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Resoconto dell'Assemblea

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XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 11 di martedì 30 aprile 2013

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LAURA BOLDRINI

  La seduta comincia alle 15,30.

  ANNA MARGHERITA MIOTTO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
  (È approvato).

Missioni.

  PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Lupi è in missione a decorrere dalla seduta odierna.
  Pertanto i deputati in missione sono complessivamente tre, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

  Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Informativa urgente del Governo sulla vicenda del ferimento di due carabinieri dinanzi a Palazzo Chigi in data 28 aprile (ore 15,35).

  PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulla vicenda del ferimento di due carabinieri dinanzi a Palazzo Chigi in data 28 aprile. Dopo l'intervento del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo le rispettive consistenze numeriche, per cinque minuti ciascuno. Uno specifico tempo è riservato alle componenti politiche del gruppo Misto. Non sono previsti interventi a titolo personale.

(Intervento del Ministro dell'interno)

  PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro dell'interno, Angelino Alfano.

  ANGELINO ALFANO, Ministro dell'interno. Signor Presidente, onorevoli colleghi, alla notizia del tragico gesto criminale verificatosi lo scorso 28 aprile davanti a Palazzo Chigi, abbiamo sentito il dovere di dare la disponibilità del Governo a riferire immediatamente al Parlamento ogni elemento informativo su questo episodio che ha scosso fortemente l'opinione pubblica, anche per la sua simbolica concomitanza con la cerimonia d'insediamento del nuovo Esecutivo.
  Consentitemi innanzitutto di ribadire la particolare vicinanza di tutto il Governo e mia personale all'Arma dei carabinieri, già duramente colpita a Maddaloni, ai due militari gravemente feriti e ai loro famigliari (Applausi – l'Assemblea si leva in piedi).
  Mi incarico personalmente di portare l'affetto e il calore di quest'Aula, appena finita la seduta, al Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. La circostanza che l'episodio di domenica abbia finito per coinvolgere inermi cittadini, facendo vivere loro, loro malgrado, attimi di intensa drammaticità e di vero e proprio panico, lascia un segno di ferita che amareggia ancora di più.Pag. 2
  Vengo ora alla ricostruzione dei fatti, non senza premettere che, in occasione del giuramento del Governo e in vista dello spostamento dei Ministri dal Palazzo del Quirinale a Palazzo Chigi, erano stati rafforzati, come è di prassi in simili circostanze, i dispositivi di sicurezza lungo il percorso e nelle adiacenze delle sedi istituzionali interessate. In particolare, il dispositivo contemplava il divieto di attraversamento di piazza Colonna, in maniera che fosse garantito uno spazio di sicurezza per l'accesso dei nuovi Ministri a Palazzo Chigi. Intorno alle ore 11,30 nella stessa piazza, all'altezza di via dell'Impresa, un individuo ha estratto una pistola di piccolo calibro esplodendo sette colpi verso il brigadiere Giuseppe Giangrande e il carabiniere scelto Francesco Negri, entrambi assegnati al 6o Battaglione carabinieri «Toscana» e impegnati nel servizio di ordine pubblico. Il primo, cioè Giangrande, ferito al collo, è stato immediatamente trasportato al Policlinico Umberto I, dove è tuttora in prognosi riservata; il secondo, ferito alle gambe, è stato ricoverato all'Ospedale San Giovanni e non è in pericolo di vita.
  L'attentatore, che è stato bloccato dalle forze dell'ordine senza ricorso alle armi, risponde al nome di Luigi Preiti, giunto a Roma in treno da Cosenza nella tarda serata del giorno precedente all'attentato. Il Preiti non è mai stato coinvolto in contesti eversivi, non ha precedenti penali e non risulta essere mai stato segnalato alla banca dati delle forze di polizia, come peraltro attesta anche l'esito negativo di un controllo ordinario della Polizia ferroviaria, effettuato proprio in occasione del suo viaggio a Roma. I primi accertamenti hanno consentito di appurare inoltre che si tratta di persona disoccupata, con una situazione economica e familiare piuttosto difficile e con possibili problemi di ludopatia.
  Ed è in questo contesto complesso, un vissuto in cui hanno verosimilmente preso forma i motivi del gesto sconsiderato, come sembrano confermare gli stessi genitori del Preiti, i quali hanno ribadito la condizione di disagio del figlio, che da tempo manifestava segni di una esasperata intolleranza nei confronti delle istituzioni e del mondo politico.
  In effetti, in sede di interrogatorio, l'attentatore ha dichiarato che sua intenzione era appunto quella di compiere un'azione violenta contro un esponente politico per poi suicidarsi, cosa che non sarebbe riuscito a fare essendo stato prontamente bloccato e disarmato.
  Risulta al momento che egli abbia agito senza ricevere alcun tipo di sostegno, il che rafforza l'ipotesi investigativa, peraltro subito affacciata, che si tratti di un gesto isolato. Tuttavia, sono in corso ulteriori accertamenti, con particolare riguardo alla provenienza dell'arma, la cui matricola risulta abrasa.
  In tale episodio, per le stesse circostanze in cui è maturato, non si possono né si debbono leggere i prodromi di focolai di piazza o di tensioni eversive in grado di compromettere la tenuta dell'ordine pubblico e della sicurezza, che comunque resta salda e per la quale mi sento di tranquillizzare l'opinione pubblica. Bisogna tuttavia tenere alta la guardia, per prevenire possibili tentativi di strumentalizzare il disagio e scongiurare gesti emulativi da parte di chi potrebbe essere indotto a seguire questa scia di sangue, mosso da risentimento e rancore sociale.
  L'invito alla moderazione e al senso di responsabilità, che da più parti si è levato, non può ora non essere pienamente condiviso. Ciò nello spirito di solidarietà e coesione richiamato dal Presidente del Consiglio Enrico Letta nel suo intervento al Parlamento in occasione del voto di fiducia. La serenità del Paese è un bene che appartiene a tutti e che siamo tutti chiamati a difendere, nella piena coscienza che l'equilibrio sociale e civile, in tempi di crisi, ha la fine sensibilità di un cristallo.
  Pur nella consapevolezza delle condizioni di imprevedibilità che, come ho detto, hanno caratterizzato l'attentato di domenica, ho condiviso immediatamente le prime misure con le quali è stata prudenzialmente disposta l'intensificazione Pag. 3dell'attività di prevenzione e di controllo del territorio, nonché di vigilanza agli obiettivi sensibili.
  Sentendo tutta la delicatezza di questo particolare momento, voglio sottolineare la necessità che si instauri il più proficuo dialogo tra Governo e Parlamento sui temi della sicurezza, confermando la mia piena disponibilità a riferire alle Camere ogniqualvolta la situazione dovesse richiederlo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Lega Nord e Autonomie e Misto e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La Presidenza si associa al Governo nella gratitudine all'Arma dei carabinieri e mandiamo anche un pensiero affettuoso alla figlia Martina di soli 23 anni che non più tardi di tre mesi fa ha perso anche la mamma (Applausi).

(Interventi)

  PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
  Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.

  EMANUELE FIANO. Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, la scena di ieri non la dimenticheremo facilmente. Non dimenticheremo il panico che ha serpeggiato nel Paese in quei minuti mentre gli schermi dei nostri televisori trasmettevano in parallelo l'immagine dei ministri di un Governo inedito mentre giuravano nelle mani del Capo dello Stato e la scena di piazza Colonna che, come colpita da un fulmine, si svuotava dopo gli improvvisi e drammatici spari. Non dimenticheremo i carabinieri a terra, feriti. Non dimenticheremo i loro colleghi intenti a verificarne le condizioni. Non dimenticheremo le loro famiglie in ospedale.
  Non dimenticheremo, come ella ha ricordato, Martina, la figlia del nostro carabiniere ferito più gravemente. E, signor Ministro e signora Presidente, se posso appellarmi a voi oggi, non dimentichiamocene oggi che abbiamo ricevuto la notizia che Martina in questo Paese, nel 2013, per rimanere al capezzale del padre, servitore dello Stato ferito gravemente, ha dovuto dimettersi. Questo non può più accadere nel nostro Paese. Aiutiamola oggi: facciamo rientrare quelle dimissioni perché il suo diritto al lavoro non sia colpito anch'esso da questo terribile attentato (Applausi).
  Nell'analisi di ciò che è successo va secondo me separato l'approfondimento della materia sotto il profilo della sicurezza e invece l'analisi di quello che quell'episodio ci dice da un punto di vista simbolico, politico e sociale. Bisogna separare le due analisi per evitare qualsiasi rischio, anche lontano, di ogni ipotesi di giustificazionismo.
  Eppure troppe coincidenze simboliche legano la probabile fragilità, terribile, omicida, di chi ha sparato macchiandosi di questo delitto orrendo con l'obiettivo dichiarato, come lui stesso ha detto, dei politici, di quello che lui voleva fare ai politici, del luogo in cui ha compiuto quell'evento, della data e delle ore in cui lo ha fatto.
  Sotto il profilo della sicurezza, signor Ministro, come ella ha riferito, noi siamo con quasi certezza di fronte all'esplosione individuale di una rabbia isolata, non strutturata, pur tuttavia la rabbia isolata può avere emuli e nei giorni scorsi, senza nessun collegamento diretto con quell'episodio, noi abbiamo già osservato piazze colme di rabbia o comunque di tensione, che non sono arrivate certo a quel livello di esplosione ma che costituiscono comunque per noi la misura di una tensione che esiste.
  Esiste dunque un pericolo di emulazione di quel comportamento ? Non possiamo dirlo, non possiamo fare previsioni e tutti ci auguriamo ovviamente di no, ma esiste molta rabbia rivolta verso la politica, il Palazzo ed i politici, esiste una massa di persone che non nutre più sufficiente speranza, esistono problemi immateriali e sociali. Sia ben chiaro, lo Pag. 4ribadisco, nessuna condizione di contesto può mai giustificare la violenza, nessuna, credo però che il messaggio drammatico dell'altro giorno ci parli proprio di questo: esiste un odio che si nutre del confronto e dello scontro con la politica, con il nostro lavoro, con il lavoro che compiamo qui dentro, anche con le omissioni o i ritardi o gli errori della politica.
  Questi ritardi esistono, il Parlamento ha da poche ore intrapreso con il nuovo Governo una nuova strada ed esiste il dissenso verso queste scelte, il dissenso è il sale della democrazia, senza il dissenso non esiste la democrazia e il diritto a manifestare il dissenso va sempre difeso, ma il compito, secondo noi, la responsabilità di chi qui siede, di tutti coloro che qui siedono, che abbiano compiti di maggioranza o di minoranza, e anche di chi da fuori il Parlamento guida movimenti o partiti politici, il nostro dovere è quello di usare sempre parole sane, mai parole malate.
  Ricondurre la contrapposizione politica entro i canali del confronto democratico, anche duro, mai inducendo alla demagogia delle parole, mai suggerendo che vi siano strade diverse rispetto al confronto che si esprime con il voto popolare, con la rappresentanza popolare e le scelte che qui si compiono.
  Esiste una tensione forte nel Paese, noi qui, tutti noi, dobbiamo essere la risposta, non possiamo essere il problema (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente, Scelta Civica per l'Italia, Sinistra Ecologia Libertà, Lega Nord e Autonomie, Fratelli d'Italia, Misto e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Dieni. Ne ha facoltà.

  FEDERICA DIENI. Signor Presidente, gentili colleghi, gli spari di domenica mattina davanti a Palazzo Chigi e nelle immediate vicinanze di Montecitorio non si udivano da sessantacinque anni, da quando il giovane fascista Antonio Pallante sparò al segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti mentre usciva dalla Camera dei deputati. Il Partito Comunista Italiano aveva perso da poco le elezioni ed era all'opposizione nel Governo targato Democrazia Cristiana.
  Non è l'unico episodio storico che torna alla mente in relazione al giuramento del Consiglio dei Ministri: il 16 marzo 1978, mentre Aldo Moro si recava in auto per assistere alla presentazione del nuovo Governo Andreotti, fu rapito dagli uomini delle Brigate rosse. Più recentemente, esattamente un anno fa, in Grecia Dimitris Christoulas si toglieva la vita di fronte al Parlamento greco. Per una mera casualità, in questa occasione io ero lì, a cinque o sei metri dalla sparatoria, una situazione surreale dove il risultato sarebbe potuto essere più grave di quello che è stato. Ciò non si è verificato per la prontezza delle forze dell'ordine e per essere riusciti a gestire, senza rispondere alla violenza con altra violenza, una situazione molto delicata che avrebbe potuto mettere a repentaglio la vita di molteplici persone che si trovavano, come me, in piazza quel giorno, aperta al pubblico.
  Noi del MoVimento 5 Stelle vogliamo anzitutto esprimere la nostra solidarietà alle vittime di questo tragico evento: il brigadiere Giuseppe Giangrande, il carabiniere scelto Francesco Negri e le loro famiglie. Auguriamo loro una completa guarigione, manifestando inoltre la nostra gratitudine e riconoscenza a tutte le forze dell'ordine per essere sempre in prima linea, mettendo a rischio la propria vita per salvaguardare l'incolumità dei cittadini. Non dimentichiamoci inoltre l'estremo sacrificio dell'appuntato Tiziano Della Ratta, ucciso nel tentativo di sventare una rapina nel casertano proprio il giorno prima (Applausi). Abbiamo letto, purtroppo, anche tante strumentalizzazioni di un episodio tragico e violento, trasformato in arma politica, un rimbalzo forsennato di colpe, di accuse, di inutile e mediocre scarico di responsabilità.
  Ebbene, il dualismo e la contrapposizione tra bene e male, tra schieramenti ideologici e responsabilità istituzionali Pag. 5non paga più. Siamo tutti – e dico tutti – responsabili di ciò che è avvenuto domenica. Lo siamo noi, che sediamo tra questi banchi e che dovremmo rappresentare le istituzioni, e lo sono tutti coloro i quali strumentalizzano episodi drammatici. Lo è la società civile, che non ha saputo aiutare Luigi Preiti, ma lo è anche la scarsa possibilità che diamo ai cittadini di trasformare il loro malessere e la loro indignazione in azione propositiva tramite un rapporto più diretto tra eletti ed elettori (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Non possiamo più ignorare il grido di dolore di questo Paese, che scuote le nostre città con episodi drammatici di disagio sociale, legati alla perdita di lavoro e ad una società individualista fondata esclusivamente sul profitto. Occorre dare un segno di umiltà e smetterla con le prepotenze.
  Citando l'economista Loretta Napoleoni, un filo invisibile fatto di rabbia, frustrazione, disperazione e vendetta, lega chi spara, chi sogna di farlo e chi rivolge l'arma contro se stesso. Il filo ha il colore del rifiuto di una società reputata ingiusta. La violenza contro se stessi, o quella gratuita contro sconosciuti, sono un'inquietante valvola di sfogo della prolungata crisi economica che, dal 2007, attanaglia i Paesi occidentali, e l'Italia è particolarmente incapace di fornire risposte efficaci di rinnovamento delle idee e della classe dirigente e politica.
  Ci auguriamo che il reddito di cittadinanza, un minimo garantito possano essere i primi passi che il Governo muoverà per dare respiro a chi, fuori da quest'Aula, cova rancore verso una classe dirigente che evidentemente ha fatto gli interessi di pochi in questi anni (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo Partito Democratico).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cicchitto. Ne ha facoltà.

  FABRIZIO CICCHITTO. Signor Presidente, Ministro, innanzitutto il gruppo del Popolo della Libertà intende esprimere la sua solidarietà ai due carabinieri, Giangrande e Negri, e all'Arma dei carabinieri in quanto tale, che sta pagando una lunga fila di vittime per mantenere l'ordine pubblico e per fare i conti con il disagio sociale (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).
  Devo, però, anche dire con grande chiarezza che noi non condividiamo nessuna concessione al giustificazionismo sociologico (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia). Nulla può portarci a giustificare, o comunque a spiegare, il ricorso alla violenza e il ricorso al prendere una pistola e a sparare o su persone dell'ordine pubblico, o su politici perché c’è alle spalle un disagio sociale. Un conto è il disagio sociale, un conto è l'esercizio della criminalità su questo terreno. Noi dobbiamo essere molto netti e fermi nella distinzione.
  Così come altrettanto chiara deve essere la distinzione tra questo episodio e manifestazioni di protesta e di confronto, che ci sono state anche recentemente intorno a questo Parlamento. Le due cose vanno distinte ed io sono lontano dal criminalizzare movimenti che si misurano sul terreno della protesta anche intorno a questo Parlamento.
  Dico, però, che questi movimenti, proprio per la loro stessa logica, di fronte ad episodi di questo tipo, devono riflettere sul linguaggio da usare, sul livello della contrapposizione, perché ci troviamo in una situazione estremamente seria e grave per cui le parole sono pietre e da una parola si possono trarre altre conseguenze (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente).
  Quindi, distinguo nettamente il terreno di ciò che è avvenuto, sul terreno della violenza, da quello di chi ha manifestato dissenso. Esprimo, invece, la più netta deplorazione per quello che si legge sulla Pag. 6Rete. Guardate, non è che chi scrive sulla Rete non è, come dire, corresponsabile di ciò che afferma, come chi scrive su un giornale o chi parla per televisione (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente). E noi stiamo leggendo sulla Rete insieme ad affermazioni ragionevoli, anche delle cose assolutamente rivoltanti, che sono vicine all'esercizio della violenza. E proprio chi vuole manifestare il suo dissenso dovrebbe distinguersi, in modo assai netto, da questo tipo di confronto e da questo tipo di aggressione, che avviene attraverso questo mezzo che ha una grandissima capacità di proiezione.
  Poi, non vi è dubbio che, fatte tutte queste distinzioni, noi dobbiamo riflettere su quello che, anche per esempio oggi, su Il Corriere della Sera, ci dice Panebianco; non vi è dubbio infatti che stiamo vivendo, in Italia per la prima volta – perché fino a qualche anno fa questo non c’è stato – una crisi della solidarietà e della coesione sociale che, indipendentemente dagli atti criminali, sta provocando tensioni, disperazioni e una serie di elementi rispetto ai quali mi auguro che la risposta non sia solo sul terreno dell'ordine pubblico, perché si tratta di un fenomeno molto più generale. Mi auguro che la risposta sia quella che abbiamo ascoltato ieri dal Governo, ossia quella di avviare una politica economica e sociale che allenti le tensioni sociali e che ricostruisca la solidarietà nel nostro Paese. Perché il nostro Paese, l'Italia, fino a qualche tempo fa ha avuto un elemento caratterizzante rispetto all'America, all'Inghilterra e ad altri Paesi europei: quello della coesione e della solidarietà sociale, ferma rimanendo la dialettica fra le classi. Questo sta venendo meno, anche perché c’è una recessione interclassista, una recessione che colpisce piccoli e medi imprenditori, artigiani, commercianti, lavoratori dipendenti e sta colpendo i giovani in un modo assolutamente straordinario. Noi abbiamo una disoccupazione giovanile che è a livelli sudamericani.
  Quindi, la nostra riflessione su questo fatto gravissimo deve anche basarsi sulla netta distinzione fra fenomeni e processi fra loro differenziati (Applausi dei deputati del gruppo Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rossi. Ne ha facoltà.

  DOMENICO ROSSI. Signor Presidente, signor Ministro, quanto esaurientemente illustrato circa la situazione accaduta dimostra che vi sono evidenti radici nella disperazione e nello scontento sociale, ovvero risulta anche conseguenza della distanza che si è creata – quasi una contrapposizione – tra le istituzioni e i cittadini. Una disperazione che può portare a gesti isolati e violenti come quello condotto dal Preiti, gesti difficilmente prevedibili dalle nostre forze dell'ordine, gesti che, però, trovano origine anche nel clima di delegittimazione che ha investito il Parlamento e la politica in generale.
  Ecco perché condividiamo, innanzitutto, quanto indicato dal Ministro Alfano, nel momento in cui invita la politica ad abbassare i toni, a misurare il linguaggio e a tenere, aggiungo, ben presente gli errori del passato allorché, ricordiamolo, cattivi maestri hanno portato a fenomeni devianti di estremismo. Dobbiamo utilizzare le parole e i comportamenti pensando che questi possono creare conseguenze, specie in un momento di evidente disagio sociale. E invito tutte le forze politiche a scendere, invece, sul piano del confronto democratico e del dibattito, ovvero della coesione nazionale.
  La riflessione ulteriore però è quella che la politica ha la responsabilità di dare risposte urgenti e fattive alla gente, di creare prospettive di sviluppo e di crescita, ovvero di speranza per i tanti disoccupati, per le tante famiglie in sofferenza e per i giovani. Ecco perché su questo percorso ieri abbiamo approvato con pieno sostegno la fiducia al Governo Pag. 7Letta. Le linee programmatiche vanno in questa direzione, creano le premesse per ridare nuova spinta e nuovo vigore allo sviluppo del nostro Paese in un clima di equità sociale. Sarebbe peraltro superficiale non spendere oggi alcune parole sull'Arma dei carabinieri, così tragicamente colpita, così come su tutte le forze di polizia che concorrono all'ordine pubblico, nonché sulle Forze armate che aiutano questo sforzo in Italia e fuori dei confini nazionali. Verremmo meno alle nostre responsabilità parlamentari se ci ricordassimo di loro solo con parole di solidarietà in occasioni tragiche come questa. Ecco perché chiediamo al Governo attenzione circa l'attuazione della riforma pensionistica in itinere, chiediamo attenzione circa la previdenza complementare che ancora manca, chiediamo attenzione per superare il blocco delle retribuzioni del personale delle Forze armate e delle forze di polizia, quanto meno per il 2014, chiediamo infine il riordino dei ruoli. Occorre garantire alle amministrazioni, infine, lo sblocco del turn over. Mancheranno 18 mila tra poliziotti e carabinieri per assicurare la sicurezza di questo Paese. Per ultimo, oltre all'auspicio di pronta guarigione per l'appuntato Negri e con la speranza che il brigadiere Giangrande possa vivere nelle migliori condizioni possibili, mi unisco idealmente, come Scelta Civica, in un ideale forte abbraccio alla figlia Martina, pronti a dare loro il massimo supporto possibile e sicuro che l'Arma, come sempre, non li abbandonerà mai. Ma per ultimo vorrei ricordare come il brigadiere Giangrande ha scritto su facebook, parlando dell'Altare della Patria: ecco il monumento dedicato a coloro che si sono sacrificati per la Patria. Questi servitori dello Stato, così come i nostri due marò, ci stanno indicando la via dello spirito di sacrificio, del senso del dovere e del senso di servizio verso gli altri. Guardiamo a questi esempi, teniamoli sempre presenti, diffondiamo i loro principi e i valori connessi. Ci porteranno ad un'Italia migliore e più giusta (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Il Popolo della Libertà-Berlusconi Presidente – Congratulazioni).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Duranti. Ne ha facoltà.

  DONATELLA DURANTI. Signora Presidente, signor Ministro, colleghe e colleghi, esprimo anche a nome del gruppo di Sinistra Ecologia Libertà solidarietà e vicinanza ai due carabinieri feriti davanti a Palazzo Chigi, alle loro famiglie e ai loro colleghi. Esprimo il ringraziamento sentito all'Arma dei carabinieri, colpita drammaticamente nello svolgimento dell'attività quotidiana di controllo e di difesa delle istituzioni democratiche. Mai come in questi momenti il Parlamento deve far sentire la vicinanza ai rappresentanti delle forze dell'ordine ma, affinché tutto non si riduca solo ad un aspetto, seppure importante, di tipo istituzionale, il Parlamento deve finalmente assumersi una responsabilità politica nei confronti delle forze dell'ordine. Intendo dire che, da un lato, è necessario affrontare il tema del peggioramento delle loro condizioni di lavoro, legato al depauperamento delle risorse umane e finanziarie per il comparto difesa e sicurezza e, dall'altro, ripensare gli strumenti di rappresentanza necessaria al rafforzamento dei loro diritti democratici. E in questa ottica pongo una domanda a tutti noi ed in particolare al Governo: ha ancora senso dotarci dei caccia bombardieri F-35 (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle e di deputati del gruppo Partito Democratico), piuttosto che liberare risorse per consentire, ad esempio, l'acquisto di benzina per i mezzi delle forze dell'ordine ? Gli operatori delle forze dell'ordine sanno esattamente a che cosa ci riferiamo. Pensiamo che gli investimenti e il bilancio della difesa vadano ripensati esattamente in questa direzione.
  Sento anche io il bisogno di sottolineare la vicinanza a Martina, la giovane figlia del carabiniere Giangrande, che sta Pag. 8dimostrando grande forza e senso di responsabilità. Al contempo, però, vorrei stigmatizzare un certo modo di fare informazione, con particolare riferimento all'intervista al figlio undicenne del protagonista di questo grave episodio, che ha violato, quell'intervista, alcuni fondamentali diritti dei minori, a partire dalla garanzia all'anonimato (Applausi), così come denunciato dall'associazione «Telefono azzurro».
  In questo momento siamo tutti chiamati alla responsabilità di raccontare quello che sta accadendo, senza, però, scadere nel sensazionalismo, ma ricercando e denunciando la verità sulle cause e le conseguenze del momento che stiamo attraversando. Il grave episodio in oggetto è avvenuto in un periodo particolarmente buio della storia del nostro Paese. Abbiamo, quindi, il dovere di riflettere sul dramma quotidiano in cui versano i cittadini italiani a seguito delle politiche di austerità che hanno aggravato le loro condizioni materiali di vita.
  È necessario dare risposte concrete alle emergenze sociali e creare le condizioni per un rilancio dell'occupazione e della giustizia sociale. Il Parlamento e il Governo, le forze politiche e non, devono scongiurare il rischio che la profonda crisi che stiamo attraversando sfoci nella disperazione collettiva, che non permette di intravedere altre soluzioni che non siano forme di disperazione esasperate, con conseguenze tragiche.
  Ricordo a tutti noi i suicidi di lavoratori e imprenditori avvenuti in questi ultimi mesi, che hanno spesso visto come protagonisti soggetti colpiti dalla crisi. L'elenco sarebbe troppo lungo, e tuttavia quello che è successo ci chiama ad una responsabilità maggiore. Concludo sottolineando l'insufficienza delle parole dette ieri in quest'Aula riguardo al lavoro e alla lotta alla disoccupazione. La direzione da intraprendere, senza perdere ulteriore tempo, è quella che porta alla redistribuzione del reddito e all'equità sociale.
  È dovere del Governo e del Parlamento agire affinché la questione sociale non si trasformi in questione di ordine pubblico, cosicché non si debbano piangere altre vittime tra i lavoratori, le forze dell'ordine e gli imprenditori (Applausi dei deputati dei gruppi Sinistra Ecologia Libertà e MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Pini. Ne ha facoltà.

  GIANLUCA PINI. Signor Presidente, signor Ministro, prima di ogni considerazione mi permetta di rivolgere ai carabinieri colpiti i nostri migliori auguri e a tutte le forze dell'ordine un ringraziamento per tutto ciò che fanno quotidianamente per garantire l'ordine pubblico, la sicurezza, la nostra sicurezza.
  Mi permetta anche di sottolineare e di apprezzare, soprattutto, il modo in cui i carabinieri e le forze dell'ordine hanno risposto al gravissimo fatto-episodio accaduto fra Palazzo Chigi e Montecitorio domenica scorsa, perché non deve sfuggire che sono riusciti a neutralizzare questo folle senza il ricorso alle armi, e quindi evitando ulteriori rischi, attraverso sparatorie, che altre persone venissero colpite. Questo dà anche la misura di un qualcosa che è stato, forse, poco sottolineato: la loro grande professionalità, a cui va un enorme applauso.
  Ci auguriamo, chiaramente, essendoci stati dei feriti, anche gravi, che lo Stato faccia di tutto per andare a supporto di chi ha subito questi danni e tenga conto anche di quelle evidenti situazioni umane che ormai tutti quanti conosciamo, come ha ricordato prima anche il collega Fiano.
  Quanto accaduto, tuttavia, di fronte a Palazzo Chigi, è un fatto di una gravità straordinaria, perché è la prima volta che stimoli alla ribellione sociale si traducono in un qualcosa che può essere definito solo come violenza politica, perché noi riteniamo che possa essere definito solo ed esclusivamente come violenza politica.
  Oltretutto, lo stesso attentatore, lo stesso soggetto, avrebbe già dichiarato, da quello che abbiamo appreso sia dal Ministro sia anche dagli organi di informazione, Pag. 9di avere inteso colpire dei politici, per poi ripiegare su servitori dello Stato. Del resto, di lì a poco – era evidente – sarebbero passati i Ministri per il giuramento. Quindi, noi non possiamo fare altro che porre l'attenzione sulla gravità del fatto in sé, sulla gravità dell'atto, dell'intenzionalità di andare a colpire, in qualche modo, la politica.
  Occorre riflettere molto attentamente sulla premeditazione del gesto a cui abbiamo assistito. Non possiamo dismettere quanto accaduto come una semplice manifestazione di follia, per quanto lucida, o, peggio ancora, tentare imbarazzanti giustificazioni ricollegandosi al disagio sociale, come abbiamo sentito.
  Questa è una cosa che non può passare; non è giustificabile in alcuna maniera ciò che è accaduto. Anche perché, vede, c’è qualcosa di più forse che una follia, seppur lucida. Analizzando i fatti abbiamo l'acquisto di un'arma sul mercato clandestino, il suo utilizzo efficace contro delle persone, che non è proprio una cosa alla portata di tutti: sette proiettili, sette, esplosi e tre persone ferite nell'arco di pochi secondi. Molti militari in esercitazioni al poligono non raggiungono questi livelli di precisione, soprattutto in situazioni così concitate. Quindi noi ci fidiamo ciecamente dell'operato del Ministro Alfano, lo conosciamo e ci fidiamo di quello che ci ha detto, però gli chiediamo di andare fino in fondo e di verificare se effettivamente questo è un gesto assolutamente isolato, perché questo servirebbe ancora di più a derubricare sì verso la follia un atto che, insomma lascia molto perplessi, ma che potrebbe, speriamo, rimanere assolutamente isolato.
  Occorre vigilare, occorre, forse, elevare la soglia di allarme, senza però isolare ulteriormente la politica dalla società, perché sarebbe una scelta che non verrebbe assolutamente percepita come di buon senso. Ma, ora più che altro – finisco – più che l'atto in sé, gravissimo, forse sarebbe bene valutare le manifestazioni di simpatia nei confronti dell'uomo che ha sparato davanti a Palazzo Chigi perché queste meritano ancora di più una considerazione speciale sul rischio sociale che questi atti possano in qualche modo essere emulati. La vigilanza quindi deve implicare anche comportamenti più responsabili da parte di tutte le forze politiche. A partire da quelle che maggiormente hanno predicato negli ultimi mesi contro la casta, facendone il capro espiatorio di una crisi che è in realtà un fatto non solo italiano, non solo europeo, ma forse mondiale. Anche se nessuno può essere identificato come il mandante di un gesto così sconsiderato anche perché sarebbe quella una forma di violenza, non vi è dubbio che una certa propaganda crei infatti degli alibi ed alimenti suggestioni negli animi dei più deboli – finisco – e di Preiti purtroppo in questa fase storica ce ne sono fin troppi. Quando si istiga la gente ad intimidire il Parlamento in momenti delicatissimi della vita repubblicana...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  GIANLUCA PINI. ...concludo, come quelli in cui si sceglie il Capo dello Stato o si invita Al-Qaeda a bombardare Roma, è chiaro che poi si corre rischio di legittimare...

  PRESIDENTE. Per favore, concluda.

  GIANLUCA PINI. ...comportamenti aberranti. Questo non deve più accadere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). La Lega su questo sforzo...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  GIANLUCA PINI. ... farà la sua parte, lo ha preannunziato, farà la sua parte, cercherà di andare...

  PRESIDENTE. Basta. Le tolgo la parola.

  GIANLUCA PINI. ...verso la pacificazione sociale (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maietta. Ne ha facoltà.

  PASQUALE MAIETTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, gli spari di tre giorni fa, appena fuori da Palazzo Chigi, riecheggiano ancora all'interno di questa Aula, come riecheggiano in tutte le case e le piazze d'Italia e ci costringono a ragionare insieme con calma, ma anche con spirito critico, sulle motivazioni che hanno indotto un uomo a colpire vigliaccamente due carabinieri dello Stato, ferendone uno in maniera gravissima. Dunque, prima di entrare nel merito, Fratelli d'Italia esprime la propria vicinanza, di più, la propria fratellanza, ai carabinieri e alle loro famiglie, oltre alla propria stima e solidarietà nei confronti degli uomini e delle donne in divisa che difendono gli italiani tra le fila delle Forze dell'ordine.
  «Volevo colpire i politici» è stata la motivazione addotta dal Preiti. Ci sono andati di mezzo due militari e una povera donna incinta. Da quel momento non possiamo far finta di non aver letto o ascoltato i tanti, troppi commenti anonimi e non anonimi che dichiaravano solidarietà nei confronti dell'attentatore, talvolta fomentati dall'odio nei confronti dei servitori in divisa dello Stato, talvolta, molto più spesso, dall'odio nei confronti di coloro che si impegnano in politica e nelle istituzioni.
  Sono le estremizzazioni di un sentimento diffuso e radicato nella nazione, con il quale dobbiamo fare i conti, ognuno in virtù del ruolo che ricopre, gli esponenti politici di ogni colore e di ogni livello facendo il proprio dovere, ovvero rinunciando a delegittimarsi a vicenda come hanno fatto per decenni, dimostrando onestà nell'esercizio delle loro funzioni, ma soprattutto ponendo in essere risposte concrete e tempestive ai tanti mali d'Italia in questa difficile epoca storica.
  Il mondo della comunicazione è l'altro grande fattore che dovrebbe assumersi la responsabilità di elevare il dibattito pubblico, piuttosto che scacciarlo a livelli infimi per qualche copia venduta o per qualche punto di share in più. L'elemento di qualità che distingue l'anarchia di Internet e di altri mezzi di informazione dovrebbe stare proprio lì, nel senso di responsabilità e nell'autorevolezza di chi scrive, dei giornalisti.
  Poi ci sono la scuola e le università dove si formano le coscienze civili e c’è il sistema della giustizia che dovrebbe assicurare equità e certezza della pena. Restituire alla politica la sua parte decisiva per il funzionamento della democrazia è ormai un obiettivo imperativo per tutti. Restituire alla società italiana una visione più serena e lucida del proprio futuro è un'esigenza collettiva. Tutti insieme dobbiamo fare massa critica in questo difficile passaggio storico affinché si torni a distinguere tra il bene e il male: non sono tutti ladri o incapaci i politici, come non sono tutti venduti i giornalisti o tutti faziosi i magistrati. L'esempio che diamo e le parole che usiamo per raccontare i nostri principi ideali hanno sempre delle conseguenze su ciò che ci circonda e realizzano il futuro, che ci piaccia o no.
  «Volevo colpire i politici» ha dichiarato l'attentatore. Sarà che in poche settimane sono passato da una parte all'altra di quella barricata chiamata comunemente casta, ma conservo fresca nella memoria la ragione per cui ho cominciato il mio impegno politico: cambiare la mia nazione e restituirla un poco migliore di come l'ho avuta adesso. Non penso di meritare una pallottola per questo e non penso che i miei figli meritino di perdere un padre per questo.
  Diamoci allora da fare per ridare dignità e speranza alla politica con la «P» maiuscola, sforziamoci di discernere le persone e le idee, senza gettare tutto nel calderone del qualunquismo, per non ritrovarci a replicare interventi come quelli di oggi chissà quante volte ancora (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati dei gruppi Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente e Scelta Civica per l'Italia).

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  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pastorelli. Ne ha facoltà, per due minuti.

  ORESTE PASTORELLI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, siamo in presenza di un disagio sociale di estrema gravità.
  Si può ben comprendere come i tanti, troppi, nostri concittadini, privati, a causa di una congiuntura mai così sfavorevole, della possibilità spesso non solo di vivere ma di sopravvivere, si abbandonino a gesti estremi. È un disagio che attraversa trasversalmente il mondo del lavoro, dal piccolo e medio imprenditore, che vede svanire il lavoro di una vita, al lavoratore dipendente, al precario, all'esodato, all'inoccupato, costretto a fare i conti con una considerazione che ha un solo nome: povertà.
  Fatta questa premessa, tuttavia, desidero affermare che quanto accaduto domenica mattina, il grave fatto di sangue che ha visto come attore principale un uomo che ha colpito per uccidere due servitori dello Stato, due appartenenti all'Arma dei carabinieri in servizio davanti al palazzo sede del Governo, va duramente condannato. Non esiste alcuna giustificazione per un gesto che, per il solo fatto di essere stato lungamente premeditato, segnala unicamente una radicata vocazione criminale di chi lo ha compiuto.
  Voglio sperare, onorevole Ministro, che a seguito di questo episodio, che mi auguro resti una brutta e dolorosa parentesi nella storia dell'Italia repubblicana, non si introducano nella discussione suggestioni o richieste di adozione di legislazioni emergenziali.

  PRESIDENTE. La prego di concludere.

  ORESTE PASTORELLI. L'unica cosa da fare è potenziare i mezzi e gli strumenti a tutela del personale che svolge azione preventiva e di tutela e garanzia dell'ordine pubblico. Desidero, infine, rivolgere un pensiero ad entrambi i carabinieri vittime del vile gesto e alle loro famiglie, in particolare al brigadiere Giangrande, le cui condizioni permangono gravi, ed a sua figlia, per la dignitosa compostezza con cui affronta una prova così dura a pochi mesi dalla perdita della mamma. Un esempio e uno stimolo per tutti noi a svolgere bene e...

  PRESIDENTE. Concluda, per favore.

  ORESTE PASTORELLI. ...sempre meglio il mandato di cui siamo titolari (Applausi dei deputati del gruppo Misto).

  PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisicchio. Ne ha facoltà.

  PINO PISICCHIO. Onorevole Presidente, onorevole Ministro, già nel corso del dibattito sulla fiducia avevamo avuto modo di esprimere la nostra considerazione sul contesto nel quale si è consumato l'evento drammatico di cui all'informativa di quest'oggi. Avevamo parlato di corrompimento del linguaggio pubblico, di contaminazione della dialettica politica, con espressioni che sconfinano nel lessico violento, nel pericolo derivante dal fatto di svuotare le parole del loro significato, di liquidare la violenza verbale con un giudizio mite.
  Le parole sono scagliate come oggetti contundenti nella narrazione di una politica che non riesce ad assumersi le necessarie responsabilità. Sono stati colpiti due servitori dello Stato, due carabinieri che non appartengono a nessuna casta. Erano solo, in quel momento, l'avamposto dello Stato agli occhi dell'attentatore. Il Governo ha fatto bene a riferire con sollecitudine, a riferire all'Arma dei carabinieri la solidarietà che vogliamo naturalmente esprimere anche noi con grande partecipazione. Risulta chiaro dalle sue parole, signor Ministro, che gesti come quello del 28 aprile non sono interpretabili con la medesima logica che consente, ad esempio, di affrontare episodi di terrorismo. Apprezziamo dunque il supplemento di attenzione che ella ha voluto garantire a quest'Aula sul tema della sicurezza, così come apprezziamo Pag. 12l'invito che, lei oggi e il Presidente Letta ieri, avete fatto alla moderazione.

  PRESIDENTE. La prego di concludere, deputato Pisicchio.

  PINO PISICCHIO. Moderazione non significa rinuncia alle proprie ragioni nella dialettica politica. Significa abbassare i toni, significa rispettare gli avversari anzitutto come persone, significa accettare la regola della civiltà politica. Ricordiamo tutti che questo Paese ha vissuto la barbarie fascista cominciando con l'alterazione violenta del linguaggio. Pertanto, onorevole Ministro, onorevoli colleghi, crediamo, che insieme all'intervento incisivo che il Governo dovrà fare sul piano del welfare e che ha già annunciato di voler fare, alla politica tocchi una responsabilità piena nel tenere i toni bassi e nell'abbandonare il linguaggio dell'odio e della divisione (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico).

  PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,20).

  FEDERICA MOGHERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  FEDERICA MOGHERINI. Signor Presidente, lei qualche giorno fa ha avuto occasione, durante un incontro con alcune organizzazioni che si occupano di violenza sulle donne e centri antiviolenza, di dire che avrebbe sollecitato, sensibilizzato la Commissione affari esteri della Camera, non appena si sarà insediata, perché metta tra i primi atti alla sua attenzione la ratifica della Convenzione di Istanbul del Consiglio d'Europa che si occupa proprio di violenza domestica e contro le donne. È una Convenzione sulla quale, durante la scorsa legislatura, questa Camera e anche quella del Senato ha avuto modo di lavorare diverse volte con mozioni che spesso hanno raccolto consenso unanime o quasi unanime. C’è stata anche una forte pressione parlamentare perché l'Italia arrivasse, lo scorso settembre, alla firma della Convenzione.
  È una Convenzione che tutte le organizzazioni che si occupano di violenza sulle donne, tutti i centri antiviolenza indicano come uno strumento giuridico e politico chiave, che può consentire al nostro Paese di avere un quadro completo di misure normative che consentano di affrontare e la prevenzione e l'assistenza alle vittime in modo completo.
  Ora, uso questi pochi minuti per aggiungere la mia voce alla sua e con la mia anche quella dei tantissimi colleghi del gruppo del PD qui, alla Camera. Abbiamo presentato la proposta di legge di ratifica il primo giorno di insediamento dell'Aula e ci faremo carico, come gruppo del Partito Democratico e Commissione esteri, di chiedere che questo sia il primo atto che la Commissione esteri possa calendarizzare non appena si insedierà, la prossima settimana (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Sinistra Ecologia Libertà e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
  Mi auguro che – ma sono certa di questo – altri gruppi vorranno unirsi al nostro proposito e colgo questa occasione anche per fare un invito alla Presidenza stessa, affinché si faccia carico, nei passaggi successivi, del fatto che, una volta completato l'iter in Commissione, poi il provvedimento possa essere il più rapidamente possibile posto all'attenzione dell'Aula.
  Credo che le molte donne vittime di violenza, i bambini, che troppo spesso sono vittime o spettatori e quindi vittime in questo stesso modo di violenza domestica e le tante organizzazioni ed associazioni di centri antiviolenza – che troppo spesso vivono la realtà frustrante di un grande impegno in termini di volontariato, di ore spese sul campo e di assenza di fondi, di sostegni istituzionali, di solitudine – possano finalmente vedere Pag. 13nelle istituzioni e nel lavoro di questa istituzione una sponda che lancia segnali tempestivi, esattamente quei segnali di cui c’è bisogno, per fare in modo che il loro lavoro abbia pieno sostegno, e giuridico, e normativo, e culturale, e politico (Applausi).

  DEBORAH BERGAMINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  DEBORAH BERGAMINI. Signor Presidente, intervengo soltanto per associarmi a quanto dichiarato dalla collega Mogherini: anche per quello che riguarda il Popolo della Libertà riteniamo importante e riteniamo che debba essere responsabilità condivisa – ed è un auspicio questo – delle forze politiche rappresentate in questo Parlamento una rapida ratifica della Convenzione di Istanbul. La Convenzione di Istanbul è importante perché è il primo strumento internazionale giuridicamente rilevante che mira a costruire una cornice di tutela contro la violenza domestica e contro la violenza alle donne, che passa per il sostegno alle vittime, ma non solo: passa dalla prevenzione di questi reati e da una reale e concreta forma di tutela in sede giuridica.
  Purtroppo i tempi non sono stati brevissimi per la firma del nostro Paese, ma finalmente è arrivata, il 27 settembre scorso. Ad oggi sono 10 i Paesi che hanno firmato questa Convenzione e bisognerà raggiungere a breve 10 ratifiche. Quattro i Paesi che hanno ratificato fino ad oggi. È importante. Spesso la politica è accusata di avere tempi troppo lunghi rispetto alle esigenze ed alla soluzione dei problemi concreti. Io credo che sarebbe un segnale importantissimo anche per tanti altri Paesi quello di una ratifica da parte di un grande Paese come il nostro e quindi auspico – anche perché la firma di questa Convenzione è stata il frutto del lavoro, davvero trasversale, di questo Parlamento – che adesso veramente ci sia una grande rapidità nel giungere anche alla ratifica della Convenzione (Applausi).

  MARIA EDERA SPADONI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIA EDERA SPADONI. Signor Presidente, anche il MoVimento 5 Stelle si associa alla richiesta della collega Mogherini di calendarizzare immediatamente in Commissione affari esteri la ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne, riconoscendo che il raggiungimento dell'uguaglianza di genere de iure e de facto è un elemento chiave per prevenire la violenza contro le donne e riconoscendo inoltre con profonda preoccupazione che le donne sono spesso esposte a gravi forme di violenza, fra cui la violenza domestica, le molestie sessuali, lo stupro, il matrimonio forzato, i delitti commessi in nome del cosiddetto onore e le mutilazioni femminili, tutti fattori che costituiscono una grave violazione dei diritti umani delle donne e rappresentano il principale ostacolo al raggiungimento della parità fra i sessi (Applausi).

  MANLIO DI STEFANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MANLIO DI STEFANO. Gentile Presidente, gentili Ministri e gentili colleghi, mercoledì scorso nella periferia di Dacca, in Bangladesh, crollava un palazzo-fabbrica di nome Rana Plaza, seppellendo per sempre 381 operai tessili. C’è tanto da capire ancora riguardo a questa triste storia, ma una cosa è già chiara: fra le aziende committenti di queste fabbriche della morte, dove i diritti dei lavoratori sono calpestati quotidianamente, ci sono aziende italiane come la Essenza Spa, che ha già ammesso di avere effettuato ordini al Rana Plaza e, come testimoniato Pag. 14da fotografie della Associated Press, la United Colors of Benetton, di Treviso, che invece ha goffamente provato a nascondere le evidenze.
  Noi ci rivolgiamo a lei, Presidente Boldrini, a lei che ha visto da vicino le condizioni misurabili del terzo e quarto mondo: a lei chiediamo di farsi portavoce dei più bisognosi verso questo Governo, impegnandolo affinché spinga le aziende italiane che lavorano e comprano in Bangladesh a firmare il Bangladesh Fire and Building Safety Agreement, un protocollo sulla sicurezza degli edifici che ospitano i lavoratori, come già fatto da diverse aziende straniere, perché ricordo a tutti che i morti, seppur non italiani, seppelliti da magliettine con le nostre griffe, sono comunque morti nostri (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  PRESIDENTE. La ringrazio e me ne farò carico.

  ARTURO SCOTTO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ARTURO SCOTTO. Signor Presidente, colleghi, solo per associarmi alla richiesta della deputata Mogherini, condivisa da gran parte di quest'Aula. Già nella giornata di oggi noi abbiamo inviato una lettera a lei, Presidente, affinché si accelerasse il processo di ratifica della Convenzione di Istanbul e siamo convinti che questo tema non debba soltanto interessare – e lo dico non con una nota polemica, ma come una questione di cultura politica – esclusivamente le deputate, ma debba interessare e coinvolgere tutti gli attori di quest'Aula (Applausi) perché un Paese come il nostro, che non si mette in linea con quanto stabilito dal Consiglio d'Europa sul grande tema della lotta al femminicidio e agli abusi, è un Paese provinciale che arretra, che torna indietro. Noi pensiamo che bisogna provare ad accelerare, per cui condivido il fatto che il primo atto della futura Commissione esteri dovrà essere questo (Applausi).

  PRESIDENTE. La ringrazio. Anche tale questione la seguiremo con attenzione.

  ADRIANA GALGANO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, a nome di Scelta Civica, mi unisco alla richiesta della collega Mogherini di calendarizzare il prima possibile la discussione sulla risoluzione per la ratifica della Convenzione di Istanbul e, inoltre, chiedo all'Aula di unirsi a noi nell'esprimere la solidarietà al Ministro Kyenge, attaccato su dei siti in maniera veramente vergognosa (Applausi).

  PRESIDENTE. La Presidenza si unisce.

  DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Anche il Governo, Presidente.

  PRESIDENTE. Anche il Governo.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  GIUSEPPE D'AMBROSIO. Signor Presidente, noi del MoVimento 5 Stelle riteniamo che l'episodio che è accaduto domenica, oltre ad avere comunque risvolti sulla sicurezza e su tutto quello che abbiamo ascoltato all'interno della relazione del Ministro Alfano, sia importante anche analizzarlo dal punto di vista sociale e, quindi, le chiediamo se può Pag. 15farsi magari carico di una relazione da parte del Ministro del lavoro e delle politiche sociali relativamente a questa questione, che comunque vediamo continua ancora ad avere dei risvolti sociali, sia in rete, ma anche fuori dalla rete, come prima si diceva, perché la gente è anche presente fuori dalla rete e noi l'ascoltiamo, a differenza di qualcuno che magari si concentra soltanto sulla rete e vede solo quello che vuole vedere. La gente in questo momento dimostra un disagio e, quindi, vorremmo anche capire qual è l'indirizzo del Governo relativamente ai problemi che questo gesto, sicuramente senza alcuna giustificazione, rappresenta comunque a livello di disagio sociale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

  PRESIDENTE. Il Governo è in Aula e provvederà, immagino.

  MARIO MARAZZITI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  MARIO MARAZZITI. Signor Presidente, la mia solidarietà alla Ministra Kyenge è stata già espressa dal nostro gruppo, dalla nostra vice-capogruppo. Ma colgo l'occasione, senza far perdere tempo all'Aula, per segnalare un gravissimo problema. Con la scusa di questa grande e significativa presenza per l'integrazione rappresentata dalla Ministra Kyenge, prende vigore di nuovo un cybercrime e un revanscismo neonazista che segnala un malessere nella nostra società e che non è rappresentato solo dai toni volgari di qualcuno che ha avuto dei ruoli in passate legislature, ma direi che è qualcosa di più preoccupante perché utilizza il mezzo Internet per creare veleno.
  Allora io credo che possa essere l'occasione per la solidarietà profonda alla Ministra Kyenge, per dire che, come Scelta Civica per l'Italia, anche altri gruppi hanno presentato proposte di legge per la riforma del diritto di cittadinanza. Scelta Civica per l'Italia ha presentato una proposta di legge e lunedì mattina la presenteremo pubblicamente.
  Quindi, chiediamo a quest'Aula una risposta serena, profonda verso l'integrazione, mettendo quanto prima in calendario la discussione sul diritto di cittadinanza, perché crediamo che questa sia la risposta che il Paese può dare per creare di nuovo unità e nel segno di una pacificazione che è appena iniziata. Quindi, ringrazio per l'attenzione dell'Aula. Chiedo all'Assemblea e a tutti i gruppi di convergere verso la riforma del diritto di cittadinanza: lunedì mattina pubblicamente ci faremo carico di questa proposta (Applausi dei deputati dei gruppi Scelta Civica per l'Italia, Partito Democratico e Sinistra Ecologia Libertà).

  WALTER VERINI. Chiedo di parlare.

  PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

  WALTER VERINI. Signor Presidente, intervengo soltanto, in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, per comunicare all'Assemblea e condividere con i colleghi parlamentari una notizia che io considero incoraggiante e positiva.
  Domani è il 1o maggio, la festa del lavoro, che quest'anno ha un significato particolare per la drammatica situazione di crisi che stiamo vivendo. La manifestazione nazionale promossa da CGIL, CISL e UIL si terrà a Perugia. Nei giorni scorsi, avevamo lanciato un'idea, una proposta, sottolineato un'esigenza, quella cioè che quest'anno, insieme al lavoro dipendente, a manifestare fosse anche il mondo dell'impresa. I motivi sono evidenti: c’è un destino comune, soprattutto in un momento come questo, tra il lavoro, i lavoratori e l'impresa; tra chi il lavoro non ce l'ha e chi ha diritto di sperare nel lavoro; insomma, tra coloro che oggi non vogliono rassegnarsi a rimanere in ginocchio e ad avere fiducia nel futuro. Pag. 16
  Bene, CGIL, CISL e UIL, ieri sera, hanno spedito una lettera a Confindustria, alle associazioni che fanno capo alla Rete delle imprese, a tutte le associazioni imprenditoriali per invitarle a partecipare alla manifestazione nazionale di Perugia. E così analoghe iniziative si stanno sviluppando, sempre per iniziativa dei sindacati, in altre città d'Italia per le manifestazioni locali.
  Ecco, ho voluto comunicare ufficialmente anche in quest'Aula questa notizia, perché va nella direzione di unire il Paese in un momento così difficile, di superare, senza annullare ruoli o possibili conflitti, situazioni di diffidenza e di abbattere anche muri. In questo momento, è un segnale di fiducia per il Paese, che credo vada sottolineato con molto favore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Ordine del giorno della prossima seduta.

  PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

  Lunedì 6 maggio 2013, alle 15:

  Discussione sulle linee generali del Documento di economia e finanza 2013 (Doc. LVII, n. 1).

  La seduta termina alle 16,40.