ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA IN COMMISSIONE 5/04330

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 444 del 07/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: EVANGELISTI FABIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 07/03/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI 07/03/2011


Commissione assegnataria
Commissione: III COMMISSIONE (AFFARI ESTERI E COMUNITARI)
Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 07/03/2011
Stato iter:
08/03/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 08/03/2011
Resoconto EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI
 
RISPOSTA GOVERNO 08/03/2011
Resoconto CRAXI STEFANIA GABRIELLA ANASTASIA SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
 
REPLICA 08/03/2011
Resoconto EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 08/03/2011

SVOLTO IL 08/03/2011

CONCLUSO IL 08/03/2011

Atto Camera

Interrogazione a risposta immediata in Commissione 5-04330
presentata da
FABIO EVANGELISTI
lunedì 7 marzo 2011, seduta n.444

EVANGELISTI e LEOLUCA ORLANDO. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

l'Italia non solo è uno dei principali partner commerciali della Libia, ma è il maggiore esportatore europeo di armamenti al regime di Gheddafi;

i rapporti dell'Unione europea sulle esportazioni di materiali e sistemi militari certificano che nel biennio 2008-2009 l'Italia ha autorizzato alle proprie ditte l'invio di armamenti alla Libia per oltre 205 milioni di euro che ricoprono più di un terzo (il 34,5 per cento) di tutte le autorizzazioni rilasciate dall'Unione europea (circa 595 milioni di euro);

tra gli altri Paesi europei che nel recente biennio hanno dato il via libera all'esportazione di armi agli apparati militari di Gheddafi, figurano la Francia (143 milioni di euro), il piccolo Stato di Malta (quasi 80 milioni di euro), la Germania (57 milioni), il Regno Unito (53 milioni) e il Portogallo (21 milioni);

a differenza dei colleghi europei, il Ministro interrogato, a quanto consta agli interroganti, non ha fatto alcun riferimento anche solo alla sospensione temporanea dei rifornimenti di armi a Gheddafi. Eppure da quando sono iniziate le manifestazioni di piazza in diversi Paesi del nord Africa non sono mancate le dichiarazioni in tal senso delle principali cancellerie europee;

la Francia è stata la prima nazione ad annunciare la sospensione dell'invio all'Egitto non solo di sistemi militari ma anche di ogni materiale esplosivo o destinato al controllo dell'ordine pubblico, tra cui i gas lacrimogeni;

le due organizzazioni Rete italiana per il disarmo e Tavola per la pace hanno denunciato che armi fornite dall'Italia al colonnello Gheddafi in questi ultimi anni (in particolare elicotteri e aeromobili, bombe, razzi e missili) potrebbero essere state usate nella sanguinosa repressione di questi giorni della popolazione civile libica, che sta protestando pacificamente contro il regime, e hanno chiesto il blocco immediato della vendita di armi e di ogni altra forma di collaborazione militare con la Libia;

anche il segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty, in una lettera inviata al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno e al Ministro degli affari esteri, ha chiesto la sospensione della fornitura di armi, munizioni e veicoli blindati alla Libia fino a quando non sarà cessato completamente il rischio di violazione dei diritti umani;

da quando nel 2004 l'Unione europea ha revocato l'embargo totale alla Libia, le esportazioni di armamenti italiani al regime del colonnello Gheddafi hanno registrato un crescendo impressionante. Si è passati, cioè, dai poco meno di 15 milioni di euro del 2006 ai quasi 57 milioni del 2007. Ma è soprattutto nell'ultimo biennio - anche a seguito del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra Italia e Libia firmato a Bengasi nell'agosto del 2008 - che le esportazioni di armamenti italiani verso le coste libiche hanno ripreso slancio;

come ricorda il giornalista del mensile Popoli, Enrico Casale, nella sua approfondita inchiesta sulle esportazioni di armamenti italiani alla Libia dal titolo «Roma-Tripoli: compagni d'armi», «questi velivoli, in origine Siai Marchetti, che in Europa vengono utilizzati come addestratori, ma che in Africa e America Latina sono spesso impiegati come bombardieri, sono stati venduti all'Aeronautica libica negli anni Settanta»;

la legge n. 185 del 1990 e la posizione comune dell'Unione europea sulle esportazioni di armamenti chiedono di accertare il «rispetto dei diritti umani nel paese di destinazione finale e il rispetto del diritto internazionale umanitario da parte di detto paese» e di rifiutare le esportazione di armamenti «qualora esista un rischio evidente che la tecnologia o le attrezzature militari da esportare possano essere utilizzate a fini di repressione interna»;

proprio per evitare questo tipo di utilizzo, Francia, Germania e Regno Unito hanno deciso nei giorni scorsi di sospendere le esportazioni militari a diversi Paesi tra cui la Libia -:

per quali ragioni, rispetto alle decisioni assunte dai partner europei, il Governo non abbia deciso la sospensione delle esportazioni militari soprattutto in Libia, alla luce dei recenti, drammatici accadimenti e quale sia la reale portata dei rifornimenti italiani di armamenti alla Libia, pari a più di un terzo di tutte le autorizzazioni rilasciate dall'Unione europea. (5-04330)