CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 25 ottobre 2012
726.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

  Giovedì 25 ottobre 2012. — Presidenza del vicepresidente Roberto OCCHIUTO, indi del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 13.45.

Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense.
C. 3900 e abb.-A ed emendamenti.

(Parere all'Assemblea).
(Riesame testo ed emendamenti approvati e conclusione).

  La Commissione inizia il riesame del provvedimento in oggetto, richiesto dalla Presidenza della Camera.

  Roberto OCCHIUTO, presidente, fa presente che l'Assemblea, nella seduta odierna, nel corso dell'esame del disegno di legge C. 3900 e abb.-A, recante nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense, ha approvato l'emendamento Beltrandi 46.3 sul quale la Commissione bilancio, nella seduta del 26 settembre scorso, aveva espresso un parere contrario in quanto le modifiche proposte, prevedendo una prova di preselezione da svolgersi almeno due volte l'anno con la periodicità semestrale dell'esame di stato, determinavano un aumento del numero delle procedure concorsuali con conseguenti maggiori oneri per la finanza pubblica. Ricorda quindi che il provvedimento all'esame dell'Assemblea, all'articolo 68, contiene una clausola di invarianza finanziaria. Rileva che nella seduta del 26 Pag. 37settembre scorso, la Commissione bilancio ha espresso un parere favorevole sul provvedimento, con alcune condizioni volte a rafforzare il profilo dell'invarianza finanziaria. Precisa altresì che, poiché essendo in corso la sessione di bilancio, l'Assemblea, qualora venisse approvato un articolo recante nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, dovrebbe interrompere l'esame del provvedimento. Fa presente che la Presidenza dell'Assemblea, in attuazione di una decisione assunta dalla Conferenza dei Presidenti dei gruppi, ha chiesto pertanto alla Commissione bilancio di valutare se il testo del predetto disegno di legge, come risulta modificato dagli emendamenti approvati sino a questo momento dall'Assemblea, risulti o meno di carattere oneroso. Sul punto ritiene innanzitutto necessario acquisire l'avviso del Governo.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO ribadisce il parere contrario del Governo sulla proposta emendativa approvata dall'Assemblea in quanto suscettibile di determinare maggiori oneri per la finanza pubblica.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, preso atto della posizione espressa dal rappresentante del Governo, comunica la sua intenzione di inviare al Presidente della Camera una lettera volta a rilevare l'onerosità del testo del predetto disegno di legge come modificato dagli emendamenti approvati dall'Assemblea, in coerenza con il parere già espresso dalla Commissione nella richiamata seduta del 26 settembre 2012.

  Amedeo CICCANTI (UdCpTP) rileva l'opportunità di evidenziare come la sussistenza della clausola di invarianza di cui all'articolo 68 non sia di per sé sufficiente a garantire l'assenza di effetti onerosi a seguito dell'approvazione dell'emendamento Beltrandi 46.3.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, osserva che l'effettività della clausola di cui all'articolo 68 del provvedimento in esame risulta inficiata dall'approvazione della richiamata proposta emendativa. Precisa tuttavia come nella lettera che intende inviare al Presidente si limiterebbe a segnalare che la Commissione, all'unanimità, ha convenuto sull'onerosità della disposizione approvata, osservando che le conseguenze procedurali e le eventuali soluzioni tecniche dovranno essere valutate nelle sedi competenti.

  Amedeo CICCANTI (UdCpTP) ribadisce l'opportunità di chiarire espressamente l'inidoneità della clausola di invarianza di cui all'articolo 68, ricordando gli interventi svolti in Aula dagli onorevoli Quartiani e Giachetti, affinché sia chiaro che il provvedimento ha un carattere oneroso e non può essere esaminato durante la sessione di bilancio, salvo accordo unanime in seno alla Conferenza dei presidenti dei Gruppi parlamentari.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, evidenzia che la Commissione è stata investita di un aspetto specifico e solo su questo essa è competente ad esprimersi. Propone quindi alla Commissione di inviare al Presidente della Camera una lettera con i contenuti che ha descritto in precedenza, rilevando come, in tal modo, implicitamente risulterà esclusa la possibilità di invocare la clausola di invarianza nel senso correttamente stigmatizzato dal deputato Ciccanti.

  La Commissione, all'unanimità, concorda.

Disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio nazionale.
C. 5419, approvato dalla 7a Commissione permanente del Senato.
(Parere alla VII Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con condizione e osservazione).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

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  Alberto GIORGETTI (PdL), relatore, fa presente che, la proposta di legge in esame, approvata in prima lettura dalla 7a Commissione permanente del Senato, reca disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio internazionale e si compone di tre articoli. In particolare, rileva che l'articolo 2 prevede l'assegnazione di un contributo di 1 milione di euro a decorrere dal 2013, a favore di ciascuno dei seguenti enti: Fondazione Rossini Opera Festival, Fondazione Festival dei due Mondi, Fondazione Ravenna Manifestazioni e Fondazione Festival Pucciniano Torre del Lago. L'articolo 3 dispone che al predetto onere, pari a 4 milioni di euro a decorrere dal 2013, si provvede mediante corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge 31 marzo 2011, n. 34, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2011, n. 75. Al riguardo, rileva, in primo luogo, l'opportunità di acquisire una conferma da parte del Governo in merito alla disponibilità delle risorse di cui si prevede l'utilizzo e alla possibilità di destinarle alle finalità del presente provvedimento senza pregiudicare gli interventi previsti a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse. Osserva, inoltre, che le risorse di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011 sono destinate ad integrare il Fondo unico per lo spettacolo con riferimento ai relativi capitoli sia di parte corrente che di conto capitale. Pertanto, sul piano formale, ritiene che sarebbe più opportuno specificare, nella clausola di copertura di cui all'articolo 3, che per le finalità in esame siano utilizzate le risorse del Fondo unico per lo spettacolo destinate alle spese di parte corrente. Considerato, tuttavia, che il provvedimento è in seconda lettura alla Camera, sottolinea che potrebbe ritenersi sufficiente precisare nel parere da rendere alla Commissione di merito che per le finalità in esame, nell'ambito dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011, deve farsi riferimento alle risorse di parte corrente. Rileva, infine, l'opportunità di inserire nel parere un'osservazione che inviti la Commissione di merito a valutare l'opportunità di escludere, per il futuro, deroghe alle procedure previste a legislazione vigente per la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo attraverso la destinazione di fondi a specifiche finalità.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO fa presente che, ad avviso del Governo, occorre specificare che per la copertura degli oneri di cui al presente provvedimento vanno utilizzate le risorse di parte corrente relative al Fondo unico per lo spettacolo, come incrementate dall'articolo come integrato dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 75 del 2011.

  Alberto GIORGETTI (PdL), relatore, formula la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione,
   esaminato il progetto di legge C. 5419, approvato dalla 7a Commissione permanente del Senato, recante disposizioni per il sostegno e la valorizzazione dei festival musicali ed operistici italiani di assoluto prestigio nazionale;
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo secondo il quale occorre specificare che per la copertura degli oneri di cui al presente provvedimento siano utilizzate le risorse di parte corrente relative al Fondo unico per lo spettacolo, come incrementate dall'articolo come integrato dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 75 del 2011;
   considerato che i contributi concessi ai sensi dell'articolo 2 del presente provvedimento rivestono natura di spesa di parte corrente e risulta, pertanto, necessario Pag. 39che, ai fini della relativa copertura finanziaria, siano utilizzate risorse aventi la medesima natura;
   rilevato che, dal punto di vista formale, la clausola di copertura di cui al comma 1 dell'articolo 3 dovrebbe più opportunamente fare riferimento alle risorse di parte corrente del Fondo unico per lo spettacolo, come incrementate dall'articolo 1, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 34 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 75 del 2011;
   considerato, tuttavia, che le risorse di cui si prevede l'utilizzo risultano comunque disponibili;

  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione:
   all'articolo 3, comma 1, aggiungere, in fine, le seguenti parole: , con specifico riferimento alle risorse di parte corrente
  e con la seguente osservazione:
   valuti la Commissione di merito l'opportunità di escludere, per il futuro, deroghe alle procedure previste a legislazione vigente per la ripartizione del Fondo unico per lo spettacolo attraverso la destinazione di fondi a specifiche finalità».

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione.
C. 4434-B, approvato dal Senato, modificato dalla Camera e nuovamente modificato del Senato.
(Parere alle Commissioni I e II).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Marina SERENI (PD), relatore, ricorda che il provvedimento, già approvato in prima lettura dal Senato, è stato modificato dalla Camera e nuovamente emendato nel corso dell'esame in terza lettura presso il Senato. Fa presente che esso è stato approvato in terza lettura al Senato, con le modifiche introdotte da un emendamento del Governo interamente sostitutivo del testo e corredato di una relazione tecnica riferita anche a parti non modificate rispetto al testo licenziato dalla Camera dei deputati. In relazione alle modifiche introdotte dal Senato, fa presente di non avere osservazioni dal punto di vista finanziario.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO esprime parere favorevole all'ulteriore corso del provvedimento.

  Marina SERENI (PD), relatore, propone quindi di esprimere parere favorevole sul provvedimento.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 14.05.

SEDE REFERENTE

  Giovedì 25 ottobre 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 14.15.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2013).
C. 5534-bis Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2013 e bilancio pluriennale per il triennio 2013-2015.
C. 5535 Governo.

(Seguito esame congiunto e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta di mercoledì 24 ottobre scorso.

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  Antonio BORGHESI (IdV) rileva, preliminarmente, come gli stessi relatori per il disegno di legge di stabilità abbiano evidenziato, con diversi accenti, come il testo del provvedimento presentato dal Governo debba essere profondamente riconsiderato e come un giudizio ancora più severo sia stato espresso dalle forze politiche che sostengono l'attuale Esecutivo. Nell'evidenziare come non si possa non tenere conto di tale situazione, fa presente che nel proprio intervento intende soffermarsi sugli aspetti maggiormente critici del disegno di legge di stabilità, segnalando altresì possibili coperture finanziarie per i necessari interventi correttivi. Esaminando il contesto economico e finanziario nel quale si iscrive la manovra, sottolinea come le manovre realizzate dagli ultimi due Esecutivi abbiano un impatto cumulato sul triennio 2012-2014 di circa 130 miliardi di euro, evidenziando come la gravosità delle correzioni apportate abbia determinato un deterioramento degli indicatori economici e di finanza pubblica che non può essere smentito dalle affermazioni rassicuranti del Presidente del Consiglio, che intraveda la luce alla fine del tunnel. Ricorda, infatti, che il prodotto interno lordo quest'anno si ridurrà del 2,5 per cento e che anche nell'anno 2013 la crescita economica sarà negativa, evidenziando come le stime del Fondo monetario internazionale, che ipotizza una contrazione del prodotto interno dello 0,7 per cento, siano in passato state più affidabili di quelle elaborate dal Governo. Segnala, peraltro, che alcuni economisti ritengono che la contrazione dell'attività economica sarà ben più elevata e il calo del prodotto interno lordo sarà analogo a quello dell'esercizio in corso.
  Nel sottolineare le incoerenze esistenti tra la manovra e i dati contenuti nella nota di aggiornamento del documento di economia e finanza 2012, osserva come esse possano ricondursi al maggior impatto sull'economia reale delle manovre di correzione operate, rispetto a quanto previsto nel documento di programmazione. Evidenzia, in particolare, come sia a rischio il raggiungimento degli obiettivi di riduzione del debito e dell'indebitamento e come siano stati raggiunti livelli di disoccupazione assai preoccupanti, mentre le manovre di riduzione della spesa operate con la cosiddetta spending review, pur avendo comportato tagli pari a 43,5 miliardi di euro nel 2012, a oltre 10 miliardi di euro nel 2013 e a circa 11 miliardi di euro nel 2014, non hanno consentito di evitare l'aumento dell'IVA. In questo contesto, giudica, pertanto, confuso e contraddittorio l'intervento realizzato dall'articolo 12, comma 2, con riferimento alla riduzione dell'IRPEF, che giudica di natura essenzialmente propagandistica. In definitiva, ritiene che la manovra scarichi sul futuro le difficoltà esistenti, ricordando come la Banca d'Italia, nella sua recente audizione, abbia indicato come probabilmente si renderebbe necessaria una manovra correttiva, qualora si intendesse raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013. Quanto agli effetti sociali delle misure fiscali contenute nell'articolo 12, rileva come finiscano per penalizzare i titolari dei redditi più bassi che non versano l'IRPEF, ma pagano l'IVA sui propri consumi. A suo giudizio, l'Esecutivo, dopo aver colpito le fasce meno abbienti, e in particolare i pensionati, ora sta procedendo ad una sorta di killeraggio che colpisce il ceto medio che paga le tasse. Sottolinea, infatti, come manchino nel provvedimento in esame interventi volti al contrasto dell'evasione fiscale, evidenziando come il Governo non abbia inteso applicare il cosiddetto redditometro anche per il passato. Giudica, inoltre, vergognoso l'intervento sulle deduzioni e le detrazioni, osservando come siano stati previsti limiti e franchigie per tutte le spese, ad eccezione dei contributi ai partiti politici e alla Chiesa, osservando come il Governo si sia di fatto autocensurato, specialmente sulla materia dei partiti politici, senza neppure attendere l'esame parlamentare. Esprime inoltre un giudizio negativo sui numerosi tagli riferiti a voci di spesa Pag. 41meritevoli di essere salvaguardate, citando, ad esempio, la riduzione di 50 milioni di euro degli stanziamenti finalizzati alle bonifiche del territorio, in una fase storica nella quale tali risorse sono particolarmente necessarie, come dimostra il recente caso dell'Ilva di Taranto. Parimenti, ritiene grave che, nel momento in cui si stanziano 500 milioni di euro per l'incremento degli oneri derivando dagli affitti delle amministrazioni pubbliche conseguenti ai processi di dismissione immobiliare, non si rifinanzi l'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 11, comma 1, della legge n. 431 del 1998, relativa al Fondo nazionale per il sostegno all'accesso alle abitazioni in locazione. Esprime, inoltre, un giudizio critico sulla riduzione delle spese riferite ai beni e alle attività culturali, osservando come esse siano strategiche per lo sviluppo del Paese. Analogamente esprime la propria contrarietà alle disposizioni in materia di scuola e università, che hanno determinato una forte reazione da parte degli insegnanti, osservando come esse non abbiano nulla a che vedere con l'esigenza di razionalizzare il servizio scolastico ma intendano solamente fare cassa a danno degli insegnanti precari. A tale riguardo, osserva, più in generale, come la manovra colpisca quanti sono deboli e non si possono difendere mentre non faccia nulla, ad esempio per colpire quanti esportano all'estero capitali. In quest'ottica, giudica un vero e proprio atto di viltà la previsione della retroattività delle disposizioni in materia di deduzioni e detrazioni fiscali, operate in deroga ai principi sanciti dalla legge n. 212 del 2000, così come ritiene del tutto incomprensibile l'intervento volto ad incrementare l'aliquota IVA applicabile alle prestazioni per servizi sanitari e scolastici rese dalle cooperative verso i soggetti svantaggiati, nonché l'abrogazione dell'esenzione dall'IRPEF delle pensioni di guerre. Per quanto riguarda, invece, gli enti locali, osserva come si proceda nella politica dei tagli che, a suo avviso, rischia di portare rapidamente i comuni alla condizione di pre-dissesto disciplinata dal recente decreto-legge n. 174 del 2012, costringendoli, in alternativa ad un'ulteriore riduzione dei servizi offerti. Per quanto attiene, alle province, osserva che il Governo non ha avuto il coraggio di procedere alla loro abolizione provvedendo invece ad una progressiva riduzione delle risorse loro attribuite, che farà in modo che presto esse serviranno solo a pagare gli stipendi ai loro dipendenti. In questo contesto, osserva come il Governo avrebbe comunque potuto adottare provvedimenti correttivi dei limiti posti dal patto di stabilità interno, prevedendo ad esempio l'esclusione dalle spese rilevanti delle somme destinate alla messa in sicurezza delle scuole. Osserva, infatti che, pur in un contesto finanziario assai critico, sono comunque stati reperiti 223 milioni di euro da destinare alle scuole paritarie, chiedendosi se sia legittimo in questa fase privilegiare tali finanziamenti rispetto a quelli destinati alla scuola pubblica.
  Quanto alle risorse da utilizzare per far fronte a eventuali misure correttive, evidenzia in primo luogo come potrebbero utilizzarsi i 900 milioni di euro stanziati dall'articolo 8, comma 21, del disegno di legge di stabilità, senza rimetterne l'utilizzo al Presidente del Consiglio dei ministri. Segnala, inoltre, che potrebbero utilizzarsi le risorse della cosiddetta legge «mancia», osservando come il Governo si sia impegnato a destinarle ad interventi di ricostruzione delle zone terremotate. Osserva, altresì, come andrebbero riconsiderate le spese militari, valutando in particolare l'opportunità di proseguire nell'acquisto di aerei F-35, in considerazione delle condizioni di particolare difficoltà che sta vivendo la popolazione italiana. Segnala, inoltre, come le spese per interessi siano nel complesso sopravvalutate, pur comprendendo la necessaria prudenza che deve ispirare le previsioni del Governo. Osserva, peraltro, che la Commissione lavoro ha evidenziato che i calcoli elaborati dalla Ragioneria Pag. 42generale dello Stato con riferimento agli oneri derivanti dalla salvaguardia dei lavoratori esodati siano completamente sbagliati, in quanto, a fronte dei 9 miliardi di euro stimati dal Ministero dell'economia e delle finanze, gli oneri reali ammonterebbero a circa 4,5 miliari di euro. A suo avviso, se tali valutazioni dovessero trovare conferma, saremmo di fronte ad un errore insostenibile, che dovrebbe portare alle dimissioni del ragioniere generale dello Stato, considerando come, specialmente nella presente situazione, sia necessario fare bene i conti per evitare inutili incrementi della pressione fiscale. Da ultimo, osserva come la Corte dei conti, nel corso della sua audizione abbia confermato le preoccupazioni da lui nutrite circa gli effetti elusivi delle misure in materia di detrazioni e deduzioni fiscali, che, a suo giudizio, comporteranno un rafforzamento dell'economia sommersa, con evidenti ricadute negative sulla finanza pubblica, che neutralizzeranno parzialmente gli effetti di gettito attesi dalle disposizioni introdotte. A suo avviso, la Ragioneria generale dello Stato dovrebbe effettuare precise stime al riguardo, mostrando il medesimo rigore che applica nell'esame delle coperture finanziarie dei provvedimenti legislativi e di emendamenti di iniziativa parlamentare.

  Roberto OCCHIUTO (UdCpTP) osserva come il confronto sulla legge di stabilità si annunci particolarmente difficile malgrado l'esperienza e l'equilibrio dei relatori, poiché essa cumula ulteriori sacrifici a quelli già imposti con le precedenti manovre di razionalizzazione della finanza pubblica. Rileva, quindi, come abbia ragione in proposito l'onorevole Brunetta, quando afferma che vi è una continuità tra il Governo attuale e quello precedente rispetto all'inasprimento della pressione fiscale. Evidenzia come il confronto si annuncia comunque difficile in considerazione del fatto che quella in discussione è l'ultima legge di stabilità prima dello svolgimento delle prossime elezioni politiche e pertanto tale circostanza produce inevitabilmente la comprensibile volontà di taluni gruppi di smarcarsi politicamente da Governo. Sottolinea, come, al contrario, il suo gruppo continui a sostenere che il Governo abbia adottato le scelte giuste e necessarie per garantire la permanenza dell'Italia in Europa. Rileva in proposito come sia ovvio che la conseguenza del rigore di bilancio sia quella di un effetto recessivo sull'economia, ma evidenzia come i sacrifici richiesti al Paese fossero l'unica strada possibile per poter riacquistare la credibilità e il prestigio necessari a ricordare all'Unione europea i suoi doveri rispetto alle modifiche ai Trattati e alle riforme istituzionali necessari. Rileva come tale impostazione di fondo sia confermata dall'impianto della legge di stabilità che il suo gruppo, pur condividendola, ritiene debba essere comunque modificata. Ritiene in proposito come, pur giudicando positivamente la prevista detassazione per i salari di produttività, il suo partito preferirebbe che tale misura fosse resa strutturale, senza essere condizionata ad accordi in sedi sindacali. Parimenti condivide l'introduzione della tassazione sugli strumenti finanziari derivati e la volontà di iniziare un percorso di riduzione dell'IRPEF. Su tale ultima questione, tuttavia, sottolinea come le disposizioni proposte dal Governo produrrebbero effetti troppo limitati per poter favorire l'auspicata ripresa dei consumi, tanto da vanificare l'efficacia stessa delle medesime. Fa presente che, viceversa, il suo gruppo giudica negativamente gli interventi retroattivi sulle detrazioni e deduzioni fiscali e rileva come si sia sprecata l'occasione, nella presente legislatura, di elevare a rango costituzionale, le norme sullo statuto del contribuente. Pur in assenza di una tale modifica costituzionale ritiene tuttavia che un Governo dalle connotazioni di quello attuale non avrebbe comunque dovuto ipotizzare un inasprimento fiscale a carattere retroattivo. Evidenzia quindi l'opportunità di riconsiderare l'intervento sull'IRPEF al fine di liberare risorse che potrebbero essere più utilmente allocate al fine di Pag. 43evitare il maggiore prelievo sul trattamento di fine rapporto, l'elevazione della franchigia e l'abbassamento del tetto per le detrazioni e deduzioni fiscali, nonché l'aumento dell'IVA per le cooperative sociali che forniscono risposte a bisogni molto importanti delle fasce deboli della popolazione. In proposito richiama gli interventi tenuti dai rappresentanti del Forum del terzo settore nell'ambito dell'attività conoscitiva svolti dalla Commissione, che hanno dimostrato come la politica dei tagli finisca per ridurre il perimetro dello Stato e quindi i servizi per i cittadini. Ricorda in proposito le riduzioni per il Fondo sanitario che, in assenza di un significativo incremento del ricorso alla sussidiarietà orizzontale, non potrà che tradursi in una riduzione dei diritti dei cittadini. In tale quadro, ritiene che pregiudicare il lavoro delle cooperative sociali sia un grave errore e ribadisce la necessità di utilizzare le risorse rivenienti da una riconsiderazione dell'operazione sull'IRPEF anche a tale fine. In tal modo ritiene inoltre che si potrebbero individuare le risorse per finanziare agevolazioni fiscali che tengano conto del numero dei figli per le famiglie. Oltre che su tali temi, preannuncia che il suo gruppo presenterà apposite proposte emendative anche in materia di IMU, con particolare riferimento agli immobili concessi in locazione con canoni concordati e agli immobili di proprietà di persone anziane ricoverati in case di riposo. Manifesta inoltre la disponibilità a valutare alcune modifiche al patto di stabilità interno per ridurre i vincoli imposti agli enti più virtuosi nel senso peraltro auspicato da una risoluzione all'esame della Commissione. Osserva che il Governo dovrebbe chiarire la propria posizione rispetto a tali tematiche ed evidenzia come, se si ritenesse di affrontarle, sarebbe necessario individuare ulteriori risorse, in particolare valutando uno stanziamento delle spese sugli interessi del debito pubblico più aderente rispetto all'ultimo assestamento di bilancio e rivalutando le priorità finanziate con il Fondo per gli interventi strutturali di politica economica. Con riferimento al previsto aumento dell'IVA, ritiene che si dovrebbe utilizzare uno schema già previsto in passato, configurando tale aumento come una sorta di clausola di salvaguardia nel caso in cui non si conseguissero i necessari risparmi riconsiderando i trasferimenti alle imprese e gli incentivi descritti dal cosiddetto «rapporto Giavazzi», il cui ammontare dovrebbe essere vicino alla cifra di dieci miliardi di euro. Anche su tali temi preannuncia la presentazione da parte del suo gruppo di proposte emendative che si porranno comunque l'obiettivo di intervenire in maniera responsabile e consono ad una forza che sostiene convintamente il Governo Monti, pur non rinunciando ad esprimere le proprie opinioni.

  Gabriele TOCCAFONDI (PdL) osserva preliminarmente come, nell'attuale situazione, permanga la necessità di mantenere in sicurezza i conti pubblici, ma sussista anche quella di aiutare l'iniziativa economica e l'imprenditorialità, vero fattore di crescita, che, a suo avviso, non può essere fatta né per decreto-legge né dallo Stato. Sottolinea come a tal fine servirebbero risorse finanziarie di cui tuttavia il Paese, in considerazione specialmente di un debito pubblico che ha raggiunto il 126 per cento del prodotto interno lordo, non può avvalersi se non in misura estremamente limitata. Sottolinea quindi come la vera priorità per la finanza pubblica dovrebbe essere quella di adottare iniziative, anche straordinarie, per la riduzione del debito pubblico, ricordando come ne bilancio di previsione per il prossimo trienni la spesa per interessi passerebbe da 89 a 100 miliardi di euro. Al fine dunque di liberare le necessarie risorse per favorire la crescita economica, evidenzia come sia imprescindibile conseguire il pareggio di bilancio nel 2013, adottando decisioni nette. Rileva come sussistano tuttavia talune incertezze in riferimento al quadro proposto dai documenti di bilancio. In particolare chiede al Governo di valutare se l'onere per la spesa per interessi sul Pag. 44debito pubblico, previsto per il 2013 pari ad 89 miliardi di euro, non possa essere riportato ad una cifra più vicina a quella prevista con l'assestamento di bilancio per il 2012 pari a 86 miliardi di euro, liberando in tal modo risorse per circa 3 miliardi di euro. Osserva inoltre come l'importante lavoro di analisi di tutte le agevolazioni fiscali previste dall'ordinamento avrebbe dovuto produrre un risultato ben più articolato di quello che è stato tradotto nelle norme della legge di stabilità relative alla riduzione delle detrazioni e delle riduzioni fiscali e colpiranno in particolare le famiglie. Con riferimento al previsto aumento dell'IVA, pur valutando positivamente il dimezzamento del medesimo per l'anno 2013, osserva come occorra lavorare al fine di evitare del tutto tale incremento e come ciò sarebbe stato possibile se si fosse realizzata l'annunciata riforma fiscale. Ricorda in proposito come la Banca d'Italia abbia chiarito che, mentre l'aumento dell'aliquota ordinaria dell'IVA inciderà maggiormente sui consumi delle famiglie a più alto reddito, l'aumento dell'aliquota ridotta toccherà maggiormente le famiglie a reddito più basso, con possibili ulteriori effetti depressivi sui consumi e con un prevedibile aumento dell'evasione fiscale. Chiede pertanto al Governo di fornire i dati disaggregati sugli effetti finanziari dell'aumento dell'IVA su ciascuno dei due scaglioni. Con riferimento alle disposizioni in materia di detrazioni e deduzioni, osserva che il combinato disposto dell'elevazione della franchigia e dell'abbassamento del tetto colpirà inevitabilmente le famiglie che hanno mutui per l'acquisto della prima casa o che sopportano spese assolutamente normali e non certo riconducibili ad un alto tenore di vita come quelle per gli asili di nido, quelle relative a prestazioni sanitarie o veterinarie, nonché quelle relative al versamento dell'assegno per i coniugi. Rileva inoltre come colpendo i consumi si finisca inevitabilmente per colpire le famiglie che, avendo un maggior numero di figli, consumano di più. Anche in tal caso chiede al Governo di fornire i dati disaggregati in relazione agli effetti finanziarie delle nuove disposizioni su ciascuna delle spese detraibili o deducibili, al fine di poter predisporre proposte emendative mirate, volte ad escludere singole spesa dall'applicazione delle richiamate disposizioni. Osserva come non si comprenda poi la necessità di altri tipi di intervento come quello relativo all'aumento dal 4 al 10 per cento e poi all'11 per cento dell'IVA a cui sono assoggettate le prestazioni delle cooperative sociali. Ricorda in proposito come tali soggetti siano nati dall'applicazione di una legislazione che ha favorito la trasformazione delle Onlus attive nel settore della prestazione di servizi sociali a categorie particolarmente disagiate di cittadini in imprese che potessero gestire al meglio tali servizi. Sottolinea inoltre come tale sistema determini, di fatto, un risparmio per la collettività e fornisca una risposta a bisogni particolarmente importanti di talune fasce della popolazione. Evidenzia peraltro come l'aumento dell'aliquota IVA produrrebbe una regressione a livello di Onlus di tali imprese con la conseguente totale esenzione dall'IVA e quindi con una potenziale perdita di gettito rispetto alla situazione attuale, tale da mettere in discussione le stime effettuate in proposito da Governo. Sottolinea come non sia condivisibile, in assenza di ragioni politiche o economiche, la spiegazione per la quale tale intervento sarebbe dovuto alla necessità di evitare di incorrere in una infrazione della normativa comunitaria. Ricorda infatti che, al momento, risulta solamente presentato il ricorso di un'impresa, nemmeno posto in discussione, e che, nel caso in cui l'Italia fosse chiamata in causa, vi sarebbero tutti gli strumenti per potersi difendere rispetto ad un regime agevolativo che risponde alla storia del Paese e che ha carattere assolutamente meritorio. Con riferimento alle scuole paritarie, richiamando l'intervento dell'onorevole Borghesi, ricorda come l'Italia abbia sempre previsto stanziamenti nel proprio bilancio a favore delle scuole paritarie che sono prevalentemente a carattere Pag. 45comunale e non certo scuole per privilegiati. Sottolinea come rispetto agli originari 538 milioni di euro il disegno di legge di stabilità preveda uno stanziamento di 499 milioni, reintegrando solo in parte i tagli effettuati in precedenza. Ritiene in proposito doveroso tale interventi di reintegro ricordando che il costo che lo Stato sostiene per ciascuno studente che frequenta le scuole paritarie si aggiri intorno ai 500 euro contro i 6 mila che si spendono per gli studenti delle scuole statali. Auspica quindi che si possa procedere al reintegro totale dello stanziamento originariamente previsto e sottolinea come apostrofare le scuole paritarie come scuole private o scuole per privilegiati sia un sintomo di scarsa conoscenza della realtà ovvero di palese strumentalizzazione politica. Chiede inoltre di adottare le iniziative normative idonee ad allocare i fondi previsti per le scuole paritarie sugli originari capitoli del Ministero dell'istruzione, per l'università e la ricerca, al fine di evitare che tali cifre debbano transitare attraverso la burocrazia regionale che ha dato prova di una eccessiva lentezza comportando una notevole difficoltà di bilancio per le scuole paritarie.

  Maino MARCHI (PD) ricorda come il decreto-legge cosiddetto «salva Italia», che ha consentito al Paese di non fare la fine della Grecia, e i successivi provvedimenti legislativi presentati dal Governo in Parlamento sono stati ritenuti necessari dal suo gruppo che, tuttavia, ha ravvisato l'esigenza di perseguire in parallelo tre obiettivi: il rigore, la crescita e l'equità. Osserva quindi come la legge di stabilità per il 2013 abbia ad oggetto principalmente i temi fiscali e rechi novità significative, avviando tra l'altro la riduzione della pressione fiscale. Ritiene, peraltro, che la medesima legge presenti aspetti sui quali il Parlamento dovrà intervenire quali, ad esempio, le disposizioni relative all'orario degli insegnanti e alle misure di carattere ordinamentale in materia di istruzione rispetto alle quali sussiste un dissenso diffuso nel mondo della scuola e, più in generale, nel Paese. Ritiene al riguardo che vada considerato come le risorse destinate all'istruzione, all'università e alla ricerca incrementino la competitività del sistema produttivo e come gli interventi in materia scolastica debbano essere ispirati all'equità in considerazione del fondamentale contributo del sistema pubblico dell'istruzione all'integrazione sociale in una fase già contrassegnata da una politica di riduzione della spesa di forte impatto soprattutto sui ceti più deboli.
  Riguardo ai tagli lineari, di importo assai rilevante, che riguardano gli enti locali e le regioni, pur rendendosi conto che il rispetto dei saldi richiede un contributo da parte di tutti i livelli di governo, osserva come sarebbe in questa fase opportuno correggere il patto di stabilità mentre, al contrario, vengono parallelamente concepiti interventi sul piano ordinamentale che sicuramente non valorizzano il ruolo degli enti territoriali per la crescita e lo sviluppo del Paese. Ritiene, inoltre, che andrebbe valutata l'opportunità di incrementare le risorse destinate al Fondo per le politiche sociali a fronte dei nuovi bisogni generati dalla crisi e di tendenze di lungo periodo come l'invecchiamento della popolazione al quale è connesso il fenomeno della non autosufficienza che non è possibile affrontare esclusivamente con la social card. Con riferimento al problema dei cosiddetti «esodati», esprime apprezzamento per la scelta di prevedere nel disegno di legge di stabilità un fondo che evidenzia il problema ma non è sufficiente a risolverlo, rilevando come in Parlamento occorrerà pertanto impegnarsi ulteriormente su tale tematica. Anche per quanto riguarda la fiscalità, è sicuramente apprezzabile l'intento di invertire la tendenza in atto riducendo la pressione fiscale, ma ritiene difficile che ciò possa avvenire con le modalità proposte dal disegno di legge di stabilità. Nel ricordare in proposito come l'incombente l'aumento dell'IVA derivi dalle modalità con cui il Governo in carica ha affrontato un'eredità del Governo precedente, rileva una contraddizione tra il Pag. 46previsto aumento dell'IVA e la proposta di riduzione dell'IRPEF. Sempre per quanto riguarda le misure di natura fiscale, osserva come siano destinate a produrre effetti positivi distribuiti su tutte le fasce di reddito, ma siano destinate a produrre conseguenze negative soprattutto nei confronti dei ceti medio-bassi e, in particolare, degli incapienti, che subiranno i soli effetti dell'aumento dell'IVA. Ritiene pertanto che occorrerebbe impegnarsi per evitare qualsiasi incremento dell'IVA, anche in considerazione della circostanza che il nuovo Governo si troverebbe, a solo un mese dal suo insediamento, a valutare se scongiurare tale aumento reperendo risorse di importo superiore a tre miliardi di euro. Ritiene quindi che l'aumento dell'IVA andrebbe almeno differito. Inoltre, osserva come le risorse disponibili andrebbero concentrate sulle fasce più deboli e sulle famiglie numerose. In proposito ritiene che la Commissione dovrebbe verificare tutte le strade possibili per reperire risorse aggiuntive. Al riguardo osserva che si dovrebbe, ad esempio, valutare se la spesa per interessi è stata correttamente stimata o è suscettibile di riduzione e se non sia possibile scontare nei saldi di finanza pubblica i risultati strutturali della lotta all'evasione fiscale, non ritenendo possibile che l'azione di contrasto posta in atto dal Governo in carica non sia destinata ad avere esiti rilevanti per la finanza pubblica.

  Claudio D'AMICO (LNP) osserva, su un piano generale, come la manovra presentata dal Governo non porterà nulla di buono per il Paese, in quanto l'Esecutivo continua ad applicare un metodo ragionieristico, preoccupandosi di far quadrare formalmente i conti attraverso incrementi della pressione fiscale e riduzioni indiscriminate di spesa, senza incidere realmente sui problemi che frenano lo sviluppo economico. A suo avviso, infatti, si renderebbe necessaria un'azione di radicale riforma, come quella prefigurata dalla proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta dalla Lega Nord, che negli scorsi giorni ha raccolto centinaia di migliaia di firme nelle piazze del Nord. Osserva, infatti, che tale riforma intende garantire che il 75 per cento del gettito fiscale rimanga nella regione nel quale esso è raccolto, evidenziando come l'adozione di un tale criterio di riparto consentirebbe di ribaltare completamente il sistema amministrativo e fiscale del nostro Paese, dando soluzione a gran parte dei problemi che si riscontrano nella gestione economica e finanziaria delle autonomie territoriali. Nel richiamare, ad esempio, la grave situazione finanziaria della Regione siciliana, che presenta uno squilibrio di circa 5 miliardi di euro, osserva come di norma in molte realtà regionali, specialmente in quelle meridionali, i bilanci vengano costruiti fissando prima il livello della spesa in modo da garantire anche massicce assunzioni di personale e, solo successivamente, individuando le entrate per farvi fronte sul piano formale, ricorrendo ad artifici contabili quali l'iscrizione di residui attivi sostanzialmente inesigibili. Evidenzia come lo Stato mostri grande tolleranza rispetto a questi comportamenti, intervenendo spesso a ripianare i disavanzi che emergono a seguito della cancellazione dei residui attivi non esigibili, ricordando come anche di recente siano state trasferite risorse alla Regione siciliana per fronteggiare temporaneamente le carenze di liquidità. La proposta di legge di iniziativa popolare sostenuta dalla Lega Nord consentirebbe, a suo avviso, di superare queste storture, in quanto le regioni potrebbero spendere solo le risorse effettivamente disponibili, senza sperare in futuri salvataggi da parte dello Stato. La devoluzione alla regione del 75 per cento del gettito raccolto sul suo territorio comporterebbe, inoltre, un riequilibrio dei flussi tra lo Stato e le autonomie territoriali, superando l'attuale sistema che penalizza le regioni più attive e in particolare quelle del Nord Italia. Rileva, peraltro, che si potrebbe ipotizzare un riequilibrio in favore delle regioni che raccolgono minore gettito fiscale destinando loro proventi Pag. 47ulteriori quali, ad esempio, quelli riferiti alla estrazione del petrolio.
  Per altro verso, osserva che nella manovra finanziaria presentata dal Governo non vi è traccia di interventi volti a ridurre la spesa per il personale statale, sottolineando come si continua a tartassare i cittadini e il sistema imprenditoriale per mantenere l'enorme macchina burocratica dello Stato centrale. A tale riguardo, denuncia il rischio che le imprese, specialmente quelle con sede in Lombardia, e quindi prossima al confine con la Svizzera, siano tentate dal fuggire all'estero al fine di incontrare migliori condizioni e svolgere la propria attività produttiva. Ritiene, inoltre, deludenti i risultati ottenuti sul versante del contenimento del debito pubblico, osservando come il debito continui ad incrementarsi anche per effetto della contribuzione italiana al meccanismo europeo di stabilità, che pure non è considerata ai fini della valutazione del rispetto dei limiti fissati dal patto di stabilità e crescita e dal fiscal compact. Osserva, tuttavia, che la neutralizzazione di tale quota di debito ai fini dei vincoli europei non toglie che lo Stato dovrà comunque sobbarcarsi gli oneri per il pagamento degli interessi sulla quota aggiuntiva di debito, con effetti evidentemente negativi sugli equilibri di bilancio. In definitiva, sul piano sistematico ritiene che l'unica soluzione per superare gli squilibri esistenti nel nostro Paese sia quella di realizzare un effettivo federalismo fiscale ed istituzionale, osservando che, in caso contrario si continuerà a percorrere la strada di un aumento senza fine della pressione fiscale.
  Passando all'esame delle singole disposizioni del disegno di legge di stabilità, esprime in primo luogo un giudizio critico sull'articolo 6, comma 1, che incrementa dal 5 al 10 per cento la riduzione degli importi e delle prestazioni dei contratti relativi alla fornitura di beni e servizi stipulati nell'ambito del servizio sanitario nazionale. A suo avviso, si tratta di una misura assolutamente irragionevole, in quanto essa si applica in modo uniforme sul territorio nazionale, senza considerare se gli importi contenuti nei contratti siano ragionevoli oppure sproporzionati. Sottolinea, infatti, che le regioni virtuose che hanno concluso contratti vantaggiosi, si vedono costrette ad un taglio identico a quello a quelle sottoposte le regioni che pagano corrispettivi spropositati. A suo avviso, sarebbe quindi assolutamente necessario procedere sulla strada dell'individuazione di costi standardizzati di prodotti acquistati, al fine di evitare tagli lineari e garantire le regioni più virtuose. Osserva, inoltre, come numerose disposizioni contenute nell'articolo 8, la cui rubrica fa riferimento ad esigenze indifferibili, contengano in realtà spese discutibili tanto sul piano della procedura per la loro individuazione che per il loro contenuto. In primo luogo, osserva come l'articolo 8, comma 21, rechi sostanzialmente una delega in bianco al Presidente del Consiglio dei ministri, che è autorizzato a spendere 900 milioni di euro nell'anno 2013 per finanziare una serie di interventi indicati in temi estremamente generici. Nel sottolineare come sia ormai comune un abuso della delega al Governo di decisioni fondamentali in materia di entrata e di spesa, testimoniato in modo evidente dal procedimento seguito per l'approvazione alla Camera del disegno di legge recante la delega in materia fiscale, evidenzia come in una democrazia parlamentare le decisioni sulle spese debbano essere discusse e approvate dal Parlamento, garantendo la massima trasparenza delle decisioni e il controllo degli elettori. Ritiene, quindi, del tutto inaccettabile affidare ad un decreto di natura non regolamentare la scelta in ordine alla destinazione di un ammontare di somme assai rilevante, evidenziando la necessità di un più pieno coinvolgimento del Parlamento e di una più precisa individuazione degli interventi da realizzare. Esprime, inoltre, un giudizio fortemente critico sul comma 20 del medesimo articolo 8, che autorizza una spesa di 110 milioni di euro per l'anno 2013 finalizzata alla prosecuzione degli Pag. 48interventi in favore dei lavoratori socialmente utili di Napoli e Palermo. A tale proposito, si chiede per quale ragione gli interventi di sostegno siano limitati a queste due realtà territoriali, ricordando che nel proprio comune circa 980 lavoratori abbiano perso il proprio posto di lavoro e, quindi, potrebbero beneficiare di analoghe tutele. A suo avviso, la solidarietà è a senso unico, in quanto troppo spesso si pensa a tutelare non solo i cittadini delle regioni meridionali ma anche gli stranieri extracomunitari, per i quali si è realizzata di recente una sanatoria, mentre ci si dimentica di quanti perdono il proprio lavoro nel Nord Italia. Allo stesso modo, segnala come il comma 12 del medesimo articolo 8 autorizzi una spesa di 159 milioni di euro da destinare al ripiano dei disavanzi sanitari della regione Campania maturati nel 1990, osservando come si tratti di una testimonianza evidente della inadeguatezza dell'attuale assetto dei rapporti finanziari tra lo Stato e le regioni, che finisce per favorire comportamenti irresponsabili. Nella stessa ottica si colloca, inoltre, il comma 10 dello stesso articolo 8, che destina 130 milioni di euro nell'anno 2013 al Fondo di rotazione finalizzato ad assicurare la stabilità finanziaria degli enti locali. Anche questo intervento, a suo avviso, finisce per costituire un premio per gli enti locali meno virtuosi che spesso presentano bilanci inattendibili affidandosi a entrate incerte e finiscono per trovarsi in una condizione di grave squilibrio finanziario. Rileva, inoltre, che il comma 8 dell'articolo 8 assegna una dotazione finanziaria aggiuntiva di 300 milioni di euro per l'anno 2013 al Fondo per lo sviluppo e la coesione, facendo riferimento in modo generico all'esigenza di far fronte agli oneri derivanti da transazioni relative alla realizzazione di opere pubbliche di interesse nazionale. Segnala, tuttavia, che la relazione illustrativa svela che si tratta, in realtà, delle penalità dovute dallo Stato per la mancata realizzazione del ponte sullo stretto di Messina, osservando come queste ingenti somme si sarebbero potute risparmiare se si fosse dato ascolto alla Lega Nord che da sempre aveva sottolineato l'inopportunità di realizzare il ponte. Si sofferma, poi, sulle disposizioni dell'articolo 12 in materia di detrazioni e deduzioni fiscali, osservando come esse determinino un danno assai grave per molti cittadini, con un intervento di carattere retroattivo che si pone in contrasto con i principi costituzionali in materia di prelievo fiscale. Quanto agli effetti di tali disposizioni, sottolinea come si tratti di norme che rischiano di bloccare l'economia, evidenziando come si sarebbe dovuta seguire una direttrice diametralmente opposta, ampliando le detrazioni fiscali, seguendo un orientamento che caratterizza sistemi fiscali molto avanzati, come quello statunitense. Osserva, infatti, che l'ampliamento delle detrazioni creerebbe un contrasto di interessi tale da frenare l'elusione fiscale, evidenziando come la perdita di gettito derivante dalla detrazione sarebbe più che compensata dalle maggiori entrate in termini di IVA e di IRPEF derivanti dall'emersione di attività sommerse. Nell'evidenziare come numerose altre disposizioni meritino un giudizio fortemente critico, conclude auspicando che il Governo non si dimostri sordo agli argomenti proposti dal mio gruppo ma accetti un confronto sul merito della manovra finanziaria, manifestandosi disponibile a correggerne quanto meno gli aspetti più negativi.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 16.30.