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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 47 di venerdì 5 luglio 2013

Pag. 1

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROBERTO GIACHETTI

  La seduta comincia alle 9.

  ANNA ROSSOMANDO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Boccia, Brunetta, Caparini, Carrozza, Castiglione, Chaouki, Cicchitto, Cirielli, Dambruoso, Di Lello, Ferranti, Fontanelli, Formisano, Fraccaro, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lombardi, Merlo, Migliore, Simoni, Speranza e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissioni in sede referente.

  PRESIDENTE. Il Presidente del Senato, con lettera in data 4 luglio 2013, ha trasmesso alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alle Commissioni riunite VI (Finanze) e X (Attività produttive).

  S. 783 – «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 63, recante disposizioni urgenti per il recepimento della direttiva 2010/31/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 19 maggio 2010, sulla prestazione energetica nell'edilizia per la definizione delle procedure d'infrazione avviate dalla Commissione europea, nonché altre disposizioni in materia di coesione sociale» (approvato dal Senato) (1310) – Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VII, VIII (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento), XI, XII e XIV.

  Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Nomina dei deputati e comunicazione dei senatori componenti la delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'INCE.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'INCE i deputati Tamara Blazina, Dario Ginefra e Catia Polidori.
  Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima Pag. 2delegazione i senatori Stefania Giannini, Luis Alberto Orellana, Francesco Scoma e Lodovico Sonego.

Nomina dei deputati e comunicazione dei senatori componenti la delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare della NATO i deputati Paolo Alli, Vincenza Bruno Bossio, Andrea Causin, Luca Frusone, Andrea Manciulli, Federica Mogherini, Alessia Mosca, Michele Piras e Valentino Valentini.
  Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima delegazione i senatori Lorenzo Battista, Massimo Bitonci, Cristina De Pietro, Emilio Floris, Maurizio Migliavacca, Riccardo Nencini, Domenico Scilipoti, Giorgio Tonini e Luciano Uras.

Nomina dei deputati e comunicazione dei senatori componenti la delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE.

  PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare dell'OSCE i deputati Vincenzo Amendola, Gianni Farina, Aniello Formisano, Guglielmo Picchi, Domenico Rossi, Emanuele Scagliusi e Marietta Tidei.
  Il Presidente del Senato della Repubblica ha chiamato a far parte della medesima delegazione i senatori Luigi Compagna, Cristina De Pietro, Sergio Divina, Emma Fattorini, Andrea Marcucci e Paolo Romani.

Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 9,10).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Iniziative volte a sospendere o a rimodulare il programma Forza NEC e a riconsiderare l'acquisto del satellite israeliano Optsat-3000 – n. 2-00112)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Corda n. 2-00112, concernente iniziative volte a sospendere o a rimodulare il programma Forza NEC e a riconsiderare l'acquisto del satellite israeliano Optsat-3000 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Alberti se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FERDINANDO ALBERTI. Sì, signor Presidente, intendo illustrarla.

  PRESIDENTE. Prego, onorevole Alberti. Ne ha facoltà per quindici minuti.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, la Forza NEC è un programma avviato nel 2007 e ha come obiettivo quello di formare una forza terrestre integrata digitalizzata, basata su tre brigate medie dell'esercito e su una brigata interforze composta da elementi del reggimento «Serenissima» e del reggimento di fanteria di marina «San Marco».
  Secondo il cronoprogramma, stabilito dall'azienda fornitrice Selex, del gruppo Finmeccanica, sono previste tre tappe per la realizzazione di questa forza. Con la prima, prevista entro il 2018, sarà digitalizzata la brigata meccanizzata «Pinerolo» e la forza di proiezione dal mare, mentre con la seconda e la terza, da concludersi rispettivamente entro il 2026 e il 2031, terminerà il programma di digitalizzazione delle brigate restanti e si concluderà anche la fornitura di tutte le apparecchiature richieste. Ad oggi il programma è in fase di sviluppo e sperimentazione e rientra nella prima tappa, per la quale è prevista una spesa di circa 800 milioni di euro, di cui ne sono già stati stanziati 320.
  Nell'ambito di Forza NEC è confluito anche il progetto «Soldato futuro», dal Pag. 3costo stimato di circa 18 milioni di euro, avviato nel 2002 con l'obiettivo di incrementare le capacità letali e di sopravvivenza della fanteria, con la fornitura di 558 lotti che comprendono vestiario, equipaggiamento di protezione, sistemi d'arma, sensori e apparati di telecomunicazione.
  Attualmente sono stati consegnati 92 sistemi. Siamo nel 2013: sono passati 11 anni per 92 lotti, considerati ancora di pre-serie di «Soldato futuro», ed è stata svolta una sperimentazione di alcune componenti nel teatro afgano. Il progetto in esame è stato voluto fortemente dall'ex Ministro della difesa, Di Paola, e sarà gestito, senza gare né confronto dei prezzi, sempre dalla stessa azienda Selex.
  Tra le altre spese della difesa, sulle quali chiediamo delucidazioni, rientrano i cosiddetti satelliti spia. Il programma Sicral, acronimo di Sistema italiano per comunicazioni riservate e allarmi, è il primo del suo genere nel nostro Paese e prevede il lancio in orbita di tre satelliti finalizzati a garantire la connessione tra le reti della difesa, della sicurezza pubblica, dell'emergenza civile e della gestione e controllo delle infrastrutture strategiche. Il costo è stimato in circa 250 milioni di euro ed è articolato in tre fasi: la prima si è conclusa nel 2001 con il lancio del satellite Sicral 1, ancora in esercizio e con una vita residua di circa tre anni; la seconda avviata nel 2009 con il lancio di Sicral 1B, satellite che ha una vita operativa di 13 anni; la terza in via di esecuzione, in cooperazione con la Francia, con una il lancio nel 2014 del Sicral 2, che avrà una vita stimata di 15 anni.
  Oltre al Sicral, la difesa ha avviato nel 2004 anche il programma Cosmo Skymed, composto da quattro satelliti per un sistema duale (civile e militare) di osservazione terrestre dal costo complessivo di circa 890 milioni di euro. Dei quattro satelliti previsti, tre sono già stati lanciati in orbita e sono operativi.
  Come se non bastasse il 19 luglio 2012 il Governo italiano e quello israeliano hanno sottoscritto un accordo di cooperazione nel settore della tecnologia militare, che prevede, tra l'altro, l'acquisto del sistema satellitare ottico ad alta risoluzione per l'osservazione della terra Optsat-3000 per un costo stimato di 200 milioni di dollari. Tutto ciò, ricordiamo, mentre l'Italia sta attraversando una terribile crisi economica e occupazionale, senza più finanziamenti adeguati nemmeno per il rinnovo della cassa integrazione.
  Concludendo, chiediamo al Governo se non ritenga opportuno, sospendere, ovvero rimodulare, il programma Forza NEC.
  Chiediamo, inoltre, al Governo se non ritenga, sempre in considerazione del periodo di grave crisi economica del nostro Paese, di riconsiderare la necessità dell'acquisto del satellite israeliano Optsat-3000, essendo comunque garantita la funzione di osservazione e allerta dai sistemi già in funzione.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la difesa, Roberta Pinotti, ha facoltà di rispondere.

  ROBERTA PINOTTI, Sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, ringrazio anche l'interpellante e vorrei, innanzitutto, premettere che la difesa è un bene primario e fondamentale per la nostra collettività, è uno dei pilastri su cui poggia il sistema di sicurezza nazionale. I fondamenti di ciò che, a tutti gli effetti, è il nostro modello di difesa, sono contenuti nella nostra Costituzione: il ripudio della guerra e la partecipazione attiva alle organizzazioni internazionali che assicurano la pace e la giustizia fra le nazioni; il sacro dovere di difendere la patria; l'obbligo per tutti i cittadini di prestare il servizio militare, nei modi previsti dalla legge. Il Parlamento ha definito, nel corso degli anni, gli altri pilastri di quello che è il nostro quadro di riferimento, attraverso la ratifica dell'adesione alle organizzazioni internazionali di cui siamo parte.
  Da tali fondamenti discende, evidentemente, la necessità di disporre di uno strumento militare con capacità operativa, in grado di consentire al Paese di continuare a svolgere il proprio ruolo di membro responsabile all'interno del sistema di alleanze, impegnato per la pace e la giustizia Pag. 4tra le nazioni. Tale prospettiva è peraltro conforme allo spirito e al disposto della legge 31 dicembre 2012, n. 244, per quanto attiene alla revisione dello strumento militare e anche per quel che riguarda il rapporto tra Governo e Parlamento, un rapporto più consapevole, più responsabile. È dentro tale quadro che si colloca la necessità di un costante ammodernamento dello strumento militare, per corrispondere alle esigenze derivanti dai compiti istituzionali di difesa del territorio e di partecipazione alle missioni internazionali.
  In tale prospettiva, il programma interforze Forza NEC, avviato nel 2007 per realizzare uno strumento militare adatto ad operare in ambienti interforze e multinazionali e in grado di garantire la piena interoperabilità del nostro strumento militare con quello dei Paesi alleati e amici, mira alla progressiva messa in rete di tutte le Forze armate e tende ad un piano di ammodernamento, adeguamento e acquisizione progressiva di capacità, nonché, soprattutto, all'incremento della protezione dei nostri soldati.
  Al momento è operante la fase di sviluppo e sperimentazione per la preventiva valutazione e validazione degli aspetti concettuali e progettuali dell'impresa, oltre che per la realizzazione di prototipi e di elementi di pre-serie (quali il Soldato Futuro) e l'attuazione di predisposizioni infrastrutturali.
  In particolare, ad oggi risultano impegnati 324 milioni di euro a fronte di circa 800 milioni di euro inizialmente preventivati – tale cifra, peraltro, è ben al di sotto di quanto riportato da alcuni organi di stampa – e sono stati completati i lavori di adeguamento e predisposizione di 10 Integrated Test Bed.
  Questi ultimi sono funzionali agli sviluppi di forza NEC e permettono un'ottimizzazione delle procedure di validazione e, ovviamente, delle risorse, mentre il programma Soldato Futuro tende alla realizzazione di un sistema integrato di dotazioni per il fante e alla produzione di una pre-serie di 558 esemplari per finalità di sperimentazione operativa.
  Si fa presente che, dopo il completamento della fase di sviluppo concettuale e di sperimentazione, l'integrazione net-centrica delle Forze armate sarà perseguita nell'ambito della normale programmazione di ammodernamento e rinnovamento dello strumento militare, al cui interno saranno recepite le esigenze e gli standard NEC definiti per l'appunto con la suddetta fase.
  Il programma Forza NEC è stato già oggetto di estensione temporale del piano di sviluppo, ovvero, il termine della fase di sviluppo e sperimentazione è stato già posticipato dal 2012 al 2016 con conseguente diluizione delle assegnazioni finanziarie annuali.
  Onorevoli colleghi, il programma è oggi in fase avanzata (consegna di prototipi e pre-serie). La rimodulazione o riduzione dello stesso comprometterebbe i significativi investimenti sinora effettuati, privando, peraltro, l'industria nazionale dell'opportunità di valorizzare quanto realizzato nel settore. Forza NEC prevede, oltretutto, il coinvolgimento di 19 aziende nazionali distribuite sul 60 per cento del territorio nazionale.
  Quanto alle attività per la realizzazione degli Integrated Test Bed presso i vari siti, le stesse sono state già contrattualizzate e risultano in uno stadio di avanzata realizzazione; inoltre, prevedendo l'impiego di modelli e repliche di sistemi reali nell'ambito di scenari simulati, si ottengono significativi risparmi economici sia nella fase di sviluppo che in quella di messa in servizio e mantenimento dei nuovi sistemi.
  Il programma costituisce, dunque, un miglioramento sostanziale della sicurezza e della protezione del soldato, nonché della sua efficacia sul campo.
  Sintetizzando, il programma Forza NEC è di fatto il programma con cui noi armiamo l'esercito nel suo complesso ed è – come dicevo – già in fase avanzata, quindi tornare indietro e rimodulare o rivedere, com’è stato proposto, comporta i problemi che ho appena evidenziato.
  Con riferimento, invece, al sistema satellitare militare ad alta risoluzione per l'osservazione della Terra, denominato Pag. 5Optsat 3000, premesso che l'ambiente spaziale è irrinunciabile non solo per le operazioni militari, ma soprattutto per le normali attività della società moderna, lo spazio in Italia possiede un rilevante riflesso anche sul tessuto industriale della grande, media e piccola impresa, sia dal punto di vista occupazionale che da quello economico, dando risalto alla capacità produttiva nazionale di assoluta eccellenza. I programmi spaziali, cui concorre la Difesa, forniscono, infatti, un notevole impulso alla ricerca scientifica e al progresso tecnologico che rappresentano, da sempre, due importanti fattori trainanti dello sviluppo economico, industriale e sociale del Paese, specialmente in un momento come quello contingente.
  Al di là, quindi, dello specifico risvolto operativo e militare essenziale per le funzioni di sicurezza e difesa della nazione, dell'Europa e della NATO, gli assetti e le infrastrutture spaziali sono validi strumenti per trovare soluzioni a problematiche sensibili e di assoluta attualità quali l'ambiente, il clima, il controllo del territorio e degli spazi aeromarittimi.
  Altresì, la dimensione spaziale di cui l'Italia è dotata costituisce un importante veicolo per accrescere la visibilità internazionale del Paese e un utile ausilio alla politica estera, sia nei fori multilaterali, sia nelle relazioni bilaterali con Paesi progrediti, ovvero a sostegno di quelli in via di sviluppo.
  È, pertanto, innegabile la connotazione intrinsecamente duale e la natura cooperativa, civile e militare che le tecnologie e le iniziative della dimensione spaziale possiedono; il concetto nazionale di peculiarità duale dei servizi satellitari e degli assetti spaziali è stato condiviso anche dall'Unione europea nell'attuazione pratica della politica comunitaria di settore.
  Le numerose cooperazioni internazionali nel settore spaziale, al di là del programma di volo umano nello spazio, dimostrano la credibilità e la fiducia che partner come Francia e Israele conferiscono all'Italia e alla difesa per la comprovata competenza ed expertise posseduta sia nel settore dell'osservazione della Terra (rispettivamente per i programmi Cosmo Skymed e Optsat 3000), sia delle telecomunicazioni satellitari (Sicral 2 e Athena Fidus).
  Da un punto di vista prettamente militare è opportuno ricordare che, così come per la società civile, anche le operazioni richiedono di avere accesso a servizi sempre più efficienti, veloci, moderni e senza soluzione di continuità. Le missioni militari in teatro operativo necessitano di una crescente disponibilità di banda per le comunicazioni e per le imprescindibili funzioni di comando e controllo, di sempre più accurate informazioni sul territorio, di una migliore e tempestiva evidenza della situazione tattica, soprattutto per ciò che concerne la potenziale presenza di minacce, per garantire sempre maggiore sicurezza al personale italiano e alleato che opera sul terreno spesso in condizioni di alto rischio. Il sistema Cosmo Skymed rappresenta solo una parte della capacità di osservazione della Terra, che deve essere completata dal segmento ottico Optsat 3000 per poter assicurare la completezza del panorama informativo.
  Lo specifico programma acquisitivo del satellite di osservazione Optsat 3000 israeliano – il cui costo è pari a 270 milioni di euro (e non 350 milioni di euro, come riportato erroneamente da alcune testate giornalistiche) – è anch'esso, seppur in maniera indiretta, strettamente correlato al sistema produttivo nazionale e, quindi, al relativo livello occupazionale, essendo parte integrante di un Accordo internazionale di cooperazione con Israele.
  Una profonda valutazione delle effettive esigenze operative ha portato alla definizione di un complesso e austero piano di ripianamento, piuttosto che di effettivo potenziamento delle capacità, degli assetti e delle infrastrutture spaziali nel medio e lungo termine. È stato fatto, infatti, ogni sforzo possibile per assicurare la compatibilità degli assetti capacitivi spaziali con il quadro finanziario di riferimento e la terribile crisi economica e occupazionale. In tale ottica, sono state operate importanti e dolorose scelte in Pag. 6altri settori, per salvaguardare una fondamentale componente dello strumento militare, quale quella spaziale, che dimostra innegabili e tangibili riflessi sul comparto industriale nazionale dell'alta tecnologia e dell'innovazione.
  Il settore spaziale, oltre ad essere fondamentale per le operazioni militari, rappresenta un importante fattore di modernizzazione del Paese e competitività non solo industriale, ma anche per il variegato panorama dei fruitori dei sistemi, delle infrastrutture e dei servizi derivanti in larga misura duali.
  In sintesi, si tratta di impegni operanti e non rimodulabili.

  PRESIDENTE. Il deputato Alberti ha facoltà di replicare.

  FERDINANDO ALBERTI. Signor Presidente, ci riteniamo parzialmente soddisfatti della risposta anche perché il Governo e il sottosegretario ha risposto alle nostre due domande, contenute nell'interpellanza urgente, ma parzialmente soddisfatti perché comunque dal punto di vista politico non possiamo essere concordi.
  Il problema di fondo riguarda sempre qual è l'obiettivo dello strumento della difesa. Spesso ci ritroviamo sempre a nasconderci o meglio a nascondere dietro gli obiettivi della difesa quello che è lo sviluppo e il rilancio dell'economia, della ricerca, della tecnologia.
  Noi pensiamo come gruppo politico del MoVimento 5 Stelle che quando si parla di difesa bisognerà andare oltre alle questioni della micro e macroeconomia, della questione dell'occupazione. Ci sono altri obiettivi che non possono essere «ridotti», per così dire, ad una questione economica e di occupazione. Quindi, ringrazio comunque per le risposte. Noi vigileremo.
  Siamo convinti che molte delle spese che il Governo ha fatto in ambito della difesa negli anni e continuerà molto probabilmente a fare non trovino una motivazione nell'obiettivo di difesa e di sicurezza di questa nazione e quindi continueremo a vigilare.

(Iniziative per il contrasto al maltrattamento degli animali, con particolare attenzione alla situazione dei canili in Puglia – n. 2-00113)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Elvira Savino n. 2-00113, concernente iniziative per il contrasto al maltrattamento degli animali, con particolare attenzione alla situazione dei canili in Puglia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Savino se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, molti dei canili presenti sul territorio della regione Puglia sono stati definiti dalla stampa e da vari servizi televisivi dei veri e propri lager in cui vengono perpetrati maltrattamenti nei confronti degli animali ospitati.
  Sarebbero circa 370, fra censiti ed abusivi, i canili pugliesi e molti di essi si sono resi protagonisti di situazioni di degrado e maltrattamento a danno dei cani. Il nutrito elenco, soltanto per citarne alcuni, comprende il rifugio di Noha (in cui si recidevano le corde vocali ai cani), il San Rafael di Taranto (sovraffollato e indisponibile per gli affidi), e quelli di Tricase, di Castrì e di Cassano delle Murge.
  In particolare, dieci anni fa il canile di Noha, un complesso di cemento armato con circa 200 box fatiscenti, presenza di amianto, acque sporche che penetravano nel pozzo artesiano, acqua potabile racchiusa in serbatoi e mai utilizzata e in cui i cani vivevano al buio e in situazioni di assoluto degrado, è balzato alla cronaca per un eclatante caso di maltrattamento nei confronti dei cani ospitati. Nello specifico, il comune di Galatina aveva chiesto ai proprietari-gestori di questo canile di limitare l'inquinamento acustico che derivava dalla struttura, apportando alcune modifiche a livello strutturale. A lavori ultimati e dopo i sopralluoghi effettuati da parte della Asl e del comune, venne accertata la regolarità della nuova situazione Pag. 7e il canile, convenzionato con 12 comuni limitrofi, ebbe soltanto il «divieto» di recludere altri cani.
  Successivamente, da alcune indiscrezioni, risulta che invece l'abbassamento dell'inquinamento acustico non derivava da lavori di insonorizzazione, bensì dal fatto che erano state eseguite operazioni sui cani da parte di un veterinario fatto giungere appositamente da Siena che, senza peraltro effettuare anestesia, aveva operato almeno 200 cani, recedendone le corde vocali con elettrobisturi. A seguito di ciò venne configurato il reato di maltrattamento di animali e, nell'ottobre del 2001, il titolare del canile fu destinatario di un decreto penale di condanna per tale reato, ex articolo 727 del codice penale, che puniva il maltrattamento degli animali con l'erogazione però di multe irrisorie e non con la pena del carcere.
  Il comune e l'Asl competenti si dichiararono invece inconsapevoli della barbarie che era stata consumata all'interno della struttura. Nonostante ciò, furono introdotti altri cani nella medesima struttura posta sotto sequestro e, ad oggi, di quei 200 cani ne restano gli ultimi 40.
  La legge n. 281 del 1991 in materia vieta di sopprimere cani e gatti randagi o di destinarli alla sperimentazione e dispone che i comuni e le Asl, direttamente responsabili, debbano provvedere a sterilizzazioni sistematiche e rispondere della permanenza nelle strutture degli animali e del buon esito degli affidi. Tali compiti sono spesso evidentemente disattesi, considerato che, nonostante gli ingenti finanziamenti statali a lungo ricevuti, nel pubblico si sterilizza pochissimo e all'utente privato invece si chiedono tariffe molto esose.
  L'inefficienza di molte Asl, gare al massimo ribasso che assegnano le strutture a chi sostiene di accalappiare, nutrire, curare, sterilizzare e far adottare i cani con una diaria a basso costo, la mancanza di adeguate campagne educative e di regole volte a sollecitare la sterilizzazione anche fra i privati, consegnano di fatto gli animali a sofferenze inaudite e causano, tra l'altro, lo sperpero di ingenti risorse pubbliche. Il randagismo è spesso fonte di guadagni facili per molti settori e categorie ed alimenta anche diversi traffici illeciti: lotte clandestine, vivisezione, macellazione, commercio di pelli, trasporto di droga e finte adozioni all'estero finalizzate appunto alla sperimentazione.
  In seguito ad accorati appelli di alcune associazioni animaliste pochi giorni fa il consiglio della regione Puglia, attraverso un comunicato stampa, ha assicurato il proprio intervento anche con una modifica, ove fosse necessario, delle norme vigenti, rendendo così ancora più restrittivi gli obblighi già esistenti e chiedendo un maggiore impegno alle Asl con i propri servizi e con i propri veterinari.
  In particolare si è espressa l'assessore al welfare, Elena Gentile, che ha dichiarato che a breve avvierà un tavolo per concertare iniziative che possano affrontare in maniera incisiva l'emergenza, assumendo l'impegno con le associazioni nazionali di accogliere i punti critici per sanare il modus operandi speculativo di alcune associazioni animaliste.
  In seguito il presidente del consiglio regionale della Puglia, Onofrio Introna, ha accolto tali richieste e, in particolare, la proposta dell'assessore Gentile di ricorrere quanto prima alla modifica della legge regionale vigente in materia di randagismo, che consentirà alla Puglia di raggiungere quegli standard in linea con il resto del Paese, ponendo l'attenzione sulla cura ed il rispetto del mondo animale e contrastando i maltrattamenti incivili a danno di animali indifesi, che non sono certamente propri di una società civile come la nostra.
  Chiedo dunque al sottosegretario se sia a conoscenza di quanto descritto in premessa; se non ritenga opportuno, per quanto di propria competenza, intervenire in maniera tempestiva al fine di impedire il verificarsi di situazioni come quelle che ho descritto sopra ed eventualmente adottare provvedimenti; se non ritenga necessario che ispezioni, controlli e relazioni sulla situazione dei canili, degli animali ospitati e soprattutto sull'utilizzo dei fondi ricevuti non debbano in un certo senso Pag. 8essere affidati ad organi ministeriali anziché alle istituzioni locali, che sono spesso conniventi; se i Ministri a cui è rivolta l'interpellanza intendano vigilare sull'iter di concertazione di questo tavolo annunciato dal consiglio regionale della Puglia ed attivare campagne di educazione e sensibilizzazione per impedire il dilagante fenomeno dei canili lager ed il maltrattamento degli animali.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Paolo Fadda, ha facoltà di rispondere.

  PAOLO FADDA, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, ringrazio l'interpellante, l'onorevole Elvira Savino. Il Ministero della salute quotidianamente riceve segnalazioni relative alla disapplicazione delle norme nazionali e regionali in materia di randagismo, con particolare riguardo a situazioni di maltrattamenti sugli animali provenienti da tutto il territorio nazionale. Per la regione Puglia, tali segnalazioni sono molto numerose, come del resto è stato adesso illustrato dall'interpellante.
  Per quanto riguarda la richiesta, da parte degli interpellanti, circa la necessità di un intervento tempestivo e di ispezioni affidate ad organi ministeriali, si rammenta che, al fine di garantire una maggiore operatività sul territorio, nel giugno del 2010 questo Ministero ha istituito l'unità operativa tutela animale, con i seguenti compiti: monitoraggio e gestione delle segnalazioni provenienti da associazioni di protezione animale, privati cittadini e istituzioni, relative a casi di maltrattamento animale e cattiva gestione del randagismo; sopralluoghi ispettivi in collaborazione con i carabinieri del NAS e altri organi di polizia giudiziaria; attività di supporto alle autorità territorialmente competenti al fine di garantire la corretta applicazione delle norme vigenti in materia di tutela degli animali.
  Per quanto riguarda la regione Puglia, l'unità operativa ha già effettuato una serie di ispezioni presso taluni canili-rifugio, impartendo prescrizioni di adeguamento ed ha tenuto incontri sia con i servizi veterinari regionali che con le locali associazioni protezionistiche. Nel mese di maggio 2013 – quindi, due mesi fa – inoltre il coordinatore della predetta unità ha partecipato ad un incontro presso la regione Puglia, a cui hanno preso parte il presidente della regione e l'assessore alle politiche sociali, durante il quale sono state evidenziate le criticità insistenti sul territorio regionale.
  A seguito dell'incontro, è stata fornita all'assessore una dettagliata relazione riportante le irregolarità riscontrate e le proposte operative per affrontare congiuntamente il problema. Per gli aspetti di propria competenza, il Ministero della giustizia ha precisato, con la nota che lascio agli atti – perché mi sembra giusto – dell'Aula, che la problematica dei canili presenti nel territorio di competenza della procura della Repubblica di Lecce è da tempo attentamente monitorata.
  Nel luglio 2011 è stata avviata un'indagine con la ricognizione relativa alle condizioni della gestione di tutti i canili della provincia, affidata alla polizia provinciale. All'esito, è stata disposta una consulenza tecnica per verificare in quali casi ci si trovasse di fronte a violazioni penalmente rilevanti, piuttosto che a violazioni di carattere amministrativo. In alcune ipotesi, è stata riscontrata la detenzione di animali in condizioni totalmente incompatibili con la natura, come del resto denunciato dagli stessi interpellanti. In particolare, la gestione del canile di Tricase ha determinato il giudizio, instaurato presso il tribunale di Lecce, anche per i reati di diffamazione a mezzo stampa in conseguenza delle querele sporte dal gestore della struttura nei confronti di giornali. In tale procedimento sarà valutato il servizio televisivo relativo a tale canile.
  Per quanto riguarda il canile di Noha-Galatina, il procuratore della Repubblica di Lecce ha segnalato che, di recente, sono stati effettuati numerosi controlli amministrativi, con conseguenti prescrizioni, ed è stato iscritto un procedimento penale per la violazione delle stesse. Per gli aspetti di rilievo e competenza regionale, Pag. 9la regione Puglia ha trasmesso una relazione dettagliata, che anche questa lascio agli atti dell'Aula, dalla quale emerge, non solo il quadro dei finanziamenti e programmi finalizzati alla tematica in esame, ma anche l'indicazione che ciascun comune ha l'obbligo di possedere un canile sanitario, dotato di un numero limitato di posti-cane e di dotarsi di almeno un rifugio.
  Sino ad oggi il fenomeno è stato gestito a macchia di leopardo e molti comuni pugliesi non si sono dotati di canili sanitari e di rifugi. Nel cercare di arginare tale situazione e con l'obiettivo di intensificare le attività preventive, ottimizzando le scarse risorse a disposizione, la regione Puglia è intervenuta modificando la legge regionale n. 12 del 1995 con l'articolo 2 della legge regionale n. 26 del 2006, che ha previsto: l'istituzione dell'anagrafe canina informatizzata regionale; la sterilizzazione chirurgica da parte dei servizi veterinari e delle ASL per tutti i soggetti catturati nel territorio (maschi e femmine); il vincolo, per le strutture di ricovero sia pubbliche che private, di duecento posti; la possibilità dei sindaci di reinserire nel territorio i soggetti catturati, sterilizzati e sottoposti a trattamenti profilattici.
  Inoltre, sentite le esigenze delle amministrazioni locali, in merito al vincolo dei duecento posti, la regione è intervenuta con un'ulteriore apposita modifica, ex legge regionale n. 40 del 2007, articolo 3, comma 41, prevedendo rifugi comunali con capienza anche superiore, naturalmente a determinate condizioni.
  Nonostante i numerosi interventi di tipo legislativo, programmatico ed economico, la regione segnala la difficoltà di coordinare i vari enti, ai quali le norme affidano la complessa gestione della problematica.
  Tra le iniziative per giungere ad una mitigazione del randagismo, l'assessore segnala i seguenti programmi: una campagna straordinaria di controllo, da parte dei servizi veterinari delle ASL, di tutti i canili tesa alla verifica circa l'iscrizione all'anagrafe canina di tutti i cani presenti nelle strutture e a censire eventuali soggetti che non risultino ancora iscritti; alla verifica dell'avvenuta sterilizzazione di tutti gli animali presenti, quantificando quanti tra essi risultano ancora eleggibili per l'intervento e pianificando le sterilizzazioni ancora necessarie; all'avvenuto pagamento delle rette di mantenimento dei cani nei rifugi da parte dei comuni esclusivamente ai soggetti anagrafati e sterilizzati, apportando ove necessario le opportune modifiche di legge; a una campagna di comunicazione per l'adozione consapevole dei cani presenti nelle strutture e l'iscrizione all'anagrafe regionale degli animali d'affezione dei privati; a una campagna di informazione per la sterilizzazione dei cani di proprietà e di sensibilizzazione delle amministrazioni locali alla reimmissione nel territorio dei cani vaganti catturati, come previsto dalla normativa regionale.
  Da ultimo, colgo l'occasione della problematica sollevata da questa interpellanza per avviare una verifica in tutto il territorio nazionale dell'attuazione a livello regionale delle norme nazionali, dei programmi attuati e delle risorse destinate per combattere il fenomeno del randagismo. All'esito di tale verifica, come del resto è stato chiesto anche dagli interpellanti, si potrà valutare la necessità o meno di avviare ulteriori iniziative da parte del Governo.

  PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Savino, prima di darle la parola, vorrei dire al signor sottosegretario: lei ha fatto riferimento a lasciare agli atti dei documenti, che, però, in sede di interpellanze, non è possibile fare. Quindi, lei può consegnare brevi manu all'interpellante i documenti che ritiene e agli atti rimane ciò che viene detto in questa sede.
  L'onorevole Savino ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ELVIRA SAVINO. Signor Presidente, signor sottosegretario io la ringrazio sentitamente per questa risposta, della quale le anticipo di essere assolutamente soddisfatta, la ringrazio per la sensibilità e Pag. 10l'attenzione che ha prestato a questo tema, al quale spesso si è indifferenti. Auspico che si ponga fine a questo diffuso disinteresse rispetto al benessere degli animali, ma che poi si traduce anche in attenzione alla salute pubblica e alla legalità.
  Sono lieta di verifiche che sono state effettuate presso la regione Puglia, perché mi confortano sul fatto che l'amministrazione sia stata stimolata a prestare attenzione a questo problema. Infatti, lei ci ha raccontato, ci ha spiegato, che sono state introdotte notevoli modifiche normative, significative, ma, se la Puglia detiene la «maglia nera» di questo fenomeno, evidentemente c’è qualcosa che non funziona, quindi spero che le modifiche normative si traducano in azioni pratiche.
  Ghandi diceva: «la grandezza di una nazione e il suo progresso morale si possono giudicare dal modo in cui essa tratta gli animali». E la nostra nazione, in particolare al centro-sud, e la Puglia ne è un esempio, non si mostra affatto civile. In particolare, come abbiamo detto, la mia Puglia, che è una regione della quale tutti conosciamo le meraviglie e la bellezza, detiene il record negativo non solo in materia di ampiezza del fenomeno del randagismo, ma anche di crudeltà e di maltrattamenti, numerosissimi, nei confronti degli animali. Infatti, qui, la mancata sterilizzazione e i canili lager sono, appunto, nel più alto numero.
  Ci sono in Puglia, ogni giorno, numerosissimi volontari meravigliosi, che impiegano tempo, impegno, fatica, per sopperire alla mancanza delle istituzioni, però lo fanno nell'assoluta consapevolezza che questo non basta, perché per ogni cane salvato ce ne sono magari cento che hanno bisogno di aiuto.
  Sono passati vent'anni dall'entrata in vigore della legge n. 281 del 1991 a prevenzione e tutela del randagismo e questo fenomeno, accanto alla pratica dei maltrattamenti nei confronti degli animali, in alcune regioni, ha invece, all'opposto, avuto una crescita esponenziale, divenendo una vera e propria piaga sociale e causa di sofferenza per milioni di animali, ma anche nei confronti di cittadini che, all'opposto, nutrono nei confronti degli animali un rispetto profondo. E anche di questi cittadini bisogna avere rispetto.
  L'aumento del randagismo ha visto aumentare di pari passo gli orrori a danno degli animali. Cani che muoiono in canili lager, di malattia o sbranati tra loro per la fame, animali avvelenati, impiccati, bruciati, cuccioli affogati, sepolti vivi, gettati nei cassonetti della spazzatura, cani seviziati e lasciati morire tra atroci sofferenze.
  A fronte di tutto ciò, come dicevamo, milioni di euro vengono prelevati dal gettito fiscale dei contribuenti e stanziati da Stato e regioni per il controllo e la tutela del randagismo, che in regioni come Puglia, Sicilia, Calabria, Campania, Sardegna, ma anche Lazio e Molise, sono, in realtà, inversamente proporzionali al contenimento del fenomeno e al benessere degli animali.
  Le varie interrogazioni parlamentari e le infinite azioni di protesta sono state sistematicamente ignorate a livello locale, per cui il cittadino si trova spesso solo di fronte alle istituzioni preposte all'osservanza e alla vigilanza su questi fenomeni. Ed è questa, a mio avviso, una situazione indegna per un Paese civile, che offende il sentimento di milioni di cittadini.
  Per quanto riguarda, invece, il punto di vista della legalità, oltre a quanto già detto in tema di leggi disattese e mancanza di controlli, si possono segnalare – e lo vorrei fare a titolo esemplificativo – alcuni casi che si sono verificati negli ultimi giorni. Per esempio, in provincia di Palermo, un cane di due mesi è stato volutamente investito e schiacciato davanti a due bambini che supplicavano in lacrime il conducente di non uccidere il loro cucciolo; in provincia di Avellino, ad un cucciolo hanno tagliato una zampa con un tronchesino e, poi, lo hanno gettato tra le piante di fichi d'India; in provincia di Roma, una cucciola di maremmana è stata barbaramente uccisa con un'arma da taglio mentre dormiva nella sua cuccia in assenza dei padroni. Sono liste di orrori francamente troppo lunghe, indegne, appunto, di un Paese civile, ed è abbastanza singolare che restino quasi sempre impunite. Pag. 11«L'uomo è l'unico animale che arrossisce, ma è l'unico ad averne bisogno», così diceva Mark Twain, e io penso che di fronte a tanto orrore dovremmo tutti vergognarci.
  Siamo diventati la vergogna dell'Europa. Una coalizione internazionale di oltre 40 associazioni europee per la protezione degli animali ha iniziato una campagna in difesa dei cani randagi della regione Puglia – quindi, è nota la nostra situazione –, con striscioni che recitano: «l'inferno dei randagi in Puglia, una vergogna per l'Europa».
  La denuncia di massa per maltrattamento degli animali, rivolta proprio alla Puglia, ha lo scopo di costringere le istituzioni preposte – magari, noi abbiamo sollecitato l'intervento – a fermare l'ignobile affare che sulla pelle dei randagi, solo in Puglia, fa guadagnare oltre 50 milioni di euro ogni anno, con la minaccia di dire basta alle vacanze in Puglia per mancanza di risposte concrete.
  Io credo che gli animali siano una parte importantissima della nostra società: è doveroso averne rispetto, bisogna rispettarli in quanto esseri senzienti; come ha affermato la Corte Suprema con un'importante sentenza, sono esseri capaci di percepire con dolore comportamenti non ispirati a simpatia, compassione e umanità.
  Non dimentichiamo, poi, il reale e positivo contributo alla nostra società che i cani ci offrono: ad esempio, animali addestrati per intervenire in situazioni di emergenza e pericolo, le unità cinofile del soccorso alpino, i cani guida per i non vedenti, quelli che aiutano i nostri bambini con la pet therapy. Tantissimi sono i casi in cui anche cani non addestrati hanno salvato la vita dell'uomo. Per esempio, in provincia di Trento, c’è un ospedale che utilizza due Labrador, perché capaci di diagnosticare, in tempi minori rispetto ai laboratori, con l'olfatto, la presenza di patologie gravi, in particolare tumori, annusando campioni di urina, con un'affidabilità pari al 95 per cento. Quindi, non rinunciamo a questo straordinario patrimonio che ci riservano gli animali, che ci riservano sempre e comunque e a prescindere da tutto.
  Quindi, dobbiamo renderci promotori di un cambiamento, che sia anche culturale, dobbiamo insegnare ai nostri figli ad avere cura, ad amare e a rispettare gli animali. Io auspico – grazie anche al suo intervento, signor sottosegretario – che vengano poste in essere azioni concrete affinché ci si avvii in questa direzione. Me lo auguro vivamente e sono, comunque, fiduciosa, perché la sua risposta mi rassicura in tal senso.

(Iniziative volte a rilanciare il ruolo e le strategie di Finmeccanica e delle società controllate, anche attraverso un radicale rinnovamento manageriale – n. 2-00125)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Airaudo n. 2-00125, concernente iniziative volte a rilanciare il ruolo e le strategie di Finmeccanica e delle società controllate, anche attraverso un radicale rinnovamento manageriale (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Ferrara se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, signor sottosegretario, avevamo presentato questa interpellanza per poter discutere del destino del futuro del più grande gruppo industriale del nostro Paese e pensavamo di poter fare questa discussione prima delle nomine, che, invece, sono avvenute proprio ieri.
  Questo, ovviamente, rende questa discussione per certi aspetti, mi permetto di dire, anche un po’ inutile perché sembra, effettivamente, che parliamo di altro mentre, invece, il più grande gruppo industriale del nostro Paese meritava, e merita, molta più attenzione. Peraltro, noi eravamo abbastanza soddisfatti anche delle dichiarazioni che il Ministro dell'economia e delle finanze, d'intesa con il Presidente del Consiglio, aveva fatto, e cioè la dichiarazione Pag. 12secondo la quale intendeva definire procedure trasparenti per la nomina degli amministratori nelle società controllate e criteri generali di valutazione volti ad assicurare la qualità professionale e le competenze tecniche dei prescelti.
  Vorrei partire da questa giusta osservazione sulla quale eravamo d'accordo e mi domando: ma che coerenza c’è tra questa affermazione e le nomine che si sono fatte ieri ? Ovviamente, non c’è nulla di personale rispetto alle personalità che sono state indicate nella dirigenza Finmeccanica, tuttavia, ci chiediamo e ci domandiamo come sia possibile intervenire nel gruppo industriale sul quale è possibile incardinare le politiche industriale di un Paese – perché, appunto, Finmeccanica, essendo controllata dal Ministero dell'economia e, quindi, essendoci una possibilità concreta in una situazione, come quella che vive questo Paese, di crisi profonda che attraversa tutto il Paese, di una crisi industriale vera, di una crisi strutturale sulla quale bisognerebbe proprio, appunto, provare a intervenire non tanto e soltanto sul versante sociale ma con vere e proprie politiche industriali che cambino il segno e determinino la possibilità di ricostruire una nuova e vera politica industriale in questo Paese – con personalità come De Gennaro, ex capo della polizia, già sottosegretario con delega ai servizi segreti nel Governo Monti, e Minuto Rizzo che è stato un ambasciatore; mi domando come, con quali competenze, possano contribuire a fare in modo che si apra una discussione vera dentro quel gruppo per discutere e per rilanciare le politiche industriali in questo Paese.
  Peraltro, lo dico sommessamente non essendoci nessun problema personale sui nomi ma solo obiezioni di carattere politico, mi chiedo come si faccia a dire che non c’è alcuna incompatibilità con il ruolo che ha svolto De Gennaro ultimamente, come sottosegretario con delega ai servizi segreti, e il fatto di essere messo a capo di una azienda come Finmeccanica, dove l'86 per cento, lo ripeto, l'86 per cento, come è stato detto da Pansa, l'attuale amministratore delegato, si occupa di difesa militare. Penso che ci sia un'incoerenza, oltretutto, nelle affermazioni e ovviamente una incompatibilità.
  Insomma, noi pensavamo ad altro, pensavamo che ci fosse bisogno di un management che avesse un curriculum diverso, di un management che fosse capace di portare esperienze, capacità e professionalità; qualità che, peraltro, ci sono dentro l'azienda Finmeccanica, perché è vero che ci sono luci e ombre in quella azienda, poi dirò, ma, francamente, far finta che neanche quelle competenze industriali che ci sono in quell'azienda possano essere valorizzate quando si discute degli assetti di quel vertice, lo trovo fuori dal mondo. Mi viene persino un dubbio: e cioè che questa scelta preluda a che cosa ? A mantenere le cose così come sono e cioè, da un lato, il Governo annuncia che è interessato a riprendere in mano il tema delle politiche industriali, e contemporaneamente cosa fa ? Fa un vertice dove, sostanzialmente, ci troviamo un ambasciatore, ci troviamo un capo della polizia, ci troviamo Pansa che viene riconfermato, che è un uomo di finanza e che poco, tutti e tre, hanno a che vedere con il tema delle politiche industriali. Il dubbio è, quindi, che le cose che si sono fatte, in questi anni, non solo continueranno ad essere fatte ma, sostanzialmente, la scelta ormai è chiara: si investe esclusivamente sul settore della difesa e del militare e si lascia il resto, così come peraltro Pansa ha detto in un'intervista su un giornale nazionale e cioè che, poiché il civile è diventato poca cosa all'interno di quel gruppo, l'unico modo di salvare le attività civili di Finmeccanica è quello di venderle.
  È esattamente l'opposto di quello che si dovrebbe fare, perché se è vero che bisogna stare nella competizione globale internazionale, è altrettanto vero che per starci c’è bisogno di investire, di crescere. Quindi, se non Finmeccanica, chi può fare un'operazione di investimento e quindi, nel settore civile, provare a far crescere queste aziende e non a dismetterle ? Perché dismetterle vorrebbe dire che usciamo da settori importanti e significativi, nel nostro Paese.Pag. 13
  D'altra parte, il dubbio e la preoccupazione che qui mi permetto di esprimere riguarda anche i bilanci di Finmeccanica. Non voglio ricordare tutta la vicenda degli scandali e dell'inchiesta – sarà la magistratura ad accertare le responsabilità e a venirne a capo –, tuttavia Finmeccanica nel 2011 ha chiuso il bilancio con 2,34 miliardi di euro di perdite e nel 2012 ha registrato un'ulteriore perdita di 787 milioni di euro.
  Stiamo parlando della possibilità concreta intorno alla più grande conglomerata industriale di questo Paese, che è l'unica nel mondo che ci consentirebbe di poter competere e di mantenere un sistema-Paese forte sul piano industriale; ebbene, riguardo a ciò invece c’è il rischio opposto, cioè noi disperdiamo capacità produttive, industriali e tecnologiche, da un lato perché vogliamo uscire dal civile e contemporaneamente, anche nella parte sana, rischiamo, grazie alle politiche che si sono fatte, di disperdere anche quel patrimonio, visto che queste perdite ovviamente peseranno sul bilancio e anche sulle scelte che si andranno a fare.
  Mi permetta, signor sottosegretario, anche di dire che la scelta fatta di Selex, cioè quella di mettere insieme tante società tra di loro diverse – diverse per cliente, diversi per prodotti e anche per risultati –, ha portato, come prima conseguenza di questa integrazione, che il piano industriale presentato da Selex prevedeva già chiusura di siti, se penso al Mezzogiorno, e solo grazie anche al ruolo che il sindacato ha svolto sono riusciti a bloccare la chiusura di siti attraverso i contratti di solidarietà.
  Questo ci dice anche di scelte che sul piano industriale sono francamente discutibili. Ma quello che non riusciamo a capire – e vorremmo qui una risposta – è capire come si pensa a un Paese, a un sistema-Paese come il nostro – che peraltro, negli anni scorsi, è stato un punto di riferimento nel mondo in alcuni settori, se penso all'energia – dicendo che si deve vendere Ansaldo Energia. Come si pensa, in un Paese, dove appunto quello della mobilità è un tema centrale per affrontare i nodi che riguardano il trasporto su gomma, il trasporto su rotaia e il trasporto via mare, di uscire dal settore dei trasporti ? Qual è l'idea che muove questa scelta ? Come si può pensare di uscire da questi settori, che sostanzialmente sarebbero in crescita, perché c’è una domanda ?
  Vorrei qui fare un esempio banale: si è chiuso l'Irisbus, che è uno stabilimento di autobus della FIAT in provincia di Avellino, e contemporaneamente Finmeccanica pensa di dismettere la BredaMenarinibus, nel momento in cui l'Europa ci chiede un piano di trasporto pubblico in questo Paese ecocompatibile. Noi cosa rispondiamo ? Anziché dire mettiamo assieme queste due aziende – e casomai mettiamole in Finmeccanica, perché Finmeccanica ha la capacità e anche la grandezza e le competenze per poterlo fare – noi dismettiamo questi settori, nel momento in cui, appunto, c’è una richiesta, c’è la possibilità di fare prodotto e c’è la possibilità anche di fare occupazione.
  Inoltre, in merito alla mobilità nel settore dei treni: come è possibile pensare che noi non ci dotiamo di una nostra capacità produttiva e tecnologica, se si pensa, appunto, di uscire da questo settore dei treni ? Se a questo aggiungiamo che già il settore dell'auto è andato via, allora facciamo uno più uno più uno, che ovviamente fa tre: perdiamo le auto, perdiamo gli autobus, perdiamo i treni, e fra poco perderemo anche pezzi di Fincantieri, perché anche lì si parla di dismissioni. Ci rimangono al momento solo gli aerei. Io non so se in un Paese come il nostro possiamo permetterci il lusso di non avere un'attenzione e una politica forte sul tema della mobilità. Quindi, come si mantengono queste aziende dentro Finmeccanica ? E come si lavora ?
  Se sono piccole si possono fare delle acquisizioni, si possono fare dei partenariati internazionali, si può in qualche modo intervenire perché, appunto, oggi c’è una richiesta e il mercato ci sostiene da questo punto di vista. Quindi il tema è la crisi, lo voglio dire in questo modo: non c’è un giorno che una azienda in questo Paese non chiuda e noi tutti i giorni, lo voglio Pag. 14dire, ognuno di noi viene sollecitato da queste vertenze e tutte queste vertenze non trovano mai un punto.
  Io penso, mi permetto di dirlo in un'interpellanza, che noi dovremmo fare una sessione di questo Parlamento per discutere di questa crisi, perché probabilmente non c’è appieno la consapevolezza di quello che sta avvenendo nel Paese. E quindi la domanda ritorna: ma se non partiamo da Finmeccanica dove è possibile incardinare questa discussione nel Paese ? Se non partiamo da Finmeccanica che, appunto, ha tutte le capacità al suo interno, dalla ricerca all'innovazione allo sviluppo all'alta tecnologia, dove si può incardinare un discorso e una nuova politica industriale in questo Paese ?
  Per questo, allora, le domande, che ovviamente ha già avuto modo di valutare, che facciamo non sono fuori dal mondo, noi chiediamo cose precise. In primo luogo, vorremmo capire appunto qual è la politica industriale che questo Governo assegna a questo nuovo gruppo dirigente sul quale noi abbiamo espresso ed esprimiamo un giudizio fortemente negativo: uno, perché rimane l'amministratore che ha fatto delle dichiarazioni per noi inaccettabili, appunto, sul civile e su come Finmeccanica dovrà essere nel futuro; due, per quelli che sono stati nominati, perché, a nostro giudizio, non hanno le competenze per svolgere un ruolo che oggi c’è bisogno nella direzione di Finmeccanica.
  In secondo luogo, quali iniziative si intendano assumere affinché si capisca come vanno a finire le società del gruppo che, pur lavorando sull'alta tecnologia e pur avendo grandi competenze – sono un nome importante nel mondo –, però, rispetto al risultato economico, hanno bilanci in rosso; e quindi c’è una preoccupazione dal punto di vista finanziario per queste aziende. Quali sono gli interventi per fare in modo che questi risultati economici non pregiudichino la prospettiva di Finmeccanica ?
  E poi chiediamo ancora di verificare attraverso il Ministro dello sviluppo economico, con i vertici della Boeing, a che punto è la partita, importantissima dal punto di vista industriale, del nuovo Boeing 787. Infatti, ciò ha a che vedere con una scelta importante sul piano industriale che riguarda il modello di Finmeccanica in questo campo, in questo caso Alenia Aermacchi, e contemporaneamente riguarda anche il Mezzogiorno, perché gran parte di questo lavoro si dovrebbe svolgere in una realtà del Paese ovviamente piegata come tutti quanti noi sappiamo. E chiediamo ancora quali sono le iniziative per evitare che Finmeccanica, proprio per le difficoltà che ha, sia quelle giudiziarie sia quelle del conto economico, possa continuare ad essere competitiva nel sistema mondiale.
  Insomma, noi pensiamo che bisogna intervenire e le scelte che sono state fatte non ci hanno convinto e quindi ci aspettiamo che a questa interpellanza siano date risposte chiare per il futuro industriale del Paese.

  PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, naturalmente mi atterrò essenzialmente all'interpellanza scritta che però nell'esposizione che ora l'onorevole Ferrara ha fatto, si è arricchita di moltissimi punti su cui non c’è onestamente il tempo per una risposta completa in sede di interpellanza parlamentare. Probabilmente, come ha detto l'onorevole Ferrara, servirebbe una sessione specifica della Camera dedicata alla crisi economica del nostro Paese e alla politica industriale.
  Riguardo però a quanto affermato dall'onorevole Ferrara in questo momento, nell'illustrazione dell'interpellanza, mi corre l'obbligo di segnalargli che l'amministratore delegato in questi mesi ha fatto un lavoro molto importante di riorganizzazione dell'azienda Finmeccanica nel suo insieme, e di chiarimento delle missioni affidate alle società controllate; che il presidente nominato è persona di altissima qualità ed esperienza, anche per quanto riguarda i rapporti internazionali, cosa Pag. 15che per un'azienda come Finmeccanica è decisiva; e che la nomina dell'ambasciatore Minuto Rizzo risponde esattamente a criteri di questo genere, quindi il Governo è stupito delle considerazioni che l'onorevole Ferrara ha svolto dieci minuti fa.
  D'altra parte, come l'onorevole Ferrara sa sicuramente, il 19 giugno scorso il Ministro dell'economia e delle finanze, raccogliendo la sollecitazione rivolta dal Senato con la mozione cosiddetta Tomaselli, ha emanato d'intesa con la Presidenza del Consiglio dei ministri una direttiva che fornisce al Dipartimento del tesoro i criteri di eleggibilità, gli indirizzi da osservare nelle procedure di selezione dei componenti degli organi di amministrazione delle società direttamente o indirettamente controllate dal Ministero. La direttiva individua altresì precisi indirizzi per la remunerazione dei vertici aziendali. Quanto alle nomine, la medesima rafforza i requisiti di onorabilità e di professionalità richiesti agli amministratori e individua le tappe in un processo trasparente ed oggettivo di valutazione di tali requisiti. Si introducono inoltre specifici parametri per la valutazione della competenza professionale e dell'esperienza dei candidati.
  Per le società direttamente controllate dal Ministero, l'istruttoria sulle singole candidature sarà svolta dal Dipartimento del tesoro, che sarà supportato nel processo di ricerca e valutazione dei candidati da una società con specifica esperienza nel campo, ed esse saranno individuate con una specifica procedura di selezione. Al fine di assicurare la massima trasparenza dei processi di selezione e di individuazione dei candidati, le posizioni in scadenza e quelle che si renderanno disponibili nel corso dell'anno saranno pubblicate nel sito del Ministero dell'economia e delle finanze. Per le società controllate varranno analoghi criteri di competenza, professionalità e trasparenza nelle scelte.
  Relativamente al gruppo Finmeccanica nel suo insieme, il Governo sta seguendo con grande attenzione il processo di riorganizzazione del gruppo e di focalizzazione su alcuni settori strategici, che non attengono solo al militare ma anche al civile. È da evidenziare che il gruppo, in questa congiuntura economica, deve affrontare complesse situazioni di mercato, che richiedono iniziative rapide per migliorare la competitività e superare gli squilibri, che peraltro lo stesso onorevole Ferrara ricordava. Il nuovo gruppo dirigente ha affrontato questi problemi, come richiamavo prima, elaborando un programma di ristrutturazione e di rilancio che è in corso di realizzazione e che il Governo segue con grande attenzione.
  Il programma valorizza i settori e le aziende nei quali Finmeccanica eccelle: mi riferisco in particolare all'aeronautica, all'elicotteristica, all'elettronica applicata alle tecnologie satellitari e alle telecomunicazioni, ai sistemi di controllo delle reti di trasporto e di energia (come vedete sto parlando anche di civile), agli apparati per la produzione di energia elettrica. A questo proposito il Governo, senza dimenticare il ruolo e la natura societaria di Finmeccanica, auspica che ogni decisione – non solo auspica, ma segue con attenzione e quindi sollecita l'azienda – che riguardi il perimetro di azione venga attuata salvaguardando il radicamento direzionale e produttivo delle società controllate nel nostro Paese, e puntando a salvaguardare la presenza territoriale degli impianti, le competenze, i livelli occupazionali, il know-how: insomma, Finmeccanica è azienda giudicata dal Governo di importanza strategica fondamentale per il futuro del nostro Paese.
  All'interno di questo quadro complessivo, vediamo le singole questioni poste dagli interroganti, cominciando con Ansaldo Breda. Il Ministero dello sviluppo economico sta seguendo le prospettive industriali di riorganizzazione del Gruppo Finmeccanica, all'interno delle quali, come dicevo prima, si colloca anche la questione Ansaldo Breda. Il Governo è consapevole dell'importanza del settore del materiale per il trasporto ferroviario, settore in crescita a livello internazionale, e della elevata qualità dei prodotti italiani. Però il Governo è anche consapevole che Ansaldo Breda soffre di problemi molto seri di competitività di costo e di posizionamento Pag. 16sui mercati. Per cui rispetto a un mercato internazionale in crescita Ansaldo Breda vede la propria quota di mercato ridursi e quindi vive una situazione di carico di lavoro insufficiente sui suoi stabilimenti e di sottoutilizzazione degli impianti, largamente dovuta a condizioni di competitività di costo inadeguate. Questo significa che Ansaldo Breda ha bisogno di una operazione di riorganizzazione profonda e di individuazione di un partner internazionale che ne migliori il posizionamento di mercato, riorganizzazione profonda, radicale, che riguarda la competitività di costo, appunto, di Ansaldo Breda.
  Per quanto riguarda, invece, il programma del progetto Boeing 787 Dreamliner, si fa presente che, grazie alle tecnologie di propria provenienza, maturate nelle lavorazioni aeronautiche in materiale composito, Alenia Aermacchi riveste il ruolo di prime risk sharing partner di Boeing per il programma B787. Nel sito di Foggia vengono realizzati gli stabilizzatori orizzontali, mentre presso il sito di Monteiasi-Grottaglie (TA) vengono realizzate le sezioni-fusoliera. Attualmente le produzioni di competenza di Alenia Aermacchi risultano perfettamente allineate agli standard temporali e qualitativi richiesti dal cliente Boeing, come è stato sottolineato anche dal CEO di Boeing Corporate. Il rate produttivo attuale è di sette serie al mese. Lo schedule del programma, stabilito di concerto con Boeing, prevede di raggiungere ad inizio 2014 il rate di dieci serie al mese. Da inizio programma, sono state, ad oggi, consegnate 150 serie di fusoliera e 136 stabilizzatori. Come previsto dagli accordi commerciali con il cliente, attualmente risultano 167 dipendenti Boeing residenti a Monteiasi-Grottaglie e 45 presso il sito di Foggia, che svolgono una normale attività congiunta con i tecnici di Alenia Aermacchi. Il Ministero del lavoro comunica inoltre che, in data 20 dicembre 2012, la Alenia Aermacchi S.p.A. ha presentato istanza di cassa integrazione guadagni straordinaria per un numero massimo di 1.483 unità lavorative diffuse nei vari stabilimenti in Italia.
  Il piano di ristrutturazione e riorganizzazione, così come espressamente dichiarato dalla società in sede di espletamento dell'esame congiunto, contempla diversi interventi: il rinnovo degli impianti produttivi; l'introduzione di un nuovo modello organizzativo; la profonda revisione del processo di consuntivazione delle ore a prodotto finalizzata alla riduzione del costo orario; l'ottimizzazione e la revisione delle attività no core; la focalizzazione sulle attività di ingegneria industriale e di produzione; la costituzione del Centro integrato velivoli difesa (CIVD) e del Centro integrato velivoli trasporto militare (CITM); la riorganizzazione delle attività di sistemi avionici; l'ottimizzazione delle funzioni di staff e la razionalizzazione dei processi produttivi.
  Le parti hanno concordato che gli esuberi derivanti dall'attuazione del piano di ristrutturazione e riorganizzazione, potranno essere contenuti in un numero di 747 unità, inserite nel percorso gestionale che si esaurirà entro il biennio di cassa integrazione straordinaria con l'accesso alla mobilità per coloro che non vi si oppongano, quindi volontaria, finalizzata alla pensione di vecchiaia.
  Riguardo alla società Selex, come è noto, il lo gennaio 2013 è stata costituita la Selex Electronic Systems attraverso la concentrazione delle attività di Selex Galileo, Selex Elsag e Selex Sistemi Integrati.
  Contrariamente a quanto affermato dagli interroganti, questa operazione ha una fortissima valenza industriale di riorganizzazione, potenziamento competitivo, concentrazione sui prodotti di eccellenza, ampliamento del ventaglio dei prodotti, posizionamento sui mercati internazionali.
  È tutt'altro che un'operazione di riduzione delle capacità di Selex. È un'operazione di potenziamento delle capacità di Selex. L'obiettivo della sua costituzione è, appunto, il perseguimento di un migliore posizionamento competitivo. La dichiarata visione complessiva delle due aziende è di essere un forte punto di riferimento per i clienti e i partner, offrendo eccellenza tecnologica nei sistemi elettronici e soluzioni per costituire una comunità più Pag. 17sicura e intelligente. Per raggiungere questo obiettivo Selex ES ha avviato un percorso finalizzato a una politica concentrata su alcuni prodotti core e all'ampliamento e all'innovazione di prodotto nonché alla realizzazione di economie di scala, necessarie per competere sul mercato globale.
  L'azienda, al fine di concretizzare gli orientamenti strategici, ha presentato un piano industriale che il Governo giudica valido, estremamente valido. All'interno del piano industriale si pone un problema di ridimensionamento degli organici e di razionalizzazione dei siti. Sulla base di tali orientamenti è cominciato il confronto con le organizzazioni sindacali, che è andato avanti negli ultimi mesi e che ha portato, alla fine di giugno, alla firma di un accordo tra organizzazioni sindacali e Selex sul piano di riorganizzazione. L'accordo prevede 1.610 eccedenze strutturali, che saranno gestite con la mobilità volontaria finalizzata all'accompagnamento alla pensione anche a carico di risorse dell'azienda, contratti di solidarietà, stabilizzazione dei lavoratori precari e assunzione di 300 giovani con contratti di apprendistato, in un processo di riorganizzazione e riqualificazione complessiva dell'azienda.
  Nell'annunciare l'accordo, i sindacati hanno espresso un giudizio positivo sul testo complessivo dell'intesa, pur consapevoli dei sacrifici che interessano una parte considerevole dei lavoratori di Selex ES, convinti, però, che tali sacrifici siano finalizzati – devono essere finalizzati e saranno finalizzati e l'impegno del Governo è di seguire la vicenda in questa direzione – al risanamento e al rilancio della Selex ES.

  PRESIDENTE. L'onorevole Ferrara ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Airaudo n. 2-00125, di cui è cofirmatario.

  FRANCESCO detto CICCIO FERRARA. Signor Presidente, io ho ascoltato con attenzione, ovviamente, le parole del sottosegretario. È ovvio che confermo che non siamo soddisfatti, perché noi abbiamo proposto qui una visione, diciamo, un po’ diversa di quello che per noi dovrebbe essere l'intervento da parte del Governo, in ogni caso, sulle scelte di politica industriale che Finmeccanica deve fare.
  Ovviamente, noi conosciamo il sottosegretario per il suo impegno, che svolge quotidianamente su tutte queste vertenze e, quindi, sappiamo bene che lui conosce perfettamente quelle che sono le varie problematiche relative alle crisi industriali. A tale proposito, apprezzo molto il fatto che egli ritiene giusto, come noi abbiamo chiesto, di fare una sessione sulla crisi industriale in questo Paese a partire, appunto, da una discussione che si deve fare in Parlamento.
  Nel merito, io penso che, diciamo, si gioca con le parole quando si parla del settore civile, in riferimento, in particolare, alle aziende che, come qui è stato ribadito dallo stesso sottosegretario, hanno bisogno di una riorganizzazione profonda, a partire da Ansaldo Breda. Ma, anche noi non escludiamo processi di riorganizzazione. Il punto è uno solo: se questi processi debbano avvenire dentro una logica di mantenimento, di difesa e di sviluppo di queste aziende dentro il perimetro di Finmeccanica, oppure no. Noi pensiamo semplicemente che debbano avvenire all'interno di Finmeccanica.
  Peraltro, vorrei dire che abbiamo notizie, diciamo, sulla stessa Ansaldo Sistemi e Segnalamento, che è un'azienda che è il fiore all'occhiello in questo campo nel mondo, che Finmeccanica intende metterla, anche quella, sul mercato, sperando che, mettendo quell'azienda sul mercato, chi è interessato a quell'azienda, si possa prendere anche Ansaldo Breda. Io penso che questa sia un'operazione sbagliata.
  Intanto non tocca a me fare delle scelte di politica industriale, e tuttavia mi permetterei di sollecitare che la prima cosa che andrebbe fatta è, caso mai, mettere insieme Ansaldo Sts e Ansaldo Breda, intanto per cominciare a mettere competenze insieme e avere più capacità di stare sui mercati anche dal punto di vista qualitativo; e poi ovviamente ragionare sui partenariati. Insomma, ho usato questo Pag. 18esempio per dire che il punto è capire se noi riteniamo che queste aziende debbano rimanere o no nel perimetro di Finmeccanica e poiché dalle risposte questo non ci è chiaro, ovviamente noi ci dichiariamo insoddisfatti.
  Un'ultima questione: io capisco che a capo di Finmeccanica ci debbano essere delle figure conosciute nel mondo, anche perché devono andare a incontrare mercati, devono essere persone che appunto possano dare garanzie e quant'altro, però tra le figure apicali ce ne vorrebbe anche qualcuna che capisca di politica industriale. Non è che abbiamo bisogno solo di figure che possano avere credito nel mondo o figure che siano capaci di fare i conti con le finanze; il tema è anche capire chi fa la politica industriale e di questo, francamente, fatemelo dire, nel nuovo assetto non c’è traccia.

(Interventi in relazione alla crisi della Valtur spa – n. 2-00126)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Culotta n. 2-00126, concernente interventi in relazione alla crisi di Valtur spa (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Culotta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  MAGDA CULOTTA. Signor Presidente, sottosegretario, in data 18 ottobre 2011, Valtur spa è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria a mente dell'articolo 2, comma 2, del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39 (la cosiddetta legge Marzano), nominando quali commissari straordinari l'avvocato Stefano Coen, l'avvocato Daniele Discepolo e il professor avvocato Andrea Gemma. Ricordiamo che Valtur spa in amministrazione straordinaria, con sede a Milano, è una società attiva nel settore del turismo e svolge, particolarmente, attività alberghiera e di gestione di villaggi turistici, nonché di vendita di pacchetti viaggio e soggiorno.
  In data 27 giugno 2012, il Ministero dello sviluppo economico ha autorizzato il programma di cessione di Valtur antecedentemente presentato dai commissari straordinari. Da quel momento, i commissari proseguono con la gestione del complesso Valtur e al tempo stesso con la pubblicazione del bando di gara che per la prima volta viene pubblicato in data 20 luglio 2012 per la presentazione di offerte vincolanti per l'acquisto dei complessi aziendali e delle partecipazioni societarie di Valtur e dei complessi aziendali delle società italiane, pubblicato secondo le modalità, termini e condizioni previsti dal disciplinare di gara, che aveva scadenza l'8 ottobre 2012. A quella data, non essendo state presentate offerte vincolanti, i commissari straordinari lavorano alla stesura di un secondo bando di gara, che viene pubblicato poi in data 28 novembre 2012 e che dà la possibilità ai vari offerenti di presentare offerte sia per l'intero perimetro che per parte di esso.
  A quella data il complesso aziendale di Valtur risulta comprendere i complessi aziendali italiani e le partecipazioni Valtur che insieme vanno a costituire, congiuntamente, il «perimetro core». L'offerente, come da bando, il secondo emesso, aveva la facoltà di escludere fino a 5 dei 9 rami d'azienda dei villaggi turistici italiani e per finalità legate alle procedure di amministrazione straordinaria, non poteva invece escludere entrambi i rami d'azienda dei villaggi turistici di Capo Rizzato in Calabria, e di Favignana in Sicilia, e i rami d'azienda dei villaggi turistici di Marilleva, Ostuni e Pila in via disgiunta fra loro, in quanto i relativi immobili sono oggetto del medesimo contratto di locazione, salvo che l'offerente non concludesse accordi diversi con il locatore prima della presentazione delle offerte vincolanti. In particolar modo mi preme sottolineare che sul ramo d'azienda del villaggio di Pollina, in Sicilia, appartenente al complesso aziendale Valtur, veniva segnalava nel bando che, alla data di pubblicazione del disciplinare di gara, Valtur non aveva un valido titolo di detenzione dell'immobile, dove è sito il villaggio di Pollina, in ragione dell'intervenuta Pag. 19risoluzione del relativo contratto di locazione. Pertanto, il relativo ramo d'azienda risultava composto semplicemente da arredi, da attrezzature e dipendenti.
  Va in più aggiunto che sullo stesso immobile insiste un contenzioso tra Invitalia e Unicredit leasing. Alla scadenza del bando, essendo pervenute due offerte conformi al disciplinare, i commissari decidono di procedere a un'ulteriore richiesta di offerte migliorative. Il 7 maggio scorso gli stessi commissari depositano presso il Ministero dello sviluppo economico l'istanza circa l'ammissione alla vendita.
  Il 31 maggio gli stessi commissari emettono un comunicato stampa di apertura delle strutture in Italia per l'estate 2013, che così recitava: «I commissari straordinari della Valtur spa in amministrazione straordinaria comunicano l'apertura in data odierna delle strutture di Favignana ed Ostuni. Seguiranno le aperture dei villaggi di Baia di Conte ad Alghero, Capo Rizzuto e Marilleva. Ai clienti che hanno già prenotato pacchetti vacanza per le destinazioni di Pollina e Santo Stefano, villaggi per i quali non è prevista l'apertura, verranno proposte soluzioni alternative». A ciò ha avuto seguito, chiaramente, un'importante mobilitazione territoriale, per difendere con forza presidi turistici importanti che hanno rappresentato nel tempo, sia per la comunità di Pollina che per La Maddalena in Sardegna, la principale fonte di reddito, con incidenze e ricadute, chiaramente, legate a tutto il comprensorio di riferimento.
  Da quel momento, si sono susseguiti incontri formali e informali con tutte le parti coinvolte nella vicenda Valtur, fino ad ottenere addirittura, nel caso di Pollina, la disponibilità di Invitalia e Unicredit leasing per l'eventuale apertura di quel villaggio, sgomberando così il campo dal fatto che potesse essere il contenzioso fra le stesse a comportare problemi circa l'apertura di quella struttura turistico-ricettiva.
  Il 7 giugno scorso, data del sit-in davanti al Ministero dello sviluppo economico, indetto da tutte le sigle sindacali, si è appreso, da parte dello stesso Ministero, l'impegno, espresso dal Sottosegretario, la senatrice Simona Vicari, a ricercare soluzioni utili per evitare la chiusura delle strutture rimaste ancora oggi chiuse.
  Il 18 giugno scorso il tavolo convocato al Ministero si concludeva con l'impegno, da parte del Ministero appunto, di confermare la propria disponibilità a riconvocare un incontro nel più breve tempo possibile, non appena sarebbe stata ufficializzata la proposta di assegnazione, anche al fine di ospitare la trattativa sindacale, ai sensi della procedura ex articolo 47 della legge n. 428 del 1990, che le parti dovranno formalizzare, nonché di verificare la disponibilità dell'acquirente a gestire le strutture su cui in prima battuta non è emerso alcun interesse.
  Il 26 giugno i commissari straordinari annunciano la decisione del Ministero dello sviluppo economico: la cessione ad Orovacanze, che riguarda il marchio, la sede di Milano, i villaggi di Capo Rizzuto, Favignana, Marilleva, Ostuni, Pila, Sestriere, gli accordi di contingentamento relativi ai villaggi di Twiga e Amorina, rispettivamente in Kenya e in Madagascar.
  Mentre i commissari avvieranno le formalità per addivenire al perfezionamento dell'aggiudicazione e all'avvio delle consultazioni sindacali, fanno sapere che Valtur in amministrazione straordinaria proseguirà, fino al termine della stagione estiva, la gestione del perimetro oggetto di cessione – di cui ho già detto – e dei villaggi di Baia di Conte e Tiran, secondo le modalità operative e commerciali sinora attuate, lasciando intendere, in questo ultimissimo passaggio, che in un primissimo momento le strutture di Baia di Conte e Tiran non erano di interesse dell'acquirente.
  Tutto ciò, quindi, premesso e considerato, si chiede fra quanto tempo il Ministero dello sviluppo economico ha in programma di ospitare la trattativa sindacale, ai sensi della procedura ex articolo 47 della legge n. 428 del 1990, ma soprattutto quali sono le azioni che lo stesso Ministero vuole mettere in campo per scongiurare una crisi occupazionale in regioni come la Sicilia e la Sardegna, in cui ancora oggi il turismo rimane il settore economico principale.

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  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, l'interpellanza dell'onorevole Culotta ed altri affronta un tema che è all'attenzione del Ministero dello sviluppo economico e proprio in questi giorni stiamo verificando alcuni aspetti del problema sollevato.
  La Valtur Spa nell'anno 2011 è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria. Tale procedura, nel corso dell'anno 2012, è stata estesa con successivi provvedimenti, alle società controllate italiane (al 100 per cento) di ValturVillaggio degli Atleti, Villaggio di Ostuni, Villaggio di Marilleva e Mediterraneo Villages.
  Nel corso del 2012 si è avuto il primo esperimento di vendita, che ha avuto inizio il 20 luglio 2012, riferito al complesso aziendale nel suo insieme, con pubblicazione di un primo bando di gara che si è concluso con esito negativo.
  Pertanto, in data 28 novembre 2012, i commissari hanno pubblicato un secondo bando di gara, riferito sempre all'intero perimetro della Valtur, prevedendo però anche la possibilità di formulare offerte per un perimetro meno ampio. All'esito del secondo esperimento di vendita, che si è concluso il 26 marzo 2013, i commissari, con istanza depositata il 7 maggio 2013, hanno chiesto l'autorizzazione ad aggiudicare la gara in favore di Orovacanze Srl, società di diritto italiano a socio unico, controllata al 100 per cento da Orogroup Spa, che risulta avere formulato l'offerta vincente.
  In particolare, l'offerta di Orovacanze prevede l'acquisto di un perimetro comprendente nel suo insieme: il perimetro aziendale Valtur (costituito dalla sede amministrativa di Milano, dal marchio «Valtur», dagli accordi di contingentamento in regime «vuoto per pieno» aventi ad oggetto i villaggi turistici in Kenya, in Madagascar e il ramo di azienda del villaggio turistico di Capo Rizzuto); il perimetro aziendale del Villaggio di Ostuni (ramo d'azienda villaggio di Ostuni); il perimetro aziendale Villaggio di Marilleva (rami d'azienda dei villaggi turistici di Marilleva e Pila); il perimetro aziendale Mediterraneo Villages (ramo d'azienda villaggio turistico di Favignana).
  L'offerente ha inoltre assunto l'ulteriore impegno all'accollo parziale dei costi fissi di gestione delle strutture aziendali centralizzate di Valtur Spa in amministrazione straordinaria per la corrente stagione estiva, a titolo di aggiustamento del corrispettivo offerto.
  Acquisito il parere favorevole del comitato di sorveglianza e svolto ogni opportuno approfondimento, il Ministero dello sviluppo economico, con proprio provvedimento del 24 giugno, ha autorizzato i commissari ad accettare l'offerta di acquisto formulata da Orovacanze e a dare corso a tutte le iniziative alla stipula del contratto di cessione dei complessi aziendali, una volta espletate le procedure relative al trasferimento dei lavoratori ex articolo 47 legge n. 428 del 1990.
  Si rappresenta, inoltre, che per le vie brevi i commissari, nelle more di una compiuta informativa al riguardo, hanno riferito che sono in atto ulteriori negoziazioni in merito all'accollo parziale, da parte di Orovacanze, anche dei costi variabili riferiti alla gestione della stagione estiva, tuttora a carico dell'amministrazione straordinaria.
  Per quanto concerne in particolare, il villaggio di Pollina, non essendo oggetto di interesse da parte dell'acquirente prescelto e non disponendo la procedura di alcun titolo giuridico valido per l'esercizio dell'attività, non è stato incluso tra le strutture attive per la corrente stagione estiva. Ma proprio su questo è in corso un approfondimento al Ministero dello sviluppo economico, dove è previsto un incontro che si terrà la prossima settimana, per vedere se è possibile mantenere una apertura per la stagione estiva che sta aprendosi ora anche per il villaggio di Pollina. La situazione è difficile, per i motivi che dicevo, ma il tentativo è in corso. Potrò essere più conclusivo dopo questo incontro previsto per la prossima settimana.Pag. 21
  Quanto, infine, alla trattativa relativa alla procedura del trasferimento di azienda finalizzata all'accordo con le organizzazioni sindacali ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 420 del 1990, occorre precisare che il Ministero dello sviluppo economico non è parte della citata trattativa che, in base anche alla legge, coinvolge direttamente il cedente (Valtur in amministrazione straordinaria), il cessionario (Orovacanze) e le organizzazioni sindacali in rappresentanza dei lavoratori.
  Il Mise sta programmando la convocazione di un «tavolo di confronto» con le organizzazioni sindacali, i rappresentanti aziendali del gruppo Valtur, per la prossima settimana, al fine di valutare tutte le possibili soluzioni ed eventuali interventi a tutela sia dell'occupazione che delle attività produttive del citato gruppo.

  PRESIDENTE. L'onorevole Culotta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interpellanza.

  MAGDA CULOTTA. Signor Presidente, intanto voglio ringraziare il sottosegretario e comunque in generale il Ministero dello sviluppo economico. Lo voglio fare in quest'Aula per il lavoro e comunque per la vicinanza che ha dimostrato a questa vicenda. Per la prima volta un'azienda turistica viene ammessa ad una procedura di amministrazione straordinaria e quindi credo che gli eventuali errori e i rallentamenti siano da imputare anche ad una prima sperimentazione di questo tipo.
  Il principale errore, secondo me, è legato al fatto che non si è fatta un'adeguata riflessione circa il fatto che il turismo è un settore economico legato ad un ciclo di produzione per così dire climatico. Di conseguenza siamo entrati mani e piedi dentro una stagione estiva già avanzata ed è difficile oggi riuscire a trovare delle soluzioni e dare risposte ai tanti, centinaia di operatori che oggi rimangono senza lavoro.
  Le lungaggini della procedura e anche la speranza che la procedura ci aveva lasciato – perché io voglio ricordare in quest'Aula che le vacanze sul villaggio Valtur di Pollina, nello specifico, venivano vendute e sono state vendute fino al 31 maggio, giorno in cui i commissari straordinari hanno emesso il comunicato di chiusura di quella struttura – lasciavano ben sperare. Poi, essendo dentro ad una procedura di questo tipo, era difficile lavorare non sapendo se per quella struttura e l'altra che è rimasta fuori vi fosse poi interesse dell'acquirente a lavorare a soluzioni alternative.
  La verità oggi è che tutto ciò ci restituisce due strutture chiuse: centinaia di unità lavorative in disoccupazione, la cui stragrande maggioranza rappresenta quella parte di lavoratori stagionali che non gode di alcun diritto per ammortizzatori sociali o sostegni al reddito, con una conseguente crisi economica locale senza precedenti, in un momento storico in cui il Governo nazionale si spende per alleviare la piaga della disoccupazione nel nostro Paese. Tutto ciò chiaramente rappresenta un elemento dissonante.
  A mio modesto parere sarebbe stato utile, considerato che comunque i commissari sono di nomina governativa, chiedere loro dall'inizio – considerato anche il tempo che è passato per la definizione della procedura ed essendo giunti dentro appunto ad una stagione estiva – di poter gestire anche i villaggi su cui non c'era un interesse iniziale dell'acquirente e poi capire dopo, su quelle strutture, come bisognava lavorare per alleviare appunto tutta la crisi che comunque si sarebbe dimostrata ugualmente, anche perché ci sono diverse società interessate a queste strutture, anche diverse in campo nazionale ed internazionale, sicuramente perché sono strutture di grande valore.
  Però bisogna anche ammettere che le strutture turistico-ricettive, quando rimangono chiuse anche per una sola stagione, perdono il loro valore economico e chiaramente si depotenziano anche in termini di manutenzione interna, che non venendo perpetrata causa un invecchiamento delle strutture stesse.
  Per quanto appunto io seguo da questi due anni (ormai da quando è iniziata l'amministrazione straordinaria di Valtur) questa vicenda, proprio per scongiurare Pag. 22quello che invece è accaduto sul territorio di Pollina e su quello de La Maddalena, ho voluto comunque presentare, coadiuvata chiaramente anche da tutti i colleghi che insieme a me hanno firmato questa interpellanza urgente, un'interpellanza sul tema perché comunque avevo bisogno di interrompere il silenzio che nelle ultime due settimane si era presentato, interrotto solo ieri in maniera informale in una riunione, non ufficiale, che abbiamo tenuto presso il Ministero dello sviluppo economico, in presenza anche del presidente della regione Rosario Crocetta e dell'assessore alle attività produttive Linda Vancheri e di altri esponenti regionali e nazionali del Governo, per tentare di capire quali strade si possono ancora percorrere e scongiurare quindi la chiusura di queste strutture, con la conseguente crisi occupazionale che poi si presenterà.
  L'ho voluto fare perché si rischiava di far rimanere in maniera virtuale, nelle segrete stanze, nelle chiuse stanze, tutto il lavoro che, invece, si è fatto e si sta continuando a fare per il bene di un territorio e nel nome soprattutto della dignità dei cittadini che in questo caso è la propria libertà data dal lavoro.
  Quindi, mi auguro che si riesca a trovare, nel più breve tempo possibile, una soluzione di breve periodo per dare una risposta all'emergenza che si è venuta a creare e, poi, una risposta di medio-lungo periodo che possa sanare una situazione molto difficile e che possa dare risposte concrete, non soltanto agli operatori del settore, ma a tutto l'indotto e ai comprensori che, appunto, vengono investiti da queste strutture.

(Iniziative di competenza in merito alla possibilità di revocare o rimodulare il progetto dell'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi» in Sicilia – n. 2-00130)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Villarosa n. 2-00130, concernente iniziative di competenza in merito alla possibilità di revocare o rimodulare il progetto dell'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi» in Sicilia (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Villarosa se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Signor Presidente, Governo, colleghi, la presente interpellanza vuole mettere a conoscenza il Governo e tutta l'Aula riguardo alle prassi di malcostume o incompetenza spesso utilizzate per il rilascio di autorizzazioni di vario genere, obbligatorie per l'installazione di varie opere pubbliche.
  In particolar modo, mi riferisco al progetto di costruzione dell'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi». Nelle more della definizione del procedimento di valutazione di impatto ambientale, il 19 ottobre 2007 la società Terna richiedeva il rilascio anticipato dell'autorizzazione unica alla costruzione e all'esercizio del solo tratto di elettrodotto «Villafranca Tirrena-Scilla», richiedendo di potere scindere la procedura autorizzatoria in due procedure separate riguardanti due distinti tratti dell'elettrodotto, a fronte dell'unico previsto dal progetto iniziale. Da qui iniziano le varie incongruenze che ora vi elenco.
  Tale istanza, presentata dalla società Terna, trovava parere negativo pressoché unanime da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, del Ministero per i beni e le attività culturali, della provincia di Messina, del comune di Messina, del comune di Pace del Mela e del comune di San Filippo del Mela, in conformità, peraltro, al consolidato orientamento giurisprudenziale comunitario e nazionale, compreso il Consiglio di Stato, e alle circolari ministeriali del 7 ottobre 1996 del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Nessuna adesione ad un generico protocollo di intesa ad opera dei comuni interessati dalla costruzione dell'elettrodotto, nella maggior parte dei casi, avviene attraverso una delibera delle giunte comunali interessate, anziché, nel pieno rispetto della normativa disciplinata dalla legge regionale n. 71 del 1978, e successive modificazioni, attraverso una decisione assunta Pag. 23dai consigli comunali, facendo sorgere forti dubbi di legittimità dell'atto stesso in quanto viziato da evidente incompetenza.
  Si rileva come, all'interno del fascicolo, non risulti, inoltre, presente la verifica di ottemperanza sul progetto esecutivo, necessaria e inderogabile per l'avvio dei lavori, così come evidenziato dallo stesso Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in una nota del 20 marzo 2013, in cui dichiarava ufficialmente la mancata presenza della verifica in esame.
  Di grande rilevanza risulta il mancato adeguamento anche al piano paesaggistico dell'ambito 9 pubblicato all'albo dei comuni interessati nel 2010, dal momento che, nonostante all'interno dello stesso venga individuato un crinale che va dai Colli San Rizzo fino a raggiungere il comune di Saponara (Messina), e sottoposto al livello di tutela massimo previsto dal piano (livello 3) per il quale viene previsto il divieto di realizzare nuove strade, antenne ed elettrodotti, proprio in quest'ultima area andrà ad essere costruito parte dell'elettrodotto – quello di cui stiamo parlando – in particolare nella zona di protezione speciale «Serro Tondo».
  In particolare, all'articolo 63 del piano paesaggistico dell'ambito 9 attuato dalla regione siciliana, si prevede espressamente che le autorizzazioni già rilasciate da parte della soprintendenza per i beni culturali e ambientali per progetti di opere non ancora intraprese alla data di adozione del presente piano, restino valide per il termine di cinque anni dalla data del rilascio, come previsto dal regolamento n. 1347/40, ma limitatamente alle aree in cui lo stesso piano non preclude la loro realizzazione.
  Inoltre, il principio di precauzione non può non essere applicato al caso in questione: vorrei, infatti, ricordare che l'inquinamento causato dalla costruzione dell'elettrodotto nelle aree interessate deve necessariamente trovare, prima dell'inizio dei lavori, reale e sostanziale applicazione, attraverso la realizzazione di studi di impatto ambientale e a tutela della salute pubblica, che siano veramente obiettivi e unici, a differenza di quanto, invece, avvenuto fino a oggi, laddove gli studi spesso contrastanti hanno più volte trovato parere favorevole solo in prossimità di ogni concessione, facendo sorgere forti dubbi e gravi preoccupazioni, da dissipare urgentemente, alla popolazione residente nel territorio.
  Quindi, considerato che sono state rilasciate le autorizzazioni per le due parti dell'originario progetto unitario e i lavori sono iniziati senza soluzione alcuna per i problemi evidenziati, che l'inizio dei lavori per il tratto aereo è avvenuto senza la verifica di ottemperanza, che la mancata attivazione della procedura relativa alla verifica di ottemperanza è stata comunicata dal Ministero dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare con nota protocollo 2013/693 del 20 marzo 2013, il divieto di realizzare interventi in contrasto con le previsioni del piano paesaggistico, ancorché autorizzati in precedenza, deriva direttamente inoltre, dall'articolo 143, comma 9, del decreto legislativo n. 42 del 2004, che non attribuisce alcun potere discrezionale all'autorità preposta alla gestione del vincolo.
  Quindi vi chiedo, viste le premesse, se non riteniate opportuno: valutare la possibilità di una revoca dell'intero progetto iniziale, viste le numerose ed evidenti irregolarità presenti nei vari atti procedurali dello stesso, ripristinando così lo stato di legalità necessario per la costruzione di un'opera così onerosa per la Regione siciliana e per lo Stato italiano, valutando con efficaci, approfonditi e univoci studi, l'impatto ambientale che la messa in opera dell'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi» comporta, con conseguente accertamento dei rischi, sia per la salute umana – perché vi ricordo che vicino c’è la valle del Mela e anche lì abbiamo dei problemi molto simili – sia per il territorio interessato dalla costruzione; valutare, altresì, la possibilità di limitare l'autorizzazione del progetto alla sola tratta di elettrodotto sottomarina di «Scilla-Villafranca Tirrena» già posta in essere, garantendo così il minimo ed indispensabile potenziamento Pag. 24per l'interconnessione tra la Sicilia ed il continente, senza dover procedere alla costosa rimozione della stessa e, allo stesso tempo, impedendo la realizzazione di un'opera dalla dubbia utilità e oggetto di forti contestazioni da parte della popolazione locale; oppure rimodulare il progetto iniziale, qualora questo non venga sospeso o revocato, apportando sostanziali modifiche, quale l'eliminazione di tutte le tratte aeree di elettrodotto, disponendo, invece, la progettazione di un percorso interamente sotterraneo in galleria schermata, al fine di tutelare e garantire in maniera efficace la salute dei cittadini e la conservazione dell’habitat naturale circostante, nel pieno rispetto del fondamentale principio di precauzione, che troppo volte è stato disatteso nella costruzione di opere pubbliche ad alto rischio ambientale, con danni incalcolabili per il nostro Paese.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Claudio De Vincenti, ha facoltà di rispondere.

  CLAUDIO DE VINCENTI, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, in premessa vorrei sottolineare come l'elettrodotto «Sorgente-Rizziconi» svolga una funzione fondamentale per consentire il collegamento della Sicilia con la rete elettrica nazionale. In assenza di questo collegamento nuovo, le attuali linee di collegamento implicano una insufficiente interconnessione con la rete elettrica nazionale. Questo significa che nell'isola si forma un prezzo dell'elettricità che è di circa, a seconda delle giornate, tra il 20 e il 30 per cento superiore al prezzo dell'elettricità che si forma nelle aree restanti del nostro Paese.
  Questa circostanza già oggi penalizza la Sicilia, le famiglie e le imprese siciliane, e tanto più ciò avverrà quando, anche per ottemperanza alle normative europee, si andrà superando il cosiddetto prezzo unico nazionale.
  E, quindi, a quel punto, il prezzo zonale siciliano sarà esattamente il prezzo pagato dagli abitanti della Sicilia, tra il 20 e il 30 per cento superiore a quello che si paga nel resto del Paese. Quindi, noi riteniamo che è interesse della regione siciliana, ma anche interesse nazionale – perché un grande Paese si misura sulla capacità di tenere coesione sociale ed economica tra tutte le sue componenti –, è interesse nazionale ed interesse delle comunità locali la realizzazione di questo elettrodotto. Anzi, riteniamo che questa realizzazione abbia tardato fin troppo. Chiarito questo punto di partenza, che però è essenziale in tutta la valutazione del progetto, entriamo nel merito delle singole osservazioni avanzate dall'onorevole Villarosa.
  In primo luogo, per quanto riguarda il rilascio del provvedimento di autorizzazione separato del tratto in cavo sottomarino, ricompreso nell'intero progetto del nuovo elettrodotto «Sorgente-Rizziconi», si precisa che tale opera è stata regolarmente autorizzata con decreto del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'ambiente, previa intesa con la Regione siciliana, in attuazione della legge n. 239 del 2004 e nel rispetto delle vigenti normative ambientali relative al decreto legislativo n. 152 del 2006.
  Tale provvedimento, confermato anche dal TAR Lazio con sentenza n. 8893/2012, si è reso necessario, tenuto conto, come dicevo prima, della necessità di garantire al sistema elettrico siciliano un minimo indispensabile potenziamento dell'interconnessione tra la Sicilia e il continente, con ricadute rilevanti in termini di sicurezza e costi energetici.
  In relazione al parere favorevole espresso dalla Regione sulla compatibilità ambientale del progetto con particolare riferimento alla tutela dell'avifauna, occorre precisare che: con parere del 7 agosto 2008, il Dipartimento territorio ed ambiente dell'Assessorato territorio ed ambiente della regione siciliana, rilevò in un primo momento l'incidenza negativa dell'elettrodotto sull'avifauna nidificante e svernante nell'area di zona di protezione speciale Monti Peloritani, Dorsale Curcuraci, Antennamare e Marina dello Stretto di Messina, concludendo con la necessità Pag. 25di sottoporre il progetto al parere della Commissione europea, in considerazione del rilevante interesse pubblico rivestito dal progetto stesso, interesse pubblico che rispondeva all'esigenza generale di interconnessione di cui parlavo; e tuttavia, successivamente, con nota del 5 settembre 2008 la regione Calabria precisava che, facendo salve le considerazioni di tale nota è da intendersi positivo il giudizio, stante la valutazione complessiva degli impatti; la Commissione tecnica dell'impatto ambientale del Ministero dell'ambiente, in sede di valutazione delle integrazioni prodotte dalla società Terna circa la compatibilità dell'elettrodotto aereo con la tutela dell'avifauna relativa all'area di zona di protezione speciale citata, provvedeva a rilasciare il parere positivo del 12 marzo 2009, dettando, tuttavia, numerose prescrizioni per tutelare l'avifauna, tra le quali la dismissione di preesistenti elettrodotti, l'installazione di nidi sui tralicci e lo svolgimento di attività di monitoraggio.
  In particolare, la Commissione tecnica ha valutato positivamente: che da parte di Terna erano state proposte ragionevoli misure di monitoraggio e mitigazione, quali l'aumento della visibilità dei conduttori ed era stata analizzata la condizione di rischio per l'avifauna al netto di tali misure, giungendo alla conclusione che l'analisi ha rilevato una condizione di basso impatto generale; che l'intervento progettato comportava, nell'ambito dell'area di zona di protezione speciale, la dismissione di 30 chilometri di linee a fronte della realizzazione di 22,3 chilometri, per cui a seguito della realizzazione dell'intero progetto, il rischio di collisione dell'avifauna con le linee elettriche subirà una riduzione rispetto alla situazione attuale, cioè la realizzazione dell'elettrodotto implica un minor rischio per l'avifauna (segnalo che questo è vero anche per altre parti dell'elettrodotto, che, in generale, implica una riduzione complessiva e uno smantellamento di elettrodotti preesistenti di più lungo tragitto e di minor sicurezza realizzati con vecchie tecnologie, oggi superate, e quindi il nuovo elettrodotto riduce complessivamente i rischi ambientali rispetto a quelli già esistenti); che la presenza degli elettrodotti di alta tensione, già presenti da diversi decenni, in corrispondenza dello Stretto sia in Sicilia che in Calabria, non sembra aver influito negativamente sul passaggio e sulla frequentazione degli uccelli migratori in questa area; che nello studio di incidenza, Terna aveva sviluppato i diversi livelli di analisi previsti dalla Guida metodologica della direttiva «Habitat (2)» della Commissione europea, approfondendoli fino al terzo livello di valutazione appropriata per l'area di zona di protezione speciale in argomento, pervenendo alla conclusione che l'incidenza non è significativa avendo il progetto previsto l'adozione di opportune misure di mitigazione.
  Per quanto concerne, inoltre, la necessità di sottoporre il progetto alla Commissione Europea, la Regione siciliana, con nota del 27 gennaio 2010, in considerazione del carattere strategico del progetto e delle misure proposte da Terna, ha ritenuto superata la prescrizione inizialmente proposta nel precedente parere. Analogamente si è pronunciato sia il Ministero dell'ambiente, con provvedimento del 25 maggio 2010 e sia, successivamente, il TAR Lazio, nella sentenza che citavo all'inizio.
  Per quanto concerne la presunta irregolarità dei protocolli di intesa sottoscritti dai comuni, si precisa che i medesimi non sostituiscono la richiesta e l'espressione dei pareri da parte dei comuni interessati dall'opera nell'ambito del procedimento di autorizzazione che si svolge in attuazione della normativa nazionale, nello specifico, la legge n. 239 del 2004 e il decreto legislativo n. 152 del 2006. Nel caso di specie, infatti, i comuni sono stati regolarmente invitati alle conferenze di servizi ed hanno espresso i propri pareri e atti di assenso nell'ambito del procedimento di autorizzazione. In relazione al mancato adeguamento al piano paesaggistico dell'ambito 9, adottato con delibera di giunta del 4 dicembre 2009, si evidenzia che il vincolo paesaggistico richiamato dagli interpellanti non può incidere, anche alla luce del consolidato orientamento della Pag. 26giurisprudenza amministrativa, sull'efficacia del decreto di compatibilità ambientale rilasciato il 29 settembre 2009 dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con il Ministero per i beni e le attività culturali, poiché introdotto successivamente alla data di adozione del medesimo decreto di VIA (valutazione di impatto ambientale).
  In relazione alla verifica di ottemperanza, tenuto conto che il progetto da realizzare dalla società Terna dovrà accogliere tutte le indicazioni contenute nelle prescrizioni delle autorità, pena il venire meno del giudizio positivo, si evidenzia preliminarmente la complessità del quadro prescrittivo contenuto nel decreto di VIA, riferito a momenti diversi del processo di progettazione esecutiva e di realizzazione. Pertanto, si rimanda alla verifica da parte delle autorità competenti sul rispetto delle prescrizioni impartite in sede di valutazione, da effettuarsi nelle diverse fasi citate di realizzazione dell'elettrodotto.
  Infine, in merito alla richiesta degli onorevoli interpellanti di revoca del provvedimento, si evidenzia che, allo stato attuale, non risulta la sopravvenienza di motivi di pubblico interesse per una simile revoca, né mutamenti della situazione di fatto, idonei a giustificare un simile provvedimento, anzi, ribadisco ciò che dicevo all'inizio, i motivi di pubblico interesse sono, in maniera evidente, a favore del progetto. Il progetto è essenziale per la sicurezza energetica e per la riduzione dei prezzi dell'energia nella Regione siciliana.

  PRESIDENTE. L'onorevole Villarosa ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  ALESSIO MATTIA VILLAROSA. Sono parzialmente soddisfatto, perché abbiamo ricevuto parecchie informazioni che andremo a verificare. Certo, non mi soddisfa pensare che la costruzione di un elettrodotto possa ridurre i costi della bolletta, anche perché stiamo andando verso le fonti rinnovabili o l'utilizzo intelligente dell'energia che permettono di ridurre molto di più i costi rispetto alla costruzione di un elettrodotto, che non sappiamo neanche se possa causare dei danni alla salute, perché non esistono degli studi; infatti, spesso e volentieri, i registri dei tumori in quella zona non vengono istituiti e quant'altro.
  Per alcune delle nostre richieste non abbiamo ricevuto risposta, per altre abbiamo ricevuto delle informazioni che andremo a valutare e, casomai, ci ripresenteremo con un'altra interpellanza.

(Interventi in merito al sovraffollamento carcerario, con particolare riferimento alla negoziazione di accordi con i Paesi di origine dei detenuti stranieri per far scontare loro la pena in patria – n. 2-00117)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Giorgetti n. 2-00117, concernente interventi in merito al sovraffollamento carcerario, con particolare riferimento alla negoziazione di accordi con i Paesi di origine dei detenuti stranieri per far scontare loro la pena in patria (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Prataviera se intenda illustrare l'interpellanza, di cui è cofirmatario, o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, rappresentante del Governo, i sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia e il Ministro degli affari esteri, per sapere, premesso che: lo scorso 8 gennaio 2013 la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato nuovamente l'Italia per trattamento inumano e degradante di sette detenuti nel carcere di Busto Arsizio e in quello di Piacenza, concedendo al nostro Paese un anno di tempo per trovare una soluzione al problema del sovraffollamento carcerario. Tale condanna segue quella precedente del 2009, sempre da parte dei giudici di Strasburgo, a seguito della quale, nel gennaio 2010, il Consiglio dei ministri aveva varato il cosiddetto Piano carceri, che prevedeva la costruzione di nuovi penitenziari e Pag. 27l'ampliamento di quelli già esistenti, per un totale di 21.709 nuovi posti, e l'assunzione di duemila agenti di polizia penitenziaria.
  Dopo l'ultima sentenza di condanna di gennaio 2013, recentemente, invece, il Ministro della giustizia ha preannunciato che, per risolvere il problema del sovraffollamento carcerario del nostro Paese, non bastano nuove carceri, ma occorre ripensare il sistema delle pene, valutando se non ci siano spazi ulteriori per quelle alternative. Il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani è stato in passato risolto con amnistie e indulti, ma tali strumenti si sono rivelati del tutto inidonei a risolvere il problema, tanto che le carceri sono tornate in breve tempo stracolme come prima, nel frattempo creando ancora più problemi alla sicurezza dei cittadini. Dal 1942 a oggi sono stati varati, tra indulti e amnistie, 25 provvedimenti (quindi, facendo una media, uno ogni 2,8 anni), e l'ultimo in ordine di tempo, che risale al 2006 (legge n. 241 del 2006), ha avuto effetti devastanti: dopo solo sei mesi dal provvedimento di clemenza, il tasso di crescita dei delitti è aumentato del 2,5 per cento, arrivando al 14,4 per cento. Parimenti inefficaci altri provvedimenti che si sono succeduti nel tempo e che hanno disposto o la messa alla prova o la concessione degli arresti domiciliari, considerato che le carceri sono sempre tornate in breve tempo a contenere un numero di detenuti superiore alla loro capacità ricettiva e regolamentare.
  Ciò è dimostrato dallo stesso progetto di legge n. 331, di iniziativa dell'onorevole Ferranti e altri, recante «Delega al Governo in materia di pene detentive non carcerarie e disposizioni in materia di sospensione del procedimento con messa alla prova e nei confronti degli irreperibili», attualmente in discussione alla Camera dei deputati, posto in essere solo ad un anno di distanza da quello voluto dall'allora Guardasigilli Paola Severino (decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 9 del 2012) recante «Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri», che prevedeva l'innalzamento da dodici a diciotto mesi della pena residua per poter accedere alla pena detentiva domiciliare, introdotta dalla legge 26 novembre 2010, n. 199, e dunque ad un maggior numero di detenuti.
  La legge n. 199 del 2010, benché prevedesse la possibilità di scontare in stato di detenzione domiciliare l'ultimo anno di pena residua, con esclusione di soggetti che scontavano una pena per i reati gravi, quali quelli previsti dall'articolo 4-bis dell'ordinamento penitenziario e persone particolarmente pericolose, aveva una durata transitoria con validità fino alla completa attuazione del piano straordinario penitenziario, nonché l'adeguamento dell'organico del Corpo di polizia penitenziaria occorrente per fronteggiare la situazione emergenziale in atto. A seguito dell'emendamento del Governo al progetto di legge n. 331, potranno beneficiare degli arresti domiciliari gli autori di gravissimi reati, quali, a titolo esemplificativo, stalking, prostituzione minorile, violenza privata, furto e altri, e tale provvedimento, invece, non prevede alcun investimento a favore delle forze dell'ordine, cui sarà demandato il compito di effettuare i controlli sull'effettività delle detenzioni domiciliari. Per stessa ammissione del Ministro della giustizia, beneficeranno di tale provvedimento circa 3-4 mila detenuti attualmente presenti nelle nostre carceri, una cifra quindi irrisoria, se si conta che l'esubero nei nostri istituti penitenziari riguarda circa 20 mila detenuti.
  Mercoledì 26 giugno 2013 è stato inoltre approvato, dal Consiglio dei ministri, un ulteriore decreto che prevede, per i reati punibili fino a quattro anni, anziché la pena detentiva in carcere, lo svolgimento di lavori socialmente utili, e che, quindi, anche in questo caso, riguarderebbe altri 3 mila detenuti. Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero della giustizia, la capienza regolamentare dei 206 istituti presenti nel nostro Paese è di 47.045 posti, e se dal totale dei detenuti presenti nelle nostre carceri (65.917) vengono Pag. 28sottratti quelli stranieri, che sono 23.438, si ottiene un numero di detenuti pari a 42.479, ben al di sotto della capienza regolamentare che, come prima ho citato, è di 47.045 unità.
  Il costo dei detenuti nelle strutture carcerarie italiane, nonché i risarcimenti conseguenti alle condanne, anche future, per detenzione in strutture non adeguate è un serio problema, considerato che, con l'ultima sentenza dell'8 gennaio, l'Italia è stata condannata ad un risarcimento anche di 100 mila euro per danni morali.
  La possibilità di fare scontare le pene imputate a cittadini stranieri nei loro Paesi di origine comporterebbe notevoli benefici, anche ai fini della vicinanza dei detenuti alle famiglie e del loro reinserimento nel proprio tessuto sociale al termine della detenzione.
  Quindi, chiedo se il Governo intenda affrontare il problema del sovraffollamento del sistema carcerario solamente attraverso provvedimenti d'urgenza come quelli richiamati o se invece non ritenga necessario e più utile promuovere ed attuare un'ampia serie di accordi internazionali, per far scontare in tutti i casi possibili la pena detentiva imputata a detenuti stranieri nei loro Paesi di origine.

  PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, voglio segnalare innanzitutto la grande attenzione di questo Governo di fronte al problema del sovraffollamento carcerario proprio alla luce anche della «sentenza Torreggiani» che ha imposto allo Stato italiano dei tempi strettissimi per l'adeguamento del sistema carcerario italiano.
  La questione posta dagli interpellanti riguarda gli strumenti mediante i quali il Governo intende affrontare il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari, con particolare riferimento all'opportunità di promuovere ed attuare accordi internazionali diretti a far scontare la pena detentiva irrogata a cittadini stranieri negli Stati di origine.
  Le condizioni di sovraffollamento degli istituti penitenziari sono oggettivamente evidenziate dalla presenza, al 30 giugno 2013, di 66.028 detenuti, di cui oltre 23.000 stranieri, a fronte di una capienza regolamentare di 47.022 detenuti.
  Delle persone detenute, 24.449 sono indagate o imputate in custodia cautelare, 40.301 sono condannate e 1.180 sono internate.
  Tale situazione ha determinato, tra l'altro, pesanti conseguenze anche in termini di responsabilità dell'Italia di fronte alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo; gli interpellanti hanno ricordato la pronuncia dell'8 gennaio 2013, nota anche come «sentenza Torreggiani», che ha imposto allo Stato italiano strettissimi tempi per l'adeguamento del sistema carcerario italiano agli standard europei di accoglienza.
  Appare dunque ineludibile porre rimedio ad un problema, ormai divenuto pressante anche sotto il profilo morale, la cui complessità richiede una risposta necessariamente articolata sia sul piano normativo – interno ed internazionale – che su quello organizzativo e trattamentale, e che sia idonea a rendere effettivo il principio costituzionale della funzione rieducativa della pena, promuovendo un percorso di umanizzazione della vita carceraria.
  Limitando l'ambito della risposta all'oggetto specifico dell'interpellanza, relativo all'opportunità di intervenire sul sovraffollamento promuovendo ed attuando la negoziazione di accordi con i Paesi di origine di detenuti stranieri per fare scontare loro la pena in patria, si rappresenta che, al 30 giugno 2013, i detenuti stranieri, provenienti da 149 Paesi diversi, erano 23.233 (pari a circa il 35% della popolazione detenuta).
  Ben 18.196 di loro sono extracomunitari: fra questi, 12.791 sono stati condannati con sentenza definitiva e 7.642 devono scontare una pena residua inferiore ai due anni.
  Nei confronti di molti di loro potrebbe astrattamente disporsi la sanzione alternativa dell'espulsione, applicabile d'ufficio Pag. 29allorquando la pena residua da scontare, irrogata per reati di non particolare gravità, non sia superiore a due anni.
  Considerati i detenuti con reati ostativi, i destinatari dell'espulsione potrebbero teoricamente essere oltre 4.000, ma le scarcerazioni per espulsione sono state soltanto meno di mille in ciascuno degli ultimi tre anni.
  Il numero delle espulsioni eseguite appare quindi piuttosto basso rispetto a quello dei detenuti che in astratto sono possibili destinatari di tale misura.
  È per questo che occorre lavorare per rendere più snello ed efficace il coordinamento degli organi coinvolti, al fine di consentire l'immediato avvio dell'istruttoria e la tempestiva applicazione del provvedimento di espulsione.
  Preme, altresì, osservare che il Consiglio d'Europa, con l'approvazione della Convenzione sul trasferimento delle persone condannate del 21 marzo 1983, ha previsto un meccanismo semplificato di trasferimento dei detenuti fra Stati, in applicazione del principio della doppia incriminabilità (la pena deve essere stata inflitta per fatti che costituiscono reato sia nello Stato di emissione sia in quello di esecuzione).
  La Convenzione è stata ratificata in Italia con legge 25 luglio 1988, n. 334, e il riconoscimento della sentenza ai fini del trasferimento presuppone la condizione di detenzione e il consenso del soggetto destinatario.
  L'Italia, in quanto Stato membro dell'Unione Europea, ha inoltre tempestivamente attuato la decisione quadro 2008/909/GAI del Consiglio del 27 novembre 2008, relativa all'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sentenze penali che irrogano pene detentive o misure privative della libertà personale, recependola con decreto legislativo 7 settembre 2010, n. 161.
  È stata così istituita una procedura per il riconoscimento e l'esecuzione delle sentenze penali allo scopo di favorire il reinserimento sociale delle persone condannate.
  Tale strumento normativo internazionale consente di richiedere ed ottenere il trasferimento in un altro Stato membro della persona condannata, a seconda dei casi previo consenso dell'interessato o anche in assenza di consenso da parte dello stesso, al fine di eseguirvi la pena detentiva inflitta.
  Ad oggi, gli altri Paesi aderenti sono: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Olanda, Polonia, Regno Unito, Slovacchia.
  Inoltre, il Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria ha recentemente aderito al progetto denominato «Steps 2», sviluppato dalle Amministrazioni penitenziarie di Inghilterra e Galles; tale progetto ha lo scopo di sostenere un'efficace applicazione della decisione quadro 2008/909/GAI e mira a perseguire un più ampio coinvolgimento della magistratura italiana in merito alle potenzialità di questo strumento.
  Al di là delle prospettive europee, che comunque riguardano un numero limitato di possibili destinatari, si rappresenta che l'Italia ha stipulato diversi accordi bilaterali con Paesi esteri – Perù, Egitto e, più di recente, con l'India – sul trasferimento delle persone condannate, proprio al fine di consentire ai detenuti stranieri di scontare le pene loro inflitte nei rispettivi Paesi di cittadinanza.
  Oggi l'Italia, proprio in ragione dell'importanza della questione, è impegnata con forza al fine di concludere e attuare accordi bilaterali per il trasferimento, verso i Paesi di provenienza, dei gruppi di detenuti stranieri più numerosi; nell'ordine cito: Marocco, Romania, Tunisia, Albania, Nigeria, per un totale di circa 15.000 persone.
  Con altri Paesi, come l'Argentina e il Qatar, sono in corso negoziati, per i quali si assicura l'obiettivo del Governo di giungere ad una rapida conclusione.
  Si mira in tal modo a perseguire il sostanziale scopo della pena, ossia il reinserimento sociale della persona condannata: obiettivo quest'ultimo di più agevole realizzazione in un contesto in cui la persona condannata sia presumibilmente assistita da più saldi legami sociali e Pag. 30familiari, evitandosi con ciò quella «pena nella pena» rappresentata dalle difficoltà di ambientamento, di comunicazione e socializzazione che incontra chi sia detenuto fuori dal proprio Paese.
  Senza trascurare, poi, come tale redistribuzione geografica della popolazione carceraria secondo il criterio dell'appartenenza potrebbe sicuramente contribuire a ridurre l'attuale sovraffollamento degli istituti penitenziari italiani.
  Sarebbe, peraltro, opportuno che la negoziazione di accordi con Paesi extra Unione europea per eseguire sul loro territorio le condanne a pena detentiva inflitte da parte di Stati membri nei confronti di persone extracomunitarie fosse condotta direttamente dalla stessa Unione europea, anche in considerazione dell'esigenza di garantire, in caso di eventuale trasferimento del detenuto, il rispetto dei diritti fondamentali dell'individuo nel territorio dello Stato di esecuzione.
  Si ricorda inoltre che su questo tema, relativo al sovraffollamento carcerario, in particolare al coordinamento e all'Accordo di esecuzione di accordi bilaterali per quanto riguarda la popolazione straniera detenuta nei nostri istituti penitenziari, lo stesso Governo ieri, nel corso della discussione della legge delega Atto Camera n. 331, ha espresso un parere favorevole all'ordine del giorno presentato da alcuni deputati, che focalizzavano l'attenzione su questo problema da parte del Governo. C’è quindi la massima attenzione. Ringraziamo gli interpellanti per avere risottolineato l'importanza di un tema, che comunque è caro al Governo e al Ministro della giustizia.

  PRESIDENTE. L'onorevole Prataviera ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta all'interpellanza Giancarlo Giorgetti n. 2-00117.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, ringrazio l'impegno del Governo. In questo consesso ritengo però opportuno sottolineare – visto che è stata ribadita anche da lei, signor sottosegretario – l'urgenza che noi abbiamo, e quindi anche l'urgenza di poter concludere questi accordi nel più breve tempo possibile; anche e soprattutto muovendosi, come sosteneva lei poc'anzi, in sede comunitaria.
  Ritengo che questo sia uno dei fattori più importanti che debbano riguardare la vita quotidiana dei cittadini comunitari, quindi di tutti i cittadini europei; anche perché questo non è un problema relegato alla sola Italia. Basta citare qualche partner europeo: come la Spagna, con lo stesso problema di sovraffollamento, pari a circa il 136 per cento della densità carceraria, con il 35,5 di detenuti stranieri; o come il Belgio, con un sovraffollamento di circa il 118 per cento, con oltre il 40 per cento di stranieri.
  Questo potrebbe quindi favorire da una parte l'integrazione, ma anche la responsabilizzazione degli Stati membri. Soprattutto, ridarebbe dignità a quelle comunità che sono scosse da fatti di cronaca nera importanti: mi riferisco ad una notizia (anche se esulo in parte dal contesto di questa risposta) che è apparsa oggi nei quotidiani locali della mia regione, il Veneto. La notizia di oggi è che probabilmente un assassino, uno degli autori della strage di Gorgo al Monticano, in cui sono morti i coniugi Pellicciardi, Guido e Lucia Comin, il 21 agosto 2007, potrebbe essere rimesso in libertà il prossimo anno.
  Noi riteniamo che questa sia un'umiliazione anche per il territorio e che non si possa accettare questo tipo di atteggiamento da parte dello Stato, perché poi, di fatto, è tutto il sistema giustizia che va veramente a calpestare quella che è la dignità di una comunità che si è svegliata una mattina con questa feroce notizia.
  Quindi, rivolgo uno stimolo al Governo. Noi, come Lega Nord, ci saremo al vostro fianco per questa battaglia. La riteniamo una battaglia di civiltà. Non è una battaglia, perché va sia a migliorare le condizioni dei detenuti nelle carceri sia a rieducarli ma, soprattutto, va anche a responsabilizzare quei Paesi a controllare, visto che poi saranno obbligati, attraverso la stipula di queste convenzioni e di questi accordi bilaterali o multilaterali, a mantenere i loro concittadini nelle proprie Pag. 31strutture e li responsabilizzerà anche nel badare bene a quali cittadini si muovono all'esterno delle proprie frontiere.

(Chiarimenti e iniziative, anche normative, in ordine alla localizzazione del tribunale di Napoli nord – n. 2-00122)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Palma n. 2-00122, concernente chiarimenti e iniziative, anche normative, in ordine alla localizzazione del tribunale di Napoli nord (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Palma se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  GIOVANNA PALMA. Signor Presidente, signor sottosegretario, l'interpellanza di cui sono prima firmataria e che illustro in questa sede non intende mettere in discussione il provvedimento assunto nel 2012 con il decreto n. 155, che ha ridisegnato la mappa dei tribunali in Italia e su cui già si è compiuta, ormai, un'ampia discussione e che non mi sembra utile riaprire.
  L'interpellanza, invece, si riferisce ad un tribunale di nuova istituzione e, in particolare, al luogo dove si è scelto di localizzarlo. Il tribunale è quello denominato «Napoli nord», che accorpa la competenza su una serie di comuni che attualmente afferiscono al tribunale di Napoli e al tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Il Ministro Cancellieri, venendo a Napoli la scorsa settimana, ha definito il nuovo tribunale di Napoli nord «un atto d'amore verso la mia città». In realtà, pochi giorni prima aveva comunicato al CSM che questo presidio sarebbe stato localizzato in provincia di Caserta, per la precisione nella città di Aversa. Localizzare il tribunale di Napoli nord in provincia di Caserta mi sembra un atto d'amore in verità, come dire, un po’ originale e decisamente singolare per la città di Napoli e, soprattutto, per la sua provincia. Può apparire un paradosso e, in effetti lo è, che un tribunale, definito di Napoli nord, sia poi localizzato in provincia di Caserta.
  Il mandamento su cui avrà competenza il nuovo tribunale di Napoli nord conta poco meno di un milione di abitanti. La stragrande maggioranza di essi è residente in vari comuni della provincia di Napoli, che annovera cittadine molto popolose come Giugliano, con 120 mila abitanti, Marano, con 60 mila abitanti, Afragola (63 mila abitanti), Frattamaggiore (33 mila abitanti) e i comuni dell'area casertana che affluiscono sul nuovo tribunale di Napoli nord sono, invece, di dimensioni più piccole e meno popolati (il più grande è Aversa con 53 mila abitanti; gli altri sono tutti intorno o con meno di 10 mila abitanti).
  Appare evidente, quindi, che localizzare il tribunale di Napoli nord in provincia di Caserta costringerà la stragrande maggioranza dell'utenza ad enormi disagi, legati a spostamenti e ai vari problemi logistici. Meglio sarebbe stato, a mio avviso, che il tribunale di Napoli nord fosse localizzato nella sua destinazione originaria, che è quella di Giugliano in Campania. Ricordo a tutti che il decreto n. 491 dell'ormai lontano 3 dicembre 1999, recante istituzione di nuovi tribunali e la revisione dei circondari di Milano, Roma, Napoli, Palermo e Torino, istituiva un tribunale nuovo di zecca, quello definito, nell'atto normativo stesso, come il tribunale di Giugliano in Campania, una sede che, però, è rimasta per tutti questi anni solo sulla carta, signor sottosegretario.
  Con il decreto n. 155 il tribunale di Giugliano in Campania muta la sua denominazione in «tribunale di Napoli nord», con una nuova geografia giudiziaria, senza che, però, in nessun atto venga definita per esso una diversa localizzazione. Per questo, ha colto tutti di sorpresa apprendere dalle parole del Ministro Cancellieri che il nuovo tribunale di Napoli nord sarà localizzato in provincia di Caserta.
  Nell'interpellanza urgente chiediamo conto di tale improvvisa e repentina scelta e nel contempo ci sentiamo di segnalare Pag. 32l'importanza di conservare invece l'indicazione originaria che non era stata fatta a caso, perché aveva alle spalle una analisi, uno studio, una valutazione e tutto questo continua ad avere ancora oggi un senso. Quando si decise di allocare un secondo tribunale metropolitano di Napoli, a Giugliano in particolare, si tenne conto di varie questioni: la centralità del comune di Giugliano rispetto a molte sezioni distaccate che venivano soppresse, la raggiungibilità della città grazie agli assi viari di collegamento con Napoli e provincia.
  Localizzare il tribunale di Napoli nord a Giugliano era, ed è ancora la scelta che arreca ai cittadini, che comunque dovranno scardinare abitudini e vecchie comodità, meno danni e meno problemi. Quando il Ministro Cancellieri ha comunicato la volontà di localizzare il tribunale di Napoli nord ad Aversa, non ha illustrato alcuna ragione specifica. Ci auguriamo lo faccia presto, tuttavia se il motivo, come si è sentito dire, è che Giugliano non ha una sede pronta per l'uso, mentre Aversa ce l'avrebbe bisogna precisare alcune cose.
  La prima è che il castello aragonese di Aversa, sede indicata, attualmente ospita la scuola di Polizia penitenziaria e avrebbe bisogno comunque di lavori, di interventi, non certo a costo zero. La seconda è che Giugliano ha la possibilità di mettere a disposizione da subito, come peraltro già rappresentato in passato, un grosso bene confiscato alla camorra, nella disponibilità del comune di Giugliano, il cosiddetto complesso Rea che, con pochissimi interventi sarebbe subito disponibile, rappresentando al contempo una utilità e anche un simbolo forte sul terreno della legalità. Al tempo stesso vi è la disponibilità ad avviare un progetto per una nuova cittadella giudiziaria grazie anche alla collaborazione della commissione straordinaria nominata dal prefetto che sta guidando il comune di Giugliano dopo lo scioglimento recente del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche.
  Esistono, come si vede, sia ragioni di ordine logistico e legate alla efficienza e al servizio ma soprattutto ragioni di ordine economico, per insediare sul territorio di Giugliano il tribunale di Napoli nord.
  In conclusione, quindi, chiedo al Governo innanzitutto le ragioni di questa repentina e improvvisa scelta di Aversa come sede del nuovo tribunale di Napoli e poi se non si ritenga opportuna una approfondita e nuova valutazione di tale scelta che farebbe ricadere sull'utenza più disagi, maggiori difficoltà operative e, quindi, se non sia opportuno ripristinare la scelta originaria di Giugliano in Campania, anche in considerazione della possibilità di operare rapidamente per avere una nuova sede.
  Aggiungo, signor sottosegretario: già siamo stati sciolti per infiltrazione camorristica; è un territorio che ha dato tanto in termini di illegalità. Chiediamo, per quella parte di Giugliano onesta, che ci venga almeno restituita questa dignità e in nome e per conto di una grande comunità le chiedo di insediare il tribunale nella sede già designata illo tempore, ossia quella di Giugliano.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia, Cosimo Maria Ferri, ha facoltà di rispondere.

  COSIMO MARIA FERRI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, rispondo all'interpellanza urgente dell'onorevole Palma ricordando che sulla questione, oggetto, peraltro, di ampio dibattito, di recente è intervenuta la Corte costituzionale che, in data 3 luglio, ha ritenuto infondate, nella quasi totalità, le prime questioni di legittimità costituzionale sollevate in proposito, anche se su diversi aspetti.
  Ciò premesso, passo a chiarire la situazione specifica dedotta nell'interpellanza urgente, riguardante gli uffici giudiziari partenopei. Con l'istituzione del tribunale di Napoli nord è fortemente mutato, in senso positivo, l'assetto degli uffici giudiziari e soprattutto del distretto di Napoli.
  Infatti il tribunale di Napoli nord, con un bacino di utenza di circa un milione di abitanti, è per grandezza il dodicesimo Pag. 33tribunale italiano su centotrentacinque. Con l'istituzione di tale ufficio giudiziario vi è stata, quindi, una valorizzazione del territorio del distretto, ora caratterizzato dalla compresenza di tre importati tribunali, Napoli, Santa Maria Capua Vetere e Napoli nord e, inoltre, si è razionalizzato e decongestionato il tribunale di Napoli che, in conseguenza della cessione di quattro delle sue sezioni distaccate (Casoria, Marano, Afragola e Frattamaggiore) a Napoli nord, ha ridotto il suo bacino d'utenza di oltre 557.000 abitanti.
  Inoltre, sulla stessa area territoriale si è previsto un notevole potenziamento degli organici dei magistrati complessivamente addetti a questi tre uffici, con un aumento di ben 63 unità, pari a circa 1'11 per cento in più rispetto all'attuale dotazione. Si passa, infatti, da 588 a 651 magistrati complessivamente addetti ai tre tribunali interessati. È stata, inoltre, corrispondentemente aumentata la dotazione di personale amministrativo, che cresce di ben 140 unità.
  Tanto premesso, appare del tutto evidente che l'attuale tribunale di Napoli Nord, in termini di dimensione, organico, popolazione e territorio, non è comparabile con il tribunale di Giugliano in Campania, che godeva di un bacino di utenza di soli 442.000 abitanti (meno della metà della configurazione attuale).
  Quanto alla decisione di localizzare il tribunale di Napoli Nord ad Aversa, deve segnalarsi che il Ministero già dispone di una propria struttura per l'allocazione del tribunale di Napoli Nord, costituita dal Castello Aragonese. L'immobile principale prescelto è completamente ristrutturato, in quanto è già sede della scuola di formazione della polizia penitenziaria. Per attribuirgli la specifica destinazione, saranno necessarie mere opere di adattamento interno, di costo assai limitato. Il relativo studio di fattibilità è stato già realizzato da personale tecnico del Ministero della giustizia, ed il sindaco di Aversa ha precisato che il comune è «disponibile all'effettuazione delle lavorazioni necessarie per rendere le opere perfettamente funzionali alle esigenze giudiziarie».
  Per l'istituzione del nuovo ufficio è previsto, inoltre, l'utilizzo di altri due immobili poco distanti, di cui uno di proprietà comunale, attualmente inutilizzato e completamente riadattato, destinato ad archivi, e l'altro, da utilizzare per ulteriori futuri ampliamenti, sarà completato nell'arco di 18-24 mesi, sempre a cura del comune di Aversa. Ritengo opportuno ricordare che la distanza tra il comune di Aversa e quello di Giugliano è di gran lunga inferiore ai 10 chilometri, con tempi di percorrenza calcolabili quindi in 15 minuti e, conseguentemente, disagi minimi per la popolazione.
  In linea più generale, segnalo che sul tema della revisione della geografia giudiziaria resta, comunque, aperta la possibilità, contemplata dal legislatore, di interventi correttivi o integrativi che si rendessero necessari sulla base di evidenze emergenti dalla concreta attuazione della riforma. E in tal senso, voglio, anche oggi, confermare in questa sede la piena disponibilità del Ministro della giustizia a monitorare gli effetti derivanti dal nuovo assetto territoriale per valutare gli eventuali correttivi da adottare nel termine biennale previsto dall'articolo 1, comma 5 della legge, tenendo nel massimo conto i contributi che vorranno fornire le forze politiche e tutti i soggetti interessati.

  PRESIDENTE. L'onorevole Palma ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  GIOVANNA PALMA. Signor Presidente, assolutamente non mi ritengo soddisfatta, signor sottosegretario, perché, a quanto pare, lo studio di fattibilità da voi commissionato non ha tenuto conto assolutamente della posizione geografica della città di Giugliano in Campania e della possibilità che questo tribunale, così come doveva essere istituito sulla circonvallazione esterna, è facilmente accessibile da tutti questi comuni così popolosi, come le avevo poc'anzi detto, i cui abitanti possono facilmente Pag. 34raggiungere questo comune. Al contrario, il Castello Aragonese, come lei lo ha definito, nella provincia di Caserta ad Aversa, in realtà si trova nel centro storico di questo comune, comune di appena 53.000 abitanti, già congestionato dal traffico.
  E poi ancora lo studio di fattibilità non ha tenuto conto delle esigenze del comune di Giugliano e della possibilità anche di interventi a costo zero per lo Stato e a spese del comune di Giugliano. Anche su questo non siamo mai stati interpellati, in tal senso.

(Elementi ed iniziative di competenza in relazione alla vicenda di un giudice del tribunale amministrativo regionale del Lazio indagato per corruzione – n. 2-00129)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Prataviera n. 2-00129, concernente elementi ed iniziative di competenza in relazione alla vicenda di un giudice del tribunale amministrativo regionale del Lazio indagato per corruzione (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Prataviera se intenda illustrare l'interpellanza di cui è cofirmatario o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, i sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri per sapere, premesso che da notizie di stampa si apprende che l'attuale presidente di un'importante sezione del tribunale amministrativo regionale sarebbe indagato per corruzione nell'esercizio della propria funzione giurisdizionale; gli episodi contestati risalirebbero all'anno 2010, quando il TAR del Piemonte è stato chiamato a pronunciarsi su un delicato contenzioso sanitario tra due holding della sanità privata – Villa Maria Pia Hospital s.r.l. e Casa di cura San Luca – per la gestione della RSA comunale di Torino, l'Opera Pia Lotteri, gestita dal commissario, A. Repice, ex segretario del comune, e affidata da quest'ultimo alla Villa Maria Pia; il collegio era presieduto dal giudice Franco Bianchi, ma uno dei componenti del collegio ritenne di presentare un esposto in procura per irregolarità nel procedimento: infatti, secondo quanto confermato dalle intercettazioni telefoniche successivamente riportate dalla stampa, Repice e Bianchi si sarebbero accordati per favorire Villa Maria Pia in cambio di una raccomandazione per il figlio di Bianchi.
  Nell'udienza preliminare, avvenuta nei giorni scorsi, il GUP di Torino ha prospettato per il giudice Bianchi il reato di corruzione. Ha condannato Repice come corruttore e chiesto ai pubblici ministeri di procedere contro Bianchi come corrotto. I pubblici ministeri, sempre secondo le citate fonti di stampa, starebbero in queste ore preparando la richiesta di riapertura indagini nei confronti di Franco Bianchi. Nell'ordinanza del GUP si legge che le intercettazioni telefoniche e altre risultanze dimostrano l'accordo corruttivo in funzione del quale Bianchi si è dimostrato adesivo all'interesse della parte processuale rappresentata da Repice rispetto all'esito del ricorso, in vista del perseguimento di un proprio interesse personale, ossia l'intervento nei confronti di Saccà (RAI) a favore del figlio. Secondo il GUP, la presenza all'interno di un organo giurisdizionale collegiale di un componente privo dei requisiti dell'imparzialità, perché partecipe di un accordo corruttivo, inficia, nonostante l'estraneità degli altri membri, la validità dell'intero iter decisionale perché il giudice corrotto è del tutto privo di legittimazione. Per i fatti del 2010 Franco Bianchi era stato sottoposto a un procedimento disciplinare presso il Consiglio di Presidenza della Giustizia amministrativa. Tuttavia, mentre i procedimenti a suo carico, sia penale che disciplinare, erano in corso di definizione, Bianchi veniva trasferito dalla presidenza del TAR di Piemonte e promosso a quella della terza sezione del Lazio. La terza sezione del TAR del Lazio riveste un ruolo fondamentale perché si pronuncia sui ricorsi che riguardano il Ministero dell'economia e delle finanze: a titolo di esempio, sarà Pag. 35chiamato a pronunciarsi sui ricorsi presentati dagli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena contro le sanzioni inflitte loro dalla Banca d'Italia.
  Quindi chiediamo di quali elementi si disponga, in relazione a quanto esposto in premessa, nel quadro dei poteri di alta sorveglianza sugli uffici e sui magistrati della giustizia amministrativa e, in particolare, se si intenda assumere iniziative in relazione al potere di promozione dell'azione disciplinare di cui all'articolo 33 della legge n. 186 del 1982.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, l'illustrazione del collega interrogante si fonda fondamentalmente su una premessa e, in conseguenza, chiede in maniera molto dettagliata gli elementi di cui dispone il Governo in relazione ai poteri di alta sorveglianza sugli uffici e sui magistrati della giustizia amministrativa e, in particolare, fa un riferimento alla promozione dell'azione disciplinare di cui all'articolo 33 della legge n. 186 del 1982; e proprio a questi due aspetti dell'impegno su cui l'interpellante chiede notizie Governo, si tratterà di rispondere, proprio perché la premessa racconta di una vicenda che si è sviluppata dal lontano 2010.
  Quindi, in relazione a ciò, il dottor Franco Bianchi, presidente di Tribunale Amministrativo Regionale, è stato nominato presidente della III sezione del TAR del Lazio con decreto del Presidente della Repubblica il 22 dicembre 2011, con decorrenza 18 gennaio 2012.
  Nei confronti del medesimo è attualmente – e sottolineo: attualmente – in corso un procedimento disciplinare, promosso dal Presidente del Consiglio di Stato, con decreto del 29 novembre 2012 n. 67 (quindi dopo il trasferimento al TAR del Lazio) relativamente ai fatti avvenuti allorché il dottor Bianchi era presidente del TAR Piemonte.
  La Commissione prevista dall'articolo 33 – così come richiamato dagli interpellanti – secondo comma della legge 27 aprile 1982, n. 186, alla quale è affidato dal consiglio di presidenza l'incarico di procedere agli accertamenti preliminari, ha dichiarato compiuta la fase istruttoria nella riunione del 20 maggio 2013.
  Infine, con il decreto n. 86 del 3 luglio 2013, il presidente del Consiglio di Stato ha fissato per il prossimo 25 ottobre 2013 l'audizione del presidente del TAR dottor Bianchi dinanzi al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, ai sensi dell'articolo 34 della legge n. 186 del 1982.
  Pertanto, in questa fase, essendo i procedimenti penale e disciplinare a carico del dottor Bianchi tuttora in corso – e tengo a sottolineare: in questa fase – la Presidenza del Consiglio dei ministri – ripeto: al momento – nulla può aggiungere.

  PRESIDENTE. L'onorevole Prataviera ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto.

  EMANUELE PRATAVIERA. Signor Presidente, certo io capisco che la risposta è prettamente nei termini della domanda, però è chiaro che questa è una vicenda che ha quasi del paradossale, perché capiamo – se non ho inteso male – che questa persona è ancora nel pieno delle proprie funzioni, per le quali è appunto incaricato, e continua a decidere, se non sbaglio, nel proprio sistema. Quindi io chiedo se non sia veramente il caso di forzare un po’ la mano per sospendere, in attesa del 25 ottobre, come testé è appena stato ricordato, perché credo che si debba anche avviare un processo di revisione forse di tutte quelle indagini che lui ha svolto e su cui lui ha giudicato, soprattutto quelle più delicate. Infatti credo che di condizionamenti e di maldicerie sulla giustizia italiana ce ne siano che bastino e prova ne sono anche le manifestazioni che sono avvenute all'inizio di questa settimana. La giustizia è sulla bocca di tutti quotidianamente, su tutti i media ma non solo, anche all'interno delle famiglie, nei bar e così via.Pag. 36
  Quindi sarebbe una funzione, quella che il Governo potrebbe esercitare dal mio punto di vista, più forte nei confronti di questa persona, proprio per dare più dignità al sistema della giustizia in Italia. È anche una misura che andrebbe a tutelare gli stessi giudici che svolgono invece in maniera assolutamente ineccepibile, pulita e trasparente la propria attività quotidianamente. Ma soprattutto sarebbe, dal nostro punto di vista, un'azione che il Governo potrebbe fare proprio per tutelare la verità e per tutelare la giustizia in questo Paese. Quindi io ritengo, come portavoce del mio gruppo, la Lega Nord, di invitare il Governo a valutare anche un'azione per cercare di fare in modo che questa persona venga sospesa dalle proprie funzioni subito e che soprattutto il sistema giudiziario possa anche rivedere tutti quei procedimenti che questo giudice ha valutato, soprattutto quelli più delicati, proprio perché se una persona nelle sue funzioni non è stata in grado di operare con obiettività e si è dimostrata collusa, probabilmente si è dimostrata collusa anche in altri procedimenti.

(Iniziative volte a garantire il rispetto della disciplina relativa al procedimento di nomina del presidente dell'Istat – n. 2-00127)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta n. 2-00127, concernente iniziative volte a garantire il rispetto della disciplina relativa al procedimento di nomina del presidente dell'ISTAT (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, signori membri del Governo, nell'ordinamento vigente la procedura di nomina del presidente dell'ISTAT è fortemente tipizzata attraverso puntuali disposizioni legislative, poste a garanzia della stessa funzione monocratica, che assomma una serie di competenze e poteri strategici nel sistema di produzione di informazione statistica ufficiale. L'ISTAT è la magistratura del dato. Secondo tale procedura, il presidente dell'Istituto nazionale di statistica, scelto tra i professori ordinari in materie statistiche, economiche ed affini, è nominato, ai sensi dell'articolo 3 della legge 23 agosto 1988, n. 400, con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio dei ministri.
  Ai sensi del citato articolo 3 della legge n. 400 del 1988, le nomine alla presidenza di enti, istituti o aziende a carattere nazionale, di competenza dell'amministrazione statale, sono effettuate con decreto del Presidente della Repubblica, emanato su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, previa deliberazione del Consiglio dei ministri adottata su proposta del Ministro competente. In linea con questo quadro di regole, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 maggio 2013, sono state delegate al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, tra le altre, le funzioni concernenti l'attuazione del decreto legislativo 6 settembre 1989, n. 322, recante «Norme sul Sistema statistico nazionale e sulla riorganizzazione dell'Istituto nazionale di statistica, ai sensi dell'articolo 24 della legge 23 agosto 1988, n. 400». In altre parole, la competenza è del Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione.
  Per espressa previsione normativa, la procedura di nomina è subordinata – punto fondamentale – al parere favorevole espresso dalle Commissioni parlamentari a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti. Da notizie prima diffuse dagli organi di informazione e poi confermate con una nota di precisazione dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, risulta essere stato emanato un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri di nomina del professore Antonio Golini, grandissima personalità del mondo della statistica e della demografia, accademico dei Lincei, a presidente pro tempore dell'ISTAT, per consentire che le funzioni monocratiche del presidente siano assolte Pag. 37e i poteri precipui del presidente siano esercitati – citava il provvedimento – a seguito della cessazione dalla carica del professore Enrico Giovannini, attuale Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
  La designazione effettuata dal Governo non risulta essere stata sottoposta, prima della sua formalizzazione con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, al parere della Commissioni parlamentari competenti, come peraltro espressamente prescritto per legge. Nemmeno il carattere temporaneo della nomina, in quanto legata all'avvio dell’iter di nomina del nuovo presidente, carattere posto a motivazione del provvedimento nella nota di precisazione della Presidenza del Consiglio dei ministri, giustifica il ricorso ad una professionalità esterna all'ISTAT, dovendosi semmai procedere con altri istituti di salvaguardia del sistema per le ipotesi di vacanza della carica presidenziale, quali il commissariamento dell'ente o, al limite e nelle more della nomina del nuovo presidente, la reggenza quale tipica situazione temporanea in capo ad altro dirigente del medesimo ente. Nella sostanza, non si è fatto neanche un buon servizio all'amico, professor Golini, nel nominarlo pro tempore presidente dell'ISTAT fuori dalle procedure.
  Per tutto quanto sopra, il provvedimento di nomina del Governo, collocato in modo irrituale al di fuori del complessivo quadro di norme procedurali, oltre a determinare, a giudizio dell'interpellante, un vulnus al ruolo del Parlamento, volutamente configurato dal legislatore all'interno di un sistema equilibrato di attori politici anche a garanzia di imparzialità della funzione e della figura del presidente dell'ISTAT, risulta essere stato adottato in violazione di prescrizioni di legge, sia specifiche che più generali, poste a tutela di interessi non rinunciabili. Alla luce di tutto quanto esposto, chiedo di sapere: quali iniziative il Governo intenda adottare per ripristinare il rispetto delle regole procedurali nella designazione e nella nomina del presidente dell'ISTAT, anche al fine di salvaguardare il ruolo del Parlamento; quale sia lo stato della procedura di nomina del nuovo titolare della carica di presidente dell'ISTAT, la cui attivazione, con il potere di proposta, nel vigente sistema di regole spetta al Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione. Con tutto l'onore, ovviamente, da questo punto di vista – e lo dico con totale sincerità – per il professore Golini che non meritava un utilizzo della sua scienza e della sua figura, di questo tipo.

  PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Sesa Amici, ha facoltà di rispondere.

  SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri in data 13 giugno 2013, si è proceduto alla mera individuazione di un facente funzioni dei compiti attribuiti al presidente dell'ISTAT – e non alla nomina di un presidente pro tempore – nelle more del perfezionamento dell'effettiva nomina di detto organo al fine di assicurare, per il lasso temporale strettamente necessario al completamento della complessa procedura di nomina, la regolare prosecuzione dell'attività dell'ISTAT, che, così come ricordava l'interpellante, riveste un ruolo strategico per il sistema Paese.
  L'urgenza del provvedimento è stata sollecitata dalla richiesta della stessa Direzione generale dell'ISTAT di proporre un'immediata ed efficace soluzione all'improvvisa vacanza nell'incarico di presidente, determinata dalle dimissioni del professor Giovannini chiamato dal Governo a ricoprire l'incarico di Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
  La stessa Direzione generale dell'ISTAT ha evidenziato la lacunosità della normativa di settore nell'ipotesi di assenza definitiva del presidente. In particolare, non è prevista la figura di un vicepresidente, bensì esclusivamente l'ipotesi di sostituzione temporanea del presidente in caso di sua assenza o impedimento contingente previa delega del medesimo ad un membro del consiglio ovvero ad un dirigente, per specifiche funzioni; l'improvvisa necessità Pag. 38di rassegnare le proprie dimissioni non ha permesso al professor Enrico Giovannini, prima di lasciare l'incarico di presidente, di individuare una sostituzione in tal senso; né avrebbe potuto farlo in quanto l'assunzione dell'incarico di Ministro non può essere configurato alla stregua di un'assenza o impedimento contingente.
  In considerazione di ciò, i compiti del presidente dell'ISTAT sono stati affidati provvisoriamente al prof. Antonio Golini in quanto, come può evincersi dal curriculum, persona idonea a garantire la gestione dell'Istituto in parola fino al perfezionamento della nomina del nuovo presidente.
  Né, d'altra parte, si è resa perseguibile l'ulteriore ipotesi, suggerita dall'onorevole Brunetta, in ordine ad un eventuale commissariamento dell'ente.
  Infatti, da un lato, l'autonomia dei compiti propri del presidente dell'istituto, nettamente distinti rispetto a quelli del consiglio, consentiva un provvedimento che riguardasse esclusivamente tale posizione, dall'altro, il potere di commissariamento può esercitarsi solo in presenza del presupposto legittimante l'esercizio dello stesso, consistente nell'obiettiva ed attuale situazione di incapacità di tutti gli organi di gestione ordinaria allo svolgimento delle attività che le norme loro attribuiscono, come peraltro ribadito dalla costante giurisprudenza amministrativa. In sostanza, l'assenza di presupposti, quali il dissesto finanziario dell'istituto o il mal funzionamento gestionale dello stesso, rendevano assolutamente ingiustificato un provvedimento di commissariamento che, al contrario, avrebbe provocato una grave ricaduta negativa sull'immagine dell'Istituto.
  Tutto ciò premesso, si rappresenta che, a disciplina vigente, l'unica soluzione che si è resa possibile è quella di applicare i principi generali di vigilanza a garanzia del corretto svolgimento delle funzioni dell'ente, che, come del resto l'interpellante che potrebbe essere maestro in questo sa, per quanto riguarda il caso dell'ISTAT è rimesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri.
  Tuttavia, per quanto invece riguarda il procedimento futuro e come il Governo debba rispondere ad una normativa di legge di nomina del presidente dell'ISTAT, io credo che sia giusto ricordare quanto detto in questa sede dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, l'onorevole Franceschini, il quale nel question-time ha assicurato che, per garantire la piena indipendenza ed una guida imparziale di elevata competenza professionale, su iniziativa del Ministro per la pubblica amministrazione e semplificazione che è stato delegato in materia, avvierà – e questo è l'impegno – in tempi brevissimi la formale procedura di nomina di un nuovo presidente dell'ISTAT nel più assoluto e rigoroso rispetto della normativa vigente sopra richiamata e, dunque, con il coinvolgimento delle competenti Commissioni parlamentari, così come previsto dalla legge.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, sono solo parzialmente soddisfatto, ringraziando comunque il sottosegretario Sesa Amici, per una semplice ragione: se l'intendimento è quello di provvedere con estrema urgenza, siamo a due mesi dall'insediamento del Governo e questa vicenda della nomina provvisoria è datata da un mese. Perché non si è fatta immediatamente, non si è avviata immediatamente la procedura di nomina secondo legge, con i prescritti pareri parlamentari ?
  Io credo che la Presidenza del Consiglio – non me ne voglia il sottosegretario, non me ne voglia nessuno – abbia commesso un grande pasticcio, abbia fatto un grande pasticcio, che non fa onore né alla Presidenza del Consiglio, certamente non è nell'interesse dell'ISTAT e, certamente, non è nell'interesse del professor Golini che, in ogni caso, io qui ringrazio per la sua disponibilità, anche in questa fase molto complicata e difficile, per aver dato la sua disponibilità per il corretto funzionamento dell'ente. Quindi, grazie al professor Golini, una tirata d'orecchie alla Pag. 39Presidenza del Consiglio, che ha commesso, ha fatto un pasticcio che poteva essere evitato.

(Elementi ed iniziative in ordine alla procedura per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione prevista dal decreto-legge n. 35 del 2013 – n. 2-00120)

  PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza urgente Brunetta n. 2-00120, concernente elementi ed iniziative in ordine alla procedura per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione prevista dal decreto-legge n. 35 del 2013 (Vedi l'allegato A – Interpellanze urgenti).
  Chiedo all'onorevole Brunetta se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, lo faccio in maniera tipica, nel senso che avendo di fronte a me il Viceministro Fassina, preferisco andare alla sostanza piuttosto che alla forma. Noi abbiamo un provvedimento, che è quello dei pagamenti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, in corso di attuazione. Io chiedevo al Governo, chiedo al Governo, non solo di dar conto dell'implementazione del decreto diventato legge, di dar conto della sua implementazione, ma se non fosse il caso di riflettere su un'accelerazione delle procedure di pagamento in maniera tale da collocare, all'interno del 2013, anche le risorse che erano state collocate e stanziate nel 2014 – 20 più 20 più 10, cioè 50 miliardi di euro –, consentendo, in questa maniera, una sorta di shock positivo per l'economia italiana.
  Da questo punto di vista non ci sono ostacoli, nel senso che l'Unione europea non solo ce lo consente, ma auspica un'attuazione nel più breve tempo possibile di questa, chiamiamola, deroga per quanto riguarda le regole europee, proprio perché, dal 2015 in poi, ci saranno i vincoli del fiscal compact e, quindi, sarà molto più difficile operare sul debito. Secondariamente, perché concentrare il tutto in un tempo breve consentirebbe di avere quello shock positivo capace di cambiare le aspettative e cambiare il mood del nostro sistema delle imprese.
  Per questa ragione, io chiedevo al Ministero dell'economia e delle finanze non solo conto dello stato di attuazione del decreto, ma se, proprio in ragione dello stato di attuazione, non fosse il caso di accelerare le procedure con le finalità sopra descritte.
  Io penso che tutto questo possa essere una delle più importanti strategie di politica economica da attuarsi in tempi brevi, senza ulteriori passaggi parlamentari – perché abbiamo già esperito tutti i passaggi parlamentari –, che ha come elemento contrario solo la solita burocrazia.
  Però, di fronte ad un Paese che sta morendo, la cui economia sta morendo, pensare che, ancora una volta, la burocrazia – questa entità astratta, ma tanto presente nelle nostre vite – si sia messa di traverso, questo appare inaccettabile.
  Siccome so che al Ministero dell'economia e delle finanze non esiste solo una burocrazia sorda e grigia, ma esiste anche tanta buona volontà di fare presto e bene, questa interpellanza urgente ha questo significato: di portare a conoscenza del Paese e di stimolare il Ministero dell'economia e delle finanze a risposte positive in tempi brevi.

  PRESIDENTE. Il Viceministro dell'economia e delle finanze, Stefano Fassina, ha facoltà di rispondere.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, ringrazio anche il presidente Brunetta per l'opportunità che dà al Governo di poter fornire informazioni, credo, positive rispetto allo stato di avanzamento dei pagamenti dovuti dalle pubbliche amministrazioni alle imprese e per dare anche qualche indicazione rispetto al punto fondamentale che veniva richiamato, rispetto al quale lo stato di avanzamento dei pagamenti già decisi dal Parlamento è condizione per arrivare ad una accelerazione. Lascio una nota molto dettagliata sullo stato di avanzamento dei pagamenti...

Pag. 40

  PRESIDENTE. Viceministro Fassina, mi scusi se la interrompo, ma purtroppo nella fase delle interpellanze non si possono lasciare documenti agli atti, quindi, se vuole, li può consegnare brevi manu al presidente Brunetta.

  STEFANO FASSINA, Viceministro dell'economia e delle finanze. La ringrazio per il chiarimento, lascerò il documento brevi manu al presidente Brunetta perché abbiamo preparato una nota molto analitica che credo non sia utile illustrare nei dettagli in questa sede.
  Richiamo soltanto, per memoria di tutti, che il decreto-legge n. 35 dell'8 aprile 2013 ha individuato 40 miliardi di euro per il pagamento dei debiti arretrati, 20 miliardi di euro per il 2013 e circa 20 miliardi di euro per il 2014, così distribuiti: 6 miliardi e 800 milioni di euro per gli enti locali, 10 miliardi e 200 milioni di euro per le regioni e le province autonome, 500 milioni di euro per il pagamento, da parte dello Stato, dei debiti fuori bilancio e due miliardi e 500 milioni di euro per l'incremento dei rimborsi fiscali.
  Lo stato di avanzamento è complessivamente molto positivo e mi permetto di dare atto al Ministero dell'economia e delle finanze e alle altre amministrazioni coinvolte di avere adempiuto nei tempi, con la massima celerità possibile, ai compiti che gli erano stati indicati dal Parlamento.
  A partire dal 14 maggio, gli oltre 5.300 enti locali che ne hanno fatto richiesta conoscono gli spazi finanziari aggiuntivi assegnati per quanto riguarda il Patto di stabilità interno, per complessivi 4 miliardi e 500 milioni di euro; altri 500 milioni di euro sono stati richiesti entro la data di oggi, il 5 luglio, e sostanzialmente i cinque miliardi di euro di plafond previsto per il 2013 è stato assegnato.
  Sono stati poi riconosciuti, ai 1.500 enti locali che ne hanno fatto richiesta, anticipazioni di liquidità per un importo pari a 3 miliardi e 600 milioni di euro, di questi sono già state erogate anticipazioni per un miliardo e 600 milioni di euro rispetto al miliardo e 800 milioni di euro previsti per il 2013.
  Sono state ripartite risorse per 5 miliardi e 630 milioni alle regioni che hanno fatto richiesta di anticipazioni di liquidità per provvedere al pagamento dei debiti relativi alla parte non sanitaria della spesa. Le erogazioni vengono verificate da un tavolo tecnico che concluderà i lavori entro il mese di luglio.
  Ad oggi, sono state concluse verifiche con la regione Lazio e con la regione Piemonte.
  Per quanto riguarda l'attribuzione di spazi finanziari da parte delle regioni agli enti locali, a valere sul patto verticale incentivato, alla data del 30 giugno, che è la data ultima per presentare la richiesta, soltanto la Puglia e il Molise non hanno provveduto a richiedere questi ulteriori spazi finanziari.
  Ancora, per i pagamenti dei debiti relativi alla parte sanitaria sono state ripartite tra le regioni e le province autonome risorse per 5 miliardi di euro, a fronte delle quali sono pervenute, in una prima fase, richieste per 4 miliardi e 720 milioni di euro e, entro il 30 giugno, ulteriori richieste per i restanti 280 milioni di euro.
  Le regioni stanno predisponendo gli atti di propria competenza necessari per la sottoscrizione dei contratti. Per cui, il Ministero valuta che le prime erogazioni di risorse per saldo di debiti sanitari potranno realizzarsi entro il mese di luglio. Per l'esclusione dai limiti dal Patto di stabilità delle spese per i cofinanziamenti nazionali correlate ai fondi comunitari, il 24 aprile è stato emanato il relativo decreto che ha attribuito tutte le quote da attribuire. Il Ministero ha provveduto, all'inizio del mese di giugno, ad emanare il decreto riguardante i 500 milioni di euro relativi al pagamento dei debiti fuori bilancio. L'intero ammontare delle ulteriori erogazioni per i rimborsi fiscali di 2,5 miliardi di euro per quest'anno è stato completato.
  Infine, per quanto riguarda questa ricognizione, oltre 19.500 amministrazioni, intese come stazioni appaltanti, risultano accreditate alla piattaforma elettronica per la gestione del rilascio delle certificazioni dei crediti. Le amministrazioni interessate possono altresì, a partire dal 31 maggio, predisporre Pag. 41sulla piattaforma gli elenchi dei debiti maturati al 31 dicembre del 2010. Nella nota che consegnerò brevi manu vi sono i dettagli con i tempi previsti. Complessivamente, considerando tutte le voci che ho sommariamente richiamato, credo che una stima prudenziale ci porti a dire che siamo di fronte ad un'erogazione di spesa per complessivi 12,7 miliardi di euro. Credo che, data la complessità dell'oggetto e considerato che il decreto è dell'8 aprile 2013, sia stato fatto uno sforzo notevole. Quindi, credo che una delle condizioni per procedere all'accelerazione dei pagamenti, che veniva auspicata dal presidente Brunetta, sia presente.
  Il Governo – lo ha ricordato anche il Ministro Saccomanni nella sua recente audizione, nei giorni scorsi, alle Commissioni bilancio di Camera e Senato – auspica ed è impegnato a verificare le possibilità per accelerare il pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni innanzitutto per dare sostegno, liquidità al sistema produttivo. È anche evidente che un provvedimento che accelerasse il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni rispetto al calendario che richiamavo prima, cioè 20 miliardi di euro previsti per il 2013, comporterebbe un effetto positivo e significativo sul gettito IVA. Sarebbe evidentemente un'entrata di carattere una tantum, ma preziosa per fare fronte a spese di carattere una tantum che anche quest'anno insistono sul bilancio dello Stato.
  È evidente – e concludo – che le modalità con cui procedere all'operazione di ulteriore accelerazione dei pagamenti dipendono, oltre che dallo stato di avanzamento che ricordavo prima, anche dai margini di collocamento dei titoli di Stato e dalla disponibilità degli intermediari creditizi ad effettuare pagamenti in alternativa ai pagamenti diretti da parte del bilancio dello Stato. Quindi, credo vi siano le condizioni per arrivare a verificare la possibilità di accelerare i pagamenti, con effetti positivi sull'economia reale, che, come ricordava il presidente Brunetta, ne ha drammaticamente bisogno.

  PRESIDENTE. L'onorevole Brunetta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.

  RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, in sostanza sono soddisfatto, vorrei solamente sottolineare che siamo di fronte ad una straordinaria possibilità di riconciliazione tra lo Stato e i cittadini, tra lo Stato e il mondo delle imprese. Riconciliazione proprio sul nome degli impegni, sui contenuti degli impegni che lo Stato ha preso con i cittadini e le imprese e che nel passato non ha onorato. Questa riconciliazione va ben al di là del fatto economico, che è certamente importante, della shock positivo, dell'impatto sull'economia, investimenti, consumi, occupazione, welfare.
  La riconciliazione vuol dire fidarsi, cioè il fatto di poter pagare tutto e poter pagare tutti, con arretrati che vengono addirittura da anni di attesa. Potrebbe rappresentare una nuova fase del rapporto tra lo Stato e i cittadini e questo è la base per qualsiasi, poi, riforma, per qualsiasi discorso sul futuro; per questo dico che non basta, come dire, la diligenza burocratica, ci vuole di più. Ci vuole lo spirito, ci vuole il cuore, ci vuole la volontà politica, la volontà politica di approfittare di questa occasione straordinaria che vede tutte vittorie; è un classico gioco in cui tutti vincono, win, win, win, vince lo Stato, vincono i cittadini, vincono le imprese, vince l'Unione europea che vede attuata una propria apertura di credito nei nostri confronti; e proprio per questo, come dire, la mia interrogazione serviva a stimolare quel di più di determinazione politica che andasse al di là dell'adempimento burocratico. Perché non vorrei che, a fine anno, si arrivasse ad un consuntivo di 10, 12, 15 miliardi, che pure sarebbe assolutamente rilevante, avendo la possibilità di pagare tutto e tutti, con uno sforzo, ripeto, straordinario ma anche con un impatto straordinario sull'economia, sulle aspettative e sulle coscienze della gente, anche in termini del rinnovato rapporto di fiducia tra cittadini e Stato.
  Abbiamo questa grande occasione davanti: non sprechiamola. So che il Viceministro Pag. 42Fassina la pensa assolutamente come me, o io la penso come lui, a questo riguardo, c’è uno sforzo da fare insieme, per questo ho voluto stimolare con questa mia interpellanza urgente il Governo; credo che chiederò questa stessa cosa la prossima settimana al Presidente Letta, perché questo, penso, sia un passaggio essenziale in questa legislatura e per la vita del nostro Paese.

(Rinvio dell'interpellanza urgente Capelli n. 2-00123)

  PRESIDENTE. Dovremmo ora passare all'interpellanza urgente Capelli n. 2-00123.
  Avverto che, su richiesta dei presentatori e con il consenso del Governo, lo svolgimento dell'interpellanza è rinviato ad altra seduta.
  È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 8 luglio 2013, alle 12:

  1. – Discussione del disegno di legge:
   Conversione in legge del decreto-legge 4 giugno 2013, n. 61, recante nuove disposizioni urgenti a tutela dell'ambiente, della salute e del lavoro nell'esercizio di imprese di interesse strategico nazionale (C. 1139-A).
   — Relatori: Borghi (per l'VIII Commissione) e Fitto (per la X Commissione), per la maggioranza; Mannino (per l'VIII Commissione) e Crippa (per la X Commissione), di minoranza.

  2. – Discussione della proposta di legge:
   REALACCI ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali correlati (C. 67-A).
   e delle abbinate proposte di legge: BRATTI ed altri; PELLEGRINO ed altri; DORINA BIANCHI (C. 326-893-1043).
   — Relatore: Dorina Bianchi.

  3. – Discussione delle mozioni Giorgia Meloni ed altri n. 1-00071 e Alfreider, Bressa, Dellai, Kronbichler, Marguerettaz ed altri n. 1-00138 concernenti iniziative a salvaguardia del bilinguismo nella toponomastica della provincia autonoma di Bolzano.

  La seduta termina alle 12,10.