POLLEDRI. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 201 del 6 dicembre 2011, convertito dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, ha anticipato l'avvio sperimentale della nuova imposta municipale propria al 1° gennaio 2012, senza alcuna concertazione reale con le associazioni rappresentative delle autonomie locali;
tale intervento presenta diversi aspetti problematici relativi a:
difformità nel sistema delle rendite catastali tra diverse aree del Paese, diverse zone delle città e diverse tipologie di immobili, soprattutto residenziali;
maggior gettito dell'imu che comporta un corrispondente taglio di risorse del fondo perequativo tra comuni;
considerevole compartecipazione dello Stato in contrasto con il principio dell'autonomia impositiva;
difformità delle aliquote applicate dai comuni e non omogeneità nelle scadenze che generano confusione ed errori nel calcolo del tributo, con conseguente incertezza sul gettito reale;
gli enti locali, negli ultimi anni, sono quelli che hanno tenuto maggiormente sotto controllo la spesa corrente e sacrificato la spesa in conto capitale per rispettare i vincoli di finanza pubblica;
la gestione degli enti locali risulta fortemente «ingessata» e gli enti sono costretti sovente, per rispettare i vincoli, a comprimere o addirittura azzerare gli investimenti nonché a ritardare i pagamenti alle imprese;
tali decisioni comportano un impatto negativo per il sistema economico e per le imprese nell'attuale contesto di crisi, mentre una ripresa degli investimenti degli enti locali porterebbe ad un sostegno della domanda interna, dei livelli occupazionali e al miglioramento dei dati del prodotto interno lordo e del deficit;
a partire dal 2013 è prevista l'estensione dei vincoli del patto ad una platea più ampia di enti tra cui i comuni con popolazione tra i 1.001 e i 5.000 abitanti e, dal 2014, anche alle unioni di comuni formate da enti con popolazione inferiore ai 1.000 abitanti -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda attuare affinché gli enti che vantano crediti nei confronti dello Stato relativi a trasferimenti erariali pregressi non erogati e caduti in perenzione possano rinunciare al credito vantato nei confronti dello Stato ed ottenere in contropartita maggiori spazi in termini di patto, riducendo l'obiettivo annuale della misura pari all'importo del credito rimesso. (5-07456)