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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 159 di venerdì 24 gennaio 2014

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

  La seduta comincia alle 10,05.

  DAVIDE CAPARINI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati D'Ambrosio e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente sessantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (A.C. 1941).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1941: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133 recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia.
  Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, e per le proposte emendative presentate, riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato, vedi l'Allegato A al resoconto stenografico della seduta di ieri).

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
  Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto il deputato Lello Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, signor Viceministro, il Partito Socialista voterà a favore, pur con grande difficoltà e, perché no, con alcune considerazioni che dobbiamo fare per ciò che riguarda questo provvedimento. Come abbiamo già detto in altre circostanze infatti, riteniamo che l'IMU sia una patrimoniale e che quindi sarebbe stato giusto che venisse pagata da coloro i quali hanno più disponibilità, e non certamente non pagata da tutti. Abbiamo evidenziato le nostre riserve. Pur tuttavia, voteremo a favore, e quindi daremo la fiducia a questo Governo, Pag. 2e voteremo a favore del provvedimento lunedì, per il semplice motivo che siamo profondamente convinti che questo Paese abbia necessità – mi consenta qualche secondo, signor Presidente – di avere stabilità, nonostante le contraddizioni che abbiamo verificato nei mesi passati e anche negli ultimi giorni, come, per esempio, la questione della legge elettorale, su cui il Partito Socialista si impegna a presentare degli emendamenti per migliorarne il testo.
  Riteniamo, dicevo, di votare la fiducia e di votare il provvedimento, perché siamo convinti che vi sia bisogno di stabilità, ma soprattutto vi sia bisogno di dare risposte ai problemi di questo Paese, della fascia più debole di questo Paese, nonché di dare risposte ai cittadini del Mezzogiorno d'Italia. Siamo convinti perciò che questo Governo possa dare, riveduto ovviamente nella sua composizione...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  LELLO DI GIOIA. ... quelle risposte importanti ai ceti più deboli della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano-Liberali per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto la deputata Gebhard. Ne ha facoltà.

  RENATE GEBHARD. Signor Presidente, i deputati della SVP e delle Minoranze Linguistiche voteranno la fiducia al Governo. Un atto politico e, nel merito del provvedimento, la conferma del nostro giudizio positivo sul decreto in ordine all'abolizione della seconda rata dell'IMU per il 2013.
  Abbiamo ritenuto e ribadiamo come tale misura sia rilevante ai fini del sostegno dei redditi familiari e delle politiche abitative, e coerente con l'obiettivo strutturale di una riforma del sistema di imposizione sul patrimonio immobiliare. Una generale revisione della disciplina delle imposte immobiliari che a nostro giudizio debba avere quali priorità la prima casa e i fabbricati funzionali all'attività di impresa.
  Di particolare rilievo, con attenzione anche al sistema economico e sociale dei nostri territori, è l'esenzione dal pagamento dell'imposta per i terreni agricoli posseduti e gestiti da coltivatori diretti e imprenditori agricoli e per i fabbricati rurali ad uso strumentale.
  Al di là del provvedimento in esame, abbiamo già espresso, a suo tempo, un giudizio positivo nei confronti del Governo per aver affrontato e risolto il problema costituito dalla valenza retroattiva del carattere di ruralità dei fabbricati ai fini ICI, che è aspetto di particolare rilievo nei nostri territori, mentre ribadiamo le nostre profonde obiezioni in relazione alla riproposizione del meccanismo degli accantonamenti per il rimborso IMU ai comuni delle regioni a statuto speciale dotate di autonomia finanziaria, prevista dal precedente provvedimento in materia di tassazione immobiliare.
  Guardiamo al voto di fiducia come alla premessa, al di là delle misure sull'IMU, di quel rinnovato patto programmatico, cui il Presidente del Consiglio ha affermato di voler giungere per il 2014. Occorre procedere nella prospettiva di politiche di sostegno alle famiglie e delle piccole e medie imprese artigianali, alberghiere ed agricole, avendo quali priorità la riduzione del cuneo fiscale e misure di detassazione per le aziende che assumono (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro, che non vedo in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Guidesi. Ne ha facoltà.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, vorrei ringraziare lei per la possibilità che ci viene data oggi di discutere e di parlare in Aula, forse una delle ultime possibilità, vista la legge elettorale che il duo Renzi e Berlusconi stanno mettendo in piedi, che qualcuno ha definito «Italicum». Noi preferiamo Pag. 3chiamarla «Turchinum», visto che la democrazia e la possibilità di dibattito in questo Paese verrà riservata solo ed esclusivamente al Partito Democratico e a Forza Italia.
  Per quanto concerne il dibattito che riguarda la fiducia, in questi mesi siamo passati da una dichiarazione del Presidente del Consiglio, l'ultima volta che è venuto in Aula, dove diceva che avrebbe preparato gli impegni 2014... Invece, ad una puntata di un famoso «format televisivo», che si è consumata circa una settimana fa qui vicino, a Palazzo Grazioli, è stata recapitata una lettera con scritto: «C’è posta per te». La puntata poi si è consumata negli studi televisivi, davanti a cameramen e giornalisti, al Nazareno, dove, dopo una chiacchierata, si è tolto un muro e si è scoperto che, dopo vent'anni di contrasti, il Partito Democratico la pensa esattamente come Forza Italia.
  Intanto che tutto questo succedeva, il Governo, o meglio il Presidente del Consiglio, era impegnato a valutare un possibile rimpasto ed a giudicare il lavoro dei suoi ministri. In questo possibile rimpasto, si è valutata addirittura la possibilità di formare un nuovo Governo, un cosiddetto Letta-bis.
  Allora, ci siamo messi anche noi in quei giorni a valutare l'operato di questo Governo e l'operato dei suoi ministri, dei singoli ministri. Ci siamo chiesti quale potesse essere stata la capacità riformatrice di questo Governo, presentata a suo tempo, e non abbiamo trovato alcuna riforma presentata da un singolo ministro, a meno che non si ritenga una riforma importantissima per questo Paese un corso di guida gratuito per gli immigrati.
  In questi dieci mesi siamo passati dal servizio per il Paese ad una servitù per delinquenti ed immigrati, dalle riforme a «genitore 1 e genitore 2», da «vedo la fine del tunnel» a «tassiamo anche l'aria che si respira», dal federalismo al «forse si paga l'IMU, ma l'importante è non dirlo», dalla spending review a più dipendenti pubblici e più prefetti, dai pagamenti elettronici al Bancomat per il Sud, dall'occupazione ad un corso di inglese per trasformare e tradurre le proposte del segretario nuovo del Partito Democratico, dalle «palle d'acciaio» alla ritirata sul decreto «salva Roma», dallo sviluppo economico al «dia le dimissioni», dalla sicurezza all'abrogazione del reato di clandestinità e dalla stabilità al marketing politico.
  Sì, perché, signor Presidente, in questi dieci mesi sono cambiate tante cose ma, se il Presidente del Consiglio dovesse fare effettivamente una valutazione del lavoro dei suoi ministri, noi pensiamo non dovrebbe provvedere ad un rimpasto, ma ad una vera e propria sostituzione di massa.
  E poi c’è una domanda da porci in quest'Aula e da porre al Governo. La domanda è se la legge elettorale taglierà il numero dei parlamentari, se la legge elettorale creerà occupazione, se la legge elettorale abbasserà la pressione fiscale o diminuirà il debito pubblico o se la legge elettorale creerà un circolo virtuoso da far ripartire i consumi. La risposta evidentemente è negativa.
  E allora perché la nuova coppia della politica, Renzi-Berlusconi, ha deciso di far diventare la legge elettorale non una priorità, ma la priorità dei lavori parlamentari ? Io penso che il Presidente del Consiglio – che oggi non è in Aula – si sia chiesto la stessa cosa, perché in questi mesi quella, già citata precedentemente da noi, famosa legge del contrappasso, dal PdL al Partito Democratico, si sta consumando e ha svolto anche la prima tappa.
  La prima tappa è stata quella che, dopo vent'anni di contrasto da parte del Partito Democratico alle strumentalizzazioni politiche e al marketing politico di Silvio Berlusconi, ha ricevuto il testimone e utilizza esattamente lo stesso metodo attraverso il nuovo segretario del partito, che un giorno ci dice che le preferenze sono un ritorno alla Prima Repubblica e il giorno dopo ci dice che lui voleva metterle ma Forza Italia non ha voluto.
  Ora c’è un passaggio di consegne evidente e, nel passaggio di consegne evidente, Governo e Presidente, è stata citata a suo tempo come una grandissima capacità politica del Presidente del Consiglio di aver spaccato il PdL. Oggi probabilmente, Pag. 4in quella legge del contrappasso, sta succedendo la stessa cosa all'interno del Partito Democratico, con la differenza che non è un avversario politico a spaccare il Partito Democratico.
  E poi la tanto conclamata affluenza popolare e veritiera affluenza popolare alle primarie del Partito Democratico oggi ci porta a fare una domanda, nel rispetto di quelle persone che trasparentemente hanno fatto una scelta precisa dal punto di vista dei valori, ma che hanno anche versato per il loro voto 2 euro, che oggi il Partito Democratico ha praticamente deciso di investire in una consulenza per farsi scrivere la legge elettorale dal senatore Verdini e nella riabilitazione politica completa di Silvio Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Non so se quelle persone saranno tanto contente, ma non spetta a noi dare un giudizio.
  Noi oggi evidentemente – lo dico al Governo – non daremo la fiducia a questo Governo, di cui abbiamo assolutamente un giudizio negativo, visto non quello che non è stato fatto, ma visti soprattutto i danni che ha creato. Ma ci appelliamo al Presidente del Consiglio oggi non chiedendogli coraggio, perché ha dimostrato in questi mesi di non averlo, ma chiedendogli per lo meno un sussulto di dignità, per lo meno per gli impegni del 2014 – che saranno esattamente gli stessi degli impegni del 2013 –; chiediamo che lui abbia un sussulto di dignità e in questi giorni eviti il marketing politico del suo partito e le questioni di immagine del suo segretario e pensi veramente ai bisogni della gente.
  Ciò non toglie che oggi il nostro voto è contrario, perché questo Governo – e lo ripetiamo – ha delle priorità che sono assolutamente ingiuste nei confronti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, la fiducia parlamentare è una procedura tecnica alla quale i Governi fanno ricorso tendenzialmente per due ordini di motivi: per verificare la continuata sussistenza della propria maggioranza o per accelerare l’iter approvativo di un provvedimento. Questa mattina siamo, invece, ad una primizia assoluta: è la prima volta, infatti, che un Governo chiede la fiducia per nascondere al Parlamento, prima, e al popolo, poi, la perfetta esecuzione di un furto che il Governo ci sta impegnando a perpetrare ai danni del popolo italiano.
  Noi, beninteso, non discutiamo la legittima scelta del Governo di porre la fiducia su un decreto-legge nel quale vengono fissate le date di scadenza per il pagamento dell'imposta sulla casa, che peraltro coincidono esattamente con la giornata odierna.
  Semmai rileviamo come questa sia la più plastica dimostrazione del fatto che questo Governo dice una cosa e ne fa un'altra, come sempre. Aveva dichiarato di essere il Governo che avrebbe tolto le tasse sulla casa; oggi, proprio oggi, gli italiani stanno per pagare l'ennesimo balzello sulla loro proprietà immobiliare, ma tant’è.
  Quello che ci indigna, quello che ci disgusta è che sia, viceversa, stato utilizzato il treno di questo decreto-legge per inserire surrettiziamente un argomento che nulla c'entrava con la definizione dei termini di pagamento dell'imposta sulla casa, per trattare un argomento delicato – che normalmente dovrebbe essere ampiamente discusso – quale la definizione della governance e della partecipazione societaria all'interno della Banca d'Italia. Si nasconde agli occhi degli italiani un provvedimento all'interno di un altro e, quando arriva quel provvedimento al Parlamento, si pone la fiducia perché non ci sia la possibilità di dare discernimento di quello che il Governo sta per compiere.
  Con questo decreto-legge voi aumentate di 46 volte il capitale sociale della Banca d'Italia, il che significa che chi fino ad oggi è titolare dei 156 mila euro che costituiscono il capitale sociale della Banca d'Italia, domani mattina, per effetto di questo Pag. 5vostro regalo, si troverà titolare di 7 miliardi e mezzo di euro: da 156 mila euro a 7 miliardi e mezzo di euro ! Per carità, gli fate pagare una tassa sul plusvalore che gli regalate, ci mancherebbe altro ! Una tassa, però, che viene pagata una tantum, cioè solo una volta, nella misura iperagevolata del 12 per cento. Che cosa significa ? Cerchiamo di tradurlo: vuol dire che, da domani mattina, chi oggi era padrone di 156 mila euro si troverà titolare di 7 miliardi e mezzo di euro e pagherà alle casse dello Stato 800 milioni di euro.
  Ma, attenzione: siccome non vogliamo urtare troppo la sensibilità dei beneficiari della vostra marchetta, è vero che chiediamo loro 800 milioni di euro, ma contemporaneamente diciamo che, a partire dall'entrata in vigore di questo decreto-legge, la titolarità del capitale sociale avrà la possibilità di essere remunerata fino al 6 per cento, cioè verranno distribuiti dividendi fino al 6 per cento. Cifra sconosciuta in tutti gli investimenti di carattere pubblico, che comporterà, per i beneficiari, certamente l'obbligo quest'anno – e solo quest'anno ! – di versare alle casse dello Stato 800 milioni di euro, ma, da oggi ad imperitura memoria, di incassare ogni anno 450 milioni di euro di dividendi ! In più, allargate la partecipazione societaria alle banche private, alle assicurazioni, ai fondi pensione, tutti istituti di natura legittimamente privata e privatistica, che, quindi, potranno avere anche capitale straniero. Quindi, potranno essere le finanze internazionali – che certamente hanno dato prova di non avere a cuore l'interesse dello sviluppo dell'economia italiana – a diventare legittimamente, grazie al vostro «decreto porcata», padroni della Banca centrale italiana.
  E a chi ci dice che la Banca d'Italia era già privata, vogliamo dire che bisogna raccontarla tutta agli italiani, bisogna dire che le banche che oggi sono titolari delle quote del capitale sociale di Banca d'Italia sono certamente oggi degli istituti privati, ma che sono nati come istituti di carattere pubblicistico, e che, quando sono stati privatizzati per legge, hanno visto l'individuazione di una serie di contrappesi legislativi per continuare a gestire la funzione pubblica della Banca d'Italia. È stato fissato un limite alla partecipazione azionaria, è stato inserito il divieto di distribuzione di dividendi, è stato inserito in ogni aspetto il livello di controllo del Governo e del Ministero dell'economia e delle finanze per tutto quello che competeva l'assetto partecipativo della Banca d'Italia.
  Oggi, invece, voi regalate del valore passando da 156 mila euro a 7 miliardi e mezzo di euro, consentite una speculazione facendogli ricavare il 6 per cento di rendimento – non esiste titolo pubblico al mondo che consenta il 6 per cento netto di rendimento – e rendete commerciabili queste quote: il che significa che domani mattina le banche alle quali avete fatto questo regalo potranno, differentemente da quello che succedeva fino a ieri, decidere di mettere in vendita la loro partecipazione alla Banca d'Italia.
  Stupisce, signor Presidente, in tutto questo, l'assordante silenzio del Capo dello Stato, che aveva, eccome, in più occasioni nel corso della passata legislatura, rigettato dei decreti-legge presentati dal Governo di centrodestra perché ne contestava il contenuto dei requisiti necessari di urgenza. Lo stesso Capo dello Stato ha strigliato questo Governo, il Governo Letta, non più tardi di poche settimane fa, dicendogli che non era più possibile presentare a ripetizione dei decreti-legge che contenessero tutto e il contrario di tutto, rendendo disomogeneo il testo, contro la legge che prevede che un decreto-legge, per poter attingere alla procedura di urgenza, abbia un chiaro significato di urgenza e di unitarietà di intenti, inducendo peraltro il Governo a fare una figuraccia mai vista, ossia quella di ritirare in corso d'opera parlamentare un decreto-legge che aveva già ottenuto l'approvazione in uno dei rami del Parlamento con la posizione della questione di fiducia, poi coperto e stracoperto di marchette, strigliati dal Capo dello Stato, avete dovuto fare la figura di tirarlo via.
  Vi è andata solo bene che tutto questo succedeva nell'intervallo tra il giorno di Pag. 6Natale e il giorno di Capodanno e qualche italiano non se ne è reso conto, ma è chiaro che è stata la figura istituzionalmente più barbina che vi potesse capitare. Stranamente, invece, il Capo dello Stato, adesso, su un decreto-legge sulla Banca d'Italia nel quale è surrettiziamente inserito il regalo alle banche, alla massoneria, alla finanza internazionale, agli stranieri, alla criminalità organizzata, appare distratto. Sarà magari perché con questa norma ci rendete ancora più vincolati ai vostri amici dei potentati europei. Perché, sia chiaro e sia detto all'intelligenza degli italiani, se per caso domani mattina dovessimo decidere di uscire dall'euro, l'Italia dovrebbe andare a comprare dai privati, a cui sta le regalando le quote, le azioni di Banca d'Italia.
  Ieri, signor Presidente, mi è capitato di sentire su Sky il professor Taddei, il nuovo responsabile economico del Partito Democratico, che ha letteralmente dichiarato: chiediamo scusa agli italiani per questo Governo. Allora Fratelli d'Italia si rivolge al signor Renzi, e lo chiamiamo così per distinguerci dalla pletora di questuanti che, per manifestarne una confidenza magari inesistente, lo chiama Mattéo, anzi, Mattèo, per renderlo più compatibile alle terrazze de La grande bellezza. Vogliamo dire al signor Renzi: dimostra davvero che vuoi cambiare, dimostra che non vuoi votare la questione di fiducia e chiedi al tuo gruppo di rifiutare la conversione in legge di questo decreto-legge; altrimenti sei complice, signor Renzi, di un Governo dell'intrallazzo, di un Governo che aumenta le tasse perché non sa diminuire la spesa pubblica, di un Governo che ha già regalato alle banche l'uso indiscriminato dei fondi agevolati della Banca europea, l'agevolazione della determinazione del calcolo dell'IMU sugli immobili posseduti, 17 miliardi e mezzo di euro regalati con l'ultima legge di stabilità, e Dio sa che porcata state preparando adesso per rivedere la legge sull'usura, che già oggi consente alle banche italiane di applicare dei tassi che sarebbero considerati usura in altri Paesi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
  Questo è il Governo servo del potere finanziario; un Governo che uccide il commercio della sigaretta elettronica, perché c’è qualcuno di voi che si è venduto alle multinazionali del tabacco; un Governo che rinuncia a miliardi e miliardi di euro di sanzioni agli speculatori del gioco perché c’è qualcuno di voi che prende le mazzette dalle società che vendono le slot machine; un Governo che regala le riserve auree e i risparmi degli italiani regalando agli stranieri la Banca d'Italia; un Governo che adesso vuole fare qualche altra porcata sulla partecipazione delle quote delle Poste. È un Governo che ha dimostrato di essere incapace; è un Governo che è corrotto, non solo nelle cose che fa, ma anche nella materia, nella difficoltà di trasparenza con la quale si regge la sua gestione della finanza; un Governo che ha deciso di tradire gli italiani. Una volta, chi si rendeva colpevole di alto tradimento veniva fucilato alle spalle, voi non avete nemmeno questa dignità, siete solo quattro magliari...

  PRESIDENTE. Si rivolga con rispetto al Governo, per favore.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Ma siete stati pizzicati con la quaglia in bocca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fauttilli. Ne ha facoltà.

  FEDERICO FAUTTILLI. Signor Presidente, membri del Governo, colleghi, il presente decreto-legge, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, sicuramente ha suscitato, sin dalla sua pubblicazione, perplessità e polemiche, sia riguardo alla sostanza che alle procedure che hanno riguardato i due principali argomenti contenuti in esso; argomenti che, peraltro, l'imminente scadenza del termine di conversione del decreto-legge non ha reso possibile modificare, non per responsabilità di questa Camera, ma dell'altro ramo del Parlamento, che ha impiegato Pag. 7circa 45 giorni nell'esame del provvedimento. E qui sicuramente entra in gioco la prima valutazione del perché della questione di fiducia e del perché oggi è necessario porre mano alle riforme del bicameralismo perfetto, le cui conseguenze sono sotto gli occhi di tutti anche per un altro tema, quello della delega fiscale che, dopo non aver avuto vita facile qui alla Camera, al momento è ancora fermo al Senato, questa volta per un rinvio tecnico da parte della Commissione bilancio per mancanza di copertura su alcune norme.
  Una delega che contiene al suo interno la riforma del catasto, fondamentale anche per il completamento della fiscalità immobiliare, tema che affronterò più avanti.
  Venendo al merito del provvedimento, uno dei due punti maggiormente discussi anche questa mattina è stata la rivalutazione delle quote di partecipazione al capitale della Banca d'Italia. Inizialmente il testo del provvedimento conteneva effettivamente un palese vulnus, dovuto probabilmente alla fretta del Governo nel voler portare rapidamente a casa le modifiche sull'assetto proprietario della Banca centrale. Fretta che è stata rimarcata dalla stessa BCE che ha avuto solo tre giorni per esprimere il parere previsto. Mi riferisco alla iniziale libera trasferibilità delle quote prevista dal decreto-legge, poi modificata al Senato, che ha ripristinato in sostanza la clausola di gradimento, attualmente presente nello statuto della Banca, prevedendo il diritto di veto sui nuovi «pretendenti» alla proprietà della Banca da parte del Consiglio superiore, una volta valutati i requisiti dei potenziali acquirenti che dovranno avere sede legale e amministrazione centrale in Italia.
  Messo da parte questo disegno di un mercato libero e internazionale delle «azioni» della Banca centrale, la partita si è spostata sul metodo di valutazione delle quote, che ha condotto alla cifra di 7,5 miliardi di euro per il capitale complessivo della Banca d'Italia, e sulla possibilità che avranno gli istituti azionisti della Banca d'Italia di rivalutare le loro quote e sul fatto che la Banca d'Italia potrà acquistare le proprie quote in possesso degli azionisti qualora questi detengano una quota superiore al 3 per cento del capitale della Banca.
  Su quest'ultimo punto, in particolare, si è concentrato il dibattito, e sui cosiddetti regali alle banche da parte dell'istituto centrale. Noi crediamo che Banca d'Italia utilizzerà, come sempre, con prudenza e oculatezza questa opzione, anche se è evidente il rischio di realizzare una minusvalenza. A fronte di questo rischio dobbiamo tuttavia registrare i paletti posti dal testo sulle quote eccedenti il 3 per cento, prevedendone la loro sterilizzazione rispetto al diritto di voto e alla possibilità di ricevere dividendi.
  Dobbiamo però anche dire che, con questo provvedimento, andiamo a realizzare una riforma della governance dell'istituto di emissione che, peraltro, metterà in condizione le banche di sostenere i prossimi stress test europei, grazie alla rivalutazione delle loro quote di partecipazione al capitale di Bankitalia. E se anche non servisse per questa tornata di stress test cui saranno sottoposte le banche, varrà per il futuro, adeguando il valore del loro patrimonio dopo settantasette anni e rafforzando il sistema bancario nazionale.
  Credo anche che forse era giunto il tempo di ridisegnare l'attuale composizione del capitale dell'istituto centrale, visto che per effetto dei processi di fusione e acquisizione avvenuti nel passato oggi due banche detenevano il 64,6 per cento del capitale di Palazzo Koch, e che sia un bene l'allargamento della base azionaria, definendo nel contempo tetto di possesso e tipologia di soggetti cui è consentito partecipare.
  Potremmo dunque non essere d'accordo sulla tempistica del provvedimento e sul ricorso alla decretazione d'urgenza, non certo però sulla legittimità o costituzionalità del provvedimento che è già passato al vaglio del Senato, nonché alla valutazione della Camera, relativamente ai suoi presupposti di costituzionalità.
  Quanto, invece, al secondo grande tema affrontato dal provvedimento, relativo alla soppressione della seconda rata IMU e alla cosiddetta mini-IMU, lasciamo ormai da Pag. 8parte il giudizio sull'intera vicenda, già peraltro espresso in occasione della discussione dei provvedimenti sul medesimo tema che hanno preceduto questo al nostro esame, dove abbiamo evidenziato con convinzione la necessità di una complessiva e strutturale riforma dell'intero sistema, a partire da quella sul catasto che, come dicevo, ha subito ancora dei ritardi.
  Dobbiamo, tuttavia, sottolineare il fatto che il pagamento della mini-IMU è la conseguenza di decisioni unilaterali dei comuni che hanno deciso di aumentare l'aliquota IMU sulle prime case di abitazione, contando sul fatto che tali aumenti si sarebbero scaricati sullo Stato e non sui contribuenti.
  Ma così purtroppo non è stato, e molti comuni, con questa motivazione, hanno sfruttato l'occasione per ripianare i loro bilanci. Si è trattato, in sostanza, di una manifestazione di scetticismo, per non parlare di sfiducia dei comuni nei confronti dello Stato, che si è tradotta alla fine in un aggravio di costi per i cittadini.
  L'auspicio che noi formuliamo è che la nuova normativa faccia un po’ d'ordine nel marasma delle norme in materia di fiscalità immobiliare comunale introdotte nel corso del 2013, e che queste nuove norme possano consentire di superare tale problematica, attribuendo ad ogni comune l'intera responsabilità per le sue scelte di politica tributaria in materia.
  In conclusione, Presidente, il gruppo Per l'Italia, ferme restando alcune criticità segnalate, che il Governo avrà tempo di valutare e di correggere, esprime il proprio voto di fiducia, augurando di vedere presto prendere vita quelle riforme di sistema che servono al Paese, per poter riavviare un virtuoso ciclo di sviluppo e crescita (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sottanelli, che non vedo in Aula.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, con il provvedimento in esame si conclude il ciclo con il quale è stato soppresso il pagamento dell'IMU per l'anno 2013. La decisione di sopprimere l'IMU fa parte delle intese sulle quali è nato il Governo Letta, per cui il decreto in esame costituisce l'atto finale tramite il quale si attua uno dei punti del programma di Governo.
  Ricordo che con due decreti, questo e uno precedente, noi abbiamo tolto l'IMU sulla prima casa per un valore economico intorno ai 4 miliardi e mezzo. Con questo provvedimento si conferma quanto già previsto, e cioè che la seconda rata non è dovuta per le abitazioni principali, per la casa coniugale, per i terreni agricoli, per i fabbricati rurali, per gli immobili posseduti dal personale delle Forze armate e di polizia.
  La confusione di questi ultimi giorni sulla mini-IMU nulla toglie ad un fatto inconfutabile: il Governo ha abolito l'IMU sulla prima casa, e non solo, per il 2013, per un valore appunto di 4 miliardi e mezzo. Questo lo dico agli smemorati e a coloro che hanno contribuito, come molti di noi, in quel tragico 2012, a dilatare il peso fiscale. Dico inoltre che tutto ciò non sarebbe successo se il 2 ottobre 2013 noi avessimo consentito una crisi di Governo al buio: gli italiani avrebbero pagato la seconda rata IMU e gli oneri che sarebbero derivati da una, più che potenziale, crescita dello spread.
  Per quanto riguarda la mini-IMU, il pasticcio è dovuto in gran parte ai comuni non virtuosi, che hanno alzato l'aliquota fino allo 0,6 ben sapendo che il Governo si era impegnato a coprire lo 0,4. Qui siamo al paradosso: i comuni male amministrati o che hanno fatto proprie scelte fiscali hanno scaricato sul Governo colpe proprie, e sui cittadini disagi non tollerabili. Addirittura abbiamo assistito a patetiche rivolte fiscali: alcuni sindaci hanno invitato i propri cittadini a non pagare, aggiungendo confusione ai danni economici. Dev'essere chiaro per il futuro: noi dobbiamo seguire i comuni ben amministrati e i sindaci che non fanno i furbi e Pag. 9che non aumentano le tasse, e non inseguire i capipopolo che male amministrano le risorse pubbliche e private.
  La legge di stabilità ha definito per il 2014 l'arrivo di una tassa sugli immobili, la IUC, che riassume in sé tre tasse, la TARI, la TASI e l'IMU. Su questo nuovo sistema di tasse locali di servizio sono stati previsti ampi margini di manovra impositiva, e insieme detrazioni per le famiglie meno abbienti, oltre all'obbligo di tener conto della capacità contributiva delle famiglie. Anche queste tasse saranno un banco di prova per la capacità dei comuni di amministrare le risorse.
  Sulle tasse comunali e il carico fiscale complessivo è necessario a questo punto, però, fare un po’ di chiarezza. Il Premier Letta ed il Vicepremier Alfano hanno dichiarato che nel 2013 le tasse sulle famiglie sono scese: sono, queste, affermazioni che non hanno trovato spazio sui giornali.
  Sulla questione, la CGIA di Mestre ha diffuso, nel mese di dicembre 2013, uno studio secondo il quale nel 2013 è diminuito il peso delle tasse sulle famiglie italiane; sono notizie che hanno conquistato qualche trafiletto sulle stesse pagine che, invece, regalano i titoli di prima, proprio alla stessa CGIA, quando le notizie sono di verso opposto.
  Gli importi, seppur abbastanza modesti, invertono una tendenza che negli ultimi anni aveva assunto una dimensione molto preoccupante. Secondo la CGIA, nel 2013 per una famiglia bireddito con un figlio a carico, complessivamente, il peso delle tasse diminuisce di 178 euro, e di 250 euro per la famiglia monoreddito con due figli a carico. Nel 2014 la situazione è destinata a migliorare, grazie alla riduzione del cuneo fiscale approvata dal Governo Letta con la legge di stabilità. Sempre secondo la CGIA, i benefici fiscali 2013-2014 ammortizzeranno, per i lavoratori dipendenti, l'aumento della TASI, l'aggravio dell'IVA e il ritocco all'insù delle addizionali e dei carburanti.
  Questi sono i fatti. Chi dice il contrario non dice il vero. Qualcuno dice: «è poco». Certo è poco per le famiglie e per le imprese, bisogna essere onesti. Però bisogna essere intellettualmente disonesti a non ammettere che nel 2012 la discussione si svolgeva solo su un tema: quanto aumentare le tasse. Nel 2013 e nel 2014, con il Governo Letta la discussione invece è opposta: quanto si possono diminuire le tasse. Tutto ciò a parità di crisi. Mi sembra un passo in avanti notevole.
  Alcuni di tali benefici invece non riguarderanno le famiglie composte da pensionati e lavoratori autonomi, i quali non potranno usufruire del taglio del cuneo fiscale. Si tratta dei due gruppi di popolazione che più sono stati colpiti dalla crisi in atto dal 2008, e il Nuovo Centrodestra di questo si farà pienamente carico. Perché a noi è chiaro che dopo la fase di apparente stabilità che ha connotato questi dieci mesi, è necessaria una svolta, un'accelerazione. Dico, apparente stabilità, perché è chiaro a tutti che in questi mesi nei due principali partiti che ebbero la forza e la responsabilità di dar vita alle larghe intese e ad un Governo di salvezza nazionale e di servizio, sono esplosi terremoti imprevedibili nelle loro proporzioni. Si sono costruite, in ognuno dei due partiti, delle due aree politiche, svolte epocali. La nascita, in questi due mondi, di prospettive politiche che potrebbero portarci nella terza repubblica e fuori dalla crisi, che non è solo italiana ed europea, ma che è soprattutto italiana ed europea.
  Di fronte a queste durissime «scosse sismiche» il Governo ha comunque tenuto, cosa non scontata, con qualche risultato numerico e politico. Questa tenuta minima ha stabilizzato e raffreddato lo spread. Chi ha parlato di dieci mesi di fallimenti del Governo, forse dovrebbe riflettere su un fatto: per il momento, in realtà, sono falliti i tentativi di farlo cadere. Comunque ora ci sono le condizioni per accelerare, occorre aprire una fase nuova: le riforme istituzionali e il patto di Governo 2014 per la crescita. Occorrono potenti operazioni per l'abbattimento del debito e per la costruzione di nuovi margini di manovra in Europa, anche nella prospettiva del semestre italiano.Pag. 10
  Nel 2014 ci si gioca tutto, non sarà, non dovrà essere più tempo di piccole manovre. Qui non siamo di fronte ad una crisi ciclica congiunturale, siamo di fronte ad una crisi di sistema. Senza riforme e crescita il Paese non potrà farcela. E noi, giustamente, saremo tutti spazzati via, nessuno si illuda. È necessario però che quanto di nuovo è emerso nei due principali schieramenti che sostengono il Governo sappia convergere insieme verso il futuro, le riforme, il patto di Governo per il 2014. Perché se il nuovo che avanza da una parte, per affermarsi, rivolge lo sguardo verso il passato dell'altra parte, non c’è alcun futuro per nessuno, è bene non illudersi anche in questo caso. Nulla di buono e di nuovo verrà, se si attivassero dinamiche non responsabili e di crisi. Diciamo una cosa con sincerità: se poche settimane fa per Renzi e per il PD il Presidente Berlusconi era il problema, sino a cacciarlo, ingiustamente, dal Parlamento ed oggi diventa la soluzione (sino al prendere o lasciare), è legittimo pensare che c’è qualcosa di schizofrenico e di non detto, in questo atteggiamento.
  Se non è così bene, benissimo. Allora l'unico modo per dimostrarlo è riuscire a tenere insieme le riforme e il Governo, la legge elettorale e il patto di Governo 2014 per il lavoro, per le imprese e per la crescita. Sostenere con lealtà e costruttivamente il Governo, questa è la vera svolta per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sottanelli. Ne ha facoltà.

  GIULIO CESARE SOTTANELLI. Signor Presidente, oggi voteremo la fiducia, ancora una volta, sulla conversione di un provvedimento delicato e complesso, che avrebbe meritato un più ampio dibattito parlamentare, anche per via delle possibili speculazioni politiche che ha suscitato e potrà suscitare. Come è nostra abitudine, abbiamo evitato di gridare allo scandalo o di cedere a comode esagerazioni demagogiche, approfondendo invece il merito del provvedimento. Ci siamo sforzati di muovere critiche costruttive traducendole in concrete proposte di correttivi legislativi. Nonostante tali istanze non siano state recepite a causa della fiducia, da un'attenta lettura del progetto di legge possiamo condividerne l'impianto generale e gli scopi, seppur migliorabili, che ci portano a motivare la nostra scelta di votare la fiducia con il necessario senso di responsabilità che nutriamo nei confronti di questo Governo e di questa maggioranza.
  Al contrario di altre forze politiche, noi crediamo che la strada da percorrere non sia quella della nazionalizzazione tout court della Banca d'Italia, restituendola in modo suggestivo ai cittadini, bensì quella di valutare le soluzioni politicamente meno invasive per un organo che deve mantenere le proprie autonomie operative, ma che nel contempo non deve assumere un ruolo autocratico o, peggio ancora, influenzabile dalle lobby di settore. Forse queste stesse forze politiche che accusano il Governo di attuare la privatizzazione di Banca d'Italia avrebbero preferito vedere applicate le disposizioni della legge n. 262 del 2005, che sarebbero sfociate in un possibile trasferimento allo Stato della stessa, con conseguenti vantaggi elettoralistici. In realtà, ciò che è mancato è stata la ricerca di un equilibrio tra i due sistemi per poter conciliare da una parte l'indipendenza di Banca d'Italia e dall'altra gli indubbi effetti politici del suo operato verso le banche e verso i cittadini utenti.
  Sebbene il Ministro Saccomanni abbia confermato che la rivalutazione delle quote non avrà effetti sul patrimonio di vigilanza delle banche partecipate ai fini dell'esercizio dell’asset quality review che la BCE concluderà nell'anno in corso, è evidente che tale misura avrà ripercussioni positive sull'effettiva stabilità finanziaria dei bilanci delle banche negli anni futuri. Nell'autunno del 2014, infatti, verrà istituito il meccanismo di vigilanza unico, considerato un passo fondamentale verso la realizzazione dell'Unione bancaria in Europa e la salvaguardia della stabilità finanziaria degli enti creditizi. Sul testo proposto il 22 novembre 2013 è stato Pag. 11chiesto il parere della BCE, che ha evidenziato la necessità che l'indipendenza finanziaria dell'istituto implichi altresì che la Banca d'Italia sia sempre sufficientemente capitalizzata. La BCE ha preso atto dell'autorizzazione all'aumento di capitale di Banca d'Italia a seguito di una valutazione azionaria da parte di un comitato di esperti, tuttavia ha anche ritenuto che una valutazione formulata sui dividendi nei prossimi vent'anni necessiti di ulteriori analisi e dettagli sui presupposti quantitativi alla base della valutazione. Come espresso dal Ministro Sacconi, la consultazione formale con la BCE si è conclusa con un parere non vincolante con il quale la BCE ha fornito alcune utili osservazioni senza tuttavia proporre alcuna modifica al decreto-legge. Non vogliamo poi dimenticare che attraverso questo decreto entreranno circa 900 milioni di euro nelle casse dello Stato come frutto delle imposte applicate sulla valorizzazione del patrimonio.
  Scelta Civica vuole rimarcare tuttavia alcune criticità, già evidenziate in Commissione, in sede di discussione del provvedimento. La questione relativa al riacquisto da parte della Banca d'Italia delle quote eccedenti il 3 per cento comporterebbe un immediato esborso di liquidità nei confronti dei principali azionisti della Banca centrale, Unicredit e Banca Intesa.
  Inoltre, il decreto non chiarisce né definisce le modalità di tale riacquisto da parte di Banca d'Italia, sia per quanto concerne il termine entro il quale Banca d'Italia dovrà rivendere tali quote, sia riguardo al prezzo a cui venderle. Al riguardo, un problema di natura tecnica potrebbe emergere qualora Banca d'Italia dovesse rivendere le azioni ad un prezzo inferiore causando, in tal modo, un danno patrimoniale alla Banca centrale.
  Un'altra problematica emergerebbe se Banca d'Italia si trovasse ipoteticamente in possesso delle sue quote di partecipazione. Quelle eccedentarie equivalgono a circa il 55 per cento, diventando così proprietaria di se stessa. A livello politico, tra l'altro, bisogna sottolineare che, al contrario del processo di ricapitalizzazione, l'acquisto delle quote comprometterebbe un trasferimento diretto di liquidità alle banche azioniste. Il decreto consente di ottenere dividendi sulle quote eccedenti il 3 per cento durante il periodo transitorio. In secondo luogo, questa misura deve essere assolutamente corretta, per creare un incentivo per le banche a dismettere le quote eccedentarie il prima possibile, altrimenti il rischio è che le banche possano mantenere le proprie quote eccedentarie fino al termine previsto per la vendita, costringendo poi Banca d'Italia ad acquisirle.
  Per rispondere a detti problemi Scelta Civica aveva proposto tre emendamenti, a firma Tinagli-Zanetti. Il primo per impedire a Banca d'Italia di acquisire le quote eccedentarie, anche temporaneamente. Il secondo per permettere alla Banca centrale di acquistare le quote al prezzo di realizzo una volta vendute sul mercato, creando un incentivo per le banche a vendere le quote rapidamente, per evitare di correre il rischio di una diminuzione del prezzo o che Banca d'Italia potesse collocarle male. Il terzo, infine, per l'eliminazione dei dividendi sulle quote eccedentarie durante il periodo transitorio. Quest'ultimo aspetto avrebbe potuto rappresentare un regalo alle banche.
  Ci attendiamo che il Governo accolga i nostri suggerimenti, che oggi riproponiamo sotto forma di ordini del giorno, anche in virtù del fatto che il Ministro Saccomanni, nella sua recente audizione in Commissione finanze alla Camera, aveva manifestato la sua disponibilità a definire più approfonditamente quei provvedimenti mancanti, su cui abbiamo espresso i nostri dubbi, per correggere possibili distorsioni.
  Passando, invece, al secondo grande tema oggetto del decreto ora in esame, cioè l'IMU, la nostra posizione è stata sempre forte e lineare. Scelta Civica, fin dall'inizio della legislatura e ancor prima, durante la campagna elettorale, ha denunciato l'appiattimento del dibattito politico, sulle scelte economiche da intraprendere, esclusivamente sulla questione della tassazione degli immobili. Abbiamo ripetutamente sostenuto che l'abolizione dell'IMU sulla prima casa per tutti i contribuenti fosse stata una scelta scriteriata, in termini Pag. 12di utilità sociale e di priorità rispetto agli obiettivi di crescita economica. Con i 2 miliardi di euro necessari per esentare il 30 per cento dei proprietari di case più ricchi sarebbe stato possibile scongiurare l'aumento dell'IVA o ridare ossigeno alle nostre imprese e ai lavoratori, tramite l'abbattimento dell'IRAP e attraverso un più sostanzioso taglio del cuneo fiscale.
  Tuttavia, per rispondere alla promessa elettorale di una forza politica, che adesso almeno in parte ha scelto la strada dell'opposizione a questo Governo, si è deciso di abdicare alle reali urgenze economiche e sociali che il Paese sta vivendo. Da mesi esprimiamo la nostra contrarietà a quanto avvenuto sul tema dell'imposta sulla casa. Quaranta interventi legislativi in otto mesi, un caos che ha prodotto una matassa legislativa inestricabile, con pessimi effetti sia per i contribuenti che per gli stessi professionisti del settore fiscale.
  Pur non rinnegando il nostro atteggiamento critico, per le nostre proposte che speriamo possano avere una reale traduzione legislativa in un prossimo futuro, Scelta Civica conferma la fiducia al Governo e lo fa nonostante le battute e le recenti provocazioni, che poggiano su presunti sondaggi elettorali su Scelta Civica.
  Sono battute e provocazioni del tutto – lo ripeto – gratuite, certamente poco rispettose dei 3 milioni di italiani che nel febbraio scorso hanno riposto la loro fiducia e riconosciuto in Scelta Civica il partito delle donne e degli uomini che hanno evitato al Paese di sprofondare nel caos del fallimento finanziario. A qualunque battuta di basso profilo, Scelta Civica risponde con serietà, spirito costruttivo e proposte concrete, nell'interesse del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il collega Migliore. Ne ha facoltà.

  GENNARO MIGLIORE. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, credo che questa occasione, nella quale ci ritroviamo per l'ennesima volta a votare una fiducia su un provvedimento, un decreto voluto dal Governo, sia tra le peggiori che siano state proposte a quest'aula. Lo è per molti motivi: lo è per motivi di carattere intrinseco al provvedimento ed anche per il momento politico nel quale ciò viene scelto da parte del Governo stesso. È un Governo che dichiara così la sua totale incapacità rispetto ad impegni che avrebbe dovuto prendere con il Paese e che, in qualche misura, dovrebbe rappresentare...

  PRESIDENTE. Chiedo di liberare i banchi del Governo per favore. Prego collega.

  GENNARO MIGLIORE. ...dovrebbe rappresentare un patto d'onore nei confronti della cittadinanza.
  Voi avete fatto uno sgarbo, innanzitutto, istituzionale e politico agli italiani, impedendo che questo provvedimento venisse discusso dentro quest'aula. Siamo arrivati al voto di fiducia, perché avete accampato la scusa che sarebbe scaduto e che con questo avremmo comportato un esborso ulteriore agli italiani: una mediocre pratica ricattatoria rispetto alla vostra incapacità di programmazione.
  E poi avete fatto uno sgarbo alla prassi politica ed istituzionale di sospendere i lavori nel momento in cui un partito, un partito rappresentato in questo consesso, debba tenere il proprio congresso nazionale. Lo dico al Ministro Franceschini, che è Ministro dei rapporti con il Parlamento: non ci avevate pensato prima ? Non lo sapevate che questo era il nostro giorno di discussione ? E lo dico sinceramente, perché lo avevo a lui detto in Conferenza dei presidenti di gruppo, più volte detto, che noi non saremmo potuti essere presenti complessivamente a questo voto di fiducia, perché abbiamo il diritto democratico di poter discutere nella nostra assise nazionale.
  Così come lo dico – sarà l'inesperienza, sarà che ad un certo punto non vanno a genio le pratiche democratiche dei partiti – anche al MoVimento 5 Stelle, che avrebbe potuto darci una mano su una Pag. 13deroga che ci consentisse di votare ieri, invece che oggi. Ma non voglio tornare su una polemica: vi voglio solo dire, sinceramente, che quando si tratta di rispettare la capacità di discussione democratica degli altri, se la propria non è fungibile, almeno si dovrebbe avere la cortesia istituzionale di affrontare questi problemi in altra maniera.
  Ma veniamo al merito: dov'era l'urgenza di intervenire sulla Banca d'Italia ? Io credo che questo, come altri, come è accaduto con la figuraccia del «salva Roma», potrebbe essere sottoposto ad un'attenzione – ed io spero che sia così – del Presidente della Repubblica.
  In verità un'urgenza c'era, ma dura da otto anni questa urgenza, perché c’è una legge del 2005 che impone al nostro Paese di riassorbire la proprietà pubblica di un istituto come quello della banca centrale, un istituto nodale per la tenuta del nostro Paese. Allora, mi si spiega per quale motivo, invece di agire in ottemperanza a quella legge del 2005, si è andati nella direzione di un aumento di capitale, che è un gigantesco regalo al sistema bancario privato, visto che quella legge del 2005 andava nella direzione di sanare quell'aporia che si era creata all'indomani delle privatizzazioni degli istituti bancari del Novanta ?
  Noi vogliamo dire questo con chiarezza: voi avete scelto questa strada per fare cassa e per coprire quell'ammanco che altrimenti sarebbe stato depositato come un «uovo di serpente» da quello che era il vostro vecchio e nuovo alleato, vecchio alleato di Governo e nuovo alleato nello strangolare la democrazia di questo Paese con la proposta della legge elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e Lega Nord e Autonomie), che in questo momento rappresenta uno dei problemi del nostro Paese. Dovete ammetterlo: avevate bisogno di alcuni soldi, una partita di giro peraltro, che, come qui è stato ben spiegato da interventi precedenti, ritorneranno nelle tasche «a lucrare» per gli istituti di credito. Avevate bisogno di qualche spicciolo per coprire un impegno elettorale che noi da sempre abbiamo detto che non era compatibile con questo regime finanziario e in questa fase politica.
  Allora, vedete, noi abbiamo anche la preoccupazione fondata che si dovrà reintervenire su questo punto, perché, come è stato detto – e c'erano emendamenti in tal senso di tanti partiti – non è possibile obbligare al riacquisto di quote Banca d'Italia per le quote eccedenti il 3 per cento, perché questo darebbe un'ulteriore «mazzata» alle casse pubbliche e non è possibile che voi non abbiate rispettato neanche i termini secondo i quali la Banca Centrale Europea si deve esprimere su quelle che sono le variazioni di assetto statutario relative agli istituti centrali.
  La richiesta del 22 è stata inviata alla Banca Centrale il 22 novembre, avete fatto il decreto il 27 novembre e la risposta della Banca Centrale è arrivata il 27 dicembre, cioè quando ormai l'iter legislativo era in corso, e non lo potevate fare. Non lo potevate fare e credo che in questo senso dovete spiegarci anche che cosa vuol dire considerare gli istituti bancari italiani. La BNL è italiana ? Quali altri istituti di credito dovranno essere avvantaggiati da questa, che è una vera e propria cessione di sovranità ? Lo dico perché io sono convinto che questi sistemi non portino da nessuna parte, che bisognava negoziare secondo parametri oggettivi e universali e non secondo la natura del soggetto che si riserva di essere coinvolto.
  Noi pensiamo, da questo punto di vista, che si debba tornare indietro. Lo chiediamo anche con l'appello al Capo dello Stato: che ritiri questo decreto. Avevamo chiesto lo scorporo. Volete andare avanti, siete andati avanti, ve ne siete infischiati di quella che era la necessità di discutere in quest'Aula. Ponete ormai improvvidamente questa «tagliola» della fiducia senza neanche portare i Ministri competenti in Aula. Dove è Saccomanni ? Almeno per fargli ascoltare quali erano le opinioni di questo Parlamento. Non so, sarà impegnato in altre parti.

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  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento ed il coordinamento dell'attività di Governo. È a Davos.

  GENNARO MIGLIORE. Meno male. Il Presidente del Consiglio pure (in modo tale che vediamo tutta l'agenda del Governo) ? Sono due le autorità all'interno di questo Governo che devono rispondere della Banca d'Italia e, porca miseria – scusate il linguaggio – non è possibile che avete fatto un ulteriore pasticcio sull'IMU. Dite: perché altrimenti avrebbero dovuto pagare anche l'IMU del 2013. Tanto avete messo la TASI e l'avete messa anche sugli inquilini. Tasse su tasse, tasse su tasse, con il velo di una maggioranza che si regge solo per la propria sopravvivenza, senza un profilo strategico, abbandonata anche dalla leadership del partito di maggioranza. Ieri sentivo il responsabile economico che diceva: chiediamo scusa per questo Governo. Voi, più che chiedere scusa, sarebbe bene che faceste un passo indietro collettivamente. È inutile una sequenza di mozioni di sfiducia individuali in Aula o attraverso le dichiarazioni dei giornali. Fateci la cortesia: restituiteci il bene comune, che non potete amministrare come vi pare e piace, né per quanto riguarda le tasche degli italiani con l'IMU né per quanto riguarda – e lo dico con sincerità – l'istituto fondamentale che presiede al Governo economico del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Capezzone. Ne ha facoltà.

  DANIELE CAPEZZONE. Signor Presidente, signori Ministri, signori rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, noi di Forza Italia voteremo contro la fiducia al Governo su questo provvedimento. Posso immaginare la fin troppo facile e, lasciatemelo dire, banale obiezione che può sorgere in voi, nei banchi del Governo e della maggioranza: «Ma come, non siete stati proprio voi di Forza Italia ad insistere perché fosse cancellata l'IMU sulle abitazioni principali e a proporre la rivalutazione delle quote di Bankitalia ?». Ebbene sì, le nostre intenzioni erano quelle, ed erano e sono giuste, ma vengono letteralmente tradite e perfino sbeffeggiate da questo decreto. Sono le modalità scelte per attuare queste misure ad imporci oggi di dire: «No, non così !». La presunta cancellazione dell'IMU si è rivelata un inganno, a cui si è aggiunta una vera e propria beffa, e le modalità scelte per l'operazione Bankitalia – non il principio, ma le modalità – creano i presupposti per un inaccettabile regalo di cui i cittadini non tarderanno a chiedervi conto.
  Ma procediamo con ordine. Con questo decreto si scrive, pare, la parola fine alla vicenda dell'IMU sulla prima casa, che, per la gestione volutamente strumentale da parte del Governo, è diventata una telenovela durata nove mesi. Vi sono però alcuni punti politici di fondo che vanno messi a verbale e rispetto ai quali nemmeno i colleghi di NCD possono chiamarsi fuori.
  Il Governo aveva promesso la cancellazione totale della tassazione sull'abitazione principale e invece, dati e fatti alla mano, come evidenziato dal decreto che stiamo discutendo oggi in Aula, e come testimonia il fatto che proprio entro oggi i cittadini sono chiamati a versare la cosiddetta mini-IMU, lasciati fino all'ultimo nell'incertezza sull'importo, il Governo non è riuscito ad eliminare totalmente l'IMU sulla prima casa nemmeno per il solo 2013.
  Ed è difficile accettare la filosofia di pensiero secondo la quale, per ciò che riguarda i residui del 2013, «si tratta di importi modesti», come ha detto il Ministro Saccomanni, perché in un periodo di crisi anche gli importi modesti pesano sui bilanci delle famiglie e dei contribuenti in generale, soprattutto quando sono imprevisti, dato che più volte era stato assicurato loro che per il 2013 nulla avrebbero dovuto pagare. E nient'affatto modesti, anzi gravosissimi e costosissimi sono gli elementi di incertezza, di confusione, di vero e proprio caos che hanno contraddistinto – badate bene – non solo la mini-IMU, ma l'intera vicenda.Pag. 15
  Ricordiamo infatti che, sempre secondo l'impegno solennemente assunto dal Governo, innanzitutto davanti ai cittadini, ma anche con la nostra forza politica, la questione IMU doveva essere chiusa entro la fine di agosto. Al contrario, ad agosto abbiamo assistito all'ennesimo rinvio (è stata dall'inizio la strategia di questo «Governo delle lunghe attese»: rinviare anziché fare, pensando così di sopravvivere più a lungo).
  Ed era già evidente allora che rinviando a ridosso di fine anno la soluzione definitiva per la seconda rata, le necessarie coperture non si sarebbero più potute trovare nei tagli di spesa, come da noi richiesto e auspicato, ma invece, come puntualmente avvenuto, in ulteriori aumenti fiscali. Perché altro non sono le maggiorazioni degli acconti richiesti a banche e assicurazioni, che comunque finiranno per tradursi in un ulteriore freno alla nostra economia. Tra l'altro, l'aver trascinato fino all'ultimo mese dell'anno la questione IMU ha comunque impedito alle famiglie di programmare le loro spese natalizie, depotenziando l'effetto pro-crescita che questo sconto fiscale avrebbe potuto avere se i contribuenti avessero potuto contarci fin dall'inizio. Ma peggio ancora, il volto di questo decreto assume tratti ancor più beffardi se pensiamo che nella legge di stabilità il Governo ha reintrodotto sotto falso nome la tassa sulla prima casa, attraverso la componente Tasi per il 2014, sulla quale per altro è riuscito ad aggiungere confusione a confusione. È di questi giorni l'accordo con i comuni per aggiungere all'aliquota base della Tasi un'aliquota supplementare compresa tra lo 0,1 e lo 0,8 per mille, per permettere ai comuni di aumentare le detrazioni sulla prima casa. Ma ci chiediamo: chi controllerà i bilanci comunali per verificare che i comuni, una volta incassati i soldi, abbiano davvero usato queste risorse per alleviare il carico fiscale sulle famiglie ?
  È comunque del tutto evidente che con questi correttivi la Tasi si avvicina sempre di più alla vecchia IMU sulla prima casa nell'aliquota, mentre è ancora molto lontana per quanto riguarda le detrazioni. Ma c’è di più, perché per il 2015 è già prevista un'aliquota massima in tutto e per tutto identica a quella della vecchia IMU, cioè del 6 per mille, e, peggio ancora, a fronte di detrazioni inesistenti a livello statale e demandate interamente alla disponibilità dei comuni, molti dei quali finanziariamente in dissesto o male amministrati.
  Vengo ora all'altra parte che non ci convince di questo decreto, quella relativa all'operazione sulle quote e quindi sul patrimonio della Banca d'Italia. Ebbene, mi rivolgo al Governo e a tutti i gruppi parlamentari. Spero che a nessuno sfugga che tra qualche anno, quando l'opinione pubblica risalirà a ciò di cui stiamo discutendo oggi, verrà chiesto conto, ai Ministri di oggi e ai parlamentari di oggi, di come si sono comportati su questa operazione.
  E la mia valutazione è che non rispetto al principio, ma rispetto alle modalità tecniche con le quali il principio è stato declinato e alle relative conseguenze, due saranno le parole usate: si parlerà di «esproprio» a danno dei cittadini e si parlerà di «regalo» a qualche grande banca. Non occorre essere profeti per capirlo. È bene quindi che ciascuno abbia in mente oggi le parole che leggeremo domani e che saranno affiancate al nome del Governo e dei parlamentari che avranno permesso questo «regalo», anzi questo «maxi regalo», e nei cui confronti il giudizio da parte dell'opinione pubblica sarà durissimo.
  Innanzitutto, anche se l'Aula del Senato ha sancito la costituzionalità del decreto-legge, respingendo il parere negativo formulato dalla Commissione affari costituzionali, mi permetto di ribadire la nostra fortissima contrarietà rispetto all'uso dello strumento del decreto-legge. Dov’è la necessità, dov’è l'urgenza, dov’è la straordinarietà della parte riguardante la Banca d'Italia ? E dove l'omogeneità delle materie contenute nel decreto, alla quale tante volte ci ha richiamati anche il Capo dello Stato ? Perché privare il Parlamento ed il Paese di una discussione ampia e adeguata, Pag. 16che con tutta evidenza non poteva consumarsi in un fazzoletto di giorni ?
  Da cittadino e da parlamentare, prima ancora che da rappresentante dell'opposizione, mi chiedo se davvero ci sia tra voi qualcuno che in coscienza non ritenga che buon senso e ragionevolezza avrebbero suggerito di rinviare la discussione ad una proposta di legge. E lo dice chi ? Il gruppo che ha posto la questione in termini di principio, ma che ora contesta queste modalità.
  Nel merito, non nascondiamoci dietro un dito. Visto che nessuno potrà possedere più del 3 per cento delle quote, visto che sono concessi tre anni per dismettere le quote in eccesso e visto che dovranno essere banche e assicurazioni italiane a comprarle, possiamo dedurre già oggi che sarà molto difficile, un domani, trovare concorrenti medi o medio-piccoli disponibili a concorrere al «regalo» per i loro concorrenti più grandi, ricomprando da essi le quote rivalutate e regalando loro, dunque, una plusvalenza enorme.
  Allora esiste il rischio fortissimo – io temo la quasi certezza – che presto sarà la stessa Banca d'Italia a finire per ricomprare le sue stesse azioni e quindi, in pratica, saranno gli italiani a ripagare quello che oggi viene regalato. Piccolo grande dettaglio: oggi il valore delle quote è 156 mila euro; domani, invece, quanti miliardi occorreranno ? Questa differenza, o se si preferisce, questo spread – chiamiamolo così – tra il valore di oggi ed il prezzo di riacquisto di domani da parte della stessa Banca d'Italia, sarà il tema dei prossimi anni, signori Ministri, sarà la misura del «regalo», anzi del «regalone», alle grandi banche, e temiamo sarà anche la misura dell'indignazione dei cittadini e dell'opinione pubblica.
  Conosciamo la risposta del Ministro Saccomanni a questa osservazione – concludo, Presidente –, e cioè che non di regalo si tratta, ma di colmare decenni di mancate rivalutazioni alle quali i quotisti avrebbero avuto diritto. Ebbene, ma chi sono i quotisti che ne avrebbero avuto diritto ? È vero che già oggi le quote sono in mano a gruppi bancari privati, ma nel 1936 quelle quote furono allocate presso banche di proprietà o sotto il controllo pubblico e per legge non potevano essere negoziate. È solo per la sopravvenuta privatizzazione del nostro sistema bancario agli inizi degli anni Novanta che le quote sono finite in mano ai privati, non per una precisa scelta del legislatore di privatizzare oltre alle banche anche le quote e, quindi, la Banca d'Italia.
  Inoltre – e chiudo davvero – con le fusioni e acquisizioni che seguirono...

  PRESIDENTE. Colleghi, potete abbassare un po’ il volume della voce ? Grazie.

  DANIELE CAPEZZONE. ... Intesa Sanpaolo e UniCredit sono arrivate a possederne rispettivamente il 42,2 per cento e il 22,1 per cento. Ma quanto meno la rivalutazione delle quote fino ai primi anni Novanta, fino a quando cioè...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, presidente.

  DANIELE CAPEZZONE. ... i loro possessori erano banche pubbliche, andrebbe considerata patrimonio pubblico.
  Proprio l'esigenza, da una parte, di rivalutare le quote, ma, dall'altra, di dipanare nel modo più attento possibile tutti questi nodi, richiedeva che la questione fosse trattata con una proposta di legge, e non per decreto-legge. È per questi motivi, come vedete molto concreti, signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, che Forza Italia voterà contro la fiducia al Governo per la conversione di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barbanti. Ne ha facoltà. Colleghi, se è possibile abbassare il tono della voce...

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, innanzitutto mi rammarica vedere Pag. 17l'Aula, ma soprattutto i banchi del Governo, così vuoti. Questo è il rispetto che hanno delle istituzioni !

  PRESIDENTE. Il Governo è presente in Aula.

  SEBASTIANO BARBANTI. E siamo ancora qui: un copione che si ripete dopo solo un mese dalla scorsa fiducia; fiducia che avete mortificato, facendovi prendere in giro con il successivo ritiro del decreto-legge, il «salva Roma». Complimenti ! Bella figura ! Complimenti davvero ! Vi siete fatti bacchettare anche dal vostro massimo garante, ovvero colui che siede «colà dove si puote ciò che si vuole», visto che il suo nome in quest'Aula non si può pronunciare.
  Ed ora siete di nuovo qui, perché avete gestito male i tempi: oltre 45 giorni al Senato e poi qui avete perso la faccia. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! Vi siete fatti trattare come schiavi. Vi hanno imposto il silenzio in Commissione. Non vi hanno consentito di fiatare. Vi hanno svuotato di ogni prerogativa parlamentare e persino della vostra dignità ! Hanno fatto di voi dei semplici «pigia bottoni». E il risultato ? È il venerdì nero, oggi, il venerdì...

  PRESIDENTE. Si rivolga alla Presidenza, collega, per favore.

  SEBASTIANO BARBANTI. Mi sto rivolgendo a voi, Presidente. Il venerdì nero, che ha visto file interminabili di cittadini prima davanti ai CAF e poi alle Poste per pagare la mini-IMU: 440 milioni di euro che non siete stati capaci nemmeno di trovare nelle pieghe di bilancio.
  La mini-IMU è l'ennesimo triste atto della commedia dell'assurdo che è diventato il nostro sistema fiscale: Tares, Tarsu, TIA1, TIA2, Tari, Tasi, IUC, ICI, IMU, TUC, Trise, ISI e non si sa, intanto, neanche quanto si paga, né quando si paga, né come si paga. Qua c’è una sola cosa certa: che a pagare sono sempre e solo i cittadini italiani !
  Queste sono le tasse messe dal Governo Letta-Renzi. E mi viene da sorridere quando penso al Ministro Alfano, che in una conferenza stampa disse trionfante: «La parola IMU sarà cancellata dai manuali di diritto tributario». Bugie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E il trucco è sempre lo stesso: il gioco delle tre carte, dove chi perde è sempre e solo il cittadino italiano.
  È questo il nuovo che avanza ? Il nuovismo è un'invenzione di chi non vuole cambiare niente. Noi sì che siamo, invece, per l'abolizione totale dell'IMU e vi abbiamo proposto di togliere interamente l'IMU, andando incontro ad una richiesta, per giunta, che veniva dai sindaci del PD. Vi abbiamo proposto di eliminare completamente l'IMU, tassando cosa ? Il gioco d'azzardo, e voi che avete risposto ? No ! Siamo di fronte al sindaco segretario del PD che va contro i suoi stessi colleghi sindaci. È l'assurdo !
  Non vi è bastato regalare 2 miliardi di euro alle concessionarie di slot machine ad ottobre, e ora gli fate un altro regalo. Vergognatevi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ! E poi offendete i cittadini italiani offrendogli l'elemosina di 14 euro in busta paga.
  Ma ora parliamo del vostro modus operandi. Fate minacce e poi le occultate: avete voluto nascondere la Banca d'Italia dietro la foglia di fico della cancellazione dell'IMU, foglia di fico, però, bacata dal verme della mini-IMU. Ma la foglia di fico è caduta. L'abbiamo tirata giù noi per svelare il lato oscuro del decreto-legge, ovvero la scandalosa riforma della Banca d'Italia. Sì, perché questo è il vostro modo d'agire: usate lo zucchero per nascondere il sapore amaro e letale dell'arsenico.
  E questo cocktail poi lo bevono gli italiani. Ditelo agli italiani che gli state rubando la banca centrale ! Ditelo che la state consegnando in mano ai tedeschi, ai cinesi, agli americani ! Ditelo agli italiani che state prendendo 7,5 miliardi di soldi loro per darli agli azionisti privati della Banca d'Italia ! Ditelo ai cittadini, che sui loro investimenti prendono lo zero virgola qualcosa per cento, che state garantendo Pag. 18agli azionisti un rendimento addirittura del 6 per cento senza rischi ! 450 milioni di euro sottratti alle casse dello Stato, 450 milioni di euro che dovrete coprire con nuove tasse. State garantendo agli azionisti un rendimento che è 48.000 volte più alto di prima ! E ditelo agli italiani della bella figura che ci avete fatto fare davanti all'Europa. Perché non glielo dite ? Perché non glielo dite che ci hanno sgridato ? Sì, come i bambini delle elementari, ci hanno sgridato perché avete cercato di prenderli in giro facendogli esaminare questo decreto-legge con solo sette giorni di anticipo !
  E non ci siamo presi solo il tre in condotta, ma anche il tre in matematica perché l'Europa ha detto che le formule utilizzate sono basate su ipotesi congetturali ! Quindi, sul nulla !
  Ed è questo il Governo che si merita l'Italia ? E il Ministro Saccomanni cosa fa ? Cade dalle nuvole. Prima, in audizione, gli facciamo scoprire che qualcuno gli aveva nascosto un sostanzioso regalo agli azionisti. È caduto dalle nuvole, non lo sapeva. Ha fatto una faccia così. Poi ci dice che avremmo potuto aggiustare il tutto in un futuro provvedimento: non vi preoccupate, tranquilli. Al mio paese Tranquillo è morto con Sicuro. E poi che non ci sarebbe stato nessun ammanco per le casse dello Stato. Ministro, a quando gli asini che volano ? (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Ancora oggi ci state chiedendo di trattare con voi. Ma con chi ? Con chi dovremmo trattare ? Con due pregiudicati che decidono nelle stanze di un partito il destino di 60 milioni di italiani ? Mi dispiace, noi trattiamo soltanto con i cittadini e ascoltiamo le loro richieste e le loro preferenze. Non con voi del partito unico di Renzusconi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Voi siete per le banche, noi per le piccole e medie imprese. Voi siete per le assicurazioni, noi per i piccoli carrozzieri. Voi siete per le grandi lobby delle slot che vi finanziano, noi siamo per le persone che pagano le tasse. Voi siete con i palazzinari ed gli altri speculatori edilizi, noi siamo per la difesa del territorio. Voi andate a braccetto con i lobbysti delle energie fossili; noi, invece, vogliamo invece l'energia pulita e gratis per tutti i cittadini (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Noi non vogliamo essere collusi con chi sta svendendo la banca degli italiani, con chi sta regalando gli ultimi pezzi di sovranità che ci restano. Noi vogliamo che la Banca d'Italia sia pubblica, di noi cittadini italiani. Vi abbiamo chiesto di cancellare questa vergognosa riforma dal decreto, una riforma che non è neanche utile. E voi, manco a dirlo, avete detto «no». Sappiate che del vostro agire ne dovrete rendere conto agli italiani. E noi siamo qui per ricordarglielo.
  Ora – mi avvio a concludere – ditemi, dopo tutto quello che vi abbiamo detto, dopo tutto quello che qui abbiamo anche detto, oggi noi cosa dovremmo votare ? Come dovremmo votare ? Ma che cosa c’è da votare ? Qui non c’è da votare né si, né no, né da astenersi, qui c’è da mandarvi soltanto tutti a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Petrini. Ne ha facoltà.

  PAOLO PETRINI. Signor Presidente, Ministro, onorevoli colleghi, non voglio soffermarmi oltremodo sulla vicenda IMU di cui questo decreto segna la fine. Ma non posso non ricordare come il perseguimento di un preciso e un po’ temerario obiettivo programmatico abbia caratterizzato i primi nove mesi della legislatura.
  Il Governo è stato costretto a camminare su una corda sospesa, mettendo insieme le risorse, passo dopo passo, in un difficile equilibrio economico-finanziario, reso ancor più precario dalle spinte e gli sgambetti degli alleati di allora. Lo schema di un video-gioco: un video-gioco al quale non abbiamo più voluto partecipare e del quale né noi, né il Paese, sopporteremo repliche, soprattutto nei prossimi mesi, durante i quali dobbiamo necessariamente approvare la nuova legge elettorale.
  Ma veniamo al vero motivo che ha costretto il Governo a chiedere al Parlamento Pag. 19una nuova fiducia: la rivalutazione delle quote del capitale sociale della Banca d'Italia. Che cosa ci ha proposto il Governo ? Ci ha proposto di eliminare il pericolo che la reputazione della Banca d'Italia potesse essere intaccata dalla presunta influenza che i grandi gruppi azionisti potevano esercitare. Ci ha proposto di consolidare l'equilibrio che per anni ha assicurato l'indipendenza dell'istituto, salvaguardando la capacità di resistere alle pressioni politiche. Ci ha proposto di chiarire definitivamente i rapporti della Banca con i detentori del suo capitale sociale, rafforzando la norma che traduce il patrimonio della Banca d'Italia come patrimonio della collettività. E tutto questo è stato fatto attraverso un provvedimento che concorre ad avere banche più stabili e patrimonializzate, ad aumentare il potenziale di credito concedibile ai privati e la capacità di resistenza delle banche in situazioni di scenario avverso, coerentemente ai nuovi meccanismi della vigilanza unica europea.
  Non dimentichiamo che il credito, oltre ai crediti, è stato appropriatamente indicato da questo Governo come uno degli ambiti di più deciso intervento. Per questo sono stati fatti provvedimenti sul rafforzamento della garanzia. Per questo è stata schierata Cassa depositi e prestiti. Per questo si è abbattuto il peso dei crediti deteriorati, rimasti nella pancia delle banche e, in ultimo, proposta una complessiva riforma della disciplina delle cartolarizzazioni finalizzate ad immettere liquidità nel sistema imprenditoriale.
  Anche di questo ci occuperemo presto con il decreto-legge «destinazione Italia», subito dopo la riforma della legge elettorale. È attraverso il credito che possiamo soffiare sul debole fuoco della ripresa in atto. È questa la leva che più efficacemente ci permette di aiutare le nostre famiglie e le nostre piccole e medie imprese, ma si accusa il Governo di aver messo in piedi un congegno che non funziona, di voler fare un regalo alle banche, di voler utilizzare per questo le risorse di tutti, custodite dalla Banca d'Italia.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (ore 11,25)

  PAOLO PETRINI. Ma permettetemi: c’è un effettivo esborso di Banca d'Italia solo se non si trovano acquirenti. Se si trovano, non c’è bisogno di attingere alle riserve, ma solo ad una parte degli utili per pagare i dividendi. Se il dividendo è interessante così tanto da indurre le banche a non vendere le quote eccedenti per tutto il periodo transitorio, perché poi queste quote dovrebbero rimanere invendute ? E poi perché un diventando al 6 per cento dev'essere considerato troppo alto ? Prima sapete cosa avveniva ? Che a fronte di quote da 0,56 euro, si aveva un dividendo di 233 euro; quello potenziale, corrispondendo al 4 per cento delle riserve, era addirittura di 1.864 euro, cioè per ogni 0,56 euro di quota si aveva un dividendo massimo di 1.864 euro. Adesso, se mai verrà distribuito il dividendo massimo, siamo a 1.500 euro per ogni azione da 25 mila euro: 1 a 55 mila rispetto a quello che succedeva prima.
  Quelli che non si fidano di nessuno, poi, vogliono la pubblicizzazione del capitale sociale della Banca d'Italia. Allora il Governo avrebbe dovuto acquistare, a parte espropri, al valore reale queste quote, non a 25 miliardi di euro come voleva Brunetta, ma a questi 7 miliardi e mezzo di euro. Avremmo dovuto, cioè, impegnare il bilancio dello Stato tra maggiori uscite e minori entrate per circa 8,5 miliardi di euro: il doppio delle risorse e della fatica che ci è costato trovarle, che ci è costato appunto, per l'IMU. Ma di che cosa parliamo ? Anzi, di che accidenti parlate ? Se è l'eccesso di fiducia nei mercati finanziari che ha prodotto la crisi, non sarà la sfiducia a farci riprendere, una sfiducia seminata a piene mani sul facile mercato dell'indignazione, un mercato dove scrivere banca ha lo stesso effetto di un osso lanciato in una gabbia di cani affamati.
  Non è in questa gabbia che si trovano le soluzioni per migliorare il Paese e per aiutare le persone in difficoltà, ma nel Pag. 20difficile lavoro quotidiano di chi, come questo Governo, ha scelto di percorrere le difficili strade che questo tempo ci ha consegnato. Per questo, ribadiamo la nostra fiducia al Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zaccagnini. Ne ha facoltà, per un minuto.

  ADRIANO ZACCAGNINI. Signor Presidente, il decreto-legge n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione degli immobili pubblici e la Banca d'Italia, approvato il 27 novembre 2013, per quanto afferisce alla Banca d'Italia, contiene norme che ne stravolgono l'assetto, sottraendola definitivamente al controllo dello Stato, in violazione della normativa precedente, e soprattutto ricapitalizzandola con risorse non appartenenti alla banca, ma allo Stato, quindi ai cittadini: le riserve auree. Del patrimonio della Banca d'Italia fa parte l'oro che l'istituto ha accumulato nei molti anni nei quali ha esercitato la funzione pubblica di emissione monetaria, ovvero le riserve auree, la cui consistenza delle stesse pone l'Italia al terzo posto nella graduatoria mondiale. Dall'analisi della normativa vigente, trattasi di beni pubblici destinati a usi di utilità generale che Bankitalia non ha più titolo a detenere poiché non è più titolare della funzione monetaria, affidata alla Banca centrale europea.

  PRESIDENTE. Concluda.

  ADRIANO ZACCAGNINI. L'articolo 19, comma 10, della legge n. 262 del 2005 – e concludo, Presidente – non è mai stato attuato. Per questo, voterò la sfiducia.

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato stabilito che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ultime ore 11,45, sospendo la seduta sino a tale ora.

  La seduta, sospesa alle 11,30, è ripresa alle 11,45.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO

(Votazione questione fiducia – Articolo unico – A.C. 1941)

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato al Senato, sulla cui approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
  Avverto che, in considerazione dell'elevato numero di richieste di anticipazione del voto, variamente motivate in relazione ad esigenze di natura istituzionale o a motivi personali, la Presidenza, come preannunciato ai gruppi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, accoglierà un numero di richieste fino ad un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo. Un numero superiore di richieste è stato accolto per il gruppo SEL al fine di consentire la partecipazione al congresso nazionale del partito, previsto per oggi a Rimini.
  Faccio presente che i gruppi hanno già fatto pervenire alla Presidenza le relative indicazioni. Per quanto riguarda i membri del Governo, verranno accolte soltanto le richieste motivate da indifferibili impegni istituzionali.
  Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
  (Segue il sorteggio).

  La chiama avrà inizio dal deputato Romele.Pag. 21
  Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
  Colleghi, l'unica cosa: vi chiedo di liberare il varco dove le persone accedono per votare, in modo tale che agevoliamo le operazioni di voto.

  (Segue la chiama – Al momento della chiama della deputata Valente Valeria il deputato Simone Valente espone un cartello sotto il banco della Presidenza).

  PRESIDENTE. Collega, tolga questo cartello, per favore. Chiedo ai commessi di intervenire. Collega Simone Valente, la richiamo all'ordine (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si siedono in prossimità dell'accesso alle operazioni di voto – Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle espongono cartelli recanti le scritte: «S.O.S. Bankitalia» e «Giù le mani dalla Banca d'Italia»).
  Colleghi, rimuovete questi cartelli e alzatevi da terra per favore ! Colleghi ! Collega Sorial la richiamo all'ordine. Collega Simone Valente la richiamo all'ordine per la seconda volta. Chiedo ai colleghi di alzarsi da terra per proseguire i lavori di votazione. Colleghi ! Colleghi, rimuovete questi cartelli per favore ! (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbassate questi cartelli ! Chiedo ai commessi di intervenire ! (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).
  Per favore, alzatevi da terra e facciamo andare avanti i lavori ! Collega Vignaroli la richiamo all'ordine ! Collega Brugnerotto la richiamo all'ordine ! (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle si recano sotto il banco della Presidenza).
  Gallinella, abbandoni il varco dove si vota. Chiedo ai commessi di intervenire per favore ! Collega Gallinella si deve spostare ! Collega Gallinella si accomodi fuori dall'Aula, è espulso dall'Aula (Gli assistenti parlamentari ottemperano all'invito del Presidente).

  MANLIO DI STEFANO. Vergogna !

  PRESIDENTE. Collega Brugnerotto, per la seconda volta la richiamo all'ordine (Applausi polemici dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Colleghi ! Collega Vignaroli è espulso dall'Aula. Si allontani dall'Aula per favore ! Colleghi, per favore alzatevi da terra ! Chiedo ai commessi di allontanare... Colleghi, abbassate il tono della voce ! (Deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle scandiscono la parola:« Pubblica ! Pubblica !»).
  Collega Pesco...Colleghi ! Colleghi ! Deputato Alberti la richiamo all'ordine ! Io ho intenzione di proseguire questa votazione, quindi andiamo avanti. Tutti i colleghi che sono... Deputato Luigi Gallo ! Deputato Luigi Gallo rimuova quel cartello ! Deputato Baroni è espulso dall'Aula. Allontanate il deputato Baroni. Il deputato Simone Valente, allontanato dall'Aula ! Il deputato Pesco, allontanato dall'Aula ! Per favore allontanatevi, non è il caso di continuare questa cosa. Colleghi (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !
  Collega Frusone la richiamo all'ordine ! Collega Brugnerotto la espello dall'Aula, prego si allontani dall'Aula. Per favore !
  Colleghi non è possibile riprendere...
  Allora, penso che possiamo andare avanti, mi appello al buon senso (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...Vignaroli, Battelli, per favore...Colleghi, allontanatevi ! Allora, la collega Terzoni, allontanata dall'Aula, per favore si allontani dall'Aula ! (Dai banchi del gruppo del MoVimento 5 Stelle si scandisce: «Pubblica ! Pubblica ! Pubblica !»). La collega Terzoni, allontanata dall'Aula, per favore. Colleghi, colleghi ! Allora, collega D'Incà, collega D'Incà, io la invito a far tenere al suo gruppo un comportamento dignitoso, per favore ! Collega D'Incà, lei è capogruppo. Collega Cristian Iannuzzi ! ...Basta, mi alzo !

  La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,10.

  PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
  Prima di tutto i deputati Terzoni e Brugnerotto devono allontanarsi dall'Aula, perché risultano espulsi. Anche Vignaroli ! La seduta non può continuare se questi Pag. 22deputati non si allontanano velocemente dall'Aula, per favore. Colleghi, velocemente. Collega ! Sono fuori ? Va bene. Allora, possiamo continuare con la chiama.
  Prego il deputato segretario di continuare la chiama. Se abilitate il microfono al segretario...

  (Segue la chiama – Il deputato Iannuzzi espone un cartello recante la scritta: «SOSBANKITALIA»).

  Collega Iannuzzi, rimuova quel cartello. È allontanato dall'Aula anche lei ! Allontanate il collega Iannuzzi dall'Aula. Frusone anche lei è stato già allontanato. Cominardi, abbassi quel cartello, per favore ! Andiamo avanti. Prego, deputato segretario.

  (Segue la chiama).

  PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge n. 1941: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:

   Presenti  480   
   Votanti  479   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  240   
    Hanno risposto  335    
    Hanno risposto no  144.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Hanno risposto sì:

  Adornato Ferdinando
  Agostini Luciano
  Agostini Roberta
  Albanella Luisella
  Alfano Angelino
  Alfano Gioacchino
  Alli Paolo
  Amato Maria
  Amendola Vincenzo
  Amici Sesa
  Amoddio Sofia
  Antezza Maria
  Anzaldi Michele
  Argentin Ileana
  Arlotti Tiziano
  Ascani Anna
  Balduzzi Renato
  Baretta Pier Paolo
  Bargero Cristina
  Baruffi Davide
  Basso Lorenzo
  Battaglia Demetrio
  Bazoli Alfredo
  Bellanova Teresa
  Benamati Gianluca
  Beni Paolo
  Berlinghieri Marina
  Berretta Giuseppe
  Bianchi Dorina
  Bianchi Mariastella
  Biffoni Matteo
  Bindi Rosy
  Binetti Paola
  Bini Caterina
  Biondelli Franca
  Blazina Tamara
  Bobba Luigi
  Boccia Francesco
  Boccuzzi Antonio
  Bolognesi Paolo
  Bonaccorsi Lorenza
  Bonafè Simona
  Bonavitacola Fulvio
  Bonifazi Francesco
  Bonomo Francesca
  Bordo Michele
  Borghi Enrico
  Boschi Maria Elena
  Bosco Antonino
  Bossa Luisa
  Braga Chiara
  Bragantini Paola
  Brandolin Giorgio
  Bratti Alessandro
  Bray Massimo
  Bressa Gianclaudio
  Bruno FrancoPag. 23
  Bruno Bossio Vincenza
  Bueno Renata
  Burtone Giovanni Mario Salvino
  Buttiglione Rocco
  Campana Micaela
  Cani Emanuele
  Capodicasa Angelo
  Capone Salvatore
  Capua Ilaria
  Carbone Ernesto
  Cardinale Daniela
  Carella Renzo
  Carnevali Elena
  Carocci Mara
  Carra Marco
  Carrescia Piergiorgio
  Carrozza Maria Chiara
  Caruso Mario
  Casati Ezio Primo
  Casellato Floriana
  Casero Luigi
  Cassano Franco
  Castricone Antonio
  Causi Marco
  Cenni Susanna
  Censore Bruno
  Cera Angelo
  Cesa Lorenzo
  Cesaro Antimo
  Chaouki Khalid
  Cicchitto Fabrizio
  Cimbro Eleonora
  Civati Giuseppe
  Colaninno Matteo
  Cominelli Miriam
  Coppola Paolo
  Coscia Maria
  Costa Enrico
  Cova Paolo
  Covello Stefania
  Crimì Filippo
  Crivellari Diego
  Culotta Magda
  Cuperlo Giovanni
  D'Agostino Angelo Antonio
  D'Alia Gianpiero
  Dallai Luigi
  Dal Moro Gian Pietro
  Dambruoso Stefano
  Damiano Cesare
  D'Arienzo Vincenzo
  D'Attorre Alfredo
  De Girolamo Nunzia
  Del Basso De Caro Umberto
  Dellai Lorenzo
  De Maria Andrea
  De Menech Roger
  De Micheli Paola
  Di Gioia Lello
  Di Lello Marco
  Di Maio Marco
  D'Incecco Vittoria
  Di Stefano Marco
  Donati Marco
  D'Ottavio Umberto
  Epifani Ettore Guglielmo
  Ermini David
  Fabbri Marilena
  Famiglietti Luigi
  Fanucci Edoardo
  Farina Gianni
  Fassina Stefano
  Fauttilli Federico
  Fedi Marco
  Ferranti Donatella
  Ferrari Alan
  Ferro Andrea
  Fiano Emanuele
  Fiorio Massimo
  Fioroni Giuseppe
  Fitzgerald Nissoli Fucsia
  Folino Vincenzo
  Fontana Cinzia Maria
  Fontanelli Paolo
  Formisano Aniello
  Fossati Filippo
  Fragomeli Gian Mario
  Franceschini Dario
  Fregolent Silvia
  Gadda Maria Chiara
  Galgano Adriana
  Galli Carlo
  Galli Giampaolo
  Galperti Guido
  Gandolfi Paolo
  Garavini Laura
  Garofalo Vincenzo
  Garofani Francesco Saverio
  Gasbarra Enrico
  Gasparini Daniela Matilde Maria
  Gebhard Renate
  Gelli Federico
  Genovese Francantonio
  Gentiloni Silveri PaoloPag. 24
  Ghizzoni Manuela
  Giachetti Roberto
  Giacobbe Anna
  Giacomelli Antonello
  Gigli Gian Luigi
  Ginato Federico
  Ginoble Tommaso
  Giorgetti Alberto
  Giorgis Andrea
  Gitti Gregorio
  Giuliani Fabrizia
  Giulietti Giampiero
  Gnecchi Marialuisa
  Gozi Sandro
  Grassi Gero
  Greco Maria Gaetana
  Gregori Monica
  Gribaudo Chiara
  Guerini Giuseppe
  Guerini Lorenzo
  Guerra Mauro
  Gullo Maria Tindara
  Gutgeld Itzhak Yoram
  Iacono Maria
  Iannuzzi Tino
  Impegno Leonardo
  Incerti Antonella
  Iori Vanna
  Kyenge Cécile
  Laforgia Francesco
  La Marca Francesca
  Lattuca Enzo
  Lauricella Giuseppe
  Legnini Giovanni
  Lenzi Donata
  Leone Antonio
  Letta Enrico
  Leva Danilo
  Locatelli Pia Elda
  Lodolini Emanuele
  Losacco Alberto
  Lotti Luca
  Lupi Maurizio
  Madia Maria Anna
  Maestri Patrizia
  Magorno Ernesto
  Malisani Gianna
  Malpezzi Simona Flavia
  Manciulli Andrea
  Manfredi Massimiliano
  Manzi Irene
  Marantelli Daniele
  Marazziti Mario
  Marchi Maino
  Mariani Raffaella
  Mariano Elisa
  Marrocu Siro
  Marroni Umberto
  Martella Andrea
  Martelli Giovanna
  Martino Pierdomenico
  Marzano Michela
  Mattiello Davide
  Mauri Matteo
  Mazziotti Di Celso Andrea
  Mazzoli Alessandro
  Melilli Fabio
  Meloni Marco
  Meta Michele Pompeo
  Miccoli Marco
  Misiani Antonio
  Misuraca Dore
  Mogherini Federica
  Mognato Michele
  Molea Bruno
  Monaco Francesco
  Monchiero Giovanni
  Mongiello Colomba
  Montroni Daniele
  Morani Alessia
  Morassut Roberto
  Moretto Sara
  Mosca Alessia Maria
  Moscatt Antonino
  Murer Delia
  Naccarato Alessandro
  Nardella Dario
  Narduolo Giulia
  Nicoletti Michele
  Oliverio Nicodemo Nazzareno
  Orfini Matteo
  Orlando Andrea
  Ottobre Mauro
  Pagani Alberto
  Pagano Alessandro
  Palma Giovanna
  Paolucci Massimo
  Paris Valentina
  Parrini Dario
  Pastorelli Oreste
  Patriarca Edoardo
  Peluffo Vinicio Giuseppe Guido
  Pes Caterina
  Petitti EmmaPag. 25
  Petrini Paolo
  Piccoli Nardelli Flavia
  Piccolo Giorgio
  Picierno Pina
  Pini Giuditta
  Pisicchio Pino
  Pistelli Lapo
  Pizzolante Sergio
  Plangger Albrecht
  Pollastrini Barbara
  Portas Giacomo Antonio
  Preziosi Ernesto
  Quartapelle Procopio Lia
  Rabino Mariano
  Raciti Fausto
  Rampi Roberto
  Realacci Ermete
  Ribaudo Francesco
  Richetti Matteo
  Rigoni Andrea
  Roccella Eugenia
  Rocchi Maria Grazia
  Romano Andrea
  Rosato Ettore
  Rossi Domenico
  Rossomando Anna
  Rotta Alessia
  Rubinato Simonetta
  Rughetti Angelo
  Saltamartini Barbara
  Sammarco Gianfranco
  Sanga Giovanni
  Sani Luca
  Sanna Francesco
  Sanna Giovanna
  Santerini Milena
  Sbrollini Daniela
  Scalfarotto Ivan
  Scanu Gian Piero
  Schirò Gea
  Schullian Manfred
  Scopelliti Rosanna
  Scuvera Chiara
  Senaldi Angelo
  Sereni Marina
  Simoni Elisa
  Speranza Roberto
  Stumpo Nicola
  Tabacci Bruno
  Tancredi Paolo
  Taranto Luigi
  Taricco Mino
  Tartaglione Assunta
  Tentori Veronica
  Terrosi Alessandra
  Tidei Marietta
  Tinagli Irene
  Valente Valeria
  Valiante Simone
  Vazio Franco
  Velo Silvia
  Venittelli Laura
  Ventricelli Liliana
  Verini Walter
  Vignali Raffaello
  Villecco Calipari Rosa Maria
  Zampa Sandra
  Zanin Giorgio
  Zardini Diego
  Zoggia Davide

  Hanno risposto no:

  Abrignani Ignazio
  Aiello Ferdinando
  Alberti Dino
  Angelucci Antonio
  Baldelli Simone
  Barbanti Sebastiano
  Basilio Tatiana
  Battelli Sergio
  Bechis Eleonora
  Benedetti Silvia
  Bergamini Deborah
  Bernini Massimiliano
  Bernini Paolo
  Bianchi Nicola
  Biancofiore Michaela
  Bianconi Maurizio
  Biasotti Sandro
  Bonafede Alfonso
  Bossi Umberto
  Bragantini Matteo
  Brescia Giuseppe
  Brunetta Renato
  Busin Filippo
  Businarolo Francesca
  Calabria Annagrazia
  Cancelleri Azzurra Pia Maria
  Caparini Davide
  Capezzone Daniele
  Carfagna Maria Rosaria
  Cariello Francesco
  Carinelli PaolaPag. 26
  Caso Vincenzo
  Castelli Laura
  Castiello Giuseppina
  Centemero Elena
  Chimienti Silvia
  Ciprini Tiziana
  Colletti Andrea
  Colonnese Vega
  Cominardi Claudio
  Corda Emanuela
  Corsaro Massimo Enrico
  Cozzolino Emanuele
  Crimi Rocco
  Crippa Davide
  Currò Tommaso
  Dadone Fabiana
  Daga Federica
  D'Alessandro Luca
  Dall'Osso Matteo
  Da Villa Marco
  Del Grosso Daniele
  Dell'Orco Michele
  De Lorenzis Diego
  De Rosa Massimo Felice
  Di Battista Alessandro
  Dieni Federica
  D'Incà Federico
  Di Salvo Titti
  Di Stefano Manlio
  Di Vita Giulia
  D'Uva Francesco
  Fedriga Massimiliano
  Ferraresi Vittorio
  Fico Roberto
  Fraccaro Riccardo
  Gagnarli Chiara
  Galan Giancarlo
  Galati Giuseppe
  Gallo Luigi
  Gelmini Mariastella
  Giacomoni Sestino
  Giammanco Gabriella
  Giordano Silvia
  Giorgetti Giancarlo
  Grande Marta
  Grillo Giulia
  Grimoldi Paolo
  Guidesi Guido
  Invernizzi Cristian
  Kronbichler Florian
  L'Abbate Giuseppe
  Labriola Vincenza
  Lainati Giorgio
  Latronico Cosimo
  Liuzzi Mirella
  Lorefice Marialucia
  Maietta Pasquale
  Mantero Matteo
  Marcolin Marco
  Marotta Antonio
  Marzana Maria
  Meloni Giorgia
  Micillo Salvatore
  Migliore Gennaro
  Molteni Nicola
  Mottola Giovanni Carlo Francesco
  Mucci Mara
  Nardi Martina
  Nuti Riccardo
  Palese Rocco
  Palmieri Antonio
  Palmizio Elio Massimo
  Parentela Paolo
  Parisi Massimo
  Petraroli Cosimo
  Petrenga Giovanna
  Picchi Guglielmo
  Pini Gianluca
  Placido Antonio
  Polidori Catia
  Polverini Renata
  Prataviera Emanuele
  Prestigiacomo Stefania
  Prodani Aris
  Rampelli Fabio
  Rizzetto Walter
  Romano Paolo Nicolò
  Rondini Marco
  Rostellato Gessica
  Ruocco Carla
  Russo Paolo
  Sarro Carlo
  Sarti Giulia
  Scagliusi Emanuele
  Segoni Samuele
  Sibilia Carlo
  Sisto Francesco Paolo
  Sorial Girgis Giorgio
  Spadoni Maria Edera
  Spessotto Arianna
  Squeri Luca
  Terzoni Patrizia
  Tofalo Angelo
  Totaro AchillePag. 27
  Tripiedi Davide
  Turco Tancredi
  Vacca Gianluca
  Valente Simone
  Vallascas Andrea
  Vella Paolo
  Vito Elio
  Zaccagnini Adriano
  Zolezzi Alberto

  Si sono astenuti:

  Attaguile Angelo

  Sono in missione:

  Alfreider Daniel
  Bocci Gianpiero
  Borletti Dell'Acqua Buitoni Ilaria Carla  Anna
  Brambilla Michela Vittoria
  Castiglione Giuseppe
  Cicu Salvatore
  Cirielli Edmondo
  D'Ambrosio Giuseppe
  Dell'Aringa Carlo
  Di Maio Luigi
  Fontana Gregorio
  La Russa Ignazio
  Lombardi Roberta
  Lorenzin Beatrice
  Mannino Claudia
  Martino Antonio
  Merlo Ricardo Antonio
  Ravetto Laura
  Ricciatti Lara
  Vargiu Pierpaolo

  Si intendono così respinte tutte le proposte emendative presentate.

  ETTORE ROSATO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ETTORE ROSATO. Signor Presidente, devo dire che questa votazione è stata caratterizzata da episodi che, per quanto mi riguarda, non erano mai accaduti in quest'Aula, con il tentativo da parte di un gruppo parlamentare, al di là della legittima posizione politica di dissenso, di tentare di impedire la votazione da parte dei colleghi.
  Io credo che quanto sia accaduto sia stato molto grave. Abbiamo apprezzato la sua gestione, complicata, dell'Aula, ma chiedo che l'Ufficio di Presidenza si faccia carico di prendere provvedimenti molto severi ed esemplari perché ciò non si ripeta più. Infatti, quanto è accaduto è veramente segno di una cattiva interpretazione del ruolo del parlamentare e del diritto di opposizione e il diritto di opposizione è garantito. Il tentativo di impedire lo svolgimento di una votazione – peraltro una votazione importante, come quella del voto di fiducia – è assolutamente inaccettabile.

  PRESIDENTE. La ringrazio e senz'altro l'Ufficio di Presidenza sarà interessato degli episodi che oggi ci sono stati in Aula.
  Secondo quanto stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alla seduta di lunedì 27 gennaio, a partire dalle ore 10 per l'esame e la votazione degli ordini del giorno. Seguiranno le dichiarazioni di voto finale e il voto finale.

Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).

  MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, volevo solo intervenire a fine seduta per ricordare come in questi giorni – anche in questi giorni – ci sono stati attacchi, ci sono state vittime, ci sono stati arresti per i manifestanti che, a decine di migliaia, nel gelo, in Ucraina stanno manifestando perché vogliono essere europei. Io credo che dobbiamo essere, come Paese, come Parlamento e come europei, più vicini a questi coraggiosi giovani, a questa grande parte della popolazione ucraina.
  In questi giorni l'imbarbarimento della situazione è arrivato anche al punto da Pag. 28avere una seconda malata scia, che è quella dell'antisemitismo, con atti di antisemitismo di nuovo in Ucraina. Quindi, io credo che dobbiamo trovare il modo di aiutare l'opinione pubblica italiana ed europea ad essere più vicina. In questo senso credo che anche il servizio pubblico radiotelevisivo potrebbe fare una parte più rilevante.

  MASSIMILIANO BERNINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO BERNINI. Signor Presidente, vorrei portare all'attenzione dell'Aula un fatto gravissimo accaduto il 22 gennaio scorso. Intorno alle 4 di notte un incendio ha completamente distrutto il centro visite dell'oasi LIPU di Castel di Guido alle porte di Roma: ingenti danni materiali. Sono andati, infatti, distrutti, oltre ai materiali di uso ordinario per la gestione dell'oasi, anche documenti, lavori di ricerca, materiale fotografico e oggetti di grande valore simbolico, come le tantissime opere realizzate dai ragazzi delle numerose scuole che costantemente frequentano l'oasi della LIPU. Inoltre, la struttura può ospitare durante la notte ragazzi e personale che opera all'interno dell'oasi, quindi le conseguenze sarebbero potute essere ben più gravi.
  Ovviamente, sull'accaduto stanno indagando i carabinieri, ma esiste il ragionevole sospetto che potremmo trovarci di fronte ad un atto intimidatorio, a seguito dell'azione di vigilanza e di educazione portata avanti dalla LIPU all'interno dell'oasi.
  Il MoVimento 5 Stelle, oltre ad esprimere piena solidarietà per l'accaduto ai volontari della LIPU, farà tutto ciò che è in suo potere affinché venga fatta piena luce sull'accaduto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 27 gennaio 2014, alle 10:

  1. – Seguito della discussione del disegno di legge:
  S. 1188 – Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2013, n. 133, recante disposizioni urgenti concernenti l'IMU, l'alienazione di immobili pubblici e la Banca d'Italia (Approvato dal Senato) (C. 1941).
  Relatori: Causi, per la maggioranza; Busin, di minoranza.

  2. – Seguito della discussione del disegno di legge:
  Conversione in legge del decreto-legge 10 dicembre 2013, n. 136, recante disposizioni urgenti dirette a fronteggiare emergenze ambientali e industriali ed a favorire lo sviluppo delle aree interessate (C. 1885-A).
  Relatori: Bratti, per la maggioranza; De Rosa e Grimoldi, di minoranza.

  La seduta termina alle 13,30.