FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
l'Italia è il Paese rispetto agli altri, dell'europa occidentale, con il più alto numero di malati di epatite C e per questa ragione dovrebbe essere più attivo di altri nel predisporre misure volte a limitare i danni che la malattia produce nell'ambito sanitario, in quello sociale, in quello dei costi economici;
nel Paese si contano 20.000 decessi all'anno causati da cirrosi e da tumore epatico e si eseguono oltre 1.000 trapianti di fegato all'anno di cui almeno la metà causati da virus HCV;
va sottolineata l'importanza del fattore tempo nella organizzazione di interventi mirati a curare le persone affette da epatite C, così come evidenziato con forza dalla risoluzione n. 63.18 dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel maggio 2010;
esistono due farmaci, denominati rispettivamente Telaprevir e Boceprevir, che nel 2011 sono stati autorizzati in commercio negli USA, in Canada, in Germania, in Francia, in Scandinavia, in Inghilterra, in Olanda e in Austria;
l'Italia non è ancora annoverabile tra i Paese che hanno autorizzato l'immissione in commercio di questi farmaci innovativi in grado di curare più efficace malattie degenerative e mortali come l'epatite C;
con l'autorizzazione in commercio dei farmaci citati è ragionevole sostenere che può raddoppiare la possibilità di guarigione con tassi di risposta prossimi all'80 per cento, mentre oggi i farmaci disponibili in Italia consentono un tasso di risposta intorno al 40 per cento -:
se risultino le ragioni per le quali l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA), non abbia proceduto a porre in essere le opportune iniziative per l'immissione in commercio delle citate medicine posto che ogni giorno di ritardo nell'adozione delle decisioni che l'AIFA è chiamata ad assumere incide direttamente e inesorabilmente sulla possibilità di vita di migliaia di malati e che ritardare la commercializzazione di farmaci salvavita comporta, per pazienti solo fino ad un certo momento curabili, il fatto che essi non potranno più farvi ricorso per le loro condizioni cliniche;
se, alla luce di quanto rappresentato, il Ministro in indirizzo non ritenga di attivarsi senza indugio per recuperare il tempo perduto non solo rispetto agli altri Paesi europei mostratisi più tempestivi, ma soprattutto verso i pazienti che aspettano di poter curare l'epatite C con nuovi farmaci la cui efficacia è stata attestata più volte da diversi organismi scientifici;
se, nell'ambito dei principi della spending rewiew, non sia anche questo un ambito nel quale sono possibili risparmi notevoli commercializzando farmaci che, proprio perché curano efficacemente, consentono di diminuire i costi che il Servizio sanitario nazionale è costretto a sopportare;
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno concordare con AIFA un supplemento di lavoro per approvare immediatamente i farmaci per l'epatite C entro l'estate 2012, considerato l'enorme ritardo accumulato e la necessità di cura immediata di pazienti a rischio, quali sono i pazienti con cirrosi epatica con HCV, trapiantati di fegato con recidiva aggressiva da epatite C, pazienti co-infettati da HIV. (5-07521)