ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/08526

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 724 del 27/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: GRAZIANO STEFANO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 27/11/2012


Commissione assegnataria
Commissione: VI COMMISSIONE (FINANZE)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 27/11/2012
Stato iter:
28/11/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RINUNCIA ILLUSTRAZIONE 28/11/2012
Resoconto GRAZIANO STEFANO PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 28/11/2012
Resoconto CERIANI VIERI SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ECONOMIA E FINANZE)
 
REPLICA 28/11/2012
Resoconto GRAZIANO STEFANO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 28/11/2012

SVOLTO IL 28/11/2012

CONCLUSO IL 28/11/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-08526
presentata da
STEFANO GRAZIANO
martedì 27 novembre 2012, seduta n.724

GRAZIANO. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:

Google, il popolare motore di ricerca per internet, fondato nel 1998 da Larry Page e Sergey Brin, è il sito più visitato al mondo: oltre a catalogare e indicizzare il world wide web, si occupa anche di foto, newsgroup, notizie, mappe, mail, shopping, traduzioni, video e programmi appositamente creati da esso;

nel 2011, la multinazionale americana ha realizzato un fatturato valutato intorno ai 600 milioni di euro, che corrispondono a più del 50 per cento del mercato dell'advertising digitale, tuttavia, come riportato da articoli e inchieste condotte da alcuni organi di stampa, la stessa sembrerebbe essere strutturata in modo da pagare le tasse dove queste sono più basse, riuscendo a realizzare affari miliardari in Paesi come la Gran Bretagna, la Francia, l'Australia e l'Italia, ma versando nelle casse di questi imposte sui redditi risibili;

in Australia si starebbe pensando a normative rigorose per impedire alle multinazionali di trasferire i propri profitti in Paesi a fiscalità privilegiata; anche in Francia una commissione di esperti parrebbe a breve mettere a punto una normativa fiscale per far pagare le tasse ai colossi americani del commercio on-line. Google incluso ed in Gran Bretagna, sempre sull'onda di inchieste giornalistiche sulla vicenda, sarebbe in corso un'indagine in tal senso;

in Italia, le attività di Google svolte nel nostro Paese sono da anni al centro di un'indagine condotta dalle autorità fiscali: l'amministrazione finanziaria avrebbe rilevato un sistema che permette alla multinazionale americana di trasferire in Irlanda i profitti realizzati operando nel nostro Paese; del resto, anche se ai suoi utilizzatori il motore di ricerca appare uno strumento gratuito, nel tempo questo ha sviluppato una serie di attività molto redditizie, come ad esempio quella pubblicitaria, che però non hanno traccia nei bilanci di alcune sue filiali o controllate: in particolare, attraverso una formale intestazione dei contratti pubblicitari ad una società del gruppo costituita in Irlanda, Google Ireland, dove il gruppo ha collocato il centro delle proprie operazioni fuori dagli Stati Uniti in ragione della normativa fiscale maggiormente favorevole. Google riuscirebbe ad evitare le imposte italiane su tali ricavi che di fatto vengono conseguiti in Italia attraverso l'attività svolta dalla controllata italiana, Google Italy, con sede a Milano;

dal 2002 al 2006 il giro di affari realizzato in Italia sarebbe di circa 237 milioni di euro, a fronte di nessun euro versato in termini di imposte, né Ires, né Irap, né Iva. Google Ireland non presenterebbe dichiarazione dei redditi in Italia perché la filiale milanese farebbe solo assistenza (marketing services) per conto di quella irlandese; a giudizio, invece, delle autorità fiscali italiane, come riportano le notizie di stampa, Google Italy sarebbe non solo una struttura di assistenza, ma anche una struttura organizzata per svolgere attività di impresa per conto di Google Ireland, la quale avrebbe in Italia una stabile organizzazione; per gli anni del decollo finora analizzati, Google non avrebbe versato imposte per circa 80 milioni di euro;

dal 2006 ad oggi il fatturato realizzato in Italia sarebbe notevolmente cresciuto, stando ad alcune stime del settore e tenendo conto che Google Ireland dal 2010 non deposita più il bilancio, avvalendosi di una norma locale che le consente di rifarsi a quello della capogruppo americana; in Italia i ricavi del gruppo avrebbero superato 400 milioni di euro nel 2009, 550 nel 2011 e probabilmente 700 milioni in quest'anno, a fronte di un mancato versamento di imposte per altre centinaia di milioni a favore di un'azienda che nel mercato della raccolta pubblicitaria destinata al web incrementa di continuo i suoi affari;

l'omessa dichiarazione si prescrive dopo 10 anni e resta poco tempo ancora per formalizzare le contestazioni;

la Commissione europea, come riportano sempre gli organi di stampa, a fronte dei problemi di liquidità dei diversi Paesi e delle crescenti rilevazioni sui trattamenti fiscali privilegiati di cui godono numerose imprese che profittano della complessità e soprattutto della disparità impositiva dei diversi sistemi fiscali europei, starebbe mettendo a punto una riforma della normativa continentale sulla questione, impegnando in tal senso gli Stati membri;

la condotta di Google dovrebbe essere attentamente vagliata, giacché il mancato pagamento delle imposte, condotto con metodo a giudizio dell'interrogante artificioso, è un comportamento che contrasta con la politica governativa di lotta all'evasione fiscale, mortifica i sacrifici di cittadini e imprese, che stanno fronteggiando una profonda crisi e nondimeno scontano un'elevata imposizione fiscale, e costituisce uno svantaggio per le imprese nazionali, nonché un mancato incasso per le finanze pubbliche;

in un settore diverso, quello del trasporto aereo, il Governo ha previsto, nell'ambito del decreto-legge n. 179 del 2012, al momento all'esame del Senato, la norma di cui all'articolo 38, che, ridefinendo il concetto di «base aerea», assoggetta alla disciplina nazionale fiscale quei vettori aerei esteri che attualmente si avvalgono di discipline più favorevoli dei Paesi europei di provenienza -:

se quanto riportato dagli organi di stampa e, in particolare, che l'amministrazione finanziaria avrebbe mosso contestazioni nei confronti di Google, risponda al vero e quali iniziative, anche di carattere normativo, intenda adottare nei riguardi di tutte queste nuove forme di transazione dell'economia digitale, che, sfruttando ingegnerie finanziarie offerte da evidenti lacune nella normativa nazionale e internazionale, riescono a non pagare le tasse nel nastro Paese. (5-08526)