Atto Camera
Interpellanza urgente 2-00266
presentata da
FABIO EVANGELISTI
martedì 13 gennaio 2009, seduta n.113
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri, per sapere - premesso che:
dal 27 dicembre scorso ha luogo l'offensiva israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza, provocando sanguinosi scontri e un numero sempre crescente di feriti e vittime civili; l'operazione, che ha il nome in codice «Piombo fuso» intende costringere i gruppi armati palestinesi a cessare totalmente il lancio di razzi «Qassam» che da mesi minacciano la popolazione israeliana;
Israele sta proseguendo con la linea dura, dicendo che continuerà a usare «il pugno di ferro» fino a quando proseguirà il lancio di razzi sul territorio palestinese, mentre Hamas promette dal canto suo «la vittoria finale»;
l'operazione Piombo Fuso è arrivata oggi al diciottesimo giorno mentre sale ancora il bilancio delle vittime: dall'inizio dell'offensiva, secondo le ultime stime diffuse da fonti mediche, risultano più di 900 morti e 4.100 feriti nel territorio palestinese; troppe vittime innocenti stanno pagando il prezzo di uno scontro che sta diventando sempre più sanguinoso e drammatico;
in base a fonti israeliane, l'operazione «Piombo Fuso», avrebbe già fortemente colpito Hamas, di cui almeno tre alti esponenti sarebbero stati uccisi. Dell'organizzazione sarebbe stata distrutta la struttura della dirigenza, colpiti membri e sottratte armi;
non sfuggono le responsabilità e le colpe di Hamas per la rottura della tregua, ma non si può non rimanere colpiti dalla sproporzionata reazione di Israele anche solo considerando il numero delle vittime civili, tra cui vi sono troppi bambini, che purtroppo sembrano essere quasi un terzo del totale dei morti;
il responsabile per la Croce Rossa a Gaza, Pierre Kraehenbuehl, ha definito la situazione della popolazione civile della Striscia di Gaza una «crisi umanitaria totale», esprimendo preoccupazione non solo per il numero crescente di civili morti e feriti, ma anche per lo stato delle infrastrutture civili, tra cui ospedali, colpite dalle operazioni militari israeliane; e nonostante la dichiarata volontà delle autorità israeliane di facilitare i soccorsi umanitari, è del tutto evidente che non si riesce a farli arrivare alle vittime per l'intensità dei combattimenti;
numerosi sono stati gli appelli alla pace del Papa, Benedetto XVI, e di autorevoli esponenti del Vaticano, che hanno fortemente condannato la violenza degli scontri e l'alto numero di vittime e feriti, richiamando l'attenzione sull'importanza degli aiuti umanitari alla popolazione civile;
mai come in questi giorni appare evidente come da anni, soprattutto dopo gli attentati dell'11 settembre, manchi una forte iniziativa politica e diplomatica nella risoluzione di una questione drammatica come quella che stiamo rivivendo e che si trascina dal 1948. Piuttosto, si è data voce alle armi, ai bombardamenti aerei, alle occupazioni militari come se ciò avesse potuto rivelarsi risolutivo. Anche il tentativo dell'Onu di trovare un accordo anche solo per imporre una tregua, con l'obiettivo di fermare l'escalation e consentire l'ingresso degli aiuti umanitari, è risultato non essere sufficiente;
lo scorso 8 gennaio, infatti, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con l'astensione degli Stati Uniti, aveva deciso di chiedere l'immediato stop alle armi. La risoluzione (n. 1860 del 2009), adottata con 14 voti a favore, chiedeva di metter fine ai combattimenti con un cessate il fuoco immediato, duraturo e pienamente rispettato, che conduca a un ritiro completo delle forze israeliane da Gaza. Veniva poi chiesto l'avvio di una fornitura senza ostacoli e la distribuzione su tutto il territorio della Striscia di aiuti umanitari, compresi cibo, medicine e carburante. Le due parti in causa hanno però deciso di respingere il documento;
Hamas ha fatto sapere, tramite una fonte del gruppo dirigente a Beirut, Raafat Morra, di non poter accettare la risoluzione dell'Onu per Gaza perchè, a giudizio del Movimento di resistenza islamico, non è nell'interesse del popolo palestinese e «non parla della fine dell'assedio e dell'apertura dei valichi». Il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, ha invece spiegato che il suo Paese si regolerà esclusivamente sulla base del proprio interesse. Parole non dissimili, insomma, da quelle pronunciate dai radicali palestinesi. «Israele ha agito, sta agendo e agirà soltanto in armonia con le sue valutazioni, con le esigenze di sicurezza dei suoi cittadini e con il suo diritto all'auto-difesa», ha tagliato corto Livni in un comunicato, senza fare il minimo accenno alla tregua;
oltre all'intervento delle Nazioni Unite, sono in campo anche gli sforzi di mediazione dell'Egitto con Mubarak, che vedono la partecipazione attiva del Presidente francese Nicolas Sarkozy, per raggiungere un accordo sul cessate il fuoco tra Israele e Hamas,
sembra invece ancora incerta nell'azione diplomatica mobilitata per la pace l'Unione europea, che continua ad apparire ancora troppo divisa nelle operazioni di mediazione; la presidenza ceca di turno dell'Ue ha comunicato di avere uno «scenario di soluzione» del conflitto, con «l'obiettivo minimo» di arrivare a «far tacere i cannoni». Un piano, però, di cui non si conoscono i dettagli e destinato, a quanto si apprende, ad essere discusso con gli Stati Uniti -:
come il Governo intenda attivarsi in tutte le sedi internazionali e, in particolar modo, nell'Unione Europea, per promuovere una più forte ed incisiva azione diplomatica per il raggiungimento degli obiettivi di pace, utile a porre fine alla condizione drammatica in cui versa la popolazione della Striscia di Gaza, garantendo in primo luogo gli aiuti umanitari necessari ai civili e, nel contempo, la sicurezza di Israele.
(2-00266)
«Evangelisti, Donadi, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Mura, Monai, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Pisicchio, Porcino, Piffari, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».