CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 19 gennaio 2011
426.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 19 gennaio 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 16.05.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, constatata l'assenza del rappresentante del Governo, rinvia la seduta, che riprenderà al termine dell'esame dello schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale.

La seduta termina alle 16.10.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 19 gennaio 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono il Ministro per la semplificazione normativa Roberto Calderoli e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Francesco Belsito.

La seduta comincia alle 16.55.

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Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale.
Atto n. 292.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del decreto legislativo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 22 dicembre 2010.

Il Ministro Roberto CALDEROLI illustra alcune proposte di modifica allo schema di decreto volte a correggerne alcune delle criticità emerse nel corso dell'attività istruttoria ed in particolare delle audizioni svolte dalle Commissioni. Precisa altresì che tali proposte sono state illustrate anche presso la Commissione bilancio del Senato della Repubblica e presso la Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. Ritiene non condivisibili talune ricostruzioni giornalistiche volte a dimostrare gli aumenti o le riduzioni di entrate per i diversi comuni italiani, poiché, non essendo stata fornita ufficialmente un'aliquota di riferimento, tali conti non possono essere, a suo avviso, attendibili. Preannuncia in proposito la previsione di un fondo perequativo sia nella fase transitoria che in quella definitiva. Con riferimento ai presunti effetti negativi che potrebbero derivare a talune fasce di contribuenti, ricorda la previsione di una clausola di salvaguardia volta a consentire comunque l'opzione per il regime previgente. Con particolare riferimento alle eventuali sperequazioni che potrebbero derivare dalla nuova disciplina dei tributi immobiliari, precisa che essa può essere legata a due fattori. In proposito fa presente che essa potrebbe derivare dalla volontà di confermare dall'esclusione dall'imposizione l'abitazione principale, con effetti sperequativi in favore dei comuni a maggiore vocazione turistica. Rispetto a tale problematica, nel precisare che in ogni caso l'eventuale sperequazione è solo limitata alla base imponibile, senza alcuna incidenza sul gettito complessivo, ritiene che gli eventuali effetti negativi potranno essere compensati da una rivalutazione delle fattispecie assimilabili al regime della prima casa e da un contrasto a pratiche elusive come l'intestazione fittizia della proprietà dell'immobile a diversi membri della famiglia. Ribadisce inoltre che è intenzione del Governo condurre una ferma lotta a tali fenomeni, anche avvalendosi della nuova banca dati già predisposta e volta ad incrociare i dati catastali, fiscali e quelli derivanti dalle utenze, al fine di verificare la veridicità o meno di presunte residenze o l'esistenza di contratti di affitto occulti. In secondo luogo, il nuovo tributo sul trasferimento degli immobili avrebbe potuto comportare sperequazioni eccessive tra piccoli e grandi comuni. A tal fine, fa presente che il tributo non è più configurato come un tributo locale, ma resta un tributo erariale con una compartecipazione del 30 per cento dei comuni, consentendo così una redistribuzione su base capitaria. Precisa che le minori entrate per i comuni sarebbero compensate dalla compartecipazione all'imposta sui redditi delle persone fisiche per una quota del 2 per cento, che andrà direttamente all'ente nel cui territorio si è prodotto il reddito.
Con riferimento al funzionamento del meccanismo di partecipazione degli enti locali al contrasto all'evasione fiscale, richiama il problema, più volte sollevato, del ritardo, in media quattro o cinque anni, con cui i comuni ricevono le risorse derivanti dall'attività di accertamento; dovuto al fatto che la quota di spettanza degli enti locali è erogata solo sulle somme riscosse a titolo definitivo. Al fine di incentivare maggiormente i comuni nella lotta all'evasione, attraverso l'attribuzione di somme immediatamente disponibili, fa presente che si è previsto il riconoscimento agli enti locali della quota di loro spettanza, anche sulle somme riscosse a titolo non definitivo, salvo conguaglio all'esito dell'eventuale procedimento tributario. Sul fronte della partecipazione degli enti locali alla lotta all'emersione delle «case fantasma», che ammonterebbero a circa 2 milioni e 800 mila, rammentando che il decreto-legge n. 225 del 2010 fissa alla data del 31 marzo 2011 il termine

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ultimo per la denuncia spontanea da parte dei proprietari degli immobili, annuncia un aumento degli importi delle relative sanzioni, contenute nel regio decreto n. 652 del 1939, del 400 per cento, al fine di renderle adeguate al costo della vita, prevedendo contestualmente che gli enti locali che si impegnano nell'attività di emersione possano ricevere il 75 per cento delle sanzioni stesse. Fa presente che, con l'applicazione di tali disposizioni, i comuni potrebbero godere complessivamente di circa 1,5 miliardi di euro di maggiori entrate.
Fa quindi presente di accogliere la richiesta, avanzata da più parti, di ridurre la durata del fondo di riequilibrio transitorio da cinque a tre anni, in modo che nel 2014 si possa partire a regime con il vero e proprio fondo perequativo, in contemporanea con l'entrata in vigore dell'imposta municipale propria. Avverte inoltre che occorre eventualmente svolgere un'ulteriore riflessione sulla convenienza della riscossione di tributi propri in realtà comunali dalle dimensioni particolarmente ridotte. Con riferimento alla possibilità di introdurre una tassa di soggiorno, precisa che essa potrà essere costruita sullo schema di una tassa di scopo, destinando le maggiori entrate al sostegno del turismo. In proposito, ritiene che essa andrebbe correttamente regolata a livello provinciale, previe intese con i comuni interessati, al fine di evitare eccessive disparità sul territorio ed in considerazione delle competenze della provincia sul settore del turismo.
Con riferimento agli effetti sul gettito dell'introduzione della cedolare secca sugli affitti, precisa di avere chiesto in proposito il parere della Ragioneria generale dello Stato e del Dipartimento delle finanze, che hanno confermato l'assenza di effetti negativi per la finanza pubblica. In riferimento al presunto minore gettito pari a 4 miliardi di euro, lamentato in alcuni organi di stampa, precisa che esso dipende dalla mancata considerazione del gettito derivante dalla imposta fondiaria, che non è assorbita dalla nuova cedolare secca e che comunque viene trasferita ai comuni, confermando quindi l'infondatezza di tali calcoli. Precisa inoltre che, rispetto alla previsione iniziale di prevedere due distinte aliquote, una pari al 20 per cento per i contratti a canone concordato e l'altra al 25 per cento per i contratti a canone libero, la paventata introduzione di un'aliquota unica non avrebbe svolto quel carattere di incentivo alla stipula di contratti a canone concordato. Propone pertanto una rimodulazione delle due aliquote rispettivamente al 20 ed al 23 per cento, prevedendo altresì che il gettito derivante dalla maggiorazione del 3 per cento confluisca in un fondo destinato a finanziare le detrazioni per gli inquilini con figli a carico, al fine di incoraggiare anche gli inquilini per l'emersione dei contratti non dichiarati al fisco.
Relativamente poi all'addizionale comunale all'IRPEF, precisa che, in un provvedimento correttivo, saranno disciplinate le modalità di funzionamento di tale tributo, prevedendo una certa manovrabilità delle aliquote che sarà più accentuata per quei comuni che si dimostreranno più attivi nella lotta all'evasione fiscale. Preannuncia anche la possibilità che la questione della TIA-TARSU sia oggetto di uno specifico provvedimento che ne disponga, accogliendo la proposta del gruppo del Partito Democratico, la trasformazione in una tassa sui servizi legata non solo alla superficie ma anche alla rendita catastale degli immobili, inserendo alcuni correttivi relativamente alla composizione del nucleo familiare.
Ritiene inoltre preferibile rinviare la determinazione dell'aliquota IMU alla legge di stabilità, sottraendola dalla competenza della Conferenza Stato-Città e osserva che si dovrà considerare anche il livello delle tariffe per i servizi, che in molti comuni stanno sostituendo le tasse, nell'ambito del livello complessivo della pressione fiscale. Conferma quindi la volontà di tenere esenti, salvo le eventuali decisioni che saranno assunte in sede europea, gli immobili ecclesiastici.
Auspica quindi che le proposte illustrate siano ritenute condivisibili da tutti i gruppi rappresentati in Commissione, sottolineando

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che esse sono frutto di un lavoro comune e di un'attenta valutazione di tutte le posizioni emerse nel dibattito.

Renato CAMBURSANO (IdV), riservandosi di intervenire sul merito delle modifiche illustrate dal Ministro Calderoli in una fase successiva dell'esame, sottolinea l'esigenza che alla Commissione sia garantito un tempo adeguato per esaminare le modifiche proposte, anche alla luce della relazione tecnica che, secondo le assicurazioni ricevute, dovrebbe essere disponibile giovedì sera o, al più tardi, venerdì mattina. Ritiene, pertanto, necessario coordinare i tempi di esame del provvedimento nelle Commissioni bilancio e nella Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale, in modo da garantire il rispetto delle prerogative riconosciute ai diversi organismi parlamentari.

Il Ministro Roberto CALDEROLI osserva che i tempi di esame nelle diverse Commissioni parlamentari chiamate ad esprimere il proprio parere sullo schema di decreto legislativo non devono necessariamente coincidere, ritenendo che sia possibile ipotizzare che la Commissione bilancio si esprima successivamente all'approvazione del parere da parte della Commissione bicamerale.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, concorda sull'esigenza di garantire un approfondito esame delle modifiche proposte allo schema di decreto legislativo, sottolineando come nell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi, convocato per la giornata di domani, sarà possibile discutere adeguatamente in ordine alle modalità con le quali proseguire l'esame nel corso della prossima settimana. In ogni caso, osserva che,al fine di ampliare i tempi di esame, potrebbe ipotizzarsi la convocazione di una seduta della Commissione anche nella giornata di lunedì, quando verosimilmente sarà stato possibile esaminare anche i contenuti della relazione tecnica che tiene conto delle modifiche oggi illustrate dal Ministro Calderoli.

Pier Paolo BARETTA (PD) ritiene che non si debbano decidere i tempi di esame del provvedimento in funzione della esigenza di assicurare l'approvazione di un parere entro la prossima settimana, sottolineando come l'attuazione del federalismo fiscale e, in questo ambito, la disciplina delle entrate comunali rappresentino un tema cruciale per l'intera legislatura. Osserva, altresì, che le modifiche illustrate dal ministro Calderoli, rappresentano una riscrittura del testo del decreto legislativo inizialmente presentato alle Camere e devono essere quindi oggetto di una attenta lettura, anche al fine di valutarne gli effetti finanziari. A tale ultimo riguardo, evidenzia come la Commissione bilancio sia chiamata ad un compito particolarmente delicato nell'esame di questo decreto legislativo e dovrà, pertanto, valutare attentamente il contenuto della relazione tecnica della quale è stata annunciata la trasmissione. In questo contesto, ritiene che non sia opportuno considerarsi vincolati al rigido rispetto di termini previsti per l'espressione del parere, sottolineando come un esame serio del provvedimento non possa esaurirsi in tre giorni.

Rolando NANNICINI (PD), associandosi alle considerazioni dell'onorevole Baretta, ribadisce l'esigenza che la Commissione bilancio, nell'ambito delle competenze che le sono proprie, verifichi attentamente la neutralità finanziaria del provvedimento, valutando in particolare le indicazioni che saranno contenute nella relazione tecnica con riferimento alle modifiche relative alla cosiddetta cedolare secca.

Maino MARCHI (PD) osserva come le modifiche illustrate dal ministro Calderoli comportino una profonda modifica del contenuto del decreto legislativo, incidendo anche sui profili attinenti al suo equilibrio finanziario. Evidenzia, pertanto, la necessità che la Commissione possa esaminare il provvedimento in tempi adeguati al fine di poter esprimere consapevolmente

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il proprio parere. Osserva, peraltro, che sulle modifiche illustrate dal ministro, così come sul testo inizialmente presentato, non è stata acquisita un'intesa con gli enti territoriali interessati, sottolineando come la mancanza di tale intesa costituisca un profilo di criticità particolarmente grave. Auspica, pertanto, che nel prosieguo dell'esame dello schema non si operi una compressione dei tempi a disposizione delle Commissioni parlamentari.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che nell'organizzazione dei lavori della Commissione si cercherà di assicurare il maggiore spazio possibile per approfondire il contenuto del provvedimento, anche sotto il profilo finanziario, compatibilmente con l'organizzazione dei lavori dell'Assemblea e della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 17.45.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 19 gennaio 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 17.45.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2010/12/UE per quanto concerne la struttura e le aliquote delle accise che gravano sui tabacchi lavorati.
Atto n. 316.
(Rilievi alla VI Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo.

Pietro FRANZOSO (PdL), relatore, ricorda che lo schema di decreto legislativo in esame recepisce la direttiva 2010/12/UE del 16 febbraio 2010, che modifica le direttive 92/79/CEE e 95/59/CE per quanto riguarda la struttura e le aliquote delle accise sui tabacchi lavorati, nonché la direttiva 2008/118/CE.
Per quanto concerne l'articolo 1, comma 1, lettera a), in materia di circolazione in regime sospensivo, non ha osservazioni da formulare, nel presupposto che permangano invariate le attuali esigue quote di mercato dei tabacchi oggetto dell'esclusione. Con riferimento all'articolo 1, comma 1, lettere c), d) ed e), in materia di adeguamento di alcune definizioni, rileva che la relazione illustrativa del provvedimento, con riferimento all'articolo 2 - che disciplina tra l'altro il regime transitorio per i sigaretti ed il tabacco trinciato a taglio fino da usarsi per arrotolare le sigarette, prodotti inclusi tra quelli le cui caratteristiche tecniche ai fini della classificazione dei tabacchi sono oggetto di definizione ai sensi delle lettere d) in esame - afferma che da tale classificazione dipende l'applicazione dell'accisa sui medesimi prodotti. Segnala che la relazione tecnica afferma, altresì, che si tratta di prodotti che occupano una quota marginale del mercato. Rileva che, in proposito, andrebbero fornite maggiori indicazioni circa la sussistenza o meno di effetti in termini di gettito ascrivibili alle norme di cui all'articolo 1, comma 1, lettera d) e, in caso affermativo, indicazioni circa il livello di significatività di tale perdita di gettito. Segnala che l'articolo 1, comma 1, lettera f), che abroga il regime dei prezzi minimi dei tabacchi lavorati, non presenta profili problematici di carattere finanziario, anche in considerazione del fatto che alla norma, di cui ora si dispone l'abrogazione, non erano stati a suo tempo imputati effetti finanziari. Per quanto concerne l'articolo 1, comma 1, lettere g) ed

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h) e l'articolo 3, che modificano le modalità di determinazione dell'accisa sulle sigarette, rileva che, anche in considerazione delle complesse modalità di determinazione dell'accisa globale gravante sulle sigarette, appare opportuno disporre di più dettagliati elementi informativi circa i dati ed i criteri utilizzati per la quantificazione della perdita di gettito indicata dalla relazione tecnica. Osserva che l'articolo 3, contenente la clausola di compensazione delle minori entrate, consente di assicurare l'invarianza di gettito modificando gli altri parametri di determinazione dell'accisa. Non ritiene possibile, quindi, una verifica ex ante di tale forma di compensazione che, in ogni caso, dovrebbe tenere conto anche di possibili effetti di variazione delle quantità vendute dei singoli prodotti incisi, in considerazione delle variazioni di prezzo. In proposito, considera opportuno acquisire l'avviso del Governo. In merito alle disposizioni transitorie contenute nell'articolo 2, ritiene che sarebbe opportuno acquisire i dati alla base delle conclusioni formulate dalla relazione tecnica, al fine di valutare l'effettiva irrilevanza della disposizione in termini di gettito. Per quanto concerne l'articolo 4, in materia di tassazione minima comunitaria delle sigarette, osserva che andrebbero acquisite valutazioni circa gli effetti sui prezzi di vendita al pubblico delle sigarette, in conseguenza dei previsti incrementi del livello di tassazione, e sulle possibili ripercussioni sul livello delle quantità vendute. Osserva, infatti, che tali ripercussioni potrebbero condizionare la possibilità di garantire l'invarianza del gettito atteso.

Il sottosegretario Luigi CASERO si riserva di fornire i chiarimenti richiesti dal relatore.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, preso atto di quanto dichiarato dal rappresentante del Governo, rinvia il seguito dell'esame dello schema ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/16/CE recante le norme internazionali per la sicurezza delle navi.
Atto n. 311.
(Rilievi alla IX Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione - Rilievi).

La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo.

Pietro FRANZOSO (PdL), relatore, illustra il contenuto del provvedimento, che reca attuazione alla direttiva 2009/16/CE, in tema di norme internazionali per la sicurezza delle navi che approdano nei porti comunitari e che navigano nelle acque sotto la giurisdizione degli Stati membri, in esecuzione della delega legislativa contenuta nella legge comunitaria 2009.
Per quanto attiene ai profili di competenza della Commissione bilancio, osserva che, rispetto alla normativa vigente, il provvedimento in esame sembra determinare un incremento del numero e della frequenza delle ispezioni che le autorità competenti saranno obbligate ad effettuare. Infatti, a fronte degli obblighi ispettivi stabiliti dal vigente articolo 4 del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio 13 ottobre 2003, n. 305, la disciplina introdotta dal decreto in esame sembra configurare un impegno quantitativamente superiore da parte delle autorità italiane nella materia in oggetto. Premessa la necessità di una conferma a tal riguardo, rileva che la relazione tecnica afferma che agli adempimenti discendenti dall'attuazione della direttiva 2009/16/CE si provvederà mediante l'impiego di risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, in quanto il complesso delle attività ispettive nei confronti delle navi mercantili di bandiera estera costituisce una funzione ordinariamente svolta nel quadro delle attività di

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istituto condotte dagli Uffici marittimi, disimpegnate compatibilmente con le risorse annualmente disponibili. Giudica, comunque, opportuno che il Governo, ai sensi del comma 7 dell'articolo 17 della legge n. 196 del 2009, fornisca ulteriori elementi volti ad accertare che la nuova disciplina, segnatamente in tema di frequenza delle ispezioni e di impegno ispettivo annuale in capo all'Italia, sia effettivamente attuabile nell'ambito delle risorse già assegnate. Con riferimento all'intervento di personale munito di competenze professionali specialistiche in ausilio dell'attività ispettiva, fa presente che la relazione tecnica rileva che tale intervento avverrà senza oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica, in quanto i relativi costi saranno a carico dell'armatore. Sottolinea, tuttavia, che non viene chiarito il meccanismo in base al quale sarà assicurato il finanziamento di tale onere, né viene evidenziata la relativa fonte normativa. Quanto al finanziamento più generale dell'attività ispettiva, osserva che la relazione tecnica e il provvedimento fanno riferimento alla copertura mediante tariffe a carico dell'armatore, in solido con il proprietario, rinviando in proposito al decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ed il Ministro dell'economia e delle finanze 28 ottobre 2009. Al riguardo, nell'evidenziare che tali tariffe sono corrisposte in base all'articolo 28 soltanto in caso di accertamento di circostanze che giustifichino il fermo della nave, rileva la necessità di confermare che le tariffe stesse siano idonee a garantire la piena copertura delle spese in questione, anche alla luce dell'aggiornamento delle modalità di svolgimento delle ispezioni previsto dalle norme in esame. Quanto all'attività di formazione, fa presente che la relazione tecnica rileva che, in caso di carenza di risorse iscritte in bilancio, si provvederà a ridurre il numero dei frequentatori o la durata dei corsi. Detta attività formativa potrebbe, tuttavia, risultare non comprimibile, in ragione degli obblighi di acquisizione di competenze specialistiche richieste dalla direttiva comunitaria. In proposito ritiene necessario acquisire l'avviso del Governo. Giudica, infine, opportuno un chiarimento in merito alle risorse cui imputare gli eventuali oneri per gli indennizzi a cui hanno diritto il proprietario o l'armatore per eventuali perdite o danni subiti se la nave è indebitamente sottoposta a fermo o ne vengono ritardate le operazioni portuali o la partenza, ai sensi dell'articolo 22, comma 8. Con riferimento all'articolo 31, recante le disposizioni finanziarie, suggerisce l'opportunità di verificare se mantenere nel testo, oltre alla clausola di neutralità finanziaria in commento, che è riferita all'intero decreto, anche quelle specificamente previste dall'articolo 5, comma 3, e dall'articolo 26, comma 4. In proposito, segnala, in ogni caso, che le suddette clausole non sono formulate in termini pienamente conformi alla prassi vigente.

Il sottosegretario Luigi CASERO deposita agli atti della Commissione una nota del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che fornisce esaustivi chiarimenti rispetto alle questioni poste dal relatore. Ad integrazione di tali elementi, precisa altresì che nel nuovo sistema le ispezioni si concentrano maggiormente sulle navi «sub standard», mentre rispetto al passato risulta alleggerito il carico delle attività ispettive per le navi che rispettano i requisiti minimi di sicurezza, come precisato nella relazione illustrativa. Quanto ai chiarimenti richiesti con riferimento all'intervento di personale con competenze professionali specifiche in ausilio dell'attività ispettiva, conferma che gli oneri ad esso riconducibili sono a carico dell'armatore, come, del resto, dimostrato anche dal caso del consulente chimico citato dalla relazione tecnica. Riguardo alla conferma richiesta sull'idoneità delle tariffe a garantire la piena copertura delle spese in materia di ispezioni, osserva che nella relazione tecnica è specificato che si tratta delle medesime attività ispettive oggetto del decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del

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territorio 13 ottobre 2003, n. 305, per le quali è stata redatta, in sede di predisposizione del citato provvedimento, apposita relazione tecnico-finanziaria, finalizzata a commisurare l'importo delle tariffe alla natura e consistenza delle attività ispettive svolte. In merito alle spese per attività di formazione, fa presente che una possibile riduzione degli stanziamenti ad essa relativi, non pregiudicherebbe comunque l'applicazione della normativa in oggetto, in quanto le procedure ispettive sono ordinariamente attuate dal personale in servizio con l'impiego delle risorse di parte corrente disponibili a legislazione invariata, come asserito in relazione.

Pietro FRANZOSO (PdL), relatore, formula la seguente proposta di deliberazione:
«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/16/CE recante le norme internazionali per la sicurezza delle navi;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, secondo il quale:
al rafforzamento dell'attività ispettiva prevista dal decreto legislativo in esame può provvedersi con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente;
gli oneri per la prestazione di attività ispettive di personale ausiliario in possesso di competenze specialistiche sono a carico degli armatori;
gli introiti derivanti dalle tariffe previste dall'articolo 28 sono idonei a garantire la piena copertura delle spese derivanti dalle attività ispettive previste dal decreto;
l'attività formativa potrà essere modulata con riferimento alla sua durata ed al numero di unità di personale dipendente coinvolto, nell'ambito degli stanziamenti di parte corrente disponibili a legislazione vigente, in modo da non determinare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica;
agli eventuali oneri derivanti dalla corresponsione degli indennizzi per indebita sottoposizione a fermo, ritardo delle operazioni portuali o della partenza della nave, di cui all'articolo 22, comma 8, potrà provvedersi nell'ambito dei capitoli di bilancio destinati a legislazione vigente alle spese per liti e arbitraggi;

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di decreto legislativo e formula i seguenti rilievi sulle sue conseguenze di carattere finanziario:
all'articolo 5, comma 3, sostituire le parole: oneri aggiuntivi con le seguenti: nuovi o maggiori oneri;
all'articolo 26, sostituire il comma 4 con il seguente: Dall'attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica.».

La Commissione approva la proposta di deliberazione del relatore.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/6/CE che modifica la direttiva 97/67/CE per quanto riguarda il pieno completamento del mercato interno dei servizi postali comunitari.
Atto n. 313.
(Rilievi alla IX Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto legislativo.

Pietro FRANZOSO (PdL), relatore, ricorda preliminarmente che lo schema di decreto legislativo reca norme di attuazione della direttiva 2008/6/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 20 febbraio 2008, che intende assicurare il

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completamento del mercato interno dei servizi postali comunitari, osservando come, in questo contesto, il provvedimento disciplini, fra l'altro, le modalità di espletamento del servizio postale universale. Fa presente che lo schema di decreto legislativo contiene, all'articolo 3, una clausola di neutralità finanziaria riferita all'intero provvedimento; il testo è corredato di relazione tecnica, verificata positivamente dalla Ragioneria generale dello Stato.
Con riferimento alle conseguenze di carattere finanziario dello schema, rileva preliminarmente che nella propria relazione non terrà in considerazione gli eventuali effetti finanziari di carattere indiretto derivanti dalla possibilità che la nuova disciplina abbia un'incidenza sulla redditività dell'attuale fornitore del servizio universale, Poste Italiane Spa, le cui partecipazioni sono detenute per il 65 per cento dal Ministero dell'economia e delle finanze e per il 35 per cento dalla Cassa depositi e prestiti.
Per quanto attiene all'articolo 1, con riferimento ai costi sostenuti dallo Stato per il parziale finanziamento del servizio universale, osserva che la relazione tecnica esclude l'eventualità di un incremento del relativo onere, dando anzi conto di una tendenziale riduzione della spesa sia a legislazione vigente, sulla base delle manovre tariffarie e del contratto di programma attualmente in vigore, sia a normativa variata, a causa della fuoriuscita della pubblicità diretta per corrispondenza dall'area dei prodotti universali. In connessione con tale riduzione della spesa, da perseguire tramite l'adozione di misure volte al contenimento dell'onere per il servizio universale (OSU), la relazione tecnica sottolinea che, al fine di incrementare il Fondo di compensazione alimentato dagli operatori è stato necessario prevedere - come disposto dal testo in esame - la partecipazione al Fondo non solo dei titolari di licenza individuale, ma anche dei soggetti operanti nel mercato postale mediante autorizzazione generale. Osserva, inoltre, che l'estensione delle fonti di finanziamento del Fondo di compensazione potrebbe determinare un incremento del Fondo stesso, in quanto a fronte di un meccanismo di finanziamento inalterato, l'obbligo di contribuzione a carico dei soggetti autorizzati, nella misura massima del 10 per cento degli introiti lordi derivanti dall'attività autorizzata, potrebbe applicarsi ad un numero più elevato di operatori o di attività. Sul punto, osserva, tuttavia, che - pure in presenza di un numero maggiore di operatori e di tipologie di attività sottoposti a contribuzione - un incremento del Fondo sarebbe ipotizzabile a condizione che l'attuale misura percentuale del contributo a carico degli operatori non venga ridotta e che la domanda di mercato non subisca cadute significative (riducendo di conseguenza il volume di introiti lordi sul quale la predetta percentuale viene applicata). Su tali aspetti andrebbe acquisita una valutazione da parte del Governo. Riguardo all'istituzione della nuova Agenzia nazionale di regolamentazione del settore postale, rileva che il testo prevede il trasferimento delle risorse umane, finanziarie e strumentali attualmente assegnate alla competente Direzione generale del Ministero dello sviluppo economico. Ritiene, pertanto, che andrebbe chiarito se, in prospettiva, l'inquadramento del personale nella nuova Agenzia possa determinare effetti onerosi connessi ad un diverso trattamento economico del personale. In ordine alle residue competenze rimaste in capo al Ministero dello sviluppo economico dopo l'istituzione della nuova Agenzia, competenze indicate sia dal testo, agli articoli 5 e 6, sia dalla relazione tecnica, sottolinea che andrebbe acquisita una conferma circa l'idoneità delle risorse umane e finanziare assegnate al Ministero a normativa vigente per lo svolgimento dei compiti di pertinenza del medesimo Ministero, inclusi quelli derivanti dall'apertura del mercato postale a nuovi operatori. In ordine alla destinazione dei proventi delle sanzioni al Fondo per le spese di funzionamento della nuova agenzia di regolamentazione, osserva che tale fonte di parziale finanziamento presenta margini di aleatorietà, in quanto essa è suscettibile, per sua

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natura, di variazioni nel tempo, in ragione della maggiore o minore osservanza degli obblighi di legge da parte degli operatori. A suo avviso, ciò potrebbe determinare - a parità di fabbisogno finanziario - una corrispondente variabilità delle altre fonti di finanziamento del Fondo, costituite dalle risorse di bilancio, attualmente destinate al Ministero dello sviluppo economico, e dal contributo dell'1 per mille richiesto agli operatori, inclusa la società Poste italiane. Poiché, tuttavia, per quest'ultimo contributo è stabilito un limite massimo dell'1 per mille dei ricavi, ritiene che si possa desumere che l'unica fonte di finanziamento modulabile in dipendenza delle esigenze di funzionamento dell'Agenzia ed in presenza di carichi di attività in aumento, come affermato dalla relazione tecnica, sarebbe costituita dalle risorse del bilancio dello Stato, che quindi potrebbero - in ragione della diminuzione delle altre fonti - essere soggette ad incremento. Sul punto, andrebbe quindi, a suo avviso, acquisita una valutazione da parte del Governo. Rileva, inoltre, che andrebbe chiarito se la parziale modifica dell'articolo 21, comma 3, in materia di sanzioni per la violazione delle riserve di attività nel servizio universale, sia idonea a determinare un incremento dei relativi proventi, destinabile ad una nuova finalità di spesa, ossia al predetto Fondo per le spese di funzionamento dell'Agenzia. In caso contrario, infatti, la nuova finalità di spesa risulterebbe coperta - per questa parte - con risorse già disponibili a legislazione vigente, in contrasto con la vigente disciplina contabile. Sempre con riguardo ai possibili effetti finanziari connessi all'istituzione e al funzionamento della nuova Agenzia, ritiene che andrebbe chiarito se la contribuzione richiesta agli operatori del settore nella misura dell'1 per mille dei ricavi possa essere qualificata come costo obbligatorio. In questo caso, infatti, essa risulterebbe fiscalmente deducibile, con possibili effetti di riduzione del gettito tributario. Sottolinea, inoltre, che andrebbe acquisita una conferma circa l'effettiva possibilità che le spese logistiche derivanti dall'istituzione dell'Agenzia - individuazione della sede, cablaggio, predisposizione delle utenze, assistenza tecnica - siano sostenute, come indicato dalla relazione tecnica, nell'ambito delle risorse già assegnate al Ministero dello sviluppo economico e disponibili a legislazione vigente.
Ritiene, quindi, che andrebbe altresì chiarito se, in relazione alla modifica - prevista dal testo - del perimetro delle prestazioni rientranti nel servizio universale, possano determinarsi effetti finanziari collegati al diverso trattamento fiscale delle operazioni attinenti al servizio postale universale, con riferimento, in particolare, al regime IVA, tenuto conto che l'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 prevede l'esenzione dall'imposta per «le prestazioni del servizio postale universale, nonché le cessioni di beni e le prestazioni di servizi a queste accessorie, effettuate dai soggetti obbligati ad assicurarne l'esecuzione».

Il sottosegretario Luigi CASERO si riserva di fornire i chiarimenti richiesti dal relatore.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, preso atto di quanto dichiarato dal rappresentante del Governo rinvia il seguito dell'esame dello schema ad altra seduta.

La seduta termina alle 18.05.

RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO

Mercoledì 19 gennaio 2011. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 18.05.

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Risoluzione del Parlamento europeo del 20 ottobre 2010 sulla crisi finanziaria, economica e sociale: raccomandazioni sulle misure e le iniziative da adottare (relazione intermedia).
Doc. XII, n. 576.
(Esame, ai sensi dell'articolo 125, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame della risoluzione.

Gabriele TOCCAFONDI (PdL), relatore, fa presente che il 20 ottobre 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione presentata dalla Commissione speciale sulla crisi finanziaria, economica e sociale, all'esame della Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 125 del Regolamento della Camera, che è stata trasmessa ai Parlamenti nazionali unitamente alla richiesta di comunicare, auspicabilmente per la metà del mese di gennaio, al Parlamento europeo eventuali osservazioni sulla medesima, anche tenendo conto di un questionario elaborato dalla medesima Commissione. Ricorda che, nella seduta del 10 dicembre 2010, le Commissioni riunite V e XIV hanno approvato, con voto unanime, un documento finale relativo alle sei proposte di atti normativi dell'Unione europea concernenti la riforma della governance economica europea, all'esito di un lavoro particolarmente intenso ed approfondito, con lo svolgimento di importanti audizioni, come quella, congiuntamente alle omologhe Commissioni del Senato della Repubblica ed alle due Commissioni affari esteri, del Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Olli Rehn, e del Ministro dell'economia e delle finanze, Giulio Tremonti, nonché di esponenti della Banca di Italia. Sottolinea che il lavoro che la Commissione dovrà intraprendere non può che porsi in linea di continuità con la posizione assunta unanimemente dalle Commissioni V e XIV poco più di un mese fa e che esso rappresenta un'occasione importante per un'interlocuzione diretta con il Parlamento europeo su un tema assolutamente centrale per il Paese, rispetto al quale l'adozione di nuove regole in materia di finanza pubblica assume un significato affatto peculiare. Rileva che la richiamata risoluzione adottata dal Parlamento europeo è estremamente articolata e si compone di 225 paragrafi, prendendo le mosse da una puntuale analisi delle cause e degli effetti della crisi, per poi affrontare analiticamente le risposte a tale situazione da porre in essere, o già realizzate, sia a livello europeo che a livello nazionale. Fa quindi presente che, con riferimento alle cause della crisi finanziaria, il Parlamento europeo sottolinea come la stessa, iniziata a seguito della politica monetaria espansiva eccessivamente elastica degli Stati Uniti, si sia sviluppata in ragione di fattori specifici del sistema finanziario, come la complessità e l'opacità di taluni strumenti speculativi, sistemi di remunerazione a breve termine, nonché modelli imprenditoriali inadeguati. Rappresenta inoltre che la risoluzione evidenzia come la globalizzazione non sia stata accompagnata dall'introduzione di strutture di governance mondiale che accompagnassero l'integrazione dei mercati, in particolare per quanto concerne gli equilibri o squilibri mondiali e i mercati finanziari. Osserva quindi che la mancanza di una regolamentazione adeguata e di una rigorosa vigilanza, nonché la completa assenza di strumenti di gestione congiunturale nel caso di una crisi bancaria hanno evidenziato ulteriormente che l'Unione europea deve predisporre meccanismi per affrontare le sfide politiche associate al fatto di avere un mercato interno e un sistema finanziario integrato. Per quanto riguarda l'analisi degli effetti della crisi, evidenzia come il deficit pubblico medio nell'Unione europea sia passato dal 2,3 per cento del PIL del 2008 al 7,5 per cento nel 2010 e nella zona euro dal 2 al 6,3 per cento, secondo i dati Eurostat. Rileva che il rapporto tra il debito pubblico e il PIL nei Paesi dell'Unione ha segnato, nello stesso periodo un incremento di 18 punti percentuali, passando dal 61,6 per cento al 79,6 per cento, mentre, per i paesi della zona euro è passato dal 69,4

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per cento all'84,7 per cento, con un incremento quindi del 15,3 per cento. Osserva che, oltre al peggioramento dei saldi di finanza pubblica, la crisi finanziaria ha prodotto anche un significativo costo sociale, con un incremento della disoccupazione che ha raggiunto un livello medio del 10 per cento, con punte, relativamente alla disoccupazione giovanile, fino al 40 per cento, facendo altresì registrare un notevole incremento delle persone che, pur occupate, vivono comunque al di sotto della soglia della povertà. In proposito, fa presente che lo stesso Parlamento europeo sottolinea che, «mentre una politica di riduzione del debito è importante, un rapido consolidamento delle finanze pubbliche non dovrebbe avvenire a scapito dei sistemi di protezione sociale e dei servizi pubblici, dal momento che il loro ruolo di stabilizzatori automatici e di ammortizzatori della crisi è stato giustamente riconosciuto». Con riferimento all'analisi delle risposteadottate nell'immediato per fronteggiare l'emergenza della crisi, evidenzia che sono stati impiegati nel salvataggio del sistema bancario oltre 60 trilioni di dollari e che è stato aumentato notevolmente il livello degli aiuti di Stato. Sottolinea che il Parlamento europeo ha quindi espresso apprezzamento per le misure straordinarie adottate dalla BCE, nonché per l'adozione da parte del Consiglio Ecofin, il 10 maggio 2010, del piano di stabilizzazione di 750 miliardi di euro, piano che ha definito un meccanismo finanziario di stabilità per affrontare i rischi di insolvenza dei mutuatari sovrani, pur sottolineando in proposito «il deficit democratico strutturale e il vuoto di responsabilità del pacchetto di decisioni per uscire dalla crisi elaborate dal Consiglio, che non prevedono la consultazione del Parlamento europeo». Con riferimento ai piani di rilancio messi in essere a livello nazionale, il Parlamento osserva che sarebbe stato più efficace un maggiore coordinamento a livello europeo, poiché l'effetto moltiplicatore e il potenziale di leva di quest'ultimo avrebbe molto probabilmente conseguito effetti ben più estesi di quelli che si possono ottenere attraverso una pianificazione realizzata prevalentemente a livello nazionale che rischia di contraddirsi. Fa presente che, per tali motivi, il Parlamento europeo chiede, per quanto riguarda il futuro dell'Europa, alla Commissione europea di farsi carico del pilotaggio e del finanziamento dei progetti, in particolare nei seguenti settori: nuovi investimenti in ricerca e sviluppo e nella diffusione delle fonti di energia rinnovabile, nell'efficienza energetica, in particolare nel parco immobiliare europeo, così come nell'uso efficiente delle risorse più in generale; potenziamento della rete energetica europea attraverso l'interconnessione di reti nazionali e la distribuzione di energia da importanti centri di produzione di energia rinnovabile ai consumatori, nonché l'introduzione di nuove forme di immagazzinamento dell'energia e della corrente continua ad alta tensione (HVDC) europea «super rete»; promozione delle infrastrutture UE basate nello spazio nel settore della radionavigazione e dell'osservazione terrestre al fine di incrementare la fornitura di nuovi servizi UE e lo sviluppo di applicazioni innovative nonché di agevolare l'attuazione della legislazione e delle politiche dell'UE; sviluppo di un servizio ferroviario pubblico ad alta velocità che colleghi l'Unione da est a ovest e da nord a sud, unitamente a piani volti ad agevolare gli investimenti nelle sue infrastrutture e nelle infrastrutture critiche di proprietà pubblica; fornitura di un accesso veloce ad Internet in tutta l'Unione, esecuzione rapida dell'agenda digitale dell'UE e fornitura a tutti i cittadini di un accesso affidabile e libero; potenziamento del ruolo guida dell'UE nel settore della sanità elettronica; completamento dello sviluppo della mobilità elettrica e definizione di standard comuni ad essa applicabili. Osserva quindi che il Parlamento europeo affronta il tema della regolamentazione e della vigilanza finanziaria, partendo dalla considerazione che la finalità ultima del sistema finanziario è di fornire strumenti appropriati al risparmio e di destinare

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quest'ultimo a investimenti che forniscano sostegno all'economia reale, promuovano l'efficienza economica assumendosi parte del rischio delle imprese e dei nuclei domestici, ottimizzino le condizioni di finanziamento degli investimenti a lungo termine delle pensioni e creino posti di lavoro. Fa presente che, nella risoluzione all'esame della Commissione, si evidenzia tuttavia come la crisi abbia dimostrato i limiti del sistema di autoregolamentazione finanziaria. In proposito, sottolinea l'esigenza di una massima trasparenza dei rendiconti finanziari sia degli Stati membri che delle imprese e di un sistema di vigilanza a livello globale al fine di addivenire all'applicazione di regole comuni per i servizi finanziari, nonché dell'introduzione di nuovi standard per i dati statistici relativi al settore finanziario, rafforzando la capacità di monitoraggio dei rischi e di vigilanza della Commissione europea. In proposito, considera necessario utilizzare una serie sufficientemente ampia di criteri per quanto concerne i rischi sistemici ai fini della classificazione degli istituti finanziari, in particolare in seno all'Unione europea, attraverso i quali poter accertare la capacità di un singolo istituto di perturbare il funzionamento del mercato interno. Con riferimento alla governance dell'Unione europea, sottolinea l'esigenza di riformare le economie dei Paesi membri al fine di affrontare il nodo della competitività e di garantire una maggiore e più solida crescita economica, riducendo gli attuali squilibri macroeconomici, e la necessità di una maggiore coerenza delle azioni intraprese in tal senso, poiché la frammentazione nuoce alla capacità dell'Unione di essere influente nei dibattiti sui grandi squilibri macroeconomici, in particolare rispetto agli Stati Uniti e alla Cina. In proposito, evidenzia anche il richiamo all'opportunità dello sviluppo di una politica industriale a livello europeo. Fa presente che nella risoluzione si esprime quindi una posizione favorevole all'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie i cui proventi migliorerebbero il funzionamento del mercato riducendo la speculazione e contribuendo a finanziare i beni pubblici mondiali e a ridurre i deficit pubblici, invitando in proposito la Commissione europea ad elaborare rapidamente uno studio di fattibilità tenendo conto della parità di condizioni a livello globale e ad avanzare proposte legislative concrete. Sempre sotto il profilo della governance, evidenzia l'esigenza di garantire la solidarietà intergenerazionale non scaricando sulle generazioni future il debito contratto nel passato ed addivenendo all'adozione di riforme previdenziali a livello europeo, volte a garantire la sostenibilità del sistema pensionistico, che dovrà basarsi su fonti di finanziamento non esclusivamente pubblico. Auspica inoltre un dialogo più intenso con i Parlamenti nazionali, soprattutto in materia di questioni di bilancio e finanziarie. Dal punto di vista istituzionale, evidenzia la proposta del Parlamento europeo di individuare in uno dei Vicepresidenti della Commissione europea il responsabile delle questioni economiche e monetarie, che diventi quindi l'autorità esecutiva del coordinamento economico. Con riferimento alla tematica dell'unione economica e monetaria, fa presente che il Parlamento europeo manifesta apprezzamento per il ruolo giocato in questi anni dalla Banca centrale europea a difesa della stabilità dei prezzi, sollecitando una maggiore attenzione anche sul controllo dell'inflazione degli attivi. Relativamente al Patto di stabilità e crescita, osserva che la risoluzione, mentre, da un lato, riconosce il ruolo di «unico strumento regolamentare esistente che può fornire un quadro normativo fondamentale alle politiche macroeconomiche e alle finanze pubbliche nell'Unione europea», dall'altro, sottolinea come esso sia stato «ostacolato dalla sua stessa scarsa applicazione» e come non abbia rappresentato «un coadiuvante sufficiente ad ottimizzare la politica economica di ciascuno degli Stati membri e dell'area euro nel suo insieme». In proposito, osserva che il Parlamento europeo evidenzia come questo strumento di politica economica

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«non sia stato concepito per essere impiegato come una procedura correttiva sostenibile per compensare gli squilibri attuali e gestire i periodi di crisi o di crescita molto debole». Rappresenta inoltre come nella risoluzione si evidenzino i limiti che il Patto di stabilità ha dimostrato in ordine al coordinamento delle politiche fiscali. Osserva che il Parlamento europeo ritiene in proposito che gli Stati membri, oltre ad applicare le norme esistenti, debbano adottare politiche interne volte a incoraggiare la crescita, l'innovazione, la competitività e l'obiettivo qualitativo per cui il deficit pubblico non deve superare determinati parametri. Sottolinea come lo stesso Parlamento europeo riconosca come il Patto di stabilità e crescita non tenga conto di altri ed importanti squilibri finanziari, come l'impatto del debito privato, espressamente richiamato nella risoluzione, come un fattore che ha una diretta incidenza sull'unione monetaria. In definitiva, rileva che il Parlamento europeo si dichiara favorevole ad un maggiore rafforzamento delle misure riconducibili nell'ambito del cosiddetto «braccio preventivo», all'introduzione di un meccanismo più efficace di incentivi e sanzioni da applicare all'attuazione del patto di stabilità e crescita, fino all'adozione, da parte della Commissione europea, di un sistema di sanzioni obbligatorie per obbligare gli Stati ad attenersi alle regole del Patto. Ritiene inoltre significativo notare il richiamo, di cui al paragrafo 107 della risoluzione in esame, alla opportunità che i Paesi membri dell'area euro passino ad una fase ulteriore dell'unione monetaria «che consentirebbe l'emissione mutua di una parte del debito sovrano degli Stati membri, gestita gettando le basi di una sorveglianza multilaterale più elaborata, con l'assistenza del FME e del SESF, al fine di garantire una più grande attrattività del mercato di tutta l'area euro, nonché una gestione comune del debito». Riguardo alla politica di bilancio, osserva come il Parlamento sottolinei innanzitutto la necessità di una corretta gestione della spesa pubblica con finalità di sostegno alla crescita. Rappresenta che nella risoluzione in esame si evidenzia quindi la necessità di un coordinamento contabile che renda meglio comparabili i bilanci dei diversi Paesi dell'Unione con riferimento alle diverse categorie di spesa, anche per identificare il carattere complementare e convergente delle politiche attuate, sottolineando come tale riforma si renda peraltro ancor più necessaria al fine di garantire la credibilità della Strategia Europa 2020. Evidenzia inoltre come, al paragrafo 120 della risoluzione in esame, si riconosca che l'uscita dalla crisi del debito sovrano richiederà un processo a lungo termine che deve essere ben concepito e garantire uno sviluppo equilibrato e sostenibile, ammettendo «la possibilità di compromessi tra crescita, equità e stabilità finanziaria» che dovranno essere oggetto di una decisione politica. In tale contesto, sottolinea che il Parlamento europeo esorta l'Unione a dotarsi di migliori strumenti anticiclici di gestione delle politiche economiche. Con riferimento al mercato interno, evidenzia che, nella risoluzione si rappresenta la necessità di un suo ulteriore sviluppo anche attraverso iniziative legislative e non della Commissione europea volte a creare un'economia sociale di mercato altamente competitiva, utilizzando in proposito anche provvedimenti di tipo self executing. Fa presente che, in tale ambito, si riconosce che la mancanza di un armonizzazione fiscale, soprattutto con riferimento alle imposte sulle società, ha comportato l'insorgere di una sorta di concorrenza tra gli Stati membri. Rispetto al regime fiscale, rappresenta che la risoluzione in esame sottolinea in particolare l'esigenza di una valorizzazione delle best practices relative alla lotta all'evasione ed alla frode fiscale, la cui riduzione potrebbe contribuire significativamente al contenimento dei disavanzi pubblici senza la necessità di innalzare ulteriormente la pressione fiscale ovvero di ridurre la spesa sociale. Con riferimento ai sistemi fiscali, rileva che la risoluzione evidenzia la necessità di regimi più equi con una riduzione della

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pressione fiscale sul lavoro, al fine di aumentare la competitività delle imprese europee e con il potenziamento degli incentivi agli investimenti, all'innovazione ed alla ricerca. Rileva inoltre che notevole attenzione viene dedicata quindi anche alla coesione regionale, economica e sociale, che viene considerata uno dei pilastri della politica economia dell'Unione europea, potendo essere orientata contro la crisi e facendosi carico a breve termine degli stimoli alla domanda investendo contestualmente nella crescita e nella competitività a lungo termine. Segnala il passaggio relativo alla necessità di politiche in grado di affrontare i problemi specifici in maniera differenziata. Osserva che, in tale quadro, nella risoluzione si ritiene che le regioni continueranno ad assumere sempre maggiore importanza nel definire le priorità economiche dell'Unione europea, evidenziando l'opportunità di mantenere o addirittura rafforzare il sistema dei prestiti locali, valorizzando il ruolo delle banche regionali. Osserva come si rileva che la regolamentazione del settore dei servizi finanziari deve considerare la necessità di stimolare l'imprenditorialità e i finanziamenti destinati alle piccole e medie imprese e che il supporto finanziario alle medesime previsto dalla politica di coesione deve tendere al finanziamento del capitale di rischio, in quanto ciò consentirebbe un maggiore coinvolgimento del settore bancario e un uso più efficiente dei fondi strutturali. Ricorda che la risoluzione sottolinea quindi anche l'opportunità di una riforma volta a rendere più spedita l'assegnazione dei fondi della politica di coesione agli enti territoriali. Con riferimento alla Strategia Europa 2020, fa presente che il Parlamento europeo sottolinea l'esigenza di un rafforzamento delle politiche per la crescita e lo sviluppo sostenibile, con una particolare attenzione all'emissione dei gas serra ed agli investimenti in ricerca e sviluppo, che dovrebbero raggiungere l'obiettivo del 3 per cento del PIL, come fattore in grado di incrementare il livello di competitività, che dovrebbero essere accompagnati anche da una riduzione del 25 per cento dei costi burocratici gravanti sul sistema delle imprese e sui cittadini entro il 2012. Rileva quindi che nella risoluzione si evidenzia l'esigenza di sviluppare partenariati tra il settore pubblico e quello privato anche nel settore dell'istruzione e la necessità che gli Stati membri organizzino un dibattito approfondito, in seno ai rispettivi Parlamenti, prima dell'adozione dei programmi di stabilità e crescita. Osserva che un capitolo apposito viene dedicato al tema dell'innovazione, peraltro già richiamato trasversalmente negli altri capitoli. In proposito, rileva come sia sottolineata la necessità di investimenti nella ricerca e soprattutto una maggiore attenzione al tema dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle fonti rinnovabili, sviluppando anche una riflessione sulla mobilità pubblica e sul parco dei mezzi per il trasporto pubblico. Con riferimento alla questione dell'occupazione, avverte che la risoluzione rileva la necessità di fissare una nuova agenda per promuovere il lavoro dignitoso, garantire i diritti dei lavoratori in tutta l'Europa e migliorare le condizioni di lavoro, rafforzando la lotta al lavoro sommerso, osservando come il tema del lavoro viene trattato in maniera strettamente connessa a quello della competitività dell'Europa sulla scena mondiale, anche al fine di prevenire la fuga dei cervelli europei. Ricorda che vengono inoltre ribaditi gli impegni fissati con la Strategia Europa 2020, che prevedono il raggiungimento di un tasso di occupazione pari al 75 per cento. Osserva che un apposito capitolo viene dedicato anche al tema, importante per la struttura produttiva del nostro Paese, della creazione di nuovi posti di lavoro attraverso la promozione delle piccole e medie imprese di cui viene riconosciuto ed affermato il ruolo essenziale per lo sviluppo futuro, la crescita e il benessere nell'UE e che la competitività dell'UE a livello mondiale. Osserva inoltre che si evidenzia come, nel contesto della ripresa, dovrebbe essere prestata un'attenzione particolare al ruolo delle piccole e

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medie imprese in termini di produttività e creazione di nuove attività e che dovrebbero pertanto essere applicati meccanismi volti a impedire l'uscita delle stesse dal mercato, causando ulteriore disoccupazione ed estensione della fragilità economica. In proposito, fa presente che si sottolinea la necessità di garantire una distribuzione efficace delle risorse del Fondo sociale europeo. Al fine di sviluppare una presenza delle piccole e medie imprese in tutto il mercato interno, osserva che si rappresenta l'esigenza di istituire piattaforme transeuropee che garantiscano alle PMI un accesso ampliato alle informazioni utili per cogliere nuove possibilità commerciali. Con riferimento al tema della cooperazione allo sviluppo fa presente che la risoluzione chiede di riconfermare l'impegno a destinare lo 0,7 del RNL degli Stati membri a tali politiche ed alle grandi multinazionali di garantire la responsabilità sociale delle rispettive imprese subappaltanti nelle catene di produzione. Riguardo alle tematiche di governance globale, rileva che la risoluzione sottolinea l'opportunità di assumere iniziative volte a migliorare, mediante riforme, l'efficacia, la portata globale e la responsabilità del Fondo monetario internazionale e di altre istituzioni delle Nazioni unite, al fine di dotarle del mandato di operare quali piattaforme per iniziative di coordinamento globale del settore economico e finanziario. In tale ambito, evidenzia come venga anche auspicato un contributo dell'Unione alla riforma dell'ONU e delle Organizzazioni internazionali collegate, trasformandole in istituzioni globali con reali poteri politici moltiplicatori in merito a questioni di rilevanza internazionale come il cambiamento climatico, la vigilanza e la regolamentazione finanziaria, la riduzione della povertà e gli obiettivi di sviluppo del millennio. Rileva che analoga attenzione viene posta per il miglioramento del funzionamento del Comitato di Basilea e dell'OCSE ed è chiesta la convocazione di un G20 dedicato proprio alla riforma della governance globale. Rileva che, in conclusione di questa articolata risoluzione, il Parlamento europeo ribadisce la necessità di un rafforzamento del ruolo dell'Europa, sottolineando tuttavia l'importanza del dialogo con i Parlamenti nazionali. In relazione alle tematiche affrontate, il Parlamento europeo chiede alla Commissione di formulare osservazioni in particolare sui specifici quesiti: quali progetti, azioni e proposte legislative dell'Unione europea si intendano incoraggiare al fine di migliorare il potenziale dell'economia dell'Unione in termini di sostenibilità, competitività e occupazione in una prospettiva decennale, tenendo conto della strategia UE 2020 e del funzionamento del mercato interno; in che modo intenda promuovere l'innovazione, la competitività e gli investimenti a lungo termine, in particolare per le piccole e medie imprese (PMI); quali risorse finanziarie si raccomandino a livello dell'Unione europea per rilanciare la ripresa economica di quest'ultima, tenendo conto dei principi di sostenibilità, sussidiarietà e solidarietà; quale sia l'orientamento in merito all'introduzione di meccanismi di finanziamento propri all'Unione europea, come i cosiddetti «Eurobond», in quanto strumento di finanziamento di progetti specifici dell'Unione europea; se vi sia condivisione in merito all'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie; quali azioni ulteriori possano essere intraprese a livello dell'Unione europea e a livello nazionale per accrescere la coesione territoriale e regionale e la coesione sociale, nonché per stimolare un mercato del lavoro inclusivo e mobile, come anche la sostenibilità dei nostri modelli sociali; quali meccanismi andrebbero istituiti per creare una governance economica europea efficace, che consenta di superare gli squilibri macroeconomici; di uscire dalla crisi del debito pubblico e di impedire che essa si ripresenti negli Stati membri, promuovendo nel contempo la crescita, l'occupazione e la coesione sociale; quale sia l'orientamento in merito a un meccanismo permanente di risoluzione delle crisi a livello dell'Unione europea; considerate l'adozione del pacchetto legislativo

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sulla vigilanza prudenziale dell'Unione europea, la legge statunitense sulla riforma del mercato finanziario e le proposte della Commissione di Basilea, quali ulteriori iniziative dovrebbero essere prese a livello globale e, in particolare, a livello dell'Unione europea per stabilizzare e riformare i mercati finanziari nella prospettiva di investimenti a lungo termine e di uno sviluppo sostenibile; se si raccomandi una riforma delle strutture globali di governance finanziaria ed economica, ad esempio una riforma del G20, dell'FMI e della Banca mondiale; quale sarebbe la base di un'eventuale, nuova struttura istituzionale; quale forma di coordinamento dovrebbe essere realizzata a livello globale. Rileva in proposito che molte delle tematiche oggetto dei quesiti formulati dal Parlamento europeo trovano una risposta nel documento approvato all'unanimità dalle Commissioni riunite V e XIV il 10 dicembre 2010, richiamato agli inizi di questa mia relazione e, in parte, nei documenti approvati dalle medesime Commissioni il 30 luglio 2010, in merito alla Comunicazione della Commissione europea «Rafforzare il coordinamento delle politiche economiche», e l'11 marzo 2010, in merito al documento di lavoro della Commissione europea «Consultazione sulla futura strategia UE 2020». Ritiene che da tali valutazioni condivise, sia opportuno partire, sottolineando come occorrerebbe, tuttavia, impegnarsi per segnalare al Parlamento europeo poche e fondamentali questioni, concentrandosi sui quesiti trasmessi dal Parlamento europeo, evitando di approvare un documento eccessivamente articolato che rischierebbe di risultare scarsamente incisivo.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinvia il seguito dell'esame della risoluzione ad altra seduta.

La seduta termina alle 18.25.