CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 22 luglio 2010
357.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 22 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 9.40.

Variazioni nella composizione della Commissione.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica che l'onorevole Rocco Girlanda è tornato a fare parte della Commissione e che l'onorevole Nicola Cosentino cessa di farne parte.

DL 78/10: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta pomeridiana del 21 luglio 2010.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica le proprie valutazioni in ordine all'ammissibilità delle proposte emendative riferite agli articoli da 21 a 55 del decreto-legge (vedi allegato).
Ricorda che, nella seduta di ieri, sono state ritirate tutte le proposte emendative presentate dai gruppi del Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e dalla componente Movimento per le autonomie-Alleati per il Sud del gruppo misto, avvertendo che, pertanto, non esprimerà alcuna valutazione su dette proposte emendative.
Avverte che, sulla base dei criteri enunciati nella seduta di ieri, sono da ritenersi inammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative:
Ghizzoni 21.1, recante misure di sostegno per l'emittenza radiotelevisiva locale;

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Ghizzoni 21.2, che prevede il rifinanziamento del fondo per interventi straordinari di edilizia scolastica;
Motta 21.6, che stanzia risorse per interventi straordinari da realizzare nella provincia di Parma a seguito dall'alluvione del 2009;
Galletti 21.7 e 55.5, che prevedono un finanziamento del centro Pio Rajna;
Bonavitacola 21.5, che reca disposizioni in materia di autonomia finanziaria delle autorità portuali;
Ceccuzzi 24.01, che autorizza la revisione delle convenzioni con l'Abi per la rinegoziazione dei mutui;
Fluvi 33.1, relativo alla definizione di un codice etico delle remunerazioni degli amministrazioni delle società quotate;
Lolli 39.6, che consente alla Camera di commercio de L'Aquila di procedere all'incorporazione della azienda speciale e del suo ente strumentale «Agenzia per lo sviluppo»;
Galletti 39.012, che autorizza limiti di impegno ventennali per la ricostruzione nelle zone della regione Umbria colpite dal terremoto del 15 dicembre 2009;
Borghesi 39.01 (limitatamente all'articolo 39-quater), che reca una delega al Governo per la tassazione delle transazioni finanziarie;
Ruvolo 39.013 e Ruvolo 44.011, che incrementa la dotazione del Fondo di solidarietà nazionale - incentivi assicurativi;
Ghizzoni 39.016, Ventura 44.04, Galletti 44.08, recanti misure in materia di editoria no profit e di partito;
Ghizzoni 39.018, che esclude l'utilizzo delle risorse del Fondo per il finanziamento ordinario delle università statali dalla copertura finanziaria del decreto-legge n. 93 del 2008;
Livia Turco 39.019, che incrementa le dotazioni del Fondo per il finanziamento ordinario delle università statali;
Grassi 40.05, volto a consentire la costituzione di fondazioni a partecipazione pubblico-privata in materia sanitaria;
Fiorio 40-bis.6 e Trappolino 40-bis.5, che prevedono misure agevolative del ricambio generazionale e dello sviluppo delle imprese giovanili nel settore zootecnico;
Zucchi 40-bis.010 volto a rifinanziare il fondo per la razionalizzazione e la riconversione della produzione bieticolo-saccarifera;
Pedoto 40-bis.07 volto ad estendere agli istituti sanitari no profit l'accesso ai fondi per l'edilizia sanitaria;
Servodio 40-bis. 03, che prevede l'adozione di un piano nazionale di interventi strutturali in materia di sviluppo rurale;
Dal Moro 40-bis.011, che prevede l'istituzione di un fondo finalizzato a favorire lo sviluppo dei confidi nel settore agroalimentare;
Trappolino 40-bis.012 e Cenni 40-bis.013, che prevedono un rifinanziamento del Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura;
Cuomo 40-bis.014, che prevede il rifinanziamento del Fondo per le crisi di mercato in agricoltura;
Miotto 41.01, che prevede che gli atti relativi al riordino delle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza siano esenti dalle imposte di registro;
Ceccuzzi 43.05 e Ceccuzzi 52-bis.02 che modifica la disciplina della nullità delle clausole di massimo scoperto;
Mantini 43.010, che estende ai professionisti la disciplina delle attività di garanzia collettiva dei fidi;
Nicolais 44.2, che prevede che talune istituzioni culturali destinino a contratti di ricerca il 10 per cento delle risorse ad esse assegnate;

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Ghizzoni 44.05, che incrementa le dotazioni del Fondo per il finanziamento ordinario delle università statali;
Lulli 44.07, che integra la dotazione del Fondo per investimento nella ricerca scientifica e tecnologica;
Narducci 44.06 e Galletti 44.09, che reca misure in sostegno alla stampa all'estero;
Bobba 44.03, che reca disposizioni in materia di agevolazioni postali all'editoria;
Marchioni 45.04, che reca disposizioni in materia di misure di sostegno al turismo sociale;
Lulli 45.02, che reca modifiche alla disciplina dei contratti pubblici al fine di favorire l'accesso delle microimprese e delle piccole e medie imprese all'aggiudicazione degli appalti;
Mantini 47.04, che prevede la destinazione di una quota derivante dal prelievo sui diritti di imbarco ad un fondo di garanzia per gli utenti del trasporto nei casi di fallimento delle compagnie aeree;
Viola 47.05, che reca disposizioni che modificano il regime transitorio degli affidamenti dei servizi pubblici locali;
Cesario 51.02 e Beltrandi 51.03, in materia di separazione tra società di distribuzione e vendita del gas;
Ceccuzzi 52-bis.01, recante disposizioni in materia di affidamenti e sconfinamenti relativamente a contratti di apertura di credito;
De Biasi 54.04 volto a sopprimere disposizioni in tema di canali tematici satellitari;
Levi 54.05, in materia di contributi all'editoria;
Sani 54-bis. 1, che prevede il rifinanziamento del programma nazionale triennale della pesca e acquacoltura;
Agostini 54-bis. 2, che prevede l'istituzione di un fondo per sostenere il comparto della pesca costiera;
De Biasi 54-ter.03, che prevede il finanziamento per l'esodo e il prepensionamento dei lavori delle imprese editrici;
Galletti 55.6, volto a concedere un contributo straordinario in favore dell'Istituto Gaslini di Genova;
Beltrandi 55.05, 55.01 e 55.02 volti all'abolizione del valore legale dei titoli di studio.

Ritiene, invece, che gli articoli aggiuntivi Froner 43.06, Vico 43.07 e Lulli 43.08, nonché Beltrandi 55.010, 55.06; 55.07, 55.08 e 55.09 recanti misure diverse in materia di liberalizzazioni, possano, in via eccezionale, essere ritenute ammissibili, in quanto finalizzate, comunque, al rilancio della competitività, che rappresenta uno degli obiettivi del provvedimento in esame.
Comunica, inoltre, che il gruppo del Partito Democratico ha chiesto che venga riesaminata la valutazione in ordine all'inammissibilità dell'articolo aggiuntivo Federico Testa 16.01 e dell'articolo aggiuntivo De Micheli 19.03. Al riguardo, ritiene che la valutazione già espressa debba essere confermata. Con riferimento alla prima proposta emendativa, che intende conseguire la separazione proprietaria tra la rete di distribuzione del gas e la principale società di erogazione, rileva infatti che l'intervento proposto non appare riconducibile alle materie oggetto delle disposizioni in materia di energia contenute nel decreto-legge. Tali disposizioni, infatti, si riferiscono ad aspetti specifici della materia energetica disciplinando, in particolare, le concessioni di derivazione delle acque per uso idroelettrico e le incentivazioni per le fonti rinnovabili. Per quanto attiene alla proposta De Micheli 19.03, osserva che la disciplina dei mutui per l'edilizia agevolata non rientra tra le materie oggetto delle disposizioni del decreto-legge, né la portata dell'intervento proposto sembra presentare un impatto macroeconomico tale da poter far ritenere prevalente la sua finalizzazione al contenimento della spesa pubblica.
Fa, quindi, presente che eventuali richieste di riesame delle pronunce di ammissibilità

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relativa alle proposte emendative riferite agli articoli da 21 a 55 potranno essere presentate entro le ore 11.
Sospende, quindi, brevemente la seduta al fine di consentire ai gruppi di completare le segnalazioni degli emendamenti, ricordando che, analogamente a quanto avvenuto nella seduta di ieri, la Commissione, nel prosieguo dei lavori, si limiterà ad esaminare gli emendamenti segnalati.

La seduta, sospesa alle 9.55, riprende alle 10.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica che la componente Minoranze linguistiche del gruppo misto ha proceduto ad alcune segnalazioni.

La Commissione respinge l'emendamento Bressa 9.119 e passa all'esame dell'emendamento Fioroni 9.117.

Pier Paolo BARETTA (PD) illustra l'emendamento Fioroni 9.117, sottolineando come, nell'audizione di ieri, il Ministro Tremonti non abbia affermato con sufficiente chiarezza che il blocco del turn over non si applica al settore sanitario, ma si è, invece, limitato a rinviare alle dichiarazioni del Ministro della salute.

Pietro FRANZOSO (PdL) ritiene del tutto evidente che i commi 5, 6 e 7 dell'articolo 9 non trovano applicazione nei confronti del settore sanitario, come del resto chiarito dal Ministro Tremonti, che ha citato il Ministro della salute esclusivamente a conferma di questa tesi.

Il sottosegretario Luigi CASERO conferma ciò che hanno dichiarato i ministri Tremonti e Fazio, cioè che, fermo restando quanto previsto nei piani di rientro di alcune regioni, il decreto-legge in esame non prevede alcun blocco del turn over in ambito sanitario.

Pier Paolo BARETTA (PD), alla luce dei chiarimenti forniti dal rappresentante del Governo, propone l'accantonamento dell'emendamento Fioroni 9.117.

La Commissione delibera di accantonare l'emendamento Fioroni 9.117 e passa all'esame dell'emendamento Maran 9.1363.

Massimo VANNUCCI (PD) illustra l'emendamento Maran 9.136, di cui è firmatario, volto a escludere il personale della carriera diplomatica dall'ambito di applicazione del comma 21 dell'articolo 9. In proposito, osserva che, prima di intervenire sul personale della carriera diplomatica, sarebbe stato utile confrontare il trattamento complessivo di questo personale con quello dei diplomatici di altri Paesi. Rileva, altresì, che lo sciopero dei diplomatici rappresenta un grave danno per gli interessi dell'Italia.

Ivano STRIZZOLO (PD), condividendo le motivazioni addotte dal collega Vannucci, annuncia voto favorevole sull'emendamento Maran 9.136, cui aggiunge la propria firma. Sottolinea, quindi, la riconosciuta professionalità dei diplomatici italiani e la fondamentale funzione da essi svolta al servizio del Paese, anche a supporto dei tanti emigrati italiani. Dopo aver ricordato come, spesso, questa categoria di personale abbia dovuto rimediare alle conseguenze diplomatiche negative delle numerose gaffe del Presidente del Consiglio, giudica singolare che alcuni ministri del Governo, a cominciare proprio dal Ministro Frattini, critichino apertamente le norme contenute nella manovra in esame, dopo averle approvate in sede di Consiglio dei ministri.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, ribadisce il parere contrario sull'emendamento Maran 9.136, ritenendo che la norma in questione non rischi affatto di compromettere la delicata funzione assolta dal corpo diplomatico.

Il sottosegretario Luigi CASERO ribadisce la contrarietà del Governo all'emendamento Maran 9.136, ricordando come il decreto-legge in esame sia ispirato alla più ampia condivisione dei necessari sacrifici tra quanti presentano livelli di reddito

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elevati e come ciò renda inopportuna l'esclusione di singole categorie.

Pier Paolo BARETTA (PD), premesso che non risponde a vero che la manovra economica in esame chieda sacrifici a chiunque presenti un elevato livello di reddito, prende atto che la norma in esame non è frutto di una svista o di un refuso, bensì di una deliberata volontà del Governo.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Maran 9.136 e Pezzotta 9.88 e passa all'esame dell'emendamento Damiano 9.57.

Amalia SCHIRRU (PD) illustra l'emendamento Damiano 9.57, volto a rimuovere le limitazioni imposte alle pubbliche amministrazioni nel ricorso al lavoro flessibile e a favorire la stabilizzazione dei rapporti di lavoro temporanei in essere presso le stesse pubbliche amministrazioni. In proposito, sottolinea il ruolo essenziale svolto dai lavoratori assunti con queste tipologie di contratto in numerosi settori del pubblico impiego.

Marina SERENI (PD) osserva come il sostanziale blocco del turn over e i limiti alle assunzioni abbiano accresciuto il ricorso al lavoro precario da parte delle pubbliche amministrazioni, danneggiando i lavoratori e le loro famiglie, con conseguenti effetti depressivi sull'economia, e compromettendo il buon funzionamento della stessa pubblica amministrazione, che dovrebbe poter contare su lavoratori motivati e stabili. Ritiene, inoltre, che i sacrifici imposti ai pubblici dipendenti avrebbero dovuto essere estesi a tutti i percettori di redditi elevati.

La Commissione respinge l'emendamento Damiano 9.57 e passa all'esame dell'emendamento Misiani 9.118.

Maino MARCHI (PD) illustra l'emendamento Misiani 9.118, di cui è firmatario, volto ad escludere regioni, enti locali ed enti del Servizio sanitario nazionale dall'ambito di applicazione delle norme di cui all'articolo 9, comma 1, primo e secondo periodo. Ritiene, infatti, che l'estensione di tali norme agli enti citati, oltre a lederne l'autonomia, comprometterebbe, nel caso del Servizio sanitario nazionale, i servizi essenziali garantiti proprio grazie al contributo dei lavoratori flessibili.

Antonio MISIANI (PD) ritiene che il suo emendamento 9.118 sollevi un problema di portata generale, concernente anche altre norme del decreto-legge in esame, che riguarda l'autonomia costituzionalmente garantita degli enti territoriali. È inaccettabile, infatti, che oltre a fissare, per giunta in termini assai ambiziosi, gli obiettivi del concorso di tali enti alla correzione dei saldi di finanza pubblica, il provvedimento in esame intervenga ulteriormente, anche con norme di dettaglio, nella sfera di autonomia degli enti medesimi. Inoltre, la norma in discussione comporterà certamente l'impossibilità, per gli enti interessati, di garantire i servizi pubblici essenziali loro affidati, ciò che appare tanto più grave in una fase di crisi economica e sociale.

Giulio CALVISI (PD), intervenendo sull'emendamento Damiano 9.57, rammenta che il Governo di centrosinistra tentò di affrontare con serietà le diverse problematiche afferenti al lavoro precario, adottando misure volte a ridurne l'utilizzo e predisponendo specifici strumenti di sostegno delle relative figure professionali e di stabilizzazione dei contratti a tempo determinato. Fa notare che il disegno che ispira la manovra in materia di precariato appare di corto respiro, limitato alla mera cancellazione dei contratti a tempo determinato dalle pubbliche amministrazioni, e non interviene sul versante degli ammortizzatori sociali e degli incentivi all'accesso nel mondo del lavoro. Rileva infine che ben 250 mila lavoratori delle pubbliche amministrazioni saranno a breve colpiti dagli effetti nefasti della manovra economica del Governo.

Massimo POLLEDRI (LNP) esorta i colleghi dei gruppi di opposizione a tener

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conto che i passati governi di centrosinistra hanno varato provvedimenti di analogo tenore in materia di politiche sociali; richiama in particolare l'articolo 1 della legge finanziaria per il 2005, che consentiva un rinnovo dei contratti a tempo determinato nelle pubbliche amministrazioni nel limite del 35 per cento di quelli ancora in essere, nonché le previsioni della legge finanziaria per il 2008, che stabilivano misure analoghe a quelle recate dall'articolo 28 del provvedimento in esame e destinavano risorse del tutto irrisorie al rinnovo dei contratti a tempo determinato con il conseguente insorgere di numerosi contenziosi.

Amedeo CICCANTI (UdC) esprime apprezzamento per la ricostruzione storica delineata dall'onorevole Sereni e ne condivide l'analisi di fondo, secondo cui il precariato è nato dal blocco del turn over e dal blocco delle assunzioni di personale nelle pubbliche amministrazioni, con effetti deleteri per la tenuta sociale. Sottolinea l'urgenza di attivare iniziative tese a salvaguardare la professionalità di chi svolge la propria attività nelle pubbliche amministrazioni con contratti a tempo determinato e sovente espleta compiti e funzioni lavorative essenziali o di particolare rilievo nelle strutture ove opera. Per tali motivi ritiene che l'incisiva restrizione dell'area del precariato rischi di causare, non soltanto acute tensioni di carattere sociale, ma anche evidenti pregiudizi in ordine all'efficienza ed alla funzionalità degli enti interessati, in particolar modo gli enti locali. Ricorda che non sussistono ammortizzatori sociali per i lavoratori precari che, come i giovani privi di lavoro, sono condannati a non poter avere alcuna prospettiva certa sul proprio futuro. Ravvisa quindi l'esigenza che siano apprestate misure di tutela previdenziale e contributiva a favore dei lavoratori a tempo determinato, nel quadro di una autentica riforma del complessivo sistema previdenziale che possa tutelare i diritti delle giovani generazioni. Paventa tuttavia, al contrario, scenari preoccupanti in ragione dell'incombente rischio di una frattura del patto intergenerazionale. Ritiene pertanto, a nome del suo gruppo, del tutto non condivisibili i contenuti del comma 28 dell'articolo 9.

Pier Paolo BARETTA (PD) fa notare che uno dei punti maggiormente delicati e non risolti attiene alla gestione dei mutui, che risulta particolarmente onerosa per i lavoratori non stabilizzati. Nel richiamare le dichiarazione del Ministro dell'economia e delle finanze, secondo il quale la disciplina di carattere previdenziale adottata dal Governo produrrà effetti particolarmente positivi sui conti pubblici, sottolinea che tuttavia ne deriveranno parimenti evidenti criticità sul fronte delle garanzie del lavoro e delle tutele sociali. Conclude ribadendo che il taglio del 50 per cento delle risorse destinate al personale a tempo determinato nelle pubbliche amministrazioni rappresenta un grave errore, non solo sotto il profilo sociale, ma anche in relazione alla corretta funzionalità delle amministrazioni interessate.

Maino MARCHI (PD), nel dissentire sulle considerazioni svolte dal deputato Polledri, precisa che il Governo in carica nella precedente legislatura aveva agito attraverso una pluralità di iniziative in materia di politiche sociali, adottando misure tese a configurare il lavoro flessibile quale eventuale opzione incentivante per le aziende interessate e non invece quale modalità di esercizio delle funzioni essenziali dei processi produttivi. Sul versante pubblico, rileva che gli orientamenti del Governo della precedente legislatura erano volti ad attuare una stabilizzazione dei contratti a tempo determinato nel quadro dell'adozione di misure di contenimento dell'area del precariato. Fa notare che la manovra economica del Governo si limita ad affrontare la questione in modo semplicistico, mediante la mera cancellazione dei contratti a tempo determinato e senza alcuna previsione di interventi di sostegno e compensativi rispetto a coloro che perderanno il proprio lavoro. Evidenzia, infine, che il disegno ispiratore della manovra del Governo sembra il voler surrettiziamente

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declinare verso inevitabili forme di privatizzazione della sanità.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sugli emendamenti Damiano 9.57 e Misiani 9.18. Osserva che il provvedimento intende ridurre la spesa pubblica soprattutto in relazione a quei servizi e competenze che non si rendono necessari al funzionamento delle pubbliche amministrazioni.

Il sottosegretario Luigi CASERO (PdL) esprime parere conforme a quello del relatore. Fa notare che il provvedimento determina una rilevante evoluzione del sistema pensionistico, in linea con gli orientamenti derivanti dall'Unione europea. Sostiene l'assoluto rilievo della previsione di ricondurre la data dell'età pensionabile all'evoluzione della vita media. Osserva, peraltro, che tale riforma esige certamente un'ampia ed ulteriore riflessione nelle sedi opportune.

La Commissione respinge gli emendamenti Damiano 9.57 e Misiani 9.18 e passa all'esame dell'emendamento Livia Turco 10.14.

Marina SERENI (PD), intervenendo sull'emendamento Livia Turco 10.14, sottolinea che l'argomento dell'allungamento medio della vita, svolto dal sottosegretario Casero, rischia di prestarsi a valutazioni meramente propagandistiche in quanto, se lo si considera un parametro utile per motivare le opzioni adottate dal Governo sul versante previdenziale, dovrebbe allora rilevare più in generale per il complessivo sistema delle politiche pubbliche. Ravvisa, in particolare, la necessità di apprestare incisive forme di tutela degli anziani, che sono un numero estremamente elevato e che, nel caso degli anziani non autosufficienti, incidono in modo notevole sulle spese di ospedalizzazione e sui bilanci della sanità nelle diverse realtà territoriali del Paese. Stigmatizza le dichiarazioni del Ministro dell'economia e delle finanze in ordine al presunto aumento delle pensioni di invalidità in occasione del trasferimento dallo Stato alle regioni della relativa competenza. A riguardo, precisa che nel computo delle pensioni di anzianità sono stati considerati anche gli assegni di accompagnamento, che inevitabilmente hanno ampliato i dati numerici del fenomeno. Evidenzia che l'emendamento Livia Turco 10.14 intende porre una soluzione ad uno dei maggiori costi impropri della sanità, quale l'ospedalizzazione degli anziani non autosufficienti. Ritiene quindi necessario garantire risorse adeguate al fondo per la non autosufficienza.

Luciana PEDOTO (PD), nel condividere le considerazioni della deputata Sereni, esorta ad un'ampia riflessione sulle problematiche afferenti alla tutela delle persone non autosufficienti, per le quali ritiene utile valutare ipotesi di realizzazione di fondi integrativi rispetto alle risorse assegnate al fondo per le non autosufficienze.

Maino MARCHI (PD), nel rilevare che la condizione di non autosufficienza tende a colpire fasce di popolazione sempre più ampie, soprattutto in relazione al dato demografico che accresce il numero degli anziani, sostiene la necessità di attivare iniziative concrete di sostegno alle famiglie attraverso un'ampia gamma di servizi assistenziali sul territorio mediante strutture diverse da quelle ospedaliere. In tale quadro esorta il Governo ad evitare tagli alle risorse esistenti, ricordando al riguardo che la regione Emilia-Romagna dispone di un fondo ben più capiente di quello nazionale sulle non autosufficienze. A tal proposito evidenzia, in tema di federalismo fiscale, che i cosiddetti fabbisogni standard non possono rappresentare un dato fisso ma dovrebbero assumere valori variabili in relazione alle specifiche condizioni dei diversi contesti territoriali del Paese.

Ivano STRIZZOLO (PD) ritiene che la tenuta sociale del Paese sia in pericolo in un contesto incerto ed instabile sotto il profilo economico quale quello attuale. Raccomanda l'approvazione dell'emendamento

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Livia Turco 10.14, che intende fornire un valido ausilio alle famiglie con persone non autosufficienti a tutela dei profili sociali e della dignità umana. Ritiene che la proposta emendativa in oggetto possa determinare ingenti risparmi sulla spesa connessa alla gestione del comparto ospedaliero. Auspica pertanto che il Governo prenda in considerazione i contenuti della proposta emendativa e vi dia seguito con le iniziative che riterrà più opportune.

Amedeo CICCANTI (UdC) dichiara il proprio sostegno all'emendamento Livia Turco 10.14, sottolineandone l'opportunità, specialmente nell'attuale congiuntura economica e finanziaria, nella quale si assiste ad una rilevante riduzione delle risorse a disposizione delle Regioni e degli enti locali per il finanziamento delle politiche in materia sanitaria e assistenziale. Nell'esprimere il timore che l'attuazione del federalismo fiscale non determinerà un effettivo miglioramento della situazione finanziaria degli enti territoriali, osserva come troppo spesso nel nostro Paese la cura delle persone bisognose di assistenza sia affidata esclusivamente alle famiglie, rilevando, tuttavia, come la cultura dell'assistenza familiare stia, per molte ragioni, via via indebolendosi. Ritiene, pertanto, assolutamente necessario che lo Stato sviluppi adeguate politiche pubbliche di sostegno alle persone non autosufficienti, colmando una carenza di interventi, particolarmente evidente negli ultimi anni. Osserva in proposito come gli enti territoriali siano stati chiamati in tempi recenti a svolgere un ruolo di supplenza nei confronti dello Stato, rilevando, tuttavia, come ora, in ragione di rilevanti riduzioni della spesa a livello territoriale, non siano più in grado di far fronte all'assistenza dei soggetti non autosufficienti, anche in considerazione della crescente domanda di prestazioni. Pertanto, fa appello a quanti nella maggioranza si riconoscono nei principi solidaristici di ispirazione cattolica o socialista, sottolineando come sia assolutamente incomprensibile il silenzio finora serbato su questi temi dal centrodestra.

Amalia SCHIRRU (PD) osserva come, molto spesso, nell'esame del decreto-legge si sia fatto riferimento alle questioni relative al contrasto delle false attestazioni in materia di invalidità civile, rilevando tuttavia come manchi un intervento in favore dei soggetti più bisognosi di assistenza. In questo contesto, con riferimento all'emendamento Livia Turco 10.14, sottolinea l'opportunità della creazione di un Fondo per la non autosufficienza, evidenziando come i soggetti non autosufficienti richiedano forme di assistenza continuativa che, in caso di ricoveri in residenze sanitarie assistite, possono rivelarsi particolarmente onerose, specialmente per cittadini che, in molti casi, dispongono di redditi assai esigui. In attesa della definizione di adeguati livelli essenziali di assistenza, sottolinea la necessità di promuovere, forme di assistenza domiciliare.

Il sottosegretario Luigi CASERO osserva come le tematiche affrontate dall'emendamento Livia Turco 10.14 siano particolarmente rilevanti e debbano essere affrontate nell'ambito di una valutazione complessiva delle politiche pubbliche nel settore della sanità e dell'assistenza. In particolare, ricorda come, anche in sede europea, sia stato posto l'accento sull'esigenza di garantire il contenimento della spesa pubblica e del peso delle amministrazioni statali e territoriali, osservando altresì come l'incremento dell'età media stia determinando e determinerà in futuro maggiori costi in termini di prestazioni sociali e sanitarie. Nel rilevare come tutte le parti politiche siano interessate ad affrontare le questioni relative all'assistenza delle persone non autosufficienti, ritiene che si debbano individuare sedi appropriate per una definizione delle politiche pubbliche in materia. Richiamando l'impegno del Governo nel contrasto al fenomeno dei falsi invalidi, evidenzia come proprio tale attività di contrasto potrà contribuire a garantire una razionalizzazione degli interventi in materia assistenziale, che dovrebbe determinare anche la riduzione delle sovrapposizioni esistenti tra politiche statali e politiche territoriali.

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In questo quadro, pur confermando l'interesse del Governo per il tema affrontato dall'emendamento Livia Turco 10.14, conferma il parere contrario su tale proposta emendativa.

La Commissione respinge l'emendamento Livia Turco 10.14 e passa all'esame dell'emendamento Lenzi 11.15.

Luciana PEDOTO (PD) illustra il contenuto dell'emendamento Lenzi 11.15, del quale è cofirmataria, ricordando come la proposta emendativa intenda sopprimere i commi 13 e 14 dell'articolo 11, i quali recano una disposizione di interpretazione autentica in materia di rivalutazione dell'indennità integrativa speciale spettante ai soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie o trasfusioni. Al riguardo, giudica grave la scelta del Governo di escludere la rivalutazione secondo il tasso di inflazione delle somme riconosciute a titolo di indennità integrativa speciale, sottolineando come tale scelta colpisce ingiustamente soggetti che si trovano in una condizione particolarmente dolorosa a seguito di interventi realizzati in ambito sanitario. Ritiene che le disposizioni contenute nell'articolo 11 rischino di determinare gravi conseguenze per cittadini che già incontrano gravi difficoltà di inserimento lavorativo e che, anche in passato non sono stati adeguatamente assistiti dallo Stato. Nell'evidenziare come le disposizioni dei commi 13 e 14 rappresentino una grave compressione di diritti costituzionalmente tutelati, giudica erroneo considerare i danneggiati da vaccinazioni e trasfusioni esclusivamente come un costo e, pertanto, lamenta la circostanza che le questioni attinenti ai rimborsi agli indennizzi siano affrontate esclusivamente nell'ambito di una manovra finanziaria.

Lino DUILIO (PD) richiamando le considerazioni da ultimo formulate dal sottosegretario Casero, dichiara di concordare sull'opportunità di affrontare finalmente in modo serio le questioni relative alle politiche pubbliche in materia sanitaria e assistenziale. Premettendo che non bisogna confondere tra falsi invalidi e soggetti che versano in condizione di reale disagio, rileva come misure di contrasto alle false attestazioni di invalidità furono già adottate dal Governo sostenuto dalla maggioranza di centrodestra nella XIV legislatura, sottolineando come un decreto-legge non rappresenti la sede più opportuna per affrontare una questione che ha profonde ragioni storiche e sociali nel nostro Paese. Con riferimento ai commi 13 e 14 dell'articolo 11, ritiene grave la circostanza che si intervenga sulla materia degli indennizzi ai soggetti danneggiati da vaccinazioni e trasfusioni solo per fare cassa, finendo per colpire cittadini che già si trovano agli ultimi scalini della scala sociale. Con riferimento alla materia degli indennizzi, ricorda come essi siano spesso riconosciuti solo a seguito di un iter burocratico particolarmente complesso e doloroso, nel quale le strutture ministeriali in troppi casi mostrano un atteggiamento ostruzionistico e dilatorio. Nel ricordare di aver presentato uno specifico atto di indirizzo su tale ed ultima questione presso la Commissione affari sociali, si sofferma, quindi sul contenuto delle disposizioni delle quali l'emendamento Lenzi 11.15 propone la soppressione, evidenziando come la giurisprudenza della Cassazione richiamata a sostegno della norma interpretativa non è univoca e non è neppure suffragata da un pronunciamento a Sezioni unite. Ritiene, pertanto, che il Governo sia spinto ad intervenire solo da motivazioni attinenti al contenimento della spesa pubblica, osservando che l'Esecutivo, ancora una volta, si dimostra debole con i forti e forte con i deboli. Giudicando particolarmente grave tale orientamento del Governo, si dichiara consapevole che anche nella maggioranza vi sono colleghi sensibili alle tematiche affrontate dall'emendamento Lenzi 11.15, i quali, tuttavia, non possono fare valere le loro opinioni, in quanto il Parlamento viene chiamato esclusivamente a ratificare decisioni assunte in altra sede, con l'adozione di provvedimenti di urgenza.

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Massimo POLLEDRI (LNP) assicura che anche i parlamentari della maggioranza hanno stretti rapporti con le associazioni dei soggetti danneggiati dalle vaccinazioni e dalle trasfusioni e che, personalmente, nell'ambito della propria attività professionale, ha anche contribuito alla cura di tali soggetti. A riguardo, ricorda, a titolo di esempio, che il tema affrontato dai commi 13 e 14 dell'articolo 11 fu ampiamente discusso anche nel corso della passata legislatura, quando, in occasione dell'esame della legge finanziaria per il 2008, combatté una battaglia parlamentare per incrementare le risorse destinate alle vittime di complicanze derivanti da vaccinazioni e trasfusioni. Rifiuta, pertanto, con forza le accuse rivolte al Governo, al quale si imputa una volontà di colpire i soggetti danneggiati dalle vaccinazioni e dalle trasfusioni, sottolineando come le risorse destinate agli indennizzi non siano toccate dalle disposizioni dei commi 13 e 14 dell'articolo 11, in quanto tali disposizioni si applicano alle sole somme corrisposte a titolo di indennità integrativa speciale. Per quanto attiene alla rivalutazione di tali ultime somme, osserva come sussistano orientamenti contrastanti della Corte di cassazione e, pertanto, a suo avviso il Governo ha giustamente ritenuto necessario intervenire al fine di porre fine al contenzioso esistente che determina oneri non solo per la finanza pubblica, ma anche per gli stessi soggetti danneggiati. In ogni caso, rileva che le disposizioni in esame prevedono espressamente la salvezza degli effetti che si sono prodotti prima dell'entrata in vigore del decreto, evidenziando come, anche grazie ai progressi che sono stati compiuti in materia, in futuro i casi di contagio dovrebbero essere estremamente ridotti.

Donata LENZI (PD), illustrando l'emendamento 11.15, del quale è prima firmataria, ricorda che le questioni attinenti alla tutela dei soggetti contagiati a seguito di vaccinazioni o trasfusioni siano state a lungo discusse dalla commissione competente per materia, esprimendo il proprio disagio per l'intervento adottato dal Governo nell'ambito della manovra finanziaria in discussione. Con riferimento alle disposizioni delle quali propone la soppressione, sottolinea come esse determineranno una iniqua riduzione delle somme riconosciute a titolo di indennità integrativa speciale a cittadini che in molti casi hanno ottenuto tale riconoscimento economico solo a seguito di un lungo cammino giudiziario, al termine del quale, peraltro, hanno diritto ad ottenere esclusivamente somme indennitarie alternative ad un vero e proprio risarcimento del danno subito. Raccomanda quindi l'approvazione del proprio emendamento 11.15.

Simonetta RUBINATO (PD), chiedendo di aggiungere la propria firma all'emendamento Lenzi 11.15, sottolinea come la soppressione dei commi 13 e 14 dell'articolo 11 risponda a ragioni di equità e di giustizia sostanziale. Osserva, infatti, che la motivazione dell'intervento normativo proposto dal Governo è evidente ed è confermata dalle stesse parole della relazione tecnica, che precisa che i commi 13 e 14 intendono recepire l'ultimo orientamento giurisprudenziale della Corte di cassazione, in modo da evitare l'insorgenza di maggiori oneri per il bilancio dello Stato. Premettendo che si tratta di un intervento evidentemente iniquo, in quanto si mettono le mani in tasca ai cittadini più deboli, osserva come, anche sul piano giuridico, le disposizioni del comma 14 appaiano tecnicamente censurabili. Il comma 14 incide infatti in sostanza su questioni sulle quali già esistono sentenze passate in giudicato, disponendo la cessazione dell'efficacia di provvedimenti esecutivi in materia di rivalutazione delle indennità. A suo avviso, tale previsione non appare giuridicamente sostenibile e rischia di determinare un ulteriore contenzioso, che non potrà che determinare effetti negativi per la finanza pubblica, vanificando pertanto le finalità della disposizione.

Il sottosegretario Luigi CASERO, conferma che il Governo presta particolare attenzione alle tematiche relative alla tutela

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dei soggetti danneggiati da vaccinazioni e trasfusioni, rilevando tuttavia come le disposizioni contenute nei commi 13 e 14 dell'articolo 11 presentino un carattere estremamente puntuale e meritino un ulteriore approfondimento. Invita, pertanto, i presentatori a ritirare l'emendamento Lenzi 11.15, con l'intesa che, in occasione dell'esame in Assemblea, il Governo si dichiarerà disponibile ad accettare un ordine del giorno sulle materie affrontate dalla proposta emendativa.

Pier Paolo BARETTA (PD), pur apprezzando la disponibilità manifestata dal rappresentante del Governo ad accogliere un ordine del giorno, dal momento che è preclusa la possibilità modificare il testo del provvedimento, chiede comunque che l'emendamento venga posto in votazione.

Massimo POLLEDRI (LNP) osserva che sono presenti, nel bilancio 2010, circa 144 milioni di euro, sia nel bilancio di cassa sia in quello di competenza, per gli indennizzi relativi alle vaccinazioni obbligatorie. Ricorda, inoltre, che la legge finanziaria 2008 aveva stanziato 180 milioni di euro per le transazioni con i soggetti danneggiati.

La Commissione respinge l'emendamento Lenzi 11.15.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, segnala che il gruppo del Partito democratico ha chiesto che venga riesaminata la valutazione in ordine all'inammissibilità delle proposte emendative Ceccuzzi 43.05, Ventura 44.04, Ghizzoni 44.05, Lulli 44.07 e 45.02, Levi 54.05, Servodio 40-bis.03, Cuomo 40-bis.014, Trappolino 40-bis.012, Cenni 40-bis.013, Sani 54-bis.1, Agostini 54-bis.2.
Rileva che le proposte emendative Ventura 44.04 e Levi 54.05, in quanto volte a sostenere un settore in profonda crisi e già oggetto di molteplici interventi, anche nell'ultima legge finanziaria, possono ritenersi ammissibili e che debbano ritenersi conseguentemente riammesse le proposte emendative Ghizzoni 39.016, Galletti 44.08 e Bobba 44.03. Per quanto concerne la proposta emendativa Ghizzoni 44.05, volta a sostenere il sistema universitario che ha una valenza strategica, soprattutto con riferimento al comparto della ricerca, per la promozione dello sviluppo e della competitività del Paese, ritiene che possa essere ritenuta ammissibile. Con riferimento alla proposta emendativa Lulli 45.02, che introduce una riserva a favore delle microimprese e delle piccole e medie imprese localizzate nel territorio in materia di aggiudicazione degli appalti pubblici, ritiene possa essere considerata coerente con le finalità di sviluppo perseguite dal provvedimento. Considera inoltre ammissibili le seguenti proposte emendative: Lulli 44.07, volta a finanziare il FIRST, strumento di sostegno dell'innovazione del sistema industriale italiano, quindi funzionale al rilancio della competitività; Servodio 40-bis.03, in quanto volta, attraverso una accelerazione delle procedure amministrative, ad evitare il disimpegno automatico di fondi già disponibili destinati a favorire lo sviluppo rurale.
Ritiene, invece, che la valutazione espressa con riferimento alla proposta emendativa Ceccuzzi 43.05 debba essere confermata. La proposta emendativa, infatti, volta a prevedere la nullità delle clausole di massimo scoperto, presenta un nesso troppo debole con il tema del rilancio della competitività e non può essere pertanto ricondotta al contenuto del provvedimento in esame.
Conferma inoltre la pronuncia di ammissibilità relativa alle proposte emendative volte a finanziare fondi in favore di specifici settori economici e, quindi, riferita alle proposte emendative Trappolino 40-bis.012, Cenni 40-bis.013, Cuomo 40-bis.014, volte a rifinanziare il Fondo per lo sviluppo dell'imprenditoria giovanile in agricoltura e le proposte emendative Sani 54-bis.1 e Agostini 54-bis.2, che prevedono il rifinanziamento del Fondo per sostenere il comparto della pesca costiera.

La Commissione respinge l'emendamento Galletti 12.16 e passa all'esame dell'emendamento Damiano 12.25.

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Pier Paolo BARETTA (PD) illustra l'emendamento Damiano 12.25, di cui è firmatario, volto a garantire che i lavoratori costretti, per effetto dell'intervento sulle finestre di accesso al pensionamento, a permanere in servizio oltre il quarantesimo anno di contribuzione, beneficiano dei relativi riflessi sul trattamento pensionistico, di tale ulteriore periodo di lavoro. In proposito, sottolinea come il limite dei quaranta anni di contributi sia un caposaldo del patto previdenziale tra lo Stato e i lavoratori e invita, pertanto, la maggioranza e il Governo a valutare con la massima attenzione l'emendamento in esame.

Amedeo CICCANTI (UdC), premesso di condividere le considerazioni svolte dal collega Baretta, ritiene che l'innalzamento di fatto dei requisiti contributivi, per effetto dell'intervento sulle finestre di accesso al pensionamento, comporti comunque, anche se adeguatamente compensato sul piano dei relativi trattamenti, la rottura del patto previdenziale tra lo Stato e i lavoratori, di cui parlava lo stesso collega Baretta.

Pier Paolo BARETTA (PD), intervenendo per una precisazione, osserva che, purtroppo, il limite dei quaranta anni di contribuzione è stato, di fatto, superato dalla norma, già in vigore, che, a decorrere dall'anno 2015, lega l'età pensionabile all'aspettativa media di vita.

Amedeo CICCANTI (UdC), preso atto della precisazione del collega Baretta, osserva che, senza la modifica proposta dall'emendamento in esame, l'intervento sulle finestre di accesso al pensionamento appare illegittimo e rischia di alimentare un vasto contenzioso giurisdizionale. Ritiene, comunque, che l'intervento sulle finestre dovrebbe essere limitato ai pensionamenti di vecchiaia e non esteso ai lavoratori che abbiano un'anzianità contributiva pari a quaranta anni.

Il sottosegretario Luigi CASERO, nel confermare il parere contrario, ritiene che la questione sollevata dall'emendamento Damiano 12.25 potrà essere oggetto di approfondimento nel corso dell'esame in Assemblea.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Damiano 12.25 e Galletti 12.17 e passa all'esame dell'emendamento Damiano 12.19.

Marialuisa GNECCHI (PD) illustra l'emendamento Damiano 12.19, di cui è firmataria, osservando, in generale, come i continui interventi in materia pensionistica producano un effetto destabilizzante per lo stesso sistema previdenziale. Ricorda, altresì, come tali interventi non siano giustificati dalla reale situazione delle gestioni pensionistiche, che, come è noto, sono in equilibrio. L'emendamento in esame, in particolare, propone di escludere dagli effetti dell'intervento sulle finestre di accesso al pensionamento quei lavoratori che, a seguito della perdita del posto di lavoro, percepiscono le indennità previste dalla legislazione vigente in luogo dello stipendio.

Pier Paolo BARETTA (PD) invita il Governo a valutare l'opportunità di predisporre un decreto-legge per risolvere la problematica su cui verte l'articolo 12, comma 5, ritenendo che l'individuazione di un tetto pari a 10 mila lavoratori sia destinata a sollevare rilevanti problemi di ordine giuridico.

Il sottosegretario Luigi CASERO assicura che il Governo valuterà con attenzione il suggerimento dell'onorevole Baretta. Conferma, peraltro, il parere contrario sull'emendamento Damiano 12.19.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Damiano 12.19 e Galletti 12.8 e 12.44. Passa quindi all'esame dell'emendamento Gnecchi 12.30.

Marialuisa GNECCHI (PD) illustra il suo emendamento 12.30, ricordando l'evoluzione della disciplina pensionistica per le donne, contrassegnata da una progressiva

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svalutazione del lavoro di cura da loro svolto. Ricorda, altresì, come il trattamento pensionistico medio delle donne sia pari a circa la metà di quello corrisposto agli uomini. Sottolinea, infine, come i continui interventi in materia pensionistica producano insicurezza e incentivino il lavoro nero.

La Commissione respinge l'emendamento Gnecchi 12.30 e passa all'esame dell'emendamento Strizzolo 12.51.

Ivano STRIZZOLO (PD) illustra il suo emendamento 12.51, volto ad assicurare l'attuazione dell'articolo 2, comma 21, della legge finanziaria per l'anno 2010, approvato in seguito alla sentenza della Corte costituzionale n. 74 del 2009. Tale norma quantificava in 483 milioni di euro la somma dovuta dallo Stato alla regione Friuli-Venezia Giulia a titolo di compartecipazione alla contribuzione INPS relativa all'attività svolta al di fuori della regione dai residenti all'interno della stessa. Di tale importo, solo 200 milioni sono stati effettivamente corrisposti, sebbene gli esponenti dell'attuale Governo non perdano occasione per rassicurare i cittadini del Friuli-Venezia Giulia sulla imminente corresponsione dei restanti 283 milioni. In proposito, ricorda come tale somma spetti alla regione in conseguenza dell'intesa raggiunta nell'anno 2006, in base alla quale lo Stato elevava da quattro decimi a sei decimi le compartecipazioni tributarie del Friuli-Venezia Giulia, mentre la regione si impegnava a sostenere per intero la spesa sanitaria: tale scelta della regione, certamente coraggiosa e responsabile, si è purtroppo rivelata, in seguito, poco vantaggiosa, a fronte dei ripiani dei disavanzi di altre regioni.

La Commissione respinge l'emendamento Strizzolo 12.51.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, essendo imminente l'inizio delle votazioni in Assemblea per l'elezione dei componenti del Consiglio superiore della magistratura, rinvia il seguito dell'esame del provvedimento alla seduta convocata per le ore 15 di oggi.

La seduta termina alle 12.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15 alle 15.10.

SEDE REFERENTE

Giovedì 22 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 15.10.

DL 78/10: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e conclusione).

Pier Paolo BARETTA (PD) chiede di passare all'esame del suo articolo aggiuntivo 39.06.

La Commissione passa quindi all'esame dell'articolo aggiuntivo Baretta 39.06.

Pier Paolo BARETTA (PD) illustra l'articolo aggiuntivo 39.06, rilevando che non si è mai messo in discussione che la manovra dovesse essere una manovra essenzialmente correttiva. Ciò non significa tuttavia che nella manovra non possono essere contenuti interventi che permettono di accrescere le tutele sociali dei cittadini, in particolare attraverso interventi in favore delle famiglie. Sottolinea che l'articolo aggiuntivo prevede quindi interventi in tal senso attraverso la previsione dell'incremento delle detrazioni dei figli a carico e l'aumento degli assegni familiari. Evidenzia, inoltre, che per la copertura degli oneri recati da tali interventi non si

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è ricorso a risorse interne alla manovra, ma si è operato attraverso due strumenti fondamentali. Da una parte, si è previsto l'incremento sulla tassazione relativa allo scudo fiscale, ripetendo l'operazione che era stata già compiuta nell'ambito delle misure volte a far rientrare i capitali in Italia. La seconda fonte di copertura è stata invece configurata attraverso un intervento sul sistema bancario. Conclude rilevando che con queste due fonti di copertura si può realizzare un serio e utile intervento in aiuto delle famiglie italiane.

Amedeo CICCANTI (UdC) sottoscrive l'articolo aggiuntivo Baretta 39.06, sottolineando, inoltre, l'opportunità di esaminare anche l'articolo aggiuntivo Galletti 38.027.

Gian Luca GALLETTI (UdC) sottoscrive l'articolo aggiuntivo Baretta 39.06.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Baretta 39.06 e Galletti 38.027.

Il sottosegretario Luigi CASERO esprime parere contrario sugli articoli aggiuntivi Baretta 39.06 e Galletti 38.027, ricordando che, per la parte relativa alle riduzioni fiscali, gli articoli aggiuntivi toccano un aspetto sicuramente utile. Esistono però problemi in merito alle coperture, in quanto da una parte il taglio sul settore creditizio non è in linea con la normativa europea e, dall'altro, la tassazione delle rendite finanziarie non è accettabile.

La Commissione respinge quindi, con distinte votazioni, gli articoli aggiuntivi Baretta 39.06 e Galletti 38.027.
La Commissione passa quindi all'esame dell'emendamento Franceschini 14.35.

Paola DE MICHELI (PD) illustra l'emendamento Franceschini 14.35, rilevando che i tagli alle risorse a disposizione degli enti locali, come sottolineato dall'UPI, dall'ANCI e dalla Conferenza Stato-regioni, sono di fatto insostenibili, specie se sommati ai vincoli derivanti dal patto di stabilità interno. Rileva, infatti, che il combinato disposto dei tagli e del patto paralizza tre settori fondamentali dell'attività amministrativa degli enti locali. In primo luogo, vengono bloccati i pagamenti alle aziende che hanno partecipato a regolari gare e hanno realizzato opere per conto degli enti locali: occorre invece riconoscere a tali soggetti quanto loro spettante. In secondo luogo, i tagli alle risorse degli enti locali e il patto di stabilità interno provocano una riduzione degli investimenti del 50 per cento, a fronte di una riduzione del 18 per cento già determinata dal decreto-legge n. 112 del 2008. La terza conseguenza negativa riguarda la possibilità per gli enti locali di fornire servizi sociali ai cittadini. Ad esempio, verranno drasticamente ridotti i servizi legati all'assistenza agli anziani, in particolare verrà ridotta la platea dei beneficiari di tali servizi, anche nelle regioni che già avevano adottato politiche virtuose, pianificando l'assistenza attraverso un certo numero di ore di servizio più che attraverso l'utilizzo di strutture ad hoc. Ricorda che particolarmente penalizzati saranno inoltre gli asili nido, per i quali la strategia di Lisbona, anche al fine di agevolare il lavoro femminile, aveva previsto una copertura del 33-34 per cento.
Segnala quindi che si sarebbe dovuta seguire un'impostazione diversa, volta a penalizzare quei comuni che hanno ingenti patrimoni, ma anche una grossa quantità di debiti: solo così si sarebbe potuto realizzare un federalismo fiscale più equo, dato che i tagli lineari, colpendo tutti indiscriminatamente, disincentivano anche gli enti virtuosi dal continuare ad esserlo. Giudica infine negativamente le norme in materia di scudo fiscale, in quanto non è a suo giudizio equo premiare chi ha violato la legge, portando capitali all'estero, e occorrerebbe invece premiare chi produce reddito con comportamenti che si collocano all'interno della legalità.

Maino MARCHI (PD) osserva con stupore che, nonostante la Commissione e il Parlamento abbiano cercato, in modo ampiamente

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condiviso - anche approvando una mozione - di favorire una modifica del patto di stabilità interno, al fine di evitare costi eccessivamente penalizzanti per gli enti locali, la manovra economica del Governo non ne ha assolutamente tenuto conto. Inoltre, la manovra contiene una modifica dei trasferimenti di notevole entità, destinata a peggiorare ulteriormente i bilanci degli enti locali. In tal modo, si è creata una sperequazione tra il sacrificio richiesto allo Stato centrale e quello imposto a livello periferico, che l'emendamento Franceschini 14.35 si sforza di mitigare.
Invita pertanto il Governo a rivedere la propria posizione ripristinando una proporzionalità dell'impegno richiesto a tutti i livelli di Governo, utilizzando il metodo della gradualità per consentire ai vari enti territoriali di adeguarsi senza traumi agli effetti della manovra. Osserva infine che tale operazione di finanza pubblica incide sui presupposti dell'introduzione del federalismo fiscale, per il cui avvio è necessario uno sforzo per il reperimento di risorse economiche che vada in una direzione opposta rispetto a quella proposta dal Governo, come indicato nell'emendamento Franceschini 14.35, che reperisce risorse aggiuntive attraverso lo scudo fiscale, con un più che tollerabile aggiustamento dello sforzo richiesto a quei cittadini che in passato avevano infranto la legge, favorendo la parte debole della popolazione e sostenendo le imprese per la crescita.

Simonetta RUBINATO ritiene necessario fare riferimento alle migliori energie al fine di modificare l'articolo 14 e con esso l'impianto della manovra economica del Governo che, per quanto riguarda gli enti territoriali, appare ingiustificabile dal punto di vista dell'incidenza finanziaria e improntata a finalità punitive, in netto contrasto con il principio di valorizzazione delle autonomie locali affermato, in particolare, dagli articoli 5, 118 e 119 della Costituzione. Ritiene inoltre che tale valutazione possa essere suffragato dal giudizio di parificazione della Corte dei conti dalla quale si ricava il dato di una manovra del Governo non solo insostenibile ma anche ingiustificabile.
Alla base della manovra del Governo vi sarebbe infatti una considerazione relativa agli sprechi nella spesa pubblica non sorretta da una individuazione puntuale degli interventi necessari, ottenuto dopo una attenta azione di controllo e verifica, ma una operazione economica finalizzata a trasformare gli enti locali in un bancomat del Governo, da usare per individuare con facilità le risorse economiche di cui abbisogna.
Ritiene inoltre paradossale che mentre il Governo francese ha messo in campo misure per compensare le minori entrate degli enti locali determinate dalla crisi, il Governo italiano abbia compiuto scelte di segno opposto, osservando come si assista pertanto al soccorso degli enti locali operato da uno Stato centralista, come quello francese, e al drenaggio di risorse locali operato da uno Stato regionalista.
Osserva inoltre che la Corte dei conti ha previsto anche gravi ripercussioni sulle spese in conto capitale degli enti locali, con dirette conseguenze sulle spese per investimenti e sui pagamenti alle imprese locali per le opere pubbliche, in un'ottica di riduzione dell'autonomia finanziaria degli enti locali. In proposito, sottolinea che, poiché le conseguenze dirette e indirette della manovra non sarebbero determinabili, sempre secondo il giudizio della Corte dei conti, non è possibile escludere la necessità di un'ulteriore manovra economica. Chiede inoltre al Governo di rivedere i criteri relativi alla virtuosità e alla premialità degli enti locali, che giudica iniqui. Sottolinea, in proposito, l'esigenza di individuare adeguati criteri per premiare gli enti locali effettivamente virtuosi, osservando che un primo utile strumento per individuare i comuni più rispettosi di una linea prudente nella gestione delle risorse loro affidate potrebbe essere costituita dalla valutazione del rispetto dei parametri individuati dal decreto del Ministro dell'interno del 24 settembre 2009. Un ulteriore indice per verificare l'equità delle riduzioni dei trasferimenti erariali

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potrebbe poi essere costituito, a suo avviso, dalla valutazione della situazione peculiare in cui versano gli enti locali sottodotati in termini di trasferimenti, i quali, ormai da molti anni, ricevono dallo Stato un ammontare di risorse significativamente inferiore a quello che spetterebbe loro in ragione delle rispettive caratteristiche. Ritiene, pertanto, che siano già disponibili dati che consentirebbero una diversa modulazione della riduzione dei trasferimenti, che permetterebbe di conseguire risultati più equi rispetto a quelli che verranno raggiunti con l'approvazione delle disposizioni contenute nell'articolo 14. Per quanto attiene, poi, alle disposizioni in materia di contenimento delle spese di personale, rileva che le misure limitative previste non tengono conto delle effettive esigenze che possono determinarsi a livello territoriale, osservando come, a suo avviso, potrebbe ipotizzarsi l'applicazione delle misure contenute nel comma 9 dell'articolo 14 ai soli enti nei quali l'incidenza delle spese di personale è pari o superiore al 40 per cento delle spese correnti, mentre gli altri enti potrebbero limitarsi ad applicare le disposizioni di cui ai commi 557 e seguenti dell'articolo 1 della legge finanziaria 2007, così come modificati dal provvedimento in esame. Osserva, tuttavia come il Governo abbia fatto una scelta diversa, probabilmente spinto dalla necessità di reperire immediatamente risorse per far fronte alla difficile situazione dei conti pubblici. Per quanto attiene, ai commi da 25 a 32 dell'articolo 14, ritiene che le disposizioni contenute nel provvedimento rappresentino una grave lesione dell'autonomia costituzionalmente riconosciuta agli enti locali, ricordando che l'articolo 118 della Costituzione prevede che le funzioni amministrative siano attribuite sulla base di principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza. Ritiene, invece, che i commi in esame, obbligando in taluni casi all'esercizio in forma associata delle funzioni fondamentali, rappresentino una grave lesione del principio autonomistico sancito dall'articolo 5 della nostra Carta costituzionale. Osserva, infatti, che prima di procedere ad una diversa allocazione dell'esercizio delle funzioni, dovrebbe valutarsi se esse siano attualmente gestite in modo efficace ed efficiente. In ogni caso, segnala lo spirito centralistico delle disposizioni del comma 30 che prevede la costituzione di ambiti territoriali ottimali in ambito regionale per lo svolgimento in forma associata delle funzioni fondamentali per i comuni con un numero di abitanti inferiore a 100.000. In linea generale, ritiene che si vada delineando un mutamento strutturale degli enti locali, che rischiano di trasformarsi in enti decentrati delle regioni, in ossequio all'esigenza di imporre nuove identità a livello regionale. Nel complesso, rileva come le disposizioni dell'articolo 14 si muovano in direzione assolutamente opposta ai principi di decentramento e pluralismo che dovrebbero costituire la base del nuovo assetto federalistico che, a parole, si annuncia di voler perseguire.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, nell'esprimere un parere contrario sulla proposta Franceschini 14.35, osserva come il tema della finanza locale meriti sicuramente un approfondimento. In proposito, richiamando le proprie esperienze personali e i contatti avuti con gli amministratori locali della propria regione, sottolinea la difficoltà di individuare disposizioni di carattere generale che possono applicarsi efficacemente ad enti che, anche se limitrofi, presentano situazioni profondamente differenziate. Con specifico riferimento alla materia della riduzione dei trasferimenti, osserva che il federalismo fiscale intende superare la logica dei trasferimenti dal centro alla periferia per affermare un principio di maggiore responsabilità della gestione delle risorse a livello territoriale. Nel ritenere, pertanto, che il dibattito sulla finanza locale non possa prescindere dalla valutazione degli interventi attuativi dell'articolo 119 della Costituzione, osserva che gli organismi rappresentativi degli enti locali dovrebbero cercare di agire in anticipo, al momento della presentazione delle manovre, al fine di individuare una linea condivisa con il

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Governo in materia di finanza locale. In ogni caso, rileva la sussistenza di problemi strutturali nella finanza territoriale, che richiedono profonde modifiche, anche di carattere culturale, richiamando la difficile situazione della sanità in molte regioni, tra le quali la Campania.

Il sottosegretario Luigi CASERO esprime parere contrario sull'emendamento Franceschini 14.35.

Massimo Enrico CORSARO (PdL) rileva come l'emendamento Franceschini 14.35 affronti la questione dei trasferimenti agli enti territoriali, in relazione alla quale sono state mosse numerose critiche alla manovra in esame. In proposito, premettendo di non condividere una certa retorica municipalista, secondo la quale gli enti locali rappresenterebbero necessariamente il livello istituzionale più adeguato per lo svolgimento delle funzioni pubbliche, osserva che le disposizioni contenute nella manovra si limitano a chiedere agli enti locali di contribuire al raggiungimento degli obiettivi finanziari richiesti dall'attuale situazione di crisi internazionale. A riguardo, ricorda come la spesa pubblica a livello territoriale sia assolutamente sovradimensionata, dal momento che circa il 70 per cento delle spese previste dal bilancio sono destinate ai trasferimenti ad enti territoriali, i quali gestiscono quindi una quota rilevantissima di risorse senza dover rispondere del reperimento delle somme necessarie a finanziare tale livello di spesa. In questo contesto, osserva come l'attuazione del federalismo fiscale determinerà un profondo mutamento della situazione, osservando come non appaia più sostenibile un assetto finanziario nel quale la gestione della spesa a livello territoriale determina pesanti squilibri finanziari, come dimostrano i dati relativi all'incremento della spesa per l'invalidità civile a seguito del trasferimento delle funzioni in materia alle amministrazioni regionali. In proposito, osserva inoltre come i dati disponibili evidenzino come la crescita non sia stata uniforme in quanto in molte regioni, specialmente nel meridione, si sia registrato un incremento più significativo. Sottolinea pertanto come la manovra realizzata sugli enti territoriali rappresenti un parziale riequilibrio degli effetti delle manovre realizzate negli ultimi anni, ribadendo come non si possa dimenticare che la riduzione dei trasferimenti si accompagna, anche temporalmente, all'adozione dei decreti legislativi attuativi delle deleghe contenute nella legge n. 42 del 2009. In proposito, ricorda in particolare il decreto legislativo già emanato in materia di federalismo demaniale, che dà vita ad una rilevante operazione di trasferimento del patrimonio immobiliare statale agli enti territoriali, i quali potranno trarre indubbio giovamento dalla possibilità di gestire i beni loro trasferiti. Ricorda, inoltre, che proprio in questi giorni il Governo sta lavorando all'adozione dei nuovi decreti legislativi che dovranno definire il quadro generale della finanza locale e già oggi ha approvato lo schema di decreto legislativo che provvede ad individuare i fabbisogni standard di province e comuni. Quanto alle proposte alternative presentate dall'opposizione, ed in particolare all'emendamento Franceschini 14.35, rileva come, per contenere la portata la riduzione dei trasferimenti, si faccia costantemente ricorso ad un incremento della pressione fiscale, osservando come la filosofia sottesa a tali proposte emendative non possa essere condivisa dall'attuale maggioranza, che, sul punto, non ha alcuna intenzione di modificare la propria linea politica.

Michele VENTURA (PD) in risposta alle considerazioni svolte dall'onorevole Corsaro, sottolinea che la proposta presentata dal suo gruppo, non basata sul presupposto ideologico di voler stabilire chi sia più efficace ed efficiente nella gestione della spesa pubblica, mira a non contrapporre i livelli di governo centrale e locale. Ricorda che la spesa corrente è stata ridotta solo durante i governi di centrosinistra, rispetto ai quali sostiene che vada sfatato il mito che essi mirano solo all'aumento della pressione fiscale. Sottolinea che il sistema delle autonomie territoriali subisce con questa manovra tagli rilevantissimi, che

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metteranno in discussione il finanziamento di interventi fondamentali, poiché non si lascia il tempo necessario alla opportuna riorganizzazione e razionalizzazione. Osserva che con il sistema dei tagli lineari, come già accaduto per quelli che hanno colpito i Ministeri, si toccheranno fondi importanti per la spesa sociale. Ribadisce quindi la proposta avanzata dal Partito Democratico di utilizzare in questa fase risorse provenienti da un inasprimento della pressione fiscale sui fondi rimpatriati in Italia attraverso il sistema della scudo fiscale che, rappresentando una fonte di gettito una tantum, sarebbero idonee ad accompagnare la fase attuativa del federalismo fiscale, senza ricorrere a tagli indiscriminati. Osserva che l'intervento dell'onorevole Corsaro è ispirato ad una visione centralistica assolutamente lontana dalla presunta vocazione federalista della maggioranza e sottolinea, infine che il senso dell'emendamento Franceschini 14.35 è quello di poter accompagnare il processo federalista dando la possibilità della necessaria riorganizzazione.

Giulio CALVISI (PD) dichiara la disponibilità del Partito Democratico ad avviare un'attenta verifica sulle pensioni di invalidità e sulle indennità di accompagnamento. Osserva tuttavia che occorre tener presente l'effettiva distribuzione geografica della crescita al ricorso a tali istituti. Rileva, infatti, che, i dati disponibili, evidenziano come la crescita maggiore si riscontrati in Veneto, con un incremento di quasi il 55 per cento, oltre 5 punti in più della media nazionale, mentre in regioni come la Sardegna, l'Abruzzo e la Sicilia, tale crescita sia stata decisamente inferiore alla media nazionale. Rileva come, da tali dati, non si possa certamente affermare che esista un sud assistenzialista e sprecone a fronte di un nord virtuoso ed efficiente. Ritiene quindi che occorra sfatare tale luogo comune, che emerge anche dalla relazione sul federalismo presentata dal Ministro Tremonti, nonché dall'intervento dell'onorevole Corsaro. Osserva, quindi, richiamando l'intervento del Ministro Tremonti nella seduta di ieri, che, se è vero che i numeri vengono prima della politica, è vero anche che essi devono venire prima della propaganda.

Maino MARCHI (PD), con riferimento all'intervento dell'onorevole Corsaro, osserva come sia singolare sostenere che gli enti locali siano solo centri di spesa non dotati di alcuna responsabilità sul versante delle entrate, ricordando che, fin dagli anni '90, è stato intrapreso un percorso inteso a valorizzare l'autonomia finanziaria degli enti locali. Ritiene invece possibile affermare che, attraverso taluni provvedimenti adottati dal Governo in carica, come ad esempio la sostituzione dell'ICI sulla prima casa con trasferimenti erariali, sia stata compiuta una scelta, almeno in via transitoria, per un maggiore centralismo. Esprime stupore per aver sentito sostenere, dopo anni di affermazioni, soprattutto provenienti dalla Lega Nord, relative trasferimento a livello centrale delle risorse locali, che oggi lo Stato spende poco mentre i veri centri di spesa sono le regioni e gli enti locali. Ritiene che, contrariamente a quanto sostenuto negli ultimi anni, oggi si assista ad un nuovo centralismo che vede tra i suoi protagonisti principali la Lega Nord.

Massimo BITONCI (LNP), pur condividendo alcune osservazioni provenienti da colleghi dell'opposizione, relative al sacrificio che si chiede alle regioni e agli enti locali, sottolinea come la manovra economica sia assolutamente necessaria ed importante. Rileva peraltro che l'atteggiamento tenuto dai rappresentanti degli enti locali è stato diverso da quello delle regioni e connotato da intelligenza e visione prospettica, poiché si è evitato di contrastare la manovra, avendo in considerazione l'interesse del Paese. In proposito ricorda l'introduzione, a partire dal 2012, di una nuova imposta municipale unica che sostituirà alcuni degli attuali tributi e che fornirà agli enti locali non più risorse derivate, ma proprie. Sottolinea peraltro, in tale contesto, l'introduzione della cedolare secca sugli affitti, che consentirà una

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significativa emersione del sommerso. Fa presente infine che l'obiettivo della Lega Nord è portare avanti il progetto del federalismo che ha dato, ovunque applicato, buona prova di sé, ricordando che il Consiglio dei ministri ha approvato in data odierna lo schema di decreto legislativo relativo alla fissazione dei fabbisogni standard e che a breve sarà adottato anche quello relativo ai costi standard, che costituiscono il nucleo principale dell'attuazione della legge sul federalismo fiscale. Sottolinea che con la fissazione dei costi standard si potranno finalmente evidenziare gli sprechi della pubblica amministrazione ed in particolare emergerà che il nord trasferisce al resto del Paese oltre 50 miliardi di euro. In proposito ricorda, a titolo di esempio, che il proprio comune, Cittadella, versa oltre 120 milioni di euro all'anno e riceve in termini di servizi meno della metà. Rileva quindi la forte differenza tra un nord efficiente e non assistenzialista e il sud, ribadendo che la Lega sarà sempre impegnata a denunciare gli sprechi.

Amedeo CICCANTI (UdC) sottolinea che il principio di sussidiarietà significa essenzialmente devolvere poteri, da una parte, verso gli enti territoriali, dall'altra, verso l'Unione europea. Ritiene che questo principio sia condiviso da tutte le forze politiche e che, pertanto, definire federalismo - come spesso fanno gli esponenti della Lega - quello che, in realtà, è un principio di sussidiarietà, sia un abuso lessicale. Osserva che il concetto di ente territoriale risale molto indietro nel tempo, ricordando che don Sturzo, nel programma del Partito popolare del 1919, con una visione lungimirante, fece riferimento alle regioni. Attualmente il ministro Bossi è solito definire surrettiziamente federalismo quella che, in realtà, è una devoluzione di poteri.
Osserva che l'autonomia istituzionale implica autonomia finanziaria di cui, purtroppo, nella situazione attuale gli enti territoriali non dispongono più. Ricorda che i cosiddetti decreti Stammati del 1978 trasferivano il 70 per cento delle risorse dallo Stato agli enti territoriali. Una riflessione storica sull'applicazione di queste disposizioni a livello nazionale ha dimostrato che i comuni del Sud sono stati più virtuosi rispetto a quelli del Nord nel rispetto dei vincoli di bilancio. Ritiene, tuttavia, che questa esperienza di autonomia finanziaria non possa essere definita in alcun modo come federalismo. Osserva che la spesa degli enti territoriali deriva dal fatto che con le cosiddette leggi Bassanini si è avuto un federalismo a Costituzione invariata e che, con la modifica dell'articolo 119 della Costituzione, le spese sono state trasferite agli enti locali, ma non sono parimenti diminuiti i poteri dello Stato. Lo Stato ha trasferito, pertanto, i centri di spesa ma non le necessarie risorse economiche e strumentali per farvi fronte. Ravvisa quindi una contraddizione palese nell'articolo 14 del decreto-legge in esame, che dispone un taglio di risorse per le regioni e per gli enti locali lasciando invariati i poteri degli enti territoriali. Si torna così indietro rispetto al 2001 e si viola il dettato costituzionale dell'articolo 119, con cui si è stabilito che i poteri sono attribuiti e non solamente delegati agli enti territoriali. Ritiene che il principale responsabile di questa violazione sia il ministro Tremonti che ha ridotto inopinatamente i trasferimenti anche alle regioni che hanno rispettato gli obiettivi del patto di stabilità. Rileva che, in questo quadro, i comuni sono i più penalizzati dalla manovra in quanto, con la diminuzione delle risorse, verranno meno anche i servizi di più diretto impatto sui cittadini. Rileva inoltre come l'emendamento Franceschini 14.35 tenda a porre rimedio ad alcune incongruenze derivanti dall'impatto dei tagli ai trasferimenti alle regioni sull'attuazione del federalismo. Segnala anche che la Relazione tecnica contraddice il dettato della norma, poiché quantifica soltanto i trasferimenti alle regioni ai sensi della legge Bassanini. Ritiene, pertanto, che il rappresentante del Governo debba fornire chiarimenti in ordine all'affidabilità dei dati sull'impatto complessivo delle norme. Conclusivamente, evidenzia che i tagli ai trasferimenti

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alle regioni riguardano materie quali l'assistenza, gli asili nido, il trasporto pubblico locale, la scuola e l'ambiente, con implicite ripercussioni sui servizi erogati dai comuni.

Francesco BOCCIA (PD), alla luce degli interventi dei colleghi Bitonci e Corsaro ed in vista della presentazione di eventuali ordini del giorno in Assemblea, fa presente che la genesi dell'emendamento Franceschini 14.35 è connessa ad un tentativo di redistribuzione tra entrate e spese anche in previsione della tassazione delle rendite finanziarie. Peraltro, l'emendamento si rende necessario in ragione dei tagli ai trasferimenti alle regioni e ai comuni, anche alla luce delle considerazioni del Ministro Tremonti in occasione dell'audizione svolta ieri di fronte alla Commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale sull'imposta municipale unica. Sottolinea quindi l'esigenza di chiarire come sarà possibile sostenere questa manovra alla luce dei tagli e dell'aumento di 51 miliardi, già accertati, della spesa corrente, autorizzati dallo stesso Ministro dell'economia e delle finanze. Stigmatizza i toni del dibattito, che insistono nell'attribuire agli enti territoriali qualità negative, quali l'essere centri di sperpero e malaffare, e ribadisce l'esigenza di una riflessione seria sulla condizione reale dei comuni. Pone in particolare il quesito in ordine ai fondi compensativi dell'ICI, pari a 3 miliardi, al fine di comprendere se essi saranno a carico dello Stato o degli enti territoriali. Sottolinea inoltre che il Fondo unico per il federalismo, destinatario di 4,8 miliardi di euro, non risulta attualmente implementato, pur essendo stato istituito per l'attuazione del decentramento e dell'autonomia impositiva delle regioni.

Gian Luca GALLETTI (UdC), nel ribadire la piena condivisione in merito alla scelta sul federalismo, ritiene che esso non debba essere piegato ad obiettivi di smantellamento dell'autorevolezza dello Stato centrale. Ritiene, inoltre, che il federalismo non possa rappresentare la soluzione a tutti i problemi degli enti territoriali, né ci si deve illudere che una mera semplificazione fiscale possa ridurre i costi della Pubblica amministrazione e gli sprechi. Se gli sprechi devono essere sempre e comunque contrastati, al di là dell'attuazione del federalismo, l'obiettivo da perseguire deve consistere nella riduzione della spesa e nell'incremento della qualità dei servizi. A tal proposito, pone il problema della dimensione territoriale dei comuni, considerato che la maggior parte dei comuni italiani è di dimensioni troppo ridotte per poter erogare tutti i servizi. Rileva quindi l'opportunità che i comuni italiani, piuttosto che erogare tutti i servizi, divengano i controllori dei servizi erogati sul loro territorio. Considera, dunque, necessario affermare il principio di sussidiarietà, osservando come solo così si potranno contenere le spese e il federalismo fiscale potrà essere attuato. Sottolinea, infine, che l'imposta municipale sugli immobili avrà un impatto negativo sui conti pubblici e che, riguardando per lo più i comuni con alta concentrazione di seconde case, stimolerà in misura minore un'azione responsabile da parte dei sindaci. Conclude le proprie considerazioni sottolineando che, come anche osservato anche dal Ministro Tremonti, occorre fare chiarezza sulla gran parte delle spese delle regioni, la cui composizione è per un buon 25 per cento non trasparente.

La Commissione respinge quindi l'emendamento Franceschini 14.35 e passa all'esame dell'emendamento Lovelli 14.34.

Massimo VANNUCCI (PD) illustrando l'emendamento Lovelli 14.34, ricorda che l'articolo 14 dispone un taglio di 4 miliardi e mezzo, a decorrere dal 2012, delle risorse statali destinate alle regioni a statuto ordinario, pari attualmente a circa 6 miliardi. Fa notare che la norma fa espressamente riferimento all'articolo 8 della legge n. 42 del 2009, precisando che con l'attuazione del federalismo fiscale non si dovrà tenere conto di quanto previsto nei periodi dal primo al quarto del comma 2 del medesimo articolo 14. Ricorda inoltre

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che l'articolo 20 della citata legge 42 garantisce alle regioni un ammontare di risorse pari ai trasferimenti soppressi, corrispondenti a quelli risultanti dalla media del triennio 2006/2008. Sulla base del combinato disposto di tali norme, risulterebbe che i tagli dei trasferimenti disposti con questa manovra dovranno essere reintegrati. Chiede sul punto un chiarimento da parte del Governo.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Lovelli 14.34.

Il sottosegretario Luigi CASERO esprime parere contrario sull'emendamento Lovelli 14.34.

La Commissione respinge l'emendamento Lovelli 14.34 e passa all'esame dell'emendamento Nicco 14.66.

Roberto Rolando NICCO (Misto-Min.ling.) illustra l'emendamento 14.66, rilevando che i tagli decisi nei confronti delle regioni hanno portato a varie decisioni della Corte costituzionale e che occorre a tutti i costi tutelare l'autonomia delle regioni e dotarle quindi della possibilità di spendere, altrimenti non si realizza un vero federalismo.

La Commissione respinge quindi, con distinte votazioni, gli emendamenti Nicco 14.66, Galletti 14.23, 14.36 e 14.24, Brugger 14.65, Galletti 14.67, Margiotta 15.5 e Testa 15.8.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che, non essendo presente il presentatore dell'emendamento Cesario 14.64, s'intende che vi abbia rinunciato.

La Commissione passa all'esame dell'articolo aggiuntivo Meta 15.01.

Pier Paolo BARETTA (PD) illustra l'articolo aggiuntivo Meta 15.01, rilevando che lo stesso è relativo al tema del trasporto dei pendolari. Ricorda che l'emendamento era stato già presentato e che viene adesso riproposto con un'altra copertura.

La Commissione respinge quindi, con distinte votazioni, l'articolo aggiuntivo Meta 15.01, l'emendamento Galletti 21.4 e l'articolo aggiuntivo Poli 21.01.
Su richiesta dell'onorevole Baretta, la Commissione passa quindi all'esame dell'articolo aggiuntivo D'Antoni 40.04.

Sergio Antonio D'ANTONI (PD) illustra l'articolo aggiuntivo D'Antoni 40.04, rilevando che, con l'articolo 40, vengono aumentate l'IRAP e l'IRPEF per le regioni che sono in deficit sanitario, dando la possibilità alle regioni in questione di ridurre poi l'IRAP nei venti anni successivi. Sottolinea che tale articolo, che viene presentato come un intervento di fiscalità di vantaggio, in realtà non lo è, in quanto le imprese non investiranno più in queste regioni visto il livello di tassazione più elevato. Ritiene pertanto che il vero obiettivo della norma sia quello di attendere l'autorizzazione europea al fine di permettere la fiscalità di vantaggio solo a quelle regioni che se lo potranno permettere. Stigmatizza quindi l'articolo in questione, in quanto si va a colpire proprio quelle aree che sono state maggiormente interessate dalla crisi. Sottolinea peraltro che non si può giustificare tale norma con la circostanza che le regioni Sicilia e Calabria potranno usufruire del progetto del ponte sullo stretto. Osserva, tra l'altro, che non esiste ancora un progetto esecutivo né finanziamenti reali per il ponte e che in ogni caso occorre preoccuparsi maggiormente dei problemi legati al dissesto idrogeologico di quelle regioni, nonché migliorare la loro rete ferroviaria. Sottolinea infine che l'articolo 43 che viene presentato come un articolo volto a introdurre in determinate aree l'obiettivo della «burocrazia zero», in realtà elimina le zone franche in certe aree.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL) osserva che, nel caso in cui si volessero prendere per buone alcune considerazioni del collega D'Antoni, egli

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dovrebbe convenire nel riconoscere valore maieutico alle norme, ammesso che siano queste a produrre i comportamenti che costituiscono la premessa degli effetti virtuosi.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo D'Antoni 40.04.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sospende brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 17.40, è ripresa alle 17.55.

La Commissione passa all'esame dell'emendamento Ventura 22.3.

Michele VENTURA (PD) illustra il suo emendamento 22.3, relativo a politiche per lo sviluppo e ad interventi di distribuzione più equa dei sacrifici imposti dalla manovra del Governo, che non reca alcuna previsione normativa in proposito. Il suo emendamento, invece, propone di individuare alcuni incentivi, tra i quali la riproposizione del bonus ambientale relativo alla qualificazione energetica degli edifici. Occorre infatti impedire, tra l'altro, che perduri una situazione di incertezza in tema di sviluppo di tecnologie su scala nazionale, anche al fine di evitare il ripetersi di quanto accaduto recentemente ad un ricercatore italiano, inventore di tecnologie innovative nel campo fotovoltaico, che è stato costretto a esportare tali innovazioni in Germania a causa del clima di perdurante incertezza legislativa e della conseguente impossibilità per gli operatori del settore di predisporre programmi di sviluppo di una certa dimensione. L'emendamento contiene inoltre disposizioni in materia fiscale, la revisione della tassazione sulle rendite finanziarie e norme sulla tracciabilità dei compensi.
Invita pertanto la Commissione a valutare con attenzione la portata delle disposizioni recate dall'emendamento.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Ventura 22.3.

Il sottosegretario Luigi CASERO esprime parere conforme a quello del relatore.

La Commissione respinge, quindi, con distinte votazioni, gli emendamenti Ventura 22.3, Galletti 25.2 e 29.4, Ferranti 29.5 e Ruggeri 38.5 e gli articoli aggiuntivi Galletti 38.027, 38.026, 38.014 e 38.015. Passa quindi all'esame dell'emendamento Lolli 39.8.

Pier Paolo BARETTA (PD), ritiene sorprendente che sia l'opposizione a dover presentare una misura che sarebbe stato dovere del Governo presentare, per sensibilità sociale e istituzionale ed anche per onorare gli impegni assunti, al fine di venire incontro ad una domanda esplicita formulata dalla comunità di L'Aquila. Invita pertanto la maggioranza a votare a favore del suo emendamento.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Lolli 39.8.

Il sottosegretario Luigi CASERO esprime parere conforme a quello del relatore, anche in considerazione del fatto che il Governo giudica sufficienti le misure già previste in Senato.

La Commissione respinge, con distinte votazioni, l'emendamento Lolli 39.8 e gli articoli aggiuntivi Baretta 39.06, Boccia 39.07, Gentiloni Silveri 39.09 e Fluvi 39.08.
La Commissione passa all'esame degli identici emendamento Zucchi 40-bis.7 e Casini 40-bis.4

Pier Paolo BARETTA (PD), nel riferirsi agli interventi svolti nella seduta di ieri, chiede al Governo di esprimere la sua posizione sull'argomento ed invita la Commissione a votare a favore della soppressione dell'articolo 40-bis.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL), osserva che sull'argomento si è dapprima chiesto una sospensione, per chiedere poi una proroga e che ora si

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instaurerà un contraddittorio con la Commissione europea. Osserva peraltro che gli allevatori, che stanno pagando le rate delle multe per effetto di questa norma, avranno diritto a chiedere di essere posti nelle medesime condizioni degli altri, e quindi potranno chiedere un risarcimento. Pertanto, pur dichiarando di uniformarsi alle decisioni del Governo, rimane dell'idea che sulla vicenda saranno inevitabili ulteriori sviluppi.

Massimo VANNUCCI (PD), fa presente che la maggioranza non può cavarsela con poche battute, trattandosi di una norma che ritiene gravissima, scandalosa, che va contro il civismo che ogni norma di legge dovrebbe invece sforzarsi di promuovere. Invita pertanto la stessa maggioranza e il Governo a soffermarsi sulle conseguenze nefaste che l'approvazione di una norma simile avrebbe sul senso civico dei cittadini, e ad assumersi la responsabilità di votare a favore dell'emendamento in esame per la dignità del legislatore, giustificando esso solo una terza lettura al Senato.

Maino MARCHI (PD) lamenta che il Governo non ha effettuato quelle politiche di sviluppo che avrebbero contribuito al risanamento dei conti. Con riferimento all'articolo 40-bis in materia di quote latte, sottolinea che si tratta di un intervento di salvaguardia di coloro che non hanno rispettato le regole. Ricorda che il ministro Tremonti ha affermato che la manovra riscuote un grande consenso sociale, tuttavia, ieri e oggi, le associazioni di agricoltori hanno manifestato di fronte a Montecitorio. Ritiene altresì che si dovrebbe tenere conto del parere contrario espresso, nella seduta di ieri, sul decreto-legge in esame, dalla Commissione agricoltura. Aggiunge che sarebbe necessario sostenere molti altri settori dell'economia che, peraltro, hanno sempre rispettato le regole, ma non hanno ricevuto risposte positive dal ministro Tremonti.

Massimo Enrico CORSARO (PdL) dichiara che esprimerà voto contrario sugli identici emendamenti Zucchi 40-bis.7 e Casini 40-bis.4 solo per disciplina di partito.

Massimo BITONCI (LNP) dichiara il voto contrario del proprio gruppo sugli identici emendamenti Zucchi 40-bis.7 e Casini 40-bis.4.

Amedeo CICCANTI (UdC) esprime una valutazione fortemente contraria sull'articolo 40-bis, condividendo la posizione assunta dal ministro Galan sul rispetto della normativa europea in materia di quote latte. Ritiene che quanto avvenuto ieri in Commissione Agricoltura manifesti una sorta di ricatto della Lega Nord nei confronti del Governo e riveli un interesse particolaristico di un partito e di una parte degli allevatori italiani. Ciò contrasta con il carattere di generalità e astrattezza delle norme di legge e appare deprecabile sul piano della buona amministrazione. Si assiste ad una brutta pagina della politica dal momento che il ministro competente si è dichiarato contrario alle quote latte e buona pare della maggioranza ha espresso voto favorevole sull'articolo 40-bis. Sembra, in realtà, che il vecchio slogan leghista di «Roma ladrona» possa in questo riferirsi alle regioni del nord.

Simonetta RUBINATO (PD) ritiene che la disposizione in esame rappresenti una cartina al tornasole della manovra economica in esame: non è necessaria a definire la stabilizzazione dei conti pubblici né a sostenere la competitività del Paese. A suo avviso, risulta poco credibile la dichiarazione del ministro Tremonti sul fatto che si tratti di una piccola concessione agli allevatori.

La Commissione respinge gli identici emendamenti Zucchi 40-bis.7 e Casini 40-bis.4 e passa all'esame dell'articolo aggiuntivo Cenni 40-bis.02.

Pier Paolo BARETTA (PD) richiama le finalità dell'articolo aggiuntivo in esame, volto a riconoscere un credito d'imposta su quota parte del costo del gasolio utilizzato

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nelle coltivazioni sotto serra. Lamenta che la manovra prevede interventi squilibrati a favore del mondo agricolo: da una parte, si rinvia ulteriormente il pagamento delle multe sulle quote latte, dall'altra, non si concedono la riduzione delle accise sui carburanti né le agevolazioni previdenziali a favore degli agricoltori residenti nelle zone svantaggiate.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge l'articolo aggiuntivo Cenni 40-bis.02, Servodio 40-bis.03 e Galletti 40-bis. 015, 40-bis.016, 40-bis.017, 40-bis.018, 40-bis.019, 40-bis.020 e 40-bis.021. Passa quindi all'esame dell'emendamento Vannucci 41.4.

Massimo VANNUCCI (PD) illustra il suo emendamento 41.4 soppressivo dell'articolo 41, in materia di regime fiscale di attrazione europea, volto ad applicare alle imprese residenti in uno Stato membro dell'Unione europea diversa dall'Italia, che intraprendono in Italia nuove attività economiche nonché ai loro dipendenti e collaboratori, la normativa tributaria vigente in uno degli Stati membri dell'Unione europea, in alternativa alla normativa tributaria italiana. Giudica paradossale il contenuto della disposizione che viola le regole della concorrenza e la normativa sul federalismo fiscale. Auspica quindi la soppressione di una norma destinata ad agevolare i furbi e a non raggiungere l'obiettivo di attrarre investimenti nel Paese, ancora fortemente penalizzato dai tempi lunghi della giustizia e dalla mancanza di semplificazione per l'avvio delle attività imprenditoriali.

Pier Paolo BARETTA (PD) esprime un giudizio fortemente contrario sulla disposizione in esame ricorrendo ad un argomento prettamente leghista: essa avvantaggia le imprese degli immigrati. Ritiene singolare che la Lega Nord possa accettare una simile impostazione che danneggia gli imprenditori locali. Richiama l'attenzione dei colleghi sul carattere discriminatorio della disposizione che appare, per così dire, una direttiva Bolkestein alla rovescia. Ritiene che la sua approvazione definitiva sia in contrasto anche con provvedimenti precedentemente approvati contro i paradisi fiscali.

Simonetta RUBINATO (PD) osserva che sarebbe stato più opportuno prevedere un incentivo fiscale anche per l'avvio di attività imprenditoriali italiane. Ritiene che il testo in esame si traduca in aiuti di Stato a favore delle imprese straniere. La norma, infatti, rende l'Italia un paradiso fiscale per le imprese europee. Sarebbe stato più opportuno approvare il suo articolo aggiuntivo 39.021 sul consolidato mondiale per l'attrazione degli investimenti esteri.

Maino MARCHI (PD), ricordato che sono state respinte misure relative al credito d'imposta automatico per le imprese che investono in ricerca e sviluppo e che si è impedita la detrazione fiscale per l'efficienza energetica degli edifici, giudica negativamente l'introduzione di agevolazioni fiscali a favore di imprese straniere.

Massimo VANNUCCI (PD), a integrazione del precedente intervento, segnala la comunicazione della Commissione europea 98/C384/03, di cui riferisce un articolo apparso in questi giorni su Il Sole 24 ore sui rischi di discriminazione a carico dei residenti.

Il sottosegretario Luigi CASERO (PdL), quanto a questioni di demagogia, ricorda che il Parlamento ha recentemente approvato il provvedimento relativo alla cosiddetta flex tax per favorire il rientro dei cervelli in Italia, da cui derivano notoriamente effetti discriminatori a carico dei lavoratori italiani. In merito alla norma in discussione, sottolinea che essa può scongiurare forme di speculazione, evitare fenomeni elusivi od evasivi ed è a costo zero.

Pier Paolo BARETTA (PD) osserva che la questione di fondo concerne la concorrenza sleale che le imprese rischiano di subire e la difficoltà di impedire,a questo punto, la loro delocalizzazione.

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Maino MARCHI (PD) rileva che i costi sono probabilmente assai contenuti nel primo anno di applicazione, mentre nel tempo la situazione è destinata a cambiare a motivo di un effetto di sostituzione, di imprese a regime nazionale con imprese a regime europeo agevolato, che appare destinato a prodursi.

Simonetta RUBINATO (PD) nell'osservare che la norma potrebbe avere un impatto opposto rispetto a quello prospettato dal sottosegretario, rileva che l'interpello non può rappresentare una soluzione in quanto i tempi di risposta da parte della pubblica amministrazione sono troppo lunghi e i costi amministrativi assai elevati. Sottolinea, inoltre, l'importanza della trasparenza nel rapporto tra Agenzia delle entrare ed imprese, nonché di un sistema di regole chiare e non discriminatorie.

Giulio CALVISI (PD) osserva che l'Italia rischia di incorrere nel contenzioso comunitario non già per gli aiuti di Stato alle imprese italiane, ma per quelli a favore di imprese straniere.

Amedeo CICCANTI (UdC), rivolgendosi al sottosegretario Casero, fa presente che la Relazione tecnica documenta un decremento di 14 milioni di euro nell'anno 2011 e una quantificazione di 300 aziende che potrebbero usufruire della norma. Al riguardo, osserva che le ulteriori 300 aziende non saranno sottoposto al nostro regime tributario, con conseguente riduzione delle entrate.

Paola DE MICHELI (PD) ricorda che il provvedimento al quale ha fatto riferimento il sottosegretario Casero aveva ad oggetto le imprese di cittadini italiani che intendono tornare ad operare in Italia e che il beneficio era comunque limitato alla possibilità di optare per il regime fiscale del Paese di provenienza.

La Commissione respinge quindi l'emendamento Vannucci 41.4.

Maino MARCHI (PD), intervenendo sugli emendamenti Froner 43.06, Vico 43.07, Lulli 43.08 e Causi 43.09, di cui auspica l'approvazione, fa presente la necessità di riproporre il dibattito sulle liberalizzazioni, che il Governo di centrodestra ad oggi non ha minimamente alimentato. Nel sottolineare che la manovra dovrebbe contemperare aspetti di risanamento, di crescita e di equità, con riferimento all'emendamento Froner 43.06, ricorda di avere già presentato in occasione dell'esame del decreto-legge n. 78 del 2009, un emendamento di analogo tenore per promuovere iniziative ad oggi mai assunte da parte dell'Esecutivo. Sul tema della farmaceutica, l'emendamento Vico 43.07 propone di ampliare il processo di liberalizzazione già avviato, che ha consentito la diffusione delle parafarmacie, e che talune iniziative legislative a carattere corporativo intendono revocare. Quanto all'emendamento sul tema della vendita al dettaglio dei carburanti, osserva come si tratti di un intervento finalizzato all'ampliamento del mercato e della concorrenza. Infine, la proposta emendativa sul delicato tema delle professioni, mira ad accrescere la concorrenza e a tutelare maggiormente la condizione dei giovani, più esposti a situazioni di sfruttamento professionale.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sulle proposte emendative Froner 43.06, Vico 43.07, Lulli 43.08 e Causi 43.09.

Il sottosegretario Luigi CASERO (PdL) esprime parere conforme a quello del relatore.

La Commissione respinge le proposte emendative Froner 43.06, Vico 43.07, Lulli 43.08 e Causi 43.09 e passa all'esame dell'articolo aggiuntivo Ghizzoni 44.05.

Paola DE MICHELI (PD) illustra l'emendamento Ghizzoni 44.05, finalizzato a destinare 800 milioni per l'anno 2011 al finanziamento delle università, anche alla luce della riforma in discussione al Senato e dell'esigenza di salvaguardare un modello

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di Paese fondato sulla conoscenza e sulla valorizzazione del merito.

Fabio GARAGNANI (PdL) ritiene che, nella presente situazione di diffuso disagio e sperpero soprattutto nelle università di piccole dimensioni, ritiene che rappresenti un rischio destinare risorse significative al rettore senza indicarne una specifica finalizzazione.

La Commissione respinge quindi l'emendamento Ghizzoni 44.05.

Michele VENTURA (PD) illustra il proprio emendamento 44.04, finalizzato a promuovere la riforma del settore dell'editoria, sottolineando che, malgrado gli annunci, un'iniziativa governativa in tal senso non è stata assunta, e siano stati disattesi gli impegni assunti in merito dal sottosegretario Bonaiuti, chiamato a svolgere prevalentemente funzioni di portavoce del Presidente del Consiglio dei Ministri anziché ad occuparsi delle questioni connesse al suo impegno istituzionale. Sottolinea, infine, che l'emendamento è finalizzato a scongiurare interventi a pioggia e a promuovere, auspicabilmente alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva, l'avvio di un serio dibattito sulla materia.

Massimo VANNUCCI (PD) chiede una risposta al Governo e al relatore, in quanto si è di fronte ad una situazione che si trascina da anni e che vede il Governo effettuare, negli ultimi, tagli indiscriminati. Rileva peraltro che il ripristino del diritto soggettivo è possibile solo se si mette mano ad una riforma vera del settore, distinguendo, ad esempio, l'editoria vera da quella inutile. Occorre quindi prendere in considerazione i dati relativi alla diffusione dei singoli giornali, al rispetto dei dipendenti, alla qualità dell'informazione. Segnala che l'emendamento va proprio nella direzione di evitare che molti giornali siano costretti a chiudere. Si tratta quindi di un emendamento diretto a tamponare la situazione, al fine di evitare che si crei un vero e proprio disastro.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, si dichiara disponibile a predisporre un ordine del giorno condiviso tra maggioranza e opposizione in materia di editoria.

Pier Paolo BARETTA (PD) si dichiara disponibile a sottoscrivere un ordine del giorno condiviso tra maggioranza e opposizione.

Massimo Enrico CORSARO (PdL), intervenendo a titolo personale, preannuncia che voterà contro ogni ordine del giorno presentato sulla materia, in quanto ritiene che la legge finanziaria per il 2010 abbia bene affrontato il problema.

La Commissione respinge quindi, con distinte votazioni, gli articoli aggiuntivi Ventura 44.04, Ruvolo 44.010 e 44.011, l'emendamento Brugger 45.11 e gli articoli aggiuntivi Galletti 45.05 e 45.06.
La Commissione respinge quindi, con distinte votazioni, gli emendamenti Brugger 47.2, Zamparutti 49.23 e Libè 49.17 e passa all'emendamento De Micheli 49.19.

Paola DE MICHELI (PD) illustra il proprio emendamento 49.19, rilevando che si tratta della proposta del proprio gruppo relativamente alla semplificazione delle norme per l'inizio dell'attività imprenditoriale. Specifica che il testo opera la distinzione in materia di semplificazione delle procedure per l'apertura delle aziende, tra la garanzia che comunque deve fornire il professionista, la garanzia relativa al rispetto del vincolo urbanistico e la garanzia delle altre norme locali in materia urbanistica. Segnala, peraltro, che nella manovra non c'è alcuna norma relativa alle piccole e medie imprese e non ci sono norme di semplificazione, come ad esempio quelle sul processo telematico, che potrebbero risultare di grande utilità. Sottolinea, inoltre, che nella manovra non sono previsti vantaggi fiscali, non è prevista alcuna Tremonti-ter, di cui pure si era parlato, e non si prevede nulla neanche per l'export e il risparmio energetico.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, e il sottosegretario Luigi CASERO esprimono

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parere contrario sull'emendamento De Micheli 49.19.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti De Micheli 49.19, Libè 49.18 e Villecco Calipari 55.8, nonché l'articolo aggiuntivo Nicco 55.04.
La Commissione riprende quindi l'esame dell'emendamento Duilio 2.17, accantonato nella seduta antimeridiana del 21 luglio 2010.

Giulio CALVISI (PD), richiamando le considerazioni svolte nella giornata di ieri dal collega Duilio, ricorda che l'articolo 2 prevede una deroga alla disciplina, contenuta nell'articolo 23 della legge di contabilità e finanza pubblica, in materia di flessibilità di bilancio, consentendo che per motivate esigenze possano essere effettuate rimodulazioni delle spese non solo tra i programmi di una medesima missione, ma anche tra missioni diverse. In proposito, si associa ai dubbi espressi con riferimento alla costituzionalità della disposizione, ricordando come l'articolo 81, primo comma, della Costituzione, stabilisca che sono le Camere ad approvare i bilanci presentati dal Governo. Nel ricordare come il potere parlamentare di definizione degli obiettivi di finanza pubblica sia stato declinato, prima dalla legge n. 468 del 1978 e successivamente dalla legge n. 196 del 2009, in una precisa articolazione di strumenti di programmazione, sottolinea come il riconoscimento al Governo della possibilità di modificare fortemente gli stanziamenti previsti in via legislativa, rischia di alterare in modo sensibile l'equilibrio tra i poteri individuato dalla vigente disciplina contabile. Non ritiene, pertanto, soddisfacenti le assicurazioni fornite nella seduta di ieri dal sottosegretario Casero, che ha osservato come, comunque, il Parlamento è chiamato ad approvare la legge di bilancio. Giudica, infatti, che la deroga della disciplina contabile introdotta dall'articolo 2 del decreto-legge rischia di determinare un esproprio delle prerogative costituzionalmente riconosciute al Parlamento in materia di bilancio.

Lino DUILIO (PD) fa presente che si tratta di una questione delicata, che interessa la maggioranza e l'opposizione, anticipando anche la possibilità di presentare un ordine del giorno in Assemblea. Sottolinea che si tratta, in definitiva, della sovranità del Parlamento con riferimento alle decisioni di spesa, ricordando all'uopo che tali problemi sono stati affrontati nell'ambito di un seminario organizzato dal Partito Democratico, nel quale è stato ricordato peraltro anche un intervento del Presidente della Commissione in proposito. Osserva che, attraverso lo strumento del decreto-legge, si sta modificando la legge di contabilità, introducendo una deroga, sia pure temporanea, che consentirà variazioni compensative tra missioni diverse, giustificata dai tagli lineari operati. Ricorda che il suo emendamento mira a lasciare inalterata la legge di contabilità. Rileva che la deroga in questione appare comunque di notevole importanza, sia in quanto incide su una legge di sistema di recente approvata dal Parlamento con un ampio consenso, sia a motivo dei riflessi della stessa sul delicato equilibrio dei rapporti tra Governo e Parlamento in materia di bilancio, che trova una copertura costituzionale nell'articolo 81 della Carta fondamentale. Ritiene che la previsione normativa in questione, oltre ad avere carattere transitorio, debba essere esercitata in modo da fornire il massimo delle garanzie in ordine alla possibilità del Parlamento di conoscere le specifiche ragioni che inducono il Governo a procedere alla rimodulazione degli stanziamenti di bilancio nel senso anzidetto, nonché di correggere, qualora lo ritenga opportuno, le scelte maturate nell'ambito dell'Esecutivo. Sottolinea in proposito che il Governo dovrebbe in tal senso presentare unitamente al disegno di legge di bilancio, con il quale tali variazioni verranno proposte, la documentazione necessaria al fine di consentire al Parlamento una compiuta valutazione delle scelte effettuate, che vanno comunque a modificare scelte precedentemente assunte a livello legislativo. In proposito rileva che un'alternativa sarebbe stata quella di limitare la deroga ad

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un solo anno riservando ad una sede più opportuna una riflessione più approfondita sulla questione.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, condivide lo spirito delle osservazioni dell'onorevole Duilio e concorda sull'opportunità di presentare un ordine del giorno.

Amedeo CICCANTI (UdC) osserva che, dal momento che si è registrata una ampia condivisione sulle questioni affrontate dall'emendamento Duilio 2.17, sarebbe opportuno che l'ordine del giorno che si intende presentare durante l'esame in Assemblea sia sottoscritto da rappresentanti di tutti i gruppi.

Il sottosegretario Luigi CASERO, ritenendo meritevoli di attenzione le considerazioni del collega Duilio, si riserva di verificare la formulazione dell'ordine del giorno che verrà presentato.

La Commissione respinge l'emendamento Duilio 2.17. Avverte che, essendosi concluso l'esame delle proposte emendative segnalate da gruppi, le restanti proposte emendative ammissibili, non ritirate dai presentatori, che non sono state poste in votazione sono da intendersi respinte.

Pier Paolo BARETTA (PD) rileva che dal dibattito sulla manovra è emerso un paradosso: di fronte ad una Commissione trovatasi in una situazione di immobilismo decisionale, a seguito della indisponibilità del Governo e della maggioranza di accettare qualsiasi modifica al testo licenziato dal Senato, si è svolto tuttavia un dibattito di un certo interesse nella speranza che tale immobilismo decisionale non diventi la norma. Invita, quindi, tutti a rileggere il resoconto del dibattito svoltosi sottolineando che esso è stato connotato da un tasso di polemica contenuto, da un confronto nel merito delle questioni nonché dalla praticabilità delle proposte alternative presentate dall'opposizione. Ritiene che la discussione svoltasi in questi giorni dovrà essere di insegnamento per quella che si terrà, in autunno, sulla legge di stabilità, che spera, pur non credendo completamente nelle dichiarazioni rese dal Ministro Tremonti, che potrà essere normale, senza la necessità di una nuova imponente correzione dei conti pubblici. Osserva che il dibattito sulla manovra ha dimostrato come il Parlamento possa operare bene ed efficacemente. In considerazione tuttavia della chiusura ad ogni proposta di modifica avanzata dal Partito Democratico, annuncia il voto contrario del suo gruppo sul conferimento del mandato al relatore.

Massimo BITONCI (LNP) sottolinea come l'esame del decreto-legge presso questo ramo del Parlamento possa considerarsi sicuramente fruttuoso, evidenziando come, nei due giorni dedicati all'esame delle proposte emendative, sia stato possibile svolgere un serio dibattito sulla situazione economica e finanziaria del nostro Paese. Rileva come, in questo contesto, abbia avuto modo di apprezzare talune proposte emendative presentate dall'opposizione, che, in diverse circostanze, avrebbero potuto essere condivise. Sottolinea, tuttavia, come in questa fase fosse necessario approvare tempestivamente una manovra correttiva che consentisse di fronteggiare l'attuale congiuntura economica internazionale, rilevando come la manovra adottata dal Governo abbia richiesto al Paese rilevanti sacrifici, ai quali hanno contribuito in modo significativo gli enti locali e le amministrazioni regionali. Nel ringraziare, quindi, l'opposizione per il contributo costruttivo che ha fornito nell'ambito del dibattito svoltosi in questi giorni, annuncia il voto favorevole del proprio gruppo sul conferimento al relatore del mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul provvedimento in esame.

Marco MARSILIO (PdL) nell'annunciare il voto favorevole del Popolo della Libertà al conferimento del mandato al relatore, esprime ringraziamento al relatore per la pazienza e la cortesia con la quale ha risposto a tutti i colleghi intervenuti nel dibattito. Ringrazia anche il

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rappresentante del Governo per la costante presenza e la puntualità delle risposte, pur in mancanza della disponibilità ad accogliere modifiche al provvedimento. Osserva tuttavia come ci si trovi, di fatto, in una sorta di regime di bicameralismo imperfetto dove, alternativamente, una Camera decide e all'altra è affidato solo il ruolo di correggere eventuali errori. Sottolinea come l'utilizzo fruttuoso dei tempi, soprattutto in occasione della conversione di decreti legge, dipenda molto dall'atteggiamento delle opposizioni. Evidenzia quindi come, il dibattito svoltosi in questi giorni abbia dimostrato che con qualche giornata di discussione si può entrare nel merito delle questioni e, con riferimento al provvedimento in esame osserva che, ove non ci si fosse trovati a ridosso della scadenza costituzionale del decreto-legge, forse qualche modifica sarebbe stata possibile. Ritiene che l'opposizione dovrebbe evitare di trattenere ogni decreto-legge circa cinquanta giorni in una Camera, impedendo, di fatto, all'altra di modificarlo.

Amedeo CICCANTI (UdC) ricorda come nel corso di questa legislatura le uniche riforme sostenute in maniera pressoché concorde dalla maggioranza e dall'opposizione, la legge di attuazione del federalismo fiscale e la nuova legge di contabilità e finanza pubblica, siano state esaminate, in sede referente, dalla Commissione bilancio. In proposito, ritiene che debba sottolinearsi che tale positivo risultato può senz'altro attribuirsi al clima positivo che esiste nei rapporti tra maggioranza e opposizione, anche per merito del ruolo di garanzia svolto dal presidente Giorgetti. Pur rilevando come questo ramo del Parlamento sia stato costretto sostanzialmente a subire le decisioni assunte dal Governo, non può non ringraziare il relatore ed il rappresentante del Governo per la disponibilità manifestata nel corso del dibattito svoltosi in questi giorni. Sul piano del merito annuncia il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta di conferire al relatore il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul provvedimento, sottolineando come la manovra correttiva, pur necessaria, avrebbe dovuto essere elaborata recependo le istanze provenienti dal dialogo con le forse di opposizione. In questo contesto, giudica quindi erroneo l'atteggiamento di chiusura dimostrato dal Governo, sottolineando altresì come il prolungarsi presso l'altro ramo del Parlamento non sia stato dovuto all'ostruzionismo delle forze di opposizione, ma piuttosto alla incertezze presenti nella stesa maggioranza. Nel rilevare come sempre più appaia necessaria una riforma dei regolamenti parlamentari che garantisca che entrambe le Camere dispongano di tempi adeguati per l'esame parlamentare dei decreti-legge, auspica altresì la rapida approvazione di una riforma del Regolamento della Camera che recepisca le indicazioni contenute nel documento elaborato dal Comitato tecnico costituito nell'ambito della Commissione bilancio per valutare le conseguenze derivanti sul piano regolamentare dall'approvazione della nuova legge di contabilità e finanza pubblica. Ritiene, infatti, che le auspicate modifiche regolamentari dovranno prevedere adeguati correttivi alla attuale situazione, auspicando quindi che una eventuale prossima manovra correttiva possa essere esaminata dalle Camere seguendo un percorso più rispondente alle disposizioni contenute nella legge n. 196 del 2009.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che il gruppo del Partito democratico ha designato come relatore di minoranza l'onorevole Baretta, mentre il gruppo dell'Italia dei Valori ha designato quale relatore di minoranza l'onorevole Borghesi.

La Commissione approva il conferimento del mandato al relatore a riferire favorevolmente in Assemblea, autorizzando altresì a riferire oralmente.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, si riserva la nomina del Comitato dei nove sulla base della designazione dei gruppi. Ringrazia tutti i colleghi intervenuti nel dibattito e gli uffici della Camera per il supporto prestato. Osserva che alla Commissione è stato assegnato un copione

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difficile da interpretare, attesa la indisponibilità del Governo ad accogliere ogni proposta di modifica in considerazione della imminente scadenza del decreto. Rileva infine che il dibattito svoltosi in questi giorni è stato particolarmente interessante e in proposito ribadisce il suo ringraziamento all'opposizione e alla maggioranza per la qualità del medesimo.

La seduta termina alle 20.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 355 del 20 luglio 2010, a pagina 179, prima colonna, dopo la sesta riga, inserire il seguente periodo:

Variazioni nella composizione della Commissione.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, comunica che cessa di far parte della Commissione l'onorevole Rocco Girlanda, che ringrazia per il lavoro svolto.».

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 356 del 21 luglio 2010:
a pagina 220, seconda colonna, diciottesima riga, sostituire la parola: Fiorini, con: Fioroni;
a pagina 302, seconda colonna, decima riga, dopo il numero 9.42, inserire il nome: Mantini;
a pagina 312, seconda colonna, trentacinquesima riga, sostituire la parola: Cesaro, con: Cesario;
a pagina 336, prima colonna, dopo la tredicesima riga, inserire la seguente: 12.16 Galletti, Ciccanti;
a pagina 409, prima colonna, quarta riga, sostituire la parola: Damiani, con: Damiano.