ATTO CAMERA

MOZIONE 1/00569

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 440 del 25/02/2011
Abbinamenti
Atto 1/00510 abbinato in data 08/03/2011
Atto 1/00571 abbinato in data 08/03/2011
Atto 1/00572 abbinato in data 08/03/2011
Atto 1/00573 abbinato in data 08/03/2011
Atto 1/00574 abbinato in data 08/03/2011
Atto 1/00575 abbinato in data 08/03/2011
Atto 1/00576 abbinato in data 08/03/2011
Atto 6/00069 abbinato in data 08/03/2011
Atto 1/00584 abbinato in data 08/03/2011
Firmatari
Primo firmatario: LIBE' MAURO
Gruppo: UNIONE DI CENTRO
Data firma: 25/02/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
TASSONE MARIO UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
MEREU ANTONIO UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
SCANDEREBECH DEODATO UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
DIONISI ARMANDO UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
MONDELLO GABRIELLA UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
GALLETTI GIAN LUCA UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
COMPAGNON ANGELO UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
CICCANTI AMEDEO UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
NARO GIUSEPPE UNIONE DI CENTRO 25/02/2011
VOLONTE' LUCA UNIONE DI CENTRO 25/02/2011


Stato iter:
08/03/2011
Partecipanti allo svolgimento/discussione
ILLUSTRAZIONE 28/02/2011
Resoconto OCCHIUTO ROBERTO UNIONE DI CENTRO
 
INTERVENTO PARLAMENTARE 28/02/2011
Resoconto VICO LUDOVICO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto MELIS GUIDO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto OLIVERIO NICODEMO NAZZARENO PARTITO DEMOCRATICO
Resoconto TORTOLI ROBERTO POPOLO DELLA LIBERTA'
 
DICHIARAZIONE GOVERNO 28/02/2011
Resoconto VICECONTE GUIDO SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (ISTRUZIONE, UNIVERSITA' E RICERCA)
Fasi iter:

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 28/02/2011

DISCUSSIONE IL 28/02/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 28/02/2011

RINVIO AD ALTRA SEDUTA IL 01/03/2011

DISCUSSIONE CONGIUNTA IL 08/03/2011

RITIRATO IL 08/03/2011

CONCLUSO IL 08/03/2011

Atto Camera

Mozione 1-00569
presentata da
MAURO LIBE'
testo di
venerdì 25 febbraio 2011, seduta n.440

La Camera,

premesso che:

la difesa del territorio rappresenta un interesse prioritario sia per il corretto ed equilibrato sviluppo ambientale del Paese, che per le conseguenze non trascurabili dovute a eventi ambientali dannosi;

la tutela dell'ambiente è stata riconosciuta come principio immanente all'ordinamento sia dalla Corte costituzionale che dalla Corte di cassazione. La Corte costituzionale, in particolare, rinviene un ancoraggio costituzionale alla tutela dell'ambiente nel sistema normativo che emerge dal secondo comma dell'articolo 9 della Costituzione, secondo cui la Repubblica «tutela il paesaggio», e dalla disciplina contenuta nell'articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo e della collettività. La stessa Carta fondamentale, all'articolo 117, secondo comma, lettera s), nel riservare alla competenza legislativa esclusiva dello Stato la materia della «tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali», riconosce esplicitamente la valenza costituzionale di tali beni;

attualmente i siti inquinati di interesse nazionale sono 57 e comprendono aree contaminate con elevati rischi sanitari ed ambientali, nelle quali l'impatto socio-economico causato dall'inquinamento è molto rilevante; i siti inquinati di interesse nazionale comprendono aree a terra e aree a mare per un'estensione di 700 mila ettari, corrispondenti al 3 per cento del territorio nazionale, e sono distribuiti sul territorio nazionale come segue: Centro-Nord, 34 siti; Sud, 20 siti. All'interno dei siti inquinati di interesse nazionale sono presenti tremila soggetti privati, proprietari delle aree, tra cui le più importanti realtà industriali italiane ed estere in campo chimico e petrolifero;

con riferimento agli ultimi provvedimenti legislativi di natura finanziaria per il 2011, lo stanziamento complessivo di competenza iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare per il 2011 ammonta a 513,9 milioni di euro. Rispetto al dato assestato si registra, quindi, una diminuzione di ben 232,7 milioni di euro (con una riduzione pari al 31,2 per cento). La missione a cui sono assegnate la gran parte delle risorse a disposizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è la missione 18 (391,2 milioni per sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente), che, però, registra una diminuzione di 212,9 milioni di euro (pari al 35,2 per cento). In particolare, la dotazione di competenza del programma 18.12 (Tutela e conservazione del territorio e delle risorse idriche, trattamento e smaltimento rifiuti, bonifiche) risulta pari a 164,3 milioni di euro, con una riduzione di 81,1 milioni di euro (pari al 33 per cento);

gli ultimi provvedimenti legislativi in materia di siti inquinati di interesse nazionale hanno introdotto una procedura alternativa di risoluzione stragiudiziale del contenzioso relativo alle procedure di rimborso delle spese di bonifica e ripristino di aree contaminate e al risarcimento del danno ambientale; tale norma è stata resa necessaria dalla diffusione dei fenomeni di inquinamento ambientale e dal frequente ed inconcludente contenzioso che sorge in merito alle procedure di rimborso per le spese di bonifica, ripristino e risarcimento del danno; le norme attribuiscono al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la facoltà di predisporre uno schema di contratto per la stipula di una o più transazioni globali, con una o più imprese interessate, pubbliche o private, in ordine alla spettanza e alla quantificazione degli oneri di bonifica e di ripristino, nonché del danno ambientale di cui all'articolo 300 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e degli altri eventuali danni di cui lo Stato o altri enti pubblici territoriali possano richiedere il risarcimento;

dal 2001, con il decreto ministeriale n. 468 del 18 settembre 2001, «Regolamento recante: Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale», l'area di Crotone-Cassano-Cerchiara è stata inclusa nell'elenco dei siti di bonifica di interesse nazionale, per un'area di circa 530 ettari a terra e 1.452 ettari a mare, perimetrata nel 2002 e comprendente: due complessi industriali della Pertusola Sud e dell'ex Montedison, la discarica comunale di Tufolo, la fascia costiera a ridosso della zona industriale ed i comuni di Cassano allo Jonio e Cerchiara Calabria;

tale area è interessata da fenomeni di inquinamento ambientale profondi, sia derivanti direttamente dalle attività industriali delle fabbriche Pertusola Sud e Montedison, di proprietà del gruppo Syndial-Eni, sia connessi allo smaltimento dei relativi rifiuti in discariche abusive e a mare;

la necessità di interventi di risanamento ambientale è dovuta alla contaminazione da metalli pesanti (principalmente cadmio, piombo, mercurio, zinco e arsenico) e materiali cancerogeni, nel suolo e sottosuolo, nelle acque sotterranee e nei sedimenti marini; le scorie tossiche hanno, infatti, prodotto gravissime ripercussioni sull'ecosistema delle aree vicine al sito industriale, con l'interessamento di falde acquifere, area marina e terreni circonvicini, destinati prevalentemente alla produzione agricola; da uno studio commissionato dalla provincia di Crotone al Consorzio per le tecnologie biomediche avanzate e indagini diagnostiche dell'Università della Calabria è emersa una grave compromissione della falda acquifera, con penetrazione di zinco, cadmio, rame e metalli pesanti dall'area industriale fino a 12 chilometri dal perimetro esterno;

la dispersione di tali materiali tossici nell'ambiente ha conseguenze devastanti sulla salute umana: essi possono avere effetti cancerogeni, neurologici, provocare danni al sistema respiratorio e cardiovascolare e influenzare negativamente lo sviluppo del sistema nervoso;

già nel 2001 il «Rapporto annuale su salute e ambiente in Italia» dell'Organizzazione mondiale della sanità aveva sottolineato l'aumento della mortalità nel territorio di Crotone per patologie respiratorie, tumori polmonari e carcinomi alla laringe, tanto da determinare un eccesso di mortalità totale intorno al 10 per cento;

nell'area del crotonese le problematiche legate all'inquinamento ambientale non sono limitate alle aree della ex Pertusola Sud e Montedison; risultano, infatti, inquinati molti altri siti, come, ad esempio, l'area della Fosfotec, che è interessata da inquinanti di natura radioattiva, e della Sidis, della Mosmodec, nonché di altri impianti;

la critica situazione ambientale in cui versa il territorio del crotonese è nota da almeno un decennio. Infatti, già nel 1997, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 settembre 1997, è stato dichiarato, relativamente a tale area, lo stato di emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti. Da allora si sono succedute varie ordinanze, con le quali sono stati attribuiti ai diversi commissari i necessari poteri straordinari, volti a garantire gli interventi dovuti per smaltire detti rifiuti speciali e pericolosi, per approntare la bonifica ed il risanamento ambientale dei suoli e dei sedimenti inquinati, dei siti industriali e delle falde, nonché le operazioni a tutela delle acque superficiali e sotterranee e dei cicli di depurazione;

all'inizio del mese di ottobre 2009, con il ritrovamento del relitto di un mercantile carico di fusti sospetti allargo di Cetraro (Cosenza), è tornata di attualità la vicenda delle cosiddette «navi dei veleni»;

oltre ai tanti relitti sui fondali italiani risalenti ad incidenti legati, soprattutto, alle vicende della prima e della seconda guerra mondiale, sono numerose le navi che risulterebbero affondate tra gli anni '80 e '90 cariche di rifiuti tossici e radioattivi e che compaiono nelle inchieste svolte dalle procure interessate e quasi tutte le regioni costiere del nostro Paese potrebbero essere compromesse;

il tema dei relitti di navi presenti nei fondali delle nostre coste e contenenti materiali velenosi non è, però, l'unica preoccupazione che dovrebbe interessarci: vi sono, infatti, altre questioni analoghe, che, pur non essendovi una dimostrazione certa che siano collegate con le cosiddette «navi a perdere», preoccupano per l'impatto sanitario e ambientale che hanno determinato, soprattutto, in Calabria;

tali questioni riguardano la presenza di discariche abusive contenenti materiale altamente pericoloso o, addirittura, radioattivo presenti in determinati luoghi della regione;

altre aree contaminate presenti in Italia, in maniera particolare in Campania, in Sicilia e anche in tante regioni del Nord, rappresentano una seria minaccia per l'ambiente e la salute;

con la delibera del Consiglio dei ministri del 30 novembre 1990 veniva istituita l'area ad elevato rischio di crisi ambientale del Sulcis-Iglesiente, comprendente i comuni di Portoscuro, Gonnesa, Carbonia, S. Antioco e San Giovanni Suergiu;

con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile 1993 è stato approvato il piano di disinquinamento, al fine di attivare un sistema di risanamento territoriale, con particolare riferimento alle fasce circostanti l'area di Portoscuro, Portovesme e Gonnesa, a seguito dei risultati sui livelli di contaminazione da metalli pesanti effettuati dall'azienda sanitaria su tali territori;

la giunta regionale sarda, con la deliberazione n. 6/56 del 2003, ha dichiarato il territorio del Sulcis-Iglesiente «area ad elevato rischio di crisi ambientale» con validità quinquennale, che risulta attualmente non reiterata;

il piano di disinquinamento prevedeva circa 115 interventi, dei quali 55 industriali e 60 a titolarità pubblica, per i quali dal 1995 fino al 2004 lo Stato ha erogato alla regione circa 69 milioni di euro, a fronte di un fabbisogno effettivo di oltre 104 milioni di euro;

allo stato attuale risulterebbero finanziati all'incirca la metà degli interventi previsti attraverso i provvedimenti assunti dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dalla giunta regionale; inoltre, rimangono ancora da trasferire da parte dello Stato finanziamenti che ammontano a circa 40 milioni di euro;

ad oggi non risultano ancora completate dopo svariati decenni le operazioni di bonifica e messa in sicurezza del territorio circostante l'ex sito minerario di Balangero, in provincia di Torino, che nel passato si contraddistingueva per essere il sito di estrazione d'amianto più grande d'Europa e ancora oggi è considerato pericolosissimo per la presenza di materiali tossici altamente nocivi;

ad oggi risulta essere a rilento il processo di recupero ambientale delle aree adibite a discarica;

nell'ottica di una completa e corretta gestione del ciclo dei rifiuti, costituisce elemento imprescindibile l'attenzione al rispetto degli aspetti socio-ambientali e di tutela delle popolazioni che vivono nei comuni dove vengono insediate le discariche;

occorre non solo salvaguardare il patrimonio ambientale e paesaggistico presente nei perimetri dei siti inquinati di interesse nazionale, ma anche adottare tutte le misure necessarie alla tutela della salute umana e preservare e rilanciare il patrimonio di grandi, medie e piccole imprese presenti su questi territori;

è necessario un impegno convinto delle istituzioni per inventariare i siti e procedere alla bonifica, dove sia possibile, o ad ogni modo per metterli in sicurezza. Si tratterebbe, in particolare, di un'operazione congiunta tra Governo, regioni e sistema degli enti locali, in collaborazione con enti tecnici preposti, al fine di censire le situazioni incriminate e, successivamente, intervenire per il loro ripristino ambientale;

esiste l'esigenza di un monitoraggio sui siti di tutti i naufragi sospetti (individuati con la collaborazione della magistratura), con le coste e le aree limitrofe, al fine di accertare l'esistenza di carichi nocivi nei relitti e provvedere immediatamente a porre in essere gli eventuali interventi di messa in sicurezza e bonifica che si rendessero necessari;

è necessario inquadrare tale attività di monitoraggio in una più ampia strategia di lotta alle ecomafie, rafforzando il coordinamento tra diverse forze operanti nell'attività di contrasto ai reati ambientali;

tale operazione di monitoraggio, di eventuale recupero dei relitti e di messa in sicurezza e bonifica delle aree ha costi elevati, che possono essere sostenuti solo attraverso un intervento straordinario del Governo, volto a far luce in modo definitivo sul fenomeno, fornendo alle popolazioni rassicurazioni sulle effettive condizioni del mare, sugli eventuali pericoli per la salute pubblica e sugli interventi effettuati e programmati;

appare necessario avviare una piena e profonda riconversione dei territori compromessi da elevati livelli di inquinamento industriale, nel rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile e dell'ambiente, attraverso l'impegno di tutti gli enti interessati e, soprattutto, mediante l'erogazione delle risorse residue previste per gli interventi di risanamento,

impegna il Governo:

a procedere in tempi rapidi alla definizione del processo di bonifica, risanamento ambientale e messa in sicurezza dei siti di interesse nazionale, anche individuando specifici impegni di risorse da destinare, inoltre, al rilancio del tessuto industriale ed economico presente sul territorio;

ad adottare nel più breve tempo possibile misure volte a realizzare un'accelerazione nell'esecuzione dei progetti di bonifica ambientale dei territori sedi di discarica e la previsione di piani di compensazione a favore dei cittadini residenti;

ad individuare maggiori risorse per finanziare il piano di intervento di bonifica dei siti di interesse nazionale individuati sul territorio, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006 e del successivo decreto legislativo correttivo n. 4 del 2008;

a trasmettere alle Camere una relazione dettagliata che dia riscontro delle risorse complessivamente investite dagli operatori economici pubblici e privati e dei risultati raggiunti relativamente ai processi di bonifica o risanamento ambientale dei siti contaminati di interesse nazionale;

ad eseguire un'azione di rilevamento e di verifica sul territorio italiano di siti inquinati analoghi a quelli interessati dalla vicenda delle «navi dei veleni» e a procedere alla formulazione di un'intesa con le regioni e con gli enti locali interessati, in collaborazione con gli organismi tecnici preposti, finalizzata alla loro bonifica e messa in sicurezza;

ad avviare un ampio programma di monitoraggio dei siti di tutti i naufragi sospetti (individuati con la collaborazione della magistratura e, in particolare, della direzione nazionale antimafia), con le coste e le aree limitrofe, al fine di accertare l'esistenza di carichi nocivi nei relitti e provvedere immediatamente a porre in essere gli eventuali interventi di messa in sicurezza e bonifica che si rendessero necessari;

ad inquadrare tale attività di monitoraggio in una strategia di lotta alle ecomafie che assicuri il coordinamento tra le diverse forze operanti nell'attività di contrasto ai reati ambientali, contribuendo a porre in piena luce i rapporti con le organizzazioni criminali;

ad individuare con la massima urgenza le procedure e le risorse adeguate per favorire l'immediata rimozione di ogni rischio per la salute dei cittadini della provincia di Crotone, nonché a procedere alla completa bonifica dei siti inquinati, al ripristino dell'intera area compromessa e alla riparazione dei gravi danni inferti alla popolazione residente nelle aree contaminate e all'ambiente;

a destinare le risorse al completamento dei programmi di interventi di risanamento, bonifica e ripristino ambientale, al fine di eliminare le fonti di inquinamento e le sostanze inquinanti nell'area del Sulcis Iglesiente;

a completare i programmi di intervento di risanamento, bonifica e ripristino ambientale nell'ex miniera di Balangero, in provincia di Torino;

a prevedere idonee forme di concertazione nello svolgimento dei processi regolatori dei contenziosi riguardanti le bonifiche dei siti di interesse nazionale e ad adottare le opportune iniziative, anche normative, dirette a garantire l'effettivo coinvolgimento delle regioni e degli enti locali interessati.

(1-00569)
«Libè, Tassone, Occhiuto, Mereu, Scanderebech, Dionisi, Mondello, Galletti, Compagnon, Ciccanti, Naro, Volontè».