CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 2 febbraio 2011
433.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO ALL'8 FEBBRAIO 2011

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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 2 febbraio 2011. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 9.05.

Modifiche alla legge 31 dicembre 2009, n. 196, conseguenti alle nuove regole adottate dall'Unione europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri.
C. 3921 Giancarlo Giorgetti.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 1o febbraio 2011.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, anche alla luce del dibattito svoltosi nella seduta di ieri, illustra nel dettaglio una proposta di parere favorevole con condizioni e osservazioni.

Sandro GOZI (PD) ringrazia il relatore per aver recepito molte delle osservazioni da lui formulate nella seduta di ieri. Si sofferma in primo luogo sulla prima delle condizioni formulate dal relatore - con la quale si prevede che il Governo trasmetta alla Camere, contestualmente alla loro ricezione, l'analisi annuale della crescita e tutti gli altri progetti di atti e documenti predisposti dalle Istituzioni dell'Unione europea nell'ambito del semestre europeo - e chiede al relatore se ciò significa effettivamente che il Parlamento potrà discutere i documenti sin dal mese di marzo; si tratterebbe, in questo caso, di una innovazione particolarmente positiva. Valuta altresì di notevole rilievo il riferimento alla legge n. 11 del 2005 della condizione 3), con la quale si stabilisce che prima dello svolgimento delle riunioni del Consiglio europeo intese alla definizione delle linee guida di politica economica e di bilancio, il Governo riferisce alle Camere, con le modalità di cui alla citata legge, illustrando la posizione che intende assumere. Sottolinea infine il positivo richiamo di cui alla osservazione b), affinché la Commissione di merito valuti la possibilità di precisare, con riferimento all'articolo 3, comma 1, capoverso b), che le maggiori entrate correnti rispetto a quelle iscritte nel bilancio di previsione a legislazione vigente possono essere utilizzate, oltre che per il miglioramento dei saldi di finanza pubblica, per la copertura finanziaria di nuove o maggiori spese destinate a finanziare interventi di sostegno alla crescita e all'occupazione o di carattere sociale previsti dal Programma nazionale di riforma in attuazione degli obiettivi della strategia Europa 2020. Ritiene che, in tal modo, ci si avvicini all'obiettivo di una governance economica europea effettiva, che sappia conciliare stabilità e crescita.

Mario PESCANTE, presidente, condivide l'importanza di combinare il concetto di stabilità teutonica con quello di crescita e giudica particolarmente pregnante il parere formulato dal relatore. Propone quindi di modificare la condizione 4), laddove si prevede che il Governo assicura che la posizione rappresentata dall'Italia in sede di Consiglio europeo e di Consiglio dei Ministri dell'Unione europea sia coerente con gli indirizzi definiti dalle Camere

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in esito all'esame di progetti o documenti e che, nel caso in cui il Governo non si sia conformato agli indirizzi delle Camere, il Ministro dell'economia e delle finanze riferisce tempestivamente alle Camere, fornendo le appropriate motivazioni della posizione assunta. Riterrebbe più appropriato, anziché prevedere che «il Ministro riferisce tempestivamente alle Camere», che «il Ministro è tenuto a riferire».

Marco MAGGIONI (LNP) condivide la modifica proposta dal Presidente Pescante e ritiene opportuno sopprimere il termine «tempestivo», che valuta eccessivo.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, accoglie le proposte di modifica avanzate e formula quindi una proposta di parere favorevole con condizioni e osservazioni (vedi allegato 1).

Marco MAGGIONI (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere, come da ultimo formulata,

Sandro GOZI (PD) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole con condizioni e osservazioni del relatore.

La seduta termina alle 9.15.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 2 febbraio 2011. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 9.15.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/44/CE che modifica la direttiva 98/26/CE concernente il carattere definitivo del regolamento nei sistemi di pagamento e nei sistemi di regolamento titoli e la direttiva 2002/47/CE relativa ai contratti di garanzia finanziaria per quanto riguarda i sistemi connessi e i crediti.
Atto n. 312.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 25 gennaio 2011.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, formula una proposta di parere favorevole.

Enrico FARINONE (PD) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Marco MAGGIONI (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/30/CE che modifica la direttiva 98/70/CE per quanto riguarda le specifiche relative a benzina, combustibile diesel e gasolio nonché l'introduzione di un meccanismo inteso a controllare e ridurre le emissioni di gas a effetto serra, modifica la direttiva 1999/32/CE per quanto concerne le specifiche relative al combustibile utilizzato dalle navi adibite alla navigazione interna e abroga la direttiva 93/12/CEE.
Atto n. 315.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 19 gennaio 2011.

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Marco MAGGIONI (LNP), relatore, formula una proposta di parere favorevole.

Enrico FARINONE (PD) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Nicola FORMICHELLA (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2010/12/UE recante modifica delle direttive 92/79/CEE, 92/82/CEE, 95/59/CE e 2008/118/CE per quanto concerne la struttura e le aliquote delle accise che gravano sui tabacchi lavorati.
Atto n. 316.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 25 gennaio 2011.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, valutati i profili rientranti nelle competenze della XIV Commissione, formula una proposta di parere favorevole.

Enrico FARINONE (PD), tenuto conto dei tempi limitati a disposizione della Commissione per esprimere il parere di competenza e con esclusivo riferimento agli aspetti di compatibilità dell'Atto con la normativa dell'Unione europea, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Marco MAGGIONI (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/114/CE relativa all'individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione.
Atto n. 319.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del regolamento, e conclusione. - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 25 gennaio 2011.

Enrico FARINONE (PD), relatore, formula una proposta di parere favorevole sul provvedimento che, con riferimento alle competenze della XIV Commissione, appare condivisibile. Ricorda che l'attenzione dell'Unione europea sulle infrastrutture critiche è sorta a seguito dell'attentato di Madrid alla stazione Atocha nel marzo 2004 e che, dunque, già da tempo, si sarebbe dovuta affrontare la tematica in oggetto, connessa con la sicurezza dei cittadini e dunque meritevole di grande attenzione.

Nicola FORMICHELLA (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Marco MAGGIONI (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere, come da ultimo formulata.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole del relatore.

La seduta termina alle 9.25.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Mercoledì 2 febbraio 2011. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 9.25.

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Libro verde - La politica in materia di revisione contabile: gli insegnamenti della crisi.
COM(2010)561 def.

(Parere alla VI Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta del 1o dicembre 2010.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato 2), che sottopone alla valutazione dei colleghi e che auspica possa essere approvata in una prossima seduta.

Mario PESCANTE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Conclusioni della Quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale: il futuro della politica di coesione.
COM(2010)642 def.

(Parere alla V Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, sottolinea l'importanza del tema in esame e illustra i contenuti della quinta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale, che costituisce a suo avviso un documento di cruciale importanza per il Paese e per il futuro stesso del processo di integrazione europea. Ricorda che nel corso del 2011 entrerà nel vivo il negoziato sulla definizione del quadro finanziario dell'UE successivo al 2013 e della connessa riforma della politica di coesione.
Il documento in esame prospetta alcune linee organiche di riforma della politica di coesione sulla quale si è svolta una consultazione pubblica, chiusa il 31 gennaio 2011, in relazione alla quale il Governo italiano si sta apprestando a presentare, con qualche giorno di ritardo determinato dalle necessarie consultazioni con tutti i livelli di governo, il suo contributo.
La riforma della politica di coesione costituisce una delle questioni centrali sia nell'ambito del dibattito sulla revisione del bilancio dell'Unione europea sia con riferimento all'attuazione della strategia dell'UE per la crescita e l'occupazione (Europa 2020) e, più in generale, alle azioni per sostenere la ripresa economica dopo la crisi. Ciò discende anzitutto dal fatto che la politica di coesione assorbe nel quadro finanziario 2007-2013 il 35,7 per cento del totale delle risorse disponibili (347,414 miliardi di euro), che già contribuiscono, direttamente o indirettamente, in misura significativa ad interventi per sostenere lo sviluppo, la competitività e l'occupazione.
A fronte della volontà già manifestata da molti Stati membri di non accrescere le dimensioni del bilancio dell'UE, viene posta pertanto con forza, anche in seno alle Istituzioni europee l'esigenza di concentrare prevalentemente le risorse della politica di coesione sul perseguimento degli obiettivi della strategia UE 2020, delineando così una «lisbonizzazione» della medesima politica.
In secondo luogo, essendo in base ai Trattati la politica di coesione volta a ridurre ed eliminare i ritardi di sviluppo tra regioni e territori dell'UE, la ripartizione degli stanziamenti ad essa destinati è fonte di forti divergenze tra gli Stati membri. Per un verso, i Paesi che hanno aderito all'UE dal 2004, vantando in linea generale un PIL pro capite significativamente inferiore alla media europea, chiedono di beneficiare in massima parte degli stanziamenti disponibili; per altro verso, i vecchi Stati membri con regioni in ritardo di sviluppo (in particolare, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia) intendono continuare a disporre di risorse significative.
In terzo luogo, si pone l'esigenza di dare piena attuazione al Trattato di Lisbona che ha introdotto la coesione territoriale, accanto a quella economica e sociale, tra gli obiettivi e le politiche dell'UE.

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La questione presenta un rilievo centrale per l'Italia e soprattutto per le regioni che attualmente rientrano nell'Obiettivo Convergenza dei fondi strutturali (Campania, Puglia, Sicilia e Calabria): si tratta infatti di stabilire gli obiettivi futuri di spesa dell'UE, le risorse da allocare per ciascuno di essi e gli eventuali criteri di ripartizione delle risorse tra gli Stati membri e le regioni dell'UE.
Nel periodo 2007-2013 l'Italia è riuscita (grazie ad un efficace azione negoziale del Governo nel negoziato svoltosi tra il 2004 e il 2005), pur subendo, a causa dell'allargamento ai nuovi stati membri dell'Europa centro orientale, una riduzione delle risorse destinate al nostro Paese, a contenere il proprio saldo negativo (differenza tra il contributo al bilancio UE e gli stanziamenti ricevuti) allo 0,35. Ciò soprattutto grazie al fatto che all'Italia sono stati assegnati circa 28 mld di euro nell'ambito della politica di coesione.
Le prime proposte di riforma contenute nella quinta relazione al nostro esame o emerse nei documenti sinora presentati con riferimento alla revisione del bilancio europeo presentano numerosi elementi di criticità in quanto potrebbero peggiorare il saldo negativo dell'Italia e ridurre sensibilmente gli stanziamenti della politica di coesione a detrimento soprattutto delle quattro regioni sopra richiamate.
In via preliminare, sottolinea che l'orientamento di gran parte degli Stati membri (a partire da Germania, Regno Unito, Paesi scandinavi, Olanda, Austria), accettato nella sostanza dalla stessa Commissione, è quello di mantenere ai livelli attuali o addirittura di ridurre le dimensioni del bilancio UE. Pertanto, la ridefinizione delle priorità di spesa dell'UE avverrà spostando risorse da un settore all'altro anziché con stanziamenti aggiuntivi.
In questo quadro, un primo e forte elemento di criticità discende dalla proposta della Commissione europea, ampiamente condivisa da gran parte degli Stati membri, di concentrare il bilancio europeo sugli obiettivi della Strategia 2020 per la crescita e l'occupazione.
Se la concentrazione di risorse significative sulle nuove priorità definite dalla strategia in termini di ricerca, innovazione, istruzione, lotta alla povertà, occupazione, competitività, è comprensibile e necessaria, è tuttavia evidente il rischio che ciò avvenga a scapito degli stanziamenti per la politica di coesione (che assorbe attualmente circa il 40 per cento delle risorse del bilancio UE).
In sostanza, si prospetta il rischio, oltre che di una sensibile riduzione delle risorse attribuite ai fondi strutturali, anche di una «lisbonizzazione» dei fondi stessi: gli stanziamenti dei fondi non sarebbero più distribuiti in via prioritaria alle regioni in ritardo di sviluppo ma destinati a progetti - promossi dalle regioni e dalle autonomie locali - destinati agli obiettivi della Strategia 2020.
Un secondo elemento di forte criticità attiene ai criteri di ripartizione delle risorse tra le regioni in ritardo di sviluppo.
Per un verso è positivo che la Commissione ritenga che anche nel futuro assetto della politica di coesione il sostegno alle regioni andrebbe differenziato in base al loro livello di sviluppo economico (misurato in PIL pro capite), distinguendo le regioni «meno» sviluppate e quelle «più» sviluppate; sembra quindi tramontato il rischio di un'applicazione di tale criterio su base nazionale anziché regionale, proposta da alcuni nuovi Stati membri per beneficiare di gran parte delle risorse disponibili.
Per altro verso, la Commissione, per garantire «un trattamento più giusto per le regioni con livelli di sviluppo economico simili, ma incluse in base ai parametri statistici in obiettivi differenti» propone di introdurre una nuova categoria intermedia di regioni, che potrebbe sostituire l'attuale passaggio da una categoria all'altra (i cosiddetti regimi di phasing out e phasing in). Nella categoria intermedia rientrerebbero anche regioni attualmente beneficiarie del programma in funzione dell'obiettivo «convergenza», ma il cui PIL risulterebbe maggiore del 75 per cento rispetto alla media comunitaria secondo le ultime statistiche.

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Il rischio è questo obiettivo, di cui beneficerebbero per l'Italia forse solo Basilicata e Sardegna, riservi risorse significative a regioni tedesche e spagnole che hanno superato oramai da tempo la soglia del 75 per cento, sottraendole all'obiettivo convergenza in cui ricadono Campania, Sicilia, Calabria e Puglia.
Il terzo aspetto critico discende dalla proposta della Commissione europea di subordinare lo stanziamento delle risorse finanziarie alla capacità effettiva di Stati membri e regioni di utilizzare tali risorse e di rispettare i principi del cofinanziamento e dell'addizionalità e di introdurre forme di concorrenza qualitativa tra programmi candidati a finanziamenti.
In particolare, la verifica del principio di addizionalità sarebbe collegata al processo di sorveglianza economica dell'UE, utilizzando indicatori forniti già nei Programmi di stabilità e convergenza che gli Stati membri presentano ogni anno alla Commissione stessa. Anche le aliquote del cofinanziamento andrebbero riviste e se possibile differenziate per meglio rispecchiare il livello di sviluppo, il valore aggiunto dell'Unione, i tipi di intervento ed i beneficiari.
Al fine di rafforzare ulteriormente l'efficacia della politica di coesione, la Commissione propone di stabilire a livello di Unione europea una riserva di efficacia ed efficienza: una parte limitata del bilancio di coesione verrebbe messa da parte e destinata nel corso di una revisione intermedia agli Stati membri e alle regioni i cui programmi hanno contribuito in maggior misura - rispetto al loro punto di partenza - al conseguimento di obiettivi e traguardi della strategia UE 2020.
A fronte delle forti difficoltà delle nostre regioni ad utilizzare effettivamente le risorse stanziate e ad assicurare l'addizionalità, è evidente il rischio di un'ulteriore perdita di stanziamenti.
Ricorda che purtroppo gli ultimi dati sull'utilizzo in Italia dei fondi strutturali non sono confortanti: si registra infatti un livello di pagamenti pari a circa il 10,8 per cento per l'obiettivo convergenza (nelle quattro regioni meridionali sopra richiamate), il 18 per cento per l'obiettivo competitività (tutte le altre regioni) e addirittura a solo l'8,5 per cento per l'obiettivo cooperazione regionale.
A fronte di un quadro così articolato appare evidente l'esigenza di elaborare in tempi rapidi una posizione negoziale dell'Italia che salvaguardi tre esigenze primarie:
1) un saldo netto migliore o, più realisticamente, non peggiore rispetto a quello attuale;
2) il mantenimento di un livello di risorse adeguate per la politica regionale europea, evitandone una completa «lisbonizzazione»;
3) la destinazione prioritaria di risorse significative per interventi nelle regioni italiane in ritardo di sviluppo (le quattro che rientrano nell'Obiettivo Convergenza).

Al tempo stesso, occorre migliorare la capacità di spesa delle regioni italiane già in relazione al periodo di programmazione in corso. Ciò al fine sia di beneficiare pienamente delle somme già stanziate sia di rafforzare la nostra posizione negoziale.
Per assicurare che la posizione negoziale dell'Italia sia forte e coerente occorre agire in diverse direzioni attraverso una forte azione degli organi parlamentari competenti volta a definire, in stretto raccordo con il Governo, le regioni e gli europarlamentari italiani una posizione unitaria del Paese. Occorre poi una forte iniziativa politica dei Presidenti delle Regioni meridionali (come già avvenuto nel 2004-2005). Bisogna infine ottenere il consolidamento (mediante gli opportuni contatti a livello di Governo, Parlamento e regioni) di alleanze con gli altri Paesi mediterranei (Spagna, Portogallo e Grecia), che hanno interessi in gran parte convergenti con quelli italiani.
Si tratta di interventi urgenti: sulla base delle reazioni alla richiamate comunicazione dello scorso ottobre, la Commissione europea intende infatti presentare - entro il 1o luglio 2011 - una proposta di regolamento

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sul quadro finanziario post 2013 e una proposta di decisione sul nuovo sistema di risorse proprie. Nella seconda metà del 2011 la Commissione presenterà poi le proposte legislative necessarie per mettere in opera politiche e programmi dell'UE nel contesto della revisione del bilancio, incluse quelle relative ai fondi strutturali.
In coerenza con tali considerazioni, ritiene che l'esame della riforma della coesione andrebbe svolto in modo contestuale a quello della revisione del bilancio, ferme restando le differenze procedurali.
Ritiene infine che dovrà essere valutata, anche d'intesa con la V Commissione Bilancio, l'opportunità di procedere ad un ciclo di audizioni che coinvolga rappresentanti delle regioni, nonché colleghi dei Parlamenti spagnolo, portoghese e greco.

Mario PESCANTE, presidente, nel condividere l'opportunità di procedere ad una approfondita istruttoria sull'atto in oggetto, che potrà essere oggetto di definizione in sede di ufficio di presidenza e di intesa con la Commissione Bilancio, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio sulle modalità di controllo delle attività di Europol da parte del Parlamento europeo in associazione con i Parlamenti nazionali.
COM(2010)776 def.

(Parere alla I Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Sandro GOZI (PD), relatore, evidenzia che la Commissione è chiamata a pronunciarsi sulla comunicazione relativa alle modalità di controllo sulle attività di Europol da parte del Parlamento europeo in associazione con i Parlamenti nazionali, presentata dalla Commissione europea il 17 dicembre scorso.
Sottolinea come sia opportuno sul tema svolgere una riflessione attenta e approfondita, che è più complesso di quanto non si possa pensare ad una prima lettura.
Deve innanzitutto rilevare come traspaia dalla Comunicazione una certa esitazione della Commissione europea su come attuare l'articolo 88 del Trattato di Lisbona, il quale prevede un nuovo regime giuridico per Europol, stabilendo che l'Ufficio sia disciplinato da regolamenti da adottare secondo la procedura legislativa ordinaria. Tali regolamenti, destinati a sostituire l'attuale base giuridica dell'Ufficio, la decisione del Consiglio 2009/371/GAI, determineranno, oltre alla struttura, al funzionamento, alla sfera di azione e ai compiti di Europol, anche le modalità di controllo delle attività di Europol da parte del Parlamento europeo, «controllo a cui sono associati i Parlamenti nazionali».
La comunicazione non si limita ad una puntuale ricognizione sui diversi aspetti da affrontare e ad una ricostruzione della riflessione finora condotta in merito al controllo parlamentare di Europol, in quanto reca anche alcune proposte finalizzate ad alimentare ulteriormente la discussione.
Il rafforzamento del ruolo affidato ai Parlamenti in questa materia trae origine dalla necessità di preservare le garanzie democratiche in un settore, quello della cooperazione di polizia, in cui occorre procedere con la massima attenzione per conciliare adeguatamente l'esigenza di un'azione energica ed efficace nel contrasto alle gravi forme di criminalità e la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini.
Ricorda quindi che Europol venne istituito nel 1995, quale organo intergovernativo, allo scopo di migliorare la cooperazione di polizia nel contrasto alla criminalità organizzata, al terrorismo e ad altre gravi forme di criminalità transfrontaliera. Dal 1o gennaio 2010, con l'entrata in vigore della decisione del Consiglio 2009/371/GAI, Europol è divenuto un'Agenzia dell'Unione europea.
La comunicazione della Commissione europea ricorda che, in genere, i Parlamenti nazionali già esercitano una vigilanza,

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sebbene indiretta, su Europol, attraverso i rispettivi governi e, in particolare, i ministri degli affari interni e della giustizia, che possono essere chiamati a riferire sull'attività svolta dall'Agenzia. Si tratta ora di valutare attraverso quali modalità e con quali procedure si possa articolare un controllo sistematico sulle attività di Europol da parte del Parlamento europeo in associazione ai Parlamenti nazionali.
A questo scopo la comunicazione propone l'istituzione di un forum misto o interparlamentare permanente. A giudizio della Commissione, il forum interparlamentare potrebbe essere composto dai membri delle Commissioni dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo competenti in materia di polizia. Il forum potrebbe riunirsi a intervalli regolari e invitare il direttore di Europol a discutere su questioni attinenti all'operato dell'agenzia, nonché istituire un sottogruppo speciale incaricato, ad esempio, di garantire un contatto diretto con Europol. Contestualmente alla creazione del forum, la Commissione suggerisce anche una nuova strategia di comunicazione con il Parlamento europeo e i Parlamenti nazionali.
La Commissione europea ritiene che, per consentire al PE di contribuire alla definizione delle linee strategiche e delle priorità di azione dell'agenzia, sarebbe utile avviare un dibattito in seno alla Commissione LIBE sulla strategia pluriennale di Europol e sul suo programma di lavoro annuale. L'agenzia potrebbe inoltre trasmettere sistematicamente al PE e, tramite punti di contatto designati, anche ai Parlamenti nazionali informazioni periodicamente aggiornate sui risultati delle sue operazioni nonché i risultati del sondaggio degli utenti che misuri il livello di soddisfazione per le prestazioni generali di Europol e per prodotti e servizi specifici, inviato ogni due anni per via elettronica a determinati utenti negli Stati membri e ad altri partner.
La Commissione ritiene poi che, al fine di consolidare la comunicazione tra il futuro forum interparlamentare e gli organi direttivi di Europol, si potrebbe prevedere anche uno scambio periodico di opinioni in occasione della presentazione dei documenti strategici di Europol o delle suddette relazioni da parte del direttore e/o del presidente del consiglio di amministrazione. Secondo la Commissione, la rete del forum interparlamentare potrebbe inoltre servire come canale di informazione, trasmettendo documenti inerenti a Europol direttamente ai parlamenti nazionali.
La comunicazione esprime la posizione della Commissione europea anche in relazione a due ulteriori questioni che, nell'ultimo decennio, hanno interessato il dibattito sull'evoluzione dell'Agenzia: la possibilità di attribuzione ad Europol di poteri coercitivi e la separazione dei ruoli.
Per quanto riguarda il primo punto, ricordando come nelle discussioni in passato svolte dalle istituzioni UE sull'argomento, l'ipotetica introduzione di poteri coercitivi fosse subordinata alla condizione di un maggior controllo parlamentare su Europol, la Commissione rileva che l'articolo 88, paragrafo 3, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea esclude ogni futura attribuzione di tale tipo: «Qualsiasi azione operativa di Europol deve essere condotta in collegamento e d'intesa con le autorità dello Stato membro o degli Stati membri di cui interessa il territorio. L'applicazione di misure coercitive è di competenza esclusiva delle pertinenti autorità nazionali». La Commissione osserva inoltre che Europol non dispone di alcuno dei poteri tipici delle forze di polizia nazionali, come il diritto di eseguire arresti, perquisizioni domiciliari o intercettazioni telefoniche; la disposizione che conferisce a Europol il diritto di chiedere agli Stati membri di avviare indagini penali (articolo 7 della decisione 2009/371/GAI) lo autorizza soltanto a promuovere iniziative in casi specifici e non a costringere gli Stati membri a procedere a tali azioni; la partecipazione di agenti di Europol alle squadre investigative comuni, ha funzione di mero supporto, mentre l'eventuale applicazione di misure coercitive rimane di competenza esclusiva delle pertinenti autorità degli Stati membri.

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Per quanto riguarda il secondo punto, nella comunicazione viene ricordata la richiesta da tempo avanzata dal Parlamento europeo di essere coinvolto nelle procedure di nomina e revoca del direttore e del vicedirettore di Europol e di prevedere che il Consiglio di amministrazione sia ampliato includendovi anche rappresentanti della Commissione e del Parlamento europeo. A tale proposito la Commissione ribadisce l'importanza di garantire una separazione adeguata tra il potere legislativo e quello esecutivo e tra autorità che rivestono ruoli diversi. La Commissione raccomanda quindi che il PE non designi membri in seno al consiglio di amministrazione. Analogamente, per evitare di trasformare la nomina del direttore esecutivo in una questione politica, la Commissione ritiene che essa debba spettare al consiglio di amministrazione e non al Consiglio o al PE.
Segnala quindi che le questioni affrontate dalla comunicazione sono stato oggetto di confronti interparlamentari. In particolare, la riflessione sulle modalità con cui organizzare il controllo parlamentare sullo Spazio di libertà sicurezza e giustizia è stata oggetto di attenzione della Conferenza dei Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea da ultimo, in occasione della Conferenza di Stoccolma del 15 maggio 2010.
In quella occasione, il Presidente della Camera dei deputati, in qualità di relatore su tale materia, ha sottolineato che il rilievo delle tematiche comprese nello Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, con importanti riflessi sui fondamenti costituzionali degli Stati membri UE, giustifica pienamente il maggiore coinvolgimento dei Parlamenti nazionali nei meccanismi di valutazione sulle politiche dell'Unione, come previsto dal Trattato di Lisbona. Al fine di definire le modalità di tale coinvolgimento, anche con riferimento alla valutazione delle attività di Europol, il Presidente ha auspicato la presentazione da parte della Commissione europea di uno specifico documento di consultazione prima della predisposizione dei provvedimenti attuativi delle disposizioni previste in materia dal Trattato di Lisbona.
Per quanto riguarda le sedi e le modalità di dialogo e confronto tra Parlamenti (europeo e nazionali), il Presidente ha suggerito, piuttosto che la creazione di nuove sedi ad hoc, l'attivazione del circuito delle riunioni interparlamentare delle Commissioni competenti in materia di giustizia e affari interni, da stabilizzare con cadenza semestrale. Questa ipotesi si fondava su due motivazioni: per un verso, l'opportunità di valorizzare le competenze acquisite nel corso degli anni dagli organismi parlamentari già operanti; per altro verso, la necessità di evitare la moltiplicazione di sedi e strutture di cooperazione interparlamentare da cui possono derivare soltanto incertezze, confusione e nuove spese.
Nelle conclusioni della Conferenza, i Presidenti dei Parlamenti dell'Unione europea hanno chiesto alla presidenza entrante della Conferenza del Presidenti di valutare in maniera più approfondita la proposta di organizzare con regolare cadenza, in cooperazione con il Parlamento europeo, conferenze delle commissioni parlamentari che si occupano di giustizia e di affari interni.
Dalla lettura della comunicazione si evince dunque chiaramente la sua importanza sotto il profilo giuridico e politico. È bene quindi che la Camera dei deputati possa validamente contribuire ad un confronto interparlamentare in modo da individuare le soluzioni più opportune sul piano normativo per garantire che l'attività di Europol possa essere soggetta ad un attento scrutinio da parte delle istituzioni parlamentari.
Richiama infine l'attenzione dei colleghi sul fatto che le proposte della Commissione costituiscono un valido contributo all'approfondimento della materia, ma sollevano alcune questioni di particolare rilievo politico, sulle quali intende richiamare l'attenzione dei colleghi.
La prima riguarda, come richiamato, l'attività di Europol, che non è una polizia europea, non ha poteri coercitivi, ma dovrebbe

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piuttosto favorire uno scambio di informazioni tra forze di polizia. Si tratta naturalmente di competenze da rafforzare, ma che devono essere valutate nel loro rapporto con il diritto dei cittadini alla protezione dei dati. Occorre pertanto proporre alla Commissione disposizioni più specifiche in proposito.
Il secondo tema di particolare rilievo riguarda l'attuazione dell'articolo 88, essendo il termine previsto il 2013. Occorre, a suo avviso, chiedere alla Commissione di accelerare i tempi di formulazione delle sue proposte, anche tenuto conto del fatto che il Trattato di Lisbona è già in vigore da più di un anno.
Ritorna infine sulla questione dell'istituzione di un forum misto o interparlamentare permanente ai fini del controllo sull'attività di Europol, opzione preferenziale avanzata dalla Commissione. Ricorda che ulteriori ipotesi sono quella - per così dire più «leggera» - di un semplice scambio di informazioni tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali, e quella di un rafforzamento del ruolo della COSAC. Giudica tale ultima ipotesi non particolarmente positiva, in quanto ritiene che la COSAC non possieda le competenze specifiche necessarie.
Valuta invece positivamente l'idea del forum permanente, purché a determinate condizioni: si dovrebbe cioè trattare di un forum nel quale sia garantita piena uguaglianza tra Parlamento europeo e Parlamenti nazionali e non di un forum interamente controllato dal Parlamento europeo. Occorrerebbe inoltre garantirne la regolarità di riunione.
Deve ricordare peraltro che sull'ipotesi del forum permanente si registra una posizione negativa del Consiglio e occorrerà pertanto un notevole impegno per convincere alcuni degli esecutivi europei ad accettare tale opzione.
Una ulteriore questione, che coinvolge questa volta il Parlamento italiano, riguarda il ruolo del Comitato Schengen, rispetto al quale vi è una proposta di riforma pendente al Senato. La comunicazione della Commissione europea ripropone il tema di come controllare l'attività di Schengen e di Europol nel quadro del Trattato di Lisbona e occorrerà pertanto riaprire il dibattito anche sul Comitato Schengen, anche al fine di adeguare il Comitato medesimo alle nuove competenze che ha via via assunto.

Mario PESCANTE, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 9.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 9.55 alle 10.10.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/48/CE sulla sicurezza dei giocattoli.
Atto n. 322.