CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 23 giugno 2011
501.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Giovedì 23 giugno 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Bruno Cesario.

La seduta comincia alle 14.10.

Disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali.
Testo unificato C. 2519 e abb.

(Parere alla II Commissione).
(Esame e conclusione - Nulla osta).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, in sostituzione del relatore, illustra il contenuto del provvedimento, rilevando che il testo in esame - che deriva dall'unificazione di un disegno di legge d'iniziativa governativa e di alcune proposte di legge in materia - è stato modificato nel corso dell'esame in sede referente, non è corredato di relazione tecnica in quanto, in particolare, l'articolo 4 reca una clausola di invarianza finanziaria. Riguardo ai profili finanziari, sottolinea che non si hanno osservazioni da formulare, considerato il carattere prevalentemente ordinamentale delle nome e la previsione di una clausola di neutralità finanziaria. Tenuto conto di tale clausola - peraltro di portata generale e non espressamente compresa tra i criteri della delega di cui all'articolo 2 - rileva che il richiamo alla legge n. 184 del 1983, previsto dal medesimo articolo, al comma 1, dovrebbe essere inteso nel senso che la segnalazione delle situazioni di indigenza, ai sensi della legge n. 184 del 1983, non configuri un ampliamento delle forme di intervento da parte di soggetti pubblici, attualmente previste in base alla vigente normativa. In proposito ritiene opportuna una conferma da parte del Governo.

Il sottosegretario Bruno CESARIO conferma che il provvedimento in esame non presenta problemi sotto il profilo finanziario ed esprime nulla osta sull'ulteriore corso del provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, formula la seguente proposta di parere:

«La V Commissione,
esaminato il testo unificato della proposta di legge C. 2519 e abb., recante disposizioni in materia di riconoscimento dei figli naturali;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo;
esprime

NULLA OSTA»

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 14.15.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Giovedì 23 giugno 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Bruno Cesario.

La seduta comincia alle 14.15.

Programma di lavoro della Commissione per il 2011.
(COM(2010)623 def.).

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2011.
(Doc. LXXXVII-bis, n. 1).

(Parere alla XIV Commissione).
(Esame congiunto e rinvio).

La Commissione inizia l'esame congiunto dei documenti in oggetto.

Massimo POLLEDRI (LNP), relatore, osserva che l'esame congiunto della nuova relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea nel 2011 e del programma di lavoro della Commissione europea per lo stesso anno segna un passaggio di particolare importanza ai fini dell'intervento del Parlamento nella formazione delle politiche e della normativa dell'Unione europea. Sottolinea che si tratta, infatti, della prima applicazione delle procedura prevista dalla Giunta per il regolamento della Camera, nel parere del 14 luglio 2010, che ha abbinato all'esame degli strumenti di programmazione legislativa e politica delle Istituzioni europee, già svolto dalla Camera sin dal 2000 in coerenza ad un parere della medesima Giunta, alla relazione «programmatica» del Governo prevista dalla l'articolo 15 della legge 11 del 2005, integralmente sostituito dalla legge

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comunitaria per il 2009. Ricorda che l'obiettivo sotteso al parere della Giunta è quello di creare una vera e propria sessione parlamentare dedicata alla valutazione e al confronto tra le priorità delle Istituzioni dell'Unione europea e quelle del Governo per l'anno in corso, in esito alla quale la Camera potrà definire indirizzi generali per l'azione dell'Italia a livello europeo. Rileva, tuttavia, in via preliminare, che la relazione programmatica per il 2011 è stata soltanto trasmessa alle Camera il 19 maggio 2011, ben oltre il termine del 31 dicembre previsto dal richiamato articolo 15 della legge 11 del 2005. osserva che il forte ritardo della trasmissione, seppur comprensibile in considerazione delle difficoltà derivanti dal non facile lavoro di preparazione richiesto dalla prima applicazione della nuova disciplina, ha determinato l'avvio della «nuova» sessione europea per il 2011 a metà dell'anno in corso, anziché all'inizio; in particolare, ne è risulta compromessa l'utilità dell'esame del programma di lavoro della Commissione, presentato nel novembre 2010 e oramai in buona misura già attuato. Fa presente che sia il programma legislativo sia la relazione recano numerose indicazioni su materie ed iniziative di competenza della Commissione bilancio, tra le quali, la governance economica europea, la riforma del bilancio dell'Unione europea e della politica di coesione, l'applicazione delle regole di concorrenza agli aiuti di Stato. Rileva, peraltro, con riferimento ad alcuni di questi settori, in particolare la riforma della governance economica europea, tali indicazioni risultano in ampia misura obsolete, riferendosi a fasi del processo di elaborazione e di negoziazione delle misure a livello europeo o di attuazione a livello nazionale che sono in buona parte superate. Giudica opportuno, pertanto, concentrare l'esame sui settori nei quali la relazione programmatica riporta precisi orientamenti del Governo in merito ad iniziative in corso, limitandosi a formulare brevi considerazioni con riferimento alla governance economica. Rileva che la riforma della governance economica dell'Unione europea è considerata giustamente dal Governo tra le questioni di maggiore rilevanza e delicatezza per il processo di integrazione europea e figura, inoltre, tra le priorità del programma di lavoro della Commissione europea per il 2011. Precisa che la relazione programmatica indica, in merito alle varie misure in cui si articola il nuovo sistema di governance, gli orientamenti che il Governo ha seguito nel corso del negoziato (in particolare sulle sei proposte legislative relative al Patto di stabilità, alla sorveglianza sugli squilibri macroeconomici e ai requisiti comuni per i quadri nazionali di bilancio) ovvero ai fini della prima attuazione (in particolare per il semestre europeo e il Patto Euro plus). Sottolinea come il negoziato in questione è peraltro giunto alle battute conclusive ed anche il semestre europeo per il 2011 è in fase avanzata. Sottolinea tuttavia che, con specifico riferimento al Patto di stabilità e crescita, il Governo rivendica opportunamente di aver difeso nel corso del negoziato alcuni punti di vitale interesse per il nostro Paese, quali l'inclusione tra gli indicatori della solidità finanziaria complessiva, accanto al debito pubblico, anche di quello privato. Fa presente che si tratta di una posizione che anche la Commissione bilancio della Camera, nelle numerose pronunce adottate, unitamente alla Commissione politiche dell'Unione europea, nelle varie fasi del negoziato, ha sostenuto con forza chiedendo di elaborare precisi indicatori di rischio, con particolare riguardo al debito del settore finanziario, ampiamente inferiore in Italia rispetto a tutti gli altri grandi Paesi dell'Unione europea. Ricorda che la Camera ha inoltre, in più occasioni, chiesto di tenere conto delle specificità di ciascun Paese e di non incidere negativamente sulla flebile ripresa economica. Osserva che, come è noto, nel negoziato oramai in via di definizione in seno al Consiglio, si è conseguito un risultato positivo sul primo punto, stabilendo che la valutazione dell'andamento del debito pubblico dovrà tener conto di alcuni altri fattori di rischio, tra cui la struttura del debito e il

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livello di indebitamento del settore privato. Con riferimento al secondo aspetto, pur essendo stato introdotto l'obbligo di ridurre di un ventesimo della eccedenza di debito pubblico rispetto alla soglia del 60 per cento, si è, da un lato, precisato che per uno Stato membro soggetto a una procedura per i disavanzi eccessivi alla data di adozione della nuova disciplina, come l'Italia, il requisito del criterio del debito è considerato soddisfatto, per un triennio a decorrere dalla correzione del disavanzo eccessivo, se lo Stato membro interessato compie «progressi sufficienti» verso l'osservanza. Inoltre, dal complesso della normativa oramai in fase di perfezionamento, si evince come l'applicazione del parametro numerico dovrà in ogni caso tenere conto di una serie di indicatori che incidono sulla stabilità finanziaria dei singoli Paesi. Segnala che la relazione programmatica considera di particolare importanza il dibattito già avviato sul riesame del bilancio dell'Unione europea, che dovrebbe tradursi nella presentazione da parte della Commissione europea, entro luglio 2011, di una proposta di regolamento sul quadro finanziario post 2013 e di una proposta di decisione sul nuovo sistema delle risorse proprie. Ricorda che il Consiglio dovrebbe chiudere il negoziato sul tali proposte entro luglio 2012, in modo che il nuovo quadro finanziario entri in vigore entro il 2013. Fa presente che la relazione riporta, in particolare, l'avvio di specifiche iniziative per la definizione e la difesa della posizione italiana in vista del negoziato: l'istituzione di un tavolo di coordinamento presso il Ministero degli affari esteri, per il raccordo con le amministrazioni maggiormente implicate nel negoziato, e di un Gruppo di lavoro sui saldi netti con il compito di formulare proiezioni e proposte tecniche per affrontare il problema dei saldi negativi dell'Italia; l'instaurazione, fin dalla fase prenegoziale, di un raccordo tra il tavolo di coordinamento e il Parlamento. Peraltro, la relazione indica, singolarmente, quali interlocutori le Commissioni XIV, Politiche europee, di Camera e Senato, mentre andranno invece pienamente coinvolte le Commissioni bilancio; l'avvio di contatti con la Commissione e il Parlamento europeo, stipulazione di accordi per consultazioni periodiche con i principali attori del negoziato, e alcuni Stati membri in particolare Francia e Germania, Polonia, cui spetta la presidenza di turno del Consiglio dell'Unione europea durante la seconda metà del 2011. Osserva che, per quanto riguarda le priorità negoziali dell'Italia, il Governo indica, giustamente, quale obiettivo primario il miglioramento del saldo netto fortemente negativo: l'Italia contribuisce, nell'attuale quadro finanziario, per il 14 per cento circa alle spese dell'Unione ma ne riceve solo il 10 per cento, con un saldo negativo annuale pari a circa 5 miliardi di euro. Precisa che indicazioni più puntuali sulla posizione negoziale italiana in vista del negoziato sul prossimo quadro finanziario pluriennale sono peraltro contenute in un documento presentato dal Governo alle Istituzioni dell'Unione europea il 2 maggio 2011 e predisposto sulla base del lavoro del tavolo di coordinamento sopra richiamato. Rileva che il documento, oltre a ribadire l'obiettivo prioritario del miglioramento del saldo netto individua, tra le altre, le seguenti priorità negoziali: assicurare che il volume del bilancio sia all'altezza delle ambizioni dell'Unione europea, tenendo allo stesso tempo conto degli stringenti vincoli di bilancio posti agli Stati membri; concentrare le spese intorno a poche priorità, idealmente definite attraverso la Strategia «Europa 2020», introducendo opportune condizionalità ex ante e assicurando un maggiore coordinamento del bilancio UE con le politiche nazionali e regionali; con riferimento alla riforma delle risorse proprie, eliminare delle correzioni ad hoc in favore del Regno Unito e di alcuni altri Paesi, sostenere la semplificazione dei contributi degli Stati membri e l'introduzione di una o più nuove risorse fiscali. Rileva che il Governo esprime tuttavia perplessità sulla proposta della Commissione di abolire la risorsa basata sull'IVA. Fa presente che il documento contiene inoltre indicazioni specifiche in merito al finanziamento delle

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singole politiche, in particolare la coesione e la politica agricola comune. Ritiene che la complessità e la rilevanza delle questioni connesse alla riforma del bilancio dell'Unione europea rendano necessario un esame approfondito della questione, sulla base degli specifici documenti già presentati dalla Commissione europea e del richiamato documento di posizione del Governo. Rileva che i profili di maggiore interesse e potenzialmente in antitesi appaiono i seguenti: il volume e le funzioni del bilancio europeo, questione che condizionerà fortemente il ruolo effettivo che l'Unione europea può giocare nella varie politiche e la definizione delle sue priorità di azione, e il contributo netto dell'Italia al bilancio europeo, essendo insostenibile l'attuale saldo negativo. Segnala che il Governo sottolinea l'importanza per l'Italia del dibattito sulla riforma della politica di coesione avviato nella Quinta relazione sulla coesione presentata dalla Commissione europea il 9 novembre 2010, e strettamente connesso alla riforma del bilancio. Fa presente che la Quinta relazione ha già prospettato alcune linee per la riforma della politica di coesione nel periodo di programmazione post-2013: concentrazione su poche priorità in linea con la strategia Europa 2020; introduzione di condizionalità ex ante, miglioramento della valutazione della spesa, anche mediante l'individuazione ex ante di indicatori di risultato misurabili; più ampio ricorso agli strumenti di ingegneria finanziaria; rafforzamento della coerenza e vincolatività della programmazione, mediante la definizione di un Quadro Strategico Comune, che indicherà a livello europeo le priorità di investimento per tutti i fondi a finalità strutturale e sarà tradotto da ogni Stato membro in Contratti di sviluppo e investimento. Rileva che la Commissione, anche sulla base della consultazione, intende elaborare le proposte legislative da presentare immediatamente dopo l'adozione del nuovo quadro finanziario pluriennale, previsto per l'estate 2012. Sottolinea che nella relazione programmatica il Governo non fornisce indicazioni specifiche sulla propria posizione in merito alle proposte della Commissione, che è invece illustrata in modo articolato ed efficace nel contributo presentato dal Ministro Fitto, il 31 gennaio 2011, nell'ambito alla consultazione avviata dalla richiamata Quinta relazione sulla coesione. Il Governo esprime sostegno per le linee generali di riforma della Commissione, in particolare l'orientamento ai risultati, l'introduzione di specifiche condizionalità, purché distinte dalle eventuali sanzioni macroeconomiche legate al rafforzamento del Patto di stabilità, la concentrazione delle risorse su poche priorità in linea con gli obiettivi della Strategia UE 2020, garantendo tuttavia una certa flessibilità alle diverse aree territoriali. Sottolinea che il Governo esprime invece riserve su alcune innovazioni proposte della Commissione, tra cui: l'introduzione di una riserva di premialità a livello europeo, legata al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, poiché si metterebbero a carico della politica di coesione traguardi che vanno oltre le sue possibilità di intervento. Sarebbe inoltre molto difficile trovare criteri e indicatori di riferimento validi per tutti e 27 gli Stati membri; l'introduzione di una categoria intermedia di regioni (tra le regioni obiettivo «Convergenza» e le regioni obiettivo «Competitività») nell'architettura della politica di coesione: ad avviso del Governo, vanno mantenute le regole attuali di eleggibilità dei territori e di allocazione delle risorse, che assicurano la concentrazione delle risorse sulle regioni più arretrate. In questo quadro, il so-stegno transitorio (phasing in e phasing out) è un meccanismo adeguato a sostenere le regioni che escono dall'obiettivo «Convergenza», e all'interno delle dotazioni assegnate a ciascuno Stato membro ogni Paese potrà trovare le migliori chiavi di ripartizione delle risorse per assicurare che le regioni possano essere sostenute in modo adeguato. Segnala che, anche sulla riforma della politica di coesione, che costituisce il settore in cui l'Italia riceve la maggior parte degli stanziamenti del bilancio dell'Unione europea (28 miliardi nel periodo 2007-2013) - peraltro spesi solo in minima parte (16 per cento in media)

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- sarà necessario svolgere un esame specifico, sulla base delle linee di riforma delle Istituzioni dell'UE e delle posizioni già assunte dal Governo. Fa presente che la relazione programmatica considera prioritario il negoziato sulla riforma della disciplina degli aiuti in materia di Servizi di interesse economico generale (SIEG). In particolare il Governo considera di particolare attenzione la questione della semplificazione delle attuali regole, con particolare riferimento alle ipotesi di SIEG di minore entità affidati da enti locali ovvero di SIEG affidati con procedure di evidenza pubblica. Ricorda, al riguardo che la Commissione europea ha presentato il 23 marzo 2011 una comunicazione sulla riforma delle norme dell'Unione europea in materia di aiuti di Stato relativamente ai servizi di interesse economico generale con la quale ha avviato una consultazione pubblica sui principi fondamentali che dovrebbero ispirare la riforma. Sottolinea che, nell'ambito della consultazione sull'applicazione del pacchetto SIEG, la maggior parte degli Stati membri ha indicato la necessità di una revisione delle disposizioni vigenti volta ad agevolare il rispetto delle norme in materia di aiuti di Stato ai vari livelli delle amministrazioni nazionali e la loro corretta applicazione, in particolare nel settore dei servizi sociali. La consultazione ha indicato, inoltre, la necessità di strumenti più chiari, semplici, proporzionati ed efficaci per garantire un'applicazione più agevole delle norme. Segnala che la Commissione sta valutando la possibilità di basare la prossima riforma su due principi fondamentali: la chiarificazione di una serie di concetti chiave rilevanti per l'applicazione delle norme in materia di aiuti di Stato ai SIEG e la definizione di un approccio diversificato e proporzionato, che tenga conto della peculiarità dei diversi tipi di SIEG, in particolare attraverso la semplificazione dell'applicazione delle norme per determinati tipi di servizi pubblici di carattere locale e su scala ridotta con un'incidenza limitata sugli scambi tra Stati membri e per determinati tipi di servizi sociali.

Il sottosegretario Bruno CESARIO ricorda che la Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea relativa all'anno 2011, indica gli orientamenti e le priorità che il Governo intende perseguire in sede europea. Fa inoltre presente che, sulla revisione delle prospettive finanziarie 2014-2020, il documento sintetizza, in modo esauriente, l'argomento, riferendosi alla comunicazione della Commissione europea dell'ottobre 2010, e riportando, in particolare, l'attivazione di un tavolo di coordinamento interministeriale presso il Ministero degli affari esteri, con l'espresso coinvolgimento della Ragioneria generale dello Stato. Ricorda, quindi, che il Programma di lavoro della Commissione per il 2011 prevede tre principali settori di attività: il rafforzamento della governance economica, il perfezionamento della riforma del settore finanziario e l'attuazione della Strategia Europa 2020. Fa presente, in particolare, che nell'ambito dell'attuazione della Strategia 2020, vengono indicati gli elementi di base per un bilancio dell'Unione europea moderno ed efficace per lo sviluppo futuro dell'Unione. Comunica, infine, di non avere osservazioni da formulare con riferimento ad entrambi i documenti in esame.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

La seduta, sospesa alle 14.25, riprende alle 14.45.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Concludere il primo semestre europeo per il coordinamento delle politiche economiche: orientamenti per le politiche nazionali nel 2011-2012.
(COM(2011)400 definitivo).
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Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sul programma nazionale di riforma 2011 e che formula un parere del Consiglio sul programma di stabilità aggiornato dell'Italia, 2011-2014.
(SEC(2011)810 definitivo).

Raccomandazione di raccomandazione del Consiglio sull'attuazione degli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri la cui moneta è l'euro.
(SEC(2011)828 definitivo).

(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127 del Regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame congiunto degli atti dell'Unione europea all'ordine del giorno.

Gabriele TOCCAFONDI (PdL), relatore, ricorda che la comunicazione COM (2011) 400 def. della Commissione europea, insieme alla raccomandazione SEC (2011) 828 def., traccia il punto di vista della Commissione in relazione alla prima applicazione del semestre europeo e ai programmi nazionali di riforma trasmessi dagli Stati membri, mentre la raccomandazione SEC(2011) 810 def. si concentra specificamente sui documenti presentati dall'Italia. In particolare, osserva che la comunicazione si apre con un'analisi molto realistica della situazione macroeconomica in cui versano i paesi europei, ripercorrendo gli effetti della crisi economica, considerata come la peggiore mai verificatasi dalla nascita dell'Unione europea. La Commissione europea ritiene che, anche dopo la fine della crisi, non sarà possibile tornare ai livelli di benessere sociale antecedenti, poiché le nostre società sono stata profondamente colpite e trasformate dagli shock degli ultimi tre anni e i segnali di ripersa non sembrano determinare la riduzione della disoccupazione. Ritiene opportuno segnalare come nella comunicazione in esame si sottolinei l'alto livello di interconnessione delle economie dei Paesi membri, che è stato reso ancora più evidente dalle ripercussioni in tutta l'Unione degli eventi economici e finanziari che hanno colpito singoli Stati. Pertanto, la risoluzione delle criticità finanziarie che ancora oggi permangono non può essere considerata come un semplice problema nazionale. Considera particolarmente rilevante anche l'ammissione che l'esclusiva concentrazione sul rispetto del Patto di stabilità e crescita non ha impedito che si verificassero gravi problemi in altri ambiti, denotando, secondo la Commissione europea, la mancanza di senso di responsabilità collettiva sui risultati, come conseguenza di una certa riluttanza al confronto costruttivo. Precisa che a tali sfide si è risposto attraverso l'introduzione di strumenti europei volti a prevenire gli squilibri macroeconomici, che saranno sottoposti ad una revisione a seguito del lavoro della task force guidata dal Presidente del Consiglio europeo e con la sottoscrizione del patto Euro plus volto a promuovere la competitività, l'occupazione e la sostenibilità delle finanze pubbliche nei paesi europei. Rileva che, in tale quadro, la nuova procedura del semestre europeo consentirà un'interlocuzione con le istituzioni europee ex ante rispetto alla fase decisionale nazionale e quindi un migliore coordinamento delle politiche dei singoli Paesi. Sotto un profilo generale, osserva che la Commissione europea ritiene che i programmi nazionali di riforma presentati dai singoli Stati membri possano costituire un valido punto di partenza per sostenere la ripresa dell'Europa ed affrontare le sfide posta dall'attuale congiuntura economica. Osserva tuttavia che, dalla combinazione dei diversi impegni nazionali, gli obiettivi della Strategia 2020 risulterebbero solo parzialmente conseguibili. In particolare, permarrebbero criticità in ordine ai livelli previsti di occupazione, investimenti in ricerca e sviluppo, efficienza energetica, istruzione terziaria e povertà. Pur nella consapevolezza della impossibilità di individuare una soluzione univoca per tutti gli Stati membri, la Commissione europea formula comunque talune raccomandazioni generali. Con riferimento ai «prerequisiti per la crescita», precisa che la Commissione europea ribadisce la necessità di tenere sotto controllo il quadro di finanza pubblica, anche in considerazione della diffusione di situazione di disavanzo eccessivo che riguardano

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ben 24 paesi. In particolare, sottolinea l'opportunità di utilizzare quadri di bilancio rafforzati, massimali di spesa o di freni al debito. In tale contesto, la Commissione europea rileva anche la necessità di rivolgere la massima attenzione alla qualità della spesa pubblica e delle strutture fiscali, al fine di non pregiudicare gli investimenti in ricerca e sviluppo, istruzione ed efficienza energetica che possono fare da motore per la crescita. Osserva che la comunicazione pone quindi l'accento sulla necessità, per gli Stati in cui l'erosione di competitività è costante, di ovviare alle carenze strutturali attraverso riforme anche del quadro salariale, di concerto con le parti sociali, agganciando le retribuzioni alla produttività. Le osservazioni sul sistema bancario e sulla necessità di riformare il quadro normativo delle ipoteche, al fine di prevenire bolle immobiliari e l'eccessivo indebitamento delle famiglie riguardano evidentemente meno il nostro Paese. Con riferimento al mercato del lavoro ed alla necessità di creare nuove opportunità occupazionali, la comunicazione auspica un più solido collegamento tra età pensionabile ed aspettativa di vita, al fine di prolungare la vita lavorativa. Segnalo in proposito che l'Italia ha già anticipato tale raccomandazione, equiparando l'età per l'accesso alla pensione di vecchiaia delle lavoratrici a quella dei lavoratori nel pubblico impiego e prevedendo la revisione triennale del requisito anagrafico in ragione dell'incremento della speranza di vita ai sensi dell'articolo 12, commi 12-bis e seguenti, del decreto-legge n. 78 del 2010. Rileva che la tematica su cui occorrerà tuttavia concentrare la riflessione dei prossimi anni, come rilevato anche dalla Commissione europea, sarà quella del livello delle pensioni erogate in applicazione del regime contributivo che in taluni casi, come riportato nei dati pubblicati anche di recente, in mancanza di un secondo pilastro adeguato, non raggiungerebbero livelli adeguati per la sussistenza nella vecchiaia. Sottolinea quindi la necessità di incrementare i livelli occupazionali, anche attraverso interventi sul sistema di istruzione e formazione. Ricorda che la Commissione europea fornisce anche utili indicazioni in materia fiscale, sottolineando la necessità, compatibilmente con gli equilibri di bilancio, di alleggerire il carico sul lavoro, spostando la pressione fiscale dalla manodopera al consumo, nonché sostenendo le riforme ambientali. Tali indicazioni trovano piena rispondenza nei criteri spesso richiamati dal ministro Tremonti su cui si baserà la riforma fiscale che la maggioranza intende portare avanti. Con riferimento alle raccomandazioni di carattere generale per accelerare la crescita, la Commissione pone l'accento sull'opportunità di recepire la direttiva servizi, al fine di rimuovere le barriere in entrata nel mercato e ribadisce la necessità di sostenere ricerca e innovazione, anche riguardo al finanziamento delle piccole e medie imprese, nonché l'efficientamento energetico. Ritiene che sia di particolare interesse per l'Italia anche il riferimento alla riduzione degli oneri amministrativi per le imprese e all'aumento di efficienza delle pubbliche amministrazioni, temi su cui, da ultimo, il Governo è intervento con il decreto sullo sviluppo, mentre rimane da affrontare il nodo della giustizia civile che è divenuto un vero gap competitivo per il paese, unitamente alla questione dei pagamenti della pubblica amministrazione. In conclusione, la Commissione sottolinea la necessità di compiere nel prossimo futuro sforzi maggiori di quelli già previsti che, rispetto agli obiettivi 2020, scontano la maggiore prudenza dovuta all'attuale congiuntura economica. Con riferimento alla raccomandazione di raccomandazione del Consiglio elaborata dalla Commissione europea, SEC (2011) 828 def., sottolinea innanzitutto l'esigenza che gli Stati membri si attengano strettamente agli obiettivi di bilancio contenuti nei programmi di stabilità per il 2011e si dotino di un quadro giuridico che renda sufficientemente forte i vincoli di bilancio. Osserva che si chiede inoltre di attuare riforme dei sistemi di sicurezza sociale atte a garantire la sostenibilità delle finanze pubbliche e adeguare i sistemi previdenziali alla situazione demografica. Con riferimento al sistema

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fiscale, in coerenza con la comunicazione prima richiamata, precisa che si chiederebbe di introdurre riforme fiscali che, preservando il gettito complessivo, possano abbassare le tasse sul lavoro. In tale quadro si confermano anche le richiesta di razionalizzazione della spesa pubblica e di revisione dei meccanismi salariali prima evidenziati. Sottolinea che la raccomandazione della Commissione finalizzata alla predisposizione di una raccomandazione del Consiglio in merito al Programma nazionale di riforma ed all'aggiornamento del Programma di stabilità per il 2011 presentato dall'Italia è, tra i tre documenti all'esame della Commissione, quello di più rilevante interesse e rappresenta un atto di primaria importanza nell'ambito dell'iter procedurale del semestre europeo. La Commissione valuta i due programmi anche alla luce degli impegni aggiuntivi assunti dall'Italia con la sottoscrizione del Patto euro pus del 7 marzo 2011. Precisa che il documento reca una premessa assai circostanziata e puntuale ove vengono in primo luogo richiamati la strategia Europa 2020 e le determinazioni assunte dal Consiglio nell'ambito del semestre europeo. La premesse della risoluzione sono tuttavia focalizzate sull'analisi dell'economia e dello stato della finanza pubblica del nostro Paese.
Ricorda in primo luogo che l'economia italiana è affetta da debolezze strutturali di molto antecedenti alla crisi economica e finanziaria, evidenziando come, tra il 2001 e il 2007, il tasso di crescita reale del prodotto interno lordo sia stato di circa l'1 per cento: la metà della media dell'area dell'euro, soprattutto in ragione di una crescita alquanto lenta della produttività. Tale stato di cose ha interessato tutto il Paese e le ampie disparità economiche regionali non sono state ridotte. La Commissione propone al Consiglio di dichiarare che gli scenari macroeconomici sottostanti all'aggiornamento del Programma di stabilità appaiono plausibili. Ricorda inoltre che il Programma di stabilità prevede di portare il livello del deficit a un livello inferiore al 3 per cento del prodotto interno lordo entro il 2012, attraverso nuove riduzioni di spesa e entrate aggiuntive derivanti da misure volte ad ottenere un più elevato tasso di osservanza della disciplina fiscale. Inoltre, entro il 2014, al termine del periodo di programmazione, dovrebbe essere raggiunto l'obiettivo di medio termine, ossia il pareggio del bilancio in termini strutturali, attraverso ulteriori riduzioni della spesa primaria. Rileva che la risoluzione sottolinea come lo sforzo fiscale medio nel biennio 2010-2012 sia superiore allo 0,5 per cento del PIL raccomandato dal Consiglio e, dopo il 2012, il tasso di aggiustamento si collochi ben al di sopra del livello stabilito del Patto di stabilità e crescita. La Commissione conferma, in sostanza, la validità della linea di politica economica e finanziaria adottata dal Governo e perseguita con coerenza a partire dalle prime avvisaglie della recessione che ha interessato l'economia globale. La Commissione propone al Consiglio di osservare come, in considerazione dell'elevato livello del debito, il perseguimento di uno stabile e credibile consolidamento dei conti pubblici e l'adozione di misure strutturali per rafforzare la crescita risultino priorità fondamentali per l'Italia. Inoltre, al fine di conseguire gli obiettivi stabiliti sino al 2012, si ritiene necessaria la piena attuazione delle misure già adottate nonché l'adozione di misure addizionali qualora, ad esempio, le entrate derivanti da un accresciuto livello di adempimento spontaneo alla normativa fiscale fossero inferiori a quelle previste ovvero emergessero difficoltà nel conseguire il previsto livello di riduzione delle spese in conto capitale. Ricorda quindi come, per gli anni 2013-2014, il nuovo quadro di bilancio triennale preveda che le misure concrete per conseguire gli obiettivi di consolidamento siano adottate entro il mese di ottobre 2011. La Commissione osserva inoltre come l'introduzione di tetti di spesa vincolanti e l'intensificazione dell'attività di monitoraggio dei conti pubblici riguardo a tutti i sotto-settori rafforzerebbe la disciplina fiscale. Osserva che la risoluzione si sofferma quindi sulle debolezze strutturali del mercato del lavoro, evidenziando come

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i lavoratori a tempi indeterminato beneficino di un livello di protezione superiore rispetto quello dei lavoratori con contratti a tempo determinato e soprattutto dei lavoratori ufficialmente considerati autonomi ma che in effetti sono in rapporto di subordinazione con i propri datori di lavoro. Sottolinea inoltre come la frammentazione del mercato del lavoro si accompagni ad un sistema frammentato di sussidi di disoccupazione non sempre adeguati e ad un tasso di disoccupazione doppio nelle regioni del sud. In tale quadro, viene evidenziata l'importanza di allineare la crescita dei salari all'incremento della produttività in considerazione della costante perdita di competitività che ha caratterizzato l'economia italiana a partire dalla fine degli anni '90. A riguardo, ritiene che la contrattazione aziendale potrebbe svolgere un ruolo importante, oltre a consentire di affrontare le disparità esistenti tra i mercati regionali del lavoro. Osserva che la risoluzione rileva inoltre il basso tasso di occupazione femminile, specie nelle regioni meridionali e ricorda come il Programma nazionale di riforma richiami le misure adottate per promuovere le politiche di riconciliazione di famiglia e lavoro e preannunci una riforma del sistema fiscale volta a spostare gradualmente il carico fiscale dal lavoro ai consumi, scelta questa che si ritiene potrebbe contribuire ad accrescere l'occupazione. Per quanto riguarda le spese in ricerca e sviluppo, evidenzia il loro modesto incremento negli ultimi dieci anni, ricordando come conseguentemente ammontino all'1,27 per cento del PIL, a fronte di una media dell'Unione europea dell'1,90 per cento. La causa di tale divario è identificata soprattutto nel basso livello della ricerca industriale. Nonostante alcune misure fiscali in favore delle imprese che investono in progetti di ricerca promossi dalle università o da centri di ricerca pubblici menzionati dal Programma nazionale di riforma, osserva come l'obiettivo dell'1,53 per cento del PIL sia molto al di sopra dei livelli correnti. Riguardo alle politiche di coesione, rileva come, a metà del periodo di programmazione 2007-2013, la quota di fondi europei attivati sia pari ad appena il 16,8 per cento del totale e risulti molto inferiore nelle regioni dell'obiettivo convergenza. In merito al Patto euro plus, rileva come un obiettivo espressamente diretto ad ottemperare al Patto sia rappresentato dalla prevista riforma costituzionale volta a rafforzare la disciplina di bilancio, della quale, unitamente alle misure considerate nel Programma nazionale di riforma, si propone di tenere conto nel definire la raccomandazione. Dopo aver valutato il Programma nazionale di riforma e l'aggiornamento del Programma di stabilità, la Commissione ritiene che il Piano di consolidamento per il periodo 2011-2014 sia credibile sino al 2012, mentre dovrebbe essere rafforzato da concrete misure relative agli anni 2013-14, così da avviare una progressiva diminuzione dell'elevato livello di debito pubblico. È esattamente quello che il Governo si accinge a fare con il provvedimento preannunciato dal Presidente del Consiglio dei ministri nel corso dei dibattiti svolti nel corso della settimana al Senato ed alla Camera che verrà adottato entro la fine del mese. Precisa che il Programma nazionale di riforma contiene invece un complesso di iniziative relative a tutti gli aspetti della strategia Europa 2020, ma sussiste la necessità di adottare ulteriori misure per affrontare le debolezze strutturali di lungo periodo aggravatesi in seguito alla crisi.. Per sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro ritiene che occorra inoltre compiere ulteriori passi in avanti nel biennio 2011-2012 per sviluppare la funzionalità del mercato del lavoro, aprire i mercati dei prodotti e dei servizi ad una competizione più allargata, sviluppare l'ambiente imprenditoriale, rafforzare la politica per la ricerca e l'innovazione e promuover un migliore utilizzo dei fondi di coesione. Nella parte dispositiva della risoluzione, richiamando i temi affrontati in premessa, ricorda che vengono sinteticamente riassunte le iniziative che l'Italia dovrebbe assumere nel biennio 2011-2012, ovvero, rendere effettivo il consolidamento fiscale previsto nel 211 e nel 2012 per assicurare

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la correzione del deficit eccessivo. La Commissione ritiene che occorra utilizzare integralmente ogni dinamica dei conti pubblici migliore del previsto per una più veloce riduzione del deficit e del debito nonché essere pronti a porre rimedio a qualsiasi deviazione dagli obiettivi di bilancio. Gli obiettivi per gli anni 2013 e 2014 devono invece essere sostenuti attraverso misure concrete da definire entro il mese di ottobre del 2011. Ritiene che occorra infine rafforzare la struttura della programmazione attraverso tetti di spesa vincolanti e un rafforzamento dell'attività di monitoraggio relativa a tutti i sottosettori; adottare misure per contrastare la segmentazione del mercato del lavoro mediante una revisione della legislazione di tutela del lavoro ed una riforma complessiva dell'attuale frammentato sistema di sostegno alla disoccupazione. Fare emergere il lavoro nero e promuovere l'occupazione femminile, anche favorendo l'accesso ai servizi di cura della persona e prevedendo incentivi finanziari per le famiglie ove sono presenti due percettori di reddito; assumere iniziative, fondate sulla legislazione del 2009 di riforma della contrattazione collettiva e in consultazione con le parti sociali, per assicurare che la crescita delle retribuzioni rifletta più fedelmente l'incremento della produttività così come le condizioni delle realtà locali e delle imprese; adottare misure per aprire ulteriormente il settore dei servizi alla competizione, specialmente nell'ambito delle professioni, approvare nel 2011 la legge sulla concorrenza attenendosi alle raccomandazioni dell'autorità antitrust, ridurre la lunghezza delle procedure di appalto e promuovere l'accesso delle piccole e medie imprese al mercato dei capitali rimuovendo gli ostacoli amministrativi e riducendo i costi; favorire gli investimenti privati in ricerca e sviluppo estendendo gli attuali incentivi fiscali e agevolare il ricorso al venture capital; accelerare le spese cofinanziate con i fondi per le politiche di coesione al fine di ridurre le persistenti disparità tra le regioni, rafforzando la capacità amministrativa e la governante politica. Rispettare gli obiettivi definiti nel Quadro strategico nazionale in termini di ammontare di risorse e di qualità della spesa.

Il sottosegretario Bruno CESARIO prendendo atto e condividendo le azioni raccomandate dalla Commissione europea nei settori individuati nell'ambito dell'Analisi annuale della crescita, richiama alcune delle azioni intraprese dal Governo italiano in riferimento ai settori indicati dai provvedimenti in esame. Con riferimento ai prerequisiti per la crescita, rileva che la Commissione europea fa presente come la maggiore parte dei Governi europei abbia avviato un processo di risanamento di bilancio e debba procedere ad una revisione radicale dei livelli e delle strutture delle spese e delle entrate dei bilanci nazionali, fissando il raggiungimento del pareggio di bilancio per il 2014. A riguardo, rileva che il Governo italiano, nel Programma di stabilità presentato ad aprile, si è impegnato a garantire il consolidamento della finanza pubblica e il raggiungimento del pareggio di bilancio entro il 2014. Osserva che al contenimento della spesa pubblica contribuiranno anche la legge di riforma di contabilità e finanza pubblica e lo schema di decreto legislativo di riforma dei controlli e di potenziamento dell'attività di analisi e valutazione della spesa. Evidenzia che la Commissione raccomanda, inoltre, azioni dirette al superamento degli squilibri strutturali nel mercato del lavoro attraverso un livello dei salari conforme all'aumento della produttività e in grado di sostenere la competitività delle imprese. A tal fine, osserva che in Italia sono state già adottate le prime misure per allineare gli incrementi retributivi all'andamento della produttività attraverso la ridefinizione di nuove regole di contrattazione tra imprese e parti sociali e l'ampliamento della contrattazione decentrata. In relazione, infine, alla promozione degli obiettivi ambientali, richiama in particolare l'approvazione di agevolazioni fiscali per la riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati, nonché le misure già approvate nell'ambito del Quadro strategico nazionale 2007-2013 ai fini

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del raggiungimento delle priorità di Europa 2020. Riguardo l'accelerazione della crescita, ricorda che la Commissione sprona i Paesi membri a incentivare, nell'ambito delle strategie di risanamento del bilancio, gli investimenti in ricerca, istruzione e infrastrutture. A tal riguardo, oltre alle misure già richiamate nel Programma nazionale di riforma, ricorda come con il decreto-legge n. 70 del 2011, siano stati approvati interventi diretti al sostegno della ricerca, tramite il «bonus ricerca», e interventi per le infrastrutture, tra cui la semplificazione della procedura di assegnazione diretta degli appalti. Ricorda, infine, che il Programma nazionale di riforma contiene le azioni del Governo mirate al superamento degli ostacoli alla crescita economica.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame degli atti della Commissione europea ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.55.

ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 23 giugno 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono il Ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli e il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Bruno Cesario.

La seduta comincia alle 14.25.

Schema di decreto legislativo recante riforma dei controlli di regolarità amministrativa e contabile e potenziamento dell'attività di analisi e valutazione della spesa.
Atto n. 368.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazione).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto rinviato nella seduta del 22 giugno 2011.

Remigio CERONI (PdL), relatore, illustra una nuova proposta di parere, integrata sulla base delle indicazioni emerse nella seduta di ieri (vedi allegato).

Il sottosegretario Bruno CESARIO concorda con la proposta di parere.

La Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

Schema di decreto legislativo recante meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni.
Atto n. 365.
(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto.

Massimo BITONCI (LNP), relatore, osserva preliminarmente che lo schema di decreto legislativo del quale la Commissione avvia l'esame, pur non presentando contenuti finanziariamente rilevanti, almeno in forma diretta, riveste tuttavia un particolare interesse nel quadro del processo di attuazione del federalismo fiscale, in quanto è volto a realizzare uno dei principi fondamentali della riforma avviata con l'approvazione della legge n. 42 del 2009. Rileva che, come evidenziato anche nella relazione illustrativa allegata allo schema, infatti, che la previsione di un complesso di meccanismi sanzionatori e premiali per gli enti territoriali rappresenta uno strumento importantissimo per garantire la piena responsabilizzazione degli organi di governo locali, che, seguendo comportamenti virtuosi, potranno recare beneficio agli enti da loro amministrati, mentre, in caso, di comportamenti finanziariamente imprudenti o di situazioni di dissesto, dovranno rispondere dei propri comportamenti. Osserva che la previsione

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di premi e sanzioni presuppone, poi, l'individuazione di maggiore trasparenza dell'andamento finanziario degli enti territoriali, attraverso la predisposizione, al termine dei mandati elettivi, di nuovi strumenti di rendicontazione, che renderanno più agevole anche il controllo democratico da parte degli elettori al momento del voto. Si tratta, quindi, di aspetti essenziali per la buona riuscita del federalismo fiscale, che coinvolgono questioni particolarmente delicate, specialmente sul piano istituzionale, in ragione della loro incidenza sui rapporti con gli enti territoriali. Ricorda che la stessa Corte dei conti, nella sua audizione presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, ha sottolineato come le disposizioni dello schema assumano un ruolo di «chiusura» del disegno federativo, coniugando i maggiori spazi di autonomia con un complesso sistema di responsabilità, nell'intento di garantire la tenuta dell'assetto del sistema normativo fin qui delineato in materia di federalismo fiscale. Per quanto attiene, più in dettaglio, al contenuto del provvedimento, segnala in primo luogo che l'articolo 1 dello schema istituisce un inventario di fine legislatura, obbligatorio per le Regioni assoggettate a un piano di rientro dal debito sanitario e facoltativo per tutte le altre Regioni, contenente la descrizione dettagliata delle principali attività normative e amministrative svolte durante la legislatura. Fa presente che l'inventario di fine legislatura è sottoscritto dal Presidente della Giunta regionale e, entro venti giorni dal provvedimento di indizione delle elezioni, deve essere certificato dagli organi di controllo interno regionale e trasmesso al Tavolo tecnico interistituzionale istituito presso la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, composto pariteticamente da rappresentanti ministeriali e regionali. Il Tavolo tecnico interistituzionale confronta i dati finanziari dell'inventario con quelli in proprio possesso e con quelli della Banca dati delle amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 13 della legge di contabilità e finanza pubblica ed invia, entro sessanta giorni, una relazione al Presidente della Giunta regionale. Per quanto attiene al settore sanitario, la verifica è effettuata dai Tavoli tecnici deputati alla verifica dell'attuazione dei Piani di rientro, e dalla struttura tecnica di monitoraggio prevista dall'articolo 3 dell'intesa Stato-Regioni in materia sanitaria per il triennio 2010-2012. In particolare, per le regioni con piano di rientro, la verifica dei dati del settore sanitario è effettuata sulla base delle risultanze emerse in sede di verifica dei medesimi Piani. La relazione e l'inventario di fine legislatura sono pubblicati sul sito istituzionale della Regione almeno dieci giorni prima delle elezioni e trasmessi dal Presidente della Giunta regionale alla Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale. Fa presente che l'inventario di fine legislatura deve indicare, dettagliatamente, le principali norme regionali e gli atti amministrativi riguardanti i controlli interni, eventuali rilievi della Corte dei conti, le carenze riscontrate nella gestione degli enti sottoposti al controllo della Regione e degli enti del servizio sanitario regionale, con indicazione delle azioni intraprese per porvi rimedio, le azioni intraprese per contenere la spesa sanitaria, lo stato del percorso di convergenza ai costi standard, nonché specifici dati relativi al settore sanitario. Lo schema tipo per la redazione dell'inventario di fine legislatura è adottato con atto di natura non regolamentare, sentita la Conferenza Stato-Regioni, dal Ministro per i rapporti con le regioni, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per le riforme per il federalismo e con il Ministro della salute, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del decreto. Rileva che un analogo inventario di fine mandato è poi introdotto dall'articolo 4 per le province e i comuni. Fa presente che l'inventario è obbligatorio per le province e i comuni che, durante il mandato consiliare in corso o in uno successivo, si trovino in situazione di dissesto finanziario, ai sensi dell'articolo 244 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali, mentre è facoltativo per gli altri enti locali. L'inventario di

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fine mandato, sottoscritto dal Presidente della provincia o dal Sindaco, deve essere certificato dall'organo di revisione dell'ente locale entro venti giorni dall'indizione delle elezioni e deve essere trasmesso al Tavolo tecnico interistituzionale, istituito presso la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, entro il medesimo termine. Anche per l'inventario di cui all'articolo 4, il Tavolo tecnico esperisce le necessarie verifiche sui dati finanziari in esso contenuti e invia al Presidente della provincia o al Sindaco una relazione, che, unitamente all'inventario, è pubblicata nel sito istituzionale della provincia o del comune almeno dieci giorni prima delle elezioni ed è trasmessa dal Presidente della provincia e dal Sindaco alla Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale. Sottolinea che, come già nell'articolo 1, sono poi precisati i contenuti dell'inventario, che contiene una descrizione dettagliata delle principali attività normative e amministrative svolte nella consiliatura, con particolare riferimento agli aspetti attinenti alla situazione finanziaria e patrimoniale dell'ente, ai controlli effettuati, alle misure correttive adottate e al percorso di convergenza verso i fabbisogni standard. Anche in questo caso, comunque, la definizione dello schema tipo per la redazione dell'inventario di fine mandato è rimessa ad un atto di natura non regolamentare, da adottare entro novanta giorni dall'entrata in vigore del decreto. Nel segnalare l'opportunità di una riflessione sui termini indicati negli articoli 1 e 4, che potrebbero non consentire la pubblicazione degli inventari almeno dieci giorni prima della consultazione elettorale di riferimento, ritiene comunque che le disposizioni in esame rappresentino una importante innovazione, che si muove nella direzione di assicurare la massima trasparenza in ordine alle decisioni assunte in materia finanziaria dagli enti territoriali. Ritiene, anzi, che possa essere auspicabile che anche gli enti che non vi sono obbligati provvedano comunque alla redazione degli inventari, che possono rappresentare un importante elemento di valutazione per gli elettori. Quanto al sistema sanzionatorio introdotto dal Capo I del decreto, precisa che esso si attiva in presenza di tre diverse fattispecie: il dissesto finanziario con riferimento al disavanzo sanitario per le Regioni assoggettate ad un piano di rientro della spesa sanitaria; il dissesto finanziario di cui all'articolo 244 del testo unico sull'ordinamento degli enti locali per gli enti locali; il mancato rispetto del patto di stabilità interno per le regioni e per gli enti locali. Per quanto riguarda la prima fattispecie, l'articolo 2 prevede che si verifichi una fattispecie di grave dissesto finanziario nelle regioni sottoposte a piano di rientro e commissariate, al verificarsi congiunto di tre condizioni: inadempienza immotivata, in tutto in parte, del Presidente della Giunta regionale, in qualità di Commissario ad acta, all'obbligo di redazione del piano di rientro o agli obblighi operativi, anche temporali, derivanti dal piano stesso; mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro, come accertato in sede di verifica annuale, con il conseguente perdurare del disavanzo sanitario oltre la misura consentita o con un suo ulteriore aggravamento; adozione per due esercizi consecutivi, in presenza del mancato raggiungimento degli obiettivi del piano di rientro e del conseguente incremento delle aliquote fiscali di cui all'articolo 2, comma 86, della legge finanziaria per il 2010 di un ulteriore incremento dell'aliquota dell'addizionale regionale all'IRPEF al livello massimo previsto dall'articolo 6, comma 1, del decreto legislativo n. 68 del 2011. Fa presente che, a fronte della situazione di grave dissesto, è in primo luogo prevista la rimozione del Presidente della giunta regionale, ai sensi dell'articolo 126 della Costituzione, «per fallimento del proprio mandato di amministratore dell'ente Regione». Il grave dissesto finanziario costituisce, quindi, una grave violazione di legge e, sul piano procedurale, spetta al Presidente del Consiglio presentare la proposta di rimozione al Presidente della Repubblica, sentita la Commissione parlamentare per le questioni regionali e previa deliberazione del

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Consiglio dei Ministri. Alla rimozione consegue, ai sensi del comma 3, l'ulteriore sanzione dell'interdizione del Presidente da qualsiasi carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici per i dieci anni successivi alla rimozione. Rileva che anche in questo caso è previsto un procedimento di irrogazione della sanzione con l'emanazione di un decreto del Presidente del Consiglio, previa deliberazione del Consiglio ministri, su proposta del Ministro per i rapporti con le regioni e la coesione territoriale. La terza sanzione è rappresentata dalla riduzione dei rimborsi elettorali per i partiti politici che presentano la candidatura del presidente rimosso a qualsiasi altra carica pubblica elettiva prima che siano trascorsi dieci anni dalla rimozione. Sottolinea che si tratta di una disposizione particolarmente significativa, volta a stimolare la responsabilità delle forze politiche attraverso una sanzione pecuniaria particolarmente rilevante, e, pertanto, segnala l'opportunità di verificare se la formulazione prevista non debba essere ulteriormente precisata al fine di evitare problemi in sede applicativa. Precisa che il comma 5 dispone che, nelle more dell'insediamento del nuovo Presidente della Giunta, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, sentito il Ministro per i rapporti con le regioni, nomini un nuovo commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro, mentre il comma 6 conferma le disposizioni vigenti in materia di erogabilità delle quote premiali in ambito sanitario, di cui all'articolo 2, comma 68, lettera c), della legge n. 191 del 2009, le disposizioni in materia di realizzazione degli obiettivi di carattere prioritario, di rilievo nazionale e di relativa erogabilità delle corrispondenti risorse, ai sensi dell'articolo 1, commi 34 e 34-bis, della legge n. 662 del 1996 e le norme in materia di fondo di garanzia e di recuperi, di cui all'articolo 13 del decreto legislativo n. 56 del 2000, rispettivamente per minori ovvero maggiori gettiti fiscali effettivi rispetto a quelli stimati ai fini della copertura del fabbisogno sanitario standard regionale. Fa presente che l'articolo 3, al comma 1, prevede che qualora si verifichi un grave dissesto finanziario, si applichi, previa verifica delle rispettive responsabilità del dissesto, la sanzione della decadenza automatica disposta dalla legge finanziaria per il 2010, in caso di mancata presentazione del piano di rientro o di verifica negativa del medesimo, per i direttori generali, amministrativi e sanitari degli enti del servizio sanitario regionale, nonché dell'assessorato regionale competente. Il comma 2, nei confronti dei medesimi soggetti, dispone anche la sanzione dell'interdizione, per un periodo da sette a dieci anni, da qualsiasi carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici, da irrogare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per le regioni e la coesione territoriale. Fa presente che l'articolo 5 consente alla Ragioneria generale dello Stato di attivare, nell'ambito dei poteri ad essa riconosciuti dall'articolo 14, comma 1, lettera d), della legge di contabilità e finanza pubblica, verifiche sulla regolarità della gestione amministrativo-contabile, qualora un ente, anche attraverso le rilevazioni SIOPE, evidenzi situazioni di squilibrio finanziario riferibili al ripetuto utilizzo dell'anticipazione di tesoreria, ad un disequilibrio consolidato della parte corrente del bilancio ovvero a modalità anomale di gestione dei servizi per conto di terzi. Le modalità di attuazione della previsione in esame sono demandate ad un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, da adottarsi di concerto con il Ministro dell'interno e con il Ministro per i rapporti con le regioni, d'intesa con la Conferenza unificata. Segnala che l'articolo 6 reca le sanzioni per il fallimento politico per i Sindaci e i Presidenti di provincia che siano ritenuti responsabili di una situazione di dissesto finanziario, ai sensi degli articoli 244 e seguenti del testo unico sull'ordinamento degli enti locali. Sottolinea che alle incompatibilità già previste a legislazione vigente, l'articolo in esame aggiunge la sanzione dell'ineleggibilità a tutte le cariche pubbliche elettive per un periodo di dieci anni, per coloro

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che sono stati riconosciuti dalla Corte di conti come responsabili del dissesto dell'ente amministrato. Fa presente che è inoltre prevista un'inibitoria a svolgere per un periodo di dieci anni qualsiasi carica in enti vigilati o partecipati da enti pubblici. I componenti del collegio dei revisori dei quali la Corte dei conti abbia accertato gravi responsabilità nello svolgimento dell'attività del collegio stesso, o ritardata ovvero la mancata comunicazione di informazioni dovute in base alla normativa vigente non possono essere nominati nel collegio dei revisori degli enti locali e degli organismi agli stessi riconducibili per un periodo fino a dieci anni, da graduarsi a seconda della gravità dei comportamenti. Osserva che, qualora l'ente locale - a seguito della pronuncia della sezione regionale di controllo della Corte dei conti attestante comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria e atti tali da determinare il dissesto finanziario - non abbia adottato le necessarie misure correttive nel termine assegnato dalla Corte medesima, questa trasmetta gli atti al Prefetto il quale attiva la procedura finalizzata alla dichiarazione dello stato di dissesto allo scioglimento del Consiglio. Nei casi in cui sia accertata la condizione di dissesto, il Prefetto assegna al Consiglio dell'ente un termine non superiore a venti giorni per la deliberazione del dissesto. Decorso tale termine, il prefetto nomina un commissario ad acta per la deliberazione del dissesto e dà corso alle procedure per lo scioglimento del consiglio dell'ente. Osserva che l'articolo 7, il quale reca disposizioni che troveranno applicazione a decorrere dall'anno 2014, disciplina i meccanismi sanzionatori da applicare nei confronti delle regioni e degli enti locali nelle ipotesi di mancato rispetto del patto di stabilità interno. Le disposizioni corrispondono, peraltro, a quelle già previste dalla vigente disciplina del patto di stabilità interno per gli anni 2011-2013, recata dalla legge di stabilità per il 2011, fatta eccezione per alcune novità, relative, in particolare, all'estensione alle regioni della sanzione, attualmente prevista per i soli enti locali, della riduzione del 30 per cento delle indennità di funzione e dei gettoni di presenza del Presidente della Regione e dei componenti della Giunta regionale. Segnala che agli enti locali è stata, invece, estesa la previsione dell'obbligo di versamento all'entrata del bilancio dello Stato dell'importo corrispondente alla differenza tra il risultato registrato e l'obiettivo programmatico - attualmente vigente per le sole regioni - in sostituzione della sanzione consistente nella riduzione dei trasferimenti erariali, prevista dalla normativa vigente, in conseguenza della soppressione dei trasferimenti a seguito dei provvedimenti attuativi del federalismo fiscale. Il comma 3 prevede la possibilità che le sanzioni previste per le regioni e gli enti locali, rispettivamente, ai commi 1 e 2 dell'articolo in esame, possano essere ridefinite con legge sulla base delle proposte avanzate dalla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica. Fa presente che le disposizioni del Capo II disciplinano, invece, i meccanismi premiali. In primo luogo, l'articolo 8, che - al pari dell'articolo 7 - si applicherà a decorrere dal 2014, introduce un meccanismo di premialità in favore degli enti «virtuosi», che si attiva qualora l'obiettivo programmatico assegnato al comparto di appartenenza sia stato nel complesso raggiunto. In particolare, si prevede che gli enti virtuosi che hanno rispettato il patto di stabilità interno possano, nell'anno successivo a quello di riferimento, ridurre l'obiettivo del patto stesso di un importo determinato con decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica. Sottolinea che la virtuosità degli enti è determinata attraverso la valutazione della posizione di ciascun ente rispetto ad un insieme di indicatori economico-strutturali finalizzati a misurare il grado di rigidità strutturale dei bilanci, il grado di autonomia finanziaria degli enti, l'effetto dell'attività finanziaria, nonché il livello dei servizi e della pressione fiscale. Tali indicatori possono essere ridefiniti con legge sulla base delle proposte avanzate dalla Conferenza permanente per il coordinamento

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della finanza pubblica. L'assegnazione a ciascun ente dell'importo da escludere è determinata mediante una funzione lineare della distanza ponderata di ciascun ente virtuoso dal valore medio degli indicatori, dovendosi considerare virtuoso l'ente che, relativamente agli indicatori considerati, presenta valori migliori rispetto al valore medio. Ricorda che per gli enti locali, il valore medio degli indicatori è individuato per classe demografica, con riferimento alle aree geografiche che saranno appositamente individuate con il decreto del Ministro dell'interno, di cui al comma 4, che dovrà recare le modalità di attuazione dei meccanismi premiali in esame. La disciplina attuativa delle disposizioni in esame è rimessa a due distinti atti: per gli enti locali, un decreto del Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, e, per le regioni, un decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per i rapporti con le Regioni, previa intesa con la Conferenza Stato - Regioni. Quanto agli effetti finanziari della disposizione, rileva che la relazione tecnica afferma che il meccanismo premiale previsto dall'articolo 8 risulta neutrale rispetto ai saldi di finanza pubblica in quanto finanziato con i risparmi rivenienti dall'applicazione delle sanzioni previste dal precedente articolo 7. Fa presente che l'articolo 8, tuttavia, non dispone esplicitamente che l'ammontare delle risorse utilizzabili ai fini della concessione del meccanismo premiale sia circoscritto all'ammontare delle predette risorse. Sul punto, rinviando per maggiori dettagli a quanto osservato nella documentazione predisposta dagli uffici della Camera, ritiene necessario acquisire l'avviso del Governo. Rileva che l'articolo 9 reca ulteriori disposizioni di carattere premiale. Il comma 1 precisa le modalità applicative dell'incentivo previsto dall'articolo 6 del decreto-legge n. 78 del 2010, che consente la redistribuzione tra le regioni a statuto ordinario del 10 per cento dei trasferimenti per il cosiddetto «federalismo amministrativo» a vantaggio delle regioni che abbiano contenuto i compensi dei consiglieri regionali e che abbiano applicato volontariamente le misure di contenimento della spesa recate dallo stesso articolo 6. Sottolinea che la disposizione in esame dispone che la regione possa essere destinataria delle risorse accantonate nel caso in cui il rapporto fra spesa di personale da una parte e spesa corrente dall'altra (al netto delle spese per i ripiani dei disavanzi sanitari e del surplus di spesa rispetto agli obiettivi programmati dal patto di stabilità) sia uguale o inferiore alla media nazionale e sia stato rispettato il patto di stabilità interno. Osserva che il comma 2, nelle more del perfezionamento delle complessive attività di competenza dell'Osservatorio dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, prevede che con riferimento al settore sanitario l'Osservatorio medesimo elabori prezzi di riferimento sulla base di un elenco di beni e servizi significativi in termini di impatto di spesa per il settore sanitario, elaborato dall'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali. Fa presente che è prevista una specifica segnalazione alla Corte dei conti in caso di acquisti effettuati che si discostino dai prezzi di riferimento. Il comma 3 collega l'erogazione di una quota premiale all'istituzione da parte delle regioni di una centrale regionale degli acquisti che effettui gare per beni e servizi di importo superiore ad un valore da stabilirsi con decreto interministeriale. Sul punto ritiene necessario che il Governo chiarisca quali risorse possano essere destinate a tali finalità. Fa presente che gli articoli da 10 a 12 sono invece volti a potenziare l'azione di contrasto all'evasione fiscale mediante il coinvolgimento delle province nell'accertamento fiscale e la previsione di una collaborazione di tali enti territoriali nella gestione organica dei tributi provinciali. Rileva che l'articolo 10 reca disposizioni in materia di contrasto dell'evasione fiscale da parte delle Province. In particolare, il comma 1 dispone l'attribuzione alle province di una quota del gettito derivante dalla partecipazione di detti enti locali all'accertamento dei tributi, nella misura del 50 per cento delle maggiori somme

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relative a tributi statali riscosse a titolo definitivo. Il comma 2 affida a un decreto del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, da adottare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame, l'individuazione dei tributi su cui calcolare la predetta quota del 50 per cento e le relative modalità di attribuzione. La norma secondaria deve prevedere forme di incentivazione finalizzate alla collaborazione delle regioni, delle province e dei comuni all'accertamento fiscale. il comma 3 demanda a un provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate, d'intesa con la Conferenza Stato-città ed autonomie locali, sentito il Garante per la protezione dei dati personali e sentita DigitPA per quanto di rispettiva competenza, l'individuazione delle modalità tecniche di accesso alle banche dati e di trasmissione alle province, anche in via telematica, delle informazioni reddituali relative ai contribuenti in esse residenti, nonché quelle della partecipazione delle province all'accertamento fiscale. Osserva che l'articolo 11 stabilisce le forme di collaborazione nella gestione organica dei tributi tra le province e l'Agenzia delle entrate, in particolare attraverso le direzioni regionali delle entrate. Il comma 1 attribuisce il compito di definire i criteri generali per la gestione organica dei tributi e delle compartecipazioni alla provincia con l'Agenzia delle entrate, la quale si avvale per l'attuazione delle proprie direzioni regionali. Il comma 2 attribuisce alle province la possibilità di stipulare con l'Agenzia delle entrate convenzioni volte ad instaurare adeguate forme di collaborazione e a garantire una gestione organica dei tributi propri derivati. Il comma 3 consente alle province, nel rispetto della loro autonomia organizzativa, di definire con specifica convenzione con il Ministero dell'economia e delle finanze come gestire, anche operativamente, la ripartizione degli introiti derivanti dall'attività di recupero dell'evasione. Fa presente che l'articolo 12 affida a un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri la determinazione annuale delle modalità per la individuazione del livello di evasione fiscale relativo ad ogni singola Regione, nonché la fissazione delle modalità di accesso al fondo perequativo regionale, disciplinato dall'articolo 15 del decreto legislativo n. 68 del 2011. Precisa che la determinazione del livello di evasione fiscale è effettuata tenendo conto del rapporto tra i dati fiscali dichiarati e i dati elaborati dall'Istituto nazionale di Statistica, così come previsto dalle regole del SEC95. Ai sensi del successivo comma 2 il citato decreto, nel disciplinare le modalità di accesso al fondo perequativo regionale di cui all'articolo 15 del decreto legislativo n. 68 del 2011 deve tenere conto, nel rispetto dell'autonomia organizzativa delle regioni nella scelta delle forme di organizzazione delle attività di gestione e di riscossione, dei risultati conseguiti in termini di maggior gettito derivante dall'azione di contrasto dell'evasione fiscale. Rileva, da ultimo, che l'articolo 13, in analogia con quanto stabilito in via generale dalla legge delega e dagli altri decreti legislativi attuativi della legge n. 42 del 2009, stabilisce che l'applicazione del decreto legislativo alle regioni a statuto speciale, alle province autonome ed agli enti locali dei rispettivi territori, deve avvenire con le procedure e nei tempi stabiliti dall'articolo 27 della legge delega, attraverso decreti attuativi degli statuti speciali.

Il Ministro Roberto CALDEROLI rileva preliminarmente che sullo schema di decreto legislativo in esame non è stato possibile acquisire l'intesa della Conferenza unificata non solo in ragione del contenuto del provvedimento, che evidentemente presenta aspetti di particolare rilevanza per gli enti territoriali, ma anche a causa della ristrettezza dei tempi disponibili, connessa all'esigenza di trasmettere il testo alle Camere prima della scadenza del termine della delega di cui all'articolo 2 della legge n. 42 del 2009, successivamente differito dalla legge n. 85 del 2011. Fa presente, tuttavia, che, specialmente nelle ultime riunioni, erano emerse indicazioni

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meritevoli di approfondimento, avendo i rappresentati degli enti territoriali posto in luce, in particolare, l'esigenza di collegare eventuali sanzioni all'accertamento di una effettiva responsabilità degli amministratori locali per la situazione di squilibrio finanziario, con la conseguente esclusione di sanzioni per situazioni di dissesto ereditate da precedenti gestioni. Nel sottolineare, poi, come le disposizioni in materia di inventario di fine legislatura potrebbero essere estese a tutti gli enti territoriali, e non solo a quelli in condizione di dissesto, ricorda come i rappresentanti degli enti territoriali abbiano osservato che disposizioni analoghe a quelle che si intende introdurre con il provvedimento in esame dovrebbero essere introdotte non solo a livello locale, ma anche per lo Stato. Al riguardo, fa presente che disposizioni in merito potrebbero essere introdotte nel corso dell'esame parlamentare e che ulteriori provvedimenti potrebbero essere adottati nell'ambito della manovra di correzione della finanza pubblica in corso di elaborazione, nella quale si sta valutando di introdurre la fissazione di costi e fabbisogni standard anche a livello statale. In questa ottica, giudica altresì opportuno introdurre sanzioni per le amministrazioni centrali che presentino una situazione finanziaria colpevolmente deficitaria. Anche in relazione all'esigenza di integrare il provvedimento nel senso indicato, ritiene che, una volta concluse le audizioni da parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, sia opportuna una pausa nei lavori di circa quindici giorni al fine di consentire ai relatori presso la Commissione bicamerale e a quelli delle due Commissioni bilancio di procedere congiuntamente all'elaborazione di una proposta di parere sulla quale possa realizzarsi la più ampia convergenza.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, dà atto al Ministro di essere sempre puntuale ed esaustivo nei suoi interventi.

Pier Paolo BARETTA (PD) fa presente di non avere obiezioni sulle considerazioni di carattere metodologico e relative alla tempistica svolte dal Ministro Calderoli. Ritiene tuttavia che il provvedimento rechi soluzioni di carattere medievale e sottolinea come la Commissione abbia una competenza primaria come quella della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale e dovrebbe pertanto svolgere una propria attività conoscitiva.

Antonio BORGHESI (IdV) ricorda che il tema oggetto del provvedimento era tra i motivi che hanno indotto il suo gruppo a votare a favore della legge n. 42 del 2009. In relazione alle considerazioni svolte dal deputato Baretta, sottolinea come il provvedimento sarà comunque utile e ritiene opportuno semmai semplificare il testo in modo da renderlo più comprensibile per tutti i cittadini.

Il Ministro Roberto CALDEROLI assicura la massima disponibilità del Governo a valutare le proposte di correzione e di integrazione che verranno avanzate, sottolineando come, trattandosi di un tema mai affrontato in precedenza e ricco di implicazioni istituzionali particolarmente delicate, sia quanto mai opportuno raggiungere una ampia condivisione tra le diverse parti politiche. In ogni caso, ritiene che le sanzioni previste dallo schema non possano certo considerarsi medievali, dal momento che esse potrebbero, al contrario, ritenersi blande.

Amedeo CICCANTI (UdCpTP) richiamando l'intervento svolto dall'onorevole Baretta, ritiene necessario il confronto con soggetti esterni al Parlamento e propone in particolare di audire la Corte dei conti, le associazioni rappresentative degli enti territoriali, nonché i rappresentanti dei revisori contabili degli enti locali. Sottolinea comunque come il tema inerisca in definitiva alla questione contabile essendo la riforma della contabilità pubblica caratterizzata dalla valutazione dei risultati conseguiti come corollario dell'autonomia dei dirigenti. Ritiene quindi necessario definire meglio l'ambito di applicazione e la

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configurazione della responsabilità recati dallo schema di decreto legislativo in esame.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nell'invitare i colleghi ad acquisire il materiale relativo all'attività conoscitiva svolta dalla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, si riserva di organizzare un ciclo di audizioni sul provvedimento, sottoponendo la questione all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

La seduta termina alle 14.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14 alle 14.10.