CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 29 ottobre 2012
727.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Lunedì 29 ottobre 2012. — Presidenza del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 18.15.

Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio nazionale.
C. 5419, approvato dalla 7a Commissione permanente del Senato.

(Parere alla VII Commissione).
(Riesame e conclusione – Parere favorevole con osservazione).

  La Commissione inizia il riesame del provvedimento in oggetto, richiesto dalla VII Commissione.

  Alberto GIORGETTI (PdL), relatore, fa presente che, la proposta di legge in esame, approvata in prima lettura dalla 7a Commissione permanente del Senato, reca disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio internazionale e si compone di tre articoli. In particolare, rileva che l'articolo 2 prevede l'assegnazione di un contributo di 1 milione di euro a decorrere dal 2013, a favore di ciascuno dei seguenti enti: Fondazione Rossini Opera Festival, Fondazione Festival dei due Mondi, Fondazione Ravenna Manifestazioni e Fondazione Festival Pucciniano Torre del Lago. L'articolo 3 dispone che al predetto onere, pari a 4 milioni di euro a decorrere dal 2013, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011, n. 75. Al Pag. 5riguardo, rileva, in primo luogo, l'opportunità di acquisire una conferma da parte del Governo in merito alla disponibilità delle risorse di cui si prevede l'utilizzo e alla possibilità di destinarle alle finalità del presente provvedimento senza pregiudicare gli interventi previsti a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse. Osserva, inoltre, che le risorse di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011 sono destinate ad integrare il Fondo unico per lo spettacolo con riferimento ai relativi capitoli sia di parte corrente che di conto capitale. Pertanto, sul piano formale, ritiene che sarebbe più opportuno specificare, nella clausola di copertura di cui all'articolo 3, che per le finalità in esame siano utilizzate le risorse del Fondo unico per lo spettacolo destinate alle spese di parte corrente. Considerato, tuttavia, che il provvedimento è in seconda lettura alla Camera, sottolinea che potrebbe ritenersi sufficiente precisare nel parere da rendere alla Commissione di merito che per le finalità in esame, nell'ambito dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011, deve farsi riferimento alle risorse di parte corrente.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO conferma la disponibilità delle risorse di cui si prevede l'utilizzo e alla possibilità di destinarle alle finalità del presente provvedimento senza pregiudicare gli interventi previsti a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse e ritiene che si possa procedere all'ulteriore corso del provvedimento.

  Alberto GIORGETTI (PdL), relatore, formula la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione,
   riesaminato il progetto di legge C. 5419, approvato dalla 7a Commissione permanente del Senato, recante disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio nazionale;
   preso atto degli ulteriori chiarimenti forniti dal Governo, secondo il quale:
    pur in mancanza, al comma 1 dell'articolo 3, di una previsione che stabilisca esplicitamente che nell'utilizzo del Fondo unico per lo spettacolo – come incrementato dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011 – debba farsi riferimento alle risorse di parte corrente, si può comunque considerare implicito tale riferimento;
    nel dare attuazione al provvedimento saranno utilizzati esclusivamente i capitoli di parte corrente del Fondo unico per lo spettacolo, come incrementati dall'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34;
   alla luce di tali chiarimenti, può ritenersi non necessaria la condizione contenuta nel parere espresso dalla Commissione bilancio nella seduta del 25 ottobre 2012;

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente osservazione:
  valuti la Commissione di merito l'opportunità di escludere, per il futuro, deroghe alle procedure previste a legislazione vigente per la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo attraverso la destinazione di fondi a specifiche finalità».

  Massimo POLLEDRI (LNP) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore, sottolineando come i temi oggetto del provvedimento non sono particolarmente urgenti. Rileva altresì come sa singolare richiamare l'opportunità di escludere, per il futuro, deroghe alle procedure previste a legislazione vigente per la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo attraverso la destinazione di fondi a specifiche finalità, rinunciando ad intervenire sul provvedimento in esame.

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  Rolando NANNICINI (PD) chiede al relatore di specificare meglio le ragioni per le quali la condizione espressa nel parere reso nella seduta del 25 ottobre possa essere superata.

  Alberto GIORGETTI (PdL), relatore, rileva che la stessa Ragioneria generale dello Stato ha fornito i necessari chiarimenti, come indicato nella proposta di parere formulata.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore, conseguentemente revocando il parere espresso in data 25 ottobre 2012.

  La seduta termina alle 18.25.

SEDE REFERENTE

  Lunedì 29 ottobre 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 18.30.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013).
C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015.
C. 5535 Governo.

(Seguito esame congiunto e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta di mercoledì 25 ottobre scorso.

  Rolando NANNICINI (PD) ritiene che nell'esame del disegno di legge di stabilità si debbano valutare con particolare attenzione gli effetti di riequilibrio derivanti dalle diverse disposizioni sulla finanza degli enti territoriali e dello Stato. Ritiene, infatti, che, al di là delle dichiarazioni rilasciate ai mezzi di comunicazione, la manovra comporti un'ulteriore riduzione di risorse a carico degli enti territoriali, che mette a rischio il mantenimento del livello dei servizi assicurati a livello decentrato. Nell'analisi degli effetti complessivi del disegno di legge di stabilità, ritiene che ci si debba concentrare, non tanto sulle variazioni del saldo netto da finanziare, quanto piuttosto sull'andamento del fabbisogno e dell'indebitamento medio. A questo proposito, sottolinea come il Governo abbia utilizzato in modo pressoché integrale i margini indicati nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza per il 2012, prevedendo nel 2013 un peggioramento della previsione tendenziale riferita all'indebitamento netto di quasi 2,9 miliardi di euro in termini di indebitamento e di oltre 3 miliardi di euro in termini di fabbisogno. Analizzando l'articolazione degli interventi previsti dal disegno di legge, osserva come il maggiore contributo in termini di riduzione delle spese correnti sia assicurato dagli enti territoriali, che riducono la propria spesa di 2,2 miliardi di euro in ciascun anno del triennio 2013-2015, mentre le riduzioni di spesa in materia sanitaria ammontano a 600 milioni di euro nel 2013 e dalla razionalizzazione della spesa degli enti previdenziali si otterrebbe un risparmio pari a 300 milioni di euro. Rileva come, a fronte di tale contrazione della spesa, che si realizza essenzialmente a livello territoriale, gli utilizzi siano riferibili in sostanza al solo ambito del bilancio dello Stato. Chiede, quindi, ai relatori ed al rappresentante del Governo se non fosse preferibile utilizzare in modo diverso le maggiori disponibilità rivenienti dai risparmi di spesa corrente e dai margini di peggioramento dell'indebitamento previsti nella Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, ripartendo in modo più equo tra lo Stato e gli enti territoriali le risorse esistenti, anche al fine di far fronte ai ritardi nei pagamenti delle forniture. Quanto ai singoli interventi finanziati a valere sulle risorse disponibili, osserva come ben 500 milioni di euro nel Pag. 72013, 900 milioni di euro negli anni 2014 e 2015 e 950 milioni di euro a decorrere dall'anno 2016 siano destinati al fondo per il pagamento dei canoni di locazione degli immobili conferiti dallo Stato a uno o più fondi immobiliari, ritenendo che si debba approfondire la valutazione circa gli effetti delle operazioni di dismissione immobiliare. Ritiene, invece, ampiamente condivisibili lo stanziamento di risorse destinate, al trasporto pubblico locale e agli investimenti nel settore stradale, ferroviario e ambientale, mentre reputa che dovrebbe considerarsi con maggiore attenzione il complesso delle misure di riduzione del prelievo fiscale contenute nell'articolo 12. Sottolinea, comunque, che una parte essenziale degli interventi di riequilibrio operati a livello centrale è finanziata attraverso le riduzioni di spesa imposte agli enti territoriali ed invita, pertanto, a considerare quali siano i residui margini per una politica di investimento da parte degli enti locali. Osserva, infatti, come, quando fu prevista l'introduzione del patto di stabilità interno, si decise di fissare un limite per gli interessi passivi pari al 4 per cento del totale delle entrate correnti, considerando che la norma di carattere generale prevedeva un limite dell'8 per cento. A suo avviso, un'eccessiva limitazione della spesa per interessi determina di fatto una contrazione della spesa in conto capitale, che lascia sostanzialmente intatta la spesa corrente. Un tale effetto è assolutamente incongruo, dal momento che la contrazione della spesa per investimenti comporta l'affievolimento di uno dei pochi strumenti a disposizione delle amministrazioni pubbliche per generare e sostenere la crescita. Su un piano generale, osserva che la disciplina del patto di stabilità interno assume come parametro di riferimento la spesa sostenuta in esercizi precedenti, che non necessariamente è significativa per valutare la situazione finanziaria di un ente locale e ha finito per determinare un sostanziale blocco delle disponibilità di cassa dei comuni e delle province, quantificabile, per i primi, in circa 7 miliardi di euro e, per le seconde, in circa 2,5 miliardi di euro. Nel complesso, la disciplina del patto di stabilità interno favorisce un progressivo rinvio dei pagamenti, facilitando la creazione delle condizioni per il dissesto degli enti locali. Auspica, quindi, che nell'esame dell'ultimo disegno di legge di stabilità di questa legislatura si colga l'occasione per dare un segnale di cambiamento su questi temi, mostrando maggiore attenzione alle esigenze degli enti territoriali. Per quanto riguarda, infine, le misure in materia tributaria, osserva come la riduzione delle due aliquote inferiori dell'imposta sul reddito delle persone fisiche determini, nel complesso, un beneficio piuttosto ridotto per i titolari dei redditi più bassi e ritiene, pertanto, che dovrebbero valutarsi soluzioni alternative che, a parità di oneri, assicurino benefici maggiori. Per quanto attiene, invece, alla sterilizzazione dell'aumento dell'IVA, ritiene necessario un ragionamento più ampio sulla disciplina dell'imposta sul valore aggiunto, che consideri anche la ripartizione dei beni e dei servizi tra le diverse aliquote, sempre salvaguardando i saldi individuati dal Governo, che, comunque, già scontano un peggioramento rispetto alla legislazione vigente di circa 2,9 miliardi di euro. Ritiene, tuttavia, che le scelte di riequilibrio compiute nell'ambito della finanza pubblica non possano essere sostenute attraverso dichiarazioni di carattere propagandistico, come quelle che hanno seguito il parere della Commissione parlamentare per le questioni regionali sul decreto-legge n. 174 del 2012. A suo avviso, infatti, non si può ascrivere alla volontà di non intervenire sui costi della politica la denuncia degli evidenti limiti di costituzionalità dell'impianto dei controlli previsti dal citato decreto-legge n. 174 del 2012. Segnala, infatti, che le disposizioni dell'articolo 2 di tale decreto in materia di riduzione dei costi della politica possono senz'altro essere migliorate e rafforzate, ma non si può pensare di istituire un controllo preventivo di legittimità a tappeto da parte della Corte dei conti sugli atti delle regioni, anche considerando che le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti dispongono di un numero assai Pag. 8ridotto di magistrati da dedicare a tali nuove funzioni.

  Renato CAMBURSANO (Misto) preliminarmente sottolinea come i risultati delle elezioni regionali in Sicilia impongano a tutte le forze politiche una riflessione sulla situazione del paese. In proposito, richiama l'intervento svolto dal relatore Baretta che ha ricordato la tensione sociale presente nel paese che in Sicilia si è tradotta in un astensionismo superiore al 50 per cento. Osserva come il calo del potere d'acquisto incida particolarmente sulle famiglie a basso reddito e su coloro che sono ai margini del mercato del lavoro come i cosiddetti esodati e i precari. Sottolinea come non sia più sostenibile avere tassi di disoccupazione giovanile superiori al 30 per cento in molte regioni italiane, con significative differenze tra il nord e il sud. Rileva come la situazione sia potenzialmente esplosiva e come la politica si trovi di fronte ad un passaggio difficile. In proposito, considera positivamente l'avvio del programma di dismissione di immobili pubblici, che potrà consentire una riduzione del debito pubblico, nonché l'aver perseverato nell'impegno a conseguire l'equilibrio strutturale di bilancio. Osserva come si debba svolgere una riflessione anche sulle migliori modalità per utilizzare l'avanzo primario, che le politiche accorte del Governo hanno consentito di realizzare, ed in particolare se esso debba ad essere destinato esclusivamente all'abbattimento del debito pubblico, ovvero possa essere investito per altre impellenti esigenze. Evidenzia come le dichiarazioni politiche che si sono registrate nello scorso fine settimana fanno prevedere l'apertura di una lunga campagna elettorale ed in proposito ricorda il recente intervento del Capo dello Stato che ha richiamato tutti sulla necessità di mantenere la rotta del rigore al fine di non disperdere i risultati fin qui conseguiti. Richiama quindi l'intervento del relatore Brunetta che ha sottolineato la necessità di affrontare le sfide del futuro con una forte attenzione verso la crescita, l'equilibrio di bilancio e l'equità nella redistribuzione del reddito. Ricorda che lo stesso onorevole Brunetta ha sottolineato gli effetti depressivi di una politica incentrata esclusivamente sul rigore, ma in proposito osserva come le tensioni sui mercati internazionali costringano l'Italia a mantenere il rigore nei propri conti pubblici. Rileva come il peggioramento dei saldi di bilancio sia sostanzialmente dovuto dalla dinamica della spesa primaria e di quella per interessi che hanno limitato gli effetti positivi sul gettito nelle manovre adottate. Ricorda come l'ISTAT, richiamando l'ultimo World economic outlook del Fondo monetario internazionale, abbia evidenziato gli effetti recessivi delle manovre adottate negli ultimi due anni. Osserva tuttavia come sia proprio questo il passaggio stretto che la politica è chiamata ad attraversare in questa fase. Evidenzia quindi come si sia assistito ad uno strappo effettuato da un'altra Commissione, che ha inteso risolvere la questione dei cosiddetti esodati individuando una copertura, quale l'introduzione di un contributo di solidarietà del 3 per cento sui redditi superiori ai 150 mila euro, che non può essere considerata sufficiente rispetto ai maggiori oneri recati dalla proposta. Sottolinea quindi la necessità di avviare riforme strutturali e in particolare la riforma fiscale, dichiarando in proposito di condividere le proposte dell'onorevole Baretta che suggeriva di lasciare inalterata l'aliquota IVA attualmente prevista al 10 per cento e di incidere eventualmente solo su quella attualmente prevista al 20 per cento. Ritiene quindi sbagliata la previsione di una modifica retroattiva al regime delle detrazioni e delle deduzioni fiscali, nonché l'abbassamento a 3.000 euro del tetto previsto per le medesime agevolazioni, sottolineando come tali disposizioni, insieme alla proposta manovra sull'IVA, finirebbero per vanificare la positiva riduzione delle aliquote IRPEF. Auspica quindi un confronto serrato con il Governo al fine di poter introdurre i necessari correttivi al disegno di legge in esame con particolare riferimento alla questione dei tagli nel settore della sanità, delle autonomie locali e della scuola, evidenziando Pag. 9in proposito come sia necessario salvaguardare la qualità dell'insegnamento. Si riserva infine di presentare proposte emendative per contribuire al miglioramento del testo.

  Massimo POLLEDRI (LNP) dichiara preliminarmente la forte contrarietà della Lega rispetto al disegno di legge in discussione e rileva come tale giudizio sia sostanzialmente condiviso dai soggetti che hanno partecipato all'attività conoscitiva appena conclusa e, a suo avviso, dagli stessi relatori. In proposito, osserva come, tuttavia, allorché rilievi critici sul testo provengono dal PD essi sono considerati come contributi costruttivi, mentre se essi provengono dal PdL essi sono considerati lesivi dell'interesse nazionale. Ritiene che ciò dimostri la progressiva perdita di sovranità e l'esautorazione del ruolo del Parlamento rispetto ai processi decisionali, fenomeno coerente con la sottoposizione dei bilanci degli stessi partiti a controlli esterni. Rileva come tuttavia la politica non stia dando i risultati attesi dal paese e, al contrario, abbia prodotto un aumento della tassazione particolarmente elevato, a fronte di una diminuzione del prodotto interno lordo, senza essere stata effettivamente in grado di incidere sull'andamento dei differenziali dei tassi di interesse dei nostri titoli di stato rispetto ai corrispondenti titoli tedeschi. Osserva come l'attuale disegno di legge di stabilità ricordi, a suo avviso, i peggiori disegni di legge finanziaria del passato, essendo privo di anima e di equità, determinando uno strozzamento del nord. Ricorda come tutti i soggetti intervenuti, compresi i relatori, si siano lamentati del complesso delle disposizioni fiscali recate dalla manovra in esame, dei cui effetti sono state tuttavia date letture molto diverse, mentre dal Governo dei tecnici si sarebbe aspettato qualcosa di più preciso. In particolare, ricorda che il Ministro Grilli ha affermato come la manovra avrebbe effetti positivi sul 99 per cento dei contribuenti, mentre la Corte dei conti ne ha evidenziato gli effetti negativi per i cosiddetti incapienti e per i soggetti con redditi inferiori ai 15.000 euro all'anno, cioè per la maggioranza dei contribuenti. Con particolare riferimento a tali categorie di persone, evidenzia come, al contrario, esse subiranno gli effetti negativi causati dall'aumento delle aliquote dell'IVA. Sottolinea inoltre come le richiamate disposizioni fiscali non tengano adeguatamente conto dei carichi familiari e anzi producano uno svantaggio proprio per le famiglie più numerose che vedranno ridotta la possibilità di detrarre talune spese per i figli, come ad esempio quelle per l'istruzione, e, contemporaneamente, saranno penalizzate dall'aumento dell'IVA sui propri consumi. Fa presente che il suo Gruppo si riserva di proporre proposte emendative volte a rimodulare le aliquote IRPEF in ragione dei carichi familiari. Osserva come la manovra in esame si componga per il 63 per cento di maggiori entrate e solo per il restante 37 per cento di minori spese che sono però concentrate nei tagli che interessano la sanità, da cui sono tuttavia escluse, di fatto, regioni come la Campania e la Liguria in situazioni di dissesto, e gli enti locali. Evidenzia inoltre come nessun Governo politico avrebbe mai proposto la tassazione delle pensioni di guerra o di quelle concesse per gli invalidi civili, che rappresentano il giusto risarcimento che lo Stato riconosce a fronte di una perdita dolorosa e che non superano le poche centinaia di euro. Osserva inoltre come la manovra proposta dal Governo abbia ulteriormente ridotto la spesa in conto capitale, consentendo tuttavia un incremento di quella corrente del 5 per cento, con un netto peggioramento rispetto alla situazione già critica che si registrava in precedenza. Parimenti ritiene che la manovra produrrà pesanti effetti recessivi nel settore dell'edilizia e, pur giudicando positivamente gli investimenti infrastrutturali per la realizzazione del MOSE, stigmatizza i ritardi per la realizzazione dell'alta velocità nella tratta Torino-Lione. Sottolinea quindi come sia paradossale che il Governo prosegua una politica depressiva, mentre anche il Fondo monetario internazionale ha richiamato la necessità di un'azione più espansiva. In proposito, ritiene che, pur non potendosi Pag. 10probabilmente immaginare nell'attuale fase una riduzione significativa della pressione fiscale, sia necessaria una forte riduzione della spesa pubblica con una incisiva manovra sul pubblico impiego. Stigmatizza quindi l'assenza di ogni richiamo all'attuazione del federalismo fiscale, malgrado i continui riferimenti alla necessità di introdurre i costi standard, che avrebbe introdotto importanti elementi di moralizzazione della spesa pubblica. Ritiene che le manovre sull'IVA e sull'IRPEF non siano altro che un modo per dimostrare una volontà di cambiamento senza tuttavia innovare nulla di sostanziale, mentre si introducono vere proprie stangate a carico dei giovani che hanno contratto mutui per l'acquisto della prima casa con la retroattività dei nuovi limiti per le detrazioni e deduzioni fiscali. Con riferimento quindi alla cosiddetta tobin tax, osserva come non si sia mai voluta fare una vera diagnosi perché la cura non sarebbe convenuta ad alcuni paesi europei e a talune istituzioni finanziarie. In proposito, ricorda di aver stigmatizzato, nel corso dell'attività conoscitiva svoltasi sul disegno di legge in esame, la concessione di oltre 4 miliardi di euro al Monte dei Paschi di Siena senza aver preteso alcuna voce in capitolo nella gestione e nella razionalizzazione delle spese della medesima banca. Ritiene quindi necessario un segnale politico sulla questione e auspica un confronto approfondito sulla manovra in esame.

  Renato BRUNETTA (PdL), relatore, fa presente di aver messo a disposizione della Commissione una nota riassuntiva, predisposta con l'ausilio degli uffici, che reca una sintesi delle posizioni espresse dai soggetti auditi nel corso dell'indagine conoscitiva preliminare sui documenti di bilancio relativi al triennio 2013.2015 (vedi allegato). Intende in primo luogo rilevare il differente atteggiamento mostrato dal Governo nei confronti di recenti dichiarazioni di Pierluigi Bersani e di Silvio Berlusconi. Ricorda infatti come, la scorsa settimana, quando il segretario del partito democratico ha dichiarato che non avrebbe votato la legge di stabilità se la stessa non fosse stata modificata in modo significativo, nessuno ha osservato che così affondava l'Italia o che stava tradendo la parola dato e il Governo si è limitato a manifestare la propria disponibilità al confronto. Osserva invece che quando, nei giorni scorsi, Silvio Berlusconi ha avanzato forti critiche alla legge di stabilità e ha dichiarato che avrebbe anche potuto togliere la fiducia al Governo, nessuna manifestazione di apertura è venuta da Governo. Rileva al riguardo come, quando a taluni viene consentito ciò che ad altri è negato, venga meno l'affidabilità delle dichiarazioni istituzionali. Ricorda inoltre come il presidente di Confindustria abbia di recente osservato che numerose aziende stanno soffrendo e forse morendo di fisco, rilevando come occorra offrire una sponda alle imprese e riequilibrare interessi e bisogni al fine di assicurare la stabilità.
  Illustra quindi sinteticamente i risultati del Governo Monti, osservando come l'Italia sia in recessione e, secondo i dati ISTAT, mentre il PIL cresceva un anno fa dell'1 per cento oggi decresce del 2,6 per cento. Inoltre, secondo la Banca d'Italia, con il Governo Monti la pressione fiscale è aumentata di quasi 2,5 per cento, mentre Eurostat attesta che il debito pubblico ha raggiunto il 126,1 per cento del Pil mentre un anno era al 121,7 per cento. Osserva quindi come in un anno, secondo l'ISTAT, la disoccupazione è aumentata dall'8,4 per cento al 10,7 per cento, l'inflazione dal 3 per cento al 3,2 per cento e la produzione industriale che prima cresceva del 4,8 per cento, adesso si riduce del 5,2 per cento. Passando ad esaminare le conseguenze derivanti dall'introduzione dell'IMU, ricorda che, secondo l'Osservatorio Censis- Abi, la nuova imposta ha comportato una contrazione media del 20 per cento del valore del patrimonio immobiliare e, a giudizio dell'Istat, ha causato una riduzione della produzione nel settore delle costruzioni dell'8,9 per cento, mentre secondo i dati dell'Agenzia del territorio ha determinato un crollo delle compravendite di immobili del 24,9 per cento. Osserva poi come l'IMU abbia ulteriormente aumentato Pag. 11la tassazione sugli immobili, già ai massimi livelli nelle classifiche dei Paesi OCSE. Rileva quindi come la riforma delle pensioni abbia creato il problema degli esodati e stia producendo più costi che benefici, mentre la riforma del mercato del lavoro ha fatto impennare al 34,5 per cento la disoccupazione giovanile, a causa del mancato rinnovo dei contratti a termine. Osserva altresì come lo spread continui a comportarsi in maniera erratica e il rendimento medio dei Bond decennali sia risultato più elevato di un punto percentuale nei dieci mesi del Governo Monti rispetto ai dieci mesi precedenti del Governo Berlusconi. Rileva poi che, se si circoscrive il confronto agli ultimi sei mesi, nonostante le traversie del Governo Berlusconi, il rendimento dei titoli di Stato decennali risulta comunque più alto dello 0,5 per cento con il Governo Monti. Osserva come, da ultimo, la legge di stabilità per il 2013 rischi di far aumentare ulteriormente l'inflazione dello 0,8 per cento con l'incremento delle aliquote IVA, rompa il patto con i cittadini contribuenti prevedendo la retroattività dei nuovi limiti a deduzioni e detrazioni, rischi di aumentare ulteriormente la pressione fiscale. Segnala inoltre come l'introduzione della Tobin-tax possa determinare una sensibile riduzione delle transazioni, a fronte di un gettito ufficialmente stimato in poco più di un miliardo e rischi di penalizzare il ricorso al capitale di rischio rispetto all'indebitamento, laddove il rafforzamento patrimoniale delle imprese è uno degli obiettivi prioritari per lo sviluppo della competitività.
  Dopo aver rilevato come i dati da lui richiamati evidenziano come l'Italia sia immersa in una profonda crisi e preda della recessione senza prospettive di crescita, dichiara di aver riflettuto insieme al correlatore, l'on. Baretta, sui modi per cambiare in profondità la legge di stabilità per il 2013 con il consenso delle forse di maggioranza. Al riguardo, ritiene in primo luogo che non vada presa in considerazione l'aumento delle aliquote IVA al fine di evitare un aumento dell'inflazione e debba inoltre essere esclusa la retroattività del nuovo regime delle deduzioni e delle detrazioni in violazione dello Statuto del contribuente. Rileva inoltre come la Tobin-tax rischi di diventare un boomerang e vada anch'essa rivista. Dichiara quindi che la sua parte politica considera necessaria una profonda revisione della legge di stabilità e un'inversione di rotta della politica economica in modo da consentire di perseguire congiuntamente la crescita e il consolidamento fiscale. A tal fine considera necessario promuovere la riduzione della pressione fiscale e attaccare con decisione il debito pubblico. Ritiene, peraltro, che la riduzione dell'IRPEF vada realizzata concentrandosi sul cuneo fiscale, come del resto richiesto dal mondo del lavoro nel suo complesso. In particolare, osserva come la riduzione della tassazione sul lavoro dipendente dovrebbe essere finalizzata ad accrescere la produttività. La sua parte politica ritiene inoltre necessaria la costituzione di due fondi, il primo volto a ridurre la pressione fiscale sulle famiglie e l'altro, alimentato attraverso l'eliminazione delle cattive agevolazioni in favore delle imprese, a consentire una parallela riduzione dell'IRAP. In tal modo si potrà dare un segnale forte in favore delle crescita e della produttività, alleggerendo la pressione fiscale nei confronti delle famiglie e delle imprese. Ritiene, infine, che dal disegno di legge di stabilità andranno espunte tutte quelle disposizione che mettono inutilmente le dita negli occhi alle famiglie e alle imprese.

  Pier Paolo BARETTA (PD), relatore per il disegno di legge di stabilità, con riferimento a quanto evidenziato dal collega Brunetta, ritiene che non si possa ravvisare alcuno sbilanciamento del Governo in favore del Partito democratico, ricordando come molti interventi, quali l'introduzione di una imposizione patrimoniale o una più forte spinta nella direzione delle liberalizzazioni, non siano stati adottati in questi mesi non certo per una resistenza della sua parte politica. Quanto al disegno di legge di stabilità, ribadisce la necessità di un suo profondo cambiamento, osservando Pag. 12tuttavia che, come evidenziato dal segretario del suo partito, l'Italia non può permettersi un Vietnam e, pertanto, non è ipotizzabile il ricorso all'esercizio provvisorio. Ritiene, pertanto, che nell'attuale situazione si debba in primo luogo puntare a un miglioramento del disegno di legge di stabilità e procedere quindi alla sua approvazione, per poi compiere le scelte sul futuro politico. Quanto all'esame preliminare del disegno di legge di stabilità, evidenzia che si è svolto un dibattito assai interessante, nel quale molti degli intervenuti hanno apprezzato, talvolta con accenti ironici, la volontà manifestata dai relatori di imprimere un profondo cambiamento al provvedimento presentato dal Governo. In questa ottica, registra con favore la disponibilità del Governo ad avviare un dialogo teso ad individuare possibili modifiche al testo presentato in Parlamento ed auspica che l'incontro che si svolgerà nei prossimi giorni con il ministro dell'economia e delle finanze consenta di raggiungere risultati tangibili. Ritiene, tuttavia, doveroso sottolineare che proprio l'ampiezza della discussione avviatasi impone il raggiungimento di precisi risultati al termine dell'esame parlamentare. A tal fine, giudica in primo luogo necessaria una puntuale individuazione delle priorità di intervento da perseguire, sottolineando come non sia possibile affidare al dibattito sul disegno di legge di stabilità il compito di fornire una soluzione a tutte le esigenze emerse nel corso degli ultimi mesi nel dibattito pubblico e nella discussione politica. È evidente, a suo avviso, la necessità di fare delle scelte, che dovranno essere compiute a partire dalle prossime ore. L'ulteriore condizione per il raggiungimento di risultati concreti al termine dell'esame parlamentare è rappresentata dall'individuazione di punti fermi nella discussione, in quanto in un passaggio particolarmente delicato sul piano economico e su quello politico non vi sono le condizioni per una continua riapertura delle discussioni sul quadro di riferimento generale degli interventi da compiere. Per quanto attiene, poi, alle specifiche direttrici di intervento che aveva indicato sin dalla sua relazione introduttiva, osserva in primo luogo come la partita delle misure in materia fiscale sia estremamente complessa. In proposito, sottolinea come il Governo abbia posto sul tavole la questione della riduzione delle pressione fiscale pur facendo ricorso a strumenti che non ritiene pienamente efficaci, e reputa, pertanto, che si debbano valutare opzioni alternative diverse. A suo giudizio, infatti, l'intervento di riduzione delle aliquote IRPEF rischia di rivelarsi dispersivo mentre potrebbe considerarsi complessivamente più equo una misura di contenimento della pressione fiscale sul lavoro, che potrebbe riguardare i lavoratori e le imprese. Per quanto riguarda, invece, le disposizioni relative all'incremento dell'IVA, osserva come, su un piano generale, sia senza dubbio auspicabile escludere l'aumento previsto, in ragione dei suoi effetti negativi sull'inflazione e sui consumi. Ritiene, tuttavia, che, qualora si dovesse operare un intervento selettivo, non potrebbe non considerarsi il diverso peso economico e sociale dell'aliquota del 10 per cento e di quella del 21 per cento. Per quanto attiene, invece, all'indisposizione in materia di deduzioni e detrazioni, reputa che l'intervento del collega Occhiuto abbia chiarito in modo efficace i termini della questione e che anche l'intervento del collega Polledri abbia evidenziato in modo puntuale le distorsioni che possono realizzarsi in materia di mutui. Sul piano operativo, osserva come il combinato disposto dell'introduzione di una franchigia riferita a ciascuna categoria di spesa e di un tetto complessivo per le detrazioni applicabili determini interazioni assai complesse, che rendono difficile anche una valutazione finanziaria complessiva dell'intervento realizzato. Fa presente, infatti, che, in mancanza dell'intervento sulla franchigia, i risparmi imputabili alla fissazione di un tetto alle detrazioni sarebbero senza dubbio più elevati di quelli quantificati nella relazione tecnica. In questa ottica, ritiene auspicabile che si avvii una discussione approfondita che consenta una complessiva revisione dell'intervento previsto dal disegno di legge Pag. 13presentato dal Governo. Per quanto attiene alle disposizioni volte a conseguire i risparmi di spesa, ribadisce in primo luogo che la legge di stabilità non è la sede per operare una riorganizzazione degli orari di lavoro dei professori, osservando come una revisione degli interventi sugli enti locali nel senso indicato dall'onorevole Nannicini, richiederebbe probabilmente una revisione dei saldi complessivi del provvedimento. Ritiene, tuttavia, che non ci si possa sottrarre ad un intervento sul patto di stabilità interno volto ad allentare i vincoli per gli enti virtuosi, specialmente con riferimento a spese qualitativamente qualificate, come quelle riferite ad interventi di manutenzione straordinaria o investimenti volti a contrastare il dissesto idrogeologico. Con riferimento, poi, alle misure in materia di welfare, sottolinea l'esigenza, del resto condivisa dallo stesso Governo, di dare un preciso segnale in questa sede sulla materia dei cosiddetti lavoratori esodati. In questa ottica, si dichiara favorevole in linea di massima alla costituzione di un fondo, mentre non ritiene che sia importante in questa sede fare riferimento a una specifica tipologia di copertura finanziaria. A suo giudizio, è infatti prioritaria individuazione di una soluzione che stanzi adeguate risorse per un arco temporale definito, che potrebbe limitarsi agli anni 2013 e 2014, con riferimento ad una platea ben precisa di soggetti, eventualmente utilizzando le risorse già stanziate a legislazione vigente, ma non ancora utilizzate. Per quanto attiene alle disposizioni in materia di tassazione di contratti di produttività, ritiene che la formulazione dell'articolo 12, comma 3, presenti evidenti limiti in quanto l'impiego dello stanziamento previsto è condizionato al realizzarsi di un evento che il Parlamento non può determinare, come il raggiungimento di un accordo tra i sindacati e i datori di lavoro. Considerando la rilevanza quantitativa delle risorse stanziate, ritiene che il loro utilizzo non possa essere affidato ad un evento incerto, e pertanto, a suo avviso, potrebbe valutarsi l'introduzione di un meccanismo che, in caso di mancato utilizzo delle risorse stanziate, le destini alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro. Per quanto attiene ad altre questioni puntuali segnalate nel corso dell'esame preliminare, evidenzia che su di esse si potrà intervenire in sede di esame delle proposte emendative, sottolineando come il dibattito fin qui svoltosi abbia comunque consentito la definizione di un preciso quadro di riferimento per il prosieguo dell'esame. Auspica, pertanto, che nei prossimi giorni, pur mantenendo una chiara distinzione di ruoli e di responsabilità politiche, si possa pervenire anche ad un dialogo proficuo con i gruppi dell'opposizione che consenta un miglioramento del disegno di legge di stabilità apprezzabile da tutti i cittadini.

  Renato BRUNETTA (PdL), relatore, ritiene opportuno precisare che il disegno di legge di stabilità per il 2013 non concorre al raggiungimento del pareggio di bilancio in termini strutturali nell'esercizio 2013, in quanto esso risultava garantito già sulla base delle manovre finanziarie adottate dall'attuale esecutivo e da quello che lo ha preceduto. Il disegno di legge di stabilità per il 2013 si pone quindi l'obiettivo di realizzare effetti redistributivi, che a suo avviso dovrebbero essere indirizzati nella direzione dello sviluppo e della crescita economica. A suo giudizio, pertanto, qualora non fosse possibile indirizzare in tale direzione la redistribuzione operata dal disegno di legge, sarebbe di gran lunga preferibile non fare nulla, dal momento che gli obiettivi concordati in sede europea sarebbero comunque raggiunti anche in assenza di una manovra correttiva.

  Amedeo CICCANTI (UdCpTP), relatore, osserva come l'esame della manovra finanziaria ponga in primo luogo una questione di metodo, sottolineando come vi sia l'esigenza di raggiungere una difficile sintesi tra le diverse sensibilità presenti all'interno della maggioranza che sostiene l'attuale Esecutivo. In proposito, a titolo di esempio, ricorda di essere stato relatore sul documento di economia e finanza 2012 e sulla relativa nota di aggiornamento, sottolineando come l'esigenza di pervenire Pag. 14a una soluzione condivisa da tutte le forze politiche abbia portato a plurime riscritture delle risoluzioni approvative di tali documenti programmatici. In questo contesto, sottolinea come nel dibattito si debba tenere in adeguata considerazione il ruolo più incisivo riconosciuto al bilancio nell'ambito della nuova legge di contabilità e finanza pubblica, osservando come, a seguito dell'approvazione della legge n. 196 del 2009 è sempre più vera l'affermazione secondo cui la manovra si realizza più con il disegno di legge di bilancio che con quello di stabilità. In questo senso, manifesta la propria massima attenzione alle istanze emerse nell'ambito dell'esame preliminare, ritenendo che i relatori debbano innanzitutto farsi carico delle esigenze manifestate nel dibattito parlamentare e non farsi portatori delle posizioni politiche dei rispettivi partiti di appartenenza. A suo avviso, i relatori debbono farsi interpreti delle esigenze rappresentate dalla maggioranza della Commissione, al di là delle valutazioni numeriche e del peso dei rispettivi gruppi parlamentari, in quanto, specialmente in una situazione così difficile, occorre credere maggiormente nella politica e non affidarsi ai soli numeri.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO, assicura preliminarmente che il Governo è disponibile a svolgere una valutazione critica del contenuto del disegno di legge di stabilità, pur ritenendo necessario fissare alcuni precisi confini, riferiti in particolare all'esigenza di non modificare i saldi di riferimenti individuati con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. In questa cornice finanziaria si dichiara disponibile a valutare le singole disposizioni, rispetto alle quali ai relatori hanno formulato considerazioni senz'altro interessanti e meritevoli di attenzione, osservando tuttavia come nella valutazione di eventuali opzioni alternative dovrà effettuarsi un'attenta verifica dei costi e dei benefici delle scelte proposte. Assicura, altresì, che il Governo, ed in particolare il Ministero dell'economia e delle finanze, non ha intenzione di operare alcuna distinzione tra le forze politiche che lo sostengono, ma si rivolge all'intera maggioranza, che ha adottato scelte non facili in un contesto economico e finanziario particolarmente difficile. Quanto alle questioni emerse nel corso del dibattito, riservandosi di fornire ulteriori elementi conoscitivi di maggior dettaglio nel prosieguo dell'esame, osserva in primo luogo come le disposizioni dell'articolo 7, comma 2, che ha costituito un Fondo per il pagamento dei canoni di locazioni dal parte dell'amministrazioni pubblica debba leggersi in stretta connessione con l'avvio del processo delle dismissioni immobiliari, che dovrebbe interessare anche alcuni immobili di pregio attualmente sede di uffici pubblici, che necessariamente dovrebbero trovare una diversa collocazione. Per quanto riguarda alle considerazioni dell'onorevole Nannicini riferite ad un possibile peggioramento dei saldi per effetto della manovra, evidenzia che con la legge di stabilità non si è in alcun modo incrementato l'indebitamento ma ci si è limitati a utilizzare l'avanzo di bilancio esistente. Sottolinea, in proposito, come, astrattamente, si sarebbe potuto ipotizzare di destinare tali risorse alla riduzione del debito, ma il Governo ha ritenuto preferibile, nell'attuale congiuntura, restituire le risorse disponibili alla società italiana. Evidenzia, pertanto, come i conti delle amministrazioni pubbliche avrebbero registrato nel 2013 un avanzo in termini strutturali dello 0,2 per cento del prodotto interno lordo, che, con la Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, si è deciso di utilizzare nell'ambito della legge di stabilità, considerando anche i margini concessi dalla normativa europea e dal cosiddetto Fiscal compact, che consentono scostamenti non significati dagli obiettivi, purché inferiori allo 0,5 per cento del prodotto interno lordo. Per quanto riguarda, inoltre, gli interventi in materia fiscale, evidenzia come nel complesso le riduzioni tributarie superino in modo significativo le maggiori entrate: in particolare, fa presente che nell'esercizio 2013 le minori entrate ammontano a 8,7 miliardi di euro, mentre le maggiori entrate Pag. 15ammontano a 6,4 miliardi di euro, nel 2014 la riduzione della pressione fiscale complessiva è di oltre un miliardo di euro e nel 2015 si registra comunque un alleggerimento del carico fiscale di circa 300 milioni di euro. Sul versante della spesa, osserva che le uscite aumentano di 548 milioni di euro nel 2013 mentre diminuiscono nel 2014 e nel 2015. Nell'evidenziare, quindi, come nel complesso non si realizzi una riduzione della spesa, sottolinea come nella sua composizione il Governo si sia mosso nella direzione di una riduzione della spesa corrente, che nel 2013 cala di oltre 1,4 miliardi, e di un incremento della spesa in conto capitale, che nel medesimo esercizio aumenta di 1,75 miliardi di euro. Quanto agli effetti della manovra sul versante fiscale, osserva che essa è suscettibile di determinare benefici, per quanto di entità contenuta, per circa 30,8 milioni di contribuenti, su una platea complessiva di 41,5 milioni, e, pertanto, i contribuenti che otterranno benefici saranno circa il 74,2 per cento del totale. Osserva come l'analisi sugli effetti positivi della manovra sul versante delle entrate sia sostanzialmente condivisa anche dalla Banca d'Italia, che ha evidenziato come per un lavoratore dipendente con un a retribuzione pari a quella media, si realizzerebbe una riduzione della pressione fiscale dello 0,8 o dello 0,9 per cento rispetto alla sua retribuzione, e dall'ISTAT, che ha indicato come la riduzione di imposta media per famiglia sia pari a circa 240 euro e che vi sarebbe un beneficio medio di 340 euro annui per il 77,7 per cento delle famiglie e un aggravio di circa 290 euro per il 7,4 per cento delle famiglie, mentre per il rimanente 14,9 per cento l'effetto sarebbe sostanzialmente nullo. Per quanto attiene, invece, alle valutazioni della Corte dei conti, evidenzia come le considerazioni circa gli effetti sfavorevoli formulati dalla magistratura contabile siano essenzialmente riconducibili alla circostanza che la Corte dei conti, nell'esaminare le misure in materia di IRPEF, ha valutato anche gli effetti negativi derivanti dall'incremento dell'IVA, che si ripercuote essenzialmente sui soggetti incapienti, che non possono evidentemente beneficiare dell'alleggerimento della pressione fiscale sui redditi e che, pertanto, dovranno essere destinatari di misure di diverso carattere. Per quanto riguarda più specificamente le disposizioni in materia di IVA, sulle quali si è soffermato l'onorevole Marchi, ricorda in primo luogo come il decreto-legge n. 98 del 2011 prevedesse per il 2013 e il 2014 una riduzione della spesa fiscale pari al 5 per cento nel primo anno e del 20 per cento nel secondo, che avrebbe dovuto determinare risparmi quantificati rispettivamente in 4 e 20 miliardi di euro, conseguentemente iscritti negli andamenti tendenziali di finanza pubblica. La disposizione conteneva una specifica previsione in base alla quale, in mancanza di un tempestivo intervento del Parlamento, avrebbe provveduto direttamente il ministero dell'economia e delle finanze con un proprio decreto. Rammenta, inoltre, che il successivo decreto-legge n. 138 del 2011 stabilì che, in alternativa, anche parziale, ai tagli indicati si sarebbe potuta operare una rimodulazione delle aliquote delle imposte indirette, inclusa l'accisa, anticipando di un anno il conseguimento dei risparmi previsti. Segnala, poi, che con il decreto-legge n. 202 del 2011 si ipotizzava un aumento dell'IVA di 2 punti al 1o ottobre 2012 al 31 dicembre 2013 e un ulteriore aumento dello 0,5 per cento a partire dal 2014, così assicurando le entrate di 4 miliardi per il 2013 e spalmando l'ulteriore incremento di 16 miliardi, che doveva scattare nel 2014, in due anni. Fa presente, quindi, che con il decreto-legge n. 95 del 2012 si è scongiurato l'incremento del 2 per cento dell'IVA per il 2012 e si è eliminato l'ulteriore aumento dello 0,5 per cento che doveva operare a decorrere dal 2014, con ciò residuando un incremento dell'IVA di due punto a partire dal 1o luglio 2013. Al termine di questo travagliato percorso, il disegno di legge di stabilità ha stabilito la riduzione di un punto dell'ulteriore aumento dell'IVA previsto a decorrere dal luglio del 2013 e, pertanto, a suo avviso, occorre considerare che l'incremento dell'IVA che si realizzerà non è tanto frutto Pag. 16del provvedimento in discussione, quanto piuttosto il risultato di scelte compiute in passato e inserite negli andamenti tendenziali di finanza pubblica. Da ultimo, per quanto attiene alle disposizioni in materia di deduzioni e detrazioni fiscali, ritiene che sia senz'altro possibile ipotizzare una loro diversa modulazione, osservando tuttavia come anche il meccanismo di applicazione retroattiva, che deroga alle disposizioni contenute nello Statuto dei diritti del contribuente, debba essere analizzato all'interno delle complessive compatibilità finanziarie, dal momento che le maggiori entrate derivanti da tali disposizioni si inseriscono nel meccanismo di compensazione delle minori entrate derivanti dagli interventi sulle aliquote dell'IRPEF e sulla riduzione dell'incremento dell'IVA, che si manifestano già nel 2013. Conclusivamente ribadisce la disponibilità del Governo a valutare tutte le modifiche che verranno proposta nell'ottica di perseguire un miglioramento del testo del provvedimento presentato alle Camere.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, dichiara concluso l'esame preliminare e rinvia il seguito dell'esame congiunto dei provvedimenti ad altra seduta.

  La seduta termina alle 20.25.

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