CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 3 ottobre 2012
712.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 4 OTTOBRE 2012

Pag. 65

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 3 ottobre 2012. — Presidenza del vicepresidente Roberto OCCHIUTO, indi del presidente Giancarlo GIORGETTI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 14.10.

Norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche statali.
Testo unificato C. 953 e abb.

(Parere alla VII Commissione).
(Esame emendamenti e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Gabriele TOCCAFONDI (PdL), relatore, fa presente che il provvedimento, recante norme per l'autogoverno delle istituzioni scolastiche statali, è già stato esaminato dalla Commissione nella seduta del 28 marzo 2012. In quell'occasione, la Commissione bilancio ha espresso un parere favorevole formulando alcune condizioni volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione e alcune osservazioni. Osserva che la Commissione cultura ha quindi modificato il testo recependo le condizioni formulate dalla Commissione bilancio e, successivamente al trasferimento in sede legislativa, ha approvato in linea di principio alcune proposte emendative presentate dal relatore. Evidenzia che tali proposte hanno per lo più carattere formale e non presentano profili problematici dal punto di vista finanziario. Segnala, tuttavia, l'articolo Pag. 66aggiuntivo 11.01 del relatore, che prevede la costituzione di una Commissione per il monitoraggio dell'attuazione delle disposizioni del provvedimento. Rileva che l'articolo aggiuntivo prevede che ai componenti della Commissione non spetti alcun compenso, emolumento o rimborso spese. Al riguardo, ritiene opportuno che il Governo confermi che tale ultima previsione sia idonea a garantire che dall'attuazione della norma non derivino effetti finanziari a carico della finanza pubblica.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO esprime parere favorevole sulle proposte emendative in esame.

  Gabriele TOCCAFONDI (PdL), relatore, propone di esprimere parere favorevole sulle proposte emendative in esame.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Legge comunitaria 2012.
C. 4925-A ed emendamenti.

(Parere all'Assemblea).
(Seguito dell'esame e conclusione – Parere favorevole con condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 2 ottobre scorso.

  Roberto OCCHIUTO, presidente, avverte che l'Assemblea ha comunicato che l'articolo aggiuntivo Maggioni 9.031, sul quale il relatore aveva espresso nella seduta di ieri una valutazione contraria, è stato ritirato prima dell'inizio della seduta e pertanto la Commissione non si esprimerà sul medesimo.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO, con riferimento alle osservazioni formulate dal relatore in merito all'articolo 7, comma 1, lettera b), segnala che l'articolo 4, paragrafo 2, della direttiva 2009/103/CE non prevede che nel calcolo del periodo di soggiorno necessario per ottenere la protezione internazionale si debba includere l'intero periodo compreso tra la data di presentazione della domanda di protezione e il rilascio del permesso di soggiorno di cui all'articolo 24 della direttiva 2004/83/CE, qualora sia inferiore a diciotto mesi, ma solo la metà del medesimo. Rileva che la disposizione recita: «Per quanto riguarda le persone cui è stata concessa la protezione internazionali, ai fini del calcolo del periodo di cui al paragrafo 1, si computa almeno la metà del periodo compreso tra la data di presentazione della domanda di protezione in base alla quale detta protezione è stata accordata e la data di rilascio del permesso di soggiorno di cui all'articolo 24 della direttiva 2004/83/CE o l'intero periodo se superiore a diciotto mesi». Osserva che, pur essendo conforme alla disposizione comunitaria, il computo dell'intero periodo di cui sopra ai fini dell'ottenimento della protezione internazionale comporta che vi sia un allargamento della platea dei beneficiari della protezione internazionale, con i conseguenti maggiori oneri per la finanza pubblica, non quantificati e non coperti.
  In riferimento all'articolo 7, comma 1, lettera c), segnala che l'articolo 5 della direttiva 2003/109/CE prevede espressamente che gli Stati membri domandino a coloro che richiedono la protezione internazionale sia la dimostrazione di un reddito sufficiente al sostentamento loro e dei loro familiari, senza far ricorso al sistema di assistenza dello Stato membro interessato, sia un'assicurazione sanitaria contro tutti i rischi solitamente coperti per i propri cittadini. Evidenzia che la medesima disposizione, al paragrafo 2, prevede che gli Stati membri possano esigere che il richiedente la protezione internazionale dimostri che effettivamente si è integrato nella comunità nazionale. Rileva che la previsione, di cui al testo modificato, di requisiti meno stringenti rispetto alla normativa nazionale vigente comporta un aumento della platea dei beneficiari di protezione Pag. 67internazionale, con conseguenti maggiori oneri a carico della finanza pubblica, non quantificati e non coperti. Suggerisce pertanto, anche considerati i rilievi formulati nella nota tecnica, di riformulare l'articolo 7, comma 1, lettera c), riproponendo i medesimi requisiti di cui all'articolo 5 della direttiva 2003/109/CE. Fa altresì presente che l'utilizzo del Fondo di rotazione di cui all'articolo 5 della legge 16 aprile 1987, n. 183, è comunque subordinato alla positiva verifica dell'effettiva impossibilità dell'amministrazione proponente di far fronte all'adempimento degli obblighi di attuazione derivanti dalle direttive con le risorse disponibili a legislazione vigente, così come stabilito all'articolo 2, comma 1, lettera d), del presente disegno di legge. Pertanto esprime parere contrario all'ulteriore corso della norma, nella sua attuale formulazione.
  Esprime, quindi, un parere contrario sull'articolo aggiuntivo Pini 9.032, in quanto il previsto mutamento di classificazione dei beni confligge con la disciplina propria del demanio marittimo che mira alla conservazione dell'uso pubblico dei beni, nell'ambito della quale un impiego che diverge dalla destinazione naturale non può che costituire un uso eccezionale e temporaneo a favore del concessionario.

  Roberto OCCHIUTO, presidente, in sostituzione del relatore formula la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione,
   esaminato il disegno di legge comunitaria 2012 (C. 4925 – A Governo) e gli emendamenti ad esso riferiti contenuti nel fascicolo n. 1;
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, il quale ha evidenziato che:
    il computo, nel periodo di soggiorno necessario per ottenere la protezione internazionale, dell'intero periodo compreso tra la presentazione della domanda di protezione internazionale e il riconoscimento della protezione stessa, previsto dall'articolo 7, comma 1, lettera b), non è richiesto dalla direttiva 2011/51/UE per i periodi di durata inferiore a 18 mesi ed è suscettibile di determinare un ampliamento della platea dei beneficiari della protezione con conseguenti oneri a carico della finanza pubblica, non quantificati e privi di copertura finanziaria;
    la previsione di requisiti reddituali meno stringenti di quelli previsti a legislazione vigente per il riconoscimento dello status di soggiornante di lungo periodo ai sensi dell'articolo 7, comma 1, lettera c), non è richiesta dalla normativa europea ed è suscettibile di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, non quantificati e privi di copertura finanziaria;
  esprime

   sul testo del provvedimento elaborato dalla Commissione di merito:

PARERE FAVOREVOLE

  con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:

  All'articolo 7, comma 1, sopprimere le lettere b) e c);
   sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

  sull'emendamento 2.30 e sugli articoli aggiuntivi 9.030 e 9.032, in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

  sulle restanti proposte emendative».

  Renato CAMBURSANO (Misto), nell'annunciare il suo voto favorevole sulla proposta di parere formulata, sottolinea come il Governo questa volta abbia rispettato i tempi per la presentazione del disegno di legge comunitaria, mentre altrettanto non Pag. 68si può dire in relazione ai ritardi nell'esame parlamentare, soprattutto presso il Senato, dei due disegni di legge comunitaria precedenti. Ritiene positiva l'introduzione nel corso dell'esame presso la Commissione di merito, dell'articolo 5, relativo alla consultazione delle Camere su accordi e decisioni in materia economica e finanziaria, come avviene in altri Paesi membri dell'Unione come la Germania. Parimenti positiva ritiene l'introduzione della lettera i) all'articolo 2, comma 1, volta a vietare la previsione di disposizioni recanti livelli di regolazione più restrittivi rispetto a quelli minimi richiesti dalle direttive europee nei rispettivi decreti legislativi di attuazione.

  Antonio BORGHESI (IdV) chiede di chiarire le ragioni dell'espressione di un parere contrario sull'articolo aggiuntivo Favia 9.030.

  Roberto OCCHIUTO, presidente, fa presente che l'articolo aggiuntivo Favia 9.030 esclude l'applicabilità delle disposizioni che recepiscono la direttiva europea sulla prestazione dei servizi nel mercato interno alle concessioni demaniali marittime, segnalando che tale esclusione potrebbe porsi in contrasto con quanto previsto nell'ordinamento dell'Unione europea, con possibili conseguenze finanziarie negative derivanti da eventuali procedure di infrazione.

  Giulio CALVISI (PD) ritiene che dovrebbe valutarsi con maggiore attenzione la portata delle lettere b) e c) del comma 1 dell'articolo 7, che a suo avviso non determinano oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, osservando che la soppressione di tali criteri direttivi comporterebbe un passo indietro nella tutela di quanti hanno presentato una richiesta di protezione internazionale.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO osserva che la previsione di criteri meno stringenti allargherebbe la platea dei beneficiari con ricadute sulla finanza pubblica.

  Marco MARSILIO (PdL), relatore, ricorda come l'innovazione di cui all'articolo 2, comma 1, lettera i), è volta proprio ad impedire l'introduzione di maggiori oneri a carico di cittadini ed imprese e sottolinea come dalla proposta emendativa potrebbero viceversa derivare oneri per la finanza pubblica.

  Giulio CALVISI (PD) annuncia, a titolo personale, la propria astensione sulla proposta di parere presentata.

  Antonio BORGHESI (IdV) annuncia il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta di parere.

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta, sospesa alle 14.30, riprende alle 15.55.

Nuova disciplina dell'ordinamento della professione forense.
C. 3900 e abb.-A ed emendamenti.
(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti – Parere).

  La Commissione inizia l'esame delle proposte emendative contenute nel fascicolo n. 7 trasmesso dall'Assemblea

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, in sostituzione del relatore, fa presente che in data 2 ottobre 2012, l'Assemblea ha trasmesso il fascicolo n. 7 degli emendamenti. Rileva che i nuovi emendamenti presenti in esso e non compresi nel fascicolo n. 6, non recano profili problematici dal punto di vista finanziario. Appare, tuttavia, opportuno un chiarimento dal Governo in ordine ai seguenti emendamenti: Ferranti 9.710 e Cavallaro 40.710. in particolare osserva che l'emendamento Ferranti 9.710 modifica l'articolo 9 in materia di specializzazioni prevedendo, tra l'altro, che tali esami siano organizzati presso le facoltà di giurisprudenza. Anche in considerazione del fatto che l'articolo 9 Pag. 69recava una specifica clausola di neutralità finanziaria che l'emendamento in esame non ripropone, appare opportuno acquisire l'avviso del Governo in ordine ai profili finanziari derivanti dalla proposta emendativa. Rileva quindi che l'emendamento Cavallaro 40.710 prevede che il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca d'intesa con il Ministro della giustizia, sentiti la Conferenza dei presidi di giurisprudenza e il Consiglio nazionale forense, predispongano una convenzione quadro per regolare e garantire il diritto allo svolgimento dei tirocini. Ritiene, quindi, opportuno acquisire l'avviso del Governo in ordine alla possibilità che le Università possano dare attuazione a tale disposizione nell'ambito delle proprie risorse già previste a legislazione vigente e senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO, in riferimento all'emendamento Ferranti 9.710, esprime parere contrario, in quanto la disposizione è suscettibile di determinare nuovo o maggiori oneri per il bilancio dello Stato, derivanti dai costi per l'organizzazione dei corsi di alta formazione per il conseguimento del titolo di specialista nonché delle commissioni d'esame.
  Segnala, a tal fine, che l'articolo che si vuole interamente sostituire reca alla lettera d) del comma 2 una clausola di invarianza finanziaria relativa all'organizzazione di corsi di specializzazione da parte di enti e istituzioni pubbliche.
  In merito all'emendamento Cavallaro 40.710, esprime parere contrario, in quanto la disposizione è suscettibile di comportare nuovi o maggiori oneri a carico dei bilanci delle istituzioni universitarie per l'organizzazione e lo svolgimento dei corsi propedeutici all'esercizio dell'attività forense.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, formula la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione,
   esaminati gli emendamenti riferiti al disegno di legge C. 3900 e abb.-A contenuti nel fascicolo n. 7;
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo;
  esprime

  sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

  sugli emendamenti 9.710 e 40.710 in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

NULLA OSTA

  sulle restanti proposte emendative contenute nel fascicolo n. 7, non comprese nel fascicolo n. 6».

  La Commissione approva la proposta di parere formulata dal presidente.

  La seduta termina alle 16.05.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 3 ottobre 2012. — Presidenza del vicepresidente Roberto OCCHIUTO, indi del presidente Giancarlo GIORGETTI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 14.30.

Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza 2012.
Doc. LVII, n. 5-bis
.
(Esame e conclusione).

  La Commissione inizia l'esame del documento.

  Amedeo CICCANTI (UdCpTP), relatore, osserva preliminarmente che la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2012, modifica le previsioni macroeconomiche e di finanza pubblica, in conseguenza di un andamento dell'economia, internazionale e nazionale, che negli ultimi mesi si è evoluto secondo Pag. 70prospettive assai peggiori di quelle ipotizzate nell'aprile scorso. Ricorda, infatti, che, successivamente alla presentazione del Documento di economia e finanza 2012, si è registrato un deterioramento dello scenario macroeconomico globale, connesso al riaffiorare delle tensioni sui mercati del debito sovrano e alla forte incertezza che ha connotato il contesto dell'area dell'euro, almeno sino a poche settimane addietro. Nel secondo trimestre dell'anno, il commercio e la produzione mondiale hanno subito una battuta d'arresto, imputabile in larga parte alla stagnazione europea e al rallentamento negli Stati Uniti; la debolezza della domanda dei paesi avanzati ha inoltre provocato un rallentamento anche nelle principali economie emergenti. Nell'area dell'euro turbolenze e tensioni sui debiti sovrani e sui mercati borsistici sono riemerse dal mese di aprile scorso e si sono amplificate nei mesi estivi. Evidenzia come, a fronte di tali fattori e del generale indebolimento congiunturale – che si è riflesso pesantemente sull'economia italiana – nell'area dell'euro siano stati compiuti alcuni primi importanti passi nella direzione della stabilizzazione dei mercati e nella prospettiva del rafforzamento dell'Unione economica e monetaria. A suo parere, le tre principali «tappe» della «crisi dell'euro» possono rinvenirsi: nel Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012, che ha tracciato il percorso per rafforzare i meccanismi di stabilizzazione finanziaria, anche attraverso la definizione di un sistema di vigilanza comune sulle banche, e per favorire un sempre più pervasivo coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, anche nella prospettiva del nuovo Patto per la crescita e l'occupazione; nelle successive decisioni dell'Eurogruppo del 9 luglio 2012, che ha deciso la ricapitalizzazione delle banche spagnole attraverso il fondo EFSF/ESM; nelle decisioni della Banca centrale europea annunciate il successivo 6 settembre, che sembrano costituire una sorta di spartiacque della crisi, avendo offerto un forte segnale ai mercati circa la volontà di ristabilire il corretto funzionamento dei mercati anche prevedendo la possibilità da parte della Banca di procedere all'acquisto illimitato di titoli a breve termine degli Stati membri, fatta salvo un principio di condizionalità di tali operazioni. Sottolinea come l'analisi dell'impatto di tali decisioni sull'andamento registrato negli ultimi mesi dei differenziali di rendimento tra i titoli di Stato italiani e gli omologhi Bund tedeschi testimoni, inequivocabilmente, come in Italia la questione del debito sovrano assuma una valenza peculiare, configurandosi come un problema che reca una forte matrice transnazionale e «politica» all'interno della cornice europea. L'andamento dello spread e delle stesse quotazioni di borsa ha dimostrato, infatti, come i mercati siano estremamente reattivi alle decisioni assunte nell'eurozona, assai più di quanto non lo siano rispetto alle decisioni assunte in ambito nazionale. Rileva che, al di là delle caratteristiche specifiche di ciascun singolo Paese, la crisi dei debiti sovrani, vista dall'Italia, assume in questo senso una connotazione «politica», atteso che la speculazione tende ad aggredire le parti marginalmente più deboli di un sistema politico, istituzionale ed economico – l'Unione europea – che nel complesso non viene ancora percepito dagli operatori come adeguatamente coeso e solidale, e in cui si avverte l'assenza di solide istituzioni politiche, fortemente legittimate sul piano democratico e presidiate da un fondamentale elemento unificante e di garanzia, quale sarebbe una banca centrale che assuma le vesti di prestatore di ultima istanza, sul modello della Federal reserve statunitense.
  Ritiene dunque opportuno ribadire, ancora una volta, come l'unione bancaria, l'unione fiscale e l'unione politica costituiscano, in definitiva, le uniche risposte valide per allentare la speculazione sui titoli sovrani e per ripristinare quel clima di fiducia indispensabile per favorire una ripresa della crescita economica. In questa prospettiva, la situazione italiana è, a suo avviso, emblematica. Ritiene che vada, infatti, considerato che il nostro Paese è stato – ed è tuttora – maggiormente esposto alle tensioni sul debito sovrano Pag. 71rispetto ad altri Stati membri nonostante sia ormai uno dei paesi europei più virtuosi in termini di gestione di bilancio, atteso che ha registrato, negli ultimi anni, un deficit tra i più contenuti d'Europa, avviando al contempo un processo di consolidamento fiscale che malgrado il peggioramento del quadro macroeconomico consente di confermare, sin dal prossimo anno, l'obiettivo di medio periodo del pareggio di bilancio in termini strutturali, che trova ora un esplicito riconoscimento anche sul piano costituzionale. Rileva, inoltre, come il nostro Paese si sia trovato, con riferimento alle esigenze di ricapitalizzazione del sistema bancario nazionale, in una posizione relativamente più favorevole rispetto ad altri partner dell'Unione europea, atteso che gli interventi di sostegno sono stati assai contenuti e che nell'insieme il sistema bancario appare solido, e l'Italia presenti, nella comparazione con gli altri paesi della Unione europea, alcuni specifici punti di forza, quali gli elevati livelli del risparmio privato e della ricchezza finanziaria netta delle famiglie, considerati come fattori rilevanti dalla stessa nuova regola per il debito introdotta nella disciplina comunitaria. Nel complesso, considera quindi possibile affermare che i livelli dei tassi d'interesse corrisposti per rifinanziare il debito italiano – che tanto continuano a pesare anche sull'economia reale per le conseguenze che ne derivano anche sul piano dell'offerta di credito alle famiglie e alle imprese – non riflettano né i considerevoli sforzi compiuti, anche sul piano della tenuta del sistema previdenziale, per assicurare un aggiustamento fiscale strutturale, né tantomeno gli sforzi recentemente compiuti dal Governo italiano in tema di liberalizzazioni e apertura dei mercati, semplificazioni amministrative, riforma del mercato del lavoro e riqualificazione della spesa pubblica. In diversi casi, si tratta, infatti, di vere e proprie riforme strutturali, che contribuiranno nel medio periodo a elevare il potenziale di crescita dell'economia, ma che non sembrano sufficientemente apprezzate dai mercati. Tutto ciò conferma, a suo avviso, che la chiave per risolvere la crisi è soprattutto in Europa e nel ruolo che i Governi riusciranno a svolgere per far avanzare il processo di unificazione, coniugando stabilità e sviluppo, condizioni complementari per far progredire tutti i paesi nella moneta unica.
  Ritiene che l'euroscetticismo che sta crescendo in Europa non sia, in questo senso, una soluzione ma una parte del problema e testimoni il legame che sussiste – al di là delle analisi economiche degli squilibri macroeconomici tra il nord e il sud del Continente – fra crisi economica e crisi delle istituzioni democratiche. La questione dei debiti sovrani va collocata in tale ambito e i passi che si stanno compiendo in questa fase in Europa sono fondamentali per attenuare la spirale negativa tra aumento dei rischi sovrani, difficoltà del sistema bancario e peggioramento congiunturale e dunque per spezzare definitivamente i pericolosi circoli viziosi che attanagliano ancora l'economia dell'eurozona.
  Rileva che la crisi e il clima generale di sfiducia inducono i consumatori a moderare la spesa, con un impatto negativo sulla domanda aggregata e una conseguente flessione del gettito fiscale, osservando come le imprese, a loro volta, rinviino gli investimenti e le assunzioni, deprimendo i livelli occupazionali e determinando maggiori oneri pubblici per gli ammortizzatori sociali. Per altro verso, le banche soffrono le tensioni sui mercati finanziari e l'elevata volatilità degli spread e vedono aumentare in maniera rilevante i propri costi di approvvigionamento, traslandoli conseguentemente sui tassi di finanziamento alle famiglie e alle imprese e restringendo l'offerta di credito. Gli investitori, dal canto loro, rimangono assai prudenti di fronte alla debolezza e alla rischiosità delle attuali prospettive macroeconomiche, al punto di accettare tassi d'interesse reali negativi corrisposti sui titoli di Stato di alcune economie avanzate più solide, come la Germania, mentre i governi dei Paesi più fragili vedono deteriorarsi Pag. 72la loro affidabilità creditizia, rendendo ancor più difficoltoso il processo di risanamento dei conti pubblici.
  Osserva come processo di rafforzamento dell'Unione attualmente in corso miri a spezzare questa spirale negativa, rilevando che dal prossimo Consiglio europeo del 18 e 19 ottobre 2012 si attendono ulteriori passi in avanti, anche se le difficoltà e il rischio di rigurgiti nazionalistici e nuovi egoismi territoriali non vanno affatto trascurati. Il Consiglio esaminerà, infatti, i progressi compiuti nell'attuazione del patto per la crescita e l'occupazione e, se necessario, stabilirà ulteriori orientamenti per promuovere la crescita e l'occupazione. Il presidente del Consiglio europeo riferirà, inoltre, sui lavori in corso di svolgimento sul futuro dell'Unione economica e monetaria a seguito del Consiglio europeo di giugno e in tale contesto il Consiglio valuterà i progressi compiuti sulle proposte relative a un meccanismo europeo unico di vigilanza bancaria e, se del caso, fisserà ulteriori orientamenti. Evidenzia come, in base a quanto si apprende da notizie di stampa, le posizioni in campo sulla più generale questione del futuro dell'Unione siano assai diversificate. In particolare, segnala che la Germania sembrerebbe avere l'intenzione di proporre un bilancio previsionale comune per i Paesi dell'Unione europea, con l'obiettivo di sostituire gli attuali fondi strutturali e di coesione, erogati senza clausole condizionalità, con un fondo centralizzato comune, costituito da entrate fiscali e dai proventi di un'eventuale tassa sulle transazioni finanziarie, con cui sostenere i Paesi deboli dell'area dell'euro in cambio tuttavia di forti condizionalità in termini di riforme strutturali. Tale posizione, riportata da alcuni quotidiani tedeschi, inficerebbe, a suo parere, in radice la discussione in ordine all'opportunità di addivenire ad una sorta di mutualizzazione del debito attraverso l'emissione di eurobond, allo stato invisa a parte dell'opinione pubblica del Paese. Questa ipotesi, che implicherebbe una modifica dei trattati europei e dunque tempi di attuazione dilatati, potrebbe, a suo avviso, creare frizioni tra i partner europei, alcuni dei quali, come la Spagna e Francia, propongono invece di affrontare prontamente il problema della retroazione tra il settore finanziario e il settore pubblico attraverso la possibilità di erogare gli aiuti dei fondi EFSF/ESM direttamente alle banche in crisi. Rileva, dunque, che il dibattito si preannuncia intenso e complesso e dai sui esiti dipenderà l'evoluzione dell'economia dell'eurozona e, per la rilevanza che essa, della stessa congiuntura internazionale.
  Pur ribadendo la centralità dei temi del completamento dell'architettura istituzionale dell'Unione europea, del rafforzamento dei meccanismi di stabilizzazione e dell'ampliamento del ruolo della BCE, osserva che l'Italia deve ancora proseguire la propria azione per riavviare un ciclo virtuoso di crescita. Osserva come i dati dell'economia italiana riportati nella Nota di aggiornamento evidenzino, infatti, le difficoltà incontrate nel coniugare le politiche del rigore con quelle per lo sviluppo. Riconosce, del resto, la grande «onestà intellettuale» del Governo, che, pur ricordando come al mantenimento della stabilità finanziaria sia stata affiancata una forte azione di sostegno della crescita economica e della produttività (in termini di miglioramento del mercato del lavoro, liberalizzazioni, semplificazioni, efficienza della Pubblica Amministrazione, promozione della R&S, rilancio delle infrastrutture ed efficientamento della giustizia civile, afferma, nella Nota, come la congiuntura economica italiana sconti, oltre ai livelli elevati degli spread e al clima di incertezza e sfiducia generale, anche gli effetti depressivi delle misure di consolidamento fiscale adottate nell'ultimo anno.
  Nell'insieme, osserva che il peggioramento del ciclo macroeconomico internazionale, il persistere delle tensioni nell'area dell'euro e le misure di contenimento della spesa sinora adottate, hanno indotto il Governo a una revisione al ribasso delle stime originariamente formulate sull'andamento dell'economia italiana per l'anno in corso e per il triennio 2013-2015. Sottolinea, in particolare, come Pag. 73per il 2012 la contrazione del PIL italiano sia stimata pari al 2,4 per cento, rispetto all'1,2 per cento precedentemente indicato. Una contrazione è attesa anche per il 2013, anno in cui il PIL si dovrebbe ridurre dello 0,2 per cento, principalmente in ragione dell'effetto di trascinamento del calo registrato l'anno precedente. Evidenzia come negli anni successivi l'attività economica dovrebbe invece tornare a crescere dell'1,1 per cento nel 2014 e dell'1,3 per cento nel 2015, beneficiando soprattutto del miglioramento della domanda mondiale e dell'emergere degli effetti positivi determinati dai provvedimenti per la crescita varati dal Governo nella prima parte dell'anno. Rispetto alle previsioni contenute nel Documento di economia e finanza 2012, ritiene che si evidenzi uno stato di sofferenza del tessuto economico e produttivo allarmante, atteso che quasi tutte le variabili del quadro macroeconomico manifestano un rallentamento. È così per i consumi nazionali, che dovrebbero ridursi del 2,6 per cento nel 2012, ben più di quanto stimato nel Documento di economia e finanza, e continuerebbero a contrarsi anche nell'anno successivo, quando la riduzione sarebbe pari allo 0,7 per cento. In tale ambito, la spesa delle famiglie residenti scenderebbe del 3,3 per cento nel 2012. Sulle decisioni di spesa delle famiglie incidono l'andamento del mercato del lavoro e quello del reddito disponibile, in un contesto di fiducia che è attualmente ai minimi storici. Nel medio termine la spesa delle famiglie tornerebbe a crescere, ma comunque a ritmi moderati.
  Analogamente, osserva che gli investimenti fissi lordi nell'anno in corso dovrebbero ridursi dell'8,3 per cento, rispetto al calo del 3,5 per cento stimato ad aprile. La revisione al ribasso delle previsioni ascrivibile soprattutto alla dinamica negativa degli investimenti in macchinari e attrezzature che si ridurrebbero del 10,6 per cento, particolarmente sensibili alla congiuntura. Anche il settore delle costruzioni continua a manifestare una forte debolezza sia nella produzione sia nella transazione nel comparto residenziale; un lieve recupero è previsto per il biennio 2014-2015.
  Osserva come un timido contributo positivo alla crescita provenga dagli scambi con l'estero, atteso che, nonostante il rallentamento del commercio mondiale, sia confermata la stima di crescita delle esportazioni nell'anno in corso dell'1,2 per cento. Le esportazioni nette risulterebbero positive in tutto l'orizzonte di previsione, mentre il disavanzo di parte corrente della bilancia dei pagamenti registrerebbe un miglioramento grazie all'andamento degli scambi commerciali, che registrano una riduzione delle importazioni.
  Rileva come segnali molto preoccupanti giungano, di converso, dal mercato del lavoro. Al riguardo la Nota, sulla base degli andamenti congiunturali, rivede in senso peggiorativo le stime del tasso di disoccupazione, il quale si attesterebbe nel 2012 al 10,8 per cento, un valore più alto di circa 1,5 punti percentuali rispetto alle stime di aprile, e registrerebbe un'ulteriore crescita nel 2013, raggiungendo l'11,4 per cento. Nel biennio successivo il tasso dovrebbe tornare a ridursi fino al 10,9 per cento nel 2015.
  Ricorda che ad avviso del Governo il sensibile incremento del tasso di disoccupazione è da ascrivere principalmente all'aumento dell'offerta di lavoro, diversamente da quanto si era verificato nel corso della crisi del 2008-2009, la ricerca di lavoro si sarebbe infatti intensificata negli ultimi mesi anche in virtù del rinvio del pensionamento indotto dalle riforme previdenziali adottate.
  Osserva come tra gli elementi di maggiore preoccupazione riportati nella Nota figurino, oltre alla caduta dei consumi e degli investimenti e al predetto aumento del tasso di disoccupazione, anche l'andamento del costo del lavoro per unità di prodotto, che risulterebbe in accelerazione nel 2012. Pur in un contesto di dinamica salariale moderata, il calo dell'occupazione risulterebbe inferiore a quello del valore aggiunto, determinando dunque una contrazione della produttività. Secondo il Governo nel medio termine il contenimento Pag. 74salariale, accompagnato da un graduale recupero della produttività, dovrebbe comportare un deciso rallentamento dell'evoluzione del costo del lavoro per unità di prodotto.
  Per quanto concerne, infine, l'inflazione, sottolinea come la Nota registri rispetto alle stime del Documento di economia e finanza una minore pressione inflattiva nell'anno in corso, in parte determinata dallo slittamento dell'incremento delle aliquote IVA da ottobre 2012 a luglio 2013. L'inflazione programmata è stimata stabile all'1,5 per cento nel periodo considerato.
  Osserva come, al di là del quadro macroeconomico, un ultimo elemento di criticità sia costituito dall'inasprimento delle politiche creditizie con innalzamento dei tassi creditori delle banche, generato dalle difficoltà dal lato della provvista e dalle incertezze sul portafoglio dei crediti. In proposito la Nota evidenzia come le operazioni di rifinanziamento dell'Eurosistema abbiano contribuito in misura rilevante a garantire la disponibilità di liquidità bancaria, ma come ciò non si sia tradotto in un proporzionale aumento di crediti concessi all'economia. Quanto al livello dei tassi, in luglio il costo dei nuovi prestiti alle imprese italiane da uno a cinque anni, fino a un milione di euro, è risultato pari al 6,2 per cento rispetto al 4 per cento registratosi per le imprese tedesche. Tale dato rifletterebbe in parte, secondo la Nota, la frammentazione dei mercati finanziari nell'area dell'euro a cui si assiste dal 2010 e la non uniforme trasmissione delle decisioni di politica monetaria nei diversi paesi dell'Area.
  Per quanto concerne la finanza pubblica, evidenzia come la Nota registri gli effetti della più recente evoluzione congiunturale, dei provvedimenti normativi adottati di recente e delle risultanze dell'attività di monitoraggio, aggiornando al contempo il quadro programmatico confermando in tale ambito l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. In via generale, evidenzia in via preliminare come il peggioramento del quadro macroeconomico per il 2012 e la revisione al ribasso delle stime di crescita per gli anni 2013-2015 determinino una riduzione del profilo di crescita del prodotto potenziale rispetto alle stime riportate nel Documento di economia e finanza 2012, anche per effetto delle metodologie di calcolo adottate in sede europea. Rispetto alle stime riportate nel Documento di economia e finanza 2012, l’output gap risulta quindi essere negativo e più ampio lungo tutto l'orizzonte di previsione.
  Osserva, con riferimento ai principali saldi di finanza pubblica, che nel 2012 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche a legislazione vigente è stimato al 2,6 per cento del PIL, superando di 0,9 punti percentuali il valore indicato nel Documento di economia e finanza. Il maggior disavanzo è imputabile a un'evoluzione delle entrate meno favorevole del previsto e ad un maggior costo del servizio del debito, più che compensato da una dinamica più contenuta di altre voci di spesa corrente, in particolare dei redditi da lavoro dipendente e dei consumi intermedi. Negli anni 2013-2015, il deficit tendenziale è previsto ridursi progressivamente dall'1,6 nel 2013, all'1,5 nel 2014 e all'1,4 nel 2015, mentre in termini programmatici si registra un lieve scostamento al rialzo nel 2013, con indebitamento dell'1,8 per cento del prodotto interno lordo e un lieve ritocco al ribasso nel 2015, con un indebitamento dell'1,3 per cento. In termini strutturali, ossia al netto della componente ciclica e delle misure una tantum, il percorso di risanamento delle finanze pubbliche appare in linea rispetto a quanto indicato nel DEF.
  Ricorda come il quadro di finanza pubblica riportato nel DEF dell'aprile 2012, che prevedeva il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2013, con un surplus strutturale pari allo 0,6 per cento del PIL,) venga quindi sostanzialmente confermato nella Nota di aggiornamento pur in presenza di un deterioramento dei dati finanziari.
  L'indebitamento netto strutturale tendenziale dovrebbe, in particolare, ridursi di 2,8 punti percentuali nell'anno in corso attestandosi intorno al –0,9 per cento del Pag. 75PIL; nel 2013 il saldo mostrerebbe un avanzo di 0,2 punti percentuali, mentre negli anni 2014 e 2015 esso assumerebbe un segno negativo, rispettivamente pari allo 0,2 per cento e allo 0,5 per cento, attestandosi comunque su un livello in linea con l'obiettivo di medio termine. Sottolinea che, in termini programmatici, il saldo strutturale conferma l'obiettivo del bilancio in pareggio nel 2013, malgrado che l'impatto di eventi naturali avversi, quali il terremoto che ha colpito l'Emilia Romagna, e la presenza di un rallentamento dell'economia più significativo di quanto previsto nel Documento di economia e finanza, determinino l'esigenza di assumere spese incomprimibili. Negli anni successivi l'indebitamento netto strutturale programmatico dovrebbe rimanere in linea con l'obiettivo di medio periodo concordato in sede europea, attestandosi allo 0,2 per cento nel 2014 e allo 0,4 per cento nel 2015).
  Rileva come a supporto del percorso di risanamento concorra l'andamento dell'avanzo primario, stimato in aumento dal 2,9 per cento del PIL previsto per quest'anno al 4,8 per cento del 2015 a fronte del 3,6 per cento nel 2012 e del 5,7 per cento nel 2015 stimati nel DEF.
  Nel senso dell'incremento dell'avanzo primario opera l'andamento delle entrate finali, che si situano, all'inizio e alla fine del periodo considerato, su un valore del 48,9 per cento di PIL, e su valori ancor maggiori nei due anni intermedi, pari a 49,6 nel 2013 e 49,1 per cento nel 2014. Segnala, peraltro, che l'andamento delle entrate tributarie incorpora le modifiche introdotte dal decreto legge n. 95 del 2012 in materia di aliquote IVA. Rileva, inoltre, che sull'incremento dell'avanzo incide l'andamento delle spese finali al netto degli interessi, che sono previste decrescere di circa 2 punti percentuali di PIL, passando dal 46 per cento del 2012 al 44 per cento nel 2015, in virtù sia delle misure di contenimento introdotte nel corso del 2011, sia degli effetti di razionalizzazione previsti dalla spending review.
  Per quanto concerne la pressione fiscale, evidenzia che essa registra quest'anno un aumento di oltre 2 punti percentuali, passando dal 42,5 per cento del 2011 al 44,7 per cento del prodotto interno lordo. Nel 2013 la crescita della pressione fiscale proseguirebbe fino al 45,3 per cento, per poi tornare nel 2015 a un valore prossimo a quello iniziale del periodo, pari al 44,6 per cento.
  Per quanto attiene alla spesa per interessi, evidenzia che le tensioni sui mercati finanziari, con le conseguenti ripercussioni sulla struttura dei tassi d'interesse sui titoli del debito pubblico, hanno comportato un suo aumento dal 5,5 per cento di PIL nel 2012 al 6,3 per cento nel 2015, rispetto al 4,9 per cento nel 2011, risultando pertanto in crescita rispetto alle stime del Documento di economia e finanza lungo tutto il periodo di previsione.
  Relativamente al rapporto tra debito pubblico e PIL, il quadro di finanza pubblica aggiornato indica un livello più elevato per ogni anno del periodo rispetto alle previsioni pubblicate nel Documento di economia e finanza di aprile. In particolare, rispetto al Documento, che prefigurava una ripresa della traiettoria discendente del debito già a partire dal prossimo anno, la Nota stima un incremento per l'anno in corso e un andamento decrescente solo a partire dal 2014. Il livello del rapporto tra debito e PIL si attesterebbe al 126,4 per cento per l'anno in corso, con un lieve ulteriore rialzo nel 2013, dove verrebbe raggiunto il valore massimo del 127,1 per cento, mentre a partire dal 2014 il rapporto tra debito e PIL è previsto seguire un andamento decrescente, sino ad attestarsi al 122,9 per cento nel 2015.
  In proposito, osserva come la Nota evidenzi che tale aggiornamento delle previsioni derivi da una molteplicità di fattori. In primo luogo, segnala la revisione operata dalla Banca d'Italia dei consuntivi 2010 e 2011 – pari complessivamente a circa 0,6 punti percentuali di PIL per ciascun anno – dovuta, per lo 0,1 per cento, a ordinari accertamenti statistici e, per il rimanente 0,5 per cento, a riclassificazioni operate sulla base di una recente decisione di Eurostat con la quale si Pag. 76stabilisce che i debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche ceduti con clausola pro-soluto ad istituzioni finanziarie non bancarie devono essere inclusi nel debito degli Stati membri; un andamento del quadro macroeconomico meno favorevole di quello stimato circa sei mesi fa, da cui deriverebbero circa 2 punti percentuali di incremento del rapporto nel 2012 rispetto al DEF, 3,5 punti dello stesso incremento nel 2013, e poco oltre i 3 punti percentuali nel 2014 e nel 2015; un aumento, anch'esso derivante dal ciclo economico, del fabbisogno delle Pubbliche Amministrazioni, stimato su livelli superiori rispetto ad aprile. Questo effetto contribuirebbe al rialzo della stima del debito del 2012 e del 2013 per circa 1,2 punti percentuali, mentre per il 2013 ed il 2014 tale contributo aumenta arrivando rispettivamente a 1,5 e 1,7 punti. Effetti contrari a quelli testé evidenziati, e dunque positivi in termini di riduzione dello stock di debito, derivano invece dall'operazione di privatizzazione delle società SACE, Fintecna e Simest, che dovrebbe concludersi nell'anno in corso, con un impatto di circa 0,6 punti di PIL. Nel complesso, ricorda che al netto degli effetti dei sostegni già erogati o da erogare per i Paesi dell'area dell'euro, nel 2015 il rapporto tra debito e PIL dovrebbe attestarsi intorno al 119,1 per cento. Ricorda, inoltre, che il Governo ha confermato il suo impegno nella riduzione del debito pubblico, esprimendo la volontà di dare attuazione nei prossimi mesi agli strumenti creati per procedere alla valorizzazione e successiva dismissione del patrimonio mobiliare e immobiliare dello Stato, al fine di garantire un ammontare di proventi pari a circa un punto percentuale di PIL all'anno. Tenuto conto di questi proventi aggiuntivi, il rapporto tra debito e PIL, al netto dei sostegni erogati ovvero da erogare ai Paesi dell'area euro, dovrebbe quindi attestarsi al 122,3 per cento nel 2013, per scendere successivamente al 119,3 per cento nel 2014 e al 116,1 per cento nel 2015.
  Ritiene che le principali sfide che ci attendono nel prossimo futuro vadano dunque nella duplice direzione dell'ulteriore miglioramento dei flussi di finanza pubblica – che potrà essere garantito attraverso la prosecuzione di un processo serio e pervasivo di spending review e di lotta all'evasione fiscale – e nella riduzione dello stock di debito. Entrambi questi sforzi dovranno, a suo avviso, essere diretti anche a liberare le risorse necessarie a ridurre la pressione fiscale, e in particolare quella che grava sul lavoro, per dare un po’ di ossigeno alle famiglie e alle imprese e rilanciare per questa via consumi, investimenti e occupazione.
  Per quanto concerne la spending review, evidenzia come la Nota di aggiornamento ricordi le principali misure di revisione della spesa recentemente adottate, che hanno tra l'altro consentito di compensare il differimento e l'attenuazione dell'incremento delle aliquote IVA precedentemente previsto a partire da ottobre 2012. In questo ambito, si è intervenuto su una serie molto ampia di voci di costo, che vanno dall'acquisto di beni e servizi delle pubbliche amministrazioni alla riduzione delle strutture dirigenziali e degli organici delle Amministrazioni centrali dello Stato, passando per la riduzione degli oneri di locazione e l'assegnazione, a ciascun Ministero, di obiettivi di spesa da conseguire attraverso la proposta, da parte degli stessi Ministeri, di interventi correttivi da definire con la legge di stabilità 2012. Segnala, poi, che ulteriori risparmi sono attesi dagli interventi disposti sugli enti territoriali – attraverso la riduzione dei trasferimenti corrispondenti agli obiettivi loro assegnati con il Patto di stabilità interno o, in caso di incapienza, il versamento al bilancio dello Stato delle somme residue – e sul comparto della Sanità e della spesa farmaceutica. Rileva che il processo di spending review intrapreso dovrà ora continuare, anche alla luce del programma per la riorganizzazione della spesa pubblica che dovrebbe essere predisposto dal Governo e sulla cui base, in sede di approvazione della risoluzione sulla Nota di aggiornamento, dovranno essere indicati i disegni di legge collegati diretti ad attuarlo. La nuova fase di spending review, che verosimilmente dovrà essere portata a Pag. 77termine nella prossima legislatura, dovrà affrontare, a suo parere, alcuni nodi cruciali che riguardano, in primo luogo, l'architettura istituzionale, la mappa delle funzioni pubbliche e i modelli di organizzazione dei servizi pubblici sul territorio nazionale. Osserva che la relazione del Ministro Giarda presentata l'estate scorsa offre spunti interessanti al riguardo, evidenziando il deficit di cultura organizzativa e manageriale di cui soffre la pubblica amministrazione italiana e la grande eterogeneità sul territorio dei livelli di costo di erogazione dei servizi. A suo avviso, questi sono gli aspetti sui cui intervenire con decisione per continuare ad assicurare, con un minore dispendio di risorse umane, finanziarie e strumentali, i diritti di cittadinanza, concentrando gli sforzi e le tutele sui settori fondamentali della sanità, dell'assistenza e dell'istruzione.
  Ritiene, poi, che l'altro grande filone da perseguire con tenacia sia la riduzione dello stock di debito pubblico. Al riguardo, osserva come la Nota ricordi come sia stato recentemente avviato un piano straordinario di valorizzazione e vendita del patrimonio di proprietà delle Amministrazioni pubbliche. Tale piano pluriennale, una volta a regime, dovrebbe assicurare risorse stimate pari in circa 1 punto percentuale di PIL all'anno, da destinare prioritariamente al Fondo per l'ammortamento del debito pubblico. A suo avviso, si tratta di un percorso complesso, da percorrere con attenzione evitando il rischio di svendere gli assets pubblici in un contesto di mercato che non appare allo stato ancora favorevole. In proposito, ricorda che sulla base del censimento mediante rilevazione telematica delle proprietà delle Amministrazioni, di recente avviato, risulta che il valore del patrimonio immobiliare pubblico, comprensivo dei terreni, oscillerebbe tra 251 e 369 miliardi di euro, mentre, alla fine del 2011, il valore delle partecipazioni statali ammontava invece a oltre 80 miliardi di euro. Osserva come al fine di valorizzare questo rilevante patrimonio, le riforme introdotte prevedano diversi strumenti, tra i quali figura la creazione di una Società di Gestione del Risparmio (SGR) del Ministero dell'economia e delle finanze, avente il compito di attuare una strategia unitaria di valorizzazione con messa a reddito e cessione dei patrimoni immobiliari pubblici attraverso l'istituzione di uno o più fondi di investimento i quali, a loro volta, potranno partecipare ai fondi d'investimento istituiti o partecipati dagli enti territoriali, enti pubblici e società partecipate. Ricorda che il recente decreto-legge n. 87 del 2012, modificando la normativa previgente, ha previsto la costituzione, all'interno della SGR, di un fondo immobiliare cui trasferire anche gli immobili di proprietà dello Stato, con l'inclusione delle caserme. A fronte del conferimento degli immobili, gli enti otterranno risorse liquide da destinare in via prioritaria alla riduzione del proprio debito. Le risorse rimanenti potranno essere destinate al finanziamento delle spese per investimento, nel caso di immobili degli enti territoriali, e al pagamento dei debiti commerciali, nel caso di immobili dello Stato. Gli immobili conferiti ai fondi saranno valorizzati e collocati sul mercato, anche con l'ausilio della Cassa depositi e prestiti, che potrà acquistare gli immobili degli enti territoriali attraverso la creazione di fondi immobiliari ad hoc all'interno del fondo immobiliare CDP Investimenti SGR già esistente nel gruppo Cassa depositi e prestiti. Ricorda, infine, che le riforme adottate hanno anche rafforzato i poteri dell'Agenzia del Demanio, la quale potrà, anche d'ufficio, operare ristrutturazioni e regolarizzazioni catastali delle unità immobiliari, al fine di consentirne il collocamento sul mercato alle condizioni più favorevoli. L'Agenzia potrà altresì entrare nella compagine azionaria della SGR creata dal Governo e promuovere anche la costituzione di società, consorzi o fondi immobiliari, anche con la partecipazione di soggetti privati. A suo parere, le fondamenta giuridiche per avviare il processo di valorizzazione del patrimonio sono state dunque gettate; adesso occorre procedere alla sua attuazione, con l'auspicio Pag. 78che il contesto generale dei mercati possa massimizzare il vantaggio a favore delle finanze pubbliche.
  In conclusione, rileva che, come già riscontrato nell'esame del DEF dello scorso aprile, anche la Nota di aggiornamento oggi in esame si caratterizza positivamente per l'ampiezza del corredo informativo e, soprattutto, per la trasparenza e veridicità dei dati che essa espone. Si tratta di un elemento che giudica particolarmente apprezzabile, anche alla luce dell'esperienza maturata con riferimento ai precedenti documenti di programmazione, nei quali o si tendeva a sottovalutare le criticità del quadro economico e di finanza pubblica, o, comunque, se ne prefiguravamo immediati futuri miglioramenti. Osserva, infatti, che la Nota di aggiornamento espone chiaramente i dati macroeconomici della crisi in atto, in coerenza con le più recenti stime disponibili, quali quelle di settembre dell'OCSE e, soprattutto, ne prefigura un percorso di uscita non immediato, atteso che se ne prevede la continuazione anche per il 2013, ed il cui inizio dal 2014 risulta caratterizzato da numerose incertezze. A suo giudizio, in questo percorso di uscita dalla crisi permane comunque un consistente livello di indebitamento fino all'anno terminale di previsione, atteso che esso è previsto pari a 1,4 per cento del PIL nel 2015, e il raggiungimento del pareggio di bilancio dall'anno prossimo avviene in quanto secondo le regole europee esso va calcolato in termini strutturali, cioè depurato della componente dovuta al ciclo economico negativo. Tale situazione deriva dal persistere, fino all'anno terminale del periodo di previsione, seppur con una tendenza decrescente, di un significativo output gap, vale a dire da un Pil effettivo del nostro paese che rimane inferiore al Pil potenziale.
  Rileva come il ridursi del prodotto potenziale indichi il punto di pericolo in cui i dati riportati nella Nota – purtroppo precisi e probabilmente confermati anche dalle analisi che a breve offriranno altri previsori – rischiano di condurre il nostro Paese: una riduzione permanente di prodotto. Questa prospettiva va affrontata, a suo vedere, con decisione, pensando a ulteriori interventi strutturali che possano elevare il potenziale di crescita dell'economia. Ritiene che si debba essere consapevoli che la recessione 2011-2012, i cui effetti si trascineranno anche al 2013, si pone in sostanziale continuità con quella del 2008-2009, consegnando al Paese sei anni di crisi che potrebbero aver intaccato in misura permanente la capacità di produrre, dato che, secondo stime condivise, in questo lungo periodo recessivo il PIL è diminuito di circa il 7 per cento in termini reali, con un aggiustamento in termini di reddito pro-capite ben maggiori. Si tratta di una contrazione che riduce i bilanci familiari e i consumi, colpisce duramente gli investimenti delle imprese, rende necessarie misure di aggiustamento sul lato della finanza pubblica, con il rischio concreto che si crei un circolo vizioso. Alla luce di queste considerazioni, vi è, a suo avviso, in effetti, il rischio che la crisi in atto non abbia una natura ciclica ma determini invece effetti più duraturi, in quanto la forte caduta della produzione comporta in molti settori contrazioni così marcate da portare a chiusure definitive di unità produttive. La restrizione del credito e la caduta della capacità d'acquisto colpisce duramente il settore immobiliare, con un crollo degli investimenti in costruzioni, in presenza di uno stock di immobili sensibilmente aumentato durante la fase favorevole del ciclo immobiliare La capacità di reazione espressa dal buon andamento delle esportazioni appare limitata, in quanto il risultato positivo netto da esse espresso dipende in buona parte dalla caduta delle importazioni, mentre lo stock di capitale umano si va riducendo, con un aumento del tasso di disoccupazione che, con la crescita dei disoccupati di lunga durata ed il difficile ingresso dei giovani nel mondo del lavoro, sta assumendo carattere strutturale. Rileva, peraltro, che l'esclusione per lunghi periodi dal circuito della produzione – che si osserva anche nel settore del lavoro autonomo, la cui contrazione è maggiore di quello dipendente – comporta una perdita di capacità Pag. 79lavorativa e, quindi di capitale umano, con una minor disponibilità di lavoratori qualificati. Ritiene che sia dunque probabile che il nostro Paese stia non solo arretrando in termini quantitativi ma, in assenza di investimenti, stia subendo anche un arretramento qualitativo delle proprie capacità produttive, che riduce le possibilità di poter invertire efficacemente il ciclo negativo.
  Giudica, dunque, necessaria la condivisione della consapevolezza della pericolosità della situazione in cui si trova l'Italia, evidenziando che solo acquisendo tale consapevolezza le azioni per la crescita non costituiranno mere operazioni di manutenzione ordinaria, ma potranno avviare una reale inversione di tendenza. A suo parere, la riforma del fisco, la riforma del sistema dell'assistenza e delle prestazioni sociali, la riforma della giustizia, la revisione complessiva dell'architettura istituzionale e il riordino dei livelli di governo e delle funzioni da essi assolte, sono le «grandi opere» non ancora portate a compimento in questa legislatura. Ritiene, quindi, che oggi si debbano porre le premesse affinché gli sforzi nella direzione delle riforme strutturali e quelli diretti, anche attraverso la lotta all'evasione, verso una più equa distribuzione della ricchezza, possano proseguire in futuro per assicurare, in particolare alle giovani generazioni, un presente e un futuro degno di un grande Paese come l'Italia.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO si riserva di intervenire in sede di replica.

  Antonio BORGHESI (IdV) osserva come tutti gli indicatori economici richiamati nella Nota di aggiornamento in esame evidenzino risultati negativi per la finanza pubblica rispetto alle previsioni formulate nello scorso mese di aprile. Ricorda in proposito come la Corte dei conti, nell'ambito dell'audizione svoltasi nella seduta di ieri, abbia evidenziato la presenza di un corto circuito tra le istanze di rigore e di crescita. Osserva in particolare come la stessa Corte abbia sottolineato gli effetti recessivi di manovre volte a perseguire il rigore nei conti pubblici eccessivamente sbilanciate sul versante delle entrate e come anche lo stesso obiettivo di equilibrio previsto per il 2013 sia precario. In proposito, lamenta come le soluzioni prospettate siano solo quelle relative ad un rafforzamento dell'attività di spending review e di una maggiore convinzione sul versante della vendita del patrimonio pubblico, che pure necessarie e positive, non sono a suo avviso sufficienti. Ritiene che vi siano ancora molti nodi da risolvere e da discutere in riferimento alla composizione della spesa pubblica e che si debbano aggredire ulteriormente gli sprechi e i costi della politica. Osserva come manchi ogni attenzione rispetto alle politiche per stimolare la realizzazione di infrastrutture necessarie alla crescita economica e per favorire l'innovazione e la ricerca nelle imprese. Rileva come al contrario si sia solo innalzata fortemente la pressione fiscale, mentre occorrerebbe destinare automaticamente le risorse rivenienti dalla lotta all'evasione fiscale alla riduzione delle tasse nell'immediato, senza aspettare anni. Evidenzia inoltre come ancora persistano spese militari eccessive che andrebbero ridotte per liberare risorse in favore della crescita. Auspica quindi che i temi richiamati possano trovare accoglimento nella risoluzione che sarà presentata in Assemblea.

  Pier Paolo BARETTA (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, stigmatizza l'assenza di deputati appartenenti al Gruppo del Popolo della Libertà.

  Renato CAMBURSANO (Misto) ricorda come il dibattito sulla Nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza si stia svolgendo in un contesto assai diverso rispetto allo scorso anno, quando la risoluzione presentata in Assemblea dalla passata maggioranza fu approvata con soli due voti di scarto, mentre pochi giorni più tardi veniva respinto l'articolo 1 del disegno di legge relativo al rendiconto generale dello Stato per il 2010. Osserva come l'attuale situazione economica e finanziaria non possa essere Pag. 80analizzata se non alla luce di quanto avvenuto nel recente passato, quando i differenziali di rendimento tra i buoni del tesoro italiani e gli analoghi titoli di Stato tedeschi raggiunsero livelli elevatissimi. Sottolinea, in questo contesto, i risultati raggiunti in termini di riduzione degli oneri del debito pubblico, richiamando le riforme strutturali operate nei più recenti provvedimenti approvati dal Parlamento, che hanno rafforzato la credibilità sul piano internazionale del Governo, che è riuscito ad ottenere l'appoggio dei principali partner europei e della Banca centrale europea. Evidenzia come in questi mesi il Parlamento e il Governo abbiano svolto un grande lavoro, che tuttavia deve essere ancora completato, per far fronte alla pesante recessione affrontata dal nostro Paese, che ha portato anche ad un allargamento dei differenziali di rendimento tra i buoni del Tesoro italiani e quelli tedeschi. Osserva, peraltro, che non tutti i dati contenuti nella Nota di aggiornamento sono negativi, anche se esprime preoccupazione per l'andamento del tasso di disoccupazione, che rischia di determinare tensioni sociali analoghe a quelle registrate negli altri Paesi dell'Europa meridionale. Ritiene, pertanto, che si debbano valutare con attenzione interventi di politica economica e industriale volti in particolare all'alleggerimento del costo del lavoro, attraverso la riduzione del cuneo fiscale e il contenimento del peso dell'IRAP su tale voce, individuando adeguate coperture finanziarie. In proposito, pur dissentendo dai toni spesso demagogici utilizzati dal gruppo parlamentare di cui faceva parte, ritiene che si debba in primo luogo proseguire con decisione sulla strada della riduzione dei costi della politica, anche al fine di fronteggiare i sentimenti di rigetto nei confronti della politica che si manifestano nell'opinione pubblica. Ulteriori risorse da mettere in campo potrebbero, inoltre, derivare da un rafforzamento della lotta all'evasione e all'elusione fiscale, nonché, come evidenziato dallo stesso presidente della Confindustria, da una revisione delle disposizioni che prevedono agevolazioni e sgravi fiscali. Ritiene, inoltre, possibile reperire entrate aggiuntive attraverso una tassazione delle transazioni finanziarie e la conclusione dell'accordo con la Svizzera per il contrasto dell'evasione fiscale.

  Giulio CALVISI (PD) si associa all'onorevole Baretta nello stigmatizzare l'assenza di rappresentanti del Gruppo del Popolo della Libertà e richiama le considerazioni svolte dall'onorevole Cambursano in ordine al peggioramento del quadro macroeconomico e delle previsioni del Governo sulla finanza pubblica. Ricorda come la Corte dei conti non abbia esitato a parlare di corto circuito tra rigore e crescita per definire l'attuale fase recessiva, che produce un peggioramento del rapporto tra debito e PIL, a causa soprattutto del calo di quest'ultimo. Osserva come tali temi meriterebbero, un'approfondita discussione politica, altrimenti ci si dovrebbe solo limitare ad approvare il documento presentato dal Governo. Riconosce comunque come, in assenza delle politiche di rigore adottate, oggi la situazione del Paese sarebbe stata peggiore soprattutto in riferimento alle sue possibilità di accesso al credito sui mercati internazionali. Osserva quindi come l'attività conoscitiva svolta abbia messo in luce con riferimento alla dinamica della spesa pubblica che la spesa corrente ha mantenuto la stessa percentuale rispetto al PIL e quella in conto capitale è continuata a decrescere a ritmi più sostenuti, mentre le manovre adottate negli ultimi due anni sono state realizzate per oltre il 70 per cento sul versante delle entrate e si è verificata l'erosione del 50 per cento degli effetti delle medesime manovre a causa delle conseguenze recessive da esse stesse comportate. Sottolinea inoltre come i mercati reagiscono sulla base delle prospettive specifiche di ogni paese e, nel caso dell'Italia, malgrado i grandi sforzi compiuti stenta ad arrivare il giusto riconoscimento anche rispetto ad importanti riforme strutturali. Ritiene che tali temi dovrebbero essere al centro del dibattito politico e ricorda che il suo partito è particolarmente attento alle politiche per la crescita Pag. 81dell'economia. Richiamando l'intervento del presidente dell'ISTAT, rileva come, essendo limitati i margini di ulteriore contrazione della spesa pubblica, occorrerebbe porre l'attenzione sulle modalità per attrarre in Italia gli investimenti stranieri nei settori strategici che sono in crisi come la metallurgia e la chimica. Auspica quindi un confronto serrato ed effettivo tra le forze politiche, anche in considerazione delle differenze tra le medesime ed al loro interno al fine di non eludere la soluzione del corto circuito evidenziato dalla Corte dei conti.

  Rolando NANNICINI (PD) osserva preliminarmente come il peggioramento del quadro di finanza pubblica riscontrato nella Nota di aggiornamento sia in sostanza riconducibile al sensibile deterioramento delle stime in ordine all'andamento dell'economia, che hanno portato a prevedere una contrazione del prodotto interno lordo del 2,4 per cento nel 2012, a fronte della previsione di una riduzione dell'1,2 per cento contenuta nel Documento di economia e finanza presentato ad aprile. Rileva, infatti, che il deterioramento dell'andamento dell'economia si traduce in un peggioramento delle grandezze rilevanti in materia di finanza pubblica, che sono calcolate in termini di rapporto con il prodotto interno lordo, che nel 2012 registrerebbe una sensibile riduzione anche in termini nominali. Osserva, peraltro, che le regole europee assumono come riferimento obiettivi di medio termine calcolati in termini strutturali e al netto delle misure una tantum e, pertanto, pur in un contesto gravemente deteriorato, sarà possibile conseguire il pareggio di bilancio in termini strutturali nel 2013, anche se l'indebitamento netto crescerà di oltre un punto percentuale. Segnala, altresì, che la Nota di aggiornamento evidenzia un consistente incremento del debito pubblico, in ragione del contributo del nostro Paese ai prestiti alla Grecia e al finanziamento dell'EFSF e del Meccanismo europeo di stabilità, che nel periodo tra il 2010 e il 2012 ammonta a circa 30 miliardi di euro, osservando come, significativamente, il documento contenga due dati riferiti al debito, uno al netto e uno al lordo di tali sostegni finanziari. Ritiene, pertanto, che nella valutazione dell'attuale situazione finanziaria del nostro Paese non possa non considerarsi il contributo fornito alla stabilizzazione dell'area dell'euro, sottolineando come, in assenza di tale contributo, il debito pubblico italiano sarebbe sensibilmente minore. Per queste ragioni, osserva come la manovra operata dal Governo Monti al fine di garantire il rispetto dei vincoli europei in materia di finanza pubblica sia sostanzialmente riuscita nel suo complesso, pur permanendo aspetti di criticità che dovranno essere affrontati nel prossimo futuro. A tale riguardo, segnala in primo luogo l'esigenza di rivedere le regole che presiedono al coordinamento della finanza pubblica, osservando, a titolo di esempio, che in un contesto nel quale gli enti locali e lo Stato hanno ridotto la propria spesa corrente, le Regioni sono riuscite ad incrementare la spesa per il personale, contraendo sensibilmente quella riferita ad investimenti. Ritiene, pertanto, indispensabile una revisione della disciplina del patto di stabilità interno che promuova la realizzazione di investimenti da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche, attraverso il superamento delle regole attualmente contenute nell'articolo 204 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali, che prevede vincoli sempre più stringenti per l'assunzione dei mutui da parte degli enti medesimi. A suo avviso, si rende, piuttosto, necessaria una riduzione selettiva delle spese degli enti territoriali, che salvaguardi la spesa «buona» e riduca quella improduttiva, evitando quindi che il contenimento degli oneri a carico della finanza pubblica determini effetti recessivi.
  Su un piano più generale, ritiene che sarebbe erroneo affidare la crescita dell'economia italiana alla sola ripresa della domanda mondiale, osservando come, anche a prescindere da tale ripresa, dovranno realizzarsi a livello nazionale interventi normativi volti a sostenere gli investimenti produttivi e a ridurre il carico fiscale sul lavoro e sull'impresa. Rileva, Pag. 82infatti, che in passato l'incremento dei redditi e della domanda interna non si è automaticamente tradotto in una ripresa della produzione a livello nazionale, in quanto la domanda si è spesso orientata verso prodotti esteri. In conclusione, ribadisce la propria convinta adesione all'azione del Governo, osservando che il rispetto degli obiettivi di bilancio individuati in sede europea rappresenta una cornice finanziaria imprescindibile, che non può tuttavia costituire l'unica politica di riferimento. Ritiene, in questo contesto, essenziale rivedere le regole del patto di stabilità interno al fine di garantire un suo orientamento in favore delle spese di investimento.

  Lino DUILIO (PD) preliminarmente osserva come la discussione odierna verta sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza 2012 esaminato nel mese di aprile scorso, la cui approvazione è prodromica alla presentazione del disegno di legge di stabilità. Rileva come l'attuale quadro finanziario sia fuori controllo e determina conseguenze molto negative, comportando la necessità di uno sforzo enorme per conseguire gli obiettivi concordati in sede europea. Ritiene che tale situazione di fragilità finanziaria sia stata alla base degli attacchi speculativi contro la moneta unica europea. Ritiene che rispetto all'attuale crisi globale e senza precedenti nessuno possa vantare la sicurezza di avere la soluzione più giusta per risollevare l'economia. Sottolinea poi come ai richiamati aspetti generali si aggiungano le specificità italiane recenti e più antiche. Ritiene positiva l'adozione del nuovo metodo di calcolo uniforme a livello europeo per l'individuazione del saldo strutturale significativo per il rispetto degli obiettivi concordati e evidenzia la necessità di iniziare a ragionare anche in termini economici per valutare le scelte politiche in termini di rigore, equità e sviluppo. Sotto il primo versante, ritiene che, pur dovendosi mettere in conto la presenza di effetti recessivi connessi alle manovre adottate, il problema sia da individuare nella necessità di saldare tali inevitabili sacrifici nel breve termine con i benefici che le medesime dovrebbero comportare nel medio e lungo termine. Invita quindi chiunque abbia soluzioni diverse a proporle concretamente evitando annunci demagogici. Rilevando in proposito come non si possa ritenere di considerare all'entrata i proventi della lotta all'evasione fiscale prima del loro effettivo incasso da parte dell'Erario, come ha dimostrato l'esperienza degli ultimi anni. Ricorda come solo un anno fa il Ministro dell'economia e delle finanze dell'epoca assicurava la solidità dei conti pubblici e l'assenza di ogni necessità di ulteriori manovre fino al 2016. Rileva come occorra proseguire con l'attività di revisione della spese distinguendo attentamente tra quella produttiva e quella improduttiva e ritiene utile l'iniziativa proposta oggi dal Ministro Grilli di un seminario sulla dismissione del patrimonio pubblico. In merito all'equità, osserva come si possa e si debba fare di più, proseguendo l'azione di dimagrimento della macchina pubblica e riducendo ulteriormente i costi della politica, in un quadro organico che respinga tuttavia gli attacchi alla democrazia. In merito allo sviluppo, osserva come questo sia l'aspetto meno declinato nell'azione di governo, pur essendo il più evocato. In proposito, fa presente di non condividere la tesi di chi ritiene che la politica nulla possa fare in materia e dovrebbe piuttosto lasciare agire il libero mercato, dovendosi invece realizzare un impegno per favorire la competitività delle imprese italiane all'estero attraverso una discussione approfondita sul tema. Conclusivamente osserva come il calo del differenziale tra i titoli di Stato italiani a scadenza decennale e i corrispondenti titoli di Stato tedeschi sia dovuta principalmente all'azione del presidente della Banca centrale europea, in mancanza di un vero governo europeo. Auspica quindi che l'equità costituisca la bussola per orientare le future scelte del Governo e che il tema dello sviluppo possa essere centrale e finalmente affrontato concretamente.

Pag. 83

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO e Amedeo CICCANTI (UdCpTP), relatore, rinunciano a replicare in considerazione dell'imminente inizio della seduta dell'Assemblea, facendo presente che esprimeranno ulteriori considerazioni in tale sede.

  Pier Paolo BARETTA (PD) annuncia il voto favorevole del proprio gruppo sul conferimento del mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea sulla Nota di aggiornamento, osservando come essa evidentemente registri gli effetti della difficile congiuntura economica, riconosciuti anche dal Ministro Grilli nella sua audizione odierna. In questo contesto, sottolinea l'esigenza di individuare un equilibrio tra il consolidamento della finanza pubblica e il sostegno alla crescita economica che valorizzi adeguatamente tale ultima direttrice di intervento.

  Gioacchino ALFANO (PdL), nel sottolineare come quella all'esame della Camera sia l'ultima Nota di aggiornamento di questa legislatura, annuncia il voto favorevole del proprio gruppo sul conferimento del mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea sul documento, auspicando che nella prossima legislatura possano discutersi documenti di programmazione utili allo sviluppo del Paese.

  Massimo BITONCI (LNP) pur riconoscendo l'importanza dei progressi sul tema del pagamento dell'IVA per cassa, come richiesto da molti anni dal suo partito, in sostegno delle imprese, e il buon intervento del Ministro Grilli nell'odierna audizione, annuncia il voto contrario della Lega Nord. Fa presente che tale voto è motivato dal quadro d'insieme negativo rappresentato nel documento del Governo, la cui azione, a suo avviso, non è stata sufficiente specialmente nel campo della revisione della spesa, ove occorrerebbe tagliare davvero gli sprechi. Inoltre evidenzia come la politica del Governo abbia comportato un enorme aumento della pressione fiscale effettiva, a suo avviso, ben lungi da quella stimata intorno al 45 per cento, ma più vicina al 57 per cento, come confermano le imprese, soprattutto del nord, dove la percentuale di evasione fiscale è molto più bassa che al sud. Riterrebbe necessaria, al contrario, una politica fiscale che induca le imprese a non delocalizzare all'estero, ribadendo pertanto il voto contrario del suo gruppo.

  Roberto OCCHIUTO (UdCpTP) annuncia il voto favorevole del proprio gruppo al conferimento del mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sulla Nota di aggiornamento, ringraziando il relatore per l'ottimo lavoro svolto.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire pone in votazione la proposta di conferire il mandato al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul documento in esame.

  La Commissione delibera di conferire il mandato al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul documento in esame.

  La seduta termina alle 15.55.

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 3 ottobre 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 18.15.

Legge comunitaria 2012.
C. 4925-A ed emendamenti.

(Parere all'Assemblea).
(Esame emendamenti e conclusione – Parere).

  La Commissione inizia l'esame delle ulteriori proposte emendative trasmesse dall'Assemblea.

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  Marco MARSILIO (PdL), relatore, fa presente che in data odierna l'Assemblea ha trasmesso quattro ulteriori proposte emendative al disegno di legge C. 4925-A concernente la Legge comunitaria 2012. Evidenzia che si tratta, in particolare, dell'emendamento 1.500 della Commissione che dispone, in primo luogo, l'inserimento nell'allegato A della direttiva 2012/9/UE della Commissione del 7 marzo 2012 che modifica l'allegato I della direttiva 2001/37/CE del Parlamento europeo e del Consiglio sul riavvicinamento delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri relative alla lavorazione, alla presentazione e alla vendita dei prodotti del tabacco. Inoltre, precisa che la proposta emendativa propone l'inserimento nell'allegato B della direttiva 2011/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio del 13 dicembre 2011 recante norme sull'attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per la persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta; della direttiva 2012/12/UE del Parlamento e del Consiglio che modifica la direttiva 2001/112/CE del Consiglio concernente i succhi di frutta e altri prodotti analoghi destinati all'alimentazione umana. Al riguardo, con riferimento alla direttiva 2012/9/UE sui prodotti del tabacco, segnala che la stessa reca modifiche riguardanti l'etichettatura dei prodotti e non appare comportare conseguenze di carattere finanziario. Con riferimento alla direttiva 2011/95/UE in materia di attribuzione della qualifica di beneficiari della protezione internazionale, osserva che all'articolo 40 di tale direttiva prevede l'abrogazione della direttiva 2004/83/CE, vertente sulla medesima materia, e già recepita nel nostro ordinamento dal decreto legislativo n. 251 del 2007. A tale proposito, osserva che l'articolo 33 del predetto decreto legislativo n. 251 del 2007 recava una clausola di copertura finanziaria degli oneri da esso recati. Al riguardo, rileva la necessità di acquisire l'avviso del Governo se dal recepimento della direttiva 2011/95/UE derivino nuovi o maggiori oneri rispetto a quelli previsti a legislazione vigente in relazione agli interventi in materia di protezione internazionale e status di rifugiato. In relazione alla direttiva 2012/12/UE in materia di succhi di frutta, osserva che con la stessa si introducono principalmente modifiche in materia di denominazioni, definizioni e caratteristiche dei prodotti dalle quali non appaiono derivare profili problematici di carattere finanziario. Al riguardo, appare comunque opportuno acquisire l'avviso del Governo. Relativamente all'emendamento 5.500 della Commissione, che sostituisce l'articolo 5 del disegno di legge recante disposizioni in materia di consultazione delle Camere su accordi e decisioni in materia economica e finanziaria, osserva che la proposta emendativa, di carattere ordinamentale, non appare presentare conseguenze di carattere finanziario. Con riferimento all'articolo aggiuntivo 9.0500 della Commissione, recante delega il Governo ad adottare un decreto legislativo per l'attuazione degli articoli 10 e 11 della Decisione della Commissione europea del 6 ottobre 2009, n. 750, volti alla designazione o istituzione di un organismo di conciliazione per facilitare la mediazione tra gli esattori di pedaggi e i fornitori dei servizi europei di tele pedaggio, evidenzia che la proposta emendativa reca, tra l'altro, una clausola di neutralità finanziaria. Al riguardo, rileva l'opportunità di acquisire un chiarimento da parte del Governo in merito alle conseguenze di carattere finanziario derivanti dalla proposta emendativa e se la clausola di neutralità finanziaria possa considerarsi idonea. Infine, l'articolo aggiuntivo 9.0700 del Governo, in considerazione dell'emanazione del regolamento di esecuzione (UE) n. 282/2011 del Consiglio del 15 marzo 2011, recante disposizioni di applicazione della direttiva 2006/112/CE relativa al sistema comune di imposta sul valore aggiunto, reca la delega al Governo per l'adozione di uno o più decreti legislativi per conformare la normativa vigente in materia di imposta sul valore aggiunto all'ordinamento dell'Unione europea. Osserva che la proposta Pag. 85emendativa, che è corredata da una clausola di neutralità finanziaria, prevede la procedura per l'esame degli schemi dei decreti legislativi da parte delle Commissioni parlamentari competenti. Al riguardo, rileva la necessità di acquisire un chiarimento da parte del Governo in merito alle conseguenze di carattere finanziario derivanti dal predetto coordinamento della disciplina nazionale in materia di IVA. In merito al procedimento per l'esame parlamentare degli schemi dei decreti legislativi, dovrebbe valutarsi l'opportunità di prevedere una procedura che richieda la presentazione di una relazione tecnica e l'espressione del parere anche da parte delle Commissioni competenti per i profili finanziari.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO con riferimento all'emendamento 1.500 della Commissione osserva come andrebbe espunto il riferimento alla direttiva 2012/9/UE della Commissione in quanto suscettibile di determinare effetti distorsivi sulle vendite di tabacchi e quindi un conseguente possibile calo delle entrate erariali. Concorda con il relatore in ordine alla necessità di prevedere la presentazione di una relazione tecnica e l'espressione del parere anche da parte delle Commissioni competenti per i profili finanziari. Esprime nulla osta sulle restanti proposte emendative.

  Marco MARSILIO (PdL), relatore, formula la seguente proposta di parere:

  «La V Commissione,
   esaminati gli emendamenti 1.500 e 5.500 e gli articoli aggiuntivi 9.0500 e 9.0700 riferiti al disegno di legge comunitaria 2012 (C. 4925-A Governo);
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo che ha evidenziato come, nella parte in cui prevede il recepimento della direttiva 2012/9/UE della Commissione, l'emendamento 1.500 è suscettibile di determinare effetti pregiudizievoli per la finanza pubblica,
  esprime

PARERE FAVOREVOLE

  sull'articolo aggiuntivo 9.0700, con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:

  Al comma 4, apportare le seguenti modificazioni:
   al primo periodo, dopo le parole: di cui al comma 1, aggiungere le seguenti: , corredati della relazione tecnica di cui all'articolo 17, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196,
   al primo periodo, dopo le parole: competenti, aggiungere le seguenti: per materia e per i profili finanziari;

PARERE FAVOREVOLE

  sull'emendamento 1.500, con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:

  sopprimere il primo capoverso

NULLA OSTA

  sull'emendamento 5.500 e sull'articolo aggiuntivo 9.0500».

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

  La Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

  La seduta termina alle 18.25.