CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 2 febbraio 2011
433.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 2 febbraio 2011. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Intervengono il ministro per i rapporti con le regioni Raffaele Fitto e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Francesco Belsito.

La seduta comincia alle 13.15.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale.
Atto n. 292.

(Rilievi alla Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale).
(Seguito dell'esame e conclusione - Deliberazione di rilievi).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 1o febbraio 2011.

Pierguido VANALLI (LNP), relatore, presenta e illustra una proposta di deliberazione di rilievi (vedi allegato 1).

David FAVIA (IdV), dopo aver ricordato che il suo gruppo non è contrario al federalismo fiscale, rileva che il parere

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parlamentare sugli schemi dei decreti legislativi attuativi della delega di cui alla legge n. 42 del 2009 è stato caricato di un significato politico improprio, in quanto ad esso è stata collegata la prosecuzione della legislatura. Ne è conseguita una strozzatura dei tempi di esame, che nuoce alla qualità del lavoro: un lavoro che, disponendo di più tempo, avrebbe potuto condurre a risultati soddisfacenti. Allo stato il provvedimento prevede una fase transitoria molto lunga, dalle conseguenze imprevedibili, e delinea un quadro incerto di tributi locali e troppo incentrato sul patrimonio immobiliare. In mancanza di una vera perequazione, le entrate dei comuni dipenderanno dalla consistenza dei patrimoni immobiliari presenti sui loro territori, con la conseguenza che i comuni più ricchi avranno risorse e quelli meno ricchi si troveranno in difficoltà ad assicurare le funzioni fondamentali e i servizi essenziali.

Mario TASSONE (UdC) sottolinea innanzitutto che la proposta di rilievi del relatore costituisce una mera finzione e un vuoto esercizio di retorica, dal momento che fa riferimento a un testo - quello deliberato dal Consiglio dei ministri e trasmesso formalmente alle Camere per il parere - che non esiste più, essendo stato di fatto modificato dal Governo più volte e in modo rilevante alla luce del confronto con le autonomie locali. A suo avviso, le ragioni della politica, che impongono di esprimersi sul testo attuale, avrebbero dovuto prevalere sulle ragioni della procedura parlamentare e del regolamento, che prevedono che il parere sia espresso sul testo trasmesso dal Governo all'inizio dell'iter.
Quanto al merito della proposta, ricorda che il suo gruppo, l'unico a votare contro la legge delega n. 42 del 2009, giudica in modo radicalmente negativo l'intero progetto del federalismo fiscale, ritenendo che porterà ad un aggravamento delle sperequazioni esistenti tra il nord e il sud del paese per effetto delle quali il ricco nord si legherà sempre più all'Europa, mentre il mezzogiorno sarà abbandonato a se stesso.
Rileva, tra l'altro, che anche il relatore, il quale ha svolto un lavoro onesto ed encomiabile, non manca di accennare, nella sua proposta, a diverse questioni rilevanti sotto il profilo della costituzionalità.
Preannuncia, in conclusione, il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di rilievi del relatore.

Massimo CALEARO CIMAN (IR) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di rilievi del relatore, sottolineando come non solo gli enti locali, ma anche le imprese chiedano una maggiore vicinanza al territorio, come dimostra anche l'operato dell'amministratore delegato della Fiat, Marchionne.

Oriano GIOVANELLI (PD) esprime la delusione del proprio gruppo, che aveva dato credito al Governo al momento dell'approvazione della legge delega (n. 42 del 2009) e che si trova oggi di fronte a decreti attuativi che tendono alla propaganda politica più che a realizzare veramente il federalismo fiscale e ad attuare i principi del titolo V della parte II della Costituzione. In sostanza, il provvedimento in esame attribuisce ai comuni un'autonomia impositiva estremamente limitata, riconducibile al potere di regolare entro certi limiti alcune aliquote; ratifica la progressiva, grave riduzione delle risorse destinate ai comuni e lascia indecisa la questione essenziale della perequazione tra le diverse aree del paese.
Più in dettaglio, fa presente che, nel momento in cui l'Istat certifica che i redditi delle famiglie sono in costante diminuzione, questo provvedimento pone le premesse per un aggravio dell'iniquità fiscale.
Inoltre, il provvedimento sancisce una riduzione dell'autonomia impositiva dei comuni, mentre avrebbe dovuto realizzare la loro autonomia di entrata: infatti se nel 2007 i comuni esercitavano una qualche autonomia su circa il 47 per cento delle

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proprie entrate, tale percentuale scende al 14 per cento nella fase transitoria e si attesta al 38 per cento a regime.
Ancora, il Governo sostiene che la cedolare secca farà emergere gli affitti non dichiarati al fisco permettendo maggiori entrate tali da compensare la diminuzione delle risorse per i comuni, ma non vi è alcuna certezza sulle presunte maggiori entrate che questa operazione comporterà. In questo modo la cedolare secca porterà un beneficio ai proprietari di casa che pagano le imposte, ma non agli inquilini: infatti se l'emersione degli affitti in nero non dovesse realizzarsi, a risentirne sarà anche il fondo comunale per gli affitti, che già è stato quasi azzerato.
Quanto allo sblocco dell'addizionale Irpef, i comuni l'hanno accettato per poter chiudere i bilanci 2011, ma di fatto circa la metà dei comuni capoluogo ha già l'addizionale massima, per cui la misura aiuterà solo l'altra metà dei comuni, nei quali, in ogni caso, si determinerà un aggravio della pressione fiscale su chi paga le tasse.
Si aggiunga poi che, nonostante il Governo avesse dichiarato di volere alleggerire il carico fiscale sui lavoratori e le imprese, l'Imu è destinata a gravare sui commercianti e sulle imprese più dell'Ici.
In conclusione, il giudizio non può che essere negativo su un provvedimento che conferma la riduzione delle risorse per i comuni senza dare loro strumenti per il recupero delle minori entrate, attribuisce ai comuni margini di autonomia impositiva quasi nulli, prevede un sistema di perequazione generico e insufficiente a garantire il riequilibrio e lascia non disciplinate molte materie rilevanti: un provvedimento che, se il Governo avesse accettato di lavorarci ancora insieme ai gruppi di minoranza favorevoli al federalismo fiscale, avrebbe potuto realizzare una riforma epocale per la responsabilizzazione degli amministratori locali e per il riordino delle funzioni e dei servizi.
Preannuncia pertanto il voto contrario del suo gruppo.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.), premesso che la sua parte politica è da sempre favorevole al federalismo, anche a quello fiscale, rileva che nella proposta di rilievi del relatore non si fa cenno al problema del rapporto tra la disciplina dettata dal provvedimento in esame e gli statuti delle regioni ad autonomia speciale, ed in particolare quello del Friuli Venezia Giulia. Ricorda che lo statuto speciale del Friuli Venezia Giulia, che è legge costituzionale, attribuisce alle province autonome la disciplina dei tributi locali e devolve alle stesse il gettito Irpef del territorio. Invita pertanto il relatore a tenere conto, nella sua proposta di rilievi, anche della necessità di salvaguardare espressamente gli statuti speciali.

Giuseppe CALDERISI (PdL) ricorda che il federalismo fiscale rappresenta per l'Italia una opportunità in termini di crescita e sviluppo e un fattore decisivo per il miglioramento della coesione sociale e per la garanzia dei servizi sociali. Si tratta di una riforma della finanza pubblica in senso federale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione, che è nato da una riforma costituzionale che presuppone anche e soprattutto una riforma del nostro assetto istituzionale.
L'Italia è l'unico grande Paese europeo che non ha finanza locale; a partire dal 1971 la finanza è stata centralizzata ed il centro si è assunto tutti gli oneri e responsabilità, anche di erogazione e finanziamento dei servizi ad ogni livello; da qui nasce il criterio della spesa storica, dei perniciosi rimborsi a piè di lista, con conseguente pressione fiscale ed aumento del debito pubblico.
Lo schema di decreto legislativo in materia di federalismo municipale non si espone alle critiche avanzate nel corso del dibattito parlamentare. Ciò vale sia con riguardo allo schema preliminarmente deliberato dal Consiglio dei ministri lo scorso 4 agosto 2010, sia - e specialmente - in riferimento alla versione risultante dalle modifiche prospettate nella proposta di parere del relatore, il presidente La Loggia,

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ed ulteriormente in corso di elaborazione sulla base delle richieste dei comuni.
In primo luogo non è corretto concludere che le risorse non saranno sufficienti per mantenere il livello attuale delle spese comunali, poiché il meccanismo della fiscalizzazione degli attuali trasferimenti statali (così come indicati nella relazione tecnica allegata allo schema di decreto) garantisce che non si creeranno falle nei bilanci dei comuni: è stato infatti previsto che il gettito totale o pro quota dei tributi attribuiti o devoluti ai comuni sia corrispondente ai trasferimenti che vengono soppressi da parte dello Stato. In secondo luogo, con il passaggio dalla spesa storica al criterio finanziario dei fabbisogni standard, molti comuni potranno e dovranno ridurre le proprie spese, migliorando il saldo complessivo delle loro finanze.
Non è poi sostenibile l'affermazione per cui l'impianto configurato a garanzia della nuova autonomia finanziaria dei comuni si regga su una eccessiva incertezzanella quantificazione delle risorse messe a disposizione, così da non consentire una adeguata padronanza, da parte degli stessi comuni, delle proprie politiche e della programmazione dei servizi. Rispetto al testo approvato in via preliminare dal Consiglio dei ministri, infatti, il testo attuale contiene la determinazione delle aliquote di spettanza comunale di tutti i tributi attribuiti o devoluti ai comuni. Occorre inoltre tenere in debita considerazione la svolta epocale apportata dal sistema e costituita dal passaggio dall'impostazione basata su flussi finanziari derivati e sul criterio di quantificazione fondato sulla spesa storica a quello fondato sui fabbisogni standard. Il problema potrebbe in astratto porsi solo con riferimento alla copertura delle funzioni diverse da quelle fondamentali, ma non si porrà in concreto se i comuni si dimostreranno capaci di utilizzare i nuovi poteri di finanziamento di cui vengono dotati, rispondendone di conseguenza dinanzi alle rispettive comunità.
Va inoltre sottolineato come le previsioni finanziarie su cui si è costruito il meccanismo delineato dallo schema di decreto siano fondate ed autorevoli e si fondino, oltre che sullo sviluppo delle basi imponibili, su pilastri della sussidiarizzazione del contrasto all'evasione fiscale, con previsione di una partecipazione molto più forte dei comuni a tutela della fedeltà fiscale complessiva e segnatamente con riguardo ai tributi locali. Tale partecipazione si tradurrà in una maggiore partecipazione economica dei comuni al gettito derivante dall'emersione delle irregolarità fiscali. Infine, con riguardo in particolare alla cedolare secca sulle locazioni abitative, i comuni beneficeranno dell'emersione, che fondatamente si prevede sostanziosa, dell'attuale notevolissimo «sommerso degli affitti», grazie alla previsione di una tassazione più leggera di quella attuale, senza dimenticare lo spirito comunque progressivo del sistema tributario sui redditi né le esigenze delle famiglie in affitto, alle quali lo schema di decreto riserva una parte rilevante del gettito della cedolare secca riferita ai contratti di locazione non agevolati, per essere destinati ad interventi in favore delle famiglie numerose.
Si lamenta poi che i comuni in questo nuovo sistema saranno ancora troppo legati e dipendenti dalla finanza derivata. Benché il sistema possa sembrare ad un esame superficiale una rivisitazione della finanza derivata, occorre sottolineare come il fondo sperimentale di riequilibrio, costituito per permettere una transizione progressiva e non traumatica dal vecchio al nuovo sistema, si baserà su logiche ben diverse da quelle a tutti note ed applicate sinora, inefficienti e fortemente deresponsabilizzanti rispetto ai singoli governi locali. La ridistribuzione delle risorse che in esso confluiscono, pur rispondendo in primo luogo a esigenze di perequazione, dovrà infatti tenere conto dei fabbisogni standard.
Sono poi stati ipotizzati, a regime, adeguati spazi di autonomia, quali la manovrabilità dell'IMU, sia principale, sia secondaria, la possibilità di istituire l'imposta di soggiorno, lo sblocco dell'addizionale comunale dell'irpef.

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In seconda istanza, in conformità alle esigenze manifestate dai comuni, è stato previsto che con distinto decreto legislativo integrativo e correttivo sia riordinata l'addizionale irpef, che soppianterà gradualmente la compartecipazione irpef.
È stato osservato inoltre che tassare la seconda casa comporterà una dissociazione tra soggetti «paganti» da soggetti residenti(non solo principali fruitori dei servizi, ma soprattutto elettori). Va però detto da una parte che la delega impone espressamente che l'esenzione in favore della prima casa rimanga ferma, escludendo scelte diverse da parte del Governo in sede di esercizio della delega; in secondo luogo, che il numero delle seconde case fuori comune, le cosiddette case di vacanza, è inferiore rispetto al numero delle case acquistate per investimento nel comune di residenza, magari per componenti della famiglia. Occorre inoltre considerare che, anche grazie al Piano casa in corso di attuazione, si creerà una positiva competizione tra i comuni, che saranno incentivati a rendersi appetibili al fine di attrarre nuovi soggetti proprietari di seconda casa. La proposta, avanzata da taluno, di fissare la deducibilità dell'ICI sulla prima casa dall'IRPEF non è condivisibile perché determinerebbe un'eccessiva riduzione, a scapito del principio di progressività, del gettito IRPEF in favore dello Stato.
La presunta sperequazione derivante dall'applicazione della tassazione alla sola seconda casa sarà comunque ridotta a sufficienza dal fondo perequativo, che nella versione definitiva garantirà i livelli essenziali e le funzioni fondamentali, e sarà ad ogni modo basato sui fabbisogni standard, così da vincolare anche lo Stato a non eccedere (né ovviamente a rimanere in difetto) nella quantificazione dei fondi finanziari, così da non condizionare più come avvenuto fino ad oggi l'autonomia complessiva degli interlocutori comunali.
Quanto ai temuti aumenti delle tariffe, il rischio sarà scongiurato dal fatto che il decreto prevede che il rispetto dei limiti massimi di pressione fiscale sia riferito anche alle tariffe, per cui eventuali aumenti di queste ultime (anche se improbabile stante il passaggio ai fabbisogni standard) saranno possibili (ad esempio per assecondare positivi incrementi della qualità dei servizi) solo a patto della contestuale riduzione della pressione fiscale.
Date tutte le ragioni ora esposte, cade nel nulla la critica per cui il federalismo municipale romperebbe l'unità del Paese. La garanzia della coesione sociale basata sulla tutela dei livelli di finanziamento necessari (ma anche sufficienti) a coprire le spese riferibili ai livelli essenziali dei diritti è un baluardo posto dalla legge n. 42 e che lo schema di decreto persegue.
Venendo infine ai problemi dei tempi d'esame del provvedimento e dello spirito collaborativo del governo, si deve riconoscere che il Governo ha deciso in via informale di non avvalersi, per un'ulteriore settimana, della possibilità di procedere comunque all'adozione del decreto definitivo anche nel caso in cui l'esame parlamentare dello stesso non sia concluso allo scadere del termine previsto.
In conclusione, quello in esame è un provvedimento di straordinaria portata istituzionale, sul quale la posizione contraria dei gruppi che si erano astenuti al momento dell'approvazione della legge delega non ha ragione di esistere ed è motivata soltanto dalla volontà di provocare una crisi di Governo: si tratta però di un atteggiamento irresponsabile.

Raffaele VOLPI (LNP), dopo essersi associato alle riflessioni del deputato Calderisi, esprime delusione per l'atteggiamento pregiudizialmente ostile delle minoranze che si erano astenute dal voto sulla legge delega, ritenendo che tale atteggiamento sia motivato solo da ragioni politiche di opportunità legate alla speranza di porre fine alla legislatura. Si dica apertamente, come ha fatto il deputato Favia, che il voto contrario ha motivazioni di lotta politica e ci si assuma la responsabilità di opporsi a un provvedimento che gli amministratori locali stanno attendendo e che vuole cambiare in meglio il paese. Rivolgendosi in particolare al deputato

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Tassone, gli chiede infatti se sia davvero certo che mantenere l'attuale stato di cose sia la scelta migliore per l'Italia e se non pensa invece che una maggiore responsabilizzazione degli amministratori locali e delle classi dirigenti avrebbe effetti benefici anche per il meridione. Preannuncia quindi il voto favorevole del suo gruppo.

Nicolò CRISTALDI (PdL) ricorda che il progetto federalista tende a trasformare l'Italia in quella Repubblica definita dall'articolo 114 della Costituzione, nella quale i comuni hanno la stessa rilevanza istituzionale dello Stato e delle regioni. Esprime quindi preoccupazione per la richiesta formulata dal deputato Zeller di escludere dall'ambito di applicazione della riforma le regioni a statuto speciale. Teme infatti che, se il gettito delle imposte dovesse essere destinato non ai comuni ma alle regioni, si determinerebbe di fatto un nuovo centralismo: non più statale, ma regionale..

Pierluigi MANTINI (UdC), premesso che non svolgerà una dichiarazione di voto, si associa all'intervento del collega Tassone ed esprime perplessità sulla richiesta del deputato Zeller. La richiesta del deputato Zeller - volta a prevedere la non applicazione ai comuni delle regioni a statuto speciale di tutte le disposizioni del provvedimento in esame in materia di tributi locali e di devoluzione di gettito - si pone infatti in aperto contrasto con i principi e criteri direttivi della legge delega.
Osserva inoltre che il giudizio negativo espresso dal suo gruppo trova piena conferma nei tanti e delicati rilievi di costituzionalità elencati dallo stesso relatore, sia pure incidentalmente, nella sua proposta di rilievi.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.) fa presente che la precisazione di cui ha auspicato l'inserimento nel provvedimento è già contenuta implicitamente nell'ordinamento dal momento che gli statuti delle regioni ad autonomia speciale sono leggi costituzionali e prevalgono quindi sulle leggi ordinarie, compresi i decreti legislativi. La proposta di modifica del testo nel senso da lui auspicato è del resto contenuta anche nella proposta di parere del relatore nella Commissione di merito.

Pierguido VANALLI (LNP), relatore, riformula la sua proposta di rilievi (vedi allegato 2) aggiungendo il seguente rilievo per tenere conto di quanto suggerito dal deputato Zeller: «all'articolo 8, comma 1, si invita a valutare l'esigenza di prevedere che l'applicazione del provvedimento nelle Regioni a statuto speciale e nelle Province autonome possa effettuarsi solo in conformità delle previsioni dei rispettivi statuti; si valuti, conseguentemente, l'esigenza di stabilire specifiche disposizioni per chiarire che, per gli enti locali dei relativi territori, non si applicano le disposizioni del provvedimento in titolo in tema di tributi locali e di devoluzione di gettito, considerata la normativa adottata presso le stesse Regioni a statuto speciale e Province autonome in tema di fabbisogno della finanza locale».

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di rilievi del relatore, come riformulata (vedi allegato 2).

La seduta termina alle 14.35.

RISOLUZIONI

Mercoledì 2 febbraio 2011. - Presidenza del presidente Donato BRUNO. - Interviene il ministro per i rapporti con le regioni Raffaele Fitto.

La seduta comincia alle 14.35.

7-00458 Vanalli: Sulla disciplina in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica, con particolare riguardo al servizio idrico. Pag. 28
7-00485 Favia: Sull'affidamento di servizi pubblici locali, con particolare riguardo al settore idrico.
7-00486 Bressa: Sulla disciplina e la riorganizzazione di servizi pubblici locali, con particolare riguardo al settore idrico.
(Discussione congiunta e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dei provvedimenti.

Donato BRUNO, presidente, avverte che, se non vi sono obiezioni, le tre risoluzioni in titolo, vertendo sulla medesima materia, saranno discusse congiuntamente.

David FAVIA (IdV), illustrando la sua risoluzione 7-00845, dichiara che il suo gruppo è favorevole alla proroga di un anno del periodo transitorio per la cessazione delle gestioni in house del servizio idrico integrato, ma è contrario alla modifica della disciplina in materia, in quanto un'eventuale modifica potrebbe pregiudicare lo svolgimento del referendum abrogativo previsto per la prossima settimana e il suo gruppo ritiene che a questo punto sia preferibile attendere il pronunciamento popolare sulla questione se si debbano ammettere i privati nella gestione di un bene essenziale come l'acqua.

Paolo FONTANELLI (PD), illustrando la risoluzione 7-00486 Bressa, della quale è cofirmatario, rileva che la presentazione della risoluzione 7-00458 Vanalli, da parte di un deputato della maggioranza, dimostra come la propria parte politica avesse ragione a sostenere che gli interventi riformatori adottati dal Governo sui servizi pubblici locali all'inizio della legislatura erano confusi, disorganici e frammentari. Anche in quel caso si sarebbe potuto procedere con calma; si preferì invece, per ragioni di propaganda politica, finire in fretta e senza badare alla qualità del risultato.
Dichiara quindi che il suo gruppo non è contrario ad una proroga del regime transitorio per la cessazione delle gestioni in house, ma a condizione che questo tempo sia utilizzato per fare chiarezza nel quadro normativo e per risolvere quindi i problemi che hanno provocato il ritardo nell'attuazione della disciplina.

Pierguido VANALLI (LNP), illustrando la sua risoluzione 7-00458, chiarisce che essa riguarda solo il settore idrico e tende ad evitare possibili strumentalizzazioni sul bene «acqua». La risoluzione chiede al Governo di limitare, solo per il servizio idrico e non per gli altri servizi pubblici locali, la soglia di partecipazione dei privati al capitale sociale: sulla percentuale di tale soglia si può naturalmente discutere. Si tratta di una misura che non è in contrasto con la normativa europea in materia di servizi pubblici locali. La proroga del termine per la cessazione delle gestioni in house serve, nell'intendimento della risoluzione, a trovare una soluzione a questo problema. In altre parole, il punto a) del dispositivo della sua risoluzione è soltanto funzionale al punto b).

Il Ministro Raffaele FITTO, nel riservarsi di esprimere una posizione definitiva nella prossima seduta, dopo aver svolto i necessari approfondimenti sulle questioni poste dalle tre diverse risoluzioni, due delle quali pubblicate solo questa mattina, chiarisce fin d'ora che il Governo non può condividere la posizione del gruppo dell'Italia dei valori - manifestata dal deputato Favia - per il quale la priorità è quella di permettere lo svolgimento del referendum popolare sulla disciplina in materia di servizio idrico.
Rivolgendosi quindi al deputato Fontanelli, rivendica al Governo il merito di aver posto in essere una riforma tutt'altro che frammentaria: si tratta anzi di una riforma organica, che si è snodata in più passaggi - prima il decreto-legge n. 78 del 2008, quindi il «decreto Ronchi» e infine il regolamento di attuazione - e sulla quale è stato acquisito il parere favorevole della Conferenza unificata.
Conclude esprimendo l'auspicio che il dibattito sia pacato e permetta al Governo di fare chiarezza sulla questione della cosiddetta

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«privatizzazione dell'acqua» mostrando una volta per tutte che le norme approvate in questa legislatura non pongono in alcun modo in discussione il principio della proprietà pubblica dell'acqua.

David FAVIA (IdV) chiarisce che la richiesta di proroga della disciplina avanzata dal suo gruppo non tende a permettere lo svolgimento del referendum, ma a consentire la soluzione del problema, fermo restando che l'acquisizione del pronunciamento popolare sul punto sarebbe di grande importanza.

Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 2 febbraio 2011. - Presidenza del presidente Donato BRUNO.

La seduta comincia alle 15.

Sulla pubblicità dei lavori.

Donato BRUNO, presidente, avverte che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati e la trasmissione diretta sulla web-tv della Camera dei deputati. Dispone, pertanto, l'attivazione del circuito.

Sulle Autorità amministrative indipendenti.

Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL, UIL e UGL.
(Svolgimento e conclusione).

Donato BRUNO, presidente, introduce l'audizione.

Stefano FABRIZIO (CGIL), Alessandro SPAGGIARI (CISL), Marco MALDONE (UIL), Paolo VARESI (UGL), svolgono relazioni sui temi oggetto dell'indagine conoscitiva.

Donato BRUNO, presidente, ringrazia gli intervenuti per il contributo fornito e dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 15.55.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

ATTI DEL GOVERNO

Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento di organizzazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Atto n. 320.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/114/CE relativa all'individuazione e alla designazione delle infrastrutture critiche europee e alla valutazione della necessità di migliorarne la protezione.
Atto n. 319.

Schemi di decreto del Ministro dell'interno concernenti l'erogazione di contributi in favore delle associazioni combattentistiche vigilate dal Ministero dell'interno a valere sulle risorse iscritte nello stato di previsione della spesa del medesimo Ministero per l'anno 2010, rispettivamente, al capitolo 2309 - piano gestionale 1 e al capitolo 2309 - piano gestionale 2.
Atti nn. 324 e 325.

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SEDE CONSULTIVA

Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento.
Testo base C. 2350, approvato in un testo unificato dal Senato, ed abb.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Araba Siriana fatto a Roma l'11 settembre 2008.
C. 3994 Governo.

Disposizioni a tutela del rapporto tra detenute madri e figli minori.
Testo unificato C. 2011 Ferranti ed abb.

Inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con la pena dell'ergastolo.
Testo base C. 668 Lussana e C. 657 D'Antona.