CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 novembre 2010
395.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 10 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 9.35.

Schema di regolamento recante modifiche al regolamento di riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, di cui decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 2008, n. 43.
Atto n. 281.

(Rilievi alla I Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento e conclusione - Deliberazione di rilievi).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di regolamento, rinviato nella seduta del 9 novembre 2010.

Giancarlo GIORGETTI, presidente e relatore, alla luce dei chiarimenti forniti dal rappresentante del Governo, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di regolamento recante modifiche al regolamento di riorganizzazione del Ministero dell'economia e delle finanze, di cui decreto del Presidente della Repubblica 30 gennaio 2008, n. 43;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo, per cui:
a) con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 novembre 2008, nelle more dell'attuazione delle misure di riduzione degli assetti organizzativi previste dall'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008, sono state rideterminate le dotazioni organiche del personale dirigenziale generale del Ministero dell'economia e delle finanze, tenendo conto dell'incremento di quattro incarichi dirigenziali di livello generale istituiti presso il predetto dicastero ai sensi dell'articolo 1, comma 359, della legge n. 244 del 2008;
b) lo schema di regolamento in esame ha inteso riallineare il numero degli uffici di livello dirigenziale generale alla dotazione organica già rideterminata con il suddetto decreto del Presidente del Consiglio dei ministri e ha provveduto all'individuazione dei posti di funzione dirigenziale soppressi, nonché a quantificare i relativi risparmi di spesa;
considerato che:
è necessario procedere al coordinamento del provvedimento in esame con la disciplina contenuta all'articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2010, n. 73, che prevede la soppressione della Direzioni territoriali dell'economia e delle finanze;
occorre che il testo del provvedimento, nel definire l'assetto organizzativo del Ministero, recepisca anche le disposizioni dell'articolo 7, comma 6, del decreto-legge n. 78 del 2010, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 122 del 2010, che ha previsto che i posti di componente dei Collegi dei sindaci, in posizioni di fuori ruolo istituzionale, soppressi ai sensi delle medesime disposizioni, siano trasformati in posti di livello dirigenziale generale per le attività di consulenza, studio e ricerca del Ministero dell'economia e delle finanze, nell'ambito del Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato;
è necessario che venga esplicitata, nel testo del provvedimento, la soppressione di quattro posizioni dirigenziali generali aggiuntivi, previsti dall'articolo 1, comma 359, della legge n. 244 del 2007;
dovrebbe valutarsi l'opportunità di garantire ulteriormente la funzionalità dei dipartimenti del Ministero nello svolgimento dei loro compiti istituzionali, anche

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procedendo alla creazione di nuove strutture che unifichino le competenze attualmente assegnate a distinte strutture, al fine di consentire la definizione unitaria degli interventi da attuare in settori di particolare rilevanza,

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di regolamento e formula i seguenti rilievi sulle sue conseguenze di carattere finanziario:
si provveda al coordinamento del provvedimento in esame con la disciplina di cui all'articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2010, n. 73;
si provveda a recepire nel testo del provvedimento le disposizioni di cui all'articolo 7, comma 6, del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122;
venga esplicitamente prevista, nel testo del provvedimento, la soppressione delle quattro posizioni dirigenziali generali aggiuntive previste dall'articolo 1, comma 359, della legge 24 dicembre 2007, n. 244;
nonché le seguenti osservazioni:
si valuti l'opportunità di procedere:
a) all'accorpamento, nell'ambito del Dipartimento delle finanze, della Direzione federalismo fiscale con la Direzione legislazione tributaria;
b) a riconsiderare, nell'ambito del Dipartimento dell'amministrazione generale, del personale e dei servizi, le competenze delle diverse direzioni centrali, valutando in particolare l'unificazione delle strutture centrali che si occupano di personale e la conseguente attribuzione ad altre strutture di compiti non strettamente legati al personale e alle relazioni sindacali; in tale contesto, potrebbe quindi valutarsi l'istituzione di una nuova Direzione centrale che si occupi prioritariamente di logistica e di sicurezza nei luoghi di lavoro, rivedendo conseguentemente, i compiti dell'attuale Direzione centrale per la logistica e gli approvvigionamenti.»

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI si rimette alla Commissione.

Maino MARCHI (PD), nel rilevare che nella seduta di ieri il rappresentante del Governo ha fornito risposte puntuali alle richieste di chiarimento formulate dal presidente, chiede tuttavia di chiarire se la previsione contenuta nell'articolo 1, comma 1, lettera q), dello schema di regolamento non sia suscettibile di determinare un incremento delle Ragionerie territoriali dello Stato rispetto al numero esistente a legislazione vigente.

Giancarlo GIORGETTI, presidente e relatore, fa presente che la condizione riferita alla necessità di assicurare il coordinamento dello schema in esame con la disciplina di cui all'articolo 2, comma 1-ter, del decreto-legge 25 marzo 2010, n. 40, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 maggio 2010, n. 73, si riferisce al numero delle Ragionerie territoriali dello Stato, che comunque non dovrebbe subire un incremento.

La Commissione approva la proposta di deliberazione formulata dal presidente.

La seduta termina alle 9.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 9.40 alle 10.05, dalle 19.30 alle 19.40 e dalle 20.40 alle 20.50.

ESAME DI DOCUMENTI

Mercoledì 10 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 10.05.

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Progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020.
Doc. CCXXXVI n. 1.

(Esame ai sensi dell'articolo 124, comma 2, del Regolamento e rinvio).

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che la Commissione è convocata per l'esame della versione preliminare del Programma nazionale di riforma per il perseguimento degli obiettivi della Strategia 2020 per la crescita e l'occupazione, approvata dal Consiglio dei ministri e trasmessa alle Camere lo scorso 5 novembre 2010. Al riguardo, segnala che il documento trasmesso alle Camere è stato elaborato dal Governo nell'ambito di una procedura di carattere transitorio preliminare all'introduzione, a partire dal gennaio 2011, del cosiddetto «semestre europeo», che supera le procedure finora previste per l'esame parlamentare del progetto di programma nazionale di riforma. In questo quadro, come comunicato dal Presidente della Camera alla Conferenza dei presidenti di gruppo e alla Giunta per il Regolamento, riunitasi nella giornata di lunedì 8 novembre 2010, il documento è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 124 del Regolamento, alla Commissione bilancio la quale dovrà esprimersi in tempi definiti in coerenza con le scadenze comunitarie e sentito in proposito il Governo. Stante l'ampiezza delle materie trattate dal Programma, ancorché il Regolamento non lo preveda espressamente, si è stabilito che le Commissioni non assegnatarie - ma la cui competenza per materia sia investita almeno in parte dal documento, oltre ovviamente alla XIV Commissione - siano autorizzate ad esprimere rilievi alla Commissione Bilancio.
Rappresenta, inoltre, che, come convenuto nell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, nella seduta del 9 novembre 2010, ha scritto ai presidenti delle altre Commissioni chiedendo di voler far pervenire i rispettivi rilievi entro le ore 13 di giovedì 11 novembre 2010 ed ha inoltre scritto al Ministro per le politiche europee, per chiedergli di voler verificare la possibilità che la Commissione bilancio esprima i propri orientamenti entro il 12 novembre prossimo e che, solo in un momento successivo, il progetto di Programma sia trasmesso all'Unione europea.

Gabriele TOCCAFONDI (PdL), relatore, ricorda che, il 5 novembre 2010, il Consiglio dei ministri ha approvato una bozza del Programma nazionale di riforma che indica gli obiettivi e le misure per l'attuazione in Italia della nuova Strategia per la crescita e l'occupazione dell'UE (Europa 2020).
Rileva che la bozza di programma è stata trasmessa alle Camere ai sensi dell'articolo 4-ter della legge n. 11 del 2005, relativa alla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea ed alle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari e che tale disposizione prevede la tempestiva consultazione e informazione delle Camere nella predisposizione dei programmi nazionali di riforma per l'attuazione in Italia della Strategia per la crescita e l'occupazione, nonché in merito alle relazioni annuali di attuazione; fa presente che, a questo scopo, si stabilisce che la bozza di Programma nazionale di riforma sia trasmessa, prima della sua presentazione alla Commissione europea, ai competenti organi parlamentari, che possono formulare osservazioni o adottare atti di indirizzo secondo i rispettivi regolamenti parlamentari.
Avverte che la bozza di Programma nazionale di riforma deve essere sottoposta entro il 12 novembre 2010 alla Commissione europea ai fini di una prima valutazione e che il medesimo Programma andrà poi presentato in forma definitiva alle Istituzioni europee, unitamente al Programma di stabilità, entro il mese di aprile 2011, nel quadro del nuovo sistema di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri, il cosiddetto semestre europeo.
Ricorda quindi che la Strategia UE 2020, definita dal Consiglio europeo del

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17-18 giugno 2010, si incentra su cinque obiettivi principali: portare al 75 per cento il tasso di occupazione per la popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni, anche mediante una maggiore partecipazione dei giovani, dei lavoratori più anziani e di quelli poco qualificati e una migliore integrazione dei migranti nella popolazione attiva; migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo, in particolare allo scopo di portare al 3 per cento del PIL la spesa per investimenti pubblici e privati combinati in tale settore; ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento, rispetto ai livelli del 1990, o del 30 per cento, se sussistono le necessarie condizioni, ovvero nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, a condizione che altri Paesi si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni; contestualmente, si intende portare al 20 per cento la quota delle fonti di energia rinnovabile e migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica; migliorare i livelli d'istruzione, in particolare riducendo i tassi di dispersione scolastica al di sotto del 10 per cento e aumentando la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente almeno al 40 per cento. Il Consiglio europeo ha ribadito la competenza degli Stati membri a definire e attuare obiettivi quantitativi nel settore dell'istruzione; promuovere l'inclusione sociale, in particolare attraverso la riduzione della povertà, mirando a liberare almeno 20 milioni di persone dal rischio di povertà e di esclusione.
Rileva che, per contribuire al conseguimento di questi cinque grandi obiettivi, la Commissione europea ha promosso sette «iniziative faro», di cui 4 già avviate, e ciascuno Stato membro, nell'ambito del proprio Programma nazionale di riforma, stabilisce i corrispondenti obiettivi e le misure nazionali.
Evidenzia che l'elaborazione e la valutazione dei Programma nazionale di riforma e delle relative misure di attuazione si inserisce nel quadro della riforma dei meccanismi di coordinamento delle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri, incentrata su tre pilastri: un meccanismo per il coordinamento delle politiche economiche nazionali nell'ambito del cosiddetto «semestre europeo»; una più forte sorveglianza macroeconomica, che includa meccanismi di allerta e di sanzione, per affrontare gli squilibri di competitività e crescita; l'applicazione più rigorosa del Patto di stabilità e crescita.
Fa presente che il Programma nazionale di riforma assume rilievo soprattutto ai fini dei primi due pilastri, mentre l'applicazione del Patto di stabilità e crescita continuerà, in base alle proposte della Commissione europea, ad essere incentrata sulla valutazione dei programmi di stabilità o convergenza di ciascuno stato membro.
Rappresenta che, in vista dell'avvio del semestre europeo nel gennaio 2011, la Commissione europea ha prospettato, con una lettera del Segretario generale ai rappresentanti permanenti presso l'UE di ciascuno Stato membro, una fase transitoria in cui si colloca la presentazione della bozza di Programma nazionale di riforma in esame, stabilendo in particolare che, entro il 12 novembre 2010, gli Stati membri presentino alla Commissione la bozza del Programma nazionale di riforma e che, entro aprile 2011, venga presentata la versione completa e definitiva del Programma nazionale di riforma.
Ricorda che la sorveglianza sugli squilibri macroeconomici si articolerà in meccanismi sia preventivi sia correttivi, sul modello del Patto di stabilità e crescita, previsti nell'ambito delle proposte legislative presentate dalla Commissione lo scorso 29 settembre per il rafforzamento della governance economica, nonché nella relazione finale della Task force sulla governance economica, presieduta dal Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy, approvata dal Consiglio europeo del 28-29 ottobre 2010.
Venendo più direttamente all'esame del documento in esame, rileva che la bozza di Programma nazionale di riforma è articolata, in coerenza con le indicazioni della Commissione europea, in tre parti: analisi dello scenario macro-economico a medio-termine;

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identificazione degli ostacoli principali alla crescita e all'aumento dell'occupazione; indicazione degli obiettivi nazionali da perseguire per contribuire all'attuazione della Strategia UE 2020.
Fa quindi presente che, nella nota aggiuntiva al progetto di Programma nazionale di riforma, sono indicate quattro questioni fondamentali: meridionale, fiscale, nucleare e legale.
Con riferimento alla prima questione, evidenzia che si sottolinea che le politiche di sviluppo, oltre che concentrarsi sulla istruzione e formazione, dovranno ispirarsi a tre logiche: prevedere una cabina di regia nazionale, senza demandare gli interventi all'esclusiva competenza regionale; concentrare gli interventi sulle grandi infrastrutture di unificazione nazionale; attribuire agli interventi la forma automatica dei crediti d'imposta e, più in generale, della fiscalità di vantaggio.
In merito alla questione fiscale, osserva che nel documento si afferma la necessità di una riforma generale al fine di sostenere lo sviluppo dell'economia, attraverso l'introduzione di norme più moderne e semplici.
Sulla questione nucleare, partendo dalla considerazione che quasi tutti i Paesi europei sono produttori di energia nucleare, rileva che si afferma la necessità di porre fine a quello che è divenuto un forte svantaggio competitivo.
Quanto poi alla questione legale, ricorda che si sottolinea l'esigenza di porre rimedio all'eccesso di regole che è un fattore di rallentamento dell'economia.
Osserva che la bozza di Programma nazionale di riforma al nostro esame propone quindi un'analisi di quelli che vengono considerati come i principali ostacoli alla crescita economica. In particolare, il Documento evidenzia come si rinvengano strozzature, soprattutto con riferimento alle seguenti tematiche: l'elevato livello di debito pubblico; la competitività del sistema produttivo, con riguardo soprattutto alla relazione tra salari e produttività; il grado di concorrenza ancora non particolarmente elevato in alcuni settori; il sistema di istruzione e formazione; il sistema di ricerca ed innovazione a favore delle imprese; il livello di occupazione che presenta ancora forti divergenze sia a livello territoriale sia in termini di occupazione femminile e giovanile.
Fa presente che, in relazione a tali ostacoli, il Programma enuncia le riforme attuate o prossime all'attuazione. In riferimento al debito pubblico ed alla necessità di garantire stabilità alle finanze pubbliche, sottolinea che il documento richiama la riforma del sistema previdenziale, completata con il decreto-legge n. 78 del 2010, che ha legato all'aspettativa di vita l'evoluzione dell'età pensionabile. Ricorda che il medesimo documento sottolinea l'importanza della riforma, in corso di adozione, del federalismo fiscale che potrà responsabilizzare gli enti territoriali al fine di una più efficiente gestione delle risorse pubbliche e di contenere la spesa. Infine, si richiama la necessità di addivenire ad una riforma complessiva del sistema tributario.
Rileva che, ai fini del miglioramento della competitività del sistema produttivo italiano, sono considerate essenziali: la revisione del modello contrattuale del lavoro, al fine di allineare la crescita dei salari all'aumento della produttività, partendo dal modello di contratto sottoscritto tra le parti sociali nel 2009, con la partecipazione del Governo ed ampliando la portata della contrattazione decentrata; il completamento del recepimento della direttiva europea sulla libera circolazione dei servizi. In proposito ricordo il forte impulso proveniente dall'emanazione del decreto legislativo n. 59 del 2010, volto ad attuare la direttiva relativa ai servizi nel mercato interno, ai sensi del quale sono state eliminate molte delle autorizzazioni che, ai sensi della direttiva, potevano essere sostituite da istituti semplificati ed abrogati taluni albi ed ordini. Ulteriore impulso sarà dato attraverso i decreti attuativi affidati alla competenza del Ministro dello sviluppo economico; l'approvazione della legge annuale sulla concorrenza, prevista ai sensi dell'articolo 47 della legge 23 luglio 2009, n. 99; la trasposizione della direttive sul mercato dell'energia

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e del gas, pur ricordando che l'ordinamento italiano si pone senz'altro all'avanguardia per quanto concerne sia la separazione delle reti e sia i poteri della competente Autorità di regolazione; l'introduzione di zone a burocrazia zero nel Mezzogiorno ai sensi del decreto-legge n. 78 del 2010, nelle quali i procedimenti amministrativi saranno conclusi entro tempi certi, anche con l'ausilio di un Commissario di Governo; la previsione per le imprese europee che stabiliscono la propria sede principale in Italia dell'applicazione, a richiesta, in alternativa alla normativa tributaria italiana, del regime fiscale di un Paese membro dell'Unione europea, anch'essa contenuta nel decreto-legge n. 78 del 2010.
Rappresenta che, in ordine al sistema di istruzione e formazione, considerato fattore chiave per la competitività, il documento fa riferimento alla riforma già attuata dell'istruzione secondaria e a quella dell'Università, attualmente all'esame del Parlamento, per la quale la legge di stabilità per il 2011 dovrebbe contenere, come di recente annunciato dal Ministro Tremonti, le necessarie risorse. Rileva che tali riforme mirano, da un lato, ad una maggiore corrispondenza dell'offerta formativa alle esigenze del mercato del lavoro e, dall'altro, ad un contenimento della spesa.
Quanto alle politiche di incentivazione della ricerca e dell'innovazione, osserva che il Programma considera che tali politiche si rendono necessarie per innalzare la qualità dei prodotti tutelandoli al contempo da tentativi di concorrenza sleale, ricordando che l'Italia ha definito un obiettivo dell'1,53 per cento di spesa totale in rapporto al PIL per le politiche per l'innovazione e la ricerca.
Evidenzia come di particolare importanza per lo sviluppo del Paese vengono considerati il ritorno all'energia nucleare ed il raggiungimento degli obiettivi in materia di energie rinnovabili e di riduzione delle emissioni.
Quanto alle politiche inerenti il lavoro, rappresenta che il Governo intende raggiungere nel 2020 un tasso di occupazione del 67-69 per cento attraverso i seguenti strumenti: l'attuazione del piano triennale per il lavoro, adottato nello scorso mese di luglio, e le nuove disposizioni di cui al collegato lavoro, recentemente approvato in via definitiva dalle Camere, che prevedono la lotta al lavoro irregolare, l'aumento della sicurezza sul lavoro, il decentramento della regolazione e l'attuazione del principio di sussidiarietà, nonché lo sviluppo delle competenze per l'occupabilità ed il reimpiego; l'incremento del tasso di occupazione delle donne attraverso l'attuazione del programma per l'inclusione delle donne nel mercato del lavoro, presentato già nel 2009, e del Piano per la conciliazione del 2010, adottato nello scorso mese di aprile; l'aumento dell'occupazione giovanile, anche attraverso la lotta alla dispersione scolastica.
Sottolinea che il Programma nazionale di riforma considera strettamente funzionali al raggiungimento degli obiettivi indicati nel Programma medesimo gli interventi di politica regionale, programmati nell'ambito del Quadro Strategico Nazionale (QSN 2007-2013) e dei programmi operativi cofinanziati dai fondi strutturali comunitari, in larga parte già concentrati sui temi della Strategia UE 2020.
Evidenzia che il Documento che la Commissione è oggi chiamata da esaminare rappresenta una bozza nell'ambito della fase transitoria per l'attuazione delle procedure del Semestre europeo. Lo scopo ultimo di tale Documento è quello di mettere a punto il Programma nazionale di riforma da presentare poi in maniera ufficiale nel prossimo mese di aprile. Ritiene che di questa circostanza occorrerà tenere conto anche ai fini della risoluzione che la Commissione potrà approvare entro il 12 novembre prossimo. In questa fase ritiene, infatti, importante che la Commissione si concentri su impegni volti a sollecitare il Governo a modificare ed integrare il contenuto del documento, al fine di garantire che esso risponda pienamente agli indirizzi metodologici indicati in sede europea, tenuto anche conto che la Commissione europea ha previsto che i Programmi nazionali di riforma dovranno

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comunque essere completati e finalizzati al perseguimento delle linee guida più dettagliate che saranno contenute nel Codice di condotta di prossima adozione.

Lino DUILIO (PD) esprime una valutazione fortemente critica in ordine alle modalità di esame parlamentare del progetto di Programma nazionale di riforma, osservando preliminarmente che il termine del 12 novembre 2010, più volte indicato quale termine per la trasmissione delle bozze dei Programmi nazionali di riforma all'Unione europea, non costituisce una scadenza improrogabile, in quanto esso è indicato esclusivamente in un documento trasmesso dal Segretario generale della Commissione europea ai rappresentanti permanenti degli Stati membri presso l'Unione europea. Ritiene, pertanto, che non sussista alcuna esigenza giuridica o di carattere internazionale che imponga il rispetto di tale termine, osservando che sarebbe opportuno lasciare più ampi spazi di discussione alle Camere, procedendo ad un invio della versione preliminare del PNR in una data successiva a quella del 12 novembre prossimo. Osserva, infatti, che la rilevanza dei temi trattati nel documento impone che su di esso si svolga una discussione seria ed approfondita, che non si limiti ad una burocratica ricognizione dei contenuti del progetto di Programma trasmesso dal Governo, che non giudica rispettosa della necessaria dignità dei lavori parlamentari. Non condivide, peraltro, neppure le considerazioni in ordine alla provvisorietà del documento all'esame del Parlamento, rilevando che, qualora il documento fosse del tutto privo di rilievo, in quanto destinato ad essere immediatamente superato, sarebbe paradossalmente preferibile che il Parlamento non esprimesse una propria valutazione su di esso.
Quanto al merito del progetto di Programma nazionale di riforma, osserva che, al di là di altre considerazioni sul contenuto del documento, la sua inadeguatezza è dimostrata in modo evidente dalla distanza tra gli obiettivi per il 2020 individuati nel progetto di Programma e quelli previsti nell'ambito della Strategia Europa 2020. In particolare, rileva come per il tasso di occupazione, che rappresenta una delle più rilevanti criticità per il nostro Paese, si prevede un modesto incremento, che dovrebbe portare il tasso di occupazione nel 2020 ad un valore tra il 67 e il 69 per cento, ben al di sotto dell'obiettivo individuato nell'ambito della Strategia Europa 2020, che prevede un tasso di occupazione del 75 per cento. Allo stesso modo, esprime un giudizio fortemente critico sui dati relativi all'incidenza della spesa per la ricerca sul prodotto interno lordo, osservando come essa dovrebbe passare dall'1,18 all'1,53 per cento nel 2020, con un limitatissimo incremento, che smentisce in modo evidente le ripetute affermazioni in ordine all'intenzione di investire sulla ricerca. Segnala, infatti, che attualmente a livello europeo l'incidenza della spesa per la ricerca sul prodotto interno lordo è pari all'1,9 per cento e dovrebbe raggiungere il 3 per cento nel 2020, toccando un valore quasi doppio rispetto a quello che l'Italia dovrebbe ottenere nel medesimo anno. Osserva, poi, come analoghe considerazioni potrebbero svolgersi con riferimento agli altri obiettivi individuati nell'ambito del progetto di Programma nazionale di riforma, segnalando, peraltro, come molte delle stime contenute nel documento, quali quelle relative alle materie dell'energia e delle emissioni di gas, non appaiono effettivamente verificabili.
Conclusivamente, ribadisce l'esigenza che l'esame di un documento che affronta temi essenziali per il futuro del nostro continente non sia affrontato in modo meramente burocratico, ma si svolga con tempi e modalità adeguate alla rilevanza dei temi, che sono oggetto di ampio dibattito nei parlamenti degli altri Stati dell'Unione europea.

Pier Paolo BARETTA (PD) lasciando impregiudicate le questioni procedurali e relative ai tempi per l'esame del documento richiamate dall'onorevole Duilio, per le quali chiede un'attenta riflessione da parte della maggioranza e del Governo, manifesta la sua imprevista delusione per

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i contenuti del documento in esame, anche in considerazione delle qualità degli estensori del medesimo. Ritiene in proposito che sia preferibile leggere gli atti parlamentari per comprendere il pensiero del Ministro Tremonti, piuttosto che i suoi libri. Osserva che il Programma nazionale di riforma rappresenta un documento di particolare importanza, che sostituirà gli attuali documenti di programmazione economica, realizzando un condivisibile spostamento del baricentro della decisione di politica economica in sede europea. Rispetto al lavoro svolto dalla Commissione sui documenti relativi alla Strategia UE 2020, ravvisa una certa sciatteria, sottolineando come manchino la passione, l'ambizione e la volontà di tracciare un nuovo percorso per il Paese. Evidenzia come la tematica non riguardi solo la contingenza politica della presente legislatura, ma, impegnando l'Italia per i prossimi dieci anni, all'adozione di scelte strategiche per il Paese. Analogamente, osserva che il recepimento del cosiddetto semestre europeo necessita di un respiro più ampio, attraverso il quale prevedere una revisione della legge n. 196 del 2009. Rileva che nel documento all'esame della Commissione riveste un'importanza centrale la questione degli ostacoli alla crescita, puntualmente indicati, ma rispetto ai quali le soluzioni prospettate appaiono insufficienti. In proposito, con riferimento alla questione economica e del contenimento del debito pubblico, osserva che l'unica soluzione indicata dal Governo è la riforma del sistema previdenziale, mentre non si annette alcun rilievo, sotto tale profilo, alla annunciata riforma della Pubblica amministrazione, che dovrebbe portare, secondo il Ministro Brunetta, alla riduzione di oltre 300 mila dipendenti pubblici, richiamata solo nella sezione relativa alla competitività. Parimenti osserva come sia riduttivo richiamare il passaggio al nucleare come unica soluzione per affrontare il tema dell'energia e della ripresa economica, mentre si certifica la volontà di non incrementare gli investimenti su ricerca e sviluppo, non considerata, a suo avviso, strategica dal Governo. Ritiene che l'avere individuato un'unica soluzione per ciascun settore denoti sciatteria da parte del Governo, mentre occorrerebbe provocare il Paese rispetto alle sfide da affrontare.
Preannuncia che intende suggerire al relatore di integrare la risoluzione da lui presentata in maniera costruttiva, al fine di favorire un dibattito nel Paese intorno agli obiettivi principali ed alle prossime sfide. Ritiene che, con il documento presentato dal Governo, l'Italia non potrà essere considerata un interlocutore autorevole in sede europea. Ritiene inoltre incomprensibile non avere effettuato un riferimento adeguato al patrimonio artistico e culturale dell'Italia come traino per il turismo e non avere previsto l'adozione di una specifica politica in tal senso. Conclusivamente ribadisce la sua delusione, della quale sottolinea tuttavia il carattere dinamico, in quanto potrebbe essere superata nel caso in cui si intendesse contribuire ad un miglioramento del documento.

Amedeo CICCANTI (UdC), riservandosi di intervenire sui contenuti del progetto di Programma nazionale di riforma nel prosieguo dell'esame, segnala l'opportunità che, nell'ambito dell'attività conoscitiva su tale documento, si proceda all'audizione della Svimez e del CNEL.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame del documento ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.30.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 10 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Francesco Belsito.

La seduta comincia alle 10.30.

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Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province, ai sensi della legge 5 maggio 2009, n. 42.
Atto n. 240.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto, rinviato, da ultimo, nella seduta del 9 novembre 2010.

Il sottosegretario Alberto GIORGETTI, con riferimento alla proposta di parere presentata dal relatore nella seduta di ieri, osserva che il parere favorevole è condizionato al recepimento di alcune modifiche al provvedimento. In particolare, rileva che nella condizione di cui al punto 2 della proposta di parere, si richiede l'introduzione dell'articolo 1-bis in materia di obiettivi di servizio. L'articolo stabilisce che il Governo, nel disegno di legge di stabilità o mediante apposito disegno di legge collegato alla manovra di finanza pubblica, definisca norme di coordinamento per la realizzazione della convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni, sulla base di quanto disposto dall'articolo 18 della legge delega n. 42 del 2009. Lo stesso articolo 1-bis, al comma 1-bis, prevede che per tale finalità si tenga conto delle analisi condotte dalla Sose Spa secondo le modalità disciplinate dagli articoli 3 e 4 dello schema di provvedimento in oggetto, in particolare con riferimento alle funzioni fondamentali effettivamente esercitate e ai relativi servizi resi e non resi alla collettività. Al riguardo, ritiene condivisibile rinviare ad un futuro provvedimento legislativo l'individuazione degli obiettivi di servizio da associare alle singole funzioni fondamentali, in attuazione del principio di delega stabilito dall'articolo 2, comma 2, lettera f) della legge n. 42 del 2009, anche se tale rimando non è espressamente specificato. Giudica, tuttavia, che sarebbe opportuno valutare l'introduzione espressa di tale rimando nel testo dello schema di provvedimento.
Osserva, poi, che al punto 23 del parere si prevede l'esclusione degli enti locali appartenenti di territori delle regioni a statuto speciale e delle province autonome di Trento e Bolzano dall'applicazione del decreto legislativo. Al riguardo, ritiene invece fondamentale evitare che il processo di attuazione del federalismo fiscale e, in particolare, i principi generali contenuti nell'articolo 2 della legge delega n. 42 del 2009, in particolare quelli in materia di fabbisogni standard, di superamento della spesa storica, perequazione, solidarietà, soppressione dei trasferimenti dello Stato, siano verificati nei territori delle autonomie speciali. Rileva, infatti, che uno dei punti cardine della riforma da rintracciare nella definizione, condivisa fra i livelli di Governo, dei costi standard per l'intero territorio nazionale. A tal fine, a suo avviso, si potrebbe valutare il recepimento anche nei territori delle autonomie speciali dei contenuti dei provvedimenti attuativi della legge delega n. 42 del 2009, chiarendo che i fabbisogni standard sono valutati considerando anche le specificità delle variabili finanziarie, demografiche sociali economiche e geografiche degli enti locali delle regioni speciali e province autonome, mentre il meccanismo di finanziamento resta in capo alle autonomie speciali ed è regolato secondo l'articolo 27 della legge n. 42 del 2009. Ove, tuttavia, si ritenesse non percorribile il coinvolgimento delle autonomie speciali nell'ambito di attuazione del provvedimento in oggetto, ritiene, comunque, necessario consentire alla Sose la predisposizione e somministrazione dei questionari, di cui all'articolo 4, comma 1, lettera c), anche agli enti locali delle regioni a statuto speciale e delle province autonome, osservando che ciò permetterebbe di completare il quadro conoscitivo relativo alle funzioni fondamentali esercitate e ai servizi resi su tutto il territorio nazionale.
Infine, in merito alle osservazioni formulate dalla Commissione bilancio, e in particolare a quella definita alla lettera c) per cui si rimanda alla valutazioni del

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Governo le modalità idonee affinché si tenga conto, nella fase transitoria, dell'esigenza di riequilibrio delle risorse in favore degli enti locali sottodotati in termini di trasferimenti erariali, ritiene che sarebbe opportuno che tali modalità di riequilibrio fossero affrontate nell'ambito dei decreti legislativi - in particolare quelli relativi al fisco municipale e al fisco provinciale - che, in via transitoria, dovranno definire la perequazione per gli enti locali.

Renato CAMBURSANO (IdV) nel depositare, a nome del proprio gruppo, una proposta di parere (vedi allegato 1), alternativa rispetto a quella predisposta dal relatore, esprime l'auspicio che si possa addivenire ad un'ipotesi condivisa di parere, chiedendo al presidente di individuare gli spazi per lo svolgimento di una discussione nel merito del provvedimento.

Massimo BITONCI (LNP), relatore, sottolinea come il testo della proposta di parere presentata nella seduta del 9 novembre 2010 è stato frutto di un proficuo lavoro dei gruppi parlamentari, anche all'esito delle audizioni svoltesi. Nel confermare di avere preso in considerazione le proposte di parere alternativo depositate dagli onorevoli Ciccanti e Cambursano, sottolinea come il provvedimento in esame rappresenti uno snodo fondamentale nel processo di attuazione del federalismo fiscale. In particolare, sottolinea il processo di determinazione dei fabbisogni standard delle amministrazioni locali potrà consentire, ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera f), della legge n. 42 del 2009, di valorizzare i canoni dell'efficienza e dell'efficacia, attraverso l'individuazione di un sistema di indicatori significativi per valutare l'adeguatezza dei servizi e consentire agli enti locali di migliorarli a vantaggio di cittadini ed imprese. Rappresenta quindi che nella proposta di parere presentata è stata evidenziata l'esigenza di porre particolare attenzione nella individuazione degli obiettivi di servizio cui devono tendere le amministrazioni locali nell'esercizio delle funzioni riconducibili ai livelli essenziali delle prestazioni o alle funzioni fondamentali loro assegnate. Fa presente poi l'opportunità di definire le norme di coordinamento dinamico della finanza pubblica volte a realizzare l'obiettivo della convergenza dei costi e dei fabbisogni standard dei vari livelli di governo, nonché il percorso di convergenza degli obiettivi di servizio ai livelli essenziali delle prestazioni e alle predette funzioni fondamentali. Ritiene inoltre opportuno procedere sollecitamente, ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 42 del 2009, alla istituzione della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, cui dovrebbe essere riservato, tra gli altri, il compito di effettuare il monitoraggio degli obiettivi di servizio. Sottolinea come sia stato particolarmente positivo l'innovativo approccio seguito per la definizione del procedimento di determinazione dei fabbisogni standard, ed in particolare la scelta di affidare alla Società per gli studi di settore-Sose s.p.a, con la collaborazione, come peraltro suggerito dai gruppi di opposizione, di altri soggetti qualificati, come IFEL e ISTAT, le connesse attività tecniche di carattere metodologico e statistico, nonché quella di prevedere un coinvolgimento ed una partecipazione diretta degli enti interessati al procedimento anche attraverso la compilazione di appositi questionari, che possono peraltro risultare funzionali nella prospettiva di una riclassificazione ed integrazione delle informazioni contenute nei certificati contabili. Evidenzia quindi l'opportunità di prevedere, allo scopo di una più puntuale determinazione della metodologia disciplinata dall'articolo 3, che l'individuazione del modello di stima di fabbisogni sia effettuata sulla base di criteri di rappresentatività attraverso la sperimentazione di diverse tecniche statistiche, nonché, conseguentemente, l'esigenza di prevedere che la Società per gli studi di settore-Sose s.p.a possa avvalersi, per l'assolvimento dei compiti ad essa affidati ai sensi dell'articolo 4, comma 1, lettere a), b) e c), della collaborazione dell'ISTAT quale organo tecnico dotato di

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banche dati territoriali non solo sui conti economici, ma anche sugli obiettivi di servizio. Evidenzia inoltre che, anche in relazione alle posizioni espresse dai gruppi di opposizione, che hanno lamentato la mancata indicazione specifica nello schema di decreto dei fabbisogni standard, a suo avviso non possibile per ragioni tecniche, nella sua proposta di parere viene individuata una procedura per coinvolgere il Parlamento, in maniera incisiva e coerente con lo spirito della legge n. 42 del 2009, sugli schemi di decreti del Presidente del Consiglio dei ministri attuativi.

Pier Paolo BARETTA (PD), nel depositare, a nome del proprio gruppo, una proposta di parere (vedi allegato 2), alternativa rispetto a quella predisposta dal relatore, chiede chiarimenti sulla procedura che sarà seguita per l'espressione del parere in presenza di una concorrenza di proposte alternative.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, fa presente che, in presenza di una pluralità di proposte di parere tra loro alternative, verrà posta in votazione per prima la proposta formulata dal relatore. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame dello schema di decreto legislativo ad una seduta, che sarà convocata per il pomeriggio di oggi.

La seduta termina alle 10.50.

ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 10 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI, indi del vicepresidente Roberto OCCHIUTO. - Intervengono il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Francesco Belsito.

La seduta comincia alle 16.35.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province, ai sensi della legge 5 maggio 2009, n. 42.
Atto n. 240.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto, rinviato, da ultimo, nella seduta antimeridiana di oggi.

Renato CAMBURSANO (IdV) nell'illustrare la proposta di parere presentata dal proprio gruppo nella seduta antimeridiana di oggi, osserva preliminarmente che l'attuazione di un federalismo fiscale che rimedi alle storture esistenti, senza però spaccare il Paese, è un'impresa terribilmente complicata, in quanto si tratta di una materia estremamente delicata, oltre che complessa. Rileva, peraltro, che la materia del federalismo fiscale mal si presta a semplificazioni e slogan e mal si concilia con i provvedimenti, di recente adottati dal Governo, che sembrano andare nella direzione opposta al federalismo, come il decreto-legge n. 78 del 2010 e il testo del disegno di legge di stabilità che conferma i tagli già realizzati nella manovra estiva. In questo contesto, osserva che la relazione presentata dal Ministro dell'economia, ai sensi dell'articolo 2, comma 6, della legge n. 42 del 2009, il 30 giugno scorso, dovrebbe indicare gli elementi sui quali si fonda la base della struttura architettonica dello Stato, mentre nessuno sa effettivamente quali conseguenze avrà l'attuazione del federalismo fiscale sulla vita e sulla finanza pubblica. Ritiene, inoltre, che la scelta, ormai non reversibile, di un sistema istituzionale multilivello basato sui principi di autonomia, sussidiarietà, autogoverno responsabile, comporti che l'attuazione della legge delega sul federalismo fiscale non rappresenti solo una delle tante riforme da attuare nella presente legislatura, ma la riforma per eccellenza. Osserva, tuttavia, che nonostante la rilevanza della riforma, non sempre ne sono chiari i termini.

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Rileva, infatti, che la relazione presentata il 30 giugno scorso tiene esclusivamente conto dell'efficienza della spesa, trascurando quanto previsto dall'articolo 18 della legge n. 42 del 2009, secondo il quale il federalismo fiscale è anche un sistema che deve mirare a garantire obiettivi minimi di prestazioni e di servizi essenziali. Evidenzia, al riguardo, che l'unità e l'indivisibilità della Repubblica sono e debbono restare valori e principi fondamentali ed irrinunciabili, i quali sono, del resto, perfettamente coerenti e compatibili con un'articolazione statuale pluralistica ed autonomistica, quale quella disegnata dal Costituente del 1948 e poi rafforzata dal legislatore costituzionale del 2001 con la riforma del Titolo V della parte Seconda della Costituzione.
Passando, poi, a illustrare nel dettaglio la proposta di parere presentata dal proprio gruppo, osserva che la determinazione dei fabbisogni standard di comuni, città metropolitane e province è una questione intimamente connessa a quella dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti per quantità e qualità su tutto il territorio nazionale, ai sensi dell'articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione. Osserva, infatti, che i costi ed i fabbisogni standard rappresentano uno dei principali strumenti di armonizzazione del principio di autonomia con il principio di uguaglianza, che intende assicurare un punto di equilibrio tra le esigenze di uniformità e le ragioni del decentramento e dell'autonomia, limitando tendenze discriminatorie e, quindi, disgregatrici. Ritiene, in sostanza, che la questione dei fabbisogni standard costituisca l'architrave su cui poggia l'intero impianto del federalismo fiscale, in quanto dalla esatta determinazione di tali fabbisogni deriverà e dipenderà direttamente la concreta salvaguardia dei diritti civili e sociali che danno corpo alla cittadinanza repubblicana, sanciti nella parte prima della Costituzione. Nel ritenere, comunque, opportuno ribadire in questa sede il valore indubbiamente positivo e condiviso della transizione, sancita dalla legge n. 42 del 2009, dal criterio della spesa storica a quello dei costi standard, osserva che lo schema di decreto legislativo in esame, come già la legge n. 42 del 2009, fa nascere rilevantissime perplessità sia per quanto omette di dire che per quanto dispone. Osserva, infatti, che lo schema di decreto appare disattendere il principio direttivo dell'articolo 2, comma 2, lettera f), della legge n. 42 del 2009, relativo alla determinazione del fabbisogno e del costo standard, che dovrebbero costituire un passaggio centrale, pregiudiziale alla costruzione del nuovo modello di finanziamento degli enti locali. Lo schema in esame, in luogo di attuare le precise disposizioni contenute nella legge delega di fatto introduce una sorta di delega ulteriore a favore di un organo, mai citato nella legge n. 42 del 2009, la Sose Spa, al quale è affidato il compito concreto di predisporre le metodologie occorrenti all'individuazione dei fabbisogni standard nonché, e soprattutto, di determinarne i valori. A suo avviso, si tratta di una soluzione che non trova né ragione né giustificazione nella legge di delega e che potrebbe porsi in contrasto con quanto stabilito dalla Corte costituzionale, sin dal lontano 1957, quando, nella sentenza n. 3, riconobbe la propria competenza a sindacare il rispetto dell'articolo 76 della Costituzione per evitare la «usurpazione del potere legislativo da parte del Governo» e la violazione del principio per cui «soltanto il Parlamento può fare le leggi».
Osserva, inoltre, che la soluzione elaborata dallo schema del decreto si fonda su un evidente errore metodologico, in quanto l'operazione di calcolo dei fabbisogni standard ipotizzata assume valenza esclusivamente di tipo statistico, sulla base delle spese storiche locali, e i criteri metodologici cui dovrebbe conformarsi la Sose Spa appaiono estremamente vaghi ed indeterminati.
Rileva, altresì, che l'articolo 11 della legge delega prevedeva espressamente che nella determinazione del fabbisogno standard si debba tenere conto dei livelli essenziali delle prestazioni eventualmente implicate dalle funzioni fondamentali ed è

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chiaro che i livelli essenziali delle prestazioni non possono essere demandati alla Sose Spa. Ritiene, infatti, che la determinazione dei livelli essenziali, in quanto volta a delineare il contenuto sostanziale dei diritti fondamentali a prestazioni pubbliche, si configura a più forte ragione come compito di legislazione nazionale, spettante al Parlamento, la cui esclusiva posizione nel quadro della complessiva «organizzazione costituzionale» è stata ribadita dalla Corte costituzionale, dopo la revisione del Titolo V, alla stregua degli articoli 67 e 114 Costituzione, come affermato dalla sentenza della Corte costituzionale n. 106 del 2002. In questo contesto, osserva che le Commissioni parlamentari vengono completamente esautorate dalla fase concreta di fissazione dei metodi di determinazione dei fabbisogni standard e dalla loro applicazione operativa per il calcolo effettivo dei medesimi fabbisogni, eludendo in sostanza i principi di garanzia e di trasparenza contenuti nella legge n. 42. Ritiene, inoltre, assolutamente necessario procedere ad un coordinamento delle disposizioni dello schema di decreto legislativo con le disposizioni contenute nel disegno di legge relative governativo relativo alla Carta delle autonomie, già approvato dalla Camera dei deputati e attualmente all'esame del Senato della Repubblica, in quanto da tale provvedimento potrebbe scaturire l'individuazione di un quadro di funzioni fondamentali dei comuni e delle province differente rispetto a quello delineato dal presente provvedimento.
Osserva, altresì, che viene poi completamente disconosciuto il ruolo della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, che dovrebbe rappresentare l'organo incaricato espressamente della verifica periodica della realizzazione del percorso di convergenza ai costi e ai fabbisogni standard, nonché degli obiettivi di servizio, in favore della Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, la quale, a rigore, dovrebbe fungere da mera segreteria tecnica della predetta Conferenza permanente. Sotto il profilo finanziario, osserva che il testo del provvedimento e la relazione tecnica non contengono alcuna indicazione in merito all'emersione di eventuali risparmi derivanti dal processo volto a rendere progressivamente più efficiente la spesa degli enti locali e alla loro presumibile destinazione. Rileva, poi, che, nel procedimento di determinazione dei fabbisogni standard, andrebbe chiarito se essi debbano essere calcolati per singolo bene o servizio prodotto, oppure per ciascuna funzione o, al limite, per il complesso della spesa primaria di ciascun comune e provincia. Pur presupponendo che tale modalità di calcolo dei fabbisogni standard si riferisca a ciascuna funzione, rileva che nel testo non risulta alcuna specificazione al riguardo, salvo quanto indicato nella disciplina transitoria riportata all'articolo 6 dello schema di decreto, che prevede un graduale percorso di adozione dei fabbisogni standard per gruppi di funzioni fondamentali. Sottolinea, inoltre, che, mentre la relazione illustrativa e l'articolo 21 della legge n. 42 del 2009, sia per i comuni che per le province, ricomprendono tra le funzioni fondamentali quelle generali di amministrazione, di gestione e di controllo nella misura complessiva del 70 per cento delle spese, il presente schema di decreto non indica alcuna percentuale, lasciando intendere che le spese relative a tali funzioni siano considerate integralmente. Sul punto ritiene, tuttavia, opportuno acquisire un chiarimento, in quanto il riferimento alle funzioni generali di amministrazione, di gestione e di controllo nella misura del 100 per cento delle relative spese non sarebbe in linea con i commi 1 e 3 del citato articolo 21 della legge delega. Rileva, altresì, che, nonostante l'articolo 4 dello schema di decreto sia rubricato «procedimento di determinazione dei fabbisogni standard», la norma non individua alcun metodo per la determinazione del fabbisogno standard essendo tale determinazione rimessa integralmente all'attività che sarà chiamata a svolgere la società Sose spa in collaborazione con l'IFEL e coinvolgendo

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gli enti locali nella attività di raccolta e trasmissione dei dati. Non è specificato, inoltre, se i dati contabili siano quelli relativi all'ultimo esercizio utile o, invece, i valori riferiti ad un arco temporale più ampio in maniera tale da tener conto di eventuali particolarità. Analogamente, con riferimento alle diverse caratteristiche elencate dalla norma alla lettera a) che dovranno essere considerate ai fini della predisposizione delle metodologie occorrenti alla individuazione dei fabbisogni standard, non viene indicato il peso attribuito a ciascuna di esse né se l'elencazione fornita è esaustiva o rappresentino unicamente caratteristiche dalle quali non si può prescindere. Non si comprende, inoltre, se è prevista una differente metodologia per l'individuazione dei fabbisogni standard riferiti alla spesa corrente e alla spesa in conto capitale, così come sembra evincersi da quanto stabilito dall'articolo 13, comma 1, lettere c) e d), della legge n. 42 del 2009.
Da ultimo, pur apprezzando le significative modificazioni proposte nel parere del relatore, - che recepiscono anche indicazioni del Governo - osserva come perdurino, rispetto alla impostazione originaria, evidenti vulnera di carattere costituzionale, normativo, finanziario e soprattutto politico, illustrati nella proposta di parere da lui presentata. Auspica, pertanto, che vi siano le condizioni per procedere ad una riscrittura della proposta di parere presentata dal relatore, al fine di consentire una ampia condivisione dei contenuti di tale proposta.

Amedeo CICCANTI (UdC) rappresenta che con la presentazione di una proposta di parere alternativo il gruppo dell'UdC ha voluto contribuire alla redazione di un parere comune. Ricorda che l'UdC è stato l'unico gruppo contrario all'approvazione della legge n. 42 del 2009, poiché non era convinto della possibilità di ridurre la pressione fiscale, lasciando contemporaneamente inalterata la spesa pubblica per il Sud. Rileva che, a distanza di circa un anno e mezzo dall'approvazione della legge n. 42 del 2009, solo tre deleghe sono state esercitate: quella relativa al federalismo demaniale, quella su Roma capitale, che pure rinvia ad ulteriori provvedimenti e quella in esame, relativa alla determinazione dei fabbisogni standard che rinvia a successivi decreti del Presidente del Consiglio dei ministri la specificazione dei fabbisogni. Ritiene che la concreta attuazione del decreto in esame a partire dal 1o gennaio 2011 sia quanto mai incerta. Dà comunque atto che talune delle proposte contenute nello schema di parere da lui presentato, fanno già parte della proposta avanzata dal relatore Bitonci e sottolinea che occorre a questo punto verificare la possibilità di recepire le ulteriori indicazioni in esso contenute. In primo luogo, rileva che lo schema di decreto legislativo in esame risulterebbe in contrasto con l'articolo 21 della legge 5 maggio 2009, n. 42, laddove non specifica tra le funzioni fondamentali da prendere in considerazione in via provvisoria quelle generali di amministrazione, di gestione e di controllo nella misura complessiva del 70 per cento delle spese. Rileva altresì che lo schema di decreto, nell'individuare le funzioni fondamentali, non considera i beni e i servizi riferibili a tali funzioni, né i relativi obiettivi di servizio espressamente previsti come criterio di delega ai sensi dell'articolo 2, comma 2, lettera f), della legge 5 maggio 2009, n. 42. In proposito, osserva che vi possono ben essere dei costi relativi ai beni materiali nonché a servizi, come la corretta gestione delle risorse umane, che gli enti territoriali sono chiamati necessariamente a sostenere al fine dell'esercizio delle richiamate funzioni fondamentali. Dà atto al relatore di avere invece proposto una soddisfacente formulazione in ordine alla tipologia dei criteri ai fini della determinazione dei fabbisogni standard. Riconosce inoltre che, nella proposta di parere formulata dal relatore, vi è l'opportuno recepimento della richiesta di adottare una nota metodologica relativa alla procedura di calcolo del fabbisogno standard per ciascun comune e ciascuna provincia. Osserva invece che non si prevede la necessità, come richiesto nella

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proposta da lui depositata, di una relazione tecnica per gli schemi di decreto del Presidente del Consiglio attuativi del provvedimento in esame, ma di una semplice relazione a cura del Ministero dell'economia e delle finanze. In proposito, insiste sulla opportunità di tale previsione. Sottolinea quindi che le metodologie per la determinazione dei fabbisogni standard non risultano determinate e non risulta altresì specificato il peso da attribuire a ciascuna delle diverse caratteristiche elencate al comma 1, lettera a) dell'articolo 4 dello schema di decreto, nella predisposizione delle metodologie medesime. In proposito, ritiene opportuno che tale determinazione non venga demandata all'esclusiva competenza di una sede tecnica, ma venga effettuata sulla base di una scelta politica, attraverso l'adozione di norme di rango primario, sottolineando come ciò sarebbe utile anche alla stessa SOSE che potrà regolarsi sulla base di criteri fissati a tale livello. Evidenzia come tale scelta rientri pienamente nell'ambito delle competenze della Commissione poiché essa ha chiari risvolti finanziari, incidendo direttamente sulla determinazione del fabbisogno e quindi su grandezze finanziarie. Dà atto positivamente del recepimento del coinvolgimento dell'ISTAT quale organo tecnico dotato di complete banche dati sia con riferimento ai conti economici che agli obiettivi di servizio. Ricorda inoltre che il suo gruppo ha più volte rappresentato l'opportunità di effettuare il necessario coordinamento del contenuto dello schema di decreto legislativo in esame con le disposizioni recate dalla carta delle autonomie di cui al disegno di legge S. 2259, già approvato dalla Camera. In proposito, sottolinea che, ai sensi del richiamato disegno di legge, le funzioni fondamentali degli enti territoriali aumenterebbero sensibilmente e sarebbe pertanto necessaria una nuova determinazione dei fabbisogni standard. Rileva che non sono state invece recepite le indicazioni formulate dall'IFEL. In particolare, si riferisce: alla necessità che la scelta metodologica da adottare prenda in considerazione grandezze che siano in grado sia di contribuire alla stima dei fabbisogni standard e di elaborare indicatori sintetici che possano restituire informazioni circa le quantità e la qualità del servizio erogato o del bene prodotto, sottolineando come a tal proposito la preoccupazione maggiore sia quella di coniugare gli obiettivi di servizio con i fabbisogni standard e come sia necessario fornire parametri per la misurazione di tali obiettivi; alla esigenza di calcolare i fabbisogni standard per singola funzione e non con riferimento a tutta la spesa corrente, sostenendo l'opportunità, almeno in tale fase, di considerare la parte corrente relativa a spese di investimento; alla opportunità di individuare il riferimento contabile da assumere per il calcolo del fabbisogno standard nelle grandezze di competenza finanziaria; alla opportunità di considerare le variabili strutturali, di contesto e attinenti alla qualità e alla quantità dei servizi erogati, che siano in grado di consentire un accurato posizionamento di ciascun ente all'interno di intervalli di normalità, nonché di calibrare la stima dei fabbisogni standard sulla base delle specifiche caratteristiche e condizioni anche organizzative con cui viene erogato un servizio, prendendo a riferimento le modalità applicative del patto di stabilità; alla necessità di arricchire il corredo di informazioni disponibili ipotizzando un percorso quinquennale che consenta di assoggettare a stima di fabbisogno standard quelle funzioni per le quali nel corso del quinquennio sia possibile disporre di informazioni sufficienti a garantire stime robuste e condivise. Esprime quindi l'augurio che tali proposte possano essere accolte, altrimenti preannuncia che la posizione dell'UdC non potrà che essere contraria.

Roberto OCCHIUTO (UdC), presidente, in considerazione dell'imminente avvio delle audizioni informali, rinvia il seguito dell'esame dello schema alla seduta di domani.

La seduta termina alle 17.30.

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AUDIZIONI INFORMALI

Mercoledì 10 novembre 2010.

Audizione di rappresentanti di CGIL, CISL e UGL in relazione al Progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020.

L'audizione informale si è svolta dalle 17.35 alle 19.20.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 10 novembre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 19.25.

Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (Legge di stabilità 2011).
C. 3778 Governo.

Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2011 e per il triennio 2011-2013.
C. 3779 Governo.

(Seguito dell'esame congiunto e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nella seduta del 4 novembre 2010.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sospende la seduta, che riprenderà alle 20.30, in attesa della presentazione della proposta emendativa preannunciata dal Governo.

La seduta sospesa alle 19.30, riprende alle 20.30.

Il Vice Ministro Giuseppe VEGAS, nel depositare l'emendamento 1.500 del Governo (vedi allegato 3), ne illustra brevemente il contenuto, indicando che esso prevede, come anticipato, il finanziamento di interventi in favore del sistema universitario, della proroga di sei mesi delle missioni militari di pace, il rifinanziamento del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione e del Fondo nazionale per le politiche sociali. Segnala, altresì, che è previsto uno stanziamento di 800 miliardi di euro in favore del Fondo per interventi urgenti e indifferibili, che saranno destinati ad una pluralità di finalità di spesa, quali, in particolare, la proroga della devoluzione del 5 per mille delle imposte sul reddito delle persone fisiche, la gratuità dei libri di testo e la proroga dei contratti dei lavoratori socialmente utili. Sono, inoltre, previste agevolazioni in materia agricola, riferite, in particolare, alla piccola proprietà contadina, nonché misure in materia di produttività, concernenti, tra l'altro, sgravi per i contratti di produttività e la detassazione delle prestazioni lavorative straordinarie. Fa presente, altresì, che, oltre ad una esenzione dal ticket per la diagnostica, nell'emendamento sono contenute disposizioni volte a dare attuazione al Patto di stabilità interno per gli enti locali e le regioni. Per quanto attiene alla copertura finanziaria della proposta emendativa, che reca oneri pari a circa 5,8 miliardi di euro in termini di saldo netto da finanziare, fa presente che le risorse saranno reperite principalmente a valere sulle maggiori entrate derivanti dalla vendita delle frequenze, che dovrebbe generare introiti per oltre 2 miliardi di euro, attraverso una riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, che ha una dotazione di circa 1,7 miliardi di euro nel 2011, attraverso le maggiori entrate derivanti dalle disposizioni in materia di giochi contenute nell'emendamento, che dovrebbero contribuire per circa 1 miliardo di euro, nonché attraverso la riduzione degli stanziamenti riferiti alla Tabella A allegata al disegno di legge di stabilità.

Pier Paolo BARETTA (PD) nel richiamare l'intervento odierno svolto dal sottosegretario

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Bertolaso nel quale è stato annunciato il reperimento di 300 milioni euro, chiede al vice ministro se nell'emendamento 1.500 testé depositato siano previste tali risorse.

Renato CAMBURSANO (IdV) ricorda che il sottosegretario Bertolaso ha fatto riferimento al fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri.

Il vice ministro Giuseppe VEGAS fa presente che le risorse in questione potranno essere stanziate sul fondo della Protezione civile, ma che al momento non risultano previste nel testo dell'emendamento 1.500 depositato.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, osserva che le risorse per fare fronte all'alluvione nel Veneto potranno essere comunque reperite. Avverte che le valutazioni in ordine all'emendamento 1.500 del Governo saranno comunicate nella seduta che sarà convocata per domani alle ore 9.30, al termine dell'esame dell'Atto del Governo 240 e che il termine per i subemendamenti è fissato alle ore 18 di domani, giovedì 11 novembre 2010. Comunica altresì che sarà possibile intervenire sul contenuto dell'emendamento 1.500 del Governo e illustrare preliminarmente il complesso dei subemendamenti presentati dai gruppi nella seduta che sarà convocata domani alle 18.30. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame dei provvedimenti ad altra seduta.

La seduta termina alle 20.40.