ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01095

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 655 del 25/06/2012
Abbinamenti
Atto 1/01065 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01076 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01088 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01096 abbinato in data 26/06/2012
Atto 1/01075 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01089 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01092 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01097 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01098 abbinato in data 27/06/2012
Atto 6/00111 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01101 abbinato in data 27/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: DONADI MASSIMO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 22/06/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
DI PIETRO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
EVANGELISTI FABIO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
BARBATO FRANCESCO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
CIMADORO GABRIELE ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
DI STANISLAO AUGUSTO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
FAVIA DAVID ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
FORMISANO ANIELLO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
MESSINA IGNAZIO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
MONAI CARLO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
MURA SILVANA ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
ORLANDO LEOLUCA ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
PALADINI GIOVANNI ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
PALAGIANO ANTONIO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
PALOMBA FEDERICO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
PIFFARI SERGIO MICHELE ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
PORCINO GAETANO ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
ROTA IVAN ITALIA DEI VALORI 22/06/2012
ZAZZERA PIERFELICE ITALIA DEI VALORI 22/06/2012


Stato iter:
27/06/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/06/2012
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 26/06/2012
Resoconto NICCO ROBERTO ROLANDO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto MAGGIONI MARCO LEGA NORD PADANIA
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto LETTA ENRICO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FRATTINI FRANCO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 26/06/2012
Resoconto MONTI MARIO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
 
DICHIARAZIONE VOTO 27/06/2012
Resoconto IANNACCONE ARTURO MISTO-NOI PER IL PARTITO DEL SUD LEGA SUD AUSONIA
Resoconto MELCHIORRE DANIELA MISTO-LIBERAL DEMOCRATICI-MAIE
Resoconto OSSORIO GIUSEPPE MISTO-REPUBBLICANI-AZIONISTI
Resoconto RONCHI ANDREA MISTO-FAREITALIA PER LA COSTITUENTE POPOLARE
Resoconto SARDELLI LUCIANO MARIO MISTO-LIBERALI PER L'ITALIA-PLI
Resoconto PISICCHIO PINO MISTO-ALLEANZA PER L'ITALIA
Resoconto TADDEI VINCENZO POPOLO E TERRITORIO (NOI SUD-LIBERTA' ED AUTONOMIA, POPOLARI D'ITALIA DOMANI-PID, MOVIMENTO DI RESPONSABILITA' NAZIONALE-MRN, AZIONE POPOLARE, ALLEANZA DI CENTRO-ADC, DEMOCRAZIA CRISTIANA)
Resoconto BORGHESI ANTONIO ITALIA DEI VALORI
Resoconto BRIGUGLIO CARMELO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto BUTTIGLIONE ROCCO UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto FUGATTI MAURIZIO LEGA NORD PADANIA
Resoconto TEMPESTINI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto GIORGETTI ALBERTO POPOLO DELLA LIBERTA'
Resoconto MARTINO ANTONIO POPOLO DELLA LIBERTA'
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 26/06/2012

DISCUSSIONE IL 26/06/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 26/06/2012

ATTO MODIFICATO IL 27/06/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/06/2012

DISCUSSIONE IL 27/06/2012

APPROVATO IL 27/06/2012

CONCLUSO IL 27/06/2012

Atto Camera

Mozione 1-01095
presentata da
MASSIMO DONADI
testo di
lunedì 25 giugno 2012, seduta n.655

La Camera,

premesso che:

secondo il Presidente del Consiglio dei ministri, in una sua dichiarazione fatta a Los Cabos in Messico, dove si è svolto il 18 e il 19 giugno 2012 il G20, i prossimi dieci giorni saranno decisivi per il futuro dell'euro in vista del vertice europeo di fine giugno 2012. Infatti, il 28-29 giugno 2012 si terrà il vertice europeo che dovrà assumere decisioni impegnative, dalle quali dipende il destino non solo dell'euro, ma quello dell'integrità e della stabilità dell'eurozona, nonché l'avvenire dello stesso processo di unificazione europeo;

le misure che devono essere prese dovranno segnare una discontinuità reale rispetto a quanto deciso finora dalle autorità europee che, di fronte alla crisi finanziaria ed economica che ha investito in particolare i Paesi dell'eurozona, hanno adottato misure che, imponendo rigore e politiche di austerità di bilancio contemporaneamente a tutti i Paesi che utilizzano la moneta unica, hanno innescato una spirale recessiva che impedisce la stessa messa in sicurezza dei conti pubblici e offre spazio alle manovre speculative dei mercati finanziari che scommettono contro l'euro o, perlomeno, sull'uscita di uno o più Paesi dall'area euro;

l'errore è soprattutto di analisi: la questione fondamentale è rappresentata non dalle politiche di austerità ma dalle divergenze di competitività. Per affrontarle, se si esclude l'uscita dall'euro, è necessaria la ripresa dell'economia dell'eurozona e l'espansione del credito e dei redditi nei Paesi con saldi commerciali attivi. Se non si riconosce la vera natura della crisi, l'eurozona non ha alcuna possibilità di risolvere i problemi o di prevenire la loro riproduzione;

in quest'ultimo decennio, la Germania ed i Paesi dell'area tedesca (Olanda ed Austria in particolare) hanno accumulato, a causa di un cambio marco-euro sottovalutato e di un forte differenziale di produttività, enormi avanzi commerciali, mentre le bilance commerciali dei Paesi «periferici», registravano deficit crescenti. Le banche dell'area tedesca e quelle francesi elargivano finanziamenti ai Paesi in deficit commerciale. Un meccanismo perfetto e conveniente per tutte le parti in causa per un periodo, ma intrinsecamente e strutturalmente, insostenibile, e, in effetti, messo in discussione dalla crisi economico-finanziaria iniziata nel 2007-2008;

la spirale austerità-recessione-austerità gonfia il debito pubblico e condanna a morte l'Unione europea. Non esiste la possibilità di una «austerità espansiva»: si tratta solo di un ossimoro che rispecchia gli interessi di pochi Paesi europei e che riproduce le cause profonde della crisi che si sta vivendo. È impossibile che abbia successo una politica coordinata di austerità in un'area economica così integrata come l'eurozona;

l'unione monetaria è vulnerabile a causa della crisi delle bilance dei pagamenti, che, in assenza di una piena integrazione delle politiche di bilancio e della finanza, rende quasi certo il riprodursi della crisi;

la moneta unica è a rischio non solo per colpa degli speculatori attirati dagli squilibri di finanza pubblica dei «Piigs» tant'è che nonostante le pesanti e ricorrenti manovre di finanza pubblica, gli spread dall'inizio del 2012 sono ancora alti nei Paesi della cosiddetta «periferia» dell'Unione europea, ma salgono anche nell'area centrale dell'Unione stessa, come, ad esempio, testimonia il downgrading inflitto alla Francia dalle agenzie di rating. Le radici della rottura del fragile equilibrio sul quale si è retto l'euro nell'ultimo decennio non stanno essenzialmente nei debiti pubblici dei Paesi oggi in difficoltà, ma in un sistema squilibrato dove i Paesi della «periferia», grazie al loro indebitamento in larga misura privato, hanno alimentato le esportazioni dei Paesi centrali a partire da quelle della Germania;

il debito pubblico medio della zona euro è inferiore a quella degli Usa. Paesi che rispettavano in pieno i criteri del patto di stabilità riguardanti il deficit e lo stock del debito, quali la Spagna e l'Irlanda, hanno visto il loro modello di sviluppo, basato su delle bolle immobiliari o bancarie, implodere nel corso dell'anno 2008, quando la congiuntura economica internazionale è mutata;

nella maggior parte dei Paesi dell'eurozona, gli squilibri delle finanze pubbliche sono la conseguenza delle politiche di salvataggio delle banche attuate negli anni 2008 e 2009 e delle forti riduzioni di imposte sulle società nell'ambito di una concorrenza al ribasso tra Paesi europei: la pressione fiscale ufficiale sulle società dei Paesi della zona euro si è mediamente ridotta di 10 punti percentuali tra il 2000 e il 2010;

l'euro e l'Unione europea sono a rischio a causa delle ampie asimmetrie di competitività delle aree legate alla moneta unica e delle risposte sbagliate date a questa crisi: le politiche di svalutazione interna orientate unicamente all'export, ossia alla ricerca della competitività attraverso la riduzione del costo del lavoro e delle misure di welfare, rappresentano quella che si potrebbe definire una vera e propria guerra commerciale fredda giocata sulla regressione del lavoro;

viceversa, è necessario ed urgente sostenere la domanda aggregata interna all'area euro, un sostegno alla domanda che deve arrivare sia da risorse pubbliche che da una più equa distribuzione del reddito e della ricchezza, un'equità che può diventare una variabile macroeconomica propulsiva di uno sviluppo sostenibile;

in particolare, sono urgenti interventi anticiclici a livello di eurozona da finanziare attraverso risorse comuni;

lo stesso impianto della cosiddetta «agenda di Lisbona», era culturalmente debole: esso assumeva il pieno dispiegamento del mercato interno come condizione sufficiente, dato il controllo dell'inflazione ed il pareggio di bilancio, per il rilancio delle economie europee e lo sviluppo. La «società della conoscenza», e le riforme strutturali per liberalizzare le economie, il mercato del lavoro, i servizi pubblici, non erano però in grado di dare una risposta compiuta alla crisi economica ed occupazionale, anche di fronte all'emergere dei cosiddetti «Brics» (Brasile, Russia, India, Cina, Sud Africa), in quanto risultava totalmente assente una politica industriale trainata da un domanda aggregata qualificata rivolta, innanzitutto, all'innovazione ed alla riconversione ecologica del nostro modello produttivo. Questa strategia è fallita e l'Europa sembra non averne una di ricambio;

per un'inversione di rotta occorre, dunque, partire dai seguenti presupposti: a) la finanza pubblica non è indipendente dall'economia reale; b) il debito pubblico, con l'eccezione della Grecia (ed in parte dell'Italia), ha conosciuto un rapido incremento non a causa delle spese pubbliche tradizionali, ma a causa dell'assorbimento del debito privato in seguito all'implosione delle bolle speculative degli ultimi quindici anni; c) il blocco della ripresa non dipende dalla rigidità dell'offerta ma da un'insufficiente domanda aggregata; d) l'aumento delle diseguaglianze nella distribuzione del reddito e della ricchezza inibisce la domanda interna dell'eurozona;

un'area a moneta unica, segnata da ampi differenziali di competitività, può sopravvivere soltanto o con un trasferimento di risorse (come nel caso del Mezzogiorno italiano oppure della Germania dell'Est), oppure rimuovendo tali differenziali con una politica economica adeguata. Se la Germania rifiuta tutte e due le soluzioni non c'è via d'uscita se non la frammentazione dell'area euro;

la stessa Francia deve accettare un reale trasferimento di competenze dal piano nazionale a quello comunitario;

occorre disegnare le grandi linee di un nuovo patto europeo e uscire dalla politica dei piccoli aggiustamenti per arrivare ad un nuovo grande compromesso che dia l'avvio ad una nuova fase della costruzione dell'Europa unita,
impegna il Governo:
in occasione della preparazione e dello svolgimento del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012, a sostenere le seguenti posizioni ed iniziative:

a) porre in essere misure e provvedimenti che delineino una vera unione politica del continente con un ruolo maggiore del Parlamento europeo, con una comune politica fiscale e finanziaria, con obiettivi comuni per lo sviluppo economico, sociale e culturale dell'area monetaria;

b) promuovere azioni concrete per rilanciare gli ideali europei tramite:

1) un sempre maggiore ruolo del Parlamento europeo nelle decisioni dell'Unione europea e nella definizione dei suoi organismi dirigenti;

2) un rafforzamento della collaborazione culturale;

3) una politica comune della difesa europea resa necessaria dalle nuove modalità e sensibilità nella gestione dei conflitti internazionali e dagli inevitabili tagli nei bilanci nazionali di una spesa militare tanto eccessiva quanto inappropriata;

4) il completamento del mercato interno europeo che non è ancora una realtà pienamente operativa;

5) la realizzazione di una vera armonizzazione fiscale dei Paesi dell'Unione europea da perseguire nel prossimo decennio;

6) l'armonizzazione degli istituti in materia di diritto societario e di esercizio dell'impresa, essendo opportuno al riguardo che si promuova il ricorso a cooperazioni rafforzate;

7) una politica comune della mobilità delle persone e l'aggiornamento del cosiddetto acquis di Schengen;

c) promuovere la revisione dell'agenda di Lisbona con la definizione di un programma europeo, pur mantenendo l'impegno al risanamento dei bilanci pubblici, rivolto a:

1) avviare in Europa una trasformazione sociale ed ecologica del modello di sviluppo a partire dal settore energetico e da quello dei trasporti, con istituzione di una nuova catena di creazione di valori nei mercati-pilota del futuro;

2) realizzare investimenti nelle infrastrutture materiali ed immateriali finanziati da obbligazioni europee ed attraverso un rafforzamento del ruolo della Banca europea per gli investimenti;
3) sostenere l'innovazione, la diffusione delle infrastrutture digitali e la ricerca;

4) rilanciare la domanda interna aggregata, in particolare nei Paesi dell'eurozona con bilance commerciali in forte attivo nei confronti degli altri partner europei, mediante spese pubbliche e tramite una politica di ridistribuzione dei redditi che favorisca la domanda privata;

d) valutare modi e tempi per una modifica del mandato della Banca centrale europea, dandogli prerogative simili a quelle delle più importanti banche centrali mondiali, per consentirle di concedere prestiti agli Stati nazionali e/o per acquistare titoli di Stato direttamente sul mercato primario, prevedendo un suo ruolo di prestatore di ultima istanza;

e) promuovere criteri di valutazione che consentano di distinguere nel computo, ai fini della determinazione dei parametri per il rispetto dei trattati europei, di alcune fattispecie di investimenti pubblici nazionali concordati in sede europea, e di rafforzare il peso di fattori nazionali rilevanti, tra i quali l'ammontare del debito del settore privato, del risparmio delle famiglie e dell'andamento del ciclo economico;

f) sostenere la costituzione di un fondo europeo di redenzione per la parte degli stock dei debiti accumulati nel passato superiore al 60 per cento del prodotto interno lordo di ogni singolo Paese dell'eurozona, emettendo obbligazioni europee garantite da tutti gli Stati membri;

g) prevedere in tempi rapidi l'Unione bancaria dell'area euro che si articoli in: una vigilanza unitaria europea sul settore del credito; un fondo europeo di garanzia dei depositi; un'autorità europea per la liquidazione degli istituti di credito insolventi;

h) sostenere la proposta dell'istituzione di una tassa sulle transazioni finanziarie (compravendita di titoli, azioni, obbligazioni, valute e di ogni altro prodotto finanziario) valida innanzitutto per tutti i Paesi dell'eurogruppo, prendendo a riferimento un'aliquota tra lo 0,1 e lo 0,5 per cento del valore scambiato, in modo che i Paesi europei abbiano a disposizione risorse aggiuntive per raggiungere gli obiettivi di sviluppo citati;

i) valutare l'opportunità dell'istituzione di un'agenzia di rating europea che, nel rispetto delle regole imposte dall'Unione europea, tratti in modo trasparente le metodologie di valutazione, rivolgendo, altresì, a tale organismo la valutazione dei debiti sovrani, nonché implementare con più incisività sul piano giuridico il concetto di responsabilità per le conseguenze delle valutazioni errate delle stesse agenzie di rating oggi esistenti;

l) proporre modalità opportune di riforma delle regole della finanza che operi introducendo trasparenza, limitando i conflitti di interesse e gli accumuli di potere eccessivo, risolvendo il problema degli istituti «too big to fail», regolando meglio le banche e gli altri operatori (speculativi e non), valutando l'abolizione di alcuni strumenti finanziari (come alcuni derivati over the counter), adottando regole che separino l'attività delle banche di credito ordinario da quella delle banche d'investimento e ponendo in essere qualsiasi altra azione necessaria a ricondurre l'operato dei mercati nell'alveo del pubblico interesse e del bene comune.

(1-01095) «Donadi, Di Pietro, Borghesi, Evangelisti, Barbato, Cimadoro, Di Giuseppe, Di Stanislao, Favia, Aniello Formisano, Messina, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Rota, Zazzera».