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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 147 di mercoledì 8 gennaio 2014

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 15.

  RICCARDO FRACCARO, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 25 novembre 2013.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Angelino Alfano, Gioacchino Alfano, Alfreider, Amici, Baldelli, Baretta, Berretta, Bindi, Bocci, Boccia, Michele Bordo, Borletti Dell'Acqua, Brambilla, Bray, Brunetta, Caparini, Capezzone, Carrozza, Casero, Castiglione, Cirielli, Costa, D'Alia, Dambruoso, De Girolamo, Dell'Aringa, Dellai, Di Gioia, Di Lello, Epifani, Fassina, Ferranti, Fico, Gregorio Fontana, Fontanelli, Formisano, Franceschini, Galan, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, Kyenge, La Russa, Legnini, Leone, Letta, Lorenzin, Lupi, Mannino, Merlo, Meta, Migliore, Mogherini, Orlando, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Pistelli, Portas, Ravetto, Realacci, Sani, Sereni, Speranza, Tabacci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  I deputati in missione sono complessivamente sessantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.
  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015 (A.C. 1920) (Per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Brunetta ed altri n. 1, Fantinati ed altri n. 2 e Allasia ed altri n. 3 (vedi l'allegato A - A.C. 1920), presentate, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento, al disegno di legge n. 1920: Conversione in legge del decreto legge 23 dicembre 2013, n. 145, recante interventi urgenti di avvio del Piano «Destinazione Italia», per il contenimento delle tariffe elettriche e del gas, per la riduzione dei premi RC-auto, per l'internazionalizzazione, lo sviluppo e la digitalizzazione delle imprese, nonché misure per la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015.Pag. 2
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
  Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,07).

  PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

  PRESIDENTE. La deputata Catia Polidori ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Brunetta ed altri n. 1.

  CATIA POLIDORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la questione pregiudiziale che mi accingo ad illustrare concerne i profili di compatibilità costituzionale del decreto-legge all'esame dell'Aula, cosiddetto Destinazione Italia, contenente disposizioni ed interventi di varia natura, che disciplinano ambiti tra loro eterogenei. Presidente, fin troppo eterogenei: si spazia dal contenimento delle tariffe elettriche e del gas, alla riduzione dei premi RC-auto, all'internazionalizzazione, sviluppo e digitalizzazione delle imprese, alle misure per la realizzazione di opere pubbliche ed EXPO 2015 e chi più ne ha più ne metta. È nello stile di questo Governo, al quale mi permetto di rammentare che errare è umano, ma perseverare è diabolico, e il Governo persevera eccome, a confezionare decreti omnibus, che oltre ad essere il segno evidente della sua intrinseca debolezza sono anche la cartina tornasole dell'ormai perversa dinamica esistente tra l'Esecutivo e il Parlamento, Parlamento che ogni giorno è esautorato ed umiliato nelle sue funzioni specifiche, prima fra tutte quella legislativa.
  Nell'argomentare, a nome del gruppo Forza Italia, le ragioni della richiesta di interrompere l'iter di questo decreto e di votare a favore della pregiudiziale, mi preme innanzitutto distinguere il metodo dal merito; il merito delle singole disposizioni e il metodo utilizzato dal Governo. Un Governo che continua a smentire se stesso, mettendo in imbarazzo le istituzioni e l'intero Paese e il tanto declamato prestigio internazionale. Il prestigio internazionale si ottiene per meriti, non si ottiene per debole obbedienza. Un Governo che continua a legiferare in maniera schizofrenica, confusa, disorganica, rendendo le norme incomprensibili ai cittadini e persino agli addetti ai lavori.
  Dentro «Destinazione Italia» c’è di tutto: si tratta di un pot-pourri di disposizioni ed interventi che, oltre ad essere disomogenei e disorganici, non presentano, in molte parti, i presupposti di necessità ed urgenza richiesti dalla Costituzione.
  Innanzitutto, secondo la consolidata giurisprudenza costituzionale, la «urgente necessità» del decreto-legge può riguardare, sì una pluralità di norme, ma queste devono essere assolutamente – leggo testualmente – «accomunate dalla natura unitaria delle fattispecie disciplinate», e deve trattarsi di interventi – sempre tra virgolette – «indirizzati all'unico scopo di approntare rimedi urgenti a situazioni straordinarie venutesi a determinare». Quindi, per la giurisprudenza costituzionale, occorre che il corpo di un decreto-legge sia «oggettivamente o teologicamente unitario», cioè un «insieme di disposizioni omogenee per la materia o per lo scopo».
  Certamente, il testo in esame non presenta queste caratteristiche, in quanto interviene Pag. 3a disciplinare una pluralità di ambiti materiali, i quali difficilmente possono considerarsi avvinti da quel nesso oggettivo o funzionale che richiede la Corte costituzionale.
  In ogni caso, lo strumento del decreto-legge è ritenuto dalla Corte Costituzionale palesemente inadeguato – leggo di nuovo testualmente – «a realizzare una riforma organica e di sistema», tanto più quando tale riforma è motivata da – tra virgolette – «esigenze manifestatesi da non breve periodo» e «richiede processi attuativi necessariamente protratti nel tempo».
  In altre parole, il Governo, a nostro giudizio, non può e non deve, tramite decreto-legge, pensare di poter intervenire su questioni strutturali e di sistema, o, come si legge nella relazione del decreto, disporre provvedimenti che si pongono l'obiettivo di essere «presupposto per una ripresa delle attività produttive e per il recupero di competitività del Paese», ponendosi come strumento in grado di soddisfare esigenze che non possono essere assolutamente messe in campo attraverso un decreto-legge.
  Ebbene, occorre sì – e di questo siamo tutti convinti – intervenire ed intervenire in fretta, ma occorre farlo, non con singoli «provvedimenti tampone» ispirati da una politica di piccolo cabotaggio. Bisogna piuttosto riformare l'intero settore, in modo organico e compiuto, con una visione Paese e non con un copia e incolla di suggerimenti settoriali che arrivano dai vari ministeri, che fanno fare figuracce al Governo e alle istituzioni. L'ultima, quella fresca fresca di giornata, quella del dietrofront – e per fortuna, diremmo – sull'assurda richiesta presentata dal Ministero guidato da Saccomanni agli insegnanti, di restituire i 150 euro percepiti per effetto dell'aumento dovuto allo scatto stipendiale.
  Figuraccia questa preceduta dalla quella del provvedimento cosiddetto «salva Roma»: un Governo che ha chiesto la fiducia su quel decreto per poi essere costretto, dopo il richiamo del Presidente della Repubblica, a ritirarlo perché palesemente pieno di «prebende».
  Un Governo chiaramente in difficoltà e completamente succube – evidentemente – di continue richieste e giochi di equilibrio che deve fronteggiare tra i gruppi di maggioranza e pressioni di qualunque tipo pur di restare ancora in piedi.
  Il Governo tecnico ha fallito perché guidato da burocrati, anche bravi, ma privi di visione prospettica. Occorre tornare alla buona politica, quella che elabori delle linee guida che finalmente risolvano le enormi falle amministrative che obbligano il nostro Paese allo stallo e le imprese allo sfascio. Non stiamo giocando ai «Lego»: non possiamo aggiungere un pezzetto alla volta e per tentativi, senza prima aver ben chiaro il disegno finale; e questo non si fa con un decreto d'urgenza che, oltre ad essere incompatibile sotto molteplici profili con il dettato costituzionale, tarpa le ali ad una visione integrata, mirata e alta. Un esempio per tutti: le piccole aggiunte fatte sull'internazionalizzazione, argomento che mi sta particolarmente a cuore, che prevedono un collage, un patchwork, di tanti piccoli suggerimenti indubbiamente utili, ma completamente inutili e dannosi, se non messi insieme con un disegno molto più generale.
  È per tutte queste ragioni, Presidente, che il gruppo di Forza Italia chiede il non passaggio all'esame del disegno di legge in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Il deputato Colletti ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Fantinati ed altri n. 2.

  ANDREA COLLETTI. Signora Presidente, siamo qui nuovamente a discutere un ennesimo decreto-legge che viene portato alle Camere. Praticamente queste Camere sono invase dai decreti-legge. Noi sappiamo che ci dovrebbe essere, anzi c’è, una normativa abbastanza stringente, una normativa costituzionale inerente i decreti-legge e, sebbene non lo abbia ascoltato direttamente, dagli organi di stampa ho saputo che nel discorso di fine anno del Presidente Napolitano anche lui ha fatto Pag. 4un accenno all'abnorme ricorso alla decretazione d'urgenza e anche alla votazione delle questioni di fiducia su maxiemendamenti. Personalmente noi siamo contentissimi di questa «folgorazione sulla via di Damasco» del Presidente Napolitano, visto che fino adesso ha firmato qualunque decreto-legge fino al 29 dicembre: ve ne sono due il 23 dicembre, due sul «milleproroghe» il 29, su Imu e Banca d'Italia, sulle emergenze ambientali e chi più ne ha più ne metta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, in questo caso siamo d'accordo su tale conversione del Presidente Napolitano, però chiediamo anche che alle parole seguano i fatti, perché finora non si sono visti.
  Adesso, entro più in riferimento al decreto-legge in oggetto. Si tratta, come spesso accade, di un decreto-legge omnibus tant’è vero che in sede referente sono state «chiamate» due Commissioni, ma, in realtà, se bene si voleva operare, si sarebbero dovute chiamare molte più Commissioni in sede referente, come la Commissione giustizia sull'articolo 8, ma anche, magari, la Commissione infrastrutture e trasporti sull'Expo 2015, così come altre Commissioni. Questo dimostra quindi che, in realtà, non c’è una omogeneità di contenuto, omogeneità di contenuto che è stata richiesta dalla Corte costituzionale, lo ricordo a me stesso e ai miei colleghi e lo ricordo anche al Presidente Napolitano che ha firmato questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Inoltre, l'articolo 77 della Costituzione prevede che vi siano dei requisiti di straordinaria necessità ed urgenza; ora, «fare delle marchette» alle assicurazioni non penso che sia un requisito di necessità e urgenza, non lo ravvedo; anche nel tagliare in maniera retroattiva gli incentivi alle fonti rinnovabili non vedo nessuna necessità e urgenza, ai sensi dell'articolo 77 della Costituzione che noi normalmente dovremmo seguire, per non dare adito, poi, ai populismi che ci sono fuori dal Parlamento che sono eversivi e ovviamente incostituzionali.
  Entriamo più nelle norme. L'articolo 1: incentivi delle fonti rinnovabili. In pratica, con questo decreto-legge e con questo articolo si vanno a tagliare gli investimenti già effettuati dalle imprese, in una fase successiva. A parte la giustizia di tale penalizzazione, però, dovremmo anche prendere in considerazione il principio, che è un principio di diritto internazionale, in realtà, del pacta sunt servanda, un chiarissimo principio che teoricamente rientra anche nella teoria contrattualistica dello Stato, ovvero, i cittadini concedono la facoltà al Parlamento e al Governo di agire a patto che il Governo stia ai patti dei cittadini e di quella delega che i cittadini hanno dato con il loro voto, delega che deve «rientrare» anche dalle stesse norme sia della Costituzione che della legge. Ebbene, questo articolo 1 rompe questo principio di diritto internazionale che è talmente immaginifico e talmente preponderante che rientra, ovviamente, anche nei principi di diritto costituzionale.
  Ma parliamo dell'articolo 8. L'articolo 8 è una enorme «marchetta» alle compagnie di assicurazione. Queste «povere» compagnie di assicurazione che, nell'anno 2012, in un anno di crisi, peraltro, hanno guadagnato solo un miliardo 800 milioni di euro, sulle spalle, ovviamente, dei cittadini che si devono assicurare. A questo proposito, io parlo solo del settore RC auto giacché l'articolo 8 riguarda solo l'RC auto. Perché è incostituzionale l'articolo 8 ? Ebbene, incide sulla prova testimoniale: colui che ha subito un incidente e chiede il risarcimento è obbligato a dare i nominativi prima di un giudizio civile – quindi, prima di quel giudizio che poi è espressione sia dell'articolo 24 della Costituzione sia dell'articolo 111 della Costituzione, ovvero il cosiddetto giusto processo che è un principio che poi noi abbiamo importato dai principi dell'Unione europea – e poi non può indicare altri testimoni.
  Il bello, però, è che colui che ha provocato l'incidente e anche l'assicurazione, eventualmente, in un giudizio civile, a differenza di colui che ha subito l'incidente, Pag. 5possono chiamare altri testimoni: una bellissima contemperazione degli interessi, ovviamente a discapito dei cittadini e a favore delle imprese di assicurazione. E vado su altri principi, che in realtà sono stati sottomessi al volere delle assicurazioni, ben rappresentate ovviamente da Unipol e Fonsai, che hanno ovviamente i loro rappresentanti sia in questo Parlamento che magari in qualche autorità indipendente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Parliamo dell'articolo 8, comma 1, lettera f), in materia di cessione del credito; ciò che ho detto si può dire, Presidente, senza che chiede al Segretario generale. Ebbene, si vieta, ad esempio, come in questo caso, alle carrozzerie di cedere il proprio credito che hanno preso direttamente dai danneggiati e quindi di richiedere il risarcimento direttamente alle compagnie di assicurazione. La cessione del credito, in realtà, è una norma civilistica che riguarda tutti, riguarda tutti i tipi di credito, patrimoniali ma anche non patrimoniali, come hanno chiarito benissimo sia la Corte costituzionale sia la Corte di Cassazione in numerose pronunce. Però, ci domandiamo: perché alle carrozzerie si vieta la cessione del credito, quando invece, ad esempio, le banche possono benissimo cedere il loro credito ? Allora, perché si dà una normativa di vantaggio alle banche e alle assicurazioni attraverso contratti, ad esempio, come il factoring, contro, invece, una norma che andrebbe a tutelare un principio che è quello della liquidità delle piccole imprese, come le carrozzerie o altre imprese, che quindi si trovano a poter riavere il denaro per risarcimenti e per riparazioni da loro fatte dopo due, tre, quattro o cinque mesi dal danno ?
  È un principio che va altresì contro, magari, sia la tutela del risparmio che l'articolo 41 della Costituzione, e di questo dovremmo rendercene conto, poiché andiamo sempre contro le parti deboli e mai contro le parti forti del panorama economico e finanziario italiano. L'articolo 8, comma 1, lettera d), capoverso 1, e comma 1, lettera f), capoverso 2, prevedono l'istituto della franchigia: se io, danneggiato, devo richiedere un risarcimento devo farmi forzatamente far riparare la macchina dalla carrozzeria dell'assicurazione. Questo principio, che si applica anche ai medici legali e ai servizi fisioterapici e medici, va contro l'articolo 117, comma 1, della Costituzione, ma va altresì contro – forse molti non lo sanno – all'articolo 101, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, che tutela la concorrenza fra imprese.
  Vi è anche una giurisprudenza, oltretutto abbastanza nuova in questo caso, di otto mesi fa, del 14 marzo 2013, che ha dichiarato illegittimi degli accordi che avevano per oggetto la restrizione della concorrenza. Ora, se io vado a danneggiare colui che ha subito un danno, perché si deve rivolgere a delle carrozzerie convenzionate, ovvero delle assicurazioni, questo è un accordo avente per oggetto la restrizione della concorrenza e quindi è un accordo incostituzionale per il richiamo al Trattato del funzionamento dell'Unione europea e per richiamo all'articolo 117 della Costituzione.
  Articolo 12: parliamo di cartolarizzazione dei titoli, che magari può rientrare anche in quella più conosciuta – molti diranno che non è vero, ma non è così – dei cosiddetti derivati, che tanto danno hanno fatto sia all'economia nazionale (possiamo chiedere al Ministero dell'economia e delle finanze circa i derivati che hanno sottoscritto negli anni Novanta) sia ai vari comuni. Ebbene, in questo caso noi diamo facoltà ai fondi pensione, i fondi che daranno la pensione a tutti i cittadini, di aderire a queste cartolarizzazioni: il rischio evidente è che lo Stato, come accaduto nel passato, fra dieci anni si troverà a ripagare tutti i danni fatti da questa normativa del decreto-legge. Potrei continuare, dicendo che altri articoli sono incostituzionali, ma penso che ne abbiamo abbastanza. Penso anche che, ovviamente, sono stato poco ascoltato, come poco, purtroppo, viene letta la Costituzione e poco vengono letti i decreti-legge.
  Però questo è un appello che rivolgo sia a lei, Presidente, ma anche al Presidente della Repubblica che se davvero vuole Pag. 6fermare questo ricorso abnorme alla procedura di decretazione d'urgenza quella penna basta non premerla e basta non mettere la firma sotto il decreto e voilà si risolve la situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il deputato Stefano Allasia ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 3.

  STEFANO ALLASIA. Signor Presidente, innanzitutto faccio i miei sinceri auguri di pronta guarigione a Pierluigi Bersani, che ho avuto l'onore di conoscere (Applausi) come Ministro delle attività produttive dal 2006 al 2008 e ho apprezzato il suo lavoro in quegli anni.
  Ma tornando alla pregiudiziale proposta dal gruppo della Lega, riteniamo inopportuno proseguire con la discussione del decreto, definito «Destinazione Italia», pur trattandosi di un provvedimento che, a detta dello stesso Presidente del Consiglio, dovrebbe restituire fiducia alle piccole e medie imprese. Non si riscontra in esso la presenza di misure di carattere strutturale che possano proiettare le suddette imprese verso una nuova fase di crescita e di sviluppo, anzi lo stesso detta un insieme di norme eterogenee e talvolta di difficile realizzazione e quindi di scarsa efficacia nel loro complesso.
  Le misure fino ad oggi adottate sul tema di crescita e sviluppo hanno prodotto il solo risultato di creare maggiori incombenze ed oneri a carico del sistema produttivo, lasciando quasi tutti i settori economici in uno stato di assoluta incertezza riguardo al futuro.
  Le misure contenute nel decreto-legge in esame, pur presentandosi sulla carta come soluzione efficace per il rilancio del Paese nella realtà ne tradiscono le aspettative dettando in molti casi discipline che avranno attuazione soltanto con successivi atti regolamentari. La situazione economica e finanziaria del Paese non è più sostenibile per le imprese, molte delle quali, specie quelle di più piccole dimensioni, sono oggi al fallimento.
  Il provvedimento risulta, infatti, inadeguato sia in termini di risorse stanziate e di soluzioni proposte; esso inoltre affronta solo parzialmente gli altri grandi problemi che affliggono il mondo imprenditoriale quali, ad esempio, la razionalizzazione del credito e gli eccessivi oneri fiscali e burocratici.
  Nell'ambito delle misure per favorire il credito, il provvedimento introduce l'opzionalità per il regime sostitutivo sui finanziamenti a medio e lungo termine estendendo l'applicabilità dell'imposta sostitutiva sui finanziamenti strutturati come prestiti obbligazionari nonché ad atti ad essi accessori quali garanzie e surroghe. La disposizione si pone la finalità di estendere l'applicabilità di tale imposta sostitutiva anche alle modificazioni e estinzioni dei finanziamenti strutturali così da implementare e supportare il sistema dell'imposizione indiretta dei finanziamenti a medio e lungo termine. Ma nonostante la finalità della norma sia condivisibile, appare chiaro come alla luce della attuale crisi creditizia, dovuta alla difficoltà degli istituti di credito di concedere finanziamenti, sia prioritario intervenire su questo aspetto.
  Sempre in tema di credito, si interviene favorendo l'investimento in titoli e cartolarizzazioni con obbligazioni e titoli similari da parte delle imprese di assicurazione e dei fondi pensione. Sebbene il fine annunciato sia quello di fornire impulso dell'investimento al mercato del credito in Italia, nella realtà la norma non presenta ricadute positive per il sistema produttivo italiano, che anzi sembrerebbe completamente escluso dai vantaggi derivanti dall'applicazione delle norme medesime.
  L'unico settore per cui si percepiscono misure di sviluppo in questo decreto-legge è quello legato all'ambiente e in particolare alla bonifica dei siti nazionali (cosiddetti Sin); nessun altro ambito viene affrontato in maniera organica nel tentativo di dare vero slancio agli investimenti.
  Se è vero che gli interventi in recupero delle aree industriali dismesse possono costituire un efficace strumento della ripresa economica, salvaguardando al contempo l'importante patrimonio industriale del Paese, non possiamo tuttavia ignorare Pag. 7la difficoltà di finanziamento delle nostre imprese e non riflettere ancora una volta sulla necessità di riorganizzare il sistema bancario, da lungo tempo attento solo al proprio bilancio e non alle necessità economiche reali del Paese. Le imprese oggi non sono più incoraggiate a crescere e a creare occupazione.
  Il presente decreto-legge, infatti, pur sostenendo la nascita di nuove imprese giovanili o femminili attraverso la concessione di mutui agevolati per gli investimenti, non garantisce al contempo misure che permettano ai nuovi imprenditori di proseguire la propria attività in tempi futuri.
  Il problema non è soltanto l'investimento iniziale per l'avvio di una nuova impresa, ma i costi gestionali che ne seguono, l'impossibilità di avere dalle banche un affidamento senza garanzie reali che possa finanziare la gestione ordinaria, incassare in tempi certi le fatture verso la pubblica amministrazione, ormai paralizzata da vari anni, dai vincoli imposti dall'Europa e soprattutto sostenere il peso della pressione fiscale diretta e indiretta: nel settore della ricerca e dello sviluppo non vengono proposte politiche industriali complete ed efficaci.
  Per quanto concerne il credito d'imposta alla ricerca, le limitate risorse stanziate, peraltro soggette all'approvazione della Commissione europea, sono legate esclusivamente al 50 per cento della spesa implementare da parte delle imprese, con un impatto che rischia di essere modesto soprattutto per le piccole e medie imprese: secondo la relazione tecnica, solo nel 2014 il 60 per cento del credito di imposta andrebbe a favore delle piccole e medie imprese, ma dovendo lo stesso essere spalmato su una platea di 4 mila soggetti, ciò determinerebbe in termini reali un beneficio di soli 17 mila euro per ciascuna piccola impresa.
  La disposizione prevista non appare coerente con la conformazione tipica delle imprese italiane, le quali si caratterizzano per una dimensione solitamente medio-piccola, tanto che oltre il 90 per cento delle imprese italiane ha meno di dieci addetti, e che in tali aziende gli investimenti in ricerca e sviluppo, proprio per la dimensione ridotta delle aziende, sono molto spesso di importi inferiori rispetto alla spesa minima oggi prevista dalla stessa disposizione, ovvero 50 mila euro, per accedere alle agevolazioni; col rischio pertanto che la norma possa interessare solo un numero limitato di aziende. Il risultato non è efficace al raggiungimento degli obiettivi di rilancio dell'economia italiana.
  Anche sul fronte energetico, gli annunciati tagli alla componente A3 della bolletta elettrica, che ipotizzano concreti benefici per i cittadini e le imprese, per le quali ultime la spesa energetica, costituisce una seria minaccia alla propria competitività, rimarranno provvedimenti incompiuti: la norma dovrebbe produrre risparmi per circa 850 milioni di euro, i quali per gran parte sarebbero coperti attraverso una rimodulazione temporale e volontaria degli incentivi concessi alle energie rinnovabili. La norma prevede che l'opzione dia diritto ad un aumento del periodo di incentivo di 7 anni, a fronte però di una riduzione immediata dell'incentivo stesso. L'entità delle riduzione sarà fissato in un successivo decreto in relazione al periodo residuo spettante, al tipo di fonte rinnovabile, al tipo di incentivo e ai costi per la rimodulazione.
  L'applicazione della norma risulta quindi evidentemente incerta ed improbabile, i presunti sconti delle bollette elettriche rischiano di essere minimizzati. Le introduzioni di nuovi oneri a carico del sistema elettrico italiano derivano dall'eventuale aggiudicazione di una gara per la realizzazione sul territorio del Sulcis di una centrale termoelettrica a carbone, dotata di apposita sezione di impianto per la cattura e lo stoccaggio dell'anidride carbonica prodotta.
  Le disposizioni in materia di assicurazione RC auto vanno nella direzione di una riduzione delle frodi, prevedendo l'applicazione di uno sconto del 7 per cento sulla polizza per chi accetta di installare sull'auto la cosiddetta «scatola nera», e di una riduzione del 5 per cento per i Pag. 8contratti che prevederanno la riparazione presso una carrozzeria convenzionata al posto del risarcimento per equivalente. Questo meccanismo però penalizza fortemente tutte le officine e le carrozzerie, specialmente di piccole e medie dimensioni, che rimarranno esterne al circuito degli esercizi Convenzionati, andando quindi in contrasto con gli obiettivi primari del decreto-legge, che sono volti all'incremento dello sviluppo economico.
  In ordine al contenuto complessivo del provvedimento, si rileva che la presenza di norme ordinamentali e disposizioni ad assetto pluriennale e l'assenza dei presupposti di necessità ed urgenza in molti casi delle sue parti, costituiscono elementi non conformi a quanto stabilito dalla Costituzione in maniera di materia di decretazione d'urgenza. Il decreto-legge in esame, inoltre, presenta contenuti estremamente eterogenei, ma di rado congruenti gli uni agli altri, e spesso decontestualizzati rispetto ai titoli ed articoli che li contengono. L'articolo 1, comma 9, che interviene sulla riforma della disciplina del condominio dell'edificio, e in particolare sulla formazione obbligatoria degli amministratori di condominio...

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  STEFANO ALLASIA. Per concludere, il rilievo relativo alla sussistenza di omogeneità del contenuto è stato ribadito in diverse pronunce della Corte costituzionale spingendo, già in passato, il Capo dello Stato a formulare diversi richiami rispetto ai principi relativi alle caratteristiche e ai contenuti dei provvedimenti d'urgenza, stabiliti dall'articolo 77 della Costituzione. Per giunta, contenuto nella lettera inviata al Presidente del Senato, al Presidente della Camera dei deputati e al Presidente del Consiglio dei ministri lo scorso dicembre del 2013, il rilievo trova fondamento in una sentenza della Corte costituzionale, che ha evidenziato l'inserimento di norme eterogenee rispetto all'oggetto e alla finalità del decreto, e spezza il legame logico-giuridico – e concludo – tra la valutazione fatta dal Governo dell'urgenza del provvedimento e i provvedimenti provvisti di forza di legge.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, due parole soltanto per contestare l'argomentazione e i richiami giurisprudenziali alla Corte costituzionale posti dalla questione pregiudiziale di costituzionalità a firma dell'onorevole professor Renato Brunetta.
  Il collega Brunetta richiama due orientamenti della Corte costituzionale. Il primo, quello della più importante sentenza n. 171 del 2007, che richiama come presupposto la necessità di una fattispecie di riferimento che abbia in sé, rechi con sé presupposti...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, non si riesce a seguire. Per favore. È possibile seguire gli interventi con meno confusione ?
  Prego, continui pure.

  GREGORIO GITTI. Grazie mille, Presidente. Dicevo che la sentenza n. 171 del 2007 sostiene la necessaria preesistenza di una fattispecie su cui far insistere la necessità e l'urgenza di un provvedimento legislativo di iniziativa governativa.
  Ebbene, basterebbe, a questo punto, scorrere semplicemente le dichiarazioni di voto, dall'inizio di questa legislatura, dell'onorevole professor Brunetta per capire quanti di quegli argomenti sono sottesi all'argomentazione con la quale il Governo ha posto questo provvedimento.
  Stiamo parlando di misure a favore delle piccole e medie imprese, di misure che volgono a facilitare e accelerare l'internazionalizzazione e lo sviluppo delle medesime e le opere pubbliche di Expo 2015, su cui peraltro, tra parentesi, è noto che i gravi ritardi per i quali l'amministratore delegato di Expo, Sala, sta – diciamo così – operando in sanatoria, derivano evidentemente da una disfunzione, da un corto circuito emblematico tra il Governo Berlusconi, il sindaco pro Pag. 9tempore di allora, Moratti, e il presidente pro tempore di allora della regione Lombardia, Formigoni.
  Per quanto concerne invece il secondo orientamento citato dall'onorevole professor Brunetta, cioè l'orientamento che si è solidificato nella sentenza n. 220 del 2013, è ovvia l'obiezione secondo la quale – cito testualmente – «La Corte costituzionale ritiene inadeguato lo strumento del decreto-legge quando si voglia realizzare una riforma organica e di sistema, tanto più quando tale riforma è motivata da esigenze manifestate da non breve periodo e richiede processi attuativi necessariamente protratti nel tempo».
  Bene, è sufficiente, a questo punto, scorrere le norme di cui al provvedimento di cui siamo a parlare per verificare che non c’è alcuna pretesa di porre una riforma organica e non c’è con riferimento proprio ad opere – e la citazione delle opere per l'Expo lo dimostra – che non siano, diciamo così, necessarie ed urgenti in un lasso di tempo, se non nel lasso di tempo di una cattiva politica che risponde alla inadeguata operatività degli organi comunali, regionali e governativi che ho citato prima.
  Mi sembra veramente, da questo punto di vista, un corto circuito logico, giuridico e politico.
  Per queste ragioni ritengo che la questione di pregiudizialità costituzionale sia da disapprovare (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Corsaro. Ne ha facoltà.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, la presentazione, da parte del Governo, di questo ennesimo decreto è la dimostrazione di quanto false fossero le scuse con le quali l'Esecutivo ha cercato, sin dall'avvio della legislatura, ma con una particolare virulenza nel corso delle ultime settimane, di fuorviare le responsabilità e incolpare il Parlamento per la farraginosità testuale delle norme che venivano approvate e per la assoluta incongruenza di contenuti, di obiettivi e di tempistica di esecuzione degli atti che in quei documenti erano contenuti.
  Noi abbiamo denunciato, sin dall'inizio, il malvezzo di questo Governo di ricorrere alla decretazione di urgenza come unico sistema di legiferazione, in barba ai prerequisiti di costituzionalità richiesti, che attengono al carattere di necessità, di urgenza e di omogeneità del testo. Lo abbiamo fatto sin dall'inizio, perché sin dall'inizio questo è stato il tratto distintivo dell'azione del Governo e lo abbiamo manifestato in particolare nel corso delle ultime settimane, quando la legge più importante dello Stato, la legge di stabilità, ha assunto la veste, tristemente conosciuta, di una sorta di decreto omnibus, all'interno del quale era stato inserito tutto e il contrario di tutto, per mettere insieme le richieste dei ministeri, dei funzionariati, di questa o di quella realtà territoriale, di questo o di quel partito componente la maggioranza, di questo o di quel deputato del quale vi era la necessità di registrare il voto favorevole e che doveva, quindi, essere acquisito con l'assunzione compiacente di qualche testo emendativo in aggiunta al provvedimento del Governo.
  La realtà dei fatti si è impiegata di mostrare come nella realtà l'incapacità del Governo di dare vita a qualsivoglia forma di testo normativo coerente abbia addirittura indotto, credo per la prima volta nella storia repubblicana, il Governo a ritirare, in fretta e furia, un decreto in corso di lavorazione parlamentare, anche in questo fingendo, secondo le parole del Governo, di non avere responsabilità alcuna rispetto al pateracchio che il cosiddetto decreto «salva Roma» aveva finito per assumere al suo interno, ma dicendo che questo era il frutto delle pressioni parlamentari e, soprattutto, che nel corso della lavorazione in prima lettura al Senato della Repubblica il testo aveva assunto le connotazioni di un vero e proprio «marchettificio», non già per l'inettitudine del Governo, ma per la pervicace volontà dei parlamentari della Camera alta di inserire, Pag. 10all'interno di quel testo, una serie di provvedimenti assolutamente incoerenti tra di loro.
  Ma siccome, signor Presidente, il diavolo, come si dice, fa le pentole ma non i coperchi, questo decreto che ci viene presentato non ha subito l'alterazione di alcuno, di nessuna Commissione, di nessun parlamentare, di nessun ramo parlamentare.
  Questo è un decreto che arriva all'attenzione delle Camere così come è stato emanato dal Governo ed è un decreto all'interno del quale non c’è omogeneità, perché per le cose che sono state dette e dimostrate vi è all'interno di questo decreto una pluralità di interventi all'interno dei quali non c’è alcuna possibilità di individuare un comune denominatore e non vi è alcuna caratteristica di necessità ed urgenza, atteso che nessuno degli interventi che sono previsti, pur nella loro disomogeneità totale all'interno di questo provvedimento, ha la capacità di manifestare i propri risultati, positivi o negativi che siano, nel breve periodo. Mancano cioè, onorevole Presidente, tutti i requisiti richiesti dalla Costituzione perché questo decreto possa essere presentato in questa forma legislativa all'attenzione del Parlamento. Allora, nel mentre, concludendo onorevole Presidente, rassegno evidentemente la determinata e convinta decisione del gruppo di Fratelli d'Italia di votare a favore delle pregiudiziali presentate in ordine a questo decreto, voglio approfittare del suo ruolo...

  PRESIDENTE. Concluda per favore, il suo tempo è scaduto.

  MASSIMO ENRICO CORSARO. Voglio approfittare del suo ruolo, onorevole Presidente, per invitarla a farsi carico di rappresentare al Capo dello Stato la necessità che la sua stessa struttura sia coerente con gli autorevoli inviti che il Capo dello Stato più volte ha manifestato all'attenzione del Parlamento e del Governo. È il Capo dello Stato ad averci recentemente richiamato, in modo anche forte, al riconoscimento dei requisiti che ogni decreto-legge deve avvertire. Ora, siccome questo decreto-legge arriva...

  PRESIDENTE. Concluda, onorevole Corsaro, la prego.

  MASSIMO ENRICO CORSARO... siccome questo decreto legge arriva al Parlamento, significa che questo decreto-legge non solo è stato approvato dal Consiglio dei ministri, ma è stato trascritto nella Gazzetta Ufficiale, il che significa che porta l'apposizione della firma del Capo dello Stato. Ecco, sarebbe opportuno che chi redige l'istruttoria per conto del Capo dello Stato sia attento a quanto il Capo dello Stato stesso ci ha segnalato come necessario.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luigi Taranto. Ne ha facoltà.

  LUIGI TARANTO. Signora Presidente, signori rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, le questioni pregiudiziali di costituzionalità sollevate dai colleghi di Forza Italia, della Lega Nord e del MoVimento 5 Stelle propongono tutte, con varietà di argomentazioni e con diversificati livelli di approfondimento, un percorso di lettura delle disposizioni recate dal decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 145, il cui intento è quello di evidenziarne, almeno per molte parti, l'assenza dei presupposti di necessità ed urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione, secondo comma, nonché di sottolinearne disomogeneità e disorganicità.
  Pertanto, il provvedimento risulterebbe non conforme alle previsioni costituzionali in materia di decretazione d'urgenza e privo di quella necessaria e intrinseca coerenza delle norme contenute in un decreto-legge o dal punto di vista oggettivo e materiale o dal punto di vista funzionale e finalistico, più volte richiamata dalla giurisprudenza costituzionale e particolarmente sottolineata dalla sentenza della Corte costituzionale n. 22 del 2012.
  Il percorso di lettura e le sue conseguenti conclusioni non possono però essere accolti. Non possono essere accolti Pag. 11perché davvero non si vede come possa essere negata la necessità e l'urgenza di interventi che – lo ricorda del resto lo stesso testo della questione pregiudiziale sollevata da Forza Italia – intendono supportare la ripresa delle attività produttive e il recupero di competitività del Paese, e ciò rispetto ad una situazione economica e finanziaria – annota il testo della questione pregiudiziale sollevata dalla Lega Nord – non più sostenibile per le imprese, specie quelle di più piccole dimensioni.
  Ne deriva allora che proprio oggi, in una fase ancora delicatissima di transizione dal tempo della recessione più lunga e più profonda della storia repubblicana al tempo del ritorno alla crescita, si fa massima la necessità e l'urgenza di sostenere il tessuto dell'economia reale del Paese e di rafforzare le prospettive di ripartenza del sistema produttivo. Sono questi gli obiettivi al cui raggiungimento il decreto-legge n. 145 del 2013 intende concorrere e sono questi gli obiettivi che richiedono il tempestivo concorso dell'azione di Governo e Parlamento.
  Sicché davvero ancora non si vede ove sia, ad esempio, il contrasto netto, in via di principio richiamato nel testo della questione pregiudiziale sollevata dal MoVimento 5 Stelle, tra lo svolgimento delle indagini parlamentari conoscitive in materia di strategia energetica nazionale e di green economy, finalizzate all'individuazione di misure utili all'ottimizzazione degli incentivi ed alla riduzione dei costi a carico degli utenti finali, e le misure recate dall'articolo 1 del decreto, che, appunto, dispongono interventi finalizzati a ridurre in modo strutturale il costo dell'energia elettrica nel nostro Paese, e ciò come presupposto per il suo recupero di competitività e per la ripresa delle attività produttive.
  Recupero di competitività e ripresa delle attività produttive sono, dunque, gli obiettivi che rendono saldamente e teleologicamente unitario il corpo del decreto-legge e che certo richiedono un'articolazione di misure capace di incidere su capitoli rilevanti e specifici della nota e complessa agenda italiana della competitività difficile e della crescita lenta: dalle misure di cui all'articolo 1 per la riduzione strutturale del costo dell'energia elettrica, a cui ho già fatto cenno, al dettato dell'articolo 2, che innova il regime degli incentivi all'autoimprenditorialità e all'autoimpiego, puntando alla concentrazione degli obiettivi ed alla semplificazione delle forme di aiuto; dal credito di imposta per gli investimenti in ricerca e sviluppo da parte del sistema delle imprese di cui all'articolo 3 alle misure per la bonifica e riutilizzo produttivo dei siti inquinati di cui all'articolo 4; dalle disposizioni di cui all'articolo 5, che intendono sostenere l'internazionalizzazione delle nostre imprese e il promettente andamento dell’export del made in Italy ai voucher per l'innovazione digitale delle micro, piccole e medie imprese di cui all'articolo 6; dall'ampliamento dell'oggetto dell'istituto del ruling di standard internazionale di cui all'articolo 7 alle misure per il contenimento dei costi dell'assicurazione per la responsabilità civile auto di cui all'articolo 8; dagli interventi per le società finanziarie cooperative all'impulso alla costituzione di nuovi veicoli di investimento, con l'intento di ampliare la diffusione del ricorso ai mini bond.
  Non è certo questa la sede per una discussione analitica dell'articolato e per approfondire le osservazioni di merito che già emergono dai testi delle questioni pregiudiziali, tra l'altro, con particolare riferimento, nel caso del testo del MoVimento 5 Stelle, alle disposizioni di cui agli articoli 1, 8 e 12 del provvedimento, e, nel caso del testo della Lega Nord, al nodo stringente del razionamento del credito.
  Ad essi faccio semplicemente cenno, a preliminare segnalazione del valore del percorso di discussione parlamentare del decreto. L'omogeneità di scopo costituisce il filo unitario delle misure recate dal decreto, finalizzate ad irrobustire l'attrattività del piano «Destinazione Italia». È per l'insieme di queste ragioni che le questioni pregiudiziali di costituzionalità sollevate non possono essere accolte. Per queste ragioni, preannunzio il voto contrario Pag. 12del gruppo del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Alli. Ne ha facoltà.

  PAOLO ALLI. Signor Presidente, il decreto-legge all'esame oggi dell'Assemblea contiene disposizioni importanti ed essenziali per il progresso e per l'arricchimento economico, culturale e civile del nostro Paese e, se esaminiamo con un minimo di dettaglio le norme contenute nel testo, non possiamo che ritenere urgenti una serie di misure. Qui mi riferisco alla prima obiezione, che è quella relativa alla non urgenza delle materie.
  Le norme per la riduzione dei costi gravanti sulle tariffe elettriche o in materia di certificazione energetica degli edifici oppure per lo sviluppo di tecnologie di maggior tutela ambientale sono disposizioni assolutamente urgenti – sono note le polemiche sul costo dell'energia a carico dei cittadini e delle imprese, costo che è cresciuto in maniera tale da rappresentare un fattore di freno allo sviluppo e di delocalizzazione industriale – così come pure sono urgenti le misure per la certificazione energetica e le tecnologie ambientali, norme che sono in grado di ridurre la bolletta energetica che annualmente il nostro Paese paga.
  Per quanto riguarda le misure in materia di nuove imprese e riqualificazione produttiva, si tratta di norme a tutela delle piccole e medie imprese destinate a favorirne la creazione, quindi misure che vanno a contrastare la progressiva distruzione di piccole e medie imprese che, in particolare negli ultimi anni, si sta verificando.
  È innegabile altresì l'urgenza del credito d'imposta per ricerca e sviluppo, in particolare ora che esso dovrà riconnettersi alla prossima programmazione 2014-2020 dei fondi strutturali comunitari.
  Le tematiche relative alle aree di crisi complesse sono sempre state oggetto di decretazione d'urgenza, soprattutto per evitare che queste crisi degenerassero, sia sotto il profilo economico e industriale, sia sotto quello sociale. Lo stesso dicasi per le norme volte a favorire l'internazionalizzazione delle imprese, le start up innovative, la digitalizzazione e la connettività delle piccole e medie imprese: si tratta di fattori rilevanti di sviluppo economico, e osservo che la legislazione recente su questa materia è praticamente tutta sul decreto-legge. Anche la tematica relativa alla RC-auto riveste caratteri di necessità e di urgenza: nel nostro Paese si sono registrati aumenti tariffari di oltre il 400 per cento dal 1992 a oggi, una dinamica che non si riscontra negli altri Paesi europei. L'eccessivo onere dell'assicurazione auto è ormai un fattore di freno allo sviluppo e all'acquisto di nuovi mezzi di trasporto.
  Devono anche ritenersi urgenti norme che solo apparentemente non lo sono, come quella sull'editoria libraria: si tratta di una disposizione che giova a tutta la filiera nazionale dall'editoria, alla distribuzione, alle piccole librerie.
  Su Expo 2015 è inutile dire che i grandi eventi che devono realizzarsi in tempi fissati e brevi richiedono, per propria natura, flessibilità. Quindi, anche in questo caso esistono tutte le caratteristiche di urgenza del caso.
  Vi è, quindi, un preciso rispetto dei presupposti di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione.
  Per quanto riguarda poi la pluralità di materie, va fatta una considerazione generale, perché qui stiamo parlando di interventi che vanno su due linee molto coerenti, cioè il sostegno alle famiglie e ai consumatori e il sostegno alle imprese e ai giovani: quindi, pur trattandosi di variegati interventi, esistono dei filoni conduttori molto precisi. Infatti, la Corte costituzionale ha precisato che l'urgenza e la necessità del provvedere può riguardare una pluralità di norme accomunate dalla natura ordinaria della fattispecie disciplinata ovvero anche dall'intento di fronteggiare situazioni straordinarie, complesse e variegate, che richiedono interventi oggettivamente eterogenei; quindi, possono riguardare materie diverse negli oggetti, ma Pag. 13anche lo scopo, in quanto condizionato dalla complessità e varietà delle situazioni, può risultare assai articolato.
  Noi riteniamo quindi che i presupposti di necessità e urgenza vi siano, e siano evidenti in considerazione delle relazioni prevalenti del Governo nell'affrontare delicati problemi che attengono alla vita dei cittadini e delle imprese, Governo, quindi, che ancora una volta dimostra di mettere in atto provvedimenti che vanno incontro alle esigenze del Paese nonostante le oggettive situazioni di difficoltà economica e finanziaria, sociale e politica. Quindi, al di là di ogni strumentalizzazione – legittima peraltro – di tipo politico, il Nuovo Centrodestra voterà contro la questione pregiudiziale (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Renato Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, qual è l'argomento di fondo delle questioni pregiudiziali ? Non tanto la insussistenza dei presupposti delle singole disposizioni per quanto attiene alla straordinaria necessità ed urgenza, quanto piuttosto una sorta di incostituzionalità dell'atto in quanto tale, dell'intero provvedimento, in forza della considerazione secondo cui sarebbero eterogenei i suoi singoli contenuti. È su questo punto che credo debba essere portata la nostra attenzione e su questo punto volevo considerare che vi sono due tipi di eterogeneità. Se ve ne fosse uno solo, avrebbero ragione i colleghi che hanno avanzato problemi sulla costituzionalità del provvedimento: se cioè un provvedimento come questo fosse eterogeneo per la sola esistenza di oggetti diversi, questo sarebbe certamente eterogeneo, e da questo punto di vista potrebbe essere censurabile sotto il profilo della costituzionalità.
  Ma non c’è solo l'omogeneità o l'eterogeneità nel senso di assenza di omogeneità sotto il profilo oggettivo, c’è quella sotto il profilo finalistico o teleologico. E, da questo punto di vista – come del resto anche gli interventi critici hanno dovuto ammettere –, il provvedimento in questione presenta carattere di omogeneità sotto il profilo teleologico.
  Ma qual è il problema vero ? Il problema vero è che è il modello complessivo di decreto-legge che noi stiamo sperimentando che si è progressivamente allontanato dal calco costituzionale, ma non da questa legislatura: sono decenni che noi viviamo questa esperienza. E di tanto in tanto gli organi di garanzia, ora la Corte costituzionale, ora il Capo dello Stato – ancora recentemente –, vanno a ricordare che ci sono dei confini non superabili. Questo è un provvedimento che sta dentro quei confini, ma è sintomo di un più generale allontanamento da quel modello.
  Ecco perché, nel dire sì ai requisiti di costituzionalità di questo provvedimento, non possiamo dimenticarci, come Scelta Civica, due cose. Il primo elemento da ricordare è che starà a noi, sta a noi parlamentari, nell'esaminare le singole disposizioni, essere capaci di autolimitarci, anche in sede emendativa, per non andare oltre il perimetro materiale. Il secondo elemento è che si tratta di andare a vedere, disposizione per disposizione, la sua capacità di incidenza strutturale, la sua capacità di incidere sui problemi che rendono il nostro Paese meno competitivo, perché in un decreto-legge che vuole attuare il Piano «Destinazione Italia» la garanzia dell'esistenza di tutte le esigenze costituzionali in tutte le disposizioni è data, non solo dalla loro astratta finalità, ma dal loro contenuto concreto.
  Su questo contenuto concreto, come Scelta Civica, vigileremo con attenzione. Vigileremo anche con attenzione perché non siano allargati impropriamente il campo e il perimetro materiali di questo decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Titti Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signora Presidente, intervengo brevemente per giustificare e Pag. 14spiegare all'Aula e a lei le ragioni della nostra astensione rispetto alla questione pregiudiziale di costituzionalità di cui stiamo parlando. Vede, io condivido molto alcune delle considerazioni che ha fatto prima di me l'onorevole Balduzzi, perché effettivamente il fatto che si usi con così grande celerità, con grande costanza, con grande perseveranza lo strumento della decretazione d'urgenza in questa legislatura molto, ma anche in quelle precedenti, non può non destarci una domanda – e la risposta a questa domanda non è soltanto risolvibile in termini costituzionali – e la domanda è se esistono strumenti adeguati nelle mani del Governo, ossia corsie preferenziali per alcuni provvedimenti che lo richiederebbero.
  Allora il tema non è soltanto da osservare con i canoni della costituzionalità. Ma se vogliamo osservarlo con quei canoni, allora se parliamo del decreto-legge «Destinazione Italia» effettivamente la domanda si ripropone: è lecito immaginare che un decreto-legge affronti una questione che è una questione di sistema ? È evidente che per definizione il decreto-legge incorre nella cappa della disomogeneità. Allo stesso modo, evidentemente, è lecito immaginare che con un decreto-legge si possa affrontare quel tipo di scelte che riguardano la competitività del sistema Italia e delle imprese e l'attrazione degli investimenti esteri immaginando che l'urgenza possa risolverli ? Ma allora anche in questo caso non ci sono le condizioni previste della costituzionalità dell'urgenza.
  Ma aggiungo che al continuo utilizzo del decreto-legge in modo improprio, in questa e in precedenti legislature, c’è anche una ritualità che si contrappone, in termini difensivi, e cioè spesso l'opposizione, quindi noi stessi siamo convinti di utilizzare, siamo portati a utilizzare la questione pregiudiziale di costituzionalità come tappa dell'opposizione di merito.
  E anche questo è un elemento da osservare e che richiede domande e soluzioni che vanno oltre un'analisi precisa di costituzionalità.
  Per queste ragioni, per l'insieme di queste ragioni, noi annunciamo il voto di astensione.

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Brunetta ed altri n. 1, Fantinati ed altri n. 2 ed Allasia ed altri n. 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Piepoli ? Cera ? Laura Bragantini ? Marroni ? Campana ? Luciano Agostini ? De Lorenzis ? Dambruoso ? Allora, ci siamo ? Stanno ancora andando a votare, ha un problema Dambruoso. Rampelli anche ha un problema, quindi con pazienza per favore. Nuti sta salendo: prego, si affretti. Ottobre ? Forza colleghi che siamo in votazione. Aiello ? Il tecnico è da Marroni. Ci siamo tutti ? Bene.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

   (Presenti  500   
   Votanti  473   
   Astenuti   27   
   Maggioranza  237   
    Hanno votato
 163    
    Hanno votato
no  310).    

  (Il deputato Aiello ha segnalato che non è riuscito ad esprimere il voto e che avrebbe voluto astenersi).

  Colleghi, desidero formulare gli auguri di tutta la nostra Assemblea a due nostri colleghi che sono diventati da pochi giorni genitori: Mario Baldassarre, il 28 dicembre, papà di Ginevra, complimenti (Applausi); e Claudia Mannino, il 2 gennaio, mamma di Benedetto Francesco. Tanti auguri (Applausi).

Pag. 15

Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria (A.C. 1921) (Per l'esame e la votazione delle questioni pregiudiziali presentate).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle questioni pregiudiziali Bonafede ed altri n. 1 e Molteni ed altri n. 2, presentate ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, del Regolamento al disegno di legge n. 1921: Conversione in legge del decreto-legge 23 dicembre 2013, n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria.
  A norma del comma 4 dell'articolo 40 del Regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione. In tale discussione, ai sensi del comma 3 del medesimo articolo 40, potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti, per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione si procederà, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 3, quarto periodo, del Regolamento, ad un'unica votazione sulle questioni pregiudiziali presentate.
  Il deputato Bonafede ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 1.

  ALFONSO BONAFEDE. Signor Presidente, colleghi, la questione pregiudiziale posta dal MoVimento 5 Stelle sul decreto cosiddetto svuota carceri rappresenta un momento di riflessione a trecentosessanta gradi, non solo sulla questione drammatica delle carceri, ma anche sul ruolo che questo Parlamento deve rivendicare nella nostra democrazia perché, come è opportuno ricordare, siamo ancora in una democrazia in cui il Parlamento è centrale e ha prerogative sancite dalla nostra Costituzione. Oggi, però, c’è un elemento nuovo che nasconde profili di grave pericolosità e ingiustizia per tutti i cittadini onesti di questo Paese, una nuova figura giuridica, un nuovo asso nella manica di un Governo che in quanto a «leggi vergogna» non smette mai di stupire. Oggi abbiamo «l'indulto mascherato» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  In Commissione giustizia il Ministro Cancellieri, il PD, il resto della maggioranza con nomenklatura varia, si sono arrovellati non poco per dire che non c’è alcun indulto. Addirittura, il Ministro, con una coda di paglia da guinness dei primati, ha fatto questa specificazione, prima ancora che noi sollevassimo il problema: attenzione, non è un indulto. E che cos’è un indulto ? Proviamo a spiegarlo anche ai cittadini che ascoltano i nostri interventi. In buona sostanza, l'indulto è uno sconto di pena generalizzato con effetti retroattivi che richiede una maggioranza dei due terzi. Nel decreto-legge l'indulto non si chiama più indulto, ma, come per magia, si chiama «liberazione anticipata speciale», prevista all'articolo 4, con la quale si applica, in un arco di tempo compreso tra il 1o gennaio 2010 e il dicembre 2015 – quindi anche retroattivamente –, una detrazione fino a 75 giorni per ciascun semestre di pena espiata. In sei anni, quindi, si potranno avere ben 900 giorni, quasi due anni e mezzo di carcere in meno.
  Presidente, per favore non riesco nemmeno ad ascoltarmi, grazie. E mi piacerebbe che almeno lei ascoltasse, Presidente, ma sarebbe un miraggio. Grazie, Presidente. Non riesco nemmeno ad ascoltarmi, Presidente. Non le interessa, va bene. Quindi, abbiamo uno sconto di pena generalizzato con efficacia retroattiva. Il Ministro replica che la norma c'era già e prevedeva uno sconto di 45 giorni. Vero, ma ci sono due differenze. La prima: questo sconto di pena è retroattivo ed è proprio la retroattività che ci porta a parlare di indulto. C’è gente che è stata condannata, sa che deve scontare un certo tempo in carcere e lo sa anche la vittima del reato che il delinquente dovrebbe trascorrere Pag. 16un certo tempo in carcere, magari sei anni, e, invece, no, dopo tre anni e mezzo lo incontra già per strada. La seconda differenza: i giorni sono 75 per ogni semestre. Questo vuol dire che stiamo riducendo la pena di circa il 40 per cento.
  Ma c'era un'altra replica del Ministro Cancellieri. A differenza dell'indulto, qui ci sarebbe un giudice che deve applicare la norma, deve filtrare se ci sono i presupposti. Ecco, il Ministro mette in mezzo il giudice per far finta di mettere un filtro e per non far parlare di indulto. Falso, falsissimo. Il giudice, per coloro che hanno già ottenuto il beneficio dal 2010 ad oggi, ha già fatto la sua valutazione in base alla norma precedente e, quindi, si troverà semplicemente a confermare l'ampliamento per tutti.
  Oggi in Commissione giustizia abbiamo audito il direttore dell'amministrazione penitenziaria il quale, su mia domanda specifica, è stato costretto ad ammettere che l'ampliamento per coloro che hanno già ottenuto il beneficio riguarderà il cento per cento dei beneficiari, cioè siamo di fronte ad un indulto a tutti gli effetti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ma allora se verrà applicata a tutti i detenuti al cento per cento perché è previsto questo finto filtro del giudice ? Semplicemente perché è il cavillo che il Governo utilizza per dire che non è un indulto, è la maschera che il Governo mette all'indulto. È il cavillo degno del peggiore azzeccagarbugli, di coloro a cui non interessa il concetto di giustizia perché probabilmente fanno anche fatica a capire cos’è la giustizia. Bene, io non vi chiedo di scoprirlo oggi e adesso ma oggi e adesso possiamo certamente affermare cosa è ingiusto. È ingiusto e incostituzionale che il Governo nasconda un indulto in un decreto-legge prendendo in giro i cittadini. È ingiusto che il Governo lo faccia con un decreto-legge violando così l'articolo 79 che prevede, invece, una maggioranza dei due terzi del Parlamento. Mettete di mezzo il giudice dicendo che alla fine deciderà lui. Ancora una volta delegate ai giudici le scelte che voi non avete il coraggio di prendere. Volete fare un indulto, pensate che sia la soluzione per svuotare le carceri ? Ditelo chiaramente ma non prendete in giro i cittadini. Risparmiateci almeno questa ennesima beffa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il Governo dapprima calpesta gli articoli 70 e 77 della Costituzione – altro profilo di incostituzionalità sollevato con questa questione pregiudiziale – legiferando al posto del Parlamento mediante un uso abnorme della decretazione d'urgenza e poi «dribbla» con disinvoltura l'articolo 79 della Carta costituzionale ignorando sfacciatamente le precise prerogative riservate alle Camere per i provvedimenti di indulgenza.
  Per non parlare della considerazione che lo Stato mostra nei confronti dei cittadini vittime dei reati i cui colpevoli vengono scarcerati con uno sconto di pena per decreto-legge con buona pace dell'articolo 3 della Costituzione e dell'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Ovviamente il Governo continua ad utilizzare come pretesto il dramma dei detenuti in carcere. Quel dramma esiste ma ci sono tanti modi per intervenire in maniera strutturale e trovare soluzioni vere e anche di facile e celere applicazione. Tra questi modi abbiamo presentato nel silenzio totale un piano carceri alternativo e tutti sono testimoni dello spirito collaborativo che noi stiamo dimostrando in Commissione giustizia riguardo alle pene in materia di stupefacenti, in materia di misure cautelari, che oggi, praticamente è alla Camera.
  Non potete però procedere così perché dietro la scusa del «non ci sono soldi» il Ministro Cancellieri sta massacrando il settore della giustizia. A parte che, evidentemente, quando si parla di finanziamenti ai partiti e di stipendi della casta, i soldi li trovate sempre (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) ma, a parte questo, dal decreto del fare alla recentissima delega sul processo civile, il Ministro della giustizia ha deciso di impedire con ogni mezzo il diritto dei cittadini ad accedere al sistema giudiziario perché i processi costano allo Stato tempo e soldi. Dall'altro lato lo stesso Ministro, Pag. 17più di grazia che di giustizia, rende non solo più difficile l'ingresso in carcere per i condannati ma con un indulto di fatto apre le porte delle celle dei carcerati in maniera indiscriminata perché, si sa, mantenere un detenuto costa e risarcirlo per i suoi diritti negati costa ancora di più. E non importa se liberati anzitempo siano assassini o mafiosi o se tra questi vi sia uno stupratore o un femminicida e non importa (o magari forse sì) se nella ressa di questa liberazione anticipata di massa possa finire anche qualche colletto bianco, qualche amico degli amici, qualche raro caso di politico condannato in via definitiva dietro le sbarre. Non credo infatti che importi a nessuno (è evidente: a chi può interessare) se tra le pieghe di questo indulto mascherato personaggi come Totò Cuffaro potranno far serenamente ritorno a casa scontando un anno di pena detentiva (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Qui non si può più parlare – e da tempo – del Ministro della giustizia.
  Qui si deve parlare di macellaio della giustizia ! Mancano tutte le coperture finanziarie, coperture finanziarie che sarebbero previste e le cito: gli articoli 6, 7, 8 e 9 prevedrebbero tutte le coperture finanziarie che non ci sono. Ma quello che è singolare e su cui pongo l'attenzione dell'Aula sono gli articoli 1 e 3, che prescrivono una massiccia adozione di braccialetti elettronici, noti come «braccialetti d'oro», per controllare tutti i detenuti agli arresti domiciliari. Certo, il riferimento è solo al braccialetto in dotazione, ma fino ad oggi dal 2001 lo Stato ha pagato al fornitore Telecom, di cui è top manager pensate un po’ chi ? Il figlio del Ministro Cancellieri ! Se ha pagato lo Stato circa 9 milioni di euro all'anno, allora come è possibile che qui non ci siano coperture finanziarie per un'adozione di massa degli stessi braccialetti ?

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Finisco Presidente. A tutti voi, colleghi, ricordo che non siete qui come esecutori degli ordini delle lobby o di segretari pseudo leader, che si ergono a medico e medicina di problemi della realtà che nemmeno conoscono, perché da sempre, fin da tempi di De Mita, vivono nella bambagia della vecchia politica. Siamo qui...

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ALFONSO BONAFEDE. Finisco. Siamo qui per essere al servizio dei cittadini e del bene comune. Per questo dobbiamo fermare, prima che sia troppo tardi, un provvedimento certamente incostituzionale, ma soprattutto inefficace e pericoloso, un decreto, ancora una volta in materia di giustizia, drammaticamente ingiusto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Colleghi vorrei inviare un saluto affettuoso al nostro collega Pierluigi Bersani (Generali applausi) con i nostri auguri di pronta guarigione – penso che posso farlo a nome di tutti e interpretando il pensiero di tutti – augurandoci di vederlo qui quanto prima.
  Il deputato Molteni ha facoltà di illustrare la sua questione pregiudiziale n. 2.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, ovviamente anche il gruppo della Lega si associa agli auguri a Pierluigi Bersani.
  Presidente, illustro la questione pregiudiziale da parte della Lega, partendo dal presupposto che questo è il quarto «indulto mascherato», è il quarto «svuota carceri» che il Governo e che la maggioranza andranno ad approvare.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE LUIGI DI MAIO (ore 16,20).

  NICOLA MOLTENI. È l'ennesima vergogna, l'ennesimo provvedimento che va ad affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, quando noi sappiamo benissimo che oggi le priorità del Paese, le necessità del Paese, sono ben altre: il problema del lavoro, il problema dell'occupazione, il problema dei giovani. Ma Pag. 18questo Governo, questa maggioranza, che si assume ovviamente la responsabilità di questi provvedimenti, ritiene che l'unica necessità e l'unica urgenza da affrontare ripetutamente siano il problema delle carceri, il problema del sovraffollamento delle carceri.
  È il secondo decreto-legge in nove mesi, è il quarto «svuota carceri» e tra l'altro, un provvedimento, un «indulto mascherato», verrà poi portato all'attenzione della Camera successivamente, dopo la votazione delle pregiudiziali.
  Con questo provvedimento, con questo «indulto mascherato» – e sfidiamo il Ministro, sottosegretario, a non dire che si tratta di un indulto mascherato – verranno rimessi in libertà più di 3 mila detenuti, più di 3 mila criminali. Infatti questo Governo, questa maggioranza, dimostra attenzione, dimostra solidarietà solo ed esclusivamente nei confronti dei criminali, disinteressandosi invece delle vittime dei reati, a cui invece noi vogliamo dare voce e a cui vogliamo stare vicini.
  Ovviamente è l'ennesimo decreto, senza tenere in considerazione quelli che sono stati, anche e soprattutto ultimamente, i richiami del Capo dello Stato. Invitiamo la Presidenza della Camera a valutare se effettivamente ci sono i requisiti di ammissibilità e di costituzionalità del decreto stesso.
  Non ci sono i requisiti di straordinarietà, non ci sono i requisiti di urgenza, non ci sono i requisiti di emergenza, perché ormai voi continuate ad affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri e l'emergenza attraverso l'urgenza, attraverso dei «provvedimenti tampone», attraverso dei provvedimenti occasionali.
  Questi decreti sono la certificazione del fallimento di tutti i provvedimenti che in questi ultimi anni sono stati approvati; provvedimenti non solo inutili per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri, ma soprattutto dannosi. E sono provvedimenti soprattutto dannosi per tre motivi. Primo: perché viene inficiato un principio, un principio sacrosanto, che è il principio della certezza e il principio dell'efficacia della pena. Chi sbaglia paga e, se la sanzione prevista è il carcere, si paga con il carcere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie). Viene, poi, inficiato il lavoro delle forze dell'ordine, a cui ovviamente va il nostro ringraziamento per quanto viene fatto sul territorio. Le forze dell'ordine arrestano i delinquenti e i criminali e, grazie ai vostri provvedimenti «svuota carceri», ai vostri indulti mascherati, i criminali vengono poi rapidamente o rimessi in libertà, pronti a delinquere nuovamente, oppure vengono mandati ai domiciliari a scontare la pena comodamente seduti sul divano di casa.
  E ancora, viene messo evidentemente in pericolo un valore, un valore che per la Lega è fondamentale e rispetto al quale ci siamo battuti, ci battiamo e continueremo a batterci nel bene e nell'interesse dei nostri cittadini, che è il valore della sicurezza. Sopratutto oggi, quando il numero dei reati predatori, in modo particolare i furti nelle abitazioni, aumenta, quale è la risposta del Governo rispetto all'aumento dei furti ? È quella di rimettere in libertà esattamente coloro i quali hanno commesso i furti. Quindi, vi assumete la responsabilità di fronte ai cittadini. In Aula votate i provvedimenti «svuota carceri», in Aula votate gli «indulti mascherati» e, poi, sul territorio andate a chiedere e a pretendere più sicurezza. Questa è un'incoerenza che, ovviamente, pagherete rispetto ai cittadini e rispetto agli elettori.
  Continuate a pensare ai detenuti, vi disinteressate delle vittime dei reati, continuate a perpetrare quella politica dei benefici, quella politica degli sconti di pena a favore dei criminali, quella politica dei regali, quelle politiche premiali che – ve lo voglio ricordare – prima di Natale, hanno portato ad evadere da due carceri due pluriomicidi: Gagliano ed Esposito sono usciti dal carcere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie) e sono evasi grazie alle politiche premiali, grazie a quella legge Gozzini che voi non volete cambiare. Volete cambiare la legge sull'immigrazione, la Bossi-Fini; volete modificare – e qua in parte, in questo decreto, lo modificate – il testo unico sugli stupefacenti, la legge Fini-Giovanardi; volete Pag. 19modificare – e in parte l'avete modificata sui recidivi – la legge ex Cirielli, ma l'unica legge che deve essere modificata è la legge Gozzini, che dà benefici, premi, sconti di pena a chi gli sconti di pena non se li merita e non se li è meritati.
  Vi abbiamo detto più volte come si affronta il problema del sovraffollamento delle carceri: non con questi provvedimenti tampone, non con gli indulti mascherati, non con i provvedimenti «salva delinquenti», ma lo si affronta in modo strutturale, in modo organico, attraverso un serio piano di edilizia carceraria, cioè il piano carceri. Erano stati stanziati 675 milioni di euro, ne sono stati tolti 200: rimangono 465 milioni di euro, ma il Ministro non riesce a dirci come e se vengono spesi bene questi soldi per poter costruire nuove carceri e per poter rammodernare i padiglioni oggi in disuso. Ci sono trentotto carceri fantasma: vi chiediamo e chiediamo al Governo – l'abbiamo chiesto e continueremo a chiederlo – che queste carceri fantasma vengano rimesse in funzione proprio per assolvere al compito che il carcere ha, ovvero quello di poter espiare la pena da parte di chi commette i reati.
  E ancora, ve l'abbiamo detto, continuiamo a ripeterlo: il 35 per cento della popolazione carceraria presente nei nostri istituti di pena è di origine straniera, 23 mila detenuti stranieri. C’è solo una soluzione per poter ottemperare alla sentenza della Corte dei diritti di Strasburgo rispetto alla sentenza Torreggiani: quella di far scontare ai detenuti stranieri la pena nei propri Paesi di origine. Se noi facciamo scontare a 23 mila detenuti stranieri la pena nei Paesi di origine, riporteremmo la capienza delle nostre carceri entro quei limiti di tollerabilità rispetto alla sentenza Torreggiani e non saremmo obbligati a dover ricorrere costantemente agli indulti mascherati.
  Dal 1948 ad oggi questo Parlamento ha approvato più di quaranta indulti, più di quaranta amnistie, indulti mascherati e il problema del sovraffollamento delle carceri non è assolutamente stato risolto. Ci sono alcuni aspetti di questo decreto-legge che gridano vendetta, aspetti vergognosi e rispetto ai quali, lo annunciamo durante l'esame delle questioni pregiudiziali, la Lega farà guerra su questo provvedimento; faremo il possibile e l'impossibile, non solo in Parlamento, ma anche nelle piazze per far decadere questo indulto mascherato vergognoso, irrispettoso delle persone oneste e irrispettoso delle persone perbene. Rendete obbligatorio l'utilizzo dei braccialetti elettronici; veniva detto prima, lo denunciamo oggi, lo abbiamo denunciato anche due anni fa: è stata stipulata una convenzione con Telecom, rinnovata due anni fa, che prevede 100 milioni di euro per poter acquistare duemila braccialetti elettronici, duemila braccialetti d'oro; neanche se li comprassimo da Bulgari spenderemmo così tanto per i braccialetti elettronici. Dei duemila braccialetti acquistati ne sono in funzione poche decine, quindi, o abbiamo la garanzia che il braccialetto elettronico funzioni e garantisca la sicurezza dei cittadini oppure noi siamo contrari all'utilizzo di questo strumento.
   Ancora, la chicca, la vergogna più assoluta presente all'interno di questo decreto-legge è la liberazione anticipata speciale: quarantacinque giorni di sconto erano previsti nel testo attuale, voi portate a settantacinque i giorni di sconto e di benefici per buona condotta; vuol dire che su un anno di carcere, su un anno di pena da espiare, il detenuto e il criminale sconteranno in carcere solo sette mesi, gli altri cinque mesi li potranno scontare in libertà. Se non è questo, caro sottosegretario, un vero indulto mascherato, ci dica lei che cos’è un indulto mascherato. Ogni sei mesi settantacinque giorni di sconto, con efficacia retroattiva; la famosa retroattività delle leggi, se l'avesse fatto il Governo Berlusconi, la sinistra avrebbe gridato allo scandalo, oggi approvate, con riferimento all'indulto, l'efficacia retroattiva di una legge a beneficio dei criminali. Bravi, complimenti, i cittadini onesti sapranno, ovviamente, ringraziare.
  Ancora, un'altra vergogna, e mi avvio a concludere, signor Presidente, è che andate a stabilizzare la legge Severino ovvero la possibilità di poter scontare gli Pag. 20ultimi diciotto mesi non più in carcere, ma ai domiciliari, comodamente seduti sul divano di casa tra l'altro obbligando le forze dell'ordine non più a controllare il territorio, ma a controllare chi i reati li ha commessi.
  Signor Presidente, ovviamente, la Lega chiede di non procedere all'esame di questo provvedimento e annunciamo, sin da oggi, una battaglia parlamentare durissima per bloccare questo vergognoso e indecente indulto mascherato che il Governo, e chi è a sinistra del PD, si assume la responsabilità di portare in votazione davanti ai cittadini onesti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gitti. Ne ha facoltà.

  GREGORIO GITTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il «genere letterario» delle questioni pregiudiziali di costituzionalità – mi permetto di declinare con questa formula particolare e anomala questo istituto del diritto parlamentare – prevede e allinea dei luoghi comuni, dei topoi. Non solo vengono inanellate, così come mi è capitato di commentare nella precedente questione pregiudiziale, a firma dell'onorevole professor Brunetta, una serie di obiter dicta della Corte costituzionale, cioè di massime del tutto inconferenti oppure citate in modo inconferente sulle fattispecie in esame, ma oggi abbiamo un precedente ulteriore: nella questione pregiudiziale a firma dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, si trova una nuova moda, quella di citare a favore un'opinione contraria. Infatti, si legge una magnifica citazione di Lorenza Carlassare, poverina, che ovviamente negli scritti in memoria di Livio Paladin, si schierava contro l'uso del decreto-legge, a violazione della riserva assoluta di legge, per i provvedimenti penalistici però, purtroppo, Lorenza Carlassare lo diceva con riferimento a norme incriminatrici e non con riferimento a norme organizzative, logistiche oppure di favore nei confronti dei detenuti.
  Bene, non ho bisogno di aggiungere altre parole rispetto a questi maldestri tentativi di giustificazione giuridica. Dico solo – e concludo –, in termini politici, che questo provvedimento è un provvedimento importante che il Governo ha deciso di varare per cercare finalmente di ovviare ad una situazione, quale quella carceraria, che è insostenibile per un Paese di civiltà giuridica quale l'Italia crede e ritiene di poter essere sulla base di una norma costituzionale che prevede la pena come uno strumento rieducativo; ed è assolutamente inadeguato per un Paese che ha dato i natali ad un giurista come Cesare Beccaria, che non è mai stato citato in questa legislatura, per cercare di raddrizzare quelle storture inaccettabili – inaccettabili ! – di un sistema carcerario che ha raschiato il barile dal punto di vista della sua organizzazione. Un sistema carcerario che oggi pone la pena come uno strumento di tortura, così come lo declinava Cesare Beccaria. Da questo punto di vista il Parlamento è in ritardo, e da questo punto di vista nessuno osi parlare in termini di necessità e d'urgenza per l'uso di uno strumento legislativo quale il decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, io non voglio aggiungere moltissimo a quello che è già stato detto dagli altri colleghi. È del tutto evidente che il provvedimento ha una scarsissima base costituzionale, anche dal punto di vista della necessità e urgenza, dal momento che lo stesso provvedimento indica, per una serie di adempimenti, soprattutto relativamente all'utilizzo del braccetto elettronico, l'entrata in vigore dopo la pubblicazione del decreto di conversione, quindi di per sé confessa l'imbroglio che non c’è necessità e urgenza. D'altro canto, il problema del sovraffollamento carcerario o, come diciamo noi di Fratelli d'Italia, del numero insufficiente per contenere i tanti delinquenti impuniti di questa Repubblica, è sicuramente un problema strutturale. La stessa maggioranza, in un Pag. 21solo anno, è arrivata al quarto provvedimento di fatto chiamato dagli stessi giornalisti «svuota carceri», e non semplicemente da noi forze dell'opposizione.
  Comunque, vorrei porre l'accento sull'aspetto secondo me centrale rispetto al quale altrimenti ogni intervento può sembrare una schermaglia burocratica rispetto al dramma delle decine di migliaia di vittime che ogni anno risultano essere mortificate rispetto all'impunità cui questo Stato, incapace di assolvere alle sue funzioni più elementari, scarica a danno dei cittadini tutti e in maniera particolare delle vittime e dei familiari delle vittime. Io voglio incentrare il mio intervento essenzialmente su questa carenza costituzionale. Di fatto, con le impunità complessive che derivano non soltanto dalla Gozzini, ma da tutta una serie di normative, soprattutto negli ultimi anni e in maniera particolare in questo ultimo anno, nel primo anno di questo Governo ma anche già nel Governo Monti, con il decreto Severino, si ampliano a dismisura i principi, le norme e gli istituti della legge Gozzini che, di fatto, garantiscono l'impunità ai delinquenti.
  Molti si sono indignati in Italia, come in Parlamento, quando abbiamo assistito alla drammatica vicenda dell'allontanamento dal permesso premio del pluridelinquente Gagliano. Io non mi sono stupito, perché è la normalità in Italia che, con tre omicidi in vent'anni, si usufruisca di permessi, licenze, affidamento in prova ai servizi sociali, e anche se nel corso dei permessi si commettono omicidi, si hanno nuovi permessi premio.
  Allora, con questa norma, lo Stato dà un colpo fondamentale all'articolo 2 della Costituzione, a quello che garantisce i diritti fondamentali dell'uomo. Bene, noi ci battiamo per i diritti di tutti ma stiamo impedendo le libertà fondamentali alle persone perbene, ai deboli.
  Io voglio ricordare, a quelli che magari il diritto non lo studiano, il primo codice dell'umanità che risale a molte migliaia di anni fa, il Codice Hammurabi, che aveva nella sua intestazione: «in modo che il più forte non possa sopraffare il più debole».
  Ecco, il diritto, in maniera particolare il diritto penale, esiste per tutelare i deboli dalle sopraffazioni dei violenti, dei prepotenti. Con questa norma noi abbandoniamo definitivamente le vittime, le persone perbene, violiamo il contratto sociale: i cittadini rinunciano a farsi giustizia da soli per affidare la propria libertà e la propria sicurezza allo Stato. Invece, e concludo, con questa norma non si fa.
  È una norma rispetto alla quale non si ha il coraggio neanche di assumersi le responsabilità. È un vero e proprio indulto, peraltro non soltanto, come tutti gli indulti, retroattivo ma è un indulto a regime, perché fino al 2015 consentirà una serie di sconti di pena senza che vi sia il coraggio non soltanto di affrontare i due terzi del Parlamento, così come prevede l'articolo 79 della Costituzione, ma senza dire la parola «indulto» di fronte all'opinione pubblica.
  Questo forse anche per compiacere il nuovo segretario del PD che ha detto che l'indulto non si fa. E allora l'indulto non si fa.
  Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del mio intervento (La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Leva. Ne ha la facoltà.

  DANILO LEVA. Signor Presidente, ogni qualvolta esegue una sentenza a pena detentiva, il nostro Paese è a rischio di commettere un'altra illegalità altrettanto più grave, essendo contrario alle norme realizzare una pena inumana o degradante. È questo il punto fermo da cui partire per adeguare il nostro sistema penitenziario all'articolo 3 della Convenzione dei diritti dell'uomo. Questa è un'esigenza ormai non più procrastinabile, indefettibile.
  Ciò posto, possiamo affrontare e censurare come infondate le questioni pregiudiziali avanzate dal MoVimento 5 Stelle e dalla Lega Nord, cominciando dalle Pag. 22«pregiudiziali preliminari». Innanzitutto sulla sussistenza dei requisiti di necessità ed urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione. Ormai giurisprudenza e dottrina arrivano ad una conclusione unanime: il presupposto del decreto-legge, la necessità ed urgenza del provvedere e non del provvedimento. È questa una conclusione sottolineata proprio da quelle sentenze che voi stessi avete richiamato. L'indagine circa la corrispondenza di decreti-legge ai parametri di cui all'articolo 77 della Costituzione deve essere svolta in concreto, caso per caso, occorrendo altresì verificare che la decretazione d'urgenza si atteggi come unico possibile strumento, in relazione alla situazione di fatto che ha maturato la necessità e l'urgenza del provvedere. Dunque, l'efficacia è normativa per il provvedimento, situazionale per il provvedere.
  Non si può negare l'urgenza di intervenire in una materia come quella di cui noi stiamo discutendo; è del tutto priva di fondamento anche la presunta indisponibilità alla decretazione d'urgenza della materia penale, atteso ormai che la dottrina penalistica maggioritaria annovera i decreti legislativi ed i decreti-legge tra le fonti abilitate a porre norme penali mentre la decisione della Consulta, la n. 360 del 1996, quella che voi richiamate, riguardava una fattispecie del tutto diversa, in essa censurandosi la reiterazione di decreti-legge non tempestivamente convertiti dal Parlamento.
  Avete richiamato le due fughe che si sono verificate nei primi giorni dell'anno. Richiamiamo, però, anche i due suicidi dei due detenuti che nei primi cinque giorni del 2014 si sono tolti la vita, uno ad Ivrea ed uno a Rebibbia. Ad una forza democratica come la nostra interessa restituire una speranza a quelle persone e anche una opportunità in più.
  E poi sulla liberazione anticipata speciale, è priva di fondamento giuridico la questione Bonafede ed altri n. 1, nella parte in cui censura l'introduzione di questo istituto, non solo perché avanza inammissibili problemi di retroattività del beneficio – stiamo parlando, vi ricordo, di norme penitenziarie, e le norme penitenziarie, come è noto, non hanno natura sostanziale –, ma anche perché trascura di disaminare compiutamente l'articolo 4 del decreto, che applica la liberazione anticipata speciale, sempre che nel corso dell'esecuzione e successivamente alla concessione del beneficio il detenuto abbia continuato a dare prova di partecipare all'opera di rieducazione.
  Completamente quindi priva di sostegno giuridico e demagogica è l'assimilazione del nuovo istituto all'indulto, ontologicamente diverso per natura, funzione, presupposti e modalità di applicazione. Serve, la liberazione anticipata speciale, per allineare il nostro ordinamento a quanto richiamato dalla sentenza Torreggiani.
  Ma giuridicamente infondata è anche la doglianza secondo la quale il decreto-legge n. 146 del 2013 sarebbe contrario ai principi di ragionevolezza ed uguaglianza, assumendosi erroneamente l'introduzione di automatismi premiali.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DANILO LEVA. Ritenere che vi sia disparità di trattamento rispetto a chi è sottoposto a misure gradate è un nonsenso, non solo perché la finalità del decreto-legge è chiaramente quella di diminuire la popolazione carceraria, ma anche perché la liberazione anticipata è stata illo tempore introdotta proprio come valido strumento di risocializzazione del condannato.
  Questo è un decreto-legge che risponde all'esigenza di allineare il nostro ordinamento a quelli europei più avanzati: con questo decreto noi decidiamo di contrapporre alla barbarie del delitto la civiltà del diritto. Noi siamo su questo livello, siamo su questo argine: il resto è Medioevo; e se volete il Medioevo tenetevelo caro, noi scegliamo un'altra storia, che è quella della speranza, che è quella della fiducia, per costruire una società migliore, a partire dagli ultimi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 23

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Leone. Ne ha facoltà.

  ANTONIO LEONE. Signor Presidente, questo decreto-legge contiene disposizioni necessarie, direi palesemente urgenti, per ridurre il sovraffollamento carcerario, e costituisce al momento una delle due azioni poste in essere dal Governo per affrontare questo annoso problema. Ricordiamo che in tema di riduzione della popolazione carceraria si sta discutendo il progetto di legge di modifica del codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali: la modifica di quelle norme indubbiamente rappresenterebbe un ulteriore valido contributo alla soluzione del sovraffollamento delle carceri, in quanto risulterebbe ridotto il ricorso all'istituto della custodia cautelare, che soprattutto negli ultimi anni, ha inciso non poco nell'incrementare eccessivamente la popolazione nelle nostre carceri.
  Più precisamente, questo decreto-legge contiene disposizioni necessarie ed urgenti con l'obiettivo di diminuire le presenze in carcere attraverso misure dirette ad incidere sia sui flussi di ingresso in carcere che su quelli di uscita dal circuito penitenziario. Si rafforzano gli strumenti di tutela dei diritti delle persone detenute, o comunque sottoposte a misure di restrizione della libertà personale attraverso la previsione di un nuovo procedimento giurisdizionale davanti al magistrato di sorveglianza, ed attraverso l'istituzione della figura del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o comunque private delle libertà personali.
  Si tratta insomma di misure dirette al superamento del sovraffollamento carcerario, e rispetta pienamente i requisiti di necessità e di urgenza di cui all'articolo 77 della Costituzione: i presupposti di necessità e di urgenza sono evidenti in considerazione delle ragioni del Governo nell'affrontare delicate situazioni emergenziali, come quella che riguarda il mondo delle carceri.
  Sul tema della drammatica questione carceraria si è pronunziata anche la Corte europea dei diritti dell'uomo: quest'ultima, con la sentenza dell'8 giugno 2013, ha accertato la violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea. Anche la Corte ha affermato in particolare che la violazione del diritto dei ricorrenti, da cui scaturì quella sentenza, di beneficiare di condizioni preventive adeguate, non è la conseguenza di episodi isolati, ma trae origine da un problema sistemico risultante da un malfunzionamento cronico proprio del sistema penitenziario italiano, che ha interessato e può interessare ancora in futuro numerose persone, e che la situazione constatata nel caso di specie è parte di una prassi incompatibile con la nostra Costituzione.
  Sulla tematica del sovraffollamento carcerario è intervenuto successivamente anche il Presidente della Repubblica con un suo messaggio alle Camere, nel quale si rileva la necessità di cambiare profondamente le condizioni delle carceri in Italia, che costituisce non solo un imperativo giuridico e politico, ma anche un imperativo morale. Insomma, vi sono tutte le condizioni a che queste questioni pregiudiziali, poste da alcuni gruppi di questa Assemblea, debbano essere respinte, e quindi il voto del mio gruppo è in tal senso.
  Però, Presidente, mi deve far mettere una riflessione a latere di queste pregiudiziali, che è quella di portare all'attenzione dell'Assemblea l'utilizzo di uno strumento che oramai sembra quasi uno strumento che ipocritamente viene portato avanti nella speranza che quest'Aula possa essere al di sopra nell'accogliere o respingere questioni di natura costituzionale. Ma così non è, non avviene mai. Poi vi evidenzierò un episodio che è accaduto qualche anno fa proprio su qualche provvedimento, però non vale la pena di vedere, come è sotto gli occhi di tutti, che oggi gli interventi sono stati nel merito e en passant si è toccato il problema annoso della decretazione d'urgenza, che deve e può essere risolto attraverso le riforme regolamentari.
  Ma ora una riflessione va fatta sull'utilizzo di questo strumento, che deve essere slegato dalla maggioranza, deve essere slegato Pag. 24dalla politica. Qualche anno fa, nel 2005, vennero presentate delle questioni di natura pregiudiziale costituzionale e di merito e sospensive su una legge – vennero bocciate quelle questioni – che è tornata alla ribalta in questi giorni e mi riferisco alla legge elettorale. In quella legge elettorale, vennero bocciate le questioni pregiudiziali di costituzionalità e dopo qualche anno la Corte costituzionale si è accorta che erano incostituzionali. Dico questo perché credo che le questioni poste oggi siano assolutamente inconferenti con il provvedimento, ma che una riflessione sull'utilizzo delle questioni pregiudiziali, specialmente di quelle di natura costituzionale vada fatta. E questo penso che sia il momento giusto proprio per il tema che è sotto gli occhi di tutti, anche in tema di riforme regolamentari nostre.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il collega Balduzzi. Ne ha facoltà.

  RENATO BALDUZZI. Signor Presidente, se gli argomenti avanzati da alcuni degli interventi fossero esatti, sicuramente sarebbe un problema votare a favore dell'esistenza dei presupposti di costituzionalità, in particolare, per quell'argomento che si riferisce all'indulto cosiddetto mascherato.
  Però così, Presidente, non mi pare che sia, cioè credo che sia giusto che alla Camera dei deputati le questioni vengano rappresentate per quello che sono. La liberazione anticipata è una misura alternativa in forma di beneficio nell'esecuzione della pena; l'indulto è una causa estintiva della pena: sono già due figure diverse. Ma non basta: la liberazione anticipata è applicata su richiesta dell'interessato ed è rinunciabile; l'indulto prescinde, è applicato automaticamente e non è rinunciabile. La liberazione anticipata è un premio per una condotta che dimostra un ravvedimento, prosecuzione di un percorso di rieducazione che il nostro ordinamento e l'articolo 27 della Costituzione impone; l'indulto è un atto di clemenza del tutto svincolato dalla finalità rieducativa della pena. Infine, la liberazione anticipata consegue dopo un certo periodo di esecuzione della pena e solo se essa è stata parzialmente scontata; l'indulto è altra cosa.
  Quindi, siamo davvero di fronte a una figura del tutto diversa. Basterebbe questo per travolgere l'argomento clou delle questioni di pregiudizialità, però vorrei aggiungere, Presidente, due ulteriori argomenti, che peraltro sono già stati avanzati soprattutto nell'intervento ultimo dell'onorevole Leone. Noi siamo di fronte ad un termine di scadenza, che un giudice sovranazionale ci ha assegnato, il 28 maggio 2014, per ridurre le conseguenze abnormi del sovraffollamento carcerario, a seconda dei dati, dal 140 per cento al 175 per cento.
  Stiamo facendo tutti, organi costituzionali, qualche cosa. Il Governo fa la sua parte e il Parlamento deve fare la propria parte, anche per andare incontro a quella provocazione positiva che il Capo dello Stato ci ha indirizzato nel messaggio dell'ottobre scorso, indicando una serie di strumenti, una pluralità di strumenti per risolvere un problema di fondo e per andare avanti nella direzione in cui il nostro Paese credo debba rimanere, cioè una delle posizioni, uno degli ordinamenti nei quali il principio di civiltà del diritto sia sempre tenuto alto e l'attuazione dei valori costituzionali sia qualche cosa che sta a cuore – come io penso sia sicuramente così – a tutti coloro che sono in quest'Aula.
  Ecco perché, riservandoci nel merito di andare a valutare la opportunità o meno, la congruità o meno, l'efficacia o meno della singola disposizione, credo che con tutta serenità si possa dire, fermi restando i discorsi generali sull'utilizzazione del decreto-legge che anche oggi in quest'Aula sono riecheggiati, che nel caso di specie siamo in presenza di un decreto-legge che ha i requisiti costituzionali. Altro è il discorso di capire se è possibile limitare l'uso eccessivo del decreto-legge, ma questo riguarda una riforma costituzionale che costituzionalizzi alcuni principi previsti nella legislazione ordinaria, in particolare nella legge n. 400 del 1988, e una Pag. 25riforma dei Regolamenti parlamentari che dia al Governo in Parlamento degli strumenti opportuni per non dovere ricorrere, in modo talvolta improprio e in modo spesso allontanato dal modello costituzionale, allo strumento del decreto-legge (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, discuteremo del merito di questo disegno di legge quando sarà il momento. Oggi dobbiamo rispondere esclusivamente ad una precisa domanda: è urgente che 65 mila cittadini, che si trovano ristretti nelle carceri italiane, è urgente che costoro non scontino la pena nel modo degradante che è ormai denunciato da tutti ? È possibile tollerare che quella situazione continui un giorno in più rispetto a quanto accade quest'oggi ? È tollerabile che ci sia nelle carceri, in quella situazione di degrado, il 40 per cento delle persone ristrette in custodia cautelare ? Queste sono le domande alle quali dobbiamo rispondere per valutare, dal punto di vista dell'intento di questo provvedimento, se ci sia o meno l'urgenza.
  Della decretazione d'urgenza è stato già detto e ne discuteremo in un'altra occasione. Qui è stato pure rilevato che si è preferito parlare del merito e parlando del merito, badate, sono riemerse quelle tentazioni, quelle culture che ormai dovremmo ritenere superate. Voglio fare presente a tutti, perché l'età ce lo consente, che negli anni Settanta – e anche allora si chiudevano gli occhi di fronte alla situazione delle carceri – chi ha la mia età ricorderà che la pentola scoppiò. Non ci fu uno stabilimento penale italiano che non fu teatro di grandi sommosse. I detenuti bruciarono le celle, bruciarono le suppellettili, salirono sui tetti, scoperchiarono i tetti delle carceri. Andate a leggere i giornali della fine del 1969, del 1970 e del 1971.
  E fu soltanto con la legge penitenziaria del 1975, ed è stato grazie a quella legge che ha introdotto una disciplina premiale, che a quest'oggi non è ancora scoppiata la pentola delle carceri, ribollente di sofferenza. Che cosa dobbiamo aspettare ? E non è vero che i detenuti sono tutti quanti eguali. Ci sono detenuti in custodia cautelare, ci sono detenuti «definitivi», ci sono ergastolani, c’è gente che sta dentro per dei reati che si chiamano «bagatellari», c’è chi si sottopone a processi di rieducazione. Quindi, dire che la liberazione anticipata è una sorta di indulto camuffato è dire una menzogna.
  L'istituto esiste già dal 1975 ed è stato vagliato pure dalla Corte costituzionale, che lo ha ritenuto costituzionalmente corretto e fondato. Ed è grazie a questo e agli altri istituti premiali, ed è grazie a quegli istituti premiali, che oggi le carceri sono del tutto governate, nonostante che la dignità dell'uomo venga calpestata. Ce l'ha detto non soltanto la Corte europea dei diritti umani, io invito tutti a rileggerci il discorso del primo presidente della Corte di cassazione all'inaugurazione dell'anno giudiziario l'anno scorso. Dice parole terribili, sia nei confronti dei detenuti definitivi sia rispetto a coloro i quali sono in carcerazione preventiva, si chiama custodia cautelare, ma parliamo di carcerazione preventiva, perché rende meglio il concetto. Chi altro ce lo deve spiegare che è urgente ? Chi altro lo deve spiegare ? Non va bene il Presidente Napolitano, che da alcuni è ritenuto un politico inaffidabile, ma almeno la Corte di giustizia dei diritti dell'uomo può essere un ente a cui fare riferimento, sì o no ? Il primo magistrato della Cassazione è una persona a cui fare riferimento, sì o no ? E badate che è un presidente a cui va tutto il mio rispetto perché ha avuto il coraggio di mettere il dito nella piaga, indicando la responsabilità – badate – dei loro colleghi, perché quando ha proposto la custodia cautelare e ha parlato di abuso della custodia cautelare, parlava dei suoi colleghi – badate bene –, e io credo che il Parlamento debba avere lo stesso coraggio di questi magistrati. Debba avere lo stesso coraggio della Corte europea dei diritti Pag. 26dell'uomo e non strumentalizzare sulla pelle dei detenuti, anche di coloro i quali sono lì soltanto provvisoriamente, perché saranno dichiarati innocenti. Non possiamo, con un cinismo che veramente fa impressione, strumentalizzare queste vicende soltanto per prese di posizione politiche.

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Concludo, Presidente. Noi siamo all'opposizione, ma questo non significa che noi non condividiamo gli orientamenti positivi che in questa materia il Ministro Cancellieri sta adottando (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali Bonafede ed altri n. 1 e Molteni ed altri n. 2.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Catania, Rossi, Piepoli, Folino, Carbone, Braga, Santerini, Petraroli, Basilio, Brunetta, Madia, Colaninno, Alfreider, Pizzolante, Franco Bordo...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  504   
   Votanti  502   
   Astenuti    2   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato  162    
    Hanno votato no  340.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Bratti ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Seguito della discussione delle mozioni Sorial ed altri n. 1-00194, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255, Di Salvo ed altri n. 1-00256, Tinagli ed altri n. 1-00257, Gnecchi ed altri n. 1-00258, Fedriga ed altri n. 1-00259 e Pizzolante ed altri n. 1-00260, concernenti iniziative volte all'introduzione di un prelievo straordinario sui redditi da pensione superiori ad un determinato importo (ore 17).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Sorial ed altri n. 1-00194, Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255, Di Salvo ed altri n. 1-00256, Tinagli ed altri n. 1-00257, Gnecchi ed altri n. 1-00258, Fedriga ed altri n. 1-00259 e Pizzolante ed altri n. 1-00260, concernenti iniziative volte all'introduzione di un prelievo straordinario sui redditi da pensione superiori ad un determinato importo.
  Ricordo che nella seduta di lunedì 25 novembre 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
  Avverto che il nuovo schema recante la ripartizione dei tempi, predisposto a seguito della costituzione del nuovo gruppo parlamentare «Per l'Italia», è stato pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 27 dicembre 2013.
  Avverto, altresì, che è stata presentata in data odierna una nuova formulazione della mozione Gnecchi ed altri n. 1-00258, che è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dai deputati Pizzolante, Tinagli e Rossi, che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventano il secondo, il terzo e il quarto firmatario. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Contestualmente, le mozioni Tinagli ed altri n. 1-00257 e Pizzolante ed altri n. 1-00260 sono state ritirate dai presentatori.
  Avverto, inoltre, che sono state testé presentate una nuova formulazione della mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255 e una nuova formulazione della Pag. 27mozione Fedriga ed altri n. 1-00259. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A – Mozioni).
  Avverto, infine, che è stata presentata la risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00042. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A – Risoluzione).

(Parere del Governo)

  PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni e sulla risoluzione presentate.

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, se me le può indicare, perché non ho capito l'ordine. Se mi può dare l'ordine, le dico il parere.

  PRESIDENTE. Va bene. Sulla mozione Sorial ed altri n. 1-00194 ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255 (Nuova formulazione) ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Sulla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00256 ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Sulla mozione Gnecchi ed altri n. 1-00258 (Nuova formulazione) ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il parere è favorevole.

  PRESIDENTE. Sulla mozione Fedriga ed altri n. 1-00259 (Nuova formulazione) ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Sulla risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00042 ?

  MARIA CECILIA GUERRA, Viceministro del lavoro e delle politiche sociali. Le chiedo un minuto, perché ho appena avuto il testo. Il parere è contrario.

(Dichiarazioni di voto)

  PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Giorgia Meloni. Ne ha facoltà. Colleghi, un po’ di silenzio, per favore. Vi chiedo di abbassare il tono della voce.

  GIORGIA MELONI. Signor Presidente, dal parere che il Viceministro ci ha fornito sulle mozioni che sono state presentate dai vari gruppi noi già sappiamo come andranno le cose, purtroppo, anche su questo tema, la questione annosa delle «pensioni d'oro».
  Vedete, colleghi, c’è una buona notizia. La buona notizia è che questo tema, che è un tema che ormai gli italiani complessivamente «masticano», che è un tema sul quale le forze politiche sono costrette a confrontarsi, che è un tema sul quale vi è stata anche una certa curiosa, come posso dire, «cortina fumogena», che ho visto da parte di certa stampa, che ha pensato bene, insomma, in anni e anni di campagne e di iniziative, di non scrivere mai una riga su questa questione, nonostante, magari, conduca anche ampie battaglie contro la casta dei politici... è oggi un problema superato.
  Le forze politiche si trovano a confrontarsi in Parlamento, vi sono mozioni praticamente di tutte le forze politiche e tutti quanti ritengono che la questione vada in qualche maniera affrontata. Poi, su come si debba affrontare, le posizioni in campo sono molto diverse.Pag. 28
  Però, io sono molto contenta che si sia raggiunto questo risultato, perché, vedete, qualche anno fa, quando mi è capitato di cominciare a porre questa questione, magari in qualche trasmissione televisiva anche di livello, mi è capitato, anche e spesso, di trovarmi fior fiore di economisti, di giornalisti, perfino di politici, che negavano l'esistenza stessa in Italia di un fenomeno chiamato «pensioni d'oro» o che dicevano: «Va bene, ma è una roba che riguarda qualche decina di italiani, non influisce sul bilancio dello Stato. Non è una questione della quale valga davvero la pena di occuparci. Occupiamoci, piuttosto, di qualcos'altro».
  E guardate, mi ha colpito tanto in questi anni, in questi mesi, quante cose si muovano e quante persone si muovano, perlopiù non alla luce del sole, per cercare di mettere i bastoni tra le ruote quando si tenta di affrontare questa questione. Dirò anche – perché è un problema che ho ampiamente posto nella Conferenza dei presidenti di gruppo, il Vicepresidente Di Maio se lo ricorderà – che trovo bizzarra francamente anche la trattazione di queste mozioni oggi, perché noi sappiamo che vi è una serie di proposte di legge in discussione in Commissione lavoro, una richiesta di calendarizzazione di una proposta di legge di Fratelli d'Italia che è iniziata sei mesi fa: finalmente si riesce a calendarizzare il provvedimento in Commissione e contestualmente, curiosamente, si calendarizza una mozione in Aula. Perché lo dico ? Perché di solito non si fa ! Lo sanno tutti: non si calendarizza una mozione, che prevede cioè un atto di indirizzo al Governo, su una materia sulla quale la stessa Camera sta nello stesso tempo legiferando, a meno che non si vogliano creare problemi.
  Complice, devo dire, anche una certa ostinazione dei colleghi del MoVimento 5 Stelle, che non hanno voluto, diciamo, continuare a lavorare in Commissione prima di trattare le mozioni e quindi tentare di arrivare a una proposta di legge complessiva, anche magari lavorata insieme, su questo tema; si sono ostinati per portare la mozione in Aula, una ostinazione che sicuramente rende sul piano della comunicazione, ma – attenzione ! – potrebbe non rendere se invece si avesse davvero l'obiettivo di arrivare a risolvere i problemi. E questo è anche il motivo per il quale sia io che il collega Fedriga abbiamo riformulato le nostre mozioni mettendo all'inizio dei nostri impegni una formulazione che dice che impegniamo il Governo nel caso in cui entro la data del 31 marzo il Parlamento non abbia adottato un provvedimento proprio; cosa che si spera.
  Dicevo che il dato positivo è che tutti o quasi sembrano convergere sul fatto che il problema delle «pensioni d'oro» in Italia esiste: abbiamo cioè scoperto che non è una questione che riguarda una decina di persone. L'ho raccontato tante volte: in Italia ci sono quasi duecentomila persone che prendono una pensione più alta di dieci volte la pensione minima, anzi sono quasi trecentomila persone, perché le duecentomila ne prendono una che va da dieci a venti volte la pensione minima, ossia da cinque a dieci mila euro al mese. Allora, io penso che non si possa più far finta di dire che questo problema non esiste.
  E penso che il fatto che siano state presentate tante mozioni da parte dei colleghi significa anche che siamo più o meno tutti d'accordo sul fatto che quello che il Governo Letta ha messo nella legge di stabilità fa un po’ sorridere, cioè che si torni a chiedere un prelievo di solidarietà del 6 per cento sulla quota che eccede i 90 mila euro di pensione. Attenzione: non è il 6 per cento di una pensione di novantamila euro; è il 6 per cento della quota eccedente i 90 mila euro. Questo sarebbe il «grande» intervento del Governo Letta in materia di «pensioni d'oro» ! Peraltro, segnalo sommessamente che un provvedimento analogo è già stato dichiarato incostituzionale dalla Corte costituzionale, delibera della Corte costituzionale che più volte ho contestato e che continuo a contestare perché la considero vergognosa: non si può dire che quella norma era incostituzionale perché non rendeva tutti i cittadini uguali di fronte alla legge, perché Pag. 29allora bisognava dichiarare incostituzionale prima di tutto l'ingresso in Italia del sistema contributivo, che condannava intere generazioni a non avere mai una pensione decente, a fronte di gente che prendeva pensioni da 90 mila euro al mese. Ma questo la Corte costituzionale, curiosamente formata da tutti pensionati d'oro, si è ben guardata dal farlo.
  Allora, il punto qual è ? Come si dovrebbe intervenire ? E qui la questione si fa un po’ più complessa. Vedete colleghi, io voglio dire che non sono molto d'accordo con le proposte – mi pare che ne faccia una il MoVimento 5 Stelle; mi pare che ne faccia una anche SEL – che parlano, diciamo, di aliquote, ma insomma che comunque immaginano un contributo una tantum. Se non mi sbaglio la proposta del MoVimento 5 Stelle prevede un contributo per tre anni.
  Io non penso che noi dobbiamo tassare le pensioni d'oro per un anno, per due anni, che dobbiamo continuare a ragionare di contributi di solidarietà una tantum, che dobbiamo continuare a ragionare di provvedimenti emergenziali. Io credo che in Italia serva un provvedimento strutturale che revochi le «pensioni d'oro», cioè che dica che non può essere venduto come un diritto – e segnatamente un diritto acquisito – il fatto che c’è gente che oggi prende una pensione da 40 mila euro al mese pagata con i contributi di qualcun altro che gli siede a fianco e non avrà mai una pensione decente.
  Ma è così impossibile sancire in Italia la fine del tempo in cui ci sono gli ipergarantiti e gli esclusi da qualunque forma di garanzia, in cui ci sono generazioni che hanno avuto più di quello che c'era da dividersi e generazioni che non avranno mai niente perché qualcuno si è speso anche i soldi loro ? Perché non si può sancire una cosa definitiva ? Le «pensioni d'oro» non possono esistere perché sono incostituzionali, queste sì ! Non il tentativo di metterci le mani, perché non mi si venderà mai come un diritto acquisito quello che, di fatto, è un sopruso. Se io prendo una pensione che sta pagando qualcun altro, per cui non ho pagato io i contributi e qualcun altro che sta pagando la mia pensione non la prenderà mai non è un diritto ! È un sopruso ! E un Parlamento decente direbbe basta a un sopruso !
  Allora qual è la proposta ? E cerco di calmarmi. La proposta è semplice, colleghi, vi prego datemi un minuto di attenzione. Stabiliamo un tetto, noi abbiamo detto dieci volte la pensione minima: sono 5 mila euro al mese, non è poco. Fino a quel tetto noi le pensioni non le tocchiamo, nessuna. Però, per la parte che eccede quel tetto calcoliamo i contributi che si sono versati, perché questo è l'unico strumento che non discrimina nessuno.
  Vedete il paradosso ? Ci sono anche proposte di colleghi che dicono: «Stabiliamo un tetto e tutto il resto via». Però se uno ha pagato i contributi per avere una pensione più alta di quel tetto perché io la devo tagliare ? Perché dobbiamo sempre ragionare per tagli lineari ? Stabiliamo che se hai pagato i contributi, esattamente come accade oggi per noi, per prendere una pensione da 7 mila, 8 mila, 9 mila, 10 mila euro al mese la pensione è tua, nessuno te la può togliere. Ma se non li hai versati quei contributi – e concludo, Presidente – non puoi prendere una pensione più alta di 5 mila euro al mese, non la puoi prendere a fronte di quella che oggi è la realtà italiana.
  Allora io su questa proposta, che è la proposta di Fratelli d'Italia che si sta discutendo in Commissione Lavoro – l'ho formulata con estrema semplicità: spero che una volta tanto mi si dedichi su questo un minuto di tempo –, ho anche scritto una lettera aperta a Matteo Renzi e a Beppe Grillo, perché ? A Matteo Renzi perché abbiamo parlato tanto della generazione dei quarantenni, di quelli che in qualche maniera possono segnare una discontinuità rispetto all'Italia dei garantiti e dei non garantiti. Matteo Renzi si è speso su questo tema. Mi piacerebbe sentirgli dire che è d'accordo su una proposta come questa, che ce la voterà, che il Partito Democratico convergerà con Fratelli d'Italia. E l'ho detto – e chiudo davvero, Presidente –, ho fatto un appello a Beppe Pag. 30Grillo perché insomma le battaglie anticasta, contro i privilegi che abbiamo visto in questi anni, secondo me, si sposano perfettamente con una proposta di questo tipo.
  Il punto è: possiamo dire una volta che questo Parlamento è capace di approvare qualcosa non sulla base di chi lo presenta, non sulla base dello scontro acritico, non sulla base di come venderselo su Facebook, su Twitter o sui comunicati stampa, ma sulla base di quello che è giusto ? Perché solamente quando noi cominceremmo a fare cose giuste la gente comincerà a credere in noi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, colleghi, la problematica che oggi affrontiamo si caratterizza per situazioni che sono assolutamente diverse. Per prime ci sono le cosiddette «pensioni d'oro»: pensioni che noi riteniamo siano quelle la cui entità appare incredibile, se non illegittima, quantomeno inopportuna e offensiva non solo del buonsenso, ma anche e soprattutto della situazione contingente.
  Oltre alle «pensioni d'oro» ci sono le pensioni che, sulla base della cosiddetta «riforma Dini» e dei provvedimenti successivi, hanno configurato un panorama assolutamente variegato tra chi oggi va in quiescenza o è in quiescenza e percepisce una pensione calcolata sul sistema più vantaggioso, quale quello retributivo, e chi, invece, va o andrà in quiescenza con un sistema di calcolo misto e chi, invece, percepirà una pensione unicamente sulla base dei contributi versati, una pensione che più o meno sarà pari al 50 per cento dell'ultima retribuzione.
  A questo quadro dobbiamo poi aggiungere le pensioni minime, pensioni vergognose di 501,38 euro al mese, che sottendono una situazione di decisa povertà per chi non ha altri redditi o comunque non ha potuto, nel corso degli anni, mettersi nelle condizioni di affrontare tale situazione. Non richiamo numeri ormai noti, ma voglio sottolineare come ben 7 milioni di persone oggi vivano con una pensione inferiore ai mille euro: inaccettabile !
  Come non parlare poi della situazione dei giovani, che, condannati ad una situazione di precarietà e di carenza di lavoro, rischiano di arrivare all'età pensionabile con minimi livelli pensionistici.
  Un quadro così variegato merita un'attenta riflessione sia in termini generali sia in termini specifici, una riflessione che dia un chiaro segnale di vicinanza e sussidiarietà ai più deboli, prima che si acuiscano sempre di più disparità e problemi sociali. È una riflessione difficile, che per potere esprimere giudizi compiuti dovrebbe ancor più allargare l'esame al diritto al lavoro, al diritto ad una pensione dignitosa, a un principio di uguaglianza generazionale.
  Ma tutto questo appare lungo e difficile, perché bisognerebbe rivedere complessivamente tutto il sistema previdenziale. E non dimentichiamoci che anche la riforma Dini ha avuto il secondo paletto mai attivato, quale la previdenza complementare, che ancora manca a vari settori della pubblica amministrazione.
  Ovviamente, a fronte di un'esigenza di rivisitazione globale, non possiamo non prendere atto che il Governo, con la legge di stabilità, ha già fornito un primo significativo segnale, delineando un contributo di solidarietà in termini fiscali crescenti a seconda del livello percepito, nonché l'impossibilità di percepire dei redditi cumulativi maggiori di un determinato limite.
  Ecco perché occorre prendere spunto da questo significativo intervento, che a nostro avviso ha posto le basi per riflessioni compiute e, al di là della condivisione di quanto già fatto, ci sembra opportuno attendere gli effetti di questi provvedimenti per poter valutare compiutamente l'efficacia degli stessi e capire l'esigenza di riforme parziali o complessive del sistema. Ciò, ritenendo comunque che, qualora tali monitoraggi individuino scenari ancora negativi rispetto alla esigenza di un maggiore equilibrio sociale, allora occorrerà procedere, pur tenendo conto della giurisprudenza della Corte costituzionale, a Pag. 31nuovi provvedimenti legislativi, nuovi provvedimenti che vadano a correggere con immediatezza quanto meno le cosiddette «pensioni d'oro», rese tali evidentemente da distorsioni o privilegi derivanti dall'applicazione del sistema di calcolo diverso tra il retributivo ed il contributivo.
  Un monitoraggio che dovrà essere attento e compiuto, su cui occorrerà da parte del Governo una debita attenzione informativa verso il Parlamento, in quanto gli atti discendenti dovranno nel caso essere a favore delle attuali fasce più deboli, per creare un futuro più equo, più giusto e più solidale non solo per loro, ma soprattutto per le giovani generazioni che più rischiano, stante l'elevata età lavorativa iniziale.
  In sintesi, il gruppo Per l'Italia, nel dichiararsi favorevole – ovviamente – alla proposta di cui è cofirmatario, la proposta Gnecchi, provvede a ribadire ancora una volta che attraverso questo provvedimento si creano le basi per andare incontro a chi ha difficoltà a difendere la propria dignità. Noi cercheremo di difenderla oggi e sempre (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, noi come gruppo socialista, al di là di entrare nel merito della discussione che stiamo sviluppando e, cioè, la discussione sulle cosiddette pensioni d'oro, vorremmo, però, partire da una prima considerazione che credo debba riguardare l'intero Parlamento e il Governo, cioè quella che, a tutt'oggi, non è stata data attuazione alla riforma del più grande ente previdenziale del nostro Paese. E mi riferisco all'INPS. C’è stato l'accorpamento. Oggi non mi pare che questo accorpamento sta andando avanti. Mi pare, però, che la gestione di questo ente resta affidata semplicemente ed esclusivamente ad una sola persona. Credo che sia inaudito. E credo che il Governo e il Parlamento debbano prendere atto e attivarsi affinché ci possa essere una governance vera di un istituto così importante che eroga le pensioni nel nostro Paese.
  Certo, dobbiamo discutere di pensioni, dobbiamo discutere di come è possibile, per esempio, attuare il cosiddetto secondo pilastro della riforma Dini che ancora oggi non è attuata grazie alle inefficienze, alle difficoltà, a quello che è il ruolo monarchico della gestione e anche del commissariamento dell'INPS. Credo che dobbiamo prendere atto con grande determinazione e convinzione che abbiamo la necessità di affrontare con determinazione e con pragmatismo, ma soprattutto con grande onestà intellettuale, quello che può e deve essere una riforma ed un nuovo inizio. Infatti, io credo che sia giusto chiarire e determinare che si è passati da un metodo retributivo ad un metodo contributivo e, quindi, conseguentemente, si sono determinate delle difficoltà oggettive e anche delle discriminazioni in atto. Ma credo anche che sia altrettanto giusto – e qui io non sono contrario a quello che la Corte costituzionale ha sottolineato con grande determinazione – che nel momento in cui si pensa di poter dare un contributo di solidarietà al sistema economico che oggi vive un momento estremamente delicato e difficile, venga ad essere complessivamente ridefinito anche il contributo su tutti i redditi.
  E, guardate, nella mozione che noi abbiamo presentato, abbiamo messo alcuni paletti fermi e ci sembra strano che il Governo non prenda atto di alcune situazioni e dia parere negativo. Come è possibile pensare che non vi sia la possibilità di divieto di cumulo ? Come è possibile pensare...

  PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.

  LELLO DI GIOIA. ...a quelle che – e mi avvio alle conclusioni – sono le considerazioni che nella nostra mozione abbiamo presentato e che il Governo ignora totalmente ? Questo, infatti, ricrea equilibrio, crea condizioni di equità e, soprattutto, dà certezze nel prossimo futuro. Io credo che questo Parlamento e il Governo – e concludo Pag. 32– debbano affrontare con determinazione questa questione delle pensioni, in modo serio e responsabile per avere un sistema equo, un sistema equilibrato e che dia certezze alle nuove generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito Socialista Italiano (PSI)- Liberali per l'Italia (PLI)).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Tinagli. Ne ha facoltà.

  IRENE TINAGLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi...

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, ci siamo anche noi !

  PRESIDENTE. Mi scusi un attimo. Non abbiamo iscritti per la Lega Nord, ma se per voi va bene, dopo la collega faccio intervenire il rappresentante della Lega Nord. Prego, deputata Tinagli.

  IRENE TINAGLI. Com’è noto noi di Scelta Civica abbiamo sollevato il problema delle pensioni d'oro sin dall'inizio della legislatura. Quindi ci siamo adoperati attraverso proposte di legge e attraverso questa mozione per intervenire su un tema che, come sappiamo, è all'attenzione dell'opinione pubblica che ci richiede di intervenire e di non nasconderci dietro un dito e riconoscere che ci sono delle distorsioni nell'attuale sistema pensionistico che non sono più sostenibili alla luce della crisi economica degli ultimi anni e dei numerosi sacrifici che noi abbiamo chiesto a tantissimi cittadini. La nostra posizione, che abbiamo espresso nella mozione e anche in altre proposte, proponeva una misura che, secondo noi, è molto ragionevole cioè un ricalcolo delle pensioni secondo il metodo contributivo, da comparare con le pensioni erogate con il sistema retributivo per andare ad intervenire, solo per le pensioni che superassero un importo di 60 mila euro annui, solo su queste pensioni, intervenire sul differenziale delle pensioni calcolate con i due metodi di calcolo, per potere effettuare dei prelievi da utilizzare poi sempre all'interno del sistema del welfare: utilizzarli per rafforzare i servizi all'infanzia, per rafforzare l'assistenza agli anziani e, quindi, per cominciare a disegnare quel nuovo welfare che noi vorremmo costruire nel nostro Paese. Quindi un welfare meno sbilanciato sulle pensioni, soprattutto per quelle che noi riteniamo eccessivamente e ingiustificatamente generose, e cominciare ad investire di più in tutti quei servizi ai cittadini e alle famiglie di cui abbiamo un disperato bisogno oggi più che mai. Questa nostra proposta era motivata, da un lato, proprio da un'esigenza di affrontare il problema delle pensioni d'oro in modo non demagogico, quindi non accusare le pensioni di elevato importo in quanto elevate ma in quanto non giustificate e solo nella misura in cui queste non sono giustificate da un ammontare di contributi versati adeguato.
  L'altra motivazione che ci aveva spinto a fare questa proposta e a difenderla era costituita anche da alcuni dubbi che noi avevamo sull'efficacia dei contributi di solidarietà che sono stati applicati negli anni scorsi e anche nell'ultima legge di stabilità rispetto a queste pensioni d'oro. Quindi noi avevamo dubbi e abbiamo ancora francamente dubbi sull'efficacia dello strumento dei contributi di solidarietà per affrontare questo nodo sia in termini di gettito che di problematiche legate ad eventuali ricorsi e pronunce della Corte che negli ultimi anni si è pronunciata a volte in maniera non molto chiara. Quindi questa era la nostra proposta, questa era la motivazione del nostro impegno e della nostra proposta.
  Sappiamo benissimo che gli altri partiti di maggioranza avevano delle posizioni molto diverse dalle nostre poiché ritenevano, invece, che l'intervento operato negli anni scorsi e nella legge di stabilità con i contributi di solidarietà fosse un intervento, come dire, sufficiente e risolutivo del problema e che, quindi, non vi fosse neanche bisogno di riaprire la questione pensioni d'oro e di venire in aula con una mozione apposita sul tema, a meno che non si utilizzasse questo strumento per Pag. 33riaprire tutto un altro discorso legato alle pensioni. Mi riferisco alla mozione originaria del PD, prima della riformulazione, che apriva ad altre modifiche addirittura invocando dei sistemi che tornassero ad una parte del sistema retributivo. Quindi, viste queste premesse, anche molto distanti e quindi una ritrosia della maggioranza ad affrontare il tema delle pensioni d'oro, noi, come Scelta Civica, siamo molto contenti che, invece, si sia riusciti ad aprire un dialogo aperto, chiaro, schietto su un tema che noi abbiamo sempre ritenuto importante, da non nascondere ma da portare all'attenzione sul quale intervenire e da non considerare chiuso.
  Quindi noi siamo contenti e soddisfatti anche dei risultati che abbiamo ottenuto attraverso questa mozione unitaria su cui abbiamo a lungo lavorato e ringrazio anche la disponibilità del Governo su questo fronte.
  In sostanza la mozione unitaria a cui siamo arrivati riconosce che il contributo di solidarietà possa presentare, magari, dei profili che richiedono un monitoraggio per valutarne fino in fondo l'efficacia e, quindi, riconosce anche la necessità di possibili interventi alla luce degli esiti di questo monitoraggio; degli interventi che possano andare a correggere, ad operare dei correttivi riguardo a questo divario, a queste distorsioni che hanno luogo quando si vanno a comparare pensioni elevate nate da un sistema retributivo anziché contributivo.
  Quindi, siamo soddisfatti del dialogo che c’è stato, siamo soddisfatti che questo tema non sia considerato chiuso, ma che ci sia la consapevolezza di un problema percepito come molto importante nel Paese e che, quindi, ci sia la volontà del Governo di approntare gli strumenti per tenere sotto controllo e monitorare gli strumenti che fino ad oggi sono stati adottati e di impegnarsi affinché si possano adottare strumenti alternativi e diversi da quelli dei contributi qualora questi non si dimostrassero efficaci per gli obiettivi che noi avevamo dichiarato. Quindi da un lato vi è il miglioramento del profilo di equità di alcune pensioni erogate e dall'altro lato l'intenzione di investire queste risorse in altri ambiti di welfare e di sostegno, di assistenza ai cittadini. Noi naturalmente continuiamo e continueremo a portare avanti le nostre idee, a stimolare gli altri partiti e il Governo a dare seguito a questo impegno e a non considerare chiuso questo argomento. Quindi, dichiaro il voto favorevole e ringrazio gli altri colleghi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pizzolante... scusate, il deputato Fedriga, adesso ci siamo. Chiedo scusa. Prego, ne ha facoltà.

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, è stata un'impresa intervenire oggi, però c’è l'abbiamo fatta. Signor Presidente, evidentemente avevo interpretato male il titolo delle diverse mozioni che oggi andiamo ad analizzare poiché se da una parte ci sono effettivamente delle mozioni che vanno ad intervenire veramente sulle cosiddette pensioni d'oro – magari dopo approfondiremo cosa vuol dire «pensioni d'oro» – mi sorprende che invece altri gruppi abbiano interpretato l'opportunità di queste mozioni come un aumento di tassazione per chiunque percepisca qualunque tipo di reddito. Un po’ questo è l'intento di SEL, che però mette un limite e li vedo anche contenti di ciò – non condividiamo la posizione ma sicuramente sono coerenti con le loro battaglie: chi ha più soldi è un nemico –, sorprende invece la mozione presentata, Presidente, dal MoVimento 5 Stelle, a cui lei, inoltre, appartiene, perché addirittura nella mozione del MoVimento 5 Stelle si vanno a tassare, seppur di poco, seppure in modo irrisorio, seppure in modo assolutamente e ovviamente inefficace, addirittura le pensioni minime. Come possiamo far passare in quest'Aula un principio dove si aumenta l'aliquota per le pensioni minime ? Sembra assolutamente fuori luogo. Poi, entrando nel merito, addirittura, chi prende 3 mila euro al mese è considerato un cosiddetto pensionato d'oro; pensiamo magari a chi prende 2.500, 3 mila euro al mese e Pag. 34mantiene un coniuge, mantiene, magari, il figlio disoccupato; oggi diciamo che bisogna tassarlo come se fosse uno di quei milionari che hanno dei privilegi e non una persona che, magari, ha lavorato una vita e con quei risparmi cerca di mantenere se stesso e il proprio figlio. Poiché abbiamo più del 40 per cento dei giovani disoccupati, magari proprio uno di questi è figlio di questa persona.
  Quindi, ho voluto iniziare così per dire che queste mozioni non possono e non devono essere basate sul colpire chi guadagna di più, indifferentemente da come abbia percepito o percepisca quel reddito, ma, invece, bisogna andare a colpire chi ha avuto dei privilegi ingiustificati, chi percepisce una pensione non per il lavoro che ha fatto e i contributi che ha versato, ma una pensione spropositata rispetto al lavoro che ha svolto. Questa è equità, lo ripeto, questa è equità.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
ROBERTO GIACHETTI (ore 17,35)

  MASSIMILIANO FEDRIGA. Per questo la nostra mozione vuole andare a rivedere il calcolo contributivo per tutte quelle pensioni di reversibilità che sono superiori a 5 mila euro netti al mese. Cosa vuol dire ? Che sopra quella soglia anche nella nostra mozione, come nella mozione presentata dalla collega Meloni, si vuole andare a calcolare quella cifra eccedente con il metodo contributivo.
  Quindi, vogliamo affermare due principi: il primo è che non può essere percepita una pensione di decine di migliaia di euro al mese semplicemente in base a un metodo retributivo che non ha portato a un versamento dei contributi che permetta di percepire quel reddito; al contempo, a chi realmente ha versato i contributi non si possono togliere i soldi che ha versato e che ha onestamente dato alle casse dell'INPS. Dunque, Presidente, è chiaro che le mozioni che oggi andiamo a rappresentare forse sono state interpretate da alcuni in modo diverso, ma noi con chiarezza vogliamo dire, visto che questa è una dichiarazione di voto, che per quanto riguarda la mozione del gruppo MoVimento 5 Stelle, a prima firma Sorial, voteremo contro e convintamente contro. Non possiamo pensare di fare una mozione, nella sostanza, per andare ad aumentare le tasse su tutte le pensioni. A questo dobbiamo dire «no» con chiarezza. Voteremo invece favorevolmente sulla mozione, anche come riformulata, a prima firma Giorgia Meloni. Prendo spunto magari dalla riformulazione, che è identica alla riformulazione che abbiamo presentato noi, in quanto voglio ricordare all'Aula – e penso sia un passaggio importante – che già in Commissione lavoro stiamo trattando il tema e proprio nella giornata odierna abbiamo deciso di adottare il testo base per proseguire nell’iter di questa norma. A tal fine, sia nella mozione a firma del gruppo Lega Nord che in quella del gruppo Fratelli d'Italia, è stato inserito nell'impegno un limite temporale nel quale poter fare operare il Parlamento, ed è il 31 marzo 2014.
  Ciò per quale motivo ? Perché non vorremmo che queste mozioni servano per deresponsabilizzare il Parlamento, che aveva già iniziato l’iter sul tema, e dire: tanto ci penserà il Governo, magari approvando una mozione, come quella del PD, che nella sostanza non dice nulla se non quanto già inserito dal Governo e che a noi appare assolutamente insufficiente e assolutamente una presa in giro verso quei cittadini che chiedono equità, in questo momento storico più che nel passato. Chiedono equità perché non è accettabile che noi possiamo pensare di dire: sì, bisogna tagliare le «pensioni d'oro». Ricordo che c’è chi prende decine di migliaia di euro al mese in modo ingiustificato, perché i casi eclatanti sono quelli che hanno ricevuto magari promozioni nel settore pubblico negli ultimi anni di attività lavorativa e su quelle sono basate le pensioni retributive. Quindi, è impensabile andare a risolvere questa questione mettendo il 6 per cento per qualsiasi cosa superi i 90 mila euro e solo per quello.
  Faccio un esempio: chi prende 91 mila euro – 91 mila euro ! – avrà un aggravio Pag. 35all'anno di 60 euro. Insomma, io penso che sia veramente una presa in giro rispetto ai proclami fatti dal Governo quando si diceva: adesso andiamo a tagliare le «pensioni d'oro». Andando avanti con le mozioni, Presidente, noi diremo «no» e voteremo «no», come gruppo, anche sulla mozione del gruppo SEL. Noi non vogliamo una mozione delle tasse, una mozione che penalizzi chi in modo lecito, magari con meritocrazia, prende una pensione magari basata, oltretutto – perché SEL non distingue –, sul metodo contributivo. Cioè, SEL vuole andare a colpire con una tassazione maggiore anche chi ha versato i contributi, e sappiamo già che con gli attuali indici di conversione – cosa che già avviene con l'indice contributivo attuale – uno non prende mai quanto versato. Invece, voteremo favorevolmente sulla mozione Tinagli, perché anche questa va nella direzione della mozione della Lega Nord, con la quale si vuole andare veramente a colpire i privilegi e non a colpire chi guadagna di più.
  Infine, Presidente, io vorrei anche far un appello alla maggioranza, essendo arrivati nell'ordine alla mozione Gnecchi ed altri, che hanno firmato anche altri gruppi di maggioranza. Io ho sentito più volte il neosegretario del Partito Democratico dire che il suo partito deve avere coraggio.
  Io mi domando se il coraggio è scrivere in un impegno della mozione per tagliare le «pensioni d'oro»: «a monitorare gli effetti dell'efficacia delle misure che ha già fatto il Governo». È questo il coraggio a cui si riferisce Renzi ? Ne prendiamo atto ma prendiamo altrettanto atto che con questo coraggio i privilegi non si toccheranno mai. Noi, forse, Presidente, e vado a concludere, utilizzeremo un po’ meno e con più parsimonia twitter con qualche proclama strano, non faremo il job act, ma cercheremo invece di fare delle misure concrete per i nostri cittadini e andare veramente a tagliare i privilegi del nostro Paese e non far solamente la politica degli annunci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetti. Ne ha facoltà, per quattro minuti.

  ENRICO ZANETTI. Signor Presidente, sicuramente monitoreremo gli esiti che avrà la norma introdotta nella legge di stabilità con la quale si applica un contributo di solidarietà ai redditi da pensione più che alle «pensioni d'oro», ma ribadiamo con forza come per Scelta Civica per l'Italia la via corretta per risolvere il problema dello squilibrio generazionale che si determina per effetto di metodologie diverse di calcolo delle pensioni tra contributivo e retributivo è quello che prevede un ricalcolo delle pensioni che vengono erogate sulla base del metodo retributivo al fine di individuare l'ammontare delle stesse ove venissero erogate, come avviene per le più giovani generazioni, sulla base dei contributi effettivamente versati, individuando così quel solo differenziale che prescinde dal fatto che la pensione sia elevata o bassa, che non corrisponde appunto a un vero e proprio diritto soggettivo inalienabile del singolo. La parte restante invece è corretto che sia soggetta a un contributo di solidarietà, di riequilibrio generazionale perché, in quella parte, non si può parlare di diritto acquisito nell'istante in cui le regole vengono cambiate per chi arriva dopo, a meno che naturalmente non vogliamo rassegnarci a trasformarci da una comunità nazionale in una caserma dove vive la regola del «chi prima arriva, meglio alloggia» e del «chi c’è, c’è».
  In una comunità nazionale gli unici diritti acquisiti sono quelli che possono continuare ad essere acquisiti da tutti e cioè i diritti sostenibili per tutti. Passare dalla logica del diritto acquisito soltanto per alcuni, alla logica del diritto sostenibile per tutti è l'unico modo per costruire delle riforme che siano pensate davvero per il futuro e non solo per cercare di mettere in sicurezza alla meno peggio il passato (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.

  GIAMPAOLO GALLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a partire dal tema delle «pensioni d'oro» sembra che nel Paese e in qualche misura anche in questa Aula, si sia aperta una sorta di contrapposizione tra giovani e anziani, tra lavoratori e pensionati, una contrapposizione che francamente, a mio avviso, non ha alcuna ragione di essere ma che in qualche misura motiva richieste di tagli non solo alle pensioni più scandalosamente elevate su cui Governo e Parlamento sono già intervenuti nella legge di stabilità ma anche ad una gran massa delle pensioni in essere. Al riguardo, mi limito a tre brevi osservazioni, interverrà poi per il gruppo del Partito Democratico l'onorevole Damiano a favore, come io sono a favore, della mozione Gnecchi come riformulata.
  Uno, le equità fra le generazioni non è funzione solo della variabile pensione; si potrebbe ricordare che coloro che oggi hanno 70, 80, 90 anni e che sono in pensione, hanno fatto la ricostruzione e il boom economico e lasciano in eredità ai giovani, assieme a problemi indubbi, una ricchezza industriale, immobiliare e finanziaria che ha pochi eguali in Europa e anche di questo forse occorrerebbe tenere conto.
  Due: è vero, come è stato qui detto da vari oratori, che il ricalcolo con il nuovo sistema contributivo darebbe luogo a valori generalmente più bassi di quelli del sistema retributivo. Ma a coloro che propongono questo ricalcolo mi permetto di suggerire una riflessione: facciamo attenzione (poi lo approfondiremo), perché lo squilibrio è molto elevato per le pensioni medie e medio-basse, diciamo fra 1.500 e 3.000-4.000 euro, ma si riduce fino tipicamente ad azzerarsi per le pensioni più alte, perché il vecchio sistema retributivo conteneva in sé un forte meccanismo di solidarietà. Per cui il ricalcolo che è stato qui proposto in alcune mozioni rischia in pratica di avere effetti fortemente regressivi dal punto di vista della distribuzione del reddito.
  Infine, terzo punto: la solidarietà. Molte critiche si sono levate anche oggi in quest'Aula contro la sentenza della Corte costituzionale del giugno scorso in materia di contributo di solidarietà; qualche mese fa c’è stato anche un simbolico quanto a mio avviso assolutamente improprio lancio di monetine sulla piazza del Quirinale contro la Corte costituzionale. Credo che molti abbiano frainteso: quella sentenza non dice affatto che non si deve fare solidarietà. Al contrario: quella sentenza dice che la solidarietà dev'essere a carico di tutti i redditi quale che ne sia l'origine, pensione, rendite immobiliari, lavoro e così via.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  GIAMPAOLO GALLI. Quella sentenza – e concludo – indica la via maestra da seguire per sviluppare davvero la solidarietà a favore delle persone e dei gruppi sociali più deboli. Mi auguro che il 2014 si apra all'insegna di un maggiore rispetto con riferimento a ciò che abbiamo assistito nel recente passato, non solo fra le generazioni ma anche fra tutte le istituzioni della Repubblica.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.

  SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, le «pensioni d'oro» hanno suscitato giustamente un moto di disapprovazione sociale; e non solo per questo, ma perché è giusto in sé, il Parlamento è intervenuto con decisione, con un provvedimento rilevante già nella legge di stabilità qualche settimana fa, ancora prima della discussione di oggi in Aula. E questo è un risultato – ripeto – importante, che io rivendico: non si può dire che non sia successo nulla.
  Però la discussione di oggi non è inutile, tutt'altro: come ha detto la collega Tinagli, la questione non è chiusa. C’è nel Paese una percezione diffusa, e non ingiustificata, Pag. 37che dietro alcuni trattamenti particolarmente elevati, ci siano privilegi e normative di assoluto favore. La stessa «riforma Fornero» ha sì corretto per il futuro alcune distorsioni ed alcuni privilegi: ha instaurato ad esempio un sistema previdenziale che collega gli importi pensionistici ai contributi effettivamente versati. Ma la stessa riforma – non lo dimentichiamo – ha anche prodotto danni rilevanti (ricordiamo naturalmente quello degli esodati) ed un senso di ingiustizia assolutamente motivato per molte sue parti: perché ha deluso aspettative per chi aveva visto vicino il tempo della pensione, con lo slittamento dei tempi in alcuni casi veramente eccessivi, che ci ha portato ad essere il Paese che in Europa ha l'età di accesso alla pensione fra le più elevate (come al solito noi siamo un Paese che passa da un eccesso all'altro).
  E nello stesso tempo siamo un Paese che – se non ci saranno correttivi – assicura a chi andrà in pensione (i giovani di oggi) fra 15-20 anni un importo pensionistico troppo basso, che farà precipitare i lavoratori di oggi in uno stato di povertà domani. Ed è questa, questa, la vera grande questione, il vero grande problema del nostro sistema pensionistico, che spero, credo, superato prima o poi (meglio prima che poi) lo stato di emergenza economica e finanziaria in cui vive oggi il Paese, questo Parlamento dovrà affrontare con decisione.
  Sono temi questi ultimi non oggetto della discussione odierna, che però non possono essere taciuti nel momento in cui ci poniamo il problema di una maggiore solidarietà all'interno del sistema: oggi per le «pensioni d'oro», domani per tutto il resto.
  Noi sappiamo che questo delle «pensioni d'oro» è un argomento delicato – non possiamo far finta di non sapere che non sia così –; sappiamo che c’è un problema rilevante relativo ai diritti acquisiti; sappiamo che la Corte costituzionale ha un orientamento preciso e chiaro su questi temi, che non può essere aggirato, ma, pur nel rispetto dei principi, noi dobbiamo intervenire. Ripeto: siamo intervenuti e dobbiamo intervenire ancora. Dobbiamo monitorare la valenza e la portata delle scelte già fatte, quelle di qualche settimana fa, e nello stesso tempo, studiare forme più efficaci e più giuste per produrre maggiore equità. Tutto ciò senza populismi e interventi velleitari o di pura propaganda.
  Chi propone forme draconiane di ricalcolo delle pensioni, ad esempio, sa che questa è un'operazione molto complicata, tecnicamente quasi impossibile in alcuni settori. Non bisogna fare propaganda su questo o illudere la nostra gente. Chi propone, magari da destra, un taglio sovietico delle pensioni, da una certa cifra in su, sa che un provvedimento siffatto non passerebbe mai al vaglio della Corte costituzionale. Sono posizioni velleitarie e propagandistiche, prive di effetti reali in termini di equità e di giustizia.
  Noi pensiamo che interventi di solidarietà, come abbiamo già fatto, che possiamo continuare a fare, anche cospicui, possano generare maggiore equilibrio ed equità. Noi sappiamo che ci sono distorsioni che vanno corrette e che correggeremo. Noi sappiamo che ci sono privilegi, sia nel sistema contributivo, ma anche nel sistema retributivo, che correggeremo. È questo il senso della mozione unitaria di maggioranza. Prelievi di solidarietà dall'alto, troppo alto, verso il basso, che è troppo basso, per i prossimi tre anni, e non solo per i prossimi tre anni, e correzione di distorsioni e di privilegi: su questo noi impegniamo il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Nuovo Centrodestra).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Salvo. Ne ha facoltà.

  TITTI DI SALVO. Signor Presidente, con il mio intervento a nome del gruppo, dichiaro già da adesso l'intenzione nostra di astenerci su tutte le mozioni presentate e di votare a favore, oltre che naturalmente alla nostra mozione, a quella presentata a prima firma Di Lello. La ragione dell'astensione su tutte le mozioni – per la Pag. 38verità, ho riletto da poco le nuove formulazioni, ma l'opinione rimane la stessa – nasce dal fatto che obiettivi molto ambiziosi e condivisibili, come la lotta agli sprechi e ai privilegi e la battaglia per l'equità, questi obiettivi così ambiziosi vengano tradotti nelle mozioni, tenendole dentro uno stretto recinto, quello delle «pensioni d'oro»: francamente questo è il punto.
  Non si tratta – come diceva l'onorevole Fedriga, e naturalmente non rispondo sul fatto che noi saremmo contro la ricchezza, perché è una battuta e come tale la prendo e chiudo – di sviluppare un altro ordine del giorno rispetto a quello assegnato. È proprio l'approccio che è differente, proprio l'approccio è diverso, perché sul tema delle «pensioni d'oro» si mescolano due argomenti e due terreni di riflessione. La prima questione riguarda l'appropriatezza e l'efficacia dei sistemi previdenziali sulla base di quanto dice la Costituzione, e c’è un secondo argomento, un secondo terreno che riguarda le disuguaglianze esistenti tra i 16 milioni di pensionati che oggi percepiscono le pensioni.
  Noi vorremmo parlare, quando parliamo di sistema previdenziale e della sua efficacia, non solo di quello retributivo che fu, ma di quello che sarà per il futuro delle persone di oggi, di quello contributivo e, quando parliamo di disuguaglianza e dei 16 milioni di pensionati, vorremmo parlare della disuguaglianza di un Paese sempre più diseguale.
  Allora, naturalmente noi pensiamo che, sul primo punto, cioè sull'efficacia del sistema previdenziale, non ci si possa fermare ad una riflessione superficiale.
  Si rischia di fare velo, attraverso la discussione che si incentra sulle «pensioni d'oro», a un'intenzione che c’è ed è molto larga, che è quella di vanificare l'esistenza stessa della previdenza pubblica, il senso della previdenza pubblica, in una discussione che poco fa è stata nominata dall'onorevole Galli, in una discussione, che si ripropone, di conflitto generazionale. Ma per questo insistevo prima nell'evocare la Costituzione e il fatto che dalla Costituzione discende l'obbligo costituzionale a definire le forme della previdenza pubblica (non un'opzione, una scelta).
  Allora, se si parla del sistema retributivo, che è andato a esaurirsi con la nuova legge, parliamo di un sistema nel quale il 91 per cento di persone percepisce una pensione inferiore a 2.400 euro lordi. Tra di esse, quasi il 70 per cento prende meno di 1.400 euro lordi. Poi, parliamo di 159 mila persone che percepiscono una pensione che è superiore a cinque volte il minimo (quindi, 5 mila euro lordi) e di 209 persone che hanno delle pensioni stratosferiche, certamente insostenibili da guardare. Ma, il punto del sistema retributivo è che manteneva un rapporto tra l'ultima retribuzione e la prima pensione. Questo è il tema del sistema retributivo. Allora, veramente in una situazione così, si decide e si pensa che, per risolvere questa abnormità, il problema sia ricalcolare le pensioni in essere con il nuovo sistema di calcolo che, come veniva già detto, se fosse fatto per l'intero sistema, penalizzerebbe molto le pensioni basse e quelle medio-basse. Certo, si dice, facciamolo da 5 mila euro in su. Ma dietro questo c’è il ragionamento di cui dicevo prima e che riguarda, per l'appunto, l'utilità e la necessità, oggi come un tempo, del sistema di previdenza pubblica.
  Allora, veniamo al secondo punto di questa prima riflessione che non deve essere superficiale e, cioè, il sistema contributivo. Noi parliamo delle «pensioni d'oro». Ebbene, dobbiamo parlarne e poi dobbiamo pensare e guardare alle iniquità del sistema contributivo, che ha eliminato al suo interno quasi del tutto la solidarietà. Per questa ragione abbiamo le difficoltà che tutti citavano precedentemente, cioè dei giovani che saranno futuri anziani poveri (i giovani di oggi), il tema dell'innalzamento violento dell'età pensionabile delle donne e il tema degli esodati. Anche questa è una via attraverso cui si erode il fondamento della previdenza pubblica. Perché i giovani dovrebbero continuare a versare ? Nel sistema contributivo attuale c’è un esempio classico che dice che con 20 anni di contributi si può andare in Pag. 39pensione se si raggiunge una certa cifra (circa 600 euro). Ma con quegli anni di contribuzione quella cifra la raggiungono soltanto persone che hanno fatto lavori molto pagati, pagati bene, e non i lavori fragili, non i lavori molto fragili, non i lavori deboli. Allora, se non si guarda lì, altro che privilegi ! Lì, c’è la morte del sistema previdenziale pubblico, se non si correggono quegli elementi. Veramente tutto questo si pensa di risolverlo con un'inchiesta per capire se quelle pensioni possono essere modificate (e devono essere sicuramente modificate) ?
  C’è un secondo piano, il secondo piano su cui invitavo l'Aula a riflettere, e il secondo piano riguarda un Paese diseguale, un Paese in cui esistono 9 mila miliardi di ricchezza patrimoniale. Sono cinque volte il debito pubblico. È un Paese in cui il 10 per cento delle famiglie detiene il 50 per cento delle ricchezze e in cui i top manager – i top manager – guadagnano 1.957 euro all'ora (in Germania la metà). Quei top manager nel sistema precedente avrebbero avuto pensioni straordinarie, nel rapporto tra ultima retribuzione e prima pensione. È un Paese in cui il 59 per cento dell'IRPEF è pagato dai lavoratori dipendenti e il 30 per cento dai pensionati. È un Paese in cui il rapporto tra le aliquote basse e quelle alte è passato, rispetto agli anni Ottanta, da 1,7 a 1,2. È un Paese in cui l'aliquota sulle fasce medie e basse è passata dal 10 al 23 per cento, ma su quelle alte è scesa dal 72 al 43 per cento.
  Questa è la fotografia del Paese diseguale. Allora, il tema non è le ricchezza, nel senso che veniva citato prima, il tema è se e come si definisce e si applica la progressività dell'imposizione fiscale e, quindi, se e come si individuano aliquote aggiuntive al 43 per cento, in modo che ci sia non un contributo di solidarietà, ma un'assunzione di responsabilità progressiva di tutti i redditi e di tutte le persone nei confronti del Paese. Questo è il tema che io declino così: di responsabilità e di progressività.
  Per questa ragione, allora, la nostra mozione dice molto esplicitamente esattamente questo. Dice che bisogna aggiungere un'aliquota successiva al 43 per cento, perché i redditi fino a 75 mila euro sono tassati in questo modo, ma al di sopra continuano ad essere tassati soltanto al 43 per cento. A nostro avviso, questo è un argomento conforme e coerente con la progressività che la Costituzione chiede e diciamo che con quelle risorse bisogna fare molte cose. Bisogna, per esempio finanziare la quattordicesima per quelle persone che sono percettori di pensioni al di sotto di una volta e mezzo, vuol dire persone che percepiscono pensioni intorno ai 600 euro. Noi pensiamo che a quelle persone vada riconosciuta una quattordicesima.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  TITTI DI SALVO. Ho finito Presidente. È una scelta non eversiva, la stessa che fece il Governo Prodi qualche anno fa, che parlerebbe di un Paese che non semplicemente sceglie il recinto di un pezzo di ragionamento, le pensioni d'oro, ma che guarda a tutto il Paese reale e si interroga su come fare a riportare etica pubblica, equità e giustizia all'interno di esso (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polverini. Ne ha facoltà.

  RENATA POLVERINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il sistema pensionistico italiano, come è noto immagino a tutti noi, è stato interessato da innumerevoli riforme nel corso degli ultimi vent'anni, attraverso le quali, come tutti sappiamo, si è realizzato un progressivo passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo. Dalla riforma Amato del 1992 alla riforma Monti-Fornero del 2011 si è intervenuti sull'età pensionabile, sulla modalità di calcolo dei contributi versati, sui coefficienti di trasformazione, sulla previdenza complementare e sulle stesse gestioni previdenziali.Pag. 40
  Con il decreto del 6 dicembre 2011, n. 201, si è innalzata, come tutti ricordiamo e purtroppo come ricordano i singoli pensionati, dalla sera alla mattina, l'età pensionabile a prescindere dagli anni di contribuzione maturati e si è introdotto il contributivo pro rata a decorrere dal 1o gennaio 2012. Tutto ciò se da una parte ha permesso, come molti sostengono, la quadratura dei bilanci degli enti, dall'altra, non ha eliminato alcuni elementi di sperequazione, anzi se guardiamo la vicenda ormai famosa dei cosiddetti esodati, sulla quale il Parlamento è intervenuto più volte stanziando nel complesso oltre 10 miliardi di euro nell'arco di sette anni e se consideriamo che più del 90 per cento degli assegni pensionistici è sotto la soglia di cinque volte il minimo, cioè a dire meno di 2.500 euro lordi mensili, abbiamo la conferma di quanto il sistema che si è creato sia per molti versi ancora iniquo.
  Voglio dire che i 10 miliardi che abbiamo impegnato per la risoluzione di una parte del problema degli esodati sono ben lontani dagli 80 miliardi di risparmio che questa riforma porterà, come dice l'INPS, nei prossimi dieci anni. E se aggiungiamo quello che leggiamo in questi giorni nei quotidiani, che addirittura si vuole intervenire con la spending review sul sistema delle pensioni, addirittura per la prima volta in questi ultimi anni su quelle di reversibilità, io credo che non ci sia da stare molto allegri, anzi direi che dobbiamo tutti quanti noi che abbiamo responsabilità essere preoccupati.
  Pensiamo anche al futuro previdenziale dei giovani e a quello dei lavoratori dipendenti, soprattutto quelli pubblici e autonomi, perché oggi l'unica certezza che purtroppo si ha è che l'assegno pensionistico sarà nettamente inferiore all'ultimo stipendio percepito, con tutto quello che ne consegue in termini di qualità della vita e di sostenibilità sociale.
  Ovviamente, con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo e con tutte le riforme introdotte, questo è quello che ci aspetta. Non è esagerato affermare che stiamo andando verso una generazione di pensionati poveri e per i giovani, purtroppo, senza alcuna certezza di poter maturare il diritto alla pensione. Il Governo Berlusconi, con il Ministro Maroni, ebbe il merito di intervenire sulle pensioni minime, ultimo a farlo, adeguando gli assegni, e ha anche rilanciato la previdenza complementare, che era necessaria, appunto, per assicurare un miglior tenore di vita.
  Oggi affrontiamo il tema delle cosiddette «pensioni d'oro», senza, peraltro, avere contezza di quale sia la soglia al di sopra della quale il pensionato è da considerarsi un privilegiato da tassare, o meglio ancora, direi, da tartassare. Per qualche collega tale soglia è di 6 mila euro lordi al mese, per altri sale ad 8 mila. Sempre il Governo Berlusconi, nel 2011, in ragione di una drammatica crisi economica, introdusse un ragionevole contributo di solidarietà sulle pensioni alte e ricordiamo che la Corte costituzionale dichiarò tale contributo incostituzionale, con una sentenza che, di fatto, ne ribaltava una precedente, in cui si ritenevano, invece, costituzionalmente plausibili misure di solidarietà interne al sistema previdenziale.
  Ebbene, a fronte di tutto ciò, Forza Italia si attende che il Governo coinvolga il Parlamento per affrontare in maniera organica i nodi strutturali del nostro sistema pensionistico e, proprio oggi, abbiamo iniziato un percorso all'interno della XII Commissione che auspichiamo porti ad un risultato quanto più condiviso dal Governo stesso.
  Si tratta di perseguire obiettivi concreti, evitando la sgradevole sensazione che, su un tema così sensibile, si cerchi il colpo ad effetto per andare sulle prime pagine dei giornali. Dall'Esecutivo, Forza Italia si attende quindi: lo stanziamento di risorse per rafforzare il potere di acquisto dei pensionati al minimo e di coloro che percepiscono pensioni basse, in particolare da lavoro dipendente; in un contesto di eccezionale crisi economia e tenendo conto delle osservazioni della Corte costituzionale, l'adozione di misure di solidarietà temporanee in ragione dell'ammontare complessivo dell'assegno pensionistico percepito, valutati i contributi versati, la Pag. 41durata dei versamenti e il periodo di godimento; il rafforzamento della previdenza complementare dei lavoratori dipendenti, compresi i dipendenti pubblici, e autonomi, attraverso la previsione di agevolazioni fiscali e contributive (su questo, invece, si sono fatti, rispetto ad elementi introdotti, purtroppo, passi indietro, anche nelle ultime manovre e nelle ultime leggi approvate da questo Parlamento); l'introduzione di meccanismi di maggiore flessibilità nell'accesso ai trattamenti pensionistici, tenendo conto dell'ammontare dei contributi versati e dell'età anagrafica; in ultimo, un intervento sui coefficienti di trasformazione e sulla totalizzazione di tutti i contributi previdenziali versati, a prescindere dalla gestione di competenza, al fine di assicurare, soprattutto ai giovani, la possibilità di accedere, in futuro, ad una pensione adeguata.
  È su questi punti, quindi, che noi abbiamo anche presentato degli emendamenti durante i lavori di approvazione della legge di stabilità, al fine di sollecitare un costruttivo confronto nella Commissione competente, ma abbiamo avuto il parere negativo e, purtroppo, queste attenzioni, che volevamo riservare alla platea dei pensionati, non sono arrivate da parte di questo Governo.
  Quindi, nel concludere il mio intervento, Presidente, dichiaro che il gruppo di Forza Italia si asterrà su tutte le mozioni presentate, perché non riteniamo che un argomento così delicato, così importante, che ha a che fare con la vita delle persone, possa veramente passare attraverso delle mozioni che, con tutto il rispetto per l'Aula in cui sto parlando, oggettivamente, sono poco incisive e decisive per la sorte dei pensionati italiani.
  Noi ci aspettiamo invece interventi che concretizzino le questioni che ho appena detto, ma soprattutto ci aspettiamo che su un tema così delicato sia garantita la certezza del diritto acquisito nel corso degli anni di lavoro delle persone. Non possiamo accettare la parità di trattamento tra coloro che percepiscono una pensione, magari alta, ma che equivale ai contributi versati in tutta la sua carriera lavorativa, e appunto coloro che invece percepiscono un assegno che è il frutto di leggi sbagliate e che evidentemente premiano chi non ha contribuito al pari degli altri. È per questo che – ripeto, e concludo – il gruppo di Forza Italia si asterrà. (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sorial. Ne ha facoltà.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Signor Presidente, oggi abbiamo tra le mani la nostra mozione, presentata dal MoVimento 5 Stelle, che può ridare dignità a milioni di italiani che oggi vivono con meno di 500 euro al mese: due milioni e duecentomila cittadini che vorrebbero solo riuscire a portare a casa almeno un pezzo di pane, vivere nella dignità di poterle pagare, quelle tasse, esose che attanagliano tutti gli italiani per colpa dei Governi che si sono succeduti negli ultimi venti anni.
  La nostra proposta è semplice e molto efficace: si recupera da subito un miliardo e 140 milioni di euro l'anno, dalle pensioni d'oro, d'argento, di bronzo e si ridistribuiscono ai pensionati minimi stessi; in più, si chiede di mettere un tetto alle pensioni, così come da sempre, per l'appunto, noi ribadiamo. Abbiamo presentato la mozione perché naturalmente i tempi parlamentari, come abbiamo visto negli ultimi mesi, sono biblici, e se non lo avessimo fatto, mai si sarebbe parlato all'interno di quest'Aula proprio delle pensioni d'oro.
  Cosa vuol dire la nostra mozione ? Vuol dire che sì, effettivamente ai pensionati minimi si chiede un contributo, di 0,50 euro, 50 centesimi al mese, 6 euro l'anno, ma poi gli si danno indietro 518 euro l'anno. Quindi, a differenza di quello che viene detto da qualcuno che utilizza scuse per non votare questa mozione, si tratta di una richiesta di 6 euro l'anno per poi ridare loro respiro con 518 euro l'anno (noi vorremmo anche di più). Ai pensionati che guadagnano 3 mila euro, 5 mila Pag. 42euro al mese, si chiede un contributo minimo di qualche euro, di una decina di euro al massimo, proprio per una questione: perché nella sentenza della Corte costituzionale si parla di solidarietà ed eguaglianza e quindi proprio per il principio di solidarietà prendere a qualcuno progressivamente, fino ad arrivare a prendere anche il 30 per cento ai pensionati che guadagnano 90 mila euro l'anno, permette a noi oggi di poter ridare dignità a quei due milioni di pensionati che prendono solo 500 euro in un mese.
  Ma questo Parlamento, come abbiamo visto da anni parla, da anni discute, ma non fa mai niente. E finora infatti niente è stato fatto sulle pensioni d'oro. Ma chi sono i pensionati d'oro, Presidente ? Presidente: ...Presidente ...Presidente, devo urlare per farmi sentire !

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Sorial.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie. I pensionati d'oro chi sono ? I pensionati d'oro lo sapete molto bene chi sono. Non ho bisogno di dirvi chi sono, perché li conoscete bene: sono gli stessi che guidano i vostri partiti dopo aver ricevuto incarichi dirigenziali dagli stessi partiti ed essere stati piazzati nei consigli di amministrazione delle aziende e che foraggiate con i soldi pubblici. Il problema non sono i pensionati d'oro. Il problema è che voi in realtà non sapete chi sono i pensionati minimi. Non li conoscete, perché vivete nel lusso e nel privilegio delle vostre auto blu, delle vostre case (Commenti del Partito Democratico)...

  PRESIDENTE. Colleghi, per favore, gentilmente, ognuno è libero...colleghi, gentilmente...colleghi, gentilmente...collega ...collega, non sta offendendo, sta esprimendo dei giudizi politici e come li esprime lui, li esprimono tutti, grazie.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Grazie, Presidente. Il problema è che quindi non sapete chi sono i pensionati minimi. Non li conoscete, perché vivete nel lusso e nel privilegio delle vostre auto blu, delle vostre case pagate e donate da altri o ottenute a prezzi stracciati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché rivendicate le vostre posizioni.
  Non conoscete chi vive nella miseria di 500 euro al mese perché non li avete in famiglia. Siete gli eterni ricchi di questa nostra povera società. Non sapete, non lo sapete – poveri voi – che 9 milioni e mezzo di persone sono sotto la soglia di povertà, 600 euro al mese: un sesto dei cittadini italiani.
  E voi che fate ? Bluffate in TV, mentre nel silenzio dei media, nel silenzio di tutti, qualcuno di noi, semplici cittadini portavoce, negli scorsi giorni ha portato la cena ai senzatetto, da un mese un gruppo di deputati del MoVimento raccoglie piumini e trapunte che porta direttamente ai senzatetto. Risparmiamo i soldi dei nostri stipendi per darli alle PMI, senza il luccichio, il tintinnio dei media, che onorevolmente da voi sono pagati; poi non fanno altro che puntarvi riflettori e microfoni in faccia.
  La mozione è votabile da subito, non ci sono scuse di incostituzionalità, la abbiamo studiata bene. Vi chiedo: chi potrebbe mai essere contro questa mozione ? Chi è contrario al taglio dei privilegi di pensioni fuori mercato, che mai sono state sudate con il lavoro ? Si può votare adesso – adesso: vi ricorda qualcosa questa parola ? –, subito si può votare, perché se votate contro vogliamo sapere come lo spiegherete ai cittadini e a quei pensionati che fanno la fame con 500 euro al mese, ai loro familiari, alla gente. Cosa direte ? Che non votate questa mozione per poi votarne un'altra, per dire che è una grande vittoria di questa misera, strampalata maggioranza ?
  Ma vediamola bene, allora, la vostra mozione. Mentre noi chiediamo – e fin da subito – che si metta un tetto alle pensioni, si aumentino le pensioni minime, dando un'ulteriore mensilità ai pensionati minimi, prelevando i soldi dalle pensioni alte, voi chiedete che si creino le condizioni per realizzare forme di solidarietà ed equità previdenziale: parole, parole, soltanto Pag. 43parole. State dando al Governo la possibilità di non intervenire: l'ennesimo bluff. Perché, invece, non diamo indicazioni subito al Governo ? Perché questo Parlamento si vuole fermare alle parole ? Perché non passare per una volta ai fatti ?
  Matteo Renzi ha utilizzato l'argomento delle pensioni d'oro per dare concretezza al suo slogan delle primarie e cambiare verso all'Italia. Quindi, vedo qui seduta la segreteria del PD di Renzi, che è lo stesso PD di Saccomanni – ve lo ricordo –, lo stesso di Fassina, ma far finta di litigare è più bello. Lo avete imparato dai cugini del Nuovo Centrodestra, che facendo finta di litigare con Berlusconi sperano di ottenere qualche punticino (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), mascherando le nefandezze del Governo di cui sono alla co-guida.
  Quindi che farà Presidente, lei, Roberto Giachetti, renziano ? Che faranno i suoi colleghi renziani ? Che farà il PD stesso ? O forse – e questo gli italiani lo hanno già capito – né a voi né a Renzi importa niente dei pensionati minimi e ritenete – e ritiene lui fuori dal Parlamento –, invece, di dover salvaguardare le pensioni d'oro, pagate dalla collettività.
  Perché, secondo voi ? Ve lo spieghiamo noi il perché: perché proprio Renzi i contributi per la sua pensione da dirigente li fa pagare alla collettività. E questa cosa non la volete modificare. Lo chiedo anche agli altri partiti della coalizione, a SEL e a tutti gli altri. Il vostro segretario è stato assunto come dirigente, undici giorni prima dell'annuncio della sua candidatura, dalla società della sua famiglia. E così il comune e la provincia di Firenze – quindi l'intera collettività – da quasi nove anni pagano i contributi per la pensione del dirigente d'azienda Matteo Renzi (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie); ovvero i contributi della sua pensione li paghiamo noi cittadini: un pensionato d'oro pure lui, insomma.
  Ma farsi assumere poco prima dell'elezione per caricare sull'ente e sulla collettività i versamenti pensionistici è un vostro bel vizio. Anche il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, PD, è stato al centro di uno scandalo perché era stato assunto da un comitato legato al PD il giorno prima del 16 febbraio 2008, data in cui comunicava cosa ? La sua candidatura a presidente della provincia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega Nord e Autonomie). Siete un bluff, unico.
  E non costringetemi a ricordare lo scandalo dei vostri emendamenti, cambiati dai lobbisti in legge di stabilità (e chissà quante altre volte lo avete fatto): proprio la lobby dei pensionati d'oro, quella di quel Luigi Tivelli – ve lo ricordate ? – che ha fatto cambiare l'emendamento del vostro capogruppo Roberto Speranza. Ma di una cosa sono molto fiero...

  PRESIDENTE. Le ricordo che ha un minuto.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Presidente, mi hanno interrotto e non riuscivo a parlare, adesso finisco. Senza di noi tutto ciò non si sarebbe mai saputo. Come la questione dei 150 euro che volevate prelevare ai docenti: lo avevamo detto per primi noi proprio il 6 gennaio sul blog di Beppe Grillo, attraverso i nostri deputati della Commissione cultura qua presenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Andatevelo a rivedere quel post, si intitola: «Italia come la Grecia: decurtati gli stipendi dei docenti». O meglio, forse – sono sicuro – Renzi lo ha scoperto proprio leggendo il blog. Quindi, a conclusione, torno a chiedervi semplicemente: avrete il coraggio, voi, di votare contro la nostra proposta, di negare a nonno Mario un piccolo rialzo della sua pensione di 500 euro, per donargli la gioia di regalare un giocattolo ai suoi nipoti, o volete ancora, per l'ennesima volta, privilegiare l'altro nonno, nonno Giuliano Amato, che invece ai suoi nipoti può anche regalare una fuoriserie, giusto con un solo mese di pensione ?
  Concludo Presidente, è l'ultima riga: spiegatelo, se avete coraggio, agli italiani, che siete contro i pensionati minimi e a favore delle «pensioni d'oro». Ma io non Pag. 44ci credo, noi non ci crediamo che siete così tanto lontani dai veri problemi della gente...

  PRESIDENTE. Concluda.

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. ...tanto da fregarvene di nonno Mario e difendere invece, come sempre, nonno Giuliano (Il deputato Sorial espone una fotografia).

  PRESIDENTE. Per favore, tolga quella fotografia !

  GIRGIS GIORGIO SORIAL. Non ci credo, non ci crediamo, altrimenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)...

  PRESIDENTE. Grazie. Le tolgo la parola !
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.

  CESARE DAMIANO. Signor Presidente, vorrei rassicurare il collega del MoVimento 5 Stelle e dire che a nonno Mario il Governo Prodi, nel 2007, ha pensato quando ha istituito la quattordicesima per i pensionati: 3 milioni di persone che hanno ricevuto 500 euro in più all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) nel mese di luglio e che li riceveranno anche il prossimo anno. E voglio anche aggiungere che per dare quei soldi a nonno Mario – un miliardo di euro pagati all'anno lo scorso anno e verranno pagati il prossimo – abbiamo anche fermato l'indicizzazione delle pensioni nel 2007, quelle otto volte il minimo, in una logica di solidarietà e di redistribuzione delle risorse all'interno del sistema pensionistico. Quindi noi non ci facciamo fare la lezione da nessuno sulla solidarietà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), perché sappiamo che cos’è e vorremmo che forse qualcun altro leggesse i testi, le leggi e quello che è stato in passato nella discussione sul sistema pensionistico.
  Il Governo è appena intervenuto sulle «pensioni d'oro». Noi, con la nostra mozione, diciamo che siamo pronti a discutere – lo faremo in Commissione lavoro, ci sono molte proposte di legge – per ulteriori interventi, perché siamo contrari ai privilegi e soprattutto non abbiamo remore nel colpire le «pensioni d'oro» e le distorsioni dovute a calcoli o a privilegi esistenti. Però vorremmo fare qualche ragionamento, perché ci fa paura la leggerezza con la quale viene affrontato il tema delle pensioni.
  I ragionamenti sono questi; il primo: basta fare cassa con le pensioni ! Non sto parlando delle «pensioni d'oro», sto parlando di quelle che diventano di bronzo e anche di ferro. Se qualcuno pensa che si possa fare cassa sulle pensioni retributive degli operai da 1.200 euro al mese netti sbaglia indirizzo, perché è demagogia, populismo e non vuol dire riconoscere i diritti dei più deboli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) !
  Secondo: non possiamo annunciare al Paese continui cambiamenti sul sistema pensionistico e gettare un allarme che ha effetti controproducenti: le persone, se possono, fuggono dal lavoro per avere una pensione, perché non sanno più quel che capita nel sistema pensionistico.
  Basta alla guerra tra le generazioni ! Io dico una cosa semplice, che credo sia importante: diamo i diritti a chi non li ha, non togliamoli a quelli che ce l'hanno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Smettiamola con la contrapposizione generazionale ! Basta demonizzare...

  PRESIDENTE. Colleghi, grazie.

  CESARE DAMIANO. ... il sistema retributivo, nato nel 1968, perché quelle pensioni sono convissute con un'inflazione a due cifre e con la svalutazione competitiva che rendeva pensioni dignitose carta straccia. Ogni epoca ha i suoi sistemi. Oggi, dal 1996, per chi entra al lavoro c’è il sistema contributivo; dal 2012 abbiamo il sistema pro rata contributivo. Quindi, c’è stato un cambiamento. E le pensioni si sono anche Pag. 45indebolite, retributive o contributive o miste, grazie al blocco dell'indicizzazione che è stato, purtroppo, generalizzato. Vorrei ricordare che, purtroppo, con il Governo Monti abbiamo bloccato l'indicizzazione totalmente alle pensioni sopra le quattro volte il minimo, e questo ha reso il potere d'acquisto più debole, soprattutto nel momento della crisi.
   E, allora, quando parliamo di «pensioni d'oro», come dicevo, il Governo è intervenuto nella legge di stabilità, con un intervento triennale. Nella nostra mozione noi diciamo di fare un monitoraggio, di vedere l'effetto e proponiamoci di fare degli interventi che, monitorata la situazione, successivamente possano nuovamente dare un carattere stabile ad un intervento che tolga di mezzo i privilegi. Ma noi crediamo che questo non basti. Bisogna anche rispettare i principi della Corte costituzionale se non vogliamo di nuovo incappare nell'errore di fare un'azione che viene cancellata. Ma, soprattutto, io credo che si tratti di affermare un principio sacrosanto, quello che ogni intervento sul sistema pensionistico debba essere interno al sistema pensionistico. Non possiamo più accettare il fatto che i risparmi dal sistema pensionistico vengano utilizzati per ripianare il debito. Questo debito non può essere gravato esclusivamente sulle spalle dei pensionati. Voglio ricordare che dal 2020 al 2060, in quarant'anni, dal sistema pensionistico, con le ultime riforme, verranno risparmiati oltre 300 miliardi di euro che rappresentano da soli il 15 per cento del totale del debito pubblico di questo Paese. Operazioni di questo genere sono socialmente inique e vanno corrette ! Quando dico solidarietà interna al sistema, dico da una parte che quei soldi debbono servire per migliorare le pensioni più basse. Noi abbiamo fatto passare...

  PRESIDENTE. Colleghi, potrei chiedervi di abbassare un po’ la voce e, soprattutto, gli sghignazzi, se è possibile. Grazie.

  CESARE DAMIANO. Non importa, Presidente, chi vuole ascoltare, ascolta. Non c’è problema.

  PRESIDENTE. Anche gli altri, però, se vogliono ascoltarla, hanno diritto di ascoltarla, onorevole.

  CESARE DAMIANO. Ascoltano, mi faccio sentire, non si preoccupi. Allora, dicevo che queste risorse risparmiate debbono tornare al sistema pensionistico per migliorare le pensioni più basse. Ho già parlato della quattordicesima. Credo che si tratti giustamente di migliorare ancora il sistema delle indicizzazioni e per fare questo abbiamo chiesto con un ordine del giorno approvato dal Governo di istituire un tavolo di concertazione tra Governo e parti sociali per affrontare questo tema. E fare un'altra operazione che sia in grado di salvaguardare altre persone messe, a causa dell'ultima riforma delle pensioni targata Fornero, nella condizione di essere i cosiddetti esodati. La riforma va corretta. Affrontiamo il tema delle «pensioni d'oro», ma non limitiamoci alle «pensioni d'oro». Dobbiamo agire in termini di sistema. Perché va corretta ? Perché la riforma delle pensioni che è venuta fuori con la riforma Fornero, secondo me ha prodotto l'iniquità sociale degli esodati da una parte.
  Ma dall'altra parte, visto che parliamo sempre di giovani, tiene fuori dai cancelli delle fabbriche i nostri figli e i nostri nipoti perché, se i padri e i nonni sono costretti a lavorare fino a 67 anni e se arriviamo a quell'età pensionabile addirittura prima della Germania e della Francia, è evidente che c’è un blocco delle assunzioni, dei turnover e della staffetta generazionale. Per questo va corretta. Ed è anche una riforma recessiva perché le persone diventano prudenti di fronte al fatto che sono a rischio pensionistico nel caso in cui a sessanta anni hai la disgrazia di perdere il tuo lavoro e questo ti induce a non consumare, a risparmiare fino all'ultimo centesimo, a non diventare in sostanza una persona che contribuisce allo sviluppo e ai consumi di questo Paese.Pag. 46
  Infine, concludo, credo che abbia fatto bene il Ministro del lavoro e delle politiche sociali Giovannini a riprendere nuovamente la discussione di un principio di flessibilità nel sistema pensionistico. Come Partito Democratico abbiamo depositato una proposta di legge e crediamo che vada corretta la riforma con una maggiore gradualità. Se vogliamo aiutare i giovani dobbiamo fare alcune cose. La prima, anticipare il loro ingresso al lavoro: se cominci a lavorare a trent'anni verserai pochi contributi e avrai una pensione bassa. Secondo, avere il lavoro stabile: se hai un lavoro precario vuol dire che hai una bassa retribuzione e bassi contributi. Terzo, battere la precarietà vuol dire battere la discontinuità nel lavoro, perché se è un lavoro continuativo e sei giovane per tutta la vita avrai dei contributi adeguati ad una retribuzione giusta e avrai quindi una pensione dignitosa e adeguata per la tua sopravvivenza.

  PRESIDENTE. Onorevole Damiano, concluda.

  CESARE DAMIANO. Ho concluso. Utilizziamo quindi queste opportunità e queste occasioni per affrontare il tema delle pensioni in termini di solidarietà e in termini di un intervento costruttivo a vantaggio soprattutto delle giovani generazioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti, non prima però di una doverosa precisazione all'onorevole Sorial, il quale in modo accorato si domandava come avrebbe votato il Presidente Giachetti. È dai tempi di Crispi che chi presiede non vota, onorevole Sorial, quindi, come avrà potuto verificare, questo dubbio rimarrà.
  Come da prassi le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite o non precluse dalle votazioni precedenti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Sorial ed altri n. 1-00194 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Simoni... Mosca.... Fioroni... Gasbarra... Mosca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  506   
   Votanti  426   
   Astenuti   80   
   Maggioranza  214   
    Hanno votato  89    
    Hanno votato no  337.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (Il deputato Carlo Galli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e la deputata Pellegrino ha segnalato che avrebbe voluto astenersi).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Giorgia Meloni ed altri n. 1-00255 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia... Duranti... Di Lello... Di Salvo... Vacca...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  506   
   Votanti  339   
   Astenuti  167   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato  28    
    Hanno votato no  311.    

Pag. 47

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (I deputati Carlo Galli e Pes hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Di Salvo ed altri n. 1-00256, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Lello... Gallinella... Zoggia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  512   
   Votanti  368   
   Astenuti  144   
   Maggioranza  185   
    Hanno votato   35    
    Hanno votato no  333.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Gnecchi, Pizzolante, Tinagli, Rossi ed altri n. 1-00258 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa... Mosca... Damiano... Vitelli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  511   
   Votanti  429   
   Astenuti   82   
   Maggioranza  215   
    Hanno votato  310    
    Hanno votato no  119.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Fedriga ed altri n. 1-00259 (Nuova formulazione), su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Folino... Vitelli... Malisani... Alli...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  514   
   Votanti  338   
   Astenuti  176   
   Maggioranza  170   
    Hanno votato   25    
    Hanno votato no  313.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Lello ed altri n. 6-00042, su cui il Governo ha espresso parere contrario.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Vazio...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  513   
   Votanti  461   
   Astenuti   52   
   Maggioranza  231   
    Hanno votato   36    
    Hanno votato no  425.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

Seguito della discussione della proposta di legge: Ferranti ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali (A.C. 631-A); e delle abbinate proposte di legge: Gozi ed altri; Cirielli; Brunetta ed altri; Brunetta (A.C. 980-1707-1807-1847) (ore 18,40).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta Pag. 48di legge n. 631-A: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali; e delle abbinate proposte di legge nn. 980-1707-1807-1847.
  Ricordo che nella seduta del 9 dicembre 2013 si è conclusa la discussione sulle linee generali e la relatrice Anna Rossomando è intervenuta in sede di replica, mentre il relatore Carlo Sarro e il rappresentante del Governo vi hanno rinunciato.
  Avverto che lo schema recante il contingentamento dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 27 dicembre 2013.

(Esame degli articoli – A.C. 631-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione, e degli emendamenti presentati.
  Avverto che la Commissione ha presentato l'emendamento 2.100, che è in distribuzione.
  Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia (Vedi l'allegato A – A.C. 631-A).
  Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine, il gruppo Lega Nord ed Autonomie è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.

(Esame dell'articolo 1 – A.C. 631-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Cirielli 1.50.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è di invito al ritiro, altrimenti contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, colleghi, intervengo per illustrare brevemente l'emendamento, poiché tra le motivazioni che hanno spinto un po’ tutti in Commissione, ma anche su una valutazione complessiva – e lo diciamo noi, che normalmente siamo rigoristi e qualcuno ci chiama forcaioli –, abbiamo sposato uno slogan: garantismo e certezza della pena. In Italia si vogliono liberare coloro che hanno condanne passate in giudicato e invece si tengono persone in galera senza che sia iniziato un processo e tante volte senza neanche che vi sia stato un arrestato magari in flagranza di reato. Nella fattispecie, sicuramente di questa proposta – e lo diremo anche in seguito nei nostri altri interventi – condividiamo lo spirito della Commissione e il lavoro svolto un po’ da tutti: serve a limitare un uso sproporzionato – non voglio dire l'abuso – della custodia cautelare. Però poi bisogna essere conseguenti. Sicuramente la proposta, come verrà approvata dal Parlamento, rappresenta un passo in avanti, ma alla fine, poiché siamo di fronte...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Cirielli. Colleghi, abbiamo un certo numero di emendamenti e qualche collega che vorrebbe Pag. 49parlare, se gli consentiamo di farlo. Quindi, se potete abbassare il tono della voce e restare in Aula, perché poi votiamo.

  EDMONDO CIRIELLI. Sostanzialmente noi riteniamo che, poiché la Costituzione prevede che la libertà personale sia inviolabile e senza processo, senza una condanna, non si possa essere privati della libertà personale, la custodia cautelare debba essere un fatto del tutto eccezionale. È vero che la norma dice attualmente che le circostanze del fatto da cui deriva la pericolosità sociale, la capacità a delinquere, dev'essere desunta da elementi concreti, ed è vero che viene aggiunta anche l'attualità, ma è altrettanto vero e giusto, secondo noi, poiché questa ambiguità consente troppe volte, sulla base anche di teoremi, di privare della libertà persone che poi vengono assolte e che non sono state colte in flagranza di reato, circoscrivere la possibilità di ritenere che una persona possa commettere nuovamente reato soltanto quando non ci siano elementi di fatto, ma condotte specifiche messe in campo dalla persona che dimostra che c’è la pericolosità della reiterazione del reato.
  Per cui se non si interviene in questo modo non ne usciamo e alla fine continueremo ad avere un numero elevatissimo di persone in custodia cautelare. D'altro canto complicare le norme così come in parte avviene riempiendole di aggettivazioni che cercano di puntualizzare la norma rischia di converso di rendere impossibile addirittura anche l'arresto e la custodia cautelare per persone che invece in flagranza di reato commettono gravi fatti.
  Per cui credo che questo emendamento non possa essere ritirato. Ringrazio la disponibilità della Commissione, ma noi lo conserviamo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 1.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Rotondi, Bini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  487   
   Maggioranza  244   
    Hanno votato   24    
    Hanno votato no  463    

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Onorevoli Damiano, Bragantini...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  492   
   Maggioranza  247   
    Hanno votato  384    
    Hanno votato no  108    

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 2 – A.C. 631-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-A).
  Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, su tutte le proposte emendative la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, ad eccezione dell'emendamento della Commissione 2.100, di cui la Commissione raccomanda l'approvazione.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri.Pag. 50Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

  PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 2.50.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, io credo che l'Aula debba prestare un po’ di attenzione su questo disegno di legge in materia di misure cautelari e ovviamente anche il Comitato dei nove e tutti i parlamentari.
  Questo è un disegno di legge in materia di carcerazione preventiva e il provvedimento rimane sempre ancorato al tema di cui abbiamo discusso poco fa con riferimento al problema del sovraffollamento delle carceri. Ovviamente il Governo, la maggioranza, le forze politiche che sostengono questo Esecutivo non diranno mai che il provvedimento relativo alla carcerazione preventiva viene portato in discussione per affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri.
  Al di là del fatto che il tema della carcerazione preventiva è sicuramente un tema estremamente delicato, e in questi anni abbiamo assistito ad un vero e proprio abuso di carcerazione preventiva, quello che credo sia opportuno sottolineare è che con questo provvedimento rischiamo – se non venissero accolti gli emendamenti presentati dalla Lega – di andare esattamente nella direzione opposta, ovvero quella di smantellare il sistema della carcerazione preventiva.
  Ci sono ovviamente alcuni aspetti di questa proposta di legge che noi possiamo condividere; altri aspetti non sono da noi assolutamente condivisi, e in modo particolare l'articolo 2. Cosa dice sostanzialmente l'articolo 2, rispetto al quale anche la Commissione e anche il Comitato dei nove hanno poi assunto una posizione di modifica rispetto al testo attuale ? Passiamo all'articolo 274 del codice di procedura penale, ovvero con riferimento alle misure cautelari, e quindi alle esigenze cautelari; con questo articolo, così come è stato riscritto, si corre il rischio – e lo si corre comunque anche rispetto alla modifica che è stata apportata dalla Commissione – che con riferimento alla pericolosità, che è uno degli elementi rispetto ai quali si vanno ad applicare la misura cautelare, se il pericolo non può essere desunto esclusivamente dalla gravità del reato e dalle modalità e dalle circostanze del fatto per cui si procede, non vi sarà la possibilità di applicare la misura cautelare del carcere. Ovviamente questa è una limitazione gravissima, perché basta pensare ad un fatto esattamente di questi giorni: Presidente, capisco che...

  PRESIDENTE. Per favore, liberiamo il banco del Governo ? Grazie.

  NICOLA MOLTENI. ... la materia tra l'altro è particolarmente tecnica...

  PRESIDENTE. Attenda, attenda, onorevole Molteni. Se non disturbo la conversazione... Grazie. Prego.

  NICOLA MOLTENI. Presidente, la materia è anche particolarmente tecnica, e di difficile spiegazione ed enunciazione anche da parte di chi interviene. Basta pensare ad un caso, al caso dell'omicidio di oggi a Caselle: secondo la formulazione del testo così come previsto in questo provvedimento, oggi, se venisse approvato questo testo, colui il quale commette un reato di omicidio e risulta essere incensurato, non cadrebbe sotto il provvedimento della carcerazione preventiva; ed è per questo che anche la Commissione giustizia ed il Comitato dei nove hanno ed hanno avuto dei ripensamenti. Ed è questo il motivo per cui con questo emendamento noi chiediamo di sopprimere l'articolo 2, così come modificato dal disegno di legge, tornando al testo attuale: l'ancoraggio della pericolosità per l'applicazione delle misure cautelari, in questo caso la misura cautelare del carcere, alla gravità del reato ed alle condotte ed alle circostanze per cui si procede. È un emendamento estremamente delicato, tale per cui mi rivolgo a tutte quelle forze politiche che fanno del tema della sicurezza e della garanzia nei Pag. 51confronti di chi subisce reati gravi, come può essere un omicidio, affinché possa avere un'attenzione particolare.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Molteni, anche per la fatica di parlare in queste condizioni. Mi rivolgo anche al Comitato dei nove: gentilmente, se parla qualcuno al Comitato dei nove magari cerchiamo di aiutarlo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, solo per dire che io condivido quello che ha detto il collega della Lega, la preoccupazione, e quindi noi ci asterremo. Ci asterremo perché invece nel provvedimento c’è un passo in avanti per quello che ci riguarda: è l'inserimento della locuzione «attualità», l'attualità del pericolo riteniamo che sia un elemento di garanzia per applicare una custodia cautelare, e questa è una cosa che va salvaguardata. È prevista nell'articolo 2, per cui non possiamo accettare in toto la proposta di soppressione, pur condividendo lo spirito con la quale è stata presentata. Quindi ci asterremo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 2.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dall'Osso... Venittelli... Toninelli... Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  502   
   Votanti  495   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  248   
    Hanno votato   17    
    Hanno votato no  478.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Cirielli 2.51.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Cirielli 2.51 formulato dal relatore.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, era un po’ lo stesso principio che avevo cercato di spiegare senza successo.
  Credo che noi dobbiamo, nel momento in cui priviamo una persona della libertà personale, agire sulla base del principio di stretta legalità e di tassatività. Se per essere condannati ad una pena bisogna aver commesso un reato, o un fatto espressamente previsto dalla legge come reato, poi non possiamo privare una persona della libertà perché c’è il pericolo che possa scappare.
  Allora, io credo che noi dovremmo passare non solo alla concretezza, che è un termine molto astratto purtroppo, come prevede la legge, sebbene migliorato per come è previsto da questa modifica, ma bisogna essere più precisi e, nel caso specifico, una persona deve aver tentato di darsi alla fuga o essersi dato alla fuga. Questi sono gli unici elementi che possono portare prima di un processo, nel caso della vicenda della fuga, a privare una persona della libertà senza che sia stata condannata con una sentenza passata in giudicato. Altrimenti, come sempre accade – non come sempre, ma come spesso accade – sul pericolo concreto, priviamo della libertà una persona che poi magari risulterà essere innocente e solo per paura chissà di quale ulteriore fatto non dimostrato.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cirielli 2.51, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Madia...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

Pag. 52

   Presenti  500   
   Votanti  499   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato    6    
    Hanno votato no  493.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo all'emendamento Chiarelli 2.53.
  Prendo atto che il presentatore ritira l'emendamento Chiarelli 2.53.
  Passiamo alla votazione dell'emendamento Molteni 2.52.
  Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'emendamento Molteni 2.52 formulato dai relatori.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, durante la riunione del Comitato dei nove da parte dei relatori era stata mostrata una certa disponibilità nell'accoglimento di questo emendamento. Questo emendamento va a migliorare la norma di cui parlavamo prima, ovvero sempre l'articolo 2, perché – e lo ripeto, perché credo che non sia stato chiaro il messaggio – noi con questo articolo, con l'articolo 2 di questo provvedimento, andiamo sostanzialmente a fare in modo che la pericolosità, ai fini dell'applicazione delle misure cautelari, non sarà più desunta dalla gravità del reato per cui si procede ma sarà desunta unicamente dai comportamenti e dai precedenti penali del soggetto.
  Questo cosa vuol dire ? Che se noi ci troviamo di fronte a un soggetto che commette un reato anche gravissimo e risulta essere incensurato, ovvero senza precedenti penali, questa persona, pur avendo commesso un reato di particolare gravità sociale, ad esempio un omicidio, non finisce in carcere. Allora, io credo che in questo momento, dove il tema della sicurezza è particolarmente sollecitato dai cittadini, votare una norma di questo tipo porterebbe ogni parlamentare, che si assume la responsabilità di votare questo articolo, a giustificare di fronte all'opinione pubblica, di fronte ai cittadini e, in modo particolare, di fronte alle vittime del reato, il motivo per cui questo soggetto che ha commesso un reato così grave – e parliamo, ripeto, di reati particolarmente gravi come, ad esempio, l'omicidio – non finirà in carcere. Allora, la Lega non si assume la responsabilità di far sì che colui il quale commette un omicidio in bontà di questa norma non debba più finire in carcere ed è il motivo per cui la Lega non condivide l'impianto complessivo di questa proposta di legge, non solo con riferimento all'articolo 2 ma poi, come vedremo, anche con riferimento all'articolo 6.
  Presidente, ripeto: è giusto e doveroso avanzare una riflessione in merito alla carcerazione preventiva, ma c’è un'asticella, per la Lega, al di sotto della quale non si può scendere. Inoltre, per i reati di gravissimo allarme sociale la previsione è anche in contrasto con alcune sentenze della Corte costituzionale (sì, anche in contrasto con alcune decisioni della Corte costituzionale). Dunque, per la Lega, nel momento in cui si configurano alcuni reati di particolare e di gravissimo allarme sociale, l'obbligatorietà della carcerazione preventiva rimane una necessità e rimane doverosa.
  Questo emendamento non fa nient'altro che allentare la portata – io dico drammatica da un lato e vergognosa dall'altro lato – dell'articolo 2. Questo è il motivo per cui invito almeno i relatori ad esprimere parere positivo. Ovviamente, da parte nostra ci sarà il voto favorevole su questo emendamento e anticipo già, Presidente, che nell'ipotesi in cui questo emendamento non dovesse essere accolto ovviamente da parte della Lega ci sarà il convinto voto contrario sull'articolo 2, anche rispetto all'emendamento successivo presentato dai relatori che in parte mitigano l'effetto drammatico, comunque, di questo articolo.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sannicandro. Ne ha facoltà.

  ARCANGELO SANNICANDRO. Signor Presidente, io gradirei che evitassimo di usare argomenti, come dire, terroristici Pag. 53attinenti alla sicurezza dei cittadini e che stessimo di più al tema. Ora, noi non stiamo facendo nulla di rivoluzionario. Stiamo semplicemente recependo quella che è la giurisprudenza ampia anche della Cassazione su questa materia, la quale con le sue sentenze spesso ha dimostrato che c’è stata una deviazione dai principi costituzionali e dagli stessi principi contenuti nel codice di procedura penale.
  La custodia cautelare non serve a rassicurare il cittadino o, come si desume dagli esempi che il collega Molteni ha portato, non serve per anticipare eventualmente anche la pena.
  La custodia cautelare è uno strumento servente per la ricerca della verità. Questa è la custodia cautelare, perché il principio fondamentale in materia è la libertà personale del cittadino, articolo 13 della Costituzione. Questa libertà può essere compressa solo per esigenze o di espiazione della pena, quando uno ha commesso un delitto, oppure per esigenze – lo dice la parola stessa – cautelari. Certo noi, come dire, con una specie di scivolamento freudiano, parliamo di carcerazione preventiva, ma è una locuzione inesatta che andrebbe riportata al suo giusto significato di custodia cautelare. Ora, quando noi inseriamo accanto alla parola pericolo concreto anche la parola attuale, dobbiamo renderci conto che non stiamo facendo la rivoluzione, perché in fin dei conti il pericolo di inquinamento delle prove oppure di sottrazione alle indagini non sono pericoli che potrebbero giustificare la custodia cautelare se non fossero concreti e attuali. Noi stiamo intervenendo normativamente – purtroppo, perché non abbiamo altro strumento se non questo – per ricondurre la giurisprudenza – parliamoci chiaro – all'esatta interpretazione delle norme e a mantenere vivo e corretto lo spirito delle norme che abbiamo in questione.
  D'altra parte – lo ripeto – noi facciamo questa norma perché, tra gli altri, il presidente della Corte di cassazione ha spiegato che c’è un abuso. Che significa un abuso ? Che c’è un uso distorto dello strumento che è stato forgiato per tutt'altre finalità. Ora, qual è la distorsione ? La distorsione, che tra l'altro dal mio punto di vista è arrivata ad uno snaturamento dell'istituto, è quella di considerarlo uno strumento per placare il clamore sociale oppure uno strumento di anticipazione della pena, cioè si tratta di deviazioni che la giurisprudenza ha messo in risalto e che hanno indotto addirittura il primo presidente della Corte di cassazione a lanciare un appassionato e drammatico appello durante l'inaugurazione dell'anno giudiziario.
  Ora, io ho voluto fare questo intervento proprio per non essere costretti a ripetersi e a ripetermi successivamente, per dire che dobbiamo stare al tema e il tema è rivoluzionario rispetto alla prassi – su questo sono perfettamente d'accordo, se qualcuno lo volesse intendere come tale – ma non è altro che una rimodulazione di una normativa già esistente per riportarla ad una corretta applicazione e ad una costituzionalmente corretta applicazione, ai sensi dell'articolo 13 della Costituzione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 2.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Fitto, Di Lello, Garavini, Bressa, Tartaglione, Rostellato, Lattuca, Balduzzi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  505   
   Votanti  498   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato  17    
    Hanno votato no  481.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  (La deputata Mariani ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

Pag. 54

  Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.100 della Commissione, con il parere favorevole della Commissione e del Governo.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, voteremo favorevolmente questo emendamento della Commissione, ricordando che proprio un nostro emendamento in Commissione andava in questa direzione, quindi nella direzione di questa soppressione. Purtroppo non è stato recepito in toto dagli emendamenti che sono passati in Commissione e, quindi, si è recuperato successivamente con questo emendamento votato dalla maggioranza.
  Quindi, non possiamo che essere soddisfatti. Questo è il chiaro esempio che il MoVimento 5 Stelle, quando si mette sul merito e quando il merito è di buonsenso, affronta i provvedimenti in modo propositivo e positivo, e quindi non ha alcun problema a votare emendamenti di altre forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole della Lega a questo emendamento, per una logica rispetto a quanto abbiamo detto sino ad ora. Questo emendamento non attutisce l'effetto di questa norma, che è esattamente quella di cui parlavo prima, ma ne mitiga la portata rispetto a quanto dirompente poteva essere se l'emendamento non fosse stato accolto.
  Ovviamente – mi rivolgo anche al collega Sannicandro – questo emendamento recepisce anche una preoccupazione – non è stato detto: lo dico io, sarebbe bello che lo dicesse anche qualcun altro – che è la preoccupazione con riferimento all'articolo 2, ovvero al fatto che la pericolosità rispetto alla quale si va all'applicazione delle misure cautelari non è più ancorata alla gravità del reato e alle modalità del fatto.
  Questa preoccupazione è stata sollevata dall'Associazione nazionale magistrati, che ha più volte ribadito la pericolosità di questa «portata». Signor Presidente, noi votiamo favorevolmente perché una parte importante di questo articolo viene sostanzialmente sottratta. Voglio, però, far presente, ed è il motivo per cui la Lega voterà comunque contrario, convintamente contrario, all'articolo 2, che tale articolo – lo dico in maniera estremamente chiara – è un regalo alla criminalità, è un regalo alla delinquenza ed è un regalo rispetto a coloro i quali, macchiandosi di reati gravissimi, non andranno più in carcere.
  Il Partito Democratico, in modo particolare il nuovo Partito Democratico di Renzi, dovrà spiegare all'opinione pubblica, dovrà spiegare ai cittadini, il motivo per cui, con l'approvazione di questa legge, e con l'approvazione in modo particolare di questo articolo, diventerà più difficile per i magistrati poter mettere in carcere coloro i quali si macchiano di reati gravissimi, ad esempio il reato di omicidio.
  Ripeto, con riferimento all'episodio e al grave evento di cronaca che ha caratterizzato il Piemonte in questi giorni, se questo articolo venisse approvato con questa portata, vi sarebbe il rischio che colui il quale commette un omicidio, anzi, un omicidio particolarmente efferato, potrebbe non andare in carcere.
  La Lega non si assume e non si assumerà la responsabilità di andare a dire alle vittime di reati così gravi che colui il quale ha commesso il reato di omicidio, che è il carnefice delle vittime, non finirà in carcere per la portata di questa norma. Ognuno si deve assumere la propria responsabilità !

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100 della Commissione, con il parere favorevole del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

Pag. 55

  Pilozzi...abbiamo votato tutti ? Onorevole Verini, lei con la scheda dove stava ? Centemero...abbiamo votato tutti ? Mi pare di sì, non vedo mani alzate.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  503   
   Maggioranza  252   
    Hanno votato  502    
    Hanno votato no  1.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Stumpo, Rostellato, Gnecchi...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  498   
   Maggioranza  250   
    Hanno votato  481    
    Hanno votato no  17.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 3 – A.C. 631-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-A).
  Avverto che a seguito dell'approvazione dell'emendamento 2.100 della Commissione risultano preclusi gli emendamenti Cirielli 3.50 e Chiarelli 3.53.
  Nessuno chiedendo di parlare sul complesso delle proposte emendative, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sull'emendamento Molteni 3.52 e sull'articolo aggiuntivo Cirielli 3.050.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Su entrambi ? Sia sull'emendamento Molteni 3.52 che sull'articolo aggiuntivo Cirielli 3.050 ?

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. Sì, Presidente.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.

  PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Molteni 3.52 formulato dal relatore.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, è esattamente lo stesso discorso che abbiamo fatto per l'articolo 2. L'articolo 2 faceva riferimento all'articolo 274, comma 1, lettera b) del codice di procedura penale, ovvero al pericolo di fuga. Qui siamo all'articolo 274 comma 1, lettera c) del codice di procedura penale, ovvero con riferimento alla reiterazione del reato. Io insisto e mi spiace francamente che da parte del Partito Democratico non vi sia nessun intervento tale che possa giustificare e possa spiegare soprattutto a coloro i quali ci stanno ascoltando il motivo per cui ci si ostina a mantenere e a conservare la formulazione dell'articolo 2 e dell'articolo 3 con questi effetti. È stato più volte sottolineato, ed è stata più volte richiesta, anche da parte dell'Associazione nazionale magistrati, una rivisitazione di questa formulazione. Io invito gli esponenti, in modo particolare gli autorevoli e competenti esponenti del Partito Democratico a spiegare il motivo per cui ci si ostini a mantenere una formulazione tale per cui non si ancora più esclusivamente la pericolosità alla gravità del reato e alla condotta di colui il quale commette il reato. È un atto estremamente grave. La correzione che viene apportata non è comunque sufficiente a mitigare la portata drammatica di questa norma. Ripeto: con questi articoli, con l'articolo 2 e con l'articolo 3, Pag. 56state facendo un regalo alla criminalità, state facendo un regalo post-natalizio ai delinquenti e ai criminali, soprattutto ai delinquenti e ai criminali che si sono macchiati e che si macchiano di reati gravissimi. La Lega non vuole e non sarà corresponsabile con voi dell'approvazione di questo articolo.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 3.52, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Ferrari, Paola Bragantini, Borghi, Tidei...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  504   
   Votanti  496   
   Astenuti    8   
   Maggioranza  249   
    Hanno votato  16    
    Hanno votato no  480.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Passiamo alla votazione dell'articolo 3.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gozi. Ne ha facoltà.

  SANDRO GOZI. Signor Presidente, la ringrazio per la parola, anche perché è stato chiamato in causa il Partito Democratico e il nostro cosiddetto supposto « silenzio». È evidente che si tratta di un provvedimento molto difficile, un provvedimento su cui la Commissione e la relatrice hanno fatto un lavoro importante, un lavoro difficile, un lavoro che evidenzia una impostazione culturale di fondo molto diversa; una impostazione culturale di fondo, la nostra, che però è in linea non solo con quanto prevede la nostra Costituzione, ma anche con quanto prevede la Convenzione europea di Strasburgo. Noi vogliamo con questo provvedimento restituire la natura di extrema ratio alla custodia cautelare in carcere. Ciò significa ovviamente – come questo provvedimento fa – rendere più stringenti i criteri e le motivazioni della cosiddetta «carcerazione preventiva» e ampliare il ricorso alle misure alternative al carcere.
  Perché parlavo di impostazione culturale, Presidente ? Perché noi stiamo parlando dell'atto legittimo, ma più grave, che è consentito allo Stato, cioè la privazione della libertà. E non stiamo parlando della privazione della libertà di condannati in via definitiva, stiamo parlando della privazione della libertà di presunti innocenti.
  Ora, in base alla Convenzione europea dei diritti umani, che anche ieri su un altro caso è stata riportata al centro – giustamente – delle cronache italiane, la custodia cautelare in carcere può essere giustificata unicamente per rispondere alle necessità di un'indagine efficace ovvero per preservare l'integralità degli elementi di prova disponibili, per impedire qualsiasi collusione o interferenza con i testimoni o, ancora, per assicurarsi che gli interessati non fuggano. Sempre in base alla Convenzione, la detenzione preventiva deve essere prevista in quanto misura eccezionale: è opportuno ricorrervi unicamente nel momento in cui altre opzioni sono giudicate insufficienti.
  Si tratta, quindi, come prevede il provvedimento oggi in esame, di una decisione – e mi riferisco all'articolo precedente – che non può essere presa in astratto, ma deve essere presa in presenza di un pericolo non solo concreto, ma attuale per la società e per le vittime. Ed è una decisione che necessita per forza una valutazione specifica, caso per caso, che dovrà tenere conto dei precedenti e dei comportamenti della personalità dell'imputato. Insomma, Presidente, noi vogliamo garantire la sicurezza di tutti, garantendo allo stesso tempo i diritti di ciascuno ed il diritto più importante di ognuno di noi che è la libertà personale.
  Fare della custodia cautelare in carcere l’extrema ratio è poi – lo voglio ricordare – una prima risposta per evitare che l'Italia continui ad avere questo triste primato europeo: un tasso di sovraffollamento Pag. 57carcerario del 148 per cento. Quindi, non si tratta – come ho sentito dire dal collega Molteni – di smantellare il sistema attuale. Si tratta di renderlo più giusto, si tratta di renderlo più efficace, si tratta di renderlo più coerente con i valori e con i doveri che sono alla base della nostra Costituzione e del nostro impegno europeo. Io voglio ricordare, Presidente, che siamo secondi, in questo triste primato, solo alla Serbia, che ci supera con il 157 per cento di sovraffollamento carcerario, mentre la media europea è del 98 per cento.
  Presidente, da tempo siamo osservati speciali dal Consiglio d'Europa. Cari colleghi, devo confessarvi che rappresentare l'Italia a Strasburgo – concludo Presidente –, come grazie a questo Parlamento e grazie a voi alcuni di noi hanno l'onore di fare, sta diventando sempre più difficile quando si tratta di giustizia e quando si tratta di carceri.
  E voglio anche ricordare, al di là delle fredde statistiche, che basterebbero a giustificare questo provvedimento, che noi dobbiamo rispondere – e c’è un'importante relazione che è stata fatta dalla Commissione Giustizia in materia – anche a un messaggio del Capo dello Stato in cui ci ricorda una data, che è il 28 maggio 2014, data entro la quale dovremmo avere risolto la questione, valutando tutti i possibili provvedimenti – e innanzitutto affrontando il provvedimento più grave, che incide di più sulla libertà personale, che è la custodia cautelare in carcere –, per fare cessare la costante violazione, da ben trent'anni, delle normative europee in materia di diritti fondamentali che avviene nelle nostre carceri a causa del nostro sistema giudiziario, che ha varie falle.
  Il conto alla rovescia è scattato da tempo Presidente.
  È un conto che non misura solo i giorni, misura anche la nostra dignità collettiva come democrazia liberale e come Stato di diritto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Passiamo...Basta chiedere la parola e viene data, onorevole Chiarelli, io non posso immaginarlo, sto anche di spalle.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Chiarelli. Ne ha facoltà.

  GIANFRANCO GIOVANNI CHIARELLI. Signor Presidente e onorevoli colleghi, Forza Italia voterà favorevolmente all'articolo 3, perché riteniamo che sia stato fatto, così come poc'anzi diceva il collega del Partito Democratico, un lavoro in Commissione abbastanza delicato e, nello stesso tempo, questo articolo è stato abbastanza migliorato. È chiaro che nulla è perfetto, potevamo certamente fare meglio, però riteniamo che questa norma abbia quanto meno messo un freno a determinate possibilità, da parte della magistratura, di applicare la misura cautelare ritenendola più che altro un rimedio di anticipazione di espiazione della pena, e, così, sappiamo che in un sistema democratico non deve essere.
  Voglio cogliere l'occasione, però, perché molte volte ci si trova di fronte a situazioni davvero paradossali: stamattina, leggendo la seconda pagina de la Repubblica, una giornalista che ritengo abbia l'ossessione irrefrenabile per le norme pro Silvio, la dottoressa Liana Milella, accusava il sottoscritto, facente parte della Commissione giustizia, nonché capogruppo alla Camera di quella Commissione, di aver introdotto un emendamento «salva Berlusconi», pro Silvio, un emendamento per gli ultrasettantenni.
  Ecco, quello che io raccomando è che, prima di lanciare determinate affermazioni o di scrivere determinati articoli, ci si informi sui contenuti delle norme e soprattutto l'ossessione è comprensibile, ma non può essere o arrivare al paradosso.
  Questa norma – secondo cui non possono essere arrestati gli ultrasettantenni – è una norma che già esiste, ai sensi dell'articolo 275, comma 4, del codice di procedura penale. Pertanto, quello che sostanzialmente noi vogliamo è che si faccia una norma, ma che la si smetta una volta per tutte di pensare a chi lavora e può anche essere un peone, come il sottoscritto, Pag. 58che per la prima volta viene alla Camera, ma che da 33 anni fa l'attività professionale e fa questo tipo di attività professionale e rispetto alla dottoressa Milella, ossessionata, non ha a che vedere nulla.
  Vi è un'altra norma che pure noi tratteremo e tratteremo domani, che è quella che riguarda – e si rileva anche nell'articolo –, che quasi noi volevamo attenuare le misure cautelari rispetto all'articolo 416.
  Io condivido in pieno quello che l'amico Arcangelo Sannicandro poc'anzi ha detto, cioè dobbiamo smetterla di pensare che la misura cautelare sia l'unico rimedio che possa consentire di fare giustizia.
  Noi abbiamo fatto una norma – e di questo si tratterà domani – con la quale l'articolo 416 è stato addirittura inasprito con l'articolo 416-bis, quindi collegando a quella norma tutta una serie di reati connessi.
  Pertanto il partito di Forza Italia voterà favorevolmente sull'articolo 3 e poi sul resto faremo ulteriori interventi.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente mi scusi, ma ovviamente il tema è delicato e non si parla tanto per parlare – tra l'altro avevo l'emendamento 3.50, che è stato precluso – ma penso che sia giusto spiegare, visto che con i tre articoli si esaurisce anche il tema delle esigenze cautelari.
  Il gruppo e chi parla ritengono con assoluta convinzione che i delinquenti, i criminali e soprattutto i recidivi vadano puniti in maniera efficace e certa e debbano scontare una pena certa, in maniera dignitosa, tendendo alla rieducazione, scontando in carcere la giusta punizione comminata dal giudice. Il punto è un altro. Questa concezione non fa a pugni, anzi va d'accordo con quella per la quale la privazione della libertà può avvenire soltanto dopo un processo legittimo e dopo una sentenza passata in giudicato, a meno che non ci siano elementi di prova ed evidenze certe che una persona tenti di sottrarsi alla giusta punizione scappando, oppure tenti di inquinare le prove, oppure in base a condotte che mette in piedi concretamente si capisce che possa reiterare il reato e, quindi, è pericolosa socialmente.
  La norma precedente alla custodia cautelare, che pure viene migliorata, perciò noi abbiamo votato a favore del primo, del secondo e del terzo articolo, con un buon italiano purtroppo ha lasciato un margine troppo forte alla discrezionalità con il risultato che tantissime persone in Italia, non solo vengono private della libertà senza processo, ma poi vengono assolte. Ecco perché secondo noi ci volevano elementi di prova e condotte. Ci dispiace che alcuni gruppi, tra cui Forza Italia, che da sempre si battono per questioni di libertà, su questo aspetto si siano accontentati di un compromesso positivo, ma al ribasso. Noi votiamo a favore, ma la nostra idea era diversa e poi spiegheremo sulla certezza successivamente qual è il nostro pensiero rispetto a chi evidentemente e certamente ha commesso gravi reati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Molteni. Ne ha facoltà.

  NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, per annunciare, ovviamente, il voto contrario della Lega Nord all'articolo 3. Ripeto che con l'articolo 3 il giudice non potrà più desumere il pericolo dalla gravità del reato, ma potrà semplicemente emettere una misura limitativa della libertà del soggetto che commette reato basandosi e facendo riferimento su altri tipi di elementi, tipo il comportamento piuttosto che i precedenti penali. Perché la Lega Nord, quindi, vota contro ? Perché sulla base di queste considerazioni, vi è il rischio che di fronte a chi commette reati di particolare gravità sociale, ad esempio un omicidio, e non ha precedenti penali, il giudice potrebbe essere indotto a non applicare la misura della carcerazione preventiva. Ed è questo il motivo che ci porta ad esprimere un parere negativo e a Pag. 59considerare questo articolo, come l'articolo 2, un dono e un regalo ai criminali e ai delinquenti.
  Questo mi consente, anche alla luce delle considerazioni e delle dichiarazioni di voto che sono state fatte dai colleghi, di far presente che, con questo articolo, con l'articolo 3, e in precedenza con l'articolo 2, il carcere non è più l’extrema ratio. E io condivido, ovviamente, le parole del collega Gozi quando dice che sulla carcerazione preventiva il carcere deve essere l’extrema ratio. Con questo articolo e con l'articolo precedente, il carcere non è più neanche extrema ratio perché togliamo gli elementi al giudice per poter far sì che chi commette reati gravi ed è incensurato non finisca in carcere. Io credo che questa sia una norma estremamente sbagliata e irrispettosa nei confronti delle vittime dei reati. Faccio presente e voglio ricordare all'Aula – e concludo e lo ripeterò poi successivamente per altri articoli che non condividiamo rispetto ad altri di cui, invece, abbiamo sposato la bontà e la finalità verso cui questo provvedimento va a muoversi – che in questi nove mesi questo provvedimento è il quarto provvedimento, tra due decreti-legge e due disegni di legge, che si occupa di carceri, che si occupa del sovraffollamento delle carceri e che si occupa dei detenuti. Faccio presente al sottosegretario presente – scusate il gioco di parole – che i problemi della giustizia non possono essere riferiti solo ed esclusivamente al problema del sovraffollamento delle carceri.
  Abbiamo un sistema giustizia totalmente al collasso, in modo particolare nel settore civile, che in tal modo diventa disincentivante per chi vuole investire nel nostro Paese. Chiedo, ci chiediamo e chiediamo alla maggioranza il motivo per cui in questi nove mesi, sulla giustizia civile e sulla giustizia penale, questo Governo e questa maggioranza non hanno fatto nulla. Tant’è che i problemi cronici del sistema giustizia nel nostro Paese oggi sono tutti sul tappeto. Perché ? Perché in questi nove mesi vi siete occupati solo ed esclusivamente di garantire impunità a criminali e delinquenti ed è per questo il motivo per cui la Lega in questi nove mesi su due decreti-legge e su due disegni di legge, ergo sui quattro «svuotacarceri», ha esercitato e continuerà ad esercitare una durissima opposizione. Ci sono i detenuti ma ci sono anche le vittime dei reati, coloro i quali i reati li subiscono. Ci sono provvedimenti a beneficio dei detenuti, a beneficio dei criminali. Non c’è nemmeno una parola da parte del Partito Democratico, da parte di chi sostiene questa maggioranza e da parte del Ministro nei confronti di chi i reati li subisce. Ci pensa la Lega a dare sostegno a questi soggetti.

  PRESIDENTE. Onorevole Molteni... un attimo onorevole Rossomando, il Presidente vede e provvede tante volte.
  Onorevole Molteni, volevo comunicare, ma semplicemente per l'economia dei lavori e la vostra possibilità di organizzarvi, sia a lei che al collega Cirielli, che a entrambi sono rimasti circa quattro minuti di contingentamento dei tempi. Siccome vedo che sono molti gli emendamenti, semplicemente per sua informazione, valuti lei come distribuire i suoi interventi. Questo vale anche per il collega Cirielli. Sempre a fini organizzativi, se non vi sono obiezioni, devo dare la parola all'onorevole Rossomando e all'onorevole Ferraresi che l'hanno chiesta su questo argomento. Poi dobbiamo votare l'articolo aggiuntivo del collega Cirielli. Suggerirei, ma ovviamente se non ci sono obiezioni, di arrivare all'articolo 4, sul quale ci sono due emendamenti, e concludere qui i lavori che riprenderanno domani mattina. Se non ci sono obiezioni, così rimaniamo organizzati e così sapete anche come procediamo.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Russomando.... Rossomando scusi. Ne ha facoltà.

  ANNA ROSSOMANDO, Relatore. La mia fiducia nella Presidenza è incrollabile e salda. Una brevissima precisazione su questo articolo. Stiamo parlando dell'articolo 274, lettera c), del codice di procedura penale, un aspetto molto particolare cioè una misura cautelare di qualsiasi tipo Pag. 60che viene irrogata sulla base di un giudizio di prognosi, di pericolo di reiterazione di un reato che ancora non è stato acclarato con una pronuncia di merito, quindi sulla base di un pericolo e di una prognosi fondata su gravi indizi e in questo caso sulla base del pericolo di reiterazione. Quindi noi che cosa abbiamo fatto ? Assolutamente non riteniamo di aver messo in pericolo la sicurezza dei cittadini. Semplicemente vogliamo dare attuazione piena al principio di concretezza e attualità del pericolo, come dire, al concetto di pericolo che è insito e cardine di una misura cautelare e che noi vogliamo che sia concreto e attuale.
  Vogliamo quindi che sia molto chiaramente separato e distinto il giudizio sulla gravità degli indizi che, quindi, fa riferimento anche al titolo di reato e alla gravità, a come si etichetta il tipo di reato, e poi, invece, tutte quelle modalità che in concreto rendono appunto palese il pericolo. E questo è stato anche lo spirito con cui, per rendere ancora più chiaro questo nostro intento, abbiamo approvato in Commissione quell'emendamento che abbiamo approvato poc'anzi con riferimento sia all'articolo 2 sia all'articolo 3. Quindi nessun pericolo e ricordo a tutti noi e al collega Molteni che abbiamo inserito recentemente delle norme proprio a tutela della persona offesa che viene avvisata quando, ad esempio, cessa una misura cautelare in carcere, per tutti i reati.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferraresi. Ne ha facoltà.

  VITTORIO FERRARESI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle a questo articolo, ma volevo ricordare al collega Gozi di non esibirsi in voli troppo lunghi perché questo provvedimento è sì di buonsenso, è un provvedimento sacrosanto, ma non risolve assolutamente il problema del sovraffollamento, se mai si doveva intervenire con precedenza nei confronti di un processo penale che è lento e crea numerosi, migliaia di casi di misure cautelari carcerarie. La seconda cosa che le volevo dire è che il sovraffollamento carcerario non è un fenomeno attuale, è un fenomeno di cui siamo a conoscenza da diversi anni e il Partito Democratico, la sinistra, poteva semplicemente evitare di fare un indulto nel 2006, abrogando e sopprimendo le leggi vergogna del Governo Berlusconi. Non saremmo neanche qui, in questo momento, a parlare di liberazione anticipata speciale, non si doveva neanche fare l'indulto, bastava sopprimere le leggi vergogna.
  Quindi, ricordo al collega Gozi che loro avevano la possibilità di non arrivare in questo momento in questa situazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Di Salvo, Amoddio, Dadone, Leva, Savino, Giampaolo Galli, Dini, Nardella, Guerra...
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  477   
   Maggioranza  239   
    Hanno votato  460    
    Hanno votato no  17.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  (Il deputato Cimbro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario).

  Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Cirielli 3.050.
  Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, mi dispiace che un provvedimento così importante dove non c’è alcuno spirito ostruzionistico veniva contingentato, comunque credo di potercela fare lo stesso Pag. 61ad essere sintetico e a dire che questo articolo aggiuntivo rappresenta un po’ la filosofia di chi parla e del nostro partito. Se da un lato riteniamo sia profondamente grave che un Paese democratico privi della libertà personale coloro che sono sospettati, senza elementi importanti e concreti, di pericolosità sociale, di tentativo di fuga e di tentativo di inquinamento delle prove, allo stesso modo riteniamo che quando queste prove siano evidenti, come per esempio nel caso delle persone arrestate in flagranza di reato per gravi reati per cui è prevista, come minimo, nel massimo la pena di quattro anni, per noi in questo caso la custodia cautelare ci sta tutta. Ciò nel senso che è evidente, ma è una cosa di buonsenso, che se una persona commette una rapina e viene arrestata in flagranza di reato, come possiamo immaginare che il giorno dopo, perché non c’è pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o concretezza di reiterazione del reato, venga messa in libertà ? Allora, quando si viene arrestati in flagranza di reato per gravi reati è evidente che la prova c’è tutta; per carità, il processo va fatto, in primo, in secondo, in terzo grado, perché è legittimo, perché è costituzionale, perché bisogna graduare la gravità della pena, valutare anche l'individuazione della pena – così vengo anche incontro alle giuste valutazioni che farebbe il collega Sannicandro – è giusto che il processo individui la pena giusta per chi ha commesso un reato ed è stato arrestato in flagranza di reato, ma è impensabile che questa persona che ha commesso un omicidio, che ha commesso una rapina, che ha fatto pedopornografia, che ha commesso un altro reato grave come la corruzione, venga arrestata perché è obbligatorio l'arresto in fragranza di reato e il giorno dopo la mettiamo fuori. Come lo giustifichiamo ai cittadini, alle vittime ?
  In quel caso la flagranza di reato deve sostituire la pericolosità sociale per gravi reati; in quel caso la custodia cautelare deve essere obbligatoria e automatica. Questo è il nostro pensiero.

  PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Cirielli 3.050, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Carrescia, Tartaglione, Gallinella.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti e votanti  470   
   Maggioranza  236   
    Hanno votato  27    
    Hanno votato no  443.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

(Esame dell'articolo 4 – A.C. 631-A)

  PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A – A.C. 631-A).
  Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

  CARLO SARRO, Relatore. Signor Presidente, sugli emendamenti Molteni 4.6 e 4.50 vi è un invito al ritiro, in subordine parere contrario.

  PRESIDENTE. Il Governo ?

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, invito al ritiro, altrimenti parere contrario.

  PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro e insistono per la votazione.
  Passiamo ai voti.
  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.6, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.Pag. 62
  (Segue la votazione).

  Folino, Capua, Petraroli, Tidei.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  462   
   Astenuti    7   
   Maggioranza  232   
    Hanno votato  16    
    Hanno votato no  446.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Molteni 4.50, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Dorina Bianchi, Taricco, Gutgeld, Parentela, Segoni.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  475   
   Votanti  474   
   Astenuti    1   
   Maggioranza  238   
    Hanno votato   22    
    Hanno votato no  452.

  La Camera respinge (Vedi votazioni).

  Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
  Dichiaro aperta la votazione.
  (Segue la votazione).

  Bossa, Folino, Taricco, Sorial, Damiano.
  Dichiaro chiusa la votazione.
  Comunico il risultato della votazione:

   Presenti  469   
   Votanti  464   
   Astenuti    5   
   Maggioranza  233   
    Hanno votato si  447    
    Hanno votato no   17.

  La Camera approva (Vedi votazioni).

  Secondo le intese intercorse, interrompiamo a questo punto l'esame del provvedimento, che riprenderà nella seduta di domani a partire dalle ore 10.

In morte dell'onorevole Alessandra Siragusa.

  PRESIDENTE. Colleghi, molti di voi non l'hanno conosciuta, ma molti sì; lo scorso 28 dicembre è venuta a mancare prematuramente, alla giovane età di 50 anni, Alessandra Siragusa, membro della Camera dei deputati nella scorsa legislatura. Molti di voi la ricorderanno non solo in relazione alla sua attività in Aula, ma anche per il suo appassionato impegno quale componente della Commissione cultura. Ricorderemo la figura di Alessandra Siragusa in una prossima seduta.
  La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea (Applausi).

Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 19,52).

  PIA ELDA LOCATELLI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, in questi giorni a Milano sono comparsi alcuni manifesti contro ricercatori e scienziati accusati di essere «vivisettori e assassini degli animali».
  Nei manifesti viene indicato cognome, indirizzo e numero di telefono dei ricercatori e si incita alla violenza con frasi del tipo: «Chiama il boia e digli quello che pensi di lui».
  L'episodio segue di pochi giorni le minacce di morte ricevute dal direttore dell'Istituto Pag. 63Mario Negri di Milano, Silvio Garattini, e gli insulti rivolti a Caterina, la studentessa padovana «colpevole» di aver detto di essere viva grazie a farmaci testati sugli animali.
  Le aggressioni e le intimidazioni ai danni del mondo della scienza stanno diventando quasi un'abitudine da parte di fondamentalisti animalisti, al punto da richiedere una ferma condanna da parte di tutte le forze politiche, compresi quei parlamentari animalisti che a tutt'oggi non hanno preso le distanze da questi gravissimi episodi.
  È indispensabile far sentire la vicinanza di tutto il Parlamento ai nostri ricercatori e scienziati, che devono scontrarsi non solo con le difficoltà economiche e occupazionali del nostro Paese e con le sentenze dei giudici che spesso rimettono in discussione il loro lavoro, come nel caso «Stamina», ma anche contro un nuovo oscurantismo che minaccia addirittura la loro vita.

  PRESIDENTE. La ringrazio onorevole Locatelli anche perché le condizioni sono invivibili. Colleghi, siccome la seduta per la parte delle votazioni si è conclusa, siamo nella fase nella quale ciascuno per due minuti vorrebbe dire qualcosa, se gentilmente le conversazioni e i capannelli potessero essere spostati fuori dall'Aula noi potremmo andare avanti, visto che ci sono numerosi interventi.

  GIANNI MELILLA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIANNI MELILLA. Signor Presidente, per ricordare la figura di un illustre economista italiano che il 6 gennaio del 1914 è nato a Pescara – o meglio allora Pescara si chiamava Castellamare adriatica, era il 1926, si unificò con un altro paese e nacque Pescara –, questo economista era Federico Caffè.
  Federico Caffè, scomparso nel 1987, economista di formazione keynesiana, per decenni è stato ordinario di Politica economica e finanziaria all'Università di Roma. Ha formato intere generazioni; suoi allievi sono stati Mario Draghi, Ignazio Visco, Ezio Tarantelli, Fausto Vicarelli, Pierluigi Ciocca, tanto per citarne solo alcuni.
  Intere generazioni di giovani si sono formate alla facoltà di Economia e commercio dell'Università «Sapienza» di Roma che non a caso oggi è intitolata a Federico Caffè.
  Federico Caffè ha collaborato per tanti anni al quotidiano Il Manifesto, ha scritto memorabili articoli in cui denotava una spiccata sensibilità sociale verso la parte più debole del popolo italiano.
  Io lo voglio ricordare citando una sua frase che scrisse in un famoso articolo su Il Manifesto che si intitolava «La solitudine del riformista»: «Egli preferisce il poco al tutto, il realizzabile all'utopico, il gradualismo delle trasformazioni ad una sempre rinviata trasformazione radicale del “sistema” (...). Al posto degli uomini abbiamo sostituito numeri, e alla compassione nei confronti delle sofferenze umane abbiamo sostituito l'assillo dei riequilibri contabili».
  Mai come oggi l'insegnamento di Federico Caffè è attuale.

  FEDERICO D'INCÀ. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Onorevole D'Incà, le chiedo scusa, perché ho commesso un errore: non avevo visto che la sua era una richiesta sull'ordine dei lavori. E quindi ovviamente non solo lei ha cinque minuti, dovevo farla parlare prima, ma non me ne sono reso conto.
  Ne ha facoltà.

  FEDERICO D'INCÀ. Signor Presidente, a seguito dei fatti riportati in questi giorni dalla stampa nazionale, chiediamo che il Ministro De Girolamo venga in quest'Aula a riferire al più presto. Nonostante le sue ripetute dichiarazioni di estraneità al malaffare su cui sta indagando la magistratura, ed ancorché ella non sia indagata, è quanto mai opportuno un suo...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole D'Incà. Colleghi, torno a ripetere: siccome non è Pag. 64obbligatorio stare in Aula, se le conversazioni potessero essere terminate fuori dall'Aula, chi rimane in Aula può ascoltare e chi vuole parlare può parlare. Non è difficile, è una cosa molto semplice. Grazie.

  FEDERICO D'INCÀ. Nonostante le sue ripetute dichiarazioni di estraneità al malaffare, su cui sta indagando la magistratura, ed ancorché ella non sia indagata, è quanto mai opportuno un suo chiarimento, considerato che è l'ennesima vicenda di corruzione e gestione clientelare della cosa pubblica, e in particolare della sanità campana già tanto martoriata, che vede in qualche modo comparire il nome di un Ministro della Repubblica. La questione è ancor più rilevante alla luce delle recenti dichiarazioni del GIP, che denuncia l'esistenza di un ristretto direttorio politico-partitico al di fuori di ogni norma di legge (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Pregherei sempre i capannelli, se è possibile, spostarli fuori dall'Aula, se non è una richiesta eccessiva.
  Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI.. Signor Presidente, intervengo per denunciare l'ennesima crisi aziendale del territorio ionico: questa volta si tratta della Cementir, azienda della provincia di Taranto che produce cemento. L'attività della Cementir si protrae su Taranto da più di cinquant'anni. Il management ha ufficializzato proprio nella giornata di ieri la cessazione delle attività che riguardano l'area «a caldo», con una riduzione prevista di personale dalle attuali 98 unità lavorative a 42 unità lavorative.
  Stiamo parlando di 98 lavoratori che sono già in cassa integrazione da 12 mesi, ed oggi vedono messo a rischio il proprio posto di lavoro, per una scelta dell'azienda che considero sbagliata, che, nel mentre denuncia le difficoltà derivanti dalla crisi del mercato interno del cemento e la non agibilità della banchina del porto di Taranto, sospende e differisce gli investimenti infrastrutturali, di fatto compromettendo in questo modo la ripresa delle attività nel caso di ripresa del mercato del cemento e delle opportunità derivanti dall'avvio dei lavori di infrastrutturazione al porto di Taranto.

  PRESIDENTE. La invito a concludere.

  DONATELLA DURANTI. È una scelta sbagliata, ed esprimo la totale solidarietà mia e del mio gruppo ai lavoratori impegnati nella difficile lotta per salvare il posto di lavoro, in presidi che hanno portato avanti anche durante le feste di Natale; e chiedo immediatamente che il Governo si faccia carico di questa ennesima crisi aziendale, e che il Ministero dello sviluppo economico possa intervenire al più presto.

  EMANUELA CORDA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  EMANUELA CORDA. Signor Presidente, sotto il controllo dell'OPAC e delle Nazioni Unite, una nave cargo danese ha lasciato ieri il porto di Latakia in Siria, con a bordo parte delle armi chimiche siriane consegnate per essere distrutte. La nave, scortata da due navi di guerra, una cinese e una russa, si sta dirigendo in un porto del Mediterraneo: molto probabilmente in un porto italiano, per trasbordare sulla nave-laboratorio della Marina militare USA, la Cape Ray, questi armamenti che poi verranno distrutti con diverse procedure chimiche e fisiche in alto mare. Dal Corriere della Sera abbiamo appreso che il Ministro Bonino chiede di evitare polemiche strumentali, e invita le forze politiche a comportarsi con rispetto e il decoro di un Paese che ha fortemente voluto la distruzione delle armi chimiche. Vogliamo tranquillizzare la signora Ministra: il MoVimento 5 Stelle non ha alcuna intenzione di ostacolare il disarmo chimico Pag. 65siriano, e anzi la nostra posizione è per il bando totale delle armi di sterminio di massa (questo lo ribadiamo con forza: non solo chimiche, ma anche nucleari e batteriologiche).
  Quello che chiediamo, invece, consapevoli del ruolo che finalmente la comunità internazionale ha acquisito sulla vicenda del disarmo chimico del regime di Assad è che tutto sia fatto nella massima sicurezza, evitando la sequela delle indiscrezioni che vedono ormai saliti a cinque i porti italiani a cui si suppone che la nave danese sia destinata. Vado a concludere. Tra questi porti c’è anche l'arcipelago de La Maddalena, che è un parco nazionale – lo ricordo – che è già stato gravato dal vergognoso scempio del G8 e penso che non sia proprio il caso di far passare l'ennesimo immondezzaio del mare in un luogo che è una perla per il mondo intero ed è un patrimonio importantissimo per tutti noi.
  Vogliamo chiedere che questo Governo venga in Aula a riferire dove e quando queste armi chimiche arriveranno e quali misure di sicurezza sono state assunte per scongiurare ogni pericolo per la popolazione e l'ambiente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Crippa. Ne ha facoltà.

  DAVIDE CRIPPA. Signor Presidente, colleghi, il 6 gennaio scorso la mia regione, il Piemonte, è stata teatro dell'ennesima tragedia di Stato, che ha visto come vittima la piccola Aurora.
  È morta nell'ospedale di Alessandria, dove era venuta alla luce poche ora prima, insieme al suo gemellino Cristian, che è al momento ancora ricoverato nel reparto di patologia neonatale in condizioni critiche, dopo un viaggio di 170 chilometri da Domodossola.
  I due bimbi erano nati dopo un'odissea di sette ore. La madre, al sesto mese di gravidanza, era arrivata sabato mattina verso le 6 al DEA di Domodossola, manifestando i sintomi di un parto prematuro. Essendo stata rifiutata sia dall'ospedale di Verbania, che da quello di Novara, in situazione di pericolo sia per lei che per i bimbi, si era deciso di trasportarla alla struttura ospedaliera di Alessandria.
  Una vergogna senza scusanti, conseguenza diretta del frettoloso e scellerato piano di chiusura dei punti nascite operato dalla giunta Cota, che aveva però assicurato la presenza di un'ambulanza medicalizzata per i trasporti dei «parti complicati», che invece è risultata essere assente.
  Per questo, annuncio che nei prossimi giorni provvederò ad inviare al Ministro Lorenzin una lettera in cui chiederò verifiche mirate sull'operato di tutti gli enti protagonisti della terribile vicenda di Domodossola, per valutare le responsabilità dei soggetti coinvolti.
  Per concludere, vorrei ricordare a tutti, e in particolare alla giunta Cota, che l'articolo 32 della Costituzione recita: «La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività». Ricordiamocelo: è un dovere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) !

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capua. Ne ha facoltà.

  ILARIA CAPUA. Signor Presidente, io vorrei riprendere l'argomento di cui ha parlato l'onorevole Locatelli, ovvero il problema che sta dilaniando il Paese sulla sperimentazione animale. Ma non voglio parlare di quello, voglio parlare del fatto che l'Italia deve riflettere bene su come gestire questo problema, perché la ricerca è lavoro.
  Bisogna considerare che, se noi andremo verso una progressiva eliminazione della sperimentazione animale, noi ci tagliamo fuori dalle cordate di ricerca internazionali. Questo significa che i ragazzi che studiano biologia, che studiano medicina, che studiano scienze e che vogliono dedicarsi alla ricerca in Italia non troveranno lavoro e saranno obbligati ad andare all'estero.
  Quindi, chiedo al Governo e al Parlamento di riflettere seriamente sulle ramificazioni Pag. 66di queste decisioni perché l'Italia rischia di fare un autogol contro il suo futuro (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccione. Ne ha facoltà.

  TERESA PICCIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono qui a ricordare che il 6 gennaio scorso, ancora una volta, per la trentaquattresima volta...

  PRESIDENTE. Mi scusi, mi scusi. Colleghi, gentilmente, stiamo commemorando.

  TERESA PICCIONE. ...abbiamo ricordato in Sicilia l'onorevole Piersanti Mattarella, ucciso dalla mafia il 6 gennaio 1980.
  Era nato il 24 maggio 1935. Oggi avrebbe 78 anni. È stato uno dei più grandi uomini politici, io direi una grande persona, uno statista che la Sicilia ha accolto, a cui la Sicilia ha potuto dare i natali. Ha militato nell'Azione cattolica. A 25 anni era già consigliere comunale, per tre mandati consigliere regionale e presidente della regione.
  La sua visione profetica lo porta a immaginare interventi nuovi. Mette a posto il bilancio, di cui ha la delega per cinque anni, mettendo i conti in ordine con sette consuntivi che non erano mai stati ricostruiti. Va avanti immaginando che non è giusto che i comuni si indebitino e fonda l'anticipazione di cassa da parte della regione. Dà i fondi prima alle strutture produttive e ospedaliere perché, appunto, ci sia un indebitamento controllato e continua a sognare una Sicilia dalle carte in regola.
  La sua presidenza della regione cade in un giorno quanto mai significativo e simbolicamente forte, il 16 marzo 1978. Mattarella era un amico e un seguace di Aldo Moro. Io credo che è bene ricordare e ha fatto bene il comune a mettere una lapide a sua memoria in quella sala consiliare di Palermo che si chiama, appunto, «Sala delle lapidi», una sala di memorie. Ma, è bellissima ancora di più la lapide che la famiglia...

  PRESIDENTE. È sgradevole per il Presidente doverlo fare, però la devo pregare di concludere.

  TERESA PICCIONE. Ho finito Presidente. Dicevo, ha posto a suo ricordo e che cita le parole della lettera di San Paolo a Timoteo: «Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede».
  Ringraziamo tutti ancora Piersanti Mattarella per la sua testimonianza (Applausi).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gnecchi. Ne ha facoltà.

  MARIALUISA GNECCHI. Signor Presidente, lo scopo di questo intervento è esprimere la nostra solidarietà a Monica Gregori, nostra collega, che è impegnata dalla notte di capodanno a fianco dei suoi 17 colleghi, come lei assistenti domiciliari ai servizi sanitari presso una clinica della provincia di Roma, che sono stati licenziati in tronco – licenziati in tronco – peraltro dopo mesi e mesi – 22 mesi – di cassa integrazione e l'azienda non versa in situazione di crisi economica. La richiesta di cassa integrazione è stata fatta per riorganizzazione lavorativa. Si tratta della casa di riposo «Annali» di Cineto Romano, che è un paesino a una cinquantina di chilometri dalla capitale e praticamente i lavoratori stanno presidiando permanentemente la casa di riposo. La nostra collega Gregori è sempre con loro perché, ovviamente, si sente coinvolta, anche se in questo momento è in aspettativa, e sembra che l'unica disponibilità da parte della proprietà sia un contratto di solidarietà, ma solo per 5 dipendenti su 18.
  È evidente che ci sembra importante segnalare questa situazione.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciatti. Ne ha facoltà.

  LARA RICCIATTI. Signor Presidente, intervengo per informare le colleghe e i colleghi, quest'Aula e il Governo, che dal 22 dicembre, alle 10 di mattina, c’è stata Pag. 67un'occupazione a fini abitativi nell'ex scuola «Regina Margherita», in via Ragusa ad Ancona. 60 persone, 60 senza tetto, di cui alcuni richiedenti asilo che hanno terminato il percorso della SPRAR, alcuni disoccupati, alcuni immigrati regolari residenti da molto tempo in Italia, alcuni licenziati, alcuni italiani, reclamano un diritto alla casa, reclamano di potere tornare a discutere di politiche abitative.
  Quindi, il senso del mio intervento è quello di sollecitare anche il Governo per far sì che i diritti fondamentali delle persone cerchino di non venire meno e, soprattutto, questa deve essere una situazione che deve essere affrontata fuori dall'idea dell'emergenza strutturale, rivendicando soprattutto delle strutture di seconda accoglienza dove potere sperimentare anche delle esperienze di socialità e di co-housing oppure di autogestione e soprattutto anche di autoproduzione di lavoro.
  Insomma, queste persone non fanno altro che chiedere di potere riprendere in mano le loro vite.
  Il nostro intervento è perché siamo convinti che difendere il diritto ad avere una casa non protegge solo chi non ha un tetto, ma difende anche la missione fondamentale dello Stato e la sua natura di comunità. Quindi, sicuri che anche il Governo farà qualcosa, l'auspicio è quello insomma di tenere informata anche quest'Aula.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tofalo. Ne ha facoltà.

  ANGELO TOFALO. Signor Presidente, dopo aver visto all'interno del Palazzo un lobbysta riuscire a far cambiare un delicatissimo emendamento al PD, credevo di aver visto tutto e invece no. Ebbene, ieri il Corriere della Sera ha fatto emergere, relativamente alla vicenda di Paolo Oliverio, arrestato lo scorso novembre con l'accusa di aver pilotato nomine e affari dell'ordine religioso dei Camilliani, alcune cose contenute nell'archivio dello stesso. Questo archivio svela i rapporti riservati con alti prelati, funzionari dell’intelligence, militari della Guardia di finanza, imprenditori e politici. Era il mese di settembre 2013 quando l'ottimo collega Alessio Villarosa già interrogava, proprio qui in quest'Aula, il Ministro Cancellieri in merito agli scandali che cominciavano ad emergere sugli intoccabili di Equitalia. Ricordo come fosse ieri la risposta del Ministro, che era proprio lì a pochi metri da me. Disse: va tutto bene, non c’è nulla di cui preoccuparsi. Invece pare che da anni esista un file chiamato nel gergo degli addetti Equitalia «disco per l'estate», essendo conservato addirittura su CD, contenente una lista di intoccabili.
  Sembra che il compito di questo faccendiere Oliverio fosse quello di spingere per sospendere le cartelle esattoriali dei soliti noti. Si chiamano sospensioni fittizie e si possono fare, bisogna ovviamente disporre delle password necessarie che solo i dirigenti di Equitalia hanno. In pratica viene fermato il processo tributario e la lavorazione delle cartelle esattoriali che scaturiscono dall'accertamento, cioè se da una parte Equitalia, con la scusa dell'evasione fiscale, manda cartelle esattoriali togliendo il pane di bocca alle persone, agli anziani, togliendo la casa alle famiglie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), togliendo i macchinari alle aziende e agli imprenditori, causando qualche volta purtroppo nelle persone più deboli anche gesti estremi e drammatici, dall'altra parte, invece, per opera di persone disoneste, protegge la casta, creando una lista di intoccabili che mai riceveranno cartelle esattoriali e di cui Equitalia è obbligata a disinteressarsi.
  Signori, Equitalia va chiusa subito, bisogna lavorare per ridefinire immediatamente tutto il sistema della riscossione tributaria. Nel frattempo è aperta la caccia al rarissimo «disco per l'estate» (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Barbanti. Ne ha facoltà.

  SEBASTIANO BARBANTI. Signor Presidente, volevo sollecitare il Governo a Pag. 68rispondere ad alcune delle interrogazioni che ormai da mesi non trovano risposta, ad esempio quella presentata il 25 giugno 2013, la n. 4-00939, inerente al dissesto idrogeologico causato da un porticciolo nella zona di Campora San Giovanni in Amantea, da sette mesi senza risposta; oppure l'interrogazione n. 4-02753 del 29 novembre 2013, dove si chiede al Ministero per la pubblica amministrazione e la semplificazione il rispetto di alcune norme relative alla pubblicazione degli atti, ad esempio sul comune di Paola, che si ritrova agli ultimi posti per quanto riguarda la trasparenza e il rispetto di tali norme; oppure addirittura l'interrogazione n. 4-01381 del 23 luglio 2013 sulla SACAL, società che gestisce l'aeroporto di Lamezia Terme, da sei mesi senza risposta; oppure quella per il finanziamento alla metropolitana leggera di Cosenza, la n. 4-01936, del 24 settembre 2013, da quattro mesi senza risposta; così come anche la n. 4-02421 del 6 novembre 2013, in merito all'incendio doloso del museo dello strumento di Reggio Calabria e degli altri atti intimidatori che stanno terrorizzando la città sullo Stretto; così come la n. 4-01335 del 19 luglio 2013, inerente agli arresti della quasi totalità della giunta del comune di Scalea, da sei mesi senza risposta; oppure la n. 4-02672 riguardante la centrale dell'Enel ad olio combustibile del Mercure all'interno del Parco nazionale del Pollino. Infine, mi chiedo se i cittadini calabresi, toccati da tali interrogazioni, vista la precarietà attuale del Governo, vedranno mai una risposta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frusone. Ne ha facoltà.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, sarò molto breve, anche perché il concetto che voglio esprimere è veramente chiaro. Ieri in provincia di Frosinone, e precisamente nei comuni di Frosinone, Ferentino, Ceccano, Veroli, Anagni, Fiuggi e Trevi nel Lazio, sono stati sequestrati sette depuratori gestiti dalle aziende Acea ATO 5 e Acea ATO 2. Sette comuni per sette depuratori per sette persone sottoposte ad indagine. Sembra quasi un film, ma in realtà il messaggio che volevo dare è un altro, perché appunto una delle critiche che molto spesso vengono mosse a chi...

  PRESIDENTE. Scusi, onorevole Frusone. Onorevole Vaccaro ! Prego, onorevole Frusone.

  LUCA FRUSONE. ...a chi vuole avere l'acqua pubblica è che alcune competenze possono arrivare solamente dai privati. Adesso, a questo punto, di fronte a questo fatto, anche l'ultimo muro di chi vuole privatizzare tutto e comunque è caduto. In poche parole, quello che volevo dire è che le mani dall'acqua pubblica devono essere tolte, perché, anche in questo caso, la tanto sbandierata competenza e capacità dei privati nel gestire l'acqua è venuta meno, visto che questi sette depuratori sono tuttora sotto sequestro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Lorenzis. Ne ha facoltà.

  DIEGO DE LORENZIS. Signor Presidente, sono anche io qui per sollecitare alla Presidenza il ruolo centrale e fondamentale del Parlamento. Sappiamo dalle statistiche che tutti i cittadini possono visionare sul sito della Camera che già metà delle interrogazioni e degli altri atti di sindacato ispettivo non trovano risposta.
  Quindi, chiedo, in qualche modo, all'Ufficio di Presidenza di sollecitare gli uffici o trovare in qualche modo le soluzioni a questo problema. In particolare, sollecito per la seconda volta l'interrogazione n. 5-01147, riguardante una strada statale in Puglia, da Lecce fino a Santa Maria di Leuca, e, ancora, un'altra mia interrogazione, la n. 4-02026, del 4 ottobre anch'essa, riguardante lavori di adeguamento nell'aeroporto di Brindisi.

  PRESIDENTE. Onorevole De Lorenzis, ovviamente la sua richiesta è trasferita d'ufficio al Governo. La Presidenza, ahimè, Pag. 69non può rispondere, altrimenti risponderebbe volentieri alle sue interrogazioni.
  Ha chiesto di parlare l'onorevole Terzoni. Ne ha facoltà.

  PATRIZIA TERZONI. Signor Presidente, sono anche io qui per sollecitare una mia interrogazione, prendendo, purtroppo, spunto da quello che sta succedendo adesso nella regione Umbria, in particolar modo nell'area di Gubbio, in cui, fino a ieri, dal 22 dicembre, si sono verificate 1.250 scosse di terremoto, di cui sette tra magnitudo 3 e 4, e solo oggi sono 147 le scosse, di cui due di magnitudo 3.1 e 3.2.
  La mia interrogazione è la n. 4-00641, che ho depositato a giugno, il 18, mi sembra. È volta semplicemente a sapere a che punto sono i piani di emergenza e di evacuazione di tutti i comuni italiani, più altri punti, fra cui uno principale è lo stato di avanzamento di tutti i lavori di manutenzione straordinaria per quanto riguarda gli edifici pubblici strategici sotto il profilo della prevenzione sismica, ed inoltre a sapere quando si darà il via al grande progetto di riqualificazione sismica di tutti gli edifici pubblici, partendo in principal modo dalle aree che sono più soggette a rischio.
  Sono particolarmente attaccata a questo evento, perché noi abbiamo dato un nome al terremoto, «zio Terry», perché provengo dalla regione Marche, e, sapendo che già nella regione Umbria siamo a quota 1.250 scosse nel giro di poche settimane, ritengo opportuno che il Governo inizi ad intraprendere delle serie iniziative, affinché specialmente gli edifici pubblici, come le scuole e gli ospedali, abbiano un adeguato controllo rispetto a questo, purtroppo, fenomeno naturale.

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolo Bernini. Ne ha facoltà.

  PAOLO BERNINI. Signor Presidente, vorrei ricordare alle deputate che prima hanno parlato del tema della sperimentazione animale, omaggiandolo e incentivando il Governo a difendere questa pratica ormai obsoleta, che il nuovo programma quadro per la ricerca Horizon 2020, approvato dal Parlamento europeo, prevede oltre 70 miliardi di finanziamenti per soggetti pubblici o privati che facciano ricerca in modo innovativo.
  Questa innovazione incentiva anche i laboratori di ricerca scientifica a spostare il focus dei test dagli animali a riproduzioni robotiche e di microingegneria, come già fanno negli Stati Uniti. Per questo chiedo che il Governo si muova per incentivare metodi alternativi, eliminando questa barbarie della sperimentazione animale, per fare in modo tale che non accada mai più (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, anno nuovo, vita vecchia, per il semplice motivo che sono passati ormai dodici mesi, quasi. Ma è pensabile ? Anche lei si è posto il problema, come Presidente di questa Camera, del motivo per il quale il Ministero dell'economia e delle finanze non risponde a questa interrogazione su Finmeccanica ? Ci sarà un motivo ? Desta qualche dubbio, o no ? Credo che questo sia un problema che il Presidente della Camera si deve porre perché non è mai successo nella storia che un'interrogazione possa non aver risposta dopo dieci, undici mesi. Allora qui si capisce chiaramente che agiscono delle lobby forti che riguardano Finmeccanica e che agiscono sul Ministero dell'economia e delle finanze e credo che noi – mi consenta, Presidente, un altro secondo – abbiamo il diritto di sapere chi sono queste lobby che vietano addirittura al Parlamento di conoscere fatti che sono poi dei misfatti di una società pubblica. È un obbligo suo sapere, come è un obbligo nostro. È per questo che ogni sera le ripeterò questa interrogazione perché lei si faccia promotore nei riguardi del Governo e del Ministero dell'economia e delle finanze affinché abbiamo una risposta chiara.

Pag. 70

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Gioia. Io le assicuro che ce l'ho presente, anche perché lei probabilmente trova in me una particolare propensione al ricordo di questo appuntamento, che lei giustamente attende da parecchio tempo, ma io sono assolutamente pronto ogni seduta ad ascoltarla, e adesso, a parte gli scherzi, ovviamente la sua richiesta non potrà che essere per l'ennesima volta trasferita al Governo. Ahimè, purtroppo può capitare anche che interrogazioni non abbiano proprio risposta nell'intera legislatura – è capitato a chi le parla –, ma questo non toglie che ovviamente la sua sollecitazione ripetuta e che immagino, dalle parole che lei ha detto, sarà ripetuta ulteriormente, possa far aprire una breccia all'interno del Ministero dell'economia per ottenere risposta alla sua interrogazione, che, come sa, ovviamente, al di là delle sollecitazioni che rimangono agli atti e sono trasferite al Governo, non può che dipendere esclusivamente dal Ministro e dal Ministero.

  LELLO DI GIOIA. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  LELLO DI GIOIA. Grazie della sua risposta. Siccome lei è una persona che ci tiene moltissimo alle istituzioni – l'ho verificato negli anni passati e anche adesso –, la inviterò nel prossimo futuro a fare insieme lo sciopero della fame per questa questione.

  PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Di Gioia. Comunque, se lei ha apprezzato l'iniziativa può sicuramente intraprenderlo lei nel frattempo...

Ordine del giorno della seduta di domani.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

  Giovedì 9 gennaio 2014, alle 10:
  (ore 10 e ore 16)
  1. – Seguito della discussione della proposta di legge:
   FERRANTI ed altri: Modifiche al codice di procedura penale in materia di misure cautelari personali (C. 631-A).
   e delle abbinate proposte di legge: GOZI ed altri; CIRIELLI; BRUNETTA ed altri; BRUNETTA (C. 980-1707-1807-1847).
   – Relatori: Rossomando e Sarro.

  2. – Seguito della discussione delle mozioni Rondini ed altri n. 1-00227, Gallinella ed altri n. 1-00274, Mongiello ed altri n. 1-00276, Franco Bordo ed altri n. 1-00277, Zaccagnini e Pisicchio n. 1-00278, Faenzi ed altri n. 1-00279 e Dorina Bianchi e Bosco n. 1-00280 sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari.

  (ore 15)
  3. – Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

  La seduta termina alle 20,25.

CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO EDMONDO CIRIELLI IN SEDE DI ESAME DI QUESTIONI PREGIUDIZIALI (A.C. 1921).

  EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, Onorevoli Colleghi, il testo del decreto legge 23 dicembre 2013 n. 146, recante misure urgenti in tema di tutela dei diritti fondamentali dei detenuti e di riduzione controllata della popolazione carceraria, si pone in palese violazione anzitutto con la norma costituzionale che disciplina l'uso del potere legislativo da parte del Governo. Infatti, all'articolo 1, comma 2 del decreto, modifiche al codice di procedura penale, l'entrata in vigore del comma 1, lettera a), dello stesso articolo è differita «al giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana della legge di conversione del presente decreto». Identica disposizione è riportata all'articolo 3, Pag. 71comma 2, con riferimento alla efficacia della norma di cui al comma 1, lettera h), capoverso 1, di tale articolo. In entrambi i casi si disciplina, in modo differente rispetto al passato, l'uso del c.d. braccialetto elettronico. Tale spostamento in avanti della operatività di norme contenute nel decreto legge nega in sé la sussistenza dei presupposti «straordinari di necessità e di urgenza» che motivano il decreto legge. Se tali presupposti fossero realmente sussistenti, le disposizioni in questione entrerebbero in vigore immediatamente, in coerenza con la natura del provvedimento. È lo stesso Governo che, con lo spostamento in avanti di 60 giorni, riconosce l'assenza dei requisiti per l'uso straordinario del potere legislativo: è evidente il contrasto col disposto di cui all'articolo 77, comma 2, della Costituzione.
  Il testo del decreto legge 23 dicembre 2013 n. 146 confligge altresì con la disciplina costituzionale dell'indulto. Il decreto contiene all'articolo 4 un provvedimento sostanziale di indulto; non di altro si tratta allorché: a) aumenta a 75 giorni, dai 45 attualmente previsti, la detrazione di pena detentiva concessa con la liberazione anticipata, giungendo a una diminuzione complessiva di 150 giorni, cioè di cinque mesi, per ogni anno di reclusione; b) fissa il limite temporale di fruizione dei 60 giorni aggiuntivi di detrazione di pena per ogni anno a decorrere dal 1o gennaio 2010 e fino a due anni dopo l'entrata in vigore del decreto in esame; c) dunque, conferisce all'ulteriore diminuzione di pena un carattere «a tempo» per un periodo complessivo pari a circa sei anni. Stabilire uno «sconto» generalizzato di pena per i reati commessi, ovvero per quelli per i quali è in corso l'espiazione, comunque per quelli per i quali vi è una condanna definitiva, in un arco temporale normativamente delimitato, è esattamente ciò che spetta a un provvedimento di indulto. Quest'ultimo può essere concesso, però, solo con legge, non con decreto legge, e con legge che sia stata votata dai due terzi dei componenti di ciascuna Camera. Vi è dunque un evidente contrasto con l'articolo 79 della Costituzione.
  Il testo del decreto legge 23 dicembre 2013 n. 146 confligge, ancora, con le disposizioni costituzionali a tutela delle libertà fondamentali, riassunte dall'articolo 2 della Costituzione. È facile prevedere che dall'applicazione delle disposizioni contenute nel decreto deriverà l'incremento della lesione della sicurezza personale e dei beni di un numero consistente di persone, come è sempre accaduto dopo ogni provvedimento di clemenza. Tali effetti negativi saranno accresciuti dalla circostanza che le norme in questione sono, in larga parte, «a regime», sì che l'aumento dei delitti non sarà occasionale o temporaneo. Il decreto arriva addirittura, come ad es. con l'articolo 5, a conferire stabilità a norme di attenuazione del contrasto al crimine, che erano state di recente introdotte solo garantendo la loro durata temporanea.
  Il testo del decreto legge 23 dicembre 2013 n. 146 contrasta, infine, con il principio del buon andamento dell'amministrazione pubblica di cui all'articolo 97, comma 2, della Costituzione. All'articolo 7 istituisce la figura del «Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale», costituendolo in un collegio di tre componenti, nessuno dei quali può assumere altre cariche istituzionali, anche elettive. Al comma 3 si stabilisce che i componenti del Garante «non hanno diritto a indennità o emolumenti per l'attività prestata», ma solo «al rimborso delle spese». È impossibile che il nuovo istituto garantisca il proprio «buon andamento» in assenza totale di remunerazione, peraltro dovendosi occupare della materia della quale è incaricato in via esclusiva.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 1920 - quest. preg. 1, 2 e 3 500 473 27 237 163 310 43 Resp.
2 Nom. Ddl 1921 - quest. preg. nn. 1 e 2 504 502 2 252 162 340 42 Resp.
3 Nom. Moz. Sorial e a. 1-194 506 426 80 214 89 337 40 Resp.
4 Nom. Moz. Meloni G. e a. 1-255 n.f. 506 339 167 170 28 311 40 Resp.
5 Nom. Moz. Di Salvo e a. 1-256 512 368 144 185 35 333 39 Resp.
6 Nom. Moz. Gnecchi e a. 1-258 n.f. 511 429 82 215 310 119 39 Appr.
7 Nom. Moz. Fedriga e a. 1-259 n.f. 514 338 176 170 25 313 39 Resp.
8 Nom. Ris. Di Lello e a. 6-42 513 461 52 231 36 425 39 Resp.
9 Nom. Pdl 631-A e ab. - em. 1.50 487 487 244 24 463 40 Resp.
10 Nom. articolo 1 492 492 247 384 108 40 Appr.
11 Nom. em. 2.50 502 495 7 248 17 478 39 Resp.
12 Nom. em. 2.51 500 499 1 250 6 493 38 Resp.
13 Nom. em. 2.52 505 498 7 250 17 481 37 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nom. em. 2.100 503 503 252 502 1 37 Appr.
15 Nom. articolo 2 498 498 250 481 17 37 Appr.
16 Nom. em. 3.52 504 496 8 249 16 480 37 Resp.
17 Nom. articolo 3 477 477 239 460 17 38 Appr.
18 Nom. articolo agg. 3.050 470 470 236 27 443 38 Resp.
19 Nom. em. 4.6 469 462 7 232 16 446 38 Resp.
20 Nom. em. 4.50 475 474 1 238 22 452 38 Resp.
21 Nom. articolo 4 469 464 5 233 447 17 38 Appr.