ATTO CAMERA

INTERPELLANZA URGENTE 2/01629

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 675 del 01/08/2012
Firmatari
Primo firmatario: BENAMATI GIANLUCA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 01/08/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MOTTA CARMEN PARTITO DEMOCRATICO 01/08/2012
TULLO MARIO PARTITO DEMOCRATICO 01/08/2012
ROSSA SABINA PARTITO DEMOCRATICO 01/08/2012
DUILIO LINO PARTITO DEMOCRATICO 01/08/2012
VENTURA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 01/08/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO delegato in data 01/08/2012
Stato iter:
06/09/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 06/09/2012
Resoconto BENAMATI GIANLUCA PARTITO DEMOCRATICO
 
RISPOSTA GOVERNO 06/09/2012
Resoconto VARI MASSIMO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (SVILUPPO ECONOMICO)
 
REPLICA 06/09/2012
Resoconto TULLO MARIO PARTITO DEMOCRATICO
Fasi iter:

DISCUSSIONE IL 06/09/2012

SVOLTO IL 06/09/2012

CONCLUSO IL 06/09/2012

Atto Camera

Interpellanza urgente 2-01629
presentata da
GIANLUCA BENAMATI
mercoledì 1 agosto 2012, seduta n.675

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere - premesso che:

la Parmalat spa è un'azienda italiana specializzata nel latte, yogurt, panna e nel settore alimentare;

è uno dei principali attori internazionali le cui attività, sparse in tutto il mondo, includono 68 stabilimenti produttivi; essa offre i suoi prodotti a 17 milioni di famiglie italiane e a 200 milioni nel mondo;

in Italia, si rifornisce di latte da circa 800 stalle e costituisce uno dei maggiori aggregati del sistema agroalimentare;

a seguito della gravissima crisi finanziaria che l'ha coinvolta nel 2003 ha dichiarato bancarotta ed è stata ammessa alla procedura di amministrazione straordinaria, ai sensi del decreto-legge n. 347 del 2003, con commissario straordinario il dottor Enrico Bondi;

da quella data è iniziato un pesante e severo percorso di risanamento e rinascita aziendale che ha visto una ristrutturazione industriale ed operativa del gruppo;

in questo quadro, fra le altre cose, nel dicembre 2005 la Parmalat ha ceduto la propria «divisione forno» all'azienda veronese Vicenzi e con essa i marchi Grisbi, Mr Day e Pronto Forno;

nel maggio 2007 ha ceduto i marchi Pomì, Pomito e Pais alla Boschi Luigi & Figli SpA e nel luglio 2009 la controllata australiana, Parmalat Food Products Pty Ltd, ha completato l'acquisizione di alcune attività di national food nel settore del latte fresco localizzate in Nuovo Galles del Sud e in Australia meridionale;

i notevoli sacrifici fatti nel risanamento aziendale sono riassumibili nelle indicazioni dell'allora commissario straordinario Enrico Bondi che indicava, in pubbliche dichiarazioni, come il totale dello stato passivo nel 2003 era di 14,5 miliardi di euro e il debito ristrutturato, ovvero l'ammontare dei crediti che hanno votato il concordato, era di 19,3 miliardi di euro;

nel 2011 la liquidità in cassa ammontava a poco meno di 1,5 miliardi di euro e questo dà la dimensione del grande lavoro di risanamento svolto;

nel marzo 2011 la multinazionale francese Lactalis, che in Italia già possiede i marchi Galbani, Invernizzi, Locatelli e Cademartori, ha iniziato ad acquisire azioni Parmalat ed al 23 marzo Lactalis raggiungeva il 29 per cento del capitale di Parmalat, appena sotto il limite del 30 per cento che comporta l'obbligo di offerta pubblica di acquisto (OPA);

il 26 aprile 2011 Lactalis annunciava il lancio di un'offerta pubblica di acquisto totalitaria sul capitale di Parmalat, al prezzo di 2,60 euro per azione, che si conclude con successo l'8 luglio 2011 e, ad oggi, la società è controllata per l'83,30 per cento dalla Lactalis;

sempre secondo le indicazioni del prospetto dell'offerta pubblica di acquisto del maggio 2011 Lactalis risultava essersi esposta per 3,4 miliardi di euro, situazione che avrebbe portato l'indebitamento complessivo del gruppo francese a circa 6 miliardi di euro;

all'epoca dell'acquisizione sorsero quindi perplessità, anche di recente richiamate dalla stampa, sulla reale stabilità e sull'indebitamento del gruppo francese e sulla sostenibilità dell'operazione con il timore, da più parti evocato, che la disponibilità di cassa Parmalat potesse essere usata per ripagare i debiti della «scalata»;

su questo si ricorda, inoltre, che una norma precisa dello statuto della nuova Parmalat sembrerebbe imporre fino al 2020 limiti nella distribuzione degli utili agli azionisti, vincolando una parte della disponibilità finanziaria allo sviluppo dell'azienda;

ad oggi non è ben chiaro quale sia il progetto industriale di Lactalis per Parmalat e sono intervenute operazioni infragruppo mediante le quali Parmalat ha acquisito la società Lactalis Usa per un valore dell'operazione stimato attorno ai 904 milioni di dollari;

il 3 luglio, come si apprende dalla stampa, Parmalat spa, avrebbe, infatti, completato, tramite le controllate Parmalat Belgium SA e LAG Holding Inc. (società di nuova costituzione), l'acquisizione dal gruppo Lactalis delle società Lactalis American Group Inc., Lactalis do Brazil - Comercio, Importaçao e Exportaçao de Laticinios Ltda e Lactalis Alimentos Mexico Sociedad de Responsabilitad Limitada;

su questa operazione, che è naturalmente valutata positivamente dagli amministratori, grava invece il giudizio negativo dei soci di minoranza come il gruppo Amber, il quale indica come «l'operazione infragruppo non appare corretta né sul piano formale né sostanziale»;

sempre su questa operazione la Consob avrebbe chiesto una nuova integrazione al documento informativo relativo all'acquisizione e sulla modalità della determinazione del prezzo e sulla congruità rispetto ad operazioni similari;

le rappresentanze sindacali hanno espresso preoccupazione per il futuro di un patrimonio produttivo e occupazionale che va salvaguardato principalmente nel perimetro industriale italiano, indicando come il gruppo Lactalis avrebbe disatteso gli impegni per uno sviluppo di Parmalat attraverso la crescita delle sue aree di attività: infatti il piano industriale recentemente presentato alle organizzazioni sindacali sembra essere maggiormente caratterizzato da significative contrazioni di attività e da tagli delle proposte di sviluppo;

sempre in riferimento all'acquisizione originaria di Parmalat da parte di Lactalis nel prospetto di legge collegato all'offerta pubblica di acquisto appariva chiara l'intenzione di trasformare Parmalat nel gigante europeo del latte con uno sviluppo strategico di settore, sviluppando le caratteristiche industriali del gruppo in Italia;

è di questi giorni la decisione di Parmalat della dismissione dello stabilimento di Genova, riconfermato in una riunione con la regione Liguria il 24 luglio, venendo anche meno agli impegni assunti con le amministrazioni locali e le parti sociali;

attualmente quello stabilimento occupa 63 lavoratori a cui si aggiungono i dipendenti della cooperativa Casoria e oltre 150 allevatori che conferiscono il latte alla centrale;

la chiusura della centrale del latte di Genova, che opera da circa 80 anni, rappresenterebbe una grave perdita occupazionale diretta con gravi ripercussioni sull'intero settore zootecnico e sulla filiera agroalimentare;

sempre da notizie stampa si apprende che anche gli stabilimenti di Pavia e Como avrebbero problemi simili, mentre presso lo stabilimento di Collecchio (Pr) sarebbero 30 i lavoratori considerati in esubero e per la sede amministrativa (corporate) sarebbe in previsione una pesante riorganizzazione entro la fine dell'anno;

a Parma nei giorni 24 e 25 luglio 2012 si sono svolte le trattative tra rappresentanze sindacali e azienda, che risulterebbero poi essersi interrotte con la decisione di quest'ultima di procedere unilateralmente con una procedura di mobilità che prevede il licenziamento di 123 lavoratori -:

quale sia il reale stato della situazione per quanto concerne Parmalat spa e, ove necessario, cosa abbia in programma il Ministro interpellato per garantire, nell'ambito delle sue competenze, il corretto sviluppo di un grande patrimonio industriale e tecnologico italiano, garantendo altresì, il mantenimento di adeguati livelli occupazionali.

(2-01629)
«Benamati, Motta, Tullo, Rossa, Duilio, Ventura».