CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 16 settembre 2010
369.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 16 settembre 2010. - Presidenza del presidente Enrico LA LOGGIA. - Intervengono il ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, e il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico.

La seduta comincia alle 10.05.

Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di ordinamento transitorio di Roma capitale.
Atto n. 241.

(Seguito dell'esame ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e conclusione - Parere favorevole con condizioni e osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta del 15 settembre 2010.

Enrico LA LOGGIA (PdL), presidente, avverte che è stata presentata una proposta emendativa alla proposta di parere dei relatori, a firma del senatore D'Ubaldo (vedi allegato 1). È stata inoltre presentata da parte del senatore Belisario una proposta di parere alternativo a quella dei relatori (vedi allegato 2).

Il deputato Anna Maria BERNINI BOVICELLI (PdL), relatore, illustra tre modifiche alla proposta di parere presentata ieri (vedi seduta del 15 settembre 2010): la prima riguarda l'articolo 3, comma 8 ed ha lo scopo di recepire una condizione indicata nel parere della V Commissione Bilancio della Camera dei deputati in merito al rispetto della clausola di invarianza finanziaria prevista all'articolo 6. La seconda modifica riguarda l'articolo 7, comma 3, ed ha lo scopo di evitare dubbi interpretativi, specificando che il limite massimo del numero degli assessori sia quello previsto dall'articolo 47, comma 1, del TUEL come modificato dalle successive disposizioni di legge. Infine viene novellata la lettera a) delle osservazioni ricomprendendo

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anche la determinazione del numero degli assessori del comune di Roma tra le questioni da valutare in sede di esame al Senato della «Carta delle autonomie».

Il senatore Felice BELISARIO (IdV) afferma di aver presentato, a nome del suo gruppo, una proposta alternativa di parere alla proposta dei relatori (vedi allegato 2) al fine di evidenziare i motivi di convinta contrarietà allo schema di decreto legislativo in esame. Precisa che il suo gruppo condivide pienamente l'esigenza di riconoscere, come del resto previsto dall'articolo 114 della Costituzione, uno specifico ruolo alla città di Roma, in analogia alla posizione di rilievo nazionale che assumono le maggiori capitali europee, che dispongono di competenze e poteri adeguati allo status di capitale. Sostiene tuttavia che lo schema di decreto legislativo in oggetto non persegue tale condivisibile obiettivo ma si limita ad enunciare il nuovo nome che assumerà il consiglio regionale, trasformato in assemblea capitolina, le modalità di adozione dello statuto ed il numero dei consiglieri che comporranno la predetta assemblea capitolina, nonché le relative indennità e la disciplina delle presenze in assemblea. Il testo in esame appare pertanto del tutto carente ed inadeguato nei contenuti in quanto non prescrive nulla in ordine alla necessaria e attesa individuazione di poteri, funzioni e compiti che dovrebbero essere riconosciuti al nuovo ente Roma capitale, né viene definita l'entità delle risorse da assegnare. Precisa al riguardo che non si riscontra nel testo la proclamata invarianza finanziaria e non sembrano realizzabili i risparmi di spesa che si attendono dall'attuazione della delega. Segnala inoltre che lo schema di decreto in esame non contempla alcuna previsione in materia di coordinamento tra l'istituendo ente Roma capitale e la Regione e la Provincia di riferimento. Afferma in conclusione che il testo in esame assume un valore meramente politico in quanto asseconda, per evidenti calcoli interni alla maggioranza, talune esigenze propagandistiche del comune di Roma e precipuamente del suo Sindaco, di cui peraltro si prevede la partecipazione alle riunioni del Consiglio dei ministri della Presidenza del Consiglio ogni qualvolta il relativo ordine del giorno attenga a questioni relative al comune di Roma. Ribadisce che il suo gruppo intende fornire un proficuo apporto ed un'ampia collaborazione per l'attuazione di un federalismo che sia solidale, ma esprime una valutazione decisamente contraria sullo schema di decreto in esame, che appare del tutto inutile e privo di contenuti.

Il senatore Lucio Alessio D'UBALDO (PD) illustra la propria proposta emendativa (vedi allegato 1) ribadendo, come già sostenuto nella precedente seduta, che la legge statale non deve intervenire nell'autonomia statutaria dei comuni, in particolar modo per quanto riguarda l'articolazione del territorio, cioè il decentramento municipale. Il federalismo ha lo scopo di responsabilizzare gli amministratori locali, mentre invece la disposizione recata dall'articolo 3, comma 5, secondo periodo, che stabilisce ope legis il numero delle circoscrizioni di decentramento, determinerà l'effetto contrario. Inoltre la riduzione del numero dei municipi prevista in tale norma genererà problemi pratici in quanto gli amministratori locali, di fronte all'impossibilità di gestire validamente i servizi sul territorio, finiranno con darne la responsabilità al Governo e al Parlamento. Ritiene pertanto necessario restituire dignità al comune circa la determinazione dell'articolazione del proprio territorio.

Il deputato Marco CAUSI (PD) propone di riformulare la proposta emendativa presentata unitamente al collega D'Ubaldo, inserendo una clausola di salvaguardia finanziaria.

Il senatore Lucio Alessio D'UBALDO (PD), accoglie la proposta dell'onorevole Causi, riformulando in tal senso la proposta emendativa (vedi allegato 1).

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Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) propone di accogliere la proposta emendativa, anche allo scopo di compensare con la possibilità di ridurre il numero delle circoscrizioni le maggiori indennità attribuite agli amministratori di Roma capitale con il presente provvedimento.

Il deputato Anna Maria BERNINI BOVICELLI (PdL), relatore, esprime avviso contrario alla proposta modificativa del parere, per due ordini di ragioni: in primo luogo la fissazione del numero massimo di assessori prevista nel parere costituisce un vincolo finanziario più stringente rispetto alla indeterminatezza che su questo aspetto è presente nella proposta in esame; in secondo luogo l'espressa fissazione di tetti o limiti agli organi di Governo degli enti territoriali appare coerente con una consolidata legislazione statale volta a effettuare interventi di controllo della spesa pubblica che abbiano una reale efficacia.

Il senatore Felice BELISARIO (IdV) precisa di essere decisamente favorevole ad una tendenziale riduzione delle circoscrizioni municipali al fine di consentire una limitazione dei costi di funzionamento degli organi amministrativi, convenendo altresì sull'opportunità, in linea di principio, che sia riservata all'assemblea capitolina la valutazione sulla congruità del numero dei municipi. Rammenta tuttavia che rispetto ad una originaria versione dello schema di decreto che contemplava dodici circoscrizioni, la proposta del comune di Roma si attesta invece su un numero di quindici municipi. Paventa allora il rischio che rimettere l'opzione sul numero dei municipi al comune di Roma potrebbe di fatto precludere l'auspicata riduzione delle circoscrizioni e pertanto dichiara il proprio voto contrario sulla proposta emendativa D'Ubaldo.

Il ministro Roberto CALDEROLI in riferimento alla proposta emendativa rileva che lo schema di decreto ha una sua regola generale di compensatività, ma ciò non toglie che il comune interessato, facilitato in ciò dalla presenza di limiti dimensionali espliciti per i propri organi di Governo, possa conseguire risparmi che possano essere non solo pari ma anche superiori agli eventuali oneri derivanti dal provvedimento. Il pieno rinvio all'autonomia dell'ente prevista nella proposta in esame appare meno efficace al tale fine; osserva inoltre che il testo della proposta di parere stabilisce un limite massimo del numero dei municipi, consentendo comunque al comune di Roma di fissarne, in piena autonomia, un numero inferiore.

Il senatore Mario BALDASSARRI (FLI), richiamando la peculiarità e l'importanza di Roma capitale, ritiene che il punto cruciale sia la definizione delle funzioni, che dovranno essere adeguate a tale specificità. Con riferimento al concetto di autonomia, reputa che l'obiettivo di fondo del federalismo sia il miglioramento dell'efficienza dei servizi - ossia maggiore qualità e quantità dei servizi a tasse più basse - attraverso l'applicazione del principio di sussidiarietà verticale che parta dai comuni, in un ottica di responsabilizzazione, la quale non si persegue esclusivamente conferendo una maggiore autonomia ai singoli governi locali, ma anche definendo una cornice, un quadro complessivo all'interno del quale tale autonomia sia libera di esprimersi. Ritiene, in linea di principio, corrette le argomentazioni espresse dal senatore D'Ubaldo circa la necessità di tutelare l'autonomia dei governi locali, precisando tuttavia che, come l'esperienza passata dell'emersione dei debiti pregressi ci insegna, porre delle regole e dei limiti alla capacità di spesa e al potere impositivo degli amministratori locali sia in linea con lo spirito del provvedimento e non lesivo dell'autonomia degli stessi.

Il deputato Gian Luca GALLETTI (UdC) fa notare che la sede più propria per dibattere in ordine al numero delle circoscrizioni del comune di Roma andrebbe individuata con riguardo in relazione all'articolo 17 del testo unico sugli enti locali e non in riferimento allo

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schema di decreto legislativo in esame. Sostiene peraltro che appaiono insufficienti quindici municipi per Roma capitale rispetto a forme di decentramento amministrativo attuate in altri comuni di analoga entità. Ritiene allora bizzarro che si preveda un'apposita e specifica disposizione sul decentramento circoscrizionale di Roma che tende di fatto a penalizzare la città, riducendone i municipi senza tener conto delle altre realtà amministrative comunali.

Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) concorda con quanto affermato dal collega Galletti.

Enrico LA LOGGIA, presidente, pone in votazione la proposta di modifica a firma D'Ubaldo alla proposta di parere dei relatori.

La Commissione respinge.

Il senatore Enzo BIANCO (PD) nel dichiarare il suo voto favorevole, richiama l'attenzione sulla circostanza che la Commissione si accinge a votare un parere che non tiene conto dei rilievi della 1a Commissione del Senato, convocata per l'esame dello schema di decreto su Roma capitale per questo pomeriggio. Tale procedura risulta, pertanto, penalizzante per i lavori parlamentari e per la conseguente produzione normativa.

Il deputato Rolando NANNICINI (PD) dichiara, a nome del proprio gruppo, di esprimere una valutazione favorevole sulla proposta di parere presentata dai relatori, che di fatto costituisce un giudizio negativo della Commissione sullo schema di decreto legislativo in esame, in quanto si propone un rinvio dell'operatività delle relative norme al momento in cui saranno definiti i poteri aggiuntivi, le funzioni e le risorse da assegnare a Roma capitale. Sostiene che il Governo debba impegnarsi a presentare quanto prima il secondo e più utile ed incisivo schema di decreto legislativo su Roma capitale; auspica al riguardo che non prevalgano le istanze emerse nel corso dell'audizione della presidenza della regione Lazio, tese a contrastare, seppur indirettamente, il trasferimento di poteri e funzioni dalla Regione al nuovo ente Roma capitale.

Il senatore Carlo VIZZINI (PdL), nel dichiarare il suo voto favorevole alla proposta di parere, richiama la necessità, per il futuro, di considerare che, in ragione delle specifiche procedure previste per l'espressione dei pareri presso il Senato, occorrerebbe garantire tempi per il termine dei lavori da parte della Commissione bicamerale che consentano alle Commissioni che abbiano competenza nelle materie contenute nei singoli schemi di decreto di apportare un proprio contributo.

Enrico LA LOGGIA, presidente, precisa che i tempi dei lavori della Commissione sono stati stabiliti in relazione alle note scadenze istituzionali che interessano la capitale. Ciò ha determinato un'intensificazione dei tempi di esame, che ritiene sia stato comunque accurato. Con riferimento ai rilievi espressi dalle altre Commissioni fa presente che questi sono tenuti nella massima considerazione ai fini di un più proficuo lavoro della Commissione, come è avvenuto in occasione dell'esame dello schema di decreto sul federalismo demaniale e come sicuramente avverrà anche per i prossimi schemi di decreto.
Ritiene inoltre opportuno rappresentare alla Commissione che a suo avviso i pareri espressi dalle Commissioni bilancio della Camera e del Senato, che affrontano i profili strettamente inerenti alle conseguenze finanziarie dello schema di decreto, possano considerarsi coerenti con la proposta di parere presentata dai relatori e quindi con essa del tutto compatibili.

Il deputato Gian Luca GALLETTI (UdC) premettendo che lo schema di decreto in esame risulta privo di contenuti sostanziali, quali la definizione delle funzioni, dei poteri e delle risorse da assegnare a Roma capitale, annuncia la propria astensione.

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Il senatore Lucio Alessio D'UBALDO (PD) annuncia il proprio voto favorevole, premettendo che lo schema di decreto in esame rappresenta solo una prima definizione di quello che sarà il futuro assetto di Roma capitale, che dovrà essere oggetto di successivi provvedimenti. Esso costituisce quindi il primo passo di un percorso che sarebbe però dovuto iniziare diversamente, vale a dire con la determinazione dei poteri e delle funzioni dell'ente per poi riconoscere eventualmente, in considerazione di tali poteri e funzioni, maggiori prerogative agli amministratori locali. Per tale aspetto lo schema di decreto presenta un contenuto che appare deludente. Esso comunque costituisce un chiaro segnale della specificità di Roma capitale, il cui ruolo simbolo della coesione nazionale risulta essenziale in un assetto istituzionale che sta divenendo meno centralistico. Tale specificità dovrebbe costituire un terreno di condivisione da parte di tutte le forze politiche, che nel prosieguo dovranno definire i contenuti del nuovo assetto di governo introdotto dal decreto.

Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI), nel precisare di non aver condiviso i tempi eccessivamente compressi decisi dalla Commissione per il termine dei propri lavori sullo schema di decreto, sottolinea come il parere, nel recepire molti dei rilievi sostanziali emersi nel corso dell'esame, anche con riguardo alla previsione che alcuni degli adempimenti previsti nel provvedimento debbano aver corso solo dopo l'intervento di altri decreti legislativi su Roma capitale, abbia ulteriormente circoscritto il contenuto del provvedimento medesimo, con l'effetto che di fatto votando a favore della proposta di parere ci si esprime negativamente sullo schema di decreto. Ciò conferma che questo costituisce un'operazione in buona parte propagandistica, anche alla luce dei numerosi dubbi emersi nel corso dell'esame in Commissione sulla possibilità che possa poi effettivamente intervenire lo schema di decreto che regolamenta i poteri di Roma capitale. In considerazione di questa valutazione negativa sui contenuti del provvedimento, ma, nel contempo, rilevando la positività delle modifiche contenute nella proposta di parere, dichiara la propria astensione.

Enrico LA LOGGIA, presidente, pone quindi in votazione la proposta di parere dei relatori, come modificata sulla base delle riformulazioni e delle nuove osservazioni accolte nel corso della seduta odierna (vedi allegato 3).

La Commissione approva.

Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che, essendo stata approvata la proposta di parere dei relatori, risulta preclusa l'altra proposta di parere presentata dal senatore Belisario.

La seduta termina alle 11.