Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00786
presentata da
FEDERICA MOGHERINI REBESANI
martedì 6 luglio 2010, seduta n.348
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
in Etiopia, sul bacino del fiume Omo, circa 250 km sud-ovest di Addis Abeba, è attualmente in fase di costruzione la diga Gibe III, dotata di impianto idroelettrico, il cui costo complessivo, previsto per la realizzazione, è di 1.470 milioni di euro;
dal sito ufficiale del Gibe III Hydroelectric Project, risulta che il Governo etiope ha avanzato formalmente al Governo italiano una richiesta di finanziamento per il progetto Gibe III, e che lo stesso Governo italiano ha previsto di stanziare circa 250 milioni di euro a copertura parziale dei costi del progetto, i cui lavori sono iniziati già nel 2006 e la cui percentuale di realizzazione risulta essere già al 30 per cento del progetto complessivo;
l'impianto Gibe III segue a breve distanza di tempo il completamento di un'altra centrale idroelettrica, chiamata Gibe II, la cui inaugurazione è avvenuta il 13 gennaio 2010 alla presenza del Ministro degli affari esteri, trattandosi di un progetto realizzato anch'esso con un ingente contributo italiano pari a circa 220 milioni di euro;
il Ministero degli affari esteri, infatti, aveva proceduto allo stanziamento di un credito di aiuto pari a circa 220 milioni di euro, nonostante un parere contrario del dipartimento del tesoro-direzione rapporti finanziari internazionali che contestava, tra le altre cose, l'eccessiva grandezza dell'ammontare del credito in rapporto alla consistenza del fondo rotativo, tale da far scendere la disponibilità di impegno del fondo a soli 375 milioni di euro e conseguentemente rischiando la mancanza di copertura economica per progetti già assunti in precedenza; si è trattato infatti del più grande credito d'aiuto mai erogato dal nostro Paese, una somma pari quasi ai due terzi dello stanziamento complessivo previsto dalla finanziaria 2010 per interventi di cooperazione in tutte le aree del mondo;
il dipartimento del tesoro aveva altresì rilevato l'inopportunità di rilasciare un credito di aiuto all'Etiopia - in assoluto il paese più povero del mondo - determinandosi così una violazione sostanziale della delibera n. 139 del 29 luglio 2003, che - conformemente agli orientamenti e alle deliberazioni assunte dal G7 e dal G8 sull'assistenza finanziaria ai paesi HIPC (ossia High Indebitated Poor Countries) - non prevede nei confronti di Paesi così classificati (tra i quali l'Etiopia) alcuna forma di concessione di crediti di aiuto; il parere esprimeva viva preoccupazione per il fatto che si andava ad approvare un nuovo credito nei confronti dell'Etiopia, nel momento in cui si stava finalizzando in sede internazionale l'accordo di cancellazione del debito bilaterale, di 360 milioni di euro, tra Italia ed Etiopia;
anche il Nucleo di valutazione tecnica della direzione generale della cooperazione allo sviluppo aveva presentato un parere in merito al contributo italiano nel quale si rilevava da un lato l'anomalia dell'affidamento del contratto di realizzazione delle opere alla Salini Costruttori s.pa. attraverso una trattativa diretta, una procedura che non trovava riscontro né nelle procedure vigenti interne alla direzione generale della cooperazione allo sviluppo, né nella normativa italiana, né nelle procedure applicate in materia dalle organizzazioni internazionali e dall'Unione europea; dall'altro si lamentava l'assenza di uno studio di fattibilità preventivo alla stipula del contratto tra l'Etiopia e la Salini costruttori s.p.a., l'insufficienza dello studio di impatto ambientale, l'inadeguatezza delle garanzie sulle modalità di adempimento del monitoraggio da parte di esperti della direzione generale della cooperazione allo sviluppo, nonché l'inopportunità di concedere un credito di aiuto ad un Paese con il quale era già in corso una trattativa per la cancellazione di 360 milioni di euro di debiti;
il 25 gennaio 2010, a soli 12 giorni dall'inaugurazione in presenza del Ministro, del premier etiope Zenawi e di gran parte del Governo etiope, il funzionamento della centrale elettrica dell'opera Gibe II si è interrotto a causa dell'avvenuto crollo del tunnel - lungo 26 chilometri ed infrastruttura principale della centrale idroelettrica -, come testimoniato anche da un servizio del Tg3 del 3 febbraio 2010 e da allora l'impianto non è più stato riavviato; tale tunnel era stato costruito dall'azienda italiana Salini costruttori s.p.a. che aveva ricevuto tramite trattativa diretta col governo Etiope (e quindi in assenza di una gara ad evidenza pubblica) l'appalto per la realizzazione di gran parte dell'opera;
nonostante i ministri interrogati non abbiano ancora fornito risposta ad un'interrogazione alla Camera dei deputati dall'8 febbraio 2010, a prima firma Realacci, sul Gibe II - che chiedeva tra le altre cose se i ministri interrogati intendessero verificare il corretto utilizzo delle risorse erogate al Governo etiope e alla Salini costruttori s.p.a per il progetto Gibe II - il Governo italiano sarebbe in procinto di stanziare ulteriori 250 milioni di euro per il progetto Gibe III, per il quale permangono molte delle obiezioni avanzate già in occasione del finanziamento del Gibe II nei rispettivi pareri del Ministero dell'economia e delle finanze, e dal Nucleo tecnico di valutazione della direzione generale della cooperazione allo sviluppo;
appare preoccupante che dopo i ripetuti tagli degli ultimi anni che hanno posto il settore della cooperazione allo sviluppo in una condizione di criticità acuta, venga stanziato un nuovo credito di aiuto di 250 milioni di euro a favore di un Paese classificato come HIPC, non in grado di fornire adeguate garanzie sulla solvibilità del debito, in assenza di un rigoroso piano di fattibilità e di un'adeguata valutazione d'impatto ambientale - tale da escludere che l'invaso possa mettere a rischio la sicurezza e la sopravvivenza dei villaggi e delle popolazioni della bassa valle del fiume Omo - nonché in violazione delle norme italiane e comunitarie in materia di appalti pubblici che impongono, anche per iniziative di cooperazione, l'espletamento di una procedura di selezione ad evidenza pubblica, e nella mancanza di un'adeguata procedura di controllo sulla gestione dei fondi da parte della direzione generale della cooperazione allo sviluppo;
tale vicenda sembra acquisire un rilievo diplomatico ancor più ampio e delicato proprio in questi giorni alla luce del recente fallimento dei negoziati in atto da dieci anni tra i nove paesi aderenti all'NBI (l'agenzia che coordina lo sfruttamento delle acque del bacino del Nilo) che ha riacceso forti tensioni diplomatiche tra Egitto e Sudan da una parte ed Etiopia, Uganda, Tanzania Ruanda e Kenya dall'altra, proprio sulla gestione delle acque del Nilo -:
se quanto riportato sul sito ufficiale del Gibe III Hydroelectric Project, in merito all'imminente stanziamento di ulteriori 250 milioni di euro da parte del Governo italiano per la costruzione della diga corrisponda al vero e, in caso affermativo, se sia stato adeguatamente valutato il rischio che tale credito di aiuto, che andrebbe a finanziare un'opera la cui costruzione è già stata affidata tramite trattativa diretta alla Salini Costruttori s.p.a. possa tradursi in un ulteriore spreco di risorse pubbliche, anche alla luce dell'esperienza del Gibe II;
se tale procedura oltre che inopportuna rispetto alle indicazioni dell'ultimo rapporto Ocse-Dac che chiedeva la riduzione del cosiddetto «aiuto legato», sia conforme alle norme nazionali e comunitarie in materia di appalti pubblici e delle deliberazioni assunte in ambito internazionale sull'assistenza finanziaria ai Paesi in via di sviluppo, volti a vietare la concessione di crediti di aiuto ai paesi HIPC.
(2-00786)
«Mogherini Rebesani, Ginefra, Marchi, Marchignoli, Narducci, Pes, Levi, De Micheli, Gozi, Concia, Brandolini, Laganà Fortugno, Morassut, Coscia, Capano, Bachelet, Realacci, Velo, Sereni, Pistelli, Martella, Marchioni, Andrea Orlando, Rigoni, Garavini, Santagata, Meta, Laratta, Berretta, Bressa, Rossomando, Fluvi, Cavallaro, Bellanova».