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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 477 di martedì 8 settembre 2015

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 16.

  PRESIDENTE. La seduta è aperta.
  Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 13 luglio 2015.

  PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Bellanova, Biondelli, Bobba, Bocci, Bonifazi, Borletti Dell'Acqua, Boschi, Brambilla, Bratti, Bressa, Brunetta, Caparini, Casero, Castiglione, Cicchitto, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Micheli, Del Basso De Caro, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Manlio Di Stefano, Fedriga, Fioroni, Fontanelli, Giachetti, Giacomelli, Giancarlo Giorgetti, Gozi, La Russa, Lorenzin, Lotti, Lupi, Madia, Merlo, Migliore, Nicoletti, Orlando, Piccoli Nardelli, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Rigoni, Rosato, Domenico Rossi, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Scotto, Sorial, Tabacci, Valeria Valente, Velo e Zanetti sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente sessantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna).

Annunzio di petizioni.

  PRESIDENTE. Invito l'onorevole segretario a dare lettura delle petizioni pervenute alla Presidenza, che saranno trasmesse alle sottoindicate Commissioni.

  GIANNI MELILLA, Segretario, legge:
  AURELIO ROSINI, da Mariglianella (Napoli), chiede di estendere ai prodotti parafarmaceutici le norme in materia di detraibilità delle spese ai fini dell'IRPEF (958) – alla VI Commissione (Finanze);
  GIAN LUCA CONTI, da Livorno, e numerosissimi altri cittadini chiedono iniziative per la tutela del Porto mediceo di Livorno (959) – alla IX Commissione (Trasporti);
  ALESSANDRO REDA, da Montemiletto (Avellino), chiede l'approvazione di una legge per regolare i rapporti tra lo Stato e la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova (960) – alla I Commissione (Affari costituzionali);
  VINCENZO RUGGIERI, da Torino, e numerosi altri cittadini chiedono la rivalutazione dei trattamenti pensionistici oggetto della sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015 e la corresponsione dei relativi arretrati (961) – alla XI Commissione (Lavoro);
  GIOVANNI MIELE, da Treviso, e numerosi altri cittadini chiedono la rivalutazione Pag. 2dei trattamenti pensionistici oggetto della sentenza della Corte costituzionale n. 70 del 2015 e la corresponsione dei relativi arretrati tramite riconoscimento di un credito di imposta (962) – alla XI Commissione Lavoro);
  GIACOMO PANSITTA, da Torino, e numerosi altri cittadini chiedono nuove norme in materia di diritti sindacali del personale del Corpo della guardia di finanza (963) – alla IV Commissione (Difesa);
  ANTONIO MINARDI, da Piane Crati (Cosenza), chiede modifiche alle norme concernenti la stipula di polizze assicurative vita con istituti bancari e Poste italiane Spa (964) – alla VI Commissione (Finanze);
  MICHELE VECCHIONE, da Alatri (Frosinone), chiede nuove norme in materia di decorrenza delle pensioni di guerra (965) – alla XI Commissione (Lavoro);
  LUCA RAMELLO, da Frisanco (Pordenone), chiede norme in materia di mobilità degli assistenti sociali tra le amministrazioni comunali (966) – alla XI Commissione (Lavoro);
  MAURIZIO MANZIONE, da Polla (Salerno), chiede l'abolizione dell'imposta di bollo su conti correnti, titoli, strumenti e prodotti finanziari (967) – alla VI Commissione (Finanze);
  CARMINE GONNELLA, da Bromley (Regno Unito), chiede:
   l'istituzione di un Comitato degli italiani all'estero presso ogni consolato generale (968) – alla III Commissione (Affari esteri);
   l'introduzione del reato di razzismo (969) – alla II Commissione (Giustizia);
  VINCENZO D'ANTÒ, da Napoli, e numerosissimi altri cittadini chiedono il trasferimento dei comuni di Afragola, Arzano, Casavatore e Casoria dal tribunale di Napoli Nord al tribunale di Napoli (970) – alla II Commissione (Giustizia);
  GABRIELLA CUCCHIARA, da Roma, chiede nuove norme in materia di notifica delle sentenze (971) – alla II Commissione (Giustizia);
  FRANCESCO DI PASQUALE, da Cancello ed Arnone (Caserta), chiede:
   che non sia legalizzato l'uso della cannabis indica (972) – alle Commissioni riunite II (Giustizia) e XII (Affari sociali);
   la riqualificazione degli alloggi popolari (973) – alla VIII Commissione (Ambiente);
  SERENA CAPRIO, da Avellino, e numerosi altri cittadini chiedono il superamento del blocco del turn over e nuove norme in materia di mobilità del personale del Servizio sanitario nazionale (974) – alla XI Commissione (Lavoro);
  VINCENZO CREA, da Motta San Giovanni (Reggio Calabria), e numerosissimi altri cittadini chiedono la messa in sicurezza della strada statale 106 Jonica (975) – alla VIII Commissione (Ambiente);
  CESARE ROSSI, da Venezia, e numerosi altri cittadini chiedono la sospensione del progettato ampliamento dell'aeroporto di Venezia (976) – alla IX Commissione (Trasporti);
  TOMMASO SCATIGNA, da Locorotondo (Bari), e numerosissimi altri cittadini chiedono l'abolizione dell'IMU sui terreni agricoli (977) – alla VI Commissione (Finanze);
  MICHELE ZANNA, da Molfetta (Bari), chiede interventi a tutela dei lavoratori dipendenti di aziende interessate da provvedimenti di arresto dell'attività di pesca (978) – alla XI Commissione (Lavoro);
  MICHELANGELO DI PIETRO, da Borgo San Siro (Pavia), chiede:
   l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli errori giudiziari (979) – alla II Commissione (Giustizia);
   l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle morti e i suicidi nelle carceri (980) – alla II Commissione (Giustizia);Pag. 3
  l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul cosiddetto «Piano carceri» (981) – alla II Commissione (Giustizia).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Melilla, le ridarò presto la parola sotto altre vesti.

Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni.

(Provvedimenti per arginare il fenomeno del «caporalato» nella zona del Fucino – n. 2-00973)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza all'ordine del giorno Melilla n. 2-00973, concernente provvedimenti per arginare il fenomeno del «caporalato» nella zona del Fucino (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Chiedo all'onorevole Melilla se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Ricordo all'onorevole Melilla che ha quindici minuti come tempo massimo per illustrarla.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, la morte di Paola Clemente, bracciante di 49 anni e madre di tre figli, sfiancata dal caldo il 13 luglio di quest'anno in Puglia, ha destato una grande emozione in tutto il Paese. Si alzava alle quattro del mattino per guadagnare 27 euro per una dura giornata di lavoro nei campi assolati della Puglia. Stessa sorte per l'extracomunitario Zaccaria di cinquant'anni, morto a Modugno dopo una mattinata di duro lavoro a raccogliere l'uva. Questa settimana l'Espresso ha realizzato un'inchiesta sulla drammatica realtà dei raccoglitori di uva in Piemonte. In Italia ve ne sono circa ventimila di lavoratrici e lavoratori, in gran parte migranti, impegnati nelle vendemmie per dodici ore al giorno in campi infuocati a raccogliere un'uva matura che non può aspettare, per poche decine di euro di compenso al giorno. Con questa mia interpellanza ho inteso conoscere cosa intende fare il Governo per contrastare il fenomeno del caporalato e, in molti casi purtroppo, della schiavitù in cui è ridotta una parte importante del mondo del lavoro dell'agricoltura italiana. Sono partito in questa interpellanza dalla gravissima realtà del Fucino, una delle più importanti aree agricole dell'Italia centromeridionale in Abruzzo, raccogliendo la forte denuncia della FLAI-CGIL nazionale e abruzzese. I braccianti marsicani guadagnano 2 euro e 50 centesimi l'ora e lavorano 12 ore al giorno. Nessuno versa loro i contributi e non hanno alcun diritto riconosciuto: è questa la vergognosa realtà degli invisibili extracomunitari delle campagne del Fucino in provincia de L'Aquila. Sono oltre duemila le aziende agricole del territorio e sono impiegati nella Marsica 9.500 braccianti. Il fenomeno del caporalato è particolarmente accentuato nel Fucino perché ci sono molti immigrati non in regola con il permesso di soggiorno che di conseguenza non possono far valere i loro diritti. Questi «invisibili» delle campagne del Fucino non hanno nome e per questo purtroppo non possono essere aiutati neanche da chi dovrebbe essere al loro fianco. Dalla Marsica partono insalate ed ortaggi destinati ai mercati del nord Europa. È la zona leader nella produzione delle carote in Europa e a prevalere non è la legge del mercato ma quella della malavita che impone prezzi e regole disumane. Vi sono del resto in Italia circa quattrocentomila persone che vivono, secondo stime molto attendibili, una situazione analoga, centomila dei quali rischiano addirittura condizioni di lavoro vicine alla schiavitù: i braccianti sono costretti ad accettare il volere del caporalato senza poter dire una parola perché hanno bisogno di quei soldi. La maggior parte dei braccianti impiegati nel terre del Fucino è di origine marocchina, rumena e albanese.
  Secondo uno studio della FLAI-CGIL, ci sarebbero attualmente 9.500 braccianti, Pag. 4nel Fucino, a rischio schiavitù. L'INAIL ha comunicato che una quota rilevante dei finanziamenti destinati all'adeguamento delle cabine dei trattori riguarda l'Abruzzo: su un totale di 5 mila domande ben 1.200 interessano il Fucino. Secondo il direttore dell'INPS Abruzzo, «nel Fucino ci sono molti casi di agricoltori che lavorano e hanno dipendenti irregolari, senza neanche avere un campo in proprietà». «L'attività ispettiva nella Marsica è stata molto intensa e ci siamo resi conto che ci sono molte truffe difficili da scoprire» ha concluso il direttore dell'INPS.
  Secondo la FLAI-CGIL c’è un legame strettissimo tra il Fucino, l'Agro Pontino e il Casertano: molti braccianti vengono assunti qui perché le aziende usufruiscono degli sgravi e poi vanno a lavorare a Caserta o a Fondi. Vi sono state delle segnalazioni di lavoratori con regolare contratto di lavoro ai quali viene corrisposto, però, solo il 30 per cento del compenso dovuto, un vero e proprio ricatto che viene fatto per permettere loro di avere poi la disoccupazione agricola. Lo sfruttamento e il caporalato nel Fucino sono, quindi, una realtà drammatica.
  Vi sono, al proposito, numerose vertenze sindacali aperte in aziende che non pagano i contributi a centinaia e centinaia di lavoratori coinvolti. Il fenomeno è nazionale ed è necessario un intervento forte e urgente del Governo per contrastare, prevenire, controllare e reprimere ogni forma di caporalato e schiavitù dei lavoratori agricoli italiani.

  PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Teresa Bellanova, ha facoltà di rispondere.

  TERESA BELLANOVA, Sottosegretaria di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Grazie Presidente, l'onorevole interrogante, con il presente atto parlamentare, richiama l'attenzione del Governo sui fenomeni di sfruttamento della manodopera nelle campagne del Fucino in provincia de L'Aquila.
  Il bacino rappresenta l'unica zona dell'Abruzzo dove si pratica agricoltura intensiva e dove la produzione di alcune colture orticole assume livelli di assoluta rilevanza in termini di qualità e quantità non solo in ambito nazionale. In conseguenza di ciò, il Fucino è interessato da anni da un notevole flusso di lavoratori extracomunitari in cerca di occupazione nelle aziende agricole ivi operanti.
  È da rilevare che accanto all'occupazione regolare di questi lavoratori, spesso determinanti per il buon andamento di alcune pratiche colturali – in primis la raccolta di ortaggi –, si sono sviluppate pratiche illecite che i vari soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti (direzione territoriale del lavoro, INPS, Polizia, Carabinieri, Polizie locali, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato) contrastano costantemente. Negli anni, infatti, sono state condotte numerose operazioni contro fenomeni di immigrazione clandestina e di caporalato, di compravendita dei permessi di soggiorno, di somministrazione illecita di manodopera, di impiego di lavoratori sprovvisti di regolare permesso di soggiorno.
  Altrettanto numerose sono state le inchieste delle magistratura, ricordo ad esempio l'operazione coordinata, nello scorso mese di luglio, dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma che ha disarticolato un sistema mafioso che controllava il trasporto dei prodotti ortofrutticoli nel Fucino e in altre zone d'Italia e che ha portato a venti arresti e al sequestro di beni per un valore di cento milioni di euro.
  Per quanto concerne più specificatamente le iniziative poste in essere dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, rappresento che la direzione territoriale del lavoro de L'Aquila negli anni ha posto in essere numerose iniziative finalizzate sia a prevenire sia a contrastare i predetti fenomeni. Dal punto di vista della prevenzione, sono state svolte iniziative di promozione della legalità che hanno coinvolto le organizzazioni sindacali e le associazioni datoriali di categoria. Inoltre, nell'ambito delle politiche di programmazione dei flussi dei lavoratori extracomunitari, sono state ridotte da 900 a 50 le Pag. 5quote di ingresso dei lavoratori stagionali in ragione dell'elevato numero di lavoratori già presenti sul territorio, molti dei quali iscritti anche nelle liste di disoccupazione dei locali centri per l'impiego.
  L'attività di vigilanza condotta dal 2014 ad oggi dagli uffici periferici del Ministero del lavoro, congiuntamente ad INPS, Carabinieri e Guardia di finanza, ha portato all'accertamento di circa 30 lavoratori in nero, di cui 4 sprovvisti di permesso di soggiorno, 90 lavoratori extracomunitari somministrati irregolarmente, 142 rapporti di lavoro fittizio, circa 200 violazioni delle norme poste a tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e varie fattispecie di truffa (ex articolo 640 del codice penale) che hanno coinvolto 10 aziende e circa 500 lavoratori.
  Nel corso degli accertamenti è stata riscontrata, inoltre, la presenza di imprese cosiddette «senza terra» che svolgono cioè attività di somministrazione illecita di manodopera senza essere conduttrici di alcun fondo agricolo, senza sopportare alcun rischio di impresa e senza essere dotati di mezzi e risorse. In buona sostanza, tali imprese svolgono un'azione di caporalato mascherata da una finta attività imprenditoriale.
  Sono emersi, inoltre, numerosi casi di imprese inesistenti, spesso ditte individuali, che non svolgono alcuna attività, neanche quella di somministrazione di manodopera, ma che trasmettono regolarmente le denunce contributive trimestrali all'INPS, salvo poi lasciarle insolute al solo fine di accreditare ai lavoratori le giornate necessarie per ottenere prestazioni previdenziali o garantire l'ottenimento o il rinnovo del permesso di soggiorno. Data l'ampiezza e la complessità dei fenomeni descritti, il Ministero del lavoro ha recentemente rafforzato il personale ispettivo operante sul territorio aquilano mediante l'impiego temporaneo di ispettori provenienti dalle Direzioni territoriali di Frosinone e Roma.
  Ricordo che il Ministero che rappresento ed il Governo nella sua collegialità, anche alla luce dei recenti accadimenti verificatisi nel territorio pugliese, hanno ribadito l'impegno forte a lavorare su tutti gli aspetti dell'illegalità presenti nel settore agricolo. A tale proposito, preciso che, con un emendamento governativo al provvedimento sulle modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, all'esame della Commissione giustizia della Camera, è stata prevista, per il reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di cui all'articolo 603-bis del codice penale, la confisca dei beni obbligatoria anziché discrezionale, l'aggiunta all'elenco dei reati per i quali può operare la confisca cosiddetta estesa o allargata, la responsabilità in solido delle aziende e non solo dei singoli soggetti autori del reato e l'indennizzo in favore delle vittime dei delitti.
  Da ultimo, faccio presente che il Governo è impegnato a rafforzare ulteriormente l'azione di contrasto già posta in essere su tutto il territorio nazionale, studiando al contempo un pacchetto di misure volte a rendere più trasparenti i rapporti di lavoro instaurati e facilitare l'incontro tra domanda e offerta di lavoro in questo importante settore produttivo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Melilla ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, sono soddisfatto della risposta della sottosegretaria al lavoro. Viene confermata, anche attraverso le parole autorevoli del Governo, la gravità della situazione che interessa il Fucino, ma non solo: credo larga parte del nostro territorio agricolo. Il Fucino è la terra di Ignazio Silone, nato a Pescina, uno dei paesi coinvolti in questo triste fenomeno. Sembra che siamo passati dai cafoni di Ignazio Silone, del suo Fucino, agli schiavi del lavoro di oggi, lavoratori marocchini in gran parte, ma anche slavi, macedoni, rumeni. Noi dobbiamo intensificare non solo l'azione di repressione e quindi sostenere lo sforzo meritorio e positivo che le forze dell'ordine e gli organi di vigilanza e di ispezione del Ministero del lavoro, a partire dall'INAIL e dall'INPS, svolgono meritoriamente in Pag. 6provincia de L'Aquila, ma dobbiamo aggiungere che la repressione non basta. Noi dobbiamo incentivare un'azione forte di prevenzione attraverso intese stringenti con le organizzazioni sindacali e datoriali, con le organizzazioni del volontariato, con la Caritas che è molto impegnata, soprattutto in quel territorio, per cercare di aiutare questi moderni – lo dico tra virgolette – «schiavi» del lavoro agricolo.
  Io mi auguro, appunto, che l'azione di repressione sia preceduta da quest'azione di prevenzione e anche di controllo delle condizioni di lavoro, volta a far emergere il lavoro nero e a stroncare questi fenomeni che sono una vergogna per il nostro Paese. E magari, questi «datori di lavoro», che non meritano neanche questo nome per il modo in cui sfruttano, attraverso i caporali, questi lavoratori, sono quelli che sono più indignati e alzano più la voce nei confronti del fenomeno dell'immigrazione nel nostro Paese. Quindi, c’è bisogno di coerenza, di serietà e di rigore. Io ho sentito questo pomeriggio, dal sottosegretario, delle parole serie, e mi auguro che si vada avanti nella direzione che qui è stata illustrata. Noi di Sinistra Ecologia Libertà abbiamo una particolare sensibilità nei confronti del mondo del lavoro e anche dell'immigrazione, quindi saremo vigili affinché, nei prossimi mesi, agli impegni seguano i fatti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

(Gestione dei beni culturali delle province a seguito delle nuove disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni di cui alla legge n. 56 del 2014 – nn. 3-01396 e 3-01676)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Antimo Cesaro n. 3-01396 e Piccoli Nardelli n. 3-01676, concernenti la gestione dei beni culturali delle province a seguito delle nuove disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni di cui alla legge n. 56 del 2014, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  La sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo, Francesca Barracciu, ha facoltà di rispondere.

  FRANCESCA BARRACCIU, Sottosegretaria di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo. Grazie, Presidente. L'onorevole Cesaro e l'onorevole Piccoli Nardelli chiedono, con atti parlamentari diversi ma sostanzialmente aventi il medesimo contenuto, di conoscere quali iniziative il Governo intenda intraprendere per garantire l'apertura e il funzionamento di musei, biblioteche, archivi, istituti e sistemi culturali fino ad oggi di competenza delle province e salvaguardare le competenze maturate degli operatori culturali, garantendo gli attuali livelli di spesa, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 56 del 7 aprile 2014, la cosiddetta legge Delrio.
  La legge n. 56 del 2014, richiamata dagli onorevoli interroganti, recante disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni, nel comportare significativi cambiamenti per le province italiane, non menziona tra le competenze dei nuovi enti la gestione dei beni culturali; essa, tuttavia, segna un mutamento profondo del modello di governo locale italiano, dettando un'ampia riforma in materia di enti locali, con l'istituzione delle città metropolitane, la ridefinizione del sistema delle province e una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni.
  Tale legge prevede un articolato procedimento di redistribuzione delle funzioni amministrative tra regioni, città metropolitane, province e comuni, senza tuttavia entrare nello specifico sull'esercizio da parte delle province di compiti inerenti alla gestione dei beni culturali. Il Governo è ben consapevole del problema. Vorrei rammentare, a margine, l'impegno assunto, con l'obiettivo di preservare il patrimonio culturale delle province, lo scorso 9 marzo, con l'ordine del giorno n. 44 dell'onorevole Rampi, per «valutare l'opportunità di adottare utili iniziative in un Pag. 7quadro di competenza condivisa con le autonomie in cui la tutela dell'interesse pubblico soddisfatto da queste istituzioni trovi nel Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo il riferimento per definirne il futuro. Strategico, infatti, è il ruolo degli istituti e dei luoghi della cultura per la diffusione della cultura stessa, della storia locale e per l'accesso di tutti all'informazione».
  Al momento, nell'ambito dell'Osservatorio nazionale previsto dall'accordo dell'11 settembre 2014 tra il Governo e le regioni, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, ai sensi dell'articolo 1, comma 91, della richiamata legge n. 56 del 2014, concernente l'individuazione delle funzioni di cui al comma 89 dello stesso articolo, è in corso il censimento di biblioteche, teatri, musei, archivi storici, istituti culturali, artistici e musicali e altri luoghi di cultura di proprietà provinciale, nonché del numero totale del personale impegnato e delle complessive spese di gestione.
  L'elenco dei beni culturali e dei siti censiti sarà oggetto poi di una opportuna valutazione, con riguardo al possibile trasferimento degli stessi al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, nell'ambito di appositi accordi di valorizzazione in base all'articolo 112 del codice dei beni culturali e del paesaggio, al fine di assicurarne la tutela e la valorizzazione, nonché di realizzare possibili economie di scala nella gestione e di costruire percorsi di visita integrati e coerenti sotto il profilo culturale.
  Un accenno specifico e distinto va però riservato alle biblioteche e agli archivi. Come è noto, con il decreto del Presidente della Repubblica n. 616 del 1977 vennero trasferite alle regioni, tra le altre, le funzioni amministrative relative alle biblioteche di enti locali, ovvero tutti i servizi e le attività riguardanti le biblioteche anche popolari, dei centri di lettura appartenenti alla regione o ad altri enti anche non territoriali sottoposti alla sua vigilanza, o comunque di interesse locale, nonché il loro coordinamento reciproco con le altre istituzioni culturali operanti nella regione ed ogni manifestazione culturale e divulgativa organizzata nel loro ambito. Le regioni hanno naturalmente legiferato, ove hanno ritenuto, nella materia loro delegata.
  Non si può che condividere con gli onorevoli interroganti la necessità di avviare iniziative per la salvaguardia dei sistemi bibliotecari provinciali e ritengo, nello specifico, che le regioni debbano rivedere con urgenza le rispettive normative al riguardo, per ridefinire le competenze istituzionali sui servizi culturali del territorio di pertinenza anche perché la realtà delle biblioteche di enti locali risulta assai variegata a livello nazionale: non esistono sistemi provinciali in tutte le regioni; in alcune zone le reti bibliotecarie sono di ambito interprovinciale o di area vasta, in altri casi ancora le biblioteche di ente locali fanno capo a sistemi regionali. Non tutte le aree del Paese, pertanto, attraversano in questo momento storico-politico le medesime vicende istituzionali.
  Per questo motivo la nostra Direzione generale biblioteche e istituti culturali ha realizzato una prima indagine conoscitiva, impegnando proprie risorse tecnologiche ed umane, al fine di arrivare ad una conoscenza più approfondita della realtà bibliotecaria provinciale in termini di servizi e di patrimonio, considerato che in alcuni casi le biblioteche provinciali costituiscono il centro di estese reti territoriali, aperte anche a istituti bibliotecari di varia appartenenza (istituti culturali, scuole, enti religiosi), che forniscono servizi culturali integrati alla cittadinanza.
  Per quanto riguarda gli archivi, abbiamo da tempo affrontato il problema della futura conservazione e accessibilità degli archivi storici delle province conducendo anche una ricognizione in merito alla loro collocazione e consistenza, nonché sulla natura demaniale o meno dell'edificio di conservazione, grazie al coinvolgimento delle soprintendenze archivistiche che istituzionalmente li tutelano e all'utilizzazione dei dati già presenti nel sistema informativo unificato delle soprintendenze archivistiche.Pag. 8
  Come sapete le province, che sono tenute dalla norma alla istituzione degli archivi storici, trovandosi oggettivamente in condizioni precarie dal punto di vista del personale e per carenze di spazi e di fondi da destinare agli archivi, sono ricorse all'istituto del deposito presso gli archivi di Stato per la tutela e la valorizzazione della propria documentazione. Archivi di Stato che sono così diventati il naturale luogo di deposito della documentazione delle province e ne hanno garantito la conservazione e la fruibilità.
  Vi faccio l'esempio dell'Archivio di Stato di Ancona, Bergamo, Catania, Cosenza, Cremona, Grosseto, Novara, Perugia, Piacenza, Potenza, Ravenna Rieti, Savona, Terni, Ascoli Piceno, Bari, Camerino, Chieti, Ferrara, Foggia, Forlì, L'Aquila, Latina, Lecce, Macerata, Reggio Emilia, Rovigo, Salerno, Siracusa, Taranto, Teramo, Trento, Udine e Vercelli.
  Una recentissima norma primaria affronta il tema disegnando il percorso che si dovrà seguire in questo specifico ambito, percorso che coinvolge più amministrazioni e prevede più passaggi. Come noto, infatti, il recente decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, convertito con la legge n. 125 del 2015 recante «Disposizioni urgenti in materia di enti territoriali. Disposizioni per garantire la continuità dei dispositivi di sicurezza e di controllo del territorio. Razionalizzazione delle spese del Servizio sanitario nazionale nonché norme in materia di rifiuti e di emissioni industriali» prevede, all'articolo 16, comma l-quater, un «Piano di razionalizzazione degli archivi» che: «Al fine di assicurare l'effettiva tutela del patrimonio culturale e garantire la continuità del servizio pubblico di fruizione dello stesso, nonché per razionalizzare la spesa, entro il 31 ottobre 2015, con decreto del Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, di concerto con il Ministro per gli affari regionali e con il Ministro dell'economia e delle finanze, sentita l'Agenzia del demanio, previa intesa con la Conferenza unificata, è adottato un piano di razionalizzazione degli archivi e degli altri istituti della cultura delle province.
  Il piano può prevedere, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, il versamento agli archivi di Stato competenti per territorio dei documenti degli archivi storici delle province, con esclusione di quelle trasformate in città metropolitane ai sensi della legge 7 aprile 2014, n. 56, e l'eventuale trasferimento al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo degli immobili demaniali di proprietà delle province adibiti a sede o deposito degli archivi medesimi. Con il medesimo piano possono altresì essere individuati ulteriori istituti e luoghi della cultura delle province da trasferire, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, al Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, mediante stipula di appositi accordi ai sensi dell'articolo 112 del codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, tra lo Stato e gli enti territorialmente competenti».
  Al fine di una preliminare analisi del disposto normativo sopra riportato, delle eventuali problematiche connesse, nonché al fine di concordare le modalità operative atte a consentire, nei termini indicati dall'articolo in argomento, la definizione del provvedimento previsto dalla normativa, posso anticipare, sin d'ora, che si svolgerà, a breve, un primo incontro con tutte le amministrazioni interessate.

  PRESIDENTE. L'onorevole Cesaro ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  ANTIMO CESARO. Ho cinque minuti, vero, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì, onorevole.

  ANTIMO CESARO. Signor Presidente, io sono soddisfatto dell'impegno profuso dal sottosegretario nell'illustrare lo stato dei fatti, ma devo dire che proprio la legge n. 125 del 2015 da ultimo citata, è stata novellata con misure urgenti per gli istituti di cultura e vorrei soffermarmi sull'aggettivo «urgenti».Pag. 9
  Qui a Napoli si dice che, mentre il medico studia, l'ammalato muore e gli archivi, le biblioteche e i musei provinciali già non si sentono troppo bene. Vorrei usare un'altra metafora: «fate presto», a proposito dell'urgenza, fu il titolo de Il Mattino di Napoli del novembre del 1980, diventato poi un'icona della pop art grazie all'intuizione di Andy Warhol. Oggi questa bella opera d'arte è presente nella mostra permanente di Lucio Amelio: Terrae Motus a Caserta. Per esempio, a Caserta, che è il mio territorio di riferimento, esiste un bellissimo museo provinciale, museo campano, con la collezione delle Matres Matutae che tutta l'Europa ci invidia, che langue.
  Allora, noi dobbiamo riflettere su questo straordinario patrimonio che l'aggettivo provinciale forse riduce a una dimensione localistica e che molto spesso, invece, rappresenta un unicum nel panorama culturale mondiale. Farò quattro o cinque osservazioni in quattro o cinque minuti.
  La legge n. 125 del 2015, all'articolo 16 citato dal sottosegretario, sicuramente dimostra la consapevolezza del problema. Però, ahimè, non lo risolve completamente. Musei e biblioteche provinciali rischiano così di essere vittime collaterali di un vuoto normativo.
  Prima considerazione: il piano della legge n. 125 del 2015 «può prevedere» – è questo il testo della norma – e infatti, lei, sottosegretario, ha usato l'espressione: un possibile trasferimento al Mibact delle competenze di gestione, valorizzazione e tutela. Dunque, una mera possibilità che implica la nozione di discrezionalità: in altri termini, il Mibact andrà ad acquisire solo i gioielli di famiglia e ci sarà – io ritengo – uno straordinario patrimonio cosiddetto minore, materiale e immateriale, che sarà destinato a una sorte che certamente non merita.
  Seconda considerazione: la legge prevede l'esclusione di nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Io so che siamo in un momento di grave ristrettezza economica e che bisogna tagliare da tutte le parti. Il problema vero, dunque, sono i fondi, al di là della razionalizzazione e delle competenze. Però, qui occorre una sostanziale inversione di tendenza e un cambiamento radicale di forma mentis. Si inizi a pensare che i costi per la cultura rappresentano un investimento sul futuro e non rappresentano una voce di mera spesa.
  Se non usciamo da questo equivoco non ci sarà futuro non solo per i musei, per le biblioteche e per i beni culturali delle province, ma non ci sarà la dovuta attenzione al nostro straordinario patrimonio culturale. Anzi, proprio nei momenti di crisi bisogna investire in cultura, università e ricerca se vogliamo pensare al futuro del nostro Paese. Dunque, i tagli si vadano a fare altrove (e c’è molto da tagliare in Italia).
  Per quanto riguarda il personale, anche qui faccio una mia osservazione. Si tutela il personale dipendente delle province – e ci mancherebbe altro e ci fa piacere – ipotizzando operazioni di mobilità con il trasferimento al Mibact. Però, ad oggi la stragrande maggioranza dei musei provinciali e delle biblioteche provinciali non sono più gestiti da personale dipendente, perché negli anni non c’è stato un turnover, le persone sono andate in pensione e i servizi sono stati assicurati da cooperative, associazioni, volontariato, gente con partita IVA, gente estremamente qualificata che non sarà in alcun modo tutelata. Quindi, noi avremo, soprattutto nelle regioni del Sud, un'ennesima fuga di cervelli e non ce lo possiamo permettere.
  E a proposito del Sud, devo dire, avvicinandomi alla conclusione, che la stragrande maggioranza delle regioni italiane non hanno provveduto in materia e sono del tutto inadempienti. Al Sud c’è un'inadempienza assoluta. Se penso a quanto è accaduto in Umbria, in Toscana, in Lombardia e a quanto, invece, accade a Napoli e, a partire da Napoli, nella Campania e, in generale, nelle regioni del Sud, la situazione è veramente preoccupante.
  Ultima considerazione è che quanto previsto certamente può tutelare il personale, certamente potrà tutelare le collezioni, ma non si prevede una valorizzazione e una fruizione di questi straordinari Pag. 10patrimoni, perché certamente nel momento in cui si opereranno dei tagli, dei trasferimenti di personale, si conserverà, si tutelerà, ma a che cosa serve un museo se non è fruito ? La scorsa settimana, passeggiando nel centro storico di Napoli, io sono andato a visitare la biblioteca intitolata ad Annalisa Durante, vittima innocente della camorra. È una biblioteca del comune di Napoli...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ANTIMO CESARO. ...ma quanti musei provinciali, quanti straordinari patrimoni rappresentano – e questo ce lo dobbiamo chiedere – non solo un presidio culturale ma un presidio di legalità sul territorio.
  Io spero che le nostre interrogazioni servano al Governo per trovare dei tavoli ulteriori di concertazione per valorizzare questi patrimoni assoluti, che non ci possiamo permettere di chiudere o di condannare all'oblio.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piccoli Nardelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

  FLAVIA PICCOLI NARDELLI. La ringrazio, signor Presidente, e ringrazio il sottosegretario Barracciu per la risposta articolata, che ci aiuta a fare il punto sulla situazione oggi e a ricostruire i vari interventi messi in campo per risolvere la delicata questione del riordino dell'attribuzione delle competenze prima spettanti alla province su biblioteche, archivi e musei, a seguito del processo di riforma avviato con la legge «Delrio».
  Mi dichiaro soddisfatta, sottosegretario, per l'attenzione dimostrata dal Ministero su questa complessa questione che, ricordo, interessa realtà culturali significative sul territorio nazionale che hanno patrimoni straordinari di carattere storico-artistico e contribuiscono a fornire servizi di informazione e di supporto agli studi per centinaia di migliaia di cittadini e sono protagoniste della vita culturale delle comunità di appartenenza.
  Rilevo, con soddisfazione, che nell'ambito dell'Osservatorio nazionale, previsto dall'accordo del settembre 2014, si sta procedendo al censimento di tutto il patrimonio culturale di proprietà provinciale. Ricordo solo che le biblioteche provinciali sono almeno 43, tenendo conto soltanto di quelle che hanno patrimoni superiori ai 10 mila media. Ma, naturalmente, auspico che si tenga conto, in questo censimento, anche del numero totale del personale impegnato e delle complessive spese di gestione.
  Ricordo che il ruolo delle province è stato particolarmente importante per la gestione e il finanziamento dei sistemi dei servizi bibliotecari, soprattutto al Nord ma anche al centro e al Sud, fornendo servizi a circa 40 milioni di cittadini.
  La crisi istituzionale ed economica ha prodotto forti tagli e il ridimensionamento dei servizi. Sono state tagliate le iniziative relative a: informatizzazione, alfabetizzazione e promozione della lettura in un Paese, come il nostro, in cui lo scarso indice di lettura e di utilizzo cosciente del web sono fattori certi di debolezza competitiva per gli individui e per la società.
  Fenomeno che, peraltro, si sta cercando di combattere con una legge sulla promozione della lettura e con l'Italia digitale. I tagli alle attività hanno causato proteste dei cittadini particolarmente vivaci nel Meridione, in cui spesso le biblioteche, soprattutto, sono l'unico presidio culturale garantito, gratuito e disponibile per tutti. Ritengo anche io, come il collega Cesaro, essenziale fare presto; purtroppo, i tempi di questo processo mettono seriamente a rischio la sopravvivenza delle realtà culturali di cui parliamo.
  Sottolineo, quindi, la necessità di procedere rapidamente, accelerando le procedure per quanto possibile e tenendo conto del parere della Corte dei conti, che, nella relazione trasmessa al Parlamento sullo stato della finanza locale per il 2015, alla fine del luglio scorso, ha sottolineato come le risorse a disposizione rischino di Pag. 11non bastare a garantire servizi di primaria importanza legati all'attuazione della riforma Delrio.
  I magistrati contabili hanno evidenziato come la forbice tra risorse correnti e fabbisogno per l'esercizio delle funzioni fondamentali, allo stato delle cose, tenda ad una profonda divaricazione, difficilmente sostenibile per l'intero comparto, e postulano l'adozione di interventi necessari a garantire servizi di primaria importanza.
  L'argomento è di particolare gravità per gli archivi, in questo momento, per cui si è già stabilito un processo di trasferimento agli archivi di Stato. Sottolineo, infine, l'importanza di riconoscere il lavoro che è stato fatto in questi anni e di non mortificare realtà, come queste, che hanno saputo assicurare servizi di grande efficacia, che non sfigurano al confronto con quelli offerti da altri Paesi e che hanno garantito la diffusione della cultura sul territorio, la conoscenza della storia locale, l'accesso dell'informazione per tutti, garantendo sempre la crescita civile ed economica del Paese e confermandosi elemento di integrazione e di emancipazione del cittadino utente.
  Se non riusciamo, sottosegretario, a fare fronte a questa emergenza e a trovare soluzioni che permettano alle biblioteche ex provinciali e alle reti di sistema di continuare a svolgere un ruolo efficace in zone deboli, rischiano di diventare improduttivi anche gli sforzi per adeguare il sistema dell'informazione, della cultura e della scuola stessa.

(Rinvio dell'interrogazione Latronico n. 3-01463)

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interrogazione Latronico n. 3-01463, concernente sicurezza delle reti stradali in Basilicata e realizzazione di una rete viaria efficiente nell'intero territorio. Avverto che, su richiesta del presentatore e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interrogazione è rinviato ad altra seduta.

(Adozione di misure di sicurezza nel tribunale di Napoli conciliabili con le esigenze dei lavoratori e dei professionisti che vi operano – nn. 3-01672 e 3-01675)

  PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Di Lello n. 3-01672 e Luigi Di Maio n. 3-01675, concernenti l'adozione di misure di sicurezza nel tribunale di Napoli conciliabili con le esigenze dei lavoratori e dei professionisti che vi operano, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A – Interpellanza e interrogazioni).
  Il Viceministro della giustizia, onorevole Enrico Costa, ha facoltà di rispondere.

  ENRICO COSTA, Viceministro della giustizia. Grazie, Presidente. Mediante gli atti di sindacato ispettivo in discussione, gli onorevoli deputati rappresentano i disservizi registrati presso il Palazzo di giustizia di Napoli in seguito alle nuove misure di sicurezza adottate successivamente ai tragici fatti di Milano del 9 aprile scorso. Chiedono, pertanto, se il Ministro della giustizia intenda intervenire a salvaguardia della sicurezza degli uffici giudiziari italiani, rimuovendo le disfunzioni di carattere organizzativo rilevate.
  Come è noto, i tragici eventi hanno proposto all'attenzione l'esigenza di intervenire più efficacemente sui sistemi di sicurezza degli uffici giudiziari, contemperando adeguatamente il diritto di accesso e la pubblicità delle udienze con la salvaguardia della incolumità di quanti vi operano quotidianamente.
  Secondo le informazioni assunte presso la competente direzione generale del Ministero, con l'intento di garantire maggiori livelli di sicurezza presso il Palazzo di giustizia di Napoli, dove sono concentrati gli uffici del tribunale, della procura della Repubblica e della corte di appello, il procuratore generale presso la corte di appello ha, nell'immediatezza dei fatti e nell'esercizio delle prerogative e delle competenze riconosciutegli dal quadro normativo di riferimento, disposto restrizioni delle modalità di accesso attraverso l'utilizzo Pag. 12del metal detector e dello scanner per la digitalizzazione dei documenti e il riconoscimento per gli utenti professionali.
  Come riferito dal Ministero dell'interno, inoltre, il livello di sicurezza delle strutture giudiziarie di Napoli è stato oggetto di specifico approfondimento nella riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica svoltasi il 13 aprile 2015, nel cui ambito sono state valutate le nuove misure relative alle modalità di accesso agli uffici che, pur garantendo più elevati coefficienti di sicurezza, avevano, tuttavia, comportato disagi all'utenza.
  In conseguenza, in data 15 aprile 2015 il procuratore generale ha modificato il provvedimento assunto, disponendo l'ingresso alle strutture degli utenti professionali attraverso varchi riservati, previa esibizione del tesserino identificativo e con utilizzazione a campione del metal detector e dello scanner, ripristinando la regolarità degli accessi, che non hanno, da allora, evidenziato anomalie.
  La ricostruzione della vicenda oggetto delle interrogazioni evidenzia come la materia della sicurezza degli uffici giudiziari risulti ripartita secondo un'articolata distribuzione delle competenze, in virtù di un quadro normativo di riferimento connotato da obiettivi profili di frammentarietà e disorganicità in ragione dello stratificarsi nel tempo di una complessa serie di norme, di carattere primario e secondario.
  Il sistema vigente all'epoca dei fatti, delineato dalla legge n. 392 del 1941, attribuiva al Ministero della giustizia, tra l'altro, la competenza in ordine alla programmazione degli acquisti e delle strutture relative all'adeguamento alle normative di sicurezza e di prevenzione incendi per gli immobili demaniali adibiti ad uso giudiziario. Il generale potere di indirizzo del Ministro della giustizia era, poi, articolato attraverso competenze che fonti secondarie (decreti e circolari, succedutesi nel tempo) hanno ripartito in ambito locale. In particolare, ai fini del coordinamento con le concorrenti competenze delle prefetture, il DM 28 ottobre 1993 dettava criteri omogenei ed uniformi per la sicurezza esterna e interna delle strutture, definendo i campi di intervento delle autorità istituzionali coinvolte ed attribuendo al prefetto la competenza ad assumere, tra l'altro, provvedimenti in ordine alla sicurezza esterna delle strutture in cui si svolge attività giudiziaria, e al procuratore generale presso la corte d'appello la competenza ad adottare i provvedimenti necessari ad assicurare la sicurezza interna.
  Al procuratore generale presso la corte d'appello è stata, dunque, tradizionalmente assegnata una delicata, quanto essenziale, funzione di impulso e coordinamento fra le esigenze di tutela della struttura e quelle che riguardano la persona dei magistrati, nonché il coordinamento con le ulteriori competenze delle commissioni di manutenzione istituite presso le corti d'appello, delineate con decreto del Presidente della Repubblica del 4 maggio 1998, n. 187.
  Il quadro giuridico primario di riferimento appena delineato è mutato radicalmente. Come noto, infatti, la legge di stabilità 2015, all'articolo 1, comma 526, ha previsto che, a decorrere dal 1o settembre 2015, le spese necessarie per il funzionamento degli uffici giudiziari, già in carico ai comuni in base alla legge n. 392 del 1941, sono state trasferite al Ministero della giustizia.
  Il superamento del modello di gestione del 1941 ha comportato rilevantissime modificazioni anche delle competenze concernenti la sicurezza dei palazzi di giustizia italiani. In attuazione della legge di stabilità è stato, difatti, adottato il decreto del Presidente della Repubblica recante il «Regolamento sulle misure organizzative a livello centrale e periferico per l'attuazione delle disposizioni dei commi 527, 528 e 529 dell'articolo 1 della legge n. 190 del 2014», che individua le necessarie misure organizzative, a livello centrale e periferico, e assume peculiare funzione, nel quadro generale consegnato dalla legge di stabilità e dalla recente adozione del regolamento di organizzazione dell'intero apparato ministeriale, di individuare i soggetti Pag. 13funzionalmente competenti alla definizione del procedimento di spesa, a delineare i compiti e a definirne i rapporti con l'amministrazione centrale. Il regolamento ha individuato presso ogni distretto di corte di appello e presso ogni tribunale non distrettuale nuove strutture, le conferenze permanenti, competenti a definire i fabbisogni ed i criteri di intervento destinati a trovare espressione nel nuovo sistema e individuati quale fondamentale sede di valutazione tecnica dei provvedimenti occorrenti anche per la tutela dei palazzi di giustizia.
  Il nuovo modello potenzia il ruolo di impulso, coordinamento e raccordo proprio dei procuratori generali, rafforzandone la potestà di intervento in ambito distrettuale, onde garantire metodologie e livelli di sicurezza tendenzialmente omogenei.
  E proprio al fine di sensibilizzare i capi degli uffici distrettuali coinvolti appieno dalle innovazioni, che ne ridefiniscono il ruolo, il Ministro della giustizia ha avviato una stabile interlocuzione con i presidenti e i procuratori generali presso le corti d'appello d'Italia, di cui è prevista una ulteriore riunione il 14 settembre prossimo, anche al fine di monitorare la fase transitoria appena avviata per assicurare, nell'immediato, la piena continuità dei servizi e, in prospettiva, il miglioramento degli stessi.
  Per coordinare alle nuove disposizioni la normativa di rango secondario, inoltre, il Ministro guardasigilli ha avviato, sin dal luglio scorso, una proficua interlocuzione con il Ministero dell'interno e i vertici delle forze dell'ordine per una congiunta riflessione sulle reciproche competenze in materia di sicurezza, interna ed esterna, dei palazzi di giustizia, al fine di adottare un nuovo decreto interministeriale coerente con il rinnovato assetto di gestione delle spese.
  Per quanto attiene, infine, alle risorse destinate al Dipartimento delle risorse e delle tecnologie per sostenere interventi di potenziamento dei sistemi di sicurezza presso gli uffici giudiziari, nell'anno corrente sono già stati assegnati fondi aggiuntivi, pari ad un importo di 3 milioni di euro, a valere sulle quote di risorse Fondo unico di giustizia del Ministero di giustizia.
  Il Dipartimento dell'organizzazione giudiziaria ha, altresì, evidenziato ulteriori necessità di integrazione dei capitoli di bilancio relativi alla manutenzione straordinaria, volti al potenziamento della struttura degli immobili demaniali sedi di uffici giudiziari e degli impianti di sicurezza dell'ufficio speciale di Napoli, che sarà assicurata con la prossima assegnazione delle quote FUG prevista nel corso del corrente mese di settembre.
  L'attuazione delle scelte del legislatore del 2014 ha, pertanto, costituito un'utile occasione per accelerare la costruzione di un nuovo modello di gestione degli interventi in tema di sicurezza degli edifici giudiziari al fine di garantire l'ottimizzazione delle risorse e, insieme, l'omogeneizzazione dei servizi sul piano nazionale.

  PRESIDENTE. L'onorevole Di Lello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  MARCO DI LELLO. Grazie, Presidente. Brevemente, nel dichiararmi soddisfatto, voglio ricordare al Viceministro che l'interrogazione ha preso spunto da quanto accadde la mattina del 9 aprile nel tribunale di Milano. A seguito di quell'episodio drammatico furono adottate misure molto rigorose a tutela chiaramente della sicurezza di tutti, ma misure che in alcuni casi poi si sono rivelate vessatorie, a Napoli e non solo, tali da provocare addirittura incidenti e resse, anche perché ad alcuni legali, a una massa importante di avvocati, è stato in qualche modo impedito di raggiungere – dunque anche con un nocumento del diritto di difesa – le aule di giustizia. Ci sono state, per alcuni giorni, file di tre ore per poter accedere al tribunale, il che è anche comprensibile, se si considera che il tribunale di Napoli ha solo tre metal detector funzionanti nei propri ingressi.
  A seguito di quell'episodio si è interrogato il Governo, proprio per provare a chiedere misure che fossero capaci di Pag. 14garantire insieme la sicurezza per tutti, utenti e operatori, senza costringere i legali ad ore di attesa per poter espletare il proprio mandato.
  Le modifiche successive disposte dal procuratore generale hanno, di fatto, confermato la necessità di apportare delle modifiche a quel provvedimento. Dunque, se in qualche modo sono poi venuti meno i motivi di doglianza, nel confermare la dichiarazione di soddisfazione per la risposta del Governo, colgo l'occasione per sottolineare in questa sede come sia giusto dunque rimuovere anche ogni censura ai comportamenti dell'avvocatura napoletana, che dalla stampa locale e nazionale fu in qualche modo additata come una categoria che aveva provocato incidenti, quando in realtà si trattava, come abbiamo visto, di superare misure vessatorie che impedivano e limitavano l'esercizio del diritto di difesa. Dunque, restituiamo in questo modo anche l'onorabilità che nel suo insieme merita il foro di Napoli.

  PRESIDENTE. Il presidente Luigi Di Maio ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.

  LUIGI DI MAIO. Grazie, Presidente. Questo mio atto parlamentare riguarda uno dei tanti motivi per cui in Italia il processo si è trasformato in una pena. Si rivolge nello specifico ad un caso in particolare, ma vale per tutto il Paese.
  Si tratta dell'ennesimo disservizio che rende la vita di un professionista un vero inferno, soprattutto a Napoli, dove capisci che andazzo prenderà la tua professione di avvocato sin dagli inizi dell'università, quando ti ritrovi il primo giorno di lezione su una mattonella, siccome il corso si svolge in un'aula da 200 posti a sedere, ma vi sono iscritti 400 studenti. Gli esami sono anche più affollati e ogni sessione dura dalle cinque alle sette ore: problemi tuoi se sei l'ultimo dell'elenco. Dopo la laurea, che diventa un percorso ad ostacoli tra mille disservizi, ti metti in cerca di uno studio che ti faccia fare la pratica forense. Se ti riconoscono un rimborso spese, sei il più fortunato del tuo corso. Inizi la pratica mettendoti in coda nei tribunali: notifiche, scartoffie, tutte cose che avreste dovuto informatizzare dieci anni fa e a cui oggi provvedono i praticanti. Passi il primo anno in coda a richiedere carte, il secondo partecipi a qualche udienza, mentre inizi a prepararti per l'esame di abilitazione forense, una vera e propria lotteria a Napoli: 6 mila aspiranti e il 50 per cento di probabilità statistica di essere ammesso. Se riesci ad abilitarti dopo un paio di tentativi, sei avvocato e puoi finalmente finire nelle grinfie della macchina giudiziaria, che è sotto organico di cancellieri, magistrati e uscieri.
  A Napoli centro anche i procedimenti con priorità, i cosiddetti devoluti a sommaria ricognizione, vengono fissati al 2016. Non parliamo poi del tribunale di Napoli nord. L'avete creato pochi anni fa ed è già congestionato. Per fissare un'udienza ci vogliono almeno due anni e sapete perché ? Perché, quando avete deciso di sopprimere 900 sedi giudiziarie in tutta Italia per trovare 14 miliardi di euro per acquistare i cacciabombardieri F-35, avete affidato a quel tribunale l'area con la più alta incidenza di criminalità organizzata.
  Ci sono almeno quattro clan di camorra nella loro giurisdizione, oltre ai contenziosi ordinari. Una giurisdizione che abbraccia due province meriterebbe almeno tre strutture giudiziarie. In queste strutture ogni giorno è una giungla, anche solo per prendere un caffè. Mentre i professionisti pagano l'IVA più alta d'Europa, la cassa forense, il consiglio dell'ordine ed altri balzelli, voi garantite loro i servizi più scarsi dell'occidente.
  Presidente, lei ricorda i fatti di aprile al tribunale di Milano: un folle, armato di pistola, entrò nel palazzo di giustizia e fece fuoco contro un magistrato e altri cittadini; uscì senza che nessuno se ne accorgesse. Scrissi immediatamente questa interrogazione al Governo, ma la risposta arriva solo oggi, dopo cinque mesi. Come posso essere soddisfatto di una risposta che un Governo serio avrebbe dovuto Pag. 15darmi oltre quattro mesi e mezzo fa, come imporrebbe il Regolamento ? Ci sono tanti avvocati italiani che ci ascoltano e oggi possono vedere che in Italia non solo le udienze, ma anche le interrogazioni parlamentari vengono fissate con lustri di ritardo.
  Il problema che vi ho posto riguarda i giorni successivi ai fatti di Milano, quando in tutta Italia deste disposizioni di controllare uno per uno coloro che accedevano ai palazzi di giustizia. A Napoli si creò una fila chilometrica che neanche allo stadio San Paolo quando si gioca contro la Juve ! In quell'occasione venne fuori la vostra folle riorganizzazione degli uffici giudiziari. Sotto i vostri Governi a maggioranza PD avete tagliato 900 uffici giudiziari, congestionando quelli rimanenti. E così, quando si fanno controlli seri agli ingressi, come a Napoli nei giorni successivi ai fatti di Milano, si scopre che la struttura è sottodimensionata.
  Gli effetti allucinanti di quei giorni, che mi sono stati raccontati dall'Associazione giovani penalisti di quel foro, nella persona del presidente Demetrio Paipais, li conosciamo tutti: le code agli ingressi aumentavano e le udienze saltavano; i metal detector erano troppo pochi. Nei giorni successivi, l'ordine degli avvocati di Napoli proclamò uno sciopero per protestare contro questi disservizi e, in tutta risposta, il Governo Renzi gli inflisse una multa di 15 mila euro.
  Finito il momento mediatico relativo ai fatti di Milano, avete scelto di ricominciare a nascondere la polvere sotto al tappeto. Non avete mai installato nuovi metal detector ai varchi, ma avete scelto di tornare a non controllare, così come facevate prima, aprendo di nuovo al rischio che qualche squilibrato porti un'arma in una struttura come quella. L'unico vantaggio del vostro ritardo nella risposta a questa interrogazione poteva essere che, intanto, almeno aveste potenziato le strumentazioni agli ingressi, ma non avete migliorato in alcun modo la sicurezza di quei luoghi. Tutt'oggi i controlli a Napoli rallentano l'accesso dei testimoni alle udienze, facendole sospendere dai magistrati, e tutti i problemi li avete lasciati in capo al procuratore generale di Napoli, facendo a scarica barile. E avete anche l'indecenza di venirmi a dire che è tutto risolto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno.

Modifica nella composizione dell'ufficio di presidenza di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle, Federico D'Incà, ha reso noto che, a decorrere dal 9 settembre 2015, il comitato direttivo sarà così modificato: vicepresidenti: Davide Crippa, Emanuele Cozzolino, Daniele Del Grosso; segretario: Marco Brugnerotto; tesoriere: Daniele Pesco.
  Ai deputati Emanuele Cozzolino e Daniele Del Grosso è inoltre stato affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.
  Il presidente del gruppo ha altresì comunicato che al deputato Girgis Giorgio Sorial rimane affidato l'incarico di vicepresidente vicario, nonché di portavoce del gruppo, ferma restando la titolarità, in capo al deputato D'Incà, della carica di presidente del gruppo stesso.

Sull'ordine dei lavori (ore 17).

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Grazie, signor Presidente. Vorrei richiamare l'attenzione Pag. 16dell'Aula, ma soprattutto quella del Ministro dell'interno, sul caso di 69 donne protagoniste di un salvataggio nel Mediterraneo. Era la metà di luglio e si trattava di donne di presunta cittadinanza nigeriana, provenienti dalle coste libiche. Queste donne – per fortuna, salvate – sarebbero state immediatamente indirizzate nei centri di prima accoglienza di Lampedusa, Pozzallo, Augusta. A tutte loro – tre sono in evidente stato di gravidanza – sarebbe stato notificato un decreto di respingimento immediatamente dopo la loro fotosegnalazione. Sono state poi trasferite al centro di identificazione ed espulsione di Ponte Galeria per essere rimpatriate dalla frontiera di Roma Fiumicino.
  Secondo quanto raccolto da alcuni esponenti della campagna «LasciateCIEntrare», a tutte queste cittadine nigeriane è stato convalidato il provvedimento di trasferimento senza prendere in considerazione, né la loro condizione fisica, né il motivo del viaggio attraverso il Mediterraneo, viaggio, tra l'altro, offerto dalle reti di tratta dei migranti presenti in Nigeria e in Libia. Non solo, non avrebbero ricevuto informazioni sui loro diritti né informazioni necessarie per fare eventualmente richiesta di protezione in Italia. Abbiamo predisposto e inoltrato agli uffici, proprio tra ieri e oggi, un'interpellanza urgente al Ministro dell'interno su questi fatti. E voglio richiamare l'attenzione delle istituzioni su questi fatti, ma soprattutto sulle urgenze di un intervento perché non vorrei che i diritti di queste donne, già vittime di abusi, venissero ulteriormente negati.

  VITTORIO FERRARESI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Grazie Presidente. Per suo tramite vorrei ricordare al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali la grave e violenta calamità naturale che si è abbattuta lo scorso sabato 5 settembre in mezza Italia. In particolare, riporto i danni che sono stati causati nelle province di Reggio Emilia, Modena e Ferrara. Si sta parlando dell'ennesima calamità che ha colpito i nostri territori, territori già colpiti da un terremoto, da un'alluvione e da trombe d'aria. I raccolti sono stati danneggiati dal 50 al 100 per cento, danneggiando uva, soia, mais e soprattutto pere e mele. Ricordiamo che le province di Ferrara e Modena sono due delle province che appunto producono il maggior quantitativo di pere, che è andato distrutto con numeri vicini al 100 per cento. Ecco, noi crediamo che gli agricoltori in questi tempi veramente siano degli eroi semplicemente perché troviamo che sia davvero eroico continuare a fare il loro lavoro in queste condizioni in Italia. Per questo crediamo che il Ministro si debba attivare per chiedere comunque delle procedure semplificate di risarcimento. Sappiamo che i fondi per queste calamità sono azzerati, ma devono essere trovati i soldi. Noi chiediamo, ovviamente, lo stato di calamità per queste zone e chiediamo appunto che queste procedure possano garantire sgravi fiscali e un risarcimento del danno a tutti questi agricoltori che magari non hanno una copertura assicurativa e che si vedono tutto il raccolto completamente distrutto. Tante calamità sono avvenute in Emilia e questa è l'ennesima. Crediamo, quindi, che la solidarietà del Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali sia fondamentale. Ci sono stati anche danneggiamenti a capannoni e fienili. È stata veramente una grandinata notevole. Quindi, Presidente, chiedo appunto a lei di farsi tramite presso il Ministro e di comunicare al Ministro la nostra richiesta di intervento immediato per garantire lo stato di calamità naturale e una procedura di risarcimento danni agli agricoltori celere e semplificata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Ferraresi. La Presidenza apprezza il fatto che lei confidi nella Presidenza stessa, però ricordo che la Presidenza non può essere tramite tra un deputato o un suo intervento e il Governo, però può sollecitare, nel caso in cui vengano presentati, Pag. 17la risposta ad atti di sindacato ispettivo. In questo caso, quindi, la Presidenza non solo ha il compito, ma anche il dovere di far presente al Governo che sono stati presentati atti, ai quali occorre dare risposte.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Mercoledì 9 settembre 2015, alle 10:

  1. – Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
   BOCCADUTRI: Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici (C. 2799-A).
  — Relatrice: Piccione.

  2. – Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
   S. 1333 – Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese, fatto a Roma il 7 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (C. 2620).
  — Relatore: Marazziti.

   S. 1598 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sull'autorizzazione all'esercizio di attività lavorative dei familiari a carico del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e rappresentanze consolari, fatto a Roma il 13 dicembre 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3056).
  — Relatore: Porta.

   S. 1599 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Roma il 16 ottobre 2007 (Approvato dal Senato) (C. 3155).
 — Relatore: Porta.

   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministro dell'interno della Repubblica italiana e il Ministro dell'interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012 (C. 3085).
  — Relatore: Manciulli.

   S. 1729 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino, con Allegato, fatto a Roma il 5 marzo 2008 (Approvato dal Senato) (C. 3157).
  — Relatore: Arlotti.

  (ore 15)

  3. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  (ore 16,15)

  4. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   BOCCADUTRI: Modifiche all'articolo 9 della legge 6 luglio 2012, n. 96, concernenti la Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici (C. 2799-A).
  — Relatrice: Piccione.

  5. – Seguito della discussione dei disegni di legge:
   S. 1333 – Ratifica ed esecuzione del Trattato di estradizione tra la Repubblica italiana e la Repubblica popolare cinese, fatto a Roma il 7 ottobre 2010 (Approvato dal Senato) (C. 2620).
  — Relatore: Marazziti.

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   S. 1598 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile sull'autorizzazione all'esercizio di attività lavorative dei familiari a carico del personale diplomatico, consolare e tecnico-amministrativo delle missioni diplomatiche e rappresentanze consolari, fatto a Roma il 13 dicembre 2013 (Approvato dal Senato) (C. 3056).
  — Relatore: Porta.

   S. 1599 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica del Cile, fatto a Roma il 16 ottobre 2007 (Approvato dal Senato) (C. 3155).
 — Relatore: Porta.

   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Ministro dell'interno della Repubblica italiana e il Ministro dell'interno della Repubblica francese in materia di cooperazione bilaterale per l'esecuzione di operazioni congiunte di polizia, fatto a Lione il 3 dicembre 2012 (C. 3085).
 — Relatore: Manciulli.

   S. 1729 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di collaborazione in materia radiotelevisiva fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di San Marino, con Allegato, fatto a Roma il 5 marzo 2008 (Approvato dal Senato) (C. 3157).
  — Relatore: Arlotti.

  La seduta termina alle 17,10.