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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 253 di giovedì 26 giugno 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 18.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 23 giugno 2014.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Gioacchino Alfano, Alfreider, Dorina Bianchi, Bindi, Bonavitacola, Brescia, Bruno Bossio, Camani, Dadone, Dambruoso, Dellai, Di Gioia, Ferrara, Fico, Fraccaro, La Russa, Antonio Martino, Mattiello, Merlo, Pisicchio, Portas, Rampelli, Ravetto, Sani, Scopelliti, Speranza, Tofalo, Valeria Valente, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Modifiche nella composizione di gruppi parlamentari.

  PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 25 giugno 2014, il deputato Sergio Boccadutri, già iscritto al gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Partito Democratico. La Presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.
  Comunico altresì che, con lettere pervenute in data odierna, i deputati Luigi Lacquaniti e Martina Nardi, già iscritti al gruppo parlamentare Sinistra Ecologia Libertà, hanno dichiarato di aderire al gruppo Misto, cui risulteranno pertanto iscritti.

Annuncio della costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo.

  PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sui fenomeni della contraffazione, della pirateria in campo commerciale e del commercio abusivo ha proceduto in data odierna alla propria costituzione. Sono risultati eletti: presidente, il deputato Mario Catania; vicepresidenti, la deputata Colomba Mongiello e il deputato Francesco Cariello; segretari, il deputato Angelo Senaldi e il deputato Vincenzo Garofalo.

Modifica nella costituzione di una Commissione permanente.

  PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di ieri, mercoledì 26 giugno, la VI Commissione permanente (Finanze), ha proceduto all'elezione del deputato Giulio Pag. 2Cesare Sottanelli a segretario, in sostituzione del deputato Michele Pelillo, eletto vicepresidente della medesima Commissione.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 18,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per assicurare una rapida attuazione dell'Agenda digitale italiana – n. 2-00591)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Liuzzi n. 2-00591, concernente iniziative per assicurare una rapida attuazione dell'Agenda digitale italiana (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo alla deputata Liuzzi se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica. Mi sembra di sì. Prego, ha quindici minuti.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, quest'atto di sindacato ispettivo sull'Agenda digitale è il secondo in poco tempo. Questo perché il 7 maggio, a mie precise domande sullo stato di attuazione del piano nazionale di banda larga e ultra larga, sulla base della valutazione espressa dalla Commissione europea nel giugno 2013, che poneva l'Italia all'ultimo posto per quanto riguarda la diffusione della banda larga ad alta velocità, il Governo, nella figura del sottosegretario con delega alle telecomunicazioni Giacomelli, rispose definendo il piano di banda larga un successo. E allora vediamolo questo successo, e vediamo anche il successo dell'Agenda digitale in Italia. In questo caso la risposta ce la dà l'Europa.
  Il 28 maggio la Commissione europea ha reso noti i dati relativi al raggiungimento degli obiettivi dell'Agenda digitale a livello europeo e nei singoli Paesi membri. L'Europa sembra procedere a passo sostenuto, ma i dati riferiti all'Italia sono effettivamente sconfortanti. In relazione alla maggior parte degli indicatori considerati, infatti, è vero che da una parte la Commissione europea prevede il raggiungimento di novantacinque obiettivi dei centouno previsti, però dall'altra emergono dei dati imbarazzanti per il nostro Paese. Solo infatti il 21 per cento delle abitazioni italiane è raggiunto da una rete di accesso veloce, il 21 per cento, contro il 62 per cento della media europea. Rispetto all'utilizzo di Internet, constatiamo che il 34 per cento della popolazione italiana non ha mai avuto accesso alla rete e solo il 51 per cento della popolazione italiana lo utilizza quotidianamente. L'alfabetizzazione digitale grava sul 60 per cento della popolazione italiana, che possiede competenze digitali ridottissime.
  Le percentuali sono ancora più sconfortanti e più drammatiche se ci spostiamo nell'ambito dell’e-commerce. Nel 2013 solo il 20 per cento della popolazione ha fatto acquisti online, a fronte di una media europea del 77 per cento. Nulla di cui stupirci, se pensiamo che nel nostro Paese vengono proposte tasse che sono in contrasto con l'ordinamento giuridico europeo – pensiamo ad esempio alla web tax – e non riusciamo a rendere efficace nemmeno il pagamento elettronico, neanche per le bollette, così com’è stato segnalato non dal MoVimento 5 Stelle, ma dall'Antitrust, in riferimento alle linee guida dell'Agenzia per l'Italia digitale, proprio sui pagamenti elettronici riferiti a tasse e bollette. Per quanto tempo ancora saremo obbligati ad utilizzare il bollettino bancario delle Poste Italiane, azienda che, per ironia della sorte, ora è nelle mani di Caio, ex mister Agenda digitale ?
  Siamo di fronte a dati che certificano il fallimento delle politiche fino ad ora perseguite dai vari Governi che si sono succeduti. Bisogna umilmente prenderne atto e correre ai rimedi, non nascondendo la testa sotto la sabbia, definendo i piani del Governo sulla banda larga un successo, quando, in realtà, sono gli stessi dati della relazione Caio e della Commissione europea che smentiscono quanto viene dichiarato. Anche le speranze riposte nei confronti del Governo Renzi, che si è presentato, Pag. 3almeno mediaticamente, come favorevole al cambiamento e attento all'innovazione, sembrano destinate a infrangersi. Qualche parola detta qua e là durante le dichiarazioni ufficiali o in quest'Aula o in televisione, ma nessuna soluzione, nessuna proposta, nessun piano per contrastare il ritardo digitale nel quale l'Italia sembra sprofondata.
  Le risorse largamente insufficienti destinate alla banda larga nel Documento di economia e finanza sono confermate anche dal dato di investimento in ricerca e sviluppo nel settore delle telecomunicazioni, che ammonta solo allo 0,7 per cento del PIL, rispetto all'1,2 per cento negli altri Paesi europei più sviluppati e più attenti all'innovazione.
  La gestione dell'Agenzia per l'Italia digitale è paragonabile ad una Ferrari, con un cambio costante del conducente. Il risultato: il progetto continua a restare nei box, con qualche giro di prova e di nomine, in attesa del pilota ufficiale. Dal 2012 ad oggi, Ragosa, poi affiancato a Caio, già prima citato, ed ora una selezione pubblica per scegliere il nuovo direttore. Vi è un elenco, disponibile sul sito del Governo, in cui, in maniera minuziosa, sono elencati tutti i nomi dei proponenti, senza però nessuna altra indicazione. Viva la trasparenza !
  Non è più tempo di parole, dicevamo, ma di fatti concreti. Per il momento, abbiamo assistito a tante dichiarazioni di intenti, tra un tweet e l'altro del nostro Presidente del Consiglio e dell'ex Presidente del Consiglio, ma, fuori da queste Aule, vi è un Paese che soffre e aspetta, aspetta degli interventi, che non sono soltanto le riforme, Ministro, ma risorse, una visione per attuare l'Agenda digitale, che può costituire un'occasione di rilancio economico, soprattutto per quelle piccole e medie imprese che cercano il riscatto sociale nel nostro Paese.
  Pensiamo ai giovani, ai meno giovani, che, con precise politiche sull'innovazione, potrebbero trarre nuove forme per esprimere il proprio talento. Per il MoVimento 5 Stelle è opportuno e necessario dare da subito questi segnali di svolta, partendo proprio dalla diffusione della banda larga e della cultura digitale, e passando, ad esempio, dalla formazione e dall'utilizzo di dispositivi digitali nelle scuole, oppure sensibilizzando le piccole e medie imprese a investire maggiormente nella rete. Però, anche qui, i dati sono abbastanza deludenti, per ora: le imprese italiane sono indietro rispetto alla media europea per l'utilizzo di Internet.
  Se, infatti, il 73 per cento delle piccole e medie imprese europee ha un sito Internet e il 30 per cento è sui social network, in Italia soltanto il 63 per cento ha un sito Internet e il 25 per cento utilizza Facebook, Twitter o YouTube. Il compito della politica e del Governo è quello di dare gli strumenti a imprese e cittadini per crescere, competere ed avere un piano globale. Le nuove occasioni di innovazione non sono i tunnel nella Val di Susa, le grandi opere, dove vi è più corruzione politica che sviluppo. Abbiamo bisogno di investimenti strutturali, che ci diano la possibilità di usufruire del processo di digitalizzazione in corso nella pubblica amministrazione.
  In relazione a investimenti strutturali, l'esperienza di questo Governo si sta attualmente rivelando fallimentare anche sotto questo aspetto, esattamente come per i suoi predecessori, e noi siamo qui a dimostrare la nostra disponibilità per aiutare il Paese a crescere e a fare dell'innovazione, perché davvero ci crediamo; per vedere l'Italia non più rincorrere gli altri Paesi europei, ma essere un faro, una guida, per questa nuova forma di sviluppo.
  L'Agenda digitale non può e non deve essere confinata alla mera digitalizzazione della pubblica amministrazione, questo sia chiaro, perché, semplicemente, l'Agenda digitale non è soltanto pubblica amministrazione. Si possono elaborare i migliori servizi online, ma, se non si garantisce l'accesso dei cittadini, rimane tutto bellissimo, ma inutile. Capisce bene, Ministro, che se, ad esempio, diamo un computer all'avanguardia a tutti i cittadini, ma non diamo l'elettricità per accenderlo, non serve a nulla.Pag. 4
  Con l'interpellanza di oggi vi chiediamo nuovamente cosa intendiate fare per la realizzazione dell'Agenda digitale globale e per colmare il gap di sviluppo che intercorre tra l'Italia e gli altri Paesi europei, sperando che, almeno questa volta, non si risponda con un «va tutto bene», con altri slogan o con partecipazioni ad eventi. Vorremmo, finalmente, un impegno, dei fatti, un piano strategico, tramite una serie di provvedimenti. È questo che chiediamo oggi al Governo.

  PRESIDENTE. Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, Maria Anna Madia, ha facoltà di rispondere.

  MARIA ANNA MADIA, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. Signor Presidente, noi siamo consapevoli che tutti i Governi dichiarano come strategico il perseguimento dell'obiettivo dell'Agenda digitale e che poi, spesso, le positive intenzioni non convergono, non coincidono con l'attuazione concreta. Quindi sono qui a dirle, innanzitutto come responsabile della pubblica amministrazione e della semplificazione, come intendiamo agire per cercare di limitare, anzi annullare questa discrepanza tra l'intenzione e l'attuazione.
  La prima cosa è che noi vogliamo, come Governo, dare un forte impulso proprio alle misure di attuazione dell'Agenda digitale, andando ad attuare anche quello che in passato è stato programmato, anzi addirittura, se possibile, anticipando l'attuazione di quello che è stato in passato programmato. Io vi faccio, colleghi, qualche esempio, e penso all'anticipazione della scadenza della fatturazione elettronica per gli enti locali, che abbiamo voluto nel decreto-legge n. 66 del 2014, e alle norme presenti nel decreto-legge n. 90 del 2014, che ora arriverà qui per la conversione, alla Camera dei deputati, per, di fatto, far partire il processo civile telematico dal 30 giugno.
  In questo quadro di attuazione, per quanto riguarda il tema dei provvedimenti attuativi dell'Agenda digitale, in particolare, ci sono due decreti-legge precedenti programmati e approvati in passato che hanno delle misure attuative da portare avanti: sono il decreto-legge n. 179 del 2012, il cosiddetto «decreto crescita 2.0» e il decreto-legge n. 69 del 2013, il cosiddetto «decreto del fare». Io ricordo qui, come già tra l'altro riferito la scorsa settimana in occasione del question time, che per quanto riguarda i provvedimenti attuativi di questi due citati decreti si tratta di 18 provvedimenti attuativi; alcuni riguardano competenze di altre amministrazioni, mentre sono otto i provvedimenti dei quali, in qualità di Ministro delegato per l'innovazione tecnologica, risulto responsabile come proponente e coproponente. Di questi otto: il provvedimento relativo all'istituzione dell'anagrafe nazionale della popolazione residente è già in vigore, l'iter di adozione dei tre decreti in materia di identità digitale, documento digitale unificato e subentro della suddetta anagrafe nazionale alle anagrafi dei comuni, è quasi concluso (qui voglio sottolineare che con il Ministro Padoan abbiamo messo a punto il decreto speed che adesso abbiamo inviato alla Commissione europea e che quindi è di prossima approvazione), e poi i due decreti relativi al censimento permanente della popolazione e alla trasmissione telematica del certificato di gravidanza e di quello di malattia necessario al genitore per usufruire del congedo parentale sono anch'essi stati elaborati nelle ultime settimane.
  Ci sono poi gli ulteriori provvedimenti previsti dal codice dell'amministrazione digitale emanato con il decreto legislativo n. 82 del 2005. Dei quindici provvedimenti attuativi previsti dal Cad, dodici sono già stati emanati, per quanto riguarda gli altri, uno in materia di formazione dei documenti informatici è stato notificato alla Commissione europea, che ha prorogato il termine di stand still fino al 14 agosto 2014, l'altro in materia di sicurezza dei sistemi e delle infrastrutture della P.A. sta concludendo in questi giorni l'esame istruttorio.
  Questa carrellata di provvedimenti attuativi, che stiamo seguendo e di cui Pag. 5stiamo accelerando l'iter, sono la testimonianza del fatto che non vogliamo affrontare l'Agenda digitale solo con una visione strategica, che pure è importantissima, ma anche seguendo l'attuazione dei provvedimenti, cosa che forse fino ad oggi è mancata. Voglio aggiungere, sempre nella logica di dare priorità all'attuazione, che in questi due mesi in cui sono stata responsabile della politica della digitalizzazione il Ministro Padoan ed io abbiamo adottato il decreto contenente le indicazioni sugli obblighi fiscali relativi ai documenti informatici e alla loro riproduzione su diversi tipi di supporto, e abbiamo realizzato così le condizioni per l'utilizzo della fatturazione elettronica a decorrere dal termine già fissato del 6 giugno. Quindi, anche qui, si tratta di un provvedimento che è stato fondamentale per riuscire a rendere concreta la data del 6 giugno come partenza della fatturazione elettronica.
  Insieme all'attuazione – quindi, visione strategica, ma priorità all'attuazione –, l'altro punto importante con cui questo Governo vuole affrontare l'Agenda digitale, per riuscire ad avere, rispetto alle intenzioni, una maggiore convergenza in quello che poi si realizza, è la semplificazione della governance. Noi su questo ci siamo mossi, prima di tutto, cancellando, sopprimendo, nel decreto-legge n. 90 del 2014 appena emanato e che arriverà nei prossimi giorni qui alla Camera per la conversione, la figura del commissario, che rischiava di essere una figura che, complicando eccessivamente la governance, di fatto, bloccava la concreta attuazione dell'Agenda digitale. Però, insieme alla soppressione di questa figura, ci impegniamo, come Governo, prima dell'inizio di Digital Venice – l'evento che si terrà dall'8 luglio a Venezia –, per iniziare effettivamente il semestre europeo con una situazione operativa al massimo, a nominare il prossimo direttore generale dell'AgID.

  PRESIDENTE. La deputata Mirella Liuzzi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  MIRELLA LIUZZI. Signor Presidente, io sono soddisfatta soltanto in parte, perché abbiamo parlato – come evidenziato anche in fase di illustrazione – semplicemente di pubblica amministrazione. Ma abbiamo detto che l'Agenda digitale non è soltanto questo.
  Io capisco che ci sono stati dei problemi nella governance in cui si sono alternati Ministri, sottosegretari, ma a questo punto probabilmente occorrerebbe pensare a un'unica figura che coinvolgesse tutti gli ambiti. Infatti, continuare in questo modo, secondo me, non può portare dei benefici, soprattutto per le piccole e medie imprese e soprattutto per gli utenti, che non hanno possibilità di accesso alla rete.
  Sono state richiamate alcune cose che vorrei sottolineare, come l'identità digitale. Su questo io vorrei fare anche una piccola anticipazione. Infatti, noi aspettiamo questo decreto con molta ansia, perché crediamo che debba essere il pubblico, aziende pubbliche – quindi il pubblico –, ad occuparsi di questi dati. Non è possibile che siano dei soggetti privati, delle aziende private ad occuparsi di questi dati così importanti. Abbiamo già visto in passato cosa è successo nello scandalo del Datagate, negli scandali su passaggi di dati tra una nazione e l'altra. Quindi, non vogliamo ricadere in questo errore. Se non sarà così, anticipo già che il MoVimento 5 Stelle sarà fortemente contrario a questa gestione dei dati da parte dei privati.
  In più, ovviamente, la semplificazione della governance è auspicabile, anche perché non si è potuto procedere – e quindi c’è stato il bisogno di un mister Agenda digitale – proprio perché l'Agenzia per l'Italia digitale non aveva uno statuto, quindi non poteva operare. Per cui si è ricorso a una persona esterna, che ha anche prodotto un rapporto, che noi abbiamo letto, anche interessante, oggetto di ulteriori atti di sindacato ispettivo, che comunque rimarrà agli atti.
  Lei ricordava giustamente, Ministro, gli adempimenti e, in effetti, su questo diversi gruppi parlamentari hanno sottolineato come dei 55 adempimenti considerati – lo Pag. 6fa anche il dossier della Camera –, 17 sono stati adottati e per 21 è scaduto il termine. Queste cifre le conosciamo veramente da molto tempo. Come conosciamo tutti gli atti di sindacato ispettivo in relazione alla nomina dell'ex direttore Ragosa dell'Agenzia digitale, di cui si è occupato il mio collega Toninelli, oppure i termini di adempimenti legislativi, investimenti finanziari. Ultimamente, ho fatto anche un'interrogazione proprio sulla fatturazione digitale, perché purtroppo ci sono problemi dichiarati anche dall'Antitrust in questo senso.
  Le responsabilità dell'Agenda, però, non dovrebbero essere soltanto di un Ministero, ma dovrebbero riguardare tutto il Governo. È questo probabilmente ciò che è mancato fino ad adesso e che, purtroppo, vedo che manca tutt'ora.
  Lei giustamente, Ministro – lo ricordava anche oggi –, ha dichiarato che basteranno un paio di settimane per scovare il nuovo direttore tra le decine di candidati: la nomina prima del Digital Venice. E parliamo anche del Digital Venice che lei ha citato. Ci auguriamo che non sia una delle tante passerelle fatte in questi anni sul tema – ne abbiamo viste tantissime, ne vediamo ancora tantissime – dalle quali si esce con tante bellissime parole e buoni propositi per poi non fare niente, in attesa del summit successivo. Avremmo gradito, anzi, sarebbe stato doveroso da parte del Governo, presentare prima del Digital Venice un piano strategico, per poterlo fare visionare anche ai parlamentari, ma così non è stato.
  I fallimenti che abbiamo ripercorso non vogliono essere un elogio di inettitudine, ma semplicemente un modo per ricordarvi che non è più ammissibile commettere gli stessi errori che sono stati fatti in passato con il Governo Monti e poi con il Governo Letta.
  Abbiamo dimostrato in questi mesi che, approvando dei semplici emendamenti, possiamo creare un immediato beneficio nella quotidianità dei cittadini, così come abbiamo fatto per la scuola, ad esempio, che non è stata citata per nulla in questo discorso. Grazie ad un emendamento del MoVimento 5 Stelle, si potrà utilizzare materiale didattico digitale già a partire da quest'anno, con un enorme risparmio per le famiglie. Anche questa è agenda digitale. Oppure tramite l'emendamento per permettere un catasto delle reti presentato dalla sottoscritta in occasione del decreto «Destinazione Italia».
  Insomma, la rivoluzione tecnologica vuol dire anche agire sulla disoccupazione. Infatti, è elevata la domanda, da parte delle imprese, di figure professionali che siano dotate di un know how informatico elevato. Il tempo è scaduto, non possiamo più permetterci di aspettare ancora per capire cosa vogliamo fare da grandi. Ci auguriamo vivamente che gli impegni qui oggi illustrati almeno questa volta possano essere seguiti dai fatti e soprattutto che vadano non soltanto in direzione della pubblica amministrazione, ma anche in direzione della scuola, dello sviluppo economico, delle piccole e medie imprese, dell'agricoltura, della banda larga, della banda ultralarga, e potrei continuare così ancora per molto.

(Elementi ed iniziative in ordine alla sostenibilità del debito pubblico italiano, anche in relazione al Meccanismo europeo di stabilità – n. 2-00589)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta n. 2-00589, concernente elementi ed iniziative in ordine alla sostenibilità del debito pubblico italiano, anche in relazione al Meccanismo europeo di stabilità (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Palese se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ROCCO PALESE. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Prego, deputato, ha 15 minuti.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, è noto che gli ultimi dati sul debito pubblico Pag. 7rilevati dalla Banca d'Italia mostrano come questo abbia toccato, nel mese di aprile 2014, il valore record di 2,1 trilioni di euro, con un aumento di 77 miliardi di euro registrato nei primi 4 mesi del 2014. Un aumento ben al di sopra di quello registrato nei precedenti due anni, che ammontava a 51 miliardi di euro nel 2012 e 53 miliardi di euro sempre nel 2012, secondo semestre.
  Tutto ciò pone con forza il problema relativo alla sostenibilità del debito pubblico italiano, in considerazione soprattutto dello scenario economico attuale, caratterizzato da un tasso di inflazione prossimo allo zero, nel quale l'Italia si trova e che, come noto, penalizza i debitori.
  Si pensava che, grazie al crollo dei tassi d'interesse, per effetto delle politiche monetarie estremamente accomodanti decise dalla Banca centrale europea, e alla conseguente contrazione dei rendimenti d'emissione dei titoli di Stato, il debito potesse finalmente scendere. Non solo questo non è accaduto, ma esiste un evidente rischio di aumento ulteriore dello stock di debito che si potrebbe generare da un aumento dei tassi d'interesse. Scenario non inverosimile se si pensa che la Banca d'Inghilterra ha già annunciato che entro il 2014 aumenteranno i tassi inglesi.
  Al tempo stesso, la Federal Reserve è decisa a portare avanti le operazioni di tapering, riducendo le sue operazioni di rifinanziamento di dieci miliardi di dollari al mese. Ne deriva la permanenza di un rischio destinato a far aumentare, in una prospettiva di medio periodo, l'intera struttura dei tassi di interesse. Fenomeno che non potrà non riflettersi sulla stessa politica della Banca centrale europea, facendo riemergere tutte le problematiche inerenti al premio per il rischio, con conseguenze immediate sulla solvibilità del debito italiano.
  Le analisi condotte dal Dipartimento del Tesoro nell'ultimo Documento di economia e finanza mostrano la vulnerabilità del debito pubblico italiano ad un aumento dei tassi d'interesse variabile, sulla quale il Governo non ha alcun potere d'intervento. Sul debito pubblico pesa poi l'incognita relativa al pagamento dell'integrale ammontare di debiti commerciali della pubblica amministrazione alle aziende, quantificato provvisoriamente dalla Banca d'Italia in 75 miliardi di euro (ma che potrebbe essere ben più elevato). Lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Renzi aveva promesso di ripagare ben 68 miliardi di euro entro la fine del mese di luglio 2014, obiettivo che sembra essersi smarrito.
  Infine, l'ultimo bollettino trimestrale del Tesoro mostra come, nei prossimi 3 anni, ci saranno titoli pubblici in scadenza pari a oltre 500 miliardi di euro, circa un quarto di quelli totali.
  È bene ricordare che l'Italia ha sottoscritto una quota nel capitale del Meccanismo europeo di stabilità pari a 125,4 miliardi di euro e che di questa sono stati versati solamente 14,3 miliardi di euro (l'ultima tranche di 2,9 miliardi di euro è stata pagata ad aprile 2014). Pesa, pertanto, sull'immediato futuro l'esigenza di far fronte a questo ulteriore impegno, destinato a far lievitare di quasi sette punti di prodotto interno lordo il debito complessivo italiano.
  Quali siano le ragioni dell'aumento del debito pubblico di ben 77 miliardi di euro nei primi quattro mesi del 2014, questo è sostanzialmente il punto principale per il quale noi chiediamo al Governo le motivazioni per le quali c’è questo innalzamento, questa impennata anche rispetto agli andamenti degli anni precedenti; quali politiche di gestione del debito intenda adottare il Governo per fronteggiare la scadenza dei titoli pubblici per un valore di 500 miliardi di euro, che avverrà nei prossimi tre anni; quale sia l'impatto che si verificherebbe sul debito pubblico italiano per effetto dell'eventuale emissione di prestiti obbligazionari da parte del Meccanismo europeo di stabilità (cosiddetto Fondo salva Stati) per nuovi salvataggi; quale sarà poi l'impatto sul debito pubblico per effetto del pagamento dei debiti commerciali pregressi e dell'eventuale ulteriore tiraggio dovuto agli impegni internazionali assunti.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Giovanni Legnini, ha facoltà di rispondere.

  GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente appena illustrata dall'onorevole Palese, che l'ha sottoscritta insieme all'onorevole Brunetta, si chiede quali siano le motivazioni dell'incremento del debito pubblico nella prima parte dell'anno, le politiche di gestione del debito pubblico stesso per fronteggiare le scadenze dei titoli di Stato dei prossimi tre anni, gli impatti delle eventuali emissioni obbligazionarie del Meccanismo europeo di stabilità per nuovi salvataggi e quelli del pagamento dei debiti commerciali pregressi delle pubbliche amministrazioni.
  Nel rispondere, faccio presente che, nella prima parte del 2014, precisamente nei primi quattro mesi, il fabbisogno cumulato del settore statale di quasi 42 miliardi di euro, riportato anche nei dati ufficialmente diffusi dal MEF, è stato coperto essenzialmente con emissioni di titoli di Stato a medio-lungo termine, per circa 77 miliardi di euro.
  L'eccedenza di emissioni a medio-lungo termine rispetto al fabbisogno, pari a circa 35 miliardi, ha accresciuto la consistenza del conto disponibilità al netto degli andamenti della raccolta postale. Vi sono state, pertanto, nei primi quattro mesi maggiori emissioni di titoli di Stato, in particolare nel comparto a medio-lungo termine, rispetto al fabbisogno motivate anche dalle più vantaggiose condizioni di mercato registrate nel periodo.
  Tale eccedenza di emissioni già effettuate, unitamente a quelle future, permetterà di affrontare gli impegni di debito pubblico, sia con riferimento ai rimborsi, pari a 150 miliardi di euro per il periodo da maggio a dicembre 2014 – BOT esclusi – e sempre impegnativi per i periodi a seguire, quanto relativi all'ulteriore fabbisogno che verrà a formarsi anche per effetto del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni.
  Sul fronte delle politiche di debt management per affrontare le scadenze future, finora sono state condotte tre operazioni di concambio, con le quali sono stati offerti titoli con scadenza al 2018 e al 2022, ritirando o riacquistando titoli in massima parte con scadenza nel 2015 per 6,2 miliardi ed in parte nel 2017 per circa 1,4 miliardi. Altre operazioni sono previste per la restante parte dell'anno. Anche per il futuro si presterà particolare attenzione al profilo delle scadenze, ponendo in essere analoghe misure per modulare gli andamenti che presentino maggiori criticità.
  Con riferimento alle scadenze per il triennio 2015-2017, gli impegni – anche se gravosi – sono in linea con quelli soddisfatti negli anni più recenti, per esempio nel triennio 2011-2013, in condizioni di mercato sensibilmente più difficili delle attuali.
  Com’è noto il Trattato del Meccanismo europeo di stabilità, ratificato nel 2012, all'articolo 8, prevede un totale di capitali, per tutti gli Stati, di 700 miliardi, cosiddetta quota autorizzata, di cui solo 80 miliardi da versare (quote versate) e la parte rimanente con quote richiamabili.
  La quota di partecipazione dell'Italia è del 17,91 per cento e, applicando tale percentuale al totale delle quote autorizzate, si ottengono i 125,4 miliardi di cui si parla nell'interpellanza. Questi ultimi sono, in sostanza, la somma tra le quote versate e quelle richiamabili, solo potenziali. Applicando sempre la percentuale che ho detto agli 80 miliardi di quote versate, si ottiene la cifra di 14,3 miliardi di euro, che è quella effettivamente versata dal nostro Paese, come rilevano gli stessi onorevoli interpellanti.
  Il 28 aprile 2014, lo Stato italiano ha completato il trasferimento delle proprie quote di competenza e può essere chiamato a dover sottoscrivere, in tutto o in parte, la parte rimanente – le cosiddette quote richiamabili –, nell'evento assai improbabile che l'attuale capitale versato risulti insufficiente.
  I programmi attualmente finanziati dall'ESM riguardano la Spagna e Cipro e Pag. 9non presentano particolari criticità: il programma della Spagna è giunto a conclusione, il secondo si sta svolgendo secondo i piani. A presidio della solidità finanziaria dell'istituzione, ci sono validi meccanismi di gestione del rischio. Pertanto, la cifra indicata nell'interpellanza come parziale (14,3 miliardi, come ho detto) è pari all'impegno complessivo previsto per l'Italia. Giova precisare che le emissioni obbligazionarie da parte dell'ESM, ente dotato di soggettività giuridica propria ed autonoma da quella degli Stati, non hanno di per sé incidenza sul debito pubblico, a differenza del precedente strumento, privo di tale rilievo autonomo.
  Per quanto concerne, infine, i pagamenti di debiti commerciali pregressi, si assicura che nel programma di emissione si è tenuto conto di tutto quanto è stato stabilito dalla legislazione fin qui intervenuta sull'argomento, compreso il disposto del decreto-legge n. 66, convertito nella legge n. 89 del 2014. Nella successiva interpellanza si fornirà il dettaglio del percorso di pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese.
  In conclusione, le cause dell'aumento del debito sono esattamente indicate, oltre che nelle ragioni che ho illustrato, nel Documento di economia e finanza di cui il Parlamento si è occupato di recente, così come la sostenibilità del debito e il percorso di riduzione del debito pubblico programmato sono esattamente indicati nel Documento stesso e fanno parte integrante dei documenti di bilancio e di programmazione finanziaria che il Parlamento ha già esaminato e che esaminerà con la prossima legge di stabilità.

  PRESIDENTE. Il deputato Palese ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Brunetta n. 2-00589.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, non sono per niente soddisfatto e per niente tranquillo come italiano.
  Rammento al rappresentante del Governo che, nel mese di dicembre, cioè quando noi abbiamo discusso il disegno di legge di stabilità, è successo anche un fatto anomalo che Forza Italia ha denunciato in questo Parlamento e anche in Commissione. Per due mesi, sia qui che al Senato, nelle Commissioni, nelle audizioni, un po’ dappertutto, si è parlato, con fiumi di parole, fiumi di analisi, fiumi di studi, di emendamenti, di tutto quello che è successo, per ore, per ore, per ore, ma non si è avuta la possibilità di parlare – da parte di tutti, ovviamente – un minuto di un problema serio, che sono le entrate del bilancio dello Stato. Quindi, dappertutto si è parlato delle uscite, degli emendamenti, dei milioni di euro, delle modifiche dei capitoli, delle variazioni, con lotte infinite, aggiustamenti, emendamenti dei relatori, riunioni di maggioranza, di Governo, eccetera, ma delle entrate si è parlato grosso modo, sì e no, quattro o cinque minuti, per quello che ha sostenuto Forza Italia, che è la nostra grande preoccupazione.
  È fin troppo evidente che ciò che ha testé affermato il sottosegretario è quello che noi temevamo e, drammaticamente per il nostro Paese, è avvenuto. Perché se si costruisce il bilancio dello Stato, per la legge di stabilità del 2014, con la crescita delle entrate dell'1,1 per cento del prodotto interno lordo, consapevoli che non sarebbe stata quella l'entrata, consapevoli che avremmo dovuto ridurre allo 0,6 per cento e quant'altro, è fin troppo evidente che le spese si costruiscono su quella entrata e volano, e vola il debito pubblico per poter onorare le spese che ci sono.
  In più, noi riteniamo di essere fortemente preoccupati di un ulteriore innalzamento del debito pubblico perché l'economia non si riprende, le entrate non vanno bene sia per il problema del PIL sia per il problema della riduzione forte dei consumi, quindi l'IVA e quant'altro, lo sappiamo perfettamente. In più, noi abbiamo anche uno scenario che non è purtroppo nelle nostre mani, nel nostro Paese, e che riguarda soprattutto il rifinanziamento del debito. Noi auspichiamo, ci auguriamo, speriamo che lo spread, speriamo che i mercati, speriamo che il nostro debito continui ad essere appetibile Pag. 10e sostenibile rispetto alla situazione e alla valutazione dei mercati, ma è una speranza, e speriamo che si avveri con tutto il cuore perché, altrimenti, oltre all'aumento dello stock del debito pubblico, che avviene in maniera progressiva, noi dovremmo aggiungere anche quello derivante dai mercati.
  Siamo nelle condizioni più favorevoli in assoluto, facendo lo stesso errore che è stato fatto nel 1999, nel 2000, nel 2001, eccetera, cioè quando davanti a tassi di interesse incredibili abbiamo fatto di tutto, dismissioni, riduzione dei tassi di interesse e quant'altro e, invece di diminuire, è aumentata la spesa pubblica perché nessun Governo dell'epoca si è adoperato per cercare di utilizzare quei momenti veramente molto, molto importanti – e ci sono stati grosso modo fino al 2004 – con un tasso di interesse molto basso; e poi ci lamentiamo che altri Paesi come la Germania invece lo hanno utilizzato in positivo e ne hanno avuto poi tutti i benefici che noi conosciamo.
  Poi, al di là del salva-Stati, abbiamo l'altro problema, e cioè che, in pancia, il nostro Stato, il nostro Tesoro ha derivati accesi che ancora non sappiamo quanti sono a livello di perdite e la definizione in via ultimativa di un mare aperto – ma di quello poi parleremo successivamente, nell'altra interpellanza – dei debiti della pubblica amministrazione, che ancora non solo non sono stati pagati ma non sono neanche quantificati nella totalità.
  Quindi, noi abbiamo grande preoccupazione perché abbiamo le conferme da parte del sottosegretario rispetto a quello ma, lo sappiamo perfettamente, non è che noi abbiamo il debito pubblico centrale dello Stato. Per i comuni, Dio ci salvi, e non parlo delle vicende note del comune di Roma, delle vicende note del comune di Catania o del comune di Napoli e di tanti altri che hanno poi dichiarato anche il pre-dissesto, il dissesto e quant'altro; voi è poi quell'altra «mazzata» nei confronti degli italiani e dell'onore degli italiani e del lavoro degli italiani che sono i debiti nelle partecipate di tutti questi comuni che non sono neanche quantificabili, non si riesce neanche a quantificarli per quanti ce ne sono. Per non parlare delle regioni: indebitate, commissariate per quello che riguarda le asl, e in particolare la gestione della sanità e le province.
  Manca, e da questo la mia insoddisfazione, un quadro generale ma manca soprattutto un disegno vero da parte del Governo, un programma sulla riduzione del debito, un programma endogeno, perché ci sono alcune cose che non sono dipendenti da noi, su questo non c’è dubbio; il mercato va da sé, il mondo internazionale, la finanza internazionale vanno da sé, ma ci sono alcune cose che noi dovremmo fare. La riduzione della spesa pubblica con il piano Cottarelli dov’è finita ? A Cottarelli avete fatto fare mille conferenze stampa, mille incontri, mille audizioni ma non vediamo un euro di riduzione della spesa pubblica, neanche per idea.
  Così pure noi pensiamo che debba esserci anche un programma in direzione della riduzione del debito pubblico in via diretta, in riferimento alle privatizzazione. Anche qui non sappiamo più niente; sappiamo invece che c’è un'altra bomba a orologeria nel nostro Paese, che si chiama «misure di salvaguardia». Allora, nel passato è indubbio che la finanza pubblica, le spese pubbliche si sono alimentate fino all'infinito attraverso il debito pubblico con l'emissione di titoli di Stato. Adesso, non si fa questo, ma c’è una serie enorme di provvedimenti che, anche qui, non riusciamo più a quantificare, ormai abbiamo perso la misura, e che prevedono nuove spese con una copertura con alcuni provvedimenti, quasi sempre tagli di spesa pubblica, che non avvengono; e la Ragioneria generale dello Stato, in maniera molto prudenziale, poi, dichiara che, nel caso non dovessero avvenire – e non stanno avvenendo in nessun modo e in nessuna maniera –, come copertura scatterebbero delle norme di salvaguardia con aumento di tassazione, di accise e quant'altro, da qualsiasi parte si prendano questi provvedimenti.
  Quindi, signor sottosegretario, lanciamo ancora una volta, come Forza Italia, questo Pag. 11ulteriore allarme, sperando – lo ripeto, sperando – che il Governo presenti, come lei ha annunciato – questa è la nostra speranza, il nostro augurio, il nostro auspicio –, un programma complessivo con la predisposizione del documento di programmazione finanziaria prossimo e della legge di stabilità prossima.

(Iniziative volte a garantire una corretta applicazione della direttiva europea relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali – n. 2-00595)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta n. 2-00595, concernente iniziative volte a garantire una corretta applicazione della direttiva europea relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Palese se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, anche qui siamo davanti all'ennesimo problema, da parte dello Stato, da parte del Governo, da parte del nostro Paese. Nel senso che lo Stato è sicuramente tra i più cattivi pagatori nei confronti dei cittadini, delle aziende e quant'altro. Infatti, a causa di questo, il 18 giugno 2014 la Commissione europea ha notificato al Governo italiano, con procedura di urgenza, una lettera di messa in mora per violazione della direttiva 2011/7/UE, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali.
   La direttiva europea, che il Parlamento ed il Consiglio europeo hanno adottato il 16 febbraio 2011 e che l'Italia ha recepito con il decreto legislativo del 9 novembre 2012 n. 192, prevede l'obbligo per le pubbliche amministrazioni di pagare le imprese creditrici entro il termine massimo di 30 giorni, pena interessi di mora dell'8 per cento, più l'euribor. Sono previste possibilità di deroga con estensione del termine a 60 giorni solo per alcuni casi specifici. Deroghe che devono in ogni caso essere giustificate e approvate dalla Commissione europea.
  La Commissione europea, in base alle segnalazioni ricevute, ha riscontrato in Italia un'applicazione non corretta della direttiva sui tempi, più pratiche scorrette su tassi di mora e rapporti d'avanzamento dei lavori pubblici finalizzati a ritardare i pagamenti.
  La pubblica amministrazione italiana, oggi, paga le sue fatture in media in 180 giorni (sei volte quanto prescritto dalla normativa europea), dato confermato dalla Banca d'Italia nel suo rapporto annuale presentato il 30 maggio 2014. La situazione è ancora più grave nel settore dei lavori pubblici, dove la media è di 210 giorni. L'Italia è peggior pagatore rispetto anche alla Bosnia (41 giorni), alla Serbia (46 giorni), ma anche alla Grecia, con 155 giorni, che ha avuto il commissariamento della trojka del Fondo monetario internazionale.
  La Commissione europea contesta all'Italia anche il fatto che il tasso di interesse applicato in caso di ritardo dei pagamenti non è quello dell'8 per cento più euribor previsto dalla direttiva europea, ma molto inferiore. Per cui viene meno lo spirito della norma, che intende contrastare il fenomeno dei tardati pagamenti attraverso l'imposizione di un tasso di interesse di mora alto.
  A ciò si aggiunge, infine, stando ai rilievi della Commissione europea, che la normativa italiana lascia troppa discrezionalità alla pubblica amministrazione nella definizione dei tempi per la fatturazione da parte delle imprese, passaggio essenziale per consentire a queste ultime di poter emettere fattura e, di conseguenza, esigere il pagamento della stessa.
  Ora, l'Italia ha due mesi per rispondere a Bruxelles e, se non lo farà in modo soddisfacente, l'iter dell'infrazione andrà avanti.
  Nel ricostruire le vicende che hanno poi portato all'avvio della messa in mora nei confronti dell'Italia, si parte dal 18 marzo 2013, quando i vicepresidenti della Pag. 12Commissione europea, Olli Rehn e Antonio Tajani, comunicano all'Italia che il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione non rientra nel calcolo del debito pubblico ai fini del Patto di stabilità. Ed è così che l'8 aprile 2013 il Consiglio dei Ministri pro tempore, presieduto da Monti, allora in carica per gli affari correnti, vara il decreto-legge che sblocca i pagamenti: si prevede che vengano liquidati 30 miliardi nel 2013 e 20 miliardi nel 2014. Di questi 50 miliardi di euro totali, 40 miliardi di euro, relativi a spese di parte corrente, erano già computati nel calcolo del deficit, mentre non erano compresi nel deficit 10 miliardi di euro di spese in conto capitale. Questo ha comportato un aumento del deficit pubblico nel 2013 dello 0,5 per cento, concordato preventivamente con l'Unione europea.
  I debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese private fornitrici di beni e di servizi, infatti, sono tutti contabilizzati nei bilanci dei comuni, mentre a livello aggregato è già contabilizzata solo la quota relativa alle spese di parte corrente. L'impatto sull'indebitamento netto del pagamento dei debiti commerciali, pertanto, dipende dall'origine dei pagamenti stessi; il pagamento incide sull'indebitamento netto solo per quelli riguardanti le spese per gli investimenti, contabilizzati con il criterio della cassa, mentre i debiti riguardanti le spese in conto corrente non incidono sull'indebitamento netto.
  Questo succedeva con il Governo Monti. Con il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni si dava modo alle imprese, attraverso la liquidità immessa nel sistema, di riavviare subito il ciclo dei pagamenti dei propri fornitori, di tornare a investire e di ricominciare ad assumere, con effetto diretto sul prodotto interno lordo e con sollievo per le casse dello Stato, attraverso, da un lato, il versamento dell'IVA da parte di chi riceveva i pagamenti, dall'altro, attraverso il gettito dei tributi diretti e quant'altro. Già solo per la quota prevista nel 2013, infatti, il Governo aveva stimato che dal pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni il prodotto interno lordo potesse aumentare, nel 2013, dello 0,2 per cento.
  Anticipando i pagamenti della tranche originariamente prevista per il 2014, il prodotto interno lordo sarebbe potuto aumentare nel 2013 di ulteriori 0,3 punti, per un totale di 0,5 punti percentuali. E il pagamento anticipato di ulteriori 20 miliardi di euro di debiti delle pubbliche amministrazioni avrebbe prodotto effetti positivi non solo sul gettito dell'IVA, per via del riavviamento del ciclo di fatturazione, quantificato in 4 miliardi di euro, ma anche per via della ripresa occupazionale.
  Ora, gli interpellanti, a suo tempo (anche questo non è un fatto nuovo), ottenevano in pratica che il 28 ottobre 2013 l'Esecutivo stanziasse ulteriori 7,2 miliardi di euro per il 2013.
  Si arrivava così al Governo Renzi. Nel suo discorso alle Camere per la fiducia, il 24 febbraio 2014, il Presidente del Consiglio dei ministri, interpellato, si impegnava a pagare tutti i debiti, anche attraverso il ricorso alla concessione di garanzia da parte della Cassa depositi e prestiti. Nella conferenza stampa del 12 marzo 2014 – quella del «pesciolino», sempre – si impegnava a pagare 68 miliardi di euro di debiti della pubblica amministrazione entro luglio 2014, e dopo solo un giorno (puntata di Porta a Porta del 13 marzo 2014) già si spostava avanti di 3 mesi.
  Ad oggi, sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze, l'aggiornamento è del 28 marzo 2014 e i debiti della pubblica amministrazione pagati ai creditori ammontano a 23,5 miliardi di euro, di cui 22,8 miliardi di euro liquidati dal Governo Letta e solo 700 milioni di euro dal Governo Renzi. Era previsto un ulteriore aggiornamento dei dati sul sito del Ministero dell'economia e delle finanze per il 23 aprile 2014, ma non c’è stato. Né sono presenti altri aggiornamenti di maggio e giugno 2014.
  Va, infine, messo in evidenza che quel 18 marzo 2013 i vicepresidenti Rehn e Tajani avevano chiesto all'Italia di precisare quale fosse l'ammontare totale e certo Pag. 13dei debiti della pubblica amministrazione. Ad oggi, dopo 15 mesi, non è ancora arrivata una risposta. L'unico dato che tutti conoscono è quello della Banca d'Italia: 90 miliardi di euro, di cui, si ripete, solo 23,5 miliardi di euro pagati dal 2013 ad oggi.
  Sarebbe opportuno accelerare, per un motivo molto semplice: il pagamento di tutti i debiti della pubblica amministrazione deve essere portato a termine entro il 2015, altrimenti scattano le regole del fiscal compact, per cui qualsiasi aumento del debito oltre i parametri prefissati dagli accordi europei dovrà essere compensato nell'esercizio in corso, venendo meno, cioè, la concessione fatta all'Italia il 18 marzo 2013 dall'Europa.
  Quali siano le misure urgenti che il Governo intende adottare per rispondere alla lettera di messa in mora della Commissione europea relativa al pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione, al fine di un corretto recepimento della direttiva 2011/7/UE, e quali siano le modalità con cui il Governo intende saldare i debiti pregressi, così come annunciato nella conferenza stampa del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 marzo 2014, sono le risposte che ci attendiamo rispetto a questa interpellanza urgente che abbiamo formulato insieme al presidente Brunetta.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Giovanni Legnini, ha facoltà di rispondere.

  GIOVANNI LEGNINI, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, con l'interpellanza urgente appena illustrata dall'onorevole Palese, insieme all'onorevole Brunetta, si pongono quesiti – come abbiamo ascoltato – in ordine ai ritardi nei pagamenti dei debiti delle pubbliche amministrazioni e alle iniziative che il Governo intende assumere in ordine alla lettera di messa in mora della Commissione europea, al fine di un corretto recepimento della direttiva 2011/7/UE.
  Al riguardo, il Governo fa presente che con il decreto-legge n. 66 del 2014 – come gli interpellanti con ogni probabilità, anzi certamente, conoscono – convertito nella legge n. 89 del 2014, sono state adottate una serie di misure coordinate volte, in primo luogo, ad accelerare la completa estinzione dei debiti pregressi e scaduti della pubblica amministrazione, in secondo luogo, ad evitare il riformarsi del fenomeno, in terzo luogo, ad assicurare il rispetto dei tempi di pagamento previsti dalla direttiva europea.
  A tal fine, sono state assunte iniziative strutturali volte ad avviare in modo continuo e sistematico il monitoraggio dei debiti delle pubbliche amministrazioni, dei relativi pagamenti e dell'eventuale verificarsi di ritardi rispetto ai termini fissati dalla direttiva europea.
  In particolare, il decreto-legge n. 66 del 2014 ha previsto: il potenziamento della piattaforma elettronica per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni – depositerò, Presidente, un testo scritto da cui è possibile ricavare il dettaglio delle misure che vado ad elencare – l'anticipazione della fatturazione elettronica – dal 6 giugno 2014 la fatturazione elettronica è pienamente operativa per le amministrazioni dello Stato, gli enti di previdenza e le agenzie fiscali, mentre per altre pubbliche amministrazioni è stato fissato l'anticipo dal giugno al marzo del 2015 – e il potenziamento delle sanzioni. Sanzioni specifiche sono state previste in caso di: inadempimento agli obblighi di comunicazione dei debiti e dei relativi pagamenti con gli strumenti messi a disposizione dalla piattaforma; mancata certificazione dei crediti sulla piattaforma; registrazione di ritardi nei tempi di pagamento.
  Le sanzioni previste – le richiamo soltanto per titoli – sono quelle che interessano i dirigenti responsabili inadempienti all'obbligo di comunicazione; esse consistono nella non possibilità per le amministrazioni interessate di procedere ad assunzioni di personale; rientrano nel novero delle sanzioni anche le penalizzazioni nell'applicazione dei tagli dei trasferimenti erariali nei confronti degli enti locali eventualmente inadempienti.Pag. 14
  Il decreto ha previsto, inoltre, l'obbligo del registro delle fatture e di attestazione nella relazione al bilancio sui tempi di pagamento, un elemento molto rilevante che consentirà a chiunque di conoscere l'andamento dei pagamenti e il rispetto dei tempi.
  Vi è poi il potenziamento del ruolo dell'organo di controllo di regolarità amministrativa e contabile e l'introduzione di un procedimento amministrativo diretto a garantire che, con riferimento ai debiti del settore sanitario, pur richiamato nell'interpellanza, le regioni che non hanno richiesto l'accesso, in tutto o in parte, agli importi disponibili e che tuttavia presentano fattori di squilibrio di cassa, attingano obbligatoriamente alle anticipazioni di liquidità, anche attraverso l'attivazione di un commissariamento.
  Per quanto riguarda le modalità con cui il Governo intende saldare i debiti pregressi, si ritiene necessario dar conto dell'insieme delle risorse stanziate tra il 2013 e il 2014 con i decreti-legge n. 35 del 2013, n. 102 del 2013 e n. 66 del 2014. L'importo complessivo degli stanziamenti ammonta a 56.838 milioni di euro, di cui 6.500 milioni per rimborsi fiscali.
  Al predetto importo deve aggiungersi la garanzia dello Stato riconosciuta ai debiti di parte corrente delle pubbliche amministrazioni in sede di cessione degli stessi a intermediari finanziari, misura introdotta dal decreto-legge n. 66 del 2014.
  Sono già stati messi a disposizione delle amministrazioni pubbliche risorse per oltre 29 miliardi di euro. I rimanenti importi saranno utilizzati nel corso del 2014, se ciascuna pubblica amministrazione interessata porrà in essere tutti gli adempimenti previsti.
  Allego e deposito anche una tabella, signor Presidente, a fini informativi, nella quale sono riportate le risorse stanziate e utilizzate, distinte anche tra parte corrente e conto capitale.
  Per quanto riguarda le quote del 2013, la tabella riporta per i vari settori d'intervento le somme stanziate, 27 miliardi 218 milioni, quelle messe a disposizione delle amministrazioni, che ammontano a 24 miliardi 947 milioni, pari ad oltre il 91 per cento dello stanziamento, e quelle rendicontate come pagamenti dalle amministrazioni, che ammontano a 23 miliardi e 572 milioni, pari al 94 per cento dell'importo messo a disposizione. A tali somme si aggiunge l'importo di 607 milioni di euro, in corso di erogazione alla regione siciliana, a titolo di anticipazione di liquidità per il pagamento dei debiti sanitari.
  Con riferimento alle quote di stanziamento rimaste inutilizzate, si fa presente che sono in corso di invio alle regioni, che presentano talune criticità negli adempimenti necessari per l'accesso alle anticipazioni di liquidità, lettere di sollecito, a firma del Ministro, affinché sia possibile procedere all'erogazione delle risorse loro assegnate e consentire il pagamento in favore dei creditori. In caso di ulteriore inadempimento da parte delle regioni, si provvederà con i poteri sostitutivi del Governo, previsti dall'articolo 6, comma 11-bis, del decreto-legge n. 35 del 2013.
  Per le quote del 2014 sono stati distribuiti, nel mese di febbraio, i 500 milioni di spazi finanziari a valere sul Patto di stabilità interno degli enti locali per il pagamento dei debiti di parte capitale, sulla base di quanto era stabilito dalla legge di stabilità 2014. Con riferimento alle anticipazioni di liquidità, per fare fronte ai debiti al 31 dicembre 2012 sono stati emanati i provvedimenti propedeutici all'erogazione agli enti territoriali delle risorse stanziate, appunto, per l'anno 2014. Conseguentemente, sono stati avviati – e nella maggior parte dei casi portati a compimento – i lavori dei tavoli tecnici di verifica delle erogazioni in favore delle regioni interessate. Sono state, quindi, già messe a disposizione le risorse assegnate alle regioni per un importo complessivo di 5 miliardi 761 milioni.
  Sono state avviate le procedure per la concessione delle anticipazioni di liquidità 2014 agli enti locali. La Cassa depositi e prestiti ha raccolto le richieste da parte degli enti. Quelle accolte ammontano a complessivi 1 miliardo 340 milioni, entro i limiti di 1 miliardo 800 milioni stanziati. Pag. 15La procedura stabilita prevede che entro i primi giorni di agosto sarà completata l'erogazione a favore degli enti che avranno stipulato il contratto.
  Relativamente all'incremento dei rimborsi fiscali, pari a 4 miliardi di euro nel 2014, è previsto che l'effetto si distribuisca nel corso dell'intero 2014, tenuto conto che, a differenza del 2013, lo stock iniziale di rimborsi pregressi è significativamente ridotto, anche a causa degli interventi effettuati nel 2013.
  Per la ripartizione tra le diverse sezioni del Fondo per assicurare la liquidità per i pagamenti dei debiti certi, liquidi ed esigibili, di 6 miliardi di euro, di cui all'articolo 32 del decreto-legge n. 66 del 2014, è in corso di predisposizione il relativo decreto ministeriale, la cui adozione è prevista entro il 31 luglio prossimo.
  Sempre il decreto-legge n. 66 del 2014, infine, mette a disposizione degli enti locali 2 miliardi per il pagamento dei debiti nei confronti delle società partecipate e il relativo decreto ministeriale attuativo è stato trasmesso alla Corte dei conti per la prevista registrazione. Un'ulteriore tabella, che provvedo a depositare, la tabella 2, riporta lo stato di attuazione dei decreti amministrativi previsti dal decreto-legge n. 66 del 2014.
  Sebbene il predetto decreto sia stato convertito solo il 23 giugno scorso, l'iter dei decreti previsti si è concluso o è in avanzato stato di definizione.
  Per quanto riguarda lo stato di attuazione del meccanismo relativo alla certificazione dei crediti assistiti da garanzia dello Stato per la cessione, si fa presente che, ai sensi del comma 1, dell'articolo 37, del decreto-legge n. 66 del 2014, i debiti commerciali di parte corrente delle pubbliche amministrazioni diverse dallo Stato, maturati al 31 dicembre 2013 e certificati alla data di entrata in vigore dello stesso decreto-legge, ovvero per i quali il creditore abbia presentato istanza di certificazione entro i sessanta giorni successivi alla data di entrata in vigore della legge di conversione, sono assistiti dalla garanzia dello Stato dal momento dell'effettuazione delle operazioni di cessione, ovvero di ridefinizione dei termini e delle condizioni di pagamento dei debiti.
  Tale misura consentirà di rendere disponibili ulteriori risorse che permetteranno di completare i pagamenti dei debiti pregressi ancora rimasti insoluti. Il decreto attuativo della norma in questione, da adottare entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge n. 66 del 2014, è in corso di emanazione.
  Conclusivamente: lo strumento della garanzia dello Stato, con un ruolo della Cassa depositi e prestiti, come auspicato nell'interpellanza, è già previsto dall'articolo 37 del decreto-legge n. 66 del 2014; nel corso degli ultimi mesi, sono stati erogati alle regioni 3 miliardi 640 milioni, cui si aggiungono gli ulteriori 2 miliardi 728 milioni in corso di erogazione; a fronte di tali erogazioni in favore delle regioni sono stati pagati ai creditori 2 miliardi 494 milioni; circa l'entità dei debiti, l'ammontare totale è stato stimato dal DEF in 60,5 miliardi, inclusivi dei rimborsi fiscali e, quindi, sussiste una stima ufficiale, essendo in corso di completamento, come è noto e come ho già detto, la registrazione sulla piattaforma prevista dalla legge; d'altro canto, anche con riferimento alla valutazione complessiva dello stock di debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni la stessa Banca d'Italia, nel bollettino economico di aprile scorso, ha precisato che «tenuto conto dei tempi e delle dimensioni della parte di spesa pubblica che può dar luogo a debiti commerciali (circa 40 miliardi per trimestre), si può valutare, con un certo grado di approssimazione, che poco più della metà dei debiti rilevati alla fine del 2012 fosse esigibile, ossia presentasse un ritardo nei pagamenti superiore agli accordi contrattuali.». Lo stock di debito pregresso verrà saldato quindi con gli strumenti previsti dai decreti che ho richiamato, e cioè anticipazioni di liquidità agli enti territoriali, spazi finanziari sul patto di stabilità interno, cessione dei crediti con garanzia dello Stato, compensazioni con alcune tipologie di debiti tributari.

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  PRESIDENTE. Un appunto, sottosegretario: semplicemente, essendoci l'immediatezza della risposta, ciò che intende consegnare, gli allegati, può scegliere di consegnarli al diretto interessato interpellante oppure di metterli a disposizione negli uffici. È lei che decide. Li dà al deputato Palese. Va bene.
  Il deputato Palese ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io ringrazio il sottosegretario Legnini per l'articolata risposta, che è anche, diciamo, abbastanza lunga come risposta; c’è tutto il percorso dell'iter, ma è testimonianza di quelle che sono ancora le difficoltà in campo e quindi è la motivazione principale della mia insoddisfazione.
  Non c’è dubbio cioè che, nel momento in cui ebbe inizio questa legislatura, noi ci siamo trovati con questo provvedimento, che era quello di iniziare da parte del Governo centrale a provvedere a fare interventi straordinari perché potesse esserci il pagamento da parte dello Stato, della pubblica amministrazione, nei confronti di cittadini, aziende e quant'altro, che erano creditori da tanti anni.
  Furono fatte deroghe, una commissione straordinaria, cioè fu fatto di tutto ma, sia nelle Commissioni sia anche durante la discussione generale, Forza Italia all'epoca manifestò tutte le preoccupazioni riguardo soprattutto all'iter procedurale e procedimentale che c'era e che nei fatti lei, sottosegretario, adesso ha letto, elencandoci un po’ tutto, dal quale emerge che c’è una grande difficoltà. Cioè non si riesce ad avere nessun tipo di semplificazione. In pratica dovrebbero esserci e ci sono le risorse, ci sono i provvedimenti, ci sono decreti, adempimenti e quant'altro, con la risultanza che i cittadini e le aziende continuano a non avere i soldi e con l'Unione europea che addirittura ci mette sotto tiro con una procedura di infrazione, di nuovo, con penalità anche importanti rispetto a questo. Questo è, cioè: ora non si riesce a trovare il bandolo della matassa. Quindi, abbiamo due grandi problemi principali e poi anche quelli sostanzialmente che ne scaturiscono in maniera diretta.
  Noi abbiamo, per primo, il problema della quantificazione effettiva, perché vi sono dati discordanti tra quello che quantifica il Ministero, e cioè il Governo, in 60 e passa miliardi, e quella che, invece, è la cifra – molto probabilmente quella più reale – di 90 miliardi di euro da parte della Banca d'Italia. Vi è, poi, qualche altra associazione, con studi specializzati, che parla di una forbice tra 90 e 120 miliardi.
  Altro problema principale è che la pubblica amministrazione, dallo Stato a comuni, province, regioni, ASL e così via, non riesce a pagare: nonostante tutti questi sforzi, nonostante la presenza dei soldi, non si riesce a pagare, perché poi, alla fine, ai cittadini i soldi non vanno, con un gravissimo danno. Intanto, si viola la direttiva europea, si violano i diritti degli italiani, delle aziende e dei cittadini, e si fa un danno incredibile alla ripresa dell'economia e anche allo Stato stesso rispetto alle entrate, che si stimano, peraltro, e che poi, alla fine, non avvengono.
  Ecco perché ritengo, sottosegretario, che il Governo debba cercare, in qualche misura, come possa venire fuori da questa situazione, perché, nonostante tutti gli sforzi, nonostante che vi sia più di un anno di attività attraverso norme, decreti, indirizzi, riunioni, conferenze e quant'altro, alla fine, il risultato dei pagamenti effettivi che sono avvenuti nel frattempo è veramente deludente. Ringrazio il sottosegretario, comunque, della disponibilità a fornirmi in maniera dettagliata queste risposte alle due interpellanze.

(Elementi in ordine all'applicazione del nuovo indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), anche in relazione al contrasto al fenomeno dei cosiddetti falsi invalidi – n. 2-00590)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Di Vita n. 2-00590, concernente elementi in ordine all'applicazione Pag. 17del nuovo indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), anche in relazione al contrasto al fenomeno dei cosiddetti falsi invalidi (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo al deputato Baroni se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica. Mi sembra di capire che interviene adesso, ne ha facoltà, per quindici minuti.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, intendo illustrarla. L'ISEE esiste già nella normativa italiana dal 1998, ma la sua applicazione è ritenuta inefficace a causa di un notevole numero di contenziosi. Forte di questi presupposti, nel 2011 il Parlamento allora ha deciso di convertire, con una delle maggioranze più schiaccianti della storia repubblicana, il decreto-legge «salva Italia» – mai nome fu meno azzeccato di questo –, imposto dal Governo Monti sull'onda della psicosi derivata dalla stretta dello spread.
  L'articolo 5 del decreto conteneva anche le indicazioni per una definizione del nuovo ISEE. È in quell'articolo che viene malauguratamente previsto di considerare come reddito anche le provvidenze assistenziali: pensioni sociali, indennità di accompagnamento, assegni di cura e così via. Contro quell'ipotesi, le associazioni e le federazioni di categoria hanno alzato subito la voce, ma senza trovare piena sponda in Parlamento. In tre settimane, ineludibilmente, quella disposizione diviene legge. Nel febbraio dell'anno successivo, il Ministero del lavoro elabora, quindi, la prima bozza del decreto, il DPCM con cui si sarebbero dovute rivedere le modalità di determinazione e i campi di applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente.
  La disposizione riguarda milioni di cittadini italiani. L'indicatore della situazione economica equivalente, infatti, valuta e confronta la situazione economica dei nuclei familiari per regolare l'accesso alle prestazioni sociali e socio-sanitarie erogate dai diversi livelli di governo. In linea con le prescrizioni che il Parlamento aveva stabilito, escono, in sostanza, regole e criteri secondo i quali chi, ad esempio, si prenda cura di un familiare con disabilità finisce per essere trattato in modo molto più svantaggioso rispetto ad un nucleo familiare a parità di reddito.
  Alla prima contrastatissima stesura segue la seconda, che restituisce un quadro comunque drammatico e con indicazioni paradossali. Il mondo della disabilità oppone la richiesta di ulteriori correzioni sostanziali: alcune vengono riprese, altre no. Segue una terza stesura, stavolta prodotta a porte chiuse e senza alcun confronto con le associazioni e le federazioni rappresentative, ma che viene comunque presentata alle Commissioni parlamentari per il parere non vincolante previsto dalla norma. La Commissione esprime un generale apprezzamento, richiedendo, però, alcuni aggiustamenti relativi alle persone con pluriminorazioni e ai nuclei monoparentali.
  Come MoVimento 5 Stelle, prestando ascolto alle numerose, più che giustificate, critiche in merito provenienti da tutto il mondo della disabilità, abbiamo subito sollevato il problema, inizialmente in Commissione affari sociali, nel corso della discussione sul provvedimento in questione, ribadendo, in particolare, che il peccato originale rimaneva quello del decreto «salva Italia», laddove prevede di considerare le provvidenze assistenziali alla stregua di un reddito.
  Abbiamo, inoltre, presentato un emendamento alla legge di stabilità che è stato discusso in Commissione bilancio e deciso in seguito, dato che è stato bocciato, di ripresentarlo inserendo uno specifico impegno al Governo all'interno della mozione sulla povertà, votata in Aula ormai lo scorso gennaio. A questo proposito ci tocca rilevare a malincuore come i partiti all'inizio si fossero detti d'accordo con noi nel merito della proposta, salvo poi alla prova dei fatti avere espresso voto contrario sul punto specifico della mozione, giustificandosi poi affermando, ad esempio, che non era quello il momento di proporlo e che si dovrà farlo solo in un futuro prossimo, Una logica questa del Pag. 18cambiamento rimandato ad un futuro prossimo che il MoVimento 5 Stelle ripudia. Riteniamo, invece, che la volontà politica in particolare su tematiche e soluzioni largamente condivise, come quelle poc'anzi dette, vada espressa in modo deciso e tempestivo, proprio per scongiurare, come nel caso di cui ci occupiamo, eventuali effetti negativi derivanti dall'applicazione di una normativa da molti ancora ritenuta iniqua e svantaggiosa. Non paghi, come ulteriore possibilità, abbiamo presentato una proposta di legge finalizzata ad eliminare alla radice il problema, rimuovendo definitivamente dal calcolo dell'ISEE tutte le indennità e gli aiuti che lo Stato riconosce ai cittadini più deboli.
  Con il passare del tempo, nonostante il dibattito fosse ancora in pieno corso, la volontà del Governo di approdare ad un testo definitivo assumeva tuttavia più concretezza fino ad approdare al 3 dicembre 2013 all'approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 ovvero del Regolamento concernente la revisione delle modalità di determinazione, e così via, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 gennaio 2014. Qualche testata giornalistica ha esordito con la notizia presentandola trionfalmente come un mezzo per sventare dei furbetti e degli evasori che godevano illecitamente di servizi, esenzioni ed erogazioni per meno abbienti. Titoli come: «Cambia l'ISEE è guerra ai finti poveri», «Letta, basta Ferrari in università» hanno sicuramente evidenziato una serie di illeciti che adesso con i controlli incrociati a reddito reale con lo stile di vita e le spese effettuate, possibile anche attraverso il controllo dei conti correnti e depositi, sarà più difficile perpetrare. In altri articoli, la stessa frase riferita all'ex Premier Letta dove redarguiva l'elusione del giovane universitario che non pagava le tasse universitarie, ma si presentava in Ferrari è sembrata essere una frase di rivincita volta a favorire le famiglie e le persone disabili meno abbienti. In realtà ci sono delle novità inquietanti che fanno tremare: entreranno a far parte delle rendite deducibili anche indennità e tutte le erogazioni, tolte ovviamente le franchigie che sono state inserite. È vero che il disabile adulto potrà far nucleo a sé, ma è anche vero che potranno essere richieste compartecipazioni a nuclei familiari diversi da quello del richiedente disabile qualora questo, per esempio, sia un anziano assistito con figli che abbiano un reddito che possa partecipare alla spesa, per esempio, di una residenza sanitaria assistita. Per le sole prestazioni erogate in ambiente residenziale a ciclo continuativo si applicano regole di calcolo diverse, si tiene conto anche della condizione economica dei figli del beneficiario non inclusi nel nucleo familiare, integrando l'ISEE di una componente aggiuntiva per ciascun figlio calcolata sulla base della situazione economica dei figli medesimi, avuto riguardo della necessità del nucleo familiare di appartenenza. Questa regola viene incontro alla necessità di differenziare la condizione economica dell'anziano non autosufficiente che ha figli che possono aiutarlo, dalla condizione di chi non ha alcun sostegno prossimo per fronteggiare le spese per il ricovero in una struttura. Dovranno essere denunciati i depositi bancari, i conti correnti, gli investimenti delle famiglie, tolte le varie percentuali e franchigie. La pubblica amministrazione potrà entrare nei conti depositi per controllare la veridicità delle autocertificazioni. Niente di male, se si pensa, per esempio, a quanti hanno ricevuto un indennizzo assicurativo per un danno subito per i quali si sono ritrovati ad essere disabili gravi e non autosufficienti. Indennizzo che il vecchio indicatore non richiedeva di denunciare, e che ora con le nuove regole si dovrà dichiarare. Questi soldi sono il costo di un danno risarcito e contabilizzato e che non dovrebbe avere un prezzo di listino come invece ha nelle polizze assicurative.
  Questi indennizzi sono già tassati al momento del rimborso, eppure ogni qual volta si investono o cambiano forma (investimenti immobiliari o mobiliari) vengono tassati e scremati. Ora saranno anche contabilizzati nell'ISEE.Pag. 19
  Ebbene, il bombardamento mediatico sulla bontà del nuovo ISEE e sulle importanti innovazioni della riforma che è, o dovrebbe essere, ormai realtà, pare essersi arrestato a dicembre 2013. Infatti, dal sito del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, l'ultimo comunicato risale proprio a quel mese, in cui è stato emanato il DPCM e presentata la riforma vera e propria. Ma il bello sarebbe venuto in seguito, ovvero in questi mesi, quando la riforma sarebbe entrata nel vivo, tra scadenze e adempimenti.
  È su questo che i cittadini e il Parlamento dovevano essere informati. Abbiamo anche chiesto in diverse sedi di essere tenuti aggiornati dal Governo sui risvolti, in modo da poter intervenire eventualmente anche come Parlamento italiano. Ci erano state, infatti, promesse delle simulazioni applicative, che, a detta dell'ex Vice Ministro Maria Cecilia Guerra, sarebbero state pubblicate direttamente nel sito del Ministero, in modo da dissipare le nostre denunce e quelle delle associazioni in merito a una formula troppo restrittiva e lesiva dei diritti delle famiglie, in un momento di crisi tanto profonda. Ma ad oggi di queste simulazioni non c’è traccia.
  Vediamo quali passaggi prevede il DPCM. Il provvedimento è entrato definitivamente in vigore l'8 febbraio scorso e prevede che da questa data cominciano a decorrere 120 giorni di tempo per completare il percorso di attuazione. Ebbene, per rispettare dette scadenze, il primo passaggio si sarebbe dovuto completare entro il 9 maggio 2014 (tre mesi dall'entrata in vigore del DPCM), termine entro il quale il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con quello dell'economia e delle finanze, su proposta dell'INPS e sentiti l'Agenzia delle entrate e il Garante per la protezione dei dati personali, è obbligato a pubblicare un provvedimento atto a definire il nuovo formato della dichiarazione unica sostitutiva (il DSU), cioè il documento centrale dell'ISEE, che il richiedente dovrà compilare e consegnare per ottenere il proprio indicatore.
  Contestualmente l'ulteriore adempimento per il Ministero era quello di definire le istruzioni per la compilazione della DSU, nonché le caratteristiche della ricevuta che verrà rilasciata al momento della presentazione della richiesta. Tra gli elementi che devono esser definiti con il provvedimento ministeriale c’è anche la modalità con cui i dati utilizzati per calcolare l'ISEE saranno condivisi tra i vari soggetti coinvolti.
  Dal completamento di detti passaggi decorrono poi, in capo agli enti erogatori delle prestazioni sociali agevolate, i 30 giorni per adeguarsi alle nuove disposizioni. Sta proprio qui, forse, il passaggio più complesso a livello operativo: gli enti erogatori non solo devono adeguarsi, qualcuno dovrà pur controllare che lo abbiano fatto nella maniera corretta, ovvero in modo da non ingigantire le oggettive storture che stanno alla base del calcolo del nuovo ISEE e che abbiamo precedentemente descritto, anche in questa sede, e che, quindi, neghino dei benefici a famiglie che, invece, ne hanno pieno diritto.
  Calcolati i termini suddetti, sempre che le scadenze previste dal DPCM siano state effettivamente rispettate, dunque, il nuovo indicatore della situazione economica equivalente doveva essere già pienamente operativo, a partire dallo scorso 8 giugno.
  Chiediamo, altresì, specificamente al Ministro interpellato quale sia lo stato attuale dell'iter di attuazione del decreto del DPCM n. 159 del 2013; se possa documentare che le scadenze e i relativi adempimenti di legge previsti dal decreto siano stati rispettati o se sia prevista un'eventuale proroga di detti termini; se siano in atto o comunque, eventualmente, previsti controlli ministeriali diretti alla verifica dell'adeguamento alle nuove norme da parte degli enti erogatori e con quali modalità intenda effettuare gli stessi; se, come assicurato all'interpellante dall'ex Viceministro del lavoro e delle politiche sociali Guerra, intenda provvedere alla divulgazione delle simulazioni applicative del nuovo ISEE, di cui è noto esserne in possesso già dal gennaio scorso; come intenda agire nell'eventualità in cui dovessero Pag. 20riscontrarsi problemi di particolare entità sin dai primi esiti applicativi del nuovo ISEE, cioè nel momento in cui anche le persone disabili inizieranno a usarlo, e se, in tal caso, prenda in considerazione l'opportunità di formare una task force di intervento oppure di elaborare un piano per modificare il nuovo strumento di indicazione della situazione economico-patrimoniale; infine, se intenda dare assicurazioni sin d'ora, scongiurando la linea di intervento prefigurata dal commissario straordinario per la spending review, Carlo Cottarelli, che intendeva procedere ad una riduzione delle indennità, specie di accompagnamento, vista l'incertezza degli esiti applicativi del nuovo impianto ISEE, nonché alla luce della mancata revisione dell'articolo 5 del decreto «Salva Italia», che vede dette provvidenze assistenziali, peraltro costituzionalmente garantite, ingiustamente assimilate a voci di reddito.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Franca Biondelli, ha facoltà di rispondere.

  FRANCA BIONDELLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Signor Presidente, con riferimento alla interpellanza urgente proposta dagli onorevoli Di Vita ed altri – ringrazio l'onorevole Baroni che l'ha illustrata – con la quale si chiedono chiarimenti in ordine all'iter di adozione e alla concreta applicazione del nuovo modello ISEE, può essere utile illustrare la situazione attuale.
  È stato costituito un gruppo di lavoro, con i competenti uffici dell'INPS, dell'Agenzia delle entrate e del Ministero dell'economia e delle finanze, coordinato dalla competente Direzione generale del Ministero che rappresento, che ha cominciato a riunirsi fin da prima della definitiva approvazione del regolamento di riforma dell'ISEE.
  L'obiettivo è stato quello di rendere il più possibile semplice per il cittadino la compilazione del nuovo modello, pur a fronte di un notevole incremento del livello di complessità della disciplina che si è reso necessario in sede di riforma al fine di rendere l'indicatore della situazione economica più attendibile. Ad ogni modo, sia i nuovi modelli di dichiarazione sostitutiva unica che le istruzioni sono in avanzato stato di definizione. Poiché tutte le strutture tecniche formalmente coinvolte nel processo decisionale hanno condiviso il lavoro fin qui svolto, si possono prevedere tempi rapidi di approvazione.
  A questo proposito occorre tuttavia considerare un elemento che non sarebbe stato possibile considerare in sede di redazione del regolamento. Gli ambiziosi termini, pur di natura ordinatoria, fissati per l'effettiva entrata in vigore del nuovo ISEE, vengono a cadere in coincidenza con il rinnovo di oltre metà delle giunte comunali del nostro Paese, a seguito della recente tornata elettorale.
  Per tali comuni, appare quindi sostanzialmente impossibile immaginare il rispetto della tempistica originariamente stabilita. Sin dall'inizio della scorsa primavera, infatti, sono cominciate a pervenire segnalazioni di difficoltà in tal senso e, infine, il 19 maggio, l'ANCI ha inviato al Ministero del lavoro e delle politiche sociali una nota a firma del presidente Fassino, con la quale ha espresso forte preoccupazione per «il ridottissimo spazio temporale a disposizione delle amministrazioni appena insediate per l'approvazione delle nuove regole d'accesso alle prestazioni agevolate», chiedendo un rinvio dell'entrata in vigore della nuova disciplina. L'Associazione dei comuni italiani, inoltre, ha segnalato che, in alcuni casi, in particolare per le prestazioni socio-sanitarie, i provvedimenti comunali andrebbero preceduti da modifiche di disposizioni regionali e non vi sarebbero materialmente i tempi perché, entro l'estate, possano essere adottati sia i provvedimenti di rispettiva competenza sia della regione che del comune.
  Analogamente, con una nota del 23 maggio 2014, l'Associazione nazionale degli organismi per il diritto allo studio universitario (ANDISU) ha rappresentato al Ministro del lavoro e delle politiche sociali la necessità di differire all'anno Pag. 21accademico 2015/2016, limitatamente all'ambito universitario, l'entrata in vigore del nuovo ISEEU, consentendo la possibilità di mantenere in vigore l'attuale disciplina per l'intero anno accademico 2014/2015 e autorizzando conseguentemente i Caf a proseguire nel rilascio dei relativi ISEEU secondo la normativa vigente.
  Va, inoltre, segnalato che il regolamento non ha previsto tempi compatibili per testare preventivamente i sistemi informativi, la cui struttura è stata profondamente rinnovata per assicurare la gestione del nuovo sistema (molte informazioni, infatti, non verranno più richieste al cittadino, ma direttamente rilevate nell'anagrafe tributaria e negli archivi dell'INPS).
  Sono, quindi, diversi gli elementi che, al momento, inducono a ritenere, in sede tecnica, auspicabile un rinvio dell'entrata in vigore delle nuove regole, atteso l'effetto «tagliola» immaginato dal regolamento, per cui, a far data dai 30 giorni dall'entrata in vigore del decreto di approvazione dei nuovi modelli DSU e delle relative istruzioni di compilazione, può essere rilasciato solo il nuovo ISEE.
  In conclusione, faccio presente che, su questo specifico aspetto, che peraltro coinvolge la competenza di altri componenti del Governo, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali ha ritenuto opportuno condividere la decisione finale con il Presidente del Consiglio dei ministri, a cui ha inviato una nota lo scorso 30 maggio.
  Quanto agli altri elementi richiesti dagli onorevoli interroganti, rappresento quanto segue.
  Con riferimento ad eventuali controlli ministeriali diretti alla verifica dell'adeguamento alle nuove norme da parte degli enti erogatori, alle modalità degli stessi, e alle modalità di azione previste, se si dovessero riscontrare problemi di particolare entità sin dai primi esiti del nuovo ISEE, occorre considerare che l'articolo 12, comma 6, del regolamento, concernente la revisione delle modalità di determinazione e i campi di applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente, istituisce, come proposto dalle Commissioni parlamentari, ai fini del monitoraggio sull'attuazione della disciplina dell'ISEE e dell'eventuale proposta di correttivi, un comitato consultivo (senza oneri per la finanza pubblica) del quale fanno parte rappresentanti dei Ministeri interessati, dell'INPS, delle regioni e delle province autonome, dell'ANCI, delle parti sociali e delle associazioni nazionali portatrici di interessi.
  Con riferimento alla divulgazione delle simulazioni del nuovo ISEE, riferita dall'allora Viceministro Cecilia Guerra in sede di Commissione affari sociali, si precisa che le informazioni richiamate in quella sede vanno correttamente ricondotte ad un approfondimento tecnico-scientifico realizzato direttamente dalla struttura tecnica di supporto al Viceministro pro tempore nell'ambito dei lavori preparatori del nuovo indicatore, lavoro che avrebbe dovuto essere diversamente finalizzato nell'ottica della divulgazione dei risultati. Poiché tale iniziativa era ancora in via di definizione al momento del cambio di Governo, si sta valutando la possibilità di reperire le risorse umane e finanziarie per riprendere il buon lavoro avviato.
  Con riferimento alla richiesta di rassicurazioni in merito ad una riduzione delle indennità, specie quella di accompagnamento, ad oggi non vi è nulla di concreto che va in quella direzione.
  In questa sede, tuttavia, è utile precisare che l'indennità di accompagnamento viene sì considerata nella determinazione della condizione economica, ma è stata – nel contempo – individuata una serie di agevolazioni per tener conto dei maggiori disagi sopportati dai nuclei in cui sono presenti persone con disabilità. Infatti, il decreto del presidente del Consiglio dei ministri prevede la sottrazione di una franchigia fino a 7.000 euro (elevata a 9.500 euro per i minori) per le persone con disabilità e/o non autosufficienti. In particolare, per i percettori dell'indennità di accompagnamento l'abbattimento è superiore all'indennità stessa (peraltro contabilizzata con un ulteriore abbattimento di 1.000 euro). Inoltre, Pag. 22sempre per le persone con disabilità, è prevista la sottrazione fino ad un massimo di 5.000 euro delle spese sanitarie, delle spese per cani guida e delle spese sostenute dalle persone sorde per i servizi di interpretariato già indicati nella dichiarazione dei redditi. Per le persone non autosufficienti è poi ammessa la deduzione di tutti i trasferimenti ottenuti, nella misura in cui si traducano in spese certificate per l'acquisizione, diretta o indiretta, dei servizi di collaboratori domestici e addetti all'assistenza personale ovvero per la retta dovuta per il ricovero presso strutture residenziali.
  Infine, con riferimento alla richiesta di chiarimento relativa ai termini specifici delle misure di contrasto al fenomeno dei cosiddetti «falsi invalidi» tramite l'ISEE, si rappresenta che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 non interviene in materia di accertamento della condizione di invalidità, semmai prevede delle agevolazioni per coloro ai quali sia stata accertata tale condizione. Il nuovo indicatore, pertanto, non rappresenta un nuovo e diverso strumento direttamente utilizzabile a tal fine.
  Personalmente, onorevole Baroni, lei sa quanta attenzione pongo a queste difficoltà.

  PRESIDENTE. Il deputato Baroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Di Vita n. 2-00590, di cui è cofirmatario. Le ricordo che ha dieci minuti.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Signor Presidente, per quanto riguarda la prima metà della risposta ci sarebbe un casus estremamente interessante da analizzare perché è praticamente identica alla risposta data oggi in Commissione all'onorevole Lenzi e sarebbe interessante vedere se anche la domanda è identica e, in tal caso, una delle due fonti ha copiato dall'altra e ha permesso anche al Governo che sta rispondendo di copiare e incollare la risposta.
  Tralasciando, però, questo scivolone procedurale rispetto all'attenzione che si dovrebbe avere e anche al fatto che bisognerebbe elaborare con la propria testa determinate problematiche, perché soprattutto quando si parla dei più deboli e delle persone...

  PRESIDENTE. Deputato Baroni, lei sta ipotizzando in questo momento...

  MASSIMO ENRICO BARONI. No, io ho qui la risposta del sottosegretario all'onorevole Lenzi di questa mattina, scritta, e la prima metà è assolutamente identica.

  PRESIDENTE. Prego.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Sto dicendo che le domande erano probabilmente le stesse.

  PRESIDENTE. Benissimo.

  MASSIMO ENRICO BARONI. Alcune delle domande erano probabilmente le stesse, per cui posso chiamarla...

  PRESIDENTE. Adesso entriamo nel merito dell'interpellanza, se è possibile.

  MASSIMO ENRICO BARONI. ...posso chiamarla, anche su questa materia, una caduta di stile; troveremo chi effettivamente ha fatto un lavoro sentito e originale.
  Per quanto riguarda la seconda metà della risposta del sottosegretario Biondelli, devo dire che apprezziamo gli aspetti, però, sicuramente, quando poi parliamo di queste franchigie di 5 mila euro, non siamo assolutamente soddisfatti, perché, innanzitutto, non si specifica bene se, per esempio, persone con malattie croniche o croniche neurodegenerative o nella fase terminale della loro vita, hanno bisogno magari di spendere anche questi 5 mila euro l'anno solo di pannoloni o di traversine del materasso, stando a casa; e non mi pare di aver mai visto inclusa la Pag. 23possibilità di scaricarsi questo tipo di spese. Per cui, magari, questo sarà un mio errore.
  Comunque, abbiamo fatto tutto il possibile e siamo stati perfino costretti a presentare in Commissione affari sociali un parere alternativo di minoranza, in seguito bocciato, perché era palese che correttivi, a partire dalle franchigie previste dal Governo e avallati dalla maggioranza per tamponare questa ingiustizia che ho illustrato, non erano e non sono, quindi, sufficienti, né danno a voi stessi la completa certezza di aver riparato a un torto oggettivo nelle prime due stesure. Quindi, noi chiediamo che queste «pezze» possano essere maggiormente condivise, dato che il problema per quanto ci riguarda è alla radice.
  Inoltre, sottolineiamo che il commissario designato, Cottarelli, audito proprio ieri in Commissione affari costituzionali, ha ribadito che l'intento del legislatore era solo quello di introdurre le indennità assistenziali nel test di ricchezza, senza ancora rendersi conto che proprio questo è il vero problema. Come si può non notare l'ossimoro contenuto nelle parole «indennità e ricchezza» ? C’è un problema, perché l'indennità dovrebbe andare a riempire un vuoto e la ricchezza non dovrebbe essere ciò che riempie un vuoto, a meno che la persona ricca effettivamente abbia dei problemi personali.
  Vede, sottosegretario, questa non è nemmeno la prima volta che si aprono spiragli per insinuare che, in un momento di crisi, il Governo pensi bene di risparmiare sulla pelle di chi è già in difficoltà pur di non andare a toccare certi asset: asset strategici, governativi, asset di maggioranza. Tra l'altro, spacciamo questa battaglia che è stata introdotta come una lotta agli illeciti. Vogliamo parlare del piano INPS di verifiche straordinarie per scovare i falsi invalidi ? Operazione miseramente fallita, che ci costa più di quanto non sia stato recuperato.
  È stato scoperto solo lo 0,04 per cento di falsi invalidi nel 2012, secondo il report della Guardia di finanza, che, come sentenziato dal TAR del Lazio, ha perfino leso i diritti di chi disabile lo è veramente; però, ha portato sicuramente alla revoca di un maggior numero di prestazioni fornite. Peccato, però, che il 60 per cento di casi INPS – dei ricorsi – sia stato soccombente nelle controversie nate, chiaramente, in seguito.
  Davanti a tutto questo, però, di sospendere il piano straordinario non se ne parla nemmeno, come lei ha evidenziato nella sua replica, così come non si è voluto correggere l'errore a monte del calcolo del nuovo ISEE. Si preferisce condannare chi ha già le sue difficoltà ad affrontare, a subire le conseguenze di chi fa questo tipo di leggi. Sbaglia e decide di non correggerle: forse non è proprio questo il modo di «cambiare verso». Non trovate ?
  Quindi, non siamo solo noi che chiediamo di monitorare attentamente l'applicazione dell'ISEE ma sono le stesse associazioni che hanno chiesto di fornire al primo anno di attuazione una valutazione precisa sugli esiti della riforma che noi auspichiamo possa essere sufficientemente severa e non auto difensiva. Quindi, una autovalutazione potrebbe essere interessante, dato che c’è stato il cambio di Governo, perché l'obiettivo finale è sempre il benessere dei cittadini e non l'autocelebrazione e anche la difesa e l'omissione dei propri errori.
  Proprio nei giorni scorsi, è uscita la notizia dei furbetti dell'ISEE: secondo la Guardia di finanza sono stati oltre tremila gli italiani a usufruire ingiustamente di agevolazioni nel 2013 sulla base di un ISEE errato, soprattutto in Liguria, dove le dichiarazioni sono risultate errate addirittura nella metà dei casi. Il problema reale esiste, certo, e pare continuare a crescere esattamente come il fenomeno dei falsi invalidi ma il clamore mediatico non può in alcun modo giustificare l'accanimento contro i veri invalidi e i veri poveri, che è la causa di politiche deboli e sbagliate ed ha la necessità di far vedere al Paese che si sta facendo qualcosa. Ne pagano le conseguenze due volte: altri approfittano in maniera illecita di servizi che spettano Pag. 24loro e il Governo, per individuare e scoraggiare i colpevoli, colpisce tutti indistintamente.
  Dal report della Guardia di finanza si apprende, infatti, che la maggior parte delle dichiarazioni ISEE venivano elaborate dai CAF e gli errori fatti hanno portato a multe tra i cinquemila e i venticinquemila euro. Non sempre quindi si tratta di furbetti alla base ma vi è un problema di sistema che favorisce fenomeni collusivi, raccomandazioni, corruzione e complica la vita degli onesti. Quindi, se non si mettono a disposizione velocemente queste simulazioni i cittadini non potranno contribuire alla politica governativa.
  L'occasione odierna ci consente di destare anche maggiore attenzione nell'opinione pubblica; su questo l'impegno dei parlamentari non dovrebbe limitarsi alle parole o alle dichiarazioni ad effetto ma trovarsi in una iniziativa politica legislativa. Una proposta di legge che sani questa situazione è già stata presentata dal MoVimento 5 Stelle. Visto che c’è stato un lavoro di copia incolla, speriamo che possa essere copiata e incollata anche una proposta di legge che veda protagonista la maggioranza sulla materia dell'ISEE. Così smuoviamo un po’ le acque.
  Auspichiamo sin da ora vivamente che questa nostra proposta di legge possa essere condivisa trasversalmente dai colleghi degli altri partiti e che la sua discussione venga al più presto inserita nell'agenda dei lavori della Commissione affari sociali e dell'Aula affinché riceva l'approvazione con il favore dei vostri voti.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Sull'ordine dei lavori (ore 19,40).

  ROBERTO RAMPI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ROBERTO RAMPI. Signor Presidente oggi è la giornata mondiale della lotta alle droghe. Abbiamo presentato, con alcuni colleghi, una interrogazione per chiedere al Governo di attivare il Dipartimento per le droghe e di convocare la Conferenza nazionale sulle sostanze stupefacenti. Noi crediamo che i dati dimostrino che le politiche proibizioniste abbiano fallito e crediamo che sia importante, come si sta facendo oggi in tutto il mondo, ragionare e parlare di questo tema perché questo tema ci può permettere di passare dalla punizione all'aiuto, a dare un supporto alle persone che utilizzano queste sostanze e a lavorare sulla consapevolezza e a fare in modo di uscire, appunto, da un atteggiamento proibizionista che invece in questi anni ha prodotto danni.
  Noi, in questa Aula, abbiamo lavorato molto in questi mesi sulle tematiche delle carceri e sul sovraffollamento delle carceri; una parte di quel problema è generato dalle politiche proibizioniste sulle sostanze stupefacenti così come una parte dei problemi che riguardano la ricerca scientifica e l'uso delle sostanze per intervenire rispetto alle terapie terminali sono impedite in Italia proprio da un atteggiamento ideologico.
  Noi crediamo che non bisogna avere un atteggiamento ideologico nei confronti di questa sostanza ma bisogna intervenire con politiche efficaci. Quelle utilizzate fino ad oggi nel nostro Paese non lo sono, ci sono Paesi che hanno da insegnarci e per questo bisogna tornare a ragionarci e a parlarne anche in questo Parlamento.

  FILIPPO GALLINELLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FILIPPO GALLINELLA. Signor Presidente, solo per richiedere la sottoscrizione dell'interpellanza a firma Di Vita.

  PRESIDENTE. Quale, quella che avete appena finito di illustrare ? Va bene, comunque resterà nel resoconto stenografico che lei la sottoscrive moralmente.

Pag. 25

Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di luglio 2014 e programma per il periodo agosto-settembre 2014 (ore 19,43).

  PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del Regolamento, il seguente calendario dei lavori per il mese di luglio 2014:

  Martedì 1o luglio (ore 16).

  Discussione sulle linee generali delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489 e Binetti ed altri n. 1-00423 concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate.

  Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:

   n. 2089 – Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012;

   n. 2275 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato).

  Mercoledì 2 luglio (ore 9) (con votazioni)

  Seguito dell'esame delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489 e Binetti ed altri n. 1-00423 concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alla minoranze perseguitate.

  Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:

   n. 2089 – Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012;

   n. 2275 – Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato).

  Elezione di un Segretario di Presidenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento (in sostituzione del deputato Gasbarra).

  Mercoledì 2 luglio (ore 16, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Esame delle proposte di legge:

   n. 224 ed abbinate – Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico;

   n. 1752 – Modifica all'articolo 11-quaterdecies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, in materia di disciplina del prestito vitalizio ipotecario (ove concluso dalla Commissione).

  Giovedì 3 luglio (ore 9-11,45 e al termine della seduta comune, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni)

  Seguito dell'esame delle proposte di legge:

   n. 224 ed abbinate – Modifiche alla disciplina dei requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico;

   n. 1752 – Modifica all'articolo 11-quaterdecies del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, convertito, con modificazioni, dalla legge 2 dicembre 2005, n. 248, in materia di disciplina del prestito vitalizio ipotecario (ove concluso dalla Commissione).

  Giovedì 3 luglio, alle ore 12, è convocato il Parlamento in seduta comune per procedere alla votazione per l'elezione di due Pag. 26giudici della Corte costituzionale e di otto componenti del Consiglio superiore della Magistratura.

  Venerdì 4 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2426 – Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo (da inviare al Senato – scadenza: 30 luglio 2014).

  Venerdì 4 luglio (ore 15 e comunque al termine della discussione generale)

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  Lunedì 7 luglio (antimeridiana)

  Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:

   n. 2299 – Soppressione della società Equitalia Spa e trasferimento delle funzioni in materia di riscossione all'Agenzia delle entrate, nonché determinazione del limite massimo degli oneri a carico dei contribuenti nei procedimenti di riscossione;

   n. 303 ed abbinate – Disposizioni in materia di agricoltura sociale.

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:

   Alli relativa al brevetto europeo (in corso di presentazione);

   Bergamini in materia di tutela del made in Italy (in corso di presentazione).

  Lunedì 7 luglio (pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna), martedì 8, mercoledì 9 e giovedì 10 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 11 luglio) (con votazioni)

  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2426 – Conversione in legge del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, recante disposizioni urgenti per la tutela del patrimonio culturale, lo sviluppo della cultura e il rilancio del turismo (da inviare al Senato – scadenza: 30 luglio 2014).

  Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Seguito dell'esame delle proposte di legge:

   n. 2299 – Soppressione della società Equitalia Spa e trasferimento delle funzioni in materia di riscossione all'Agenzia delle entrate, nonché determinazione del limite massimo degli oneri a carico dei contribuenti nei procedimenti di riscossione;

   n. 303 ed abbinate – Disposizioni in materia di agricoltura sociale.

  Seguito dell'esame delle mozioni:

   Alli relativa al brevetto europeo (in corso di presentazione);

   Bergamini in materia di tutela del made in Italy (in corso di presentazione).

  Lunedì 14 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2486 – Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (da inviare al Senato – scadenza: 23 agosto 2014).

Pag. 27

  Discussione sulle linee generali delle mozioni:

   Binetti ed altri n. 1-00309, Santerini ed altri n. 1-00512 e Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00326 in materia di adozioni internazionali;

   La Russa ed altri n. 1-00441 in materia di progressioni di carriera e automatismi retributivi per il personale del comparto difesa-sicurezza e soccorso pubblico.

  Martedì 15, mercoledì 16 e giovedì 17 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 18 luglio) (con votazioni)

  Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2486 – Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l'efficienza degli uffici giudiziari (da inviare al Senato – scadenza: 23 agosto 2014).

  Seguito dell'esame delle mozioni:

   Binetti ed altri n. 1-00309, Santerini ed altri n. 1-00512 e Quartapelle Procopio ed altri n. 1-00326 in materia di adozioni internazionali;

   La Russa ed altri n. 1-00441 in materia di progressioni di carriera e automatismi retributivi per il personale del comparto difesa-sicurezza e soccorso pubblico.
  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 21 luglio (antimeridiana)

  Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:

   disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile (ove presentato alla Camera);

   proposta di legge n. 360 ed abbinate – Disposizioni in materia di attribuzione del cognome ai figli, in esecuzione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo 7 gennaio 2014 (ove concluso dalla Commissione).

  Lunedì 21 luglio (pomeridiana)

  Discussione congiunta del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 3) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 4).

  Martedì 22, mercoledì 23 e giovedì 24 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 25 luglio) (con votazioni)

  Seguito dell'esame dei progetti di legge:

   disegno di legge di conversione in legge del decreto-legge recante disposizioni urgenti in materia di rimedi risarcitori in favore dei detenuti e degli internati che hanno subito un trattamento in violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, nonché modifiche al codice di procedura penale e alle disposizioni di attuazione, all'ordinamento del Corpo di polizia penitenziaria e all'ordinamento penitenziario, anche minorile (ove presentato alla Camera);

   proposta di legge n. 360 ed abbinate – Disposizioni in materia di attribuzione del Pag. 28cognome ai figli, in esecuzione della sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo 7 gennaio 2014 (ove concluso dalla Commissione).

  Nella seduta di giovedì 24 luglio avrà luogo il seguito dell'esame congiunto del conto consuntivo della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2013 (Doc. VIII, n. 3) e del progetto di bilancio della Camera dei deputati per l'anno finanziario 2014 (Doc. VIII, n. 4).

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Lunedì 28 luglio (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna)

  Discussione congiunta sulle linee generali del disegno di legge Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 e del disegno di legge Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014 (ove presentati dal Governo e conclusi dalle Commissioni).

  Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 559 – Introduzione dell'articolo 372-bis del codice penale, concernente il reato di depistaggio.

  Discussione sulle linee generali delle mozioni Ottobre ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti.

  Martedì 29, mercoledì 30 e giovedì 31 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 1o agosto) (con votazioni)

  Seguito dell'esame del disegno di legge Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2013 e del disegno di legge Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2014 (ove presentati dal Governo e conclusi dalle Commissioni).

  Seguito dell'esame della proposta di legge n. 559 – Introduzione dell'articolo 372-bis del codice penale, concernente il reato di depistaggio.

  Seguito dell'esame delle mozioni Ottobre ed altri n. 1-00291 e Corda ed altri n. 1-00406 concernenti iniziative a tutela del cittadino italiano Enrico Forti, condannato e detenuto negli Stati Uniti.

  Esame della mozione Marcon ed altri n. 1-00424 concernente la partecipazione italiana al programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35.

  Nel corso della settimana potrà avere luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

  Nell'ambito del calendario sarà inserita la domanda di autorizzazione ad eseguire la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti del deputato Galan (doc. IV, n. 8), non appena la Giunta ne avrà concluso l'esame, entro il termine previsto.
  Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle ore 15).
  Lo svolgimento di interpellanze urgenti avrà luogo il venerdì (dalle ore 9).
  Il martedì, di norma, tra le ore 9 e le ore 11, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze e di interrogazioni.
  Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
  L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario Pag. 29sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
  Per quanto riguarda la discussione dei progetti di legge n. 1752, n. 2299, n. 303, n. 360 e abb., n. 559, nonché dei disegni di legge Rendiconto e assestamento, l'organizzazione dei tempi sarà valutata sulla base dei testi che verranno licenziati dalle Commissioni di merito.
  L'organizzazione dei tempi per l'esame delle mozioni Alli relativa al brevetto europeo e Bergamini in materia di tutela del made in Italy sarà pubblicata dopo la loro presentazione.

  È stato altresì predisposto, ai sensi dell'articolo 23, comma 6, terzo periodo, del Regolamento, il seguente programma dei lavori per i mesi di agosto e settembre 2014:

  Agosto

  Esame del disegno di legge S. 1541 – Conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91, recante disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l'efficientamento energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea (ove Approvato dal Senato – scadenza: 23 agosto 2014).

  Esame della proposta di legge n. 9 ed abbinate – Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza.

  Esame delle mozioni:

   Brambilla ed altri n. 1-00460 concernente iniziative, nell'ambito del semestre di Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea, per la tutela dei diritti degli animali;

   Gallinella ed altri n. 1-00160 e Prataviera ed altri n. 1-00360 concernenti iniziative per la riforma dei criteri di formazione del bilancio comunitario, con particolare riferimento al meccanismo del cosiddetto «sconto inglese».

  Settembre

  Esame della proposta di riforma del Regolamento della Camera.

  Esame dei progetti di legge:

   disegno di legge n. 2093 – Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (collegato alla legge di stabilità 2014);

   disegno di legge n. 1588 e abbinata – Delega al Governo per la riforma del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;

   proposta di legge n. 2318 – Modifiche al decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di pagamenti delle pubbliche amministrazioni e di compensazione dei crediti, nonché disposizioni concernenti la compensazione delle cartelle esattoriali in favore delle imprese (ove concluso dalla Commissione);

   proposta di legge n. 275 ed abbinate – Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari delle cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti delle regioni e dei membri delle giunte regionali.

  Esame della proposta di inchiesta parlamentare Doc. XXII, n. 28 – Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle vicende, le cause e le responsabilità, anche internazionali, che hanno portato, nell'autunno 2011, alle dimissioni del quarto Governo Berlusconi.

  Esame della proposta di legge n. 1964 – Disposizioni per lo sviluppo del trasporto ferroviario delle merci.

Pag. 30

  Nell'ambito del programma potranno essere inseriti progetti di legge trasmessi dal Senato. Il relativo inserimento in calendario potrà aver luogo alla luce dell'andamento dell’iter in Commissione. Potranno essere altresì inseriti eventuali ulteriori progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Martedì 1o luglio 2014, alle 16:

  1. – Discussione sulle linee generali delle mozioni Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00489 e Binetti ed altri n. 1-00423 concernenti iniziative volte alla tutela della libertà religiosa, con particolare riferimento ai cristiani e alle minoranze perseguitate.

  2. – Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
   Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra la Repubblica italiana e Gibilterra per lo scambio di informazioni in materia fiscale, fatto a Londra il 2 ottobre 2012 (C. 2089).
  — Relatore: Picchi.

  S. 1218 – Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Corea in materia di Vacanze-Lavoro, fatto a Seoul il 3 aprile 2012 (Approvato dal Senato) (C. 2275).
  Relatore: La Marca.

  La seduta termina alle 19,50.

Pag. 31

ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEGLI ARGOMENTI IN CALENDARIO

Mozioni n. 1-00489 e abb. – Tutela della libertà religiosa

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 27 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 16 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione. Pag. 32

Ddl di ratifica nn. 2089 e 2275

Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica.

Relatore 5 minuti
Governo 5 minuti
Richiami al Regolamento 5 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 16 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 1 ore e 24 minuti
 Partito Democratico 18 minuti
 MoVimento 5 Stelle 13 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 10 minuti
 Nuovo Centrodestra 6 minuti
 Scelta civica per l'Italia 6 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 6 minuti
 Lega Nord e Autonomie 6 minuti
 Per l'Italia 6 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 5 minuti
 Misto: 8 minuti
  Centro Democratico 2 minuti
  Minoranze Linguistiche 2 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 2 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 2 minuti

Pdl n. 224 e abb. - Requisiti per la fruizione delle deroghe in materia di accesso al trattamento pensionistico

Tempo complessivo: 15 ore, di cui:
• discussione generale: 7 ore;
• seguito dell'esame: 8 ore.

Discussione generale Seguito dell'esame
Relatore 20 minuti 15 minuti Pag. 33
Governo 20 minuti 15 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti 10 minuti
Tempi tecnici 15 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 8 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) 1 ora e 21 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 2 minuti 5 ore e 44 minuti
 Partito Democratico 32 minuti 1 ora e 39 minuti
 MoVimento 5 Stelle 30 minuti 46 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 30 minuti 36 minuti
 Nuovo Centrodestra 30 minuti 25 minuti
 Scelta civica per l'Italia 30 minuti 25 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 30 minuti 25 minuti
 Lega Nord e Autonomie 30 minuti 23 minuti
 Per l'Italia 30 minuti 23 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 30 minuti 20 minuti
 Misto: 30 minuti 22 minuti
  Centro Democratico 8 minuti 6 minuti
  Minoranze Linguistiche 8 minuti 6 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 7 minuti 5 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 7 minuti 5 minuti

Mozioni nn. 1-00309, 1-00512 e 1-00326 – Adozioni internazionali

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti Pag. 34
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 27 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 16 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00248 – Automatismi retributivi per il personale del comparto difesa - sicurezza e soccorso pubblico

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti Pag. 35
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 27 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 16 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.

Mozioni n. 1-00291 e abb. – Tutela del cittadino italiano Enrico Forti

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 27 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti Pag. 36
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 16 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.

Mozione n. 1-00424 – Programma di realizzazione e acquisto degli aerei Joint Strike Fighter-F35

Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).

Governo 25 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 1 minuto (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
Gruppi 4 ore e 19 minuti
 Partito Democratico 1 ora e 14 minuti
 MoVimento 5 Stelle 35 minuti
 Forza Italia – Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente 27 minuti
 Nuovo Centrodestra 19 minuti
 Scelta civica per l'Italia 19 minuti
 Sinistra Ecologia Libertà 19 minuti
 Lega Nord e Autonomie 18 minuti
 Per l'Italia 17 minuti
 Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 15 minuti
 Misto: 16 minuti
  Centro Democratico 5 minuti
  Minoranze Linguistiche 5 minuti Pag. 37
  MAIE – Movimento Associativo italiani all'estero – Alleanza per l'Italia (API) 3 minuti
  Partito Socialista Italiano (PSI) – Liberali per l'Italia (PLI) 3 minuti

(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.