CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 24 aprile 2012
644.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
Pag. 82

SEDE REFERENTE

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 10.05.

Documento di economia e finanza 2012.
Doc. LVII, n. 5, e Allegati.
(Esame e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame del Documento.

  Amedeo CICCANTI (UdCpTP), relatore, Osserva preliminarmente che il Documento di economia e finanza (DEF) all'esame della Commissione costituisce il secondo documento di programmazione adottato a seguito dell'avvio, lo scorso anno, del nuovo processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri che si realizza nell'ambito del cosiddetto Semestre europeo. Il documento s'innesta nell'ambito di un quadro regolatorio – comunitario e nazionale – che a seguito del riacutizzarsi della crisi dei debiti sovrani ha subito una forte evoluzione. Con l'approvazione dei sei provvedimenti normativi dell'Unione europea che compongono il cosiddetto six pack, e con la prossima definizione degli ulteriori due regolamenti comunitari, il cosiddetto two pack, che mirano a completare e rafforzare il pacchetto di riforme, rendendo più efficaci sia la procedura del semestre europeo, sia la parte preventiva e correttiva del nuovo Patto di stabilità e crescita, venga a configurarsi un complesso e sofisticato intreccio di norme e procedure destinato a cambiare radicalmente l'approccio alla politica economica degli Stati membri dell'Unione. Tale nuovo assetto – che sarà a breve consacrato anche nell'ambito del «patto di bilancio» prospettato nel Trattato intergovernativo sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria, firmato il 2 marzo 2012 e in corso di ratifica presso il Senato – introduce elementi di novità politico-istituzionali tali da configurare, implicitamente, una sostanziale modifica della Costituzione economica nazionale, anche al di là di quanto recentemente previsto nella riforma costituzionale che ha introdotto i principi del pareggio di bilancio e della sostenibilità del debito di tutte le amministrazioni pubbliche. L'impatto della recente normativa comunitaria assuma, infatti, una valenza che non si limita ad assicurare il consolidamento delle finanze pubbliche attraverso il rafforzamento delle regole e delle procedure per il rispetto dei parametri fissati dall'Unione relativi ai disavanzi e al debito, ma coinvolga le metodologie di analisi degli squilibri macroeconomici, le modalità e gli strumenti di definizione delle politiche pubbliche entro obiettivi squisitamente «politici» predefiniti e i tempi di attuazione delle stesse.
  La politica economica nazionale di medio-lungo periodo s'inquadri ormai compiutamente entro la Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e solidale, la quale indica dettagliati target quantitativi e qualitativi cui devono tendere i programmi nazionali di riforma degli Stati membri in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale, energia e sostenibilità ambientale. Il rigore finanziario, il rilancio della crescita e l'equità sociale – indicati dal Governo nel Documento di economia e finanza quali assi portanti della politica economica nazionale – rispecchiano dunque perfettamente, sul piano domestico, gli indirizzi generali della politica comunitaria, e fanno sì che il margine di discrezionalità – o forse alcuni preferiscono parlare di «sovranità» – delle opzioni di policy nazionali debba necessariamente dispiegarsi all'interno della cornice istituzionale, metodologica e programmatica tracciata in sede europea. Osserva come tale cornice individui nel risanamento dei conti pubblici e nelle riforme strutturali i presupposti ineludibili per elevare il potenziale di crescita dell'economia e riattivare Pag. 83un percorso di sviluppo solido, sostenibile e duraturo. Su questo punto, di fronte alle drammatiche e purtroppo crescenti ripercussioni sul piano dell'occupazione e della coesione sociale derivanti dalla crisi economico-finanziaria, il dibattito politico nazionale si faccia spesso aspro. V è chi, sulla base di un approccio di stampo neo-keynesiano, invoca il ricorso a politiche anticicliche di spesa, per fare fronte alla forte caduta degli investimenti produttivi e rilanciare per questa via l'occupazione, oppure chi, a suo giudizio giustamente, stigmatizza l'insopportabile livello raggiunto dalla pressione fiscale, auspicando interventi di alleggerimento del prelievo sulle famiglie e le fasce più deboli e con una più alta propensione al consumo, per rafforzare una domanda aggregata divenuta ormai asfittica. Tutte queste posizioni, legittime e non prive di fondamento, s'infrangono dinanzi allo sguardo severo dei mercati finanziari, che non consente esitazioni, impedendo di rallentare il processo di consolidamento finanziario, pena il rischio dell'avvitamento in un circuito di bassa crescita e alti costi sul servizio del debito, che oltre a mettere davvero a repentaglio la sicurezza economica del Paese, potrebbe determinare effetti di contagio e avere serie ripercussioni sulla stessa tenuta della moneta unica.
  In questo quadro, emerge l'approccio estremamente pragmatico enunciato dal Governo del Documento di economia e finanza che pur prendendo atto del fatto che il cuore del problema italiano è tornare a crescere e che non c’è ragione per rassegnarsi ad avere un tasso di sviluppo ormai da troppi anni costantemente sotto la media dell'Eurozona, rileva come nell'attuale fase la crescita non possa essere sorretta da stimoli espansivi della spesa pubblica, né, tantomeno, da politiche orientate alla mera competitività dei costi agendo sul versante delle dinamiche salariali, essendo improbabile contrastare la competitività delle economie emergenti conseguita con bassi costi del lavoro e minori diritti sociali.
  Secondo il Governo occorre, piuttosto, agire in modo incisivo con riforme strutturali, volte a elevare la produttività totale dei fattori, iniettando nel sistema economico più efficienza, anche nella PA, più produttività – valorizzando il capitale umano e la capacità d'innovazione e d'investimento delle imprese – e più competitività e concorrenza nel mercato dei prodotti e di servizi, puntando al contempo su settori strategici e con grandi potenzialità, quali quelli connessi alla green economy e all'economia digitale.
  Si tratta di una prospettiva strategica di medio-lungo periodo, ma che anche nel breve è destinata, come ci dimostrano le simulazioni effettuate nel DEF, ad avere impatti positivi sull'andamento di tutte le principali variabili macroeconomiche.
  È del resto solo attraverso l'adozione di una «strategia binaria», orientata al contempo e con la medesima intensità e tempistica, sia al rigore che alla crescita, che è possibile evitare quel circolo vizioso in base al quale l'eccessiva contrazione della domanda aggregata derivante dalle misure di risanamento genera ulteriori rallentamenti della crescita, che a loro volta rendono più complesso il conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e impongono nuove manovre aggiustamento che condannano il Paese ad un impoverimento progressivo.
  In questo scenario, prima di esporre, sinteticamente, i contenuti del documento all'esame della Commissione, ritengo necessario svolgere alcune brevissime considerazioni sul percorso di integrazione europea, un percorso avviato il secolo scorso ma ormai giunto a un bivio.
  Al riguardo, rilevo che il nuovo assetto della governance economica europea, che a breve dovrebbe essere portato a compimento con l'approvazione del citato Two pack e la ratifica del Fiscal compact, introduce norme e procedure per una sempre più stretta sorveglianza, prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici e di bilancio e per il coerente perseguimento degli obiettivi definiti dalla Strategia Europa 2020.
  Se entro la sessione del prossimo 12 giugno il Parlamento europeo approverà le ultime proposte della Commissione di ulteriore Pag. 84modifica del Patto di stabilità, a partire dalla prossima sessione di bilancio, il disegno di legge di stabilità e il disegno di legge di bilancio che saranno presentati dal Governo saranno valutati dalla Commissione europea, e qualora essa ritenesse il progetto di bilancio non conforme agli obblighi imposti dal Patto di Stabilità, potrebbe addirittura chiedere, entro due settimane dalla ricezione del progetto, la presentazione di un progetto di bilancio rivisto; al termine dell'esame del progetto di bilancio, al più tardi entro il 30 novembre di ogni anno, la Commissione adotterebbe, se necessario, un parere sul progetto stesso, da sottoporre alla valutazione dell'Eurogruppo.
  Nella valutazione della prossima manovra triennale di bilancio la Commissione dovrà, pertanto, valutare, nel concreto e «numeri alla mano», il rispetto delle regole fiscali introdotte nell'ambito del Patto di stabilità rivisto, tra cui figurano, come è noto, quella concernente la riduzione – dopo il periodo transitorio che terminerà nel 2015 – di 1/20 dell'eccedenza del debito, registrata nel corso degli ultimi tre anni, rispetto alla soglia del 60 per cento, e la nuova regola della spesa, in base alla quale anche nei paesi che conseguono il proprio obiettivo di medio termine, l'aggregato di spesa della pubblica amministrazione, espresso in termini reali al netto di alcune componenti, deve evolversi in linea con il tasso di crescita di medio periodo del PIL potenziale, che in Italia risulta molto basso, essendo pari allo 0,3 per cento. Questi brevi cenni testimoniano l'estremo livello di compenetrazione raggiunto tra le politiche fiscali nazionali e comunitarie e credo rendano l'idea di come l'orizzonte che abbiamo dinanzi possa essere considerato ormai maturo per compiere un salto di qualità e promuovere una vera e più intensa unificazione «politica» dell'Unione europea, premessa necessaria per ridisegnare l'architettura, il ruolo e funzioni delle istituzioni europee, a cominciare da quello della BCE, e rafforzare in tal modo non solo il potenziale di crescita economica, ma anche il ruolo geopolitico dell'area in uno scenario globale che vede ormai come attori grandi blocchi di paesi.
  Non è questa, forse, la sede propria per approfondire un dibattito di simile portata, ma credo che al di là delle diagnosi macroeconomiche e delle ricette di politica economica e di bilancio, il Parlamento italiano debba avviare una seria riflessione sui meccanismi della rappresentanza democratica, per verificare se il maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazioni nelle politiche europee sancito dal Trattato di Lisbona sia ancora sufficiente, nel mutato quadro della governance economica europea, ad assicurare la legittimazione democratica di scelte spesso ad alta intensità tecnica assunte dagli organismi comunitari, ma che celano in sé opzioni politiche fondamentali, destinate a proiettarsi nel tempo e nello spazio e ad incidere profondamente sulla vita dei cittadini e sull'attività delle imprese e di tutti gli operatori economici.
  Le recenti innovazioni della governance economica europea hanno contribuito, almeno in parte, a smussare le critiche da più parti rivolte alle istituzioni comunitarie per il maggior peso da esse attribuito ai parametri finanziari rispetto agli obiettivi di crescita, occupazione e sostenibilità. L'intera impalcatura del Semestre europeo sembra ora incrociare in modo abbastanza coerente il percorso di risanamento strutturale delle finanze pubbliche con le analisi degli squilibri macroeconomici di ciascun paese e il livello di avanzamento delle riforme volte a conseguire i target nazionali nelle politiche sottese alla strategia Europa 2020.
  Rimane però sullo sfondo il peso eccessivo attribuito alla sfera inter-governativa e alle tecnocrazie europee, rispetto al ruolo delle istituzioni democratiche e rappresentative, e va al contempo sviluppata ulteriormente una cultura economica che sappia davvero innalzare – con incisive azioni comunitarie anche di sostegno alla domanda interna – il potenziale di crescita dell'Area, per superare i differenziali che si registrano da anni con altre economie Pag. 85avanzate – in primo luogo gli Stati Uniti – e fronteggiare l'aggressività dei paesi emergenti e in via di sviluppo.
  Per superare questi ostacoli occorre il rilancio di una forte iniziativa politica, che il Governo, con il convinto supporto del Parlamento, dovrà portare avanti con autorevolezza e determinazione.
  Svolte queste premesse, e venendo al contenuto specifico del Documento di economia e finanza, ricorda che la prima sezione espone il Programma di Stabilità, indicando il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica e degli obiettivi per l'anno in corso e il triennio successivo, con l'enunciazione degli effetti finanziari dei provvedimenti adottati nel corso del 2011 e nella prima parte dell'anno in corso, mentre la seconda sezione reca un'analisi dettagliata sulle tendenze della finanza pubblica, i risultati e le previsioni dei conti dei principali settori, nonché sul debito delle amministrazioni pubbliche. In tale ambito, il Documento provvede anzitutto ad aggiornare le previsioni di crescita del prodotto alla luce del complessivo indebolimento del ciclo economico emerso nell'ultima fase dello scorso anno – in cui il PIL è cresciuto dello 0,4 per cento – rivedendo al ribasso di 0,8 punti percentuali le stime sull'andamento dell'economia italiana per il 2012, anno in cui si prevede una contrazione del prodotto dell'1,2 per cento, a fronte della riduzione dello 0,4 per cento indicato nella Relazione al Parlamento presentata nel dicembre scorso.
   Osserva come tale scenario negativo rifletta i segnali di rallentamento della crescita emersi negli ultimi due trimestri, in cui si è verificata un'inversione del ciclo, rispetto alla moderata ripresa dell'economia italiana registrata nella prima parte del 2011, imputabile a fattori esterni – quali il rallentamento dell'economia mondiale e il contestuale inasprimento delle tensioni sui debiti sovrani dell'area dell'euro – e interni – quali la debolezza della domanda interna, che ha risentito del clima d'incertezza e del peso dell'aggiustamento fiscale, e la restrizione del credito all'economia.
  L'andamento congiunturale è atteso permanere debole per tutto il primo semestre del 2012, in ragione della debolezza della domanda interna e degli effetti di trasmissione delle tensioni sul mercato del credito, mentre un graduale miglioramento è atteso nella seconda parte dell'anno. Una crescita ancora modesta è indicata per gli anni successivi. In particolare, nel 2013 il PIL è previsto crescere a un ritmo pari allo 0,5 per cento, per poi accelerare a partire dal 2014, con una crescita dell'1 per cento e dell'1,2 per cento nel 2015. Tali stime appaiono sostanzialmente in linea con quelle formulate dalla Commissione europea – che indica una contrazione del PIL dell'Italia nel 2012 dell'1,3 per cento –, e più ottimistiche invece di quelle del Fondo Monetario Internazionale, che nel più recente rapporto di aprile 2012 stima una flessione del PIL pari all'1,9 per cento nel 2012 e allo 0.3 per cento anche nel 2013. A suo avviso, nel complesso, il DEF sottolinea come le prospettive economiche per l'Italia siano influenzate in primo luogo dall'evoluzione dello scenario globale e in particolare europeo, che presenta taluni rischi al ribasso – imputabili in primo luogo a una possibile recrudescenza della crisi del debito sovrano, al rallentamento delle economie emergenti e alle tensioni sui prezzi delle materie prime anche per ragioni geopolitiche –, ma anche potenzialità espansive, che potrebbero derivare da una più solida ripresa dell'economia statunitense e, nell'area dell'euro, dagli effetti delle riforme strutturali attuate e in via di elaborazione.
   Sul piano interno, il Programma nazionale di riforma evidenzia, invece, in modo dettagliato, i problemi strutturali alla base del progressivo indebolimento della capacità di crescita dell'economia italiana rispetto alla media dell'Area dell'euro. Problemi che hanno influenzato la bassa crescita nel 2011 e che si riflettono in parte anche sulla crescita dei prossimi anni, tra i quali vi è soprattutto la scarsa dinamica della produttività, il cui andamento in Italia è stato comparativamente più debole rispetto a quello, pur in flessione, Pag. 86registrato nell'area dell'euro, ed è entrato in territorio negativo nell'ultimo decennio. La minore crescita della produttività si è tradotta in una minore competitività sui mercati internazionali, tramite l'aumento del costo unitario del lavoro, che ha determinato saldi commerciali negativi e una perdita di quote di mercato sui mercati globali. In proposito, il Programma nazionale di riforma offre alcune importanti indicazioni in ordine ai fattori alla base della riduzione della produttività italiana, rilevando come tra questi si possano annoverare: a) la diminuzione del peso relativo del settore manifatturiero e l'aumento di quello dei servizi, caratterizzato da un più elevato impiego del fattore lavoro, da livelli di efficienza inferiori e da una minore esposizione alla concorrenza internazionale: b) un modello di sviluppo basato prevalentemente sulle PMI manifatturiere, che mostrano una minore capacità di assorbimento di nuove tecnologie e di penetrazione sui mercati internazionali, in particolare su quelli dei paesi emergenti; c) una minore qualificazione del capitale umano.
  Osserva come, in linea generale, il documento affermi – e questa analisi, a suo avviso, appare condivisibile benché non del tutto esaustiva – come il problema della produttività sia largamente dovuto a una ridotta crescita della produttività totale dei fattori e, in misura inferiore, al basso contributo del capital deepening. In particolare, il Documento di economia e finanza, richiamando l’Alert Mechanism Report dello scorso febbraio, previsto dalla nuova procedura per la prevenzione degli squilibri macroeconomici, sottolinea come la perdita di quote sul mercato delle esportazioni sia un indice significativo della più generale perdita di competitività dell'Italia, che trova riscontro anche in un andamento non positivo del saldo della bilancia delle partite correnti, passato dal -0,5 per cento nel 2000 al -3,5 per cento del 2010. Le cause della diminuzione di competitività – che peraltro avviene in un contesto europeo di generale perdita di competitività – sono riconducibili non solo alle caratteristiche delle imprese esportatrici italiane, di ridotte dimensioni e con notevole inerzia nella specializzazione settoriale e geografica dei prodotti, ma anche al contesto istituzionale e macroeconomico nazionale, che registra una preminenza di settori in declino, una scarsa capacità di formazione ed utilizzazione di lavoratori con qualificazioni elevate, la riduzione della produttività totale dei fattori, in dipendenza di variabili riconducibili alla dotazione di infrastrutture, alla concorrenza (che incide poco sui servizi), all'innovazione. Ciò è alla base della crescita eccessiva del CLUP (costo del lavoro per unità di prodotto), che determina effetti sfavorevoli sulla capacità di competere con i concorrenti esteri sul fronte dei costi.
  Nel decennio 2001-2010 il CLUP e il tasso di cambio effettivo reale, basato sull'indice dei prezzi al consumo, hanno ripetutamente superato i valori di allerta indicati dalla Commissione. In tale periodo il tasso di variazione del CLUP (calcolato come variazione rispetto ai tre anni precedenti) è sempre stato positivo compreso tra il 5 e il 10 per cento. L'impossibilità di ricorrere, come avveniva in passato a svalutazioni competitive non ha consentito di compensare, con variazioni del cambio nominale, il mancato contenimento dei costi. Si è, pertanto, determinato un pressoché continuo apprezzamento del tasso di cambio effettivo reale, con conseguente perdita di competitività. In termini di crescita annua, dall'accordo di Maastricht ad oggi, il CLUP italiano, dato dal rapporto tra costo unitario del lavoro e produttività, è cresciuto ad un ritmo medio del 2,2 per cento, contro lo 0,5 per cento della Germania. Poiché, secondo quanto riportato dalla Commissione Europea, il tasso di crescita dei salari nominali dell'Italia nell'ultimo decennio ha seguito l'andamento della media della zona Euro, il deterioramento della competitività di costo sembrerebbe ascrivibile, principalmente, al denominatore, ossia la produttività. Il deterioramento della competitività che ne è derivato si è riflesso, a sua volta, nei costanti disavanzi delle partite correnti (in media intorno all'1,3 per cento del PIL), che hanno portato a un peggioramento Pag. 87della posizione debitoria nei confronti dell'estero e alla perdita di quote di mercato da parte dell'Italia.
  Come evidenziato dalla Commissione europea, questa perdita di competitività si è tradotta in una crescita economica stagnante nell'ultimo decennio e in un tasso di disoccupazione elevato. Rispetto ai risultati, modesti, raggiunti nel 2011, dal quadro macroeconomico contenuto nel Documento di economia e finanza si evince come tutte le variabili manifestino un rallentamento nell'anno in corso. In particolare, si evidenzia la debolezza della domanda interna, solo in parte compensata da un contributo positivo delle esportazioni, e un forte deterioramento del mercato del lavoro. In particolare, sottolinea come i consumi delle famiglie siano attesi ridursi nel 2012 dell'1,7 per cento, per poi riprendere a crescere gradualmente nel periodo 2013-2015, a un ritmo molto modesto – rispettivamente, dello 0,2, 0,5 e 0,7 per cento. Sulla ripresa dei consumi privati pesa comunque l'indebolimento del mercato del lavoro; la spesa pubblica dovrebbe continuare a contrarsi fino al 2014, per poi registrare un live aumento nell'ultimo anno del quadro previsivo.
  Anche gli investimenti fissi lordi rifletterebbero la debolezza della domanda nell'anno in corso, registrando un'ulteriore diminuzione del 3,5 per cento, in conseguenza soprattutto della dinamica negativa degli investimenti in macchinari e attrezzature, che si riducono del 5,5 per cento, cui si somma una contrazione degli investimenti in costruzioni dell'1,6 per cento, meno intensa di quella registrata nel 2011. Gli investimenti fissi dovrebbero tornare a espandersi nel triennio successivo, sino a giungere a un valore positivo del 2,8 per cento nel 2015. In particolare, gli investimenti in macchinari sono previsti crescere in media del 3,6 per cento, mentre quelli in costruzioni tornerebbero a crescere a partire dal 2013, in media nel triennio dell'1 per cento. Anche le importazioni presenterebbero un andamento negativo, registrando un calo del 2,3 per cento nel 2012, per poi recuperare negli anni successivi, fino al 3,9 per cento nel 2015.
  Le esportazioni – che hanno costituito il traino della crescita economica nel 2010 e nel 2011 – continuerebbero invece a manifestare un andamento positivo anche nell'anno 2012 con una crescita dell'1,2 per cento, sebbene assai meno brillante di quello registrato nel biennio precedente. Le esportazioni sono attese in crescita anche nel triennio successivo a un livello medio del 3,6 per cento. Per quanto concerne la bilancia dei pagamenti, il saldo corrente è stimato migliorare sensibilmente, passando dal -3,1 per cento nel 2011 al -1,3 per cento nel 2015. Particolarmente preoccupante appare la dinamica del mercato del lavoro, per il quale il DEF stima nel 2012 è una contrazione dell'occupazione misurata in unità di lavoro standard dello 0,6 per cento e un aumento del tasso di disoccupazione al 9,3 per cento, 0,9 punti percentuali in più rispetto al biennio precedente. In particolare, il peggioramento della disoccupazione si è concentrato principalmente sulle generazioni più giovani, toccando il 32 per cento, con un picco del 44,9 per cento nel Meridione. Infine, nell'ultimo anno è aumentato il dualismo del mercato del lavoro, in quanto i contratti a tempo indeterminato sono diminuiti dello 0,8 per cento e quelli a tempo determinato sono aumentati del 4,7 per cento
  Una ripresa occupazionale è attesa realizzarsi soltanto a partire dal 2013, anno in cui l'occupazione, in termini di ULA, segnerebbe un valore positivo, fino a giungere allo 0,6 per cento nel 2015. Il tasso di disoccupazione, pur collocandosi su un sentiero progressivamente decrescente, si manterrebbe al di sotto del livello registrato nel biennio 2010-2011 per tutto il periodo, attestandosi all'8,6 per cento nel 2015.
  Con riferimento al quadro macroeconomico, il DEF reca interessanti valutazioni sia dell'impatto derivante dall'insieme degli interventi correttivi adottati nel 2011, sia dell'impatto sulla crescita imputabile ai più recenti interventi in materia di liberalizzazioni e semplificazioni. Pag. 88Quanto alla prima analisi, rileva che le simulazioni effettuate con il modello econometrico del Tesoro evidenziano come l'insieme delle manovre di risanamento dei conti pubblici produca effetti negativi sul livello di attività economica, con un impatto complessivo sul PIL nei tre anni considerati (2012-2014), calcolato come differenza cumulata rispetto alla simulazione base tra i tassi di variazione, pari a 2,6 punti percentuali. Un impatto recessivo meno pronunciato – 2,1 punti percentuali – rispetto alla simulazione su modello ITEM, si evince utilizzando un diverso strumento, il modello QUEST, sviluppato dalla Commissione europea ed adattato all'economia italiana, che a differenza di ITEM tiene conto di alcuni meccanismi in grado di generare possibili effetti positivi sulla spesa privata a seguito di politiche credibili di risanamento della finanza pubblica. Quanto ai possibili impatti determinati dai provvedimenti di liberalizzazione e semplificazione, con riferimento, in particolare ai decreti-legge n. 1 del 2012 e n. 5 del 2012, utilizzando il sistema QUEST sopra richiamato si determinerebbero, nel loro complesso, effetti positivi sulla crescita pari a 2,4 punti percentuali in un arco temporale di nove anni (2012-2020), con un impatto medio annuo di circa 0,3 punti percentuali, che risulta più accentuato nella prima parte del periodo.
  Per quanto concerne la finanza pubblica, nel corso del 2011 l'Italia ha compiuto un consistente sforzo di risanamento dei conti, contemperando l'esigenza di consolidamento della finanza pubblica con interventi a favore della crescita economica e dell'equità.
  L'azione di riequilibrio dei conti pubblici in vista in vista del raggiungimento del pareggio di bilancio è stata sviluppata in fasi successive e ha richiesto l'adozione di tre distinte manovre correttive, anche a fronte del peggioramento delle prospettive di crescita economica e della riaccendersi delle turbolenze sui mercati finanziari e delle tensioni sui debiti sovrani.
  Il quadro aggiornato di finanza pubblica per il periodo 2012-2015 contenuto nel DEF evidenzia come le misure adottate nella seconda metà del 2011 – dapprima il decreto-legge n. 98 del 2011, volto a realizzare il pareggio di bilancio fissato nel DEF 2011 al 2014, poi il decreto-legge n. 138 del 2011 di agosto, finalizzato all'anticipo del pareggio già nel 2013 e, infine, il decreto-legge n. 201 del 2011, varato dal nuovo Governo a dicembre in presenza di un ulteriore indebolimento del quadro macroeconomico – consentano di confermare sostanzialmente il percorso di risanamento finanziario tracciato nella Relazione al Parlamento del dicembre scorso e dunque di raggiungere, nel 2013, il pareggio di bilancio in termini strutturali, in conformità con l'obiettivo concordato in sede europea. In particolare, nel 2012 l'indebitamento netto scenderebbe all'1,7 per cento, al di sotto dunque del valore di riferimento del 3 per cento, riducendosi poi progressivamente negli anni successivi fino al stabilizzarsi su una situazione di pareggio nel 2015. In termini strutturali, tuttavia, ossia al netto degli effetti del ciclo economico e delle misure una tantum, il pareggio di bilancio si realizza già nel 2013, anno in cui dovrebbe registrarsi un surplus strutturale pari allo 0,6 per cento del PIL, che oltrepassa, con ampio margine, l'obiettivo di bilancio di medio periodo (MTO) previsto dal Patto di stabilità e crescita. Negli anni successivi il saldo strutturale continua a mantenersi al di sopra dell'MTO.
  Rileva che se tali previsioni trovassero puntuale conferma nel concreto andamento dei saldi di finanza pubblica, fin dal prossimo anno potrebbero rinvenirsi, pur nel rigoroso rispetto del Patto di stabilità, spazi di manovra per l'attuazione di misure atte ad incrementare il potenziale di crescita, che dovrebbero essere prioritariamente orientate a rilanciare le spese in conto capitale e ad alleggerire il prelievo fiscale sulle famiglie per sostenere i consumi e per questa via imprimere nuovo slancio alla domanda interna.
  A suo avviso, inoltre, ulteriori margini di manovra potrebbero derivare dalla ulteriore emersione di base imponibile connessa al rafforzamento degli strumenti di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale Pag. 89– i cui effetti non sono prudenzialmente computati dal Governo nella definizione degli andamenti tendenziali dei saldi – i cui proventi dovrebbero essere, almeno in parte, destinati, in linea con quanto affermato nel DEF, alla riduzione delle aliquote fiscali nell'ambito di un più ampio disegno di riordino della fiscalità. Osserva come il progressivo miglioramento del saldo strutturale e la ricostruzione di un consistente avanzo primario, previsto in aumento dal 3,6 per cento del PIL per l'anno in corso al 5,7 per cento nel 2015, consentiranno inoltre la riattivazione, dal 2013, del percorso di discesa del debito pubblico in rapporto al PIL, mentre, per quanto concerne il debito pubblico, il nuovo quadro di finanza pubblica indica un'evoluzione ancora crescente per il primo anno di previsione.
  Rappresenta che, per il 2012, il rapporto tra il debito e il PIL dovrebbe attestarsi al 123,4 per cento, un dato di circa 3,9 punti superiore alla previsione riportata nel DEF dello scorso anno, che vedeva il 2012 come primo anno di inversione del trend, e che, a tal proposito, il DEF 2012 sottolinea come la dinamica del debito risulti influenzata, oltre che dall'andamento del fabbisogno e dal rallentamento della dinamica del PIL nominale, anche dai prestiti erogati dall'Italia ai paesi dell'area euro. Evidenzia al riguardo, come il Documento riporti che l'ammontare previsto delle emissioni di debito EFSF, per la quota italiana, sarà pari a circa 29,5 miliardi di euro, cui vanno aggiunte le tranche di pagamento per la costituzione del capitale dell'organismo permanente ESM (European Stability Mechanism), pari a circa 5,6 miliardi per il 2012. Si tratta di interventi non previsti nella stima dello scorso anno, che rappresentano circa il 2,2 per cento del PIL, vale a dire 2,0 punti percentuali in più rispetto alla stima dello scorso anno. Fa presente che le stime per il 2014 e il 2015, che vedono il debito in rapporto al PIL attestarsi rispettivamente al 118,5 e al 114,4 per cento, evidenziano una riduzione significativa, essenzialmente conseguente all'entità dell'aggiustamento derivante dalle manovre di finanza pubblica approvate nel 2011. Con riferimento, infine, alla nuova regola del debito introdotta nel Patto di stabilità e crescita con il cosiddetto Six Pack, che prevede, dopo il 2015, la riduzione del debito a un ritmo medio di un ventesimo dell'eccedenza, registrata nel corso degli ultimi tre anni, rispetto alla soglia del 60 per cento in rapporto al PIL. Segnala come sulla base delle ipotesi di finanza pubblica indicate, l'Italia risulterebbe in grado di rispettare il benchmark imposto dalla regola nel corso del periodo 2016-2018. In proposito, rileva peraltro come una consistente accelerazione della traiettoria di discesa del rapporto tra debito e PIL potrebbe essere impressa dall'adozione di un piano straordinario, anche mediante l'utilizzo di modelli di finanza strutturata, per la valorizzazione e dismissione dell'ingente patrimonio pubblico. Ciò comporterebbe la necessità di definire, in conformità al principio di sostenibilità del debito di tutte le pubbliche amministrazioni previsto nella recente riforma costituzione che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio, un coinvolgimento anche degli enti territoriali, chiamati a fare la loro parte nel processo mediante intese volte a rimuovere gli ostacoli normativi e burocratici, non solo di carattere urbanistico, che possono impedire una compiuta valorizzazione del patrimonio, in particolare di quello immobiliare. Osserva come, in ogni caso, occorrerà, secondo quanto affermato nel DEF, supportare adeguatamente la ricognizione del patrimonio immobiliare delle Amministrazioni pubbliche, rafforzando al contempo il processo, avviato con la legge di finanziaria 2010, di valorizzazione del patrimonio pubblico a prezzi di mercato.
  Più in dettaglio, rileva che, mentre per il 2012 la riduzione dell'indebitamento netto è da riconnettersi principalmente a un consistente incremento delle entrate finali, l'andamento dell'indebitamento netto tendenziale previsto per gli anni 2013-2015 sarebbe sostanzialmente legato, secondo quanto riportato nel Documento, ad un andamento delle spese in graduale riduzione in rapporto al PIL. Rileva che il Pag. 90quadro di previsione di finanza pubblica esposto nel DEF evidenzia, infatti, per quanto concerne le entrate finali, dopo un consistente aumento nel primo anno di previsione rispetto all'anno precedente un andamento sostanzialmente stabile negli anni successivi, posizionandosi al 49,1 per cento del PIL nel 2015. Analogo andamento presentano le entrate tributarie, che passano dal 28,8 per cento del PIL del 2011 al 31,2 per cento nel 2012 e, dopo un incremento annuo dello 0,4 per cento nel 2013, si prevede che tornino su un valore pari al 48,7 per cento nell'anno terminale del periodo, precisando che l'aumento 2012 delle entrate tributarie deriva dalle misure contenute nelle manovre adottate nel 2011, mentre per gli anni successivi la crescita risulta correlata all'aumento delle entrate Irpef ed Iva derivanti dal miglioramento del quadro macroeconomico. Osserva che la pressione fiscale, anche essa in aumento nel primo anno rispetto al 2011, dal 42,5 al 45,1 per cento del PIL, cresce lievemente nel successivo biennio, per poi attestarsi al 44,9 per cento nel 2015. Per quanto concerne la spesa, fa presente che il quadro previsionale ne evidenzia un complessivo percorso di riduzione, con le spese finali che prevedono diminuire la loro incidenza sul PIL di circa 1,8 punti percentuali, dal 50,9 per cento del 2012 al 49,1 del 2015, per effetto principalmente di una riduzione della spesa corrente al netto interessi, che diminuisce, nel periodo, di 2 punti percentuali di PIL, nonché delle spese in conto capitale, pur con una riduzione molto più contenuta, dello 0,2 per cento. In ordine a tale ultima categoria di spesa, ricorda che il DEF evidenzia come la minor diminuzione rispetto a quella primaria sia dovuta alla necessità di realizzare un miglioramento della finanza pubblica che consenta di destinare nel tempo più risorse alla spesa per lo sviluppo. Per quanto concerne la spesa per interessi, rileva che essa, già aumentata di 0,4 punti percentuali di PIL nel 2012 rispetto al 2011, continua ad aumentare anche negli anni successivi, fino alla quota percentuale di PIL del 5,8 per cento, a causa delle note tensioni connesse alle difficoltà sui debiti sovrani.
  Ricorda quindi come, secondo il DEF, l'azione di riequilibrio finanziario sia stata accompagnata dall'adozione di diversi pacchetti di riforme strutturali finalizzati a rimuovere i principali vincoli che comprimono il potenziale di crescita dell'Italia, che produrranno, come accennato, un risultato positivo sulla crescita pari a 2,4 punti percentuali in un arco temporale di nove anni, 2012-2020.
  Fa presente che di tali interventi si dà conto nel Programma nazionale di riforma 2012, contenuto nella Sezione III del Documento, il quale – oltre all'analisi delle principali criticità dell'economia italiana – fornisce un quadro dettagliato delle riforme effettuate o avviate nel corso dell'ultimo anno in risposta alle raccomandazioni delle istituzioni europee, offrendo al contempo un panorama delle azioni avviate e delle riforme ancora «in cantiere» necessarie, nel quadro di un rafforzamento della sostenibilità delle finanze pubbliche, per potenziare la competitività del Paese, stimolare la concorrenza nel mercato dei prodotti, migliorare le condizioni del mercato del lavoro e conseguire target nazionali fissati nella Strategia Europa 2020.
  Per quanto attiene all'analisi delle criticità e dei fattori che sono di ostacolo alla competitività e alla crescita del Paese, osserva che il PNR individua, tra le debolezze di fondo del sistema economico nazionale, la progressiva riduzione della produttività totale dei fattori, accompagnata da un alto costo unitario del lavoro rispetto agli altri paesi UE.
  Evidenzia che, tra fattori che frenano lo sviluppo e che determinano la vulnerabilità italiana, sono indicati l'elevato debito pubblico, accumulato in decenni, seppur controbilanciato dal livello del patrimonio pubblico e dalla ricchezza netta delle famiglie e delle imprese; l'economia sommersa e l'evasione fiscale; l'eccesso di regole ed oneri amministrativi che gravano sulle imprese, che costituiscono limiti alla concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi, da contrastare attraverso interventi Pag. 91normativi di liberalizzazione volti a perseguire anche una maggiore efficienza amministrativa; l'attuale sistema fiscale, che deve essere semplificato e reso più flessibile, innovativo e capace di dare incentivi agli investimenti; le problematiche strutturali del mercato del lavoro italiano, che mostra una performance notevolmente inferiore a quella europea; i divari territoriali nella qualità dei servizi pubblici; i ritardi in termini di efficienza delle infrastrutture di trasporto, in particolare ferroviario, nonché delle infrastrutture di trasporto energetico; il ridotto uso in Italia, rispetto all'Europa, dell'economia digitale e della rete internet anche per i rapporti con la pubblica amministrazione; la ridotta propensione in Italia, rispetto alla media europea, degli investimenti in ricerca ed innovazione; il rischio di povertà relativa ed esclusione sociale relativa presente in Italia e i divari territoriali e infrastrutturali.
  Sottolinea che le debolezze dell'economia italiana sono, inoltre, analizzate in una specifica sezione facendo riferimento agli indicatori alla base del nuovo meccanismo di prevenzione degli squilibri macroeconomici, introdotto alla fine del 2011 nell'ambito della nuova governance economica europea, che evidenzia come l'Italia, con riferimento ai risultati 2010, abbia superato i valori soglia di due indicatori, costituiti dal debito pubblico e dalla quote di mercato delle esportazioni, le cui cause sono state sopra richiamate nell'analisi del quadro macroeconomico. Con riferimento agli squilibri macroeconomici ricorda, peraltro, che sono state avviate alcune azioni correttive, con riguardo in particolare al costo del lavoro, con sgravi fiscali sulla retribuzione legata alla produttività, semplificazioni in materia di lavoro, sgravi Irap e credito d'imposta per l'occupazione stabile nel Mezzogiorno e alla competitività delle imprese, con l'introduzione dell'aiuto alla crescita economica-ACE, la deduzione fiscale per il 2012 del costo del lavoro per donne e giovani con meno di 35 anni, l'introduzione di una maggiore concorrenza nei settori della distribuzione del gas e dei servizi professionali, introduzione delle Srl con procedure semplificate e costi ridotti per i giovani, istituzione del Tribunale delle imprese per accelerare le controversie relative all'attività d'impresa.
  Per quanto concerne le riforme, osserva che il PNR procede ad una analisi delle misure adottate ed in corso di adozione volte a dare risposta alle Raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea nel luglio 2011 sul PNR dello scorso anno, descritte con riferimento alle specifiche criticità del sistema economico.
  Al riguardo, ricorda che il PNR indica le problematiche relative al consolidamento fiscale e debito pubblico, sottolineando, tra gli interventi adottati nel corso del 2011, le manovre finanziarie per la riduzione del deficit e del debito pubblico e l'anticipazione al 2013 del pareggio di bilancio in termini strutturali, nonché l'intervento di riforma del sistema pensionistico, l'adozione anticipata dell'IMU e l'avvio di un processo di spending review. In tale ambito, si sottolinea la necessità di proseguire nell'attuazione della delega relativa al federalismo fiscale e di avviare la revisione dello strumento militare nazionale; alla competitività, salari e produttività e al mercato del lavoro, in relazione al quale – oltre a ricordare le misure già adottate di contrasto al lavoro sommerso, di promozione dell'occupazione, specie giovanile e femminile, e di semplificazione – il PNR sottolinea la presentazione al Parlamento nell'aprile 2012 di un disegno di legge di riforma organica del mercato del lavoro; al mercato dei prodotti, concorrenza ed efficienza amministrativa e al completamento delle infrastrutture. In particolare, per il rafforzamento della concorrenza nel mercato dei prodotti e dei servizi, il PNR sottolinea il programma di liberalizzazioni che si è realizzato principalmente nel decreto-legge n. 1 del 2012; per quanto concerne il sostegno alle imprese, il Documento richiama le misure per facilitare l'accesso al credito da parte delle imprese, per dare soluzione al problema dei ritardi dei pagamenti nei rapporti tra imprese e Pubblica Amministrazione, per la semplificazione amministrativa e per l'ammodernamento delle infrastrutture; Pag. 92all'innovazione, ricerca e sviluppo. Su tali aspetti, una prima direttrice ha riguardato misure per accrescere l'efficacia dei finanziamenti pubblici alla ricerca nel quadro degli orientamenti strategici fissati con il Programma Nazionale di Ricerca 2011-2012, mentre una seconda ha riguardato la spesa privata per la ricerca, con interventi sia dal lato dell'offerta che della domanda; alla riduzione delle disparità regionali, soprattutto attraverso misure volte ad accelerare l'uso dei fondi strutturali europei, basate sulla fissazione di obiettivi anticipati di impegno e spesa dei fondi per tutti i programmi.
  In secondo luogo, evidenzia come il PNR descriva le iniziative che il Governo intende proporre per proseguire una sequenza coerente di riforme e avvicinare l'Italia agli obiettivi che si è data nel quadro della Strategia Europa 2020. Rileva che l'agenda di riforme s'iscrive nel solco degli impegni presi nell'ambito del Patto Euro Plus e degli orientamenti fissati dall'Analisi Annuale della Crescita 2012, confluiti nelle conclusioni del Consiglio europeo di marzo 2012, e indica cinque grandi priorità fissate in sede europea: portare avanti un risanamento di bilancio differenziato e favorevole alla crescita, ricordando che sul tema, il Governo afferma che proseguirà nella strategia di consolidamento del debito pubblico, cui concorre: l'adozione della riforma costituzionale volta all'introduzione del principio del pareggio di bilancio, in corso di promulgazione, la proposta di riforma del sistema fiscale, attraverso un disegno di legge di delega, il cui obiettivo è quello di operare un intervento organico e strutturale che incida su alcuni punti critici del sistema tributario italiano, il processo di analisi e razionalizzazione della spesa pubblica per migliorarne l'efficacia, la qualità e l'allocazione delle risorse tra i vari programmi (spending review); ripristinare la normale erogazione del credito all'economia, facendo presente che il PNR conferma la linea di azione già intrapresa, volta a favorire l'afflusso di capitale di credito verso le imprese e rimuovere i fattori che hanno finora contribuito alla persistenza di problematiche riguardanti l'accesso al credito delle PMI; promuovere la crescita e la competitività del sistema produttivo, ricordando che in tale settore il Governo preannuncia: un disegno di legge con l'obiettivo di rafforzare gli incentivi per riconoscere e premiare il merito in diversi ambiti, dalla Pubblica Amministrazione alla ricerca, dalla sanità al fisco; la revisione degli strumenti nazionali esistenti per l'incentivazione delle attività imprenditoriali; sul problema dei debiti commerciali accumulati dalle Pubbliche Amministrazioni verso le imprese, di voler anticipare l'adozione delle misure nazionali di recepimento della direttiva europea sui ritardi di pagamento, rispetto alla scadenza di aprile 2013; di dare piena attuazione, entro il prossimo anno, al Tribunale delle Imprese e alla riorganizzazione geografica degli uffici giudiziari, di rafforzare gli investimenti infrastrutturali, al fine di realizzare un sistema di infrastrutture di trasporto esteso ed efficiente per sostenere la competitività; di dare attuazione agli obiettivi di sviluppo definiti nell'Agenda Digitale per l'Europa; di intraprendere azioni volte alla conquista di maggiori spazi di mercati all'estero, nonché politiche di attrazione degli investimenti esteri in Italia; l'attuazione della nuova disciplina sulla golden share. Evidenzia come la quarta delle cinque priorità sia, quindi, la lotta contro la disoccupazione e le conseguenze sociali della crisi. In questa direzione, il Governo sottolinea la presentazione del disegno di legge di riforma che interviene ad ampio raggio su tutti i principali fattori di debolezza del mercato del lavoro e preannuncia taluni interventi finalizzati ad avere particolare impatto sulla disoccupazione giovanile e sulla tutela della famiglia e delle pari opportunità.
  Ricorda quindi che la quinta priorità sarebbe quella di modernizzare la Pubblica Amministrazione, facendo presente che, a tal fine, il Governo preannuncia un nuovo programma di riduzione degli oneri amministrativi nei confronti delle imprese, da realizzarsi nel 2012-2015; il rafforzamento dell'azione di pianificazione e valutazione Pag. 93delle performance delle pubbliche amministrazioni; l'attuazione una strategia integrata di prevenzione e contrasto dei fenomeni di corruzione, anche attraverso la nuova disciplina dei reati contro la PA.
  Osserva, quindi, che il DEF reca, infine, l'aggiornamento dei valori relativi all'impatto macroeconomico previsto nel PNR dello scorso anno, rilevando che alcune misure in esso contenute non sono state implementate nel corso dell'anno passato, ovvero sono state adottate con modalità diverse. Complessivamente, il totale dell'impatto medio annuo per il PIL è di 0,4 punti percentuali sia nel periodo 2012-2014, sia in quello successivo, mentre aumenta a 0,6 punti percentuali nel periodo 2018-2010, quando si dispiegheranno compiutamente tutti gli effetti di medio lungo periodo delle riforme.
  Nel richiamare le considerazioni svolte in premessa in ordine all'esigenza improcrastinabile di imprimere un nuovo slancio al processo di unificazione dell'Europa mediante una risoluta iniziativa del Parlamento e del Governo, sottolinea come il Documento di economia e finanza 2012 costituisca al contempo una base di analisi macroeconomica e una piattaforma programmatica di ampio respiro strategico, il cui esame parlamentare dovrebbe poter proseguire al di là dei tempi, invero assai ristretti, di approvazione della relativa risoluzione parlamentare. Rileva come la vastità, eterogeneità e complessità dei temi in esso trattati suggeriscono di tenere aperto l'esame del documento, nelle sedi e con le modalità proprie che saranno individuate dagli Organi parlamentari, per approfondire tutti gli aspetti connessi a un processo di programmazione che tocca gli aspetti più rilevanti delle diverse politiche pubbliche. Nel merito, rileva come l'impostazione generale del documento non possa che essere condivisa, soprattutto laddove esso si sforza di porre sullo stesso piano programmatico il rigore, la crescita e l'equità. Osserva che il percorso di risanamento finanziario delineato appare solido e coerente, così come lungimiranti appaiono gli indirizzi di riforma tracciati nel PNR.
  A quest'ultimo riguardo, evidenzia che: ai fini del rigore, un più decisivo impulso dovrà pervenire dalla intensificazione delle attività di analisi e revisione spesa, anche attraverso l'individuazione di moduli operativi che vedano il coinvolgimento del Parlamento, e in particolare delle Commissioni di merito, nella definizione delle priorità dei programmi di spesa, anche al fine di avviare un processo di riordino normativo delle autorizzazioni legislative di spesa sottese a ciascun programma finalizzato alla definizione di «leggi di programma». In questa prospettiva, l'attività di spending review dovrà comportare anche un riesame delle funzioni assolte dalle diverse articolazioni delle amministrazioni centrali e periferiche dello Stato, per individuare quelle da mantenere, quelle da sopprimere e quelle da rendere più efficienti, riallocando le risorse tra i programmi e nei programmi sulla base della definizione di costi e fabbisogni standard e tenendo conto degli obiettivi programmatici indicati nel PNR e nella Strategia Europa 2020. Il medesimo approccio dovrà essere esteso alle amministrazioni territoriali, ove dovrà proseguire, nell'ambito della completa attuazione del federalismo fiscale, il processo di definizione dei costi standard e degli obiettivi di servizio, ferma restando l'esigenza di definire i livelli essenziali delle prestazioni nelle materie diverse dalla sanità. Sempre ai fini del risanamento dei conti e in particolare ai fini dell'abbattimento dello stock di debito, un contribuito dovrebbe essere offerto da un rilancio del processo di valorizzazione del patrimonio pubblico, da attuare attraverso la definizione di un apposito piano straordinario; ai fini della crescita, particolare rilievo dovrebbe assumere l'annunciato progetto di riordino del sistema delle agevolazioni alle imprese, che andrebbe orientato selettivamente verso i settori a più alto valore aggiunto, privilegiando meccanismi automatici di natura fiscale di sostegno agli investimenti e all'occupazione. Inoltre, particolare cura Pag. 94dovrà essere riposta nelle azioni volte a superare i divari territoriali e in gap infrastrutturali e nei servizi che penalizzano in particolare il Meridione, che racchiude in sé uno straordinario potenziale di crescita; ai fini dell’equità, l'azione dovrà essere rivolta in primo luogo ad attutire le conseguenze della crisi sul piano della coesione sociale. A tal fine, fermo restando il rispetto del Patto di stabilità e il mantenimento del pareggio di bilancio in termini strutturali, le risorse che dovessero rendersi disponibili, sia a seguito di un migliore andamento del quadro macroeconomico, sia a seguito della lotta all'evasione fiscale, dovrebbero essere prioritariamente destinate: alla riforma del mercato del lavoro e in particolare al rafforzamento degli ammortizzatori sociali e del sistemi dei sussidi di disoccupazione; alla riduzione del prelievo e delle aliquote fiscali, nazionali e locali, sul lavoro e pensioni dei ceti medio-bassi, con particolare attenzione alle famiglie numerose e monoreddito e alle giovani coppie.
  Sulla base di queste indicazioni integrative, auspica che la Commissione possa esprimere, con largo consenso, una valutazione favorevole al Documento di economia e finanza presentato dal Governo.

  Alberto GIORGETTI (PdL), nel ringraziare il relatore per l'ampiezza e la profondità della sua relazione, ricorda come il precedente Governo abbia fatto responsabilmente un passo indietro nel mese di novembre in relazione ad oggettive difficoltà numeriche all'interno della maggioranza e all'aggravarsi delle pressioni sui mercati finanziari, che determinavano un rischio di default del nostro Paese, in considerazione dell'ampliamento dello spread tra i rendimenti dei nostri titoli di debito pubblico e quelli tedeschi. Nel sottolineare come in queste ultime ore le tensioni sui mercati finanziari siano tornate ad essere preoccupanti, osserva come il contenuto del Documento presentato dal Governo sia apprezzabile ed ampiamente condivisibile, evidenziando tuttavia l'esigenza che nell'ambito dell'esame parlamentare e, quindi, della risoluzione che l'Assemblea esaminerà nella giornata di giovedì siano evidenziate alcune priorità di intervento, che precisino le direttrici da seguire nell'azione di governo nei prossimi mesi. In questa ottica, segnala in primo luogo la necessità di muoversi nella direzione del contenimento della spesa pubblica, in quanto la messa in sicurezza dei conti pubblici deve essere perseguita attraverso interventi di risanamento che presentino effetti di medio-lungo termine, agendo su un contenimento selettivo della spesa, che si avvalga dei risultati dell'azione di spending review, che merita di essere approfondita e sviluppata. Si dichiara, invece, contrario al reperimento di ulteriori risorse da destinare alla spesa, evidenziando come dovranno piuttosto sfruttarsi le disponibilità esistenti nel sistema, eventualmente agendo per rimuovere i vincoli posti dall'applicazione della normativa europea. Indica, inoltre, l'ulteriore priorità di evitare il ricorso all'incremento della pressione fiscale nell'ambito dei provvedimenti di finanza pubblica, osservando come l'azione del Governo Monti, pur essendo pienamente condivisibile sul piano dei risultati in termini di finanza pubblica, ha tuttavia determinato un significativo inasprimento del prelievo fiscale. In questa ottica, a suo avviso, occorre privilegiare il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, individuando appropriate misure volte ad alleggerire il carico impositivo sulla produzione e l'occupazione. In questa ottica, ritiene che la delega prevista in materia fiscale possa senz'altro rappresentare uno strumento utile, osservando tuttavia che essa dovrà essere realizzata mantenendo invariata, o, auspicabilmente, riducendo il livello di pressione fiscale. In questo quadro, sottolinea l'esigenza di riconsiderare il ruolo che può essere svolto dal federalismo fiscale, che, a suo avviso, rappresenta un essenziale strumento di sviluppo e di promozione di un utilizzo efficace e virtuoso delle risorse disponibili. Segnala, altresì, l'opportunità che il Governo promuova un'azione in sede europea volta a consentire ai singoli Stati membri un maggiore utilizzo della leva del bilancio pubblico Pag. 95per la promozione dello sviluppo nel rispetto delle necessarie compatibilità economiche e finanziarie. In questa ottica, potrebbe, a suo avviso, riconsiderarsi il ruolo svolto dalla Cassa depositi e prestiti, che potrebbe giocare un ruolo importante nel finanziamento degli investimenti in infrastrutture strategiche. Nell'evidenziare, tuttavia, come si debba prestare particolare attenzione al rischio di una riclassificazione delle operazioni svolte dalla Cassa depositi e prestiti da parte delle istituzioni europee, segnala come sia prioritario puntare a rendere utilizzabili risorse già esistenti il cui utilizzo è tuttavia impedito dal quadro normativo esistente. Le maggiori risorse che si rendessero disponibili, dovrebbero, a suo avviso, essere destinate in via prioritaria al sostegno dei soggetti più deboli e del sistema imprenditoriale, che nei prossimi mesi sarà chiamato a fronteggiare gli effetti del calo degli ordinativi dovuto alla difficile congiuntura economica e del difficile accesso al credito, legato anche all'applicazione delle nuove regole in materia di vigilanza bancaria che penalizzano il nostro Paese. Conclusivamente, conferma il proprio apprezzamento per la relazione del relatore, ribadendo le priorità già indicate nel suo intervento. Con riferimento alla pressione fiscale, nel confermare la necessità di un suo contenimento, evidenzia l'opportunità di configurare l'IMU come un'imposta una tantum, rivalutandone il significato federalista e municipale. Rileva, inoltre, l'esigenza di evitare il previsto incremento delle aliquote dell'IVA, che, a suo avviso, determinerebbe una grave «gelata» dei consumi, che potrebbe mettere anche a rischio gli effetti attesi in termini di gettito. Ribadisce, inoltre, l'esigenza di riavviare il processo di attuazione del federalismo fiscale, rispetto al quale ritiene sia mancata in questa fase la necessaria spinta politica, osservando come sia necessario promuovere il merito, garantendo una gestione virtuosa delle finanze degli enti territoriali. Nel segnalare come dovrà valutarsi se sussistano i margini in sede europea per l'individuazione di risorse da destinare alla crescita, osserva come il ricorso alle dismissioni del patrimonio pubblico, pur rappresentando uno strumento sicuramente meritevole, potrebbe rivelarsi non pienamente efficace qualora manchi nel nostro sistema sufficiente liquidità per procedere all'acquisto dei cespiti che verranno posti sul mercato.

  Antonio BORGHESI (IdV) osserva come il Documento di economia e finanza presentato dal Governo sia nel complesso insufficiente e carente su molti aspetti, ritenendo che esso non indichi in modo chiaro un percorso coerente nella direzione della crescita. In particolare, rileva in primo luogo come le indicazioni contenute nel Programma di stabilità e nel Programma nazionale di riforma non individuino un progetto organico in materia di infrastrutture e trasporti, definendo con troppa vaghezza le azioni da intraprendere. In questo contesto, osserva come i tentativi di aumentare il coinvolgimento di soggetti privati nel finanziamento delle opere pubbliche non abbiano avuto nella prima fase di attuazione particolare successo, in quanto solo un numero limitato di procedure è andato a buon fine. Per quanto attiene, invece, agli obiettivi in materia ambientale indicati nel Programma nazionale di riforma, esprime una valutazione critica sulle politiche adottate dal Governo, che hanno privilegiato i grandi impianti, favorendo in questo modo le multinazionali e gli investitori esteri a danno della autoproduzione di energia, con ricadute non positive sull'occupazione e sulla crescita. Per quanto attiene alla pressione fiscale, segnala che essa costituisce un cappio per il sistema produttivo e per i cittadini e manca una reale prospettiva per il suo allentamento in futuro. In quest'ottica, rileva come sia mancata assolutamente un'azione significativa volta a ridurre i costi della politica, come testimonia anche il dibattito che si sta svolgendo in questi giorni presso la Commissione Affari costituzionali in ordine alla soppressione delle province. Rileva, in proposito, come molto spesso i provvedimenti rechino una clausola di invarianza finanziaria, mentre nell'attuale Pag. 96contesto essi dovrebbero recare una disposizione che preveda in ogni caso un risparmio per la finanza pubblica. Nel complesso, osserva come i tagli dei costi della politica potrebbero portare a risparmi per circa 15 miliardi di euro ai quali si potrebbero sommare ulteriori 12 miliardi derivanti dal contrasto all'evasione fiscale. A suo avviso, le risorse che si renderebbero in tal modo disponibili dovrebbero essere destinate prioritariamente al sostegno dei reddito delle famiglie e dei lavoratori, in modo da sostenere la domanda aggregata, che nel 2012 registra una forte contrazione dei consumi. Nell'osservare come tali risorse si tradurrebbero immediatamente in una spesa, in considerazione degli effetti sui consumi dei recenti incrementi della pressione fiscale, evidenzia come sia possibile prevedere anche in via preventiva la destinazione delle risorse provenienti dal contrasto all'evasione fiscale ad un abbassamento della pressione impositiva sulle categorie più deboli. Si dichiara, inoltre, favorevole all'attività di revisione integrale della spesa, osservando come si debba intervenire in modo mirato sulla legislazione vigente, vincendo le enormi resistenze esistenti all'interno del Governo e ripensando profondamente ad alcune spese come quelle relativo all'acquisto di cacciabombardieri. Rileva, altresì, l'assenza di una forte azione del Governo volta al contrasto della crescente disuguaglianza e degli squilibri esistenti nella distribuzione della ricchezza, osservando come la democrazia di un Paese si misuri anche dalla riduzione del tasso di ineguaglianza esistente nel sistema. Per quanto attiene al sistema creditizio occorre, a suo avviso, ripensare il modello bancario esistente nel nostro Paese, valutando l'opportunità di tornare all'antico e distinguere le banche operanti nel settore del credito dalle banche di affari. Pur rilevando come un tale intervento potrebbe richiedere l'adozione di misure che eccedono l'orizzonte temporale del Governo, osserva come in assenza di una riforma anche le misure adottate a livello europeo al fine di aumentare la liquidità del sistema rischino di tradursi in interventi di risanamento delle perdite finanziarie delle banche, anziché in un sostegno al credito al sistema produttivo. Segnala altresì la rilevanza di un intervento sull'amministrazione della giustizia, che punti in particolare a rendere più veloce la definizione dei processi, specialmente in materia civile, anche attraverso opportuni investimenti. Ritiene, inoltre, che vadano valorizzate le misure volte al contrasto della corruzione attraverso il ripristino della punibilità del falso in bilancio ed un intervento puntuale sui reati societari, che potrebbe spiegare benefici effetti anche in termini di contrasto all'evasione fiscale. Nel complesso, ritiene che il Governo dovrebbe disegnare un preciso percorso di riforma per il futuro osservando, tuttavia, che tale compito è reso ostico dalle divisioni esistenti nell'attuale maggioranza, che dovrebbero tuttavia indurre l'Esecutivo ad interrogarsi sulle ragioni stesse della propria esistenza. A suo avviso, sono imprescindibili interventi volti ad alleviare il carico delle manovre, che fino ad ora è stato imposto essenzialmente ai contribuenti onesti, ai pensionati e alle fasce più deboli della popolazione, nonché a promuovere effettivamente la crescita, che ben difficilmente potrà realizzarsi con le misure adottate in questa fase dal Governo. Sul piano internazionale ed europeo, osserva in primo luogo come il Trattato sulla stabilità, il coordinamento e la governance nell'Unione economica e monetaria abbia senso solo nella misura in cui vi sia un maggiore tasso di politicità dell'Unione europea. Ritiene, inoltre, che ci si debba muovere nella direzione della tassazione delle transazioni finanziarie, dell'introduzione dei cosiddetti eurobond, della parziale europeizzazione dei debiti degli Stati membri, rilevando altresì l'esigenza di perseguire un accordo con la Svizzera per il contrasto al trasferimento dei capitali, sul modello di quelli conclusi da altri Paesi dell'Unione europea. Per tutte queste ragioni, ribadisce il giudizio già espresso sul Documento presentato dal Governo e preannuncia, sin d'ora, il voto contrario del proprio gruppo.

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  Renato CAMBURSANO (Misto), preliminarmente rileva come la Commissione si accinga a compiere due atti importanti: l'esame del Documento di economia e finanza e l'approvazione del documento finale sull'Analisi annuale della crescita 2012, ricordando come quest'ultima sia strettamente collegata al primo e dovrebbe costituirne una fase prodromica. Esprime quindi la preoccupazione che la situazione economica, malgrado i massicci interventi effettuati, rischi di non migliorare, ma di ritornare al punto di partenza, anche a causa del contesto internazionale ed in particolare europeo. Ricorda in proposito il riproporsi delle tensioni sui mercati internazionali, la crisi politica olandese, la rinascita dei movimenti antieuropei e dei nazionalismi esasperati, nonché i prossimi importanti appuntamenti elettorali che potranno cambiare il volto dell'Europa. Osserva come sia necessaria quindi una presa di coscienza generale e come le tre pesanti manovre adottate in Italia nel 2011 non garantiscono la certezza del raggiungimento degli obiettivi prefissati, mentre gli effetti positivi degli importanti provvedimenti approvati in materia di liberalizzazioni e semplificazioni si potranno apprezzare solo nel medio e nel lungo periodo, permanendo le difficoltà economiche nel breve periodo. Ricorda come, in tale quadro, sia stata necessaria anche la riforma delle pensioni. Esprime quindi la preoccupazione della persistenza di un rischio di fallimento dell'intera Europa e osserva che gli aiuti internazionali non potranno essere sufficienti se non verranno individuate soluzioni autonome in ciascun paese. In proposito, ritiene non più percorribile la strada di un ulteriore aumento della pressione fiscale, mentre si dovrebbe, a suo avviso, procedere all'utilizzo delle risorse provenienti dalla lotta all'evasione fiscale per ridurre il livello della tassazione sulle imprese e le famiglie, iniziando dalle fasce deboli. Suggerisce quindi di destinare le risorse che si libereranno con l'attività di spending review per iniziative a sostegno della crescita e del rilancio dell'economia. Osserva come sia necessario mettere in circolazione risorse finanziarie, da chiedere ai soggetti che in questi anni non hanno mai pagato regolarmente le tasse. Concorda quindi con l'onorevole Borghesi sulla necessità di reintrodurre sanzioni penali per il falso in bilancio, ricordando di avere sottoscritto una proposta di legge in tale direzione e osserva che tale disciplina dovrebbero essere estesa anche ai bilanci dei partiti oltre che a quelli delle società private. Evidenzia quindi la necessità di manovre straordinarie per la riduzione del debito pubblico, sia attraverso la dismissione di valori mobiliari, a suo avviso da rinviare in momenti di maggiore tranquillità dei mercati, e sia mediante un programma di dismissioni immobiliari. In proposito, non condivide le preoccupazioni dell'onorevole Alberto Giorgetti e sottolinea come, attraverso gli opportuni accorgimenti, anche finanziari, si potrebbe agire immediatamente su questo versante. In proposito, suggerisce la costituzione di fondi immobiliari cui destinare una parte delle disponibilità della Cassa depositi e prestiti. Rileva in proposito come anche con 25 o 30 miliardi si potrebbero effettuare interventi particolarmente significativi per la crescita. Sottolinea inoltre come non sia più rinviabile uno stanziamento apposito per ridurre i ritardi nei pagamenti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Evidenzia, quindi, come sia positiva una netta distinzione tra banche d'affari e banche commerciali, ma fa presente che essa dovrebbe essere fatta a livello europeo più che italiano, dove tale fenomeno ha una portata più limitata. Condivide quindi le osservazioni svolte dall'onorevole Ciccanti relativamente alla partecipazione democratica nei processi decisionali europei, rilevando in proposito come il documento sull'Analisi annuale della crescita 2012 potrà essere un valido strumento per il Governo.

  Maino MARCHI (PD), nel ringraziare preliminarmente il relatore per l'approfondito lavoro svolto malgrado i tempi ristretti, osserva come il documento predisposto dal Governo sia molto analitico e approfondito e dia compiutamente conto Pag. 98delle diverse manovre adottate. Nel rilevare quindi come in esso vi siano, oltre ad elementi di continuità, profondi elementi di discontinuità, sottolinea come il nuovo Governo abbia dovuto evitare il fallimento del Paese, che, a suo avviso, con il precedente Governo sarebbe stato inevitabile, e ricostruire un rapporto di fiducia con i mercati e le istituzioni internazionali. Ricorda come, già con il decreto-legge n. 201 del 2011, il Governo abbia scelto di destinare un terzo delle risorse per la crescita e abbia opportunamente scelto di iniziare a spostare il carico fiscale dal lavoro e dall'impresa alla rendita e ai patrimoni. Esprime quindi apprezzamento per la realizzazione di una più convinta lotta all'evasione fiscale e per avere colpito i capitali rientrati in Italia con lo scudo fiscale, nonché per avere recuperato il tema delle liberalizzazioni, accantonato dal 2008. Nel dare atto al Governo della correttezza dimostrata nell'avere quantificato gli effetti recessivi delle pur necessarie manovre di correzione dei conti pubblici, osserva come le ultime misure adottate avranno, nel medio e lungo periodo, un impatto positivo sulla crescita. Nel rilevare come i mercati finanziari abbiano largamente influenzato la politica economica del Governo, osserva che, se la politica deve limitarsi ad eseguire quanto i mercati chiedono, non sarebbero necessari i Governi, ma basterebbero istituzioni tecniche come le banche centrali o la Ragioneria generale dello Stato, mentre, a suo avviso, la politica, a livello nazionale e internazionale, dovrebbe riappropriarsi dei suoi compiti di indirizzo. Ritiene che, nella risoluzione che sarà presentata in Assemblea, sarebbe opportuno chiarire come, a livello europeo, la discussione sui rapporti tra rigore e crescita sia dinamica e non statica. In proposito, sottolinea come sia opinione condivisa in Europa la necessità di coniugare i due aspetti, senza abbandonare il rigore, e osserva che il Governo dovrebbe porre il tema della crescita con rinnovato slancio presso le istituzioni europee. In proposito, ritiene condivisibili gli obiettivi fissati dal Documento di economia e finanza, sottolineando come, pur mantenendo fermi gli obiettivi di rigore, sia necessario tenere conto delle difficoltà sociali sempre più diffuse e dei numerosi fallimenti di imprese, adottando immediatamente iniziative a sostegno della crescita. Ricorda, in proposito, come il nostro Paese, nell'ultimo decennio, abbia fatto registrare tassi di crescita più bassi di quelli europei, che hanno finito per produrre inevitabili conseguenze anche sugli obiettivi di finanza pubblica. In particolare, osserva come vada posta necessariamente l'attenzione sulla politica fiscale ed industriale del Paese. Ricorda, in proposito, come l'Italia abbia abbandonato il programma industria 2015 e come si pongano sicuramente questioni in ordine alla dimensione delle nostre imprese, ma anche come sia centrale la questione di selezionare efficacemente i settori da sostenere e incentivare. Anche in riferimento alla difficoltà di raggiungere gli obiettivi della Strategia 2020 relativamente agli investimenti nella ricerca, dovuta essenzialmente alla mancanza di investimenti del settore privato, osserva che andrebbe ripensato il relativo sistema di incentivazione che non ha prodotto i risultati attesi. Analoghi ragionamenti possono, a suo avviso, essere sviluppati in riferimento alle energie rinnovabili e alla cosiddetta green economy. Sottolinea come sia quindi fondamentale affrontare la questione dei ritardi nei pagamenti alle imprese, ricordando in proposito come ciò ponga seri problemi di infiltrazioni malavitose anche nelle aree più sane del Paese, secondo quanto emerso nel corso di una recente missione della Commissione antimafia in Veneto. Contemporaneamente, ritiene che andrebbe trasferito, dal punto di vista fiscale, parte dell'imposizione dal lavoro e dall'impresa alla rendita ai patrimoni nonché percorsa una seria politica di sostegno dell'occupazione femminile attraverso maggiori servizi alle famiglie, da coprire con le risorse provenienti dalla spendig review e dalla lotta all'evasione fiscale. In tale ambito, esprime la preoccupazione che l'aumento dell'IVA, potenzialmente condivisibile, in assenza di una riduzione delle imposte Pag. 99dirette, finisca per penalizzare ulteriormente i percettori dei redditi più bassi. Con riferimento alla necessità di ridurre il debito pubblico, evidenzia come si potrà procedere in tal senso attraverso le annunciate dismissioni di patrimonio pubblico. Osserva quindi come sia necessario fare il punto con riferimento al federalismo fiscale, in particolare rispetto alla corretta definizione dei livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni.

  Pier Paolo BARETTA (PD) rileva preliminarmente come, pur in un quadro caratterizzato dall'assenza di alternative politiche al Governo in carica, non sia preclusa al Parlamento una riflessione di merito alla politica economica del Governo, auspicando una maggiore partecipazione al dibattito da parte di tutti i gruppi della maggioranza. Osserva quindi come il Documento all'esame della Commissione sia molto migliore rispetto all'analogo Documento presentato l'anno scorso, rilevando come il nodo politico per il Governo sia adesso quello dei rapporti tra la continuità e la discontinuità che connotano le scelte di politica economica. Ritiene che nel senso della continuità vi sia il doveroso rispetto degli impegni presi con le Istituzioni europee rispetto al risanamento dei conti pubblici, mentre si debba discutere di quali elementi di discontinuità introdurre. In proposito, richiamando l'osservazione svolta dall'onorevole Brunetta, che ricordava come l'autore del Documento di economia e finanza 2012 sia sostanzialmente lo stesso dell'analogo documento del 2011, cioè il Vice Ministro Grilli, evidenzia come il vero cambiamento si potrebbe riscontrare nella gestione del Ministero dell'economia e delle finanze, che è il vero cuore dell'azione del Governo. In proposito, riterrebbe opportuno anche un più compiuto quadro istituzionale, attese le oggettive difficoltà di svolgere contemporaneamente il ruolo di Presidente del Consiglio e di Ministro dell'economia e delle finanze. Ricorda quindi come, nelle audizioni svoltesi nella giornata di ieri, siano stati da più parti evidenziati gli effetti depressivi delle manovre fin qui adottate, non nascosti dallo stesso Governo nel suo Documento e come la stessa Corte dei conti abbia espresso la preoccupazione che tali effetti depressivi finiscano per vanificare l'efficacia delle manovre stesse rispetto al conseguimento degli obiettivi di bilancio concordati con l'Unione europea, aggiungendosi a tali rischi gli aumenti del differenziale di rendimento tra i nostri titoli di Stato decennali e gli omologhi titoli tedeschi. Sottolinea quindi come non sia necessario attendere il risultato delle elezioni presidenziali francesi per porre subito all'attenzione delle istituzioni europee tali temi, senza mettere in discussione l'euro o il fiscal compact. Ritiene che, a tal fine, dal Parlamento potrebbe giungere un aiuto determinante al Governo. Sottolinea inoltre come, a suo avviso, i tempi siano maturi anche per una discussione complessiva sul rapporto tra politica e mercati, adottando una nuova regolamentazione dei medesimi, senza volerli tuttavia imbrigliare. Rileva che, fino a questo momento, le risorse pubbliche non sono state adeguatamente orientate alla crescita in quanto nell'azione del Governo è prevalsa la continuità, causata dall'ansia di riguadagnare la necessaria credibilità sui mercati e presso le istituzioni internazionali. Osserva come crescita ed equità sia legate indissolubilmente al rigore ed invita quindi il Governo a liberare le necessarie risorse per la crescita, in particolare destinando quelle che si renderanno disponibili con il conseguito risanamento del bilancio a partire dal prossimo anno. Con riferimento alla necessità di procedere alla riduzione del debito, osserva come, pur in presenza dei rischi correnti di mercato richiamati dall'onorevole Alberto Giorgetti, siano necessari interventi straordinari, sottolineando come il Governo sia stato troppo timido nella politica di dismissione del patrimonio pubblico. In proposito, ricorda come la politica possa rimuovere gli ostacoli anche di natura amministrativa che impediscono o rallentano il processo di dismissione immobiliare, come nel caso della destinazione d'uso delle caserme. Pur condividendo le preoccupazioni dell'onorevole Pag. 100Alberto Giorgetti sull'eventuale ulteriore aumento della pressione fiscale, rileva che qualche margine vi potrebbe essere per l'introduzione di un'imposta patrimoniale. Ritiene comunque che il Governo dovrebbe perseguire con forza la spending review e ripensare completamente il patto di stabilità interno, che, a suo avviso, andrebbe smontato, mentre andrebbe ripensato e ripreso il percorso federalista. Con riferimento all'aumento dell'IVA, osserva che, se le risorse non venissero usate per la crescita, sarebbe preferibile svolgere un'attenta riflessione sulla riforma fiscale. Esprime quindi la richiesta di poter proseguire la discussione sui temi del Documento di economia e finanza anche dopo l'approvazione del medesimo in Assemblea.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, in considerazione dell'imminente inizio dell'audizione del professor Jean-Paul Fitoussi, rinvia il seguito dell'esame all'odierna seduta pomeridiana.

  La seduta termina alle 12.

INDAGINE CONOSCITIVA

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI.

  La seduta comincia alle 12.05.

Indagine conoscitiva sull'individuazione di indicatori di misurazione del benessere ulteriori rispetto al PIL.
Audizione del prof. Jean-Paul Fitoussi.
(Svolgimento e conclusione).

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, ne dispone l'attivazione.
  Introduce, quindi, l'audizione.

  Jean-Paul FITOUSSI, Professore emerito all'Institut d'Etudes Politiques di Parigi e professore presso l'Università LUISS Guido Carli di Roma, svolge una relazione sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva.

  Intervengono, quindi, per porre quesiti e formulare osservazioni, i deputati Ludovico VICO (PD), Pier Paolo BARETTA (PD), Renato CAMBURSANO (Misto), Lino DUILIO (PD), Amedeo CICCANTI (UdCpTP), Maino MARCHI (PD) e Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), ai quali replica Jean-Paul FITOUSSI, Professore emerito all'Institut d'Etudes Politiques di Parigi e professore presso l'Università LUISS Guido Carli di Roma.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, ringrazia il professor Fitoussi per il significativo contributo fornito all'indagine conoscitiva.
  Dichiara quindi conclusa l'audizione.

  La seduta termina alle 13.15.

  N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

SEDE REFERENTE

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 14.05.

Documento di economia e finanza 2012.
Doc. LVII, n. 5, e Allegati.
(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del Documento.

  Roberto SIMONETTI (LNP) si dichiara complessivamente insoddisfatto del Documento presentato dal Governo, che segna Pag. 101una netta cesura rispetto alle politiche seguite dal precedente Esecutivo, con particolare riferimento alla revisione dell'assetto istituzionale della Repubblica, da attuare attraverso la riforma in senso federalista dello Stato. Richiamando anche il contenuto dell'audizione del presidente della Corte dei conti, svoltasi nella giornata di ieri, sottolinea come, a seguito delle misure adottate in questi ultimi mesi dal Governo, la pressione fiscale abbia raggiunto livelli ormai insostenibili. Rileva, infatti, come lo stesso Documento presentato dal Governo evidenzi chiaramente come la parte più rilevante delle manovre di correzione dei conti pubblici realizzate negli ultimi mesi sia riconducibile ad incrementi del prelievo fiscale, che troppo spesso hanno colpito soggetti economicamente deboli, aggravando l'impatto recessivo delle manovre stesse. Sempre richiamando i dati contenuti nel Documento di economia e finanza, segnala come le manovre correttive determineranno nel triennio 2012-2014 una riduzione cumulata del prodotto interno lordo del 2,6 per cento, alla quale si associa un calo del 2,5 per cento dei consumi privati. Ritiene, inoltre, allarmanti anche gli effetti delle manovre sugli investimenti fissi lordi, che si ridurranno nel medesimo periodo del 4,4 per cento, mentre l'occupazione subirà una contrazione di 1,5 punti percentuali. Molto più modesti, anche sulla base dei dati contenuti nel Documento in esame, sono invece gli effetti macroeconomici delle riforme strutturali contenute nei decreti-legge n. 1 e n. 5 del 2012, che avranno un impatto sostanzialmente nullo sull'occupazione, a testimonianza del fatto che le misure contenute nei provvedimenti di sviluppo del Governo Monti sono sostanzialmente acqua fresca. Esprime, inoltre, preoccupazione per le stime sugli andamenti economici e finanziari, osservando come le previsioni relative all'andamento del prodotto interno lordo formulate dal Governo siano più ottimistiche di quelle elaborate dai principali centri di ricerca nazionali e dalle istituzioni internazionali ed europee. Analogamente, rileva come le previsioni relative all'andamento dell'occupazione nel 2012 siano particolarmente negative, ma anche in questo caso il Governo si è dimostrato più ottimista dei principali centri di ricerca italiani. Rileva, peraltro, che il dato sulla disoccupazione del nostro Paese non è allo stato particolarmente elevato, a testimonianza della bontà delle politiche portate avanti dal precedente Governo. Alla luce di questi dati, osserva come l'azione dell'attuale Governo non sia in linea con le esigenze del Paese e con gli orientamenti che stanno maturando anche in ambito europeo. A tale riguardo, osserva come i recenti avvenimenti in Olanda e Francia dimostrino con chiarezza come la volontà dei popoli non sia in linea con gli orientamenti espressi dai rispettivi Governi, che troppo spesso rispondono a lobby internazionali e a forti concentrazioni di potere economico e finanziario. Ricorda, infatti, come cittadini degli Stati membri, quando ne hanno la possibilità si esprimono contro la linea dominante affermata dalle istituzioni europee, rilevando come il voto francese testimoni chiaramente la bocciatura dell'asse tra Sarkozy e Merkel. Osserva, tuttavia, che in Italia esistono dei veri e propri ostacoli istituzionali allo svolgimento delle elezioni, che avrebbero consentito di fare chiarezza sulla volontà del popolo italiano. Richiamando le considerazioni degli onorevoli Baretta e Cambursano, osserva come sia mancato un dibattito ampio ed approfondito sui vincoli sovranazionali imposti alla politica economica del nostro Paese, che hanno portato da un lato alla riforma costituzionale volta ad introdurre il principio dell'equilibrio del bilancio e, dall'altro, alla sottoscrizione del cosiddetto fiscal compact, che sarà esaminato dalle Camere come un comune disegno di legge di ratifica. Segnala, inoltre, l'esigenza di garantire un adeguato flusso di credito verso le imprese e le famiglie, osservando come le banche non abbiano utilizzato l'iniezione di liquidità fornita dalla Banca centrale europea per sostenere l'economia nella difficile congiuntura economica che il nostro Paese sta affrontando. Sottolinea, inoltre, come l'azione del Governo stia sostanzialmente Pag. 102disattendendo il disegno attuativo del federalismo fiscale, osservando come allo stato il Governo abbia presentato esclusivamente lo schema di decreto legislativo relativo all'attribuzione di nuove funzioni a Roma capitale. A questo proposito, ricorda come solo la battaglia condotta dalla Lega Nord abbia evitato un saccheggio delle finanze pubbliche per finanziare Roma ed esprime apprezzamento per il risultato raggiunto, che ha consentito di limitare i danni per la finanza pubblica. Segnala, inoltre, l'esigenza di assicurare un adeguato sostegno alle piccole e medie imprese italiane, in linea con quanto indicato nell'audizione del dottor Gotti Tedeschi nell'ambito dell'indagine conoscitiva svolta nel quadro dell'esame della Comunicazione sull'analisi annuale della crescita per il 2012. Nel ribadire come il federalismo fiscale rappresenti un tassello fondamentale per la riduzione dei costi delle amministrazioni pubbliche e per il raggiungimento degli obiettivi richiesti dalle istituzioni europee, osserva come il Governo non stia affrontando i problemi denunciati dalla Lega Nord e ritiene, pertanto, che questa inerzia consentirà un rafforzamento elettorale del suo partito, che è l'unico ad essersi opposto al Governo Monti sin dalla sua costituzione. Con specifico riferimento al tema del federalismo, osserva come le iniziative adottate dal Governo si siano mosse in senso sostanzialmente contrario a quello indicato con l'approvazione della legge n. 42 del 2009. In particolare, ricorda la riduzione della compartecipazione regionale all'IVA, che a suo avviso costituisce un importante strumento per promuovere il contrasto all'evasione e all'elusione fiscale, l'introduzione dell'IMU sulla prima casa e la destinazione allo Stato del 50 per cento del gettito dell'IMU sulle abitazioni diverse dall'abitazione principale. Esprime, inoltre, un giudizio critico sul ritorno alla tesoreria unica, osservando come il giudizio complessivamente moderato espresso dalla Banca d'Italia sul Documento in esame può attribuirsi anche alla sua contiguità con l'attuale Governo e al fatto che con il ripristino della tesoreria unica si sia affidata alla Banca d'Italia la gestione di circa 9 miliardi di euro annui.
  Conclusivamente, esprime quindi un giudizio negativo sul Documento in esame, che conferma la negatività delle politiche del Governo e il tentativo di rendere vane le battaglie combattute nel tempo dalla Lega Nord.

  Lino DUILIO (PD) premette che, in base alle proprie convinzioni personali, il Documento in esame dovrebbe subire delle modifiche radicali rilevando come, prima o poi, occorrerà correggere la linea di politica economica nazionale. Con riferimento alle considerazioni svolte dal relatore, osserva innanzitutto come il Parlamento sia chiamato a discutere sugli indirizzi e sulle scelte di fondo e non solo riguardo alle soluzioni pratiche dei singoli problemi, non riconoscendosi per questo aspetto nelle premesse del Documento. Rileva inoltre come il Governo proponga una strategia binaria, volta a coniugare il rigore e la crescita, ma ciò contrasti con l'asimmetria denunciata dalla Corte dei conti, che ha osservato come il rigore annulli, in misura pari a circa la metà, gli effetti delle misure correttive.
  Per quanto riguarda la spending review, ritiene opportuno coinvolgere in tale strategia le organizzazioni sindacali, così da indurre il personale delle amministrazioni a concorrere alla razionalizzazione della spesa, recuperando l'orgoglio della funzione pubblica. Ritiene, infatti, che solo in questo modo, anche introducendo un sistema premiale collegato ai risultati, sia possibile condurre con successo la lotta agli sprechi e alle inefficienze.
  Ritiene inoltre che, con strumenti idonei, occorre produrre un analogo impegno sul versante delle entrate fiscali, ponendo in essere un monitoraggio puntuale sugli esiti del quale informare il Parlamento. Dopo aver ricordato come, in passato, il patrimonio pubblico sia stato ceduto ai privati a costi irrisori, sottolinea la necessità di chiarire in cosa debba tradursi la valorizzazione del patrimonio pubblico. Al riguardo, osserva come, in altri Paesi, si sia rivelata economicamente efficiente la Pag. 103decentralizzazione dei ministeri che dovrebbero essere, in linea di massima, collocati in aree periferiche e non nel centro della Capitale in immobili di pregio. Tali immobili dovrebbero piuttosto essere dati in locazione, ricavandone profitti significativi.
  Osserva quindi come occorra realizzare un sistema di monitoraggio sistematico dei flussi di credito erogati dalle banche alle imprese, con particolare riferimento alle imprese piccole e medie.
  Ritiene inoltre che il Documento dovrebbe contenere un qualche riferimento al sistema bancario nonché in ordine alle modalità di utilizzo della liquidità resa disponibile dalla Banca centrale europea.
  Dopo aver ricordato come la crescita sia per il momento trainata dalle esportazioni, osserva come occorra tuttavia capire quali nuovi prodotti possono essere realizzati, e quali sono i mercati da conquistare o da riconquistare attraverso l'innovazione del sistema produttivo, rilevando come, in caso contrario, il futuro del made in Italy si prospetta assai incerto.
  In conclusione, ritiene necessario avviare una strategia complessa e articolata volta a promuovere la crescita economica del Paese.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, essendosi conclusi gli interventi nell'ambito dell'esame preliminare del Documento, sospende la seduta, che riprenderà al termine delle altre sedute convocate nel pomeriggio di oggi, con le repliche del relatore e del rappresentante del Governo.

  La seduta, sospesa alle 14.50, riprende alle 16.05.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che tutte le Commissioni competenti hanno espresso i prescritti pareri sul Documento in esame.

  Amedeo CICCANTI (UdCpTP), relatore, intervenendo in sede di replica, ringrazia preliminarmente il presidente per avergli conferito l'incarico di relatore e i colleghi intervenuti nonché gli uffici per la documentazione ed il supporto assicurati. Con riferimento alle osservazioni critiche svolte dall'onorevole Duilio, in particolare sotto il profilo metodologico, osserva come il documento sia incentrato sul ruolo dell'Europa, evocato con grande efficacia dal professor Fitoussi nell'intervento da lui svolto nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'individuazione di indicatori di misurazione del benessere ulteriori rispetto al PIL. Richiama in proposito la questione dell'evidente deficit di democrazia, malgrado la revisione di penetranti poteri sanzionatori e di controllo. Evidenzia inoltre come, dopo aver perso il controllo sulla moneta e, di fatto, sul bilancio con l'approvazione del nuovo articolo 81 della Costituzione, occorra adesso compiere il passo successivo ed andare verso gli Stati Uniti d'Europa con una banca centrale sul modello di quella americana, di quella inglese o di quella giapponese, che svolga in definitiva compiti di prestatore di ultima istanza. In tale quadro, rileva come il capitalismo funzioni solo se vi è uno Stato capace di regolarlo e, a suo avviso, l'Unione europea rappresenta l'unica autorità in grado di svolgere tale compito, sottolineando come, in mancanza di un Governo politico europeo, anche le recenti norme del fiscal compact non potranno essere efficaci. Con riferimento all'intervento svolto dall'onorevole Alberto Giorgetti, sottolinea come la spesa pubblica sia aumentata in misura superiore al prodotto interno lordo a partire dal 2008, con effetti negativi sull'evoluzione del debito pubblico, acuiti dalla mancanza di crescita. In proposito ricorda che si è tentato di risolvere tale problema attraverso l'introduzione dei criteri dei fabbisogni e dei costi standard nell'ambito dei decreti attuativi del federalismo fiscale. Osserva come l'altra strada da percorrere per la riduzione della spesa sia rappresentata dalla spending review che, per essere efficace, necessiterà anche di interventi di tipo legislativo, al fine di modificare le autorizzazioni di spesa di rango legislativo che rappresentano l'80 per cento della spesa pubblica. A tal fine evidenzia la necessità di uno stretto raccordo con il Pag. 104Parlamento, eventualmente anche attraverso la creazione di appositi gruppi di lavoro. Fa quindi presente che un altro vincolo è rappresentato dal patto di stabilità che agisce sui fabbisogni e quindi influenza l'andamento dell'indebitamento netto. A tal proposito sottolinea la necessità della revisione del patto di stabilità anche al fine di consentire la realizzazione di interventi strutturali nonché nel settore dell'edilizia scolastica. Ricorda quindi che dall'attuale livello di spesa pubblica, pari al 50 per cento del PIL nel prossimo triennio, si dovrebbe passare al 48,7 e che la variazione rispetto all'anno precedente è stata contenuta solo entro 0,6 per cento. Evidenzia quindi l'importanza del lavoro svolto nella lotta ai fenomeni di evasione e di elusione fiscale, osservando come la prossima delega fiscale dovrà tener conto anche della necessità di una più equa redistribuzione del carico fiscale, di un sostegno ai redditi più bassi e alle famiglie e di un alleggerimento della tassazione sul lavoro, l'impresa e la famiglia. Ritiene inoltre opportuno ridefinire i crediti di imposta in maniera selettiva e stabile nel tempo, prevedendo anche caratteri di automaticità e minori adempimenti burocratici. Con riferimento alle dismissioni di patrimonio pubblico auspicate dall'onorevole Alberto Giorgetti, ricorda che già la legge di stabilità per il 2012 reca disposizioni in tal senso e ritiene che potranno essere positivamente valutate soluzioni di carattere finanziario, come quelle auspicate dall'onorevole Cambursano, che prevedono un coinvolgimento della Cassa depositi e prestiti con riferimento al patrimonio immobiliare. Per quanto riguarda il patrimonio mobiliare, in considerazione della recente approvazione del decreto-legge sull'esercizio dei poteri speciali del Governo nelle aziende operanti nei settori di interesse strategico, sottolinea l'esigenza di mantenere particolari cautele prima di cedere partecipazioni in tali aziende. Con riferimento alla vaghezza nell'individuazione di obiettivi lamentata dall'onorevole Borghesi, evidenzia come essi siano presenti nel Piano nazionale di riforma e ripercorrano necessariamente le indicazioni della lettera invita al Governo italiano da parte delle istituzioni europee recanti le misure di politica economica che l'Italia si è impegnata poi a realizzare. Ricorda che tali impegni sono vincolanti per qualsiasi Governo a prescindere dal suo colore politico e quindi anche, e a maggior ragione, per l'attuale. Osserva quindi come l'Italia debba impegnarsi sul versante delle produttività e della competitività, in particolare rispetto alla produzione di beni e servizi di elevata qualità e ad alto valore aggiunto. A tal fine richiama la necessità di maggiori investimenti, soprattutto nel settore privato, per la ricerca e l'innovazione, attraverso un più efficiente raccordo tra le imprese e l'università, ricordando comunque l'importanza del ruolo dei servizi che i provvedimenti in materia di liberalizzazioni potranno contribuire a migliorare sia sotto il profilo qualitativi che economico. A tal proposito richiama la direttiva europea sui servizi del mercato interno di cui l'Italia dovrebbe completare l'attuazione. Auspica quindi iniziative in favore della ricapitalizzazione delle imprese italiane da parte delle banche che tengano conto delle specificità concernenti le dimensioni delle nostre imprese, prevalentemente piccole e medie. Ricorda in proposito le disposizioni proposte dall'allora ministro Tremonti sui distretti industriali che, malgrado avessero dato una buona prova, sono state successivamente accantonate. Fa presente inoltre la necessità di ragionare a livello europeo in materia di infrastrutture da finanziare attraverso Eurobond e Projectbond, che non potranno naturalmente essere emessi per finanziare opere esclusivamente di interesse nazionale. Osserva inoltre come il Governo abbia indicato anche proposte coerenti con i vincoli derivanti del patto Europlus, con particolare riferimento al credito per le imprese, al ruolo della Cassa depositi e prestiti e agli incentivi per valorizzare il merito nella pubblica amministrazione. Sottolinea quindi l'importanza di affrontare con decisione il problema del pagamento dei debiti commerciali della pubbliche amministrazioni, richiamando le recenti disposizioni che ne Pag. 105consentono la cessione pro solvendo alle banche, e, pur non rappresentando una soluzione definitiva, sono comune in grado di offrire una prima risposta alle necessità, da molti colleghi evidenziate, delle imprese creditrici. In proposito, auspica un maggiore coinvolgimento del sistema bancario opportunamente ricapitalizzato attraverso gli aiuti concessi dalla Banca centrale europea. Con riferimento alle osservazioni degli onorevoli Marchi e Baretta, osserva che la continuità nell'azione di Governo è dettata dalla necessità di mantenere fermi gli impegni assunti con le istituzioni europee, mentre la discontinuità è rappresentata dalla natura stessa delle misure proposte dal Governo rispetto al passato. Con particolare riferimento alle osservazioni dell'onorevole Baretta, ricorda che, senza la creazione di un Governo politico dell'Unione europea non sarà possibile regolare i rapporti tra la politica e i mercati come da lui auspicato. In merito alle osservazioni dell'onorevole Simonetti, sottolinea come il Governo sia stato particolarmente sincero nell'esporre gli effetti anche recessivi delle necessarie manovre di finanzia pubblica e nel chiarire che gli effetti positivi di quelle indirizzate alla crescita non potranno compensare integralmente i primi, ricordando tuttavia come tutte le manovre adottate a partire dal 2009 siano state caratterizzate da un forte sbilanciamento sul versante delle maggiori entrate rispetto ai tagli di spesa, mentre il decreto-legge n. 201 del 2011, il primo adottato dal Governo Monti, abbia inteso comunque destinare un terzo delle risorse a sostegno della crescita. Con riferimento alle osservazioni critiche dell'onorevole Duilio, richiama quanto affermato dallo stesso Presidente del Consiglio nell'introduzione al Documento di economia e finanza, laddove chiarisce che lo stimolo alla crescita non potrà venire né da una politica di espansione della spesa pubblica né dalla diminuzione dei salari e della spesa sociale. Evidenzia come nel Piano nazionale delle riforme il quadro di riferimento sia il lungo periodo e tenga conto anche dell'eventuale alternanza di governi con visioni diverse. Dichiara quindi di non aver rinunciato all'espressione di opinioni politiche ma di aver preso atto della realtà della situazione ben rappresentata dall'introduzione firmata dal Presidente del Consiglio. Pur ritenendo che il documento in esame non sia la soluzione di tutti i problemi dell'Italia, osserva come esso vada nella direzione dello sviluppo e condivide l'opportunità di promuovere, anche successivamente alla sua definitiva approvazione da parte dell'Assemblea nella giornata di giovedì prossimo, ulteriori occasioni di dibattito come auspicato dall'onorevole Baretta.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO, con riferimento a specifiche questioni emerse nel corso della discussione, osserva in primo luogo come la conclusione di un accordo in materia fiscale con la Svizzera non sia intervenuta essenzialmente in ragione dell'esigenza di approfondire la compatibilità di un tale accordo con la normativa dell'Unione europea. Segnala, infatti, che sono in corso approfondimenti colti a verificare la compatibilità con la normativa europea dell'accordo stipulato dalla Germania, osservando peraltro come si stia lavorando alla conclusione di un accordo a livello di Unione europea. Per quanto riguarda, invece, il rafforzamento della Cassa depositi e prestiti, assicura che il Governo sta svolgendo gli opportuni approfondimenti, rilevando tuttavia come eventuali innovazioni non debbano comunque snaturare la configurazione di tale società, anche alla luce delle critiche rivolte in passato al ministro Tremonti, accusato di voler costituire un nuovo IRI. Con riferimento, poi, al tema della misurazione del fiscal gap, segnala che il Governo ha avviato un apposito studio con l'ISTAT per individuare le modalità per addivenire ad una precisa determinazione del volume dell'evasione fiscale ed alla misurazione dell'economia sommersa. Per quanto attiene, invece, ai flussi di credito, ritiene particolarmente utile la recente istituzione di un apposito osservatorio, che dovrebbe consentire la costituzione di una base dati affidabile, superando le discrepanze Pag. 106sistemiche esistenti tra i dati forniti dall'ABI e dalla Banca d'Italia.
  Per quanto attiene, poi, ai temi di carattere generale affrontanti nel corso della discussione, rileva come non si possa non concordare sulla gravosità del carico fiscale e contributivo, osservando come l'incremento della pressione fiscale determinato dalle recenti manovre di correzione fiscale abbia rappresentato una scelta dettata dall'esigenza di provvedere tempestivamente in una situazione di carattere emergenziale. Per quanto attiene alla cosiddetta spending review, rileva come sia prematuro in questa fase fornire cifre in ordine ai possibili risparmi, in quanto si renderà necessario valutare l'intensità del processo e la necessità di intervenire con specifiche norme per rivedere la disciplina legislativa che origina le spese. In questo contesto, ritiene che l'obiettivo non possa che essere quello del raggiungimento di un zero-based budgeting, indicato anche dalla Banca d'Italia nella sua audizione di ieri, sfoltendo le autorizzazioni di spesa sottese ai diversi capitoli di bilancio e perseguendo l'applicazione di costi standard. Fa presente, pertanto, che il Governo agirà in questa direzione una volta che siano presentate specifiche proposte al riguardo da parte del ministro Giarda e sia adottato un conseguente piano di azione, che non dovrebbe tuttavia limitarsi alle sole amministrazioni centrali ma coinvolgere tutte le amministrazioni pubbliche. Per quanto concerne poi il tema assai dibattuto dell'abbattimento del debito pubblico attraverso i proventi di operazioni dismissioni patrimoniali, dichiara preliminarmente di condividere le analisi di Paul Krugman in ordine alle cause dell'attuale crisi, che sarebbe riconducibile essenzialmente alla caduta degli investimenti e conseguentemente della domanda effettiva a livello internazionale. In tale contesto, osserva come anche le immissioni di liquidità operate dalla Banca centrale europea si siano rivelate in passato sostanzialmente inutili in quanto alcuni operatori, in particolare le banche tedesche, riversavano presso la Banca centrale la liquidità ottenuta, in considerazione della caduta degli investimenti. In questa ottica, ritiene pertanto che interventi straordinari sul debito potrebbero rivelarsi una importante strada da percorrere, segnalando tuttavia come si registri ancora un eccesso dei rendimenti dei titoli di breve periodo rispetto a quelli con scadenze più lunghe. Rileva, in proposito, come tale situazione abbia in sostanza contribuito a richiedere il conseguimento nel 2013 di un accreditamento netto strutturale dello 0,6 per cento a fronte dell'obiettivo di medio termine del pareggio di bilancio, osservando come un'operazione straordinaria di riduzione del debito potrebbe astrattamente aprire lo spazio per manovre espansive. Ricorda, in proposito, come anche il cosiddetto fiscal compact consenta un indebitamento netto dello 0,5 per cento del prodotto interno lordo in termini strutturali, che cresce fino all'1 per cento in Paesi con un debito contenuto.
  Da ultimo, con riferimento alle considerazioni svolte dalla Corte dei conti nella sua audizione di ieri, che hanno evidenziato come circa metà della correzione realizzata con le manovre di finanza pubblica potrebbe essere erosa dagli effetti recessivi delle medesime manovre, rileva la necessità di ampliare ulteriormente l'analisi al fine di tenere conto dei disequilibri esistenti all'interno dell'Unione europea. In questo contesto, richiama le analisi dell'economista del Fondo monetario internazionale Reza Moghadam, che ha esaminato con attenzione lo squilibrio esistente nelle partite correnti di Germania e Italia. In Germania, infatti, si ha un attivo di tali partite pari a circa il 6 per cento, con un attivo della bilancia dei pagamenti quantificabile in circa 180 miliardi di euro, mentre in Italia si registra un dato negativo pari a circa il 2,3 per cento del prodotto interno lordo, quantificabile in circa 36 miliardi. In definitiva, le analisi svolte evidenziano come nell'ultimo decennio la Germania abbia beneficiato di un vantaggio relativo in termini di prezzo pari a circa il 35 per cento, mentre in Italia gli svantaggi sono pari a circa il 30 per cento. Analogamente, i dati relativi al costo del Pag. 107lavoro per unità di prodotto testimoniano un incremento della produttività in Germania e un dato sostanzialmente negativo nel nostro Paese. In questo contesto, a suo avviso, la recessione affrontata dal nostro Paese è riconducibile non tanto alle manovre correttive adottate dai diversi esecutivi ma alla debolezza del nostro potenziale produttivo. A fronte di tale situazione, escludendo un intervento di riduzione dei salari, occorre necessariamente puntare, come il Governo ha fatto, sul miglioramento della capacità produttiva del nostro Paese, riducendo progressivamente l’output gap e riequilibrando la bilancia dei pagamenti attraverso un recupero di competitività. A suo avviso, quindi, le misure adottate dal Governo, che necessariamente non potranno esaurire gli interventi necessari a rilanciare l'economia del nostro Paese, anche in ragione dei ritagli accumulati in passato, rappresenteranno comunque una base essenziale sulla quale i prossimi Governi potranno operare per proseguire sul sentiero dello sviluppo.

  Claudio D'AMICO (LNP) sottolinea preliminarmente come, malgrado l'importanza del documento in esame, il tempo a disposizione del Parlamento sia stato assolutamente ridotto. Lamenta quindi la scelta di esaminare tale documento in una settimana la cui articolazione era stata definita in maniera diversa dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, in considerazione della necessità dei parlamentari di svolgere attività politica sul territorio. Ritiene che ciò sia esattamente il contrario dell'auspicato stimolo ad un dibattito serio e costruttivo sulle tematiche di politica economica. Constatata l'assenza del rappresentante del Governo, chiede al presidente di sospendere la seduta.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, constatata la temporanea assenza del rappresentante del Governo, sospende brevemente la seduta.

  La seduta, sospesa alle 17.05, riprende alle 17.10.

  Claudio D'AMICO (LNP) richiamando le considerazioni già svolte prima della sospensione, osserva come il metodo fin qui utilizzato dal Governo miri all'eliminazione di ogni confronto parlamentare, impedendo ogni possibile azione di miglioramento di provvedimenti spesso scritti male e privi della necessaria copertura finanziaria e afferma che il documento in esame contiene molteplici osservazioni non confermate dalla realtà. Evidenzia come manchi qualsiasi politica efficace per la crescita, mentre si assiste alla depressione del sistema economico, sbagliando, a suo avviso, completamente le misure per uscire dalla crisi. Lamenta inoltre un'incoerenza tra gli intenti manifestati dal Governo e i provvedimenti effettivamente assunti, come anche dimostrato nella giornata odierna con lo schema di decreto del Presidente della Repubblica in materia di riorganizzazione degli uffici di diretta collaborazione del ministro della salute che va, a suo avviso, nella direzione opposta. Rileva come l'unica preoccupazione del Governo sia quella di soddisfare le richieste delle istituzioni europee e dei banchieri, senza tenere in alcun conto le necessità e i problemi della popolazione. In tale quadro, connotato dall'acuirsi delle tensioni sociali, osserva come non sia più sostenibile la politica sull'immigrazione sin qui seguita dal governo e dall'Unione europea che consente ad un numero, a suo avviso, eccessivo di immigrati di trasferire nei Paesi di origine gran parte del reddito prodotto in Italia. Nel ritenere tale situazione non più sostenibile nell'attuale quadro economico, annuncia il voto contrario del suo gruppo sul mandato al relatore.

  Gioacchino ALFANO (PdL), nel ringraziare il relatore per il lavoro svolto, annuncia il voto favorevole del suo gruppo.

  Silvana MURA (IdV), nel richiamare l'intervento svolto dall'onorevole Borghesi, annuncia, il voto contrario del suo gruppo.

  Pier Paolo BARETTA (PD), associandosi ai ringraziamenti al relatore per il Pag. 108lavoro svolto ed auspicando la predisposizione di una risoluzione che veda la convergenza di tutti i gruppi di maggioranza, annuncia il voto favorevole del suo gruppo sul mandato al relatore.

  Chiara MORONI (FLpTP) annuncia il voto favorevole del suo gruppo sul conferimento del mandato al relatore.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, pone in votazione la proposta di conferire al relatore il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul Documento di economia e finanza 2012.

  La Commissione delibera quindi di conferire al deputato Ciccanti il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul Documento di economia e finanza 2012.

  La seduta termina alle 17.30.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 14.50.

Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli atti di intimidazione nei confronti degli amministratori locali.
Nuovo testo Doc. XXII, n. 30.
(Parere alla I Commissione).
(Esame e conclusione – Nulla osta).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

  Remigio CERONI (PdL) relatore, fa presente preliminarmente che la Commissione affari costituzionali ha trasmesso un nuovo testo della proposta di inchiesta parlamentare n. 30, concernente l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli atti di intimidazione nei confronti degli amministratori locali.
  Segnala in proposito che il testo, composto da sei articoli, prevede, in particolare, che la Commissione sia istituita per la durata di quattro mesi e sia composta da ventuno deputati nominati dal Presidente della Camera. Ai sensi del comma 1 dell'articolo 1, la Commissione ha il compito di svolgere indagini sui numerosi e reiterati episodi di intimidazione, anche non riconducibili alla mafia o ad altre organizzazioni criminali, che hanno per destinatari gli amministratori locali. Il comma 2 del medesimo articolo 1 specifica che ai fini dell'inchiesta, per intimidazioni si intendono gli atti di qualunque matrice, quali minacce, danneggiamenti o aggressioni contro persone o beni pubblici e privati, posti in essere con l'obiettivo di condizionare l'attività degli amministratori locali ovvero di pregiudicarne il libero e democratico esercizio della funzione rappresentativa e di governo locale. Fa presente che fra i compiti della Commissione, indicati all'articolo 2, vi sono quelli di svolgere indagini sulle reali dimensioni, condizioni, qualità e cause degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali, valutare la natura e le caratteristiche che hanno provocato un incremento degli atti intimidatori, verificare la congruità della normativa vigente in materia e proporre soluzioni di carattere legislativo e amministrativo, nonché accertare il livello di attenzione e la capacità di intervento delle autorità e delle pubbliche amministrazioni, centrali e periferiche, competenti a svolgere attività di prevenzione degli atti di intimidazione. Segnala che, al termine dei lavori, la Commissione è tenuta a presentare una relazione alla Camera nella quale illustra l'attività svolta, le conclusioni di sintesi e le proposte, come indicato al comma 5 dell'articolo 3.
  Con riferimento ai profili di interesse della Commissione, rileva che il comma 4 dell'articolo 6 prevede che le spese per il funzionamento della Commissione sono stabilite nel limite massimo di 40.000 euro per l'anno 2012 e sono poste a carico del bilancio interno della Camera dei deputati, Pag. 109osservando che il Presidente della Camera dei deputati può autorizzare un incremento delle predette spese in misura non superiore al 30 per cento, a seguito di richiesta formulata dal Presidente della Commissione per motivate esigenze connesse allo svolgimento dell'inchiesta. Per quanto di competenza, ritiene quindi che il provvedimento non presenti profili problematici, rilevando l'assenza di effetti diretti della proposta sulla finanza pubblica, in quanto, come già segnalato, le spese per il funzionamento della Commissione sono poste a carico della dotazione della Camera dei deputati.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO concorda sull'assenza nel provvedimento di nuovi oneri per la finanza pubblica.

  Remigio CERONI (PdL), relatore, formula la seguente proposta di parere:
  «La V Commissione,
   esaminato il nuovo testo del Doc XXII n.30, recante istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sugli atti di intimidazione nei confronti degli amministratori locali;
   non ravvisando effetti diretti sul bilancio dello Stato e la finanza pubblica,

  esprime

NULLA OSTA».

  La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, conclusa all'Aja il 19 ottobre 1996.
C. 3858 e abb.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 6 marzo.

  Gabriele TOCCAFONDI (PdL), relatore, ricorda che in data 20 dicembre 2011 la Commissione ha avviato l'esame della proposta di legge C. 3858 e delle proposte abbinate, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione concernente la competenza, la legge applicabile, il riconoscimento, l'esecuzione e la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, conclusa all'Aja il 19 ottobre 1996, e ha deliberato di richiedere al Governo la predisposizione di una relazione tecnica, ai sensi dell'articolo 17, comma 5, della legge n. 196 del 2009, entro il termine ordinario di trenta giorni. Rammentando che il termine per la presentazione è scaduto lo scorso 20 gennaio fa presente che, nella seduta del 31 gennaio scorso, la Commissione ha sollecitato la trasmissione della predetta relazione tecnica. Ricorda, altresì, che nella successiva seduta del 6 marzo 2012, è stata rappresentata nuovamente al rappresentante del Governo la necessità di fornire la relazione tecnica sul provvedimento, al fine di consentire alla Commissione bilancio di concludere l'esame del provvedimento. Chiede, quindi, al rappresentante del Governo se sia disponibile la relazione tecnica richiesta.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO fa presente che le amministrazioni competenti, pur avendo fornito alcune note contenenti chiarimenti ed osservazioni sul provvedimento, non hanno ancora predisposto la relazione tecnica richiesta dalla Commissione.

  Gabriele TOCCAFONDI (PdL), relatore, osserva che, anche in assenza della relazione tecnica, è possibile rilevare che le disposizioni contenute nell'articolo 5 della proposta di legge, che designano come autorità centrale la Commissione per le adozioni internazionali, che assume la denominazione di «Commissione per la protezione dei minori e per le adozioni internazionali», Pag. 110e prevedono che essa si avvalga della collaborazione di un Dipartimento interministeriale da istituire presso il Ministero della giustizia e composto da rappresentanti dei Ministeri della giustizia, degli affari esteri, dell'interno e del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, rinviando ad un successivo regolamento la definizione della composizione, dell'organizzazione e del funzionamento della Commissione, delle modalità di collaborazione con altre amministrazioni nonché delle modalità e dei criteri numerici per l'utilizzo del personale comandato da altre amministrazioni, enti ed istituzioni da assegnare alla Commissione, sono suscettibili di determinare oneri allo stato difficilmente quantificabili e, comunque, privi di copertura finanziaria. Segnala, in proposito, che i compiti che verrebbero attribuiti alla Commissione per le adozioni internazionali sono diversi e ulteriori rispetto a quelli espletati a legislazione vigente da tale organismo e sembrano richiedere, pertanto, un intervento volto ad integrare la composizione della relativa struttura di supporto.
  In conformità ad una prassi consolidata, propone, pertanto, che, al fine di favorire la prosecuzione dell’iter della proposta in esame, potrebbe essere opportuno informare la presidenza della Commissione affari esteri delle criticità che emergono dall'attuale formulazione della proposta di legge, al fine di individuare una più precisa conformazione dell'autorità centrale, che consenta di individuare puntualmente anche i relativi oneri e la corrispondente copertura finanziaria.

  La Commissione concorda con la proposta del relatore.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 15.

Comunicazione della Commissione – Analisi annuale della crescita per il 2012 e relativi allegati.
COM(2011)815 def.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del documento, rinviato nella seduta del 17 febbraio 2012.

  Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), relatore, preannuncia la presentazione di una nuova formulazione della sua proposta di documento finale al fine di recepire talune indicazioni pervenute dal governo per le vie brevi. In particolare, comunica che tale nuova formulazione conterrà un più sfumato riferimento alla opportunità di una riflessione sul tasso di cambio dell'euro, di cui al n. 5 della parte dispositiva. Con riferimento al paragrafo n. 6 della medesima parte dispositiva, preannuncia la propria disponibilità ad eliminare il riferimento alla possibilità di prevedere investimenti pari all'1 per cento del prodotto interno lordo, recependo in sostanza le indicazioni del Governo mentre, con riferimento al paragrafo n. 11, pur manifestando la propria disponibilità ad una riformulazione nel senso auspicato dal Governo non ritiene opportuno inserire espressamente un riferimento al rispetto dei saldi di finanza pubblica, considerando sufficiente un richiamo a quanto già previsto nel paragrafo n. 7.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO fa presente che il Governo ha già compiuto un grande sforzo per tenere conto del lavoro svolto dal relatore e della Commissione in sede di esame della Comunicazione Pag. 111sull'Analisi annuale della crescita per il 2012. Ritiene, tuttavia, imprescindibile precisare che le misure indicate nell'ultimo numero dei presupposti del documento siano attuate nel rispetto dei saldi di finanza pubblica e, comunque, del principio costituzionale di equilibrio del bilancio.

  Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), relatore, pur ritenendo non necessaria una tale precisazione, si dichiara disponibile ad integrare la proposta di documento finale recependo le indicazioni del rappresentante del Governo.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, sospende la seduta al fine di consentire l'elaborazione di una nuova formulazione della proposta di documento finale.

  La seduta, sospesa alle 15.05, riprende alle 15.35.

  Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), relatore, preannuncia di essere disponibile a integrare la propria proposta di documento finale, prevedendo al numero 11 un riferimento al rispetto dei vincoli costituzionali.

  Claudio D'AMICO (LNP), pur apprezzando alcuni degli spunti presenti nel documento finale proposto dal relatore, ritiene che le indicazioni riferite al patto di stabilità interno contenute nella lettera g) del numero 11 siano troppo timide, in quanto l'applicazione della normativa vigente rappresenta un ostacolo significativo alla crescita, introducendo ostacoli spesso immotivati agli investimenti e, quindi, alla crescita dell'economia. Alla luce di tale circostanza, fa presente che, allo stato il proprio gruppo potrebbe astenersi nella votazione sul documento finale, segnalando tuttavia che tale orientamento potrebbe mutare qualora il relatore manifestasse la propria disponibilità ad inserire un riferimento alla necessità di garantire l'attuazione del federalismo fiscale.

  Maino MARCHI (PD) sottolinea come sia necessario intervenire per cambiare la situazione degli enti locali che non deriva dalle scelte più recenti dell'attuale governo, ma dalla politica condotta anche in passato dal Governo che l'onorevole D'Amico sosteneva. Con riferimento alla richiesta dell'onorevole D'Amico, evidenzia come i decreti legislativi attuativi del federalismo fiscale siano spesso in contraddizione tra di loro, mentre il riferimento al patto di stabilità è di più immediata comprensione.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, ritiene che, al fine di recepire la richiesta dell'onorevole D'Amico, potrebbe integrarsi la lettera g) del numero 11 specificando che la riforma del Patto di stabilità interno va realizzata in coerenza con l'attuazione del federalismo fiscale.

  Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), relatore, nel recepire il suggerimento del presidente Giorgetti, deposita quindi una nuova formulazione della proposta di documento finale già presentata nella seduta del 17 aprile 2012 (vedi allegato).

  Claudio D'AMICO (LNP) annuncia il voto favorevole del proprio gruppo sulla proposta di documento finale come da ultimo riformulata dal relatore.

  Amedeo CICCANTI (UdCpTP) annuncia il voto favorevole del proprio gruppo sulla proposta di documento finale come da ultimo riformulata dal relatore, osservando come essa sia il frutto di un grande lavoro del relatore e della Commissione nel suo complesso, che si è giovata anche del prezioso ausilio offerto dal Governo. Sottolinea, in questo contesto, come le direttrici di intervento contenute nel documento siano pienamente condivisibili ed in linea con il contenuto del Documento di economia e finanza e con quanto emerso nel suo esame parlamentare.

  Maino MARCHI (PD) annuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta Pag. 112di documento finale come da ultimo riformulata dal relatore.

  Gioacchino ALFANO (PdL) annuncia il voto favorevole del suo gruppo, condividendo il merito del documento e il metodo adottato dal relatore per lo svolgimento del suo ruolo.

  La Commissione approva la proposta di documento finale come da ultimo riformulata dal relatore.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, propone che, come di consueto, il documento finale approvato sia trasmesso al Parlamento Europeo, al Consiglio e alla Commissione europea nell'ambito del dialogo politico.

  La Commissione concorda.

  La seduta termina alle 15.55.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Gianfranco Polillo.

  La seduta comincia alle 15.05.

Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro della salute e dell'organismo indipendente di valutazione della performance.
Atto n. 457.

(Rilievi alla I Commissione).
(Esame ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo.

  Maino MARCHI (PD), relatore, illustra il contenuto dello schema di regolamento in esame, ricordando che il provvedimento è adottato in attuazione a quanto previsto dall'articolo 14 del decreto legislativo n. 150 del 2009, che prevede l'istituzione di organismi indipendenti di valutazione della performance (OIV) delle amministrazioni pubbliche, in sostituzione dei preesistenti Servizi di controllo interno (SECIN) dei Ministeri. In proposito, a suo avviso, andrebbe chiarito se lo schema in esame sia adottato anche per dare attuazione alla riduzione degli assetti organizzativi previsti dalla vigente legislazione con riferimento, tra l'altro, alle posizioni e agli incarichi di livello dirigenziale non generale dei medesimi Ministeri. A tal proposito, infatti, osserva che da un lato, tale eventualità sembrerebbe potersi escludere, dal momento che le disposizioni concernenti la summenzionate riduzioni non sono richiamate né nell'articolato del testo in esame né dalle norme elencate in premessa; dall'altro rileva che la relazione tecnica afferma di procedere anche alla riduzione delle posizioni dirigenziali, in attuazione dell'articolo 74, del decreto-legge n.112 del 2008. Ricorda, inoltre, che è stato allegato allo schema in esame un ulteriore testo, che prevede, come richiesto anche dal Consiglio di Stato nel suo parere, l'eliminazione di alcune posizioni da dirigente di seconda fascia, in attuazione di quanto in merito disposto, da ultimo, dall'articolo 1, comma 3, del decreto-legge n.138 del 2011.
  Quanto al contenuto del provvedimento, giudica utili chiarimenti con specifico riguardo all'articolo 8, comma 3, che sopprime, nell'ambito del contingente di 100 unità degli uffici di diretta collaborazione, una posizione dirigenziale di livello generale. La disposizione, confermando il numero massimo di 10 incarichi di livello dirigenziale, previsti a normativa vigente, non specifica la natura generale o meno dei medesimi incarichi, laddove nella corrispondente vigente disposizione il livello non generale dei summenzionati incarichi risulta desumibile per effetto del riferimento ad una posizione dirigenziale generale, non più presente testo della disposizione in esame. Segnala, poi, la norma di Pag. 113cui all'articolo 9, comma 1, lettera c), che prevede che la retribuzione del Capo della segreteria del Ministro, del Segretario particolare e dei Capi delle Segreterie dei Sottosegretari di Stato, sia parametrata con riferimento all'intero trattamento economico fondamentale dei dirigenti generali del Ministero, non escludendo, come viceversa previsto a normativa vigente, le somme erogate a titolo di retribuzione di posizione. Più in generale, con riferimento alle norme concernenti il trattamento economico del personale assegnato agli uffici di diretta collaborazione, evidenzia che queste richiamano l'articolo 14, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, disposizione che contiene una generale previsione di invarianza finanziaria in materia di organizzazione di uffici di diretta collaborazione dei Ministri, al fine di escludere che possano determinarsi aggravi di spesa. Sul punto rileva che le norme del testo in esame prevedono l'eventuale presenza negli uffici di diretta collaborazione di unità di personale dotate di particolari qualifiche professionali – si tratta, ad esempio, del consigliere giuridico e del consigliere diplomatico del Ministro, che sia pur individuabili nell'ambito del contingente massimo di 12 unità di collaboratori ed esperti previsto dall'articolo 8, comma 2, non sono espressamente previste nella formulazione del testo del vigente regolamento di organizzazione. Tanto premesso, ritiene necessario che sia chiarito se il possibile ricorso a figure professionali più qualificate possa essere, all'occorrenza, compensato, da un punto di vista finanziario, mediante l'utilizzo di un contingente più ristretto senza che risulti compromessa la piena funzionalità amministrativa delle strutture preposte alla collaborazione con il Ministro. Quanto alle modalità attraverso le quali sarà garantita la compensatività finanziaria dell'eventuale maggior onere derivante dall'incremento del trattamento economico del Capo della segreteria tecnica del Ministro nell'ambito delle corrispondente riduzione delle risorse previste a normativa vigente per l'assegnazione agli uffici di diretta collaborazione di esperti e consulenti esterni, pur prendendo atto delle indicazioni contenute nella relazione tecnica, ritiene che andrebbero forniti elementi volti a suffragare l'effettiva disponibilità di tali risorse e la loro idoneità a compensare i predetti oneri, anche dal punto di vista dell'allineamento temporale. Giudica altresì opportuno chiarire se le risorse di cui si prevede l'utilizzo costituiscano somme che sarebbero andate in economia, e quindi, avrebbero contribuito ad un miglioramento dei saldi. Con riguardo, infine all'istituzione dell'OIV e della relativa struttura tecnica, fa presente di non avere osservazioni da formulare, considerato che la loro strutturazione, già adottata, come evidenziato dalla relazione tecnica per via amministrativa, appare definita nella nuova cornice regolamentare predisposta dal provvedimento in esame nel rispetto dei criteri di invarianza della spesa imposti, a riguardo, dall'articolo 14, del decreto legislativo n. 150 del 2009.
  In merito ai profili di copertura finanziaria, rileva che l'articolo 9, comma 3 dispone che l'onere derivante dal trattamento economico del personale con contratto a tempo determinato e di quello con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa, è stabilito dal Ministro all'atto del conferimento dell'incarico nel rispetto dei vincoli imposti dagli stanziamenti di bilancio. Il relativo onere grava sugli stanziamenti dell'unità di voto «Gabinetto e Uffici di diretta collaborazione» dello stato di previsione della spesa del Ministero della salute. Al riguardo, sottolinea l'opportunità di apportare alcune modifiche di carattere formale alla disposizione in esame, e in particolare prevedere che l'incarico sia conferito nel limite delle risorse previste a legislazione vigente anziché nel rispetto dei vincoli imposti dagli stanziamenti di bilancio; fare riferimento alle risorse iscritte nell'ambito del programma «Indirizzo politico» della missione «Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche», anziché agli stanziamenti relativi al «Gabinetto e Uffici di diretta collaborazione», che, a seguito della nuova classificazione delle spese del bilancio dello Stato, non costituiscono Pag. 114un'unità di voto, bensì un centro di responsabilità. Segnala, inoltre, che il comma 2 dell'articolo 13 dispone che, al fine di assicurare il rispetto del principio di invarianza di spesa, in coerenza con le effettive disponibilità di bilancio a legislazione vigente, agli eventuali maggiori oneri derivanti dalla previsione di cui all'articolo 9, comma 1, lettera b), si provvede mediante corrispondente riduzione delle disponibilità previste per gli esperti e i consulenti esterni di cui all'articolo 8, comma 2; a tale fine in sede di prima applicazione possono essere rimodulati gli emolumenti degli incarichi in essere dalla data di entrata in vigore del presente decreto. Osserva che l'articolo 9, comma 1, lettera b), equipara la posizione del capo della segreteria tecnica a quella del capo dell'ufficio legislativo. Per effetto di tale modifica, a tale figura potrà essere attribuito un emolumento non superiore alla misura massima del trattamento economico spettante ai dirigenti degli uffici dirigenziali generali del Ministero. Al riguardo, rileva che la relazione tecnica afferma che l'attribuzione al capo della segreteria tecnica di un emolumento non superiore alla misura massima del trattamento economico spettante ai dirigenti degli uffici dirigenziali generali del Ministero, comporta, qualora venga riconosciuto l'importo nella misura massima, una differenza in termini economici pari a circa 91.200 euro. Segnala che secondo la relazione tecnica tale innovazione non determinerebbe nuovi o maggiori oneri, limitandosi ad incidere sul tetto massimo del compenso erogabile a tale figura istituzionale, di modo che, similmente a quanto stabilito per gli altri responsabili degli uffici di diretta collaborazione, la determinazione dell'effettivo importo dell'emolumento può avvenire in misura inferiore a tale soglia, secondo le determinazioni del Ministero assunte di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e nei limiti dello stanziamento di bilancio. L'eventuale maggior costo troverebbe copertura mediante corrispondente riduzione delle risorse previste per gli esperti e i consulenti esterni di cui al capitolo 1002 dello stato di previsione del Ministero della salute. A tal fine, la relazione tecnica evidenzia le disponibilità relative al suddetto capitolo e di quelle del capitolo 1008, concernenti le somme dovute a titolo di imposta regionale sulle attività produttive sulle retribuzioni corrisposte ai dipendenti, del medesimo stato di previsione, sulla base del vigente decreto del Presidente della Repubblica n. 208 del 2003, che ammonterebbero a euro 187.704,49. Al riguardo, osserva preliminarmente che il quadro delle disponibilità indicate con riferimento ai suddetti capitoli è aggiornato al 5 agosto 2011, rendendosi quindi necessario un aggiornamento dei suddetti dati per l'esercizio in corso. Ritiene che andrebbero inoltre chiarite le modalità di definizione degli stanziamenti del citato capitolo 1002 e se, in particolare, le risorse destinate ai collaboratori ed esperti abbiano carattere permanente analogamente a quanto è da presumere per le spese relative ai trattamenti retributivi dei titolari degli uffici di diretta collaborazione.
  Rileva, inoltre, che la previsione della «corrispondente riduzione delle disponibilità finanziarie previste per gli esperti e i consulenti esterni di cui all'articolo 8, comma 2», non appare formulata in modo pienamente conforme alla vigente disciplina contabile che richiede, nel caso di riduzione di risorse iscritte in bilancio, di fare riferimento alla relativa autorizzazione di spesa. Nel caso di specie, trattandosi di disciplinare il potere del Ministro di organizzare i propri uffici di diretta collaborazione, valorizzando la figura del capo della segreteria tecnica e rinunciando a quota parte delle risorse da destinare a collaboratori esperti, potrebbe risultare più corretto, sotto il profilo formale, prevedere che al trattamento economico del capo della segreteria tecnica di cui all'articolo 9, comma 1, lettera b), si faccia fronte con le risorse destinate a legislazione vigente per gli esperti e consulenti esterni, iscritte nell'ambito del programma «Indirizzo politico» della missione Pag. 115«Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche» dello stato di previsione del Ministero della salute.
  Su un piano più generale, richiamando le considerazioni di carattere generale già svolte, osserva che dovrebbe valutarsi sul piano dell'opportunità la sostanziale conferma della configurazione degli uffici di diretta collaborazione rispetto al regolamento adottato nel 2003, che viene abrogato dall'articolo 13 dello schema in esame. Ricorda, infatti, che negli ultimi anni il Ministero è stato oggetto di processi di razionalizzazione, osservando come il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero della salute, adottato con il decreto del Presidente della Repubblica 11 marzo 2011, n. 108, abbia fissato la dotazione organica a 2.054 unità di personale, a fronte di una dotazione di 2.520 unità di personale prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 gennaio 2007, concernente la rideterminazione delle dotazioni organiche del personale del medesimo Ministero.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO concorda con i rilievi segnalati dal relatore, depositando agli atti della Commissione una nota predisposta dalla Ragioneria generale dello Stato.

  Rolando NANNICINI (PD) ritiene che, oltre al contenuto specifico del provvedimento in esame, ci si dovrebbe interrogare anche sugli oneri derivanti dalla presenza nel settore sanitario di numerosi enti ad ordinamento autonomo, come l'Agenzia italiana del farmaco e Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, le cui competenze si intrecciano e, spesso, si sovrappongono. Ritiene, pertanto, indispensabile procedere anche in questo campo ad una seria e profonda opera di spending review, che non si limiti alla ricognizione delle risorse stanziate nel bilancio dello Stato, ma proceda anche alla verifica degli oneri derivanti dall'esistenza di una pluralità di amministrazioni pubbliche operanti in un medesimo settore.

  Claudio D'AMICO (LNP), pur considerando legittima l'esigenza di un ministro di modificare l'assetto dei propri uffici di diretta collaborazione, osserva come, nell'attuale momento di difficoltà economica del Paese, mentre il governo sta chiedendo pesanti sacrifici alla cittadinanza, a partire dall'IMU e dalle misure che penalizzano gli enti locali, non si può pensare di approvare un provvedimento di riorganizzazione amministrativa che non preveda alcuna riduzione di spesa e del numero delle risorse umane disponibili. Ritiene peraltro che, malgrado il Governo assicuri l'invarianza della spesa, vi siano dubbi sull'effettiva possibilità di mantenere tale obiettivo, ricordando come si proceda alla promozione, con conseguente adeguamento stipendiale del capo della segretaria tecnica a dirigente generale. Ritiene in particolare assurdo che una tale figura possa percepire un trattamento economico lordo superiore a quello dei parlamentari. Invita quindi il Governo a ritirare il provvedimento e a presentare un progetto di riorganizzazione che tenga conto del quadro economico complessivo del Paese

  Maino MARCHI (PD), relatore, con riferimento alle considerazioni dell'onorevole D'Amico, fa presente che lo schema in esame, come risultante dal parere espresso dalla sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato, determinerebbe la riduzione di un'unità del numero massimo degli incarichi dirigenziali non generali individuabili presso gli uffici di diretta collaborazione. Fa presente, inoltre, di aver predisposto una proposta di deliberazione, che, oltre ad introdurre alcune correzioni puntuali, formula una precisa osservazione volta a sollecitare una riflessione sull'opportunità di ridurre il contingente di personale degli uffici di diretta collaborazione, nel contesto dei processi di ridimensionamento degli assetti organizzativi e di progressiva riduzione delle dotazioni di personale delle pubbliche amministrazioni, da realizzare anche in connessione con le procedure di Pag. 116revisione integrale della spesa. Illustra, pertanto, la seguente proposta di deliberazione:
  «La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
   esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di organizzazione degli uffici di diretta collaborazione del Ministro della salute e dell'organismo indipendente di valutazione della performance (atto n. 457);
   considerato il parere della Sezione consultiva per gli atti normativi del Consiglio di Stato espresso nell'adunanza del 24 novembre 2011 e il testo predisposto, a scopo collaborativo, al fine di recepire le osservazioni contenute in tale parere;
   preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo secondo il quale la soppressione di due posizioni dirigenziali nell'ambito degli uffici di diretta collaborazione non può considerarsi idonea a garantire il limite di riduzione previsto dall'articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto-legge n. 138 del 2011, trattandosi di una mera anticipazione dell'intervento da apportare mediante regolamento di organizzazione, ovvero con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottarsi entro il termine, ormai scaduto, del 31 marzo 2012;
   nel presupposto che il Governo proceda ad attuare quanto prima mediante un apposito regolamento di organizzazione ovvero con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la riduzione degli uffici dirigenziali non generali e dei relativi posti di organico prevista dall'articolo 1, comma 3, lettera a), del decreto-legge n. 138 del 2011,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di regolamento e formula i seguenti rilievi sulle sue conseguenze di carattere finanziario:
   all'articolo 8, comma 1, secondo periodo, sostituire le parole: cinque unità con le seguenti: tre unità;
   all'articolo 8, comma 3, primo periodo, sostituire le parole: in numero non superiore a dieci con le seguenti: non generale in numero non superiore a nove;
   all'articolo 9, comma 1, lettera c), dopo le parole: non generale aggiungere le seguenti: , esclusa la retribuzione di posizione;
   all'articolo 9, comma 3, sostituire le parole da: nel rispetto dei vincoli fino alla fine del comma, con le seguenti: nell'ambito delle risorse destinate a legislazione vigente al funzionamento del Gabinetto e degli Uffici di diretta collaborazione nell'ambito del programma «Indirizzo politico» della missione «Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche» dello stato di previsione del Ministero;
   all'articolo 13, comma 1, sostituire le parole: e maggiori con le seguenti: o maggiori;
   all'articolo 13, sostituire il comma 2, con il seguente: 2. Al fine di assicurare il rispetto del principio di invarianza di spesa di cui al comma 1, agli eventuali oneri derivanti dall'articolo 9, comma 1, lettera b), si provvede utilizzando quota parte delle risorse destinate a legislazione vigente alle spese per esperti e consulenti esterni di cui all'articolo 8, comma 2, iscritte nell'ambito del programma «Indirizzo politico» della missione «Servizi istituzionali e generali delle amministrazioni pubbliche» dello stato di previsione del Ministero;

  e formula la seguente osservazione:
   nel quadro dei processi di ridimensionamento degli assetti organizzativi e di progressiva riduzione delle dotazioni di personale delle pubbliche amministrazioni, si valuti l'opportunità di ridurre il contingente di personale degli uffici di diretta collaborazione, fissato dall'articolo 8, comma 1, in 100 unità di personale, Pag. 117conformemente a quanto già previsto a legislazione vigente dall'articolo 9, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 12 giugno 2003, n. 208, nonostante il nuovo regolamento di organizzazione del Ministero della salute, adottato con il decreto del Presidente della Repubblica 11 marzo 2011, n. 108, abbia fissato la dotazione organica a 2.054 unità di personale, a fronte della dotazione di 2.520 unità prevista dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 10 gennaio 2007, concernente la rideterminazione delle dotazioni organiche del personale del Ministero».

  Rolando NANNICINI (PD) richiama il suo precedente intervento, sottolineando la necessità di ridurre le risorse impiegate nelle molteplici autorità di regolazione che fanno capo al Ministero della salute. Ritiene che la riorganizzazione del Ministero della salute debba tener conto anche di tali elementi.

  Remigio CERONI (PdL), associandosi alle considerazioni del collega Nannicini, esprime perplessità sul contenuto del provvedimento e ritiene, pertanto, opportuno rinviare il seguito del suo esame ad un'altra seduta.

  Claudio D'AMICO (LNP), pur dando atto al relatore della buona volontà dimostrata, rileva come non sia sufficiente l'osservazione proposta. Sottolinea quindi come sia eccessiva la dotazione dell'organismo interno di valutazione e come appaia scandaloso il sostanziale raddoppio del salario del capo della segretarie tecnica, figura che a suo avviso potrebbe anche non essere prevista nell'organigramma. Ribadisce quindi la richiesta di ritirare il provvedimento e di presentarne uno nuovo che tenga conto della situazione economica del Paese.

  Remigio CERONI (PdL) osserva che, nel momento in cui si realizzano forti risparmi riducendo la spesa sanitaria regionale, appare incongruo prevedere una dotazione di 100 persone per gli uffici di diretta collaborazione del Ministro. Ritiene, infatti, che potrebbe ipotizzarsi un sostanziale dimezzamento della dotazione organica, osservando come tale intervento sia quanto mai opportuno nell'attuale congiuntura economica.

  Gioacchino ALFANO (PdL) evidenzia come le osservazioni svolte dai deputati intervenuti siano attinenti al merito del provvedimento, mentre la Commissione è chiamata a valutare prevalentemente i profili finanziari.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che la Commissione dovrebbe comunque esprimere i propri rilievi entro giovedì 26 aprile, in quanto il termine per l'espressione del parere da parte della Commissione affari costituzionali, che è convocata nella medesima giornata di giovedì, scadrà il prossimo 3 maggio.

  Maino MARCHI (PD), relatore, sottolinea come lo schema di regolamento in esame non si riferisca all'intera organizzazione del Ministero della salute, ma attenga esclusivamente alla disciplina degli uffici di diretta collaborazione e dell'Organismo indipendente di valutazione della performance. Rileva, peraltro, come la riduzione della dotazione organica degli uffici di diretta collaborazione, pur presentando evidenti implicazioni finanziarie, costituisce una scelta attinente essenzialmente al merito del provvedimento. A suo avviso, quindi, l'osservazione contenuta nella proposta di deliberazione da lui presentata costituisce già una significativa presa di posizione della Commissione bilancio, che difficilmente potrebbe tradursi in una condizione più stringente.

  Remigio CERONI (PdL) insiste nel richiedere il rinvio del seguito dell'esame dello schema di decreto.

  La Commissione concorda con la richiesta dell'onorevole Ceroni.

  Giancarlo GIORGETTI, presidente, preso atto dell'orientamento della Commissione, Pag. 118rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad una seduta da convocare nella giornata di giovedì 26 aprile.

  La seduta, sospesa alle 15.35, riprende alle 15.55.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni correttive ed integrative al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 44, di attuazione della direttiva 2007/65/CE relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive.
Atto n. 454.
(Rilievi alle Commissioni VII e X).
(Esame ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo.

  Remigio CERONI (PdL), relatore, illustra brevemente il contenuto dello schema, osservando che, per quanto attiene alle sue implicazioni finanziarie, esso non presenta profili problematici, nel presupposto, sul quale giudica opportuna una conferma da parte del Governo, che le campagne scolastiche previste dal comma 10 dell'articolo 1 possano effettivamente essere realizzate nell'ambito degli stanziamenti disponibili a legislazione vigente.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO conferma la neutralità finanziaria del provvedimento.

  Remigio CERONI (PdL), relatore, propone di esprimere una valutazione favorevole sullo schema di decreto legislativo.

  La Commissione approva la proposta del relatore.

Schema di decreto legislativo recante modifiche al decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 17, in attuazione della direttiva 2009/127/CE che modifica la direttiva 2006/42/CE relativamente alle macchine per l'applicazione dei pesticidi.
Atto n. 453.
(Rilievi alla X Commissione).
(Esame ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione – Valutazione favorevole).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo.

  Remigio CERONI (PdL), relatore, illustra brevemente il contenuto del provvedimento, segnalando che esso non presenta profili finanziari problematici nel presupposto che l'attività di controllo che dovrà essere svolta dalle amministrazioni competenti possa essere realizzate effettivamente nell'ambito delle risorse già assegnate a legislazione vigente.

  Il sottosegretario Gianfranco POLILLO conferma la neutralità finanziaria del provvedimento.

  Remigio CERONI (PdL), relatore, propone di esprimere una valutazione favorevole sullo schema di decreto legislativo.

  La Commissione approva la proposta del relatore.

  La seduta termina alle 16.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.05 alle 17.10.

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