CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 7 febbraio 2012
603.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari sociali (XII)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 7 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Giuseppe PALUMBO.

La seduta comincia alle 11.55.

Norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti.
Testo unificato C. 124 Angeli e abb.

(Parere alla XI Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Maria Antonietta FARINA COSCIONI (PD), relatore, ricorda che la Commissione è chiamata ad esprimere il prescritto parere di competenza alla XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) sul testo unificato delle proposte di legge C. 124 e abbinate, recanti norme per favorire l'inserimento lavorativo dei detenuti, come risultante dagli emendamenti approvati.
Il provvedimento, che si compone di 7 articoli, modifica in più parti la legge n. 193 del 2000, che ha dettato la disciplina generale della materia, ampliando portata ed effetti di talune delle misure agevolative ivi previste.
Per quanto riguarda, in particolare, gli aspetti di competenza della XII Commissione, si segnalano i nuovi articoli 3-bis 3-ter, introdotti dall'articolo 3 del testo unificato: il primo introduce un credito d'imposta in favore delle imprese che affidano a cooperative sociali o ad altre aziende pubbliche o private l'esecuzione di attività produttive o di servizi costituenti

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occasione di inserimento lavorativo per detenuti, sia all'interno che all'esterno del carcere, da utilizzare in progetti di innovazione tecnologica, di formazione professionale e di sicurezza. Il beneficio è concesso in misura proporzionale all'attività produttiva o di servizi affidata.
Il nuovo articolo 3-ter introduce un credito d'imposta in favore delle cooperative sociali e loro consorzi e delle comunità di recupero che inseriscono in attività lavorative detenuti tossicodipendenti o alcoldipendenti.
Segnala, inoltre, l'articolo 5, che introducendo i nuovi articoli 5-bis e 5-ter nella legge 193 del 2000, prevede l'accreditamento presso il Ministero della giustizia e l'iscrizione in un registro apposito per le cooperative sociali che assumono lavoratori detenuti e che svolgono attività di formazione, supporto, assistenza e monitoraggio degli inserimenti lavorativi effettuati, sia per attività proprie che per attività gestite dall'amministrazione penitenziaria o da altre imprese ed enti pubblici affidanti.
Le modalità e i requisiti per l'accreditamento sono rimessi a un decreto del Ministro della giustizia, da emanare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge. Si prevede, inoltre, che gli enti pubblici, compresi quelli economici, e le società di capitali a partecipazione pubblica, possano stipulare convenzioni con le cooperative sociali accreditate e iscritte nel suddetto registro, per determinati importi. Tali convenzioni devono essere finalizzate a creare opportunità di lavoro per detenuti.
Le cooperative sociali accreditate e iscritte nel registro vengono privilegiate nell'assegnazione dei fondi della Cassa delle ammende (istituita dall'articolo 4 della legge 547 del 1932 e disciplinata dagli articoli 121 e seguenti del decreto del Presidente della Repubblica n. 230 del 2000), per progetti volti all'incremento delle assunzioni di lavoratori detenuti anche attraverso la ristrutturazione e l'ampliamento degli istituti penitenziari e l'acquisto di attrezzature.
Fa presente, infine, che il nuovo articolo 5-ter prevede un'aliquota IVA agevolata a favore delle amministrazioni pubbliche che affidano a cooperative sociali o ad altre imprese attività produttive intramurarie costituenti occasioni di inserimento lavorativo per detenuti.
Auspica, quindi, che alla relazione testé svolta segua un dibattito approfondito, all'esito del quale potrà predisporre una proposta di parere.

Anna Margherita MIOTTO (PD) rileva l'importanza del provvedimento in oggetto, in quanto si richiama direttamente alla funzione rieducativa della pena prevista dalla Costituzione. Enuncia, quindi, tre questioni sulle quali varrebbe, a suo avviso, la pena soffermarsi. Innanzitutto, occorre commisurare gli obiettivi del provvedimento in esame con le risorse stanziate, nel senso di ridurre l'importo del beneficio fiscale ovvero di ridurre la platea dei soggetti beneficiari. In secondo luogo, occorrerebbe determinare le modalità per selezionare i soggetti che operano all'interno del carcere, in modo da offrire pari opportunità di accedere ai benefici fiscali a tutte le cooperative sociali che operano nel settore. Infine, rileva che le norme richiamate nella relazione introduttiva si intrecciano con iniziative che alcune regioni hanno già intrapreso. Sarebbe necessario, a suo avviso, introdurre un mero criterio di programmazione, lasciando alle regioni la disciplina dell'accreditamento delle cooperative.

Laura MOLTENI (LNP) esprime dubbi e perplessità sul testo in oggetto. In particolare, con riferimento al comma dell'articolo relativo alle cooperative sociali «privilegiate» nell'assegnazione dei fondi della Cassa delle ammende, chiede di chiarire, di conseguenza, l'esclusione dei soggetti non privilegiati.
Rileva inoltre che, prima di esprimere validamente un parere, sarebbe opportuno che in Commissione venissero acquisiti i pareri delle Commissioni II e V.

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Con riferimento, poi, alla disposizione di cui all'articolo 3-ter, si domanda come sia possibile controllare che alle cooperative sociali accedano effettivamente le persone che intraprendono un percorso per liberarsi dalla dipendenza.
Ritiene, infine, che ai fini dell'inserimento lavorativo occorra tenere conto delle peculiarità delle varie realtà locali e regionali, lasciando al livello centrale il compito di predisporre le linee guida della materia, senza invadere le competenze regionali.

Paola BINETTI (UdCpTP) rileva come vi sia già nel nostro ordinamento una normativa avanzata tesa a favorire il reinserimento lavorativo di detenuti ed ex detenuti senza che, tuttavia, essa sia divenuta operativa. Partendo da questa considerazione, si domanda perché mai il provvedimento in esame, nel caso in cui divenisse legge, dovrebbe funzionare, se non ha funzionato la legislazione vigente, pur prevedendo anch'essa delle agevolazioni fiscali. Evidenzia come, se in via di principio non si può non essere d'accordo con il principio dell'inserimento lavorativo dei detenuti, a livello attuativo si pongono numerosi problemi, legati innanzitutto al sovraffollamento delle carceri, che non consente di realizzare principi teoricamente condivisibili.

Donata LENZI (PD) concorda con le argomentazioni addotte dall'onorevole Binetti, ritenendo anch'essa che sia lecito dubitare dell'opportunità di un altro provvedimento in questa materia. Inoltre, rileva una sproporzione tra la cifra stanziata e lo sgravio d'imposta previsto. Evidenzia infine come nella normativa attuale le cooperative sociali di tipo A e B siano sottoposte a due registri: se si viene a creare un terzo registro presso il Ministero della giustizia, così come prevede l'articolo 5-bis, introdotto dal provvedimento in esame, si va in una direzione opposta a quella della semplificazione, che pure si persegue in questo momento.

Maria Antonietta FARINA COSCIONI (PD), relatore, preso atto del dibattito svoltosi, invita i colleghi intervenuti a trasmetterle anche informalmente eventuali osservazioni di cui valuterà l'inserimento nella proposta di parere che sarà da lei predisposta.

Giuseppe PALUMBO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

DL 211/2011: Interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri.
C. 4909 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla II Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - parere non espresso).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 2 febbraio 2012.

Giuseppe PALUMBO, presidente, ricorda che nella seduta odierna la Commissione è chiamata ad esprimere il prescritto parere alla II Commissione, che ha concluso, questa mattina stessa, l'esame in sede referente, senza approvare alcun emendamento.

Maria Antonietta FARINA COSCIONI (PD) rileva che la previsione per la quale entro e non oltre il 31 marzo del prossimo anno tutti gli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) in Italia saranno chiusi, recata dall'articolo 3-ter del decreto-legge in esame, non può che essere accolta con favore. Infatti, i circa 1.500 detenuti saranno trasferiti in centri finalmente adeguati alla cura delle patologie che affliggono queste persone. Avrà così fine quello che il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha definito «l'estremo orrore dei residui ospedali psichiatrici

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giudiziari, inconcepibile in qualsiasi paese appena civile».
Fa presente che gli OPG sono un luogo di indicibile sofferenza e di essere venuta a conoscenza, nel corso delle sue visite ispettive, di una quantità di storie penose e atroci: quella di un uomo di 58 anni, rinchiuso da otto nell'OPG di Aversa, che una notte va in bagno e con un lenzuolo si impicca, avendo appena saputo che la sua pena era stata prorogata ancora una volta e che, nonostante da tempo fosse stato giudicato non più «socialmente pericoloso», sarebbe rimasto rinchiuso lo stesso; quella di M., 30 anni, arrestato nel 2004 per aver guidato contromano con il motorino, finito in un OPG dopo aver dato segnali di psicosi, e rimastovi per sei anni di proroga in proroga. Cita, infine, un caso paradossale appreso a Montelupo Fiorentino: durante una prima visita un uomo le aveva espresso tutta la sua felicità in quanto sarebbe stato dimesso, avendo trovato una comunità disposta ad ospitarlo ma, tornata nella medesima struttura dopo qualche mese, ha ritrovato lo stesso uomo il quale le ha riferito di aver implorato di poter tornare, perché le condizioni di vita in comunità erano ancora più dure di quelle dell'OPG.
Fa presente come la questione, tuttavia, non possa essere risolta con un mero tratto di penna, in quanto non è sufficiente stabilire che quello che è stato non deve più ripetersi e pensare che il problema si risolva da sé: è vero che per troppo tempo gli OPG sono stati un territorio dimenticato in cui ogni dignità è annullata e che il Parlamento ha fatto un importante passo verso la chiusura, ma cosa accade ora?
Riferisce poi che gli esperti ed il personale sanitario che ha consultato per la realizzazione del suo libro «Matti in Libertà. L'inganno della legge Basaglia» le avrebbero detto unanimemente che per circa il 40 per cento degli internati la pericolosità sociale sarebbe venuta meno e che, quindi, potrebbero uscire. Il problema è che i magistrati di sorveglianza non sanno dove mandarli e per questo prorogano all'infinito la loro permanenza. Manca, insomma, quella rete di assistenza e di sostegno indispensabile perché il malato, una volta dimesso, non si trovi abbandonato a se stesso. Si pensa, si ipotizzano strutture territoriali a carico del Sistema sanitario nazionale, ma con quali risorse, energie e mezzi? È vero che per la realizzazione delle strutture residenziali si prevede di stanziare un finanziamento di 120 milioni di euro per l'anno 2012, e di 60 milioni di euro per l'anno 2013; per la copertura degli oneri di esercizio delle residenze psichiatriche in oggetto, si prevede inoltre la spesa di 38 milioni di euro per il 2012, e di 55 milioni di euro annui a decorrere dal 2013. Al di là della buona volontà, non sfuggirà l'irrisorietà delle cifre.
Il rischio che paventa, in definitiva, è quello di una replica di quanto avvenne, alla fine degli anni '70, quando si varò frettolosamente quella che poi è diventata per tutti la «legge Basaglia», unicamente per evitare il referendum radicale con il quale si intendeva abrogare alcune parti della vecchia legge manicomiale del 1904. Una «riforma» che lo stesso Franco Basaglia criticò duramente: «Attenzione alle facili euforie. Non si deve credere di aver trovato la panacea a tutti i problemi del malato di mente con il suo inserimento negli ospedali tradizionali... Negli ospedali ci sarà sempre il pericolo dei reparti speciali, del perpetuarsi d'una visione segregante ed emarginante...»; e aveva ben presente che - lo diceva nel 1978 - era necessario lottare per superare i «perché i tanti aspetti farraginosi, ambigui, contraddittori di questa legge siano portati alla ribalta e corretti». E poi, del resto - anche su questo Basaglia metteva in guardia - bastava un episodio drammatico, un comportamento di estrema violenza di un malato, enfatizzato (e magari strumentalizzato) dalla stampa, per farci riprecipitare indietro, azzerare tutto il buono che si è riusciti

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a fare finora. Occorre, insomma, trovare degli antidoti alle mille speculazioni che non si mancherà di porre in essere.
Osserva, inoltre, che «Psichiatria democratica», che da sempre si batte per il superamento di queste istituzioni, attraverso i suoi dirigenti, mette in guardia dai facili entusiasmi, non nascondendo che la nuova fase è l'inizio di un percorso non privo di difficoltà e ostacoli. Forti dell'esperienza maturata in anni di pratiche di deistituzionalizzazione, gli stessi dirigenti elencano punti che ritengono indispensabili: individuazione nella Conferenza Stato-regioni, e precisamente nel suo presidente, del fulcro e del punto di raccordo dove incardinare i programmi operativi degli attuali sei OPG da chiudere, per garantire non solo omogeneità di percorsi e rispetto dei tempi ma anche che non si vengano a riprodurre nelle singole regioni soluzioni surrettiziamente neo carcerarie, prevedendo sanzioni economiche e amministrative per le regioni inadempienti; assicurare risorse economiche certe, stabilizzando in bilancio anche i fondi erogati dal Ministro della salute e quelli provenienti dal Ministero della giustizia, vincolando parte delle attuali risorse della Cassa ammende, come peraltro già richiesto dal presidente della Conferenza Stato-regioni. Ciò per attivare, in tempi brevi, soluzioni strutturali alternative idonee e per garantire la formazione di personale adeguato e numericamente sufficiente, viste le gravissime carenze che già affliggono i Dipartimenti di salute mentale. Occorre poi assicurare il ruolo centrale dei Dipartimenti di salute mentale territoriali, nel definire e attuare i progetti individualizzati di dimissione per ciascuna persona internata, coinvolgendo famiglie, istituzioni, enti locali.
Fa presente, poi, alcuni «nodi» che attendono di essere sciolti: occorre metter mano a una riforma degli articoli del codice penale e di procedura penale che si riferiscono ai concetti di pericolosità sociale del «folle reo, di incapacità e di non imputabilità», che determinano il percorso di invio agli OPG, e quindi, d'ora in poi, l'invio alle nuove «residenze psichiatriche». Residenze non meglio qualificate, il cui numero dovrà essere stabilito dalle regioni (sulla base di quali criteri?): è fin troppo facile prevedere la moltiplicazione di queste residenze,ciascuna delle quali doveva essere inizialmente dotata di venti posti letto, numero poi scomparso, in sede di approvazione del provvedimento da parte dell'Assemblea del Senato. L'allestimento di «nuove residenze psichiatriche», che si suppone saranno più appropriate sotto il profilo logistico e più assistite sotto il profilo sanitario, legittimerà le varie istanze sanitarie e giudiziarie ad abbassare la soglia di accesso ai nuovi surrogati degli OPG.
E mentre è facile prevedere un notevole aumento del numero degli internamenti, nulla garantisce che l'abnorme sistema di proroghe delle misure di sicurezza, attualmente utilizzato, venga a cessare; la proliferazione di residenze ad alta sorveglianza, dichiaratamente sanitarie, riconsegnaagli psichiatri la responsabilità della custodia, ricostruendo in concreto il nesso cura-custodia, e quindi responsabilità penale del curante-custode; si continua a non stabilire adeguate garanzie per l'internato, a differenza del regime carcerario, in cui quanto meno una serie di garanzie per i detenuti - in primis la certezza di fine pena - esistono in misura molto articolata. In altre parole, si rifondano nel 2012 misure specifiche per i «folli rei»: da un lato si ribadisce un nesso inaccettabile, riproponendo uno stigma di carattere generale; dall'altro ci si collega a sistemi di sorveglianza e gestione esclusiva da parte degli psichiatri, ricostituendo in queste strutture tutte le caratteristiche dei manicomi.
Osserva, quindi, che la proposta che viene da operatori ed esperti del settore è che il Ministero della salute sia almeno impegnato dal Parlamento a erogare immediatamente

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alle regioni i finanziamenti previsti per l'esercizio dell'attività, allo scopo di finanziare progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati a favore degli attuali internati negli OPG. Utilizzando questi budget individualizzati di cura, i Dipartimenti di salute mentale di origine potranno e dovranno prendere in carico, attraverso le strutture e i servizi già oggi presenti e disponibili, i soggetti da dimettere dagli OPG, stabilendo criteri, vincoli e tempistiche certe, di concerto con le regioni.
Fa presente, infine, che il Ministro della giustizia, Paola Severino, ha assicurato che i malati socialmente pericolosi non saranno lasciati liberi, mentre quelli non particolarmente pericolosi (la maggior parte) saranno sorvegliati discretamente da agenti penitenziari e da infermieri. Al di là delle buone intenzioni (e l'esperienza insegna che molto spesso le buone intenzioni sono foriere di disastri), bisogna tuttavia uscire dal vago e definire percorsi, risorse, mezzi. Troppe volte si è visto ambiziose riforme naufragare miseramente per la mancata attuazione delle necessarie strutture.

Laura MOLTENI (LNP) esprime notevoli perplessità sul merito dell'articolo 3-ter del decreto-legge. Pur riconoscendo che gli OPG riguardano situazioni ibride tra la figura del detenuto e quella del paziente, ritiene che, trattandosi di persone malate e pericolose per se stesse e per gli altri, spesso autrici di delitti efferati, occorre comunque garantire che per esse siano assicurate adeguate misure di sicurezza sociale. Con riferimento poi al termine previsto dal decreto-legge per il definitivo superamento degli OPG, ritiene che esso sia troppo ravvicinato, considerato che, allo stato attuale, non vi è un numero sufficiente di agenti di polizia penitenziaria né di infermieri atti alla custodia territoriale dell'ex internato, ciò che tra l'altro rende irrealizzabile la previsione legislativa. Con la chiusura degli OPG va poi affrontata anche la questione relativa all'inserimento degli ex internati che hanno cessato di essere socialmente pericolosi in un contesto sociale rispetto al quale sono rimasti estranei per anni. Rileva, infine, che occorre assicurare adeguata tutela ai parenti delle vittime colpite dai reati efferati compiuti dalle persone ex socialmente pericolose che rientrano nel territorio di appartenenza.

Luisa BOSSA (PD) evidenzia talune lacune presenti, a suo avviso, nel testo dell'articolo in esame: l'inadeguatezza della copertura finanziaria; il rischio che si moltiplichino le residenze psichiatriche non meglio qualificate; il fatto che il concetto di «pericolosità sociale» sia collegato all'infermità mentale; la mancata previsione di garanzie per il soggetto internato.

Anna Margherita MIOTTO (PD) rileva che se il Governo, come appare oramai certo, non è intenzionato a modificare il testo del decreto-legge, come approvato dal Senato, sarebbe opportuno valutare la presentazione in Assemblea di ordini del giorno al fine di: garantire che sia dato rilievo ai Dipartimenti di salute mentale nell'adozione del regolamento di cui al comma 2 dell'articolo 3-ter del decreto-legge; correggere la copertura finanziaria prevista, evitando di sottrarre risorse ai fondi di cui alle lettere a) e b) del comma 7 dell'articolo 3-ter del decreto-legge; ripristinare un più corretto rapporto con le regioni.

Sabina FABI (LNP) richiama un articolo apparso su tutti i quotidiani del giorno, che riporta l'episodio di un pugile assassino, assolto per incapacità d'intendere e di volere al momento del fatto, dopo cinque anni di ospedale psichiatrico giudiziario, senza aver scontato nessun giorno di carcere. Con riferimento a questo episodio, si domanda cosa accadrà quando persone come questa verranno rimesse in libertà, dal momento che,

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realisticamente, le nuove strutture non saranno mai pronte entro il mese di marzo 2013.

Carlo CICCIOLI (PdL), relatore, intervenendo in replica, avverte di aver predisposto una proposta di parere, anche alla luce dei colloqui attivati con gli operatori del settore, nonostante il poco tempo avuto a disposizione. Rileva come la disposizione di cui all'articolo 3-ter del decreto-legge sarebbe stata inserita occasionalmente in un testo recante disposizioni concernenti il problema del sovraffollamento delle carceri. Per quanto riguarda specificamente il problema dei soggetti internati negli ospedali psichiatrici giudiziari, fa presente che il 50 per cento di essi tiene comportamenti antisociali non gravi. Con riferimento agli OPG, ritiene che sussistano alcuni nodi delicati: innanzitutto, non esiste un regolamento che stabilisca i comportamenti da tenere nei confronti di persone aventi bisogno, allo stesso tempo, di cure e di custodia coatta. Inoltre, in tutte le regioni non esistono strutture adatte né personale preparato, essendo venuta meno la figura dell'infermiere-custode.
In relazione alla norma di copertura finanziaria, osserva che l'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 viene rifinanziato ma cinque regioni «virtuose», hanno già esaurito i fondi, mentre le altre hanno dei programmi accertati.
Alla luce di queste considerazioni, illustra alla Commissione la proposta di parere predisposta (vedi allegato 1).

Laura MOLTENI (LNP) propone di procedere alla votazione per parti separate della proposta di parere formulata dal relatore, essendo favorevole alla condizione che prevede lo stralcio dell'articolo 3-ter, ma contraria all'osservazione relativa al tema delle regioni virtuose, in quanto teme che le regioni «virtuose» si facciano carico del problema delle persone internate negli OPG, anche per conto delle altre regioni che in disavanzo finanziario ben difficilmente provvederanno alla realizzazione delle nuove strutture.

Anna Margherita MIOTTO (PD) condivide solo alcune parti della proposta di parere formulata dal relatore: in particolare, non è d'accordo con la proposta di stralcio dell'articolo 3-ter né con la previsione di termini così lontani per il definitivo superamento degli OPG e per l'adozione del decreto da parte del Ministro della salute. Propone, inoltre, di eliminare dal terzo capoverso della premessa il riferimento ai tempi dell'esame parlamentare presso il Senato e di inserire altresì tra le premesse l'esigenza di valorizzare il ruolo dei Dipartimenti di salute mentale nell'adozione del parere di cui al comma 2 dell'articolo 3-ter.

Paola BINETTI (UdCpTP) ritiene che sia corretto prevedere termini più ampi rispetto a quelli stabiliti dal decreto per il definitivo superamento degli OPG e per l'adozione del decreto da parte del Ministro della salute.

Laura MOLTENI (LNP) ritiene che i termini previsti dal decreto siano effettivamente troppo ravvicinati, con il rischio che le strutture non vengano realizzate in tempo utile, che non venga reperito il personale necessario e che gli internati siano rimessi in libertà.

Carlo CICCIOLI (PdL), relatore, accogliendo in parte le obiezioni e le proposte avanzate dai colleghi intervenuti, riformula la propria proposta di parere (vedi allegato 2).

Laura MOLTENI (LNP) esprime, a nome del suo gruppo, il voto contrario sulla proposta di parere come riformulata dal relatore.

La Commissione respinge la proposta di parere del relatore, come da ultimo riformulata.

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Giuseppe PALUMBO, presidente, avverte che, non essendo stata presentata alcuna proposta alternativa di parere e considerato che la II Commissione deve concludere l'esame in sede referente in modo da consentire l'inizio della discussione generale in Assemblea per il pomeriggio di oggi al termine delle votazioni, la Commissione non è nelle condizioni di esprimere un parere sul provvedimento in esame.

La Commissione prende atto.

La seduta termina alle 13.35.

SEDE REFERENTE

Martedì 7 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Giuseppe PALUMBO - Interviene il ministro della salute Renato Balduzzi.

La seduta comincia alle 13.35.

Principi fondamentali in materia di governo delle attività cliniche per una maggiore efficienza e funzionalità del Servizio sanitario nazionale.
Ulteriore nuovo testo unificato C. 278-799-977-ter-1552-1942-2146-2355-2529-2693-2909/A.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 1o febbraio 2012.

Giuseppe PALUMBO, presidente, avverte che nella seduta precedente sono stati espressi, da parte del relatore e del Governo, i pareri su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 4 del nuovo testo unificato e che si sono svolti interventi per illustrazione degli emendamenti stessi. Nella seduta odierna si passerà, quindi, alla votazione degli emendamenti all'articolo 4, previe dichiarazioni di voto da parte di coloro che vorranno intervenire.

Giovanni Mario Salvino BURTONE (PD), intervenendo sul proprio emendamento 4.30, sul quale è stato espresso parere contrario da parte del relatore e del Governo, annuncia l'intenzione di volerlo ritirare, essendo sensibile al richiamo fatto dal relatore nella seduta precedente, di non stravolgere l'impianto del testo. Per questa ragione, trattandosi di un emendamento interamente sostitutivo, preferisce ritirarlo, annunciando altresì il proprio voto favorevole su altri emendamenti che prevedono il principio della graduatoria.

Antonio PALAGIANO (IdV), intervenendo sul suo emendamento 4.1, sul quale è stato espresso parere contrario da parte del relatore e del Governo, chiede al relatore di modificare il proprio avviso, essendo disposto, eventualmente, a riformularlo nel senso di circoscriverlo. Qualora il relatore non dovesse accedere alla propria richiesta, chiede che l'emendamento sia posto comunque in votazione.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, pur ritenendo che il principio alla base dell'emendamento 4.1 sia astrattamente condivisibile, non intende modificare il proprio parere, non condividendone il contenuto.

La Commissione respinge l'emendamento Mura 4.1.

La Commissione approva l'emendamento Miotto 4.2 (vedi allegato 3).

Anna Margherita MIOTTO (PD) interviene sul proprio emendamento 4.4, rispetto al quale il relatore ed il Governo avevano invitato la presentatrice al ritiro, ribadendo l'opportunità di assicurare la rappresentanza di entrambi i generi nella commissione di cui all'articolo 4 del testo.

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Insiste, dunque, nel voler porre in votazione l'emendamento 4.4, a sua firma.

Paola BINETTI (UdCpTP) annuncia il proprio voto contrario sull'emendamento 4.4, ritenendo che il problema di riequilibrare la rappresentanza dei generi esista ma che, nel caso di specie, l'accoglimento dell'emendamento in esame significherebbe privilegiare eccessivamente le poche donne presenti nelle classi «elevate».

La Commissione respinge l'emendamento Miotto 4.4.

Antonio PALAGIANO (IdV), intervenendo sul proprio emendamento 4.10, sul quale il relatore ed il Governo hanno espresso parere contrario, ne raccomanda l'approvazione, rilevando come il principio del merito, condiviso teoricamente da tutti, debba essere attuato di fatto. A questo proposito, ricorda che l'emendamento in esame prevede che la commissione di cui all'articolo 4 del testo sia presieduta dal direttore del dipartimento cui afferisce l'incarico da assegnare anziché dal direttore sanitario, in modo tale da riconsegnare ai medici l'opportunità di valutare i propri colleghi.

La Commissione respinge l'emendamento Palagiano 4.10 ed il successivo emendamento Palagiano 4.9.

Luciana PEDOTO (PD) ritira il proprio emendamento 4.5, sul quale il relatore ed il Governo avevano espresso parere contrario.

La Commissione approva gli identici emendamenti Palagiano 4.3, Miotto 4.7 e Pedoto 4.8, nonché l'emendamento Palagiano 4.11 (vedi allegato 3).

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, come già preannunciato nel corso della seduta precedente, annuncia di avere una proposta di riformulazione dell'emendamento Miotto 4.6, che passa ad illustrare: «Al comma 1, dopo la lettera a), aggiungere la seguente: a-bis) La nomina dei responsabili di unità operativa complessa a direzione universitaria è effettuata dal direttore generale su indicazione del Rettore, sulla base della proposta formulata dal competente Consiglio di Facoltà o dalla analoga struttura di coordinamento interdipartimentale, sulla base del curriculum scientifico e professionale del responsabile da nominare».

Anna Margherita MIOTTO (PD) accoglie la proposta di riformulazione del proprio emendamento.

Il ministro Renato BALDUZZI fa presente che nella riformulazione dell'emendamento 4.6 sarebbe opportuno sostituire il riferimento al Consiglio di facoltà con quello al competente organo dell'Ateneo, in considerazione della recente riforma dell'università.

Anna Margherita MIOTTO (PD) concordando con il ministro, riformula il suo emendamento 4.6.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, esprime parere favorevole sull'emendamento Miotto 4.6, come testé riformulato.

La Commissione approva l'emendamento Miotto 4.6, come riformulato (vedi allegato 3).

Antonio PALAGIANO (IdV), intervenendo sull'emendamento 4.12, di cui è cofirmatario, rispetto al quale il Governo ed il relatore avevano espresso parere contrario, fa notare come esso costituisca un emendamento centrale, in quanto si basa sul principio della graduatoria e su quello del curriculum secondo il modello comunitario.

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Anna Margherita MIOTTO (PD), con riferimento all'emendamento 4.12, obietta che la restrizione ai «tre migliori candidati con i relativi punteggi ottenuti» diventa inutile se c'è la graduatoria.

Paola BINETTI (UdCpTP) rileva come debba essere consentito al direttore generale di effettuare una scelta nell'ambito di determinati parametri, in modo che costui possa individuare un soggetto che abbia caratteristiche e prerogative tali da potersi facilmente inserire in un certo contesto.
A suo avviso è necessario, infatti, che, oltre a possedere tutti i titoli, la persona prescelta sia effettivamente capace di governare i processi decisionali in un determinato ambito. Sulla base dell'esperienza, ritiene dunque che la soluzione preferibile sia quella di prevedere che la scelta sia compiuta fra i tre candidati migliori, elencati in ordine alfabetico.

Gian Carlo ABELLI (PdL) evidenzia come il concetto di scelta «migliore» è relativo, in quanto non può non essere riferito a ciascuna azienda. Ritiene altresì che, in questo campo, sia opportuno abbandonare gli atteggiamenti demagogici, che hanno portato in precedenza alla formulazione di emendamenti in cui si parlava di «prove di esame» con riferimento alla figura del chirurgo.

Giovanni Mario Salvino BURTONE (PD) ricorda di aver modificato il proprio orientamento, avendo indicato in un primo momento il criterio della terna, per poi addivenire al criterio del «vincitore di un concorso». Specifica che la propria scelta è determinata dalla constatazione della «cattiva politica», che domina la gestione della sanità in molte regioni.

Laura MOLTENI (LNP) richiama l'intervento dell'onorevole Burtone, che ha denunciato un modo cattivo di gestire le scelte nel settore della sanità, operante in determinate regioni, a fronte del quale vi sono, invece, regioni «virtuose» in cui la sanità è gestita in maniera efficace. Ritiene che il direttore generale debba assumersi le proprie responsabilità, effettuando la scelta nell'ambito dei soggetti migliori, considerato anche che le scelte devono essere contestualizzate rispetto a determinati parametri e a oggettive esigenze dell'azienda ospedaliera.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, ribadisce di non essere favorevole all'emendamento 4.12, anche in considerazione del fatto che ritiene preferibile l'emendamento Barani 4.13, del quale peraltro propone una ulteriore riformulazione, alla luce del dibattito sviluppatosi in materia. Propone quindi di riformulare la lettera b) come segue: b) la commissione riceve dall'azienda il profilo professionale del dirigente da incaricare e, sulla base dell'analisi comparativa dei curriculum, dei titoli professionali posseduti, dell'aderenza al profilo ricercato e degli esiti di un colloquio, seleziona una terna di candidati che hanno ottenuto i migliori punteggi. Il direttore generale individua il candidato da nominare sulla base della terna predisposta dalla Commissione. Qualora il dirigente a cui è stato conferito l'incarico dovesse lasciarlo o decadere entro 3 anni dalla nomina, si procederà alla sostituzione scegliendo fra gli altri due professionisti facenti parte della terna iniziale.

Il ministro Renato BALDUZZI dichiara di essere favorevole alla riformulazione dell'emendamento 4.13 proposta dal relatore, pur ritenendo preferibile introdurre la previsione secondo cui, laddove il direttore generale non intenda nominare il primo candidato, dovrà motivarne analiticamente le ragioni.

Lucio BARANI (PdL), accogliendo le proposte avanzate dal relatore e dal Ministro,

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riformula il suo emendamento 4.13 (vedi allegato 3).

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, esprime parere favorevole sull'emendamento Barani 4.13 (nuova formulazione).

Nunzio Francesco TESTA (UdCpTP) rileva che la previsione della terna sia eccessivamente vincolante in quanto costringe la commissione di cui all'articolo 4 del testo a selezionare tre nomi anche laddove ciò non sia oggettivamente possibile in quanto non è detto che vi siano necessariamente tre soggetti idonei. Sarebbe, a suo avviso, preferibile prevedere che la commissione selezioni «da uno a tre candidati», anziché «una terna di candidati».

Antonio PALAGIANO (IdV) fa notare come l'emendamento Barani 4.13 vada in una direzione completamente opposta a quella dell'emendamento 4.12, di cui egli stesso è sottoscrittore. Ritiene, quindi, che a questo punto si tratta di compiere una scelta radicale, in un senso o nell'altro.

Laura MOLTENI (LNP) ritiene che, in caso di recepimento della proposta avanzata dall'onorevole Testa, si correrebbe il rischio di innescare un meccanismo «perverso»: in presenza di un unico candidato, nominato dalla commissione, in caso di abbandono di quest'ultimo l'azienda si ritroverebbe senza dirigente.

Anna Margherita MIOTTO (PD) evidenzia come si sia in presenza di un vero e proprio ballottaggio tra l'emendamento 4.12 e l'emendamento 4.13, essendo la Commissione chiamata ad effettuare una scelta netta tra il criterio della graduatoria ed il criterio della «mano libera». A suo avviso, la graduatoria costituisce l'unico criterio attraverso il quale si seleziona effettivamente il merito.

Paola BINETTI (UdCpTP) contesta l'osservazione fatta dall'onorevole Miotto, secondo cui la Commissione sarebbe chiamata a compiere una scelta così drastica, facendo notare come, invece, esistano delle soluzioni intermedie.

La Commissione respinge l'emendamento Mura 4.12.

Antonio PALAGIANO (IdV) dichiara il proprio voto contrario all'emendamento 4.13, come riformulato.

Luciana PEDOTO (PD) si associa alla dichiarazione di voto dell'onorevole Palagiano, evidenziando altresì come, a suo avviso, sia stato perso di vista l'obiettivo, più volte annunciato, di spezzare il legame tra politica e sanità. L'unico criterio in grado di superare la situazione attuale non può che essere, a suo avviso, quello della graduatoria.

Domenico DI VIRGILIO (PdL), relatore, alla luce degli interventi svolti, propone al deputato Barani di riformulare l'emendamento 4.13, inserendo la previsione - proposta dal deputato Testa - in base alla quale la commissione seleziona «da uno a tre candidati».

Lucio BARANI (PdL) riformula ulteriormente il suo emendamento 4.13, nel senso proposto dal relatore (vedi allegato 3).

Il ministro Renato BALDUZZI dichiara di rimettersi alla Commissione sull'emendamento Barani 4.13, ulteriormente riformulato.

La Commissione approva l'emendamento Barani 4.13, come ulteriormente riformulato (vedi allegato 3).

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Giuseppe PALUMBO, presidente, avverte che a seguito dell'approvazione dell'emendamento Barani 4.13 (nuova ulteriore riformulazione) sono da intendersi preclusi i seguenti emendamenti: Pedoto 4.15, Palagiano 4.14, Palagiano 4.17, Miotto 4.18, Palagiano 4.20, Miotto 4.19, Palagiano 4.22, Mura 4.21, Miotto 4.16, Palagiano 4.23 e Palagiano 4.24.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.45.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE REFERENTE

Disposizioni in materia di donazione del corpo post mortem a fini di studio e di ricerca scientifica.
Testo unificato C. 746 Grassi, C. 2690 Brigandì, C. 3491 Miglioli, C. 4273 Di Virgilio e C. 4251 Nunzio Francesco Testa.