CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 12 ottobre 2010
380.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 13 OTTOBRE 2010

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SEDE REFERENTE

Martedì 12 ottobre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 12.10.

Schema della Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013.
Doc. LVII, n. 3.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, con riferimento alla procedura parlamentare di esame dello schema di Decisione di finanza pubblica, ricorda che la Giunta per il regolamento della Camera, in data 14 luglio 2010, ha espresso parere sui «primi adeguamenti regolamentari di carattere sperimentale conseguenti alla nuova legge di contabilità», prevedendo che lo schema di Decisione di finanza pubblica venga esaminato secondo la procedura

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già definita dai Regolamenti parlamentari per il Documento di programmazione economico-finanziaria, ai sensi dell'articolo 118-bis del Regolamento. La Giunta ha stabilito tuttavia che il Presidente della Camera definisca i termini per l'esame dello schema di Decisione di finanza pubblica da parte delle Commissioni in modo che la calendarizzazione in Assemblea avvenga in termini compatibili con la presentazione dei disegni di legge di stabilità e di bilancio, fissata entro il 15 ottobre. A tal proposito, ricorda che la Conferenza dei presidenti di gruppo del 30 settembre 2010 ha disposto che l'esame in Assemblea dello schema della Decisione di finanza pubblica avrà luogo a partire da domani mercoledì 13 ottobre 2010.

Massimo BITONCI (LNP), relatore, segnala, in via preliminare, che la Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 (DFP), trasmessa alle Camere il 30 settembre 2010, costituisce il nuovo documento di programmazione economica e finanziaria - delineato dalla nuova legge di contabilità e finanza pubblica - che sostituisce il Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) previsto dalla precedente disciplina contabile, di cui alla legge n. 468 del 1978. Ricorda che, ai sensi dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009, la DFP indica gli obiettivi di politica economica e il quadro delle previsioni economiche e di finanza pubblica almeno per il triennio successivo e reca, inoltre, quale importante novità rispetto al precedente DPEF, la definizione degli obiettivi programmatici articolati per i tre sottosettori del conto delle amministrazioni pubbliche relativi all'amministrazione centrale, alle amministrazioni locali e agli enti di previdenza. Sottolinea quindi che, malgrado la nuova legge preveda, come termine per la presentazione dello schema di DFP, il 15 settembre, quindi un mese prima di quello fissato per la presentazione dei disegni di legge di stabilità e di bilancio, lo schema di DFP 2011-2013 è stato effettivamente trasmesso il 30 settembre, con una contrazione dei tempi disponibili per il relativo esame da parte delle Camere. Con riferimento ai contenuti specifici della DFP in esame, osserva che nel documento si precisa che, avendo il Governo anticipato all'inizio dell'estate la manovra triennale di finanza pubblica 2011-2013, con il decreto-legge n. 78 del 2010, la DFP per gli anni 2011-2013 si limita a recepire gli effetti del citato decreto-legge di manovra, confermando nella sostanza - salvo alcune marginali modifiche derivanti dal quadro macroeconomico - gli obiettivi programmatici già esposti nella RUEF per il 2010, presentata a maggio scorso. Ricorda inoltre che, sia nella premessa del documento che nell'intervento svolto dal Ministro Tremonti in sede di audizione nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare all'esame dello schema di Decisione, si sottolinea il superamento della DFP quale documento di programmazione economica e finanziaria alla luce della ormai prossima riforma della politica economica europea, che si sta sviluppando e discutendo in questi giorni, in vista dell'approvazione - probabilmente già da questo autunno - di una nuova versione del Patto di stabilità e crescita. Inoltre, nello spirito della Nuova Strategia Europa 2020 (EU2020), la Commissione europea ha previsto un coordinamento strategico dei diversi momenti di definizione programmatica per i Paesi membri attraverso l'introduzione del c.d. «Semestre europeo» già a partire dal 2011. Secondo quanto riportato nella premessa allo schema di DFP e precisato dallo stesso Ministro Tremonti, i nuovi documenti politico-contabili europei, Stability Program e National Reform Program, che dovranno essere presentati da ciascun Paese nell'aprile del prossimo anno, assumeranno una «centralità politica assoluta ed assorbente». Rileva quindi che sarà conseguentemente all'interno di questo nuovo schema europeo, e non all'interno dello schema di DFP, che si concentrerà la discussione sulla politica economica. Inoltre, secondo quanto stabilito in via transitoria, solo per quest'anno, una prima versione del Programma nazionale di riforma deve essere presentata in sede europea il prossimo mese di novembre.

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Con riferimento al quadro macroeconomico ed in particolare alla congiuntura internazionale, osserva che la DFP si sofferma sulla ripresa economica che ha caratterizzato i primi due trimestri del 2010. Rileva che, nel corso dell'anno, infatti, l'economia mondiale ha fatto registrare stime congiunturali e tendenziali della crescita in progressivo aumento, grazie alla consistente ripresa del commercio mondiale che è stimato crescere del 10 per cento nel 2010, dopo la sensibile riduzione nel 2009, pari all'11 per cento, per poi ridimensionarsi a tassi più bassi ma stabili nel triennio successivo. Evidenzia come lo scenario di previsione per il 2010 - riportato nella DFP - prospetti, dopo la contrazione registrata nel 2009, una crescita dell'economia globale del 4,4 per cento. Sottolinea inoltre che anche nell'area dell'euro il PIL è tornato su valori positivi, con un incremento dell'1 per cento nel secondo trimestre 2010, come emerge dal comunicato Eurostat del 2 settembre 2010. Il recupero del livello positivo della crescita, stimata all'1,7 per cento nel 2010, è trainato dal significativo risultato dell'economia tedesca, con un incremento del 2,2 per cento nel secondo trimestre rispetto a quello precedente, e che per il 2010 è prevista crescere del 3,4 per cento, grazie alla netta ripresa del commercio mondiale. Con riferimento al quadro macroeconomico italiano per il triennio 2011-2013, rileva che quanto prospettato nello schema di DFP riflette sostanzialmente le prospettive di recupero dell'economia internazionale; il documento presenta, infatti, una revisione al rialzo delle stime di crescita dell'economia italiana per l'anno in corso, nell'ordine di 0,2 punti percentuali. In particolare, per il 2010 il PIL è stimato crescere dell'1,2 per cento rispetto al 1 per cento indicato nella RUEF di maggio. Osserva che le nuove previsioni confermano i segnali di consolidamento della ripresa economica dell'Italia, trainata soprattutto dalla domanda estera. In particolare, ricorda che, in base ai comunicati dell'ISTAT, nei primi due trimestri del 2010, il PIL è tornato a crescere, aumentando nel primo trimestre dello 0,4 per cento rispetto al trimestre precedente e nel secondo trimestre è aumentato dello 0,5 per cento. Fa presente che il risultato conseguito nel secondo trimestre indica, tuttavia, una crescita dell'economia italiana inferiore alla media europea che, in base al comunicato ISTAT del 10 settembre, è risultata pari all'1 per cento, facendo registrare, nei principali Paesi europei, incrementi, in termini congiunturali, del 2,2 per cento in Germania, dell'1,2 per cento nel Regno Unito, dello 0,6 per cento in Francia e, fuori d'Europa, dello 0,4 per cento negli Stati Uniti. Segnala tuttavia il dato comunicato ieri dall'ISTAT, secondo cui la produzione industriale ha fatto registrare nel mese di agosto un aumento tendenziale pari al 9,5 per cento, miglior dato tendenziale dal 1997, mentre nei primi otto mesi del 2010 la variazione rispetto allo stesso periodo del 2009 è stata di + 5,9 per cento. Rileva che, secondo le stime contenute nella DFP, i consumi finali sono complessivamente previsti aumentare dello 0,4 per cento nel 2010, cui dovrebbe seguire una crescita dello 0,6 per cento nel 2011, che continuerà anche negli anni seguenti. Fa presente che gli investimenti fissi lordi, dopo la forte contrazione degli anni scorsi, sono previsti in crescita del 2,2 per cento nel 2010; il dato è essenzialmente attribuibile alla dinamica degli investimenti in macchinari, con un incremento del 7,5 per cento, sostenuta dalle agevolazioni fiscali e dalle esportazioni. Osserva che gli investimenti in costruzioni, invece, continuano ancora nel 2010 a risentire del ciclo negativo che ha interessato il settore nel 2009, facendo registrare un decremento del 2,5 per cento. Fa presente che gli scambi con l'estero mostrano segnali di ripresa. In particolare, osserva che le esportazioni aumenterebbero del 7,1 per cento nel 2010, trainate dal rinnovato vigore del commercio mondiale e dal deprezzamento dell'euro, che ha tuttavia mostrato segni di ripresa nelle ultime settimane. Anche le importazioni, dopo il risultato ampiamente negativo del 2009, aumenterebbero del 5,9 per cento nel 2010. Osserva che il mercato del lavoro,

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secondo le stime del Governo, continua a mostrare segni di debolezza con un tasso di disoccupazione che si collocherebbe all'8,7 per cento nel 2010 e nel 2011, per poi ridursi gradualmente ed attestarsi all'8,4 per cento nel 2013. Quanto all'inflazione, anche tenendo conto dell'andamento dei cambi e del fatto che i rischi di un rallentamento della crescita globale influenzano al ribasso i prezzi delle materie prime, rileva che la DFP stima un tasso medio per l'indice dei prezzi al consumo per il 2010 dell'1,6 per cento e del 2,1 per cento per il deflatore del PIL. Fa presente che la DFP sottolinea, come peraltro ribadito dal Ministro Tremonti, che la crisi economica e finanziaria degli ultimi due anni e la necessità di mantenere gli impegni assunti in sede europea hanno determinato l'anticipazione della manovra di aggiustamento dei conti per gli anni 2011-2013, attuata in estate con il decreto-legge n. 78 del 2010, peraltro in linea di continuità con la prassi seguita sin dal 2008. Sottolinea che lo schema di DFP espone pertanto il conto economico delle amministrazioni pubbliche per gli anni 2010-2013 aggiornato sulla base del nuovo quadro macroeconomico e degli effetti della manovra di finanza pubblica approvata a luglio. Ritiene, secondo quanto riportato nel documento e confermato nell'intervento del Ministro Tremonti, anche sulla base dell'andamento più recente dei conti pubblici, che le misure adottate, nel complesso, consentiranno il rispetto degli obiettivi programmatici, concordati in sede europea, contenuti nell'Aggiornamento del Programma di stabilità e confermati nella RUEF presentata a maggio scorso. Evidenzia come le nuove previsioni indicano, dunque, un livello di indebitamento netto tendenziale in linea con quello programmatico esposto nella RUEF di maggio. Per quanto riguarda il lieve scostamento relativo al saldo primario, sottolinea che, secondo quanto riportato nella DFP, esso è dovuto essenzialmente all'aggiornamento del quadro macroeconomico e alla revisione della composizione delle entrate fiscali 2010 emersa dal monitoraggio. Evidenzia, inoltre, che lo scostamento relativo alla spesa per interessi si riduce sensibilmente per effetto di uno scenario dei tassi di interesse più favorevole di quello previsto nella RUEF. In particolare, osserva che le spese in conto capitale manifesterebbero una riduzione nel periodo considerato dell'1,3 per cento, passando dal 4,3 per cento nel 2009 al 3 per cento nel 2013, più contenuta di quella stimata per le spese correnti che, al netto degli interessi, sono previste scendere dal 43,5 per cento del 2009 al 40,8 per cento nel 2013, con un decremento quindi del 2,7 per cento. Rileva che le entrate sono previste in lieve riduzione nel periodo considerato, per effetto, in particolare, della riduzione dei contributi sociali dovuta in gran parte alle norme di contenimento della spesa del personale dipendente del settore pubblico. Le entrate tributarie, considerate al netto di quelle in conto capitale, registrerebbero, invece, un leggero incremento. Sottolinea che la pressione fiscale, dopo il picco registrato nel 2009, evidenzia una costante seppure lieve riduzione fino al 42,4 per cento nel 2013. Come già riportato nella RUEF, nel periodo 2010-2013 il quadro aggiornato evidenzia una progressiva riduzione dell'indebitamento netto, che, pur mantenendosi al di sopra del livello del 3 per cento fino al 2011, sarà contenuto al 5 per cento nel 2010, in coerenza con gli impegni assunti in sede europea, per raggiungere poi un valore del 2,2 per cento nel 2013. Per quanto concerne l'evoluzione del rapporto tra debito e PIL, sottolinea come esso risulti in linea con le previsioni indicate nella RUEF di maggio, con un lieve incremento che, secondo quanto riportato nel documento, sarebbe dovuto, oltre che alle revisioni statistiche apportate dall'ISTAT sul risultato raggiunto nel 2009 (+0,1 per cento), peraltro non ancora ufficializzate, alle maggiori emissioni necessarie per finanziarie i contributi italiani alla Grecia, che hanno, di fatto, neutralizzato il miglioramento del fabbisogno. In particolare, osserva che nel 2011 il rapporto tra debito e PIL si attesterà al 119,2 per cento, circa mezzo punto percentuale in aumento rispetto alle stime della RUEF, mentre già a partire dal 2012 si conferma

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il trend discendente del parametro. Nel dettaglio dei sottosettori, fa presente che lo schema di DFP evidenzia come larga parte della dinamica del debito delle pubbliche amministrazioni sia riconducibile alle amministrazioni centrali, a fronte di una sostanziale stabilità del debito delle amministrazioni locali, come confermato e ribadito anche dai rappresentanti degli enti locali intervenuti nel corso delle audizioni svoltesi la scorsa settimana.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame dello schema della Decisione di finanza pubblica alla seduta pomeridiana.

La seduta termina alle 12.30.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 12 ottobre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 15.05.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
C. 2836-B Governo, approvato dalla Camera e approvato dal Senato.
(Parere alle Commissioni II e III).
(Esame e conclusione - Nulla osta).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Claudio D'AMICO (LNP), relatore, ricorda che il disegno di legge prevede la ratifica della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento italiano, con la previsione di illeciti penali e amministrativi. Segnala che il testo, già approvato dalla Camera, è stato modificato nel corso dell'esame presso il Senato e che non è corredato di relazione tecnica.
Rileva che il Senato, con riferimento alle modifiche al codice penale di cui all'articolo 3, ha soppresso la novella all'articolo 544-ter, in materia di maltrattamento di animali, introdotta alla Camera e ha aumentato le pene per i reati di cui all'articolo 544-bis, in materia di uccisione di animali e al citato articolo 544-ter. Segnala che, conseguentemente, sono stati soppressi i commi 2 e 3 dell'articolo 3, che disciplinavano un regolamento attuativo del novellato reato di maltrattamento di animali, e il comma 2 dell'articolo 8, che ne differiva l'entrata in vigore. Con riferimento al reato di traffico illecito di animali da compagnia, di cui all'articolo 4, comma 3, e all'illecito amministrativo di introduzione illecita di animali da compagnia, di cui all'articolo 5, comma 4, sottolinea come sia prevista una fattispecie aggravante: la pena è aumentata se gli animali hanno un'età inferiore alle dodici settimane e rileva che il testo trasmesso dal Senato precisa che tale età deve essere accertata. Ritiene, pertanto, che il provvedimento non presenti profili problematici di carattere finanziario e formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato il disegno di legge C. 2836-B Governo, approvato dalla Camera e modificato dal Senato, recante ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia, fatta a Strasburgo il 13 novembre 1987, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno;
rilevato che le modifiche introdotte nel corso dell'esame presso il Senato della Repubblica non presentano profili rilevanti di carattere finanziario,
esprime

NULLA OSTA».

Il sottosegretario Luigi CASERO concorda con la proposta di parere formulata dal relatore.

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La Commissione approva la proposta di parere.

Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l'efficienza del sistema universitario.
Nuovo testo C. 3687 Governo, approvato dal Senato
(Parere alla VII Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del nuovo testo del provvedimento.

Massimo POLLEDRI (LNP), relatore, ricorda che nella seduta del 29 settembre 2010 la Commissione ha avviato l'esame del testo trasmesso dal Senato, chiedendo al Governo di voler trasmettere l'aggiornamento della relazione tecnica che deve essere inviato alle Camere al momento del passaggio dei provvedimenti tra i due rami del Parlamento, ai sensi dell'articolo 17, comma 8, della legge n. 196 del 2009. Segnala, peraltro, che la Commissione di merito ha successivamente approvato numerose diverse proposte emendative, che hanno modificato il testo inizialmente trasmesso. Nel ribadire, quindi, l'esigenza che il Governo trasmetta il richiesto aggiornamento della relazione tecnica, richiama le richieste di chiarimento già formulate nella seduta del 29 settembre 2010, formulando altresì ulteriori richieste di chiarimento con riferimento a talune disposizioni introdotte nel corso dell'esame svolto dalla Commissione di merito.
In primo luogo, rileva che appaiono suscettibili di determinare oneri non quantificati e non coperti le disposizioni di cui all'articolo 3-bis, comma 2, che prevedono l'esenzione da tasse e imposte degli atti di liberalità in favore delle università. Sul punto ritiene, quindi, che andrebbero acquisiti dal Governo elementi di valutazione e di quantificazione. Segnala, poi, che l'articolo 5-bis prevede l'istituzione del Fondo per la valorizzazione del merito accademico, finalizzato a finanziare, in deroga alle norme che disciplinano la limitazione del turn over, la chiamata di 1.500 professori di seconda fascia per ciascuno degli anni 2011-2016, a decorrere dall'inizio di ciascun anno accademico. In particolare, rileva che la dotazione finanziaria del Fondo è fissata pari a 90 milioni di euro per l'anno 2011, 263 milioni per il 2012, 400 milioni per il 2013, 253 milioni per il 2014, 333 milioni per il 2015, 413 milioni per il 2016 e 480 milioni a decorrere dal 2017 e che la copertura finanziaria è reperita a valere sulle risorse del Fondo per interventi strutturali di politica economica di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge n. 282 del 2004. In proposito, per quanto attiene ai profili di quantificazione, osserva che non sono disponibili le informazioni necessarie per verificare la correttezza dell'onere indicato, rilevando che tali informazioni dovrebbero riportare, oltre alle proiezioni finanziarie, almeno decennali, riferite all'andamento delle retribuzioni del personale assunto, anche le somme che si intendono destinare, nel triennio 2011-2013, alla valorizzazione del merito accademico dei professori e dei ricercatori universitari inquadrati nella prima fascia della progressione economica. In merito ai profili di copertura finanziaria, segnala che il Fondo per interventi strutturali di politica economica del quale è previsto l'utilizzo non reca le necessarie disponibilità.
Con riferimento all'articolo 6, segnala che nel corso dell'esame presso la Commissione di merito della Camera dei deputati è stato approvato un emendamento che prevede che ciascuna università, nei limiti delle disponibilità di bilancio e sulla base di criteri e modalità stabiliti con proprio regolamento, determini la retribuzione aggiuntiva dei ricercatori di ruolo ai quali, con il loro consenso, sono affidati moduli o corsi curricolari. Sul punto, rileva che detta previsione determina una spesa di carattere eventuale e comunque limitata alle disponibilità di bilancio delle singole università. Per tale ragione essa non sembrerebbe determinare nuovi o

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maggiori oneri per la finanza pubblica. Sul punto ritiene, comunque, necessario acquisire l'avviso del Governo.
Per quanto attiene, poi, all'articolo 8, osserva che il comma 3 presenta un contenuto sostanzialmente analogo a quelle recate dall'articolo 5, comma 4, lettere i) e m) del disegno di legge originario presentato al Senato, e prevede che per i neoassunti siano eliminate le procedure di ricostruzione di carriera e la conseguente rivalutazione del trattamento iniziale determinate sulla base dei servizi precedentemente resi nell'ambito universitario. Segnala, altresì, che nel corso dell'esame presso la Commissione di merito della Camera dei deputati, il comma 3 è stato modificato specificando che la rivalutazione del trattamento iniziale debba essere effettuata in misura almeno pari all'attuale classe quarta. Con riferimento alla modifica apportata nel corso dell'esame presso la Commissione di merito della Camera dei deputati, rileva che la rivalutazione minima - ivi prevista - del trattamento iniziale dei professori e ricercatori potrebbe risultare non compatibile con la clausola di invarianza. In proposito appare necessario acquisire elementi di valutazione da parte del Governo. Con riferimento all'articolo 9, fa presente che nel corso dell'esame presso la Commissione di merito è stata approvato un emendamento che, apportando una modifica all'articolo 1, comma 16 della legge 4 novembre 2005, n. 230, prevede che sia attribuita anche ai ricercatori una «eventuale retribuzione aggiuntiva, nei limiti delle disponibilità di bilancio, in relazione agli impegni ulteriori di attività di ricerca, didattica e gestionale, oggetto di specifico incarico, nonché in relazione ai risultati conseguiti». Nel segnalare che attualmente detta retribuzione aggiuntiva può essere attribuita ai soli professori a tempo pieno, fa presente che la norma originaria limita la facoltà di riconoscere la retribuzione aggiuntiva alla sussistenza di disponibilità di bilancio merito all'attribuzione ai ricercatori a tempo pieno di una retribuzione aggiuntiva in relazione ad ulteriori attività di ricerca o di didattica. Alla luce di tale considerazione, l'estensione della retribuzione ai ricercatori sembrerebbe, a suo avviso, non suscettibile di determinare oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. In proposito ritiene che andrebbero, comunque, acquisiti elementi di valutazione da parte del Governo.
Segnala, poi, che l'articolo 14-bis prevede, al fine di favorire le attività di formazione continua dei dirigenti scolastici, che a decorrere dall'anno accademico 2011/2012 i soggetti in possesso di almeno un diploma di laurea magistrale e, inscindibilmente, di un diploma rilasciato da un'istituzione dell'alta formazione artistica e musicale, fruiscono, senza limitazioni su base reddituale, dell'esonero totale dalle tasse universitarie e dagli oneri aggiuntivi ai fini dell'immatricolazione, iscrizione e frequenza di un ulteriore corso di laurea. Nel rilevare che l'onere è individuato dal testo, come limite massimo di spesa, in 100.000 euro annui a decorrere dal 2010, osservare che andrebbero acquisiti gli elementi posti alla base della quantificazione indicata dal comma 2, al fine di verificare la congruità della copertura. In particolare, ritiene che fra tali parametri, andrebbe meglio precisato il campo di applicazione dei benefici previsti dalla norma. In particolare, a suo avviso, andrebbe confermato se - come sembra evincersi dal tenore letterale della disposizione - i requisiti minimi indicati dal testo (possesso di un diploma di laurea magistrale e di un diploma rilasciato da un'istituzione dell'Alta formazione artistica e musicale) debbano essere rispettati congiuntamente. In tal caso il possesso di uno soltanto di essi non sarebbe sufficiente per accedere all'esonero delle tasse universitarie.
A suo avviso, andrebbe, inoltre, chiarito se l'indicazione della figura dei dirigenti scolastici sia volta a esplicitare la finalità generale della norma ovvero a introdurre un'ulteriore condizione limitativa - ossia la qualifica di dirigente scolastico - per l'accesso ai predetti benefici. Ritiene, inoltre, che andrebbe chiarito se la tipologia di oneri prevista dal testo sia compatibile con la fissazione di un limite di spesa e con

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quali criteri e modalità - in caso affermativo - tale limite potrà essere effettivamente applicato, tenuto conto tra l'altro del riferimento all'esonero totale dalle tasse universitarie. In merito ai profili di copertura finanziaria, il comma 2 dispone che all'onere derivante dal comma 1, pari ad un limite massimo di 100.000 euro annui a decorrere dal 2010, si provveda mediante riduzione lineare degli stanziamenti di parte corrente relativi alle autorizzazioni di spesa come determinate dalla tabella C della legge 23 dicembre 2009, n. 191. Al riguardo, segnala che la disposizione prevede una riduzione permanente degli stanziamenti iscritti nella tabella C allegata alla legge finanziaria, osservando in primo luogo che la disposizione non è formulata, come previsto dalla prassi vigente, con riferimento ai soli stanziamenti rimodulabili. Sottolinea, in proposito, come tale precisazione appaia opportuna anche in considerazione del fatto che il disegno di legge di stabilità per il 2011, in conformità a quanto previsto dall'articolo 52 della legge n. 196 del 2009, disporrà l'esclusione dalla suddetta tabella delle spese obbligatorie. Segnala, inoltre, che, alla luce della nuova configurazione della tabella derivante dal citato articolo 52 della legge n. 196 del 2009, dopo la presentazione del disegno di legge di stabilità per il 2011 risulterà problematico l'utilizzo degli stanziamenti relativi alle autorizzazioni di spesa rideterminate dalla Tabella C allegata alla legge finanziaria per la copertura finanziaria di oneri aventi carattere permanente. A suo avviso, appare, comunque, opportuno che il Governo chiarisca se, in considerazione, dell'esiguità degli importi, tale riduzione potrà comunque pregiudicare il funzionamento degli enti e degli organismi finanziati a valere sulla medesima tabella. Infine, ritiene opportuno un chiarimento del Governo in merito all'idoneità della formulazione dell'autorizzazione di spesa in termini di limite massimo, dal momento che l'articolo in esame reca misure suscettibili di determinare l'insorgenza di diritti soggettivi, prevedendo l'esonero totale dalle tasse universitarie per determinate categorie di soggetti.
Rileva, poi, con riferimento all'articolo 17-bis, che reca disposizioni in materia di dottorato di ricerca, che andrebbe chiarito se l'estensione dell'ambito applicativo della disciplina in materia di dottorato di ricerca possa riflettersi sui flussi di spesa che le università e gli enti del settore sostengono annualmente per tale finalità. Osserva, infatti, che il testo in esame amplia il numero degli istituti universitari abilitati a disciplinare l'istituzione dei corsi di dottorato, includendo in tale ambito anche gli istituti di istruzione universitaria ad ordinamento speciale e le istituzioni italiane di formazione e ricerca di livello post laurea e consente agli enti di ricerca di istituire i medesimi corsi in consorzio con le università, estende ai contratti di apprendistato le forme di finanziamento con cui tali corsi possono essere sostenuti. Segnala, poi, che l'articolo 18-bis dispone l'istituzione del Comitato nazionale dei garanti per la ricerca, composto da sette studiosi, italiani o stranieri, di elevata qualificazione scientifica internazionale nominati dal Ministro. Al riguardo, ritiene necessario che il Governo confermi che, in base alle norme in esame, il funzionamento del Comitato nazionale dei garanti per la ricerca possa essere assicurato senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, utilizzando le risorse già disponibili a legislazione vigente. Nel rilevare, inoltre, che le norme non recano indicazioni circa gli oneri eventualmente connessi con il funzionamento del comitato di selezione, ritiene che sul punto sia necessario acquisire un chiarimento da parte del Governo.
Segnala, poi, che l'articolo 23, comma 2-bis, detta l'interpretazione autentica dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 2 del 2004 in materia di trattamento economico dei collaboratori esperti linguistici. In proposito, rileva che la norma in esame riproduce sostanzialmente il tenore dell'articolo 1, comma 1, del decreto-legge n. 2 del 2004 introducendo, tuttavia, talune specificazioni rispetto alle quali appare

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necessario chiarire se - e in quale misura - la norma sia suscettibile di determinare oneri superiori a quelli a suo tempo quantificati in sede di introduzione del predetto comma 1. Sottolinea, infatti, che la norma di interpretazione autentica in esame reca specificazioni sia in ordine alla decorrenza e al periodo di calcolo del trattamento economico da corrispondere ai soggetti interessati, sia in ordine ai criteri da applicare per il predetto calcolo anche nel caso in cui la precedente retribuzione risulti superiore. A tale riguardo, rileva, fra l'altro, che la relazione tecnica allegata all'articolo 1 del decreto legge n. 2 del 2004 quantificava oneri per il solo esercizio 2004, imputandoli unicamente alla corresponsione di arretrati riferiti al periodo che va dal 1981 - anno di istituzione della figura del lettore - al 1994. A partire dal 1995 la figura del lettore è stata sostituita dal collaboratore linguistico, in base alla legge n. 120 del 1995. Osserva, quindi, come detta specificazione - recata dalla relazione tecnica - sembrerebbe far intendere che l'onere quantificato non abbia preso in considerazione le eventuali somme da erogare a titolo di trattamento retributivo individuale negli anni successivi. Su tali questioni, ritiene quindi necessario un chiarimento da parte del Governo, al fine di valutare gli effetti finanziari della norma interpretativa in esame.
Osserva, poi, che l'articolo 25, comma 10-ter, modifica l'articolo 6, comma 12, del decreto-legge n. 78 del 2010, al fine di autorizzare le università e gli enti di ricerca ad effettuare spese per missioni oltre il limite stabilito, a condizione che tali ulteriori spese siano collegate allo svolgimento di attività istituzionali previste a legislazione vigente e che vengano utilizzate risorse non provenienti dal Fondo di finanziamento ordinario degli enti stessi. Al riguardo, rileva che la disposizione incide su uno dei meccanismi funzionali alle riduzioni degli stanziamenti previste dall'articolo 2 del decreto-legge n. 78 del 2010, segnalando che andrebbero forniti dati ed elementi volti a verificare la compatibilità economico-finanziaria di tali riduzioni anche in presenza della modifica prevista dalla norma in esame. Rileva, inoltre, che l'articolo 25, comma 10-quater, stabilisce che ai titolari di contratti di docenza e di ricerca a tempo determinato e agli studiosi impegnati all'estero che abbiano svolto per chiamata diretta autorizzata dal Ministero un periodo di ricerca e di docenza nelle università italiane è riconosciuta, per intero ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza e per i due terzi ai fini della carriera, l'attività effettivamente prestata ai sensi delle predette disposizioni. Nel segnalare che l'onere indicato dal testo è pari a euro 4.917.618 e che la copertura finanziaria è disposta mediante la riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 5, comma 1, della legge n. 370 del 1999, rileva che non sono disponibili gli elementi necessari a valutare la congruità dell'onere recato dalla norma. Osserva, inoltre, che, considerato che le prestazioni svolte hanno rilievo ai fini della carriera, l'onere dovrebbe risultare crescente nel tempo dal momento che le platee di beneficiari si cumulano di anno in anno per l'intera durata della vita lavorativa svolta presso le università. Ritiene, pertanto, necessario che il Governo fornisca gli elementi posti alla base della quantificazione, nonché la definizione del profilo temporale degli effetti recati dalla norma. In ogni caso, osserva che le disposizioni sono suscettibili di determinare effetti che non appaiono riconducibili a un limite di spesa, come configurato dal testo in esame. In merito ai profili di copertura finanziaria, con riferimento all'autorizzazione di spesa della quale è prevista la riduzione con finalità di copertura finanziaria, ricorda che l'utilizzo della stessa è previsto anche al successivo comma 11 dell'articolo 25 e che le relative risorse, finalizzate al cofinanziamento degli assegni di ricerca e scuole di specializzazione, sono iscritte nel capitolo 1713 dello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Pur rilevando che da una interrogazione effettuata al sistema informativo della Ragioneria generale dello Stato, il capitolo reca le necessarie disponibilità,

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ritiene che sia, comunque, opportuno acquisire un chiarimento da parte del Governo in merito all'idoneità della formulazione dell'autorizzazione di spesa in termini di limite massimo, pur trattandosi di misure suscettibili di determinare l'insorgere di diritti soggettivi, quali quelle relative al riconoscimento ai fini dei trattamenti di quiescenza e previdenza dell'attività effettivamente prestate presso le università. Con riferimento alla formulazione della disposizione, segnala, comunque, che la stessa non specifica la decorrenza e la durata dell'onere. Rileva, poi, che l'articolo 25, comma 10-septies, esclude l'applicazione alle università e agli enti di ricerca delle disposizioni relative al controllo preventivo di legittimità della Corte dei conti previste dall'articolo 17, comma 30, del decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78. Non rileva problemi di quantificazione degli oneri derivanti dalla disposizione, considerato che alla norma di cui viene esclusa l'applicazione non erano stati ascritti effetti finanziari dalla relazione tecnica allegata al decreto legge n. 78 del 2009. Da ultimo, segnala che l'articolo 25, comma 10-octies, modifica l'articolo 66, comma 13, del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, il quale, dopo aver stabilito quale somma di anno in anno potesse essere utilizzata dalle università statali per effettuare assunzioni nel corso del triennio 2009-2011, la ripartiva destinandola a specifiche categorie di personale. In proposito, rileva che la disposizione non sembra presentare profili problematici, dal momento che la norma non destina somme ulteriori all'effettuazione di assunzioni, bensì si limita a stabilire una nuova ripartizione di quota delle somme già destinate - a legislazione vigente - all'assunzione di personale da parte delle università statali.

Massimo VANNUCCI (PD) ritiene assolutamente imprescindibile che il governo provveda a trasmettere tempestivamente l'aggiornamento della relazione tecnica, sottolineando altresì l'esigenza che la Commissione Bilancio possa disporre di tempi adeguati per esaminare la portata delle modifiche introdotte dalla Commissione di merito.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, con riferimento alle considerazioni del collega Vannucci, sottolinea come la trasmissione dell'aggiornamento della relazione tecnica rappresenti un adempimento al quale il Governo è tenuto sulla base delle disposizioni dell'articolo 17, comma 8. della legge n. 196 del 2009, senza che sia necessaria una specifica richiesta in tal senso da parte delle Commissioni parlamentari. Chiede, pertanto, al rappresentante del Governo di voler indicare quando sarà possibile acquisire detto aggiornamento.

Il sottosegretario Luigi CASERO ritiene che nella giornata di domani dovrebbero essere disponibili sia l'aggiornamento della relazione tecnica, riferito al testo del provvedimento trasmesso dal Senato sia i chiarimenti richiesti dal relatore in ordine agli effetti finanziari delle modifiche introdotte nel corso dell'esame presso questo ramo del Parlamento.

Pier Paolo BARETTA (PD), prendendo atto di quanto evidenziato dal rappresentante del Governo, sottolinea l'esigenza che la Commissione non sia chiamata ad esprimersi in termini temporali ristrettissimi, ma possa esaminare in modo approfondito l'aggiornamento della relazione tecnica e i chiarimenti sulla portata finanziaria delle modifiche introdotte dalla Commissione Cultura.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sottolineando come non sfugga a nessuno la rilevanza del provvedimento, assicura che la Commissione bilancio provvederà al suo esame in tempi adeguati. Rinvia, quindi, il seguito dell'esame del nuovo testo ad altra seduta.

Disposizioni in materia di alleanza terapeutica, di consenso informato e di dichiarazioni anticipate di trattamento.
Nuovo testo C. 2350 e abb., approvato dal Senato.
(Parere alla XII Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

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La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 7 ottobre 2010.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, ricorda che nella seduta del 7 ottobre 2010 il rappresentante del Governo aveva informato che la relazione tecnica sul provvedimento, richiesta dalla Commissione, era stata elaborata dalle amministrazioni competenti ed era all'esame della Ragioneria generale dello Stato, che è chiamata a verificarne i contenuti. Chiede, pertanto, se il Governo sia ora in condizione di trasmettere la richiesta relazione tecnica.

Il sottosegretario Luigi CASERO fa presente che la relazione tecnica non è ancora disponibile.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nel sollecitare il Governo a voler trasmettere con celerità la relazione tecnica richiesta dalla Commissione, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.25.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Martedì 12 ottobre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI, indi del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 15.25.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive.
Atto n. 250.
(Rilievi alla VIII Commissione).
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, e conclusione - Rilievi).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto, rinviato nella seduta del 6 ottobre 2010.

Giuseppe FALLICA (PdL), relatore, ricorda che nella scorsa seduta il seguito dell'esame del provvedimento era stato rinviato al fine di consentire al Governo di fornire i chiarimenti richiesti con riferimento ai suoi effetti finanziari.

Il sottosegretario Luigi CASERO deposita agli della Commissione una nota elaborata dal Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato (vedi allegato), che fornisce i chiarimenti richiesti dal relatore nella seduta del 6 ottobre scorso.

Pier Paolo BARETTA (PD) chiede di poter esaminare i contenuti della nota depositata dal rappresentante del Governo.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, alla luce della richiesta dell'onorevole Baretta, sospende la seduta, avvertendo che essa riprenderà al termine dell'esame in sede referente dello schema della Decisione di finanza pubblica.

La seduta, sospesa alle 15.30, riprende alle 18.55.

Giuseppe FALLICA (PdL), relatore, esaminata la documentazione depositata dal rappresentante del Governo, ritiene che possa essere confermata la proposta di parere già prospettata nella seduta del 6 ottobre 2010. Formula, pertanto, la seguente proposta:
«La V Commissione Bilancio, tesoro e programmazione,
esaminato, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 2, del Regolamento, lo schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive (atto n. 250);

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preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo

VALUTA FAVOREVOLMENTE

lo schema di decreto e formula i seguenti rilievi sulle sue conseguenze di carattere finanziario:
all'articolo 1, comma 8, aggiungere, in fine, le seguenti parole: «per la finanza pubblica»;
all'articolo 10, comma 1, capoverso Articolo 183, comma 1, lettera hh), sostituire le parole: «senza ulteriori» con le seguenti: «senza nuovi o maggiori»;
all'articolo 24, comma 2, sostituire le parole da: «senza che da ciò» fino alla fine del comma, con le seguenti: «senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica»;
all'articolo 26, comma 1, capoverso Articolo 214, comma 6, dopo le parole: «con le risorse» aggiungere le seguenti: «umane, strumentali e finanziarie».

La Commissione approva la proposta del relatore.

La seduta termina alle 19.

SEDE REFERENTE

Martedì 12 ottobre 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI, indi del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 15.30.

Schema della Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013.
Doc. LVII, n. 3.

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta antimeridiana della giornata odierna.

Renato CAMBURSANO (IdV) preliminarmente sottolinea come la nuova legge di contabilità e finanza pubblica non sia stata rispettata sia con riferimento al termine di presentazione dello schema di Decisione di finanza pubblica, sia con riferimento alla relativa procedura di formazione. Ricorda in particolare che l'iter di Decisione di finanza pubblica sarebbe dovuto iniziare il 15 luglio con la presentazione alla Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, non ancora istituita e quindi, in sua assenza, alla Conferenza unificata Stato-regioni-città ed autonomie locali, delle linee guida per la ripartizione degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Evidenzia che nel medesimo termine tali linee guida avrebbero dovuto essere trasmesse anche al Parlamento, ma ciò non è avvenuto. Fa presente inoltre che allo schema di Decisione di finanza pubblica non risultano allegati le relazioni programmatiche per ciascuna missione di spesa, il quadro riassuntivo delle leggi di spesa a carattere pluriennale con la ricongiunzione dei caratteri pluriennali iscritti a bilancio, e non risultava neanche originariamente allegato il programma delle infrastrutture e insediamenti strategici ai sensi dell'articolo 10, commi da 6 a 9, della legge n. 196 del 2009. Rileva quindi che la nuova legge di contabilità e finanza pubblica risulta violata sin dalla sua prima applicazione ed a tal fine chiede che il presidente rappresenti al Presidente della Camera e, per suo tramite, al Presidente del Consiglio dei ministri, tali violazioni della richiamata legge. Ricorda che il ministro Tremonti ha, in più occasioni, ribadito che la Decisione di finanza pubblica è politicamente e sostanzialmente superata, anche perché essa riporta gli effetti già prodottisi con la manovra di cui al decreto-legge n. 78 del 2010 e che secondo lo stesso ministro tale manovra sarebbe idonea a garantire il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, tanto da consentire la presentazione di un

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disegno di legge di stabilità meramente tabellare. Ritiene che la Decisione di finanza pubblica sia da considerarsi superata non solo per quanto ricordato dal ministro Tremonti, ma anche e soprattutto per le riforme in corso di adozione in sede europea, che richiederanno, nel caso dovesse essere adottata la nuova versione del Patto di stabilità sostenuta dalla Germania, la riduzione annuale del debito di 50 miliardi di euro. Evidenzia che, per rispettare tale obiettivo, sarebbe necessario un avanzo primario pari ad almeno il 5 per cento del prodotto interno lordo, ben lontano quindi dalle stime contenute nella stessa Decisione di finanza pubblica, che lo collocano intorno al 2 per cento negli anni 2012 e 2013, certificando in tal modo l'impossibilità di rispettare tali obiettivi. Sottolinea che nella Decisione di finanza pubblica non vi è, nel triennio di riferimento, alcuna prospettiva di riduzione significativa del debito pubblico, ma si stima di poterlo riportare sostanzialmente ai livelli del 2009. Ricorda che, nel caso in cui l'obiettivo della riduzione del debito pubblico non dovesse essere rispettato, l'Italia si esporrebbe a rischio di sanzioni per oltre l'1 per cento del prodotto interno lordo. Evidenzia inoltre che non vi è traccia di tale riduzione malgrado il livello dei tassi d'interesse risulti così basso. Esprime preoccupazione per la ripresa della spesa corrente malgrado i tagli lineari effettuati dal Governo, che hanno colpito principalmente gli investimenti, sottolineando che i due grandi pesi dell'economia italiana sono rappresentati dai circa 120 miliardi di euro di evasione fiscale e dai circa 100 miliardi di euro di lavoro sommerso. Ricorda che l'ISTAT ha certificato un rapporto tra il deficit e il prodotto interno lordo pari al 6,1 per cento nei primi sei mesi dell'anno, rendendo, a suo avviso, irrealizzabile l'obiettivo di portare tale rapporto al 5 percento entro la fine dell'anno. Rileva che il ministro dell'economia e delle finanze, che sottolinea spesso la stabilità dei conti pubblici nazionali, sembra essere più concentrato sulla situazione degli altri paesi, trascurando i problemi italiani. Evidenzia che, malgrado gli interventi attuati, la pressione fiscale rimane troppo elevata, l'entrate tributarie denotano una flessione e la disoccupazione è in crescita. Su tali questioni ritiene che il Governo dovrebbe esprimersi in maniera chiara. Ritiene altresì che il ministro Tremonti dovrebbe spiegare in Parlamento quali sono le future prospettive europee e se l'Italia sia in grado di negoziare una revisione del Patto di stabilità e crescita che non sia penalizzante per i propri interessi. Richiamano dati elaborati dal centro studi di Confindustria, fa presente che il reddito pro capite è diminuito ai livelli del 1998, mentre l'Italia occupa gli ultimi posti per la competitività. Sottolinea che, a fronte di una perdita significativa del potere di acquisto e di una elevata pressione fiscale, i lavoratori dipendenti risultano sempre i più colpiti. Richiamando i predetti dati di Confindustria, evidenzia inoltre che gli interventi nell'edilizia abitativa sono calati del 30 per cento e che a voler tenere fede ai livelli di avanzo primario previsti nello schema di Decisione di finanza pubblica, nel caso in cui fosse confermata la revisione del Patto di stabilità nei termini fin qui conosciuti, sarebbe necessario effettuare ulteriori tagli per 35 miliardi di euro all'anno. Esprime preoccupazione sui nuovi meccanismi di governance e controllo che s'intendono introdurre al livello europeo, chiedendo in particolare l'avviso del Governo sui prevedibili effetti per un Paese come il nostro, sottolineando come l'idea di agire in maniera esclusivamente sanzionatoria sia di tipo dirigistico e idonea a sviluppare comportamenti viziosi. Ricorda quindi che, entro il 12 novembre, l'Italia dovrà presentare, analogamente agli altri paesi europei, la bozza del Piano nazionale di riforma dei cui contenuti non vi è traccia né nella Decisione di finanza pubblica né nelle dichiarazioni del ministro Tremonti. Chiede che tali argomenti possano essere sviluppati sua sul piano nazionale che internazionale e annuncia iniziativa del proprio gruppo.

Maino MARCHI (PD) rileva, su un piano generale, come lo schema di Decisione

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di finanza pubblica trasmesso dal Governo sia assolutamente insoddisfacente sin dalle sue premesse, nelle quali si sostiene che il provvedimento è sostanzialmente e politicamente superato. A suo avviso, il Governo ha invece volontariamente perduto l'occasione per presentare al Parlamento un documento programmatico che, sulla base delle disposizioni introdotte in occasione della riforma della legge di contabilità e finanza pubblica, avrebbe potuto fornire importanti indicazioni in ordine alle grandi scelte di politica economica del nostro Paese. In questo quadro, ritiene, pertanto, contestabile la scelta del Governo che, nel documento in esame, ha sostanzialmente fatto rinvio, per quanto riguarda la manovra di finanza pubblica, alle decisioni assunte nell'ambito del decreto-legge n.78 delle 2010. A tale riguardo, osserva, in primo luogo, come una parte rilevante della manovra sia affidata alla previsione di un significativo incremento delle entrate, sottolineando come la scelta del Governo di scontare tali maggiori entrate nei saldi di finanza pubblica rappresenti un'innovazione che presenta evidenti pericoli per la stabilità dei conti. A questo riguardo, ritiene quindi che la Decisione di finanza pubblica avrebbe potuto costituire l'occasione per il Governo di fornire più precise indicazioni in ordine a tali previsioni d'entrata, come peraltro richiesto, nella sua recente audizione, dalla Corte dei conti. Ritiene infatti che sussista un consistente rischio che il gettito atteso dalle misure di contrasto all'evasione si dimostri sensibilmente superiore a quello che verrà registrato a consuntivo, pregiudicando gli effetti complessivi attesi dalla manovra realizzata con il decreto-legge n. 78 del 2010. Sul versante della spesa, sottolinea come la manovra realizzata prima della pausa estiva incida prevalentemente sulle amministrazioni locali e regionali, che sono chiamate a contribuire in una misura pari a circa il 60 per cento dell'aggiustamento complessivo, superando nel 2012 i due terzi del totale della manovra realizzata dal dato della spesa. Nel segnalare come la manovra realizzata appaia complessivamente insostenibile da parte delle amministrazioni territoriali, evidenzia il rischio che l'aggiustamento realizzato sulle spese determini lo scardinamento dell'attuale sistema assistenziale del nostro Paese, in gran parte affidato alla cura delle amministrazioni territoriali. Rileva altresì che il 2011 è il terzo esercizio nel quale trova applicazione la vigente disciplina del Patto di stabilità interno, ricordando come i risultati attesi dall'applicazione di tale Patto in questo esercizio siano assai rilevanti. In questo contesto, sottolinea come i vincoli imposti dal Patto di stabilità interno determineranno una forte limitazione dell'autonomia finanziaria degli enti territoriali, aggravando la già difficile situazione registrata negli ultimi anni, che ha portato ad una fortissima contrazione degli investimenti realizzati dagli enti territoriali. In proposito, rileva come il Governo, contemporaneamente all'esame del decreto-legge n. 78 del 2010, si fosse impegnato con l'ANCI ad adottare misure correttive, volte ad alleviare il peso dei tagli imposti alle autonomie locali, ricorda, infatti come lo stesso articolo 14 del decreto-legge n. 78 avesse espressamente previsto che le riduzioni dei trasferimenti previsti da tale disposizione non sarebbero state considerate in sede di attuazione del federalismo fiscale. Contestualmente, il Governo aveva annunciato l'apertura di un tavolo che avrebbe dovuto occuparsi della revisione della disciplina del Patto di stabilità interno. Osserva, tuttavia, che la decisione di finanza pubblica tace colpevolmente sulle misure che dovrebbero essere adottate per far fronte a tale difficile situazione. In particolare, rileva che il Governo, nel documento in esame e negli schemi di decreto legislativo adottati di recente in materia di attuazione del federalismo fiscale, abbia sostanzialmente tenuto fermi i saldi di finanza pubblica risultanti dall'attuazione della manovra finanziaria realizzata dal decreto-legge n. 78, senza fornire alcuna indicazione in ordine alla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni e dei livelli essenziali di assistenza, che, sotto un profilo concettuale, rappresenta un elemento prioritario

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nella attuazione del nuovo assetto dei rapporti finanziari fra lo Stato e gli enti territoriali. Per quanto attiene, poi, all'ipotizzato tavolo di confronto sulla revisione del patto di stabilità interno, rileva che il Parlamento è tenuto sostanzialmente all'oscuro sull'andamento dei suoi lavori e, pertanto, ignora il contenuto delle possibili modifiche da introdurre. In proposito, ritiene pertanto necessario che il rappresentante del Governo indichi se si siano raggiunti accordi in ordine della revisione della disciplina del patto di stabilità interno e, in tal caso, se le modifiche proposte spiegheranno i loro effetti anche nel 2011, osservando, peraltro, che lo schema di decisione in esame non fornisce alcun elemento informativo al riguardo. Per altro verso, ritiene non condivisibile l'assunto, sostanzialmente fatto proprio dal Governo, secondo il quale tutte le decisioni in materia di finanza pubblica sono state adottate con l'approvazione del decreto- legge n. 78 del 2010. A tale riguardo, osserva, in primo luogo, che molte delle riduzioni di spesa decise in occasione della recente manovra finanziaria non appaiono economicamente e socialmente sostenibili, in quanto pongono a rischio la funzionalità di settori particolarmente rilevanti per la vita del Paese, quali quelli dell'assistenza, della sicurezza pubblica e della giustizia. Con riferimento ai comparti delle sicurezza e della giustizia, ricorda come più volte il Governo abbia assicurato che i tagli operati avrebbero trovato compensazione nelle nuove disponibilità del fondo unico giustizia, le quali, tuttavia, fino ad ora si sono rivelate assai inferiori rispetto alle riduzioni di spesa operate attraverso i tagli lineari. Nel sottolineare come tale situazione rischi di mettere a rischio funzioni e servizi fondamentali per la cittadinanza, richiama le considerazioni critiche espresse dal presidente della Corte dei conti in occasione della sua recente audizione nell'ambito dell'attività conoscitiva relativa allo schema di decisione di finanza pubblica. Ricorda, infatti, come in quella sede il presidente della Corte dei conti abbia indicato come i tentativi di contenimento della spesa statale realizzati negli ultimi anni siano stati spesso deludenti e si siano risolti per lo più in slittamenti nel tempo dei pagamenti o nell'adozione di atti di riconoscimento di debito. Analoghe perplessità sono state inoltre espresse dalla Corte dei conti con riferimento al contenimento dei consumi intermedi, il cui livello appare ormai difficilmente contenibile, e alla riduzione della spesa in conto capitale.
Complessivamente, ritiene quindi che lo schema di decisione in esame dimostri in modo evidente che il Governo sta pensando al prossimo svolgimento di consultazioni elettorali anticipate, evitando di ipotizzare interventi di riforma da realizzare nel prossimo triennio. In questa ottica, nell'evidenziare che il gruppo del Partito democratico condivide e supporta la scelta operata a livello europeo di procedere in una direzione di maggiore integrazione delle politiche di stabilità e di crescita realizzate a livello continentale, ritiene che l'esame dello schema di decisione di finanza pubblica avrebbe potuto costituire la sede ideale per svolgere un dibattito politico sui temi della stabilità finanziaria e delle politiche economiche per la crescita. In proposito, nel rilevare che in sede europea si chiede una definizione più puntuale delle riforme prospettate, osserva come il Governo, nello schema di decisione in esame, non fornisca alcuna indicazione in ordine alle misure che intende adottare, chiedendosi pertanto se esse debbano intendersi esaurite da quelle indicate nelle recenti comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri. In ogni caso, rileva come il quadro emergente dalle proposte presentate in ambito europeo in materia di revisione della disciplina del patto di stabilità presenti indubbi rischi per il nostro Paese, in quanto le modifiche prospettate sono volte ad attribuire crescente importanza al parametro del debito pubblico, che, da sempre, ha costituito un parametro particolarmente problematico per il nostro Paese. Nel rilevare come le previsioni in ordine all'andamento del rapporto tra debito e PIL evidenzino una contrazione assai contenuta solo nel 2012, osserva come tale

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contrazione si basi essenzialmente su una stima della crescita del PIL che giudica ottimistica. Ricorda, infatti, che nell'ultimo decennio si è conseguita una crescita del prodotto interno lordo del 2 per cento solo nel 2007, mentre lo schema di decisione in esame prevede una crescita in tali termini sia nel 2012 che nel 2013. Nel richiamare i dubbi espressi anche dalla Corte dei conti in ordine a tali previsioni di crescita, si chiede come sia possibile raggiungere un simile risultato in assenza di una adeguata politica industriale e senza l'introduzione di specifiche misure di sostegno alla domanda interna e ai consumi. Ritiene, pertanto, che il Governo debba affrontare prontamente già in questa sede i temi relativi alla crescita e allo sviluppo dell'economia, al fine di garantire effettivamente il raggiungimento di tassi di crescita in linea con quelli raggiunti dai principali partner continentali. Auspica pertanto che l'esecutivo non si limiti a dichiarazioni propagandistiche ma finalmente metta mano alla realizzazione di un programma di sviluppo più ampio e serio di quello contenuto nello schema di decisione in esame.

Pier Paolo BARETTA (PD) osserva come domani l'Assemblea si pronuncerà su un documento che il Ministro proponente ritiene inutile. Ritiene tuttavia rappresenti un errore sottovalutare il documento in esame, rilevando come sia giusto tenero conto dei cambiamenti di scenario determinati dalle decisioni europee ma come queste non annullino l'esigenza di una politica economica nazionale. Considera pertanto sbagliato ridurre la decisione di finanza pubblica ad un'operazione burocratica, anche perché non può ritenersi accettabile l'opinione secondo la quale a luglio il Governo italiano avrebbe effettuato pertanto tutti gli interventi necessari a sostenere l'economia nazionale. Ritiene, infatti, in primo luogo, che la ripresa economica in atto, modesta e fragile, renda indispensabile sostenere le attività produttive. Rileva inoltre come la situazione attuale sia diversa da quella del luglio scorso e si registrino discontinuità e aggravamenti tra i quali segnala il precipitare dell'occupazione che si rivela insensibile alla ripresa, peraltro debole, dell'economia. Ritiene altresì che gli indicatori economici rivelino una prospettiva alquanto incerta e suggeriscano un monitoraggio e un'attenzione continua all'andamento dell'economia, piuttosto che l'approvazione di una legge di stabilità priva di contenuti di rilievo e sostanzialmente limitata alle tabelle allegate. Auspica, al contrario, una discussione parlamentare vera sulla economia che si concentri sulla strategia per uscire dalla crisi ed individui le ragioni della riduzione del PIL e del calo delle entrate e non rappresenti un'occasione persa per il Parlamento. Inoltre, pur concordando sulla necessità di una riforma della legge di contabilità e di finanza pubblica di recente approvazione, non comprende perché il Ministro Tremonti affermi che, sino al 2016, non accadrà niente, dal momento che la Commissione europea ha elaborato un piano assai rigoroso e che la proposta italiana di valutare lo stato di salute delle economie nazionali anche alla luce del risparmio privato è ancora oggetto di trattativa. In proposito, ritiene che la discussione in atto in sede europea abbia una valenza strategica ma non possa ritenersi sostitutiva di quella avente ad oggetto il documento in esame. Dichiara quindi che il suo gruppo chiede al Governo di rivedere i contenuti della Decisione di finanza pubblica coordinandoli con la discussione in corso in sede europea. In particolare, chiede al Governo di presentare in Parlamento, entro il 12 novembre prossimo, lo schema del piano nazionale di riforma da inviare alla Commissione europea affinché possa essere oggetto di un confronto serio ed approfondito.

Aldo DI BIAGIO (FLI), fa presente che la Decisione di finanza pubblica presentata dal Governo, pur risultando particolarmente puntuale su alcuni aspetti, poiché traccia un panorama chiaro delle stime di crescita del nostro Paese nei prossimi tre anni, appare invece deficitaria su altri, soprattutto per quanto attiene il

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rapporto tra deficit e PIL nel prossimo triennio.
In particolare, nel rilevare che lo schema della Decisione non prevede ulteriori disposizioni correttive rispetto a quelle già previste nel mese di luglio, osserva tuttavia che, tenendo presente che la DFP indica una riduzione della pressione fiscale nel 2011, il mancato riferimento ad ulteriori misure correttive sul versante della spesa comporterà un incremento del rapporto tra deficit e PIL ed una conseguente revisione degli obiettivi di finanza pubblica, tuttavia non prevista dal documento in esame.
Sottolinea che, oltre a questi aspetti di natura macroeconomica, nel documento in esame risultano assenti importanti misure correttive rivolte ai connazionali residenti oltre confine, che non hanno trovato spazio nella manovra di luglio e che non sono previste nella Decisione di finanza pubblica.
In particolare, segnala la rilevanza della proroga del riconoscimento delle detrazioni per i carichi di famiglia dei lavoratori italiani residenti all'estero, osservando che tale intervento può ricondursi al decreto-legge n. 185 del 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009, che, nell'ambito della prima manovra «anticrisi», modificando le disposizioni della legge finanziaria 2007, ha disposto, all'articolo 6, la proroga al 2010 delle detrazioni fiscali per carichi di famiglia in favore dei soggetti non residenti. Ribadisce, infatti, che il carattere limitato di tale riconoscimento ai cittadini italiani residenti all'estero che producono un reddito assoggettabile all'IRPEF in Italia, pone questa categoria di lavoratori in una condizione di sostanziale disparità nei confronti dei residenti nel territorio nazionale. Rileva che, proprio in ragione di tale disparità, incomprensibile se si considera la circostanza che si tratta di cittadini italiani che lavorano per l'Italia e producono reddito in Italia, il Governo si è impegnato a riconoscere ai lavoratori italiani residenti all'estero un diritto ed un sostegno meritorio e doveroso in occasione dell'esame della legge finanziaria 2010, della legge finanziaria 2009, dei due decreti-legge in materia di proroga di termini approvati negli ultimi due anni e dei provvedimenti legislativi recanti interventi correttivi anticrisi. Ritiene che sarebbe auspicabile, considerando anche la disponibilità mostrata dal Governo in occasione dell'esame di tali provvedimenti, estendere il diritto alla fruizione delle detrazioni anche per l'anno 2011, sottolineando come i tempi per rettificare la normativa vigente siano estremamente ristretti.
Osserva, inoltre, che a tale correttivo si dovrebbe accompagnare quello attinente al riconoscimento dell'esenzione dal pagamento ICI ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 93 del 27 maggio 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 126 del 24 luglio 2008, agli immobili di proprietà di residenti all'estero. Ricorda che il comma 4-bis, dell'articolo 1, del decreto-legge n. 16 del 23 gennaio 1993, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 75 del 24 marzo 1993, ha stabilito che per i cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, si considera direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata. Osserva, quindi, che il decreto-legge n. 16 del 1993, ancora in vigore, introduce una sostanziale equiparazione tra le abitazioni principali dei residenti in Italia e le abitazioni dei non residenti, purché non locate. Ritiene, quindi, che l'esenzione ICI introdotta nel 2008 dovrebbe applicarsi a tutte le fattispecie riconducibili alla definizione normativa dell'abitazione principale e, pertanto, non solo all'abitazione dove il contribuente dimora, ma anche all'unità immobiliare che, per legge, deve essere considerata direttamente adibita ad abitazione principale, come quelle non locate possedute dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato. Fa presente che il silenzio della legge, o comunque la sua formulazione lacunosa, lascia aperte diverse soluzioni interpretative circa il godimento dell'esenzione dall'ICI per il 2007 da parte dei cittadini italiani residenti all'estero. Ritiene, pertanto, importante che

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tra le priorità del Governo nella programmazione e tra gli obiettivi di finanza pubblica vengano riconosciuti le citate misure correttive, che consentirebbero ai connazionali residenti all'estero di non considerarsi come cittadini di «serie B».

Gian Luca GALLETTI (UdC) preliminarmente rileva che la discussione sulla Decisione di finanza pubblica è una occasione mancata e che è grave che lo stesso ministro abbia ripetutamente sostenuto che tale documento è da considerarsi superato. Ritiene ancora più grave la mancanza della documentazione che la legge di contabilità e finanza pubblica prescrive di allegare. Richiamandosi agli interventi svolti dai deputati che lo hanno preceduto, ricorda che, come evidenziato nella relazione di accompagnamento, la Decisione di finanza pubblica fotografa la situazione dei conti pubblici a seguito della manovra adottata con il decreto-legge n. 78 del 2010, che ammontava a 25 miliardi di euro, due terzi dei quali si sarebbero dovuti realizzare attraverso tagli lineari. Ritiene che la presente Decisione di finanza pubblica rappresenti le distorsioni che il suo gruppo aveva denunciato nel corso dell'approvazione della manovra. In particolare ricorda di aver in quell'occasione rappresentato come la manovra avrebbe avuto degli effetti recessivi e come i tagli lineari non sarebbero stati idonei al contenimento della spesa pubblica, essendo una vera e propria morte politica ed impedendo al Parlamento di assumere decisioni sostanziali. Ritiene che la mancata crescita sia dovuta principalmente a ciò e che siano necessarie una maggiore concorrenza e maggiori liberalizzazioni di alcuni servizi, che costano più che in altri paesi europei. Rappresenta quindi la opportunità di tagli non lineari ma selettivi, partendo dalle proposte già formulate di abolire le province e di favorire una gestione economica dei servizi soprattutto negli enti locali più piccoli. Fa presente che, in mancanza ciò, la Decisione di finanza pubblica è chiamata a fotografare il basso livello di crescita, senza alcuna relazione con le proposte esposte dal Presidente del Consiglio dei ministri nella seduta del 29 settembre scorso. A tal proposito ricorda che la realizzazione del federalismo fiscale non potrà che comportare, almeno nella sua fase iniziale, maggiori spese o minori entrate, mentre con i numeri delineati nella Decisione di finanza pubblica non sarà possibile raccogliere la sfida della realizzazione di alcuna riforma. Con riferimento alla questione delle infrastrutture, ricorda che il suo gruppo aveva già ritenuto inevitabile una riduzione dei relativi investimenti a causa dei tagli lineari. Sottolinea che tale previsione è risultata corretta e che le opere cofinanziate dagli enti locali sono destinate a non essere realizzate a causa della mancanza della quota a carico di questi ultimi. Evidenzia che occorre riflettere, come chiarito anche dalla Banca d'Italia, sull'importante incidenza che gli investimenti infrastrutturali possono avere sulla crescita del prodotto interno lordo.

Massimo VANNUCCI (PD) ricorda che la legge di contabilità e finanza pubblica è stato il frutto di un lavoro condiviso tra maggioranza e opposizione mentre la prima decisione di finanza pubblica si presenta come un'occasione sprecata e svilita. A tal proposito ricorda che la sua presentazione con 15 giorni di ritardo ha compresso eccessivamente i termini del dibattito. Ritiene che l'audizione del ministro Tremonti sia stata offensiva poiché il ministro non ha fornito risposte, ha eluso i problemi e si sottrae sistematicamente al confronto parlamentare. Rammenta che i ministri del bilancio della prima e della seconda Repubblica avevano ben altro rispetto nei confronti del Parlamento, partecipando ai lavori della Commissione nell'occasione della discussione della legge finanziaria o dei provvedimenti più importanti, al contrario di quanto fa il ministro Tremonti. Sottolinea che non è stato inoltre rispettato l'iter delineato dalla legge di contabilità per l'adozione della Decisione di finanza pubblica, poiché non sono state trasmesse alla Conferenza unificata Stato-regioni ed autonomie locali le prescritte linee guida per la ripartizione

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degli obiettivi programmatici di finanza pubblica. Rileva che se la prescritta procedura fosse stata attuata correttamente si sarebbe avviato nel Paese un confronto ed una concertazione seri, mentre ciò manca nell'attuale fase. Nella Decisione di finanza pubblica stessa si afferma che essa è, di fatto, superata in ragione delle riforme in corso di adozione in sede europea. All'uopo sottolinea come il recepimento di tali riforme non potrà e non dovrà tradursi in un'assenza di discussione da parte del Parlamento, chiedendo quali possibilità di successo abbia la posizione italiana sulla considerazione del debito aggregato ai fini del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica. Ritiene che il programma nazionale di riforma ed il programma di stabilità non dovranno essere presentati a tempo scaduto per eludere ogni discussione parlamentare. Osserva che dalla Decisione di finanza pubblica emerge la crescita del livello di disoccupazione oltre l'8 per cento ed un incremento del rapporto tra il debito ed il prodotto interno lordo al 119,2 per cento nel 2011,con un ulteriore scostamento dello 0,5 per cento rispetto alle previsioni contenute nella RUEF, dimostrando gli effetti recessivi della manovra estiva. Evidenzia quindi gli effetti dannosi dei tagli lineari con una spesa corrente in continuo aumento, a fronte di un significativa flessione di quella per investimenti, come confermato anche dalla Corte dei conti e dalla Banca d'Italia. Con riferimento alle stime di crescita per l'Italia, pari all'1,3 nel 2011 e al 2 per cento nel 2012 e nel 2013, ricorda che tali stime sono state considerate eccessivamente ottimistiche dalla Banca d'Italia. Ritiene che il tema principale sia quello della mancata attuazione delle riforme con la scusa che in tempo di crisi non si possano adottare riforme strutturali. Fa presente che nello stesso periodo gli Stati Uniti e la Germania, che crescono molto più dell'Italia, hanno adottato importanti riforme, rispettivamente in campo sanitario e fiscale. Ravvisa l'opportunità di un intervento sulla leva fiscale al fine di addivenire ad una migliore distribuzione delle risorse, alleggerendo il carico sul lavoro ed aumentando quello, estremamente basso, relativo alla rendita, sottolineando che la legge di stabilità dovrebbe occuparsi di queste tematiche. Ricorda che, come confermato dal Governatore della Banca d'Italia, la crescita della Germania è dovuta, oltre che alla ripresa delle esportazioni, anche alla spesa per consumi ed investimenti. Ritiene offensivo quanto più volte ribadito dall'onorevole Cicchitto secondo il quale se si fossero seguite le ricette proposte dal partito democratico oggi la situazione dell'Italia sarebbe simile a quella della Grecia. All'uopo ricorda che, al momento del passaggio delle consegne tra il governo Prodi e l'attuale Governo, il rapporto tra il deficit e il prodotto interno lordo era al 2,7 per cento mentre ora è sostanzialmente raddoppiato, viaggiando oltre il 5 percento senza che all'incremento del deficit siano corrisposte adeguate politiche di spesa. Segnala, quindi, che l'allegato infrastrutture, oltre a reiterare la previsione e l'impegno di spesa per il ponte sullo stretto, condannerà al blocco delle tante opere incompiute di cui è disseminata l'Italia. Al riguardo, osserva come l'elenco delle trentanove opere prioritarie da completare entro il 2020 non tenga conto della priorità assoluta che dovrebbero avere i completamenti per rendere fruibili gli stralci eseguiti, come più volte sottolineato dalla Corte dei conti. Ritiene eclatante l'esclusione, fra le altre, dall'elenco prioritario della E78 Fano-Grosseto, arteria di 270 chilometri realizzata solo al 70 per cento, pur costituendo un corridoio europeo che attraversa le regioni Marche, Umbria e Toscana, nonché unico asse trasversale Adriatico-Tirreno del centro Italia, così come la mancata previsione di finanziamento con l'inserimento in tabella II. Al riguardo, sottolinea come la Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici, abbia chiesto il finanziamento nel parere espresso sul provvedimento in esame. Ritiene, pertanto, che la Fano-Grosseto debba essere compresa fra le opere prioritarie da completare entro il 2020 e che debbano essere previsti finanziamenti adeguati per consentire la ripresa dei lavori.

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Lino DUILIO (PD), nel rilevare criticamente, in via preliminare, come lo schema di decisione di finanza pubblica sia stato trasmesso al Parlamento con notevole ritardo rispetto al termine indicato nella nuova legge di contabilità e finanza pubblica e tale ritardo abbia significativamente compresso il dibattito parlamentare, osserva come le dichiarazioni contenute nella premessa dello schema indichino come il Governo abbia interpretato la decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013 come un documento volto a chiudere un ciclo di programmazione, anziché ad aprirne uno nuovo. A tale riguardo, osserva come la stessa premessa indichi come il modello di programmazione individuato dalla nuova legge di contabilità e finanza pubblica sia destinato ad essere sostanzialmente superato a seguito dell'introduzione della cosiddetta sessione di bilancio europea. In proposito, nell'osservare come il proprio gruppo accolga sostanzialmente con favore le proposte formulate a livello europeo, volte a realizzare un più forte quadro di coordinamento unitario delle politiche economiche e di bilancio dei diversi stati membri, ritiene tuttavia che la decisione in esame avrebbe potuto fornire sin d'ora importanti indicazioni in ordine alle proposte che il Governo intende presentare in sede di Unione europea nell'ambito del semestre europeo che prenderà l'avvio il prossimo mese di gennaio. Con specifico riferimento al contenuto del documento trasmesso dal Governo, ritiene inoltre opportuno che il rappresentante del Governo fornisca ulteriori indicazioni in ordine alle previsioni relative all'andamento del PIL nei prossimi anni. Rileva, infatti, che lo schema di decisione prevede una crescita del prodotto interno lordo dell'1,2 per cento nell'anno 2010, una crescita dell'1,3 per cento nell'anno 2011 e del 2 per cento per gli anni 2012 e 2013. Nel rilevare come le previsioni relative al 2012 e 2013 appaiano particolarmente positive, chiede al rappresentanti del Governo di voler indicare il modo puntuale le singole componenti che contribuiranno al raggiungimento di tale positivo risultato. In particolare, ritiene necessario che il Governo indichi se possa ipotizzarsi una crescita della domanda interna anche in assenza di specifici interventi volti a garantire la competitività del nostro sistema produttivo, ricordando come anche nel corso delle recenti audizioni svolte nell'ambito dell'attività conoscitiva preliminare in merito allo schema di Decisione, si sia evidenziato come misure di sostegno alla domanda rischino di andare a beneficio di sistemi produttivi di altri paesi, qualora la domanda non si indirizzi verso beni prodotti in Italia. Per quanto riguarda, poi, la spesa in conto capitale, oltre a richiamare i limiti imposti agli enti territoriali dall'applicazione del patto di stabilità interno, ricorda le perplessità espresse nel corso della sua recente audizione dalla Banca d'Italia, che ha sottolineato alcuni importanti criticità sulle modalità di gestione della spesa, richiamando, in particolare, l'insufficienza del quadro finanziario in termini di adeguatezza e continuità dei fondi, la mancanza di coordinamento tra i diversi livelli di Governo e la necessità di una valutazione sistematica dell'azione pubblica. Per quanto riguarda, invece, l'andamento della finanza pubblica, rileva come lo schema di decisione trasmesso dal Governo non provveda a differenziare le indicazioni programmatiche dalle previsioni tendenziali a legislazione vigente, diversamente da quanto espressamente richiesto dall'articolo 10 della legge di contabilità e finanza pubblica. Osserva, in proposito, che l'articolazione delle previsioni contenuta nello schema di decisione sembrerebbe avere natura tendenziale ed essere, pertanto, redatta sulla base della legislazione vigente. Se così fosse, tuttavia, le previsioni non terrebbero conto di alcune voci di spesa relative ad autorizzazioni legislative in scadenza, che tuttavia saranno verosimilmente rinnovate negli anni successivi, come quelle relative a spese in conto capitale o a contratti di servizio pubblico. Richiama, quindi, le osservazioni formulate nel corso della recente audizione dalla Corte dei conti, la quale ha indicato il rischio di una significativa sottostima della spesa futura, che

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potrebbe determinare l'esigenza di adottare un intervento correttivo volto a reperire ulteriori risorse per far fronte alle spese non considerate negli andamenti tendenziali a legislazione vigente. In questa ottica, ritiene inoltre opportuno segnalare che lo schema di decisione in esame non contiene i dati, anch'essi richiesti dall'articolo 10 della legge di contabilità e finanza pubblica, relativi alle risorse necessarie a confermare le politiche adottate negli anni precedenti. Alla luce di queste premesse, ritiene quindi necessario che il Governo indichi con quali risorse intende fare fronte ai maggiori oneri derivanti dalla conferma delle politiche in essere, chiedendo altresì se si renda necessario un decreto-legge correttivo degli andamenti di finanza pubblica. Per quanto attiene, poi, ai trasferimenti, osserva come nel periodo considerato nello schema di decisione in esame dovrà realizzarsi l'attuazione del federalismo fiscale, e, pertanto le previsioni dello schema dovrebbero consentire di valutare gli effetti che l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione dovrà produrre sui trasferimenti dallo Stato agli enti territoriali e sulle entrate proprie di tali enti. Rileva tuttavia che lo schema di decisione in esame non prefigura alcuna innovazione al riguardo, attestandosi sostanzialmente sulla regolazione del volume dei trasferimenti operati dalla manovra correttiva di luglio. Per quanto attiene, poi, ai saldi strutturali, rileva come non si realizzi la riduzione del deficit strutturale dello 0,5 per cento richiesta dall'Unione europea, mentre si registra un incremento, seppure lieve, dell'indebitamento netto previsto. Sul versante delle entrate, nel ribadire le perplessità espresse in ordine alle maggiori entrate derivanti dal contrasto all'evasione fiscale, ritiene inoltre necessario un chiarimento sulle stime relative all'andamento delle imposte indirette. A tale riguardo, ricorda che la Banca d'Italia, nel corso della sua recente audizione, nel rilevare come tale andamento venga ascritto all'evoluzione del gettito IVA, ha sottolineato come dalla applicazione delle nuove disposizioni in materia di compensazioni possa derivare una riduzione degli importi compensati che potrebbe essere significativamente superiore rispetto alla quantificazione iniziale; ritiene, pertanto, necessario che il Governo fornisca ulteriori dati in materia, al fine di chiarire le ragioni che hanno portato ad una potenziale sottostima delle maggiori entrate derivanti dalle disposizioni in materia di compensazioni. Sempre con riferimento al versante delle entrate, rileva come i dati contenuti nello schema di decisione confermino la sostanziale stabilità della pressione fiscale nel periodo considerato dallo schema stesso. In particolare, rileva che la pressione fiscale sarà pari al 42,4 per cento nel 2011, salirà al 42,6 per cento nel 2012 e tornerà al 42,4 per cento nel 2013. Nel rilevare, quindi, come, diversamente da quanto più volte annunciato dal Governo, non si è registrata alcuna riduzione della pressione fiscale, ritiene necessario acquisire precise indicazioni in ordine alle misure che l'esecutivo intende adottare per far fronte alle criticità derivanti dal mantenimento della pressione fiscale sui livelli assai significativi. Da ultimo, nel segnalare che nella fase transitoria, in vista dell'avvio del semestre europeo nel gennaio 2011, gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione europea, già nel mese di novembre, la bozza dei Programmi nazionali di riforma, rileva con preoccupazione l'assenza nello schema di Decisione in esame di indicazioni relative alle misure che il Governo intende adottare al fine di garantire la crescita e lo sviluppo economico, sottolineando come appaia significativa la mancata indicazione di eventuali disegni di legge collegati alla manovra di finanza pubblica. In questa ottica, ritiene che non sia possibile sperare che l'introduzione del semestre europeo consenta di superare le difficoltà fin qui incontrate nell'individuare efficaci strumenti di sostegno alla crescita, auspicando che il Governo, nella fase di elaborazione delle linee guida di politiche economiche e di bilancio non voglia procedere in solitudine, ma ascolti le sollecitazioni che il Parlamento vorrà proporgli. Ritiene, infatti, che, nell'ambito delle decisioni che si svolgeranno in sede europea, dovrà necessariamente

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affrontarsi il tema delle misure necessarie a garantire il rientro del rapporto tra debito e PIL in quei parametri richiesti dalla procedura per i disavanzi eccessivi e che i vincoli che verranno posti in sede europea richiedano l'avvio di una seria discussione in ordine alla responsabilità per il debito e all'eventualità che di tale debito si facciano carico anche gli enti territoriali. In ogni caso, ritiene imprescindibile che i documenti di programmazione affrontino in modo serio e approfondito il tema della crescita economica, che a suo avviso non può più essere trascurato, ed anticipa la propria intenzione di sottoporre all'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, una proposta relativa all'avvio di un'indagine conoscitiva su questo tema.

Antonio MISIANI (PD) osserva come il quadro macroeconomico rappresentato dal documento in esame preveda una crescita del PIL superiore in misura significativa a quella prospettata dai più importanti istituti di previsione nazionali e internazionali. Al riguardo, ritiene che l'ottimismo del Governo in merito alle potenzialità di crescita per gli anni 2012 e 2013 rischi di togliere credibilità alle previsioni di finanza pubblica, ricordando come la Banca d'Italia abbia rilevato come il tasso di crescita del 2 per cento equivalga al doppio della crescita potenziale misurata prima dell'inizio della crisi economica. Rileva inoltre come le previsioni di crescita risultino in ogni caso inferiori alla media della zona europea e degli Stati Uniti, evidenziando come l'Italia sia sprofondata a velocità quasi doppia rispetto a quella degli altri Paesi europei e tripla in confronto a quella degli Stati Uniti. I risultati dell'Italia, infatti, sono stati i peggiori nel 2008 e nel 2009 e si prospettano come i peggiori anche nella fase della ripresa. Ritiene che le basse aspettative di crescita debbano far riflettere sulle politiche economiche da adottare in quanto si riflettono sui conti pubblici e rendono più arduo il risanamento. Al riguardo, sottolinea come non vi sia traccia di politiche per la crescita nell'impiego delle risorse recuperate dalla manovra finanziaria, che vengono utilizzate esclusivamente per la correzione dei saldi. Rileva altresì come nei prossimi anni si verificherà un decremento della spesa in conto capitale e della spesa per investimenti e perda pertanto valore il programma per le infrastrutture strategiche per il quale mancano e continueranno a mancare le risorse. Stigmatizza quindi l'assenza, evidenziata dalla Banca d'Italia, di qualsiasi misura per la liberalizzazione dei mercati dei beni e dei servizi in grado di accelerare la crescita, osservando inoltre come la stessa riforma della contrattazione rischia di essere azzerata dal blocco delle risorse destinate al pubblico impiego e colpisca sia chi ha lavorato bene che i fannulloni. Rileva poi come l'impatto della manovra sugli enti territoriali sia del tutto sproporzionato: la metà della correzione nel 2011 e un terzo della correzione a partire dal 2012 è infatti posta a carico delle autonomie, a fronte di un'incidenza delle stesse sul debito pubblico largamente inferiore. Sottolinea al riguardo come la responsabilità del deterioramento dei conti pubblici sia in massima parte da attribuire alle amministrazioni centrali mentre la manovra si rileva insostenibile per le autonomie territoriali, mettendo a rischio il trasporto pubblico locale, le politiche sociali e la formazione professionale. Ritiene che occorra fare marcia indietro specie per quanto riguarda le regioni, anche in considerazione della mancata modifica del patto di stabilità interno. Per quanto riguarda poi il legame tra la manovra finanziaria e il federalismo fiscale, osserva come lo schema di decreto legislativo sul federalismo municipale tenga conto dei tagli per il 2011 e il 2012, disposti dal decreto-legge n. 78 del 2010, rilevando come, in assenza di una modifica di tale provvedimento, si prenderebbero in giro gli enti locali. Ricorda quindi come la Banca d'Italia e la Corte dei conti abbiano evidenziato il peso elevatissimo dell'evasione e dell'elusione fiscale che rischiano di compromettere le entrate. Rileva quindi come la manovra si basi ancora su un taglio lineare del 10 per cento delle spese

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rimodulabili quando più volte in passato, a consuntivo, gli obiettivi perseguiti attraverso i tagli lineari sono stati disattesi. Per quanto poi riguarda il blocco delle retribuzioni nel pubblico impiego fino al 2013, ritiene che vi sarà un rimbalzo micidiale sul costo del lavoro pubblico negli anni successivi. Dichiara conclusivamente come non ci sia nulla nella decisione di finanza pubblica che possa riportare il Paese sul sentiero della crescita.

Massimo POLLEDRI (LNP) esprime apprezzamento per il confronto parlamentare e sottolinea i segnali positivi che provengono dall'andamento della produzione industriale nei primi mesi dell'anno ed anche nell'agosto scorso, osservando come tali risultati siano stati ottenuti anche con modifiche dell'assetto produttivo specie nel nord del Paese. Ritiene che tali andamenti siano dovuti alla tenuta del settore manifatturiero che ha determinato anche la crescita degli investimenti in macchinari ed un aumento delle esportazioni. Ricorda quindi come tutto ciò sia avvenuto senza dover ricorrere ad interventi pubblici massicci che, del resto, il livello debito pubblico non consentiva, rilevando come, nelle situazioni di crisi, sia meglio non intervenire che intervenire in modo sbagliato. Osserva inoltre come lo Stato non abbia più in mano le leve dell'economia e la quota di economia pubblica risulti assai ridotta e, nonostante ciò, vi sia stato un significativo aumento della spesa sociale finalizzato ad attutire l'impatto della crisi. Rileva come l'incremento del deficit e del debito nonché il saldo primario negativo siano una conseguenza della crisi, sottolineando come, in ogni caso, i conti pubblici siano sotto controllo e risultino coerenti con le previsioni. Osserva altresì come il calo delle entrate sia dovuto anche al venir meno di imposte di carattere straordinario e come il fabbisogno si sia ridotto nel corso del primo semestre del 2010, mentre da alcune regioni, come la Calabria e la Campania, non vengano certo grandi esempi in materia di gestioni del debito pubblico. Ritiene peraltro che la crisi abbia un carattere strutturale e non congiunturale e siano necessarie grandi riforme rispetto alle quali il documento in esame presenta qualche limite. Ritiene, infine, che il semestre europeo debba lasciare un margine di iniziative ai singoli Stati e che, per quanto riguarda l'Italia, una stagione di riforme sia opportuna.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, prima di procedere alle repliche da parte del relatore e del Governo, sospende la seduta.

La seduta, sospesa alle 17.50, riprende alle 18.15.

Massimo BITONCI (LNP), relatore, rinuncia alla replica.

Il sottosegretario Luigi CASERO, richiamandosi agli interventi di alcuni deputati che hanno richiamato l'affermazione secondo la quale la decisione di finanza pubblica sarebbe un documento superato, rileva che occorre contestualizzare quanto sta avvenendo in sede europea, non ritenendo in mancanza possibile occuparsi in maniera seria della questione. Osserva che spesso ci si sofferma su questioni di dettaglio senza tenere nel debito conto il contesto macroeconomico di riferimento. In particolare, sottolinea come sulle scelte assunte abbiano influito, da un lato, la globalizzazione, che ha spostato i rapporti dal livello statale a quello continentale e, dall'altro, la crisi economica, che è intervenuta pesantemente richiedendo l'assunzione di decisioni in tempi estremamente ridotti. Sottolinea come tali scelte che avvengono in sede sopranazionale e con tempi assai rapidi comportino la necessità di un'evoluzione delle procedure nazionali che ha portato ad affermare che provvedimenti come quello in esame rischiano di apparire superati. Richiama a titolo di esempio la politica monetaria che, pur spostata ad un livello sovranazionale da molto tempo, riveste oggi una nuova centralità come strumento di politica economica. Con riferimento alla

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questione dell'andamento del debito pubblico, fa presente che, a prescindere dalle scelte che verranno assunte in sede europea sulla considerazione del debito aggregato, occorrerà in ogni caso procedere sulla strada del contenimento del medesimo. Per la tenuta complessiva del sistema ritiene comunque opportuno che siano considerati tutti gli elementi sia negativi che positivi di un singolo Paese, sottolineando che la crisi è partita dai debiti del settore privato. Osserva che la speculazione non ha colpito l'Italia allo stesso modo di altri Paesi europei, malgrado l'alto livello del debito pubblico, in ragione delle alte potenzialità della sua economia, nonché dell'alto livello del patrimonio privato. Con riferimento alle richiamate critiche provenienti dal Fondo monetario internazionale, ricorda che è ben presente a tale prestigiosa istituzione internazionale che occorre, nell'attuale fase, agire principalmente sul versante della politica monetaria, considerando tutti gli elementi in disponibili. Evidenzia come l'Italia, pur non avendo avuto la necessità di salvare istituti bancari, abbia comunque subito gli effetti della crisi allorché da finanziaria è divenuta economica, in ragione dell'alto livello di esportazioni su cui si regge la nostra economia. Ritiene necessario spingere l'Europa ad avere una politica più espansiva, non solo focalizzata sul rigore di bilancio, facendo tuttavia presente che, malgrado tali questioni debbano essere affrontate nelle sedi opportune, le occasioni di confronto parlamentare rivestono una grande importanza in proposito. Con riferimento alle politiche da adottare al fine di una riduzione del debito pubblico, pur rilevando che taluni tagli di spesa sono necessari anche e soprattutto da un punto di vista etico, al fine di realizzare il concorso di tutti al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, evidenzia tuttavia che interventi come la riduzione delle auto blu e l'abolizione delle Province, pur condivisibili, non comporterebbero in ogni caso risparmi particolarmente significativi. Ribadisce di ritenere tali interventi prioritari pur nella necessità di acquisire una visione più complessiva. In proposito, ritiene fondamentale per la riduzione del debito il proseguimento della lotta all'evasione fiscale. Precisa che la diminuzione delle entrate è connessa alla diminuzione del prodotto interno lordo e non ad una attenuazione della lotta all'evasione, sottolineando come le maggiori entrate derivanti da tale attività abbiano visto un aumento annuale di circa il 40 per cento negli ultimi tempi, pur permanendo un preoccupante scostamento tra le somme accertate e quelle effettivamente incassate, che il Governo si impegna a ridurre il più possibile. Con riferimento alla riduzione della spesa pubblica, evidenzia come i tagli debbano essere attuati evitando di incidere negativamente sugli equilibri sociali del Paese, riducendo la spesa improduttiva e speculativa. Richiamando l'intervento dell'onorevole Marchi, che aveva insistito sulla necessità di adottare documenti di programmazione caratterizzati dalla forte spinta innovativa, osserva che l'integrazione con il livello europeo assume caratteri sempre più determinanti, poiché, a fronte di interventi estremamente significativi come il salvataggio della Grecia, l'Europa coerentemente anche con l'esistenza di una moneta unica, imporrà l'adozione di politiche economiche comuni e convergenti. In proposito, auspica che talune nostre politiche possano diventare politiche condivise a livello europeo. Ricorda che in tale sede si confrontano due diversi modelli di sviluppo, uno, sostenuto in particolare dalla Germania, focalizzato esclusivamente sulle esportazioni ed un altro che richiede anche una maggiore spesa pubblica ed uno sviluppo delle manifatture. Osserva quindi che nello scenario complessivo occorre adeguarsi ad essere una parte relativamente piccola dell'Europa che deve competere a livello globale. Ritiene che occorra uscire dallo schema della vecchia programmazione per puntare su una politica economica volta a valorizzare i punti di forza del Paese. Avverte che nell'attuale contesto non è possibile finanziare una politica economica espansiva attraverso l'aumento della spesa pubblica sia perché tale impostazione

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non convince il Governo, sia perché non sarebbe comunque possibile per i vincoli europei. Ritiene invece necessario puntare sulla innovazione e la competitività, scegliendo tra l'utilizzo della leva fiscale ovvero di un sistema di contributi, auspicando che si possa svolgere su tale questione un dibattito al fine di pervenire ad una posizione condivisa. Ribadisce pertanto l'impostazione delineata nella Decisione di finanza pubblica e sostenuta dal Ministro Tremonti per la quale si addiverrà alla presentazione di una legge di stabilità meramente tabellare volta a fotografare gli interventi già assunti soprattutto con la manovra estiva. Richiamando l'intervento dell'onorevole Duilio, ricorda di aver già risposto alle sue osservazioni relative al quadro macroeconomico ed alle riforme che sono in corso di definizione in sede europea e conferma che la pressione fiscale risulta immutata in questa fase, ribadendo tuttavia la necessità di ridurla attraverso la lotta all'evasione fiscale ed al taglio delle spese improduttive, anche se la Decisione di finanza pubblica, fotografando la situazione attuale, non poteva che riportare tale andamento stabile. Ritiene necessario, nel quadro di competizione globale in cui è inserito il nostro Paese, investire nella crescita culturale e nella ricerca, scegliendo tra la leva fiscale, che ritiene preferibile, e quella contributiva. In riferimento all'onorevole Misiani, secondo il quale la Decisione di finanza pubblica rischierebbe di uniformarsi al basso livello di crescita dell'economia, osserva che una previsione di crescita di almeno il 2 per cento a partire dal 2011 è da considerarsi soddisfacente. Ricorda che vi sono ragioni storiche e problemi da tempo irrisolti per i quali i tassi di crescita dell'Italia risultano inferiori rispetto a quelli di altri Paesi. A tal proposito, rileva che le azioni assunte dal Governo sono state giudicate positivamente e che l'Italia non è più considerata tra i Paesi europei a più alto rischio, ricordando come il Regno Unito e la Francia abbiano un livello di indebitamento netto maggiore di quello italiano. Sul punto, rileva che mentre l'onorevole Misiani lamenta una previsione di crescita troppo bassa, l'onorevole Duilio ha sostenuto che tale previsione sarebbe addirittura ottimistica. In definitiva, ritiene che occorrerà proseguire nella strada delle liberalizzazioni e delle riduzioni effettive della spesa pubblica.

Lino DUILIO (PD) chiede di precisare se, atteso che nella Decisione di finanza pubblica vengono utilizzati dati tendenziali, se le spese connesse con i contratti di servizio pubblico come quelli relativi all'ANAS, alle Ferrovie ed alle Poste, sono stati incorporati implicitamente oppure se di essi non si è tenuto conto, avendo la riserva di adottare una nuova manovra.

Il sottosegretario Luigi CASERO si riserva di rispondere successivamente in maniera approfondita al quesito posto dall'onorevole Duilio.

Pier Paolo BARETTA (PD), intervenendo in dichiarazione di voto, ringrazia il sottosegretario per le risposte, pur dichiarandosi non pienamente soddisfatto rispetto alle questioni prospettate. Ribadisce in primo luogo che occorre rivedere la decisione di finanza pubblica, ritenendo sbagliato considerarla come un documento superato, introducendo l'adozione di interventi più coraggiosi. Rileva inoltre l'opportunità di rinunciare ad una impostazione esclusivamente tabellare della prossima legge di stabilità, al fine di inserire interventi volti a favorire la crescita. In terzo luogo, chiede che il Governo assuma l'impegno di presentarsi in Parlamento prima del 12 novembre, data entro la quale dovrà presentare alla Commissione europea la bozza di piano nazionale di riforma. Annuncia quindi il voto contrario del suo gruppo sul conferimento del mandato al relatore a riferire in senso favorevole all'Assemblea.

Renato CAMBURSANO (IdV) pur dando atto al sottosegretario di avere interloquito in maniera approfondita su taluni temi, ribadisce le perplessità su altre questioni. In particolare, ritiene necessario superare l'impostazione di una

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legge di stabilità esclusivamente tabellare al fine di dare un forte segnale che anticipi il piano da presentare in sede europea, per quanto riguarda la riduzione del debito e gli investimenti per superare la crisi. Annuncia quindi il voto contrario del proprio gruppo sul conferimento del mandato al relatore a riferire in senso favorevole all'Assemblea.

Amedeo CICCANTI (UdC) preannuncia la presentazione di una risoluzione sulla Decisione di finanza pubblica da parte del gruppo dell'UDC recante le proposte del gruppo sulle scelte di politica economica. Rileva quindi la necessità di intervenire in maniera decisa, a partire dalla legge di stabilità che verrà presentata dal Governo per la riduzione del debito pubblico ed in favore della crescita economica, inquadrando le scelte da assumere nell'ambito del semestre europeo in corso di introduzione. In proposito, rileva che la decisione di finanza pubblica dovrebbe inglobare i contenuti del piano da presentare entro il prossimo mese di aprile in sede europea. Rileva, quindi, la necessità di valorizzare lo strumento della decisione di finanza pubblica come strumento di analisi, non potendo essere uno strumento di indirizzo, sottolineando peraltro l'utilità delle indicazioni relative soprattutto ai sottosettori, al fine di assicurare una migliore comprensione del patto di stabilità previsto nel federalismo fiscale. Ritiene che gli scostamenti rispetto alla RUEF presentata nello scorso mese di maggio potrebbero essere corretti utilmente in sede di approvazione della legge di stabilità recependo, oltre agli effetti del decreto-legge n. 78 del 2010, anche quelle riforme necessarie attese da anni, soprattutto in materia di liberalizzazioni, di riduzione della pressione fiscale e di lotta all'evasione, al fine di aumentare il reddito disponibile per i consumi per le imprese. Ritiene che tutto ciò manchi nella Decisione di finanza pubblica, caratterizzata da un impianto ragionieristico più che politico ed evidenzia come il semestre europeo potrà contribuire a mettere in luce le contraddizioni delle scelte del Governo.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, dichiara concluso l'esame dello schema della Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013. Pone quindi in votazione la proposta di conferire al relatore il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul medesimo schema.

La Commissione delibera quindi di conferire al deputato Bitonci il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sullo schema della Decisione di finanza pubblica per gli anni 2011-2013.

La seduta termina alle 18.55.