ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01075

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 650 del 14/06/2012
Abbinamenti
Atto 1/01065 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01076 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01088 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01089 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01092 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01095 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01096 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01097 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01098 abbinato in data 27/06/2012
Atto 6/00111 abbinato in data 27/06/2012
Atto 1/01101 abbinato in data 27/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: FRANCESCHINI DARIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 13/06/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
VENTURA MICHELE PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
LETTA ENRICO PARTITO DEMOCRATICO 26/06/2012
MARAN ALESSANDRO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
VILLECCO CALIPARI ROSA MARIA PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
AMICI SESA PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
BOCCIA FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
LENZI DONATA PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
QUARTIANI ERMINIO ANGELO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
GIACHETTI ROBERTO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
ROSATO ETTORE PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
TEMPESTINI FRANCESCO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
FLUVI ALBERTO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012
BARETTA PIER PAOLO PARTITO DEMOCRATICO 13/06/2012


Stato iter:
27/06/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 26/06/2012
Resoconto GOZI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 26/06/2012
Resoconto NICCO ROBERTO ROLANDO MISTO-MINORANZE LINGUISTICHE
Resoconto DELLA VEDOVA BENEDETTO FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Resoconto MAGGIONI MARCO LEGA NORD PADANIA
Resoconto GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO
Resoconto LETTA ENRICO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto FRATTINI FRANCO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
INTERVENTO GOVERNO 26/06/2012
Resoconto MONTI MARIO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
Fasi iter:

APPOSIZIONE NUOVE FIRME IL 26/06/2012

ATTO MODIFICATO IL 26/06/2012

DISCUSSIONE IL 26/06/2012

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 26/06/2012

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 27/06/2012

RITIRATO IL 27/06/2012

CONCLUSO IL 27/06/2012

Atto Camera

Mozione 1-01075
presentata da
DARIO FRANCESCHINI
testo di
giovedì 14 giugno 2012, seduta n.650

La Camera,

premesso che:


l'attuale crisi economica, sociale e politica che colpisce l'Unione europea e, in particolare, i Paesi della zona euro, rappresenta certamente la più grave dai trattati di Roma. Durante questa crisi, l'Unione europea ha reagito molto lentamente, spesso in ritardo, a volte con sottovalutazione e non si è dimostrata capace di articolare una visione e una risposta politica adeguata. In assenza di una netta svolta, a partire dal vertice europeo del 28-29 giugno 2012, si potrebbe assistere alla fine dello stesso progetto europeo, con catastrofiche conseguenze: impoverimento dei cittadini, instabilità politica e sociale e il rischio di una conflittualità che, più volte in passato, ha devastato l'intero continente;

la durezza della crisi è avvertita in quasi tutti i Paesi, ma non vi è dubbio che la drammatica situazione sociale ed economica in Grecia e le crescenti difficoltà del sistema bancario della Spagna, con possibili effetti negativi sul resto della zona euro, sono oggi al centro delle preoccupazioni dell'Italia;

di fronte a ritardi ed esitazioni incomprensibili e a dichiarazioni irresponsabili, che adombrano la possibile fuoriuscita della Grecia dall'euro e ne sottovalutano le imprevedibili ripercussioni negative per l'intera Unione europea, occorre ribadire: l'assoluta necessità di evitare la fuoriuscita della Grecia dall'eurozona; l'esigenza, politica ed economica, di dimostrare piena solidarietà ad Atene; l'urgenza di gestire efficacemente una crisi economica e finanziaria che rimane di portata contenuta rispetto all'entità complessiva del prodotto interno lordo europeo;

occorre, quindi, sottolineare con forza che non esistono opzioni alternative al sostegno della Grecia e ai piani di salvataggio dello stato ellenico, se si vogliono evitare le ripercussioni immediate sugli altri Paesi della zona euro - ivi inclusa l'Italia ma anche la stessa Germania - che sarebbero, ad uno ad uno, attaccati dalla speculazione, soprattutto a causa dell'attuale debolezza politica dell'Europa e degli squilibri strutturali dell'Unione economica e monetaria;

per questo motivo si ritiene che la cura decisiva alla malattia europea consista nella capacità di rilanciare con coraggio la visione federalista di un'Europa unita, unica possibilità di ritrovare insieme, in un'unione più ampia e federale, quella sovranità condivisa che i singoli Stati nazionali hanno ormai perso, di fatto, nell'epoca della globalizzazione, e che la soluzione venga dalla volontà di denunciare, ridurre e progressivamente annullare i costi della cosiddetta «non-Europa», realizzando istituzioni europee con vera legittimazione democratica e capacità di governo, riformando i trattati e rilanciando il processo costituente e politico;

si devono, in particolare, correggere gli squilibri del progetto iniziale dell'Unione economica e monetaria e completare e aggiornare il Trattato di Lisbona, superando le sue insufficienze per andare al di là del puro e semplice coordinamento fra Stati membri che appare sempre più inadeguato;

d'altra parte, l'opacità e la debolezza politica dell'Unione europea, largamente basata sulla rappresentanza indiretta dei Governi nazionali e su una Commissione europea non legittimata dal voto popolare, apparentemente lontana dai suoi cittadini, alimenta populismi, estremismi e demagogie neo-nazionaliste e provoca crescenti reazioni di rigetto da parte delle sue popolazioni;

la debolezza politica, l'assenza di legittimazione democratica reale e la crisi di fiducia tra l'Unione europea e i cittadini rimangono poi un ostacolo, oggi insormontabile, per avanzare in settori vitali quali la sicurezza interna ed esterna, l'immigrazione, la politica energetica ed industriale, la ricerca e l'innovazione, la mobilità dei giovani, la politica estera e la difesa comune, e per definire nuove politiche economiche, fiscali e sociali comuni; in assenza di un mutamento delle strategie a livello europeo - e se tale scenario dovesse prolungarsi - l'Unione europea non potrebbe più disporre dei mezzi per resistere alle tendenze centrifughe ed alla crescita dei populismi;

in questo spirito appare urgente ed indispensabile un segnale forte rivolto dal Parlamento europeo alle opinioni pubbliche ed alle istituzioni nazionali ed europee, eventualmente attraverso una sessione straordinaria chiamata a fissare gli elementi essenziali di un progetto costituente, del metodo e dell'agenda per realizzarlo;

in questo senso, occorre che l'Italia accetti la sfida posta dalle recenti dichiarazioni della Cancelliera Merkel e di altri esponenti del Governo tedesco, che collegano ogni meccanismo di solidarietà a livello europeo e di mutualizzazione del debito a un aumento della cessione di sovranità dei singoli Stati in campo fiscale e politico, ribadendo la propria disponibilità a compiere subito, senza alcun indugio, passi decisivi verso una sempre maggiore integrazione e verso un'Unione federale;

in tale contesto, si attende con molto interesse di conoscere i risultati del lavoro affidato ai presidenti della Commissione europea, José Manuel Barroso, del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, della Banca centrale europea, Mario Draghi, e del presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, che dovranno presentare proposte innovative per una maggiore integrazione politica, economica e fiscale in vista del vertice europeo del 28-29 giugno 2012;

se la risposta politica è quella decisiva per rafforzare in modo concreto l'Unione europea e per rilanciare il progetto europeo, nell'immediato è assolutamente urgente trovare una via di uscita comune da una crisi economica e sociale, causa di crescente povertà e ingiustizia sociale in gran parte del continente;

la perdurante situazione di instabilità dei mercati finanziari, le incertezze sulle prospettive dell'economia europea e sullo stato della crisi, riconfermate dagli ultimi rapporti della Banca centrale europea e della Commissione europea, rendono ancora necessaria la politica di stabilità, qualificazione e razionalizzazione delle spese, in particolare per Stati come l'Italia;

la credibilità del risanamento dei conti pubblici, la maggiore omogeneità tra i debiti sovrani dei membri dell'eurozona, nonché il perseguimento di equilibri di bilancio sostenibili sono, in effetti, elementi molto importanti per far uscire l'eurozona dalla crisi attuale, ridare fiducia nel potenziale di crescita dell'economia europea, garantire solidità all'euro e credibilità al progetto europeo;

tuttavia, è oramai opinione condivisa che la sola politica di stabilità non sia sufficiente per rilanciare l'economia europea e che, anzi, spinta oltre un limite ragionevole, comporti effetti recessivi che deprimono l'economia, aumentano il disagio sociale e rendono impossibile il raggiungimento degli stessi obiettivi di risanamento;

anche all'ultimo vertice del G8 i Capi di Stato e di Governo hanno affermato che «l'imperativo è creare crescita e occupazione» e che «saranno intrapresi tutti i passi necessari per rafforzare le nostre economie e combattere le tensioni finanziarie», aggiungendo che «servono riforme e investimenti appropriati in istruzione e infrastrutture»;

vanno in questo senso anche le più recenti prese di posizione del presidente della Banca centrale europea Mario Draghi, che ha affermato che «la crescita deve tornare al centro dell'agenda» e del presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, il quale ha ribadito come occorra affiancare all'austerità una strategia europea per l'occupazione e la crescita attraverso riforme e investimenti mirati, anche se l'azione di proposta della Commissione europea non si è tradotta in proposte adeguate, in particolare nel settore delle politiche con conseguenze finanziarie pluriennali;

per quanto riguarda l'azione italiana, si deve ribadire quanto affermato nelle premesse della risoluzione n. 6-00109 di accompagnamento all'ultimo Documento di economia e finanza, vale a dire che: «la priorità dell'azione del Governo e del Parlamento non può essere, da questo momento in avanti, che la crescita dell'economia nazionale, attraverso il rafforzamento della produttività totale dei fattori di sistema, da perseguire con assoluta determinazione sia a livello interno che dell'Unione europea, sensibilizzando i nostri partner e tenendo conto delle indicazioni che provengono anche dalle più influenti organizzazioni internazionali», realizzando quelle azioni volte a promuovere la competitività e la crescita indicate nel nuovo piano nazionale di riforma: l'apertura dei mercati, la promozione del merito, la tutela dei consumatori, il potenziamento delle infrastrutture digitali e di trasporto, il miglioramento del servizio giustizia, il sostegno allo start up delle nuove imprese e alla internazionalizzazione;

occorre ribadire poi, sul piano europeo, che il vincolo a correggere eccessivi e perduranti squilibri nel quadro macroeconomico generale dei singoli Paesi deve valere non solo per il risanamento richiesto ai Paesi in deficit di bilancio, ma anche per quelli in avanzo strutturale, come la Germania; Paesi che devono sviluppare un'azione di politica economica attiva volta a stimolare l'aumento della loro domanda interna, ottenendo, quindi, un riequilibrio della bilancia commerciale, anche tollerando una dinamica dei salari e dei prezzi in controllato incremento;

la crisi greca, infatti, ha messo in luce questi squilibri strutturali creando una crisi di fiducia nella sostenibilità dei debiti pubblici, provocando un repentino aumento dei tassi di interesse e un circolo vizioso che, in assenza di importanti surplus di bilancio, ha portato il debito pubblico ad autoalimentarsi;

ogni Paese ha così dovuto adottare rigorosi piani di salvataggio, accompagnati e sostenuti dall'immissione di liquidità decisa dalla Banca centrale europea, ma la mancanza di un vero coordinamento ed i piani di salvataggio adottati volta per volta, ad hoc, non hanno permesso di conciliare le esigenze del rigore finanziario e della crescita economica, mentre i tagli alle spese hanno colpito soprattutto le spese sociali e gli investimenti; i Paesi più indebitati rischiano così di soffrire di una crescita molto debole per molti anni, con conseguente aggravarsi del peso dei loro debiti e delle tensioni sociali;

di recente, l'Unione europea ha deciso un intervento senza precedenti a favore della Spagna, mettendo a disposizione fino a 100 miliardi di euro del Fondo europeo di stabilità finanziaria (cosiddetto fondo salva Stati) per sostenere le banche spagnole in difficoltà, con l'impegno del Governo spagnolo di riformare e risanare il settore finanziario iberico sulla base di un piano che la Spagna dovrà presentare alle istituzioni comunitarie; in parallelo, la Banca centrale europea ha messo a disposizione del sistema bancario della zona euro liquidità illimitate sino al 15 ottobre 2013; anche questi interventi, necessari e che i firmatari del presente atto di indirizzo sostengono convintamente, hanno comunque dimostrato la necessità di creare una vera vigilanza europea e un sistema di assicurazione europea dei depositi bancari della zona euro, per rafforzare l'efficacia dell'azione delle istituzioni comunitarie, prevenire ulteriori crisi e rafforzare l'unione monetaria contro gli attacchi speculativi;

il clima politico mutato in Europa, maggiormente attento ai pericoli di una recessione provocata da politiche fiscali troppo restrittive e favorevole ad azioni più coraggiose sul piano del sostegno alla crescita, è stato ulteriormente rafforzato dalla vittoria in Francia del presidente François Hollande, il quale, nei suoi primi incontri con la Cancelliera tedesca Angela Merkel e al vertice del G8, ha inteso portare avanti alcune proposte che rappresentano primi importanti passi in avanti: project bond, potenziamento delle capacità di investimento della Banca europea per gli investimenti, tassa sulle transazioni finanziarie, uso dei fondi strutturali rimasti inutilizzati ed eurobond;

peraltro, innegabilmente tra le cause della crisi finanziaria vi è l'azione della speculazione internazionale che non ha ancora trovato una regolamentazione stringente e adeguata, nonostante la Banca dei regolamenti internazionali (Bri) nel suo rapporto abbia ancora sottolineato con preoccupazione come l'utilizzo dei derivati negoziati su mercati non regolamentati (OtC) sia oramai ripreso con intensità crescente, raggiungendo il valore nozionale di 650 mila miliardi di dollari (nove volte e mezzo il prodotto interno lordo del mondo), aspetto del tutto inaccettabile alla luce del fatto che già due anni fa il rapporto La Rosière, in Europa, così come il Dodd-Frank Act negli Stati Uniti nel 2010, avevano per tempo evidenziato l'esigenza di porre sotto controllo il mercato degli OtC, imponendo la contrattazione attraverso stanze di compensazione opportunamente capitalizzate e con meccanismi di margine;

sembra, pertanto, non rinviabile la necessità di definire accordi a livello europeo e mondiale al fine di porre restrizioni sui credit default swap sovrani, evitando il rischio che il mercato dei derivati negoziati, al di fuori dei mercati regolamentati, anticipi e forzi lo spread sovrano per trarne profitto, esaltando il rischio endogeno e quello sistemico;

in coerenza con gli impegni assunti dall'Italia e nella consapevolezza della delicata situazione del suo debito pubblico, il Parlamento ha già avviato l'iter di esame ed approvazione del cosiddetto trattato sul «fiscal compact», così come di quello istitutivo del meccanismo europeo di stabilità, prevedendo scambi ufficiali di visite tra i relatori dei provvedimenti della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e gli omologhi relatori al Bundestag e Bundesrat; la regolare ratifica dei due trattati va, infatti, considerata come un ulteriore esempio di affidabilità del Paese e può dare un più forte impulso ed una maggiore credibilità agli sforzi del Governo per ottenere - dagli altri partner e, in particolare, dalla Germania - un accordo sugli strumenti di crescita, stabilità e mutualizzazione del debito che il Governo richiede in sede europea;

tutti questi temi saranno affrontati al Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012, occasione nella quale i Capi di Stato e di Governo europeo dovranno necessariamente definire un'azione chiara e incisiva di sostegno alla crescita europea, individuando gli strumenti, le priorità e le disponibilità economiche per dare contenuto ad una nuova strategia, un growth compact che affianchi e completi il «fiscal compact», e prendendo alcune prime decisioni immediatamente operative,
impegna il Governo:
a ribadire la necessità della costruzione dell'Europa politica e federale, rilanciando la discussione sul futuro dell'Europa con tutti i Paesi disponibili, promuovendo, a termine, la convocazione di una convenzione per la riforma dei trattati e il riavvio del processo costituente, interrotto nel 2005;

a promuovere in questo spirito una dichiarazione dell'insieme dei Governi che hanno firmato il cosiddetto «fiscal compact», o di una maggioranza di essi, che riaffermi il ruolo democratico del Parlamento europeo in collaborazione con i Parlamenti nazionali, cogliendo l'occasione del sessantesimo anniversario della nascita dell'Assemblea della Comunità europea del carbone e dell'acciaio il 10 settembre 1952, e che si impegni a rilanciare il processo di integrazione politica;

a proporre un percorso a tappe che preveda la realizzazione, nei tempi più rapidi possibili, dell'unione bancaria e dell'unione fiscale in vista del riavvio del processo costituente nel giugno del 2014; ad avviare, in particolare, una discussione sui poteri, le finalità e le funzioni della Banca centrale europea che, anche attraverso una modifica dei trattati, valuti l'opportunità di conferirle un mandato più ampio di quello attuale e la doti di prerogative simili a quelle delle maggiori banche centrali mondiali, inclusi i poteri di vigilanza bancaria e l'effettivo potere di controllo e verifica dell'effettiva destinazione, all'economia reale e alle imprese, dei prestiti della stessa Banca centrale europea al sistema bancario;

a sostenere le proposte per la creazione di una effettiva ed unitaria vigilanza europea sul settore creditizio e bancario, così come è stabilito dalla proposta legislativa, adottata dalla Commissione europea il 6 giugno 2012, relativa ad un quadro di nuovi strumenti comunitari per il risanamento delle banche e per la risoluzione delle crisi bancarie, volti ad assicurare la possibilità per le autorità di intervenire «preventivamente», in fase di «allerta precoce» e, infine, con il salvataggio delle funzioni essenziali della banca, senza che i costi della ristrutturazione e della risoluzione ricadano sui contribuenti piuttosto che sui proprietari e sui creditori della banca stessa;

a sostenere ogni iniziativa necessaria ad accelerare la regolamentazione europea dei mercati creditizi e finanziari, quale elemento indispensabile per il superamento della crisi dei debiti sovrani, ponendosi, tra l'altro, gli obiettivi di restringere l'utilizzo di strumenti derivati negoziati in mercati non regolamentati (OtC), di adeguare la capitalizzazione delle banche alla reale entità delle perdite subite e di rafforzare il quadro regolamentare sulle agenzie di rating;

a sostenere, a livello europeo, una politica di investimenti finalizzati allo sviluppo dell'impresa e dell'occupazione allo scopo di ridurre il differenziale di competitività tra Paesi europei, prevedendo il finanziamento di tale politica attraverso l'emissione di project bond, l'aumento del capitale della Banca europea per gli investimenti e della sua capacità operativa per investire in progetti di avvenire e rilanciare una vera crescita;

a valutare l'opportunità di sostenere la proposta del Parlamento europeo di creare un redemption fund, composto dalla parte del debito di ogni Stato membro eccedente il 60 per cento da trasferire in un periodo di 5 anni, gestito dalla Commissione europea, per lo stock di debito accumulato, e le soluzioni tecniche contenute nel Libro verde della Commissione europea, quanto alle future emissioni di debito, per l'effettiva mutualizzazione, almeno parziale, dei debiti sovrani, con particolare riferimento agli eurobond, nonché ad approfondire le più recenti ipotesi dei cosiddetti eurobill, anche considerando la possibilità di combinare le diverse opzioni per permettere una loro rapida attuazione;

considerata la pesante recessione in corso nel nostro Paese, a negoziare con la Commissione europea le soluzioni più opportune relative alla valutazione da attribuire alle spese per investimento nel computo dei saldi di finanza pubblica a partire dal 2012;

a rilanciare con forza l'idea di portare «il mercato comune alla successiva fase di sviluppo», perseguendo le iniziative indicate nella lettera dei 12 Primi Ministri a Herman Van Rompuy e José Manuel Barroso, del 20 febbraio 2012, dando particolare rilievo all'apertura del settore dei servizi, al mercato unico digitale e a quello dell'energia, all'area europea della ricerca e al sostegno delle piccole e medie imprese e delle micro-imprese;

a rilanciare, altresì, il tema dell'Europa sociale, chiedendo di avviare azioni in questo campo per la mobilità dei lavoratori, i nuovi programmi di apprendistato, l'aumento degli scambi e della mobilità tra studenti, stagisti e apprendisti.

(1-01075) «Franceschini, Gozi, Letta, Ventura, Maran, Villecco Calipari, Amici, Boccia, Lenzi, Quartiani, Giachetti, Rosato, Tempestini, Fluvi, Baretta».