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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 239 di mercoledì 4 giugno 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 9,35.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Michele Bordo, Brescia, Castiglione, Dambruoso, Dellai, Di Lello, Luigi Di Maio, Epifani, Gregorio Fontana, Fontanelli, Galan, Guerra, Losacco, Manciulli, Antonio Martino, Turco, Valeria Valente, Vignali e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori (ore 9,40).

  MARCO DA VILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARCO DA VILLA. Signor Presidente, è notizia di poche ore fa che a Venezia è stata effettuata una serie di arresti, 35 persone. Tra queste 35 persone, riguardo alla vicenda degli appalti sull'opera Mose, vi è il sindaco di centrosinistra, Giorgio Orsoni, vi è un assessore regionale, Renato Chisso, della giunta Zaia, e vi è tutta una serie di personaggi politici e imprenditori. Inoltre, vi è anche una richiesta di arresto per un nostro collega, l'onorevole Galan, già presidente della regione Veneto.
  Ovviamente, si tratta di un'indagine, e quindi è giusto che la magistratura faccia il suo lavoro e accerti le effettive responsabilità, però non possiamo fare a meno di sottolineare questa vicenda, che turba la città di Venezia, il Veneto intero e, direi, tutta l'Italia, vista l'importanza dell'opera, e che deturpa anche l'immagine di Venezia nel mondo intero.
  Il MoVimento 5 Stelle, in quest'Aula, ha sempre il ruolo della Cassandra, di chi denuncia anticipatamente...

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Da Villa, lei chiede un'informativa su questo ?

  MARCO DA VILLA. Sì.

  PRESIDENTE. D'accordo, abbiamo qui il Governo e dunque...

  MARCO DA VILLA. Quindi, chiedo assolutamente un'informativa da parte del Ministro Lupi su questa vicenda.

Pag. 2

  PRESIDENTE. Va bene, lei ha fatto questa richiesta alla presenza del Governo. Poi, valuterò, sulla base della risposta, quando potremo fare questa informativa. La ringrazio.

  EMANUELE PRATAVIERA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, anche noi, come gruppo, vorremmo richiamare l'attenzione del Governo su questa che rappresenta per Venezia una vera e propria tragedia; una tragedia perché, mentre vi sono, quotidianamente, piccoli esercizi, alcuni storici, di secoli di attività continuativa, che chiudono, vi era una politica più attenta a speculare sulla bellezza di Venezia e sulla sua salvaguardia, anziché andare a risolvere queste situazioni di vita quotidiana di una città che è sempre più non solo povera, ma impoverita della propria ricchezza, che sono i veneziani, che se ne sono, oramai, quasi tutti andati.
  Quindi, nel vedere oggi il realizzarsi, quasi il concludersi, di una vicenda inquisitoria in cui sembra che vi siano delle responsabilità evidenti, se si possono definire evidenti l'arresto del sindaco, di un assessore regionale, di un consigliere regionale e così via, credo che avere qui la presenza del Governo sia fondamentale in questa giornata difficile per una parte importante di questo Paese.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per chiedere cortesemente, avendo sentito le esigenze dei gruppi, di rinviare il primo punto all'ordine del giorno, concernente la ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra l'Unione europea e territori d'oltremare per questioni di cui al trattato sul funzionamento dell'Unione europea, il disegno di legge n. 2083-A, pensando di svolgerne la discussione sulle linee generali lunedì prossimo, e di passare al successivo, per poi inserirlo nel calendario come la Presidenza riterrà utile.

  PRESIDENTE. Per me va bene; se non vi sono obiezioni, la sua richiesta si intende accolta e, dunque, andiamo avanti.

Organizzazione dei tempi di esame dei disegni di legge di ratifica.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2081-A, 2082, 2085, 2099-A e 2280.
  Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 3 giugno 2014 ed è in distribuzione.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Sud Africa in materia di cooperazione di polizia, fatto a Cape Town il 17 aprile 2012 (A.C. 2081-A) (ore 9,50).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2081-A: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Sud Africa in materia di cooperazione di polizia, fatto a Cape Town il 17 aprile 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2081-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (affari esteri e comunitari) si intende autorizzata a riferire oralmente.Pag. 3
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Amendola.

  VINCENZO AMENDOLA, Relatore. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'Accordo italo-sudafricano in materia di cooperazione di polizia disciplina la collaborazione tra i due Paesi per prevenire, contrastare e condurre indagini sul crimine organizzato transnazionale e sul terrorismo. L'intesa si pone come obiettivo quello di creare uno strumento giuridico per regolamentare la collaborazione di polizia sotto il profilo sia strategico, che operativo, consentendo di intensificare i rapporti tra gli omologhi organismi dei due Paesi. L'Accordo trae spunto dall'esigenza di realizzare una cooperazione bilaterale di polizia per il contrasto del crimine organizzato transnazionale e del terrorismo, in modo da renderla più aderente alle attuali esigenze di entrambi i Paesi, in conformità a quanto previsto dai rispettivi ordinamenti giuridici, dagli obblighi internazionali, tra i quali quelli discendenti a carico dell'Italia dalla partecipazione all'Unione europea e dalle disposizioni contenute nell'intesa stessa. Il testo dell'Accordo, redatto sulla base del modello accolto dal Dipartimento della pubblica sicurezza nelle relazioni con Paesi extraeuropei, ricalca nei contenuti altre recenti intese della stessa natura.
  L'Accordo fissa in primo luogo l'obiettivo, ossia la collaborazione per prevenire, contrastare e condurre indagini sul crimine (articolo 2), e individua le autorità competenti (articolo 1) preposte all'applicazione dello stesso, che sono per il nostro Paese, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e per la Repubblica del Sud Africa, il Dipartimento di polizia.
  L'Accordo sancisce, quindi, i principali settori nei quali la cooperazione di polizia si renderà operativa; in particolare, il contrasto del crimine organizzato transnazionale, del traffico illegale di stupefacenti e di sostanze psicotrope e loro precursori, della tratta di esseri umani e del traffico di migranti, del traffico illegale di armi, munizioni, esplosivi, materiale nucleare radioattivo e tossico, nonché del terrorismo internazionale.
  Seguono le disposizioni che definiscono le modalità della cooperazione, quali lo scambio delle informazioni sui reati e sulle organizzazioni criminali, sulle loro strutture e sui loro modi operandi, sulle tecniche investigative utilizzate per il contrasto, tra le quali le speciali tecniche investigative delle consegne controllate, delle operazioni sotto copertura e di sorveglianza, nonché sui metodi impiegati per il controllo delle frontiere e documentale. Lo scambio delle informazioni riguarda altresì gli strumenti legislativi e scientifici per combattere il crimine, compresa l'analisi della minaccia criminale, e la formazione di funzionari di polizia (articolo 3).
  L'Accordo indica le procedure per l'esecuzione delle richieste di assistenza, individuandone i requisiti formali e sostanziali (articoli 4 e 6), il rifiuto (articolo 5), con particolare attenzione alla protezione dei dati personali (articolo 7). Sono poi sancite la possibilità di effettuare riunioni e consultazioni per valutare l'esecuzione dell'Accordo (articolo 8) e le modalità di ripartizione, tra i due Paesi, dei relativi oneri finanziari occorrenti (articolo 9).
  L'Accordo prevede, infine, sia disposizioni per la soluzione di eventuali controversie in ordine all'interpretazione e all'applicazione dell'atto, da risolversi in via amichevole, attraverso i canali diplomatici, con consultazioni negoziali (articolo 11), sia le procedure per l'entrata in vigore, per la cessazione e per l'adozione di emendamenti (articolo 12).
  Gli oneri di attuazione dell'Accordo connessi allo svolgimento di missioni e di riunioni congiunte sono valutati in 18.322 euro, a decorrere dal 2014, e sono coperti mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma Fondi di riserva e speciali della missione Fondi da ripartire dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2014, allo scopo Pag. 4parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,53).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 2081-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritto a parlare il deputato Picchi. Ne ha facoltà. Non essendo presente in Aula, si intende vi abbia rinunciato.
  Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
  Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,15.

  La seduta, sospesa alle 9,55, è ripresa alle 10,15.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 2081-A)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2081-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione.
  Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2081-A).
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signora Presidente e colleghi, il Governo italiano, come è noto, è impegnato in un percorso di rilancio dei rapporti tra Italia ed Africa. La ratifica di oggi del Protocollo con la Repubblica del Sud Africa può essere letta nel quadro di questi sforzi.
  Il provvedimento in esame, infatti, prevede il rafforzamento delle relazioni tra Italia e Sud Africa in materia di cooperazione di polizia. L'Italia considera il Sud Africa un Paese cardine per il rilancio della nostra presenza nel continente africano.
  L'Accordo che discutiamo oggi va a toccare un tema cruciale per entrambi i contraenti. Una delle principali sfide del Governo post apartheid era appunto quella del contrasto alla criminalità, sfida che è stata intrapresa in modo serio dalle autorità sudafricane, con risultati quantificabili, che sono apprezzati quotidianamente dai cittadini sudafricani e che sono stati apprezzati in modo visibile dal mondo durante i mondiali di calcio del 2010. Infatti, il Protocollo di oggi comprende anche una collaborazione nel corso dei grandi eventi.
  Molto resta ancora da fare. In virtù della natura di hub continentale del Sud Africa, però, il Paese è, più di altri, esposto al rischio di essere luogo di passaggio di reti criminali internazionali che trattano di traffico di droga, esseri umani, armi o terrorismo internazionale.
  Anche l'Italia, come Paese che fa da cerniera tra l'Africa e l'Europa, rischia di essere utilizzata come ponte per traffici di Pag. 5questo tipo. È per questa ragione che vediamo con grande favore il rafforzamento della cooperazione tra il nostro Paese ed il Sud Africa, in un ambito strategico come la cooperazione in materia di polizia ed il contrasto della criminalità organizzata transnazionale.
  Voteremo quindi a favore della ratifica dell'Accordo, perché riconosciamo la strategicità in generale del rafforzamento della cooperazione internazionale per il contrasto del crimine organizzato con tutti i partner, ed in particolare con un partner chiave come il Sud Africa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Tancredi, Misiani, Carbone, D'Incà, Cozzolino, Piccione, Vecchio, Kronbichler, Polidori, Gribaudo, Milanato, Scopelliti, Gallo, Da Villa, Valente, Pagani, Zoggia, Zanin, Marzana, De Lillo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  374   
   Maggioranza  188   
    Hanno votato   374    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2081-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Folino, Piepoli, Giachetti, Ciprini, Dellai, Calabrò, Petitti, Piazzoni, Montroni, Garofalo, Bonaccorsi, Fiorio, Ginoble, Pisano, Iannuzzi, Bonomo, Corsaro, Martella, Artini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  393   
   Maggioranza  197   
    Hanno votato   393    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Capodicasa e Manfredi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2081-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Romano... Tartaglione.... Marti.... Cominardi... Di Stefano... Pagano... Ferro... D'Attorre...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  396   
   Maggioranza  199   
    Hanno votato  396    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2081-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 6

  Bargero... Folino... Rizzetto... Tancredi... Gribaudo... Capelli... Cassano... Grimoldi... D'Allasia... Invernizzi... Lo Monte.... Molea...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  405   
   Maggioranza  203   
    Hanno votato  405    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Manfredi e Coscia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2081-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, sappiamo che l'Accordo italo-sudafricano in materia di cooperazione di polizia è volto a disciplinare la collaborazione tra questi nostri Paesi per prevenire, contrastare e condurre le indagini sul crimine organizzato transnazionale e sul terrorismo, perché vogliamo rendere più aderente tutto questo alle attuali esigenze di entrambi i Paesi.
  L'Accordo, oltre a stabilire questa collaborazione, individua anche le autorità competenti preposte all'applicazione dello stesso che sono, per il nostro Paese, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno e, per la Repubblica del Sud Africa, il Dipartimento di polizia.
  Tra i settori principali nei quali la cooperazione di polizia sarà operativa rileviamo in particolare il contrasto del crimine organizzato transnazionale, del traffico illegale di stupefacenti, della tratta di esseri umani e del traffico di migranti, del traffico illegale di armi, munizioni, esplosivi e materiale nucleare radioattivo e tossico, nonché del terrorismo internazionale.
  Quindi è evidente che, con queste ragioni, tutte positive, voteremo a favore, sottolineando proprio l'importanza dell'Accordo in esame perché occorre rafforzare la lotta alla criminalità organizzata (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, le osservazioni che abbiamo da muovere nei confronti di questo Accordo bilaterale obiettivamente sono poche. È un'intesa internazionale che ha come oggetto la cooperazione in materia di polizia e ci trova assolutamente favorevoli, anche se non nascondiamo il fatto di non riuscire a comprendere in che modo tale collaborazione potrà tradursi nelle attività correnti di prevenzione del crimine; però di questo ci dirà sicuramente l'immancabile Commissione bilaterale creata per gestire l'intesa, che – leggiamo – si riunirà con cadenza periodica per esaminare i problemi sul tappeto.
  Diamo, comunque, atto delle buone, se non ottime, intenzioni. Gli esborsi previsti per i contribuenti del nostro Paese saranno, del resto, assolutamente modesti, mi sembra dell'ordine di meno di 20 mila euro, 18 mila euro per l'esattezza. Non escludiamo assolutamente che possano anche discenderne ricadute positive, stante la crescente potenza dei network criminali africani e la notevole influenza dello Stato sudafricano nell'intero continente. Lo riteniamo, quindi, un investimento – lo mettiamo nella categoria «investimenti» che il nostro Paese deve fare soprattutto nella collaborazione e nella cooperazione con l'estero – che potrebbe anche rendere molto nel tempo, specialmente se la minaccia criminale assumesse effettivamente in Africa forma suscettibile di rappresentare una minaccia, tanto per il nostro Paese, quanto per il Sud Africa.
  Non è neanche escluso, inoltre, che grazie a questo Accordo dal Sud Africa si Pag. 7possa apprendere anche qualcosa in materia di gestione dell'ordine pubblico nelle enclavi etniche, stante la grande e dolorosa esperienza storica maturata da Pretoria in questo campo, e la possibilità sempre più concreta che nel nostro Paese sorgano nuovi ghetti, che tutti a parole deplorano, salvo constatarne poi l'apparizione e il consolidamento nelle nostre città mano a mano che l'immigrazione prende radice anche da noi.
  Da qui, la nostra scelta di voto sul provvedimento, che sarà naturalmente favorevole a questo progetto di cooperazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Stefano Dambruoso. Ne ha facoltà.

  STEFANO DAMBRUOSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, numerosi cambiamenti nello scenario internazionale hanno contribuito in questi anni allo sviluppo di nuove relazioni tra Stati, di nuove politiche economiche internazionali. È in questo contesto che si pone il nostro Accordo di scambio con il Sud Africa, attestandosi questo come Paese emergente all'interno di un'importante area strategica e che ha attirato notevoli investimenti economico-finanziari e, con essi, una sempre maggiore attenzione alla criminalità organizzata transnazionale.
  Appare, quindi, oggi più che mai necessario per il nostro Paese siglare un impegno congiunto con il Governo della Repubblica del Sud Africa, nella ricerca di efficaci misure di prevenzione contro quei fenomeni criminali che minano la sicurezza dell'intera comunità internazionale.
  In assenza di intese bilaterali in materia di sicurezza tra Italia e Sud Africa, l'Accordo in esame mira a regolamentare la cooperazione di polizia e a rafforzare i rapporti di collaborazione tra strutture nazionali già impegnate nella prevenzione e nel contrasto alla criminalità organizzata transnazionale e al terrorismo internazionale, nonché a realizzare uno scambio formativo-professionale tra i due Paesi, valorizzando le specifiche esperienze a vantaggio della qualità investigativa delle rispettive forze di polizia.
  Il testo dell'Accordo, peraltro, è stato redatto sulla base del modello accolto dal Dipartimento della pubblica sicurezza nelle relazioni dei Paesi extraeuropei, ricalcando quindi nei contenuti altre recenti intese, in conformità a quanto previsto nel nostro ordinamento e agli obblighi internazionali, tra i quali quelli discendenti dalla partecipazione all'Unione europea.
  Il quadro normativo è, infatti, quello riferito all'attività delle forze di polizia e non incide in alcun modo su leggi e su regolamenti vigenti, in quanto le materie e gli istituti previsti rientrano nelle normali attribuzioni degli organi nazionali competenti all'esecuzione dell'Accordo.
  L'intervento è compatibile con i principi costituzionali e con l'ordinamento dell'Unione europea, in quanto riguarda la cooperazione bilaterale in materia di sicurezza riservata alle competenze nazionali e tiene conto delle disposizioni contenute nelle Convenzioni sulle sostanze stupefacenti e psicotrope adottate dalle Nazioni Unite nella Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale.
  Salto vari aspetti per arrivare a confermare, Presidente, che il Sud Africa riveste oggi un ruolo determinante sul piano regionale e, nel dicembre 2010, è stato inserito nel forum dei Paesi che costituiscono il gruppo delle principali potenze economiche emergenti, i cosiddetti Paesi BRICS, ovvero quei Paesi che hanno capacità e risorse per divenire potenze regionali o globali. È proprio per tutte queste ragioni che, a nome del gruppo di Scelta Civica, annuncio che il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, è chiaro che, in un mondo sempre più globale, anche il crimine è sempre più globale e, quindi, la logica dei rapporti tra le istituzioni deve sempre prevalere. Pag. 8Quindi, ben vengano accordi di scambio di informazioni che aiutano nella lotta contro questo tipo di criminalità internazionale; ovviamente, uno scambio di informazioni che abbia anche le necessarie tutele e i limiti per evitare eccessi che siano, poi, di danno ai cittadini.
  Credo che anche le modalità che sono previste in questo Accordo siano concrete ed utili: cito in particolare il tema della formazione di coloro che si devono occupare di queste vicende e anche il tema delle nuove sostanze stupefacenti e quant'altro, cioè la necessità che ci sia un continuo aggiornamento, anche a livello di conoscenza, di come questi fenomeni evolvono. Per queste ragioni, il gruppo del Nuovo Centrodestra voterà favorevolmente rispetto a questo provvedimento di ratifica.

  PRESIDENTE. Constato l'assenza del deputato Picchi, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, il gruppo del MoVimento 5 Stelle chiede che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della propria posizione (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, come detto nell'intervento precedente, confermo il voto favorevole a nome del Partito Democratico e vorrei ringraziare il deputato Fedi, che non è presente oggi in Aula, che è stato relatore del provvedimento in Commissione.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2081-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2081-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2081-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Marchi, Tartaglione, Mannino, Di Benedetto, Cariello, Picchi.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Sud Africa in materia di cooperazione di polizia, fatto a Cape Town il 17 aprile 2012» (2081-A):

   Presenti e votanti  412   
   Maggioranza  207   
    Hanno votato   412.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (La deputata Nardi ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole).

Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo e dello Scambio di Lettere recanti modifiche alla Convenzione tra Italia e Lussemburgo intesa ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio ed a prevenire la frode e l'evasione fiscale, con Protocollo, del 3 giugno 1981, fatti a Lussemburgo il 21 giugno 2012 (A.C. 2082) (ore 10,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di Pag. 9ratifica n. 2082: Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo e dello Scambio di Lettere recanti modifiche alla Convenzione tra Italia e Lussemburgo intesa ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio ed a prevenire la frode e l'evasione fiscale, con Protocollo, del 3 giugno 1981, fatti a Lussemburgo il 21 giugno 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2082)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Guglielmo Picchi.

  GUGLIELMO PICCHI, Relatore. Signor Presidente, chiedo scusa all'Aula, ma dopo otto anni che ho aspettato Ministri, sottosegretari e presidenti credo che l'Aula possa aspettare anche me per qualche minuto. Detto questo, il Protocollo oggi all'esame è rivolto ad emendare l'articolo 27 della Convenzione italo-lussemburghese contro le doppie imposizioni, che fu fatta nel 1982. L'articolo 27 riguarda lo scambio di informazioni e le innovazioni apportate dal Protocollo e mira essenzialmente ad un'intensificazione della cooperazione amministrativa tra Italia e Lussemburgo per una migliore lotta all'evasione fiscale, soprattutto con il superamento dell'istituto del segreto bancario. Il Protocollo è inoltre particolarmente importante per il Lussemburgo, perché la sua ratifica permette di includerlo nella white list dei Paesi affidabili dal punto di vista della lotta ai paradisi fiscali.
  Per quanto concerne il contenuto del Protocollo, si compone di 4 articoli, di cui, quello più importante, è l'articolo 3, che sostituisce l'articolo 27 della vigente Convenzione. La nuova formulazione è di cinque commi, ai sensi del primo dei quali le competenti autorità dei due Stati si scambieranno le informazioni pertinenti all'applicazione della Convenzione del 1981 ovvero all'applicazione di proprie normative relative ad imposte di qualsiasi genere di pertinenza dei due contraenti, pure di loro suddivisioni politico-amministrative, ma ciò nella misura in cui la tassazione prevista da tale legge non contrasti con la Convenzione del 1981.
  Il secondo comma prevede che le informazioni scambiate tra i due Stati vengano tenute segrete e che vengano comunicate soltanto a persone o autorità investite del compito di accertare o riscuotere le imposte ovvero di seguire procedimenti ad esse relativi, ricorsi in relazione ad essi presentati o infine di esercitare controlli su tutte le attività appena illustrate.
  Le persone o le autorità investite delle informazioni le utilizzeranno solo ai fini istituzionali, ma resta inteso che dovranno servirsi di esse nel corso di udienze pubbliche o di giudizi. Il comma 3 contiene una clausola di salvaguardia in base alla quale le disposizioni dei paragrafi precedenti non fanno sorgere in capo ai due Stati contraenti alcun obbligo di adottare provvedimenti amministrativi in deroga alla legislazione o prassi amministrativa propria o dell'altro Stato contraente, di fornire informazioni non ottenibili in base alla propria legislazione o prassi amministrativa o alla legislazione o prassi amministrativa dell'altro Stato contraente, di fornire informazioni suscettibili di rivelare segreti commerciali, industriali, professionali ovvero tali che la loro comunicazione potrebbe pregiudicare l'ordine pubblico.
  Ai sensi del comma 4, ciascuno degli Stati contraenti utilizzerà i propri poteri per raccogliere le informazioni richieste, anche qualora esse non siano rilevanti per i propri fini fiscali interni.
  Infine, il comma 5 prevede l'impossibilità per ciascuno dei due Stati contraenti di rifiutare di fornire informazioni solo perché esse siano relative ad una banca, ad una istituzione finanziaria, a un mandatario o a un agente o a un fiduciario. Nel caso del comma 5, come nel precedente, non si applicano le salvaguardie previste dal comma 3.Pag. 10
  Lo scambio di lettere, anch'esse, come il Protocollo effettuato a Lussemburgo il 21 giugno di due anni fa, precisa anzitutto che lo scambio di informazioni a richiesta può includere redditi o elementi di reddito rientranti nell'ambito di applicazione della direttiva n. 48 del 2003, concernente la tassazione dei redditi da risparmio. Mi preme sottolineare l'esigenza di una celere approvazione del provvedimento, poiché l'attesa abolizione del segreto bancario, che la ratifica del Protocollo comporta, potrà sfociare in un potenziale recupero di gettito per l'Erario italiano, che tuttavia ad oggi ancora non è quantificabile, come riportato peraltro nella relazione tecnica. Nel complesso, non viene ravvisato alcun effetto diretto sulla finanza pubblica per la ratifica di questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritto a parlare il deputato Arturo Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, riteniamo molto importante l'approvazione di questa ratifica, anche perché anche il Lussemburgo entrerà nella white list dei Paesi affidabili sul piano della lotta ai paradisi fiscali. Estremamente interessante, ovviamente, è la sostituzione dell'articolo 27 della Convenzione con l'articolo 3 previsto nel Trattato, all'interno del quale la cooperazione amministrativa tra Italia e Lussemburgo si intensifica a cominciare dal superamento del segreto bancario, di una maggiore cooperazione amministrativa e di un'informazione continua, sul terreno dei segreti commerciali, e industriali e professionali tra i due Paesi. Per questo Sinistra Ecologia Libertà voterà a favore.

  PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Villarosa. Ne ha facoltà.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, volevo intervenire perché volevo mettere un po’ di chiarezza sul tema: qui si parla di lotta all'evasione fiscale, ma a dire il vero qua si fa un favore all'evasione fiscale. Perché si fa un favore ? Quello di cui si discute oggi non è un provvedimento che, ripeto, fa iniziare una lotta contro l'evasione fiscale, ma è un accordo contro le doppie imposizioni.
  Non so se in quest'Aula qualcuno conosce il treaty shopping. Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di treaty shopping ? Praticamente consiste nell'utilizzazione delle convenzioni internazionali contro le doppie imposizioni – questo Accordo di cui stiamo parlando oggi – al fine di ottenere un beneficio fiscale. Noi praticamente oggi stiamo permettendo a chi se lo può permettere, naturalmente, di avvantaggiarsi mediante queste operazioni ed evadere il fisco grazie ad accordi che più volte in quest'Aula hanno chiesto di ratificare.
  È notizia di stamattina la richiesta di arresto per l'onorevole Galan in merito a dei trasferimenti di danaro nella Repubblica di San Marino. Mentre l'Agenzia delle entrate, Equitalia è senza pietà nei controlli verso i più piccoli, verso chi non è capace, chi non può, chi non ha le risorse economiche per portare questi soldi all'estero – e c’è gente che è pronta a togliersi addirittura la vita, dandosi fuoco davanti all'Agenzia delle entrate – noi invece trattiamo questi argomenti, che sono quelli che alla fine veramente creano l'evasione fiscale, perché la maggiore fetta dell'evasione fiscale non la fanno i piccoli, non la fanno le botteghe, non la fanno i tabacchini ! L'evasione fiscale la fanno le grosse società, che portano i propri soldi nei paradisi fiscali.
  Le Cayman, le isole Vergini, Barbuda, Samoa sono bei posti, ma sotto questo aspetto non collaborano e noi con questo accordo sulle doppie imposizioni cosa stiamo facendo ? Stiamo semplicemente permettendo le triangolazioni, ovvero stiamo favorendo queste operazioni.
  Non solo: quello su cui vi vorrei far riflettere, anche se l'attenzione vedo che non c’è, perché si tratta di un accordo che passa in sordina, come i veri accordi importanti; nessuno è attento a questo tipo di operazioni perché probabilmente Pag. 11nemmeno si sa di cosa stiamo parlando, però sapere che in queste isole, nei «paradisi fiscali» ci sono 60 mila miliardi di dollari, ovvero il PIL di Germania, Giappone e Stati Uniti d'America dovrebbe far preoccupare quest'Aula, che invece sembra completamente indifferente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Vorrei che tutti quanti tenessimo presente come tra pochi mesi addirittura noi daremo la possibilità anche alla mafia (anche alla mafia !) di poter facilmente, grazie a questi accordi sulle doppie imposizioni fiscali, trasferire i propri patrimoni in queste isole in maniera veramente semplice e con degli sconti fiscali. Senza questi accordi, queste società non ne avrebbero la convenienza.
  Allora, cosa facciamo ? Noi facilitiamo l'esportazione di questi patrimoni nostri; a causa di questa evasione nei Paesi esteri ci accaniamo contro i più piccoli, che sono costretti addirittura al suicidio nel nostro Paese – e questo Stato è silente da questo punto di vista – e non solo: accettiamo anche le indicazioni che l'Europa ci dà su questo nuovo «scudetto fiscale» perché la voluntary disclosure non è nient'altro che uno sconto di pena. Non volete che lo chiamiamo scudo fiscale ? Ma il provvedimento prevede degli sconti di pena per chi ha esportato, per chi ha evaso, per chi ha eluso anche con degli stratagemmi. Quindi abbiamo creato, e oggi stiamo creando, una lavatrice per la mafia, premettendole di portare i soldi all'estero grazie a questo accordo e poi le facilitiamo il rientro grazie a degli sconti di pena con questi provvedimenti che mi piace chiamare con parole inglesi, quali voluntary disclosure.
  Quindi, io voglio mettere un punto su tutto questo per l'Aula, perché nessuno fino ad oggi ne ha parlato: che l'Aula sappia cosa nasconde questo provvedimento, che parla sì di doppie imposizioni, ma che favorisce lo spostamento ed il trasferimento dei nostri soldi verso quei paradisi fiscali. Sappiatelo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 2082)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.

(Esame degli articoli – A.C. 2082)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2082).
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Cassano, Segoni, Gutgeld, Berlinghieri, Gigli, Matarrelli, Aiello, Milanato...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  414   
   Votanti  351   
   Astenuti   63   
   Maggioranza  176   
    Hanno votato  351    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Covello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A – A.C. 2082), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti. Pag. 12
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Cassone, Carbone, Causin, Gutgeld, Leva, Berlinghieri, Fanucci, Bossi. Chi altro ? Ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  415   
   Votanti  356   
   Astenuti   59   
   Maggioranza  179   
    Hanno votato  356    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Pilozzi e Palazzotto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2082), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Murer, Garavini, Folino. Murer. Chi è ? Ci siamo.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  421   
   Votanti  360   
   Astenuti   61   
   Maggioranza  181   
    Hanno votato  358    
    Hanno votato no   2    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (I deputati Prataviera e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2082)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mario Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, colleghi deputati, il presente provvedimento modifica la Convenzione esistente italo-lussemburghese che è contro le doppie imposizioni. È stata ratificata nel 1982, al fine di intensificare la cooperazione amministrativa tra i due Paesi per una più efficace lotta all'evasione fiscale, soprattutto con il superamento dell'istituto del segreto bancario. Con questa ratifica, inoltre, il Lussemburgo sarà incluso nella white list dei Paesi affidabili dal punto di vista della lotta ai paradisi fiscali.
  Con questo Protocollo aggiuntivo si precisa oggi che lo scambio di informazioni a richiesta può includere redditi o elementi di reddito rientranti nell'ambito di applicazione della direttiva comunitaria 2003/48/CE, concernente la tassazione dei redditi da risparmio. Quindi, questa ratifica comporterà l'attesa abolizione del segreto bancario e potrà produrre un potenziale recupero di gettito per l'erario italiano, un gettito che, tuttavia, non appare ancora quantificabile, secondo quanto riportato nella relazione tecnica. Ma per queste ragioni noi voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, riteniamo che una delle ragioni che hanno reso indispensabile rimettere mano all'intesa esistente è stata, infatti, la necessità di adeguare questa intesa con il Lussemburgo soprattutto ai numerosi cambiamenti che sono stati apportati negli ultimi anni alla nostra complessa legislazione tributaria.
  D'altra parte, il 1981 è un tempo molto lontano e tante cose effettivamente sono Pag. 13mutate all'interno del sistema tributario e fiscale, tanto nel tenore della nostra politica fiscale quanto nei suoi strumento e, purtroppo, c’è da dire, non in meglio.
  Quindi, riteniamo giusto, in qualche modo, che anche i lussemburghesi dopo tutto meritino di conoscere che esiste l'IRAP e di essere messi al corrente che l'ILOR è uscita di scena. Quindi, è un adeguamento assolutamente doveroso, al di là delle considerazioni che ho sentito fare prima dai colleghi del MoVimento 5 Stelle che in parte possono anche essere allarmi condivisibili.
  Però bisogna sempre tenere conto di come vengono poi utilizzati effettivamente questi strumenti. Ora, riteniamo che questo strumento invece non sia funzionale a tentativi ben architettati di evasione fiscale sul piano internazionale, ma sia proprio ad evitare effettivamente quello che c’è scritto nel testo del provvedimento, cioè le doppie imposizioni. È quindi prevedibile che comunque a questo intervento di adeguamento ne seguiranno presto altri, anche perché la nostra legislazione in materia tributaria e fiscale è in continua evoluzione, man mano che altre intese bilaterali vengono avanti, per evitare appunto doppie imposizioni. E questa in effetti è una inesorabile risposta alla costante ricerca di risorse tassabili che contraddistingue il comportamento del legislatore italiano.
  Non ci pare in sostanza che all'approvazione di questo Protocollo ed allo scambio di lettere che modificano l'Accordo bilaterale italo-lussemburghese per evitare le doppie imposizioni ci siano alternative. Per questo daremo il nostro voto favorevole. C’è invece – e lasciatemelo sottolineare – una alternativa a questo modello discutibile di politica fiscale italiana, che informa l'infelice rapporto tra il nostro Stato e i suoi cittadini contribuenti. Noi faremo di tutto affinché possa essere presto un progetto di Governo alternativo al vostro.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, la lotta contro i paradisi fiscali e contro i vari privilegi è un elemento di trasparenza che i nostri cittadini ci chiedono e l'Accordo con il Lussemburgo va certamente in questa direzione. L'ampliamento della collaborazione e il superamento del segreto bancario, che sono già stati abbondantemente illustrati e commentati, vanno nella direzione di questa trasparenza e tra l'altro permetteranno anche l'inclusione del Lussemburgo nella white list. Per queste ragioni noi riteniamo l'accordo positivo e voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scotto. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, l'ho già detto in discussione sulle linee generali e lo dico anche per rassicurare chi ha dichiarato, da un punto di vista del tutto legittimo, che questo Protocollo è una sorta di modo di gettare la spugna. Non è così: è un'innovazione che va tenuta presente. Perché ? Perché per la prima volta si regolamenta il rapporto tra Lussemburgo e Italia sul terreno dell'abolizione del segreto bancario e questa cosa può segnare un elemento di novità positivo anche rispetto ad un recupero non ancora quantificato del gettito fiscale. Per cui noi voteremo a favore, convinti che ovviamente va ulteriormente migliorato, ma che è un passo in avanti (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, ribadendo come questi trattati da soli non siano sufficienti per combattere e risolvere il problema dell'evasione e dell'elusione fiscale, ma sono passi in avanti. Il Lussemburgo, come molti altri Paesi, sta progressivamente rinunciando al segreto bancario. Questo è uno strumento utile che Pag. 14permette la collaborazione tra autorità investigative e autorità finanziarie per far sì che la lotta all'evasione fiscale possa essere una realtà soprattutto in ambito europeo. Per cui, pur ribadendo che non basta un semplice trattato, siamo però molto in avanti e questa è la strada che dobbiamo continuare a perseguire.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sibilia. Ne ha facoltà.

  CARLO SIBILIA. Signor Presidente, questa Convenzione che viene stipulata oggi è stata firmata in data 21 giugno 2012 e modifica appunto quella Convenzione tra Italia e Lussemburgo in materia di imposte sui redditi e sul patrimonio stipulata nel 1981.
  Vengono aggiunti e ampliati dei controlli, la portata dei controlli, e la cooperazione amministrativa in maniera abbastanza significativa. Tra le informazioni, quindi, scambiate su richiesta delle autorità fiscali, vengono incluse anche quelle relative ai pagamenti di interessi ai sensi della direttiva 2003/48/CE sulla tassazione dei redditi da risparmio, le cosiddette euro-trattenute. Poi, lo Stato che richiede le informazioni, per esempio l'Italia, dovrà fornire, nel presentare l'istanza, alcuni dati, tra cui quelli personali, al fine di identificare le persone sulle quali vengono richieste le informazioni, le indicazioni riguardo alla forma in cui lo Stato richiede di ricevere le informazioni e le ragioni di natura fiscale per le quali queste informazioni vengono richieste.
  Pare, quindi, che sarà più facile, per Agenzia delle entrate e Guardia di finanza, acquisire informazioni sui rapporti bancari e finanziari che gli italiani hanno presso banche del Granducato. Naturalmente, dobbiamo ribadire, come MoVimento 5 Stelle, che questa è una Convenzione che arriva: non possiamo emendare il merito, e quindi siamo costretti, semplicemente, a valutare il provvedimento che è stato già siglato tra i due Stati, tra il Lussemburgo e l'Italia. Noi ci limitiamo a fare una considerazione dell'Accordo. Nello specifico, chiaramente, abbiamo già detto, in sede di discussione sulle linee generali, nel nostro intervento, che, effettivamente, potrebbe configurarsi, attraverso altri provvedimenti che sono attualmente in discussione in altre Commissioni, ad esempio in Commissione finanze, una combinazione machiavellica, che potrebbe portare ad una sorta di money laundering, cioè un lavaggio di soldi, magari, riciclati (qualcuno faceva riferimento, giustamente, alla criminalità organizzata). Per questo, esprimiamo alcune perplessità su questo tipo di accordo. Nello specifico, quindi, pur condividendo la finalità della lotta all'evasione fiscale, che dovrebbe essere un tema da affrontare in sede di dibattito sia europeo che mondiale, a questo punto, riteniamo che non si possa prescindere dalla circostanza per cui molte aziende italiane scelgono di risiedere in Lussemburgo. Quindi, nell'esprimere la nostra astensione su questo provvedimento, chiediamo alcuni chiarimenti anche al Governo quanto all'entità di questo fenomeno, cioè di capire per quale motivo tutte queste aziende italiane vanno a risiedere in Lussemburgo.
  Uno degli esempi che vorrei fare è proprio quello di una delle più grandi banche italiane, se non la più grande banca italiana, che è UniCredit, che ha la bellezza di 11 partecipate in Lussemburgo, alcune delle quali – nel prospetto sono sei – non danno neanche la possibilità di visionare i propri bilanci. Una banca così importante ha questo tipo di soluzioni di conti all'estero, ha delle partecipate in Lussemburgo, sono 11. Quindi, magari, sarebbe questa la possibilità – arriva il caso, la Convenzione – di potere, magari, grazie all'Agenzia delle entrate, andare a vedere cosa vi è scritto in questi bilanci.
  UniCredit è sempre quella grande banca che, durante il suo aumento di capitale tra il 9 e il 20 gennaio 2012, ha avuto oscillazioni del suo diritto in Borsa fino al 600 per cento, realizzando un interesse rendimento anche fino al 18.249 per cento nei soli 12 giorni di contrattazione. Naturalmente, queste mie affermazioni sono tutte pubbliche e sono state Pag. 15anche inserite nel verbale dell'assemblea dei soci di Monte dei Paschi di Siena del 28 dicembre 2012. Sto, in realtà, facendo una denuncia molto chiara, che deve andare direttamente alle orecchie di Consob e Banca d'Italia, perché bisogna capire che, se accadono speculazioni del genere e poi, magari, non possiamo neanche andare a vedere i bilanci delle partecipate in Lussemburgo di una banca, questi diventano dei fatti molto gravi, che devono essere posti all'attenzione di Consob e Banca d'Italia. Inoltre, aggiungerei che la presenza di partecipazioni in Lussemburgo di UniCredit è assai articolata: da quella di UniCredit Spa a quella, mediata, di UniCredit Bank AG, e quella di UniCredit Luxembourg Finance SA, controllata da UniCredit International Bank, a sua volta controllata da UniCredit Spa. E non vi è dubbio che in UniCredit abbondano risorse qualificate, per cui, se si creano simili, astrattamente, costose catene societarie, un vantaggio societario vi deve pur essere, non solo in termini di riservatezza degli affari dei migliori clienti, ma, a fronte anche di quello che è eventualmente opposto al fisco italiano, si vorrebbe sapere qual è l'interesse di UniCredit.
  La nostra attenzione, quindi, su questo provvedimento, è che, se oggi cambia lo strumento, per cui Lussemburgo viene inserita nella white list, sarà più facile avere questi contatti grazie all'Agenzia delle entrate e alla Guardia di finanza, che possono andare a fare un lavoro di vigilanza migliore, allora noi chiediamo che Consob e Banca d'Italia si avvalgano di questo strumento e rendano più trasparente quelle che sono le società partecipate in Lussemburgo del più grande gruppo bancario italiano, che è UniCredit (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, intervengo a nome del Partito Democratico per esprimere ovviamente il nostro parere favorevole rispetto alla ratifica di questo importante Protocollo, perché al netto di quello che abbiamo sentito anche qui in discussione sulle linee generali, e in questa ultima dichiarazione di voto, crediamo invece che questo Protocollo segni una svolta, una svolta importante che va sulla linea di quello che avevamo già votato in precedenza rispetto a San Marino, cioè il tentativo nell'ambito dell'Unione europea di rendere sempre più trasparenti i rapporti tra i Paesi soprattutto in tema ovviamente di lotta ai paradisi fiscali e all'evasione.
  E allora, questo Protocollo, per entrare nel merito, intanto apre totalmente quella che è la trasparenza bancaria. Abbiamo di fatto l'abolizione del segreto bancario per quello che riguarda il Lussemburgo e questo crediamo sia importante e che permetterà a Lussemburgo di entrare nella white list, ma che permetterà ovviamente anche al nostro Paese di avere maggiori poteri di indagine qualora ci fosse evasione e tentativo di riciclaggio, come è stato accennato prima.
  Un altro dei punti, secondo me, qualificanti rispetto al testo di questo Protocollo riguarda quanto disposto nel comma 5, laddove si dice appunto che è prevista l'impossibilità per ciascuno dei due Stati contraenti di rifiutare di fornire informazioni solo perché esse sono relative ad una banca, ad un'istituzione finanziaria, un mandatario o a un agente fiduciario. Quindi, elementi concreti, in cui finalmente crediamo si possano superare quelle che sono state le ombre negli scambi economici e finanziari anche nell'ambito dei Paesi europei e per questo crediamo sia molto importante proseguire in questa direzione.
  Un altro elemento è quello riguardante il tema della doppia tassazione: crediamo che noi dobbiamo avere innanzitutto l'obiettivo di evitare la doppia imposizione rispetto ai soggetti economici che, ovviamente, contribuiscono a quello che è lo sviluppo di tutta la nostra area europea. E, quindi, nell'ambito di una regolamentazione codificata finalmente si elimina quella che è la doppia imposizione secondo Pag. 16un quadro normato e molto preciso, e questo elimina qualsiasi alibi anche per chi, fino a questo punto, ha giocato in qualche modo nell'ambiguità nelle relazioni rispetto a questi paradisi fiscali.
  Per queste ragioni, molto concrete, di lotta all'evasione fiscale, di abolizione del segreto bancario per il Lussemburgo, e soprattutto di una nuova cooperazione economico-finanziaria nell'ambito dell'area europea, crediamo sia molto importante questo passaggio, e ci dichiariamo favorevoli rispetto alla ratifica di questo Protocollo.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2082)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2082, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Gregori, Santerini, Malpezzi, Pizzolante, Marti, Zampa, Bosco, Patriarca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione del Protocollo aggiuntivo e dello Scambio di Lettere recanti modifiche alla Convenzione tra Italia e Lussemburgo intesa ad evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio ed a prevenire la frode e l'evasione fiscale, con Protocollo, del 3 giugno 1981, fatti a Lussemburgo il 21 giugno 2012.» (2082):

   Presenti  435   
   Votanti  368   
   Astenuti   67   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato  368    
  (La Camera approva – Vedi votazioni).

  (I deputati Vargiu e Airaudo hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Protocollo facoltativo relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, fatto a New York il 10 dicembre 2008 (A.C. 2085) (ore 11,15).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione del Protocollo facoltativo relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, fatto a New York il 10 dicembre 2008.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2085)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Fucsia Fitzgerald Nissoli.

  FUCSIA FITZGERALD NISSOLI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Protocollo che esaminiamo, adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2008 ed aperto alla firma degli Stati nel settembre dell'anno successivo, costituisce un ulteriore, fondamentale elemento dell'architettura giuridica posta a salvaguardia dei diritti umani delineata a livello internazionale, poiché si pone l'obiettivo di rafforzare la tutela dei diritti economici, sociali e culturali, garantendo i medesimi meccanismi di protezione già previsti per i diritti civili e politici.
  Il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, al pari del coevo Patto internazionale sui diritti civili e Pag. 17politici, è un Trattato dell'ONU, nato dall'esperienza della Dichiarazione universale dei diritti umani, adottato nel 1966 ed entrato in vigore nel gennaio 1978. Ricordo che tra i principi fondamentali sanciti dal Patto figura il diritto all'autodeterminazione dei popoli, il divieto di discriminazione, la parità tra uomo e donna, l'inderogabilità dei diritti definiti dal Patto, il diritto al lavoro, il diritto ad un'equa retribuzione, il diritto di libertà sindacale ed il diritto di sciopero, il diritto alla sicurezza sociale, la protezione della famiglia e della donna lavoratrice, il diritto alla libertà dalla fame, il diritto all'istruzione, la libertà di ricerca scientifica e dell'attività creativa.
  Diversamente dal Patto sui diritti civili e politici, il Patto sui diritti economici, sociali e culturali non prevedeva in origine nessuno specifico comitato di controllo. Solo nel 1985 il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite decise di istituire il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali, composto da 18 esperti indipendenti, incaricati di monitorare l'implementazione del Patto da parte degli Stati, analizzando i rapporti periodici che questi ultimi sono tenuti a preparare, ai sensi della Parte IV del Patto.
  Il 10 dicembre 2008, al termine delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Assemblea generale ha adottato all'unanimità il Protocollo opzionale al nostro esame, che istituisce un meccanismo di comunicazione individuale per gravi violazioni dei diritti sanciti nel Patto.
  Il Protocollo impegna gli Stati a riconoscere la competenza del Comitato a ricevere e considerare comunicazioni provenienti da individui o gruppi di individui che si reputano vittime di violazioni di uno o più diritti sanciti nel Patto. Il Protocollo, inoltre, attribuisce competenze al Comitato, tra le quali quella di ricevere e considerare comunicazioni interstatali; richiedere ad uno Stato di adottare misure urgenti in circostanze di eccezionale gravità, per impedire danni irreparabili per le vittime di presunte violazioni; in caso di violazioni gravi, sistematiche, predisporre una missione di inchiesta sul campo. Il Comitato invia le proprie osservazioni e, eventualmente, le proprie raccomandazioni alle parti interessate, attendendo dallo Stato parte, entro i successivi sei mesi, indicazioni sulle misure adottate.
  Segnalo, in conclusione, l'esigenza di pervenire ad una rapida approvazione del provvedimento di ratifica di un Accordo che il nostro Paese ha fortemente sostenuto, anche attraverso l'adesione ad un gruppo degli Stati amici del Protocollo, e che ha sottoscritto nel settembre 2009, quindi ben cinque anni fa.
  Tale ratifica sarà senz'altro utile all'Italia per la revisione periodica universale dello stato dei diritti umani, a cui il nostro Paese sarà sottoposto nel prossimo turno.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
  È iscritto a parlare il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signora Presidente, poche parole per ribadire l'importanza di questo provvedimento. Troppo spesso l'attenzione dell'opinione pubblica dei vari Paesi è rivolta ai diritti civili e politici e vengono trascurati diritti altrettanto importanti e fondamentali come quelli economici, sociali e culturali. Pertanto un plauso al nostro Paese, che da sempre è tra i principali sostenitori di questo protocollo, volendo garantire gli stessi meccanismi di protezione che sono previsti per i diritti civili e politici anche per i diritti economici, sociali e culturali. È un fatto politico. Difficilmente si faranno in realtà passi in avanti, ma è un piccolo passo, significativo nella direzione della tutela anche dei diritti sociali, culturali ed economici.

  PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

Pag. 18

(Repliche del relatore e del Governo – A.C. 2085)

  PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.

(Esame degli articoli – A.C. 2085)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
  Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
  Passiamo dunque all'esame dell'articolo 1, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2085).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Tancredi, Beni, Paris, Gelmini, Bernini, Pastorino, Benamati...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  417   
   Maggioranza  209   
    Hanno votato  417    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2085).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Capua, Malisani, Locatelli, Zardini, Carra, Roberta Agostini, Galperti, Causin, Lattuca, Francesco Sanna, Di Maio, Lauricella, Cassano, Catania, Airaudo, Pisicchio, Mannino, Di Benedetto, Giorgis ...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
   Presenti e votanti  425   
   Maggioranza  213   
    Hanno votato  425    

  La Camera approva (Vedi votazioni).
  Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A – A.C. 2085), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Piepoli, Zoggia, Castiello, Lavagno, Rampi, Dorina Bianchi, Fioroni...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  432   
   Maggioranza  217   
    Hanno votato  432    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2085)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo provvedimento noi intendiamo rafforzare, come Paese, la tutela dei diritti economici, sociali e culturali – e su di essi in questo particolare frangente storico è crescente, per fortuna, l'attenzione a livello internazionale – garantendo gli stessi meccanismi di protezione già previsti per i diritti civili Pag. 19e politici. Infatti, tra i principi fondamentali sanciti da questo Patto figura il diritto all'autodeterminazione dei popoli, il divieto di discriminazione e la parità fra uomo e donna, la non derogabilità dei diritti definiti dal Patto, il diritto al lavoro, il diritto ad un'equa retribuzione, il diritto di libertà sindacale, il diritto di sciopero, il diritto alla sicurezza sociale, la protezione della famiglia e della donna lavoratrice, il diritto, questo davvero nuovo, alla libertà dalla fame, il diritto all'istruzione, alla libertà di ricerca scientifica, dell'attività creativa. Tutto questo, che sembrerebbe assodato, è qualcosa che il mondo invece ha bisogno di costruire e per questo il presente trattato ONU, che noi siamo chiamati a ratificare, questo Protocollo, ha un'estrema importanza. Va rilevato che il 10 dicembre 2008, al termine delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Assemblea generale ha adottato all'unanimità il Protocollo opzionale all'esame di questa Commissione e di questo Parlamento che istituisce un meccanismo di comunicazioni individuali per le gravi violazioni dei diritti sanciti nel Patto. Allora, il nostro auspicio è che si giunga davvero celermente alla ratifica di questo Protocollo considerando l'impegno che l'Italia ha avuto proprio nel cosiddetto «gruppo degli amici del Protocollo», nonché in vista della revisione periodica universale nell'ambito del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite che avrà luogo – l'Aula forse non lo sa, ma l'Italia sarà sotto esame – nella seconda metà di quest'anno durante la nostra Presidenza del semestre europeo. Per questo motivo, noi esprimiamo voto favorevole come gruppo Per l'Italia, ma diciamo anche che è qualcosa di urgente.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, riguardo al Protocollo facoltativo relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che è stato siglato a New York cinque anni e mezzo fa, vedo che tanti colleghi hanno ricordato, tra i vari diritti sanciti in questo Protocollo, quello all'autodeterminazione. Ci fa piacere e, quindi, questo sarà sicuramente un buon viatico nel momento in cui a breve il popolo veneto chiederà nuovamente il referendum per l'autonomia e l'indipendenza (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Vedremo se poi ci sarà la coerenza nei fatti di quello che viene poi detto quando si parla di alti principi e di alti livelli.
  Detto ciò, il Protocollo è fonte di non pochi spunti di riflessione sui quali cercherò comunque di fare un passaggio breve per ciascuno. Alla fine del 2008, quando è stato siglato all'interno della cornice delle Nazioni Unite, si tentò in qualche modo di generalizzare per quanto possibile il riconoscimento di un vasto novero di diritti economici, sociali e culturali, universalizzando in qualche modo il modello occidentale dell'economia sociale di mercato. Al nostro Paese la ratifica di questo Protocollo non pone evidentemente alcun problema, anzi. I diritti di cui si parla, infatti, sono già garantiti dalla nostra Costituzione, dalle leggi, dalle prassi. Può al limite essere discutibile la scelta di porre dei parametri di riferimento per l'umanità intera al di là, ripeto, di quelli che sono i diritti in senso lato. Però il modello dell'economia di mercato...ma l'insieme forse ha bisogno di qualcosa di diverso per uscire dalla stagnazione che ha vinto una parte importante del pianeta.
  Tuttavia, ad un Protocollo del genere riconosciamo potenzialmente una funzione decisamente importante: quella di possibile argine futuro alla pratica del dumping sociale e magari ambientale che permette a diversi giganti emergenti di lucrare un vantaggio competitivo su di noi, con l'effetto ultimo di determinare una spinta anche in Europa, ponendo in discussione alcune conquiste emblematiche del nostro welfare. È senz'altro meglio supportare le garanzie e i diritti verso la Cina, verso i Paesi emergenti piuttosto che importare dai cinesi alcune tremende caratteristiche del loro modello di sviluppo Pag. 20che talvolta osserviamo anche nelle loro fabbriche sul nostro continente. Peraltro, seppure il Protocollo preveda l'istituzione di un organismo preposto al controllo del comportamento e della legislazione degli Stati, non è contemplata alcuna cessione della sovranità perché l'organismo di controllo previsto potrà solo raccomandare interventi che i singoli Governi potranno anche decidere di operare. Quindi, diciamo, un'arma abbastanza spuntata. Di qui, viene qualche nostro dubbio sull'effettiva efficacia di questo Protocollo che già nel cappello introduttivo pare, anzi non pare ma è specificato con qualcosa di facoltativo. Tuttavia, le buone intenzioni vanno sempre in qualche modo sostenute e quindi voteremo favorevolmente alla ratifica anche se rimangono tutti i dubbi come dicevo sull'effettiva efficacia delle azioni che questo Protocollo di intenti mira in qualche modo ad estendere, portando un modello di sviluppo che comunque mostra anche qui i suoi limiti.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rabino. Ne ha facoltà.

  MARIANO RABINO. Signora Presidente, onorevoli colleghi, anche il gruppo di Scelta Civica esprimerà un voto favorevole sui provvedimenti di ratifica di un Accordo che il nostro Paese ha fortemente e convintamente sostenuto. Consegnerò naturalmente il testo anche per ragioni di brevità dei nostri lavori. Vorrei però ricordare che la ratifica del suddetto Protocollo opzionale da parte dell'Italia non comporta l'assunzione di oneri – lo ricordava anche il collega Pini poc'anzi – né implica particolari limitazioni di sovranità giacché il comitato sui diritti economici, sociali e culturali cui lo stesso assegna, come già rilevato, una serie di funzioni conciliative concernenti la ricezione e l'esame delle comunicazioni individuali e interstatali e la procedura di inchiesta non ha il potere di emettere decisioni giuridicamente vincolanti ma si limita a produrre osservazioni, raccomandazioni rivolte agli Stati affinché si adoperino al meglio nel garantire la protezione e la promozione dei diritti economici, sociali e culturali a livello interno.
  Oltretutto, come peraltro messo in luce dall'articolo 8, si tiene conto del fatto che agli Stati è concesso un ampio margine di discrezionalità e autonomia riguardo alle modalità e agli strumenti mediante i quali perseguire il pieno esercizio e godimento dei diritti contemplati dal Patto in relazione alle proprie disponibilità, risorse e capacità. È questo, d'altra parte, l'elemento caratterizzante i diritti economici, sociali e culturali. Se, per la realizzazione dei diritti civili e politici, lo Stato deve astenersi dal porre in essere atti potenzialmente pregiudizievoli degli stessi, i diritti economici, sociali e culturali richiedono, invece, un'azione positiva da parte dello Stato, il quale è chiamato a programmare e ad attuare tutte le misure necessarie per una loro concreta attuazione.
  Secondo i principi enunciati nello statuto delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti uguali e inalienabili costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo. In base alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, l'ideale dell'essere umano libero, che goda della libertà dal timore e dalla miseria, può essere conseguito soltanto se vengono create condizioni che permettono ad ognuno di godere dei propri diritti economici, sociali e culturali, nonché dei propri diritti civili e politici.
  Per tutte queste ed altre ragioni, il gruppo di Scelta Civica per l'Italia esprime un voto favorevole alla ratifica di questo trattato.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, è chiaro che i dubbi sull'efficacia di strumenti come questi protocolli facoltativi, già espressi da qualche collega che mi ha preceduto, sono legittimi, però noi riteniamo Pag. 21che l'importanza di questo atto sia soprattutto sul piano concettuale, sul piano – oserei dire – culturale.
  L'ONU riconosce in qualche modo che la persona non è soltanto soggetto da tutelare sotto il profilo dei diritti civili e politici, ma è soggetto che svolge attività culturale, sociale e, quindi, anche in questo senso va tutelato. Noi riteniamo che questo sia il segnale importante. Semmai, ci sarebbe da interrogarsi sul fatto che un atto così significativo arrivi alla ratifica del Parlamento con quasi cinque anni di ritardo rispetto a quando è stato fatto in sede ONU, e quindi questo fa un po’ riflettere sul fatto che l'ONU possa essere più preoccupata di questi diritti di quanto non lo sia il Parlamento italiano: è una riflessione che ci si impone. Comunque il Nuovo Centrodestra voterà a favore di questa ratifica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, vorrei ribadire il voto favorevole di Forza Italia a questo provvedimento, pur con tutte le cautele del caso, nel senso che sicuramente questo Protocollo è un passo in avanti nella via della tutela di alcuni diritti. Abbiamo, come anche altri gruppi, seri dubbi sull'efficacia e sulla possibilità di far rispettare tutte le dichiarazioni di principio che sono contenute in questo Protocollo. Il Comitato stesso che viene istituito non è vincolante, quindi l'efficacia di quanto viene descritto nel Protocollo è sicuramente limitata, tuttavia è un passo in avanti; non possiamo che incoraggiare questa strada, per cui annunzio il voto favorevole di Forza Italia.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Marta Grande. Ne ha facoltà.

  MARTA GRANDE. Signor Presidente, il testo che ci accingiamo a votare – il Protocollo opzionale relativo al Patto sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 – è stato adottato nel 2008 da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite. L'Italia, come spesso accade, si ritaglia un ruolo fondamentale nella promozione e rafforzamento della tutela dei diritti economici, sociali e culturali, ed infatti anche in questo caso il nostro Paese è stato tra i principali sostenitori dell'adozione di questo Protocollo.
  L'Italia figura sicuramente tra i sostenitori storici di quei diritti che ora, nella politica del XX e del XXI secolo, si definiscono umani, ed oggi vuole di nuovo sposare quei principi e valori già sanciti con la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dai Patti internazionali sui diritti umani, per arrivare al Patto sui diritti economici, sociali e culturali, tra cui i diritti al lavoro, alla costituzione e all'adesione ai sindacati, alla sicurezza sociale, ad un tenore adeguato di vita, alimentazione, vestiario e alloggio, alla protezione della famiglia, ad un livello di salute fisico e mentale il più elevato possibile, all'istruzione e alla partecipazione alla vita culturale. Tutti questi rappresentano pilastri imprescindibili della dignità umana al pari dei diritti civili e politici.
  Allo stesso tempo, per far sì che ogni essere umano sia libero dalla paura e dal bisogno, è necessario creare quelle condizioni che consentano a tutti di porre in essere, attraverso un trattamento realmente paritario, il sacro principio dell'uguaglianza. Non creare le condizioni per godere tutti dei nostri diritti equivarrebbe a non averli sanciti, proprio in virtù di peculiarità loro proprie, quali l'universalità, l'indivisibilità e l'interdipendenza.
  Con questo Protocollo viene disposto, in accordo con quanto sopra detto, uno strumento per l'esame di comunicazioni individuali e interstatali e la creazione di una procedura di inchiesta con il consenso dello Stato parte interessato. Le decisioni che verranno dal Comitato sui diritti economici, sociali e culturali non saranno però giuridicamente vincolanti, ma si tradurranno solamente in osservazioni e raccomandazioni rivolte agli Stati, affinché si Pag. 22adoperino al meglio per garantire la protezione e la promozione dei diritti economici, sociali e culturali a livello nazionale.
  Allo stesso tempo, agli Stati è concesso un ampio margine di discrezionalità e autonomia riguardo alle modalità e agli strumenti mediante i quali perseguire in pieno l'esercizio e il godimento dei diritti contemplati dal Patto in relazione alle proprie disponibilità, risorse e capacità. Riteniamo, pertanto, che ciò che viene stabilito dal Protocollo in questione possa contribuire efficacemente allo sviluppo dei diritti economici, sociali e culturali sanciti nel Patto.
  Pertanto, il MoVimento 5 Stelle voterà favorevolmente anche per far sì che l'Italia continui ad essere e a rappresentare uno dei punti di riferimento a livello internazionale nella promozione e tutela dei diritti economici, sociali e culturali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Quartapelle Procopio. Ne ha facoltà.

  LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, il Protocollo facoltativo relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 ha l'obiettivo di definire le modalità attraverso cui individui, gruppi di individui, gruppi di individui in rappresentanza di cittadini possano ricorrere al Comitato sui diritti economici, sociali e culturali soggetti a uno Stato contraente del Protocollo, qualora ritengano che uno dei loro diritti previsti dal Patto sia violato.
  Il Protocollo migliora, quindi, l'efficacia del Patto internazionale perché indica delle strade attraverso cui il rispetto di questi stessi diritti possa essere evocato e fatto rispettare. Si tratta di un meccanismo che fa fare un passo avanti alla dottrina dei diritti universali, che non vengono così solo enunciati, ma si trova anche un meccanismo per farli rispettare, nel rapporto non solo tra Stati, ma anche tra Stati, individui e gruppi organizzati.
  L'Italia è membro del «Gruppo amici del Protocollo» e si colloca tra i principali sostenitori della sua adesione. Anche in considerazione, come già detto dalla relatrice e da alcuni colleghi sia di maggioranza che di opposizione, del fatto che l'Italia sarà in autunno sottoposta alla revisione periodica dei diritti umani, e anche in considerazione della particolare sensibilità italiana a livello internazionale sui temi dei diritti umani, ci sembra particolarmente importante la rapida approvazione di questo Protocollo.
  Annuncio, quindi, il voto favorevole del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2085)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2085, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Salvo, Manfredi, Nuti, Fiano, Molteni, Sarti, Guidesi, Paris.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:
  «Ratifica ed esecuzione del Protocollo facoltativo relativo al Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, fatto a New York il 10 dicembre 2008» (2085):

   Presenti e votanti  441   
   Maggioranza  221   
    Hanno votato  441    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

Pag. 23

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dello scambio di Note tra la Repubblica italiana e l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (UNIDROIT) modificativo dell'articolo 1 dell'Accordo di sede tra l'Italia e l'UNIDROIT del 20 luglio 1967, come emendato con scambio di Note del 5-9 giugno 1995, fatto a Roma il 21 dicembre 2012 (A.C. 2099-A) (ore 11,45).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 2099-A: Ratifica ed esecuzione dello scambio di Note tra la Repubblica italiana e l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato (UNIDROIT) modificativo dell'articolo 1 dell'Accordo di sede tra l'Italia e l'UNIDROIT del 20 luglio 1967, come emendato con scambio di Note del 5-9 giugno 1995, fatto a Roma il 21 dicembre 2012.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 2099-A)

  PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
  Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
  Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Picchi.

  GUGLIELMO PICCHI, Relatore. Signor Presidente, questo disegno di legge riguarda l'esecuzione dello scambio di Note tra la Repubblica italiana e UNIDROIT. Ricordo che l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato è un'organizzazione internazionale con sede a Roma, istituita nel 1926 dalla Società delle Nazioni e ricostituita nel 1940 sulla base di un Accordo multilaterale fondato sul suo statuto organico.
  Si tratta di un'istituzione internazionale che dipende dai Governi partecipanti e gode, sul territorio di ciascun Governo partecipante, della capacità giuridica necessaria per esercitare la sua attività e per conseguire i suoi scopi. Il Presidente, che è designato dal Governo italiano, è il professor Alberto Mazzoni, nominato nel 2011 e docente di diritto commerciale internazionale presso la Cattolica di Milano. L'UNIDROIT attualmente riunisce 63 Stati membri dei cinque continenti, con differenti sistemi giuridici, economici e politici, con l'obiettivo di studiare i mezzi per armonizzare e coordinare il diritto privato fra gli Stati o fra i gruppi di Stati e di predisporre gradualmente l'adozione di legislazioni uniformi di diritto privato. Sin dalla sua costituzione l'UNIDROIT ha elaborato circa settanta progetti e modelli di convenzioni internazionali, che hanno poi contribuito all'adozione di importanti strumenti internazionali di armonizzazione legislativa da parte degli Stati membri, tra i quali ricordiamo: i principi di uniformazione dei contratti commerciali internazionali, elaborati nel 1994 e revisionati nel 2004 e nel 2011; la Convenzione sui beni culturali rubati o illecitamente esportati; la Convenzione sui contratti di vendita internazionale; la Convenzione istitutiva di una legge uniforme sul testamento internazionale; la Convenzione internazionale sulla rappresentanza, nonché un corpus di regole in materia di arbitrato internazionale.
  Prima di esaminare il disegno di legge di ratifica, vorrei evidenziare che, lo scambio di Note verbali, di identico contenuto, del 21 dicembre 2012, comporta lo spostamento del contributo italiano a UNIDROIT dalle spese volontarie alle spese obbligatorie a carico del bilancio dello Stato, dando così certezza all'UNIDROIT della continuità e della consistenza dello stanziamento italiano. Tale innovazione adempie finalmente ad un'indicazione da tempo espressa circa l'inadeguatezza della collocazione dell'UNIDROIT nella tabella triennale degli enti internazionalistici.
  Il motivo di questo spostamento sostanzialmente consiste nel fatto che se l'Italia non avesse continuato a garantire un adeguato stanziamento all'Organizzazione, si poteva profilare il rischio di trasferimento Pag. 24all'estero dell'Istituto, e, quindi, l'eventuale trasferimento della sede da Roma costituirebbe un evidente indebolimento del polo giuridico romano delle organizzazioni internazionali, che è un elemento di prestigio della nostra politica estera.
  Velocemente, il contenuto consta di quattro articoli. Gli articoli 1 e 2 contengono l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dello scambio di Note. L'articolo 3, le norme di copertura finanziaria, individuando al comma 1 gli oneri del provvedimento in 126.250 euro annui, a decorrere dal 2014. A tali oneri si provvede mediante riduzione dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per il 2014, utilizzando parzialmente l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

  PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo.
  Non essendovi iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che pertanto non avranno luogo le repliche del relatore e del rappresentante del Governo.

(Esame degli articoli – A.C. 2099-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo della Commissione (Vedi l'allegato A – A.C. 2099-A).
  Poiché non sono stati presentati emendamenti, li porrò direttamente in votazione.
  Passiamo all'esame dell'articolo 1, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2099-A).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli, Gasparini, Sandra Savino, Mucci...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  430   
   Maggioranza  216   
    Hanno votato  430    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Passiamo all'esame dell'articolo 2, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2099-A).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,55).

  PRESIDENTE. Monaco, Ventricelli, Mauri, Fossati, Garofalo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  426   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 426).    

  (Il deputato Airaudo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole).

  Passiamo all'esame dell'articolo 3, al quale non sono state presentate proposte emendative (Vedi l'allegato A – A.C. 2099-A).
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.Pag. 25
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Ventricelli, Tartaglione, Zardini, Crippa, Monaco, Galperti...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 429).    

  Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A – A.C. 2099-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
  Passiamo dunque ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fratoianni, Valeria Valente, Malpezzi, Crippa...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

   (Presenti e votanti  429   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato
 429).    

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2099-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Marazziti. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, il gruppo Per l'Italia voterà a favore di questo provvedimento. Si introduce una modifica – come sappiamo – all'Accordo di sede tra l'Italia e UNIDROIT. Stiamo parlando di una organizzazione internazionale istituita nel 1926 dalla Società delle Nazioni, ricostituita nel 1940 sulla base di un accordo multilaterale fondato sul suo statuto organico che ha sede in Italia.
  Sin dalla sua costituzione, l'UNIDROIT ha elaborato circa settanta progetti e modelli di convenzioni internazionali. Sono importanti strumenti internazionali di armonizzazione legislativa da parte degli Stati membri. Per questo, anche se sembra una materia lontana, si tratta di un provvedimento utile rispetto al quale noi stiamo ovviando ad un problema. Il problema è quello di essere diventati sempre più deboli nel vedere indebolire il polo giuridico romano delle organizzazioni internazionali, che invece è un elemento di prestigio della politica estera del nostro Paese a beneficio di altri Paesi anche a causa del fatto che l'Italia ha ridotto, da 258 mila euro nel 2008 a soli 100 mila euro nel 2011, il suo contributo.
  Ora, il fatto che il contributo italiano fosse deciso annualmente è stato percepito da molti Stati membri finora come un ostacolo alla programmazione di una efficiente politica di bilancio e alla gestione finanziaria dell'istituto, ma noi riteniamo che questo Accordo, questo che noi andiamo ad approvare, riesca a ristabilire un punto a favore del rafforzamento di un polo giuridico romano a livello internazionale. Tutto questo è in linea con la tradizione del nostro Paese, con il suo prestigio e con il suo ruolo internazionale. Per questo voteremo a favore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, questa ratifica è, in una certa misura, un atto dovuto che non pone nessun tipo di problema politico. Si potrebbe al limite discutere sull'opportunità di dedicarvi un dibattito in questo momento, in cui ben altri sono i temi di cui la politica estera italiana dovrebbe occuparsi, con un conflitto aperto all'interno del nostro continente, con gli Stati Uniti che ci chiedono impegni diversi in altri scenari e con, ad esempio, temi come una nostra nave, con Pag. 26grandi capacità di intelligence, l’Elettra, che pare, da informazioni, essere diretta verso il Bosforo per andare in qualche modo a monitorare quello che sta succedendo nello scenario ucraino.
  Io mi auguro e spero che ci siano ambiti e spazi adeguati per discutere di queste decisioni prese tenendo all'oscuro il Parlamento. Mi auguro che ci sia un dibattito serio sul coinvolgimento in questo tipo di scenari. Comunque sia, lo ripeto: questo è un atto dovuto anche se poteva tranquillamente attendere. C’è una spesa per i contribuenti di 126 mila euro proprio perché la sede dell'UNIDROIT è a Roma.
  Però, riteniamo, comunque sia, la funzione di questo organismo assolutamente meritoria e, quindi, diciamo anche qui, in virtù dell'auspicio delle buone intenzioni, che voteremo favorevolmente sulla ratifica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Picchi. Ne ha facoltà.

  GUGLIELMO PICCHI. Signor Presidente, ribadisco il voto favorevole del gruppo di Forza Italia, considerando come sia importante mantenere la sede dell'UNIDROIT a Roma. Quindi, è positivo il fatto che si sia trasformato da volontario a obbligatorio il contributo annuale che ogni anno l'Italia versa a questo istituto.
  Perderlo sarebbe una grave perdita per il polo giuridico romano degli enti internazionali e, quindi, siamo favorevoli a questo provvedimento.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Scagliusi. Ne ha facoltà.

  EMANUELE SCAGLIUSI. Signor Presidente, l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato è una organizzazione internazionale con sede a Roma, in Italia. Istituito nel 1926 dalla Società delle nazioni, l'UNIDROIT ha continuato a operare sulla base di un accordo multilaterale anche dopo l'estinzione di tale organizzazione. Attualmente conta 63 Stati membri dei cinque continenti, con differenti sistemi giuridici, economici e politici.
  L'UNIDROIT ha la funzione di elaborare strumenti per armonizzare e coordinare il diritto privato e, in modo particolare, il diritto commerciale degli Stati. Inoltre, sin dalla sua costituzione l'UNIDROIT ha elaborato circa 70 progetti e modelli di convenzioni internazionali, che hanno poi contribuito all'adozione di importanti strumenti internazionali di armonizzazione legislativa da parte degli Stati membri.
  L'obiettivo principale di questo disegno di legge è quello di garantire la permanenza in Italia – e quindi la sede a Roma – dell'UNIDROIT, per mantenere il prestigio del polo giuridico romano delle organizzazione internazionali, che sono un vanto della nostra politica estera, politica estera che in questo ultimo periodo non ha brillato particolarmente, visti i molti casi, tipo quello dei marò, ove ci sono varie questioni. È, infatti, nell'interesse dell'Italia consolidare la propria posizione di ospite di un'organizzazione che gode di indiscusso prestigio a livello internazionale.
  Dal 1964 al 1984 l'ammontare del contributo annuale italiano all'UNIDROIT è stato stabilito dall'articolo 16 dello statuto dell'organizzazione in forma di contributo fisso. Questo contributo successivamente si è trasformato in volontario e ha subito degli aumenti, dal 1985 al 1995, e poi è regolarmente diminuito negli ultimi dieci anni, con l'eccezione di un lieve aumento tra il 2004 e il 2006. La quota italiana del bilancio dell'UNIDROIT si è regolarmente contratta, con una sostanziale riduzione da 258 mila euro a 100 mila euro. Quindi, con questo disegno di legge il contributo di 100 mila euro per l'organizzazione viene trasferito dalle spese volontarie alle spese obbligatorie a carico del bilancio dello Stato.
  Il MoVimento 5 Stelle, quindi, voterà in modo favorevole su questo trattato, perché quando si tratta di tutelare i diritti a Pag. 27livello internazionale stiamo sempre dalla parte del diritto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chaouki. Ne ha facoltà.

  KHALID CHAOUKI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il nostro voto favorevole rispetto a questo scambio di Note tra, appunto, quello che è l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto privato, l'UNIDROIT, e lo Stato italiano, perché pensiamo che questo istituto in qualche modo rappresenti quella che da sempre è una storia e una tradizione del nostro Paese, in quello che è il tentativo anche di supportare i Paesi che appunto hanno superato dittature – e mi riferisco, in particolare, al sostegno italiano nella scrittura della Costituzione afghana – o nel cercare, in qualche modo, di facilitare l'uniformità nelle norme giuridiche commerciali, come appunto è il ruolo di questo istituto, tra l'altro fondato nel lontano 1926 per volontà della Società delle nazioni, che fino ad oggi ha conquistato anche risultati importanti e concreti.
  Tra cui per esempio quella che è stata la stesura della Convenzione sui beni culturali rubati o illecitamente esportati oppure la Convenzione sui contratti di vendita internazionale oppure appunto un corpus di regole in materia di arbitrato internazionale, sempre dal punto di vista del sistema economico-commerciale internazionale. Chiediamo – e lo coglierei come spunto in questa dichiarazione di voto – che il ruolo di un istituto come questo sia oggi ancor più importante e rilevante rispetto al passato proprio perché oggi abbiamo bisogno di sostenere; e mi riferisco per esempio alla revisione di alcune norme in tema di corruzione in Albania oppure a quello che è stato il contributo dell'Unione europea nel suo complesso rispetto al supporto delle democrazie, delle neodemocrazie, in questo percorso difficile che si sta avviando anche per esempio con un risultato importante in Tunisia o in altri Paesi a noi vicini.
  Insomma il contributo, come affermiamo in questa nota, l'impegno italiano a sostenere istituti come l'UNIDROIT vuole anche significare in questo momento il fatto che non possiamo esimerci dal supportare i Paesi vicini nell'avere una legislazione, una regolamentazione, che vada appunto in linea con quelle che sono le norme internazionali, e soprattutto dal supportare uno spazio come quello della ricerca e quello appunto della archiviazione di documentazione importante, della formazione e aggiornamento di chi si occupa di diritto internazionale. Ecco, per questo, ci dichiariamo favorevoli a questo Protocollo.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale – A.C. 2099-A)

  PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
  (Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2099-A)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
  Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2099-A, di cui si è testé concluso l'esame.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Tartaglione, Tabacci, Carbone, Epifani...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

  Ratifica ed esecuzione dello scambio di Note tra la Repubblica italiana e l'Istituto internazionale per l'unificazione del diritto Pag. 28privato (UNIDROIT) modificativo dell'articolo 1 dell'Accordo di sede tra l'Italia e l'UNIDROIT del 20 luglio 1967, come emendato con scambio di Note del 5-9 giugno 1995, fatto a Roma il 21 dicembre 2012 (2099-A):

   (Presenti e votanti  426   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato
 426).    

  (I deputati Vargiu, Aiello, Matarrese e Antezza hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole).

Sull'ordine dei lavori (ore 12,08).

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'esame del disegno di legge di ratifica n. 2280, relativo all'Accordo sulla creazione dello spazio aereo Blue Med.
  Secondo le intese intercorse tra i rappresentanti di tutti i gruppi, l'esame di tale provvedimento, unitamente a quelle del disegno di legge di ratifica n. 2083-A, è rinviato alla prossima settimana.
  Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

Proposta di trasferimento a Commissione in sede legislativa di una proposta di legge.

  PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di martedì 10 giugno 2014 l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la sottoindicata Commissione, cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che proporrò alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del Regolamento:
  alla II Commissione (Giustizia):
   Ermini e Ferranti: «Introduzione dell'articolo 15-bis della legge 28 aprile 2014, n. 67, concernente norme transitorie per l'applicazione della disciplina della sospensione del procedimento penale nei confronti degli irreperibili» (2344).

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse tra i rappresentanti di tutti i gruppi, il seguito della discussione del disegno di legge di delegazione europea 2013 e del disegno di legge recante la legge europea 2013-bis è rinviato alla seduta di martedì 10 giugno e sarà iscritto all'ordine del giorno con priorità rispetto agli altri argomenti, dopo l'assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 2344.
  Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta, sospesa alle 12,10, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro della giustizia ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

(Iniziative di competenza in relazione agli effetti conseguenti ad una recente sentenza della Corte di cassazione in materia di spaccio di sostanze stupefacenti – n. 3-00852)

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00852, concernente iniziative di competenza in relazione agli effetti conseguenti ad una recente sentenza della Corte di cassazione in materia di spaccio di Pag. 29sostanze stupefacenti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi e signor Ministro, il 29 maggio 2014, la Corte di cassazione ha disposto che la illegittimità costituzionale di una norma travolge anche le condanne già divenute definitive, disponendo conseguentemente che vanno rideterminate al ribasso le condanne definitive per spaccio di droghe leggere inflitte nel periodo in cui era in vigore la legge Fini-Giovanardi, dichiarata incostituzionale a febbraio 2014.
  La decisione della Corte di cassazione determina quindi la possibilità di chiedere la revoca della sentenza passata in giudicato attraverso l'attivazione dell'istituto processuale previsto dall'articolo 673 del codice di procedura penale, anche nelle ipotesi in cui attinte dalla declaratoria di incostituzionalità siano le norme penali incidenti sul trattamento sanzionatorio.
  La decisione della Corte di cassazione, oltre a rompere con il consolidato indirizzo conservativo reiterato nel tempo, fa vacillare il dogma dell'intangibilità del giudicato, togliendo certezza all'applicazione delle decisioni dei magistrati e privando in tal modo il cittadino della sicurezza in ordine all'applicazione del diritto e delle conseguenti garanzie per la propria incolumità.
  Si chiede all'onorevole Ministro interrogato come intende intervenire, per quanto di competenza, a fronte della problematica segnalata in premessa.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, mi limito ad alcune considerazioni. È innegabile che il principio di intangibilità del giudicato è stato enunciato da numerose decisioni della giurisprudenza europea ed in particolare della Corte di giustizia dell'Unione europea, che lo ha collocato tra i principi supremi del diritto dell'Unione. È tuttavia altrettanto vero che la Corte costituzionale ha più volte rilevato come lo stesso ordinamento interno preveda deroghe a tale principio in tutti i casi in cui sia necessario garantire altri valori rilevanti alla luce della Costituzione.
  Peraltro, la questione relativa ai limiti dell'intangibilità del giudicato fa parte di una tematica in continua evoluzione, anche alla luce dell'interpretazione data dai giudici europei delle disposizioni contenute nella Convenzione europea dei diritti dell'uomo, che costituisce parametro cosiddetto interposto nel giudizio di costituzionalità delle disposizioni nazionali, con particolare riferimento al principio di retroattività della legge più favorevole desunto dall'articolo 7 della stessa Convenzione.
  Stante la continua evoluzione del quadro interpretativo delle predette complesse questioni, non sembra sussistere, allo stato, la necessità di interventi di carattere normativo, con particolare riferimento alle disposizioni relative ai poteri conferiti al giudice dell'esecuzione in relazione alle sentenze passate in giudicato.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palese ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROCCO PALESE. Signor Presidente, io non ritengo soddisfacente la risposta del Ministro, che è stata una risposta prettamente tecnica. Io penso che il cittadino abbia necessità della sicurezza in ordine all'applicazione del diritto e delle conseguenti garanzie. Ci sono troppi interventi «a gamba tesa» da parte dei vari gradi del sistema dell'organizzazione della magistratura in riferimento soprattutto a quello che riguarda le garanzie per la propria incolumità. In questo caso noi riteniamo che, peraltro, si dia un pessimo segnale, ancora una volta, l'ennesima volta, in riferimento all'utilizzazione degli stupefacenti in riferimento a quelle che sono le considerazioni sulle «droghe leggere» e «droghe pesanti».

Pag. 30

(Chiarimenti in ordine agli effetti derivanti dall'applicazione di una recente sentenza della Corte di cassazione in materia di spaccio di sostanze stupefacenti – n. 3-00853)

  PRESIDENTE. L'onorevole Caon ha facoltà di illustrare l'interrogazione Molteni n. 3-00853, concernente chiarimenti in ordine agli effetti derivanti dall'applicazione di una recente sentenza della Corte di cassazione in materia di spaccio di sostanze stupefacenti (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, colleghi, Ministro, premetto che la sentenza della Corte costituzionale n. 32 del 2014 ha dichiarato incostituzionale la cosiddetta legge Fini-Giovanardi in materia di stupefacenti, così determinando un vuoto normativo. Occorre rimarcare che tale sentenza è basata sull'accertamento di un vizio meramente procedurale della citata legge, non entrando, quindi, nel merito della stessa.
  Tale assunto, oltre a desumersi dalle motivazioni della citata sentenza, è riportato chiaramente nella premessa al decreto-legge n. 36 del 2014, ove si legge che la pronuncia di incostituzionalità è fondata sul ravvisato vizio procedurale dovuto all'assenza dell'omogeneità e del necessario legame logico-giuridico tra le originarie disposizioni del decreto-legge e quelle introdotte dalla legge di conversione e non già sulla illegittimità sostanziale delle norme oggetto della pronuncia.

  PRESIDENTE. Grazie.

  ROBERTO CAON. Chiedo se il Governo possa specificare quali saranno gli effetti reali dell'applicazione della sentenza della Corte di cassazione in parola, ossia il numero dei detenuti condannati per reati di spaccio che usciranno dal carcere.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il 29 maggio scorso le sezioni unite penali della Cassazione hanno deciso la delicata questione relativa agli effetti della sentenza della Corte costituzionale n. 251 del 2012. Tale sentenza ha dichiarato l'incostituzionalità del quarto comma dell'articolo 69 del codice penale nella parte in cui vietava di attribuire prevalenza alla circostanza attenuante del fatto di lieve entità prevista per i delitti in materia di detenzione o spaccio di stupefacenti sulla recidiva reiterata, impedendo in concreto la riduzione della pena. La Cassazione ha ritenuto che la predetta dichiarazione di illegittimità costituzionale comporti la necessità di una rideterminazione della pena da parte del giudice dell'esecuzione il quale, ferme le valutazioni del giudice di merito, qualora ritenga la citata circostanza attenuante prevalente sulla recidiva, dovrà tener conto, ai fini della rideterminazione della pena, del testo dell'articolo 73, quinto comma, del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 come ripristinato a seguito della recente sentenza della Corte costituzionale n. 32 del 2014, senza tener conto di successive modifiche legislative.
  Com’è noto, con tale sentenza la Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di alcune disposizioni, come riferiva l'interrogante, della legge Fini-Giovanardi, ripristinando la formulazione originale dell'articolo 73 citato. Ciò ha determinato la reintroduzione della distinzione giuridica tra droghe pesanti e droghe leggere, nonché del correlato regime sanzionatorio. Ad oggi non sono ancora note le motivazioni della sentenza della Cassazione. La Cassazione ha, peraltro, affermato, nell'informazione provvisoria diramata il giorno stesso dalla camera di consiglio, che il giudice dell'esecuzione, sulla base delle risultanze dei singoli processi, dovrà, non solo procedere alla comparazione delle circostanze attenuanti ed aggravanti, ma, altresì, rideterminare la pena con riferimento ai limiti edittali risultanti dalla sentenza n. 32 della Corte costituzionale.Pag. 31
  Quanto ai concreti effetti della pronuncia della Cassazione, secondo i dati trasmessi dall'amministrazione penitenziaria al 26 maggio 2014, erano circa 8.500 i detenuti in esecuzione di una condanna definitiva esclusivamente per il reato previsto dall'articolo 73 del decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990. La rilevazione statistica, tuttavia, non consente di enucleare il dato relativo ai detenuti a cui in sede di condanna la circostanza attenuante del fatto di lieve entità, pur riconosciuta, non è una stata ritenuta prevalente stante il previgente divieto. Quindi, sostanzialmente, su questi 8.500, ce n’è una parte soltanto che potrà avere benefici dalla sentenza della Cassazione. Non è pertanto possibile allo stato stimare esattamente l'impatto dell'applicazione della sentenza della Cassazione nei termini richiesti dagli interroganti. Comunque, si sta procedendo ad un'analisi delle posizioni giuridiche dei singoli detenuti. Allo stato delle verifiche, la platea potenzialmente interessata dagli effetti della pronuncia potrebbe risultare non superiore alle 3 mila unità.

  PRESIDENTE. L'onorevole Caon, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROBERTO CAON. Signor Presidente, io non sono assolutamente soddisfatto o in parte perché ci avete portato dei numeri, però sono tutti quanti numeri stimati. Purtroppo, ogni due anni e mezzo abbiamo un indulto in questo Paese e adesso, con il venir meno anche di questo tipo di legge, vi è un altro piccolo indulto che va dagli 8.500 detenuti, come stava dicendo lei, Ministro, a 3-4 mila detenuti o 2.500. In altre parole, non siamo capaci di stimare, o non siete capaci di stimare, quanta gente va fuori dopo che viene riconvertita, diciamo così, o viene abrogata una legge e ci ritroviamo che già il territorio ha dei grandissimi problemi, e lo sentiamo tutti i giorni e lo vediamo, e, ulteriormente, senza avere anche dei dati precisi, lasciamo fuoriuscire delle persone senza magari poi creare quell'aspetto di reinserimento nella società civile. Io veramente rimango un po’ basito, anche dalla risposta che non è stata ben determinata con dei numeri ben precisi.

(Iniziative in ordine alla riforma delle circoscrizioni giudiziarie, con particolare riferimento agli otto tribunali individuati dal decreto ministeriale del 13 settembre 2013 – n. 3-00854)

  PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00854, concernente iniziative in ordine alla riforma delle circoscrizioni giudiziarie, con particolare riferimento agli otto tribunali individuati dal decreto ministeriale del 13 settembre 2013 (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto, con la preghiera di stare nei tempi.

  GIOVANNI MONCHIERO. Signor Ministro, questa interrogazione riprende una tematica molto dibattuta, specialmente nel 2013, poi conclusasi con l'adozione del decreto ministeriale 13 settembre 2013, che individuava otto sedi, tra quelle soppresse in esecuzione della legge n. 148 del 2011, meritevoli di una rivalutazione. In realtà, quello è un decreto un po’ all'italiana che affidava ad una commissione indagini puramente formali senza manifestare esplicitamente l'intenzione di correggere alcuni errori di valutazione effettuati dal decreto. Lo scopo di questa interrogazione, come lei avrà visto leggendola, è proprio quello di avere una risposta definitiva poiché i tempi utili per correggere eventualmente quegli errori scadrebbero a settembre e, quindi, non resta molto tempo, signor Ministro, e dall'avvento del nuovo Governo questa tematica è stata semplicemente dimenticata.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, nel rispondere Pag. 32all'interrogazione, devo rilevare preliminarmente che il decreto ministeriale ha inteso autorizzare, a beneficio degli uffici giudiziari accorpanti, l'utilizzazione di immobili già adibiti a servizio degli uffici giudiziari soppressi purché vi fossero specifiche ragioni organizzative o funzionali limitatamente al periodo strettamente necessario allo smaltimento dell'arretrato. Quindi il citato decreto è volto a favorire l'attuazione della riforma in quanto diretto a rimuovere, per alcuni sedi giudiziarie, le criticità derivanti dalla provvisoria carenza di spazi da destinare agli usi giudiziari.
  Ciò chiarito, faccio presente che con il decreto legislativo n. 14 del 2014 sono state adottate disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi relativi alla riforma della geografia giudiziaria. La scelta di intervenire nell'immediatezza dell'attuazione della riforma risponde alla esigenza di superare, già nella fase di avvio delle nuove circoscrizioni giudiziarie, i dubbi interpretativi posti dalla normativa originaria.
  Il termine assegnato dalla legge delega per adottare disposizioni integrative, correttive e di coordinamento è stato fissato in due anni dall'entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi ed è per questo che, sino al settembre 2014, sarà comunque possibile adottare eventuali provvedimenti recanti disposizioni di tenore analogo a quelle già vigenti. Il Ministero della giustizia è infatti da tempo impegnato in un'attività di monitoraggio volta ad assicurare l'effettiva realizzazione degli obiettivi di efficienza e razionalizzazione di tutti gli uffici giudiziari del Paese, compresi i tribunali menzionati nell'interrogazione. Inoltre, come già ricordato dagli interroganti, il 19 settembre 2013 è stato istituito un gruppo di lavoro con l'obiettivo di verificare la natura e i tempi degli effetti applicativi del nuovo assetto territoriale sull'operatività degli uffici giudiziari.
  I compiti assegnati al gruppo di lavoro non si esauriscono però in un'attività di monitoraggio delle problematiche applicative eventualmente sorte in sede di attuazione delle riforme introdotte con i citati decreti. Per superare le possibili criticità, il gruppo di lavoro potrà infatti proporre soluzioni organizzative e normative da adottare successivamente nell'ambito di decreti legislativi correttivi. Anche le situazioni specifiche dei tribunali individuati con decreto ministeriale 13 settembre 2013 potranno quindi costituire oggetto di valutazione alla luce delle verifiche di funzionalità che emergeranno dall'attività del gruppo di lavoro.
  È del tutto evidente che, in costanza di un'attività del gruppo di lavoro, l'attività di carattere discrezionale del Ministro è totalmente inibita, dovendosi attendere quelle conclusioni in assenza delle quali anche qualunque provvedimento rischierebbe una palese illegittimità rispetto ad un lavoro che deve essere, per quanto possibile, tecnico, neutrale e in grado di fotografare una realtà che si è venuta a determinare.

  PRESIDENTE. L'onorevole Monchiero ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIOVANNI MONCHIERO. Date le circostanze, mi ritengo soddisfatto della risposta perché mi aspettavo di peggio. I suoi predecessori ci davano risposte più burocratiche e più formali e meno sostanziali.
  Io mi permetto di ricordarle, signor Ministro, che l'individuazione degli otto tribunali nasceva da una scelta tecnico-politica che cercava di rimediare ad evidenti errori. Ci sono situazioni, come quella della sua città, come quella del tribunale di Rossano, come quella del tribunale della mia città, che sono in palese contrasto con un criterio generale di equità che non può non ispirare le azioni del Ministero della giustizia.
  Nell'adottare i provvedimenti, nell'anno 2012, si sono commessi tali errori di valutazione, salvaguardando sedi di cui nessuno fra i presenti conoscerebbe la collocazione geografica e chiudendo, invece, sedi di gran lunga superiori o più importanti o con situazioni locali di particolare tensione. Io credo che un ripensamento Pag. 33ci debba essere e che un sollecito da parte del Ministro sulla commissione che sta valutando gli effetti della riforma possa essere quanto mai opportuno. Grazie, comunque, per la sua risposta.

  PRESIDENTE. Grazie anche a lei per la sintesi.

(Iniziative per contrastare l'incremento della durata e dei costi del contenzioso giudiziario e per la semplificazione del sistema normativo – n. 3-00855)

  PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00855, concernente iniziative per contrastare l'incremento della durata e dei costi del contenzioso giudiziario e per la semplificazione del sistema normativo (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, signor Ministro, è evidente che ci muoviamo in un tema che ormai ha assunto confini che vanno al di là del fisiologico: siamo nel pieno dell'emergenza dell'esperienza giuridica. Inflazione legislativa, cattiva qualità della legislazione, costi complessivi, sia in ordine alle esperienze sociali sia in ordine al senso di fiducia nel servizio giustizia, ma anche e, soprattutto, caduta della stessa competitività del nostro sistema rispetto all'esperienza europea, ci pongono oggi drammaticamente questo tema e, quindi, anche la richiesta e la sollecitazione in ordine agli strumenti che il suo Dicastero intende assumere, o sta già assumendo, per recuperare la qualità della legislazione, per ricondurre in chiave fisiologica l'inflazione legislativa e anche la tecnica dell'esperienza legislativa omnibus e, soprattutto, per ricondurre in termini accettabili l'arretrato del contenzioso, soprattutto della giustizia civile.

  PRESIDENTE. Il Ministro della giustizia, Andrea Orlando, ha facoltà di rispondere.

  ANDREA ORLANDO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, con la sua interrogazione, onorevole, sarebbero necessarie per rispondere un paio d'ore, ma mi limiterò al testo dell'interrogazione che è stata depositata, rispondendo che, secondo i dati contenuti nel rapporto «Doing Business» della Banca mondiale, l'Italia è passata dal centoquarantesimo al centotreesimo posto nella classifica sull'efficienza della giustizia. Nondimeno, appare opportuno intervenire in termini di semplificazione del quadro normativo, dovendo prendere atto del rilevante contenzioso pendente, soprattutto in appello, e della frequente violazione del termine di ragionevole durata del processo.
  Per quanto riguarda i costi della giustizia, ritengo doveroso segnalare, come confermato dal Rapporto 2014 della Commissione per la valutazione dell'efficienza della giustizia del Consiglio europeo, che, in Italia, le spese di giustizia coprono circa il 10 per cento dei costi dei tribunali, mentre la media dei Paesi europei è di gran lunga superiore. In ogni caso, proprio nella prospettiva di superare le criticità esistenti, comunico che sono allo studio misure tendenti alla degiurisdizionalizzazione che permettano di eliminare la necessità di regolare alcuni settori della giustizia civile. Ciò consentirà, da un lato, la riduzione del contenzioso civile attraverso il possibile trasferimento in sede arbitraria di procedimenti pendenti dinanzi all'autorità giudiziaria e, dall'altro, la promozione in sede stragiudiziale di procedure alternative all'ordinaria risoluzione delle controversie del processo.
  Fra gli interventi di degiurisdizionalizzazione previsti posso menzionare la procedura di negoziazione assistita, nonché interventi mirati a consentire il passaggio dal rito ordinario a quello sommario di cognizione, in presenza di cause ritenute di semplice trattazione dal giudice competente. Inoltre, in chiave di agevolazione delle attività delle cancellerie, sarà attribuito agli avvocati il potere di autenticare le copie degli atti e dei documenti processuali.Pag. 34
  Segnalo, infine, che proprio in questi giorni si sta attuando una serie di misure per accompagnare l'entrata in vigore dell'obbligatorietà del processo civile telematico: un'innovazione, questa, che porterà sia ad una semplificazione complessiva del processo civile, anche per quanto riguarda gli aspetti di regolazione normativa, sia a consistenti risparmi di spesa ed avvierà un percorso di complessiva efficienza della giurisdizione civile.

  PRESIDENTE. L'onorevole Piepoli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GAETANO PIEPOLI. Signor Presidente, io mi reputo assolutamente soddisfatto dal punto di vista dell'intenzione e della volontà politica del Dicastero presieduto dal Ministro.
  Vorrei solo sommessamente suggerire di incrementare meccanismi di controllo, che sempre più radichino, in primo luogo, la mancanza di conflitto di interessi, soprattutto man mano che la funzione giurisdizionale viene spostata verso sedi diverse da quelle tradizionali pubbliche; in secondo luogo, mi pare molto importante che soprattutto l'attività legislativa di iniziativa del Governo venga accompagnata da una seria analisi dello studio di impatto delle proposte medesime. A questo proposito, mi permetto di ricordare che la Francia, nel 2009, ha approvato questa loi organique che rende inammissibili i disegni di legge governativi se non sono accompagnati da un'analisi e uno studio di impatto sulle conseguenze economiche, sociali e anche dal punto di vista delle tecniche interpretative. L'ultima cosa che mi permetto di dire è ricordare che in questa stagione di riforme istituzionali l’idem sentire de re publica, quindi anche il senso dello sviluppo della democrazia e della democrazia compiuta, non può essere slegato dalla lotta per i diritti.

(Iniziative per l'interpretazione autentica dell'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo n. 68 del 2012 in materia di esonero dalla tassa di iscrizione e dai contributi universitari a favore degli studenti con disabilità o invalidità civile – n. 3-00856)

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00856, concernente iniziative per l'interpretazione autentica dell'articolo 9, comma 2, del decreto legislativo n. 68 del 2012 in materia di esonero dalla tassa di iscrizione e dai contributi universitari a favore degli studenti con disabilità o invalidità civile (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, come detto, l'interrogazione proposta ha il fine di giungere ad un'interpretazione autentica, visto soprattutto che da una verifica fatta nei vari siti delle università italiane si è riscontrato che si fa molta confusione tra handicap e invalidità civile, che sono due condizioni distinte, in quanto la prima riguarda uno svantaggio sociale e la seconda una riduzione della capacità lavorativa, tant’è che sono normate da due leggi diverse e sul riconoscimento si esprimono due commissioni mediche distinte. Si è riscontrato che solo le università di Firenze, Cagliari, Sassari e La Sapienza di Roma hanno recepito la norma, per tutte le altre la questione non viene neppure considerata. È stato anche chiamato ad esprimersi, in circostanze diverse, il MIUR (in due circostanze, in particolare), e si sono avute diverse e a volte contrastanti interpretazioni. Chiedo, pertanto, un'interpretazione autentica della norma in oggetto, che possa definitivamente fare chiarezza.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, in merito alla questione da lei sollevata, onorevole Capelli, vorrei subito precisare che la materia della tassazione applicata dalle università agli studenti Pag. 35è notoriamente rimessa all'autonomia delle università, nel rispetto della normativa vigente a livello nazionale.
  Tra i principi che ho enunciato e riassunto, assume un rilievo particolare quello che riguarda il decreto legislativo n. 68 del 2012, che è stato poi rivisto, e che nella fattispecie ha inteso estendere l'ambito di applicazione degli esoneri dal pagamento delle tasse universitarie agli studenti ai quali è riconosciuta una situazione di handicap ai sensi della legge n. 104 del 1992. Giustamente si rilevano nella sua interrogazione situazioni di disparità di trattamento, che sono un dato oggettivo appunto accertabile digitando sui siti delle stesse università. Con l'ampliamento previsto dal decreto legislativo n. 68 del 2012, relativamente all'ambito soggettivo e quindi alla platea di quelli che sono esentati dal pagamento delle tasse universitarie, si fa riferimento a particolari e specifiche categorie di studenti, che sono: gli idonei alla borsa secondo la normativa nazionale e ai criteri regionali per il diritto allo studio; gli studenti con riconoscimento di handicap ai sensi del citato articolo, appunto specifico; gli studenti con un'invalidità pari o superiore a 66 per cento, quindi con uno scorporo e una distinzione tra queste due categorie.
  In riferimento a quanto da lei denunciato nell'interrogazione il Ministero ha già invitato gli atenei per cui è pervenuta la segnalazione ad applicare anche per gli studenti con riconoscimento di handicap, ai sensi del suddetto articolo 3 della legge n. 104 del febbraio 1992, l'esonero dalle tasse universitarie. Quello che ci accingiamo a fare nell'emanazione del bando della rivisitazione delle ISEE 2014-2015 è un richiamo molto specifico al suddetto obbligo a tutti gli atenei.

  PRESIDENTE. L'onorevole Capelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  ROBERTO CAPELLI. Signor Presidente, io posso dire di essere assolutamente soddisfatto della risposta del Ministro, sottolineando il fatto che finalmente si giunge ad un chiarimento e in qualche modo si rispetta la volontà del legislatore, che ha stabilito di dover esonerare dal pagamento delle tasse anzidette, in maniera disgiunta, quindi non lasciando libera interpretazione alle varie università, i soggetti in possesso della certificazione di handicap oppure quelli in possesso di un riconoscimento di invalidità civile superiore al 66 per cento.
  Vorrei soltanto segnalare ulteriormente una cosa, signor Ministro, e cioè che le varie associazioni dei disabili non conoscono il disegno di legge in questione e tanto meno i disabili e le loro famiglie, perché purtroppo c’è scarsa informazione su tale diritto. Ciò è dovuto anche al fatto che la precedente normativa in materia, precedente al decreto legislativo n. 68 del 2012, di diritto universitario prevedeva l'esonero solo per chi aveva il riconoscimento dell'invalidità civile superiore al sessantasei per cento. Perciò la pregherei di poter anche consentire una corretta divulgazione, oltre che applicazione, come da lei già detto, del decreto legislativo richiamato.

(Iniziative per incrementare il numero di contratti per la formazione medica specialistica – n. 3-00857)

  PRESIDENTE. L'onorevole Crimì ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00857, concernente iniziative per incrementare il numero di contratti per la formazione medica specialistica (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  FILIPPO CRIMÌ. Signor Presidente, signor Ministro, come lei certamente sa, in Italia è in corso una vera emergenza che può mettere a repentaglio il diritto alla tutela della salute dei cittadini italiani. Infatti il numero di medici specialisti in servizio è in continua diminuzione perché manca il ricambio generazionale che dovrebbe essere garantito da un adeguato numero di contratti per le scuole di specializzazione. Anche se ogni anno 10 mila studenti si iscrivono a medicina, una volta Pag. 36laureati devono ottenere il titolo di specialista o frequentare il corso di medicina generale per entrare nel Servizio sanitario nazionale. A fronte di quasi 10 mila concorrenti quest'anno sono previsti 3.500 contratti per la formazione medica specialistica e 900 borse di medicina generale: assolutamente insufficienti rispetto alla richiesta di 8.500 specialisti formulata dalla Conferenza Stato-regioni.
  Anche ieri i giovani medici hanno protestato per richiedere una veloce soluzione al problema del finanziamento delle borse. Vorremmo, quindi, sapere come il Governo intenda procedere per aumentare ad almeno 5 mila unità il numero di contratti di formazione per il prossimo anno accademico.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Crimì, non posso che condividere la manifestazione di preoccupazione e di perplessità per l'esiguità delle borse di studio e l'intenzione è stata subito, e continua ad essere con fermezza e tenacia, quella di poterle aumentare.
  Brevissimamente, richiamo la modalità di determinazione del numero dei contratti che annualmente possono essere attribuiti che è stabilita dal Ministero dell'economia delle finanze in relazione ai dati che vengono forniti dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che tiene conto della disponibilità di bilancio presente nei competenti capitoli. Al riguardo, vorrei anche ricordare che nell'ambito dell'importo annuale devono trovare copertura naturalmente la prima annualità relativa ai nuovi specializzandi e tutto il pregresso di tutte le specializzazioni che in quell'anno saranno poi in corso di realizzazione. Quindi, per fare un esempio molto concreto: nell'anno 2014 dalla disponibilità totale, che è di circa – approssimo per qualche spicciolo in eccesso – 600 milioni, si devono sottrarre 513 milioni per coprire 19.442 contratti che sono in essere e si può, sulla quota residua, che è di circa 87 milioni, calcolare quante borse possono essere destinate – come lei sa bene, è 25 mila euro l'importo annuale – quindi è un'operazione aritmetica che ci dà il numero. Numero, ahimè, che ad oggi oscilla tra i 3.300 e i 3.500, questi sono i dati che stiamo discutendo con il MEF.
  Quindi, io ritengo che sia del tutto insufficiente e che, malgrado si sia già provveduto nella legge di stabilità 2013 con uno stanziamento suppletivo di 30 milioni, si debba assolutamente trovare quella cifra, che sarebbe di 42 milioni per poter arrivare, guardi, non ai 4.500 ma ai 5 mila, che comunque sarebbero un ritorno ad una soglia che è metà rispetto ai 10 mila medici prodotti dal sistema universitario ad oggi, ma che comunque sarebbe un segnale molto importante.
  Cosa si sta facendo ? Massimo impegno proprio in questi giorni di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze; il Ministero della salute in questo capitolo non ha potuto o voluto, trovato risorse in tal senso, quindi noi stiamo lavorando sul nostro budget, sul budget del MEF, per arrivare a trovare questa cifra. Sul bilancio MIUR c’è una quota e adesso dobbiamo trovare la quota residua. Naturalmente, calcolando che poi questo deve garantire agli specializzandi che eventualmente entrano il prossimo anno che ci sia una continuità e quindi che i bilanci successivi siano in grado di sostenerne la possibilità di percorso.

  PRESIDENTE. L'onorevole Lenzi, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare, per due minuti.

  DONATA LENZI. Signor Presidente, grazie della risposta, Ministro, abbiamo sentito la preoccupazione e la condivisione dell'obiettivo. Mi permetto di segnalarle due cose. La prima, che non più tardi di un anno fa, su proposta del Partito Democratico, noi abbiamo anche fatto passare una modifica del corso di studi, della lunghezza delle specialistiche, in modo tale Pag. 37da portarle alla tempistica europea e invitando a una razionalizzazione del percorso.
  La seconda questione è che quando ci sono poche risorse le priorità vanno messe in un ordine. Per noi, rispetto a qualsiasi altro tema riguardi gli studi in medicina, questa sta al primo posto, perché non avrebbe alcun senso allargare magari ulteriormente la platea e le aspettative per richiudere ancora e rendere più stretto lo sbocco finale. Non più tardi della settimana scorsa abbiamo incontrato un gruppo di ragazzi, due, una coppia, laureata con il massimo dei voti, pronta con la valigia a specializzarsi in Germania. Credo che ogni studente in medicina che si laurea costi allo Stato italiano intorno ai 100 mila euro, calcolo molto approssimativo e forse per difetto, perché c’è il costo poi della spesa per le famiglie. Che tutto questo investimento vada a vantaggio della Comunità europea può anche far piacere, ma sarebbe molto meglio se andasse a vantaggio della sanità italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

(Iniziative in merito alla segnalazione di irregolarità verificatesi in scuole paritarie, con particolare riferimento alla retribuzione dei docenti e alle modalità di conferimento dei diplomi – n. 3-00858)

  PRESIDENTE. L'onorevole Chimienti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00858, concernente iniziative in merito alla segnalazione di irregolarità verificatesi in scuole paritarie, con particolare riferimento alla retribuzione dei docenti e alle modalità di conferimento dei diplomi (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  SILVIA CHIMIENTI. Signor Presidente, Ministro Giannini, lo scandalo dei cosiddetti «diplomifici», le scuole che non pagano i propri docenti e li costringono a promuovere gli alunni sfruttando il loro disperato bisogno di punti per salire in graduatoria, è l'emblema dello scollamento insanabile tra i cittadini e le istituzioni.
  Nel giugno 2013 il professor Paolo Latella redigeva un dossier in cui raccoglieva oltre 500 testimonianze anonime di docenti vittime del ricatto dei «diplomifici» e lo inviava al Ministro Carrozza. Ben due Ministri si sono succeduti quest'anno, eppure il professore continua a non ricevere nessun cenno dal Ministero. Un silenzio colpevole, perché nel frattempo Paolo Latella è stato lasciato solo e ha subito minacce di morte, mentre continuano ad emergere nuove incredibili vicende, storie di ricatti, di buste paga fasulle, di sfruttamento.
  Com’è possibile che nessun membro del Ministero abbia mosso un dito per approfondire la vicenda nonostante la tenacia del professore e le denunce di alcuni coraggiosi giornalisti ? Le istituzioni non possono ignorare che c’è un sistema marcio in continua espansione e che prolifera indisturbato da nord a sud, dalla Valle d'Aosta a Trapani, senza che nessuno rompa il velo di omertà che avvolge migliaia di lavoratori senza tutele.

  PRESIDENTE. Concluda.

  SILVIA CHIMIENTI. Concludo. Chiediamo dunque che lei, Ministro Giannini, ci chiarisca innanzitutto se è a conoscenza del problema e, in subordine, quali iniziative intende adottare per porre fine a questo gravissimo scandalo, che non può più essere ignorato.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, grazie, onorevole Chimienti, sono a conoscenza del problema e non ne sottovaluto la gravità, anche perché da tempo – come lei ha ricordato – il Ministero che mi onoro di presiedere ha ricevuto segnalazioni molto chiare e precise su questo capitolo, che definirei dei «diplomifici», che chiaramente non fa onore al sistema, particolarmente all'egregio Pag. 38lavoro che il sistema delle paritarie nel sistema nazionale svolge in altre condizioni.
  Ricordo in merito che la vigilanza delle istituzioni scolastiche paritarie è esercitata, normalmente e da legge, dagli uffici scolastici regionali, che ogni anno predispongono un piano di interventi, sia ispettivi sia atti a valutare ed accertare il permanere delle condizioni richieste dalla legge per il loro riconoscimento, e il Ministero, in più occasioni, ha richiamato l'attenzione di questi direttori per la necessità di approfondire questa vigilanza oppure di provvedimenti specifici, ove richiesto. È avvenuto con la circolare del marzo 2011, contenente le linee guida in materia di visite ispettive, ed è avvenuto con particolare riferimento al tema delicatissimo dei contratti di lavoro dei docenti. Ora, a proposito di questa circolare, mi permetto di ricordare solo che si elencano proprio letteralmente i fascicoli dei docenti, titoli di studio e abilitazioni possedute, nonché contratti di lavoro e tipologia di contratto.
  Quindi, l'attenzione è precisa e molto mirata. Bisogna tuttavia constatare che le misure messe in atto finora hanno potuto solamente superare alcune criticità anche a causa dell'impugnazione continua di questi atti, e quindi c’è una questione anche giuridica e amministrativa che si deve mettere in evidenza per comprendere la non risoluzione definitiva del problema.
  Da parte mia, manifesto in modo molto chiaro la volontà di attivare tutte le misure, quelle che sono possibili e che sono naturalmente legittime, per salvaguardare la qualità e l'efficacia del servizio svolto dalle scuole paritarie, per non confondere i diplomifici con questa parte sana del sistema e per sensibilizzare gli uffici scolastici regionali perché svolgano in maniera ancora più efficace, ancora più precisa e, ove necessario, censoria la loro funzione di tutela e di sorveglianza.
  A partire dal prossimo settembre, per darle un elemento molto concreto di intervento, il regolamento n. 80 del 28 marzo 2013, sul sistema nazionale di valutazione, sarà il passaggio cruciale per consentire il monitoraggio ispettivo, che sarà intensificato ai sensi del medesimo e riguarderà non solo gli aspetti di valutazione dell'efficacia del sistema, ma anche i profili legati all'utilizzo del personale e quindi alla legittimità o alla non legittimità di certe procedure.
  Aggiungo infine che si è concluso recentemente, molto recentemente, l'iter del concorso pubblico che ha consentito il reclutamento di 55 ispettori, che contribuirà naturalmente in modo concreto ad attuare al meglio queste disposizioni.

  PRESIDENTE. L'onorevole Vacca, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

  GIANLUCA VACCA. Signor Presidente, ovviamente non possiamo ritenerci soddisfatti perché sono sempre le solite parole che sentiamo ormai da molto tempo e da molti anni, ma la realtà dei fatti è ben diversa, sia perché gli ispettori che verranno assunti sono comunque pochissimi e andranno a coprire in parte i pensionamenti – c’è una carenza ormai cronica degli uffici ispettivi e degli edifici scolastici regionali, e quindi non vediamo come 55 ispettori possano risolvere il problema –, sia perché i fatti sono ben altri. I diplomifici sono vivi e vegeti, le segnalazioni sono tantissime, come ha potuto leggere – ci auguriamo – lo stesso Ministro: il fenomeno è diffusissimo, non solo in Campania – come spesso emerge – ma in tutta Italia.
  Sono pesanti le connivenze – come hanno rilevato anche alcune indagini – tra gli uffici scolastici regionali, i direttori, alcuni ispettori e questi istituti; le norme ci sono e alcune volte sono in possesso anche del Ministero alcuni correttivi normativi che potrebbero essere approvati. In alcune bozze di decreto ogni tanto, come l'anno scorso, sono comparsi, per poi scomparire nel decreto poi pubblicato in Gazzetta Ufficiale, come è avvenuto con il «decreto istruzione» n. 104 e con il decreto sulla pubblica amministrazione n. 101, che conteneva alcune norme che poi invece sono sparite come per magia.Pag. 39
  Questi sono i fatti, purtroppo. Allora, perché non si affronta e non si è mai affrontato il problema ? Chi si vuole coprire ? Il dubbio c’è: c’è l'Opus Dei, Comunione e liberazione, la criminalità organizzata, che spesso in alcune realtà si nasconde dietro questi diplomifici, le cosiddette lobby dei diplomifici, che ci sono anche in questo caso, perché, se ci fosse la volontà politica, molti diplomifici potrebbero chiudere anche domani, basterebbe appunto mandare i controlli, attuare una task-force e si potrebbero chiudere immediatamente.
  Concludo. Ci sarebbero situazioni definitive come quelle normative e ricordiamo che abbiamo presentato una nostra proposta di legge proprio nel merito, che recepisce alcune norme, per risolvere definitivamente il problema.

(Problematiche riguardanti il mantenimento in servizio e le proroghe dei pensionamenti del personale della scuola – n. 3-00859)

  PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giordano ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00859, concernente problematiche riguardanti il mantenimento in servizio e le proroghe dei pensionamenti del personale della scuola (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, parliamo della delicata questione dei trattenimenti o proroghe in servizio del personale scolastico. Parliamo del Lazio in particolar modo, ma la questione ha una sua valenza generale, come si sa, soprattutto in termini di ricadute sul precariato.
  Si chiede al Ministro di sapere in che modo intenda vigilare che i dirigenti scolastici abbiano seguito l'indirizzo di non accoglimento delle istanze in argomento, e se e in che modo intenda provvedere in caso di mantenimento in servizio non accoglibile al termine del corrente anno scolastico 2013-2014 e del passato anno scolastico 2012-2013.
  PRESIDENTE. La Ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Giancarlo Giordano, come lei ben sa, il mantenimento in servizio al momento del pensionamento è disciplinato da un articolo specifico, l'articolo 72, comma 7, del decreto-legge n. 112 del 2008, convertito, lo stesso anno, nella legge n. 133.
  Le condizioni per la collocazione a riposo, al contrario, sono quelle, ai sensi della stessa legge, di coloro che avevano 65 anni di età e 40 anni di contribuzione al 31 dicembre 2011, secondo i parametri di legge precedenti alla «riforma Fornero», e coloro che compiono 66 anni e 3 mesi di età al 31 agosto 2014, indipendentemente dall'anzianità di servizio, salvo che la proroga non serva per raggiungere i 20 anni.
  A tale riguardo, il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha regolato le cessazioni dal servizio per l'anno accademico in corso, 2013-2014, con una circolare, che sicuramente le è nota, che è quella del 23 dicembre scorso, n. 2855, che tiene conto dell'articolo 9, comma 3, del citato decreto, il n. 78 del 2010, che ha equiparato i trattamenti in servizio, previsti dal testo unico in materia di istruzione, alle nuove assunzioni. Quindi, è un regolamento che è abbastanza stringente.
  La stessa circolare ha richiamato i criteri di valutazione delle istanze di permanenza in servizio, previsti dalla direttiva n. 94 del 2009, che, a loro volta, sono basati sull'altra circolare, la n. 10 del 2008, che citavo prima, che pertiene al Dipartimento della funzione pubblica.
  Quindi, in sintesi, dovrà essere considerata con molta, molta attenzione la capienza della classe di concorso, il posto o il profilo di appartenenza, non solo per evitare gli esuberi ma anche per non vanificare le aspettative occupazionali del personale precario, perché poi questa è la conseguenza simmetrica, diciamo, rispetto Pag. 40all'improprio, ove esso si verifichi, trattenimento in servizio di coloro che non avessero effettivamente diritto, ai sensi dei parametri che ho citato prima.
  In ogni caso, le proroghe dovranno essere accordate per un anno o per due anni, senza che si superino i 67 anni di età, per una sola volta, solo in presenza di fondate motivazioni e valutando l'esperienza professionale acquisita in specifici ambiti, privilegiando chi ha un'anzianità di servizio inferiore ai 35 anni. Quindi, la complessità di questi strumenti diventa anch'essa molto stringente.
  Relativamente al Lazio, posso dirle che la vigilanza è stata fatta, anche per segnalazioni precedenti. Nell'anno scolastico 2014-2015, quello che ci accingiamo ad aprire tra pochi mesi, sono stati disposti 56 trattenimenti a fronte di 67 – mi pare, dato che li citava lei; mi perdoni, ma non ho qui il numero – e, insomma, in diminuzione rispetto a quanto è avvenuto. Quindi, questo è già un indicatore e un segnale importante.
  Quindi, concludendo io vorrei comunicarle che è già stato avviato un monitoraggio molto stretto presso le direzioni regionali per verificare il rispetto di queste disposizioni che ho descritto e per assicurarne la corretta applicazione, nella consapevolezza che diventerebbe un conflitto inutile e imbarazzante se questo dovesse continuare.

  PRESIDENTE. L'onorevole Giancarlo Giordano ha facoltà di replicare, per due minuti.

  GIANCARLO GIORDANO. Signor Presidente, io mi dichiaro parzialmente soddisfatto, diciamo, e non completamente soddisfatto per un motivo di fondo. Ho l'impressione – e gliela affido, Ministro – che noi ci stiamo muovendo e voi, in particolar modo come Governo, vi stiate muovendo, sulle vicende scolastiche, con un'approssimazione eccessiva e che queste questioni, seppure puntuali e territorialmente circoscritte se si vuole, – e ieri abbiamo avuto l'esempio del decreto che tenta, tenterebbe, di risolvere la vicenda dei concorsi per dirigenti in Toscana – possano essere le ennesime spie di un rincorrere le urgenze.
  La paura è questa, cioè il timore che senza una risposta di sistema, che però bisogna avere nelle proprie priorità di Governo, voi rincorrerete le urgenze invece di proporre e di avanzare soluzioni. Resta questo timore e la sensazione è che non vengano percepite come urgenze pressanti le varie tipologie di ingiustizia o di precariato che in questo Stato, soprattutto nel mondo della scuola, ci sono. Faccio l'esempio che ho fatto ieri, cioè i cosiddetti «quota 96», ma potrei citare altre forme di precariato, altre forme di ingiustizia che si vedono interdetto l'ingresso nel mondo del lavoro per una serie di, come dire, deficienze amministrativo-procedurali.

(Misure per garantire la sicurezza degli istituti scolastici, con particolare riferimento alla presenza di amianto in tali strutture – n. 3-00860)

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00860, concernente misure per garantire la sicurezza degli istituti scolastici, con particolare riferimento alla presenza di amianto in tali strutture (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
  Avverto che in data odierna i deputati Tancredi e Garofalo hanno sottoscritto l'interrogazione.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, in questi giorni la stampa ha dato un'importante e doveroso risalto ad un'indagine del Censis che ha messo a nudo il patrimonio edilizio delle scuole italiane, che risultano in gran parte vecchie o mal tenute – soffitti che crollano, impianti elettrici, idraulici e termici che non funzionano oppure che non sono messi a norma – ma merita a nostro avviso particolare attenzione e risalto il preoccupante tema dell'amianto. Addirittura sono duemila le scuole che espongono circa 342 mila alunni, poi i docenti, gli operatori Pag. 41scolastici e il personale amministrativo, al rischio amianto, nonostante siano vent'anni ormai che l'amianto è al bando nel nostro Paese. Quindi, noi le chiediamo soprattutto i tempi, ma anche qual è la modalità con cui il Governo intende rispondere a questa emergenza.

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Bianchi, effettivamente la disamina impietosa, come lei diceva, del Censis non ci ha colto di sorpresa, perché insomma il quadro è molto chiaro ed è una delle ragioni politiche forti per cui questo Governo è partito con un'azione molto imponente sull'edilizia scolastica. Come ho avuto occasione di ricordare anche recentissimamente nel corso di una audizione presso le Commissioni ambiente e attività produttive di questo ramo del Parlamento, tutta la questione che riguarda non solo l'efficientamento energetico, ma soprattutto la delicatissima questione della bonifica dall'amianto e la sicurezza antisismica, costituiscono due priorità sostanziali del piano per l'edilizia. Le do qualche cifra per essere molto più precisi sul tema specifico, ricordando che il cosiddetto decreto del fare dello scorso anno, il decreto-legge n. 69 del 2013, all'articolo 18, commi 8-ter e seguenti, aveva destinato 150 milioni specificamente per l'intervento su edifici in cui fosse stata censita la presenza di amianto. A ciò si va ad aggiungere una quota di 300 milioni che sono invece un'ulteriore cifra che stiamo destinando al medesimo obiettivo. Ad oggi sono stati assegnati agli enti locali e affidati 602 progetti, di cui per oltre il 30 per cento la quota è destinata alla sola bonifica dall'amianto. Mancano due regioni all'appello, che sono la Puglia e la Campania, le cui graduatorie sono state oggetto di impugnativa, ma per le quali entro il 30 di giugno i lavori dovranno assolutamente essere affidati.
  Quindi, noi stimiamo che si possa arrivare a 670 interventi complessivi in cui i lavori in molti casi sono già stati conclusi e in cui l'attenzione all'amianto è anche percentualmente molto molto viva. Ora devo dire che senza nessun cedimento retorico l'impegno di questo Governo per la riqualificazione del patrimonio immobiliare con queste tre priorità che ho citato, risparmio energetico, bonifica dall'amianto e sicurezza antisismica, sono effettivamente azioni concrete in atto e hanno anche già la possibilità di dare risultati e risposte concrete al Paese, pur in un quadro complessivo precedentemente derivato da una trascuratezza di decenni che lei ha richiamato giustamente nella sua interrogazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Dorina Bianchi ha facoltà di replicare.

  DORINA BIANCHI. Signor Presidente, grazie Ministro, io mi ritengo soddisfatta di quello che ha detto. Su questo noi, anche come gruppo parlamentare del Nuovo Centrodestra, presenteremo una mozione parlamentare, perché crediamo che sia necessario vigilare soprattutto sui tempi e, quindi, chiederemo che vengano riferiti anche dagli enti locali al Governo e poi anche al Parlamento quelli che sono lo stato dell'arte e gli avanzamenti riguardo al problema dell'amianto, che è importante – ricordo – anche per la salute e non soltanto per l'edilizia scolastica, e poi sull'anagrafe dell'edilizia scolastica, perché crediamo che avere una anagrafe attendibile consenta di programmare quelli che sono gli interventi su questa materia, di cui tanto abbiamo bisogno nel nostro Paese.

(Iniziative di competenza in ordine alle manifestazioni realizzate in alcune scuole italiane in attuazione delle linee guida antiomofobia e di opuscoli diffusi dall'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (Unar) – n. 3-00861)

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 42
n. 3-00861, concernente iniziative di competenza in ordine alle manifestazioni realizzate in alcune scuole italiane in attuazione delle linee guida antiomofobia e di opuscoli diffusi dall'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (Unar) (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, con il Ministro Giannini, ci siamo già incontrati e abbiamo già parlato di questo: l'Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale, etnica e religiosa è stato istituito, come sa, nel 2003 presso la Presidenza del Consiglio, in particolare al Dipartimento per le pari opportunità. Ha diffuso nelle scuole di ogni ordine e grado, anche quelle elementari, opuscoli antiomofobia; ha svolto una campagna affidata con decreto a 29 associazioni del modo lesbo, gay, bisex e transessuale.
  Il costo di questo istituto è di dieci milioni di euro l'anno. È giusto spendere 10 milioni di euro l'anno per questo ? Se l'organismo deve occuparsi di questo, non è improprio coinvolgere solo quelle associazioni e non genitori e famiglie ? La Presidenza del Consiglio, attraverso l'Unar, deve occuparsi di impedire le discriminazioni razziali o fare propaganda omosex a creature dai 6 ai 13 anni ?

  PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Stefania Giannini, ha facoltà di rispondere.

  STEFANIA GIANNINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevole Rampelli, appunto, ci ritroviamo su un tema che avevamo avuto occasione di dibattere e su cui mi permetto di dare due profili di risposta distinti. Uno che riguarda il passato, l'episodio da lei citato di Unar di «Educare alla diversità», che è stato un progetto che non ha coinvolto in nessuna fase il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, né nella sua ideazione e, tanto meno, nella sua realizzazione.
  I contenuti sono stati oggetto di revisione e valutazione da parte della direzione generale e il Ministero è rimasto del tutto estraneo alla presunta fase di distribuzione, che, probabilmente, non era nemmeno stata pianificata nel dettaglio in quella sede, ma non è questa la mia possibile risposta, non facendone parte. Quello che, invece, è il secondo profilo, che più mi interessa, sono le garanzie e la descrizione in dettaglio di quello che il Ministero ha sempre esercitato e continuerà, con forza, ad esercitare, e cioè il proprio ruolo istituzionale, attraverso azioni molto mirate, molto condivise con le parti coinvolte, gli stakeholder che lei citava, che sono le associazioni dei genitori, che sono gli organi collegiali, che sono le autonomie scolastiche, che hanno un punto anche, direi, culturale e doverosamente urgente di messa in atto di tutte quelle misure che rispondano alla sensibilizzazione al tema della diversità e alla lotta alla discriminazione.
  Noi abbiamo alcuni progetti in atto che sono molto, molto efficaci, da questo punto di vista. Cito, tra gli altri, l'iniziativa nazionale «Noi siamo pari», che, analogamente citata sul sito, che può anche verificare, ha un obiettivo specifico, che è quello di raccogliere progetti e buone pratiche sui temi dell'inclusione sociale, che va dalla lotta al femminicidio al contrasto di ogni altra forma di violenza e di discriminazione.
  Questo è il nostro compito, questo è il nostro ruolo di vigilanza sul sistema educativo. Entro il mese di settembre saranno inoltre emanate le linee guida – forse, questo è l'elemento innovativo che può anche tutelare il futuro da episodi quale quello da lei citato – per la prevenzione del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo, che potrà fornire alle scuole un contesto pedagogico educativo di riferimento, all'interno del quale poter continuare a promuovere autonome iniziative – ovviamente, tali devono essere –, sviluppate con il coinvolgimento degli organi collegiali scolastici, delle associazioni dei genitori, insomma di tutte quelle parti che sono doverosamente e pienamente coinvolte Pag. 43in un processo educativo che va dalla prima scolarizzazione fino alla maturità degli studenti universitari.

  PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare, per due minuti.

  FABIO RAMPELLI. Vorremmo poter fare il tifo per lei, Ministro Giannini, perché è la seconda volta che dà delle risposte che, in linea strettamente teorica, sono condivisibili. Non so se dobbiamo noi fare da tramite con il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Magari, ci potremmo dare appuntamento qua, sicché il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca possa essere informato di quello che accade nelle scuole italiane, visto che una delle cose che ha detto, che ha riferito, è che non è a conoscenza di quello che capita nelle scuole.
  Le dico che in tutta Italia si stanno moltiplicando iniziative di educazione alla diversità sessuale che si sostanziano nella proiezione di film a tematiche omosessuali e su modelli familiari alternativi, lezioni nelle classi fatte da persone omosessuali o transessuali, e parliamo sempre di quelle classi lì, quindi di scuole primarie, cioè elementari, e di scuole medie. Quindi, penso che sia del tutto impropria anche la collocazione di questo messaggio, che può essere anche condiviso, rispetto all'età dei bambini, e quindi penso anche a come possa essere recepito il messaggio.
  C’è una sorta di tentativo che poi è stato rappresentato attraverso quella famosa informativa data dall'Unar; ma lo vogliamo abolire questo Unar ? Ma a che cosa serve ? Sono dieci milioni di euro di spesa che ci possiamo risparmiare, regaliamoli agli italiani. Abbiamo regalato 80 euro al mese, anzi dovremmo regalare, forse, se troveremo la copertura, a 10 milioni di italiani, regaliamo anche questi 10 milioni di euro e cerchiamo di metterli a frutto in maniera diversa.
  Non voglio dilungarmi troppo, signor Presidente e le chiedo scusa, ma volevo utilizzare questi ultimi secondi a mia disposizione per ricordare che oggi ricorre il venticinquesimo anniversario della protesta degli studenti anticomunisti in Cina, a Pechino, a Piazza Tienanmen. E per ricordare questa fattispecie vorrei, solo per pochi secondi, esibire questo foto di un noto settimanale (Il deputato Rampelli espone un cartello recante la scritta: il silenzio è comunista)...

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, la devo richiamare, deve togliere quel cartello.

  FABIO RAMPELLI. ... perché le televisioni non hanno parlato di questa protesta che è stata...

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, le tolgo la parola. Onorevole Rampelli, la ringrazio. Prego, abbassi il cartello. Tutti quanti ricordiamo l'immagine, ma non si possono mostrare dei cartelli in Aula.
  È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Boccia, Brescia, Cicchitto, Dambruoso, Dellai, Epifani, Ferranti, Ferrara, La Russa, Gianluca Pini, Pisicchio, Speranza, Tabacci, Tofalo, Valeria Valente, Vignali, Villecco Calipari e Vitelli sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente novantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori e per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 15,55).

  GIORGIO ZANIN. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

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  GIORGIO ZANIN. Signor Presidente, questo mio intervento si inserisce nella più vasta iniziativa sostenuta da numerosi parlamentari per sollecitare la calendarizzazione in Aula della nuova legge sulla cittadinanza. La scuola è levatrice dei diritti per tutti. I nuovi cittadini italiani crescono là, anche se vengono da altre parti nel mondo. La scuola siede tra passato e futuro, ricordava don Milani. I diritti maturati per legge non sempre corrispondono con i diritti che stanno maturando con le biografie. La vita reale dei cittadini spesso supera la realtà delle leggi.
  La storia ci insegna che anche noi proveniamo da radici che sono altrove. È questa la lezione presente anche nelle storie di Bilali, di Sanel, di Motsuraio, di Lucia, di Kaociar, di Gurmukh, di Fallou, di Fatima, di Almin, di Denis, di Anesa e di Alessandro Eduardo, tutti ragazzi che vivono la realtà della scuola secondaria a Pravisdomini, in provincia di Pordenone, il paese con la più alta densità di immigrazione del Friuli Venezia Giulia. Mi sembrano emblematiche anche per capire chi veramente siamo noi, la nostra scuola, quali qualità possiamo offrire oggi e soprattutto quale possibilità ci viene offerta per diventare nuovi attraverso questi nuovi ragazzi italiani. Non potendo leggerle tutte per ragioni di tempo, le renderò disponibili in rete. Qui mi limiterò a leggere quelle di Fatima e di Alessandro Eduardo. Scrive Fatima: sono nata in Marocco, il mio Paese di origine, vivo in Italia da quando avevo 4 anni, ora ne ho 15 anni e frequento la terza media. Mi ritengo fortunata, perché vivo in un Paese stupendo. L'Italia è un paese accogliente e molto bello da visitare. Ci sono un sacco di opportunità per il futuro.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIORGIO ZANIN. A proposito di futuro: vedo per me un futuro promettente. Io mi chiamo Alessandro Eduardo Sumanariu, sono un ragazzo di 14 anni e frequento la terza media della scuola secondaria di Pravisdomini. Abito a Pravisdomini, sono di nazionalità rumena e vivo in Italia da quando sono nato. Non ho la cittadinanza italiana, ma a differenza dei miei genitori, quando sarò maggiorenne, potrò richiederla.

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIORGIO ZANIN. Sarebbe importante, perché così, potrò votare e se avrò dei figli potranno avere la cittadinanza.

  PRESIDENTE. La ringrazio, come lei sa, le calendarizzazioni dei provvedimenti sono compito della Conferenza dei presidenti di gruppo.

  MARIASTELLA BIANCHI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIASTELLA BIANCHI. Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta ad un'interrogazione presentata, la n. 4/01655, che ha ad oggetto l'istituzione del Parco nazionale della costa teatina. Un'area protetta che formalmente era prevista da 12 anni, ma che non è stata ancora costituita per la mancanza di perimetrazione.

  LUIGI GALLO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LUIGI GALLO. Signor Presidente, i deputati del MoVimento 5 Stelle sono convinti che il coinvolgimento in vicende giudiziarie sia incompatibile con un incarico di garanzia come la presidenza di una Commissione permanente, quale la VII Commissione, cultura scienza e istruzione.
  Pertanto, con il rispetto dovuto alla persona che presiede la Commissione, dopo aver appreso delle notizie di stampa di oggi sul suo coinvolgimento nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte tangenti pagate per il Mose e della richiesta di arresto cautelare nei suoi confronti da parte della procura di Venezia, con le accuse di corruzione, concussione, riciclaggio e in attesa che si pronunci la Giunta per le Pag. 45autorizzazioni, abbiamo chiesto con una lettera formale al presidente Galan di rassegnare le dimissioni da presidente della Commissione cultura della Camera dei deputati, considerato il delicato ruolo istituzionale che ricopre.
  Lo stesso abbiamo fatto per il vicepresidente della Commissione cultura, Ilaria Capua, coinvolta ed indagata nella vicenda che riguarda il traffico di virus.
  Quindi, attendiamo che sull'intera vicenda si faccia al più presto la dovuta chiarezza.

  FABIO RAMPELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, volevo soltanto chiedere se, per il suo tramite, si può coinvolgere la Presidenza della Camera al fine di sollecitare, da parte della Corte costituzionale – con grande garbo istituzionale, ci mancherebbe altro –, una risposta in ordine al ricorso presentato presso il tribunale civile di Venezia da un gruppo di cittadini, per capire la legittimità della soglia di sbarramento per le elezioni europee – quindi la legge elettorale applicata alle elezioni europee – ben consapevoli del fatto che la gran parte dei Paesi europei che l'avevano l'hanno cancellata e persino la Germania, più ostinata, si è dovuta arrendere a questa fattispecie.
  Siccome siamo in presenza di un sistema elettorale proporzionale, non c’è in buona sostanza alcuna ragione (perché non c’è un maggioritario, non c’è un premio di maggioranza, non c’è l'elezione diretta del commissario UE, non c’è una coalizione dichiarata): io penso che sia inconcepibile che esista una soglia di sbarramento che, di fatto, vanifica il sistema elettorale proporzionale.
  Quindi, noi ci auguriamo – a prescindere ovviamente dal merito della decisione, questo è l'appello che le faccio – che la Corte costituzionale voglia intervenire e risolvere questo problema, questo contenzioso e rispondere, quindi, al tribunale di Venezia, che ha giudicato non infondata la questione che gli è stata sottoposta dai cittadini, affinché il verdetto, diciamo così, avvenga prima della proclamazione del nuovo Parlamento europeo, visto che le elezioni si sono appena celebrate.

  PRESIDENTE. Onorevole Rampelli, al netto delle sue considerazioni di natura prettamente politica, l'attività giurisdizionale non è sollecitabile da parte di organi altri, men che meno quella della Corte costituzionale da parte della Presidenza della Camera. Tuttavia, resta agli atti il contenuto del suo intervento.

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 5 giugno 2014, alle 9,30:

  Svolgimento di interpellanze urgenti.

  La seduta termina alle 16,05.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO CARLO SIBILIA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2081-A.

  CARLO SIBILIA. L'accordo su cui oggi discutiamo e che andiamo a ratificare, con l'A.C. 2081, rappresenta un'ottima possibilità e un valido strumento di cooperazione di polizia, sotto il profilo sia strategico che operativo, tra il Dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno italiano e il Dipartimento di polizia sudafricano in settori importanti quali: crimine organizzato transnazionale; produzione, traffico e Pag. 46contrabbando di droga; tratta di persone; traffico di migranti, armi, munizioni, esplosivi, materiale nucleare radioattivo e tossico.
  Principalmente l'accordo verrà messo in pratica con uno scambio delle informazioni sui reati e sulle organizzazioni criminali, sulle loro strutture e sui loro modi operandi. Ricordiamo che il Sud Africa riveste oggi un ruolo determinante sia sul piano regionale che a livello internazionale; infatti, nel dicembre 2010, è stato inserito nel forum dei Paesi BRICS, (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) accomunati da alcune caratteristiche simili, come la condizione di economie in via di sviluppo, una popolazione numerosa, un vasto territorio, una forte crescita del PIL e della quota nel commercio mondiale. L'Accordo tiene conto delle disposizioni ONU al riguardo, come quelle contenute nelle Convenzioni sulle sostanze stupefacenti e psicotrope adottate dalle Nazioni Unite, nella Risoluzione n. 45/123 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 14 dicembre 1990 sulla Cooperazione internazionale nella lotta contro il crimine organizzato, nonché nella Convenzione contro la criminalità organizzata transnazionale e nei Protocolli aggiuntivi contro il traffico di migranti per terra, mare o aria, la tratta di persone e la produzione illecita di armi. Il costo dell'accordo è di circa 18.000 euro a decorrere dal 2014, al quale si provvede dallo stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2014-2016, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2014. Le spese riguardano l'articolo 3 relative all'organizzazione delle riunioni in Italia, o missioni di delegazioni in Sud Africa e per le consultazioni, ma necessarie per l'accordo, di cui è responsabile il Ministero degli Interni.
  Vista l'importanza e l'esigenza reciproca a collaborare nel settore, concludo dichiarando il parere favorevole del Movimento 5 Stelle.

TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO MARIANO RABINO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2085.

  MARIANO RABINO. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il 10 dicembre 2008, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato il Protocollo opzionale al Patto sui diritti economici, sociali e culturali del 1966.
  L'Italia, in quanto membro del «Gruppo di amici del Protocollo», è stata tra i principali sostenitori della sua adozione, con l'obiettivo di rafforzare la tutela dei diritti economici, sociali e culturali (sui quali, in questo particolare frangente storico, è crescente l'attenzione a livello internazionale), firmando lo stesso fin dal settembre 2009, assieme al primo gruppo di Paesi aderenti.
  Esso costituisce un ulteriore fondamentale elemento del complesso di norme poste a salvaguardia dei diritti umani, poiché si pone l'obiettivo di rafforzare la tutela dei diritti economici, sociali e culturali, garantendo i medesimi meccanismi di protezione già previsti per i diritti civili e politici.
  Il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali – al pari del coevo Patto internazionale sui diritti civili e politici – è un trattato dell'ONU, nato dall'esperienza della Dichiarazione universale dei diritti umani, adottato nel 1966 ed entrato in vigore nel gennaio 1978.
  Tra i princìpi fondamentali ivi sanciti figura il diritto all'autodeterminazione dei popoli, il divieto di discriminazione, la parità fra uomo e donna, l'inderogabilità dei diritti definiti dal Patto, il diritto al lavoro, il diritto ad un'equa retribuzione, il diritto di libertà sindacale ed il diritto di sciopero, il diritto alla sicurezza sociale, la protezione della famiglia e della Pag. 47donna lavoratrice, il «diritto alla libertà dalla fame», il diritto all'istruzione, la libertà di ricerca scientifica e dell'attività creativa.
  Diversamente dal Patto sui diritti civili e politici, il Patto sui diritti economici, sociali e culturali non prevedeva in origine nessuno specifico comitato di controllo.
  Solo nel 1985 il Consiglio economico e Sociale delle Nazioni Unite decise di istituire il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali (CESCR), composto da diciotto esperti indipendenti, incaricati di monitorare l'implementazione del Patto da parte degli Stati.
  Il 10 dicembre 2008, al termine delle celebrazioni per il sessantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, l'Assemblea Generale ha adottato all'unanimità il Protocollo opzionale che istituisce un meccanismo di comunicazioni individuali per gravi violazioni dei diritti sanciti nel Patto.
  Il Protocollo impegna gli Stati a riconoscere la competenza del Comitato a ricevere e considerare comunicazioni provenienti da individui, o gruppi di individui, che si reputano vittime di violazioni di uno o più diritti sanciti nel Patto.
  Il Protocollo, inoltre, attribuisce altre competenze al Comitato, tra le quali, quella di ricevere e considerare comunicazioni inter-statali; richiedere ad uno Stato di adottare misure urgenti (in circostanze di eccezionale gravità) per impedire danni irreparabili per le vittime di presunte violazioni; in caso di violazioni gravi e sistematiche, predisporre una missione di inchiesta sul campo.
  Dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo e dai Patti internazionali sui diritti umani, l'ideale dell'essere umano libero dalla paura e dal bisogno può essere conseguito soltanto se vengono create condizioni che consentano ad ognuno di godere dei propri diritti civili, politici, economici, sociali e culturali in quanto universali, indivisibili e interdipendenti.
  In questo senso, i diritti riconosciuti dal Patto sui diritti economici, sociali e culturali rappresentano pilastri imprescindibili della dignità umana, al pari dei diritti civili e politici.
  La ratifica del suddetto Protocollo opzionale da parte dell'Italia non comporta l'assunzione di oneri né implica particolari limitazioni di sovranità giacché il Comitato sui diritti economici, sociali e culturali, cui lo stesso assegna, come già rilevato, una serie di funzioni conciliative concernenti la ricezione e l'esame delle comunicazioni individuali e interstatali e la procedura d'inchiesta, non ha il potere di emettere decisioni giuridicamente vincolanti, ma si limita a produrre osservazioni e raccomandazioni rivolte agli Stati, affinché si adoperino al meglio nel garantire la protezione e la promozione dei diritti economici, sociali e culturali a livello interno.
  Oltretutto, come peraltro messo in luce dall'articolo 8, comma 4, del Protocollo, si tiene conto del fatto che agli Stati è concesso un ampio margine di discrezionalità e autonomia riguardo alle modalità e agli strumenti mediante i quali perseguire il pieno esercizio e godimento dei diritti contemplati dal Patto in relazione alle proprie disponibilità, risorse e capacità.
  È questo, d'altra parte, l'elemento caratterizzante i diritti economici, sociali e culturali: se per la realizzazione dei diritti civili e politici lo Stato deve astenersi dal porre in essere atti potenzialmente pregiudizievoli degli stessi, i diritti economici, sociali e culturali richiedono invece un'azione positiva da parte dello Stato, il quale è chiamato a programmare e ad attuare tutte le misure necessarie per una loro concreta attuazione.
  Secondo i principi enunciati nello Statuto delle Nazioni Unite, il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo.
  In base alla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, l'ideale dell'essere umano libero, che goda della libertà dal Pag. 48timore e dalla miseria può essere conseguito soltanto se vengono create condizioni le quali permettano ad ognuno di godere dei propri diritti economici, sociali e culturali, nonché dei propri diritti civili e politici.
  Per tutte queste ragioni, il gruppo di Scelta Civica per l'Italia esprimerà un voto favorevole al provvedimento di ratifica di un accordo che il nostro Paese ha fortemente e convintamente sostenuto.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2081-A - articolo 1 374 374   188 374   81 Appr.
2 Nom. articolo 2 393 393   197 393   81 Appr.
3 Nom. articolo 3 396 396   199 396   81 Appr.
4 Nom. articolo 4 405 405   203 405   81 Appr.
5 Nom. Ddl 2081-A - voto finale 412 412   207 412   80 Appr.
6 Nom. Ddl 2082 - articolo 1 414 351 63 176 351   79 Appr.
7 Nom. articolo 2 415 356 59 179 356   79 Appr.
8 Nom. articolo 3 421 360 61 181 358 2 79 Appr.
9 Nom. Ddl 2082 - voto finale 435 368 67 185 368   79 Appr.
10 Nom. Ddl 2085 - articolo 1 417 417   209 417   78 Appr.
11 Nom. articolo 2 425 425   213 425   78 Appr.
12 Nom. articolo 3 432 432   217 432   78 Appr.
13 Nom. Ddl 2085 - voto finale 441 441   221 441   78 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 18)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. Ddl 2099-A - articolo 1 430 430   216 430   78 Appr.
15 Nom. articolo 2 426 426   214 426   79 Appr.
16 Nom. articolo 3 429 429   215 429   78 Appr.
17 Nom. articolo 4 429 429   215 429   78 Appr.
18 Nom. Ddl 2099-A - voto finale 426 426   214 426   77 Appr.