Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 100 di venerdì 18 ottobre 2013

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 10.

  EDMONDO CIRIELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Berretta, Michele Bordo, Dambruoso, Ferranti, Gregorio Fontana, Fontanelli, Galan, Gebhard, La Russa, Pisicchio, Realacci, Sani, Tabacci, Tinagli e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente sessantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza e della Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro-europea (INCE) per la relativa costituzione.

  PRESIDENTE. Comunico che, d'intesa con il Presidente del Senato della Repubblica, sono state convocate per procedere alla relativa costituzione: la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, per martedì 22 ottobre 2013, alle ore 14, presso la sede di Palazzo San Macuto; la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza per martedì 22 ottobre 2013, alle ore 14, presso la sede di Palazzo San Macuto; la Delegazione presso l'Assemblea parlamentare dell'Iniziativa centro-europea (INCE) per martedì 22 ottobre 2013, alle ore 14, presso la sede di Palazzo Valdina, Sala Soprachiesa.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, e del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica.

  PRESIDENTE. Comunico che, in data 17 ottobre 2013, la Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, il deputato Lorenzo Dellai in sostituzione del deputato Paolo Vitelli, dimissionario, e ha chiamato a far parte del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica il deputato Paolo Vitelli in sostituzione del deputato Lorenzo Dellai, dimissionario.

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Elezione del Presidente della Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE).

  PRESIDENTE. Comunico che la Delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa ha proceduto, il 17 ottobre 2013, all'elezione del suo Presidente, ed è risultato eletto il senatore Paolo Romani.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 10,05).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative per promuovere un confronto tra Stato e regioni in relazione alla riforma della politica agricola comune, con particolare riferimento alla ripartizione delle risorse finanziarie – n. 2-00253)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giancarlo Giorgetti n. 2-00253, concernente iniziative per promuovere un confronto tra Stato e regioni in relazione alla riforma della politica agricola comune, con particolare riferimento alla ripartizione delle risorse finanziarie (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Guidesi se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, ringrazio il Governo. Noi abbiamo presentato questa interpellanza in funzione del fatto che il 24 settembre e il 30 settembre il Consiglio europeo, il Parlamento europeo e la Commissione hanno deliberato la nuova programmazione comunitaria, la nuova PAC, e rispetto a questo sono stati stilati anche i relativi regolamenti.
  La considerazione che facciamo è che, come tutti sappiamo, l'agricoltura in questo Paese è fatta di aree omogenee diversificate, rispetto alle quali le regioni facenti parte di queste aree omogenee hanno l'esigenza, anche dal punto di vista delle risposte ad agricoltori, allevatori e quanti altri protagonisti di tutto il settore, di dare una programmazione certa dal punto di vista degli strumenti di sostegno alle attività e dal punto di vista degli strumenti di sostegno a tutti i comparti.
  Ad oggi, il Ministero non ha ancora calendarizzato e non ha ancora riunito la Conferenza Stato-regioni per discutere di questo tema. Occorre però farlo in fretta. Noi nella nostra interpellanza chiediamo alcune cose che per noi sono assolutamente importanti. Lo sono per noi e lo sono per le regioni stesse. Non vorremmo ad oggi che si avviasse il tutto in ritardo non lasciando il tempo alle regioni di fare la loro programmazione, ma soprattutto correndo il rischio poi che il Ministero magari tenti di accentrare la gestione o comunque la programmazione e questa cosa, vista la diversità tra tipologie di agricoltura rispetto alla diversificazione dei territori su tutto il territorio nazionale, rischia di diventare controproducente rispetto alle attività e a tutto il comparto.
  Per cui siamo qua a chiedere una risposta rispetto all'organizzazione e alla calendarizzazione dei lavori, ma soprattutto anche rispetto alle nuove regole che lo Stato si darà nel rapporto con le regioni, evitando un po’ gli sprechi che ci sono stati nel settennato precedente.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevole Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto sgombrare il campo da ogni possibile equivoco circa il ruolo delle regioni nell'attuazione della riforma della Politica agricola comune (PAC), sulla Pag. 3quale è stato raggiunto, appena venti giorni fa, l'accordo in sede di Consiglio dell'Unione europea.
  È stato un percorso articolato, che si è compiuto in due anni, nel corso dei quali tutti i passaggi – e sottolineo tutti – sono stati condivisi con le regioni, che, momento per momento, sono state puntualmente informate sullo sviluppo dei negoziati, molto complessi, condotti al fine di giungere ad una soluzione forzatamente di compromesso, ma orientata alla tutela della specificità dell'agricoltura italiana.
  Ho rimarcato che tutti i passaggi sono stati condivisi, perché così è stato e continua ad essere, anche attraverso una cabina di regia che è stata attivata sulla base del mandato che gli assessori regionali hanno dato in sede di Conferenza Stato-regioni.
  In tale sede, sono stati regolarmente discussi dai rappresentanti regionali e dai tecnici del Ministero, supportati dagli esperti degli enti di ricerca, tutti i temi della riforma con presentazione dei risultati e prefigurazione dei possibili scenari rimessi ad ogni Stato membro dell'Unione europea.
  Desidero, inoltre, fare presente che il 12 settembre scorso la cabina di regia si è riunita presso il Ministero ed è stato presentato anche il calendario delle scadenze previste dai regolamenti di riforma, con illustrazione del ventaglio di opzioni demandate agli Stati membri, nonché impostando il metodo di lavoro ritenuto adeguato dal punto di vista tecnico.
  Assicuro, pertanto, che non c’è alcuna volontà di centralizzare i programmi e le decisioni e che la messa a disposizione di strutture, risorse e competenze dell'amministrazione centrale è stata improntata esclusivamente al fine di massimizzare le fasi della condivisione e con l'obiettivo di superare, in sinergia con le regioni e nel rispetto delle loro competenze, le molte criticità finora riscontrate.
  In tale ottica, mi preme anche dare assicurazione piena che tutte le problematiche sollevate e segnalate nell'interpellanza odierna saranno tenute in dovuta considerazione nell'incontro che faremo con gli assessori regionali il 24 ottobre prossimo. Sulla base delle decisioni che in tale contesto saranno assunte, verrà stabilito il calendario dei lavori.
  Per quanto riguarda la questione del riparto delle risorse finanziarie, in accordo con le regioni non si è proceduto ad effettuare alcuna simulazione, in attesa di conoscere l'esatta quantificazione degli importi che sono stati assegnati al nostro Paese, in quanto le comunicazioni al riguardo sono, al momento, soltanto informali. Pertanto, nessuna decisione è stata assunta sullo sviluppo rurale.
  Inoltre, faccio presente che il Governo, nel disegno di legge di stabilità per l'anno 2014, ha previsto lo stanziamento delle risorse necessarie per la copertura della quota nazionale necessaria ai programmi, e quindi il cofinanziamento destinato per il periodo 2014-2020, nel settore dei fondi strutturali, dello sviluppo rurale e della pesca.
  Si tratta di una misura programmatoria molto importante, poiché definisce le regole di partecipazione al cofinanziamento di tutti i programmi italiani tra Unione europea, lo Stato e le regioni.
  Per quanto riguarda lo sviluppo rurale, la positiva finalizzazione della norma consentirà l'attivazione di un importo variabile tra i 9 e i 10,4 miliardi di euro – il 70 per cento di queste risorse sarà a carico dello Stato e il restante 30 per cento a carico delle regioni e delle province autonome, mentre il cofinanziamento nazionale, invece, sarà interamente a carico dello Stato per i programmi nazionali – che si affiancheranno anche agli altri 10,4 miliardi di euro messi a disposizione dall'Unione europea attraverso il FEASR, che è il Fondo europeo per lo sviluppo rurale.
  In tal modo, sarà possibile definire, quanto prima, in accordo con le regioni e con i rappresentanti del mondo agricolo, i nuovi programmi di sviluppo rurale, attraverso cui saranno complessivamente resi disponibili 20,8 miliardi di euro nei prossimi 7 anni.

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  PRESIDENTE. L'onorevole Guidesi ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta.

  GUIDO GUIDESI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario. Noi attendiamo l'incontro del 24 ottobre con gli assessori regionali e poi ci riserviamo di fare un'ulteriore valutazione, magari attraverso gli strumenti che ci offre il Parlamento.

(Elementi in relazione all'acquisizione da parte dell'Italia di cacciabombardieri F-35 – n. 2-00255)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Artini n. 2-00255, concernente elementi in relazione all'acquisizione da parte dell'Italia di cacciabombardieri F-35 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Artini se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MASSIMO ARTINI. Signor Presidente, ringrazio di avermi dato l'opportunità di esporre la mia interpellanza. La Camera dei deputati, il 26 giugno 2013, e il Senato, il 16 luglio 2013, hanno approvato mozioni aventi per oggetto anche la partecipazione italiana al programma di produzione dei JSF, degli F-35.
  Nelle mozioni n. 1-00125 della Camera dei deputati e n. 1-00107 del Senato della Repubblica, relativamente al programma F-35, si impegnava il Governo «a non procedere a nessuna fase di ulteriore acquisizione senza che il Parlamento si sia espresso nel merito, ai sensi dell'articolo 4 della legge 31 dicembre 2012, n. 244».
  Nell'audizione, tenuta il 1o ottobre 2013 presso la Commissione difesa della Camera dei deputati, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma, richiesta dalle stesse mozioni, la Rete per il disarmo e la campagna Sbilanciamoci hanno portato a conoscenza dei deputati un documento del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti in cui si rende noto l'impegno contrattuale, datato 27 settembre 2013 (la data, in particolare, è del contratto statunitense), con la capocommessa del progetto Lockheed Martin per l'acquisizione da parte dell'Italia di ulteriori 3 aerei F-35, che appartengono al lotto VII, il cui anno di acquisto cade nel 2013, e il completamento formale, prima non ancora firmato, dell'acquisto di 3 aerei appartenenti al lotto VI.
  Il Ministro interpellato, in risposta all'interrogazione a risposta immediata in Assemblea il 9 ottobre, da parte del collega Piras, ha specificato che sono stati acquisiti ulteriori long lead item in relazione ad accordi stipulati nel mese di maggio 2012, per i quali si sono formalizzate le acquisizioni in questo anno. Si tratta di modifiche al primo contratto, contratto numerato come all'acquisizione N00019-12-C-0004, per i lotti VI e VII, come da contratto n. 691-13 pubblicato dal Governo Usa il 27 settembre 2013, appunto.
  Nel contratto iniziale si evince – dato che comunque l'amministrazione americana ha una parte di trasparenza molto più ampia rispetto alla nostra –, che il contratto iniziale era, per tutte le forze, comprese, quindi, quelle americane e quelle internazionali, di 489.528.000 dollari, e attualmente è stato portato a 3.405.427.661 dollari.
  Analizzando questi dati e ripartendoli sulla base di quelli che sono i valori indicati come aerei acquistati dalle varie Nazioni, oltre a quelle della Marina Militare americana, si evince che per il lotto VI, che ha un importo pari, per investimenti internazionali, a 545 milioni di dollari circa, a carico dell'Italia sia un 60 per cento di questo tipo di contratto. Viceversa per il lotto VII, l'importo, che è pari a 612.429.977 dollari, è a carico dell'Italia per il 50 per cento – in quanto sempre per un acquisto di 3 aerei –, della Norvegia per il 33 per cento e del Regno Unito per il 17 per cento.
  Pertanto, nel complesso del lotto VI e del lotto VII, l'Italia partecipa per la maggioranza, come figura internazionale nel progetto dei JSF, per il 55 per cento, per circa quasi 690 milioni di euro.Pag. 5
  A fronte di questo, e soprattutto solo nel lotto VII, noi abbiamo un ritorno per la Faco – che è la facility creata in Piemonte per la costruzione delle ali e l'assemblaggio degli F-35 in Italia – del 5 per cento, come indicato nel contratto. Quindi, per l'Italia le perdite rispetto agli acquisti e alla produzione è di circa 487 milioni di dollari.
  Le domande che vogliamo porre al Governo sono: se questi dati siano confermati da parte del nostro Governo e, nel caso di risposta confermativa, quali iniziative siano state assunte dal Governo per attuare le mozioni approvate da entrambe le Camere; se si intendano fornire tutti i contratti dei lotti già acquisiti e la loro pianificazione temporale in merito ai finanziamenti, eventualmente stipulati, e dei pagamenti da effettuare e già effettuati, ai sensi dell'articolo 4 della legge n. 244 del 2012; infine, se si intenda fornire una valutazione esatta del costo sostenuto attualmente in merito al progetto F-35, anche includendo eventuali voci di bilancio provenienti da altri Ministeri (Ministero dello sviluppo economico e Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca in particolare), giacché i contratti sono stati firmati e sottoscritti dal Ministero della difesa.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, in relazione alla questione del programma F-35, affrontata con l'atto in discussione, si reputa opportuno riprendere il filo del discorso che il Ministro Mauro aveva avviato in questa sede in occasione della richiamata interrogazione svoltasi lo scorso 9 ottobre 2013.
  Si intende, dunque, iniziare il dibattito odierno aprendo preliminarmente una riflessione sulle citate mozioni, in particolare sullo spirito e sulla portata dei rispettivi contenuti e impegni, richiamando opportunamente alcune delle considerazioni espresse in proposito dal Ministro Mauro nell'ambito della discussione delle mozioni stesse e ribadite anche in successive circostanze.
  Gli atti di indirizzo che sono stati approvati hanno ricevuto il convinto parere favorevole del Governo, giacché esse impegnano l'Esecutivo al pieno rispetto della legge n. 244 del 2012, allo scopo di garantire al Parlamento di esercitare le proprie prerogative e, in particolare, relativamente al programma F-35, a non procedere ad alcuna ulteriore acquisizione, se non dopo aver condotto tutti i passaggi prescritti.
  Le citate mozioni, tuttavia, rappresentano esclusivamente atti inibenti ogni «ulteriore acquisizione», ma non sono da intendersi come un generale e retroattivo divieto incidente su politiche di acquisto già determinate. Infatti, la modifica dell'articolo 536 del codice dell'ordinamento militare, attuata dalla legge n. 244 del 2012, evidentemente non determina effetti sugli atti compiuti e perfezionatisi anche molti anni prima.
  Come è stato più volte sottolineato, il programma JSF, poi F-35, è stato sottoposto, in diverse legislature e sotto diversi Governi appoggiati da differenti maggioranze parlamentari, all'esame del Parlamento ogni volta che si avviava un nuovo e ulteriore passo e si delineavano pertanto nuovi e ulteriori oneri per le finanze pubbliche.
  Ciò premesso, si evidenzia che il richiamato documento statunitense, prevede una rigorosissima procedura di pianificazione e controllo di ogni elemento di costo, allo scopo di prevenire ogni incontrollato incremento e mantenere i programmi finanziariamente sostenibili.
  Così come sottolineato dal Ministro Mauro nella citata risposta del 9 ottobre scorso, l'avvio del processo va ricondotto alla sottoscrizione dei cosiddetti long lead (cioè della fase di acquisizione dei materiali e delle componenti a ciclo di produzione più lungo), avvenuta nel maggio 2012. Si tratta, quindi, di impegni assunti precedentemente, ma contrattualizzati quest'anno. In termini pratici, ciò che si Pag. 6contrattualizza nell'anno zero, deriva da impegni assunti negli anni meno uno e meno due, con pagamenti che verranno effettuati fino all'anno più due.
  Giova ricordare, quindi, come la legge n. 244 del 2012 abbia inteso rafforzare ulteriormente le funzioni di controllo che il Parlamento è tenuto ad esercitare, garantendo la massima trasparenza dell'azione di Governo e fissando, nel contempo, i limiti stessi di tale controllo; limiti che vanno individuati nel letterale riferimento alla «mancata coerenza con il piano di impiego pluriennale».
  In tale ambito, quindi, si inserisce la responsabilità del Ministro della difesa, prevista dalla legge n. 244 del 2012, di fornire annualmente al Parlamento un quadro generale delle esigenze operative delle Forze armate, comprensive degli indirizzi strategici e delle loro linee di sviluppo e delle loro capacità, nonché l'elenco di programmi d'armamento e di ricerca in corso e il relativo piano di programmazione finanziaria.
  In tale ottica, infatti, nell'apposito documento pluriennale programmatico (DPP) vengono evidenziati, nel quadro strategico di riferimento, le implicazioni militari della situazione delle alleanze, l'evoluzione degli impegni operativi interforze e il quadro generale delle esigenze operative delle Forze armate. Più in particolare, viene data rilevanza alla ripartizione delle risorse finanziarie in relazione alle varie tipologie di impegni e ai settori di spesa, avendo cura di sottolineare sia i riflessi che le scelte operate hanno sulla preparazione delle Forze armate, sia il prevedibile stato di attuazione dei programmi di investimento inclusi nel piano di impiego pluriennale, con il relativo piano di programmazione. Viene dato, altresì, rilievo alle risorse risalenti ad altri Dicasteri, alle misure di revisione organizzativa e riqualificazione dello strumento militare, nonché alle tipologie dei contratti ed alle modalità seguite nello sviluppo delle attività ad essi correlate.
  In particolare, all'interno del documento programmatico pluriennale relativo al triennio 2013-2015 si può evincere con chiarezza che, per quanto concerne il programma di investimento relativo ai velivoli F-35 gli oneri:
   per la fase SDD-System development and demonstration, che è stata completata, ammontano a circa 1 miliardo di dollari;
   per la fase successiva di completamento, previsto nel 2047, sono di circa 900 milioni di dollari;
   per le attività di predisposizione in ambito nazionale, sono di circa 465 milioni di euro;
   per la realizzazione della Linea di assemblaggio di Cameri di completamento previsto nel 2014, sono di circa 795,6 milioni di euro;
   per l'avvio dell'acquisizione e supporto logistico, di completamento previsto nel 2027, sono stimati in circa 10 miliardi di euro.

  In tale quadro, non si può sottacere la rilevanza fondamentale che riveste la pianificazione generale, la quale, alla luce degli obiettivi strategici ed in armonia con i lineamenti di ristrutturazione e di ammodernamento definiti proprio dalla legge n. 244 del 2012, determina il quadro complessivo delle capacità militari di cui si intende disporre, definendo le linee di sviluppo capacitivo che dovranno essere seguite nell'avvio dei nuovi programmi di armamento, ovvero in quelli indirizzati al rinnovamento e all'ammodernamento e al mantenimento in disponibilità operativa degli strumenti in inventario. Ciò al fine di garantire l'efficacia operativa necessaria sia a tutelare quel bene primario e fondante che è rappresentato dalla sicurezza della collettività sia a consentire all'Italia di svolgere pienamente il proprio ruolo nel contesto del sistema internazionale. Allo stesso tempo, occorre guardare ai programmi d'arma non soltanto sul piano dell'incidenza finanziaria, ma anche sotto il profilo dell'innovazione e dell'impatto sulla industria nazionale.
  Il settore dell'investimento della Difesa che, in percentuali rilevanti, è incentrato Pag. 7sull'ampliamento delle capacità tecnologiche e produttive dell'industria nazionale, costituisce un aspetto di notevole rilevanza nel più generale contesto del sistema Paese. Tale spesa, che rientra in pieno tra quelle comunque destinate all'accrescimento del patrimonio dello Stato, allo sviluppo ed acquisizione di nicchie di eccellenza, in settori altamente tecnologici ed avanzati, contribuisce in modo diretto al mantenimento di una identità politica e strategica nazionale coerente col ruolo al quale il Paese non può sottrarsi.
  La maturità tecnologica del nostro sistema industriale, il consistente e non sostituibile sostegno al sistema produttivo, e quindi anche sociale, per il tramite della forza lavoro impiegata nell'indotto sotteso dall'attuazione dei programmi nazionali ed internazionali afferenti al settore della difesa e sicurezza, rappresentano aspetti fondamentali nella vita del Paese, quanto mai in una congiuntura, come quella attuale.
  In particolare, per quanto riguarda l'aspetto concernente i presunti mancati ritorni legati alla FACO di Cameri, pare opportuno citare alcuni dati che l'amministratore delegato e direttore generale di Finmeccanica, il dottor Pansa, ha illustrato il 16 ottobre scorso presso la IV Commissione, difesa, della Camera dei deputati nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui sistemi d'arma. Nel merito, i ritorni industriali a vita intera sono al momento stimabili in almeno 10 miliardi di dollari per l'intero sistema industriale italiano coinvolto. Si ritiene, comunque, che la successiva evoluzione del sito FACO di Cameri anche in un centro regionale di supporto per la manutenzione, riparazione ed ammodernamento, sia per la parte aerostrutture che per l'avionica e per i sistemi d'armamento delle flotte F-35 potrà comportare l'aumento del livello di trasferimento tecnologico verso l'industria nazionale ed anche maggiori ritorni economici.

  PRESIDENTE. L'onorevole Frusone ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Artini n. 2-00255, di cui è cofirmatario.

  LUCA FRUSONE. Signor Presidente, grazie. Ringrazio anche il sottosegretario che è qui oggi presente, ma assolutamente non vedo un motivo per ritenerci soddisfatti della risposta, e spiego anche perché. Innanzitutto, ringrazio il sottosegretario per essere qui. Sinceramente troviamo assurdo che né il Ministro né i sottosegretari della Difesa abbiano trovato un momento per risponderci, a questa interpellanza. Il sottosegretario – non me ne voglia assolutamente, so benissimo che ambasciatore non porta pena – è sottosegretario alle politiche agricole e con gli F-35, permettetemi il collegamento ortofrutticolo, non c'entra un... cavolo. Ci ritroviamo assolutamente insoddisfatti perché, innanzitutto, questa nostra interpellanza non nasce da una mia richiesta singola, né dal mio collega Artini, ma viene mossa da un intergruppo, un intergruppo per la pace. È una richiesta, quindi, trasversale, che attraversa tutta la Camera dei deputati e arriva anche al Senato. Non è una richiesta, quindi, che si ferma solamente ad un mio capriccio o a quello del mio collega, ma veramente è una volontà sostenuta da una gran parte del Parlamento, da questo intergruppo per la pace, di cui facciamo parte.
  Noi abbiamo sottoposto queste domande, spettava a noi il compito, ma non abbiamo avuto risposte. Abbiamo chiesto chiarezza in questo programma. Non stiamo parlando di spiccioli. Stiamo parlando all'incirca di 13 miliardi di euro. Dico all'incirca, perché noi sinceramente non sappiamo veramente quale sarà la cifra finale. Chiediamo semplicemente chiarezza. Noi ci rendiamo conto che quando si parla di difesa, l'Italia acquista armamenti e strumenti d'arma come se fossero veramente giornali all'edicola la mattina. Mi piace quello, acquisto quello, voglio quell'altro, non c’è un progetto dietro, non c’è assolutamente nessuna proiezione al futuro. E quando ci arrivano questi progetti d'arma – non parlo solamente dell'assetto strategico e della funzione finale della nostra difesa e della sicurezza del Paese – noi ci troviamo veramente a combattere con le cifre. Ogni Pag. 8volta ci troviamo di fronte a degli scenari assurdi. Noi ci troviamo, ad un certo punto, a discutere o di 131 F-35 o di 90 F-35. Il costo finale è sempre lo stesso e, quindi, a quel punto noi ci chiediamo: ma se 131 F-35 costano 13 miliardi di euro, 90 costano sempre 13 miliardi ? Come si fa a negare che il costo sta aumentando sempre di più, perché effettivamente stiamo parlando di 40 F-35 in meno. Chiediamo il costo singolo, facciamo audizioni, ma non ci vengono mai date risposte.
  Anche l'altro giorno eravamo in audizione con l'amministratore delegato di Finmeccanica Pansa. Abbiamo chiesto il costo singolo di un F-35 e anche lì ci sono state date delle risposte assurde perché, appunto, si parlava di 90 milioni di euro per un singolo F-35, ma non si specifica se è con motore, non si specifica se effettivamente sono compresi tutti i costi che ci sono intorno. Noi abbiamo provato a fare un singolo calcolo del costo di un F-35 basandoci naturalmente sull'altra parte al di là dell'oceano, su quello che dicono gli Stati Uniti. E abbiamo trovato dei dati completamente differenti. Noi ogni volta che chiediamo trasparenza e certezza dei costi, arriviamo a queste risposte, che veramente non ci dicono nulla.
  Noi, al di là dell'oceano, abbiamo saputo che appunto su per giù si parla di 100 milioni di dollari, senza motore, a cui aggiungiamo, noi, ipotizzando, 25 milioni di dollari per questo motore, Pratt & Whitney, di cui ancora non si sa il costo. Anche la nostra quindi è un'ipotesi. Non riesco a capire, quindi, come si fa a dare delle cifre, a «sparare» delle cifre dall'altra parte. Arriviamo ad altri 60 milioni di dollari che vengono aggiunti al costo complessivo e, quindi, arriviamo all'incirca a 190 milioni di dollari. Dopodiché, sono anche buono, «scalo» quel 4-5 per cento che appunto appartiene all'Italia con quell'investimento.
  Ma, alla fine, arriviamo ad un costo superiore, ma di molto, a quello che ci viene detto. Noi ci troviamo di fronte ad una spesa all'incirca, per singolo aeroplano, di 135 milioni di euro, e siamo buoni veramente. Noi facciamo sempre stime al ribasso, ma lo facciamo noi, non è il nostro compito. Noi dobbiamo decidere sulla base di dati e, purtroppo, dall'altra parte i dati non ci vengono mai forniti. Quando si parla di difesa siamo veramente in una bolgia totale. Non ritroviamo un dato che combacia con quello che abbiamo dall'altra parte dell'Oceano. Ci troviamo sempre in queste indefinitezza. Veramente è assurdo.
  Io non sono un tecnico del settore difesa, ma sinceramente pensavo diversamente di un settore del genere. Stiamo parlando di difesa e sicurezza, stiamo parlando di armamenti di miliardi di euro, sottolineo: miliardi, non stiamo parlando di milioni o di migliaia di euro, non stiamo parlando di un acquisto, chessò, per la tipografia, non stiamo parlando di cose banali, stiamo parlando di una cifra esagerata.
  Adesso tralascio il discorso che va sull'utilità di questi mezzi, sulla compatibilità con il nostro articolo 11 della Costituzione, di questo abbiamo parlato veramente tanto. Siamo quasi stufi di parlare degli F-35, delle promesse che sono state fatte in campagna elettorale da alcuni partiti, che non sono state rispettate, dell'aspetto difensivo di questi F-35. Vorrei parlare veramente giorni di questo, ma è una cosa assurda arrivare qui, oggi, e non avere ancora dati certi. So benissimo che è un contratto particolare, che si parla di un programma a lungo termine e, quindi, ci troviamo di fronte a dati che possono variare di fronte a scenari economici e a molte variabili. Di questo siamo ben certi, ma noi apprezzeremo veramente moltissimo una dichiarazione del Governo che dice: purtroppo ci troviamo in una situazione economica particolare, non siamo in grado di definire questa cifra, vedremo come andrà a finire: noi preferiamo piuttosto questa chiarezza alle cifre che ci vengono sparate ogni giorno. Infatti, a seconda della campana che sentiamo ci vengono date cifre diverse.
  Anche oggi non siamo assolutamente soddisfatti di questa risposta. Noi stiamo acquistando non si sa addirittura il numero degli F-35, quindi l'assurdità è questa. Pag. 9Ci troviamo veramente di fronte ad un acquisto dove non si sa il numero finale degli strumenti che andiamo ad acquistare. Quindi, come si può parlare di spese, di budget ? È veramente un'assurdità totale tutto questo progetto. Ci troviamo ogni giorno a combattere con delle cifre. Arriviamo a questo punto, dove non sappiamo se sono 90, se sono 131. Non sappiamo le ali. Ogni volta si parla di questo ritorno economico. Ricordo – non ero ancora qui, perché si parla della Commissione difesa della scorsa legislatura –, il generale Esposito venne qui a dire che noi producevamo 1.200 ali e, quindi, c'era un ritorno economico assurdo. Addirittura ce li ripagavamo questi F-35, erano gratis. Tant’è che mi viene in mente il discorso sulla cultura: un euro in cultura genera tre, quattro, cinque euro di ritorno economico e lì non li facciamo questi investimenti. Invece mi devo sentir dire che addirittura questi F-35, con il lavoro che portano, verranno ripagati. È veramente un'assurdità. Si parlava di queste 1.200 ali. L'altro giorno Pansa ha detto che ne produrremo 800. Ce ne siamo perse 400, forse da Cameri a Roma. Così, in un batter d'occhio, questi numeri diminuiscono. Si parlava di 10 mila occupati. L'altro giorno siamo arrivati a 5 mila. In realtà ne stimiamo mille, se tutto va bene, perché la stessa audizione in Commissione difesa ci ha fatto capire questo. Pansa ha parlato degli ingegneri. Ogni ingegnere formato in Italia ci costa 1,5 milioni di euro e noi li spostiamo da progetti che vanno avanti come, ad esempio, quello degli Eurofighter sugli F-35, e a questo punto li spostiamo, è stato detto proprio da loro.
  Quindi, non si crea occupazione, perché come spostiamo gli ingegneri, spostiamo anche gli operai, le persone che costruiscono questi aerei. Queste 10 mila persone sono veramente delle cifre assurde. Noi ci ritroviamo ogni giorno a combattere con queste cifre sparate, sembra il 26 dicembre, dove si fa la tombola e si lanciano i numeri, ma sinceramente noi questi numeri nella cartella non li abbiamo. Ogni volta che chiediamo di essere più specifici, di darci delle cifre concrete, arriviamo qui, alla fiera della banalità, del pressappochismo: si danno delle cifre assurde, che non hanno riscontro assolutamente in qualche dato, nei contratti. Noi abbiamo visto i contratti, abbiamo visto i vari lotti...

  PRESIDENTE. Deve concludere.

  LUCA FRUSONE. Sì, so che c’è la fila dopo di me, quindi...

  PRESIDENTE. No, ci sono delle regole che devono rispettare tutti.

  LUCA FRUSONE. No, no, era una battuta, assolutamente, sono perfettamente d'accordo.
  Quindi, io concludo dicendo che noi del MoVimento 5 Stelle, l'intergruppo della pace, non si può ritenere assolutamente soddisfatto di questa risposta, né – e concludo – assolutamente dell'andazzo che c’è in materia di difesa sulle cifre e sulla trasparenza.

(Elementi in merito allo smaltimento di rifiuti industriali nella discarica di Falcognana – n. 2-00250)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta n. 2-00250, concernente elementi in merito allo smaltimento di rifiuti industriali nella discarica di Falcognana (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signor sottosegretario, il Ministro Orlando, lo scorso 11 settembre 2013, nel corso dell'audizione congiunta con il Ministro per gli affari europei, Moavero Milanesi, presso le Commissioni riunite ambiente e politiche comunitarie, dichiarò che la questione delle discariche e della gestione dei rifiuti rappresenta motivo di Pag. 10buona parte delle procedure di infrazione in materia ambientale aperte nei confronti dell'Italia dall'Unione europea.
  È alto il rischio che le procedure di infrazione già aperte arrivino a diventare ulteriori sanzioni, con aggravio per il bilancio dello Stato e che, senza una corretta politica di gestione integrata del ciclo dei rifiuti, altre nuove infrazioni si aggiungano a quelle aperte. Abbiamo quindi davanti due processi virtuosi da mettere in atto: da un lato, il superamento dell'emergenza ambientale in tante zone d'Italia per ritornare a una gestione ordinaria dei rifiuti nel rispetto delle regole nazionali ed europee e, dall'altro, il recupero e la bonifica dei siti inquinati delle discariche abusive.
  Per affrontare questi due impegni che ci chiede l'Europa, ma che con voce ancora più forte ci chiedono i cittadini italiani, abbiamo una sola strada da percorrere: la strada della legalità e della trasparenza. Trasparenza significa mettere a disposizione di tutti – e la tecnologia oggi ci permette di farlo in tempo reale e a costo zero – ogni informazione sulle autorizzazioni richieste e rilasciate per la gestione dei rifiuti sulle quantità prodotte, sulle modalità di smaltimento, sui residui prodotti dalla lavorazione dei rifiuti e sui risultati della raccolta differenziata, al di là delle dichiarazioni dei politici di turno.
  Garantire legalità significa rassicurare la popolazione che tutto è svolto secondo le regole, che lo Stato controlla e sa controllare, che è stato fatto ogni sforzo possibile per affidare i servizi di smaltimento a società e a persone affidabili. Oggi la vicenda dei rifiuti di Roma e del sito di Falcognana dimostra che siamo ancora molto lontani dal rispettare gli impegni di trasparenza e di legalità.
  Il 18 settembre il commissario Sottile, ascoltato nella Commissione ambiente del Consiglio regionale del Lazio, ha detto che Falcognana sarà una piccola discarica, temporanea, dove verranno conferite solo 300 tonnellate di rifiuti al giorno, tutti trattati. Un quinto dei rifiuti che produce Roma ogni giorno. Ma di quali rifiuti parla il commissario Sottile ? Dove finiscono le oltre 5 mila tonnellate di rifiuti al giorno prodotti da Roma e dai comuni in emergenza ? Il commissario Sottile evidentemente non conosce i numeri. Quanti sono e dove sono smaltiti i prodotti che escono dal trattamento meccanico biologico (TMB) ? Se Roma ha un deficit nel trattamento, come si può garantire che tutti i rifiuti siano trattati ? Cosa rispondiamo alla città di Brescia, che ha fermato i primi camion con i rifiuti provenienti dalla città di Roma ?
  Il Presidente della regione Lazio ha indicato nel 26 per cento la quota attuale di raccolta differenziata nella città di Roma. Sembra una stima ottimistica e in ogni caso siamo molto lontani dagli obiettivi del Patto per Roma del 4 agosto 2012, un anno fa, che era del 40 per cento nel 2013.
  Cosa pensa di fare il Governo per recuperare il ritardo accumulato ? Secondo i dati del Ministero dell'ambiente, il mancato raggiungimento degli obiettivi porta alla necessità di una capacità aggiuntiva di discarica capace di sopportare un deficit delle volumetrie disponibili pari a 828.423 metri cubi nel 2013. Dov’è finito quasi un milione di tonnellate di rifiuti non trattati ? E dove andranno nel 2014 i rifiuti non trattati, visto che nel Lazio non sono sufficienti gli impianti e sono ferme da mesi le procedure per il loro ampliamento ?
  Gli impianti di trattamento meccanico biologico sono tenuti ad una produzione minima del 35 per cento del CDR-CSS (combustibile di rifiuto e combustibile solido secondario). I trattamenti meccanici biologici (TMB) lavorano a pieno ritmo, ma non è sufficiente la capacità a valle dei termovalorizzatori di smaltire il derivato del rifiuto negli inceneritori. La verifica sulla destinazione dei rifiuti è un obbligo preciso del commissario, che è tenuto a comunicare al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la destinazione dei CDR-CSS prodotti. Dove sono finite le oltre 200 mila tonnellate di CDR-CSS che mancano all'appello per i soli ultimi sei mesi ? Questo significa trasparenza: pubblichi il Governo tutti i dati, Pag. 11informi la città e, eventualmente, contesti chi parla di smaltimento del tal quale nelle discariche di Roma e della provincia, tal quale che è proibito e che, invece, secondo molte fonti, continua ad essere sversato nelle discariche della Capitale.
  Ma non basta. Trasparenza è anche informazione sulle autorizzazioni. Falcognana è un impianto inserito in un quadrante soggetto, fin dal gennaio 2010, a vincolo di particolare tutela da parte del Ministero dei beni culturali. Pubblichi il Governo tutte le autorizzazioni e mostri che a Falcognana non sono state realizzate opere abusive o incoerenti rispetto al vincolo di tutela e garantisca che non possono essere smaltiti rifiuti illegalmente. A Falcognana sono stati autorizzati nell'ottobre 2010 – autorizzazione successivamente prorogata – l'installazione e l'esercizio, per due anni, di un impianto per il trattamento del percolato. Sapete tutti che cos’è il percolato: il percolato è la schifezza liquida che viene dalla produzione, dallo smaltimento e dal conferimento del tal quale. Il che appare incomprensibile, dovendo smaltire Falcognana solo il fluff industriale.
  Secondo quanto riportato da organi di stampa e pubblicato in Rete attraverso i social network, Ecofer Ambiente avrebbe richiesto alla regione Lazio di ampliare l'elenco dei codici CER conferibili, integrandolo con i rifiuti speciali provenienti dalle diverse realtà produttive regionali. Tali richieste sarebbero motivate dalla notevole riduzione dei volumi del fluff da rottamazione, anche in relazione alla forte riduzione del mercato automobilistico e alla conseguente riduzione della rottamazione delle auto. Insomma, meno fluff, meno auto, meno fluff, e più percolato e più rifiuti e rifiuti speciali.
  Tra i rifiuti per i quali si è proposta l'integrazione, rientrano i prodotti provenienti – sentite, sentite – dalla produzione industriale di pelli, rifiuti provenienti da processi chimici, organici e inorganici, rifiuti della raffinazione del petrolio, oli esauriti e residui di combustibili, terreni provenienti da siti contaminati e tanti altri. La «Terra dei fuochi» è relativamente vicina a Falcognana. Con istanza di Ecofer ambiente, il 3 ottobre 2012, è stata anche proposta la modifica delle caratteristiche planoaltimetriche di dettaglio sugli invasi dei primi due lotti della discarica e delle aree destinate allo stoccaggio dei materiali provenienti da escavazione e alla sagomatura del fondo del nuovo lotto.
  Nella popolazione che vive nel quadrante sud della città di Roma, sono in atto da diversi mesi iniziative tese ad ottenere informazioni e dettagli sul quadro delle autorizzazioni e sulle prospettive dell'impianto di Falcognana. Ma nessuna – signor sottosegretario, signor Presidente –, nessuna risposta è stata data, e si continuano a provocare nuove emergenze per giustificare soluzioni opache e a forte rischio di legalità.
  Le chiedo, signor Ministro, signor sottosegretario, quali iniziative il Governo intenda assumere per informare la popolazione sull'effettiva e piena legittimità delle operazioni di smaltimento dei rifiuti industriali nel sito di Falcognana. Ma le chiedo anche, in linea con l'impegno alla legalità e alla trasparenza, se siano state o meno rilasciate autorizzazioni a Ecofer Ambiente Srl per un ampliamento delle tipologie dei rifiuti trattabili e quali, eventualmente, siano i codici CER autorizzati. E questo nel nome della legalità.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali, Giuseppe Castiglione, ha facoltà di rispondere.

  GIUSEPPE CASTIGLIONE, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole, alimentari e forestali. Signor Presidente, onorevoli colleghi, porgo innanzitutto all'onorevole Brunetta il ringraziamento del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, in quanto gli viene permesso di tornare ancora una volta sul tema caldo della discarica di Falcognana. Più volte, infatti, negli ultimi mesi, nel rispondere alle interrogazioni proposte dal collega Brunetta, si è avuto modo di illustrare adeguatamente le iniziative poste in essere dal Ministero dell'ambiente e della Pag. 12tutela del territorio e del mare per affrontare la grave criticità che caratterizza ormai da lungo tempo la gestione dei rifiuti nel territorio della provincia di Roma, fornendo su ciascuno dei punti oggetto di sindacato ispettivo tutte le più opportune precisazioni, alle quali, pertanto, non posso che fare rinvio.
  Nel riscontrare, in particolare, l'ultima interrogazione del collega Brunetta, si è colta l'occasione per riferire, nello specifico, in merito alle iniziative più recenti poste in essere dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per assicurare, da parte di tutte le strutture pubbliche e private comunque interessate, il pieno e costante rispetto delle disposizioni normative.
  In merito, innanzitutto, alla richiesta di estensione delle tipologie di rifiuti conferiti in discarica, occorre ricordare che il conferimento di rifiuti urbani nella discarica sarà possibile solo a valle dell'approvazione del sito da parte del Ministero. La discarica di Falcognana, peraltro, come qualsiasi altra discarica, è già sottoposta al regime dei controlli periodici da parte della regione e dell'ARPA del Lazio. Già in attualità, dunque, i prodotti che vengono smaltiti in questa discarica, ed in generale la sua gestione, sono sottoposti a costante verifica da parte dei soggetti a ciò istituzionalmente adibiti. Tale attività di monitoraggio certamente verrebbe incrementata ove la discarica venisse autorizzata a smaltire rifiuti urbani trattati. In siffatto contesto, che, si ribadisce, ancora non è attuale, il Ministero dell'ambiente avrà cura di garantire la massima attenzione a che l'utilizzo della discarica per i rifiuti urbani sia del tutto corretto e rispettoso delle leggi. In particolare, si intende non sottovalutare il rischio che a margine dell'esercizio della discarica siano posti in essere comportamenti illeciti; questo obiettivo sarà perseguito attraverso azioni concrete ed adeguate alla situazione che si avrà modo di constatare, per rispondere alle legittime aspettative della popolazione residente. È questo il motivo per cui il Ministero, a fronte delle legittime – si ripete – preoccupazioni del «territorio», soprattutto al fine di sgomberare il campo da ogni dubbio circa la correttezza del proprio operato e di quello del commissario, in caso di autorizzazione della discarica valuterà senz'altro di organizzare una sorta di presidio ad opera del NOE per verificare che il materiale conferito in discarica sia costituito dal solo materiale trattato: il TMB (Trattamento meccanico biologico) è una tecnologia di trattamento a freddo dei rifiuti indifferenziati o residuali dopo la raccolta differenziata. Lo stesso NOE, peraltro, ha assicurato che già a partire dal mese di aprile dell'anno in corso tutti i rifiuti della regione sono sottoposti a trattamento meccanico biologico, in particolare quelli conferiti nella discarica di Malagrotta, ormai chiusa. Si puntualizza peraltro che il rifiuto urbano trattato ha certamente un carattere di inferiore criticità e pericolosità rispetto a quello attualmente autorizzato nella discarica di Falcognana.
  Quale osservazione di carattere generale, valga riferire che la grande evidenza mediatica generata dalla problematica in esame, senz'altro ha contribuito e contribuirà in grande misura a radicare nella popolazione residente, e non solo, una più solida coscienza ambientalista, a fronte della quale dovranno essere assunte, si ritiene, al momento opportuno, altrettante ed adeguate iniziative di informazione e comunicazione.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, nel ringraziare il sottosegretario per la sua presenza qui in vece del Ministro Orlando, devo dichiararmi assolutamente insoddisfatto, perché si mantiene un'ambiguità inaccettabile. Quello che da mesi chiedo non è di non fare di Falcognana una nuova discarica, ma chiedo semplicemente di conoscere dal Ministero competente il piano di questa discarica, il piano, le quantità e le tipologie prodotte che, ad oggi, non esiste. Chiedo di conoscere se sulla base di questo piano, che non esiste, Pag. 13tutte le amministrazioni competenti abbiano rilasciato, secondo legge, il loro nulla osta.
  È quello che chiedo dall'inizio. Vale a dire, chiedo un piano: quali rifiuti e quanti rifiuti, per quanto tempo, devono essere o saranno collocati nella discarica di Falcognana. Chiedo che, se questo piano esiste, venga sottoposto, ad esempio, alle valutazioni del Ministero dei beni culturali e paesaggistici, per verificare se questo piano sia compatibile con i vincoli di legge. Allora, il piano non esiste, e non esiste dunque una valutazione da parte del Ministero dei beni culturali e paesaggistici. Il Ministro Bray questo l'ha detto in quest'Aula, quindi ne deriva che se non esiste il piano non può esistere nessuna valutazione di impatto sul paesaggio. C’è di più, il Ministro Bray interpellato ha dichiarato che una discarica per i rifiuti urbani, ancorché trattati, è incompatibile con il «vincolo Bondi», con il vincolo paesaggistico e ambientale.
  A che gioco giochiamo, signor sottosegretario ? Al gioco delle tre carte ? Cioè quello di aspettare l'emergenza e sulla base dell'emergenza dichiarare Falcognana discarica per i rifiuti urbani, ancorché non abbia tutte le autorizzazioni di legge ? Questo è semplicemente inaccettabile. È un imbroglio suscettibile, l'ho già detto più volte, di essere rinviato all'autorità giudiziaria, perché possa accertare reati di abuso d'ufficio, omissione d'atti d'ufficio.
  Ma non è finita, signor sottosegretario, esistono altri vincoli, vincoli europei, che non sono stati ottemperati; esistono vincoli sanitari. Il Ministro della sanità in quest'Aula ha detto che l'Istituto superiore di sanità non è mai stato coinvolto dal Ministro dell'ambiente per l'eventuale apertura della Falcognana ai rifiuti urbani, ancorché trattati. Non esiste un piano, e non esistendo il piano non esistono le valutazioni di impatto di questo piano, e quindi tutto rimane sospeso in ragione di un'emergenza, più o meno provocata, dei rifiuti a Roma.
  Allora, io questo modo di procedere l'ho denunciato più volte in quest'Aula, che penso sia il luogo più adatto e più giusto per fare trasparenza. Non è possibile tenere la popolazione di un intero quartiere di Roma sospesa e appesa a questa ambiguità e a questo imbroglio. Lo denuncio qui: questo è un imbroglio inaccettabile; inaccettabile da parte del Ministro Orlando, inaccettabile da parte del commissario Sottile. E per questa ragione, signor sottosegretario, io ho scritto al Presidente del Consiglio e al Presidente della Repubblica denunciando questo paradossale e inaccettabile iter. Dotatevi di tutte le autorizzazioni, dotatevi di un progetto, dotatevi di tutti i nulla osta previsti dalla legge e nessuno aprirà più bocca sull'uso della Falcognana come discarica. Ma non pensate che senza progetto, che senza piano e senza tutte le autorizzazioni positive su questo progetto possa essere accettata la logica del fatto compiuto in ragione di un'emergenza provocata. Non provateci. Che il Ministro Orlando non ci provi, perché questo non sarà accettato. Non sarà accettato dalla popolazione, non sarà accettato da questo Parlamento, non sarà accettato dal sottoscritto, perché ho preparato la relativa documentazione – se questo fosse il caso – per inviare tutta la documentazione del mio sindacato ispettivo, compresa, signor sottosegretario, questa mia ultima interpellanza urgente e la sua risposta, alla procura della Repubblica, perché possa valutare l'impatto di questi eventuali comportamenti che io non mi auguro possano essere messi in atto.
  Mi dispiace, in una sede parlamentare, evocare un altro ordine dello Stato, ma quando in un Aula parlamentare per mesi e per mesi continua la presa in giro delle istituzioni, be’, questo è l'unico modo di procedere; ci sarà pure un giudice a Berlino.
  Quindi chiedo, non tanto a lei signor sottosegretario, ma al Ministro Orlando, di non provarci; lo dico con un linguaggio popolare: non ci provi il Ministro Orlando. Esiste un giudice in questo Paese.

  PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.Pag. 14
  Saluto gli studenti dell'istituto comprensivo «Luca Ghini» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, ai quali spiego che oggi l'Aula è praticamente vuota perché siamo nella fase delle interrogazioni e delle interpellanze, nella quale i deputati si rivolgono al Governo per avere, come avete ascoltato anche dal collega Brunetta, risposta a delle interrogazioni e quindi partecipano ai lavori soltanto i diretti interessati e il Governo, che è qui presente nella persona del sottosegretario Castiglione, risponde.

Sui lavori dell'Assemblea.

  PRESIDENTE. Avverto che, con lettera trasmessa in data 17 ottobre, il Presidente della Commissione lavoro, anche a nome del Presidente della Commissione affari costituzionali, ha rappresentato, in considerazione dell'ingente numero di emendamenti presentati, l'esigenza di differire l'inizio in Aula dell'esame del decreto-legge recante disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione delle pubbliche amministrazioni, già previsto per lunedì 21 ottobre.
  Conseguentemente, la discussione sulle linee generali del disegno di legge di conversione sarà iscritta all'ordine del giorno nel pomeriggio di martedì 22 ottobre, dopo le eventuali votazioni. Il seguito dell'esame avrà luogo nei giorni successivi.
  Avverto inoltre che l'esame del decreto-legge n. 104 del 2013, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, già previsto per martedì 22 ottobre, non potrà avere luogo, avendone il Presidente della Commissione competente, su mandato dell'ufficio di presidenza, all'unanimità dei gruppi, con lettera in data 17 ottobre, chiesto un differimento in considerazione dell'ingente numero di emendamenti presentati.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 21 ottobre 2013, alle 16:

  Discussione della mozione Speranza ed altri n. 1-00162 concernente iniziative per una politica industriale volta alla riqualificazione e alla reindustrializzazione dei poli chimici.

  La seduta termina alle 11.

ERRATA CORRIGE

  Nel resoconto stenografico della seduta del 17 ottobre 2013:
   a pagina 7, seconda colonna, tredicesima riga, prima delle parole «Voi capite» si intende inserito il nome «DANIELE FARINA.».