemente, morta il 13 luglio ad Andria, in provincia di Bari. Entrambi provenivano da San Giorgio Ionico, in Pag. 82provincia di Taranto. Senza scordare che il 21 luglio, in questi due mesi appena passati a Nardò si era fermato il cuore di Mohammed durante la raccolta del pomodoro, ed il 6 agosto si era fermato il cuore di Zaccaria sotto un tendone a Polignano a Mare.
  Ancora una vittima, quindi, del caporalato, delle condizioni di lavoro inaccettabili, mascherate spesso dal veicolo delle agenzie interinali, ma nella sostanza prevalentemente in mano ai caporali. Diventano sempre più urgenti le misure di contrasto al caporalato, la regolazione del collocamento agricolo e soprattutto l'attivazione costante dei controlli, che in questi anni non sono stati adeguati.
  Nel testimoniare la nostra vicinanza ai familiari di De Marco rinnoviamo il nostro impegno a sostenere le proposte di legge sul contrasto di questo fenomeno insieme al pacchetto annunciato dal Governo (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ottobre. Ne ha facoltà.

  MAURO OTTOBRE. Grazie, Presidente. Intervengo per ringraziare il Presidente Renzi per aver mostrato la massima attenzione da parte sua e del Governo per la causa di Chico Forti, un cittadino italiano cui sono stati negati i diritti più naturali, più semplici da cittadino italiano all'estero. Addirittura è stata tradita la Convenzione di Vienna. Non ha potuto difendersi come merita di essere difeso un cittadino italiano all'estero.
  Quindi l'impegno dell'altra sera, di fronte alla trasmissione Porta a Porta di Bruno Vespa – anche lui ringraziamo – a nome del Trentino, dei trentini, dei familiari e del comitato degli amici di Chico Forti, ringraziamo il Presidente Renzi per l'impegno.

  EMANUELE COZZOLINO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE COZZOLINO. Signor Presidente, io oggi ho depositato un'interrogazione sul cassone del Mose scoppiato a ottobre 2014 e di cui si è avuta notizia solo ad agosto 2015 e non fu neanche elevata quando con 18 parlamentari del MoVimento 5 Stelle, me compreso, abbiamo fatto una visita ispettiva ai cantieri del Mose. Dai quotidiani di oggi scopriamo che la piattaforma galleggiante da 55 milioni di euro, Jack-up, che dovrebbe trasportare le paratie, è ferma da mesi davanti all'Arsenale di Venezia perché non funzionante, servirebbe più manutenzione. Ma c’è qualcosa che funziona in questo progetto ? Anche il «gioiello della tecnica, all'avanguardia nel mondo», come descritto dal presidente del Magistrato alle Acque, poi arrestato, non funziona. Ma probabilmente a non funzionare correttamente fu anche il bando di gara che nel settembre 2011 il consorzio aveva emesso con base d'asta a 37 milioni. La gara andò deserta e poco tempo dopo l'incarico di costruire la piattaforma venne affidato alla Fip di Padova, l'azienda del gruppo Mantovani della famiglia Chiarotto e di Piergiorgio Baita, primo azionista del consorzio, che già aveva costruito le famose cerniere delle paratoie del Mose. La cifra però stranamente è aumentata di quasi 20 milioni e il Jack-up viene pagato 55 milioni. Insomma questo Mose, MOdulo Sperimentale Elettromeccanico, è un esperimento forse venuto male.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO PAOLO SISTO. Signor Presidente, mi sembra doveroso che, a margine della commemorazione di Donato Bruno, un parlamentare pugliese prenda la parola, sono qui con i miei colleghi Chiarelli e Martino in rappresentanza di tutti i colleghi, indipendentemente poi dall'appartenenza, anche credo di poter interpretare il senso comune anche dei colleghi del Partito Democratico e degli altri gruppi. Donato Bruno era innanzitutto un avvocato, lo voglio ricordare, un avvocato che veniva dalla gavetta e che ha onorato Pag. 83la politica con quello che oggi è, a mio avviso, uno dei requisiti più difficili da reperire nella politica, cioè l'autorevolezza; un'autorevolezza che deriva dalla competenza e dal rispetto degli altri, dal garbo nelle espressioni (perché anche esprimersi in termini garbati rafforza la qualità dei concetti e del proprio pensiero), da un'alacrità senza pari – nella XVI legislatura è stato il primo deputato per produttività – e soprattutto con un grande amore per il territorio ed è la ragione di questo intervento; in tutti gli interventi si è valorizzato molto l'uomo, il professionista, la capacità, il linguaggio, il rispetto ma la grande passione per la Puglia chi meglio di un pugliese come noi la può rappresentare all'Aula. Donato Bruno è stato un parlamentare di territorio e un parlamentare di rilevanza nazionale, ha coniugato le radici con la chioma e con i frutti dell'albero della politica e credo che non ci possano essere frutti senza radici, cioè non ci può essere la capacità di raccogliere a livello nazionale se non si parte da una fortissima connessione con il territorio. Il vuoto che Donato Bruno lascia in Puglia è enorme, perché in qualche maniera il suo sorriso, la sua ironia, la sua dolcezza, la sua capacità di essere fermo ma mai brusco credo che non saranno facilmente sostituibili. Noi proveremo semplicemente nel suo ricordo e in suo onore ad onorare quel grande impegno di cui siamo stati anche noi beneficiati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sisto.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 10 settembre 2015, alle 10:

  1. – Discussione della Relazione della XIV Commissione sulla Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2015 e sul Programma di lavoro della Commissione per il 2015 e sul Programma di diciotto mesi del Consiglio dell'Unione europea (Doc. LXXXVII-bis, n. 3-A).
  — Relatrice: Berlinghieri.

  2. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   S. 1333 – Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese, fatto a Roma il 7 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (C. 2620).
  — Relatore: Marazziti.

   S. 1598 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sull'autorizzazione all'esercizio di attività lavorative dei familiari a carico del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e rappresentanze consolari, fatto a Roma il 13 dicembre 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3056).
  — Relatore: Porta.

   S. 1599 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Roma il 16 ottobre 2007 (Approvato dal Senato) (C. 3155).
  — Relatore: Porta.

  Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministro dell'interno della Repubblica italiana e il Ministro dell'interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012 (C. 3085).
  — Relatore: Manciulli.

   S. 1729 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Pag. 84di San Marino, con Allegato, fatto a Roma il 5 marzo 2008 (Approvato dal Senato) (C. 3157).
  — Relatore: Arlotti.

  La seduta termina alle 19,15.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO TIZIANO ARLOTTI IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3157

  TIZIANO ARLOTTI, Relatore. Illustre Presidente, colleghi deputati e illustre rappresentante del Governo, esprimo innanzitutto soddisfazione per la mia designazione ad rem alla Commissione esteri ai fini dell'esame del provvedimento relativo all'Accordo tra Italia e San Marino, designazione disposta dal mio gruppo in considerazione del mio particolare legame con la Repubblica del Monte Titano, connesso alle mie origini riminesi, ma soprattutto alla mia esperienza professionale giovanile come operaio di una fonderia sanmarinese; successivamente a favore dei lavoratori frontalieri allora soggetti a doppia imposizione fiscale; e, infine, per la valorizzazione culturale e storica della Repubblica di San Marino.
  L'Accordo di cooperazione radiotelevisiva tra Repubblica Italiana e Repubblica di San Marino è un provvedimento molto importante, che chiude la partita degli accordi strategici fra i due Paesi e le relative leggi di ratifica. Ora si apre la fase gestionale legata al pacchetto di accordi con la Repubblica di San Marino e alle adeguate norme di attuazione degli accordi stessi. Si arricchisce dunque il quadro di riferimento giuridico della storica cooperazione bilaterale tra Italia e San Marino, opportunamente perfezionato in questi ultimi anni, e mette in sinergia la televisione di Stato sammarinese con la TV pubblica italiana sulla base dei principi della qualità della programmazione, della collaborazione nelle produzioni, dell'ottimizzazione dei costi.
  Fatta questa breve premessa personale, segnalo che l'Accordo in esame di cooperazione radiotelevisiva tra Italia e San Marino si inserisce in una complessa vicenda risalente all'accordo aggiuntivo di amicizia e di collaborazione del 1953, quando la Repubblica del Titano rinunciò espressamente all'esercizio del diritto ad una stazione radiotelevisiva indipendente.
  Le successive modifiche tecnologiche e le liberalizzazioni intervenute nel campo radiotelevisivo avevano fatto sorgere nella Parte sanmarinese l'esigenza di disporre di una propria stazione radiotelevisiva: tale esigenza veniva soddisfatta con lo scambio di lettere del 23 ottobre 1987, con il quale San Marino riacquisiva il diritto cui aveva precedentemente rinunciato. La legge n. 99 del 1990 sanciva da parte italiana la ratifica di detto scambio di lettere con San Marino e di un nuovo accordo più generale di collaborazione nella materia tra i due Stati.
  Fino al 2005, è stata possibile una proficua collaborazione tra la RAI e San Marino RTV, delimitando con precisione la possibilità da parte italiana di coprire il territorio della Repubblica di San Marino con tutti i canali autorizzati delle zone italiane limitrofe, ad eccezione del canale 51, riservato alla Repubblica sanmarinese per il proprio territorio e le zone adiacenti.
  D'altra parte la Conferenza regionale delle radiocomunicazioni, svoltasi a Ginevra nel 2006, interveniva nella materia, prevedendo la riassegnazione delle frequenze esistenti nel campo della radiodiffusione televisiva, anche in vista della migrazione generale delle trasmissioni verso il sistema digitale. Ciò veniva in qualche modo a mutare la preesistente delimitazione tra Italia e San Marino, e pertanto si riteneva necessario, per consentire la migrazione al digitale terrestre delle trasmissioni dell'emittente pubblica italiana nei territori limitrofi a San Marino, utilizzare le frequenze assegnate a Ginevra alla Repubblica di San Marino relativamente ai canali 7, 26 e 30.Pag. 85
  Tutto ciò ha sostanzialmente determinato le due parti a intraprendere negoziati per la modifica e l'incremento dell'Accordo di collaborazione bilaterale in materia radiotelevisiva, concretizzatasi nell'Accordo del 5 marzo 2008, oggi all'esame di quest'Aula.
  Atteso che da parte sanmarinese la ratifica dell'Accordo bilaterale è intervenuta già il 4 agosto 2008, la parte italiana ha provveduto, fino a tutto il 2012, ad adempiere ai propri obblighi ai sensi del nuovo Accordo – ovvero alla corresponsione a San Marino di un importo forfetario annuale di 3.098.000 euro per l'utilizzo delle tre frequenze radiotelevisive – mediante proroghe annuali della Convenzione tra il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio e la RAI, proroghe operate nell'annuale provvedimento di proroga termini.
  La Convenzione trae origine dal citato Accordo di 1987, il quale prevedeva una durata quindicennale, mentre la Convenzione – stipulata il 30 dicembre 1991 – è scaduta il 31 dicembre 2006. I Ministeri degli affari esteri dei due Paesi hanno peraltro ritenuto entrambi gli atti in vigore fino all'11 giugno 2007.
  In attesa della stipula del nuovo Accordo, l'articolo 39 del decreto-legge n. 248 del 2007 (L. n. 31/2008) ha prorogato l'operatività della convenzione fino al 31 dicembre 2008, allo scopo di assicurare la continuità del servizio. Dopo la stipula dell'Accordo e la sua mancata ratifica da parte italiana sono state disposte ulteriori proroghe, rispettivamente, al 31 dicembre 2009, 2010 2011 e 2012.
  Profilandosi poi la scadenza quinquennale dell'Accordo del 2008 al 31 dicembre 2013, si è provveduto a coprire gli oneri relativi a tale annualità, oltre a gran parte di quelli del 2014, con la legge di stabilità per il 2014 che ha istituito un fondo per il finanziamento di esigenze indifferibili per l'anno 2014. Poco meno di un quarto delle risorse di tale fondo dello stato di previsione del Ministero dell'economia delle finanze, pari a 6 milioni di euro, sono state destinate alla proroga della collaborazione radiotelevisiva tra Italia e San Marino.
  Nell'articolato dell'Accordo sono precisati i termini della cooperazione fra le emittenti concessionarie del servizio pubblico, in particolare nello sviluppo di programmi e contenuti per i canali televisivi e radiofonici, nella messa a disposizione di prodotti televisivi, nell'utilizzo e condivisione degli impianti di diffusione e nello sviluppo di progetti nei settori web e televideo. Si prevede la messa a disposizione dell'Italia di tre delle cinque frequenze, assegnate a San Marino e che il nostro Paese potrà utilizzare nei territori limitrofi e la possibilità per la TV sanmarinese di estendere il proprio bacino di utenza oltre i limiti attuali.
  Si prospetta la partecipazione di San Marino ad una programmazione mirata dell'area adriatico-balcanica per la promozione della lingua italiana. Si prevede il pagamento di un contributo annuale di importo forfetario da parte dell'Italia alla Repubblica del monte Titano per l'utilizzo delle frequenze, la cui entità sarà individuata da una apposita Convenzione quinquennale. Sono poi stabiliti un impegno fra le Parti a collaborare per un miglior funzionamento degli impianti, in linea con lo sviluppo delle nuove tecnologie e l'istituzione di una Commissione mista incaricata di monitorare l'esecuzione dell'accordo.
  Gli oneri economici di attuazione dell'Accordo sono quantificati in poco più di 3 milioni di euro.
  Come emerso anche nel corso dell'esame in sede referente, il provvedimento è da valutare anche come parte di una più generale normalizzazione dei rapporti con San Marino, dopo la sua uscita dalla cosiddetta black list dei paradisi fiscali. Peraltro, come ha anche riferito il sottosegretario Della Vedova, la società San Marino RTV nel 2013 ha dimezzato le sue perdite riducendo il suo passivo in modo Pag. 86decisivo in risposta a specifiche sollecitazioni espresse dall'Italia ai fini di un maggior sforzo di gestione virtuosa dei fondi.
  Alla luce di quanto riferito, raccomando una rapida conclusione dell’iter del provvedimento, già approvato dal Senato, poiché esso oltre ad arricchire il quadro di riferimento giuridico della storica cooperazione bilaterale tra Italia e San Marino, opportunamente perfezionato in questi ultimi anni, risponde all'esigenza di sviluppare la cooperazione reciproca fra le società concessionarie del servizio pubblico dei due Paesi e di estendere il bacino di utenza attraverso l'utilizzo del sistema di diffusione satellitare con un progetto mirato prevalentemente all'area balcanico-adriatica.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta dell'8 settembre 2015:
   alla pagina I dell'indice, seconda colonna, sesta riga e alla pagina 6, prima colonna, quarantesima riga e quarantatreesima riga, la numerazione «3-01676» si intende sostituita con la seguente «3-01675»;
   alla pagina II dell'indice, prima colonna, settima riga e alla pagina 11, seconda colonna, quarta e settima riga, la numerazione «3-01675» si intende sostituita con la seguente «3-01674».

Pag. 87

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozione n. 1-00967 - Tutela dei diritti dei consumatori nei confronti degli operatori del mercato dell'energia elettrica e del gas

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 88

Ddl di ratifica nn. 2620, 3056, 3155, 3085 e 3157

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica (*).

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 17 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ora e 23 minuti
 Partito Democratico 18 minuti
 MoVimento 5 Stelle 12 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 10 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 7 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 6 minuti
 Scelta civica per l'Italia 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 5 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 8 minuti
  Alternativa Libera 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti

(*) I tempi sono stati in parte utilizzati nella seduta del 9 settembre 2015.

Pag. 89

Ddl n. 2798 e abb. – Durata ragionevole dei processi

Seguito dell'esame: 12 ore e 30 minuti.

Relatore di maggioranza 25 minuti
Relatore di minoranza 15 minuti
Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 15 minuti
Tempi tecnici 1 ora e 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 49 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 7 ore e 51 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 52 minuti
 MoVimento 5 Stelle 1 ora e 11 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 59 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 37 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 35 minuti
 Scelta civica per l'Italia 34 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 31 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 26 minuti
 Misto: 35 minuti
  Alternativa Libera 14 minuti
  Minoranze Linguistiche 8 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 6 minuti
Pag. 90

Pdl n. 2607 e abb. – Sistema nazionale e coordinamento della protezione civile

Seguito dell'esame: 8 ore.

Relatore di maggioranza 20 minuti
Relatore di minoranza 10 minuti
Governo 20 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 16 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 32 minuti
 MoVimento 5 Stelle 39 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 34 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 25 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 23 minuti
 Scelta civica per l'Italia 22 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 21 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 20 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 18 minuti
 Misto: 22 minuti
  Alternativa Libera 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 4 minuti
Pag. 91

Mozioni n. 1-00760, 1-00827 e abb. – Iniziative in sede europea e internazionale per la protezione dei perseguitati per motivi religiosi

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) I tempi sono stati in parte utilizzati nella seduta dell'11 maggio 2015.

Pag. 92

Ddl n. 2722 – Nautica da Diporto

Tempo complessivo: 14 ore e 30 minuti di cui:
• discussione generale: 7 ore e 30 minuti;
• seguito dell'esame: 7 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore di maggioranza 20 minuti 15 minuti
Governo 20 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 30 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 14 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 6 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 26 minuti 4 ore e 44 minuti
 Partito Democratico 50 minuti 1 ora e 8 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 43 minuti
 Forza Italia – Popolo della
 Libertà – Berlusconi Presidente
30 minuti 36 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 32 minuti 22 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 21 minuti
 Scelta civica per l'Italia 32 minuti 20 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 30 minuti 19 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 31 minuti 18 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza
 Nazionale
30 minuti 16 minuti
 Misto: 31 minuti 21 minuti
  Alternativa Libera 13 minuti 9 minuti
  Minoranze Linguistiche 7 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 6 minuti 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 5 minuti 3 minuti
Pag. 93

Mozione n. 1-00878 - Iniziative volte a sospendere o revocare il blocco della contrattazione nel pubblico impiego

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Pag. 94

Mozione n. 1-00923 - Iniziative per la conclusione dei lavori dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria e il potenziamento del sistema dei trasporti della regione Calabria

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 20 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 16 minuti
 MoVimento 5 Stelle 32 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 28 minuti
 Area Popolare (NCD - UDC) 20 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie – Lega dei Popoli – Noi con Salvini 17 minuti
 Per l'Italia – Centro Democratico 16 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 18 minuti
  Alternativa Libera 7 minuti
  Minoranze Linguistiche 4 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 4 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Pdl 2799-A – em. 1.50 453 434 19 218 82 352 66 Resp.
2 Nom. em. 1.51 470 464 6 233 99 365 64 Resp.
3 Nom. em. 1.52 472 466 6 234 83 383 63 Resp.
4 Nom. em. 1.61 475 468 7 235 87 381 63 Resp.
5 Nom. em. 1.2 475 471 4 236 86 385 63 Resp.
6 Nom. em. 1.54 474 470 4 236 101 369 63 Resp.
7 Nom. em. 1.53 471 464 7 233 84 380 62 Resp.
8 Nom. em. 1.55 471 464 7 233 85 379 62 Resp.
9 Nom. em. 1.56 467 459 8 230 83 376 62 Resp.
10 Nom. em. 1.5 477 469 8 235 84 385 62 Resp.
11 Nom. em. 1.7 476 469 7 235 6 463 62 Resp.
12 Nom. em. 1.14 483 448 35 225 84 364 62 Resp.
13 Nom. em. 1.57 470 436 34 219 85 351 62 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 1.58 479 396 83 199 393 3 62 Appr.
15 Nom. em. 1.59 480 469 11 235 86 383 62 Resp.
16 Nom. em. 1.60 473 463 10 232 83 380 62 Resp.
17 Nom. articolo 1 485 443 42 222 354 89 62 Appr.
18 Nom. articolo agg. 1.050 479 466 13 234 80 386 62 Resp.
19 Nom. articolo 2 474 463 11 232 377 86 62 Appr.
20 Nom. articolo agg. 2.050, 2.051 473 463 10 232 381 82 62 Appr.
21 Nom. Pdl 2799-A – voto finale 434 407 27 204 319 88 61 Appr.