CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 luglio 2012
690.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giustizia (II)
COMUNICATO
Pag. 49

SEDE CONSULTIVA

  Mercoledì 25 luglio 2012 — Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO. — Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia, Antonino Gullo.

  La seduta comincia alle 13.40.

DL 79/2012: Misure urgenti per garantire la sicurezza dei cittadini, per assicurare la funzionalità del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e di altre strutture dell'Amministrazione dell'interno, nonché in materia di Fondo nazionale per il Servizio civile. Differimento di termine per l'esercizio di delega legislativa.
C. 5369 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Pag. 50

  Maurizio SCELLI (PdL), relatore, osserva come il decreto-legge in esame rechi disposizioni che attengono a diversi settori, anche in seguito alle numerose modifiche apportate nel corso dell'esame presso il Senato.
  Per quanto concerne gli ambiti di competenza della Commissione giustizia, segnala l'articolo 5, che prevede la riassegnazione al Fondo esigenze urgenti e indifferibili e, in parte, al Fondo per il servizio civile nazionale, agli sportelli unici per l'immigrazione delle prefetture e agli uffici immigrazione delle questure, delle risorse del Fondo per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura, disponibili al termine di ogni esercizio finanziario.
  In particolare, il comma 1 prevede che le somme del Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura, che risultino disponibili al termine di ogni esercizio finanziario, accertate con decreto interministeriale, siano riassegnate, previo versamento all'entrata del bilancio dello Stato, al Fondo esigenze urgenti e indifferibili, istituito nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze dall'articolo 7-quinquies del decreto-legge n. 5 del 2009 (L. conv. n. 33 del 2009) per essere destinate alle esigenze dei Ministeri.
  Il comma 2 dispone che quota parte delle risorse che si sono rese disponibili alla fine dell'esercizio finanziario 2011 sul Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive e dell'usura, non superiore a 30 milioni di euro siano versate all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate, nell'anno 2012, ad un apposito programma dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per essere destinate al finanziamento del Fondo nazionale per il Servizio civile nazionale.
  Inoltre, viene stabilito che una quota ulteriore di tali disponibilità, pari a 10.073.944 euro, venga assegnata ad un apposito programma dei Ministero dell'interno per il finanziamento della proroga, sino al 31 dicembre 2012 della durata dei contratti a tempo determinato, in scadenza al 30 giugno prossimo, delle 635 unità di personale impiegate presso gli Sportelli unici per l'immigrazione delle Prefetture e presso gli uffici immigrazione delle Questure.
  Il comma 3 autorizza il Ministro dell'economia e delle finanze ad apportare, con propri decreti, le variazioni di bilancio occorrenti per l'attuazione dell'articolo 5 in esame.
  Presenta, quindi, e illustra una proposta di parere favorevole nella quale si esprimono in premessa talune perplessità sulla disposizione in questione (vedi allegato 1).

  Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

  La seduta termina alle 14.50.

ATTI DEL GOVERNO

  Mercoledì 25 luglio 2012. — Presidenza del presidente Giulia BONGIORNO, indi del vicepresidente Federico PALOMBA. — Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia Antonino Gullo.

  La seduta comincia alle 14.50.

Schema di decreto legislativo recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero.
Atto n. 494.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo, rinviato il 19 luglio 2012.

  Teresio DELFINO (UdCpTP) osserva come la riforma in esame sia molto complessa e si proponga di ridefinire una Pag. 51nuova organizzazione dei tribunali secondo criteri oggettivi e omogenei.
  Sottolinea peraltro la necessità pratica di analizzare dettagliatamente e con attenzione i tribunali da sopprimere, tenuto conto del fatto che molti dei Tribunali di cui si propone la soppressione occupano i primi posti nella graduatoria di buon funzionamento. Rileva, in particolare, come i tribunali della provincia di Cuneo costituiscano un importante patrimonio di servizio ai cittadini e alla comunità locale. Andrebbe quindi valutato con grande attenzione il loro ruolo prima di sacrificarli nella convinzione, molto opinabile, che la crescita dimensionale dei Tribunali realizzi immediati miglioramenti del servizio e positivi contenimenti della spesa.
  Osserva come la soppressione della giustizia di prossimità sia una scommessa che desta forti perplessità: gli obiettivi della riduzione dei costi e del recupero di efficienza vengono valutati da molte fonti in causa come estremamente aleatori, mentre risultano sicuri e certi l'aumento dei costi sociali per le comunità che saranno private degli uffici giudiziari, con un elevato rischio di comprimere i diritti del cittadino all'amministrazione della giustizia. Sottolinea quindi come altre e più incisive riforme nel comparto giustizia dovrebbero essere realizzate per far crescere la fiducia dei cittadini, che richiedono da decenni, una giustizia più rapida ed efficiente.
  Tornando ai tribunali della provincia di Cuneo rileva come anche dall'analisi realizzata dal Consiglio nazionale forense emerga che essi rispondono ad un'amministrazione della giustizia a misura dei cittadini e delle imprese. Per la provincia di Cuneo, pertanto, la decisione assunta dal Consiglio dei Ministri appare, nel suo complesso, indiscriminata, lontana dai criteri della delega. La loro soppressione è stata oggetto di valutazioni molto approfondite a livello di enti locali, comuni, province, ordine degli avvocati, istituzioni giudiziarie, associazioni economiche, che hanno giudicato negativamente la proposta del Governo.
  Si sofferma, in particolare, sulla soppressione del tribunale di Saluzzo che comporterebbe un notevole aggravio per i cittadini di questo vasto territorio, dovuto soprattutto alla maggiore difficoltà di accedere ai servizi; le distanze rischierebbero di essere raddoppiate con gravi disagi soprattutto per gli utenti che devono servirsi di mezzi pubblici. Si avrebbe, inoltre, un ulteriore aggravamento del carico di pendenze civili, penali, esecutive a danno di strutture già congestionate. Tutto ciò determinerebbe l'eliminazione di un centro giudiziario efficiente – sede di un importante istituto penitenziario – nel quale si sta da tempo sperimentando il «processo civile telematico» per una maggiore rapidità della macchina giudiziaria; nonché ripercussioni negative anche sull'organizzazione del carcere saluzzese con un conseguente aumento dei costi relativi al trasferimento dei detenuti nelle altre sedi.
  Osserva come le ragioni del mantenimento ed anzi del «potenziamento» del predetto tribunale sarebbero molteplici. Evidenzia, in particolare: l'estensione e specificità territoriale del suo circondario; l'economicità dei costi di struttura; la produttività economica; la possibilità di un suo ampliamento, confermata dal comune, in vista di possibili accorpamenti di altri territori; l'efficienza e modernità dell'ufficio grazie all'avvenuta integrale attivazione del processo civile telematico in tutte le materie (unico piccolo tribunale in Italia); la produttività dell'ufficio; l'esistenza di un'importante struttura carceraria; la presenza di rilevanti attività economiche sia industriali che agricole.
  Ritiene che sarebbe, altresì, necessario inserire quei correttivi che tengano conto, presidio per presidio, di parametri oggettivi quali il rapporto con il territorio, la velocità di smaltimento delle pratiche, la durata delle cause, la presenza di carceri, i costi e i ricavi, onde consentire la più efficace amministrazione della giustizia calata nel territorio e nelle concrete realtà dei cittadini e delle imprese.
  Nel concludere ricorda come la scelta di sopprimere le sedi giudiziarie di Saluzzo, Pag. 52Mondovì e, sia pure per qualche anno, Alba, non sia in realtà una novità da ascrivere a questo Governo, trovando un precedente nella modifica della geografia giudiziaria voluta da Benito Mussolini con motivazioni non dissimili nella sostanza da quelle attuali.

  Luigi VITALI (PdL) esprime un giudizio negativo sul provvedimento in esame, che appare adottato in palese violazione dei criteri di delega. Ritiene che il Governo abbia optato per la soluzione più semplice, omettendo di compiere un'accurata analisi territorio per territorio finalizzata ad un incremento dell'efficienza del servizio giustizia e limitandosi invece a sopprimere il maggior numero possibile di uffici giudiziari e di uffici del giudice di pace. Osserva con rammarico come questa fosse invece una grande occasione per realizzare finalmente una seria revisione della geografia giudiziaria in un'ottica di efficienza e razionalizzazione.
  Esprime comprensione per le preoccupazioni rappresentate da taluni colleghi con riferimento a territori che si vedranno privati degli uffici giudiziari in base ad una delega interpretata soggettivamente dal Governo e senza che si realizzino risparmi di spesa. Non sembra infatti che sia stato adeguatamente valutato neanche l'aspetto degli ingenti costi connessi all'accorpamento degli uffici giudiziari.
  Preannuncia sin d'ora il proprio voto contrario su una eventuale proposta di parere favorevole ed auspica che tale posizione di contrarietà sia condivisa dalla maggioranza nella Commissione. Precisa, tuttavia, di ritenere ancora possibile che si ragioni e che si rifletta, a prescindere da ogni forma di campanilismo, per non perdere l'occasione di realizzare una buona riforma della geografia giudiziaria, che si basi su un attento studio dei dati a disposizione del Ministero della giustizia e su criteri realmente oggettivi e commisurati alle effettive esigenze dei territori. Auspica quindi che vi possa essere un'apertura da parte del Governo.

  Vincenzo TADDEI (PT) interviene per evidenziare alcuni aspetti problematici che, a suo avviso, non sono stati accuratamente esaminati nella fase di elaborazione della nuova ripartizione delle sedi giudiziarie nel nostro Paese, con particolare riferimento alla regione Basilicata.
  Evidenzia quindi come il tribunale di Melfi, in Basilicata, sia collocato in un'area nevralgica del Mezzogiorno, quella cioè che funge da cerniera tra le contermini regioni della Puglia e della Campania, rispetto alle quali ha sempre svolto e continua a svolgere, con tutta la Basilicata nord-occidentale, una funzione di cuscinetto isolante, che ha impedito, finora, il dilagare della delinquenza organizzata in vaste aree della parte peninsulare, come dimostrano i risultati conseguiti nel passato nella severa lotta alla criminalità organizzata, che pure ha tentato – ma senza successo proprio per la funzione di presidio svolta dal tribunale di Melfi e dalla sua procura – di estendere la propria influenza su questi territori.
  Non di secondo piano è la considerazione che l'area interessata è nevralgica per l'intera economia della regione Basilicata, visto l'insediamento della FIAT e del suo indotto, e che proprio la presenza del tribunale ha fatto da deterrente alle infiltrazioni malavitose.
  Segnala inoltre la presenza a Melfi del «supercarcere» che rappresenta una struttura capace di contenere circa 220 detenuti.
  L'eventuale accorpamento – come delineato nello schema di decreto legislativo – al tribunale di Potenza, comporterebbe determinanti conseguenze negative, di gran lunga maggiori rispetto ai risibili esiti positivi, sia in termini di efficacia ed efficienza nella gestione del servizio giustizia, sia in termini di risparmio economico, che in termini di impoverimento infrastrutturale, sociale e democratico dei territori interessati.
  In primo luogo si determinerà un notevole aggravio del carico processuale del tribunale di Potenza, già sovradimensionato rispetto alle effettive capacità, come Pag. 53dimostrano le statistiche nazionali sull'efficienza dei Tribunali che censiscono agli ultimi posti il tribunale di Potenza, con disservizi enormi ed intollerabile allungamento dei tempi processuali.
  Ne consegue inoltre l'impossibilità logistica per il tribunale di Potenza di assorbire il carico del tribunale di Melfi, atteso che già attualmente la struttura del palazzo di giustizia di Potenza è soggetta a continui interventi nel disperato, e non sempre felice, tentativo di guadagnare spazi vitali alle attività degli uffici amministrativi e di quelli giudiziari, che crescono sempre di numero ed occupano stanze di dimensioni sempre più ridotte. L'arrivo dei dipendenti, dei magistrati e dei carichi di ruolo dal tribunale di Melfi, porterebbe al collasso l'organizzazione logistica del tribunale di Potenza, paralizzando definitivamente l'attività giudiziaria.
  Infine evidenza come abolire l'unica sede distaccata di tribunale, quella di Pisticci, sempre in Basilicata, significherebbe ridurre la presenza dello Stato in un'area, quella del Metapontino, particolarmente esposta ad infiltrazioni malavitose provenienti dalla Calabria e dalla Puglia, attenuando, in modo sensibile, il contrasto alla criminalità che sino ad oggi è stata ed è sotto controllo, garantendo, in questo territorio, lo stato di diritto.
  Per queste ragioni, chiede al Governo di rivedere l'attuale ipotesi di ripartizione delle sedi giudiziarie prevista per la regione Basilicata.

  Manlio CONTENTO (PdL) osserva come non si possa non prendere atto dello scarso successo del provvedimento in esame, che si basa su un errore concettuale, che è quello di avere identificato un «criterio medio» che non tiene delle specifiche situazioni territoriali e che potrebbe funzionare solo in un Paese caratterizzato da una sostanziale omogeneità territoriale. Tenuto conto delle caratteristiche del territorio italiano sarebbe stato, invece, doveroso partire da una base territoriale rappresentata dai distretti dei tribunali e dall'analisi, per ciascuno di essi, delle caratteristiche e peculiarità.
  Ritiene che un ulteriore errore sia rappresentato dal criterio di economicità, applicato senza disporre di un quadro informativo chiaro e preciso della situazione degli immobili, delle spese dei distretti, della congruenza delle piante organiche effettive e di quant'altro possa consentire di valutare le conseguenze dell'accorpamento tra uffici giudiziari. Sottolinea, d'altra parte, come la relazione tecnica allegata al provvedimento sia meramente teorica e come ciò sia dimostrato dal fatto, peraltro evidenziato nel corso delle audizioni, che essa preveda risparmi di spesa anche nel periodo anteriore alla produzione degli effetti del provvedimento e, segnatamente, nei 18 mesi previsti dall'articolo 10, comma 2.
  Sottolinea inoltre come gli accorpamenti previsti pongano problemi seri e irrisolti che riguardano anche la destinazione del personale, segnalando come la presenza di spazi e immobili disponibili per la realizzazione degli accorpamenti sia solo in questa fase oggetto di verifica, da parte della Commissione e sulla base della documentazione dalla stessa raccolta.
  Ricorda come la delega abbia avuto un percorso parlamentare che sostanzialmente non ha consentito alle Camere di esaminarla. Esistendo una delega, ritiene preferibile che questa sia esercitata, ma sottolinea come il Governo debba essere considerato l'unico responsabile dei gravi errori tecnici commessi nell'esercizio della stessa.
  Osserva come alcuni colleghi abbiano richiamato il criterio della presenza della criminalità organizzata sul territorio per superare la logica omologatrice del «tribunale ideale». Rileva peraltro come su tutto il territorio siano diffuse varie forme di criminalità e come tutti i criteri della delega, compreso quello della criminalità organizzata, debbano essere applicati in modo omogeneo sul territorio.
  Sottolinea come la Commissione possa esprimere un parere nel quale siano contenute indicazioni specifiche con riferimento Pag. 54a determinati territori, ma possa anche indicare criteri di equità e ragionevolezza conformi alla delega. Il lavoro dei relatori risulta quindi delicato e complesso, anche in ragione delle pressioni esercitate dai territori. Appare peraltro essenziale che sia il Governo a rivedere il lavoro svolto, tenendo conto che non esistono tribunali ideali ma esigenze specifiche di specifici territori e la più generale esigenza di distribuire i presìdi di giustizia sul territorio in modo razionale ed efficiente. Invita quindi il Governo a tenere conto dei pareri che saranno espressi dalla Camera e dal Senato, nell'ottica del contenimento della spesa ma pur sempre nell'interesse della giustizia.

  Ida D'IPPOLITO VITALE (UdCpTP) intende dare atto in premessa che il Ministro ha ereditato il provvedimento all'esame della Commissione dal precedente Governo ed ha, comunque, ritenuto prioritario l'impegno di dare seguito e attuazione a quella delega, conferita all'esecutivo con legge n. 148 del 2011, diretta a riorganizzare la complessiva distribuzione sul territorio degli uffici giudiziari. Una rivisitazione delle circoscrizioni giudiziarie attesa, sollecitata da tempo, finalizzata, come è, ad una razionalizzazione ed efficientizzazione della macchina della giustizia, diventata urgente ed indifferibile.
  Ricorda come sia stato più volte sottolineato, anche dallo stesso Ministro, che il provvedimento è fuori dalla logica della spending review, rispondendo piuttosto alla necessità di un funzionamento degli uffici in grado di assicurare adeguata risposta al bisogno di giustizia dei cittadini.
  Con evidente intenzione di terzietà, la delega, con riferimento ai tagli dei cosiddetti «tribunali minori», ha vincolato il Governo al rispetto di criteri «oggettivi e omogenei», espressamente indicati, oltre che a precisi principi vincolanti, con il rischio scontato di considerare uguali territori diversi e di svincolare le analisi dell'impatto da fattori specifici, invece fondamentali per assicurare coerenza interna alla nuova geografia giudiziaria disegnata.
  Procede quindi all'esame, in particolare, delle scelte adottate per la Calabria, regione che meglio conosce, per essere calabrese ed eletta in quella regione, partendo da Lamezia Terme; precisa di voler condurre un'analisi «terza», di merito dunque, partendo proprio dalla valutazione della piena coerenza dei tagli effettuati con i criteri indicati, ma con metodo integrativo e comparativo, per una realistica ed esaustiva visione complessiva.
  Anticipa la sua forte perplessità in ordine alla decisione di dare seguito letterale alle indicazioni della relazione tecnica del Ministero che ha prodotto il taglio di quattro tribunali in Calabria, tra cui Lamezia Terme e Castrovillari, che definirebbe da subito insopprimibili, fatte salve considerazioni aggiuntive su Rossano e Paola, atteso che esiste una «questione Calabria», già emersa in Commissione antimafia, relativamente all'alto tasso di criminalità organizzata che rende necessario ed indispensabile ogni presidio di legalità in quella regione.
  Entra quindi nel merito, partendo da Lamezia Terme, la cui realtà giudiziaria ben conosce.
  Con riferimento al carico di lavoro ed alle sopravvenienze è emerso con chiarezza dalle relazioni pervenute alla Commissione Giustizia della Camera (Consiglio dell'ordine degli avvocati, Consiglio giudiziario, forze sindacali, associazioni) l'oggettivo, rilevante errore di calcolo in cui è incorsa la Commissione, ove si consideri infatti che, nel quinquennio individuato (2006-2010) rispetto al numero dei magistrati in organico (15), la presenza effettiva risulta essere stata solo di dodici. I risultati perciò di entrambe le operazioni (carico di lavoro e sopravvenienze) danno un indice superiore a quello medio – minimo al di sopra del quale una circoscrizione giudiziaria è stata giudicata dalla commissione ministeriale meritevole di essere mantenuta. Infatti, il numero effettivo totale dei procedimenti definiti nell'arco di Pag. 55tempo considerato, è pari a 46.625, con una media di 9.325, dato assai distante da quello di 8.100, rilevato nella scheda ministeriale, in un rapporto reale di 777.08 per magistrato. Sicché i dati, se letti in riferimento al numero dei giudici in servizio, risultano assolutamente rispettosi dei parametri fissati dal gruppo di lavoro ministeriale.
  Risulta altresì superfluo sottolineare che un organico completo avrebbe assicurato un significativo aumento della produttività dell'ufficio giudiziario.
  Con riferimento all'estensione del territorio e al numero degli abitanti, a parte la considerazione che Lamezia Terme è per densità abitativa la terza città della Calabria, in controtendenza rispetto ad altri comuni, per incremento costante della popolazione, in quanto area baricentrica e strategica della Regione, sono ventiquattro i comuni nella circoscrizione giudiziaria che fa capo al tribunale di Lamezia Terme, di cui 14 classificati come comuni di collina e 10 di montagna. Le precarie infrastrutture, le difficoltà di spostamento in periodi invernali, in auto o con mezzi pubblici, costituiscono dati importanti per una riconsiderazione della scelta effettuata.
  Con riferimento alla criminalità organizzata: le relazioni del comitato provinciale per l'ordine pubblico e la sicurezza e del prefetto di Catanzaro, facilmente acquisibili per il tramite del Ministero degli Interni; i dati forniti dal Procuratore della Repubblica di Lamezia Terme al procuratore nazionale Antimafia dottor Piero Grasso, sull'esistenza di una «zona grigia» e di preoccupanti infiltrazioni di soggetti in odore di mafia nel tessuto imprenditoriale sano del lametino, attraverso iniezioni di capitale illecito al punto che la Procura di Lamezia Terme, in Italia, risulta seconda per bacino di utenza solo a quella di Milano in materia di misure di prevenzione, per sequestri preventivi e ordinari di beni frutto di reimpiego di capitali illeciti; le recenti audizioni in Commissione giustizia della Camera e prima in Commissione antimafia, unitamente al procuratore generale Consolo, del procuratore della DIA Lombardo sull'impatto del provvedimento in relazione alla ’ndrangheta, oltre che alla criminalità organizzata, non lasciano dubbi sulla specificità della richiamata «questione Calabria» e sulla necessità, nel caso di specie, di mantenere il tribunale e la procura di Lamezia Terme. Un territorio questo «appetito» dalla ’ndrangheta per la sua centralità, la comoda viabilità, vista la presenza dell'autostrada, dell'aeroporto e di un importante snodo ferroviario.
  Con riferimento alle osservazioni del collega Contento in merito al criterio della criminalità organizzata, sottolinea come importanti operazioni investigative concluse con successo, con numerosi arresti di componenti di famiglie tristemente note alla DIA e altre assai delicate in corso, dimostrino proprio la necessità, non solo di mantenere, ma di rafforzare l'importante presidio di legalità in una città che, peraltro, ha registrato negli ultimi dieci anni per ben due volte lo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazione mafiosa e che il CSM ha qualificato, già in altra stagione con formale pronuncia, «insopprimibile» pur non trattandosi di un tribunale provinciale. Del resto è emerso con chiarezza, anche dai dati forniti dallo stesso consiglio giudiziario, l'impossibilità per Catanzaro di sostenere il carico aggiuntivo di lavoro del tribunale di Lamezia Terme e la certezza di una conseguente risposta disfunzionale, non solo rispetto all'obiettivo di efficienza della giustizia perseguito dallo schema di decreto legislativo, ma addirittura rispetto alla ratio fondante il medesimo.
  Approfondendo le problematiche relative a Lamezia, aggiunge un'ulteriore considerazione sicuramente importante in tempi di spending review, sottolineando come il suo tribunale abbia adottato, primo in Italia, il piano straordinario per la digitalizzazione della giustizia, che è bene demaniale e come, con recente delibera di giunta, il comune si sia assunto l'onere di sostenere, con propri fondi, eventuali spese di manutenzione, ammodernamento Pag. 56o ampliamento del Palazzo di giustizia. Né si può trascurare di ricordare, in questa sede, le voci «terze», certo non locali, che si sono levate a sostegno e per il mantenimento di questo antico, prestigioso, oltre che virtuoso, tribunale. Cita per tutti il Sole 24 Ore che in un articolo del 14 Giugno 2011 definiva Lamezia «il fortino delle cosche».
  Estendendo l'analisi agli altri tribunali calabresi, tutti meritevoli di attenzione per il contesto socio-ambientale ed economico particolarmente difficile, che raccomanda all'attenzione del Governo, ritenendo che altri colleghi sicuramente meglio di lei possano rappresentarlo, si sofferma, tuttavia, su quello di Castrovillari per ragioni di assoluta evidenza: si tratta, infatti, di un comune assai decentrato rispetto al capoluogo di provincia Cosenza (è nota la grande sfida, mai vinta, di elevarla a provincia) che ha investito ben 16 milioni di euro nella realizzazione di un nuovo palazzo di giustizia. Buon senso, rispetto del principio costituzionale di buona amministrazione (sancito dall'articolo 97 della Costituzione), valutazione del contesto infrastrutturale, impongono un approfondimento doveroso.
  D'altronde ritiene di non potersi esimere dal segnalare al Governo la denuncia formale, acquisita agli atti della Commissione Giustizia, di errori gravi nella rappresentazione cartografica, delle collocazioni delle sedi giudiziarie e delle distanze tra tribunali, tra tribunali e comuni circondari, altresì in relazione ai servizi pubblici effettivamente presenti, che si leva dalla provincia di Cosenza e che richiede perciò una puntuale verifica, proprio in ordine al reale rispetto di tutti i criteri fissati nella deroga e posti a base dei tagli effettuati in quella provincia e, più in generale, nel territorio calabrese.
  Rileva dunque come Lamezia e Castrovillari costituiscano due esempi per dire che, in coerenza con le stesse dichiarazioni del Ministro, la letterale applicazione della relazione ministeriale non significa sbarrare la strada a modifiche fondate su ragioni di merito, mai di campanile, pur nel rispetto di un sentire civile che si ribella all'idea di perdere segni e strumenti che rendono comunque visibile la presenza dello Stato sul territorio. Sente perciò doveroso, per onorare la funzione che svolge, invitare il Governo, e il Ministro Severino in particolare, ad una attenta riflessione su tutte le osservazioni che emergeranno in questo dibattito che – ne è sicura – offriranno l'opportunità di modificare, con equilibrio e sapienza, quel tanto che serve per garantire la piena corrispondenza delle scelte a tutti i criteri dati e rendere coerente il decreto legislativo con la mission che si propone, che il Ministro persegue con determinazione apprezzabile, sicuramente condivisibile, nell'interesse della giustizia e del Paese. Ma la Calabria è, purtroppo, questione assai delicata, che chiama il Parlamento ed il Governo a valutazioni attente e ponderate, misurate sugli effetti di breve e medio periodo che, senza sottrarre la regione all'indispensabile processo di ammodernamento avviato nel Paese, ne sappia cogliere le specificità ed ad esse adegui ogni scelta.

  Pasquale CIRIELLO (PD) rileva come il provvedimento in oggetto sia uno dei più delicati all'esame della Commissione. Fa presente di avere ricevuto, come molti altri colleghi, sollecitazioni provenienti dai territori e sottolinea come tale situazione determini uno stato di disagio, dal quale, a suo giudizio, si può uscire solo applicando criteri interpretativi della delega caratterizzati dalla massima linearità. Deve trattarsi, segnatamente, di criteri comprensibili all'esterno, spiegabili a tutti i cittadini, altrimenti si potrebbe ritenere che sia preferibile rinunciare alla riforma. Precisa di non condividere questa posizione estrema, riconoscendo tuttavia come essa abbia una sua coerenza teoricamente difendibile.
  Ritiene che sia doveroso seguire un principio di omogeneità nell'applicazione dei criteri di delega. Cita, a titolo esemplificativo, l'audizione del procuratore Messineo che, con argomentazioni che non Pag. 57intende in alcun modo confutare, ha sostenuto la necessità di non sopprimere i tribunali di Sciacca e Marsala. Rileva, tuttavia, come in Italia esistano territori che si trovano nella stessa situazione e come sarebbe difficile spiegare le ragioni di una disomogenea applicazione dei criteri a territori con esigenze identiche o analoghe.
  Sottolinea inoltre l'importanza del criterio dell'insularità, atteso che il servizio giustizia deve essere reso in condizioni di tendenziale parità a tutti i cittadini e su tutto il territorio.
  Sotto il profilo della tenuta istituzionale del provvedimento, ritiene che si debbano evitare fusioni tra uffici giudiziari appartenenti a regioni diverse, perché in tal modo si creerebbe un ibrido di difficile gestione, foriero di nuovi conflitti, campanilismi anche regionali e disfunzioni gestionali. Rileva inoltre come il provvedimento si basi su un parametro, l'articolazione territoriale a base provinciale, che è anch'esso oggetto di riforma e ridefinizione. Riterrebbe quindi ragionevole un intervento normativo volto a differire il termine di esercizio della delega in attesa che il quadro delle province sia definito.

  Francesco Paolo SISTO (PdL) rileva come forse non si sia ben compreso cosa significhi in concreto sopprimere un ufficio giudiziario e di quale scelta grave e drammatica si tratti. Una simile decisione non può essere presa con tagli netti e drastici, ma all'esito di una valutazione fatta ufficio giudiziario per ufficio giudiziario, tenendo conto di tutti gli elementi rilevanti e andando anche oltre il mero dato numerico. Ritiene che il parametro irrinunciabile sia rappresentato dalla presenza di una particolare densità criminale in taluni territori, poiché in questi casi non può mancare il presidio di giustizia, anche a costo di sopprimere uffici giudiziari in altri territori dove non sussista tale esigenza. Ritiene che questa sia una premessa oggettiva e ineliminabile, che nulla ha a che vedere con la tendenza al corporativismo territoriale: tendenza che, anzi, deve essere assolutamente eliminata. Cita, a titolo esemplificativo, il caso del tribunale di Lucera, che oggettivamente rappresenta l'unico presidio specialistico, ineliminabile, contro la criminalità garganica; rileva altresì come anche in altre regioni, come la Calabria e la Sicilia, vi siano presidi ineliminabili, che non possono certamente essere soppressi in una logica di risparmio di spesa.

  Federico PALOMBA, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani.

Sui lavori della Commissione.

  Antonio DI PIETRO (IdV) segnala alla Commissione che da questa mattina i sindaci di alcuni dei comuni le cui sedi giudiziarie verrebbero soppresse qualora divenissero definitive le scelte compiute dal Governo nello schema di decreto legislativo di riforma della geografia giudiziaria, attualmente all'esame del Parlamento, si trovano a Piazza Montecitorio per chiedere di essere sentiti dalla Commissione al fine di rappresentare le ragioni per le quali non si dovrebbe procedere a tale soppressione. A suo parere, sarebbe opportuno accedere a questa richiesta, ritenendo che la Commissione debba sentire chi ha delle argomentazioni da sottoporle in vista dell'espressione di un parere estremamente delicato.

  Federico PALOMBA, presidente, dichiara di comprendere e condividere nel merito le osservazioni dell'onorevole Di Pietro, tuttavia non può non far presente che la decisione in merito deve essere presa dall'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che al momento non risulta essere convocato. Si tratterebbe di una decisione inerente all'istruttoria relativa allo schema di decreto sulla geografia giudiziaria non diversa da quella già presa per determinare le audizioni da svolgere.

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  Cinzia CAPANO (PD), prendendo atto della precisazione del Presidente, invita la presidenza a convocare immediatamente l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

  Francesco Paolo SISTO (PdL), constata la difficoltà di convocare immediatamente l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, fa presente che ciascun deputato, nell'esercizio delle proprie prerogative, può incontrare tutti coloro che ritenga utile sentire nell'ambito della propria attività istituzionale. Nel caso in esame, i deputati della Commissione potrebbero incontrare immediatamente i sindaci che ne facciano richiesta, per potere così valutare le loro osservazioni.

  Antonio DI PIETRO (IdV) dichiarando di condividere lo spirito costruttivo dell'intervento dell'onorevole Sisto, preannuncia la propria intenzione di incontrare personalmente i sindaci che chiedono di essere sentiti dalla Commissione Giustizia.

  Federico PALOMBA, presidente, prendendo atto dell'intervento dell'onorevole Di Pietro ed annunciando che anche lui incontrerà i sindaci che ne facciano richiesta, avverte di aver sentito nel frattempo per le vie brevi il Presidente della Commissione, onorevole Giulia Bongiorno, alla quale ha rappresentato la richiesta dell'onorevole Capano di convocare immediatamente l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, per accedere alla richiesta dell'onorevole Di Pietro. A tale proposito, dichiara che il Presidente della Commissione ha precisato che l'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi ha stabilito che la Commissione avrebbe proceduto, come ha fatto, ad alcune audizioni mirate di magistrati e di rappresentanti di associazioni rappresentative di magistrati e avvocati, limitandosi a sentire, per quanto attiene alle diverse realtà locali, i rappresentanti dell'ANCI. Per tale ragione non si ritiene di accedere alla richiesta dell'onorevole Capano.

  La seduta termina alle 15.50.

SEDE REFERENTE

  Mercoledì 25 luglio 2012. — Presidenza del vicepresidente Federico PALOMBA. — Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia Antonino Gullo.

  La seduta comincia alle 15.50.

Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali.
C. 2519-3184-3247-3516-3915-4007-4054-B.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato l'11 luglio 2012.

  Federico PALOMBA, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, ricordando quanto stabilito nell'ultima riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, dichiara concluso l'esame preliminare e fissa il termine per la presentazione alle ore 15 di martedì 18 settembre 2012. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.55.

INTERROGAZIONI

  Mercoledì 25 luglio 2012. — Presidenza del vicepresidente Federico PALOMBA. — Interviene il sottosegretario di Stato per la giustizia Antonino Gullo.

  La seduta comincia alle 15.55.

5-06718 Bernardini: Sul tentativo di suicidio di un detenuto nel carcere Le Vallette di Torino.

  Il sottosegretario Antonino GULLO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

  Rita BERNARDINI (PD), replicando, prende atto dell'informazione fornita dal Governo, che riferisce come il detenuto in Pag. 59questione non abbia tentato il suicidio, ma abbia posto in essere un gesto autolesivo per attirare l'attenzione. Rileva peraltro come la risposta fornita sia sotto altri profili incompleta, dichiarandosi pertanto parzialmente soddisfatta.

5-06722 Bernardini: Sulle cause del decesso di un detenuto nel carcere Due Palazzi di Padova.

  Il sottosegretario Antonino GULLO risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

  Rita BERNARDINI (PD), replicando, si dichiara del tutto insoddisfatta della risposta fornita, che appare incompleta, risultando peraltro evidente come il detenuto Rigolon non sia stato prontamente e adeguatamente assistito, tanto è vero che la magistratura inquirente ha chiesto il rinvio a giudizio del medico di guardia. Le risulta inoltre che questo non sia il primo caso nel quale un detenuto è morto dopo avere chiesto assistenza e non essere stati creduto dal personale sanitario.

  Giulia BONGIORNO, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 16.05.

AVVERTENZA

  I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto legislativo recante nuova distribuzione sul territorio degli uffici del giudice di pace.
Atto n. 455.

Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente il regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali.
Atto n. 488.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni integrative e correttive al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, recante codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonché nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia.
Atto n. 483.

SEDE REFERENTE

Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici.
C. 4041, approvata dal Senato, C. 541 Vitali, C. 2514 Galati, C. 2608 Torrisi, C. 3682 Duilio, C. 4139 Maggioni e C. 4168 Giammanco.

Delega al Governo in materia di depenalizzazione, pene detentive non carcerarie, sospensione del procedimento per messa alla prova e nei confronti degli irreperibili.
C. 5019 Governo, C. 879 Pecorella, C. 4824 Ferranti, C. 92 Stucchi, C. 2641 Bernardini, C. 3291-
ter Governo, C. 2798 Bernardini e C. 3009 Vitali.

Modifiche alla legge 27 gennaio 2012, n. 3, recante disposizioni in materia di usura e di estorsione, nonché di composizione delle crisi da sovra indebitamento.
C. 5117 Governo.

SEDE CONSULTIVA

Disposizioni per favorire lo sviluppo della mobilità mediante veicoli a basse emissioni complessive.
Ulteriore nuovo testo C. 2844 Lulli ed abb.

Disposizioni concernenti la disciplina degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza.
Nuovo testo unificato C. 2715 Damiano e C. 3522 Di Biagio.

Nuove norme in materia di animali d'affezione e di prevenzione del randagismo e tutela dell'incolumità pubblica.
Testo unificato C. 1172 Santelli e abb.

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ERRATA CORRIGE

  Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari del 24 luglio 2012, a pagina 30, seconda colonna, seconda riga, le parole: «legislativo recante nuova organizzazione dei tribunali ordinari e degli uffici del pubblico ministero (Atto n. 494)» sono sostituite dalle seguenti: «del Presidente della Repubblica concernente il regolamento recante riforma degli ordinamenti professionali (Atto n. 488)».

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