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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 378 di giovedì 19 febbraio 2015

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 17,30.

  GIOVANNI SANGA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 17 febbraio 2015.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Adornato, Matteo Bragantini, De Micheli, Ferrara, Mannino, Antonio Martino, Tofalo, Vignali, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente cento, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (A.C. 2803-A) (ore 17,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2803-A: Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, le modificazioni apportate dalle Commissioni e le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni, vedi l'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 18 febbraio 2014).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, il gruppo Socialista voterà la fiducia al Governo su questo provvedimento perché riteniamo che in esso vi siano degli elementi importanti ed essenziali. Ne voglio ricordare qualcuno, come, per esempio, la questione dell'organizzazione della pubblica amministrazione per garantire la vigilanza sui siti sensibili, il problema del dissesto idrogeologico, le questioni che riguardano le infrastrutture, quelle che riguardano i problemi dei siti alberghieri per il turismo, nonché il problema dei Pag. 2precari e dei freelance per quanto riguarda il mantenimento del 5 per cento e, non per ultima, la questione del non aumento dell'IVA per i cosiddetti lavoratori con partita IVA, per quanto riguarda l'INPS. Purtuttavia, noi riteniamo che si stia esagerando sulla questione della decretazione d'urgenza perché ciò significa svilire il Parlamento, significa, in buona sostanza, fare in modo che coloro i quali sono eletti non hanno alcuna possibilità di discutere in ordine ai provvedimenti. Pur pensando che sia iniziata una stagione che riguarda le riforme, le riforme istituzionali, le riforme costituzionali, le riforme che riguardano la pubblica amministrazione, importanti per ciò che riguarda l'avvio e quindi la trasformazione di questo Paese, teniamo anche a sottolineare che queste riforme importanti hanno la necessità di essere discusse con tutto il Parlamento, sia esso maggioranza, sia esso opposizione.

  PRESIDENTE. Deputato, la prego di concludere.

  LELLO DI GIOIA. Mi dia qualche altro secondo, signor Presidente.

  PRESIDENTE. Ha ancora un minuto. Io suono la campanella a un minuto.

  LELLO DI GIOIA. Grazie. L'operazione delle riforme porta sviluppo e crescita in una fase in cui si è avviato il processo di crescita dell'economia, una crescita che deve riguardare soprattutto il Mezzogiorno d'Italia, che gli ultimi dati Svimez danno ovviamente in grande sofferenza.
  E qui vorrei sottolineare – c’è qui la sottosegretaria a cui va il mio rispetto e la mia amicizia – che non è possibile – e lo dico con altrettanta fermezza – che la sottosegretaria De Micheli abbia bocciato volutamente un emendamento della collega Mongiello che prevedeva interventi che riguardavano il Mezzogiorno d'Italia per le piccole imprese e per i giovani del Mezzogiorno d'Italia. Io credo che questo sia un grave vulnus, un grande vulnus che riguarda soprattutto coloro i quali non credono nel Mezzogiorno d'Italia. È opportuno che questo Governo guardi con più interesse al Mezzogiorno d'Italia per lo sviluppo e per l'occupazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, mi ricorda cortesemente quanti minuti ho ?

  PRESIDENTE. Cinque minuti.

  WALTER RIZZETTO. Grazie, Presidente, come componente di Alternativa Libera, prendiamo atto che è stata effettivamente messa una pezza rispetto ai provvedimenti che sono scaturiti entro la fine dello scorso anno da parte di questa legislatura.
  Ricordiamo alcuni aspetti nei confronti del provvedimento su cui andremo a votare ed è stata posta la questione di fiducia, ovvero il decreto milleproroghe; ricordiamo alcuni aspetti che di fatto non ci piacciono, di fatto non ci soddisfano ancora, seppure qualche piccolissimo passo avanti è stato fatto ma assolutamente del tutto insufficiente per poter risolvere i problemi di un Paese che sta di fatto andando alla deriva.
  Ricordiamo, Presidente, che, per quanto riguarda i titolari di partita IVA, è stata messa una pezza; per quanto riguarda gli sfratti, gli inquilini sotto sfratto, è stata messa una pezza. Tra l'altro, voglio dire, non siamo riusciti in questi frangenti, durante tutto l'arco parlamentare, non si è riusciti di fatto a parlare in maniera seria, in maniera propedeutica ad un cambiamento rispetto a questo pasticcio delle partite IVA e degli autonomi, che il Governo, con un clamoroso autogol, ha portato qui dentro la Camera dei deputati in maniera abbastanza, anzi sicuramente – e mi ripeto – non propedeutica ad un cambiamento di passo nei confronti di queste persone.
  Viene ripristinato, di fatto, il precedente sistema, ad esempio, di raccolta contributiva per gli autonomi; l'aumento Pag. 3previsto avverrà in maniera graduale e non con un 32 per cento quasi istantaneo di raccolta ma con delle raccolte che vanno dal 27 al 29 per cento tra gli anni 2015, 2016 e 2017. È sicuramente un fragile tentativo per apportare dei correttivi rispetto alla legge di stabilità. Il Governo ha, tra l'altro, più volte annunciato ritocchi ed aggiustamenti per rimediare a questi grossolani errori commessi, annunci che sono rimasti soltanto annunci sulla carta e noi non abbiamo visto nulla di tutto questo.
  Tra l'altro, Presidente, un'altra mezza vittoria che evidentemente è speculare ad una mezza sconfitta appartiene proprio, come prima detto, alla proroga degli sfratti, ovvero quattro mesi in più non risolvono il problema per migliaia di persone. Si introduce tra l'altro una cosa che, secondo noi, non è giusta, ovvero l'arbitrarietà della sospensione degli sfratti, affidando ai giudici il compito di decidere, rischiando fondamentalmente di poter ottenere e di poter portare avanti dei trattamenti differenti e non pari rispetto ai cittadini. Ovvero, quattro mesi in più, sottosegretario, non sono la risoluzione del problema degli sfratti ad oggi in Italia.
  Niente modifiche tra l'altro rispetto alla materia delle frequenze televisive, dunque resta lo sconto dello Stato verso la RAI e verso Mediaset. Niente sanzioni, e questa è una cosa che annunciamo con meraviglia, per le regioni che non hanno rispettato il famigerato Patto di stabilità interno per il 2014, quasi fosse un premio dato alle regioni che sfasciano tutto contro i cittadini e che non rispettano una legge dello Stato, e vado a chiudere, signor Presidente.
  Come ultimo punto vorrei citare e ricordare il problema di 84 mila idonei non vincitori di concorso ma idonei che avevano portato a casa una sorta di speranza per poter essere inseriti all'interno di un percorso lavorativo rispetto alla pubblica amministrazione – Alternativa Libera ha presentato un ordine del giorno su questo tema – e che, al pari dei vincitori di concorso, non riescono ad entrare nel circolo delle assunzioni rispetto alla pubblica amministrazione e questo perché ? Perché, di fatto, dobbiamo decapitare le speranze di 84 mila idonei e di altrettanti o quasi, forse non sono gli stessi numeri, vincitori di concorso per dare spazio a questo turn over, rispetto a questa mezza farsa dell'abolizione delle province, per cui, per 20 mila giovani che devono essere inseriti nei prossimi percorsi di quelle che un domani saranno le nuove province, non andiamo assolutamente a prevedere, rispetto alle scadenze delle graduatorie del prossimo anno, alcun tipo di proroga...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere...

  WALTER RIZZETTO. ... nessun tipo di proroga – e concludo e la ringrazio – nei confronti di queste persone che hanno studiato, che hanno fatto degli esami, che si sono intromessi in questo tipo di mondo e che non riusciranno più ad avere nessun tipo di speranza.
  Preannunziamo quindi, Presidente, il voto contrario sulla questione di fiducia (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Alternativa Libera).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gigli. Ne ha facoltà.

  GIAN LUIGI GIGLI. Grazie, Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo parlamentare Per l'Italia-Centro Democratico voterà la fiducia su questo provvedimento, necessario per intervenire su alcune situazioni emergenziali e per rispondere ad importanti attese di molti gruppi di cittadini e di lavoratori.
  Prima di entrare nel merito, però, vorremmo rinnovare l'invito al Governo, affinché i ricorrenti interventi di proroga dei termini, previsti da disposizioni legislative, non siano più una sorta di atteso regalo dell'epifania, e questo anche se in punto di diritto le questioni dell'eterogeneità e dell'immediata applicazione delle norme, su cui si richiamano sia le previsioni della legge n. 400 del 1988 sia la recente giurisprudenza, risultano assorbite dalla corrispondenza tra il titolo e il contenuto di questo atto normativo.Pag. 4
  Il problema vero è quello di vedere come si legifera in questo Paese. Il fenomeno del milleproroghe è risalente all'inizio degli anni Ottanta, adottato da tutti i Governi come strumento per prendere tempo, sia per mancata emanazione di provvedimenti o decreti attuativi, sia per la necessità di fare slittare l'efficacia delle norme, sia, infine, per correggere errori o dimenticanze verificatesi in altri provvedimenti. Ma oltre ad essere diventato ormai una cattiva abitudine, costituisce un pessimo esempio di procedimento legislativo e del funzionamento della macchina amministrativa e, come tale, va ad inficiare anche il rapporto tra istituzioni e cittadini, alimentando la crescente disaffezione nei confronti della pubblica amministrazione in generale.
  Oggi, nelle classifiche che misurano la qualità delle norme, l'Italia occupa l'ottantunesimo posto, mentre la Germania si colloca al diciottesimo. Di fronte a questi dati, il problema è, sì, giuridico ma anche economico: si tratta, infatti, di un freno allo sviluppo tirato dalla mano della burocrazia, i cui costi ricadono sia sui cittadini sia sulle imprese. È anche per questo che, nella classifica elaborata dalla Banca mondiale e relativa ai Paesi dove è più facile fare impresa, l'Italia è scesa al cinquantaseiesimo posto tra i 189 Paesi valutati, collocandosi alle spalle non solo delle principali economie europee, degli Stati Uniti e del Giappone, ma anche dietro a molti Stati emergenti.
  La cattiva qualità del procedimento legislativo costituisce un problema che ha accomunato i vari Governi succedutesi nel tempo. Basti pensare che secondo l'ultimo rapporto di monitoraggio pubblicato...

  PRESIDENTE. I banchi del Governo, per favore ! Prego.

  GIAN LUIGI GIGLI. ... lo stock dei decreti attuativi riferiti ai Governi Monti e Letta è pari a 410, dei quali 245 rientrano tuttora nei termini previsti per la loro adozione o sono privi di un termine espresso. Si tratta di una montagna proibitiva da scalare, alla quale si sono aggiunti, tra il 22 febbraio e il 21 ottobre del 2014, ben 242 provvedimenti del Governo Renzi, a conferma di un trend che sembra non avere mai fine.
  La ripresa economica non può, quindi, che passare attraverso un innalzamento della qualità della legislazione e dobbiamo sperare che la riforma costituzionale, sulla quale saremo tra breve chiamati a esprimere il voto finale, intervenendo sul procedimento legislativo potrà dare una mano in senso migliorativo, soprattutto se sapremo accompagnarla con la riforma del Regolamento della Camera.
  Occorre anche ripensare se l'Italia, ai fini della sua crescita ordinata e del suo sviluppo, abbia oggi bisogno di accelerare la produzione di leggi spesso ingestibili piuttosto che di procedere verso una mai realizzata semplificazione, anche attraverso lo strumento del coordinamento delle leggi e dell'adozione di testi unici.
  Il nostro Premier, che ambisce indubbiamente a passare alla storia, dovrebbe, da bravo fiorentino, ricordare ciò che nel canto VI del Paradiso dantesco disse di sé uno che nella storia è entrato a pieno titolo: «Cesare fui e son Iustinïano, che, per voler del primo amor ch'i’ sento, d'entro le leggi trassi il troppo e ’l vano».
  Venendo al merito, si tratta, ovviamente, di un provvedimento atteso e, per certi versi, fondamentale per alcune categorie economiche, sociali e professionali, oltre che per assicurare la continuità gestionale di molte amministrazioni del nostro Paese. Il testo conteneva già in partenza alcune misure significative, ma si è arricchito significativamente grazie al lavoro svolto dalle Commissioni riunite, ed è su questi ultimi contributi che vorrei soffermarmi un momento.
  Il gruppo Per l'Italia – Centro Democratico condivide l'introduzione di alcune novelle e correzioni a disposizioni vigenti, che erano state fortemente sostenute, in queste ultime settimane, da alcuni settori produttivi. Mi riferisco, in particolare, alla deroga introdotta a quanto previsto dalla legge di stabilità per il 2015 in materia di regimi agevolati per i cosiddetti «contribuenti minimi», ai quali verrà consentito, Pag. 5se in possesso dei requisiti previsti, di avvalersi, per l'anno 2015, dei previgenti regimi agevolati, e quindi con una tassazione più conveniente al 5 per cento e una soglia di ricavi unica per tutte le attività, fissata a 30 mila euro, congelando, contemporaneamente, l'aumento del 30 per cento dei contributi previdenziali.
  Si tratta di una soluzione temporanea, in attesa di una revisione del regime forfetario nei prossimi decreti attuativi della delega fiscale, ma che era fortemente attesa, soprattutto dal cosiddetto «popolo delle partite IVA». Segnalo anche l'importante concessione di un nuovo piano di rateazione dei debiti fiscali ai contribuenti decaduti dal beneficio fino al 31 dicembre 2014 che presentino richiesta entro il 31 luglio 2015, eliminando la possibilità di avviare nuove azioni esecutive da parte di Equitalia.
  Sul problema degli sfratti, rispetto ai quali viene confermato il blocco per quattro mesi, occorre fare una riflessione, dal momento che le proroghe concesse fino ad oggi sono state già una trentina. Pur premettendo che una proroga automatica sarebbe incostituzionale, secondo quanto stabilito dalla Consulta, noi comprendiamo, tuttavia, la situazione in cui versano le città a maggiore densità abitativa, che devono far fronte ad una situazione altrimenti ingestibile dal punto di vista sociale e dell'ordine pubblico.
  Occorre, però, non confondere le tipologie di sfratto, perché oggi il 92 per cento dei 140 mila sfratti richiesti è per morosità, e non già per fine locazione; una tipologia che interesserebbe meno di 3 mila famiglie, questa. L'emergenza abitativa dovrebbe, pertanto, essere affrontata in modo più radicale, con politiche abitative strutturali, che consentano di uscire dalla logica emergenziale, tutelando sia le condizioni di disagio sociale che i diritti dei proprietari. La notizia odierna, proprio, dell'annuncio da parte del Viceministro Nencini di un nuovo piano casa, con 20 mila alloggi a prezzi calmierati e con un impegno di spesa di 400 milioni tra investimenti e vantaggi fiscali, ci conforta e ci dà speranza.
  Molte sono le misure che hanno interessato gli enti locali, e tra queste consideriamo opportune quelle che fanno slittare a settembre l'obbligo di rivolgersi alle centrali uniche di committenza per gli acquisti dei comuni non capoluogo. Infatti, pur condividendo pienamente la necessità di ridurre le numerose stazioni appaltanti ad oggi esistenti e gli obiettivi di risparmio della spesa pubblica, la norma, così come concepita, stava creando non pochi problemi, non solo per le difficoltà amministrative legate ai processi di aggregazione, soprattutto delle piccole realtà territoriali, ma anche per la mancanza, ad oggi, di un elenco ufficiale dei soggetti aggregatori.
  Condividiamo, altresì, lo slittamento del debutto dell'IMU secondaria, in sostituzione di TOSAP, COSAP e imposta sulla pubblicità; un'IMU secondaria, peraltro, al momento inapplicabile, perché mancante del decreto attuativo, problema sul quale mi sono già soffermato in premessa. Salutiamo anche con favore l'estensione fino al 2017 dei premi previsti per i comuni che si impegnano nella lotta all'evasione, a valere sulle maggiori somme riscosse.
  Infine, la mia personale appartenenza al mondo della ricerca scientifica mi porta ad apprezzare, in modo particolare, la proroga degli incentivi per arginare la cosiddetta «fuga dei cervelli» e per rendere più invitante la prospettiva del loro rientro in patria, così come la norma che sposta da quattro a sei anni la durata massima degli assegni di ricerca.
  Onorevoli colleghi, non credo, purtroppo, che questa sarà l'ultima volta che la Camera si troverà ad affrontare un provvedimento di questo tipo, che, come ho detto, vanta una storia ultradecennale. Resta, però, fermo l'invito, fatto in apertura al Governo, ad affrontare le riforme necessarie per evitare che questa liturgia torni a celebrarsi all'inizio di ogni anno.
  Si tratta di una necessità imprescindibile, soprattutto se vogliamo ripristinare nel nostro Paese un minimo di certezza del diritto (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia-Centro Democratico).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Grazie Presidente, noi siamo qui a valutare e a votare l'ennesima fiducia, imposta da un Governo, il cui Presidente del Consiglio, con uno dei tanti annunci che aveva fatto all'inizio del suo percorso da Presidente del Consiglio e da Premier, aveva detto che avrebbe evitato la decretazione d'urgenza e il continuo ricorso alla fiducia. È stato uno dei tanti annunci smentiti dai fatti.
  Ma dopo un anno di Governo di Matteo Renzi è giusto anche fare un punto della situazione, che parte da un Paese in estrema crisi economica e sociale, governato da un Governo di grande coalizione, ma il cui allora Presidente del Consiglio, Enrico Letta, diceva essere poco pragmatico e poco incisivo. Allora il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi, appunto, decise di scalzarlo con una riunione all'interno del suo partito e di prenderne il posto, senza provvedere a nessun tipo di elezione democratica. Da quel punto di vista noi dobbiamo dire che l'unica cosa su cui è stato coerente Matteo Renzi è stata proprio il metodo, perché il Partito Democratico usa la diplomazia parlamentare e politica solo ed esclusivamente al proprio interno, non consentendo a questo Parlamento di confrontarsi, di dibattere sui suoi singoli provvedimenti e di confrontarsi sulle idee ed anche sulle proposte, chiudendo invece qualsivoglia tipo di discussione in una calendarizzazione alquanto strana per un'Aula parlamentare.
  Si era detto che Matteo Renzi avrebbe risolto i problemi dell'economia. Noi oggi viviamo una drastica crisi economica, che da un anno a questa parte è alquanto peggiorata. Ricordiamo tutti i dati negativi dell'ultimo trimestre dello scorso anno e tutti i dati negativi dal momento in cui Renzi ha messo piede al Governo. Si diceva che l'occupazione sarebbe tornata e che la disoccupazione sarebbe, appunto, diminuita. Invece, attraverso questo Governo, abbiamo raggiunto un record storico di disoccupati, sia generali che giovanili ma, nel mentre, il Partito Democratico ha discusso, sempre al suo interno, per circa tre mesi sull'articolo 18, ovvero su come licenziare la gente.
  Poi si è detto che questo doveva essere un Governo di sindaci, per cui un Governo molto attento alle autonomie ed agli enti locali. È stato talmente tanto attento agli enti locali che li ha completamente distrutti. Vi è stato un taglio immenso ai finanziamenti a tutti gli enti locali, siano essi comuni che regioni, impedendo addirittura, forse da quest'anno, la minima assistenza ai propri cittadini e l'ordinaria amministrazione. Un esempio su tutti, piccolo ma lampante: grazie al provvedimento Delrio e alla situazione delle province, oggi sulle strade provinciali, sgomberata la neve, ci sarà una marea di buche che nessuno riuscirà a manutenzionare, perché non vi sono i soldi, né dall'una né dall'altra parte. Buon servizio reso ai cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) ! Ma questo è uno dei tanti.
  Poi si è detto che ci sarebbe stata un'attenzione rivoluzionaria rispetto agli enti regionali, un'attenzione talmente rivoluzionaria che sono rimasti, continuati ed aumentati i tagli, prima voluti dal Governo Monti, poi voluti dal Governo Letta, e i nuovi tagli del Governo Renzi. Le regioni oggi sono impossibilitate perfino a fare le spese d'investimento, perché l'armonizzazione dei bilanci non permette loro di fare investimenti a debito. Questo evidentemente causerà anche un grandissimo problema rispetto al Prodotto interno lordo nazionale. Ma ci sono regioni trattate in un modo, coerente rispetto alla negatività, e regioni trattate in un altro modo.
  In questo milleproroghe, per esempio, c’è una specie di «salva Lazio», che permette alla regione amministrata dal Partito Democratico, nonostante non abbia alcun coefficiente, alcun vincolo rispettato, di non avere alcuna sanzione: un altro, ennesimo schiaffo rispetto a quelle amministrazioni Pag. 7virtuose, a quelle amministrazioni che hanno anche chiesto sacrifici ai propri cittadini.
  Ma questa è la vostra democrazia, il vostro principio di equità, che il Governo Renzi ha anche imposto nella gestione della sicurezza, dando una grandissima svolta a questo Paese. Con la depenalizzazione dei reati, con gli «svuota carceri», con la cancellazione dei presidi di sicurezza voi siete riusciti a legalizzare l'illegalità in un Paese dove oggi, grazie a voi, tutto è permesso e tutti sono assolutamente impuniti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Questo avviene a scapito dei tanti cittadini che oggi si vedono rubare tutti i giorni nelle case e dei tanti cittadini che oggi subiscono tutti i giorni episodi di microcriminalità e questo, invece, a vantaggio dei tanti detenuti e dei tanti delinquenti che oggi festeggiano.
  Non solo loro. Infatti, tra le vostre politiche, tra le politiche di questo Governo in un anno, una delle più grandiose priorità è stata quella della gestione dei profughi o dei clandestini, come erano sin quando non avete abolito il reato di clandestinità. Un vero e proprio business dell'immigrazione con prefetti, che oggi dovrebbero rappresentare il Governo centrale sui territori e dovrebbero tutelare i cittadini, che, invece, danno come priorità la gestione e la prenotazione di vitto e alloggio a queste persone, a scapito delle priorità dei cittadini, che vivono – se non ve lo ricordate – una situazione di disagio sociale incredibile. Vi ricordo che c’è gente senza lavoro e in affitto che fa assolutamente la fame e che si vede scavalcare nell'assistenza e nella solidarietà dalla gestione dell'immigrazione clandestina che voi state effettuando, a vantaggio di pochi, ma soprattutto a vantaggio di alcuni amici, come qualche cooperativa su cui abbiamo visto pochi articoli sui giornali, ma evidenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
  E poi ci chiediamo, Presidente, un'altra cosa. Nel momento in cui si era insediato, il Presidente del Consiglio ci aveva spiegato che non avrebbe aumentato la pressione fiscale, ma avrebbe effettuato – sì – tutti i tagli dovuti alla spesa pubblica. Vede, l'incarico al professor Cottarelli, dato dall'allora Presidente del Consiglio Enrico Letta, ci è costato circa 900 mila euro, ma da questi 900 mila euro non è conseguito alcun risultato. Nessun risultato perché quella lista è stata messa in un cassetto dal Governo Renzi, il quale, invece, ha – sì – provveduto a recuperare alcune risorse aumentando la pressione fiscale – anche quella ha raggiunto i massimi storici della Repubblica – e aumentando la pressione fiscale tanto che il gettito è sin qui diminuito. Infatti, vorrei ricordarvi che non sono gli evasori a non pagare le tasse oggi, ma a non pagare le tasse sono quelle aziende, quelle piccole e medie imprese, quegli artigiani e commercianti che non riescono a pagare le tasse che voi gli avete imposto. Siete passati da tasse patrimoniali a tasse sui servizi. Avete imposto ai comuni di mettere tasse per far quadrare il loro bilancio, nonostante i tagli che gli avete imposto. Avete creato una confusione fiscale tale che anche chi potrebbe pagare le tasse non riuscirebbe nemmeno a farlo.
  Pertanto, archiviata in un cassetto la spending review, siamo andati avanti ad annunci che non hanno mai confermato i fatti. Guardi, ne cito uno su tutti, Presidente. Uno, due mesi prima della proposta e della bozza della legge di stabilità valida per quest'anno, quindi della legge di stabilità per il 2015, il Presidente del Consiglio ha annunciato un taglio di tasse di 18 miliardi di euro. Quando è stata presentata la legge di stabilità, il Presidente del Consiglio ha tolto dal suo annuncio le parole «legge di stabilità», ma ha confermato che prima o poi taglierà 18 miliardi di euro di tasse.
  E poi c’è un sistema, un metodo particolare fatto di annunci.
  Il semestre europeo doveva cambiare completamente i vincoli imposti dall'Unione europea, ma lì non c’è stato nessun risultato. Si passa dagli annunci alla mancanza di risultati. E, allora, noi ci chiediamo: qual è l'obiettivo del Presidente Pag. 8del Consiglio non eletto ? Qual è l'obiettivo dopo il Patto del Nazareno e dopo una campagna acquisti che sembra interminabile ? Ce lo chiediamo perché, vede, Presidente, andando a chiudere, noi affronteremo tra poche settimane e tra pochi giorni uno dei decreti più scandalosi di questa Repubblica, che è il decreto sulle banche popolari, un decreto fatto con urgenza e qualcuno dovrà spiegarci prima o poi l'urgenza. In merito, un annuncio fatto cinque giorni prima dal Presidente del Consiglio rispetto alla votazione in Consiglio dei ministri ha causato 10 milioni di euro di speculazioni di titoli azionari in Borsa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). E, vede, Presidente...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  GUIDO GUIDESI. ... e chiudo e finisco, che se ci fosse un altro tipo di informazione in questo Paese, o se ci fosse in questo Paese un altro Governo, probabilmente solo per quel decreto-legge e solo per quella speculazione, quel Governo sarebbe già a casa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto deputato Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Grazie Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, la Camera dei deputati si ritrova a votare l'ennesima fiducia su un decreto-legge, in questo caso il cosiddetto milleproroghe, a causa dell'accelerazione impressa dall'approvazione della riforma costituzionale. A dispetto di qualsiasi prassi costituente, che impone il massimo confronto e l'approfondimento più completo, la Camera è stata costretta, sì proprio costretta, ad approvare una riforma con la velocità di un decreto in scadenza e, quindi, a sospendere l'esame di tutti gli altri atti sui quali avremmo dovuto prestare maggiore attenzione. Non a caso, la Commissione bilancio ha avuto pochissimo tempo per lavorare su questo provvedimento e ancora meno ne avrà l'Aula.
  Il cosiddetto milleproroghe, ufficialmente denominato «proroga di termini previsti da disposizioni legislative», rappresenta il segno delle inadempienze e delle insufficienze di questo Governo, che conferma in questo provvedimento l'incapacità di dare una svolta, non solo al Paese, ma ai procedimenti legislativi. Non vediamo alcun segno di discontinuità rispetto ai Governi precedenti. Viceversa, notiamo un'assoluta continuità politico-amministrativa con le cattive prassi e i pessimi malvezzi dei precedenti.
  Gentili colleghi, a quasi un anno dall'insediamento del rottamatore di Firenze, l'Esecutivo di Renzi non si dimostra diverso e migliore rispetto a quelli immediatamente precedenti di centrosinistra, né diverso e migliore rispetto al Governo di centrodestra. Ma con un'aggravante: basta leggere l'articolato del decreto-legge per comprendere su quali normative questo vada ad incidere. Si tratta, nella stragrande maggioranza dei casi, di scadenze di leggi, di provvedimenti approvati durante questa legislatura e, in alcuni casi, di modifica di termini di scadenza di leggi appena approvate, segno indiscutibilmente grave di una cronica mancanza di strategia politica e programmatica, di inaffidabilità della macchina dello Stato, le cui inefficienze hanno continue ripercussioni sui cittadini, sulle imprese e sulle famiglie, rafforzando ancor più l'idea di uno Stato leviatano, corpo estraneo, nemico del Paese reale e del tessuto produttivo, nemico principale di se stesso, incapace di autoriformarsi, di diventare credibile agli occhi della comunità nazionale ed internazionale.
  Si è sempre discettato sull'atipicità dei decreti-legge cosiddetti milleproroghe. Non è una novità che ci siano; ci sono sempre stati e a volte addirittura con cadenza semestrale. Ma in questo caso, proprio con il Governo Renzi e con il messaggio di novità e di cambiamento che il Presidente del Consiglio ha voluto dare al suo Esecutivo, questa atipicità assume il carattere di incapacità perché esso contiene proroghe temporali per consentire al Governo di recuperare le scadenze che si è dato e che Pag. 9non è stato in grado di rispettare. Peraltro, cassare emendamenti a questa fattispecie di decreto-legge è gravissimo visto che le inadempienze del Governo sono molte di più. A questo punto, se un tale provvedimento era davvero necessario, valeva la pena coinvolgere tutte le categorie e non solo quelle che vuole il Presidente del Consiglio perché magari sono bacini elettorali a lui vicini.
  Siamo al paradosso: il Governo vara decreti-legge all'infinito, detta, anzi impone l'agenda al Parlamento, stabilisce le scadenze, mette le fiduce, per poi rifiduciare le scadenze corrette dal Governo stesso con un nuovo decreto-legge. Sembra un gioco degli specchi che si riproduce all'infinito. E sarebbe questo il nuovo verso impresso da Renzi all'Italia ? Il teatro dell'assurdo del drammaturgo francese Eugène Ionesco aveva maggiore linearità, maggiore intelligibilità e su questo provvedimento voi chiedete la fiducia perché non sapete trovare una sintesi del confronto.
  Governate attraverso atti di imperio, precettazioni e telefonate minatorie. Abbiamo assistito o sentito telefonate di un Presidente che Consiglio che, prevaricando il ruolo del capogruppo, chiamava i suoi deputati per riportarli all'ovile come il pastore fa con le sue pecore, usando il bastone. Per questo motivo Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale non voterà la fiducia su questo decreto-legge. La fiducia è un atto politico e, come tale, la nostra contrarietà politica a questo Esecutivo non può che manifestarsi in un atto di coerenza con il voto contrario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mazziotti Di Celso. Ne ha facoltà.

  ANDREA MAZZIOTTI DI CELSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questo è il primo voto di fiducia che interviene dopo la pausa istituzionale, l'elezione del Presidente della Repubblica, la chiusura del percorso sulle riforme almeno qui alla Camera e, diciamo, la rottura o comunque la crisi del patto del Nazareno. Credo che il Governo arrivi a questo voto di fiducia in una situazione e con una consapevolezza diversa, cioè quella che tutto quello che il Governo farà da ora in avanti dovrà passare per la maggioranza di Governo, per la vera maggioranza di Governo. Credo che si sia anche reso conto di avere necessità di tutta la sua maggioranza, di averla sia al Senato sia alla Camera, e per noi di Scelta Civica la riconferma della fiducia nel Governo passa anche per la necessità di ritrovare e migliorare lo spirito di collaborazione che c’è all'interno della maggioranza.
  La nostra fiducia nasce dal fatto che, sino ad ora, il Governo Renzi ha sostanzialmente portato avanti il percorso di riforme che anche Scelta Civica ha chiesto e condiviso. Ha portato avanti una serie di provvedimenti che trovano – penso al jobs act – non solo la nostra condivisione ma anche, in buona parte, la nostra paternità. E sta sicuramente facendo uno sforzo positivo per il rinnovamento del nostro Paese, sia quello istituzionale, sia attraverso una serie di riforme: penso a quella della pubblica amministrazione, che pure richiederà dei miglioramenti, penso ad alcuni interventi sulla giustizia, penso ad una serie di riforme che sono state fatte o sono in corso. Penso anche ad alcuni interventi per ridurre la pressione fiscale sulle imprese che qualcuno che ha parlato prima di me ha criticato, criticando le cifre, ma la realtà è che in questa legge di stabilità è stata per la prima volta ridotta la pressione fiscale e per questo noi riconfermeremo la nostra fiducia.
  Il fatto che sia andato in crisi il patto del Nazareno e il fatto che si torni a concentrarsi sulla maggioranza di Governo, così com’è nata al momento della formazione del Governo Renzi, è un fatto sicuramente positivo dal nostro punto di vista anche se avremmo voluto che ci fosse la partecipazione di Forza Italia al percorso sulle riforme. Ma, dal punto di vista del Governo, evitare l'ambiguità e i continui commenti su una presunta partecipazione indiretta o appoggio di Forza Italia al Governo, le polemiche continue all'interno del Partito Democratico, tutte Pag. 10queste cose, la chiarezza su tutte queste cose è un fatto che noi consideriamo positivo.
  Non vorremmo però che, in conseguenza delle contraddizioni interne che indubbiamente esistono e dei dissensi interni che esistono all'interno del Partito Democratico, ci fosse la tentazione di cedere ad alcune delle tendenze antiriformiste e più conservatrici che sicuramente ci sono nel Partito Democratico. Penso a quello che è accaduto sul jobs act e al parere in Commissione lavoro sul jobs act dove noi ci siamo astenuti perché si tratta di un parere che contraddice lo spirito di quella riforma che noi abbiamo fortemente voluto e che vogliamo che vada avanti.
  Stiamo per affrontare una serie di tavoli uno più importante dell'altro: c’è la pubblica amministrazione, c’è la scuola, c’è la giustizia, c’è il decreto ILVA, c’è il decreto sulle popolari. Sono tutte misure che noi appoggiamo ma sono tutte misure che appoggeremmo se manterranno l'impostazione riformista e innovatrice che Scelta Civica vuole portare avanti. Noi non vogliamo che rinasca l'IRI, vogliamo il sostegno all'ILVA. Possiamo accettare che nasca una struttura promossa dallo Stato, ma con i fondi privati per aiutare le imprese strategiche in crisi. Non vorremmo però ritrovarci l'IRI. Non vogliamo una riforma della pubblica amministrazione che non comprenda o non contempli una revisione delle funzioni e una vera spending review.
  Pensiamo che il decreto-legge sulle banche popolari e, soprattutto, la legge sulla concorrenza debbano essere mantenuti e tutelati da tutte le opposizioni che stanno nascendo in questo periodo. E daremo il nostro contributo, perché siamo l'unico partito che non ha, dentro di sé, contraddizioni rispetto allo spirito riformista.
  Siamo prontissimi a confrontarci su tutti gli argomenti, vorremmo che ci si confrontasse, sempre, sui contenuti, e che si potesse discutere di ogni provvedimento magari un pochino più approfonditamente.
  Noi in questo provvedimento, parlando del «milleproroghe», abbiamo curato con un nostro emendamento, finalmente, il tema dei minimi per i professionisti. Ecco, quel tema, e cioè il fatto di aver prorogato la disciplina precedente, ovviando a un difetto della legge di stabilità, è la dimostrazione evidente di come confrontandosi, accettando le visioni altrui, anche il Governo ne trarrebbe beneficio.
  La riforma dei minimi nella legge di stabilità è costata oltre 800 milioni di euro, per curare il problema della proroga se ne sono messi altri 120, nessuno ha mai messo un miliardo sui liberi professionisti; ecco, il massimo che abbiamo ottenuto è stato il riconoscimento che abbiamo corretto un errore. Se si fosse fatta una riforma, come noi l'avevamo proposta all'inizio, fin dall'inizio della legge di stabilità, lo stesso investimento avrebbe portato agli applausi da parte delle categorie interessate. È un esempio di come Scelta Civica, il nostro impegno civico, la nostra competenza e l'esperienza in questi campi possano contribuire se ci si confronta in anticipo.
  Altri risultati che sono stati ottenuti nella discussione del «milleproroghe» sono importanti, ma più che insistere sui contenuti specifici, vorrei fare un riferimento ad alcune delle contestazioni che ci sono state e che non si possono smentire sulla qualità del percorso in Commissione, del percorso in Aula e del modo in cui si è affrontata questa normativa, perché sono arrivati emendamenti di tutti i tipi, sono arrivati i soliti emendamenti notturni, alcuni, per fortuna, abbandonati, come il famoso milione calabrese e altri di questo tipo che non devono più arrivare; non è un modo di legiferare.
  Un Governo innovatore, un Governo riformatore non deve permettere che succedano queste cose. Noi lo abbiamo segnalato in Commissione, vorremmo che da ora in avanti il Governo si rendesse conto che le stesse cose si possono fare condividendole all'interno della maggioranza, discutendole, migliorandole e che non c’è Pag. 11necessità di questo tipo di percorso. Questo tipo di percorso è la famosa vecchia politica che si vuole superare.
  Noi stiamo andando avanti nelle riforme, stiamo portando avanti riforme importantissime che sono degli elementi positivi, dei fatti positivi per il nostro Paese. Un fatto molto positivo sarebbe iniziare a lavorare in Parlamento come si lavora da altre parti, non facendo Commissioni convocate alle 9 di sera che durano fino alle 9 di mattina, non portando emendamenti due ore prima della fine dei lavori, evitando di portare emendamenti specifici che nulla hanno a che vedere con l'interesse economico generale.
  Per cui, concludo dicendo che Scelta Civica riconferma la sua fiducia in questo Governo e auspica che nei prossimi mesi la maggioranza possa lavorare in un modo ancora più armonioso, coeso e organizzato (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Gianni Melilla. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Grazie Presidente, per la trentunesima volta il Governo Renzi chiede il voto di fiducia per stroncare ogni forma di partecipazione della Camera all'approvazione di questo decreto-legge. Così Renzi festeggia il primo compleanno del suo Governo.
  In quest'anno l'abuso del voto di fiducia ha superato ogni primato: su 67 leggi approvate, il Governo ha fatto ricorso al voto di fiducia per ben 30 volte. Se escludiamo le leggi di ratifica di trattati internazionali, che sono spesso un mero atto formale, siamo al 68 per cento di provvedimenti approvati con il voto di fiducia. Al confronto, il Governo Berlusconi era un campione della centralità del Parlamento, avendo presentato solo 0,7 decreti-legge ogni mese, mentre il Governo Renzi è a 2,5 ogni mese. Renzi ha chiesto il voto di fiducia in media una volta ogni 12 giorni, compresi i fine settimana, le pause estive e di Natale.
  È evidente, in questo abuso, un'umiliazione del Parlamento, ridotto al ruolo di ratifica di leggi decise a palazzo Chigi, in spregio degli articoli 70 e 77 della Costituzione.
  Si obietta che il Governo è costretto a questo comportamento dall'ostruzionismo di una parte dell'opposizione, che esaspera così il dibattito parlamentare rendendolo vano. Certamente c’è, da parte di un gruppo parlamentare, l'incapacità di valutare quando è necessario utilizzare tutti gli strumenti previsti dal Regolamento per un'opposizione efficace. Se si grida sempre «al lupo», poi, quando il lupo arriva veramente si hanno le armi spuntate, proprio dall'abuso delle pratiche ostruzionistiche.
  Ma, detto questo, non può esser utilizzato questo alibi della maggioranza di Governo per non rispettare il principio costituzionale che la funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere e che i decreti-legge devono limitarsi a casi straordinari di necessità ed urgenza. Così non è, se nei fatti la maggioranza, la grande maggioranza delle leggi approvate sono decreti-legge su cui si pone regolarmente il voto di fiducia.
  Se c’è da rendere più snello ed efficace il lavoro parlamentare, si intervenga sul Regolamento. La Presidente Boldrini ha meritoriamente spinto la Giunta per il Regolamento a proporre una riforma; c’è un'ipotesi pronta da sei mesi, ma il Partito Democratico non ha avuto la volontà di perseguire questo disegno, preferisce premere indebitamente sulla Presidenza della Camera tirando la corda in modo specularmente opposto al MoVimento 5 Stelle, provocando tensioni e rotture senza precedenti nella storia parlamentare, anche su leggi delicate di revisione della Costituzione.
  Non è possibile scaricare sulla Presidenza della Camera problemi che riguardano la volontà politica dei gruppi parlamentari di confermare la centralità del Parlamento attraverso opportune modifiche al Regolamento.
  Venendo al merito di questo decreto, siamo in presenza di una lenzuolata di articoli con centinaia di commi su materie disparate, che il Presidente della Repubblica Pag. 12dovrebbe rispedire al mittente. Nell'articolo 10 ho contato più di 50 commi. Addirittura, il comma 12 dell'articolo 10 ne gemma altri trenta, dai nomi successivi e arcaici, come vicies, terdecies, undevicies, vicies semel, duodevicies. Sembra di trovarsi dinanzi al protagonista del romanzo di Kafka Davanti alla legge, un campagnolo, appunto, che decide di andare a vedere come è fatta la legge e si trova di fronte un palazzo ampio e maestoso, con le porte aperte, ma con un guardiano inflessibile che sbarra la porta a tutti.
  Le leggi devono essere chiare e per la loro interpretazione non deve essere necessario rivolgersi ad un azzeccagarbugli o consultare archivi, biblioteche e massimari. Vorrei leggere, al proposito, un comma, che recita: «La Cassa depositi e prestiti Spa e l'Associazione bancaria italiana adeguano le convenzioni di cui all'articolo 11, comma 7, del decreto-legge 10 ottobre 2012, n. 174, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 dicembre 2012, n. 213, integrate ai sensi dell'articolo 1, comma 367, della legge 24 dicembre 212, n. 228, dell'articolo 6, comma 5, del decreto-legge 26 aprile 2013, n. 43, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2013, n. 71, e dell'articolo 3-bis del decreto-legge 28 gennaio 2014, n. 4, convertito (...)» eccetera, eccetera.
  Quando trionfa il tecnicismo degli addetti ai lavori degli uffici legislativi ministeriali muore la trasparenza e si umilia il diritto. Siamo in presenza di un classico caso di scuola: un decreto-legge che diventa un mostro incomprensibile e smisurato. È partito con 83 vagoni ed arriva con altri centinaia di vagoni che si sono aggiunti, rendendo ancora più variopinto questo treno che porta a spasso un vero e proprio circo Barnum.
  Sono contenuti in questo decreto-legge adempimenti che attendono di essere eseguiti in alcuni casi sin dal 2003. Al posto di prendere provvedimenti contro i responsabili dei tanti inadempimenti, si concede allegramente la proroga dei termini, sconfessando il legislatore che in precedenza li aveva fissati. Sono tecnicamente dei condoni e nel contempo si approfitta per unire ai condoni interventi per correggere magari scelte sbagliate come i contributi minimi per le partite IVA o la percentuale di integrazione salariale per i contratti di solidarietà, esorbitando anche formalmente dalla materia definita nel titolo del decreto-legge recante, nel nostro caso, una proroga di termini previsti da disposizioni legislative e non certamente la riscrittura della legge di stabilità 2015, approvata appena due mesi fa.
  In un caso riguardante la giustizia amministrativa si sfiora il ridicolo. Il Consiglio della giustizia amministrativa doveva presentare entro il 31 dicembre 2014 la relazione per la riorganizzazione nazionale dei TAR. Non l'ha fatto e non si capisce perché una sezione così importante della magistratura – parliamo appunto di quella amministrativa – non corrisponda ad un obbligo di legge, visto che il suo compito è semplicemente applicare la legge. Si sposta quel termine di due mesi, al 28 febbraio, ma siamo al 19 febbraio alla Camera e manca ancora il passaggio al Senato. E mi chiedo se è questo un modo serie di operare, di legiferare e di governare.
  Sinistra Ecologia Libertà, dunque, non darà la sua fiducia a questo Governo perché dal vitalismo decisionista di Renzi, dalla sua ideologia dannunziana della velocità che lo porta a proporre decreti-legge sgangherati e incostituzionali come questi, ci separa una visione rispettosa della centralità del Parlamento, della separazione del potere esecutivo del Governo da quello legislativo esercitato collettivamente dalle due Camere.
  Soprattutto, fatemelo dire, Presidente, ripudiamo ogni forma di bullismo istituzionale, preferiamo la mite ragione della Costituzione repubblicana con i suoi saggi equilibri fra i poteri, la sua sapienza giuridica ed istituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tancredi. Ne ha facoltà.

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  PAOLO TANCREDI. Signor Presidente, arriviamo – a nostro modo di vedere – con soddisfazione al termine dell'iter di questo «milleproroghe», nonostante un clima difficile che si è creato tra maggioranza e opposizione e una compressione dei tempi dovuta alla scelta della maggioranza, secondo noi opportuna, di completare l'iter alla Camera, quanto meno sugli emendamenti, delle riforme costituzionali.
  Nonostante questo, però, devo dire, Presidente, nonostante anche alcune giustificabili critiche da parte dell'opposizione, la Camera e, in particolare, le Commissioni riunite hanno svolto un ruolo da protagonista e credo che questo nessuno lo possa negare nel completamento di questa normativa e nell'inserimento all'interno del corpo del decreto di norme fondamentali che lo hanno caratterizzato fortemente. Io penso anche a molte proposte venute dal fronte dell'opposizione che i relatori e il Governo, che qui ringrazio per il loro lavoro, hanno accettato e la maggioranza ha anche votato.
  Voteremo a favore naturalmente della fiducia posta dal Governo. I termini di ipocrisia presenti in questo dibattito sono due: uno sulla cosiddetta ineleganza del «milleproroghe», ineleganza che ci sta tutta ma che è inevitabile, non foss'altro che si fa da tanti anni senza soluzione di continuità, ma perché la nostra attività legislativa è sfasata rispetto a una realtà che oggi è molto più dinamica. Siamo illuministi se pretendiamo di fare leggi perfette che durino nel tempo e che non vanno corrette. Oggi le approssimazioni successive sono il segno di questo tempo e anche nella legislazione sono necessarie. Non si può fare a meno di uno strumento come quello del «milleproroghe» per mettere a posto molte di quelle cose su cui magari si è disposto qualche mese fa.
  Così come un'altra ipocrisia, Presidente, trovo il dibattito sulla decretazione d'urgenza e sulla posizione della questione di fiducia. Insomma, centrosinistra e centrodestra da venti anni a questa parte se la rinfacciano rispettivamente a seconda che si stia in maggioranza o in opposizione. Ma basta ! Non credo che sia più il caso. Non penso che diamo un bello spettacolo.
  La decretazione d'urgenza e la fiducia sono necessarie per governare in una realtà complessa, come ho detto prima, e a regolamenti vigenti. Certo, si potrebbe fare uno sforzo, io lo capisco, però non credo che ci sia questa espropriazione del Parlamento. In questo caso, ad esempio, ripeto e rivendico un ruolo fortissimo del Parlamento, nella fattispecie delle Commissioni riunite, a modificare, integrare e migliorare un testo che era arrivato al decreto molto tecnico e asciutto.
  Quindi, da questo punto di vista, non sono d'accordo con chi continua ad enfatizzare questa mancanza di rispetto verso il Parlamento. Io credo che mancanza di rispetto verso il Parlamento sia quella di non fare le riforme, di non mettere in condizione il Parlamento di avere un regolamento e delle norme che lo regolano che siano più agili. Da questo punto di vista, credo che anche qui questa maggioranza e questo Governo stiano facendo uno sforzo.
  Venendo al merito, voglio citare per brevità poche questioni che reputo le più importanti e significative. Non pretendo di essere esaustivo su una serie di norme che, insomma, poi tra l'altro sono state così bene citate ed elencate dai due relatori nella loro relazione iniziale. Non a caso sono tutte norme significative, anche quelle di cui si è parlato, che sono state inserite nell'iter parlamentare, nella discussione nelle Commissioni.
  Credo che, per la battaglia che ha visto protagoniste molte forze politiche in questi giorni e nelle ultime settimane, e anche per il valore intrinseco del provvedimento, la norma più importante, quella che mi viene più facile da citare, è quella costituita dal combinato disposto delle due norme che abbiamo riservato alle partite IVA, ai freelance, sul discorso dei minimi e sulle trattenute INPS.
  Anche qui c’è un equivoco. Da molti discorsi che ho sentito si parla di riparare a un errore fatto in legge di stabilità. Io rivendico, invece, che la norma messa in Pag. 14legge di stabilità è una norma positiva, che ha risposto alle esigenze di tantissime categorie – quali quelle dei commercianti, degli artigiani – che hanno una struttura di costi molto importante e che ingiustamente non potevano usufruire del regime semplificato perché non erano in grado di far valere la forte struttura dei costi e con un reddito, magari più basso, non riuscivano a rientrare nel regime semplificato.
  Si era lasciata fuori, e questa è stata certamente una trascuratezza e un errore, una categoria che è quella dei giovani professionisti, delle partite IVA non iscritte agli ordini professionali che, però, con questo intervento in norma nel milleproroghe abbiamo risarcito con gli interessi, ritengo. Infatti, si è data l'opportunità di intervenire e di optare su una o sull'altra modalità di regime semplificato e, in più, si è bloccata la progressione della contribuzione INPS che non era opera di questo Governo e di questa maggioranza, ma veniva – come sappiamo – da legislazione precedente.
  Ebbene, io vorrei che non si sottovalutasse la portata di questo intervento. È un intervento forte di sviluppo. Io ringrazio il Governo perché ha fatto un grande sforzo di fronte alle pressioni della maggioranza e anche nelle ultime ore della discussione in Commissione è stato capace di trovare una copertura importante, perché tutte e due le norme valgono qualche centinaia di milioni di euro, ma sono norme che, secondo me, portano a un forte sviluppo e aiutano la crescita.
  Qui parliamo di investire su professionisti che mettono in gioco ed investono sulla loro professionalità, sul loro sapere, sulle loro capacità, sul loro coraggio. Sono, secondo me, dei fattori della crescita e dello sviluppo di questo Paese molto importanti, nella misura in cui si mettono in gioco sul mercato.
  Sono consulenze importanti e nuove alle aziende, alle imprese, al sistema delle pubbliche amministrazioni. Io credo che questa sia una norma forte di crescita e di sviluppo e vada, lo ripeto, rivendicata con grande forza. Voglio anche dire che questa partita si gioca inoltre sul doppio binario dei decreti delegati alla riforma del lavoro; anche in questo caso io faccio un appello affinché si tenga conto di quello che abbiamo fatto sul milleproroghe – e prima ancora sulla legge di stabilità – per questo comparto e si lasci una certa flessibilità allo strumento della partita IVA, anche negli eventuali equivoci relativi alle prestazioni subordinate. Quindi, da questo punto di vista, rivendico con forza questa scelta di tutta la maggioranza che ha visto anche la partecipazione di colleghi dell'opposizione. Io ringrazio, per esempio, Barbara Saltamartini, una delle promotrici che ha spinto di più su questa iniziativa per la quale vi è stata un'unanime convergenza ed anche una sensibilità molto forte del Governo. Dopodiché un'altra importante norma che giustifica questo milleproroghe è quella sugli sfratti che però, per la prima volta, è una norma limitata che riguarda quattro mesi a tutela della scadenza degli affitti e per concedere tempo ai fini dell'attribuzione delle risorse alle regioni sul fondo affitti. Quindi si dà un massimo di quattro mesi cercando di tutelare anche il diritto dei proprietari degli immobili aumentando la possibilità di mettere in circolo e sul mercato molti immobili.
  Ci sono molte norme e proroghe, a volte criticate, sulle deroghe riguardanti i limiti sul rinnovo dei contratti nella pubblica amministrazione in molti enti.

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  PAOLO TANCREDI. Cerco di accorciare Presidente, grazie. L'Aifa, molti comuni, le regioni, gli enti territoriali colpiti da calamità, ecco su questo si può dire che c’è una mancanza di tenuta di tutte le norme di spending review e di contenimento della spesa approvate negli scorsi anni sin dal Governo Berlusconi e poi dai Governi Monti e Letta. Io credo di no, l'impianto delle norme sul contenimento della spesa tiene, ma sono norme così generali che hanno bisogno di un raffronto quantomeno mensile e di una correzione su alcuni punti quando si va nello specifico: è proprio qui il senso dell'efficacia Pag. 15del milleproroghe. Inoltre, sono completamente d'accordo sull'importanza della proroga delle sanzioni e del contributo iscrizioni al Sistri, sugli impianti fotovoltaici in zone colpite da eventi calamitosi che possono prorogare l'allaccio e avere comunque i contributi del GSE. Le proroghe delle scadenze nello «sblocca Italia» per la cantierabilità e per l'appaltabilità di opere nel fondo «sblocca cantieri», la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia per l'aumento delle accise – altra cosa importante su cui ci sarebbe molto da parlare –, così come tante altre norme. Si tratta di un provvedimento abbastanza compatto rispetto agli anni passati perché se lo andiamo a confrontare...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  PAOLO TANCREDI. Concludo Presidente dicendo una sola cosa perché ci sono cose che non vanno naturalmente in un provvedimento. Secondo noi manca un intervento – in questo caso faccio un appello al Governo – sulla questione del demanio, sulle multe relative alle pertinenze sulle concessioni demaniali, sul demanio immobiliare. Il Governo annuncia da tempo una riforma che credo sia urgente, impellente; ci sono alcuni temi impellenti che abbiamo trattato insieme e su cui bisogna intervenire.
  Io credo che il Governo e la maggioranza debbano mettere attenzione su questo tema che riguarda tante imprese in un settore importante, fondamentale per l'Italia come è quello del turismo.
  Detto questo ribadisco il voto favorevole di Area Popolare al provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Area Popolare (NCD-UDC)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Prestigiacomo. Ne ha facoltà.

  STEFANIA PRESTIGIACOMO. Presidente, colleghi, Forza Italia voterà contro la trentaquattresima questione di fiducia in un anno posta dal Governo Renzi e il nostro sarà un voto di ferma e convinta opposizione. Opposizione ad un Governo che ha dimostrato, con forzature a dir poco inopportune in questo particolare momento storico, di non avere rispetto: rispetto per le opposizioni, rispetto per il lavoro del Parlamento, rispetto per i parlamentari.
  Il Governo e la sua cangiante maggioranza ripropongono una prassi proterva, un atto di forza parlamentare a poche ore dalla ingiustificabile maratona notturna per le riforme istituzionali, votate in totale solitudine, con un'Aula senza le opposizioni, in una cornice desolante e umiliante che ha evocato oscure stagioni del passato.
  Ed è incredibile che mentre i rappresentanti delle opposizioni manifestano il proprio disagio davanti al Capo dello Stato, ancora una volta il Governo scelga di utilizzare atti politicamente violenti per un provvedimento tutto sommato di ordinaria amministrazione, che ci troviamo ad affrontare con l'acqua alla gola a causa dell'occupazione dei lavori parlamentari voluti dal Governo per le riforme istituzionali.
  Non sono i lavori non stop anche notturni, per essere chiari con i cittadini, a spaventarci. Ciò che è intollerabile è che a valle di tali maratone poi si ghigliottini il dibattito, in una strategia parlamentare muscolare che poco o nulla ha a che vedere con le prassi di questo Parlamento. Per rendere i cittadini partecipi e consapevoli dell'uso che il Governo e la maggioranza fanno dei Regolamenti parlamentari, denunciamo quello che è accaduto l'altro ieri sera quando, dopo l'intervento secondo il Regolamento dei relatori del provvedimento e del Governo, si è aperta la fase della discussione sulle linee generali, nella quale si è potuto esprimere solo un parlamentare, un parlamentare del PD. Dopo, con un atto d'imperio, è stata votata la chiusura di una discussione sulle linee generali che, in realtà, non c’è mai stata. La cosa è ancora più grave e istituzionalmente scorretta perché giunta a valle dell'analisi del provvedimento in Commissione che si è protratta fino alle cinque del mattino e che ha visto un atteggiamento Pag. 16certamente non ostruzionistico, bensì costruttivo, di Forza Italia e delle altre opposizioni.
  Colleghi della maggioranza, signori del Governo, ponete fine a questo modo prepotente di intendere l'azione del Governo. Dovreste coglierne la gravità dal fatto che uno schieramento, responsabile e lontano culturalmente da estremismi, si è visto costretto ad abbandonare l'Aula assieme alle altre opposizioni. Una scelta sofferta ma inevitabile, che ha reso quasi grottesca l'approvazione delle riforme istituzionali in un'Aula, che verrebbe da definire, «sorda e grigia».
  E solo pochi giorni dopo ci siamo visti tappare la bocca, quando avevamo iscritto solo due colleghi a parlare nella discussione sulle linee generali, per esprimere la posizione di Forza Italia e dare il nostro doveroso contributo ai lavori parlamentari. Se un tale modus operandi fosse stato usato da un Governo Berlusconi si sarebbe gridato al golpe, al regime, alla violazione delle più elementari regole democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). Oggi, invece, tutto va bene, madama la marchesa ! L'impressione è che questo Governo veramente ha un'idea assolutamente a geometrie variabili della democrazia.
  Presidente e colleghi, siamo stati noi i primi, in quest'ultima stagione politica, a ribadire più volte che i Governi non hanno solo il diritto di governare ma hanno il dovere di farlo e di assumere decisioni. Ciò, però, non può accadere, in nessun caso, in dispregio delle prerogative del Parlamento e con comportamenti istituzionalmente intimidatori.
  Estendiamo ora qualche parola sul merito del provvedimento. Ovviamente, il giudizio non può che essere negativo; nessun Governo, abbiamo detto, può andare fiero di un testo come il milleproroghe, che purtroppo è diventato, ormai da diversi anni, una consuetudine ed un pessimo esempio di tecnica legislativa. Si tratta, infatti, di norme che vanno a correggere disposizioni già emanate, minando la certezza del diritto e rinviando, spesso sine die, l'applicazione di norme che di anno in anno non hanno trovato mai attuazione, probabilmente perché sono inattuabili o magari del tutto superflue. Si tratta, quindi, di norme che certificano il fallimento dell'azione di governo e dell'amministrazione, incapace di rispettare i termini in molti casi posti dallo stesso Governo. Questo è un modo di legiferare scombinato, che si pone, come è stato ricordato anche da altri colleghi, assolutamente in contrasto con i principi sanciti dalla Corte costituzionale nel lontano 1996, nella cui sentenza si diceva che bisognava porre un limite alla reiterazione di norme e bisognava indicare, in quel caso, i motivi di necessità e urgenza.
  Ma andiamo al merito stretto del provvedimento. Data la disomogeneità e la complessità del suo contenuto, che abbiamo già aspramente criticato, mi limiterò a sottolineare alcuni suoi aspetti, che ritengo i più significativi e meritevoli di attenzione. Il Governo e la maggioranza sbandierano come un grande successo la proroga del vecchio regime dei minimi IVA al 5 per cento e il blocco dell'aumento dell'aliquota INPS per gli autonomi.
  Chiariamo un attimo le cose: se mai ci fosse stato un successo, sarebbe stato delle opposizioni e di Forza Italia in primo luogo; una battaglia contro il Governo, sostenuta e vinta a difesa dei lavoratori e dei liberi professionisti. Ma, in realtà, abbiamo solo posto rimedio a un grave errore del Governo, che, sordo dinanzi alle proteste sollevate dalle opposizioni, in primis da Forza Italia, con la legge di stabilità aveva prodotto, in generale, un aumento dell'imposizione rispetto alla tassazione ordinaria, danneggiando migliaia di giovani professionisti, che da inizio anno hanno assistito all'aumento vertiginoso di tasse e contributi.
  Ecco, a differenza dell'Esecutivo, Forza Italia vede da sempre nei professionisti e nella libera impresa la struttura portante del Paese; professionisti che, peraltro, sono tutti in grande agitazione, in vista del provvedimento «ammazza professioni» annunciato per il prossimo Consiglio dei Pag. 17ministri e del quale nessuno conosce il contenuto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente). E, sempre sul fronte della tassazione, rivendichiamo anche la conferma della rateizzazione alle cartelle esattoriali di Equitalia, che recupera il contenuto di alcuni emendamenti del gruppo di Forza Italia e che rappresenta una boccata di ossigeno per i contribuenti in difficoltà.
  Purtroppo, rileviamo che manca ancora una soluzione strutturale alla questione fiscale. Per il momento, non vi è traccia di un piano volto ad attuare un serio abbattimento del peso delle tasse sulle imprese e sulle famiglie. Nel frattempo, la delega fiscale approvata dal Parlamento due anni fa giace ancora inattuata nelle mani del Governo, che ha già annunciato la previsione di una proroga da inserire nel decreto IMU attualmente all'esame del Senato.
  Ancora tempo, dunque, senza considerare che di tempo, però, il nostro Paese non ne ha più. Vessate da Equitalia, le nostre imprese continuano a chiudere, soprattutto nel Mezzogiorno, terra abbandonata dal Governo Renzi e martoriata delle misure previste nella legge di stabilità, che ha letteralmente scippato alle regioni del sud i miliardi di fondi comunitari, cancellando, di fatto, il Piano di azione e coesione. Questo è, dunque, il testo all'esame di quest'Aula: proroghe, misure tampone e interventi di favore, come quello che esclude le sanzioni dovute al mancato rispetto del Patto di stabilità interno per chi abbia destinato ai pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione una quota dell'obiettivo del Patto di stabilità superiore al 50 per cento dello stesso.
  Per essere più chiari, il vincolo del Patto di stabilità interno era un obbligo per le regioni, nell'inosservanza del quale scattavano delle sanzioni. Con questo provvedimento, stiamo condonando le sanzioni a chi non ha messo in atto comportamenti virtuosi, in dispregio a tutte le regioni che lo hanno fatto.
  Ma, in queste condizioni, di regioni ce n’è una sola: il Lazio a guida PD. Un testo, quindi, formulato in gran parte sulla base di esigenze dei singoli, microsettoriali, nell'ambito di quel clima di scambio che domina questa maggioranza, riflettendosi in modo evidente nelle modalità di legiferare. E, quando parlo di scambio, i colleghi della Commissione sanno bene che non esagero, ricordando i molti emendamenti scandalosi che siamo riusciti a far ritirare.
  Noi non ci stiamo: diciamo «no» a questo modus operandi, «no» alle forzature del Governo, «no» al metodo irrispettoso e, a tratti, istituzionalmente violento di questo Esecutivo, a nostro avviso privo di visione e nelle mani di sparuti gruppetti di pressione, che, di volta in volta, ne condizionano l'azione, «no» alla fiducia, «no» al Governo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Dadone. Ne ha facoltà.

  FABIANA DADONE. Grazie Presidente, sorvolo sul merito del milleproroghe, perché direi che già il nome dice tutto su questa tremenda usanza, che il Governo Renzi ha ereditato dai Governi precedenti.
  Mi soffermerei, invece, più volentieri sul metodo utilizzato per arrivare all'approvazione di questo ennesimo provvedimento. Ringrazio anche la foltissima delegazione del Governo, che assiste a queste dichiarazioni di voto, perché sarà utilissimo per loro comprendere perché l'opposizione sia sempre così tanto acerba nei loro confronti.
  Quasi un anno fa è iniziata questa splendida avventura del Governo Renzi, che però, in realtà, ha replicato sostanzialmente quanto capitato con il precedente Governo Letta, ovvero un Governo trasversale – potrebbero chiamarlo quasi arlecchino – che andava dal centrodestra al centrosinistra, in barba a tutte le scelte fatte dagli elettori. Ma tanto chi se ne Pag. 18importa, non hanno preferenze, non hanno diritto di fare nulla, quindi problema non ce n’è. Qualcuno parlava di bipolarismo, invece, in realtà, si trattava semplicemente di monopolarismo centrale, potremmo dire, sostanzialmente di un partito che piglia tutto. Con «piglia tutto», sia chiaro, non si intende assolutamente fare man bassa di seggi elettorali, anche perché questo Governo manco ci è passato per le elezioni. Si parla più che altro di fare una man bassa di deputati e senatori. Si è arrivati, infatti, ad averne 309 qui alla Camera e 113 senatori.
  Ma torniamo a quanto stavo dicendo. Circa un anno fa arriva il Governo Renzi, un Governo che inizia a crescere nei consensi di deputati e senatori, ma soprattutto in fiduce poste. Questo doveva essere il Governo del cambiamento: si fa tutto nuovo, un altro modo di fare, un'altra dinamica. Eppure questa è alla Camera la tredicesima fiducia posta dal Governo in dodici mesi, 33 fiduce in complessivo, se si conta anche il passaggio dall'altra Camera. Significa più di una sfiducia al mese posta da questo Governo, quindi una forzatura, un'ingerenza nei confronti del Parlamento. Infatti questo Governo, di fatto, costringe costantemente il Parlamento e la Camera a chiudere le discussioni, a bloccare gli esami e a sottomettersi all'arroganza di quest'Esecutivo.
  Per chi non lo ricordasse all'interno di quest'Aula, richiamo alla memoria dei decreti-legge su cui finora è stata posta la fiducia: decreto proroga missioni; rilancio occupazione; disciplina degli stupefacenti; lavoro; emergenza abitativa; competitività e giustizia sociale; semplificazione e trasparenza della pubblica amministrazione; competitività; decreto stadi; «sblocca Italia»; giustizia civile; stabilità 2015 e milleproroghe. Sicuramente tornano a tutti i conti, Presidente. Tornano perché questa maggioranza è quella che, di fatto, ha sostenuto queste costanti forzature e questo blocco dei lavori parlamentari. Si tratta di una connivenza sostanzialmente con le modalità di azione di questo Governo.
  Quello che suona nuovo – e nemmeno tanto nuovo sia per chi siede all'interno di quest'istituzione sia per chi sta fuori – è l'atteggiamento dei cosiddetti renziani. Loro meritano una nota dal mio punto di vista, perché li sento spesso parlare di compromesso, di accordo, di senso di responsabilità, di impegno e di onorabilità delle istituzioni. Ci si riempie la bocca di queste parole ma, di fatto, non viene fatto nulla perché il senso di queste parole venga rispettato. Sono, così, parole sparate: parole, parole, parole.
  Una settimana fa, per evitare che vi fosse un muro contro muro e per evitare anche l'imbarazzo a questo Governo e alla maggioranza di stravolgere la Carta costituzionale in assoluta e desolante solitudine, abbiamo provato – in realtà, come facciamo sempre, abbiamo «riprovato» – a discutere con il Partito Democratico nel merito. Gli abbiamo fatto delle proposte e abbiamo dato una possibile soluzione, quindi, concretezza, soluzione, apertura, responsabilità, accordo, compromesso, impegno. La risposta alla proposta di sette modifiche emendative, che poi erano diventate tre, poi una modificabile, poi zero – e quindi si è ovviamente arrivati al muro contro muro – è stata per l'appunto una «seduta fiume», Presidente, una fiume che è stata strappata in maniera irrituale, fuori dal Regolamento di questa Camera, quello dietro cui tutti vi coprite, con una Presidenza che di fatto da questo punto di vista è stata complice, in barba a qualsiasi garanzia non solo di questa opposizione, ma di tutte le opposizioni.
  E ieri la storia si è ripetuta. Si è ripetuta sul decreto milleproroghe.
  Seppur la scorsa settimana avessimo proposto di evitare in altra maniera questo muro contro muro prima di arrivare alla fase emendativa – interrompiamo le riforme, affrontiamo il decreto-legge milleproroghe, che va in scadenza a differenza delle riforme costituzionali, approviamo questo decreto-legge, discutiamolo, poi riprenderemo, con una calma differente, le riforme costituzionali –, ci è stato dato un secco «no».Pag. 19
  Ora, non vorrei tediarvi con il riassunto puntuale di quanto accaduto da ieri, ma invece lo farò. Lo farò eccome. Infatti, anche ieri siamo stati propositivi, esattamente come la scorsa settimana. Abbiamo proposto alla maggioranza cinque proposte emendative – orrore ! –: il ripristino delle risorse per la «Terra dei fuochi»; il rinvio dell'aumento dell'IVA sul pellet, una richiesta letteralmente inaccettabile; il rinvio dell'aumento dell'aliquota sulle transazioni per le ristrutturazioni; la compensazione delle cartelle esattoriali e un'altra roba che riguarda i partiti, ossia lo stralcio di una deroga per permettere a voi di iscrivervi in un registro che vi permettesse di accedere ai finanziamenti pubblici indiretti. Su quest'ultima proposta ovviamente la risposta non è neanche stata data e c’è stato un sollevamento di sopracciglia che faceva intendere più di ogni altra parola (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Per il resto, Presidente, non c'erano soldi, non c'erano coperture, impossibile. Seppur l'inverno sta volgendo al termine, non ci sono i soldi per coprire l'emendamento sul pellet.
  Quindi, ora ci troviamo in questa situazione. Io sono sicura che il collega Rosato o chiunque dopo di me interverrà in merito e racconterà questo dialogo in maniera completamente diversa e dirà che il PD, in realtà, si è comportato in maniera estremamente responsabile, ha tentato di onorare le istituzioni, ma da parte nostra c’è stato sempre un secco, brutto e cattivo «no».
  In realtà, in breve, ruberò, prenderò in prestito non una barzelletta, ma purtroppo un drammatico racconto fattomi da un mio collega su come funzionano i nostri dialoghi con il PD. Ve lo citerò brevemente. Noi, per evitare l'ostruzionismo, vi proponiamo cinque emendamenti, il PD ci risponde: «Sì, ho capito, ma quand’è che dobbiamo andare a casa ?», noi gli rispondiamo: «Ma ce li votate, sì o no ?» «No, se non chiudiamo subito assolutamente no», di nuovo noi: «Sì, ma ascolta, sono proposte serie, nel merito, affrontiamo il merito» e il PD: «Ho ascoltato, ma ora dobbiamo chiudere. Va be’, semmai facciamo che ve ne approviamo solo la metà, o, anzi, facciamo solo metà di uno». Noi torniamo dicendo: «No, almeno tre da cinque ci pare una proposta sensata» e la risposta dell'altra parte: «Però, alzate costantemente il tono dello scontro». I miei colleghi ridono, Presidente, ma è la drammatica realtà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Sempre il PD: «Le cose non stanno proprio così. Noi ve ne possiamo approvare uno, però c’è la Boschi che propone una riformulazione» e noi: «Mi sembra che così non vi stiate comportando proprio bene».
  Cosa viene raccontato ai giornali ? Lo dico soprattutto a chi è in tribuna, perché tanto voi già lo sapete: il MoVimento 5 Stelle blocca i lavori, non è responsabile, non vuole dialogare, vuole fermare il Paese, ma noi andremo avanti, #lavoltabuona. Quindi, la fiducia ve la voterete voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fanucci. Ne ha facoltà.

  EDOARDO FANUCCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, un doveroso ringraziamento ai commissari, ai relatori, al Governo, a tutti coloro che hanno seguito, con abnegazione, competenza, passione, ma anche con grande senso del dovere, i lavori della Commissione bilancio. Una Commissione che si è protratta fino a tarda notte per portare a termine un lavoro articolato, complesso, su un provvedimento tanto difficile quanto eterogeneo e articolato, quale è stato il milleproroghe, il provvedimento in oggetto.
  Voglio partire proprio dal nome, «milleproroghe». Siamo davvero sicuri che sia il nome corretto per questo provvedimento ? Noi riteniamo che non lo sia, o meglio, che non lo sia più, grazie a questo Parlamento. Oggi questo provvedimento contiene per l'esattezza 160 proroghe: 80 proroghe erano contenute nel provvedimento iniziale che il Governo ci ha presentato, 82 proroghe sono state inserite Pag. 20grazie al lavoro della Commissione, un lavoro efficace ed efficiente, oso dire, sempre in continua relazione con il Governo, grazie allo sforzo dei relatori e di tutti i commissari che non si sono mai dati per vinti e non si sono mai dati per vinti neanche di fronte alla stanchezza della tarda ora della notte.
  Ma, attenzione, oltre al numero assoluto di proroghe, voglio segnalare il fatto che non ci sono stati emendamenti segnalati, quella pratica, che noi riteniamo negativa, che obbliga a «falcidiare» emendamenti che non vengono nemmeno discussi. Noi, nelle Commissioni, abbiamo approvato e votato gli emendamenti, anche assumendoci la responsabilità di rigettare gli emendamenti che non trovavano o copertura o parere favorevole da parte del Governo. Tutti gli emendamenti sono stati discussi e votati e, di conseguenza, questo è un elemento positivo da sottolineare con forza.
  Il processo legislativo, nel sogno ideale, non prevederebbe centosessanta proroghe, ma questa è comunque un'esigenza che l'attuale contesto obbliga a dover affrontare e ci consente modifiche attuative coerenti con una normativa in continua evoluzione. Ma voglio dire anche qui che quando ci sono delle modifiche richieste con risoluzioni, mozioni da parte del Parlamento, anche in seguito a quegli elementi che nella legge di stabilità avevano trovato una discussione in Parlamento, nel Governo e nell'opinione pubblica, è importante dare delle risposte e in questa sede l'abbiamo fatto.
  Voglio, però, rispondere agli interventi qui in Aula. Innanzitutto, alla collega Prestigiacomo, che è intervenuta poco prima di me. C’è da chiarirsi anche qui: se il milleproroghe non va bene oggi, nei Governi Berlusconi quante proroghe erano contenute nei loro milleproroghe ? Abbiamo visto più di duemila proroghe in un milleproroghe del Governo Berlusconi. Allora, quello andava bene e quello di oggi non va bene ? Lei, collega Prestigiacomo, ha fatto anche parte di quel Governo e, di conseguenza, è a dir poco incoerente. E al MoVimento 5 Stelle, cosa dire ? Da un lato, si dice che il milleproroghe non è un provvedimento utile; dall'altro, si rivendica l'azione nelle Commissioni dove, grazie al MoVimento 5 Stelle, alcuni provvedimenti hanno trovato la luce. Allora, io è quello che voglio sottolineare: bene, grazie al MoVimento 5 Stelle, ma grazie al Parlamento, perché dal confronto emerge sempre valore aggiunto. Allora, noi siamo disponibili al confronto in Commissione e, se alcuni dei vostri emendamenti hanno migliorato il testo, è un elemento che deve essere sottolineato da tutti noi. Noi saremo in grado di sconfiggere l'antipolitica solo se i nostri provvedimenti saranno efficaci e daranno risposte ai cittadini. Alla cattiva politica si risponde solo con la buona politica e con l'azione del Parlamento, un Parlamento che davvero si riunisce, decide, legifera e si assume le responsabilità delle proprie scelte.
  Entrando nel merito, per i pochi minuti che ho a disposizione, voglio parlare dei minimi. Con il complesso che riguarda il regime dei minimi e delle partite IVA contenuto nel presente provvedimento abbiamo concesso ai tanti giovani che dalla legge di stabilità risultavano esclusi dal cosiddetto regime del 5 per cento sotto i 35 anni di età una proroga al 2015 che consentirà loro di poter scegliere se usufruire di quel regime dei minimi o del nuovo regime dei minimi introdotto dalla legge di stabilità che, badate bene, non è un errore, ma è una scelta, perché il nuovo regime dei minimi al 15 per cento è un provvedimento che è costato alle casse dello Stato 800 milioni di euro e ha dato la possibilità a tanti artigiani, commercianti e anche alle persone over 35 di poter accedere a un regime che prima di questo provvedimento era negato dalla legge di stabilità. Allora, noi garantiamo l'alternatività della scelta tra questi regimi e garantiamo una possibilità in più, non in meno, ai tanti giovani che potranno beneficiare di questo sistema.
  Ma voglio anche dire del blocco ai contributi INPS perché riguarderà giovani per un totale di 360 milioni di euro in tre anni. Questo è il costo che è stato calcolato dall'ufficio ragioneria per i tre anni di Pag. 21blocco di contributi INPS; blocco totale per il 2015, blocco parziale per il 2016 e per il 2017. Questo è un costo che noi riteniamo un investimento, che noi riteniamo utile al Paese e per i tanti giovani che oggi vedono lontana la pensione e che hanno difficoltà anche a mantenerla attiva, la partita IVA.
  Ma è importante parlare anche degli sfratti. Noi abbiamo concesso l'opportunità a tante persone in oggettiva necessità, in oggettivo bisogno, in difficoltà, di ottenere il blocca-sfratto ma il blocca-sfratto non riguarda tutti coloro i quali hanno subito lo sfratto ma solo le persone che hanno già avviato un passaggio cosiddetto di casa in casa, che hanno già un'altra abitazione dove trasferirsi e quindi è un passaggio normale, fisiologico, che deve essere sostenuto e garantito dalle leggi vigenti. Il Governo, inoltre, va a completare un quadro perché già in precedenti provvedimenti aveva garantito, attraverso il sostegno del Fondo nazionale locazioni, ingenti risorse a sostegno degli interventi per i più bisognosi.
  Ma non dimentichiamo anche gli interventi a favore e a sostegno delle regioni e degli enti locali, ma voglio parlare anche delle province, delle città e delle città metropolitane: tutti provvedimenti che hanno riguardato esigenze sollevate dall'ANCI, che sono state evidenziate da tutte le associazioni di sindacato e da tanti sindaci e presidenti di provincia che si sono recati anche in Parlamento a far presenti le loro esigenze e le loro legittime e corrette istanze. Abbiamo cercato di dare delle risposte non per accontentare tutti ma per marcare le nostre scelte. Tali scelte vanno verso un'Italia più riformista, più equa, un'Italia che metterà in moto quelle riforme di cui il Paese ha bisogno nell'arco dei prossimi mesi e non dei prossimi anni. Lo faremo, andremo avanti con decisione e convinzione.
  Ma cosa avremmo detto e cosa avremmo fatto oggi senza quelle proroghe che garantiscono la possibilità ai tanti cervelli in fuga di poter rientrare in Italia ? Oggi, senza questa norma, avremmo gridato allo scandalo e alla necessità di sostegno e di aiuto a queste persone di cui noi ci fregiamo di essere dei sostenitori. Cosa avremmo detto senza il rifinanziamento della cassa integrazione guadagni per 55 milioni di euro e la proroga di questo provvedimento per 24 mesi ? Cosa avremmo detto senza il rifinanziamento dei contratti di solidarietà per 50 milioni di euro, provvedimenti necessari resi possibili grazie al cosiddetto milleproroghe ? Ma ricordo anche i beneficiari dei provvedimenti sull'amianto e anche i beneficiari degli incentivi al fotovoltaico caratterizzati da eventi calamitosi che ne avrebbero reso impossibile l'utilizzo e il beneficio.
  Chiudo, Presidente, dando un giudizio estremamente positivo di questo provvedimento e soprattutto del lavoro del Parlamento che lo ha reso migliore, più equo e più efficace. Di conseguenza annuncio con convinzione ed entusiasmo il voto favorevole del Partito Democratico e la fiducia posta nel Governo. (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ALESSANDRO DI BATTISTA. Signor Presidente, volevamo avvisare, perché sembra che il sottosegretario Borletti Buitoni Dell'Acqua non lo sapesse, che alcuni importanti beni qui a Roma – so che lei ancora non era stata messa al corrente dal Ministero, fatto piuttosto grave – tra cui la «barcaccia», che è una fontana realizzata da Bernini nel 1600, sono stati messi a ferro e fuoco da tanti hooligans che, Presidente, hanno in pratica reso la nostra città, la mia città, la città anche di mafia-capitale, un vero e proprio teatro di guerra e di battaglia. Volevo comunicare all'Aula – chiunque si voglia inserire e ci voglia supportare è ben gradito – che abbiamo depositato l'ennesima mozione di sfiducia nei confronti del Ministro Alfano. (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Pag. 22

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello....

  MARCO MICCOLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO MICCOLI. Signor Presidente, per segnalare, come è stato poc'anzi ricordato, quello che sta accadendo in queste ore a Roma, non solo in Piazza di Spagna, dove è stata devastata la «barcaccia» da poco restaurata dal comune di Roma, ma quello che è accaduto in questi due giorni e quello che sta accadendo anche in Europa perché ieri, in un altro episodio, i tifosi, gli hooligans del Chelsea hanno impedito a passeggeri di colore di entrare nei vagoni della metro di Parigi. Oggi la devastazione di Roma. Vogliamo segnalare che, oltre a prevenire questi incidenti, abbiamo una condizione nel calcio internazionale che deve essere oggetto di attenzione.
  Noi abbiamo un presidente della Federcalcio squalificato per razzismo, che vende libri utilizzando i consigli che lui stesso presiede. Non possiamo alzare la voce in Europa per dire una cosa molto semplice, che le squadre che hanno tifosi di questo tipo non possono partecipare a tornei europei così importanti. Far restare a casa queste bestie che hanno devastato le città europee in questi anni è compito anche della Federcalcio, che purtroppo ha il presidente squalificato per razzismo.
  L'appello che facciamo al Governo e al sottosegretario Delrio è di intervenire in questi giorni affinché si superino queste difficoltà e si metta in grado la Federcalcio di alzare la voce in Europa e di denunciare quanto è successo oggi e quanto sta succedendo in tutte le città europee, ogni volta che tifosi di questo stampo viaggiano, utilizzando il calcio per devastare città e bellezze come quelle che oggi hanno devastato a Roma (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 19,15, la seduta sarà sospesa fino a tale ora.
  Procediamo all'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dall'onorevole Raciti.
  La seduta è sospesa fino alle 19,15.

  La seduta, sospesa alle 19,10, è ripresa alle 19,15.

(Votazione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
  Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, nel testo delle Commissioni, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni.
  Ricordo che, prima della sospensione della seduta, la Presidenza ha già provveduto ad estrarre a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama. Pag. 23
  La chiama avrà inizio dal deputato Raciti.
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

  (Segue la chiama).

  Colleghi, per favore, potete liberare la zona intorno ai banchi del Governo ?

  (Segue la chiama).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo delle Commissioni, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  522   
   Votanti  521   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  261   
    Hanno risposto  354    
    Hanno risposto no  167.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.

  Hanno risposto sì:

  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Albini Tea
  Alfano Gioacchino
  Alfreider Daniel
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Becattini Lorenzo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Bergonzi Marco
  Berlinghieri Marina
  Bernardo Maurizio
  Berretta Giuseppe
  Bersani Pier Luigi
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccadutri Sergio
  Bocci Gianpiero
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Boldrini Paola
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borletti Dell'Acqua Buitoni
   Ilaria Carla Anna
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Brandolin Giorgio
  Bray Massimo
  Bressa Gianclaudio
  Bruno Franco
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Calabrò Raffaele
  Camani Vanessa
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capelli Roberto
  Capodicasa Angelo
  Capone SalvatorePag. 24
  Capozzolo Sabrina
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carloni Anna Maria
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Castricone Antonio
  Causi Marco
  Causin Andrea
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cesaro Antimo
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Civati Giuseppe
  Coccia Laura
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  Dell'Aringa Carlo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  De Mita Giuseppe
  Di Gioia Lello
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Falcone Giovanni
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Fusilli Gianluca
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Gentiloni Silveri Paolo
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginefra Dario
  Ginoble Tommaso
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti GiampieroPag. 25
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Lacquaniti Luigi
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Lavagno Fabio
  Lenzi Donata
  Leva Danilo
  Librandi Gianfranco
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Lo Monte Carmelo
  Lorenzin Beatrice
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchetti Marco
  Marchi Maino
  Marguerettaz Rudi Franco
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Massa Federico
  Matarrese Salvatore
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Migliore Gennaro
  Minnucci Emiliano
  Miotto Anna Margherita
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mognato Michele
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Moscatt Antonino
  Mura Romina
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardi Martina
  Narduolo Giulia
  Nesi Edoardo
  Nicoletti Michele
  Oliaro Roberta
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Pelillo Michele
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petrini Paolo
  Piazzoni Ileana Cathia
  Piccione Teresa
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Piccolo Salvatore
  Piccone Filippo
  Pilozzi NazzarenoPag. 26
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Porta Fabio
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Prina Francesco
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Ragosta Michele
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romanini Giuseppe
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Paolo
  Rossomando Anna
  Rostan Michela
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sberna Mario
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Sgambato Camilla
  Simoni Elisa
  Sottanelli Giulio Cesare
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tinagli Irene
  Tullo Mario
  Vaccaro Guglielmo
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vargiu Pierpaolo
  Vazio Franco
  Vecchio Andrea
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zampa Sandra
  Zan Alessandro
  Zanin Giorgio
  Zappulla Giuseppe
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Agostinelli Donatella
  Allasia Stefano
  Altieri Trifone
  Archi Bruno
  Artini Massimo
  Attaguile Angelo
  Baldassarre Marco
  Baldelli Simone
  Barbanti Sebastiano
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Biancofiore Michaela
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bordo Franco
  Borghesi Stefano
  Bossi Umberto
  Brescia Giuseppe
  Brugnerotto MarcoPag. 27
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Calabria Annagrazia
  Caon Roberto
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli Paola
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Catalano Ivan
  Cecconi Andrea
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Ciracì Nicola
  Colletti Andrea
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Costantino Celeste
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Daga Federica
  Dall'Osso Matteo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Di Benedetto Chiara
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Di Stefano Manlio
  Duranti Donatella
  Faenzi Monica
  Fantinati Mattia
  Farina Daniele
  Fedriga Massimiliano
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fraccaro Riccardo
  Fratoianni Nicola
  Frusone Luca
  Furnari Alessandro
  Gagnarli Chiara
  Galati Giuseppe
  Gallo Luigi
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Silvia
  Giorgetti Alberto
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Iannuzzi Cristian
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lombardi Roberta
  Longo Piero
  Lorefice Marialucia
  Mantero Matteo
  Marcon Giulio
  Marzana Maria
  Matarrelli Toni
  Melilla Gianni
  Meloni Giorgia
  Micillo Salvatore
  Milanato Lorena
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nesci Dalila
  Nicchi Marisa
  Nizzi Settimo
  Nuti Riccardo
  Occhiuto Roberto
  Paglia Giovanni
  Palazzotto Erasmo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Pannarale Annalisa
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Pellegrino Serena
  Pesco Daniele
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Pili Mauro
  Pini Gianluca
  Pinna Paola
  Piras Michele
  Pisano Girolamo
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini RenataPag. 28
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Rampelli Fabio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Rizzetto Walter
  Rizzo Gianluca
  Romano Francesco Saverio
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rostellato Gessica
  Ruocco Carla
  Saltamartini Barbara
  Sannicandro Arcangelo
  Santelli Jole
  Sarti Giulia
  Savino Elvira
  Scotto Arturo
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Toninelli Danilo
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Valentini Valentino
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Villarosa Alessio
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zaratti Filiberto

  Si sono astenuti:

  Labriola Vincenza

  Sono in missione:

  Adornato Ferdinando
  Alfano Angelino
  Bragantini Matteo
  Brambilla Michela Vittoria
  Bratti Alessandro
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Castiglione Giuseppe
  Catania Mario
  Chaouki Khalid
  Cirielli Edmondo
  Colonnese Vega
  Cominelli Miriam
  Dadone Fabiana
  Di Lello Marco
  Di Maio Luigi
  Faraone Davide
  Fauttilli Federico
  Fava Claudio
  Ferrara Ciccio
  Fontana Gregorio
  Giacomelli Antonello
  La Russa Ignazio
  Lupo Loredana
  Mannino Claudia
  Martino Antonio
  Merlo Ricardo Antonio
  Monaco Francesco
  Palma Giovanna
  Picchi Guglielmo
  Pistelli Lapo
  Rossi Domenico
  Scagliusi Emanuele
  Sisto Francesco Paolo
  Tidei Marietta
  Vignaroli Stefano
  Vitelli Paolo
  Zanetti Enrico
  Zolezzi Alberto

  PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico, ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2803-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2803-A).
  Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, i seguenti ordini del giorno, in quanto riproducono il Pag. 29contenuto di proposte emendative già dichiarate inammissibili in sede referente, ovvero riguardano argomenti del tutto estranei rispetto a quelli trattati nel provvedimento in esame: Faenzi n. 9/2803-A/7, che prevede l'incremento della dotazione organica di collaboratori e operatori del Corpo forestale dello Stato (emendamento 1.22); Cominardi n. 9/2803-A/57, che prevede l'introduzione del reddito di cittadinanza; Sibilia n. 9/2803-A/80 e Pannarale n. 9/2803-A/148, limitatamente al primo capoverso dell'impegno, recanti iniziative per la risoluzione della questione degli esodati del comparto scuola (cosiddetti «Quota 96»); Nastri n. 9/2803-A/129, recante misure finanziarie in favore delle Forze armate in considerazione degli avvenimenti in corso nel Mediterraneo; Gigli n. 9/2803-A/133 e Sberna n. 9/2803-A/135, riguardanti i rapporti di collaborazione con i medici fiscali dell'INPS per le visite mediche di controllo (emendamento 1.46); Franco Bordo n. 9/2803-A/139, relativo alla modifica delle leggi istitutive delle autorità indipendenti; Costantino n. 9/2803-A/140, limitatamente ai primi due capoversi dell'impegno, Roberta Agostini n. 9/2803-A/181 e Pes n. 9/2803-A/182, in materia di vigilanza e rinnovo dei consigli territoriali dell'ordine degli psicologi; Quaranta n. 9/2803-A/155, recante iniziative per la riduzione delle slot machine e per il divieto di pubblicità del gioco d'azzardo; Nicchi n. 9/2803-A/160, volto a prevedere la modifica al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013, in materia di indicatore della situazione economica equivalente, al fine di adeguarlo alle recenti pronunce giurisdizionali; Marrocu n. 9/2803-A/163, recante iniziative volte a prevedere che la cessione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia considerata attività connessa, ai sensi dell'articolo 2135 del codice civile (emendamento 12.6); Maestri n. 9/2803-A/169, volto a riconsiderare la soppressione della sezione staccata di Parma del TAR dell'Emilia Romagna; Arlotti n. 9/2803-A/176, relativo alla revisione dei canoni demaniali marittimi (emendamenti 8.44, 8.7 e 8.27).
  Non vi sono iscritti per l'illustrazione degli ordini del giorno. Risulta alla Presidenza che vi sia un'intesa tra i gruppi, nel senso di interrompere a questo punto l'esame del provvedimento e riprenderlo nella seduta di domani, a partire dalle ore 9, con il parere del Governo e le votazioni sugli ordini del giorno.
  Seguiranno, sempre secondo le intese, con inizio entro le ore 13, le dichiarazioni di voto finale e la votazione finale.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

  PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
alla IV Commissione (Difesa):
   CARLO GALLI ed altri: «Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di limiti all'assunzione di incarichi presso imprese operanti nel settore della difesa da parte degli ufficiali delle Forze armate che lasciano il servizio con il grado di generale o grado equiparato» (2428) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, Pag. 30comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite II (Giustizia) e IV (Difesa):
   «Conversione in legge del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, recante misure urgenti per il contrasto del terrorismo, anche di matrice internazionale, nonché proroga delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia, iniziative di cooperazione allo sviluppo e sostegno ai processi di ricostruzione e partecipazione alle iniziative delle Organizzazioni internazionali per il consolidamento dei processi di pace e di stabilizzazione» (2893) – Parere delle Commissioni I, III (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale) e XIV.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VIII (Ambiente) e X (Attività produttive):
   S. 1733. – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 5 gennaio 2015, n. 1, recante disposizioni urgenti per l'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale in crisi e per lo sviluppo della città e dell'area di Taranto» (Approvato dal Senato) (2894) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, XI, XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
  Poiché l'inizio della discussione sulle linee generali in Assemblea del suddetto disegno di legge è previsto per lunedì 23 febbraio 2015, ai sensi del comma 5 dell'articolo 96-bis del Regolamento i termini di cui ai commi 3 e 4 del medesimo articolo si intendono conseguentemente adeguati.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 20 febbraio 2015, alle 9:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2014, n. 192, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative (C. 2803-A).
  — Relatori: Sisto (per la I Commissione) e Marchi (per la V Commissione), per la maggioranza; Invernizzi, di minoranza.

  2. – Assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2428.

  (ore 15)

  3. – Svolgimento di interpellanze urgenti.

Pag. 31

PROPOSTA DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONE IN SEDE LEGISLATIVA

  alla IV Commissione (Difesa):
   CARLO GALLI ed altri: «Modifiche al codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, in materia di limiti all'assunzione di incarichi presso imprese operanti nel settore della difesa da parte degli ufficiali delle Forze armate che lasciano il servizio con il grado di generale o grado equiparato» (2428).
  (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).

  La seduta termina alle 20,50.