DI PIETRO, DONADI, BORGHESI, EVANGELISTI e MURA. -
Al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:
l'articolo 20 della legge n. 112 del 2004, recante «Norme di principio in materia di assetto del sistema radiotelevisivo e della Rai-Radiotelevisione italiana s.p.a., nonché delega al Governo per testo unico della radiotelevisione» (cosiddetta legge Gasparri), e l'articolo 49 del decreto legislativo n. 177 del 2005, recante il «Testo Unico dei servizi media audiovisivi e radiofonici», recano disposizioni in materia di disciplina della Rai-Radiotelevisione italiana s.p.a.;
tali norme, con riferimento alla costituzione del consiglio di amministrazione della Rai, composto da nove membri, prevedono una disciplina transitoria fino alla completa privatizzazione della Rai. In particolare, si dispone che qualora il numero delle azioni alienato non superi la quota del 10 per cento del capitale della Rai, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi indica sette membri eleggendoli con il voto limitato a uno, mentre i restanti due membri, tra cui il presidente, sono invece indicati dal Ministero dell'economia e delle finanze. Fino alla completa alienazione della partecipazione dello Stato, il rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze presenta un'autonoma lista di candidati, formulata sulla base delle delibere della Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi e delle indicazioni del Ministero, in numero proporzionale al numero delle quote possedute. Infine, una volta completato il processo di privatizzazione, il consiglio di amministrazione è nominato dall'assemblea, mediante voto di lista;
come ampiamente rilevato dalla stampa nazionale, il consiglio di amministrazione della Rai è ormai scaduto da più di due settimane ed il silenzio generale che circonda questa scadenza non fa presagire nulla di positivo;
ad avviso degli interroganti, è da considerarsi inammissibile che la più grande azienda editoriale del Paese rischi di incorrere in una paralisi decisionale a tutto vantaggio della concorrenza e, soprattutto, appare quanto mai urgente modificare le norme che disciplinano la nomina dei membri del consiglio di amministrazione della Rai;
appare, altresì, fondamentale superare tutte quelle regole che in questi ultimi dieci anni hanno rafforzato il controllo dei Governi e dei partiti sul servizio pubblico radiotelevisivo e, in particolare, garantire la costituzione di un organo di vertice credibile, competente e sopratutto libero da ogni forma di dipendenza dai partiti e dai conflitti di interesse;
sino ad oggi l'Esecutivo non ha assunto alcuna iniziativa per modificare in tal senso la normativa vigente, né tanto meno per evitare, di fatto, un dannoso regime di prorogatio dello già scaduto consiglio di amministrazione della Rai;
il prolungarsi di questa dannosa situazione, ad avviso degli interroganti, sta infliggendo al servizio pubblico radiotelevisivo rilevanti danni di immagine, di competitività ed innovazione, di equilibrio economico, oltre che di possibilità di assolvere al meglio la sua funzione di garante del pluralismo televisivo e del diritto dei cittadini ad una informazione libera -:
se il Governo intenda assumere ogni iniziativa di competenza per risolvere le problematiche descritte dalla presente interrogazione, con quali modalità e tempi, e se, in particolare, intenda avanzare proposte di riforma dei meccanismi vigenti di nomina del consiglio di amministrazione della Rai, ovvero intenda procedere alla definizione delle nomine di propria competenza secondo le disposizioni dettate dalla legislazione vigente e, in tal caso, sia disponibile a fornire i curricula delle persone indicate. (3-02227)