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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 256 di giovedì 3 luglio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

  La seduta comincia alle 9.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Bindi, Michele Bordo, Cirielli, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Epifani, Fico, Fontanelli, Fraccaro, Fratoianni, Galati, Gitti, Guerra, Lauricella, Manciulli, Portas, Rampelli, Ravetto, Realacci, Speranza e Taglialatela sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,09).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
  Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 9,30.

  La seduta, sospesa alle 9,10, è ripresa alle 9,35.

Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Fedriga e Caparini; Murer ed altri; Damiano ed altri; Polverini; Fedriga ed altri; Di Salvo ed altri; Airaudo ed altri: Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico. (A.C. 224-387-727-946-1014-1045-1336-A).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Fedriga e Caparini; Murer ed altri; Damiano ed altri; Polverini; Fedriga ed altri; Di Salvo ed altri; Airaudo ed altri: Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico.
  Ricordo che nella seduta ieri è stato da ultimo approvato l'articolo 1.

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 224-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore, il relatore di minoranza ed il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.

Pag. 2

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sui seguenti emendamenti la Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario: Airaudo 2.12, Fedriga 2.13, Placido 2.105, Rizzetto 2.16, Fedriga 2.24, Fedriga 2.70...

  PRESIDENTE. Sul quale c’è già il parere contrario della V Commissione bilancio.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza.. .. Fedriga 2.35, Fedriga 2.42, Cera 2.106, Placido 2.46, Tripiedi 2.48, gli identici Airaudo 2.47 e Di Salvo 2.102, Di Lello 2.49, Fedriga 2.108, Airaudo 2.51, Placido 2.53, Placido 2.107.

  PRESIDENTE. Procediamo anche con gli articoli aggiuntivi.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, sui seguenti articoli aggiuntivi la Commissione formula un invito al ritiro altrimenti il parere è contrario: Rizzetto 2.060, Marzana 2.061, Fedriga 2.062, Fedriga 2.063, Fedriga 2.064, Fedriga 2.065, Rizzetto 2.066.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere parere.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI (ore 9,40).

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Airaudo 2.12 e Fedriga 2.13.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga mi dia il tempo di sedermi.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, Non mi ero accorto del cambio di Presidenza.

  PRESIDENTE. Abbia pazienza. Allora, dunque, emendamento Fedriga 2.13 ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole sugli emendamenti Fedriga 2.13 e Placido 2.105. Il parere è invece contrario sull'emendamento Rizzetto 2.16. Il parere è favorevole sugli emendamenti Fedriga 2.24, 2.70, 2.35 e 2.42. Il parere è contrario sull'emendamento Cera 2.106. Il parere è favorevole sugli emendamenti Placido 2.46, Tripiedi 2.48, Airaudo 2.47, Di Lello 2.49, Fedriga 2.108, Airaudo 2.51 e favorevole sugli emendamenti Placido 2.53 e 2.107.
  Andiamo anche ai pareri sugli articoli aggiuntivi dell'articolo 2, Presidente ?

  PRESIDENTE. Sì.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole sugli articoli aggiuntivi Rizzetto 2.060...

  PRESIDENTE. Aspetti che qui non lo vedo..., sì, d'accordo. Parere favorevole.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Il parere è favorevole sugli articoli aggiuntivi Marzana 2.061, Fedriga 2.062, 2.063, 2.064 e 2.065 e favorevole sull'articolo aggiuntivo Rizzetto 2.066.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 2.12, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo ed il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, l'emendamento che abbiamo presentato sostituisce integralmente il comma 14 dell'articolo 24 della legge Fornero, alias manovra Fornero.Pag. 3
  Lo abbiamo presentato per ragioni sostanziali, ma anche per ragioni di riscrittura, visto che questo è il comma che è stato integrato e modificato e su cui si è intervenuti numerose volte con provvedimenti successivi, creando anche molta confusione e andando contro qualunque regola della buona tecnica legislativa.
  Dal punto di vista sostanziale il testo del nostro comma 14 contiene – confermando ciò che il relatore per la maggioranza aveva detto ieri nella sua replica – tutte le modifiche apportate sul testo base della Commissione lavoro – cioè tutto il lavoro che avevamo fatto da giugno a giugno, in un anno – ed in più aggiunge quanto servirebbe per cercare di salvaguardare l'insieme degli esodati.
  Si estendono le salvaguardie dal 2018 al 2022, che è il momento in cui dovrebbe cessare teoricamente l'effetto degli esodati, sapendo che tra il 2018 e il 2022 sarà una curva discendente. Si interviene per evitare applicazioni distorte delle salvaguardie. Si specifica sempre che le vecchie regole si applicano a prescindere dalla data di avvio o di conclusione dei periodi in cui si sono percepite misure di sostegno al reddito o si era in mobilità. Si recuperano coloro che alla data del 31 dicembre 2011 non erano più a carico dei fondi di solidarietà da meno di 24 mesi. Si interviene sui contributori volontari che avrebbero maturato la pensione entro il 31 dicembre 2018, a prescindere dal fatto di avere effettuato prestazioni lavorative con qualunque tipologia contrattuale.
  La copertura di questo emendamento è assicurata dalla riduzione di 250 milioni di euro di benefici fiscali e – va fatto presente – per la parte rimanente diminuiamo i risparmi attesi, su cui abbiamo a lungo dibattuto ieri riguardo l'articolo 1, della riforma, alias manovra, Fornero, superiori di oltre 70 miliardi di euro – qualcuno dice 80, qualcuno dice 90 – rispetto a quanto originariamente calcolato. Va fatto presente – continuiamo a insistere, perché lo devono sapere tutti i deputati e le deputate che voteranno oggi e lo devono sapere gli italiani e le italiane – che questi risparmi sono risorse del sistema previdenziale e non del bilancio dello Stato, come vengono usati impropriamente.
  Contestualmente, eliminiamo la copertura, prevista dall'emendamento del Governo, a carico del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, perché si sottraggono risorse alla cassa integrazione in deroga e, visto che ogni giorno, nelle ultime settimane, il Ministro Poletti ci dice che non sa dove trovare i soldi per la cassa integrazione in deroga e visto che in tutte le nostre regioni sono in corso oggi licenziamenti perché non ci sono quei fondi, sarebbe cosa saggia cambiare almeno quella copertura.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, mi sento ovviamente in dovere di precisare con l'Aula che l'intervento del collega Airaudo, come altri interventi dei colleghi della Commissione Lavoro, riprende quello che era il nostro testo unificato, quindi il testo unificato sul quale anche il PD e tutta la Commissione erano d'accordo.
  Sottolineo ancora una volta che il nostro testo prevedeva la soluzione per l'opzione donna, cioè garantire alle donne con 57 anni e 35 anni di contributi che la sperimentazione arrivasse fino al 31 dicembre 2015, come previsto dalla legge n. 243 del 2004 di Maroni. Però ci hanno detto che quella finestra e quella aspettativa di vita sono obbligatorie, ma noi continuiamo ad essere convinti che si possa correggere la circolare n. 35 del 2012 dell'INPS.
  Ovviamente tutti noi avevamo chiesto anche la garanzia per i prosecutori volontari ante luglio 2007 di poter mantenere i requisiti. Anche su questo il Ministero del lavoro e delle politiche sociali concorda con noi. C’è un problema con la Ragioneria di Stato, che non molliamo assolutamente e su cui vogliamo arrivare a giustizia.Pag. 4
  Sempre nella nostra proposta di legge era previsto che non ci fosse differenza per chi va in mobilità con accordo sindacale o da fallimento di impresa. Infatti, non è assolutamente giusto che ci sia differenza se si va in mobilità da azienda cessata o fallita o se ci si va con accordo sindacale e le DTL stanno bocciando le richieste dei lavoratori che non possono presentare un accordo sindacale. Quindi, è sbagliato che ci siano queste differenze, ne siamo convinti. Come non ci può essere differenza tra accordo governativo e non governativo.
  Nella nostra proposta c'era anche la gradualità per gli autonomi e per il pubblico impiego: la possibilità per i nati nel 1952 di andare in pensione con i 64 anni, che viene garantita attualmente solo ai lavoratori del settore privato e, per un'interpretazione dell'INPS, solo a chi era occupato il 28 dicembre 2011: una cosa assurda e ingiusta. E la collega Murer aveva presentato una proposta di legge specifica su questo, che noi avevamo inserito nel nostro testo unificato.
  Ovviamente c'erano altre situazioni, tipo eliminare la finestra e l'aspettativa di vita per tutti i salvaguardati, che era una nostra richiesta nel testo.
  Così come era una nostra richiesta nel testo l'eliminare le penalizzazioni per chi va in pensione ed ha meno di 62 anni, perché sono penalizzazioni assurde. Chiedere la prestazione effettiva di lavoro considerando non prestazione effettiva di lavoro il congedo matrimoniale, che è tutelato e garantito, oltre che metà è pagato dall'INPS e metà dall'azienda, o la giornata di sciopero per cui il lavoratore si è già visto trattenere la giornata di sciopero e la quota di tredicesima... è evidente che tutte queste cose noi le avevamo chieste, e su questo, siccome la quantificazione della Ragioneria è stata «solo» – lo dico tra virgolette – di 159 milioni dal 2014 al 2025, cercheremo di metterlo nel decreto della pubblica amministrazione, perché è interesse della pubblica amministrazione far andare in pensione prima i lavoratori e le lavoratrici per far entrare i giovani.
  È evidente che queste sono tutte le cose che noi avevamo nella nostra proposta di legge, quindi non è facile per noi ovviamente respingere quello che noi abbiamo sostenuto. Però, se l'emendamento sostitutivo del Governo è l'unico su cui si è riusciti a trovare le coperture, noi approviamo l'emendamento del Governo, dicendo che è un passo avanti, ma non sufficiente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.

  NICOLA FRATOIANNI. Presidente, io vorrei intanto ringraziare la deputata Gnecchi per aver ricordato all'Aula un lavoro molto importante, a cui tutti, a cominciare da Sinistra Ecologia Libertà, hanno partecipato, rinunciando alle loro proposte per convergere su un testo unico e vorrei rassicurare la deputata Gnecchi e naturalmente le altre forze che a questo lavoro hanno partecipato sul fatto che nostra intenzione non è, non lo sarà mai, dentro quest'Aula, esercitarci in una gara di velocità. Non si tratta di mettere un «più uno». Si tratta però di ribadire che, di fronte all'esercizio della nostra funzione, quella di fare delle leggi che provino a dare risposte ai problemi del Paese e, in particolare, in questo caso, ai problemi di chi vive con più sofferenza e più drammaticità gli effetti di leggi sbagliate, fatte in un altro tempo, non molto lontano, da parte di quelle forze politiche che ancora oggi siedono in quest'Aula, sarebbe necessario fare delle scelte.
  Dunque, il punto è proprio questo: c'era un lavoro di tutta la Commissione, sostenuto dal PD e da molte altre forze, che era in grado di dare risposte. Il Governo è arrivato e ha detto: «Non sì può fare, non ci sono i soldi». Beh, questa narrazione, quella dei soldi che non ci sono, è diventata un po’ una litania. I soldi non ci sono perché si sceglie di usarli in un altro modo, perché non si decide mai di andarli a prendere, perché non si sceglie fino in fondo di cancellare una Pag. 5riforma che è una continua fabbrica di esodati e di povertà.
  Ecco, per questo noi sosteniamo questo emendamento e diciamo che queste argomentazioni non ci convincono (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, noi comprendiamo che il vezzo del Presidente del Consiglio di cercare di risolvere ogni situazione con un'accattivante comunicazione stia pervadendo il partito di cui il Presidente del Consiglio stesso è il segretario nazionale. Però non è che possiamo stare qui sempre a sentire il Partito Democratico, in questo caso per bocca del relatore per la maggioranza, che – come dire ? – se le canta e se le suona, e cioè fa finta di essere un partito che vuole fare delle cose, ma poi il destino cinico e baro lo costringe a farne delle altre, quindi le dichiarazioni roboanti sono su quello che in divenire è il libro dei sogni, poi la sostanza è un'altra.
  Allora io vorrei fare solo due considerazioni, onorevole Presidente. La prima considerazione è che il momento determinante nel quale si legifera è questo.
  E se per davvero l'animo del Partito Democratico è così imbarazzato e distante dalle modifiche intercorse tra il lavoro di Commissione e le modifiche apportate dal Governo, beh, non c’è che un modo per risolvere questo imbarazzo, ed è quello di utilizzare l'Aula per votare secondo quello che la legge si ritiene debba essere giusta, non secondo quello che viene indicato dalla Ragioneria generale dello Stato. Infatti, non vorrei che ci fosse un sovvertimento degli equilibri di carattere istituzionale e costituzionale, onorevole Presidente. Le leggi le scrive il Parlamento, non le scrive la Ragioneria generale dello Stato. Se qui avessimo la reale volontà di trovare una soluzione a un problema che è nato – ci è stato detto allora – per un errore di carattere tecnico, basterebbe scrivere la norma che risolve una volta per tutte quell'errore di carattere tecnico, esattamente come ci ha assicurato lo stesso Presidente del Consiglio, che avrebbe fatto nel giro di poche ore, nel momento in cui venne qui a chiedere la fiducia di questa Camera.
  La realtà, invece, è tutto affatto diversa. La realtà dice che questo Governo e questo Presidente del Consiglio si stanno limitando, esattamente come quello prima del suo ed esattamente come quello prima di quello prima del suo, a fare un ennesimo provvedimento tampone che risolve un'altra fetta del problema, rinunciando, come invece era stato detto, a dare la soluzione definitiva. Ma c’è una responsabilità politica, perché se vogliamo credere e facciamo finta di credere che il problema degli esodati sia davvero nato all'epoca del Governo Monti per un errore tecnico, la circostanza che i Governi che si sono succeduti, il Governo Letta, e oggi il Governo Renzi, non abbiano voluto individuare la soluzione definitiva, ma stiano continuando con delle operazioni tampone e parziali, corrisponde non già e non più ad un problema di carattere tecnico, ma corrisponde esclusivamente ad una volontà politica: voi state dicendo che volete anteporre degli altri obiettivi di carattere politico. Per esempio – e concludo, onorevole Presidente –, se il tema è davvero quello dell'incapacità finanziaria di trovare le risorse, segnalo sommessamente a questo Governo e al Governo che ha preceduto questo e a quanti dall'inizio di questa legislatura sono pervicacemente in maggioranza, che voi avete scelto di rimandare con soluzioni tampone il problema degli esodati, ma avete trovato immediatamente le risorse necessarie per fare uno sconto di qualche centinaio di miliardi di euro alle società che gestiscono le slot machine. Andate a raccontare questo agli esodati, non le palle che raccontate quando dovete scusarvi perché non avete il coraggio di portare fino in fondo quello che dite a parole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) !

Pag. 6

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, sembra di vivere in una situazione surreale, ovvero chi fra pochi secondi si appresta a votare contro degli emendamenti presentati dall'opposizione, si alza per difendere gli stessi e dire che sono talmente giusti che, però, purtroppo, dovrà votare contro.
  Noi abbiamo più volte sottolineato, durante questo anno di attività in Commissione lavoro, come occorresse giungere alla soluzione definitiva e strutturale. Stessa cosa che ha detto in più occasioni il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Poletti. Oggi ci troviamo a discutere un testo, conseguenza di un emendamento presentato dal Governo, che altro che soluzione strutturale, va ad eliminare qualsiasi tipo di miglioramento che era stato discusso, studiato e mediato in un anno di lavoro della Commissione. Quindi, riteniamo che sia inaccettabile oggi dire: beh, mancano i soldi. Peccato – e lo dico al Governo da cui mi auguro una risposta sulle coperture – che proprio pochi mesi fa il Governo abbia trovato – e lo dico ai colleghi di maggioranza – 6 miliardi di euro per quest'anno per garantire un'ottima campagna elettorale di Renzi con i fondi pubblici. Quei soldi sono stati trovati celermente, malgrado coperture ballerine, ma sono stati trovati. Invece persone che rischiano o sono rimaste senza alcun tipo di reddito, vengono abbandonate a loro stesse, dicendo che le coperture mancano. Non può funzionare così. Mi auguro che tutti abbiano la convinzione che la campagna elettorale di Renzi non sia più importante rispetto a persone che vengono abbandonate a loro stesse, senza alcun tipo di sostegno per mantenere se stesso e la propria famiglia.
  Mi auguro che ci sia questo senso di responsabilità, e non posso accettare oggi da colleghi, devo dire anche molto preparati sulla materia e anche molto presenti in questa battaglia, che la scusa sia sempre e comunque: mancano le coperture. Perché, come è stato sottolineato da altri interventi che mi hanno preceduto, coperture per altri interventi si sono trovate. Qui non mancano le coperture, manca la volontà politica di affrontare e risolvere la questione esodati nel Paese.
  D'altronde, Presidente, malgrado le dichiarazioni, drammaticamente non mi posso aspettare di più da chi quella riforma Fornero l'ha votata. Mi sembra che una sintesi della giornata di ieri – e, ho paura, anche di quella odierna – è che i seguaci della Fornero, malgrado le parole, continuano a esistere ed essere maggioranza in questo Parlamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Presidente, per annunciare che noi voteremo a favore di questo emendamento, ma per dire una cosa in più: naturalmente questo emendamento parla e riporta nel testo il lavoro della Commissione. Ora, o adesso o dopo, il Governo dovrebbe dirci se la soluzione strutturale che ha promesso in legge di stabilità ha una coerenza con il lavoro della Commissione o no. Stiamo parlando di questo, indipendentemente dal fatto che l'emendamento venga bocciato come sarà, il punto, la domanda è questa: quel lavoro della Commissione è la base per la soluzione strutturale del Governo ? Cioè, quello che tutte le forze politiche condividono è la base per la soluzione del Governo ? La domanda è questa. Va girata al sottosegretario, che però non ha ascoltato, o va girata al Ministro, ma questa è la domanda.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Presidente, abbiamo visto che l'onorevole Gnecchi è favorevole al testo unificato che è uscito dalla Commissione, abbiamo visto che tutti i parlamentari sono favorevoli a votare questo emendamento per dire «basta», Pag. 7abbiamo anche la Costituzione che ce lo dice all'articolo 68: i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle proprie opinioni espresse e dei voti nell'esercizio delle loro funzioni. Quindi, io vi chiedo: per favore, votiamo questo emendamento tutti insieme, così almeno esce fuori il lavoro che è stato fatto da una Commissione intera e viene fuori il lavoro che va a tamponare un buco che è «enormissimo».
  Quindi chiedo veramente, cortesemente e gentilmente sia l'attenzione di questo Parlamento, che un voto favorevole per dire «basta», e per reinserire quelle persone che non sono state inserite dal subemendamento del Governo. Quindi, diamo ai macchinisti la possibilità di andare in pensione a 58 anni. Ricordo che i macchinisti non vanno in pensione a 58 anni perché non hanno voglia di lavorare, ma vanno in pensione prima perché hanno un'aspettativa di vita di 54 anni. Un'altra cosa voglio ricordare: in tutta Europa la media dell'età dei macchinisti per accedere al sistema pensionistico è di 58 anni. Primo problema: sicurezza pubblica, secondo problema: sicurezza personale. Quindi, cerchiamo di dare una risposta positiva a questo emendamento, almeno diamo una risposta positiva anche ai cittadini che sono stati violentati da questa manovra, votata dalle larghe intese.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Presidente, mi stavo interrogando su cosa sarà dell'autonomia del Parlamento se le riforme istituzionali che Renzi vuole portare a conclusione arrivassero appunto al loro obiettivo. Già oggi – già da tempo ormai – il Parlamento non controlla più il Governo, ma è il Governo che controlla il Parlamento, e abbiamo avuto una dimostrazione plastica. Io ho apprezzato molto l'onestà intellettuale della relatrice, però è veramente sorprendente il fatto che questo travaglio passi inosservato. Cioè, la relatrice sostanzialmente ha testimoniato che il Parlamento di fronte a Renzi non serve a nulla. Questo è il punto che dovremmo tenere presente. Questo signore che sta «cambiando verso», ma sta cambiando verso all'ordinamento democratico italiano, assoggettando fino in fondo il Parlamento e la sua maggioranza al Governo e al suo Presidente del Consiglio.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Presidente, solamente per chiedere al Governo le ragioni del parere negativo su questo emendamento, se è possibile. Se la Presidenza può chiedere questa cosa al Governo, aspettiamo delle risposte, da due giorni.

  PRESIDENTE. Non so se il sottosegretario intende rispondere a questa sollecitazione.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Presidente, credo che sia stato detto più volte non solo qui in Aula, anche in Commissione. Quindi, l'ha detto la relatrice prima, credo che sia perfettamente inutile.

  PRESIDENTE. Sta bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Presidente, molto brevemente, solo per annunciare il voto favorevole di Forza Italia, in coerenza con il lavoro fatto in Commissione su questo emendamento.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Pag. 8
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 2.12, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piras, Sannicandro, Cassano, Gribaudo, Giorgio Piccolo. Forza, colleghi, siamo in votazione. Molea, Sorial. Hanno votato tutti ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  434   
   Votanti  432   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  166    
    Hanno votato no  266    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Paola Bragantini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 2.13, sul quale vi è il parere contrario della Commissione e del Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario, e sul quale vi è, chiaramente, il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Chiede di parlare, onorevole Fedriga ? Prego, ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, colgo l'occasione, nella discussione di questo emendamento, per fare nuovamente appello al Governo: mi ero illuso qualche secondo, vedendo alzarsi il sottosegretario, di avere una risposta rispetto ai quesiti. È stata un'illusione che si è infranta in pochi secondi, quando si è detto che la relatrice ha già parlato e non serve che parli il Governo.
  Io ricordo al sottosegretario che il Governo è un potere diverso rispetto a quello parlamentare, quindi, rispetto alla relatrice. Ricordo al Governo che è dai giorni di discussione in Commissione che chiedo perché, perlomeno, non possiamo andare a rivedere la copertura che va a toccare la mobilità in deroga, perché non possiamo utilizzare la copertura che il Governo utilizza nel decreto PA. Presidente, io pretendo una risposta dal Governo: voglio sapere perché il Governo dice di no e vuole infierire contro i mobilitati, contro i cassaintegrati. Vorrei avere una risposta che, perlomeno, faccia giudicare liberamente a quest'Aula il voto da compiere.
  Non possiamo far finta di nulla. Non possiamo trovare la scusa della Ragioneria generale dello Stato, perché è la stessa Ragioneria che ha «bollinato» il decreto PA. Allora, o il Governo ci dà una risposta o – non conosco il parere della Commissione bilancio a tal proposito – risulterà assolutamente inefficace. Perché vogliamo saperlo. Visto che ci avete tolto tutto con i decreti omnibus, con le fiducie che mettete a ripetizione, possiamo almeno avere il parere e le informazioni da parte del Governo ?
  È rimasto, questo, un diritto di questo Parlamento ? Non possiamo pensare di vedere un silenzio indifferente, e devo dire, Presidente, anche offensivo, verso il Parlamento. Il Governo si alzi, chiami chi di dovere, chiami il Ministro Poletti, chiami il Ministro Padoan, chiami la Ragioneria generale dello Stato, ma si alzi e dia una risposta credibile e motivata sulle coperture. Altrimenti in questo modo è impossibile e vergognoso andare avanti !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 2.13, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 9

  Catania, Tripiedi, Latronico, Cassano...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  442   
   Votanti  441   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  169    
    Hanno votato no  272    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Placido 2.105 formulato dal relatore.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, questo è un emendamento che non appartiene al gruppo di quelli che avevamo concordato in Commissione e facevano parte del testo unificato, e volutamente è un emendamento che abbiamo raccolto come gruppo dal comitato degli esodati, che punta a spostare in avanti il limite entro cui sono concepite ed accordate le tutele.
  Ne avremmo potuto scegliere un altro, fra i tanti che ci sono stati consegnati: lo scegliamo a significare il fatto che qui fuori, in questi giorni, la mobilitazione è continuata e che, nonostante tutto, alcuni gruppi, provando a conservare un'interlocuzione, tengono fermo il punto, perché non considerano accettabile l'atteggiamento di un Governo che si ostina ad esprimere un atteggiamento di enorme ambiguità. Tutti facciamo finta di sapere che l'invito rivolto con l'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto sarà accolto dal Governo nella legge di stabilità; tutti sappiamo altrettanto bene che questo non è vero, perché non ci saranno le coperture a quel momento sufficienti a garantire gli interventi cosiddetti strutturali.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 2.105, con il parere contrario della Commissione e del Governo, con il parere favorevole del relatore di minoranza, e su cui la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Sannicandro, Placido, Catania, Distaso...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  439   
   Votanti  438   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  220   
    Hanno votato  172    
    Hanno votato no  266    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Rizzetto 2.16 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzetto 2.16, con il parere contrario della Commissione, del Governo e del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Pastorelli, Catania, Sannicandro, Vecchio, Dellai...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  440   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato   96    
    Hanno votato no  344    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 2.24, sul quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, il Governo è conforme, la V Commissione esprime parere contrario e il relatore di minoranza parere favorevole.Pag. 10
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io intervengo su questo emendamento, ce ne sono altri successivi simili che riguardano altre categorie di salvaguardati, ma il senso è lo stesso.
  Cosa dice questo emendamento ? Nella sostanza, le salvaguardie vengono date a quei soggetti che, secondo ovviamente il testo presentatoci dal Governo, perfezionano i requisiti utili a comportare la decorrenza del trattamento pensionistico. Cosa vuol dire nella sostanza, parlando di decorrenza e non di maturazione del requisito ? Che vengono accorciati i tempi di un anno e tre mesi perché viene sommata la finestra mobile, l'ex finestra mobile, con i tre mesi di aspettativa di vita. Vuol dire che noi, se con questo testo portiamo a fine 2015 (in realtà inizio 2016) le salvaguardie, a questo dobbiamo sottrarre un anno e tre mesi, e cioè 15 mesi in meno. Non perché queste persone con le norme ante Fornero non avessero avuto diritto alla pensione, perché il diritto lo maturavano entro quel periodo, ma perché la decorrenza, con la finestra mobile e l'aspettativa di vita, si spostava in avanti di un anno, ma non il diritto alla pensione.
  Qui invece togliamo, o meglio il Governo toglie il diritto alla pensione utilizzando questo squallido escamotage. Allora, visto che il parere della V Commissione è contrario, come farò in ogni intervento, chiedo: le coperture che abbiamo individuato, il Governo ce lo vuole dire se vanno bene o no ? Non stiamo parlando di aria fritta, stiamo parlando di futuro delle persone che rimangono senza reddito e il Governo non si degna di alzarsi e dire che le coperture non vanno bene, se lo ritiene. Noi vogliamo che il Governo prenda una posizione, ci dica perché nella pubblica amministrazione vanno bene e qui no, ci dica perché per mandare in pensione e pagare il TFR nella pubblica amministrazione vanno bene e per salvare centinaia di migliaia di persone dalla povertà non vanno bene. Non possiamo accettare il silenzio, Presidente.
  Noi abbiamo presentato degli emendamenti e riteniamo che siano coperti, non accettiamo la scusa che non c’è copertura. Se così fosse, il Governo si deve alzare e darci una spiegazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Incerti. Ne ha facoltà.

  ANTONELLA INCERTI. Signor Presidente, volevo solo ricordare al collega Fedriga che sulla «finestra mobile Sacconi» e sull'aspettativa di vita la Lega votò ed era al Governo. Solo per ricordarlo.

  PRESIDENTE. Scusate, non facciamo adesso il botta e risposta. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Signor Presidente, vorrei sapere dal sottosegretario Cassano, visto che non ci degna di una risposta – in questo caso si tratta dell'emendamento a prima firma Fedriga –, se non è in grado di rispondere o se non vuole rispondere. Ci dica almeno questo in tutta onestà intellettuale.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 2.24, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Duranti, Peluffo, Calabria, Sottanelli, Vitelli, Palazzotto, Latronico...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  456   
   Votanti  455   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  228   
    Hanno votato  181    
    Hanno votato no  274    

Pag. 11

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 2.70.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, come dicevo, questo è un emendamento che si rivolge ad un'altra categoria che noi vorremmo salvaguardare, ma il senso è lo stesso, ovvero parlare di maturazione del diritto e non di decorrenza del trattamento.
  Colgo l'occasione per rispondere all'onorevole Incerti, dopo la gaffe che ha fatto ieri sulla riforma Maroni, dicendo che avrebbe creato esodati, che è una balla colossale. Una persona – non dico un esperto – che ne sa un minimo di sistema previdenziale sa che è una balla perché la riforma Maroni entrava in vigore cinque anni dopo. Detto questo, anche oggi, purtroppo, ha fatto uno strafalcione perché la finestra mobile portava avanti appunto la decorrenza, non il diritto alla pensione.
  Voi oggi state togliendo il diritto alla pensione; non è che portate in avanti di un anno il percepimento dell'assegno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), voi togliete il diritto alla pensione ! Di cosa state parlando ? Invece di alzarsi e dire «avete introdotto voi la finestra mobile»... Noi è vero che abbiamo introdotto la finestra mobile e l'aspettativa di vita, ma il diritto si maturava subito, il diritto alla pensione si maturava, dopo un anno si percepiva l'assegno. In questo modo, invece, con queste salvaguardie si dice che uno non è salvaguardato se non somma quell'anno e tre mesi. Quindi, o diciamo le cose come stanno oppure in quest'Aula ognuno si alza per difendere l'indifendibile.
  Capisco che siete riusciti a difendere la riforma Fornero parlando dello spread, però penso che la dignità di quest'Aula abbia un limite e il limite deve essere quello perlomeno di dire la verità alle poche persone che ormai ci ascoltano da casa, perché evidentemente, quando le Commissioni sono impegnate per un anno a portare avanti un testo, arriviamo in Aula e con una pennellata del Governo viene cancellato tutto il lavoro fatto, bene, penso che le persone seguiranno poco, d'ora in poi, i nostri lavori.
  Concludo rimarcando la richiesta da parte del gruppo della Lega Nord di avere un intervento del Governo che ci spieghi e ci dia una risposta sulle coperture. Noi vogliamo che il Governo dia una risposta al Parlamento – non alla Lega – sulle coperture (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 2.70, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  (Segue la votazione).

  Ciracì, Catania, Cassano, Dellai, Gribaudo, Vitelli, Artini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  458   
   Votanti  457   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  229   
    Hanno votato  178    
    Hanno votato no  279    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro dell'emendamento Fedriga 2.35.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 2.35, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 12

  Chiarelli, Russo, Catania, Vitelli, Ragosta, Cassano, Di Salvo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  459   
   Votanti  458   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  230   
    Hanno votato  178    
    Hanno votato no  280    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Fedriga 2.42, sul quale la Commissione, il Governo e la V Commissione (Bilancio) hanno espresso parere contrario e sul quale il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente, questo è l'ultimo della serie degli emendamenti di cui ho parlato. Colgo l'occasione, sentendo sempre il parere contrario della V Commissione che mi fa arrabbiare, per chiedere al Governo se può dare una spiegazione sulle coperture.
  Risulterò noioso, ma penso sia più noioso e più offensivo verso le persone che vivono questo stato drammatico il silenzio del Governo. Guardi, sottosegretario, non ce l'ho personalmente con lei. Chiami qualcun altro, dica a qualcuno del MEF che arrivi; a me non interessa, ma voglio avere una risposta dal Governo. La Lega Nord chiede una risposta del Governo e penso che, se questo Parlamento non dovesse rispondere supinamente ad ogni bizza del Presidente del Consiglio, anche i deputati di maggioranza si alzerebbero e farebbero la stessa richiesta perché è inaccettabile che veniamo costantemente presi in giro.
  E chiedo anche a lei, Presidente, di farsi garante dei diritti del Parlamento perché – ripeto – in queste ore si sta votando in I Commissione un decreto sulla pubblica amministrazione che presenta quelle coperture; il diritto del Parlamento è quello di poter legiferare e, se la Ragioneria dello Stato non ci dà la bollinatura, ci impedisce di legiferare. Posso capire se prevedessimo delle coperture fantasiose o che non stanno in piedi, ma noi prevediamo la copertura scelta dal Governo in un altro decreto. Quindi, o quel decreto non va bene, oppure questa copertura va benissimo e finalmente riusciremo a salvaguardare un numero adeguato di esodati (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Il suo messaggio è molto chiaro, onorevole Fedriga. L'ha ribadito più volte e, dunque, credo che sia stato recepito.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Presidente, anche noi vogliamo avere delle spiegazioni e vogliamo sapere come mai il Governo ha fatto questa scelta; vogliamo sapere il perché, non è difficile: semplicemente vogliamo delle motivazioni perché questo emendamento è un emendamento di buon senso e basta.

  PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Tripiedi. Anche in questo caso, penso si tratti della stessa sollecitazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Prataviera. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Presidente, anch'io intervengo per sposare la posizione del collega Fedriga, più che altro per il rispetto che dobbiamo ai cittadini che ci hanno eletto e per i quali noi stiamo cercando di portare avanti delle battaglie.
  Signor sottosegretario, è francamente imbarazzante la figura che lei sta facendo dinanzi a quest'Aula, ma è ancora più imbarazzante la parte dei colleghi della maggioranza che sosterranno le sue tesi e la sua contrarietà manifestata – perché, quanto a parole, dobbiamo ancora udire la Pag. 13sua voce – di non entrare nemmeno nel merito e capire perché, perché non appoggia questo emendamento.
  Ci dia un segnale del fatto che lei è presente non solo fisicamente in quest'Aula, ma anche che sta lavorando nell'interesse dei cittadini, che giustamente pagano le tasse e ci pagano anche per rappresentarli e portare avanti le loro battaglie.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Io leggo che il sottosegretario Cassano è stato parlamentare, parlamentare...

  PRESIDENTE. Scusi, non ho capito. Come dice ?

  CLAUDIO COMINARDI. Io leggo che il sottosegretario Cassano è stato parlamentare, del Nuovo Centrodestra, senatore, parlamentare. Quindi, penso sia in grado di proferire parola.
  Oltre a questo, se non ha gli elementi per dare le risposte, proponiamo la sospensione di un'ora in modo tale...

  PRESIDENTE. Però, non personalizziamo. Rivolga la richiesta al Governo (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie).

  EMANUELE PRATAVIERA. Ma è lui il Governo !

  CLAUDIO COMINARDI. Non stiamo personalizzando. Vogliamo una risposta da parte del Governo, una risposta, perché altrimenti si può alzare e se ne può andare.

  PRESIDENTE. Calma ! È chiaro, il messaggio è chiaro.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.

  PAOLO GRIMOLDI. Presidente, io registro soltanto che l'appassionata partecipazione al dibattito da parte del sottosegretario dia, come cartina di tornasole, quanto gliene frega al Governo di risolvere i problemi degli esodati.
  C’è un sottosegretario che è qui e che a momenti non so... le portiamo anche da bere, si riposi pure, non si sbatta troppo, mi raccomando...

  PRESIDENTE. Onorevole Grimoldi...

  PAOLO GRIMOLDI. Dà segni di vita, sorride. Però, io penso che sia diritto del Parlamento sapere l'opinione del Governo che, tra l'altro, non è il colore delle farfalle. È un problema sociale fondamentale di questo Paese, se ne parla ormai da tempo, tutto l'arco parlamentare, dall'estrema sinistra all'estrema destra, concorda sul risolvere il problema, ma il sottosegretario non può essere qui a dormire.
  Le sagome dell'onorevole Buonanno, messe nel Paese dove lui era sindaco, erano più utili e facevano rallentare gli automobilisti. Sottosegretario, neanche quello !

  ROBERTO GIACHETTI. Presidente, questo non è accettabile. Non può dire così !

  PRESIDENTE. L'ho già esortata a non personalizzare. Invito tutti i colleghi a non personalizzare. Il messaggio è molto chiaro. Avete esortato il Governo, il Governo è presente in quest'Aula.
  Dunque, se non ci sono altri interventi nel merito dell'emendamento, io direi di procedere. Adesso ci sono altri interventi, ma vi prego che siano nel merito dell'emendamento.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, qui stiamo assistendo ad una aggressione nei confronti del Governo, nei confronti del sottosegretario. Presidente, Pag. 14mi compiaccio, perché in questo momento ha detto delle parole opportune, ma è un'aggressione indecente (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie), anche perché...

  PRESIDENTE. Colleghi !

  SERGIO PIZZOLANTE. ... anche perché nei giorni passati in Commissione – e lo sanno i colleghi della Commissione – è venuto il Governo, è venuto il Ministro, è venuto il sottosegretario a spiegare quali erano i limiti entro i quali si poteva «stare» in questo provvedimento, i 32 mila esodati che noi stiamo salvaguardando con questo provvedimento, e il discorso sulle coperture e sui limiti delle coperture è stato chiarissimo.
  Ora, va bene la speculazione politica, va bene tutto, ma non bisogna eccedere in un atteggiamento aggressivo che è davvero fuori luogo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie, onorevole Presidente. Il Partito comunista italiano e poi il Partito democratico della sinistra e poi i Democratici di Sinistra e poi il Partito Democratico ci hanno ribadito per decenni, fino alla noia, che la centralità del Parlamento fosse la garanzia della rappresentazione democratica della volontà degli elettori e che, quindi, in Parlamento si dovesse dibattere, confrontarsi, trovare le sintesi, portare delle soluzioni che fossero le più confacenti alle necessità della nazione, dico io, del Paese, hanno sempre detto loro.
  Ora siamo in una situazione in cui il Partito Democratico, ovvero l'epigono di questo percorso decennale della storia politica italiana a sinistra, si trova nella condizione, mai toccata in precedenza, di essere non solo il partito di maggioranza relativo ma il partito-Stato.
  Ha appena conseguito il 42 per cento dei consensi alle elezioni europee, è diretto da un uomo che assomma su di sé il ruolo di Presidente del Consiglio e di segretario del partito e che sembra essere il re Mida che trasforma in oro tutto quello che tocca, è depositario della maggioranza assoluta del Governo, sta per portare in Parlamento delle riforme costituzionali che hanno l'evidente obiettivo di consentire al Partito Democratico stesso di assumere su di sé la maggioranza assoluta del Parlamento, tale per potere realizzare ogni forma di provvedimento e per eleggere con la sola propria volontà il prossimo Capo dello Stato. Però che cosa succede ? Succede che, una volta raggiunte queste condizioni, nel momento stesso cioè in cui il partito che ha cercato di insegnare al popolo italiano come la centralità del Parlamento fosse garanzia di tutto, all'interno di quel Parlamento, il partito, che è diventato maggioranza quasi assoluta, esterna dei sentimenti che sono contrari a quelli che all'interno del Parlamento sta per assumere. Perché il Governo di cui è azionista assoluto decide non in Parlamento, per il silenzio pervicace che sta mantenendo, ma fuori da quest'Aula, di assumere una valutazione diversa da quella che il Partito Democratico, già Democratici di Sinistra, già Partito Democratico di Sinistra, già Partito Comunista Italiano, avrebbe assunto per le parole dei suoi stessi deputati, espresse questa mattina in quest'Aula.
  Allora, la domanda è rivolta per davvero ai deputati del Partito Democratico, che sono talmente in imbarazzo dall'aver voluto rassegnare al povero collega Sergio Pizzolante l'imbarazzante compito di togliere al «cartonato» del Governo, perché è evidente che non si tratta di persona fisica presente in quest'Aula in questo momento, la responsabilità di assumere una difesa purchessia. Io chiedo per davvero ai deputati del Partito Democratico, già DS, già PDS, già PCI: ma è questa la fotografia della democrazia parlamentare e della centralità del Parlamento sulla quale ci avete, a questo punto devo dirlo, un po’ rotto le scatole da cinquant'anni a questa parte ?

Pag. 15

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Ambrosio. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, il dibattito finora è stato francamente divertente, perché ascoltare di aggressioni nei confronti del sottosegretario o comunque di personalizzazione su domande legittime che l'opposizione pone al Governo, non ad una persona, è francamente ridicolo, soprattutto se pensiamo che sia il Governo che il sottosegretario – mi riferiscono i colleghi anche di Commissione – praticamente sono stati poco presenti e muti, soprattutto, sottolineo muti. Questo lo devono sapere i cittadini: anche in Commissione i membri del Governo non hanno dato alcuna risposta alle opposizioni che ponevano delle legittime domande.
  E, allora, proprio perché noi riteniamo sommessamente, modestamente, senza violenza – lo dico al collega, così, in maniera proprio dolce – che la centralità del Parlamento sia ancora una delle prerogative di questa Repubblica, chiediamo ufficialmente la sospensione per un'ora di questa discussione farsa, in maniera tale che il sottosegretario abbia qualche velina per darci almeno delle risposte farsa in modo da rendere il dibattito...

  PRESIDENTE. Non personalizziamo, deputato D'Ambrosio.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Presidente, non sto personalizzando, sto parlando al Governo e sto parlando di una sospensione, in maniera tale da rendere questo dibattito un dibattito e non un monologo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Invernizzi. Ne ha facoltà.

  CRISTIAN INVERNIZZI. Signora Presidente, io capisco che le guardie pretoriane, o meglio le guardie rosse della rivoluzione renziana, gli ex appartenenti al centrodestra – mi riferisco ovviamente a coloro che si autonominano Nuovo Centrodestra, ma che di centrodestra non hanno più niente – vedano una richiesta, legittima da parte di chi ancora non si è «appecorinato» a questo Governo di sinistra, come un'aggressione indicibile nei confronti del sottosegretario. Ma, giusto per porre i puntini sulle «i», qui nessuno sta aggredendo nessuno.
  Qui, noi stiamo chiedendo che il Governo, se, bontà divina, lo vuole fare, riferisca al Parlamento su una domanda che mi sembra chiara, semplice e, scusate, sottolineo, legittima da parte di deputati della Repubblica. Affermare, pertanto, che quello che noi stiamo facendo sia l'ennesima aggressione personale, non soltanto è ridicolo, ma, scusate tanto...

  PRESIDENTE. Concluda, concluda.

  CRISTIAN INVERNIZZI. ...è abbastanza offensivo nei confronti di un deputato della Repubblica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, intervengo solo per evitare che l'Aula pensi che i deputati dell'opposizione, questa mattina, abbiano dimenticato ciò che è avvenuto in Commissione lavoro, e mi riferisco, in particolare, all'intervento dell'onorevole Pizzolante. Vorrei dire e ricordare a me stessa che il Governo, in Commissione lavoro, attraverso il Ministro Poletti e il sottosegretario Cassano, non ha dato risposte ad emendamenti delle opposizioni già presentati in Commissione.
  Quindi, non si sta né aggredendo il sottosegretario né, tanto meno, personalizzando una questione che, invece, è una questione importante di dibattito politico, ma, soprattutto, che ha a che fare, come ieri abbiamo spiegato, con la vita, con i progetti di vita di tante, tante, tante persone.Pag. 16
  Quindi, credo che il sottosegretario, che non ha inteso rispondere in Commissione, lo possa e lo debba fare in quest'Aula, anche assumendosi la responsabilità di dire che non vi è la convinzione del Governo su quelle coperture, che, comunque, alcuni parlamentari dell'opposizione, invece, hanno posto alla base di emendamenti. E ricordo a me stessa che gli impegni presi dal Governo rispetto alla cosiddetta «quota 96», cioè i lavoratori della scuola, sulla pubblica amministrazione, o meglio, con una possibile soluzione nel decreto della pubblica amministrazione, ma, soprattutto, la questione che dovrebbe dare una soluzione alla vicenda degli esodati nella legge di stabilità, non trova riscontro in alcun dispositivo legislativo. Non vi è alcun impegno da parte del Governo che queste questioni saranno risolte entro il 31 dicembre. Quindi, non si vuole personalizzare, non si vuole aggredire, ma credo che vi sia la necessità di avere da parte del Governo una parola definitiva su questa questione.

  DIEGO DE LORENZIS. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, il richiamo è agli articoli 36, 37, 38 e 39 del Regolamento, su come si deve discutere qui in Aula. Guardando e leggendo questi articoli, non vi è alcuna menzione riguardo al fatto che i deputati in quest'Aula non possano esortare i rappresentanti del Governo, che sono obbligati ad assistere alla discussione, per avere risposte che credo siano legittime e assolutamente indispensabili per il prosieguo della discussione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Lei ha ragione. Infatti, stiamo procedendo in questo senso: stiamo consentendo a tutti di fare l'esortazione, ma di farla in un modo che non sia personalizzato e offensivo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, ci tenevo a intervenire, perché lei, probabilmente, ha il sottosegretario girato di spalle, ma quello che spesso ci infastidisce è anche il suo sogghignare, quando egli viene invitato a rispondere sul tema. Per cui, da questa parte, noi vediamo anche una certa arroganza dimostrata dal sottosegretario nel prendere in giro l'Aula parlamentare e non rispondere.
  Ovviamente, non è una personalizzazione, perché, se il Governo oggi è rappresentato da una persona sola, ovviamente a lei sembra una personalizzazione. Se ci fossero tre persone, la nostra richiesta verrebbe estesa a tutte le persone presenti. Vede come il sottosegretario partecipa attivamente ai lavori d'Aula...

  PRESIDENTE. Per favore, chiedo l'attenzione del sottosegretario verso chi sta intervenendo. Collega, se non le dispiace, se può liberare il sottosegretario. Grazie.

  DAVIDE CRIPPA. Lo vedo molto partecipe, per cui ci tenevo. Il problema è veramente questo: se vi fossero altri membri del Governo, la nostra richiesta verrebbe estesa a tutti; anzi, auspichiamo che intervengano numerosi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Mannino. Ne ha facoltà.

  CLAUDIA MANNINO. Signor Presidente, intervengo solo per richiamare il fatto che già due volte le è stato chiesto di sospendere l'Aula per un'ora, per permettere al Governo di rispondere alle richieste di questo Parlamento. Quindi, chiedo a lei di prendere in considerazione, e con questo intervento è la terza volta che glielo chiediamo, di sospendere l'Aula per un'ora, per avere dal Governo le risposte che gli sono richieste da tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Va bene, allora se voi formalizzate questa richiesta, la posso mettere ai voti. Quindi, adesso chiudiamo con la votazione di questo emendamento, Pag. 17ma ho ancora degli interventi (Commenti). Datemi il tempo, finiamo questo emendamento, ho ancora degli altri interventi, e poi la proposta verrà posta in votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, io voglio dissentire dai colleghi dell'opposizione che stanno praticamente riducendo la questione ad un livello che non è quello giusto. Come altro dobbiamo capire che questo Governo non è a favore degli esodati ? Come lo dobbiamo capire ? Ce lo può forse risolvere il sottosegretario Cassano ? La collega relatrice ha detto chiaramente che, benché la Commissione fosse in tutt'altra direzione orientata, il Governo ha posto il suo diktat. Come dobbiamo capire la natura di questo Governo ? Abbiamo avuto un primo segnale quando hanno affossato al Senato la legge sulle dimissioni in bianco. Abbiamo avuto un altro segnale chiarissimo quando ci hanno fatto approvare il «decreto Poletti» per cui dalla massima occupazione siamo passati alla massima precarizzazione. Che ci deve dire il sottosegretario Cassano ? Che ci deve dire ? Quello che già Renzi non ha detto con atti normativi e con quelli che sta facendo ancora ? Da un lato, ha tolto il futuro ai giovani, dall'altro, vuole togliere la democrazia ai cittadini, e si vuol far perdonare il tutto con 80 euro. Questa è la filosofia del Governo Renzi. Per cui io sono contrario a qualunque sospensione, perché per me il quadro è chiarissimo. Così com’è chiaro che all'interno del PD ci sono delle persone che con onestà intellettuale hanno detto che bisognava procedere in tutt'altra direzione (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Damiano. Ne ha facoltà.

  CESARE DAMIANO. Signor Presidente, io sto ascoltando in questa discussione delle cose che giudico sbagliate, non voglio dire false, perché io misuro sempre le parole. Ho sentito l'onorevole Fedriga dire che noi stiamo togliendo le pensioni. Io dico con orgoglio, con orgoglio, che votando questo emendamento proposto dal Governo, noi daremo pensione e tranquillità ad altre 32.100 persone, cioè a 32.100 famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che corrono il rischio, se sono monoreddito, di stare nella soglia di povertà. Lo rivendico perché è falso il fatto che, di fronte ad una proposta unificata, io sono firmatario di una delle proposte che hanno consentito un testo comune, il Governo si sia tirato indietro. Ringrazio il Ministro Poletti che aveva due strade di fronte: la prima, non interloquire con una proposta parlamentare, la seconda, di accettare un confronto. Il Governo ha accettato il confronto e ha fatto una controproposta. Il problema della nostra proposta – lo dico – era uno, quello delle coperture. Io non so chi dà i numeri. I numeri li dà l'INPS, li dà la Ragioneria dello Stato; la nostra proposta è stata classificata con un costo di 47 miliardi. Era chiaro, lo dico a tutti, che noi avevamo di fronte due strade.
  La prima: venire in Aula, fare una battaglia di bandiere e di propaganda, non avere le coperture e essere rispediti in Commissione. Come Partito Democratico e come maggioranza noi non abbiamo scelto la propaganda, abbiamo scelto un compromesso che ci fa uscire a testa alta da quest'Aula con 32.100 persone salvate dalla povertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Questa è la differenza !
  E non si dica che non si sa di che coperture parliamo. Io prendo atto dell'onestà intellettuale dell'onorevole Fedriga, che ha sottoposto questo ragionamento: come mai nella pubblica amministrazione ci sono coperture di un certo tipo e qui ce ne sono altre ? Sono due provvedimenti diversi e il compromesso che noi abbiamo fatto ci è costato sangue e lacrime, perché noi abbiamo lavorato tanto per strappare questo risultato. E dico ancora orgogliosamente, come maggioranza e come Partito Democratico, che Pag. 18sei salvaguardie significano 170 mila persone salvate dalla povertà, con un impegno di spesa di 11,6 miliardi di euro. Non stiamo parlando di cose banali.
  Allora, noi abbiamo scelto un'altra strada, che mette in sicurezza quegli 11,6 miliardi, perché io, che ho avuto l'avventura di fare il Ministro e so come si negozia con il MEF e con la Ragioneria, mi ricordo ancora la «ferita» dei lavori usuranti, che ho coperto con 3 miliardi, accettando la barriera dei 5 mila lavoratori all'anno, che in dieci anni dovevano essere salvati in 50 mila e quella barriera non è mai stata raggiunta e quei soldi sono stati spesi in parte e quei soldi sono tornati al MEF e alla Ragioneria.
  Qui lo abbiamo impedito, perché quei soldi resteranno per i salvaguardati (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Quando ci siamo accorti che la seconda salvaguardia, con 55 mila persone previste, ne copriva 20 mila, ci siamo domandati: ma quei 35 mila e quei miliardi a chi li diamo ? Li restituiamo per il debito o li teniamo per salvare altre persone ? Abbiamo scelto di salvare altre persone e io sono orgoglioso di questa scelta.
  Quindi non facciamo domande retoriche e propagandistiche, perché sappiamo perfettamente di quel che parliamo. Abbiamo fatto un compromesso, certo, in politica si fanno i compromessi, ma questo compromesso era ad un bivio e noi abbiamo scelto tra fare propaganda e tornare in Commissione a bocca asciutta oppure uscire con un altro passo avanti. Sappiatelo: il Partito Democratico continuerà la sua battaglia per i macchinisti, per «quota 96», per le ricongiunzioni e per altri salvaguardati, perché questo problema è un problema sociale del Paese e di tutti e noi continueremo a batterci con orgoglio, a testa alta e contro le falsificazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, non ho problemi a riconoscere le coerenze e non ho problemi anche ad ammirare l'orgoglio. Però, vede, presidente Damiano, purtroppo non siamo tutti uguali di fronte a questo guaio. Non siamo tutti uguali, perché si può avere orgoglio per riparare un errore, ma non si può dimenticare quando l'errore è stato fatto e non si possono dimenticare i 350 mila esodati calcolati per difetto !
  Siamo d'accordo a coprirne anche un pezzo alla volta come Pollicino, ma quando finirà l'espiazione di quest'errore ? Possiamo noi, che non eravamo in quel Parlamento e che non abbiamo votato quella legge sbagliata, dirvi: «vi aiutiamo a riparare l'errore che avete fatto votando quella legge» ?
  È per questo che noi stiamo sostenendo quelle proposte emendative ed è per questo che non abbiamo potuto, nonostante il bel lavoro fatto, accontentarci della mediazione, perché la mediazione, presidente Damiano, l'avete fatta tra di voi, dentro la maggioranza, dentro il Partito Democratico (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle), non l'avete fatta con il Parlamento, che vi aveva seguito per un anno, ma soprattutto non l'avete fatta con gli esodati.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIO AIRAUDO. Alcuni sono salvati e altri restano sommersi. Noi li vogliamo salvare tutti (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, devo dire che io rispetto profondamente le parole del presidente Damiano, il presidente della nostra Commissione Damiano – se non altro per onestà intellettuale –, come ricordava il collega Airaudo poc'anzi, per uno scatto d'orgoglio quasi Pag. 19inaspettato in seno a questo provvedimento, che il presidente stesso ha voluto offrirci.
  Vorrei anche ricordare all'Aula a questo punto e chieder al Sottosegretario Cassano se questa del presidente Damiano è la risposta della maggioranza o è la risposta del Governo rispetto a questo tema (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché evidentemente non siete d'accordo. Abbiamo un Governo silente rispetto a quanto detto e a quanto fatto. Non abbiamo in Aula in questo frangente il Ministro Poletti né addirittura il Primo Ministro Renzi. La piaga degli esodati, dei disoccupati, dei licenziati in Italia è una piaga sociale che viene riconosciuta costituzionalmente.
  Il diritto, presidente Damiano...

  PRESIDENTE. Concluda.

  WALTER RIZZETTO. Concludo brevemente. Il diritto si chiama diritto alla pensione. In questo caso il Partito Democratico e la maggioranza non stanno salvaguardando soltanto 32.100 persone, ma stanno condannando altre 300-400 mila persone alla fame, alla povertà, alla non dignità sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Rizzetto. Ha esaurito il suo tempo.

  WALTER RIZZETTO. Concludo, Presidente. E questa è una macchia che per coloro che hanno firmato, sottoscritto e portato avanti anche in queste ore la scellerata manovra Fornero resterà per tutta la loro vita politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 2.42, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Misuraca, Baroni, Artini, Corda, Distaso.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  473   
   Votanti  472   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato  188    
    Hanno votato no  284.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo ora alla richiesta di sospensione dei lavori. Darò la parola a un oratore a favore e ad uno contro. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, mi sembra del tutto evidente la necessità oggettiva di una sospensione. Nel mio intervento precedente ho addirittura citato il Primo Ministro Renzi e il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Poletti.
  In questo caso, la maggioranza e il Governo non ci stanno dando delle risposte. Sottosegretario Cassano, lei è stato silente, anche se io apprezzo il suo lavoro in Commissione, però in questa sede, nella giornata di ieri e nella giornata di oggi, lei è stato del tutto silente.
  Io penso che, come appena citato dal collega De Lorenzis, ci siano degli articoli del Regolamento che chiedono a gran forza che la discussione parlamentare venga fatta a livello interlocutorio nei confronti della maggioranza e nei confronti soprattutto del Governo.
  Il Governo ci deve dare delle risposte. Ma il Governo non deve dare delle risposte soltanto ai parlamentari della Repubblica, cosa che può essere messa in secondo piano sotto questo punto di vista: il Governo deve dare delle risposte a centinaia di migliaia di persone che sono fuori da questi palazzi e che sono esattamente due Pag. 20anni che soffrono delle pene che non sono assolutamente giuste (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi dichiariamo e assolutamente chiediamo una sospensione, affinché sia presente il Ministro del lavoro Poletti qui in aula e, se non dovesse farcela, chiediamo che il sottosegretario Cassano si informi rispetto a tutti gli emendamenti a cui è stata chiesta la spiegazione del Governo e che evidentemente ce li spieghi, perché la spiegazione della maggioranza appena fatta non ci soddisfa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. La deputata Di Salvo parla contro ? Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Sì signora Presidente, io parlo contro la richiesta di sospensione per le stesse ragioni che sono state dette prima da altri e cioè: è chiara la scelta che è stata fatta. È stata detta al comitato degli esodati, è stata detta in Commissione, è stata detta in quest'aula. Quindi il punto non è se noi la condividiamo o no. Io penso che bisognava fare un'altra cosa e che il tema degli esodati andava risolto diversamente. Ma far finta che non sia chiara la decisione è veramente sbagliato.
  La decisione è chiara e cioè il Governo ha detto che sposta la soluzione del problema nella legge di stabilità. Io non sono d'accordo, volevo che si facesse adesso, ma è chiara la scelta che è stata fatta. Allora il punto è se in questo Parlamento, al di là della tattica parlamentare, c’è una condivisione di un punto, e cioè il testo della Commissione come riferimento da proporre al Governo per la soluzione. Vedo e osservo che questo testo unico della Commissione, che in Commissione non era molto amato, oggi raccoglie moltissimi entusiasmi. Bene, allora prendo atto che ci sono moltissimi entusiasmi: facciamo di questo la forza per proporre ed imporre al Governo che questo sia il riferimento.
  Chiedere oggi una cosa che è già stata detta mi pare non un elemento di tattica parlamentare, ma è semplicemente guerriglia, diciamo così, piuttosto che assunzione di responsabilità (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di sospendere la seduta per un'ora.
  Dichiaro aperta la votazione.
  Gandolfi, Abrignani, Di Battista, Dellai, Schullian, Nicchi ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  (È respinta).

  La Camera respinge per 107 voti di differenza.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Cera 2.106, su cui vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, di Commissione, Governo, del relatore di minoranza ed anche della V Commissione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cera. Ne ha facoltà.

  ANGELO CERA. Signor Presidente, è la strana storia di noi parlamentari appartenenti a gruppi minori: partecipiamo ad una maggioranza intesi come miseri orpelli e intesi poi dalle minoranze come appartenenti ad una maggioranza. Per cui, ecco spiegato il voto dei due relatori. Voglio ribadire che «quota 96» non appartiene come bandiera ad una consorteria politica che vuole metterci sopra il cappello, ma a tutti coloro che fin dall'approvazione della legge Fornero denunciarono l'abnormità e l'abuso del provvedimento. La Fornero anticipò la finestra di uscita al 30 dicembre 2011. Voglio ribadire che «quota 96» nasce perché nell'agosto-settembre 2011 ci furono operatori della scuola che fecero domanda di pensione usufruendo della finestra scolastica 2012 con le leggi vigenti. E molti, con la certezza di stare nella legge e di avere lavorato una vita, si impegnarono in maniera irreversibile, addirittura la futura buonuscita. E molti, signor Presidente, addirittura compirono 60 anni di età e addirittura i quarant'anni di servizio nel periodo Pag. 21che va dal 1o gennaio al 30 agosto 2012, addirittura abbondantemente oltre quota 100. Altro che quota 96 ! Alcuni, per gli impegni assunti, proprio perché c'era una previsione certa di uscita, furono costretti a scegliere la via del contributivo. Il sistema contributivo a cui sono stati spinti dallo Stato nemico ha messo oggi coloro che lo hanno scelto come stato di necessità a trovarsi sulla soglia della povertà. Gente che percepisce dopo quarant'anni di servizio e 60 anni di età nel mondo della scuola poco più di 1.000 euro di pensione. Ed ecco perché, come ribadisco a chi deve ascoltare, «quota 96» deve prendere per intero tutti coloro i quali a diritto avevano richiesto di andare in pensione sin dal 2011 e non può essere gioco solo per mettersi una bandierina ed una medaglietta verso coloro che ne hanno fatto un servizio quotidiano di scritto. È la legge che deve essere in questo momento rispettata e «quota 96» deve essere presa per intero e riportati gli effetti all'indietro, riprendendo anche il concetto di contributivo che molti per necessità sono stati costretti a prendere. Ed ecco perché, Presidente, mi perdoni, ritenendo che «quota 96» vada valutata contestualmente a tutto, io ritiro l'emendamento.

  PRESIDENTE. D'accordo, ritira l'emendamento. Avevo una richiesta di intervento della deputata Marzano, ma questo emendamento evidentemente è decaduto. Dunque, andiamo avanti. Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 2.46, su cui la Commissione e il Governo hanno formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario, mentre il relatore di minoranza ha espresso parere favorevole.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, se ne è parlato molto in discussione sulle linee generali ieri e torna costantemente negli interventi sugli emendamenti di questa mattina ed è la nota vicenda appunto di «quota 96». Questo nostro emendamento punta a risolvere la questione «quota 96» assicurando come copertura la riduzione dei benefici fiscali ed eliminando, invece, la copertura del Governo a carico del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione che mette a rischio i fondi per la cassa integrazione in deroga.
  E quindi sottoporrebbe i lavoratori e le lavoratrici addirittura all'ulteriore beffa dei licenziamenti, atteso che le risorse stanziate per il 2014 sono già state impegnate e, quindi, le stesse regioni sarebbero in difficoltà.
  Non racconterò che cosa è Quota 96, ormai è noto a tutte e tutti in quest'Aula, anche perché non è più l'ora dei racconti, questo invece è il momento delle decisioni, è il momento delle scelte. Questi lavoratori e queste lavoratrici non possono aspettare i tempi della legge di stabilità, devono poter andare in pensione il 1o settembre 2014 e, ahimè, non c’è neanche spazio – noi temiamo – nel decreto-legge n. 90 del 2014 sulla pubblica amministrazione, perché bisogna dire con grande chiarezza – e questo bisogna raccontarlo ai lavoratori e alle lavoratrici – che stiamo, diciamo così, in opposizione al criterio di emendabilità dei decreti-legge. Questo è un decreto corposo ed eterogeneo. Già in questo provvedimento «quota 96» non ha trovato spazio, per questa ragione avete dichiarato inammissibile in Commissione il nostro emendamento. Noi non vorremmo trovarci nuovamente in questa situazione quando, all'interno del decreto-legge n. 90 del 2014, che in questo momento non contempla la questione «quota 96», dichiarerete inammissibile per estraneità di materia lo stesso emendamento, ma soprattutto non vorremmo sottoporre i lavoratori e le lavoratrici alla beffa di una Corte costituzionale che, interrogata nel merito, dovrà dichiarare l'incostituzionalità.
  Noi abbiamo, in questo caso, tutto: abbiamo il consenso di tutte le forze parlamentari, che in questi mesi si sono dichiarate disponibili a sanare quanto prima questa vicenda; abbiamo le coperture, perché, come è stato più volte ricordato, Pag. 22l'ufficio statistico dell'INPS ha certificato che in un decennio i risparmi dall'attuazione della Fornero saranno di 80-90 miliardi di euro; abbiamo anche la definizione della platea, grazie alla certificazione telematica che abbiamo lanciato a novembre grazie all'impegno della Commissione lavoro, che ha finalmente posto fine al rimpallo tra MIUR e INPS sulle cifre e che ci ha raccontato che questa platea vede i lavoratori e le lavoratrici in un numero addirittura inferiore alle 4 mila unità. Abbiamo veramente tutto, ci manca soltanto la volontà politica piena di quest'Aula di riuscire finalmente a dare una speranza a questi lavoratori e a queste lavoratrici che continuano, stanchi, da anni, a battersi per questa questione. Abbiamo tutte e tutti la responsabilità di non continuare ad illudere questi lavoratori e queste lavoratrici.
  Il Governo ha fatto una scelta di totale disinteresse e di totale afasia rispetto a quella che è stata, invece, una fatica lunghissima di un anno della Commissione. Io credo che ci sia finalmente l'occasione di porre fine ad una vicenda assolutamente assurda e paradossale (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ovviamente noi annunciamo il voto favorevole, come da mio parere, su questo emendamento. Colgo l'occasione, però, perché anche in questo emendamento il problema sono le coperture. E non possiamo accettare una giustificazione non data dal Governo, ma data dal presidente Damiano: i provvedimenti in materia di organizzazione della pubblica amministrazione e questo sono differenti. Cento euro, mi scusi la semplificazione, sono sempre 100 euro. Non è che su un provvedimento una copertura vale e su un altro no: se la quantificazione è quella, vale dappertutto. Quindi, prego la maggioranza di trovare una giustificazione più credibile perché questa è assolutamente inconsistente.
  In secondo luogo, vorrei rispondere al presidente Damiano, quando dice che il Partito Democratico continuerà la propria battaglia. Ricordo al presidente Damiano che il Partito Democratico continua la propria battaglia contro il proprio Governo: siete al Governo, se non ve ne siete accorti, non all'opposizione !
  Non si può pensare di fare propaganda vera, in quest'Aula quando si hanno in mano le chiavi del Paese, con il Presidente del Consiglio e il Ministro del lavoro. Ed in quest'Aula che qualcuno ci venga a dire che la battaglia proseguirà sembra assolutamente una presa in giro. Basta dire ai propri colleghi di partito che la norma si deve approvare: e parlo di norma che si deve approvare, perché sempre il presidente Damiano ha parlato di mediazione raggiunta con il Governo. Ma il presidente Damiano sa meglio di me che già il testo della Commissione era una mediazione raggiunta con l'opposizione; ma, a quel punto, non si può adesso confondere la mediazione con la resa. È una resa avere eliminato quasi totalmente il testo della Commissione.
  Non possiamo dire e festeggiare perché non 32 mila, ma 8 mila soggetti in più verranno salvaguardati. Gli altri 24 mila non sono una vittoria di oggi: era già previsto che i risparmi delle salvaguardie andassero nel fondo esodati. E che oggi che il Partito Democratico ci venda come grande vittoria che i soldi rimangono per gli esodati è un'ennesima balla. È vero che il Partito Democratico, con il Governo del Partito Democratico, aveva cercato di fregare 35 milioni dal fondo esodati, ma è altrettanto vero che un emendamento della Lega Nord lo ha impedito.
  Ma, allora, quest'oggi cosa stiamo dicendo ? Stiamo dicendo come opposizione semplicemente non di fare un'insistenza per tattica parlamentare, come ho sentito dire adesso dal Governo, ma di avere delle risposte e capire se con le coperture che abbiamo individuato e che riteniamo siano sostenibili possiamo andare a coprire nuovi soggetti. Non ci sembra una follia, Pag. 23non ci sembra un accanimento consono delle opposizioni: sembra semplicemente un po’ di buonsenso.
  Per questo chiediamo che il Governo, se stiamo sbagliando e ritiene che le coperture, aumentando i risparmi della spending review non siano consone, ce lo dica: il Governo ci dica che non si possono trovare coperture aumentando risparmi sulla spending review. Ma, ripeto, qui stiamo parlando del futuro e del presente di persone che vivono adesso nella povertà. Governo, per favore, chiami qualcuno al telefono, faccia squillare il telefono del Ministro, si alzi e ci dia una risposta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Presidente, noi voteremo ovviamente a favore di questo emendamento, ma intervengo non tanto per ribadire le ragioni – le hanno dette altri –, non aggiungo nulla, se non una cosa: rimandare alla legge di stabilità la soluzione strutturale del problema è un errore e riguarda una platea di persone. Rimandare la soluzione di «quota 96» non è possibile: vuol dire rimandare per quelle persone la soluzione di un anno, perché per loro, per quelle persone, o si risolve entro il 1o settembre o scatta un anno di differenza.
  Quindi, questa questione degli insegnanti non può essere omologata alle altre situazioni, perché è oggettivamente differente: dire in legge di stabilità per gli altri è un errore, ma ha un senso logico, anche se è sbagliato, dirlo per gli insegnanti vuol dire fare una cosa che non si dice.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Presidente, io credo che le richieste e le esortazioni che si sono succedute anche nel corso del dibattito su questo emendamento nei confronti del Governo siano state di natura sbagliata, perché rivolte alla ricerca di una posizione del Governo sul tema di cui si tratta.
  Io credo che la domanda debba essere un'altra e per porla mi rifaccio ad un ipotetico caso di scuola, ancorché, per quanto mi riguarda, aberrante e contro natura. E il caso di scuola è questo. Se io fossi stato un iscritto al Partito comunista italiano, così determinato e appassionato da divenire nel corso della mia carriera, prima, assessore comunale della mia città e, poi, presidente provinciale del mio partito; e, poi, un giorno, improvvisamente, fossi stato chiamato dal Presidente del Consiglio, segretario dell'evoluzione del mio partito, all'alto ruolo di Ministro del lavoro della Repubblica, e mi fossi trovato di fronte al tema di trovare una risposta alla legittima esigenza di giustizia sociale di centinaia di migliaia di famiglie, che hanno accettato una convenzione e un accordo con il loro datore di lavoro per chiudere anticipatamente la loro carriera, nella certezza e nella convinzione che le regole che lo Stato si era dato avrebbero determinato la possibilità di conseguire una pensione; e solo dopo, lo Stato, a giochi fatti, avesse detto loro: guarda che ho scherzato, perché da oggi le regole, con effetto retroattivo, sono diverse e, quindi, tu oggi non hai più il lavoro, perché hai contrattato con il tuo datore di lavoro di uscirtene anzitempo, ma la pensione a cui avevi diritto con le regole che valevano fino a ieri mattina, oggi, non valgono più, perché, io Stato, dico che le regole che ho cambiato oggi non valgono più da ieri; beh, se io avessi avuto fior di curriculum della sinistra appassionata ai temi sociali, avrei considerato questo come mio primo, principale dovere.
  E, allora, la domanda che noi dobbiamo porre al Governo non è che tipo di risposta ci deve dare su questo o su quell'emendamento. Il tipo di domanda su cui il Parlamento deve pretendere una risposta è: oggi, 3 luglio 2014, alle 11,25 del mattino, che cosa caspita ha di più importante per il suo ruolo da fare l'attuale presidente nazionale della Lega delle cooperative ?

Pag. 24

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Presidente, mi permetto di insistere, mi rivolgo a tutti i gruppi, e in particolar modo ai gruppi della maggioranza: facciamo qualcosa di utile in quest'Aula. Se serve, accantoniamo questo emendamento ! Abbiamo un numero certo e certificato di persone, abbiamo delle risorse quantificate, conosciute nell'arco di un tempo lungo, sono risorse limitate. Possiamo almeno risolvere un problema in più rispetto a quello che il Governo immaginava di risolvere. Questo Parlamento può aiutare quei cittadini, e in qualche modo il Governo può riconoscere il lavoro di questo Parlamento. Almeno il tema di «quota 96» venga risolto, senza rinviarlo un'ennesima volta ad un rischio ulteriore. Non cambieremo i nostri giudizi, ma risolveremo un problema che possiamo e sappiamo risolvere: non come gli esodati, dove l'INPS non ci dà i dati nonostante ostinatamente tutti li chiediamo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Presidente, le confesso che se fossi un esodato e avessi la possibilità di ascoltare il dibattito in corso e le risposte del Governo, molto probabilmente la decisione sarebbe che non andrei mai più a votare. Dico questo in maniera incredibile, perché questo non è un problema nuovo, quello degli esodati: è un problema che inizia perlomeno a discutere questa legislatura. Ed è un problema che avrebbe meritato intanto un altro tipo di risposta da parte del Governo: non solo quella delle coperture, ma una risposta molto più complessa sul problema previdenziale, perché continua a rimanere un problema vero del Paese, non solo in riferimento agli esodati.
  E poi in riferimento al dibattito: io c'ero quando si è votata la Fornero, non c'ero, è colpa di quello, è colpa di questo, eccetera, tutte queste cose; anch'io potrei dire la stessa cosa. Ma noi riteniamo di aver dato un contributo da parte di Forza Italia nelle Commissioni, e riteniamo pure che il Governo avrebbe avuto il sacrosanto dovere di venire ad illustrare un progetto complessivo sul problema del sistema previdenziale del nostro Paese, perché non c’è solo questo problema degli esodati.
  Sta di fatto, Presidente, che indipendentemente dal merito specifico di questo provvedimento, nel nostro Paese la situazione previdenziale non è nuova: è un problema abbastanza antico, di qualche anno fa. Una delle considerazioni molto acute e più celebri di Aldo Moro, per esempio, fu quella che in un'occasione disse, da Presidente del Consiglio, che il nostro Paese era l'unico Paese in cui si poteva andare in pensione indipendentemente dall'età che il soggetto aveva.
  Dico questo perché si inizia a ragionare a partire dal 1992, perché nel 1992, anno in cui ci fu il Governo Amato, molti certamente ricorderanno la megamanovra finanziaria che ci fu di 93 mila miliardi, il prelievo forzoso in quel famoso 19 agosto del 1992 e quant'altro, pochi ricordano che in Europa poi ci siamo andati e che il Paese invece ha costruito i vent'anni successivi su un'altra riforma che Amato e quel Governo fecero e che fu la legge n. 421 del 1992, la legge delega che impose al Parlamento di riformare il sistema della sanità, il sistema previdenziale, il sistema territoriale e il sistema del pubblico impiego. Da quel momento, con la riforma Dini del 1995, scomparirono le pensioni baby.
  Dopo quell'evento c’è stato solo un continuo intervento da parte del Parlamento sempre in merito a cose fuori luogo, appropriate o meno appropriate, cioè smontando di fatto e creando un disordine incredibile che si è concluso con un disastro totale, che è stato quello della riforma Fornero anche se è stata fatta non per una situazione di riordino previdenziale ma esclusivamente per problemi di cassa e quant'altro.
  Ora, la risposta del Governo che noi avremmo voluto avere non era solo su un Pag. 25progetto complessivo di come si doveva andare a risolvere questo problema degli esodati solo con riferimento alle coperture, qualche risposta più precisa e più pertinente in riferimento a quello che si andava a prevedere per la legge di stabilità, ma anche su che cosa intende fare. Ci sono di tanto in tanto per esempio delle affermazioni, da parte di chi sta al Governo, che forse si pensa ancora di aumentare l'età pensionabile. È così ? Noi come Parlamento avremmo dovuto discutere in occasione di questo provvedimento di ciò: sulla situazione della «quota 96» per la scuola e quant'altro c’è una risoluzione con l'assenso del Governo che è stata approvata all'unanimità anche dalla Commissione bilancio che ha determinato delle scelte. Noi su questo avremmo voluto avere delle risposte precise, cosa che invece noi continuiamo a non avere.
  Ecco perché io ho fatto questo intervento solo ed esclusivamente richiamando quelle che sono le responsabilità generali complessive su un problema molto complesso, ma anche in riferimento a questo. È chiaro che noi voteremo a favore sia del provvedimento, di questo emendamento e anche nel provvedimento. Meglio feriti che morti. Ma l'impegno del Governo dovrebbe essere un po’ più completo e non solo limitato a questo, ma a tutto il problema della situazione previdenziale per quello che sarà possibile nei prossimi anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  RENATA POLVERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Presidente, solo per sostenere quanto già stato annunciato dal collega Airaudo, di accantonare questo emendamento. Come tutti, ormai, sappiamo in questa Aula si tratta di una situazione diversa da quella del problema, ancora più grave, degli esodati, ma che ha una coincidenza di date che rischia appunto di vanificare il lavoro, se eventualmente qualcuno del Governo è al lavoro su questa questione.
  Io credo che parliamo di 4 mila persone, che non solo hanno diritto, perché hanno maturato i requisiti, ad andare in pensione, ma addirittura aprirebbero le porte a 4 mila nuovi insegnanti nelle scuole, che io credo, in un momento come questo, dove dal Presidente del Consiglio si sente parlare di attenzione appunto al tema delle scuole, può essere un messaggio assolutamente positivo.
  Quindi insisto di prendere in seria considerazione l'accantonamento per vedere se almeno su questa soluzione dei «quota 96» possiamo trovare appunto un punto di incontro.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, noi del 5 Stelle ci associamo alla richiesta di accantonamento rispetto a questo emendamento. È del tutto evidente anche in questo caso, soprattutto in questo emendamento, che «quota 96» – è tra l'altro, quella dei macchinisti delle ferrovie dello Stato – non sono degli esodati.
  Sono da considerarsi un errore burocratico e quindi se, come il Partito Democratico prima ci ha ricordato, si trovano, tutti i giorni e tutte le notti, dopo il 2012, a volersi prodigare per poter andare a bonificare la situazione creatasi a seguito della manovra Fornero, io penso che da due anni a questa parte su «quota 96» sia giustificata una risposta verso questi quattromila lavoratori. Mi sembra che le coperture non siano un qualcosa di così irraggiungibile. In Commissione lavoro molto spesso i colleghi del Partito Democratico si sono dimostrati propedeutici alla soluzione per «quota 96», quindi anche noi chiediamo con grande forza l'accantonamento, ed evidentemente insomma anche un ragionamento ulteriore rispetto a questa categoria che, ricordo per l'ennesima volta, non essere esodati.

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boccia, presidente della Commissione bilancio. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo per provare a dare un contributo costruttivo a questa discussione sulla vicenda cosiddetta quota 96, anticipando subito che sono d'accordo con il collega Rizzetto quando parla di errore burocratico, però penso che, come richiamato anche da Airaudo, da Palese e dagli altri colleghi dei gruppi di minoranza che sono intervenuti, l'obiettivo dell'Aula è risolverlo questo problema. Penso che sia stato già dimostrato nei dibattiti avvenuti nelle Commissioni e in una risoluzione fatta in Commissione bilancio, approvata all'unanimità, a prima firma Saltamartini, che di fatto portava tutti i gruppi parlamentari sulla posizione connessa all'approvazione della proposta di legge Ghizzoni, che colmava proprio quell'errore burocratico a cui faceva riferimento l'onorevole Rizzetto.
  Ora, se vogliamo risolvere questo problema, che è un errore grave commesso nell'ambito di quella riforma molto più ampia e organica (sulla quale io non vorrei tornare perché è evidente che quest'Aula si divide), quella riforma che aveva quelle caratteristiche oggi può essere affrontata con un intervento mirato e noi l'intervento mirato non possiamo farlo. Siccome è un errore e quell'errore fa riferimento ad una casistica che tutti conosciamo, è necessario consentire a quelle persone che ne avevano il diritto ad andare in pensione entro la fine dell'anno scolastico; altrimenti anche il Parlamento farebbe lo stesso errore che è stato fatto dei tecnici, cioè di considerare che la scuola termina l'anno scolastico il 31 dicembre e non alla fine dell'anno scolastico, quindi a settembre.
  Ora, se questo è, va da sé che il provvedimento necessario che stiamo approvando sulle modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico, riguarda tutti gli altri tranne coloro che vanno in pensione a settembre.
  Sappiamo tutti che questo provvedimento non vedrà la luce al Senato entro i termini necessari a noi per consentire a chi lavora nella scuola di andare in pensione. Quindi, se non è una bandierina – io non penso che sia una bandierina, perché abbiamo lavorato insieme nelle varie Commissioni per provare a risolvere questo problema – io assumo l'impegno, da presidente della Commissione bilancio e a nome dei miei colleghi, a nome del presidente Damiano, della collega Ghizzoni (penso di poterlo dire a nome di tutti coloro che hanno sostenuto e votato all'unanimità la risoluzione Saltamartini), di presentare un emendamento che è già coperto, perché è oggetto di un confronto interno – ovviamente alla Camera con il servizio bilancio della Camera, e mi auguro che il Governo dia il via libera – ma che noi abbiamo la necessità di attaccare ad un decreto-legge. Abbiamo la necessità di consentire a queste persone di andare in pensione entro agosto e ai 4 mila giovani di entrare in servizio a settembre. Il provvedimento che stiamo discutendo oggi non ci consente di avere queste certezze.
  Non è una questione di coperture, sulle quali potrei soffermarmi e potrei entrare nel merito dicendo che probabilmente non sono coerenti. Avete la mia garanzia che l'emendamento collettivo – poi decideremo chi dovrà firmarlo, non è un problema, ci mettiamo tutta l'Aula su questo emendamento – dovrà essere proposto e approvato sul prossimo decreto, io penso su quello che ha a che fare con la riforma della pubblica amministrazione.
  Se c’è l'unanimità dei gruppi questo si può fare, se c’è la disponibilità del Governo, questo si può fare; le coperture io garantisco che ci sono per i quattromila, in deroga e con tempi certi e diamo 15 giorni all'INPS per rispondere rispetto alle richieste di domande che arriveranno.
  Poi va da sé che quel modello e quella deroga dovranno essere oggetto di una riflessione profonda da fare durante la prossima legge di stabilità perché non ci sfugge che ci sono altri casi, ma non possono essere ogni volta affrontati a colpi Pag. 27di emendamenti in provvedimenti che hanno una loro logica, ma che servono ad affrontare il sistema esattamente come lo stiamo affrontando per questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Gentile Presidente, vorrei rispondere per suo tramite al presidente Boccia. Non è mai la volta buona. Abbiamo discusso un progetto di legge che è stato bloccato dalla Ragioneria, poi abbiamo approvato una mozione in Commissione lavoro e in Commissione bilancio e anche quella non è stata la volta buona, poi l'abbiamo inserito nel DEF e neanche quella è stata la volta buona; poi il presidente Boccia ha annunciato che ci sarebbe stato un emendamento al decreto Irpef e anche quella non è stata la volta buona; oggi abbiamo un emendamento che può essere approvato e può essere la volta buona. Ma il presidente Boccia ci dice che anche questa volta non possiamo farlo, dobbiamo rinviare ad un altro decreto, quello sulla pubblica amministrazione, un decreto controverso perché composito e, quindi, ha un problema di emendabilità rispetto ad argomenti che non sono pertinenti alla materia che verrà discussa.
  Allora, io chiedo al presidente Boccia e alla maggioranza, visto che è sensibile a questo tema, di votare oggi questo emendamento. Se questo non è possibile, chiedo al Governo, chiediamo al Governo di fare un decreto ad hoc di un articolo perché noi non possiamo esporre i lavoratori che saranno beneficiari di questo provvedimento al rischio di incostituzionalità di una misura che sarà inserita in un decreto così composito.
  Quindi, noi chiediamo un decreto ad hoc se non volete votare questo emendamento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Presidente, io capisco che questo sia il Governo delle parole a vanvera e delle parole senza senso, però francamente quanto detto dal presidente Boccia è qualcosa di indecente. Il presidente Boccia sta dicendo che oggi siamo in ritardo, però tra due o tre settimane non siamo in ritardo ? Ci sta promettendo un'ulteriore deroga, un'ulteriore presa in giro quando si può votare oggi quello che, presidente Boccia, forse potremmo fare successivamente ?
  Io francamente credo che i «quota 96» non meritano più di essere presi in giro. Si voti adesso l'emendamento – c’è stato tempo di lavorare fino ad oggi su questo provvedimento – e non si rimandi ulteriormente una conseguenza della vergognosa riforma, manovra Fornero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Ghizzoni. Ne ha facoltà.

  MANUELA GHIZZONI. Presidente, io credo che siano poche le persone che hanno seguito questa vicenda come la sottoscritta; non mi piace autocitarmi ma è così, perché da due anni seguo questa vicenda.
  Ha ragione l'onorevole Vacca: questi lavoratori non vanno presi in giro, ma attenzione anche alle parole: se noi approvassimo oggi questo emendamento dentro questo provvedimento, i lavoratori non andrebbero in pensione il 1o settembre. Dobbiamo essere chiari (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Noi insieme, insieme, tutti coloro i quali hanno dimostrato attenzione a questo problema, dobbiamo trovare la forza e la ragionevolezza, anche con il Governo, di inserirlo nel «decreto Madia», di approvarlo quindi in tempi certi e mandare queste persone in pensione il 1o settembre 2014. Firmiamo questo emendamento tutti, costringiamo il Governo a darci una risposta favorevole dopo due anni, ma chiudiamo con decenza questa vicenda. Davvero, facciamolo nel prossimo «decreto Madia»: gli emendamenti scadono la prossima settimana. Questo è non prendere Pag. 28in giro questi lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Palazzotto. Ne ha facoltà.

  ERASMO PALAZZOTTO. Grazie, Presidente. Io non riesco veramente a capire come una discussione di questo tipo possa avvenire con tranquillità in quest'Aula mentre questi lavoratori, come veniva ora ricordato, da due anni aspettano continui provvedimenti che vengono rimandati. Noi oggi diciamo che in questo modo loro non possono andare in pensione il 1o settembre. Li inseriamo nel «decreto Madia», che non sappiamo se avrà una possibilità, se non verrà impugnato come incostituzionale, e continuiamo a prendere tempo.
  Allora oggi il Governo, che continua a stare muto in quest'Aula e che dovrebbe essere il primo garante di questo provvedimento, almeno ci dica se ha la disponibilità ad adottare un decreto ad hoc e questo problema viene risolto in due minuti. Basta un nuovo decreto che quest'Aula e l'Aula del Senato possono convertire.

  PRESIDENTE. Prima ho recepito due richieste di accantonamento, da parte della deputata Polverini e del deputato Rizzetto.
  Dunque, vorrei avere un parere da parte della relatrice su questo punto, sull'accantonamento di questo emendamento. Prego, onorevole Gnecchi.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, ovviamente credo che gli interventi che ci sono stati lo abbiamo dimostrato così come l'intervento di Boccia che ci ha visto come Commissioni riunite sulla risoluzione: noi siamo veramente tutti convinti di trovare la strada più veloce. Quindi, la nostra richiesta sarebbe il ritiro più che l'accantonamento, anche se comunque è ovvio che accantonare non vuole dire approvare e, quindi, il ritiro può essere fatto anche dopo l'accantonamento. Però, la nostra richiesta è il ritiro perché siamo assolutamente convinti che il decreto sulla pubblica amministrazione verrà approvato e praticamente diventerà legge entro ferragosto, perché la scadenza è il 24 agosto, e quindi permetterà realmente agli insegnanti di andare in pensione per l'anno scolastico 2014-2015.
  Questa nostra proposta di legge, visto l'ingolfamento – lo dico tra virgolette – del Senato, essendo una normale proposta di legge che poi va in Senato, è possibile, per non dire certo, che passi dopo la conversione in legge dei decreti-legge attualmente in scadenza in agosto. Questa nostra proposta di legge può diventare legge realmente in settembre, quindi ad anno scolastico iniziato.

  PRESIDENTE. Qual è il parere sull'accantonamento dell'emendamento da parte del relatore di minoranza, deputato Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Presidente, per quanto ci riguarda, se può portare a un cambio di parere da parte anche della relatrice di maggioranza e del Governo, noi siamo favorevoli all'accantonamento e spiego il perché. Giustificare con «dobbiamo mettere la norma in un decreto perché se passasse in questa proposta di legge non ci sarebbe tempo» è una tesi che non sta in piedi. Io ricordo che gli ordini del giorno al Senato, esattamente come alla Camera, vengono presentati dai gruppi parlamentari. Voi avete la maggioranza al Senato; basta che lo calendarizziate in tempi rapidi e noi diamo la disponibilità, come gruppo di opposizione anche al Senato – e mi impegno di chiederlo ai colleghi – di procedere con l'iter nel più rapido tempo possibile. Così non ci sarebbe alcun tipo di problema ed eviteremmo anche il rischio, il serio rischio, che l'emendamento sia inammissibile, perché già adesso in quel decreto omnibus, più volte richiamato dal Presidente della Repubblica come incostituzionale, c’è il rischio che saltino molti temi.
  In questo caso, se noi velocizziamo i tempi, sappiamo che non c’è un rischio di Pag. 29errore, diciamo, all'interno della norma, mentre nel decreto c’è. Dunque, in questo caso noi avremmo due vantaggi: che la norma sarebbe coerente, perché tratta una delle correzioni alla «riforma Fornero»; in secondo luogo, avremmo la certezza dei tempi, perché anche i gruppi di opposizione sarebbero favorevoli a velocizzarne l'iter. Sono convinto che, sentendo le dichiarazioni del presidente Boccia, dell'onorevole Ghizzoni e della relatrice per la maggioranza, Gnecchi, anche la maggioranza è disponibile a velocizzare al massimo l'iter all'interno del Senato.
  Vista questa disponibilità da parte dell'opposizione, sono convinto che ogni scusa sui tempi, che ho sentito quest'oggi da parte della maggioranza, viene meno. Dunque, se vogliamo accantonarlo, accantoniamolo, il Governo dia il suo parere favorevole e finalmente risolviamo questa annosa questione.

  PRESIDENTE. A questo punto, dopo che i relatori si sono espressi, chiedo alla deputata Polverini e al deputato Rizzetto se insistano per l'accantonamento.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, io insisterei e soprattutto, anche in questo caso, se il Governo volesse in qualche modo darci qualche rassicurazione, gliene saremmo grati.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Rizzetto insiste per l'accantonamento.
  Adesso darò la parola ad un oratore a favore e ad un oratore contro la proposta di accantonamento.
  Ha chiesto di parlare a favore il deputato Palese. Ne ha facoltà.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io ho chiesto la parola per fare l'intervento a favore della richiesta di sospensione, perché continuiamo ad avere il silenzio...

  PRESIDENTE. Di accantonamento vuole dire ?

  ROCCO PALESE. Sì, di accantonamento. Continuiamo ad avere il silenzio assoluto da parte del Governo. Il presidente Boccia è stato molto chiaro quando ha esposto al Parlamento che c’è una risoluzione approvata all'unanimità da parte (Commenti dei deputati del gruppo Lega)... Sì tanto, guardate, se il sottosegretario ascolta o non ascolta, è molto più importante quello che deve sentire il Presidente.

  PRESIDENTE. Colleghi, fate parlare il deputato Palese.

  ROCCO PALESE. Il Presidente Boccia ha illustrato al Parlamento un provvedimento molto importante, assunto all'unanimità da parte della Commissione bilancio, peraltro non in un'unica seduta, ma in diverse sedute, dopo che c’è stato uno studio da parte dell'ufficio bilancio della Commissione, da parte della Ragioneria generale dello Stato, dell'INPS e quant'altro e del Governo.
  Adesso ci dice, al di là del problema temporale dell'entrata in vigore o meno rispetto al decreto, che potrebbe essere agganciato al decreto della pubblica amministrazione, che noi siamo tutti favorevoli, cioè che c’è la copertura e quant'altro e che occorrerebbe sentire l'avviso del Governo su questo.
  Ora noi, in assenza del pronunciamento del Governo siamo per l'accantonamento, ma se il Governo dà l'assenso a quest'ultimo passo rispetto a quanto è stato già istruito in Commissione bilancio con la copertura, come il presidente della Commissione bilancio, quindi non uno qualsiasi, ha reso noto qui in quest'Aula, noi ritiriamo la richiesta di accantonamento. Se invece il Governo continua ad essere silente su questo punto specifico, è chiaro che noi manteniamo la richiesta.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro il deputato Rosato. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, io credo che il dibattito su questo punto specifico sia stato molto chiaro. È intervenuto Pag. 30il presidente Boccia e ha spiegato quali sono le volontà del Partito Democratico e della maggioranza rispetto alla soluzione di questo problema, un problema che è nato perché è stato sollevato in tutte le sedi dal Partito Democratico, con la volontà di risolverlo nella consapevolezza della questione di cui stiamo trattando.
  Lo ha detto la collega Ghizzoni con chiarezza. Io penso che l'accantonamento non sia funzionale, perché non è funzionale l'approvazione dell'emendamento in questa sede, come è stato ben spiegato prima, perché in questa sede l'approvazione dell'emendamento non consente l'entrata in vigore con l'urgenza che richiede questa vicenda, che ha una scadenza a settembre. Il secondo aspetto è perché la copertura tecnica di questo emendamento può essere risolta non tra tre ore, ma può essere risolta nell'ambito dell'esame del decreto sulla pubblica amministrazione.
  Quindi, credo che l'accantonamento sia inutile e che bisogna ritirare questo emendamento. Se questo emendamento non verrà ritirato, perché si vuole strumentalmente portarlo in Aula, facendo votare una cosa su cui invece c’è un impegno unanime del Parlamento a risolverla, se c’è questa volontà di portare strumentalmente al voto questo emendamento, bisogna non consentire l'accantonamento e chiedere anche un intervento al Governo, affinché si esprima con chiarezza nella dimensione che il percorso tracciato dal presidente Boccia sia il percorso che anche il Governo condivide.
  Quindi, noi siamo perché il Governo si esprima adesso e nel senso di non procedere all'accantonamento, ma continuare il provvedimento nell'ambito del programma che ci siamo dati.

  PRESIDENTE. Anche su quest'ultima sollecitazione, chiedo al sottosegretario Cassano se intenda esprimersi su questo punto dell'accantonamento.

  MASSIMO CASSANO, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, intanto ringrazio tutti i colleghi che sono intervenuti, ma chiediamo, come Governo, il ritiro di questo emendamento, con l'impegno, così com’è stato detto dal presidente Boccia, di approvare l'emendamento nel decreto della pubblica amministrazione.

  PRESIDENTE. A questo punto, votiamo l'accantonamento, senza registrazione di nomi, chiaramente.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Deputato Rizzetto, che c’è ? Siamo in fase di votazione.

  WALTER RIZZETTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Che cosa c’è ? Non capisco. Mi dica, non ho capito.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, chiedo di intervenire. Il Governo è intervenuto, e quindi si riaprono i tempi della discussione, evidentemente.

  PRESIDENTE. No, siamo in fase di votazione. Dobbiamo votare l'accantonamento.

  WALTER RIZZETTO. Non ha aperto la votazione, Presidente.

  PRESIDENTE. Dopo che il Governo si è pronunciato, ora votiamo l'accantonamento.

  WALTER RIZZETTO. Io ho alzato la mano, però, Presidente.

  PRESIDENTE. Ma lei vuole fare un intervento sull'accantonamento ? Lei si è già pronunciato su questo.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, mi permetta, umilmente, il Governo è intervenuto; quindi, si riaprono, evidentemente, i tempi della discussione.

Pag. 31

  PRESIDENTE. Ma non vi erano dichiarazioni di voto sull'accantonamento: sono intervenuti un deputato a favore e uno contro, come si fa quando si va in votazione in questi casi. Questo è il Regolamento, deputato Rizzetto, mi dispiace.
  Passiamo ai voti.
  Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di accantonamento dell'emendamento Placido 2.46.
  (È respinta).

  La Camera respinge per 155 voti di differenza.

  Passiamo quindi al voto dell'emendamento Placido 2.46.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 2.46.
  Dichiaro aperta la votazione... Scusate, un secondo, non avevo visto, non mi avevano detto che c’è il deputato Della Valle che chiede di intervenire. Revoco l'indizione della votazione. Prego, deputato Della Valle.

  IVAN DELLA VALLE. Signor Presidente, abbiamo assistito a un dibattito veramente imbarazzante. Il partito di maggioranza di questo Governo, avendo l'opposizione che si esprime favorevolmente a far passare in tempi veloci e ad avere un appoggio unico su questo emendamento, si dice non in grado di far passare in tempi celeri questo provvedimento al Senato. E cosa fa ? Dice, promette di inserirlo, invece, nel decreto sulla pubblica amministrazione, che non sappiamo quando arriverà in Aula, non sappiamo se questo emendamento sarà reso ammissibile, non sappiamo nulla.
  E, quindi, continuano a prendere in giro questi lavoratori, mentre l'opposizione si è espressa per essere unanime al Senato, per velocizzare, per aiutare la maggioranza. Non riusciamo a capire: o questa maggioranza non conta nulla, oppure non riusciamo a capire il motivo per cui non può essere votato questo emendamento in questo provvedimento, avendo la garanzia che l'opposizione al Senato non farà ostruzionismo e farà in modo, facendo passare questo emendamento e quindi aiutando questi lavoratori, che verrà approvato nei tempi per cui questi lavoratori potranno realmente andare in pensione quest'anno. Più che avere la garanzia con diversi interventi da parte dell'opposizione, non riusciamo a capire cosa altro serva. Il presidente della Commissione bilancio ha detto che le coperture ci sono, tutta l'opposizione si è espressa per votare in maniera favorevole questo emendamento. La maggioranza dice che sono due anni che si interessa, ma è un anno che governate e ancora non avete risolto il problema. Ora c’è la possibilità di avere tutto il Parlamento, non solo maggioranza, favorevole con l'impegno anche di favorire al Senato l'approvazione di questo provvedimento e cosa ci sentiamo dire ? Che il Senato è impantanato, che non siete in grado di votarlo nei tempi giusti. Ma allora, la colpa può essere solo riportata a questa maggioranza che non è neanche in grado di far calendarizzare in tempi brevi al Senato un provvedimento e non è in grado di farlo approvare quando ha addirittura l'opposizione che si esprime in maniera favorevole e gli chiede di appoggiare un emendamento all'unanimità sia alla Camera, che al Senato. E anche al Governo, al sottosegretario, diciamo: perché ? Perché non approvarlo ora con l'impegno di tutto il Parlamento e di tutte le forze politiche che anche al Senato verrà approvato in tempi brevi ? Perché inserirlo in un prossimo decreto-legge, che non si sa quando e non si sa il motivo per cui questi lavoratori devono aspettare ancora, mentre in questo caso avrebbero la garanzia e la sicurezza ? Non ci sono problemi di coperture, non ci sono opposizioni di nessun tipo, allora veramente non riusciamo a capire il motivo. Speriamo che questo emendamento vada votato e che la maggioranza si prenda a questo punto la responsabilità di dire che non è vero che sono due anni che cercano di risolvere il problema, perché, nel momento in cui possono farlo, non lo fanno.

Pag. 32

  PRESIDENTE. Concluda.

  IVAN DELLA VALLE. Non è vero che non può essere approvato in tempi brevi, perché le opposizioni hanno dato garanzie che, anche al Senato, sono favorevoli a calendarizzarlo in tempi brevi. Quindi boccia questo emendamento e si prende tutte le responsabilità di non voler risolvere il problema.

  PRESIDENTE. Allora, colleghi, voi sapete bene che, adesso, alle ore 12, è convocato il Parlamento in seduta comune per l'elezione dei giudici della Corte costituzionale e dei componenti del Consiglio superiore della magistratura. Sono le 12, dunque, devo sospendere la nostra seduta per consentire ai tecnici di installare le cabine per non fare aspettare i nostri colleghi senatori. Quindi, il seguito del dibattito è rinviato alla ripresa dei lavori.
  La seduta è sospesa e ci rivediamo appena possibile per l'elezione dei giudici della Corte Costituzionale e dei componenti del Consiglio superiore della magistratura.

  La seduta, sospesa alle 12, è ripresa alle 16,50.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Balduzzi, Baroni, Binetti, Michele Bordo, Boschi, Brunetta, Caparini, Capelli, Antimo Cesaro, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Lello, Epifani, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Fratoianni, Guerra, Lenzi, Leone, Meta, Nizzi, Pisicchio, Portas, Rampelli, Realacci, Sanga, Scalfarotto, Schullian, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Vargiu e Vignali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  I deputati in missione sono complessivamente novantasei, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame dell'articolo 2 – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta sono iniziati gli interventi per dichiarazione di voto sull'emendamento Placido 2.46.
  Avevano chiesto di intervenire i deputati Marcon e Ciprini. Prendo atto che vi rinunciano.
  Ha chiesto di parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, visto l'intervento nella seduta di questa mattina del presidente Boccia, che oltre a reputare persona preparata è anche presidente della V Commissione (Bilancio) ed ha annunciato ufficialmente all'Aula che ha trovato le coperture per «quota 96», la proposta che faccio, da relatore di minoranza, è quella di renderci edotti della copertura che il presidente ha trovato, così da poter riformulare l'emendamento con le coperture individuate dal presidente Boccia...

  PRESIDENTE. Siamo in sede di dichiarazione di voto.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. È una proposta in dichiarazione di voto. Con la proposta del presidente Boccia – che l'ha detto ufficialmente –, confermata dallo stesso Governo, quindi, potremmo votare quest'emendamento senza il parere contrario della V Commissione (Bilancio).

  PRESIDENTE. Aveva anche chiesto di parlare il deputato Sorial. Prendo atto che vi rinuncia.
  Passiamo, dunque, ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pag. 33Placido 2.46, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Allora colleghi siamo in votazione... Leva, Sberna... allora, ci siamo ? Deputato Sberna... Lavagno è riuscito a votare... Crippa... Quartapelle Procopio... allora, deputata Quartapelle, ha votato ? Fregolent, Borghi...ci sono altri colleghi che stanno arrivando... Marazziti, Valente, Rabino... forza colleghi, siamo in votazione... Boccia... Liuzzi... Bene, Palazzotto ha votato... chi altro ? Ci siamo ?
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  342   
   Votanti  340   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  171   
    Hanno votato  104    
    Hanno votato no  236    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Tripiedi 2.48, sul quale la Commissione ha formulato un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, conforme il Governo, parere contrario della V Commissione e parere favorevole del relatore di minoranza.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Tripiedi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE TRIPIEDI. Signor Presidente, questo è l'emendamento che potrebbe dare una soluzione definitiva a quel disastro che ha creato sempre la manovra Fornero. Ricordiamo che c’è stato un errore materiale, proprio ammesso da tutto il Parlamento, per la questione ferrovieri, macchinisti, capitreno e manovratori.
  Cosa succede ? Succede che qua c’è a rischio non solo la vita del macchinista ma anche la sicurezza pubblica. Ricordo che in tutta Europa per i macchinisti la media è di 58 anni perché hanno un'aspettativa di vita di 64 anni. Quindi, di fatto, noi oggi gli stiamo togliendo il diritto alla pensione. Prima il presidente Damiano ha detto che lui è con i macchinisti, con «quota 96», con gli esodati. Adesso facciamo vedere ai macchinisti che veramente il presidente Damiano è con i macchinisti, vediamo se è così.
  Un lavoro usurante, 600 chilometri, 700 chilometri da Roma a Bolzano da soli senza neanche potersi alzare dalla cabina del treno, quindi neanche per poter fare i bisogni. Tratte lunghe, è una roba allucinante ! Questo è un errore formale che tutto il Parlamento ha ammesso. Ricordo che avevano anche un loro fondo che era in attivo, quindi non erano neanche un costo per noi. Grazie alla manovra Fornero hanno rovinato la vita di questi macchinisti, di lavoratori onesti che si vedono rubare la pensione da errori che ha fatto questo Parlamento.
  Allora chiedo al presidente Damiano, all'onorevole Gnecchi, loro che sono stati sempre vicini ai macchinisti a parole: vediamo se con i fatti, se con questo emendamento possiamo risolvere questa situazione drammatica – ripeto – drammatica. Voglio vedere se è proprio come dice il presidente, cioè che è dalla parte dei macchinisti e dei ferrovieri, dei capitreno, di quelle persone che tutto il giorno sono su un treno da una parte all'altra dell'Italia.
  Vediamo, vediamo se il Partito Democratico è veramente a favore dei macchinisti e delle persone più deboli, violentati da questa manovra che avete votato voi. Fate una cosa sana e rimediate a quell'errore, votiamo favorevolmente e daremo finalmente una risposta a questi lavoratori.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, intanto io vorrei rendere chiaro all'Aula perché si continua a dire che sui ferrovieri Pag. 34si è consumato un errore. Parliamo del comma 18 dell'articolo 24 della legge Fornero: in quel comma, si elencano le categorie che avrebbero dovuto non immediatamente applicare l'innalzamento dell'età pensionabile previsto dalla legge Fornero, ma essere armonizzate. Ora, in quel comma, per errore, nel momento in cui si citano gli iscritti al fondo speciale delle ferrovie – che erano già, quindi, individuati come meritevoli di un fondo speciale –, si cita a riferimento, invece che lo stesso comma 18, l'articolo 24. Questo è l'errore.
  Io ho presentato all'inizio della legislatura una proposta di legge per sanare questo errore. Mi sono chiesta e chiedo: forse non era necessario ? Forse bastava un'interpretazione autentica della legge, visto che tutti quanti dicono che è un errore ? Io chiedo, quindi, al Governo non soltanto di essere conseguente ad un ordine del giorno già votato, non soltanto di avere parole conseguenti a questo emendamento, ma chiedo: magari, è possibile soltanto un'interpretazione autentica della legge Fornero da questo punto di vista ?

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  TITTI DI SALVO. Perché – e ho concluso, signor Presidente – capirà il Governo, capiscono i colleghi che, se l'aspettativa di vita media dei ferrovieri, dei macchinisti è di 64 anni, non è possibile innalzare la loro età pensionabile a 67 anni. Ci sono tre anni di differenza e rispetto a questo il buon senso dovrebbe aiutarci a trovare le soluzioni (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Baruffi. Ne ha facoltà.

  DAVIDE BARUFFI. Signor Presidente, intervengo per fare mio l'appello che ha appena rivolto al Governo l'onorevole Di Salvo, che ha illustrato anche bene qual è il problema che si è determinato nel momento in cui il Parlamento ha approvato il «salva Italia». Do atto anche al collega Tripiedi di aver richiamato più volte in Commissione questa questione e di averla difesa in quest'Aula con argomenti più costruttivi di quanto non sia avvenuto in Commissione.
  L'errore è riparabile e noi chiediamo al Governo di mettere mano alla questione con la legge di stabilità o con altro strumento che possa essere individuato anche prima. Lo abbiamo posto con forza dall'inizio di questa legislatura, per la verità già dalla fine del 2011, quando il problema si è determinato. Siamo nelle condizioni per farlo. Siamo nelle condizioni per farlo perché, allo stato dell'arte, non ci possono essere macchinisti, ferrovieri impiegati oltre i 60 anni. Sono passati due anni dall'approvazione della riforma: si tratta, però, di agire con urgenza.
  Le risorse da trovare non sono tante, sono dovute, il problema è noto: credo che l'Aula tutta insieme – lo ha già fatto raccomandando l'approvazione di un ordine del giorno – possa nuovamente sollecitare questa soluzione in testa a quelle degli errori da correggere.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, intervengo per dire che noi voteremo a favore di questo emendamento, avendo sostenuto, come Sinistra Ecologia Libertà – come ricordato anche da chi ci ha preceduto –, questa vicenda fin dall'inizio e in rapporto, insieme ad altri gruppi di opposizione e di maggioranza, con i ferrovieri.
  È chiaro, ed è stato detto dall'onorevole Di Salvo, di che tipo di errore si tratta: è un errore di trascrizione, di questo si tratta. Io, però, penso che sia giusto votare questo emendamento, perché se anche gli errori di trascrizione li rimandiamo alla legge di stabilità, io francamente non capisco che cosa ci stiamo a fare e che cosa dobbiamo decidere. Possiamo risolverlo oggi, è un errore materiale, votiamo a favore e risolviamo questo problema (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

Pag. 35

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi abbiamo appoggiato questa battaglia in Commissione, infatti c'era un nostro emendamento successivo in tal senso. Colgo l'occasione, visto anche il cambio del rappresentante del Governo, visto che immagino che anche su questo avremo il parere contrario della V Commissione (Bilancio), per chiedere se il rappresentante del Governo può darci una spiegazione per quanto riguarda la copertura, individuata dalla Lega medesima, del decreto-legge sulla PA, ovvero l'aumento dei risparmi sulla spending review.
  Noi abbiamo presentato degli emendamenti, sottosegretario, cercando di coprire le misure che volevamo aggiungere nella norma, ma anche quelle già presenti, affinché non si andasse ad intaccare il Fondo per la cassa integrazione e la mobilità in deroga, ma si reperissero nuove risorse. Per farlo abbiamo utilizzato lo stesso identico metodo che ha utilizzato il Governo nel decreto sulla pubblica amministrazione, all'articolo 1, per pagare il TFR delle persone che non proseguono la loro attività lavorativa.
  Vorremmo capire se il Governo è in linea con quanto ha fatto lui stesso nel decreto sulla pubblica amministrazione e, quindi, possiamo inserire anche in questa norma una copertura di questo tipo oppure se ritiene che tale norma non sia sufficiente a fare da copertura. A quel punto, però, vorrei sottolineare al Governo che tale tesi deve valere anche per il decreto sulla pubblica amministrazione, che in questi giorni è discussione in I Commissione, perché le medesime coperture non è che valgono per il Governo e non valgono per il Parlamento.
  A tal fine, io più volte ho sollecitato il suo collega, questa mattina, a dare una risposta, e l'ho sollecitato durante la trattazione del provvedimento in Commissione. Su questo mi permetto di correggere l'onorevole Pizzolante, che questa mattina ha detto che tutte le risposte sono state date dal Governo in Commissione. Si può andare a prendere i verbali delle sedute in cui non era presente, nelle quali esplicitamente il Governo ha detto: «non rispondo», «non voglio rispondere». Quindi, chiediamo che in quest'Aula lei, rappresentando il Governo Renzi, ci dica se quella copertura si può utilizzare. Se si può utilizzare, la utilizziamo tutti; se non si può, non la utilizza nemmeno il Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cominardi. Ne ha facoltà.

  CLAUDIO COMINARDI. Presidente, siccome è stata espressa una serie di ragioni per cui votare favorevolmente questo emendamento e c’è anche una gran condivisione tra i vari gruppi, chiediamo al sottosegretario Bobba di darci le motivazioni per cui il Governo dà parere negativo. Cassano stamattina non ci ha mai risposto, ci degni almeno lei di una risposta, perché si tratta della vita di migliaia di persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo non intende rispondere.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tripiedi 2.48, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Chiarelli, Romele, Bueno.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  384   
   Votanti  381   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  191   Pag. 36
    Hanno votato sì  138    
    Hanno votato no  243    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Verini ha segnalato di essersi astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Airaudo 2.47 e Di Salvo 2.102, sui quali vi è un invito al ritiro, o altrimenti un parere contrario, da parte della Commissione e del Governo e un parere favorevole del relatore di minoranza. Vi è anche il parere contrario della V Commissione (Bilancio).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Presidente, non è per insistere, come si dice, ma il tema è lo stesso, quindi gli argomenti a sostegno dell'emendamento sono quelli di prima.
  Io però utilizzo la possibilità di intervenire di nuovo per sollecitare il Governo a darci una rassicurazione sulla volontà di modificare un errore, perché vorrei essere rassicurata da questo punto di vista. Mi è giunta notizia che forse non si parla più di errore; è vero che i macchinisti, per poter essere adibiti alla guida di un treno, devono avere un'abilitazione e, quindi, c’è un esame che convalida la loro patente, ma non vorrei che questa fosse la scappatoia attraverso cui si dice che, stanti così le cose, siccome non è possibile cambiarle, allora quella è la strada.
  Vorrei che ci fosse una rassicurazione sul fatto che l'errore verrà corretto. Io rivolgo subito all'Aula una proposta. Ho aggiunto prima che forse è quasi paradossale fare una legge per cambiare un errore, sarebbe bastata un'interpretazione autentica; ma se non è così, vorrei che venisse fugata la volontà di non considerare più un errore un fatto che, in quanto tale, certo, ha fatto accantonare risparmi; ma siccome quei risparmi vanno riportati là dove sono stati presi, io vorrei che, da questo punto di vista, si votasse a favore dell'emendamento e, in ogni caso, ci fosse una parola chiara del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, non c’è nulla che non sia stato già detto sul merito dell'emendamento. Il punto è che non credo che sia possibile accontentarsi di rassicurazioni. Penso che il Parlamento abbia diritto a non ricevere ulteriori mortificazioni, visto che già la Commissione per un anno ha lavorato alla costruzione di un testo unificato, e ciò è noto perché ce lo siamo ripetuto nel corso di queste giornate.
  Per cui, da un lato, sarebbe opportuno che il Governo dicesse nel pomeriggio quello che stamattina non ha detto in ordine alle questioni specifiche, le ultime sollevate dall'onorevole Di Salvo. Noi poi restiamo fermamente convinti del fatto che, vista l'esiguità della spesa necessaria a garantire le coperture e visto il fatto che ad oggi nessuno ha smentito che ciò di cui stiamo discutendo è il prodotto di un errore materiale, tutto ciò considerato, il Parlamento, almeno in ordine a questa limitatissima materia, possa riprendere in mano le sue prerogative e deliberare qualcosa che non è esattamente compreso nel diktat del Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, noi diciamo chiaramente anche alla maggioranza che non ci accontentiamo dell'ennesima promessa. Voglio ricordare che, se guardiamo alle dichiarazioni del Governo degli ultimi giorni, il Governo stesso ha promesso che nella legge di stabilità darà i famosi 80 euro ai pensionati e alle persone sotto la soglia minima di reddito, ha promesso che finanzierà quanto toglie adesso degli ammortizzatori in deroga, ha promesso che darà aiuto alle famiglie numerose, ha promesso che metterà altri 10 miliardi – cosa che allo stato attuale non è coperta – per gli 80 euro che ha stanziato quest'anno, Pag. 37ha promesso che risolverà in modo strutturale la questione esodati, ha promesso che la prossima settimana risolverà la questione «quota 96», ha promesso che forse nella legge di stabilità toccherà la questione macchinisti. Insomma, è diventato ridicolo, Presidente, il Governo delle promesse ma mai dei fatti.
  Adesso abbiamo un emendamento sul quale in Commissione erano tutti d'accordo: tutti a fare battaglia, il PD sembrava il baluardo alla difesa dei macchinisti. Arriviamo in Aula e il Governo elimina dal testo approvato all'unanimità dalla Commissione la questione macchinisti e adesso si appresta a votare contro un emendamento che la vuole introdurre.
  A questo gioco, che è una presa in giro verso il Parlamento, verso le opposizioni e, devo dirlo, anche verso i deputati di maggioranza, noi non ci stiamo più. O si vota questo emendamento, altrimenti l'ennesimo ordine del giorno, l'ennesima dichiarazione di Poletti non ci stanno più bene.

  PRESIDENTE. Deputato Fedriga, le ho fatto terminare l'intervento, però le ricordo che il gruppo della Lega Nord e Autonomie ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento, quindi, se ne fa richiesta, come da prassi, gli si può concedere un tempo pari a un terzo di quello originariamente stabilito. Prendo atto che ne fa richiesta.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Airaudo 2.47 e Di Salvo 2.102.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vitelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  392   
   Votanti  391   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato  138    
    Hanno votato no   253.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

  Passiamo all'emendamento Di Lello 2.49.
  Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Di Lello 2.49, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitzgerald Nissoli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  386   
   Votanti  385   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato  135    
    Hanno votato no  250    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Sannicandro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'emendamento Fedriga 2.108.
  Prendo atto che il presentatore non accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
  Passiamo alla votazione.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Presidente, mi permetto di intervenire su questo emendamento Pag. 38perché credo che sia un caso di scuola su cui riflettere perché si tratta di risolvere il problema di sei esodati dell'IBM che dimostra come le salvaguardie determinino ingiustizie perché non sono la soluzione di tutti i problemi, perché non comprendono tutte le casistiche.
  Questi sei esodati IBM che si sono rivolti anche al nostro gruppo hanno sottoscritto nel giugno del 2011 un accordo individuale, ai sensi degli articoli 410, 411 e 412 del codice di procedura civile e hanno avuto la risoluzione del rapporto di lavoro dopo il 31 dicembre del 2012, a seguito di un periodo di aspettativa senza retribuzione di circa due anni per avere la possibilità di poter conservare i trattamenti della cassa sanitaria aziendale anche con lo stato di pensionamento.
   Io li cito perché – vedete – dal punto di vista dei costi sono circa 460 mila euro, ma sono una delle tante casistiche di lavoratori che non sono stati compresi da quell'improvvisazione che è stata la manovra Fornero. Ed è per questo che le salvaguardie sono importanti, perché è importante salvarne anche solo uno in più, ma non risolveranno mai tutte le casistiche e tutte le problematiche. Sei lavoratori in questo caso, sei lavoratori che lasciamo soli o per i quali possiamo trovare una soluzione, e ditemi che c’è un problema di bilancio. Voteremo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Grazie Presidente. Questo emendamento ci dà l'opportunità di tornare su un ragionamento che abbiamo affrontato nel corso della mattinata, ovvero qui si tratta di rendere giustizia sociale – credo che mai termine sia stato più appropriato – a dei lavoratori che hanno anzitempo concluso il loro contratto di lavoro con un'intesa con il proprio datore di lavoro, in ragione dell'esistenza di una norma dello Stato che gli consentiva di accedere alla procedura di attivazione del percorso pensionistico.
  L'entrata in vigore della «legge Fornero» ha cambiato, con effetto retroattivo, la disponibilità legislativa per cui il lavoratore che, in perfetta buona fede, insieme al suo datore di lavoro, anch'esso in altrettanta perfetta buona fede, aveva stipulato quell'accordo, si trova improvvisamente nella condizione drammatica di essere senza lavoro e senza possibilità di accesso a quel percorso pensionistico che la legge, che era in vigore nel momento in cui ha sottoscritto quell'accordo, gli consentiva di potere acquisire.
  Allora, io credo, onorevole Presidente, che sia opportuno ribadire, anche perché, come dire, è morfologicamente cambiata la sua rappresentanza rispetto a questa mattina, tornare a chiedere al Governo, per il suo autorevole tramite, onorevole Presidente, rispetto alla necessità di uno Stato che deve riacquisire la credibilità nei confronti dei propri cittadini, di scusarsi e di intervenire subito in ordine alla circostanza di avere tolto un diritto a un cittadino rispetto ad una norma che è stata applicata con effetto retroattivo (e stiamo parlando di lavoro). La domanda che ho posto questa mattina, per il suo tramite, e che torno a porre, formulando l'auspicio che, diversamente da stamattina, dove il Governo era rappresentato da un cartonato, ci sia, invece, un sottosegretario in carne ed ossa...

  PRESIDENTE. Adesso evitiamo di fare commenti verso una persona...

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Ma stamattina anche visibilmente non si muoveva il rappresentante del Governo, oltre a non parlare...

  PRESIDENTE. La prego, onorevole Corsaro. Vada avanti !

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Quindi, abbiamo avuto tutti l'impressione che di cartonato si trattasse.

  PRESIDENTE. La prego !

Pag. 39

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Approfittando della circostanza che è cambiato il rappresentante del Governo nel pomeriggio, invito l'Aula a considerare un fatto che riteniamo a questo punto fondamentale, ovvero che, rispetto a questo tipo di tema, che riguarda il diritto del lavoratore a vedere riconosciuta l'applicazione di una norma che era vigente quando ha stipulato il suo accordo con il datore di lavoro, che cosa c’è di più importante, agli occhi del presidente della lega cooperative, oggi Ministro del lavoro della Repubblica, che essere in quest'Aula a rendere conto di un provvedimento che dovrebbe togliere una stortura e un'ingiustizia sociale ? Per quale motivo ha ritenuto, per tutta la giornata, di non essere in Aula ? Ci spieghi, il Governo e il suo autorevole Ministro, dove altro è impegnato a fare qualche cosa che ritiene più importante che rimettere a posto qualche cosa che toglie un diritto acquisito dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Grazie, Presidente. Intervengo per sostenere, in pochi secondi, il senso dell'emendamento che abbiamo presentato anche noi. Si tratta effettivamente di sei lavoratori dell'IBM, come è stato detto, che, attraverso accordi individuali, sono usciti dal loro posto di lavoro verso la certezza, collocata in un certo tempo, della pensione.
  Ora, io penso che tutti capiscano il senso di ingiustizia molto grande che è presente in quelle persone. Penso che risolvere quel senso di ingiustizia, appunto perché sono solo sei persone e sono sei persone sole, sia il problema principale che lo Stato si debba proporre. Non renderli marginali perché sono pochi ma, appunto, perché sono pochi e soli la risoluzione di quel problema dovrebbe essere responsabilità del Governo e dello Stato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Anche io intervengo per spiegare. Noi abbiamo presentato questo emendamento, come Lega Nord. La cosa da sottolineare in più, oltre alla specifica fatta dai colleghi che mi hanno preceduto (penso all'onorevole Airaudo), è che sono sei persone ma i loro colleghi sono andati in pensione e questo dipende semplicemente dal fatto che la persona compiva gli anni qualche mese dopo. Il suo collega, che ha firmato lo stesso accordo e si trova in un'identica situazione, ha soltanto avuto la sfortuna di essere nato qualche mese dopo e, dunque, sei di questi sono rimasti fuori dalle salvaguardie.
  Stessa azienda, stesso accordo firmato. Ma vi sembra una cosa normale ? Stiamo parlando, oltretutto, di quattro lire. Perlomeno, se nella stessa azienda gli stessi lavoratori hanno firmato lo stesso accordo, non possiamo fare una differenziazione così palese per cui uno ha vinto il terno al lotto e l'altro, invece, deve morire di stenti. Al Governo veramente chiedo di intervenire, e non mi dica che qui vi sono problemi di coperture, perché, come hanno sottolineato gli interventi precedenti, non esistono, sono pochissimi soggetti.
  Si tratta di andare a riportare un po’ di giustizia, almeno. È chiaro che è un caso particolare, ma è un caso particolare che è esemplificativo di tutta la riforma delle pensioni Fornero. Prego il Governo, veramente, di fare un'opera di buonsenso e rimarco la richiesta al Governo di darci spiegazioni sulle coperture, se quelle proposte dalla Lega vanno bene; lo farò in ogni intervento, esattamente come ho fatto questa mattina.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere un Pag. 40dettaglio, che non mi pare irrilevante e che i colleghi, forse, hanno dimenticato. Questi sei lavoratori, a questo punto, se non interviene un provvedimento correttivo, rischiano di andare in pensione nel 2020; non so se è chiaro, 2020 ! Ne chiedo conferma a Fedriga, queste sono le informazioni che noi abbiamo.
  Anche in considerazione di questa circostanza, credo che il Governo debba, in questa sede, assumere un impegno per risolvere un problema, la cui dimensione è obiettivamente irrilevante. Credo che una situazione di questo genere, per effetto di tutte le incongruenze che, fisiologicamente, produce il meccanismo delle salvaguardie ad ondata, sarà destinata, ahimè, a ripetersi in una serie di altre circostanze; ragione per cui era giusto ed utile, oltre che opportuno, che si procedesse con un provvedimento organico.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 2.108.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tancredi...

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 17,30)

  Magorno, Palma...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  393   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  252).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Airaudo 2.51.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, qui si punta, sostanzialmente, ad estendere la disciplina vigente in precedenza a quei lavoratori salvaguardati che abbiano successivamente svolto un'attività, anche a tempo indeterminato, solo nel caso in cui questo rapporto di lavoro si sia risolto per licenziamento, non in presenza di giusta causa, ovviamente, o per fallimento dell'impresa. È un emendamento che intende anche premiare l'atteggiamento attivo di quei lavoratori che, pur dentro una situazione come quella attuale, siano riusciti a procurarsi un'occasione di lavoro.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Airaudo 2.51, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Rizzetto, Gadda, Donati, Santerini, Sberna, Di Salvo, Fraccaro...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  395   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 138    
    Hanno votato
no  257).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 2.53, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gadda, Nicchi, Turco, Mauri, Vazio, Di Battista, Grillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 41
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  395   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  258).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 2.107.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, i due emendamenti sono sostanzialmente entrambi rivolti ad ottenere un prolungamento dei termini entro cui vanno presentate le domande. Peraltro, l'INPS fa il monitoraggio entro termini di tempo abbastanza larghi, quindi sostanzialmente noi immaginiamo che debba prolungarsi il termine a sei mesi dall'entrata in vigore della disposizione presente, perché se l'INPS non prende più in considerazione domande di pensionamento al raggiungimento del numero 32.100, non c’è ragione di prevedere un termine così breve.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 2.107, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Caon, Pellegrino...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Scusi Di Battista l'ho vista dopo, mi dispiace.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  397   
   Votanti  396   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato
 137    
    Hanno votato
no  259).    

  (I deputati Tofalo e Terzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Battista adesso lo chiamiamo per primo così non ci sbagliamo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  396   
   Votanti  301   
   Astenuti   95   
   Maggioranza  151   
    Hanno votato
 276    
    Hanno votato
no   25).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Rizzetto 2.060, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura, Placido, Di Battista, Colonnese, Dall'Osso, Tancredi, Mura ancora non riesce a votare. Onorevole Mura ha qualcosa nel dispositivo ? No, allora forse ha bisogno ... ecco, perfetto.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  395   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 143    
    Hanno votato
no  252).    

Pag. 42

  (La deputata Pellegrino ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Marzana 2.061.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marzana. Ne ha facoltà.

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, io voglio riaccendere i riflettori sui «quota 96» e voglio indurre quest'Aula ad una riflessione. La vicenda dell'ormai ampiamente superata «quota 96» è una narrazione che si trascina da oltre due anni e che, come una telenovela, si evolve all'infinito. La speranza di un lieto fine assume tinte sempre più fosche. Nel frattempo, di puntata in puntata, assistiamo a battute che hanno il solo scopo di tenere desta l'attenzione degli interessati.
  Rinfreschiamoci la memoria con alcune di queste dichiarazioni. Nella puntata del 15 aprile Francesco «Thorne Forrester» Boccia, presidente della Commissione Bilancio, dichiara: «Se non si troveranno le risorse per permettere l'accesso alla pensione per il personale della scuola, circa 4 mila persone, che rientrano nella categoria dei “quota 96”, l'approvazione del DEF slitterà». Nella puntata del 16 maggio Cesare «Ridge Forrester» Damiano, presidente della Commissione Lavoro, incalza: «È necessario porre rimedio a un errore compiuto dalla riforma Fornero, che non ha considerato il fatto che il ciclo scolastico non coincide con quello solare. Questa disattenzione ha causato un'ingiustizia e impedito a molti insegnanti di poter andare in pensione». Nella puntata del 16 maggio colpo di scena di Stefania «Brooke Logan Forrester» Giannini, Ministro dell'istruzione, che rassicura: «Subito dopo la fine della campagna elettorale per le europee verrà affrontato il problema dei pensionati della scuola “quota 96”. Con il Ministro dell'economia Pier Carlo Padoan ci siamo incontrati per affrontare la questione e abbiamo messo vari capitoli specifici, tra cui anche questo, in agenda».
  Questa è l'ennesima occasione che si presenta in quest'Aula, dopo l'esame di innumerevoli decreti in materia di istruzione e di previdenza ed è nella stessa proposta di legge del MoVimento 5 Stelle che è possibile porre fine al calvario dei docenti e personale ATA «quota 96».
  Il modus operandi di questo Governo, invece, ha finora ricordato molto l'atteggiamento spocchioso ed arrogante di cui sono intrisi i romanzi di John Grisham. Ne «L'uomo della pioggia», per esempio, una compagnia assicurativa americana non intende pagare le spese necessarie al trapianto che potrebbero salvare un giovane malato terminale. Il protagonista del romanzo, un avvocato, decide di fare causa alla compagnia, insieme alla madre del ragazzo. La società schiera un pool di avvocati di prim'ordine, che nella nostra vicenda sono ben rappresentati da Governo e maggioranza, gli stessi che stanno negando l'esercizio del diritto acquisito alla pensione a queste persone. Il giovane avvocato può contare solo sul suo assistente, proprio come questo personale scolastico ha dalla sua parte veramente solo il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che lo difende in modo chiaro, fermo e determinato (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Marzana. Non si faccia distrarre, ha solo un minuto.

  MARIA MARZANA. Chiedo di recuperare questo tempo, per favore, perché è evidente che (Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico – Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Marzana. Ha un minuto.

  MARIA MARZANA. La società di assicurazioni, dopo aver incassato milioni di polizze, nel nostro caso milioni di contributi pensionistici, nega gli indennizzi ai propri clienti, rimandando di continuo l'erogazione attraverso mancate risposte e corrispondenze senza fine, proprio come Pag. 43le vuote dichiarazioni che citavo poc'anzi, confidando nella rassegnazione o nel trapasso dei propri assicurati. Nella vicenda dei «quota 96» è come se si attendesse il pensionamento di questi soggetti con le regole fissate dalla Fornero, nonostante il diritto sia stato ampiamente maturato con le precedenti norme.
  Dovrei terminare con delle parole di speranza e lo faccio, utilizzando quelle di un celebre regista.
  «La speranza di cui parlate è una trappola, una brutta trappola. Non la si deve usare. La speranza è di quelli che dicono: state buoni, state zitti. La speranza è una trappola inventata da chi comanda», Mario Monicelli.
  Ai «quota 96» non serve la speranza: ai «quota 96» serve un atto concreto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Chimienti. Ne ha facoltà.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, con questa proposta emendativa vogliamo finalmente porre rimedio alla situazione assurda, di cui si è già ampiamente parlato, che vivono da ormai un anno e mezzo 4 mila lavoratori del mondo della scuola. Queste persone, per un errore formale della riforma Fornero, si sono viste negare il diritto alla pensione, ed è da un anno e mezzo che vengono prese in giro, procrastinando continuamente la soluzione del problema.
  Sapete qual è la verità ? Che questi lavoratori continueranno a non andare in pensione e non perché non ci sono le coperture, ma perché non c’è mai stata la volontà politica, da parte del Governo e, quindi, del PD, di risolvere la questione.
  Ecco come si concretizzano i proclami di Renzi sulla scuola pubblica: niente 3 miliardi e mezzo per l'edilizia, niente pensionamenti, niente nuove assunzioni di giovani nella scuola, 36 ore lavorative per i docenti di ruolo, con conseguente fine della possibilità di lavorare per i precari. È una vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, sono già intervenuto precedentemente e su questa proposta emendativa non volevo intervenire, ma noto un'arroganza nel Partito Democratico, che si permette di applaudire ad un intervento di una deputata dell'opposizione mentre stanno votando e bocciando questa proposta emendativa.
  Invece di applaudire andate dal presidente Boccia, che è al telefono, e fatevi dare la copertura, che ha detto che ce l'aveva in tasca, e mettiamola nella proposta emendativa.
  Invece di applaudire e prendere in giro – voi state prendendo in giro i cittadini e non i deputati dell'opposizione – andate dal presidente Boccia e fatevi dare la copertura: ha detto che è già pronta (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico). Applaudite: bravi, complimenti, applaudite e ovviamente avrò modo di farmi applaudire in tutti gli interventi che farò successivamente (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord e Autonomie, MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà – Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico) !

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signora Presidente, è evidente che questo tema è stato a lungo dibattuto sia in Commissione sia in quest'Aula ed è stato oggetto di numerosi emendamenti. Voglio però ricordare che la tematica di «quota 96» non ha propriamente a che fare con la questione esodati, in quanto si tratta, come è noto, di persone che sono al lavoro.Pag. 44
  Voglio esprimere un apprezzamento della proposta che stamattina il presidente della Commissione bilancio, Boccia, ha portato qui in Aula, affermando l'opportunità o la possibilità di inserire un emendamento relativamente a questo tema nel disegno di legge sulla pubblica amministrazione, accompagnandolo evidentemente con un'adeguata copertura; adeguata copertura che, come è noto, non c’è oggi su questi emendamenti.
  Si potrà obiettare, come ha fatto adesso Fedriga: «E allora perché non la si trova immediatamente ?», ma è ben noto che anche su questo stesso provvedimento – e Fedriga lo sa meglio di me – si sono trovate delle coperture nel frattempo, per raggiungere queste 32 mila persone, che saranno salvaguardate, e quindi c’è anche un tempo in cui la gradualità è necessaria per trovare le soluzioni.
  Sono sicuro che il Governo, nel momento in cui sarà presentato l'emendamento, stamattina annunciato dal presidente Boccia, non potrà che considerarlo con adeguata attenzione come una via per poter risolvere questo problema. Ma nel frattempo e nella discussione che adesso dobbiamo fare e soprattutto nel voto che dobbiamo intraprendere tra poco non posso che chiedere a ciascuno dei presentatori di ritirare la proposta emendativa, in modo da far sì che ci possa essere poi una convergenza sull'ipotesi avanzata stamattina dal presidente Boccia.
  Con questa scelta il Governo intende esprimere tutta l'attenzione necessaria su questo tema, come anche su altri temi che sono stati sollevati, conoscendo – e credo che il Parlamento possa convenire – l'obiettiva difficoltà a trovare le necessarie coperture, ma anche seguendo un percorso di gradualità nel dare le risposte all'insieme dei problemi. Il Governo non fa promesse inutili e annunci altisonanti, risolverà ciascuno dei problemi che sono stati evocati e manterrà le promesse che sono state fatte.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, prendiamo atto che rispetto al sottosegretario il Governo ha cambiato posizione da stamattina. Questa mattina il Governo ha detto che l'emendamento che avrebbe presentato il presidente Boccia era nella sostanza condiviso dal Governo medesimo; adesso, il sottosegretario Bobba ha detto che valuterà e prenderà visione con attenzione dell'emendamento. Capiamo questi cambi di posizione repentini. Ma poi vorrei ricordare al sottosegretario Bobba che se prende lo stenografico di questa mattina, il presidente Boccia ha detto che la copertura è già pronta, non che deve pensarci, deve capire, ma ha detto che è pronta. Se è pronta, perché non viene utilizzata quest'oggi ? Non lo dice Fedriga, lo dice il presidente della Commissione bilancio. Allora, chiederei un minimo di serietà o da parte del Governo o da parte del presidente. Mettetevi d'accordo: o è pronta e c’è la copertura o la copertura non c’è.
  Seconda cosa: noi stiamo chiedendo al Governo – e lo chiedo per l'ennesima volta – la copertura proposta dalla Lega, ovvero quella sulla spending review, la stessa del Governo. Su questo, avremo l'onore di avere una risposta dal Governo ? Sapere cosa ne pensa, visto che è la stessa che ha utilizzato il Governo. Noi veramente attendiamo con ansia perché, altrimenti, verrebbe meno, non il singolo emendamento che noi presentiamo, ma la giusta collaborazione che esiste tra Parlamento e Governo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Pannarale. Ne ha facoltà.

  ANNALISA PANNARALE. Signor Presidente, io intanto ringrazio il Governo perché mostra un atteggiamento discontinuo rispetto a stamattina visto che ci concede una risposta e questo ci fa piacere. Però ci dà una risposta che non ci lascia tranquilli. Non riusciamo veramente a capire e non riusciamo a capire da mesi perché da mesi ci sono continui rinvii e continui rimpalli di responsabilità su questa questione.Pag. 45
  Su tutte le agenzie di stampa c’è la dichiarazione del presidente Boccia che dice che la copertura c’è. Noi siamo contenti, ma, allora, se la copertura è stata finalmente trovata, ci chiediamo come mai questa materia non possa rientrare in questo provvedimento e come mai si sia scelto, ancora in occasione dell'articolo aggiuntivo Marzana, di non votare per risolvere finalmente una questione. Non solo, il Governo ci ricorda che la questione «quota 96» in effetti non ha tanto a che fare con gli esodati e non ha tanto a che fare con gli esodati perché, invece, riguarda l'insipienza del legislatore che aveva improvvisamente dimenticato la specificità del comparto scuola. E, allora, siccome c’è un'estraneità a quanto pare di materia ed è esattamente questa la ragione per cui teoricamente avete considerato inammissibile il nostro emendamento in Commissione, ci chiediamo come mai state rinviando, ancora una volta, ad un decreto sulla pubblica amministrazione che probabilmente ci sottoporrà di nuovo al rischio di inammissibilità per questo emendamento proprio per estraneità di materia.
  Siamo veramente davanti all'ultima possibilità di poter risolvere questa questione. Avete trovato le coperture. Io credo che ci siano in questo momento tutte le condizioni per poter votare a favore dell'emendamento. Non è un rinvio la risposta che si può dare ancora a questi lavoratori e a queste lavoratrici. Hanno bisogno di risposte, hanno bisogno di dignità e hanno anche bisogno che non ci sia il vocìo da parte della maggioranza. È stato un po’ fastidioso il vocìo di prima. È stato fastidioso perché davvero stiamo parlando di questioni serissime. Stiamo parlando di migliaia di lavoratori e di lavoratrici che restano fuori da questo provvedimento. C’è bisogno di sobrietà, c’è bisogno di attenzione, c’è bisogno di cura nei confronti di queste situazioni. Potremmo quantomeno provare in quest'Aula a tenere anche un certo stile. Sarebbe importante per tutte queste donne e per tutti questi uomini (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Bobba per la sua presenza ma devo dire che, a questo punto, preferivo il sottosegretario Cassano che, almeno a quanto affermato questa mattina dall'onorevole Boccia, stava in silenzio quasi avallando quanto il presidente Boccia aveva detto. Effettivamente il presidente Boccia questa mattina ha detto una cosa: ha detto che ci sono i fondi, ci sono le risorse per effettivamente risolvere questo problema. Quindi, magicamente ha tirato fuori dal cilindro questi soldi per risolvere il problema di queste persone. Lei, sottosegretario Bobba, ha detto un'altra cosa. Anzitutto non ha confermato. Lei parla di ipotesi nei confronti di un provvedimento che andrà ad essere incardinato all'interno del decreto pubblica amministrazione. Quindi, quanto sta dicendo la maggioranza, non trova corrispondenza con quanto sta replicando il Governo. Dovete prendervi la responsabilità, voi che l'avete creata, di risolvere una volta per tutte questo problema. Vi state rimbalzando la palla e la nostra previsione sempre più forte sarà quella che, un'altra volta ancora, entro agosto, il problema di «quota 96», come altri problemi, non li volete risolvere mai (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vacca. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, solo per ribadire quanto appena detto dal mio collega perché il sottosegretario forse era meglio quando stava zitto, quando il Governo non parlava, perché ci ha fatto comprendere il motivo per cui noi non ci fidiamo di questo Governo e non ci fidiamo Pag. 46di questa maggioranza che continuano a promettere soluzioni che sicuramente non arriveranno.
  Infatti, si vuole soltanto prendere tempo e magari allontanare ancora di più la soluzione della questione di «quota 96». Un'adeguata attenzione per intraprendere una strada per la risoluzione di «quota 96» francamente non è una soluzione. L'unica soluzione reale è adesso. Se c’è una copertura alternativa i relatori o il Governo propongano un nuovo emendamento con una copertura che loro dicono di avere, si approvi adesso, la settimana prossima il provvedimento va al Senato e noi ci impegniamo ad approvarlo in tempi veloci. Quindi, per i primi di luglio il provvedimento sarebbe approvato se ci fosse la volontà.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bianconi. Ne ha facoltà.

  MAURIZIO BIANCONI. Signor Presidente, voglio dire ai giovani colleghi del MoVimento 5 Stelle che quanto ho sentito dire dal sottosegretario fa parte di una prassi assembleare che chi ha qualche anno più di voi e qualche legislatura più di voi nelle varie assemblee conosce benissimo. Siamo di fronte a un problema nel quale l'Esecutivo ha torto marcio.
  Si tratta di superare un problema nel quale la gente che reclama ha ragione piena. C’è evidentemente un sopruso grandissimo e si dice: «Abbiamo in mente di fare nel prossimo provvedimento» e poi quell'altro gli dice: «No, abbiamo trovato la copertura. Voi però intanto ritirate l'emendamento, così non si crea il problema e così si manda a dopo». Lo fanno tutti dai consiglieri comunali, dalle giunte in comune, in provincia e in regione e lo fanno anche in Parlamento.
  Solo che però ormai il trucchetto era da prima Repubblica, qui siamo alla terza Repubblica, all'Italia cambia verso e mi pare che sia cambiato solo il verso di prenderla in giro l'Italia. Voi fate finta di aver fatto ma non fate niente e lasciate la gente là dov’è con i loro problemi e le iniquità che sono state create. Solo slogan, spot e niente più e naturalmente poi il codazzo dei servi e degli ultimi che salgono sul carro dei vincitori. Io stesso non so più se faccio parte di un gruppo che è di opposizione o di maggioranza ma io sono all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati della Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, intervengo per dire al sottosegretario Bobba che non è vero che non c'entra con gli esodati, perché gli esodati hanno una madre e come per tutti questi errori si chiama manovra Fornero. Noi dobbiamo risolvere quella. Quando lei dice, rispetto all'intenzione del presidente Boccia, che la considera una possibilità e che la valuterete con attenzione, non sta prendendo un impegno: sta rinviando. La parola tradisce il pensiero, caro sottosegretario.
  Allora, ci sono le coperture ? Risolvetelo adesso, risolviamolo insieme ! Non volete risolverlo adesso per un problema di tempi ? Fate un decreto-legge ! Usate per una volta i decreti per quello che servono: norme precise ! Non vi basta il decreto ? Avete le garanzie delle opposizioni ! Vada al Senato immediatamente ! Lo approviamo di corsa ! Risolvete almeno il problema di «quota 96» (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor onorevole Presidente, a differenza dei colleghi che hanno parlato prima di me, io voglio sinceramente ringraziare il sottosegretario Bobba. Infatti, a differenza di quanto siamo stati abituati a vedere e ad assistere nel corso della discussione su Pag. 47questo provvedimento, il sottosegretario Bobba ha quantomeno dimostrato di essere un nostro contemporaneo: si alza, prende la parola, esprime dei concetti.
  Ma è proprio dei concetti che siamo qui a discutere, perché, se è vero che il diavolo si nasconde nei dettagli, come ha già giustamente segnalato il collega Fedriga poco fa, vi è la circostanza che oggi pomeriggio, per bocca del sottosegretario contemporaneo – differentemente da quanto successo stamattina con il sottosegretario cartonato –, il Governo abbia detto, non che è d'accordo con la proposta avanzata questa mattina dal presidente della Commissione bilancio, di utilizzare dei fondi che sembrerebbero essere già disponibili per proporre un emendamento al prossimo provvedimento disponibile, ma abbia detto che la proposta è così interessante da meritare un'attenta analisi da parte del Governo.
  Come ha magicamente detto prima di me, da par suo, il collega Bianconi, siamo alle solite. Siamo cioè all'ennesima dimostrazione di un Governo che su questo tema ha fatto delle scelte chiare e precise, non ha il coraggio di esplicitarle e non ha il coraggio di dire: abbiamo scelto deliberatamente di non risolvere il problema degli esodati, perché abbiamo considerato che fossero più urgenti, secondo la soluzione dei nostri programmi, altri punti.
  Abbiamo un'imbarazzata formazione di maggioranza, che probabilmente in cuor proprio vorrebbe indurre il suo Governo a cambiare posizione, ma che non ha la forza politica di farlo e, quindi, si arrampica sugli specchi per cercare di dire: sì, tutto sommato state tranquilli, che la prossima volta la soluzione la troveremo.
  La domanda vera è: perché quando alla porta del Governo bussa la sacrosanta esigenza di lavoratori, che sono stati gabbati da uno Stato che gli ha cambiato le condizioni con effetto retroattivo, dopo che loro avevano trovato delle intese, le porte sono chiuse e, quando invece vi chiamano le società delle slot machine, arrivate di corsa, in dieci minuti, a dargli degli sconti di centinaia di miliardi di euro ? E perché, quando vi bussano alle porte le banche, ci mettete un minuto, a dargli degli sconti e ad obbligare gli italiani a passarsi di mano quella che doveva essere una banconata di 100 euro, che dopo dieci passaggi di mano continua ad essere una banconota di 100 euro in mano al decimo proprietario e, invece, da domani mattina, con l'obbligo dell'utilizzazione dei POS, il decimo transatore non avrà più in mano 100 euro ma ne avrà 66 ? Perché 34, cioè un terzo dell'importo primigenio, sarà stato messo in tasca dalle banche, con una marchetta che questo Governo gli sta consentendo di fare ! Perché a questi date subito la vostra disponibilità ? Perché di fronte ai lavoratori c’è questo ostracismo ? Perché di fronte alla correzione necessaria di uno Stato, che sta perdendo la credibilità nei confronti dei lavoratori, voi non siete disponibili a lavorare e ad accordarvi ?
  Queste sono le risposte serie che ci aspetteremmo da un Governo che qualcuno sia in grado di rappresentare qui, che sia non solo un cartonato come stamattina, non solo un contemporaneo come oggi pomeriggio, ma anche magari la voce di un Ministro, la cui carriera ci aveva fatto immaginare che l'attenzione nei confronti dei temi del lavoro fosse molto maggiore rispetto a quella che con la sua assenza ha dimostrato nella giornata di oggi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, volevo sottolineare che il sottosegretario Cassano, evidentemente, è più saggio di Bobba, perché in certi casi il silenzio è d'oro e risparmia da certe figure di sterco. Questa mattina Boccia si alza...

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini...

  TIZIANA CIPRINI. ... mi scusi, si alza e poi...

  PRESIDENTE. Onorevole Ciprini, il fatto di parlare in quest'Aula la dovrebbe richiamare... Prego.

Pag. 48

  TIZIANA CIPRINI. Questa mattina si alza Boccia con impeto e fa quasi una promessa solenne a quest'Aula, quasi un impegno supremo a risolvere la questione dei «quota 96» nel cosiddetto decreto-legge Madia; questo pomeriggio, invece, questo supremo impegno si trasforma in un'annacquata ipotesi, paventata da Bobba. Quindi, io diagnostico che il Governo e che il PD sono in uno stato di confusione, uno stato confusionale cronico e, pertanto, non sapete più che esodati pigliare.
  La terza ve la suggeriamo: quindi, in questo provvedimento, i «quota 96» non ce li volete mettere, perché altrimenti il provvedimento si impantana nelle sabbie mobili del Senato, che, evidentemente, hanno un nome e un cognome...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ciprini.

  TIZIANA CIPRINI. ... quindi, fate un decreto urgente e approviamo in due giorni quello che non siete stati in grado di risolvere in due anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Castelli. Ne ha facoltà.

  LAURA CASTELLI. Signor Presidente, credo che sia opportuno fare anche una cronistoria di cosa è successo in Commissione bilancio, perché, forse, lì nasce un po’ il problema. Noi abbiamo visto mesi in cui alcuni colleghi avevano promesso, all'esterno e all'interno della Commissione – soprattutto colleghi legati, chiaramente, al Governo –, che avrebbero provveduto e che avrebbero trovato le coperture, però sono successe cose un po’ particolari. La prima è la richiesta di passare da una proposta di legge ad una mozione, che già di per sé è un'ammissione di colpa e di sconfitta: cioè, il Parlamento, quello che dovrebbe fare le leggi, non fa una legge ma fa una mozione per chiedere al Governo di poter fare una cosa che vuole fare. Un'assurdità in termini, io credo.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  LAURA CASTELLI. E, poi, c’è un problema: non è che servono tanti soldi, sono 400 milioni in quattro anni. Quattrocento milioni in quattro anni li trovavamo in due minuti guardandoci in faccia e andando a spulciare quelli che sono costi che oggi si potrebbero risparmiare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Castelli, ha esaurito il suo tempo.

  FRANCESCO BOCCIA, Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FRANCESCO BOCCIA, Signor Presidente, solo per ribadire un concetto che mi sembrava già chiaro questa mattina: l'emendamento che verrebbe proposto al decreto-legge di riforma della pubblica amministrazione riprende interamente una risoluzione approvata all'unanimità dalla Commissione bilancio, che aveva come unico obiettivo quello di dare il via libera alla proposta di legge Ghizzoni, che, per ragioni banali che tutti comprendiamo, cioè di iter parlamentare, non avrebbe visto la luce entro il 31 agosto 2014, data entro la quale noi abbiamo il dovere di consentire a chi è nelle condizioni di uscire di uscire e, soprattutto, ai giovani di entrare.
  Questo impegno è stato assunto all'unanimità in Commissione bilancio; il Governo si è impegnato, a fronte di questo accordo, di questo impegno, a dare il via libera. Le coperture alle quali ho fatto riferimento questa mattina, che posso esplicitare in Aula, non vengono dal cielo: lo dico soprattutto al collega Fedriga, che sa come funzionano queste dinamiche, soprattutto, in Commissione bilancio. Esse sono legate ad una scelta, che evidentemente è politica, connessa al fatto che c’è una priorità sulla risoluzione approvata all'unanimità. E anche se le stesse coperture potrebbero essere utilizzate per altre Pag. 49cose, ad un certo punto, si decide che ci sono priorità più prioritarie di altre, e questa è una di queste.
  La copertura è per cinque anni – lo dico alla collega Castelli – e non per quattro: 35 milioni sono del 2014, 105 del 2015, 101 del 2016, 94 del 2017, 81 del 2018, che fanno 416, che mi auguro siano definitivi e chiudano quella storia sbagliata.
  Stamattina io stesso ho ribadito di essere d'accordo con il collega Rizzetto, come il 100 per cento del gruppo del Partito Democratico.
  Se vogliamo risolvere questo problema è evidente che questo va risolto con un decreto-legge, che si converte certamente in legge. Ed io penso che nessuno di noi qui – lo dico anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle – possa prendere impegni per l'altro ramo del Parlamento, perché facciamo già fatica noi ad assumere impegni su votazioni che dobbiamo fare in questo ramo del Parlamento. Faccio fatica a pensare di poter dire che una copertura ipotizzata per un emendamento ad un decreto-legge possa essere spostata su una proposta – lo ricordo a noi stessi – che ha unificato in un testo, con grande fatica (è un grande lavoro fatto dalla Commissione lavoro), sette proposte di legge di tutti i gruppi parlamentari.
  Per questa ragione, signor Presidente, faccio appello al buonsenso di tutti i gruppi parlamentari; mi auguro possano essere conseguenti rispetto alla risoluzione già approvata all'unanimità e che possano approvare quell'emendamento che sarà presentato al decreto sulla pubblica amministrazione.
  Io non ho sentito grandi differenze. Il sottosegretario Cassano questa mattina è stato un po’ sbrigativo, sintetico, se vogliamo usare un eufemismo, e ha detto che era d'accordo. Il sottosegretario Bobba mi sa che ha detto la stessa cosa: che si riserva di valutare.
  Mi arrogo una decisione per conto di tutta la Commissione bilancio: noi questa vicenda, in Commissione bilancio, la riteniamo già esaurita. Do per scontato che il Governo dirà «sì», perché le coperture ci sono e perché c’è una risoluzione approvata all'unanimità. Mi auguro che la valutazione, non solo del sottosegretario Bobba ma anche del MEF, sia conseguente. Io sono convinto che sarà così e penso che il Parlamento oggi debba semplicemente prendere atto che quella vicenda non può che essere risolta che con un decreto-legge che vedrà la conversione prima del 31 agosto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marcon. Ne ha facoltà.

  GIULIO MARCON. Presidente, vorrei tramite lei rispondere al presidente Boccia: c’è un'inesattezza nella sua ricostruzione. Quella risoluzione approvata all'unanimità chiedeva al Governo di destinare le risorse già nel Documento di economia e finanza. Questo non è avvenuto. Quindi, di fronte a quella risoluzione il Governo non ha risposto.
  Ricordo anche che il presidente Boccia, con un tweet, di fronte a tanti lavoratori che chiedevano al Governo una soluzione, diceva che avrebbero fatto un emendamento al decreto sugli 80 euro. Non è stato fatto. Ora il presidente Boccia ci dice che la maggioranza si impegna con il Governo a presentare un emendamento al «decreto Madia». Abbiamo già detto stamattina del rischio di incostituzionalità e quindi di vanificare la possibilità di una soluzione di questo problema, e il sottosegretario Bobba ci ha parlato di ipotesi.
  Allora, noi ribadiamo quello che abbiamo detto stamattina: se è vero che è possibile farlo, che ci sono le coperture, come tutti noi abbiamo detto, fate un decreto ad hoc subito e risolviamo subito questo problema (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Presidente, sarò brevissimo. Voglio solo confermare, da componente Pag. 50della Commissione bilancio, le parole del collega Marcon, che ha evidenziato esattamente come sono andate le cose. Questa è la terza ipotetica proposta che fa il Governo o il presidente Boccia rispetto a «quota 96». Io condivido – e chiudo – le parole del collega Marcon rispetto al fatto che, se il Governo vuole trovare una soluzione, la poteva già trovare, visto che le coperture, a detta del presidente della Commissione bilancio, ci sono. Il Governo oggi dovrebbe semplicemente dire cosa vuol fare: se fare un decreto, se non farlo o se ipotizzare che dall'emendamento al decreto sulla pubblica amministrazione passeremo poi alla legge di stabilità.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Marzana. Ne ha facoltà, per un minuto.

  MARIA MARZANA. Presidente, volevo ricordare l'impegno contenuto nella risoluzione, che oltre tutto non è stata votata all'unanimità proprio in virtù di come è stato riformulato l'impegno in Commissione bilancio. Infatti, quella risoluzione impegnava il Governo a «riferire» alle Commissioni. Voi avete trasformato «reperire» in «riferire» e, per quanto ci possa essere un'assonanza, c’è una grande differenza di significato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Riferire in Commissione in merito al reperimento delle risorse finanziarie: c’è una grande differenza. Quindi, non c'era alcun impegno.

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Marzana.

  MARIA MARZANA. Oltretutto, vorrei ricordare una cosa: alla copertura della proposta di legge del MoVimento 5 Stelle unita a quella della maggioranza è stato dato parere negativo perché si andavano a prendere i soldi dal fondo dei salvaguardati...

  PRESIDENTE. Grazie, onorevole Marzana, ha esaurito il suo tempo.

  MARIA MARZANA. Un attimo, finisco questo concetto semplicissimo.

  PRESIDENTE. Finisca.

  MARIA MARZANA. Adesso per questo provvedimento si prendono i soldi dal fondo per l'occupazione: questa è coerenza, Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Saltamartini. Ne ha facoltà.

  BARBARA SALTAMARTINI. Signor Presidente, io sono un po’ allibita perché la discussione che ho seguito attentamente questa mattina e anche oggi pomeriggio, e che credevo fosse stata anche utile ai fini di un ulteriore sollecito al Governo rispetto ad un atto molto chiaro della Commissione bilancio, credo stia prendendo una piega del tutto diversa dall'obiettivo principale che ci siamo posti nella risoluzione del problema e nel lavoro che è stato fatto tanto nella Commissione bilancio quanto nella Commissione lavoro.
  Allora, dobbiamo dircelo con chiarezza: se qui c’è qualcuno che sta giocando per pensare di potersi attribuire il merito o meno – ovviamente mi auguro che vada in senso positivo – della risoluzione di un problema serio, vuol dire che non abbiamo capito qual è il problema di fronte al quale noi stessi siamo oggi in quest'Aula. Allora, come abbiamo fatto nelle Commissioni – e mi dispiace che anche esponenti presenti nelle due Commissioni lavoro e bilancio della Camera abbiano preso oggi la parola venendo anche meno al ragionamento, alla fatica, al lavoro fatto in quelle Commissioni, forse con l'obiettivo di screditare chi si è rimboccato le maniche e, senza troppi proclami, si è messo a cercare una soluzione, a partire dalla collega Ghizzoni, dal presidente Boccia e da tutti i colleghi che quella risoluzione hanno votato – dobbiamo dircelo con estrema chiarezza: oggi il Parlamento è nella condizione di poter presentare nel primo decreto utile, per risolvere dal Pag. 51punto di vista temporale il problema, un emendamento e portare a casa il risultato. Oppure, l'altra strada che abbiamo di fronte è quella di continuare in questa demagogia spicciola presente in quest'Aula in tanti interventi che ho sentito, non in tutti ma in tanti, e non risolvere il problema e il caso di «quota 96».
  Allora, rispetto a questo, Presidente, ma soprattutto sottosegretario – lei, sottosegretario Bobba, in questo momento, ma ovviamente mi riferisco a lei guardando a tutto il Governo, a partire dal Presidente Renzi –, avete su questo tema, e lo abbiamo dimostrato, l'unanimità del Parlamento, di tutti i gruppi parlamentari.
  Il decreto sulla PA è il primo provvedimento utile che arriva in quest'Aula per affrontare il problema e ovviamente è naturale che lei, sottosegretario, voglia vedere il testo dell'emendamento (sarebbe allucinante dire l'inverso), ma lei e il Governo avete una grande responsabilità. Potete mettere insieme, e quindi eventualmente dare parere favorevole all'emendamento, tutto il Parlamento (o quasi tutto, perché magari qualcuno quel giorno forse vorrà continuare a fare demagogia) e sicuramente i gruppi della maggioranza che hanno lavorato all'interno delle Commissioni.
  Allora, da questo punto di vista, io credo che l'impegno che lei si è assunto, sottosegretario, sia molto importante per quest'Aula, sicuramente un impegno che va oltre anche quelli che sono stati i precedenti impegni presi anche da suoi autorevoli colleghi nelle Commissioni.
  Io vi invito a non perdere l'occasione che abbiamo di fronte. «Quota 96» è un problema che abbiamo a cuore tutti, nessuno escluso, io di questo ne sono certa. Evitiamo però di disperdere quella grande unanimità che abbiamo avuto nelle Commissioni nel voler rivendicare un maggiore protagonismo, quando in questa fase di tutto abbiamo bisogno tranne che di protagonismo.
  Abbiamo bisogno solo di risolvere il problema. Questo è il motivo per cui il gruppo del Nuovo Centrodestra sostiene la proposta che è stata fatta dal presidente Boccia stamattina e noi intendiamo lavorare insieme anche a loro, quindi all'onorevole Ghizzoni e a chiunque ci vuole stare alla stesura di quell'emendamento, perché siamo certi che solo così si risolve il problema di «quota 96», senza troppa demagogia perché questi lavoratori di tutto hanno bisogno tranne che della demagogia che ho sentito in quest'Aula oggi pomeriggio e questa mattina.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Giancarlo Giordano. Ne ha facoltà.

  GIANCARLO GIORDANO. Presidente, solo per segnalare questo strano esercizio a cui stiamo assistendo, per cui si scansano le responsabilità e si rivendica orgogliosamente una soluzione di cui però non si trova traccia.
  Non vorrei si sbagliasse a capire: non c’è nulla di demagogico nel richiedere che il Governo faccia un decreto ad hoc per risolvere il problema, poste come vere le questioni che ci ha proposto il presidente Boccia e, soprattutto, non c’è nulla di demagogico nel richiamare la maggioranza e il Governo ai propri compiti, che non sono quelli di fare l'elenco dei problemi, ma di metterci a fianco anche qualche soluzione ogni tanto (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Marzana 2.061, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malpezzi, Colletti, Alfreider, Gutgeld, Raciti, Terzoni...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 52
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  394   
   Votanti  391   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  196   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  250).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fedriga 2.062, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni, Malpezzi, Rizzetto, Di Battista...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  395   
   Votanti  394   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  198   
    Hanno votato
 140    
    Hanno votato
no  254).    

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fedriga 2.063.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, questo articolo aggiuntivo mira a risolvere l'ennesimo problema creato dalla riforma Fornero dato anche da un'interpretazione dell'INPS, ovvero «l'opzione donna», ovvero quella che permette con 35 anni di contributi, scegliendo il sistema contributivo, di poter accedere ai benefici previdenziali per le donne, introdotta dal Ministro Maroni, che era sperimentale fino al 2015. L'interpretazione dell'INPS riduce nella sostanza di 15 mesi la possibilità di usufruire di questa opzione per donne che si erano create, ovviamente, aspettative di vita e la volontà di poter andare in pensione.
  In quest'Aula ho visto grande fermento per quanto riguarda le quote rosa, con il rischio di far andare sotto la maggioranza e di far saltare la legge elettorale; quando, invece, c’è da difendere la pensione delle donne con «l'opzione donna» non vedo lo stesso fermento, ma vedo che tutti sono compatti sul parere del Governo. Mi sembra alquanto particolare.
  Quando ci sono le quote rosa, ovvero garantirsi un seggio in quest'Aula, il Governo può dire quello che vuole ma le quote rosa devono passare. Quando, invece, in quest'Aula c’è da difendere il diritto delle pensioni delle donne, noi dobbiamo appoggiare il Governo e questa maggioranza.
  Mi sembra poco coerente e anche poco rispettoso nei confronti delle donne di questo Paese, che magari non siedono in quest'Aula ma lavorano e contribuiscono a pagare anche i nostri stipendi.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fedriga 2.063, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Basso, Tartaglione, Scotto è a posto, Di Battista.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  374   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  235).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fedriga 2.064, con il parere contrario Pag. 53della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Malisani, Venittelli. Venittelli non riesce a votare; se c’è qualcosa dentro al dispositivo lo tolga. No; allora, forse ha bisogno di un tecnico. Ecco, e a posto; Venittelli ha votato. Preziosi è in arrivo e anche l'onorevole Buttiglione. Onorevole Buttiglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  376   
   Maggioranza  189   
    Hanno votato
 140    
    Hanno votato
no  236).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fedriga 2.065, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Palma, Carra, Rizzetto, Paolo Russo. Rizzetto non riesce a votare. Amendola. Hanno votato tutti...arrivano Martella, Pastorino, Peluffo. Siamo a posto ? Peluffo...onorevole Peluffo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  384   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 139    
    Hanno votato
no  245).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Rizzetto 2.066, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Gutgeld. Bossa non riesce ancora a votare; è a posto. Paolo Russo; a posto. Non vedo altre mani alzate...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  387   
   Maggioranza  194   
    Hanno votato
 141    
    Hanno votato
no  246).    

  (Il deputato Marcon ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 224-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti parere contrario, degli emendamenti Rizzetto 3.57 e Placido 3.59.

  PRESIDENTE. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il parere è favorevole sugli emendamenti Rizzetto 3.57 e Placido 3.59.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

Pag. 54

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Sì, va bene, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.
  Passiamo quindi al voto dell'emendamento Rizzetto 3.57.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rizzetto 3.57, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Porta, D'Alessandro, Carbone...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  391   
   Votanti  372   
   Astenuti   19   
   Maggioranza  187   
    Hanno votato
 122    
    Hanno votato
no  250).    

  (Il deputato Sanna ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 3.59.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, questo è un altro dei problemi interpretativi determinati dalla manovra Fornero, un'altra delle sviste: riguarda un numero molto ristretto di lavoratori di aziende ex municipalizzate che, pur essendo, come la legge prevedeva, rimasti iscritti all'INPDAP, invece che essere transitati all'INPS, non si sono visti riconoscere l'applicazione della deroga. Anche qui, come su tutti quanti gli altri emendamenti, noi crediamo che la copertura possa essere assicurata dalla riduzione dei benefici fiscali (esenzioni, esclusioni e favori).

  PRESIDENTE. Avverto che il gruppo Sinistra Ecologia Libertà ha esaurito i tempi previsti dal contingentamento. Se ne viene fatta richiesta, la Presidenza concederà a tale gruppo un aumento dei tempi pari ad un terzo di quello originariamente stabilito.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 3.59, con il parere contrario della Commissione, del Governo e della V Commissione (Bilancio), e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Carra, Tartaglione, Fraccaro, Vacca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  385   
   Maggioranza  193   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  250).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  390   
   Votanti  298   
   Astenuti   92   
   Maggioranza  150   
    Hanno votato
 280    
    Hanno votato
no   18).    

  (Le deputate Terzoni e Benedetti hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi).

Pag. 55

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 224-A ed abbinate).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore per la maggioranza ad esprimere il parere della Commissione.

  MARIALUISA GNECCHI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti Placido 4.69 e Fedriga 4.68.

  PRESIDENTE. Invito il relatore di minoranza ad esprimere parere.

  MASSIMILIANO FEDRIGA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sugli emendamenti Placido 4.69 e Fedriga 4.68, che è l'emendamento sulle coperture.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la maggioranza.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Placido 4.69.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Placido. Ne ha facoltà.

  ANTONIO PLACIDO. Signor Presidente, l'emendamento ha essenzialmente l'obiettivo di consentire l'ampliamento della platea dei salvaguardati, visto che, nel corso di tutta questa discussione, si è a più riprese ravvisata la necessità di recuperare tutta una serie di situazioni particolari legate a sviste, errori materiali o almeno così abbiamo continuato a considerarli nel corso di questa seduta, poi qualche dubbio legittimo, sulla base dell'atteggiamento assunto questa sera dal Governo, probabilmente sorge, ma su questo avremo tempo e modo per ritornare.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Placido 4.69, con il parere contrario della Commissione, del Governo, della V Commissione (Bilancio) e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Russo, Tripiedi, Tartaglione...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  385   
   Votanti  382   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  192   
    Hanno votato
 133    
    Hanno votato
no  249).    

  Passiamo alla votazione dell'emendamento Fedriga 4.68.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga, che ha anche esaurito i tempi in aggiunta; comunque ne ha facoltà per due minuti.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, io faccio appello al Governo, visti anche i chiarimenti che ha voluto fare, a differenza del Governo – almeno ha parlato – il presidente Boccia, e vorrei capire perché la maggioranza non vuole utilizzare il medesimo metodo di coperture del «decreto PA» e invece vuole prelevare soldi dalla cassa integrazione in deroga e dalla mobilità in deroga. Ricordo all'Aula, come ho avuto modo di ribadire più volte in questo dibattito, che il Ministro Poletti nella giornata di ieri ha detto che già per quest'anno non c’è più di un miliardo di coperture per questi ammortizzatori sociali. Abbiamo proposto una copertura che riteniamo più che condivisibile, anche dalla maggioranza, visto che Pag. 56è la stessa individuata dal Governo. Io vedo ancora il silenzio assordante di questo Governo che non permette all'Aula, per lo meno, di andare a tutelare quelle persone che vivono un dramma occupazionale, che si trovano allontanati dal loro posto di lavoro e, in questo momento, la maggioranza sta votando di togliere le risorse a queste persone. E se voi credete ancora all'ennesima promessa del Governo – ho avuto modo prima di fare l'elenco delle promesse che ha fatto nella futura legge di stabilità – io credo: o siete ingenui o siete incoscienti, perché state giocando sulla pelle delle persone.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere questo emendamento del collega Fedriga perché mi pare, anche in questo caso, un ragionamento di buon senso, considerato che ci sono delle ampie coperture – sembra – rispetto al prossimo decreto sulla pubblica amministrazione. Mi sembra assolutamente controproducente, sottosegretario, andare a reperire dei fondi dove li state andando a reperire. Si corre il rischio addirittura di andare a creare un ulteriore salvaguardia della salvaguardia, perché se è vero, e non dubito che sia vero, che il Ministro Poletti è in tremenda difficoltà rispetto alla copertura della cassa integrazione in deroga, ricordiamo anche che parecchie regioni in questi giorni, in questi mesi, stanno dicendo «no» al rifinanziamento della cassa integrazione in deroga perché i soldi sono finiti.
  Quindi, io penso che, come ultimo atto, come ultimo emendamento...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Rizzetto. Onorevole Nastri !

  WALTER RIZZETTO. ... sia un qualcosa di abbastanza virtuoso quanto meno ragionarci (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fedriga 4.68, con il parere contrario della Commissione e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Moscatt, Capua, Pastorelli, Monchiero, Marzana.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  380   
   Maggioranza  191   
    Hanno votato
 135    
    Hanno votato
no  245).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Baruffi, Pastorelli, Liuzzi, Pagano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti  379   
   Votanti  282   
   Astenuti   97   
   Maggioranza  142   
    Hanno votato
 267    
    Hanno votato
no   15).    

  (I deputati Rosato e Zardini hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 224-A ed abbinate).Pag. 57
  La deputata Ciprini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/224-A/2.

  TIZIANA CIPRINI. Signor Presidente, vorrei illustrare il mio ordine del giorno. La manovra economica varata dal Governo Monti con il decreto n. 201 del 2011 ha prodotto elevati costi sociali, poiché si è scelto di scaricare il risanamento dei conti pubblici sui lavoratori e sui pensionati, in quanto categorie certe e facilmente individuabili e, quindi, quantificabili.
  Le manovre economiche adottate dal Governo Monti sono state, peraltro, le conseguenze delle decisioni adottate dall'Unione europea nei famosi 39 punti previsti nella lettera indirizzata al Governo italiano nel 2011 da Trichet e Draghi in tema di previdenza, con la quale si chiedeva l'adozione stringente di misure riformatrici del nostro sistema, cui sono seguiti drastici provvedimenti con gravi ripercussioni sulla vita dei cittadini. Tuttavia, vi sono risorse disponibili dai fondi messi a disposizione dall'Unione europea che il Governo può ancora utilizzare per gli anni 2007-2013.
  Inoltre, ricordo che l'articolo 9 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea recita che, nella definizione e nell'attuazione delle sue politiche d'azione, l'Unione tiene conto delle esigenze connesse con la promozione di un elevato livello di occupazione, la garanzia di un'adeguata protezione sociale, la lotta contro l'esclusione sociale e un elevato livello di istruzione, formazione e tutela della salute umana. Tale disposizione ha introdotto la cosiddetta «clausola sociale orizzontale», che impone alle istituzioni europee, così come agli Stati membri, di attuare le proprie politiche e azioni, tenendo conto delle esigenze occupazionali e sociali.
  Pertanto, con questo ordine del giorno, vogliamo impegnare il Governo ad attivarsi, anche in sede europea, visto anche che è iniziato il semestre di presidenza italiana, al fine di sviluppare progetti che prevedano l'utilizzo dei fondi e delle risorse messe a disposizione dall'Unione europea per la creazione di una rete e un sistema di protezione sociale di carattere strutturale, volto alla ricerca di percorsi innovativi finalizzati alla salvaguardia e alla riqualificazione di lavoratori espulsi dal ciclo produttivo di difficile occupabilità e prossimi alla maturazione del diritto alla pensione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di illustrare gli ordini del giorno, do la parola al rappresentante del Governo per l'espressione del parere.
  Io le leggo i nomi dei presentatori e lei esprime il parere. Sull'ordine del giorno Burtone n. 9/224-A/1 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il parere del Governo è contrario.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Ciprini n. 9/224-A/2 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Il parere del Governo è favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Di Lello n. 9/224-A/3 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole, se vengono espunte dal dispositivo le parole: «anche attraverso il prelievo erariale del gioco d'azzardo».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Di Salvo n. 9/224-A/4 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole, se ci si ferma, nel dispositivo, alle parole: «realizzare una soluzione strutturale nella legge di stabilità volta a risolvere definitivamente il problema».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/224-A/5 ?

Pag. 58

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere contrario.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Allasia n. 9/224-A/6 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: espungere le parole: «definitivamente entro la fine dell'anno in corso» e inserire le parole: «nel più breve termine possibile».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/224-A/7 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di impegnare il Governo «ad adottare ulteriori iniziative normative volte a risolvere in modo strutturale il problema degli esodati».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/224-A/8 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di impegnare il Governo «ad assicurare che la riduzione di cui alla lettera a), comma 1, dell'articolo 1 non pregiudichi il diritto alla salvaguardia dei soggetti che hanno i requisiti richiesti».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Caon n. 9/224-A/9 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole, a condizione che il dispositivo venga riformulato nel senso di impegnare il Governo «ad assicurare una soluzione strutturale al problema degli esodati».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Caparini n. 9/224-A/10 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole, a condizione che l'intero dispositivo venga riformulato nel senso di impegnare il Governo «ad assicurare la soluzione strutturale del problema degli esodati ed il rifinanziamento della CIG in deroga».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/224-A/11 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia così riformulato: «a definire, nel più breve tempo possibile, in maniera esauriente e conclusiva, la problematica dei cosiddetti lavoratori esodati», espungendo le parole da «ivi» fino a «provvedimento» e inserendo, dopo la parola: «derivanti», la parola: «anche».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/224-A/12 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/224-A/13 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole con una riformulazione del dispositivo, che prevede di inserire, alla terza riga, dopo la parola: «finanziarie», la parola: «anche».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/224-A/14 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere contrario.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/224-A/15 ?

Pag. 59

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: «a garantire, attraverso ulteriori iniziative normative, l'equivalenza degli accordi di mobilità (...)», e via seguitando.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Centemero n. 9/224-A/16 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: «a prevedere, in un prossimo disegno di legge, un intervento legislativo», espungendo le parole: «ad hoc», «volto a definire in maniera strutturale e permanente la categoria degli insegnanti «quota 96». Si elimina il resto del periodo.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Prataviera n. 9/224-A/17 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere contrario.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Rondini n. 9/224-A/18 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole, a condizione che il dispositivo sia riformulato nel senso di impegnare il Governo: «a valutare tutte le opzioni per verificare la possibilità di dare attuazione all'impegno di cui alla risoluzione del 6 novembre 2013 sull'affare assegnato n. 149 (Doc. XXIV, n. 12)».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/224-A/19 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere contrario.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/224-A/20 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere contrario.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Martelli n. 9/224-A/21 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Maestri n. 9/224-A/22 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. È accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Fontana n. 9/224-A/23 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Incerti n. 9/224-A/24 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Gribaudo n. 9/224-A/25 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Rotta n. 9/224-A/26 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Miccoli n. 9/224-A/27 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

Pag. 60

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Boccuzzi n. 9/224-A/28 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Gnecchi n. 9/224-A/29 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Marzana n. 9/224-A/30 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole con la seguente riformulazione del dispositivo: «a valutare la possibilità di intervenire (...)», e via seguitando, «compatibilmente con le risorse finanziarie».

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Ribaudo n. 9/224-A/31 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. È accolto come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno Damiano n. 9/224-A/32 ?

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Esprimo parere favorevole.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sull'ordine del giorno Burtone n. 9/224-A/1, anziché esprimere parere contrario, lo accolgo come raccomandazione.

  PRESIDENTE. Va bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Burtone n. 9/224-A/1, accolto dal Governo come raccomandazione. Non so se i gruppi vogliono esprimersi.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, per il gruppo del PD i pareri del Governo vanno bene e non chiediamo la votazione per nessun ordine del giorno.

  PRESIDENTE. Va bene. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ciprini n. 9/224-A/2, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Di Lello n. 9/224-A/3, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.
  Onorevole Di Salvo, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/224-A/4, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato ?

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, sottosegretario, io sono...

  PRESIDENTE. Scusi. Presidente Damiano, bisogna lasciare ascoltare il sottosegretario Bobba perché c’è un intervento sulla riformulazione dell'ordine del giorno Di Salvo n. 9/224-A/4. Prego, deputata Di Salvo.

  TITTI DI SALVO. Sottosegretario, io devo dirle che sono un po’ sorpresa dalla sua proposta, perché intanto è un ordine del giorno firmato da quasi tutte le forze politiche presenti in Commissione lavoro e in Aula. Chiede una cosa che dovrebbe essere scontata e, cioè, che il Governo, nel fare la sua proposta di soluzione sul problema degli esodati, tenesse conto del lavoro svolto in Commissione. Se la riformulazione Pag. 61è «fino a un certo punto sì, tranne tener conto della Commissione», è evidente che effettivamente è una proposta sorprendente. Quindi, chiedo se il Governo non possa ripensare su una cosa che veramente provoca sconcerto e non solo in me, immagino.

  PRESIDENTE. Sottosegretario Bobba, prego.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, se si scrive: «tenendo conto delle proposte», sono d'accordo. Qui c’è scritto: «anche in coerenza» e vuole dire un'altra cosa. Quindi, se alla presentatrice va bene «tenendo conto» o «avendo attenzione per», sono d'accordo.

  PRESIDENTE. Onorevole Di Salvo ?

  TITTI DI SALVO. Secondo me «tenendo conto» è più forte, ma se a voi va bene, va bene anche a me.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Va bene.

  PRESIDENTE. Va bene. Allora, la riformulazione è stata a sua volta riformulata e, quindi, i proponenti sono favorevoli.
  Onorevole Airaudo, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/224-A/5, sul quale il Governo ha espresso parere contrario ?

  GIORGIO AIRAUDO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, non mi aspettavo un parere diverso, lo confesso, perché in questo ordine del giorno noi chiediamo che questo Parlamento prenda atto che la manovra Fornero ha determinato una nuova legge delle pensioni in una notte, senza nessun dibattito, e ha prodotto e produce drammi sociali e disuguaglianze. Chiediamo che questa Camera si prenda l'impegno per una nuova riforma delle pensioni, perché noi abbiamo bisogno di una riforma vera delle pensioni che ricostruisca il patto tra cittadini, tra lavoratori e lavoratrici e questo Stato, e lo ricostruisca con giustizia, distinguendo i lavori, riconoscendo la fatica, perché non tutti i lavori sono uguali. E pensiamo che questa riforma debba anche immaginare un abbassamento dell'età pensionabile. L'abbiamo presentato perché questo è l'impegno che noi ci assumiamo, perché non si può vivere di salvaguardie. Si può far sopravvivere, riparare qualche torto, neanche tutti, come tutti noi in quest'Aula sappiamo, ma non si può garantire un diritto a tutti e a tutte se non si affronta con onestà e coerenza il tema di una nuova riforma delle pensioni che riguardi i giovani, che riguardi gli anziani e che sani quell'orrore che si è prodotto in quell'unica notte per spegnere uno spread che, quando poi è stato spento, non ha portato nessuna restituzione a quelli che hanno pagato con i loro soldi, con il tempo della loro vita, quell'insensata manovra (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Airaudo n. 9/224-A/5, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi, Rotta, Bueno...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  342   
   Votanti  337   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  169   
    Hanno votato
  98    
    Hanno votato
no  239).    

  (Il deputato Gianni Farina ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario Pag. 62e la deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione dell'ordine del giorno Allasia n. 9/224-A/6, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole, purché riformulato.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, guardi che siamo all'assurdo. Il Governo più volte – faccio appello anche ai deputati di maggioranza – l'ha detto in Commissione, l'ha detto in Aula. Poletti ha detto che vuole risolvere in maniera strutturale nella legge di stabilità la questione esodati; noi scriviamo che deve essere risolta entro l'anno in corso e il Governo chiede la riformulazione «nel più breve tempo possibile» ? O è una presa in giro o non so di cosa stiamo parlando quando lei ha un impegno scritto.
  E se mi permette, signor Presidente, visto che posso fare solo due interventi sugli ordini del giorno, vorrei sottolineare anche al Governo – chiedo al sottosegretario Bobba un po’ di attenzione – quanto segue. Sull'ordine del giorno successivo, durante gli interventi, lei ha detto che il personale ferroviario e «quota 96» non sono esodati e – chiedo anche se il sottosegretario può farlo a norma di Regolamento – corregge l'impegno che chiede di risolvere la questione dei ferrovieri dicendo che debba risolvere la questione degli esodati. Sottosegretario, o sono esodati o non sono esodati. L'ha detto lei che i ferrovieri non sono esodati ! L'ha detto nei suoi interventi durante la discussione.
  Altra cosa: successivamente continua a dire che nella legge di stabilità, nella sostanza, non vuole risolvere la questione degli esodati. Adesso noi queste riformulazioni non le accettiamo.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. No, io ho parlato di «quota 96» !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Allasia n. 9/224-A/6, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgis... Bonaccorsi... Tripiedi... Cominardi... Invernizzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  355   
   Votanti  354   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  178   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  240).    

  Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione e insistono per la votazione dell'ordine del giorno Borghesi n. 9/224-A/7.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/224-A/7, con il parere contrario del Governo...

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. No, parere favorevole, se riformulato.

  PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, non accettano alcuna riformulazione, quindi il suo parere è diventato contrario.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borghesi n. 9/224-A/7, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi... Gandolfi... Turco... Dell'Aringa... Gadda... Gandolfi non riesce a votare: se c’è qualcosa nel dispositivo toglietelo... Ermini... Molteni... Palese... De Girolamo... Famiglietti...
  Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 63
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  365   
   Votanti  364   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 114    
    Hanno votato
no  250).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/224-A/8, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gutgeld... Paolo Russo... Rizzetto...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  361   
   Votanti  360   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato
 109    
    Hanno votato
no  251).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caon n. 9/224-A/9, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bolognesi... Giuditta Pini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  366   
   Votanti  365   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  253).    

  (Il deputato Cassano ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caparini n. 9/224-A/10, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Malisani... Magorno... Pilozzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  367   
   Votanti  366   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  255).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fedriga n. 9/224-A/11, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Paolo Russo... Pastorelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  372   
   Votanti  371   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 115    
    Hanno votato
no  256).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Giancarlo Giorgetti n. 9/224-A/12, sul quale il Governo ha espresso parere favorevole.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grimoldi n. 9/224-A/13, non accettato dal Governo.Pag. 64
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cariello...Bossa...Carrozza...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  364   
   Votanti  363   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  182   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  252).    

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcolin n. 9/224-A/14, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Mura... Bossa... Garavini... Palma... Mauri...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  259).    

  (I deputati Allasia e Terzoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Invernizzi n. 9/224-A/15, non accettato dal Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa...Tartaglione...Nicchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  366   
   Votanti  365   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  183   
    Hanno votato
 111    
    Hanno votato
no  254).    

  Ordine del giorno Centemero n. 9/224-A/16: parere favorevole con riformulazione. Onorevole Centemero, accetta la riformulazione ?

  ELENA CENTEMERO. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione.

  PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Prataviera n. 9/224-A/17, con il parere contrario del Governo.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Prataviera n. 9/224-A/17.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Canterini, Lombardi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  372   
   Votanti  277   
   Astenuti   95   
   Maggioranza  139   
    Hanno votato
  19    
    Hanno votato
no  258).    

  Ordine del giorno Rondini n. 9/224-A/18: parere favorevole con riformulazione. Onorevole Fedriga ?

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, chiedo al Governo se può ripetere la riformulazione.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente: Pag. 65«a valutare tutte le opzioni per verificare la possibilità di dare attuazione all'impegno», fino alla fine della frase.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accettano la riformulazione proposta. Il parere del Governo deve intendersi contrario.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rondini n. 9/224-A/18.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Zardini, Dell'Aringa, Palma, Gribaudo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  368   
   Astenuti    3   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  258).    

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Guidesi n. 9/224-A/19, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Giorgis, Segoni, Lombardi, Gentiloni Silveri, Di Battista.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  367   
   Votanti  366   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  184   
    Hanno votato
 110    
    Hanno votato
no  256).    

  (La deputata Terzoni ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianluca Pini n. 9/224-A/20, con il parere contrario del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Arlotti, Paolo Russo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  371   
   Votanti  370   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  186   
    Hanno votato
 112    
    Hanno votato
no  258).    

  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Martelli n. 9/224-A/21, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Maestri n. 9/224-A/22, accolto dal Governo come raccomandazione.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dei successivi ordini del giorno Cinzia Fontana n. 9/224-A/23, Incerti n. 9/224-A/24, Gribaudo n. 9/224-A/25, Rotta n. 9/224-A/26, Miccoli n. 9/224-A/27, Boccuzzi n. 9/224-A/28 e Gnecchi n. 9/224-A/29, sui quali vi è il parere favorevole del Governo.
  Ordine del giorno Marzana n. 9/224-A/30: parere favorevole con riformulazione. Onorevole Marzana, accetta la riformulazione ?

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, vorrei riascoltare la riformulazione, per favore.

  PRESIDENTE. Prego, sottosegretario.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, la riformulazione è la seguente: «a valutare la possibilità di intervenire», Pag. 66fino alla fine della frase. Dopo le parole: «quota 96», inserire le parole: «compatibilmente con le risorse finanziarie».

  PRESIDENTE. Onorevole Marzana ?

  MARIA MARZANA. Signor Presidente, per chi magari non ha davanti l'ordine del giorno, vorrei dire che questo ordine del giorno non faceva altro che mettere nero su bianco quello che è stato detto più volte questa mattina e questo pomeriggio in Aula e, cioè, che alla questione dei «quota 96» si fosse posto rimedio nel decreto-legge sulla pubblica amministrazione. E invece questo Governo che fa ? Dice di voler valutare la possibilità di, eventualmente, forse, se.
  Ma, insomma, vogliamo passare ai fatti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ?
  Questo Parlamento, che tra l'altro quest'oggi, ancora una volta, si è riempito la bocca dicendo che è a favore della risoluzione di questa questione, può farlo, può risolvere la questione, votando a favore di questo ordine del giorno, dimostrando una volta per tutte che il Parlamento è indipendente rispetto al Governo. E ricordo a tutti che siamo in una democrazia parlamentare e non governativa, perché quella, altrimenti, si chiama oligarchia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, mi rivolgo a lei e, per il suo tramite, al sottosegretario Bobba. Mi chiedo se, a questo punto, ci stiamo prendendo in giro, perché tutto quanto detto stamattina viene riformulato da un qualcosa che lei scrive e dice rispetto a questo ordine del giorno – e ricordo che un ordine del giorno non si vieta a nessuno – assolutamente andando contro quanto, non soltanto questa mattina ma anche... Presidente...

  PRESIDENTE. Onorevole De Micheli, sottosegretario, capisco che starete parlando di lavoro, però...

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Aspetti, deve finire l'onorevole Rizzetto.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, come dicevo, ma anche rispetto a quanto lo stesso sottosegretario, in concerto con quanto ha detto poco fa il presidente Boccia, ha appena affermato quindi, due sono le cose: o il presidente Boccia prende quest'ordine del giorno, senza riformulazione, e vi appone una firma, per coerenza con quanto ha detto poc'anzi, oppure il Governo ritira la riformulazione ed accetta talis et qualis quest'ordine del giorno. È semplicissimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Era iscritto a parlare l'onorevole Marcon, ma ha chiesto di parlare il Governo. Vediamo se il Governo intende cambiare il parere. Prego, sottosegretario.

  LUIGI BOBBA, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Rizzetto, lei mi ha convinto, come sull'altro provvedimento: ritiro la riformulazione.

  PRESIDENTE. Sta bene. L'ordine del giorno è accolto, immagino che anche l'intervento del deputato Marcon, a questo punto, sia superato. Comunque, se lei vuole, non lo votiamo, non si vota più, questo volevo dire. Andiamo avanti.
  Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ribaudo n. 9/224-A/31, accolto dal Governo come raccomandazione, e prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Damiano n. 9/224-A/32, sul quale vi è il parere favorevole del Governo.
  È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Pag. 67

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà.

  GIORGIA MELONI. Presidente, colleghi, io penso quello che, credo, in cuor suo, più o meno qualunque parlamentare di quest'Aula pensi, cioè che con questo provvedimento l'Aula di Montecitorio perde una grande occasione, una grande occasione di dimostrare che la politica quando sa, quando vuole, sa essere giusta; che casomai sbaglia, ma sa trovare una soluzione rispetto ai suoi errori. Un'occasione di dimostrare anche che il Parlamento riesce ad essere più concreto e risolutivo di quanto a volte riescano ad essere concreti e risolutivi i Governi.
  Però, quella che poteva essere questa grande occasione, in realtà, alla fine, diventa l'ennesima presa in giro da parte del Governo e, mi dispiace, anche della maggioranza. Siamo un po’ di fronte a quell'eterna televendita che ci viene regalata da questo Governo per cui, da una parte, ti raccontano che ti vendono a prezzi stracciati dei prodotti straordinari e poi, quando quei prodotti ti arrivano a casa, purtroppo ti accorgi che non erano così straordinari come te li avevano raccontati. Un po’ anche come la vicenda del «decreto Poletti» sul lavoro. Ci avevano raccontato la grande rivoluzione del mercato del lavoro che sarebbe arrivata con il «decreto Poletti» e poi ci siamo trovati con un decreto che modificava alcune micronorme dei contratti di lavoro a tempo determinato, del contratto di apprendistato, cioè praticamente poco più di una circolare ministeriale.
  Allora, noi oggi siamo di fronte a quella che è un po’ una fregatura perché la legge che doveva risolvere definitivamente l'annosa drammatica questione degli esodati, alla quale la Commissione – bisogna ricordarlo e darne atto ai colleghi – ha lavorato congiuntamente per un anno e più, diviene con una mossa lesta del Governo semplicemente una banale nuova toppa alla legge Fornero.
  Vedete, in poco più di due anni e mezzo noi abbiamo fatto già cinque provvedimenti, come questo Parlamento e quest'Aula sa bene, per affrontare e risolvere la questione degli esodati. Con quei cinque provvedimenti abbiamo salvaguardato complessivamente 140 mila esodati. Se vi fate un rapido calcolo significa che la media è che noi abbiamo salvaguardato circa 30 mila persone con ciascun provvedimento, però fino a quando non c'era Renzi, perché poi è arrivato Renzi e cambia tutto. Noi lo sappiamo, Renzi è la nostra grande rivoluzione per cui arriva lui e risolve il problema. No. Semplicemente si fa un sesto provvedimento che salvaguarda altre 30 mila persone e ce ne sono ancora una volta circa 140 mila che rimarranno fuori da ogni forma di tutela.
  L'unica differenza tra quello che accade con questo provvedimento e quello che accadeva con i precedenti provvedimenti è che, in questo caso, te lo vendono come legge «salva esodati»: è un po’ il bello di avere la stampa amica, un grande tema di questo tempo.
  Purtroppo, questo metodo di procedere a pezzettini sta producendo un'ingiustizia nell'ingiustizia, perché ogni volta noi ci troviamo di fronte ad un provvedimento che tutela qualcuno che ha un diritto sacrosanto da vedersi tutelato e lascia qualcun altro nella disperazione, senza che ci sia effettivamente una logica, senza che ci sia effettivamente un criterio preciso. Semplicemente si sceglie di salvaguardare tutte le persone che corrispondono a determinati requisiti, ma non è detto che tutte le persone che corrispondono a determinate categorie stiano peggio delle persone che rientrano all'interno di tutte le categorie che invece continuano ad essere escluse.
  Allora, si procede a tentoni, un po’ con la stessa approssimazione che causò il tema degli esodati, perché poi ci dobbiamo ricordare – e qui entra un'altra grande questione che, secondo me, vale la pena di Pag. 68affrontare in quest'Aula – che il problema degli esodati fu causato da un mero errore tecnico: curiosamente il Governo dei tecnici, quello che doveva salvare l'Italia e che ha rappresentato una cosa abbastanza vicina a una calamità naturale per la nostra nazione, oltre a essere pessimo sul piano della politica con le sue mille marchette, dai poteri finanziari alle lobby, alle banche, è stato incredibilmente pessimo anche sul piano tecnico. Infatti, un qualunque Governo politico probabilmente l'errore di approssimazione e di semplificazione che ha fatto la Fornero con la legge sulle pensioni che ha prodotto gli esodati non lo avrebbe fatto. Anche perché ce lo ricordiamo, io mi ricordo in Commissione lavoro quando diversi colleghi tentarono di incalzare il Ministro Fornero sostenendo che i dati su questo problema degli esodati non erano esattamente credibili; e mi ricordo la prosopopea con la quale il Ministro Fornero rispose alle nostre rivendicazioni, esattamente come tutti ricordiamo che, a un certo punto, l'INPS fece un calcolo abbastanza veritiero di quanta fosse questa platea di persone coinvolte dal fenomeno dell'esodo; stabilì più o meno 390 mila persone coinvolte, e fu immediatamente zittita dal Governo, fu costretta a rimangiarsi quello che aveva detto. Poi nel 2012 la Ragioneria generale dello Stato ha definitivamente stimato il numero degli esodati in 314 mila 576 unità, quindi una stima sicuramente più vicina a quella che aveva fatto l'INPS piuttosto che a quella che aveva fatto il Ministro Fornero. Però, cosa voglio dire ?

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI (ore 19,15)

  GIORGIA MELONI. Siccome tutti dicono e tutti diciamo che la questione degli esodati, Presidente, è questione che nasce da un errore, cioè se tutti siamo d'accordo nel ritenere che lo Stato italiano non avesse alcuna intenzione...

  PRESIDENTE. Onorevole Meloni, scusi. Colleghi, possiamo abbassare un po’ il tono della voce ? Ci sono le dichiarazioni di voto, chi non è interessato esce, chi rimane consente a chi parla di farlo tranquillamente, grazie.

  GIORGIA MELONI. Grazie, Presidente. Dicevo: se noi siamo tutti d'accordo nel sostenere che la questione era un errore meramente tecnico e che, quindi, lo Stato italiano non aveva alcuna intenzione di fare cassa con la vita di queste persone e di questi italiani perbene che avevano lavorato e che si aspettavano dei legittimi diritti, ebbene, se la questione è tecnica ed è un errore tecnico, allora politicamente deve essere risolta, prioritariamente e definitivamente.
  Le chiacchiere stanno a zero perché, se invece si sceglie di fare quello che si sta facendo e cioè si sceglie di rivolgere le risorse altrove e si dice che non si può coprire tutto il problema degli esodati perché non ci sono abbastanza risorse e si stabilisce implicitamente che si hanno altre priorità, se il Governo Renzi oggi, nel fare questa scelta – perché noi sappiamo che c'era un testo della Commissione, un testo unificato, che avrebbe di fatto coperto una platea estremamente ampia e quasi definitiva sul problema degli esodati, che certamente aveva un costo significativo, però bisogna darsi delle priorità – ci dice che non ha i soldi e non vuole trovare i soldi per risolvere definitivamente il problema degli esodati, allora noi siamo di fronte a un Parlamento che non è responsabile in Italia del problema degli esodati perché c’è stato un errore tecnico, ma perché ha fatto una precisa scelta politica; viene fatta la precisa scelta politica di destinare le risorse di cui l'Italia dispone a qualcos'altro.
  L'ho già sentito dire da qualche collega in quest'Aula e mi fa un po’ sorridere quando mi si dice che non ci sono mai le risorse per fare le cose giuste, perché invece per fare le cose ingiuste in Italia le risorse si trovano sempre: si trovano quando si devono condonare le società delle slot machine dai miliardi di euro di evasione fiscale che devono allo Stato, quando si devono continuare a pagare le Pag. 69pensioni milionarie di gente che non ha versato i contributi per avere quelle pensioni, si trovano quando si devono fare 20 miliardi e oltre di marchette alle banche come quelle che sono state fatte in questi ultimi due anni e mezzo, o poco più, tre anni dall'avvento del Governo Monti in poi; quindi, semplicemente si fanno delle scelte politiche. Quella che oggi fanno il Governo e la maggioranza è una scelta politica.
  Fa anche un po’ sorridere la copertura – e qui vengo un po’ in aiuto al collega Fedriga – perché abbiamo qui un'altra straordinaria rappresentazione di questo curioso concetto di equità del Governo Renzi e del Partito Democratico, e vado a concludere, Presidente: diamo i soldi agli esodati e li togliamo ai disoccupati, però, ai disoccupati glieli ridaremo, magari togliendoli agli invalidi o alle vittime della mafia, come già anche questa maggioranza ha fatto in altri tempi. A me, francamente, sembra che questa equità del Governo Renzi sia abbastanza ridicola.
   Dico un'ultima cosa e chiudo, Presidente, e la dico ai colleghi del Partito Democratico. Ho sentito dire tante volte, particolarmente dalla collega Gnecchi, che è persona che stimo: «anche noi avremmo voluto, anche noi avremmo voluto fare di più e risolvere il problema», che è un po’ quello che direbbe mia nonna Maria guardando il telegiornale: mi piacerebbe che si risolvesse il problema degli esodati. Qual è la differenza sostanziale tra mia nonna Maria e la collega Gnecchi ? La collega Gnecchi, come noi, è parlamentare della Repubblica e, quindi, è tra quelli che decidono che cosa votare e che cosa non votare, che cosa valga la pena di essere difesa e che cosa non può essere difeso anche quando ti arriva un diktat di partito e di Governo. E il Partito Democratico e la maggioranza, secondo me, fanno la scelta di stare a un diktat al quale non avrebbero dovuto piegarsi.
  È il motivo per il quale – e chiudo – Fratelli d'Italia-Alleanza Nazionale si astiene su questo provvedimento: non vogliamo votare ovviamente contro un provvedimento che comunque salvaguarda il diritto più che legittimo di 30 mila persone, ma non vogliamo neanche essere complici di un provvedimento che, nello stesso tempo, esclude altre 140 mila persone da quel sacrosanto diritto.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 19,20)

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, sottosegretario, è stato appena ricordato: questo è il sesto provvedimento in poco più di due anni che interviene sulla normativa introdotta dalla legge Fornero in materia di requisiti per la fruizione e l'accesso del trattamento pensionistico.
  Grazie alla modifica prevista da questo provvedimento andiamo a salvaguardare la posizione di un'ulteriore platea di soggetti che erano rimasti senza tutela a seguito dell'entrata in vigore della nuova normativa.
  È chiaro che questo ennesimo intervento pone al legislatore e al Governo un problema che necessita di una soluzione strutturale per non tornare da qui a pochi mesi a dover esaminare un nuovo provvedimento che riguarda un'altra categoria di soggetti lasciati indietro dalla norma.
  Bisogna, cioè, valutare senza dietrologie e pregiudizi l'opportunità di rimettere mano a tutto l'impianto della legge Fornero, pur nella salvaguardia delle esigenze di riequilibrio dei conti pubblici da cui derivarono proprio le ragioni di quel tipo di intervento.
  Quell'intervento è stato in grado di evitare al nostro Paese il default e senza di esso avremmo avuto probabilmente un intero Paese di esodati. Non avremmo avuto, cioè, il problema di discutere, come stiamo facendo oggi, di pensioni, perché sarebbe saltato tutto il sistema pensionistico.
  Certo, non è questa la sede per fare un excursus delle responsabilità, che non sono Pag. 70di oggi o di ieri. Certo che è mancato negli anni, sicuramente negli ultimi 20 anni, anche quando c’è stato un Ministro del lavoro esponente autorevole della Lega, il coraggio di intraprendere una riforma vera del sistema pensionistico, che così come strutturato sapevamo che non poteva più essere sostenibile. Una mancanza di coraggio che ha portato a fare interventi tampone, che non hanno risolto i problemi che potevano essere affrontati in maniera graduale e non così traumatica, perché risulta evidente che quel passaggio ha prodotto situazioni drammatiche, complicate e diversificate tra di loro. Un passaggio secco, brutale, che ha catapultato i cittadini da una situazione oserei dire privilegiata, rispetto al resto degli altri lavoratori europei, in una dimensione che ha prodotto danni a volte anche seri.
  Quindi, cambiare la «riforma Fornero» si può, ma a certe condizioni che al momento non risultano percorribili, purtroppo, per problemi soprattutto di tenuta dei conti. Ma non possiamo negare che qualcosa è andato storto, o perché non si sono calcolate bene le conseguenze che tale riforma avrebbe avuto su determinate categorie di lavoratori o perché non si aveva una conoscenza approfondita della diverse situazioni previdenziali presenti nel nostro Paese. Abbiamo a che fare con una casistica talmente variegata che non possiamo procedere ad interventi spot per tutelare, volta per volta, la categoria di turno. Oggi parliamo di esodati, domani parliamo di lavori usuranti e, ancora, del personale della scuola, che non può andare in pensione, i cosiddetti «quota 96». Per risolvere questo problema noi condividiamo la «proposta Boccia». Già in Commissione bilancio noi avevamo espresso il nostro voto a favore della risoluzione di questo problema e siamo ancora in attesa della risposta del Governo. Oggi pare che questa risposta ci sia e, quindi, condividiamo la presentazione di un emendamento unitario da presentare in sede di conversione in legge del decreto-legge sulla riforma della pubblica amministrazione.
  Restano ancora sul campo problemi aperti, che dovranno essere affrontati sicuramente non attraverso il referendum, di cui si è parlato molto in questi giorni. Ma non per questo non possiamo non condividere questo provvedimento, seppure nella stesura emendata dal Governo, che ha deluso le aspettative di chi confidava in questa occasione per assicurare la tutela previdenziale anche ad altre categorie di lavoratori che attendono da tempo un intervento risolutore delle loro problematiche previdenziali. Ma non possiamo, come detto, procedere ancora con il metodo adottato fino ad oggi, che ci è costato oltre 11 miliardi di euro. Si tratta di risorse importanti, che avrebbero potuto finanziare altri tipi di intervento e tutelare forse molte più persone, attraverso una riforma degli ammortizzatori sociali che da troppo tempo attende di essere affrontata in maniera strutturale.
  Certamente impegniamo fin da oggi il Governo a ripianare le risorse destinate al finanziamento della cassa integrazione in deroga e riutilizzate per coprire gli oneri finanziari recati dal provvedimento, anche alla luce delle parole del Ministro Poletti, che ha dichiarato che manca più di un miliardo per la cassa integrazione in deroga di questo anno. Voteremo a favore ben consapevoli del fatto che sia necessario trovare le risorse finanziarie necessarie per programmare un intervento definitivo e organico in grado, quindi, di superare tutte, tutte le criticità ancora presenti in materia di tutela previdenziale (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Massimiliano Fedriga. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Grazie, Presidente. Oggi ci troviamo qui a discutere la sesta salvaguardia, perché nel dicembre 2011 un Governo, il Governo Monti, un Ministro, il Ministro Fornero, una maggioranza, formata dal Partito Democratico, ha votato la «riforma Fornero».
  Una riforma che, in modo drammatico e incomprensibile dal punto di vista del Pag. 71buonsenso, comprensibile dal punto di vista di mettere le mani del Governo nelle tasche dei cittadini, hanno votato, determinando l'aumento fino a otto anni per l'accesso ai benefici previdenziali. Al tempo, come hanno avuto modo di ricordare correttamente i colleghi del MoVimento 5 Stelle, solo la Lega, in modo unitario, all'interno di questa Camera, ha votato contro quella riforma.
  Questo, ovviamente, oltre all'orgoglio per il gruppo, non ci soddisfa; non ci soddisfa perché, purtroppo, i cittadini, per una scelta politica di una maggioranza e di un Governo, sono stati costretti a sottostare a questo cambio di norme, che non solo ha favorito la disoccupazione, come ho avuto modo di sostenere più volte, in particolar modo quella giovanile, non permettendo il ricambio generazionale, non solo non ha messo in ordine i conti previdenziali.
  E non lo dice Fedriga, non lo dice la Lega: lo dice una relazione della Commissione europea del 2009. Quindi, smentisco quanto ho sentito prima dal precedente collega. I conti previdenziali dell'INPS, ovvero dei lavoratori privati del nostro Paese, erano in ordine, tanto è vero che il nostro Paese veniva preso come esempio all'interno dell'Europa, e lo dice la Commissione europea, come un Paese virtuoso, che andava a migliorare i costi della previdenza.
  Infine, ha creato gli esodati; per quello, oggi stiamo discutendo la sesta salvaguardia. Ha creato gli esodati per una scelta politica e un voto politico da parte del Partito Democratico, e, malgrado le innumerevoli promesse fatte da molti esponenti di quel medesimo gruppo che ha votato la riforma Fornero, oggi siamo per l'ennesima volta a votare un'insufficiente salvaguardia e ad ascoltare l'ennesima promessa dell'ennesimo Governo, che dice che vorrà risolvere in maniera strutturale il problema degli esodati.
  Non so a quale partito apparteneva il Presidente Letta: se non ricordo male, il Partito Democratico, malgrado il tradimento subito dal Presidente Renzi. Ma è lo stesso Presidente dello stesso partito che ha promesso, nel giorno del suo insediamento, la soluzione strutturale al problema degli esodati; la stessa identica promessa che sentiamo dire da diversi mesi al Ministro Poletti. Una soluzione strutturale che doveva arrivare con il giungere in Aula di questa proposta di legge.
  E oggi ci troviamo all'ennesimo rinvio, con l'ennesima promessa. La soluzione strutturale, forse, ci sarà nella legge di stabilità. Ed è altrettanto particolare che questa promessa del Governo – ovviamente, promessa inconsistente – venga smascherata da un ordine del giorno presentato dalla Lega, che dice che entro l'anno, ovvero entro l'approvazione della legge di stabilità, bisognerà risolvere in maniera strutturale il problema degli esodati. Il Governo vorrebbe, ha voluto – ovviamente, noi non l'abbiamo accettato – riformulare l'ordine del giorno nel senso di «valutare di risolvere in maniera strutturale entro la fine dell'anno».
  Quindi, già adesso, già oggi, il Governo dice che non c’è la volontà di risolvere in maniera strutturale, nella legge di stabilità, la questione degli esodati. Quindi, le parole di Poletti sono svanite nel nulla, le promesse di esponenti della maggioranza sono svanite nel nulla. Insomma, ci troviamo ad affrontare una salvaguardia che non è vero che salvaguarda 32.100 persone in più, perché 24 mila erano già previste nei soldi stanziati nelle salvaguardie precedenti.
  Realmente, da soldi freschi, sono salvaguardati in 8 mila. E quali sono questi soldi freschi ? Sono i soldi che sarebbero stati destinati per la cassa integrazione in deroga e la mobilità in deroga. Quindi, andate a creare una lotta tra persone in difficoltà, ovvero tra coloro che hanno perso il lavoro e coloro che non riescono ad accedere ai benefici previdenziali per una vostra scelta politica, e il risultato, quindi, è un conflitto sociale tra le persone che vivono la crisi economica. Noi a questo gioco al massacro abbiamo cercato di porre una soluzione, abbiamo proposto un'alternativa alle coperture individuate dal Governo, ma non ci avete voluto ascoltare.Pag. 72
  Avete fatto finta di nulla, il Governo non ha risposto, il presidente della Commissione Bilancio, malgrado le sollecitazioni è stato zitto. Perché non si poteva utilizzare un'altra copertura ? Quella copertura la avevamo individuata. Invece nulla, invece il silenzio.
  Guardi, parlo al Governo nella persona del sottosegretario Bobba, ma ovviamente non è riferito personalmente a lui, ma al Governo che rappresenta, non era un favore che facevate alla Lega approvare un cambio di copertura, era un favore che facevate a centinaia di migliaia di persone che vivano la crisi, che si trovano in mobilità e già adesso non vedono assegnato l'assegno della mobilità. Ci sono persone che da mesi non prendono niente, già adesso, già oggi. Ieri il Ministro Poletti ha dichiarato che i soldi per quest'anno non ci sono, più di un miliardo. Voi dite: ebbene il prossimo anno li togliamo, poi li troveremo. Non li trovate nemmeno per quest'anno e per il prossimo anno, ma promettete di trovarli. Insomma, è veramente una responsabilità che vi prendete quest'oggi non indifferente, una responsabilità politica dovuta oltretutto ad un oltranzismo di posizione che non ha voluto ascoltare niente e nessuno. Il lavoro fatto in Commissione era già una mediazione, per noi una mediazione al ribasso per la platea da salvaguardare, eppure ci siamo stati. Sappiamo che i numeri non ci danno ragione all'interno di quest'Aula e, quindi, siamo stati disponibili ad arrivare ad una mediazione al ribasso. Il Governo invece altro che mediazione al ribasso, ha voluto cancellare, con un colpo di spugna, tutta la fatica fatta per arrivare al testo unificato che avete ridotto veramente allo stremo, eliminando tantissime situazioni che eravamo andati a cercare di risolvere: l'esempio dei ferrovieri, l'esempio dell'opzione donna, l'esempio delle quindicenni, l'esempio di tutte quelle persone che maturano dopo pochi mesi, rispetto ai tempi previsti da voi, il diritto alla pensione ante «manovra Fornero» che voi fate fuori in un sol colpo. Bisogna avere il coraggio di dire che l'unica soluzione strutturale vera è l'abrogazione della «riforma Fornero» e grazie a Dio più di 570 mila persone ci hanno dato fiducia e hanno firmato il nostro referendum per abrogare quella riforma. Guardi, io mi auguro che andremo al referendum, visto il numero di firme sono convinto che così sarà, perché non si tratta di una legge di bilancio, ma di una riforma delle pensioni, e se così venisse interpretata dalla Consulta sarebbe un atto contro il diritto costituzionalmente riconosciuto delle persone di accedere ai referendum abrogativi. Quindi sono convinto che il referendum si farà e verrete sotterrati dai voti di elettori che hanno votato perfino per Renzi alle ultime elezioni europee. Ma con quell'oltranzismo nel difendere a tutti i costi la «riforma Fornero» quei voti, mi auguro, li perderete, perché guardate non si può pensare di far cassa con i soldi, il sudore, la fatica dei lavoratori. E sapete per che cosa sono serviti quei soldi (lo dico anche se non lo vedo più in Aula al collega che mi ha preceduto) ? Per coprire dei buchi della pubblica amministrazione. Il pubblico che non paga i contributi per i propri dipendenti è stato aiutato con i soldi dei lavoratori privati. Questa è la verità. Questa è la verità che bisogna dire ai cittadini. Non dire eravamo sull'orlo del default, questa è una balla colossale smentita da tutti i resoconti storici in questo momento. È una balla colossale, non a caso, e mi secca...

  PRESIDENTE. Concluda.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. ... entrare in altri termini, dovuta ad una speculazione iniziata proprio da quel Paese, la Germania, da quella banca, la Deutsche Bank, che ha venduto otto miliardi di debito pubblico italiano nel giro di pochi giorni. E sono gli stessi a cui il vostro Presidente del Consiglio, in questi giorni, sta andando ad inchinarsi con il cappello in mano. Altro che flessibilità, ha detto abbiamo vinto sulla flessibilità, il giorno dopo gli stessi esponenti del Governo tedesco Pag. 73hanno detto: non si parla di flessibilità. Altro che diritto d'asilo europeo, lo stesso giorno hanno detto potete tornare a casa e stare ben che zitti. Non avete ottenuto niente, vi hanno imposto, e voi siete stati a questo gioco, la riforma delle pensioni e oggi andate ai piedi della Merkel e della Germania a dire che è tutto a posto e cercate di venderlo anche ai cittadini del nostro Paese. Così non è, i cittadini sono convinto che si sveglieranno, perché quando le promesse devono diventare fatti e vedono che i vostri fatti sono solamente «aria fritta» allora sapete la delusione è grande, e forse anche la voglia di rivalsa dei nostri cittadini sarà ancora più grande. Mi auguro si fermi ovviamente solamente ad una protesta verbale e democratica e non altro, ma state giocando con il fuoco (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Airaudo. Ne ha facoltà.

  GIORGIO AIRAUDO. Signor Presidente, ora possiamo dire, grazie ai riscontri di questi anni e anche grazie al dibattito di questi giorni, che la manovra Fornero fu frutto di improvvisazione. Lo dimostrano i tanti errori ammessi e mai riparati dai Governi sinora succedutisi: gli INPDAP, i «quota 96», i tanti lasciati fuori dalle varie salvaguardie, i tanti pasticci interpretativi, che ormai le varie salvaguardie hanno costruito. Pasticci interpretativi che stanno creando problemi, che generano circolari, che generano altri problemi, che generano ricorsi.
  Allora c'erano alternative, come ci ha ricordato ieri l'onorevole Buttiglione in quest'Aula, ma a quei lavoratori non venne data nessuna alternativa in quella notte. Anche oggi c'erano alternative: si poteva votare ciò che avevamo discusso nella Commissione. Il Governo poteva valorizzare il lavoro di un anno, il Governo poteva tenere conto del dibattito di questo Parlamento. Invece, ha preferito censurare, ridurre, limitare e in qualche modo umiliare la nostra discussione, quella fatta in tutto l'anno in Commissione, e anche le discussioni fatte in quest'Aula.
  La manovra Fornero è stata usata per spegnere lo spread. Però, a spread calato – ammesso che fosse questa la ragione –, non ha restituito ciò che aveva tolto e che doveva e, ora sappiamo, poteva restituire, visto che ormai, secondo l'ufficio statistico dell'INPS, supereremo a regime gli 80, forse anche i 90, miliardi di euro di risparmi.
  Quindi, è evidente che è forte il sospetto – che hanno capito moltissimi cittadini e cittadine di questo Paese – che quei soldi non si possono restituire ai pensionati e alle pensionate, ai lavoratori e alle lavoratrici, che aspettano di andare in pensione, che hanno visto allungarsi il tempo e che spesso non vedono mai raggiunger la meta, che quelle poste servono per altro. Servono a garantire impegni, servono a garantire quel fiscal compact che questo Paese non può sopportare: sono la vera cambiale pagata all'Europa. Solo che non la stanno pagando tutti i cittadini italiani, l'hanno pagata i più fragili, i più deboli: come sempre, l'ha pagata il lavoro, le lavoratrici e i lavoratori di questo Paese.
  La salvaguardia dei 32 mila non può essere un alibi. Infatti, vedete, l’alibi delle risorse è qualcosa che non può funzionare, perché le persone di cui stiamo parlando – e ne stiamo parlando da tre lunghi anni, in mezzo a numerose campagne elettorali, dove ognuno di noi li ha incontrati, dove ognuno di noi ha preso impegni, ha fatto promesse – con i nostri alibi e con le nostre limitate risorse non mangiano. Ci sono persone che hanno dovuto vendere la casa o che se la sono dovuti vedere pignorare, che hanno dovuto rinunciare al futuro per i propri figli e per le proprie figlie. Abbiamo sacrificato un pezzo di futuro di moltissimi anonimi italiani e italiane.
  Ed è per questo che sarebbe servito un provvedimento, è per questo che noi abbiamo lavorato con coscienza, con tenacia – e lo riconosciamo a tutte le forze politiche e a tutti i componenti che nella Commissione Lavoro hanno messo competenza, Pag. 74conoscenze, supporto – per trovare una soluzione che fosse almeno definitiva per la transizione. E ve lo dice chi pensa – ve lo abbiamo detto in queste ore – che quella riforma non andava votata, che era sbagliata, che una riforma delle pensioni diversa servirebbe per tenere insieme il patto sociale tra cittadini e cittadine che lavorano e lo Stato e il Paese. Servirebbe una riforma diversa, ma abbiamo lavorato per un anno per cercare di ricostruire quella transizione che non era stata immaginata, che non era stata prevista e abbiamo immaginato che quella transizione potesse risolvere anche tutta la somma di errori, perché, anche lì, quegli errori hanno dei nomi, dei cognomi, delle facce, dei volti, della fatica nel lavoro.
  Abbiamo lavoratori – e ci viene detto bellamente negli incontri – che non sono un problema, perché tanto hanno un lavoro. Ma quel lavoro lo fanno con fatica. Tengono aperti servizi, tengono aperti interventi nella scuola pubblica che non sono più in grado di garantire per ragioni di salute. Potrebbero liberare posti di lavoro e li abbiamo invece tenuti in ostaggio di errori che tre Governi non hanno saputo risolvere, che due Parlamenti non hanno voluto riconoscere. E oggi abbiamo perso l'ennesima occasione.
  Allora, io penso che andrebbe aperta in questo Parlamento una discussione che consenta un iter legislativo rapido: e davvero quelli sarebbero decreti che noi saluteremmo con gioia, che approveremmo, e vi aiuteremmo a farli correre, come si fece correre, nell'emergenza, in una notte, la riforma Fornero, la manovra Fornero. Quegli errori possono essere riparati: da «quota 96» fino ai macchinisti, fino agli INPDAP, possono essere riparati uno dietro l'altro, soprattutto ciò di cui conosciamo i costi, di cui sappiamo dove prendere i contributi.
  E – lo voglio dire all'onorevole Tinagli, che ieri nel dibattito l'ha sostenuto, ma anche poco fa è stato ripreso – non si dica che il sistema pensionistico non era in equilibrio, perché il sistema pensionistico, onorevole Tinagli, era in equilibrio, perché se lo erano pagato, con il sacrificio, con la rinuncia, con l'allungamento dell'età pensionabile, le lavoratrici e i lavoratori italiani, in un numero infinito di riforme, di manovre e di correzioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Era in equilibrio quel sistema: lo dicono i rapporti, lo dicono i conti, lo sapevano le lavoratrici ed i lavoratori.
  E allora, io trovo anche che non si può dire, con 4 anni di ritardo, che non ci sono ancora i dati. Non si giustifica in quattro anni di ritardo, nessun dato complesso. E allora dobbiamo dirlo in quest'aula: dobbiamo dire che c’è collusione tra i Governi e l'INPS. C’è collusione nel non fornire i dati a questa Assemblea elettiva. C’è collusione nel non mettere in condizione il Parlamento di decidere con certezza. Si usa la complessità dei dati, per cui non abbiamo certezza di quanti sono e saranno gli esodati, non abbiamo certezza di quanti sono, errore per errore, le lavoratrici ed i lavoratori, le cittadine ed i cittadini italiani che ne sono le vittime. E non lo sappiamo perché, anche quando i Ministri lo chiedono, ci dicono che non viene loro risposto.
  Io non credo sia possibile. L'ultimo è il Ministro Poletti. Io non credo sia possibile che un Ministro non possa avere i dati dall'INPS e, in ogni caso, non credo sia possibile che, in 4 anni, questi dati non siano in nostro possesso. Dettagliati, in modo da quantificare risorse, in modo da sapere se quei risparmi che ci sono dalla manovra Fornero possono essere utilizzati e in che misura.
  E allora io penso che abbiamo perso un'occasione. E non mi convince anche questo continuo spostamento nel tempo, questo rinviare per l'ennesima volta, questa volta ad una legge di stabilità, dove non rinviamo la soluzione degli esodati, che sappiamo essere onerosa e duratura nel tempo, ma che sappiamo essere dovuta. Non affidiamo la soluzione degli errori, perché i macchinisti, anche questi, finiscono nella legge di stabilità.
  Poi vedremo se «quota 96» troverà soluzione, con gli impegni che avete assunto e su cui noi, per coerenza e correttezza, vi abbiamo detto tutti i nostri Pag. 75dubbi formali, sostanziali e costituzionali e vi abbiamo dato tutta la disponibilità per risolverlo in qualunque modo, con qualunque strumento, qui ed ora.
  Vi è un continuo spostamento alla legge di stabilità di tutte le cambiali che il Governo Renzi ha aperto con gli italiani: perché, vedete, le promesse entusiasmano, ma, se non soddisfatte e rinviate, diventano cambiali e, ad un certo punto, il conto di queste cambiali lo si paga, lo si deve pagare. Voi state facendo diventare la legge di stabilità della fine di quest'anno una delle più grandi ed importanti manovre che si siano fatte e non sappiamo dove troverete le risorse – sì – non lo sappiamo, e questo non riguarda gli esodati ed il sistema pensionistico. E non vorremmo che anche in quel caso, un'altra volta, gli esodati ed i lavoratori diventassero il vaso di coccio tra i vasi di ferro, perché di vasi di ferro ne abbiamo visti molti e ne vedremo molti anche nei prossimi giorni, quando affronteremo il tema della PA.
  Infatti, abbiamo già capito che magistrati e avvocati dello Stato hanno strumenti di pressione e tutela superiori ai lavoratori dipendenti pubblici perché l'abbiamo già visto in questi giorni. E, allora, noi ci abbiamo provato e ci riproveremo. Oggi ci asteniamo e ci asteniamo per quei 32 mila, perché non vogliamo lasciarli soli. Non vogliamo lasciare soli tutti gli altri. Le loro magliette continueranno a sfilare nelle piazze, davanti al Parlamento e sotto i palazzi del Governo. È per questo che, con orgoglio, le abbiamo portate qui e gliele restituiremo perché, purtroppo, hanno solo quelle e ne avranno ancora bisogno. Esodati non salvaguardati (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà – Deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà mostrano magliette recanti le scritte: «Esodati non salvaguardati» e «Pensionandi esasperati da un diritto violato») !

  PRESIDENTE. No, mi dispiace, se ci facciamo pure le foto ! Dovete riporre quelle magliette. Onorevole Duranti, onorevole Pannarale, onorevole Marcon, onorevole Placido, riponete le magliette, altrimenti i commessi le debbono prendere. Bene.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, il provvedimento in discussione, come già sappiamo bene, vuole affrontare alcuni nodi rimasti irrisolti dalla riforma delle pensioni introdotta a fine 2011 dall'allora Ministro Fornero...

  PRESIDENTE. Colleghi, adesso che avete parlato, almeno state zitti però. Ecco, va bene. Prego, onorevole Tinagli.

  IRENE TINAGLI. Una riforma che forse non fu tanto frutto dell'improvvisazione, come ha detto il collega Airaudo, ma della disperazione per una situazione in cui l'Italia si era ritrovata a fine 2011 che era di totale allarme per la tenuta del nostro debito pubblico, per la sostenibilità delle nostra spesa pubblica e non era frutto di un complotto della Germania, come ha suggerito il collega Fedriga della Lega. Quella situazione era il frutto di una gestione disastrosa del precedente Governo di cui anche la sua parte politica faceva parte. Tra l'altro, proprio il Ministro dell'economia e delle finanze di quel Governo fu eletto nelle loro liste, quindi forse una piccola responsabilità potrebbero anche prendersela. Certamente, dunque, c'erano 8 miliardi di euro di titoli dismessi dalla Germania per forza, così come centinaia di miliardi di euro di capitali fuggirono dall'Italia e anche da altri Paesi a rischio come la Spagna a fine 2011 e inizio 2012 per la paura della tenuta di quei conti e della possibilità di rinnovare un debito pubblico enorme accumulato negli anni precedenti e che sarebbe stato impossibile rifinanziare con delle conseguenze devastanti per tutta l'economia. Quindi, giusto per ristabilire anche un minimo di verità su quella che è stata la situazione di quel periodo che ha portato ad un intervento sicuramente pesante, sicuramente difficile, sicuramente con dei nodi che sono rimasti da sciogliere, ma certamente non eludibile Pag. 76e rimandabile all'epoca. Anche perché, poi, aprendo un'altra parentesi, se posso permettermi, sempre al collega Airaudo, il sistema pensionistico non era in equilibrio come si vuole sostenere. L'equilibrio di cassa di allora era legato all'esistenza delle gestioni separate pagate dai giovani che ancora non erano in pensione e questo consentiva di pagare pensioni, tra l'altro retributive, quindi molto più elevate dei contributi versati. Ma era evidente che, prima o poi, queste gestioni separate non potevano reggere la situazione di quel momento e con il tempo, man mano che anche i giovani sarebbero andati in pensione, si sarebbero accumulate e si sarebbe creata una situazione non sostenibile. E, d'altronde, che queste pensioni erogate all'epoca fossero non corrispondenti a tutti i contributi versati, mi sembra evidente dal sistema che ci siamo lasciati alle spalle e si spiega anche con il rifiuto e la riluttanza del vostro partito e di altri partiti per esempio a riconteggiare le pensioni con il sistema contributivo per verificare gli scostamenti tra contributi versati e pensioni ricevute ed eventualmente intervenire sulle cosiddette pensioni d'oro. Quindi, questi rifiuti, anche di operazioni di semplice trasparenza, ci fanno capire quanto fosse insostenibile il sistema precedente e quanto lontane le pensioni erogate dai contributi versati.
  Ciò aveva creato una forte tensione sui nostri conti pubblici che, purtroppo, non siamo stati in grado di risolvere durante l'arco di venti anni con misure graduali e che ha costretto ad interventi drammatici e repentini. Dunque, il provvedimento che oggi discutiamo è il frutto, come è stato ricordato da molti colleghi, di un lungo lavoro della Commissione lavoro che ha unificato vari testi che sono stati presentati. Noi, come Scelta Civica, avevamo una nostra proposta che non è stata accorpata al testo perché era una posizione che portava avanti una logica molto diversa di intervento. Pur riconoscendo la necessità di intervenire su alcuni dei nodi critici rimasti irrisolti della riforma Fornero, avevamo proposto soluzioni diverse ed in particolare restiamo fortemente critici rispetto alla logica della salvaguardia. Per quale motivo ? Anzitutto perché la logica della salvaguardia, che pretende di riportare indietro nel tempo e, quindi, di esonerare in un certo senso dall'applicazione della riforma, un numero sempre maggiore di categorie di persone è una logica estremamente costosa e che, quindi, non potrà essere applicata a tutti. Ricordiamo che le salvaguardie fatte fino ad oggi hanno già comportato impegni di spesa per 11,6 miliardi di euro e ricordiamo come il testo originario uscito dalla Commissione era stato quantificato con 47 miliardi di spesa. Quindi, è evidente che questa non è una logica sostenibile con cui noi possiamo pensare di aiutare tutte le persone che si sono ritenute colpite. È una logica che ha generato enormi ingiustizie perché si va a tutelare alcune categorie di lavoratori e non altre. Non si riesce a capire perché, ad esempio, i lavoratori in mobilità ordinaria possono essere salvaguardati e quelli provocati da fallimenti no ed è un'ingiustizia terribile. Così come è difficile spiegare, motivare e comprendere perché una determinata scadenza può essere discriminante tra «cadere» in un sistema o in un altro con così tanta differenza.
  È una logica che ha provocato ritardi perché la tempistica nel presentare le domande, nel certificarle, nel liquidare poi le pensioni è molto lunga. Ricordo che il rapporto dell'INPS del marzo 2014 ha messo in rilievo come delle oltre 62 mila salvaguardie della prima salvaguardia, quella del 2011, solo 38 mila, poco più di 38 mila, erano state liquidate a marzo. È una logica che necessariamente deve fare di nuovo affidamento su stime e numeri che arrivano dall'INPS che puntualmente si rivelano inesatti. Quindi, non è un problema quello dei dati che si è verificato soltanto al momento della riforma ma che si va perpetuando. La Commissione continuamente ha dovuto affrontare questo problema in questi mesi di lavoro, prova ne è il fatto che, ancora nella seconda salvaguardia, si sono manifestati errori nelle stime che c'erano state date per cui la platea prevista di 55 mila persone in Pag. 77realtà poi si è rivelata di 22 mila. Quindi capiamo che in questo modo è molto difficile anche programmare degli interventi.
  E infine è una logica che crea enormi illusioni e che, a volte, genera anche una sorta di assalto alla diligenza se mi posso permettere perché noi continuiamo a ricevere anche richieste e lettere di persone che, in qualche modo, pur non essendo magari esodati e su questo tornerò in seguito, sperano comunque che ci possa essere l'ennesima salvaguardia dove in qualche modo possono ricadere. E questo è l'altro problema. Il problema è che questo approccio ha finito per buttare nel calderone degli esodati categorie di persone che esodati non erano, persone che magari avevano situazioni comunque difficili su cui comunque bisognava intervenire: precari, disoccupati, licenziati, persone a cui era terminato il contratto a tempo determinato ma persone su cui si poteva e si doveva intervenire con degli strumenti diversi come, ad esempio, ammortizzatori sociali. E questa era la nostra proposta originaria: utilizzare gli ammortizzatori sociali, politiche attive, sgravi, incentivi.
  Cercare di andare incontro in questo modo ad una platea molto più ampia con minori rischi di generare ingiustizie e con minore pressione sui conti pubblici ed una maggiore sostenibilità, dando magari una priorità ai meri errori tecnici che potevano essere risolti non con dei decreti enormi ma con norme di interpretazione autentica o con altri provvedimenti e lasciare il resto a misure più strutturali che avrebbero affrontato il sistema in maniera definitiva.
  Con 11,6 miliardi di euro, mi consenta Presidente, si poteva fare questa operazione di ammortizzatori sociali estesa a tutta la platea. Quindi, come stavo dicendo, il testo originario uscito dalla Commissione ci vedeva fortemente critici rispetto a questo impianto, rispetto alla spesa che era evidentemente insostenibile.
  Il nuovo testo che abbiamo discusso e che ci accingiamo a votare questa sera è un testo diverso che limita gli interventi, rendendolo quindi economicamente più sostenibile e recupera i fondi che non sono stati spesi nelle precedenti salvaguardie e presenta sempre il limite dell'approccio, che noi abbiamo criticato, tuttavia riconosciamo che dà importanti risposte comunque a 32 mila persone che stanno vivendo una situazione difficile. C’è stato un impegno del Governo a tornare sull'argomento con misure strutturali e per questo votiamo a favore (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, noi siamo alla cosiddetta sesta salvaguardia. È una soluzione che noi condividiamo e sosteniamo e votiamo, pensiamo però, nello stesso tempo, che occorra affrontare le conseguenze della riforma Fornero sì nell'immediato, nell'urgenza della situazione, con delle misure tampone ma anche con uno sguardo d'insieme, con una soluzione strutturale che riguardi gli esodati, ma non soltanto esodati, cioè tutti coloro che vivono una situazione di difficoltà estrema per gli effetti generali della riforma.
  Questa riforma, l'hanno ricordato altri e lo voglio fare anch'io, è nata in un momento drammatico. Una riforma con tanti effetti negativi e con tanti errori tecnici non si capisce perché questo Parlamento l'abbia votata se non si spiega il fatto che fu votata in un momento davvero drammatico di questo Paese. Un momento in cui l'Italia era considerata il focolaio della crisi non soltanto in Europa ma anche in Occidente, cioè un problema per la tenuta stessa dell'Europa e per la tenuta dell'euro.
  Chi dice che questo non è vero dice oggettivamente una bugia, perché quella era la realtà. La crisi che noi abbiamo avuto e che ci ha portato poi al Governo Monti non era certo frutto, come qualcuno dice, di un complotto, basta chiederlo al senatore Tremonti che era in quegli anni il principale alleato della Lega nel Governo Berlusconi e che poi la Lega ha eletto al Pag. 78Senato un anno fa. Quindi, non era un complotto, quella era una crisi vera, dura, drammatica che ci ha costretto a fare delle riforme come la riforma Fornero. È una riforma però, bisogna dirlo, brutale, con degli elementi brutali, eccessivi, che ci ha messo nelle condizioni di passare da un sistema pensionistico fra i più favorevoli in Europa al sistema pensionistico più sfavorevole in Europa. Un sistema pensionistico che porta le persone verso la pensione a 67 anni, raggiungendo questa scadenza addirittura dieci anni prima rispetto alla Germania. Noi pensiamo che tale questione debba essere affrontata: gli esodati, ripeto, sono soltanto una piccola parte, sono coloro i quali sono stati traditi perché avevano fatto un contratto con la propria azienda sostenuto dallo Stato per poter andare in pensione anticipata.
  Poi ci sono centinaia e centinaia di migliaia di persone che con questo effetto brutale della riforma Fornero hanno visto prolungarsi la data della pensione di cinque anni, di sei anni, di sette anni, alcuni di dieci anni: persone che erano arrivate al traguardo e che, poi, hanno visto allungarsi il tempo per arrivare alla pensione. Queste persone, in molti casi, hanno perso il lavoro, non hanno più il lavoro e sono persone alle quali occorre dare una risposta.
  Per questo io penso che il Governo non debba considerare un tabù la riforma stessa delle pensioni, la possibilità di arrivare ai 67 anni in maniera più flessibile e in un tempo più lontano, magari il tempo in cui ci arriva la Germania. Questo è un tema che, ripeto, non può essere considerato un tabù da parte del Governo. Sappiamo che è un'operazione estremamente costosa, ma sappiamo che è un'ingiustizia che noi dobbiamo cercare di risolvere: perché se risolviamo giustamente, a tappe successive, il problema di pochi, noi risolvendo il problema di pochi, amplifichiamo l'ingiustizia nei confronti di tanti, nei confronti di molti.
  Quindi, noi pensiamo che la riforma della legge Fornero non debba essere considerato un tabù; e un Governo che spinge giustamente sulla crescita, sullo sviluppo, sul recupero del prodotto interno lordo deve anche porsi il problema di una grave ingiustizia, di una grave disparità creata da parte della riforma Fornero.
  Concludo, dicendo che il sottosegretario Delrio, giustamente, due giorni fa, in un'intervista sul Corriere, ha detto che è arrivato il momento, in accordo con l'Europa naturalmente, costruendo un accordo in Europa, di arrivare agli «euro union bond», che sono lo strumento attraverso il quale poter abbattere in maniera consistente il debito pubblico – lui ha detto del 25 per cento, del 30 per cento – per recuperare risorse da destinare agli investimenti, da destinare alla crescita. È un obiettivo che noi assolutamente condividiamo, perché, altrimenti, siamo sempre alla ricerca di qualche miliardo qua e là per tamponare situazioni di emergenza.
  Invece il problema vero, drammatico, strutturale è quello del debito pubblico, che deve essere aggredito anche nel modo in cui dice il sottosegretario Delrio. Ma se questo deve essere fatto, – e, secondo me, deve essere fatto e può essere fatto nei mille giorni del Governo Renzi (che è l'obiettivo che si è posto Renzi) –, e concludo, io credo che lo si possa fare sia per gli obiettivi giusti della crescita, ma anche per dare una risposta di giustizia alle persone che hanno visto così drammaticamente allontanarsi il tempo della pensione grazie alla riforma Fornero.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, signor sottosegretario, a me dispiace molto dover intervenire in quest'Aula a fronte di un provvedimento che poteva rappresentare il punto di approdo per una questione tanto delicata, quanto grave, che ormai è all'esame della Commissione lavoro sin dall'insediamento di questa legislatura.
  Io ricordo soltanto una data: il 6 dicembre del 2011, una data che per molte persone, per troppe persone, rappresenta, appunto, il giorno in cui lo Stato, venendo Pag. 79meno ad un patto sottoscritto con i cittadini, cambia drasticamente le regole di accesso al sistema previdenziale, mandando al macero sogni, aspettative di vita, tutto ciò per cui tante persone avevano lavorato; non solo: addirittura, facendo saltare quegli accordi, che pure molti avevano sottoscritto con le loro imprese, anche nel tentativo di liberare posti di lavoro in un'ottica di ricambio generazionale: quella staffetta generazionale che anche da parte del Governo Letta, prima, e del Governo Renzi, poi, ci viene ogni tanto ricordata.
  Ma quale staffetta generazionale, se quando, a leggi vigenti, ciò era possibile, non è stato minimamente preso in considerazione o, peggio ancora, appunto, è stato fatto saltare quel patto di solidarietà fra cittadini e Stato ?
  Io non mi rassegno, inoltre, e lo voglio dire con chiarezza, a dover sempre sostenere che con la riforma delle pensioni abbiamo evitato il default al Paese; intanto perché non lo credo, ma non sono io a dirlo, lo hanno detto sicuramente persone molte più autorevoli di me, ricordando quanto è accaduto in quel momento, nel momento in cui il Governo Berlusconi dovette rassegnare le sue dimissioni.
  Ma non mi rassegno perché non posso credere che un Paese come l'Italia, con una storia straordinaria come l'Italia ha in termini di solidarietà, di previdenza e di assicurazione sul lavoro, abbia potuto immaginare di far ricadere l'intero debito di quel momento su una categoria, cioè la più debole, anche se la più facile, come sempre, da intercettare. Quindi, mi dispiace che anche in quest'Aula, in questi due giorni di dibattito e anche poc'anzi, colleghi della Commissione lavoro abbiano comunque giustificato un errore. Infatti, sono tanti i Ministri, anche e non soltanto quelli con la delega alla previdenza, che hanno riconosciuto che c’è stato un errore drammatico nei calcoli che hanno portato purtroppo ad avere tante persone esodate oppure, come abbiamo discusso, per quanto riguarda la scuola, 4 mila persone che avevano maturato i requisiti ma che non sono potute andare in pensione.
  Allora mi dico: qual è quel Paese che a fronte di un errore commesso dai tecnici di allora, ma sostenuto dalla politica, non rimedia a quell'errore ? Qual è quel Paese che non è in grado, a distanza di due anni, di dare una risposta strutturale ? Perché è vero che il Presidente del Consiglio – lo aveva detto in quest'Aula – aveva dato la disponibilità del Governo in quest'Aula, al momento del suo insediamento, a trovare una soluzione strutturale, ma da quel giorno parla di tutto e non l'ho più sentito parlare della questione degli esodati o dei cosiddetti «quota 96».
  E come dicevo ieri nell'intervento sul mio emendamento, non credo che noi possiamo accettare, a distanza di due anni, che siccome in quel momento si è ritenuta necessaria quella riforma non siamo nelle condizioni di dare una risposta strutturale. Lo dico perché da allora molte cose sono cambiate, prima fra tutte il fatto che, a fronte di un risparmio previsto dal Ministro Fornero di circa 20 miliardi di euro in dieci anni, abbiamo visto, invece, che l'INPS – e lì i conti li ha fatti bene, salvo poi non dare mai il numero preciso delle persone coinvolte – stimava, ormai qualche mese fa, il risparmio in 80 miliardi. Allora io credo che, se pensavamo di recuperare 20 miliardi di euro da una riforma e ne troviamo 80, dobbiamo avere il buon senso di rimettere una parte di quelle risorse per quella soluzione strutturale che pure in Commissione lavoro avevamo trovato. Ma c’è ancora di più e di peggio, perché il Presidente Renzi, per un bonus elettorale, ha messo nelle tasche di cittadini, che noi rispettiamo, e siamo anche contenti che l'abbiano avuti, ben 80 euro, andando però a premiare cittadini che già hanno un posto di lavoro, a fronte di persone rimaste prive di reddito ormai da due anni e a fronte di un tasso di disoccupazione generale del 13 per cento e di un tasso di disoccupazione giovanile che purtroppo cavalca verso il 50 per cento. Allora troppe cose sono cambiate per venire a dire in quest'Aula che non ci sono le risorse per dare quella definitiva soluzione ad un problema così grave. E poi, ancora, perché continuiamo a parlare di Pag. 80numeri che non sono in questa proposta ? Noi voteremo, perché 32 mila persone, comunque, avranno una risposta, ma dobbiamo dirci con chiarezza che sono solo 8 mila quelle per le quali troveremo nuove risorse.
  Purtroppo le troveremo nell'ambito della cassa integrazione e della mobilità in deroga. Quindi, io concludo dicendo che è stato un peccato aver sprecato un'occasione, ma soprattutto quando stasera voteremo questo provvedimento, dobbiamo avere la consapevolezza che non c’è nessun impegno formale del Governo che ci sarà una riforma strutturale entro il 31 dicembre di quest'anno e questo è un fatto grave, perché siccome ogni qual volta non impegniamo il Governo su una data certa, poi andiamo avanti a forza di rinvii e, come nel caso degli esodati, di ulteriori salvaguardie, io mi auguro di non dover tornare su questa questione alle stesse condizioni. Malgrado tutto, come si diceva una volta, ci tureremo il naso e daremo il voto positivo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Ciprini. Ne ha facoltà.

  TIZIANA CIPRINI. Gentile Presidente, premetto che alcuni dei contenuti che esporrò sono presi direttamente dalle parole degli esodati che da un anno ci scrivono per raccontare il loro dramma di vite sospese. È da più di un anno che sono qui dentro e ora so perché le cose vanno male in Italia, non mi posso più illudere. Il problema è la mediocrità della classe politica italiana, che è composta per la maggior parte da teatranti e attorini in cerca di autore, faccine TV, la cui unica specialità è il marketing politico di basso profilo.
  Giovedì scorso, 26 giugno, è venuto in Commissione il Ministro Poletti per confrontarsi con i parlamentari sul problema degli esodati, ma il Ministro non aveva tempo per ascoltare tutti i deputati che si erano iscritti a parlare, come la sottoscritta, perché aveva impegni più urgenti, doveva andar via. Peccato però che poi sia stato una ventina di minuti buoni a parlare con i giornalisti fuori della porta della Commissione.
  A un giornalista, espressione del primo potere in Italia, non si dice mai di no, a un parlamentare eletto dai cittadini italiani, invece, un Ministro può dire anche di no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E poi c’è stato il colpo di genio del presidente della Commissione lavoro, ovvero di prendere gli interventi senza il Ministro, cioè avrei dovuto parlare a una sedia vuota. Ebbene, quello che avrei voluto dire al Ministro in Commissione sono costretta a dirlo in Aula. Avrei voluto dire al Ministro di mettere la questione degli esodati come priorità dell'agenda politica, al pari delle riforme del Senato e della legge elettorale; avrei voluto chiedere al Ministro di pretendere dall'Europa un contributo in termini di risorse economiche dato che è a causa dei diktat dell'Europa che l'Italia si ritrova col dramma degli esodati alla porta.
  Avrei voluto dire al Ministro di agire in un'ottica di emergenza, perché è un'emergenza senza eguali quella che si sta consumando in Italia da tre anni a questa parte, con migliaia di famiglie rimaste senza pensione e senza lavoro. Avrei voluto dire al Ministro che per queste persone non si può, non si deve più aspettare un decreto o una legge di stabilità di fine anno per coprire le necessità economiche pregresse. Non si possono lasciare i cittadini che hanno contribuito alla crescita del Paese in un'indigenza voluta da tutti gli Esecutivi che si sono avvicendati in questa legislatura.
  L'Italia è l'unico caso al mondo in cui si fa una legge così importante senza essere capaci di valutarne le drammatiche conseguenze. Ripeto, unico Paese al mondo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Unico Paese al mondo che ha lasciato i propri cittadini disorientati e disperati per l'incertezza della loro situazione; cittadini traditi dallo Stato per aver fatto giustamente riferimento Pag. 81alla possibilità di andare in pensione, modificando le proprie aspettative professionali e di vita. Cittadini traditi dallo Stato, per eseguire il diktat dell'Europa germano-centrica, quella stessa Germania che invece ora l'età pensionabile la vuole abbassare a se stessa, ma intanto l'ha fatta alzare in Italia nel 2011.
  E sei, siamo arrivati a sei. È in arrivo la sesta scialuppa di salvataggio per 32.100 soggetti. Si continua ad agire nel senso della riduzione dei danni provocati dalla manovra Fornero secondo la logica delle salvaguardie, piuttosto che procedere a un'abrogazione totale della riforma. Ma ci saranno sempre gli esclusi dalle salvaguardie e questo problema non avrà mai fine. Non c’è posto in questo provvedimento del Governo nemmeno per la correzione degli errori materiali, come quello che è successo ai macchinisti, per i «quota 96», che non sono esodati ma sono defraudati di un diritto. Eppure di questi macroscopici errori materiali non se ne è accorto nessuno nel 2011, nessuno ha fatto caso che per evitare il disastro e il collasso sociale bastava aggiungere semplicissime e banalissime norme transitorie. Ma dopo, però, siete diventati tutti bravi, dopo tutti a gridare agli errori della Fornero.
  Eppure, molti di voi erano deputati, pluridecorati, di lungo e prestigioso corso politico, collezionisti di legislature plurime, percettori di pensioni dopo appena cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come è possibile che non ve ne eravate accorti ?
  Oppure non potevate parlare perché eravate sotto ricatto ? Ma lo sapete bene: una bocca che tace ne chiude cento. Ebbene, sappiate che chi si fa tenere al guinzaglio, non è degno di rappresentare il popolo italiano in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E pertanto mi coglie un amletico dubbio: siete ignoranti o ricattati ?
  La riforma era sbagliata ma non ve ne eravate accorti. Imbarazzante è poi anche il tergiversare del Governo e il rimpallo tra Governo, INPS e Ragioneria dello Stato.
  Il Governo attende l'INPS per dare i dati completi sulla platea dei soggetti ancora esclusi dalle salvaguardie e poi attende la Ragioneria dello Stato per gli oneri finanziari. C’è pertanto una mancanza di dati cronica. E quando i dati vengono forniti, questi non sono attendibili perché gonfiati a dismisura.
  Se le quantificazioni prodotte fossero attinenti alla realtà, allora sarebbe più conveniente abrogare la riforma Fornero in toto, piuttosto che proseguire con questo strazio.
  Una prova che i dati sono gonfiati e non veritieri è data dai risparmi della seconda e quinta salvaguardia, che vengono adesso usati per la sesta salvaguardia; altra prova sono i «quota 96», prima stimati in 9.000, poi, nella realtà, si scopre che sono solo 4.000.
  Quindi, l'INPS fornisce dati falsi, non attendibili, fatto leggermente grave per un ente i cui vertici hanno dichiarato di rispondere del loro operato solo all'Esecutivo, unico interlocutore valido e degno di nota, secondo loro.
  E poi c’è la Ragioneria generale dello Stato che, puntualmente, si mette a fare considerazioni più politiche che tecniche, trascendendo il proprio ruolo di neutralità.
  Poletti ha detto che questo intervento è un'ulteriore salvaguardia in attesa di una soluzione di carattere strutturale. Vedremo tra poco se Renzi vorrà inserirla nel menù di una riforma al mese. Intanto, Renzi dice che la riforma gli piace così.
  Inoltre, si usa come copertura la riduzione del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione, dal 2015. Ma come si fa a togliere risorse alla Cassa integrazione in deroga, che già sta finendo nelle varie regioni con tutti i focolai di crisi aziendali che ci sono ?
  Poi bisogna ricordare una verità storica, ovvero che gli esodati non sono stati un «tragico errore», ma una volontà politica, una precisa scelta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e l'avete confessato ieri proprio in quest'Aula. Per far quadrare i conti senza toccare le megapensioni, gli stipendi da paperone dei dirigenti o altri sprechi, Pag. 82eravate disposti a tutto, anche a lasciare 400 mila persone senza lavoro né pensione.
  Ecco perché volevano affidare alla Fornero la presidenza dell'INPS, perché aveva fatto un buon lavoro. La questione esodati non ha bruciato politicamente la Fornero, come si potrebbe pensare, ma rappresenta un'ottima referenza per lei. Una persona disposta a mettere la firma e la faccia su questa «porcata», magari rigandola con qualche lacrimuccia, per la casta sovranazionale, eurocratica e bilderberghiana è un ottimo elemento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Pertanto, Presidente, dichiaro il voto di astensione su questo provvedimento perché si va di nuovo a speculare sulla speranza degli italiani e concludo ricordando alle molte «Vanne Marchi» che infestano il Parlamento italiano che fare politica è servire il popolo e non servirsi del popolo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rizzetto. Ne ha facoltà.

  WALTER RIZZETTO. Presidente, io inizio così: sono profondamente indignato, Presidente, della mancanza tra ieri e oggi del Ministro del lavoro Poletti su questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), seppur degnamente rappresentato dal sottosegretario Bobba. Il Ministro avrebbe dovuto presentarsi in Aula.
   L'articolo 3, Presidente, della nostra Carta costituzionale recita che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale ed è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscano il pieno sviluppo della persona umana. Noi, Presidente, da parlamentari e da persone che fanno le leggi, stiamo tradendo l'articolo 3 della Costituzione, come l'articolo 3 della Costituzione l'hanno tradito con questa scellerata manovra Fornero i politicanti, che in una notte l'hanno firmata e l'hanno portata avanti.
  Non stiamo eseguendo il compito che la Costituzione ci sta affidando.
  Sulle salvaguardie, Presidente, noi siamo sempre stati contro le salvaguardie. Abbiamo sempre detto: o tutti o nessuno. Non esiste, non deve più esistere, in seno a qualsiasi tipo di provvedimento sul mondo del lavoro, sul mercato del lavoro, la parola «salvaguardia», perché la parola «salvaguardia» troppo spesso si confonde come lotteria con dei premi in palio. I nostri lavoratori, i nostri pensionandi per decretazione stanno aspettando, di mese in mese, di vincere questa lotteria. Qualcuno viene premiato – pochi –, molti altri non verranno mai premiati perché anche in questi passaggi si è dimostrato che non c’è una volontà politica di abrogare la «manovra Fornero» e di ritornare sui propri passi, al netto del fatto che l'avete firmata e al netto che da due anni dite che dobbiamo cambiarla (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  La pensione, signori, è un diritto, come prima detto, non è una lotteria da vincere. Sono stati disattesi formali impegni e dichiarazioni a partire dai Presidenti della Camera, a partire da Gianfranco Fini, ex Presidente della Camera che si era espresso a favore di una riforma strutturale sulla «manovra Fornero», a partire dalla Presidente Boldrini, che si è – sì – spesa per gli esodati ma che effettivamente doveva fare sentire in maniera più forte e più incisiva la voce di un Presidente della Camera contro questa piaga sociale.
  Alcuni dati, alcune date. Il 19 febbraio 2014, storia recente, la nuova segreteria del Partito Democratico auspicava una soluzione strutturale entro il 2014. Il 19 aprile 2014 l'onorevole Baretta ripete: «Risolviamo strutturalmente entro l'anno il dramma esodati». Il 16 aprile di quest'anno il Ministro Poletti dice: «Dobbiamo intervenire strutturalmente con la costituzione di un tavolo di lavoro ampiamente condiviso»; di questo tavolo di lavoro ampiamente condiviso noi abbiamo visto soltanto una data, il 7 maggio, dopodiché di questo tavolo di studio sugli esodati ci si è completamente dimenticati, anche perché in questi frangenti sia la Pag. 83Ragioneria dello Stato sia l'INPS ci hanno fornito dei dati tardivi ed insufficienti. Il Ministro Poletti avrebbe dovuto andare all'INPS, sbattere i pugni sul tavolo e dire: «Io sono il Ministro del lavoro. Devo essere garante rispetto al lavoro italiano e rispetto ai lavoratori italiani e voi dovete darmi tutti i dati», perché è del tutto evidente che, senza una base in termini di dati, nessun calcolo si può fare, né da parte nostra né, tanto meno, da parte della Commissione bilancio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Quindi, signori, siete stati e continuate ad essere dei bugiardi, dei bugiardi, e mia nonna, purtroppo, da piccolo mi diceva che chi è bugiardo, Presidente, è anche ladro. Mi correggo: non ladro in questi casi in termini monetari o in termini di soldi, ma voi avete dimostrato di essere ladri di speranza, ladri di aspettative, ladri di giustizia sociale, che effettivamente e in questo momento non viene portata avanti presso la cittadinanza italiana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Abbiamo trattato i casi di «quota 96» e dei ferrovieri, dei macchinisti delle Ferrovie dello Stato. Vi siete resi disponibili a coprire questo gap, a colmare questo errore, ma sono due anni che vi dimostrate disponibili a coprire un errore. Io immagino che se la politica italiana non riesce a bonificare un errore, un mero errore burocratico tra comma ed articolo, non riuscirà a fare null'altro.
  Abbiamo parlato di F-35. Il MoVimento 5 Stelle ha parlato di F-35 ieri, in un intervento alla Camera dei deputati, qui, e più di qualcuno tra di voi ha riso ed ha applaudito ironicamente. Lo ha detto l'ex Viceministro Fassina ieri mattina. In visita agli esodati, fuori da queste stanze ha detto: «Avrei preferito intervenire in maniera strutturale sul problema esodati, anche dismettendo la commessa degli F-35». Quindi, ve le fate e ve le ridete assolutamente da soli (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In Italia, Presidente, subiamo ancora – e andate a dirlo ai pensionandi, agli esodati e ai disperati – la vigente «legge Mosca» dal 1974, che fornisce pensioni a 40 mila pensionati italiani senza che essi abbiano versato un euro o una lira di contributi. Andate a dirlo a loro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Sono 32.100 salvaguardie, Presidente, più 140 mila salvaguardie rispetto ad altri cinque provvedimenti. E con un emendamento del Governo abbiamo annullato, di fatto, tutto quanto di buono ha fatto la Commissione lavoro, che si era dimostrata ampiamente propedeutica rispetto alla risoluzione dello stesso problema. L'Italia, Presidente, è un Paese in stagnazione. Abbiamo capito, anche dagli interventi precedenti, che senza lavoro non vi è sviluppo, senza lavoro non vi è futuro, ma vi sono i giovani che soffrono il 45 per cento di disoccupazione, in seno ad una disoccupazione globale di quasi il 13,7 per cento. Anche sul DEF, anche sul Documento di economia e finanza, avete sbagliato i calcoli !
  Per poi andare a prendere i soldi dove ? Per andare a prendere i soldi rispetto alla cassa integrazione in deroga. E ricordiamo, per l'ennesima volta, che ci sono regioni che stanno bocciando la cassa integrazione in deroga, non stanno più accogliendo le domande, perché non ci sono più fondi per i mobilitati anche loro in deroga. Quindi, creerete sicuramente un'altra categoria di salvaguardati nel prossimo decreto, ci sarà una salvaguardia della salvaguardia. Bene, bella politica !
  Presidente, concludo dicendo che, per quanto riguarda il MoVimento 5 Stelle, prima devono arrivare i cittadini, prima devono arrivare i cittadini, poi devono arrivare gli F35; prima devono arrivare i cittadini, poi deve arrivare il tratto ad alta velocità, ammesso che qualcuno sia ancora d'accordo con il tratto ad alta velocità; prima i cittadini e poi il Mose; prima i cittadini e poi l'Expo; prima i cittadini e poi i finanziamenti al gioco d'azzardo e alle slot machine (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi possiamo semplicemente, Presidente, dimostrare tutta la nostra buona volontà, questa volta, donandovi un voto in Pag. 84termini di astensione. Ma non siamo noi a donarvi un voto in termini di astensione: sono le migliaia e le migliaia di persone che, per l'ultima volta, si fideranno di questo Esecutivo. Non tradite le loro speranze (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Cinzia Fontana. Ne ha facoltà.

  CINZIA MARIA FONTANA. Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, sono 32.100 le persone che noi oggi mettiamo in salvo grazie a questo provvedimento sulla sesta salvaguardia che stiamo per approvare. La si giri come si vuole, si scarichino pure sul PD tutte le responsabilità, ma noi oggi non proviamo alcun imbarazzo, perché ci si serve del popolo quando lo si prende in giro e non si danno le risposte.
  Noi, oggi, con il nostro voto favorevole, stiamo dando, invece, una risposta concreta, positiva, ad altri 32.100 donne e uomini di quella vasta platea che cade sotto il nome di esodati, arrivando così ad un numero complessivo di 170 mila soggetti salvaguardati dagli effetti della manovra Fornero.
  La più viva gratitudine per questo nuovo importante risultato, ci è stato scritto in questi giorni da uno dei comitati degli esodati, perché altre 32.100 famiglie ritrovano quella serenità che un gesto ingiusto aveva loro tolto. Più di tante parole, è un messaggio come questo a riempire di senso positivo questo ulteriore passo avanti che stiamo compiendo.
  Vi è, inoltre, un altro elemento positivo che voglio sottolineare, che ha a che fare con la certezza delle risorse. Un risultato né banale né scontato, frutto di un'azione determinata e convinta portata avanti dal gruppo del PD in questi anni, e dobbiamo dare atto al Ministro Poletti di avere condiviso con noi questo percorso.
  Si tratta del fatto che abbiamo messo in pratica l'obiettivo di utilizzare tutte le risorse accantonate per le salvaguardie e di reimpiegare gli eventuali risparmi per le stesse finalità. Lo scarto, infatti, tra il numero dei pensionandi previsti e quelli effettivamente registrati viene destinato esclusivamente alla salvaguardia di altri soggetti, e questo, lo abbiamo detto, deve valere anche in futuro.
  Per questo abbiamo ottenuto che nella proposta venisse inserito il tavolo di confronto annuo con un contatore della certificazione e delle risorse impiegate, così da verificare e tenere sotto controllo eventuali risparmi da utilizzare. È proprio questo impegno, del resto, ad essere la dimostrazione che per noi la partita non è chiusa, perché per noi quelle risorse, appunto, devono essere stanziate per quelle motivazioni, perché sappiamo che alcune questioni rimangono aperte e ancora senza soluzione, lo hanno detto bene la nostra relatrice, l'onorevole Gnecchi, tutte le colleghe che sono intervenute ieri e il presidente della Commissione Damiano questa mattina. Questioni legate ad errori nella «manovra Fornero», ad esclusioni incomprensibili, ad incongruenze. Questioni legate ad interpretazioni, anche particolarmente restrittive, da parte dei decreti attuativi del Governo e dell'INPS attraverso l'introduzione di limiti aggiuntivi non previsti dalla legge e dalla volontà del legislatore nel definire i criteri di salvaguardia.
  Rifacciamola, colleghi, la drammatica storia di quei mesi dell'autunno 2011, ma non variamo per favore. Ripercorriamo fino in fondo quel 2011, dall'inizio alla fine, perché la fine – è vero – di quell'anno è stata la «manovra Monti» con lo spread in quei giorni a livelli di guardia ormai ampiamente superati, in una condizione del Paese a rischio pagamenti delle pensioni e degli stipendi pubblici. Una manovra che conteneva appunto l'articolo sulle pensioni in un decreto convertito in legge in 16 giorni, due settimane tra Camera e Senato per l'approvazione; questo dà il senso del contesto in cui ci trovavamo.
  Ma ricordo, lo ricordo soprattutto ai colleghi della Lega, che solo pochi mesi prima il Governo PDL-Lega, in quell'estate, Pag. 85approvava due manovre. Manovre che, purtroppo, due mesi dopo eravamo punto e a capo. Ma quelle manovre erano tutte scaricate sugli anni successivi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), in particolare – lo ricordo – a partire dal 2013. Quindi, ne stiamo pagando le conseguenze oggi, tutte scaricate sugli enti locali, tutte scaricate sull'aumento della tassazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  Ecco perché gli 80 euro sono per noi una restituzione, un primo segno di redistribuzione a chi ha maggiormente sostenuto il peso della crisi. Altro che spot elettorale, onorevole Fedriga ! Gli spot elettorali li lasciamo a chi diceva, prometteva e non faceva (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
  I lavoratori quegli 80 euro li stanno regolarmente prendendo da due mensilità e continueranno a prenderli il 27 di ogni mese fino a dicembre. Ed è particolarmente fastidioso questo tentativo di mettere gli uni contro gli altri, di far credere che le risorse per gli 80 euro avrebbero potuto essere destinate, invece, agli esodati, perché lo sappiamo che ciò non era possibile.
  Così come è particolarmente fastidioso far passare l'idea che stiamo contrapponendo gli esodati ai cassintegrati. Noi sul tema del sistema previdenziale e del suo impatto sulla vita delle persone continueremo a lavorare da subito. Dalla relatrice alle colleghe del PD, tutte lo hanno ribadito: andiamo avanti lungo due direttive; da una parte, il tema esodati e il cercare di reperire le risorse per coprire appunto quelle ancora mancanti, dall'altra, quella soluzione strutturale che tenga conto delle situazioni socialmente più delicate di coloro che perdono il lavoro, ma che con gli ammortizzatori non riescono a raggiungere la pensione.
  Il Ministro Poletti ha dichiarato che sta lavorando su possibili soluzioni. Noi abbiamo proposte in Commissione. Ci confronteremo, valuteremo e, come sempre, il presidente garantirà un'ampia discussione sul tema e lo diciamo da subito come gruppo PD, però, con particolare attenzione alle donne doppiamente penalizzate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Perché c’è il tema delle nate classe 1952, dell'opzione donna, della falsa progressività dell'aumento dell'età pensionabile, della pensione di vecchiaia e del suo impatto. Non li affronto, rimandando a tutti i puntuali interventi dell'onorevole Gnecchi su questo tema. Per le donne, però, si intreccia anche il tema di un Paese in cui il tasso di occupazione è fermo solo al 46 per cento, in cui ancora troppo ingiustamente ampio è il divario del trattamento retributivo, a parità di mansioni, tra uomo e donna e in più l'opportunità di lavoro e di carriera sono tuttora troppo impari. Tutti elementi che pesano negativamente nella vita delle donne in età lavorativa, ma che poi hanno un impatto doppiamente negativo anche sulle loro pensioni. Un'ingiustizia doppiamente intollerabile.
  Questa sarà la discussione che dovremo fare, che misureremo e ci misureremo con il mondo del lavoro oggi, perché non sembra in grado di mantenere al lavoro gli anziani e contemporaneamente lascia fuori così tanti giovani e perché dentro una crisi prolungata si è messo in drammatica evidenza come la rigidità oggi delle regole pensionistiche stia creando per molti lavoratori un'area grigia senza lavoro e ancora senza pensione.
  Chiudo, signor Presidente, dichiarando il nostro voto favorevole, con la soddisfazione che il PD sta dando risposte e serenità ad oltre 32.100 famiglie. Sì, lo voglio dire, è una scelta politica, è una scelta politica spiegata bene questa mattina dal presidente Damiano, con l'impegno, però, anche a proseguire sul percorso di una soluzione strutturale del problema. Infatti, i sistemi di welfare, di protezione sociale, di previdenza devono garantire sicurezza economica e sociale, serenità e dignità, perché il benessere individuale diventi a tutti gli effetti benessere collettivo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

Pag. 86

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, Libertà e Diritti-Socialisti Europei voterà a favore del testo di legge che stiamo esaminando. Noi voteremo a favore perché restituisce serenità e futuro a 32.100 donne e uomini. Avremmo voluto che fosse approvato in quest'Aula il testo della Commissione, ma non è vero che in quella Commissione c’è stato chi si è battuto per questo e chi, invece, si è accontentato di poco.
  Il punto è che quel testo è stato rimandato per la sua soluzione strutturale. Ora, vede, è stato detto che non era possibile fare di più a risorse date, ma il punto è che non va sottovalutato, Governo, sottosegretario, il senso di ingiustizia profondo che la ferita aperta lasciata dalla legge Fornero determina. Una ferita aperta e un senso di ingiustizia che vanno risolti, che vanno affrontati per quello che sono. Infatti, non è questo Parlamento e neppure il Governo Renzi che hanno creato questa ferita, ma a questo Parlamento e a questo Governo tocca affrontarlo e risolverlo e lo deve fare.
  Così come il senso di ingiustizia deve guidare una scelta coraggiosa sulla legge Fornero. Non si può immaginare che non la si possa toccare, perché bisogna riportare solidarietà dentro il sistema previdenziale e bisogna che alla sostenibilità finanziaria del sistema si contrapponga in modo netto la sostenibilità sociale.
  Allora, l'unica scelta che noi dobbiamo fare è rimandare a un'idea di buon senso. L'equilibrio vero del sistema si trova se si porta un rapporto diretto tra tipo di lavoro ed età pensionabile: i magistrati a 70 anni, qualcuno dice che vuole andare anche oltre, ma non tutti i lavori possono sostenere quella scelta.
  Ho finito, Presidente. Aggiungo un'ultima considerazione. Ieri davanti a Montecitorio c'erano tanti esodati, tante persone, tanti ferrovieri, tante persone di «quota 96». Molte persone erano contente, perché erano tra coloro che saranno salvaguardati, molte altre no. Io mi sento, noi ci sentiamo un debito con quelle persone che non erano contente. Io penso che il Parlamento e il Governo si debbano sentire in debito con quelle persone per ristabilire il senso di giustizia, che deve guidare il riscatto dell'Italia verso l'uscita dalla crisi.
  Per tutte queste ragioni LED voterà a favore del testo che stiamo esaminando (Applausi di deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

Votazione finale ed approvazione – A.C. 224-A ed abbinate)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 224-387-727-946-1014-1045-1336-A, «Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico», di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carra, Leva, Spessotto, Ciracì...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del Pag. 87gruppo Partito Democratico – Vedi votazioni).

   (Presenti  326   
   Votanti  246   
   Astenuti   80   
   Maggioranza  124   
    Hanno votato
 245    
    Hanno votato
no   1).    

  (Il deputato Porta ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, il deputato Castricone ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e la deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

Convocazione della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

  PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa è convocata per giovedì 10 luglio 2014, alle ore 14,30, presso la sede di Palazzo Valdina, sala Soprachiesa, per procedere all'elezione del presidente.

Nomina dei componenti della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati e annunzio della sua convocazione.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati i deputati Dorina Bianchi, Mariastella Bianchi, Alessandro Bratti, Piergiorgio Carrescia, Giuseppina Castiello, Miriam Cominelli, Angelo Antonio D'Agostino, Giuseppe De Mita, Giovanna Palma, Renata Polverini, Michela Rostan, Marcello Taglialatela, Stefano Vignaroli, Filiberto Zaratti, Alberto Zolezzi.
  Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della stessa Commissione i senatori Paolo Arrigoni, Enrico Buemi, Massimo Caleo, Giuseppe Compagnone, Pietro Iurlaro, Carlo Martelli, Mario Morgoni, Paola Nugnes, Pamela Giacoma Giovanna Orrù, Bartolomeo Pepe, Laura Puppato, Maurizio Sacconi, Francesco Scalia, Pasquale Sollo, Vittorio Zizza.
  Comunico inoltre che, d'intesa con il Presidente del Senato, la Commissione è convocata per giovedì 10 luglio, alle ore 14,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra tutti i gruppi, nella seduta di lunedì 7 luglio non avranno luogo votazioni, ma si procederà esclusivamente, con inizio dalle ore 15, allo svolgimento delle discussioni sulle linee generali già previste dal calendario dei lavori, alle quali si aggiungerà anche quella relativa alla proposta di legge n. 1752 in materia di prestito vitalizio ipotecario.
  L'esame degli argomenti per i quali sono previste votazioni secondo il vigente calendario dei lavori avrà luogo martedì 8 luglio, a partire dalle ore 11. Conseguentemente, il termine per la presentazione degli emendamenti riferiti al decreto-legge n. 2426, in materia di cultura e turismo, già previsto per domani, venerdì 4 luglio, è differito a lunedì 7 luglio, alle ore 11.
  Avverto che, con lettera trasmessa in data 3 luglio, il deputato Alli ha comunicato alla Presidenza la sua intenzione di non procedere alla presentazione della mozione relativa al brevetto europeo, il cui esame era previsto a partire da lunedì 7 luglio. Conseguentemente, la discussione di tale mozione non sarà iscritta all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Pag. 88

Sull'ordine dei lavori (ore 20,43).

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signora Presidente, vorrei ricordare una storia che abbiamo ricordato insieme al circolo del Partito Democratico di Londra questa domenica ed insieme al presidente Speranza. È la storia della nave Arandora Star, che, nella notte tra il 1o ed il 2 luglio del 1940, è naufragata al largo delle coste canadesi, affondata da un U-boot tedesco. Era una nave partita da Liverpool, che trasportava prigionieri internati di nazionalità italiana e tedesca. Più di 800 furono le vittime e le vittime italiane sono state tra le 460 e le 470 (il numero non è mai stato chiarito).
  Si tratta di una storia che negli anni è stata nascosta, inizialmente per le responsabilità tedesche e poi, dopo la guerra, per quelle britanniche. È una storia che vogliamo ricordare perché parla all'oggi, dove, seppure con tutte le differenze, ancora una volta, tante persone muoiono solcando il mare ed è una storia che sarebbe bello, dopo tanti anni, venisse ricordata congiuntamente dalle autorità italiane e britanniche, con la solennità che questa tragedia merita, il prossimo anno, ricorrendo i 75 anni dalla tragedia, e speriamo sia anche un'occasione per chiarire esattamente la lista delle vittime (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Venerdì 4 luglio 2014, alle 9,30:

  1. – Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo (C. 2426-A).
  – Relatori: Coscia, per la VII Commissione; Petitti, per la X Commissione.

  (ore 15)

  2. – Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 20,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. TU pdl 224 e abb.-A - em. 2.12 434 432 2 217 166 266 77 Resp.
2 Nom. em. 2.13 442 441 1 221 169 272 76 Resp.
3 Nom. em. 2.105 439 438 1 220 172 266 76 Resp.
4 Nom. em. 2.16 440 440 221 96 344 76 Resp.
5 Nom. em. 2.24 456 455 1 228 181 274 76 Resp.
6 Nom. em. 2.70 458 457 1 229 178 279 76 Resp.
7 Nom. em. 2.35 459 458 1 230 178 280 75 Resp.
8 Nom. em. 2.42 473 472 1 237 188 284 71 Resp.
9 Nom. em. 2.46 342 340 2 171 104 236 88 Resp.
10 Nom. em. 2.48 384 381 3 191 138 243 87 Resp.
11 Nom. em. 2.47, 2.102 392 391 1 196 138 253 88 Resp.
12 Nom. em. 2.49 386 385 1 193 135 250 88 Resp.
13 Nom. em. 2.108 396 393 3 197 141 252 86 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.51 396 395 1 198 138 257 85 Resp.
15 Nom. em. 2.53 396 395 1 198 137 258 85 Resp.
16 Nom. em. 2.107 397 396 1 199 137 259 85 Resp.
17 Nom. articolo 2 396 301 95 151 276 25 85 Appr.
18 Nom. articolo agg. 2.060 395 395 198 143 252 85 Resp.
19 Nom. articolo agg. 2.061 394 391 3 196 141 250 83 Resp.
20 Nom. articolo agg. 2.062 395 394 1 198 140 254 83 Resp.
21 Nom. articolo agg. 2.063 374 374 188 139 235 83 Resp.
22 Nom. articolo agg. 2.064 376 376 189 140 236 83 Resp.
23 Nom. articolo agg. 2.065 384 384 193 139 245 83 Resp.
24 Nom. articolo agg. 2.066 387 387 194 141 246 83 Resp.
25 Nom. em. 3.57 391 372 19 187 122 250 82 Resp.
26 Nom. em. 3.59 385 385 193 135 250 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
27 Nom. articolo 3 390 298 92 150 280 18 82 Appr.
28 Nom. em. 4.69 385 382 3 192 133 249 82 Resp.
29 Nom. em. 4.68 380 380 191 135 245 82 Resp.
30 Nom. articolo 4 379 282 97 142 267 15 82 Appr.
31 Nom. odg 9/224 e abb.-A/5 342 337 5 169 98 239 82 Resp.
32 Nom. odg 9/224 e abb.-A/6 355 354 1 178 114 240 82 Resp.
33 Nom. odg 9/224 e abb.-A/7 365 364 1 183 114 250 82 Resp.
34 Nom. odg 9/224 e abb.-A/8 361 360 1 181 109 251 82 Resp.
35 Nom. odg 9/224 e abb.-A/9 366 365 1 183 112 253 82 Resp.
36 Nom. odg 9/224 e abb.-A/10 367 366 1 184 111 255 82 Resp.
37 Nom. odg 9/224 e abb.-A/11 372 371 1 186 115 256 82 Resp.
38 Nom. odg 9/224 e abb.-A/13 364 363 1 182 111 252 82 Resp.
39 Nom. odg 9/224 e abb.-A/14 371 370 1 186 111 259 82 Resp.


INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
40 Nom. odg 9/224 e abb.-A/15 366 365 1 183 111 254 82 Resp.
41 Nom. odg 9/224 e abb.-A/17 372 277 95 139 19 258 82 Resp.
42 Nom. odg 9/224 e abb.-A/18 371 368 3 185 110 258 82 Resp.
43 Nom. odg 9/224 e abb.-A/19 367 366 1 184 110 256 82 Resp.
44 Nom. odg 9/224 e abb.-A/20 371 370 1 186 112 258 82 Resp.
45 Nom. TU pdl 224 e abb.-A - voto finale 326 246 80 124 245 1 81 Appr.