CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 14 luglio 2011
511.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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RISOLUZIONI

Giovedì 14 luglio 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 17.15.

7-00595 Mecacci: Sulla tutela dei rifugiati iraniani nel campo di Ashraf.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione della risoluzione n. 8-00135).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta di ieri.

Matteo MECACCI (PD), anche a nome dei colleghi cofirmatari, esprime soddisfazione per lo spirito collaborativo in cui si è svolta la discussione. Sottolinea la centralità dell'impegno umanitario a favore dei residenti di Ashraf, alla luce del contesto di stabilità raggiunto in Iraq e della necessità di una collaborazione specifica su questo terreno tra il nostro Paese, l'Unione europea e gli Stati Uniti per il raggiungimento di una soluzione. Presenta quindi una nuova complessiva riformulazione del testo della risoluzione (vedi allegato 1).

Enrico PIANETTA (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sottolineando l'importanza e la centralità dei profili umanitari della vicenda e senza coinvolgimento in questioni di ordine più generale.

Francesco TEMPESTINI (PD) sottolinea la doverosità dell'atto di indirizzo in discussione, considerata la notorietà della vicenda a livello internazionale. Esprime riconoscimento al Governo gli impegni concreti assunti e la disponibilità mostrata. Ritiene positivo che la Commissione abbia raggiunto una visione condivisa sulla questione umanitaria, restando invece sullo sfondo le articolate opinioni sui caratteri dell'MKO.

Carlo CICCIOLI (PdL) si dichiara assai soddisfatto per la qualità e l'equilibrio del testo anche grazie al contributo costruttivo del Governo.

Elisabetta ZAMPARUTTI (PD) si associa alle parole del collega Ciccioli.

Alessandro PAGANO (PdL) sottoscrive la risoluzione in titolo.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI si associa alle valutazioni positive dei commissari intervenuti.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva quindi la risoluzione n. 7-00595, come da ultimo riformulata dal primo firmatario, che assume il n. 8-00135 (vedi allegato 1).

La seduta termina alle 17.25.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Giovedì 14 luglio 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 17.25.

Programma di lavoro della Commissione per il 2011. (COM(2010)623 def.).
Programma di 18 mesi delle Presidenze polacca, danese e cipriota.
(11447/11).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2011. (Doc. LXXXVII-bis, n. 1).
(Esame congiunto e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione inizia l'esame degli atti in titolo.

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Stefano STEFANI, presidente, ricorda che il Comitato permanente sulla politica estera dell'Unione europea ha già svolto, nella seduta del 28 giugno scorso, l'esame istruttorio dei predetti atti.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI, ringraziando il relatore per le osservazioni svolte nella seduta precedente rileva che dietro quello che appare come un piatto linguaggio burocratico si celano delle questioni piuttosto sensibili, le quali possono ovviamente fare l'oggetto di evoluzioni non sempre prevedibili. È questo l'esempio della revisione della Politica Europea di Vicinato la quale, annunciata nel programma della Commissione per il 2011 ed elaborata nella relazione programmatica, subisce un'accelerazione e diventa un elemento di assoluta centralità nel dibattito in materia di relazioni esterne della UE a seguito dello scoppio della primavera araba. Sia il programma della Commissione per il 2011 che quello del trio di presidenze affrontano, inoltre, altre tematiche di grande attualità e sensibilità quali la governance economico-finanziaria e i negoziati per le future prospettive finanziarie, da cui dipenderà il bilancio dell'Unione per il settennato 2013-2020.
In relazione alla revisione della Politica Europea di Vicinato osserva che essa costituiva un punto qualificante del programma della Commissione per il 2011 ed è anche quella che, data la crisi nel mediterraneo meridionale, ha richiesto gli adattamenti più macroscopici rispetto a quanto previsto nella relazione programmatica. In questi ultimi mesi, infatti l'UE è stata costretta a ripensare le proprie strategie nei confronti del Vicinato, orientandole nel senso di dedicare alla crisi mediterranea l'attenzione e l'impegno finanziario che la gravità delle circostanze richiede.
La nuova Politica di Vicinato - oggetto di una Comunicazione di Commissione e Servizio Europeo di Azione Esterna il 25 maggio scorso («una nuova risposta ad un vicinato che cambia») le cui linee generali sono state accolte dal Consiglio Europeo di giugno - propone una cornice di relazione incentrata su una maggiore responsabilizzazione dei beneficiari per sviluppare una reale transizione democratica. Parallelamente, identificando nella ripresa economica una precondizione indispensabile per promuovere la stabilità dei Paesi del mediterraneo del sud, identifica misure per favorire una maggiore integrazione economica fra questi e la UE, nonché l'eventuale estensione delle preferenze commerciali.
La Comunicazione del 25 maggio salvaguardia l'unitarietà della Politica di Vicinato, salvaguardando in questo modo un sostanziale equilibrio nelle iniziative previste in favore delle sue due dimensioni (quella orientate e quella meridionale). Si è evitato in questo modo di preconizzare, come vorrebbero alcuni Stati membri, percorsi preferenziali per i partner dell'est in virtù di una loro presunta maggiore vicinanza ai valori europei. L'unitarietà della PEV, e lo sviluppo di un approccio equilibrato fra le dimensioni Est e Sud della Politica di Vicinato, costituisce in questo senso la migliore garanzia per evitare il rischio di una marginalizzare dei nostri vicini del sud.
Sulla base di tali principi di fondo e al fine di rilanciare al più presto i processi di approfondimento delle relazioni bilaterali, sono stati intensificati i contatti con i governi di Tunisia, Egitto e Marocco, mentre i negoziati per l'accordo quadro UE-Libia sono stati necessariamente sospesi. L'Unione per il Mediterraneo, in particolare se rilanciata secondo un approccio project-oriented, potrà in tale contesto rappresentare un utile strumento per completare le relazioni bilaterali.
Sottolinea che quella della revisione della PEV è forse la prova più importante cui si confrontano le ambizioni immediate in materia di relazioni esterne della UE. L'ambizione dell'Unione Europea ad acquisire un ruolo di «attore globale», sviluppando un maggiore profilo nei fori multilaterali, resta un obiettivo generale condiviso dai tre atti considerati. Tale ambizione vale per le Nazioni Unite, in seno alle quali l'Unione dovrà accrescere il proprio ruolo e la visibilità delle sue

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posizioni, ma passa anche attraverso un fattivo contributo allo sviluppo della cooperazione strategica tra UE e NATO, che gli eventi nordafricani hanno dimostrato essere oggi imprescindibile.
Nel contesto del rafforzamento dei propri rapporti con i partner strategici, la cosiddetta partnership transatlantica rappresenta una direttrice ed al contempo un punto di riferimento fondamentale per l'azione esterna della UE. I due pilastri attorno ai quali si è articolato il dialogo con gli USA sono costituiti dalla cooperazione in campo economico-finanziario e quella sui temi globali e di sicurezza.
Da parte USA si condivide l'esigenza di una stretta collaborazione con la UE in materia di sicurezza, la quale passa anche attraverso il rilancio dei rapporti UE-NATO. Nonostante il raccordo politico ed operativo tra le due organizzazioni abbia conosciuto un andamento migliore rispetto al passato, il contenzioso turco-cipriota continua purtroppo a rallentate la piena collaborazione tra UE e NATO. L'Italia ha continuato ad operare per un miglioramento delle relazioni tra le due organizzazioni, attraverso un maggiore coinvolgimento della Turchia nella PSDC ed ha ricercato delle soluzioni «pragmatiche» per rendere più fluido e costante il dialogo tra le due organizzazioni.
Altro asse strategico chiave da sviluppare, sia per l'Italia che per le istituzioni europee, è quello del rafforzamento del Partenariato strategico con Mosca. Da parte europea si mira in particolare all'obiettivo condivisibile di una piena integrazione della Russia nelle strutture politiche ed economiche multilaterali internazionali. In questo contesto si inserisce la recente iniziativa del Partenariato per la Modernizzazione, lanciata lo scorso anno dal Presidente della Commissione Barroso e dal Presidente russo Medvedev quale cornice flessibile entro la quale avviare collaborazioni volte all'introduzione di riforme, di misure di promozione della crescita e di aumento della competitività.
Sempre nel campo delle relazioni esterne valuta positivamente la priorità che viene attribuita nel programma del trio di Presidenze alla politica di allargamento. La recente chiusura del negoziato di adesione con la Croazia, rappresenta senza dubbio un importante successo della strategia di allargamento - sostenuta con determinazione dall'Italia. Questa contribuirà a dare rinnovato slancio al cammino dell'intera regione dei Balcani Occidentali verso la UE.
Nel contesto dell'allargamento si compiace della priorità accordata dal trio di presidenze al rilancio del processo di adesione della Turchia, verso la quale tali segnali di apertura appaiono vitali per evitare un blocco de facto del cammino europeo di Ankara.
Nel generale contesto delle relazioni esterne della UE, evidenzia l'importanza del SEAE come principale strumento attuativo. I primi passi mossi dal Servizio per l'Azione Esterna hanno messo in luce il suo potenziale, ma anche la sua totale dipendenza dalla capacità di raggiungere posizioni di consenso tra gli Stati Membri. Quando si raggiungono posizioni di consenso, non mancano significative affermazioni del SEAE: basti pensare alla recente Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (maggio 2011) sullo status rafforzato dell'UE e all'intesa Ashton-Dodik del 13 maggio che ha determinato la rinuncia da parte della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina allo svolgimento di un referendum che avrebbe potuto avere conseguenze dirompenti. Quando invece le posizioni sono distanti, come nel caso della crisi libica, il profilo dell'UE ne risulta fortemente indebolito.
Posto quindi che si dovrà lavorare ad un consolidamento del SEAE per aumentarne l'efficacia, il Governo si è preoccupato di rafforzare la presenza italiana al suo interno, anche se va detto che l'attuale fase di transizione del Servizio rende prematuro un bilancio realmente indicativo. In particolare il Servizio è attualmente ben lontano dall'avere integrato nel proprio organico la quota del 33 per cento di funzionari provenienti dalle diplomazie dagli Stati membri, secondo le disposizioni attuative del trattato.

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In questa fase, sono stati assegnati all'Italia le posizioni apicali di Capo delegazione UE a Ginevra per le organizzazioni internazionali (Amb. Mariangela Zappia Caillaux) e la posizione di Capo Delegazione UE a Tirana (Amb. Ettore Sequi), mentre il dott. Agostino Miozzo è divenuto Direttore Generale per la risposta alle crisi presso la sede centrale di Bruxelles.
A livello più generale e prescindendo dalla componente proveniente dalle diplomazie dagli Stati membri, la presenza di funzionari italiani nel SEAE appare soddisfacente (anche sotto il profilo della distribuzione tra profili amministrativi e carriera direttiva/dirigenziale) sia a Bruxelles che presso le delegazioni UE. I funzionari italiani sono più di 180 e rappresentano il terzo gruppo più numeroso dopo quello belga e quello francese nell'ambito di uno personale che conta attualmente circa 1650 persone tra Bruxelles e delegazioni nei Paesi terzi.
Rileva che un'altro tema di grandissima attualità al centro delle attenzioni dei tre atti considerati è quello della governance economica e in particolare i nuovi meccanismi di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
A tal riguardo è stato chiuso al Consiglio Europeo di giugno il primo Semestre europeo con l'approvazione delle «Raccomandazioni Paese», di cui i Governi dovranno tenere conto per le proprie manovre di bilancio. Si è poi soffermato sull'attuazione del Patto per l'Euro Plus chiedendo che gli Stati aderenti prendano impegni più concreti ed ambiziosi per il prossimo anno.
Il Consiglio Europeo di giugno ha anche raggiunto un accordo sul Trattato istitutivo dello meccanismo europeo di stabilità (MES), poi firmato l'11 luglio, ed ha incrementato la capacità creditizia del Fondo europeo di stabilità finanziaria.
Sullo sfondo rimane ancora da chiudere il pacchetto di sei misure legislative sul rafforzamento del Patto di Stabilità e Crescita e la riforma della sorveglianza sugli squilibri macroeconomici. La riforma del Patto di Stabilità e Crescita prevista dal pacchetto pone l'accento sul debito pubblico e la sostenibilità di bilancio. Tra i principali elementi di novità rispetto alla riforma del 2005 figura la regola numerica per la riduzione del debito pubblico, che apre la possibilità di avvio di procedura per deficit eccessivo anche se il disavanzo è inferiore al 3 per cento del PIL. Per permettere l'approvazione del pacchetto in prima lettura il Parlamento Europeo ha deciso di rinviare il voto a dopo la pausa estiva.
Secondo quanto previsto dalla proposta di Regolamento sulle modalità di attuazione della procedura per disavanzo eccessivo, essa non sarà, tuttavia, avviata automaticamente, ma solo dopo un'approfondita valutazione dell'andamento del debito pubblico, nel medio e lungo termine, alla luce di «tutti gli altri fattori rilevanti» che concorrono alla sostenibilità di bilancio, quali: struttura delle scadenze del debito e valute in cui è denominato; riserve accumulate e altri asset pubblici; garanzie nel settore finanziario; passività implicite ed esplicite connesse all'invecchiamento demografico; debito privato nella misura in cui rappresenta una passività implicita per le amministrazioni pubbliche.
Tra gli indicatori della solidità finanziaria complessiva è stato quindi inserito anche il livello del debito privato. Per l'Italia, che presenta un alto debito pubblico ma un basso livello di indebitamento di famiglie e imprese, si tratta di un punto di fondamentale interesse in considerazione del ruolo che tale parametro ha avuto sull'instabilità di molti Paesi nel corso della crisi economica.
Altra questione assolutamente centrale che viene presa in considerazione, in particolare nel programma del trio di presidenze, è quella relativa al negoziato sul prossimo Quadro finanziario pluriennale che stabilirà i finanziamenti delle politiche europee dal 2014 in poi.
Al riguardo, la Commissione ha presentato lo scorso 29 giugno una Comunicazione A Budget for Europe 2020, in cui vengono avanzate le proposte per il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP)

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2014-2020, strettamente legate alla Strategia Europa 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. Tale documento verrà illustrato al prossimo Consiglio affari generali del 18 luglio. Preannuncia su questo tema un'audizione del Ministro Frattini presso le Commissioni bilancio, politiche comunitarie ed esteri di Camera e Senato.

Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), relatore, ringrazia il rappresentante del Governo per l'ampio intervento che ha affrontato tutti i temi che erano stati sollevati nella seduta precedente. Illustra quindi una proposta di parere che tiene conto delle osservazioni emerse dal dibattito sinora svolto, nonché delle considerazioni formulate testé dal sottosegretario Craxi, con particolare riferimento al rilancio del processo di allargamento e alla riforma della governance economica (vedi allegato 2).

Francesco TEMPESTINI (PD) dichiara di condividere i contenuti degli interventi del relatore e del rappresentante del Governo ed auspica che si possa introdurre tra le osservazioni un riferimento all'importanza della prospettiva di adesione della Turchia all'Unione europea.

Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), relatore, si dichiara disponibile ad accogliere la proposta del collega Tempestini.

Enrico PIANETTA (PdL) condivide l'impostazione del parere illustrato dal relatore incentrato sulla rinnovata attenzione europea all'area mediterranea, l'importanza di una maggiore responsabilità europea per garantire la sicurezza internazionale e il rafforzamento del Partenariato strategico con la Federazione russa. Non ritiene opportuno che nell'osservazione relativa al processo di allargamento si menzionino specifici negoziati di adesione.

Silvana Andreina COMAROLI (LNP) si associa alle considerazioni relative al processo di allargamento del collega Pianetta.

Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE), relatore, prendendo atto dell'orientamento dei gruppi di maggioranza, di cui pure evidenzia lo scarto rispetto all'impostazione dell'intervento del rappresentante del Governo sul tema dell'allargamento, ribadisce la proposta di parere come inizialmente formulata.

Francesco TEMPESTINI (PD) non insiste nella richiesta di una esplicita menzione del negoziato con la Turchia.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni, come formulata dal relatore.

La seduta termina alle 18.

SEDE CONSULTIVA

Giovedì 14 luglio 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 18.

DL 98/11: Disposizioni urgenti per la stabilizzazione finanziaria.
C. 4509 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, illustra il provvedimento in titolo, sottolineando il particolare contesto in cui esso è da inquadrare, con riferimento all'aggressività degli speculatori internazionali e alla necessità di assicurare al nostro Paese capacità di tenuta e di ripresa. Segnala quindi che tra le norme di competenza

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della Commissione, introdotte dalla manovra finanziaria, figurano in primo luogo la soppressione dell'ICE (Istituto nazionale per il commercio estero), le cui funzioni sono trasferite al Ministero dello sviluppo economico ed al Ministero degli affari esteri per le rispettive competenze, ai sensi dell'articolo 14, commi 17-27. Menziona al riguardo di aver presentato una proposta di legge volta appunto a ricondurre l'ICE alle dipendenze del Ministero degli affari esteri. La novità più significativa è l'istituzione di apposite sezioni per la promozione degli scambi nell'ambito delle rappresentanze diplomatiche e consolari, cui sarà assegnato il personale in servizio presso gli uffici dell'ICE all'estero. La dislocazione delle predette sezioni, che saranno sottoposte al coordinamento del capo missione (ambasciatore o console), sarà definita dal consiglio d'amministrazione del Ministero degli affari esteri, secondo gli indirizzi formulati da una «cabina di regia». Tale struttura, che acquista una funzione strategica nella promozione del sistema Paese, sarà composta dai rappresentanti dei tre dicasteri interessati (Ministri degli affari esteri, dello sviluppo economico e dell'economia e delle finanze), numericamente controbilanciati da tre soggetti di diritto privato (un rappresentante, rispettivamente, di Unioncamere, di Confindustria e dell'ABI), tra cui dovrebbe essere rappresentato il mondo dell'artigianato. Al riguardo, segnala la sovrarappresentazione prevista per la grande industria rispetto alla piccola e media impresa. Sarebbe, invece, da valorizzare in modo più specifico l'apporto di esperienza che potrebbe derivare dalla rete di Assocamere estero.
Rileva inoltre che lo stanziamento già destinato all'ICE è trasferito in un apposito Fondo per la promozione degli scambi e l'internazionalizzazione delle imprese, da istituire nello stato di previsione del Ministero dello sviluppo economico.
In conclusione, sottolinea che la nuova disciplina rappresenta sicuramente un passo avanti verso il raggiungimento dell'obiettivo del pieno coordinamento delle strutture di sostegno all'estero dell'imprenditoria italiana, ma risulta ancora assolutamente incompleta: avere, infatti, mantenuta la doppia titolarità del Ministero degli affari esteri e del Ministero dello sviluppo economico può facilmente spiegarsi con la gelosia delle proprie competenze, tipica di ciascun dicastero. Ciò nonostante, resta un vulnus in termini di funzionalità e unitarietà gestionale che rischia di limitare i benefici effetti della riforma.
Il provvedimento in esame autorizza, inoltre, all'articolo 21, comma 6, la spesa di 200 milioni di euro per l'anno 2011, per la partecipazione italiana a banche e fondi internazionali: tema sul quale la Commissione si è recentemente pronunciata con l'approvazione di una specifica risoluzione, il 29 giugno scorso, presentata dall'onorevole Tempestini. Al riguardo, chiede tuttavia al Governo di chiarire quale sarà la destinazione di tale ulteriore contribuzione.
Sempre all'articolo 21, comma 8, è invece introdotta inopinatamente nell'ordinamento una insolita procedura autorizzativa in materia di accordi internazionali che, ben lungi dall'attuare l'articolo 80 della Costituzione, come pure è enfaticamente affermato, si pone in competizione con le funzioni, questi sì costituzionalmente vincolanti, delle Camere che autorizzano con legge la ratifica degli accordi stessi. Il termine «autorizzazione» - che deve essere rilasciata dal Ministro degli Affari esteri e, per gli aspetti finanziari, dal Ministro dell'economia e delle finanze- dovrebbe comunque intendersi in senso atecnico, poiché non sono richiamati la forma, l'oggetto, il contenuto, i soggetti destinatari dell'atto autorizzativo e la fase procedimentale in cui tale atto verrebbe ad inserirsi.
È altresì palese la lesione delle prerogative del Ministero degli affari esteri a cui sono attribuite «le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di [...] stipulazione e di revisione dei trattati e delle convenzioni internazionali e di coordinamento delle relative attività di gestione», secondo quanto disposto dall'articolo 1 del decreto del Presidente della

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Repubblica 5 gennaio 1967, n. 18, e dall'articolo 12, comma 1 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300. È sin troppo evidente l'intento di prevenire l'assunzione di oneri finanziari incompatibili con le previsioni di bilancio, ma non sembra che questa norma possa essere giustificata sul piano ordinamentale, in quanto dovrebbe rientrare nella fisiologica attività amministrativa del concerto interministeriale. È, pertanto, da auspicarne la soppressione ovvero una più accurata formulazione, se non in questa sede, stante l'esigenza di approvare al più presto la manovra, alla prima occasione utile, al fine di ristabilire il primato spettante alla politica estera.
Segnala, infine, che il Senato ha inserito nel testo una «clausola di salvaguardia» che prevede un taglio trasversale dei benefici fiscali. In ragione di tale clausola, ove non fosse attuata la preannunciata delega fiscale entro il 30 settembre 2013, i diplomatici degli Stati esteri accreditati in Italia perderebbero l'esenzione dall'IRPEF dei loro redditi e le rispettive rappresentanze perderebbero l'esenzione dall'accisa su una serie di prodotti e dall'imposta di registro e di bollo sui trasferimenti del personale. Tale eventuale regime suscita numerose perplessità in ordine alla sua compatibilità con gli impegni internazionali assunti dall'Italia, con particolare riferimento alla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche del 1961 e alla Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari del 1963, entrambe ratificate dall'Italia, per cui si chiede al rappresentante del Governo di fornire chiarimenti anche a questo proposito.
Alla luce di quanto osservato, preannuncia la presentazione di una proposta di parere favorevole.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI, rispondendo alla richiesta di chiarimenti del relatore, evidenzia come la contribuzione dell'Italia alle dotazioni finanziarie delle banche e dei fondi di sviluppo sia di competenza del Ministero dell'economia e delle finanze, che non a caso è responsabile della redazione della relazione annuale al Parlamento, come disposto dalla legge n. 49 del 1987.
Quanto all'articolo 21, comma 8, osserva che il testo della norma potrebbe comportare alcune difficoltà interpretative, che potrebbero coinvolgere anche gli atti internazionali in materia di cooperazione allo sviluppo, i cui finanziamenti godono di una deroga generale alle norme di contabilità. Le probabili difficoltà di interpretazione potrebbero essere però risolte in fase attuativa attraverso strumenti quali, ad esempio, una direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri che definiscano il momento e la procedura per il rilascio dell'autorizzazione.
In merito alle possibili conseguenze della cosiddetta «clausola di salvaguardia», condivide la preoccupazione che una sua eventuale applicazione anche ai benefici fiscali goduti dai diplomatici stranieri possa suscitare reazioni sul piano internazionale.

Francesco TEMPESTINI (PD) chiede ulteriori chiarimenti in ordine alla norma sullo stanziamento di 200 milioni di euro a banche e fondi internazionali.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI ribadisce che la distribuzione delle risorse indicate dal provvedimento sarà oggetto della relazione che annualmente il Ministero dell'economia e delle finanze riferisce al Parlamento ai sensi della legge n.49 del 1987.

Francesco TEMPESTINI (PD) concorda con il relatore circa le linee di fondo delle disposizioni richiamate. Sottolinea l'importanza del provvedimento in esame in una fase confusa e incerta come l'attuale. Quanto all'ICE, ricorda che la questione della sua riforma è assai risalente e che le novità introdotte non possono configurare il raggiungimento di tale obiettivo: si tratta infatti di norme generiche, che configurano una sorta di effetto-annuncio lasciando del tutto privi di disciplina aspetti essenziali come quelli della gestione transitoria. Resta sul vago anche la doverosa indicazione di un centro unitario decisionale,

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sul coinvolgimento delle rappresentanze diplomatiche, sull'assenza di altri soggetti privati, oltre Confidustria, sulle modalità di funzionamento della cosiddetta «cabina di regia», nonché sul destino delle importanti iniziative già avviate dall'ICE.
Quanto agli stanziamenti a favore di banche e fondi internazionali, ribadisce che in diverse occasioni il Parlamento ha agito per una stretta collaborazione a livello decisionale tra Ministero degli affari esteri e Ministero dell'economia e delle finanze, soprattutto alla luce della priorità accordata alla partecipazione a organismi multilaterali. Quanto, poi, alla norma di cui all'articolo 21, comma 8, ritiene che essa prefiguri una sorta di commissariamento del Parlamento e che meriti di essere in una successiva occasione oggetto di modifica.
Per le ragioni qui esposte, preannuncia il voto contrario del suo gruppo.

Enrico PIANETTA (PdL) concorda con la relazione illustrata dal presidente Stefani e dà risalto al carattere innovativo del provvedimento in esame quanto alla riforma dell'ICE. Ritiene che le norme introdotte procedano nella direzione di una chiarezza operativa ed unicità di intenti, destinata ad accrescere in modo esponenziale l'efficienza complessiva e a dare un sostegno vigoroso agli imprenditori italiani all'estero. Anche se le risorse finanziarie sono destinate ad un fondo facente capo al Ministero dello sviluppo economico, i poteri di indirizzo sono condivisi con il Ministero degli affari esteri con il coinvolgimento di soggetti privati. Quanto alle istituende sezioni, sottolinea l'importanza della loro inequivoca collocazione alle dipendenze dei capi missione e l'affidamento della decisione sulla loro apertura al Consiglio di amministrazione del Ministero degli affari esteri. Con tali novità si è finalmente proceduto, dopo circa trent'anni, a una riforma di valore quasi storico, che dà centralità ai capi missione, i quali operano secondo le linee strategiche definite dalla cabina di regia.
Quanto al dettato dell'articolo 21, comma 8, osserva che esso è ispirato alla ratio di facilitare il processo finalizzato alla sigla e ratifica di accordi internazionali, attraverso la soluzione in via preventiva di ogni nodo di natura finanziaria.
Esprime, invece, preoccupazione per le norme di cui all'articolo 10, comma 10, in materia di gestione dei residui. Ritiene che l'ambito della cooperazione allo sviluppo, per le sue specifiche modalità di funzionamento, non dovrebbe essere disciplinato dalle nuove disposizioni.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, fa presente che la questione da ultimo posta dal collega Pianetta è stata oggetto di un rilievo nell'ambito del parere espresso dall'omologa Commissione del Senato sul provvedimento in titolo.

Francesco TEMPESTINI (PD) ritiene che anche questa Commissione potrebbe formulare analogo rilievo.

Franco NARDUCCI (PD) dichiara di condividere molte delle considerazioni svolte dal presidente così come le osservazioni sull'utilizzo dei residui proposte dal collega Pianetta. Giudica una mera operazione contabile la riforma dell'ICE, che oltretutto potrebbe risultare di difficile applicazione in ragione delle riduzione delle sedi consolari, citando a titolo esemplificativo il caso di Amburgo, e della scarsità di spazi fisici e risorse economiche che caratterizza la nostra rete diplomatica. Altri punti critici sono a suo avviso rappresentati dalla tradizionale inefficienza delle cabine di regia, con conseguente conflittualità tra il Ministero degli affari esteri e quello dello sviluppo economico, e dalla debolezza della rete Assocamere all'estero.
Auspica la realizzazione di una vera riforma dell'azione di supporto all'export che in questa fase economica rappresenta uno strumento insostituibile per la ripresa.

Mario BARBI (PD) osserva preliminarmente che il carattere non ordinario della discussione sul provvedimento in esame

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non consente i necessari approfondimenti, sottolineando che le forze di opposizione non hanno posto ostacoli procedurali pur non condividendo molti aspetti del decreto-legge.
Dissente fortemente dalle considerazioni del collega Pianetta sull'importanza della riforma dell'ICE rilevando in particolare l'incongruità dell'attribuzione delle risorse del Fondo per l'internazionalizzazione degli scambi al Ministero per lo sviluppo economico.
Dichiarando apprezzamento per lo stanziamento di 200 milioni di euro per le banche e i fondi di sviluppo, giudica tuttavia offensivo per il ruolo del Parlamento che non sia oggi resa nota la concreta destinazione di tali risorse. Condivide le forti perplessità sulla norma che introduce una procedura autorizzativa in materia di accordi internazionali incentrata sul Ministero dell'economia, rilevando che casomai una visione generale sui rapporti internazionali del nostro Paese sarebbe di competenza della Presidenza del Consiglio.

Matteo MECACCI (PD) ritiene che la norma sulla procedura autorizzativa in materia di accordi internazionali rappresenti uno stravolgimento dell'impianto costituzionale, esautorando di fatto il ruolo del Parlamento. Evidenzia, inoltre, che l'eventuale applicazione della «clausola di salvaguardia», che abolisce i benefici fiscali riconosciuti ai diplomatici degli Stati esteri accreditati in Italia, determinerebbe situazioni di estremo disagio e conflittualità per la nostra rete diplomatica senza reali benefici economici in quanto provocherebbe sicuramente, per ritorsione, misure analoghe che implicherebbero un aumento dei costi.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI invita i commissari a non trascurare la fase di eccezionale complessità congiunturale e sottolinea che la riforma dell'ICE potrà essere eventualmente integrata da ulteriori interventi normativi sulla base delle esigenze che potranno emergere. Quanto alla questione sollevata dall'onorevole Pianetta sul tema della cooperazione allo sviluppo, al netto di considerazioni più generali relative all'ammontare complessivo di risorse che verranno destinate ad un'attività che di importanza assolutamente strategica per la politica estera nazionale, segnala che l'articolo 10, comma 10, del provvedimento in titolo, laddove entrasse in vigore senza la previsione dei fondi di cooperazione tra le categorie escluse, avrebbe importanti ricadute sulle attività della cooperazione stessa, in quanto determinerebbe l'abrogazione dell'articolo 15, comma 9, della legge n. 49 del 1987 sul «trascinamento» all'anno successivo dei fondi non impegnati entro l'anno di riferimento. Potrebbe, inoltre, essere messa anche in discussione la possibilità, prevista dalla legge n. 149 del 2010, per le sedi all'estero di utilizzare i fondi residui per il funzionamento delle strutture ed il prosieguo dei programmi di cooperazione in corso. Ciò comporterebbe l'impossibilità di far fronte agli impegni derivanti dagli accordi internazionali e alle spese di funzionamento nei primi mesi dell'anno, con il conseguente rischio di dover procedere alla chiusura stessa degli uffici di cooperazione. Non a caso la legge n. 49 del 1987 aveva previsto la modalità del trascinamento dei residui, in quanto la natura stessa degli interventi di cooperazione e la complessità degli adempimenti anche da parte delle autorità estere che fungono da controparti necessitano di una tempistica più ampia rispetto all'ordinario. A ciò si aggiungono i tempi non immediati di accreditamento dei fondi, soprattutto per quelli assegnati dal cosiddetto «decreto missioni», che nel 2010 hanno incrementato di ben il 20 per cento lo stanziamento previsto dalla legge di bilancio. È prassi che gli accreditamenti dovuti a valere sui «decreti missioni» del secondo semestre avvengano in chiusura d'anno. Inoltre, la cooperazione lavora prevalentemente su progetti pluriennali, che necessitano per l'assunzione dell'impegno della preventiva autorizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, la quale giunge normalmente

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non prima di alcuni mesi dalla richiesta.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, formula quindi una proposta di parere favorevole (vedi allegato 3).

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

La seduta termina alle 19.

SEDE REFERENTE

Giovedì 14 luglio 2011. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 19.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di mutua assistenza amministrativa per la prevenzione, l'accertamento e la repressione delle infrazioni doganali tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina, con Allegato, fatto a Roma il 21 marzo 2007.
C. 4388 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 8 giugno scorso.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che è pervenuto il parere favorevole di tutte le Commissioni assegnatarie del provvedimento in sede consultiva.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Pianetta, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Stefano STEFANI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo del Regno Hascemita di Giordania sulla cooperazione e sulla mutua assistenza in materia doganale, fatto a Roma il 5 novembre 2007.
C. 4373 Governo.

(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 22 giugno scorso.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che è pervenuto il parere favorevole di tutte le Commissioni assegnatarie del provvedimento in sede consultiva, tranne la Commissione affari sociali che ha comunicato di non procedere all'espressione del parere.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Scandroglio, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Stefano STEFANI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo che modifica l'Accordo di partenariato tra i membri del gruppo ACP e la Comunità europea e i suoi Stati membri, firmato a Cotonou il 23 giugno 2000, riveduto per la prima volta a Lussemburgo il 25 giugno 2005, con Atto finale e dichiarazioni allegate, aperto alla firma a Ouagadougou il 22 giugno 2010.
C. 4374 Governo.

(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 22 giugno scorso.

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Stefano STEFANI, presidente, avverte che è pervenuto il parere favorevole di tutte le Commissioni assegnatarie del provvedimento in sede consultiva, tranne la Commissione affari sociali che ha comunicato di non procedere all'espressione del parere.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Barbi, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Stefano STEFANI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo nel campo della cooperazione militare tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno del Marocco, fatto a Taormina il 10 febbraio 2006.
C. 4433, approvato dal Senato.
(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 29 giugno scorso.

Stefano STEFANI, presidente, avverte che è pervenuto il parere favorevole di tutte le Commissioni assegnatarie del provvedimento in sede consultiva, tranne la Commissione attività produttive che ha comunicato di non procedere all'espressione del parere.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Narducci, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Stefano STEFANI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di partenariato economico tra gli Stati del Cariforum, da una parte, e la Comunità europea e i suoi Stati membri, dall'altra, con Allegati, Protocolli, Dichiarazioni e Atto finale, fatto a Bridgetown, Barbados, il 15 ottobre 2008.
C. 4470 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 7 luglio scorso.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, avverte che è pervenuto il parere favorevole di tutte le Commissioni assegnatarie del provvedimento in sede consultiva, mentre le Commissioni cultura e affari sociali hanno comunicato di non procedere all'espressione del parere.

Nessuno chiedendo di intervenire, la Commissione delibera di conferire il mandato al relatore, onorevole Stefani, di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame. Delibera altresì di chiedere l'autorizzazione a riferire oralmente.

Stefano STEFANI, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 19.15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 19.15 alle 19.20.