CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 21 luglio 2010
356.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 27 LUGLIO 2010

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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 21 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 8.50.

DL 102/2010: Proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.
C. 3610-A Governo.
(Parere all'Assemblea).
(Esame e conclusione - Parere favorevole - Parere su emendamenti).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento e delle proposte emendative ad esso riferite.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud), relatore, ricorda che le Commissioni III e IV hanno concluso l'esame del provvedimento recependo integralmente le condizioni formulate dalla Commissione bilancio nel parere espresso in data 19 luglio 2010 e apportando alcune ulteriori modificazioni al testo di carattere formale. Osserva, pertanto, che il testo del provvedimento licenziato per l'Aula dalle Commissioni Affari esteri e comunitari e difesa non appare presentare profili problematici di carattere finanziario.
Segnala che in data 20 luglio 2010 l'Assemblea ha trasmesso il fascicolo n. 1 degli emendamenti. Con riferimento alle

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proposte emendative Di Stanislao 1.1, Evangelisti 1.2, Tempestini 1.3, Evangelisti 2.1, Di Stanislao 2.2, Tempestini 2.3 e Mecacci 4.20, che incrementano l'autorizzazione di spesa relativa agli interventi ed alle iniziative in favore dell'Afghanistan e per le iniziative di cooperazione in favore di Iraq, Libano, Pakistan, Sudan, Somalia e della missione UNAMID, rileva che al relativo onere si provvede mediante incremento della quota delle maggiori entrate derivanti dall'articolo 2, comma 4-octies, del decreto-legge n. 40 del 2010, di cui si dispone l'iscrizione sul Fondo per la proroga delle missioni internazionali, di cui all'articolo 1, comma 1240 della legge finanziaria per il 2007. Al riguardo, fermo rimanendo che la relazione tecnica stimava le maggiori entrate relative alla suddetta disposizione in misura maggiore rispetto a quelle delle quali è disposto l'effettivo utilizzo, ai sensi dell'articolo 8, commi 1 e 2, ritiene opportuno che il Governo chiarisca se tale forma di copertura possa ritenersi idonea.
Per quanto concerne l'emendamento Tempestini 2.22, il quale prevede che nell'ambito dello stanziamento di cui all'articolo 2, comma 6, si provveda anche all'organizzazione di una conferenza regionale della società civile somala e dei paesi confinanti, considera opportuno che il Governo chiarisca se lo stanziamento di cui al comma 6 dell'articolo 2 possa essere utilizzato anche per queste ulteriori finalità.
Segnala che l'emendamento Biancofiore 2.20 assegna un contributo straordinario di 250 mila euro per il 2010 al Comitato atlantico italiano e che al relativo onere si provvede mediante l'incremento della riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui alla legge n. 49 del 1987. Al riguardo, ritiene opportuno che il Governo chiarisca se l'autorizzazione di spesa di cui è previsto l'utilizzo rechi le necessarie disponibilità e se le stesse possono essere utilizzate senza pregiudicare gli interventi già previsti a legislazione vigente a valere sulle medesime risorse.
Con riferimento all'emendamento Antonione 2.21, che assegna un contributo straordinario di 250 mila euro per il 2010 al Comitato atlantico italiano, rileva che al relativo onere si provvede mediante riduzione del Fondo per interventi strutturali di politica economica e che, al riguardo, ritiene necessario che il Governo chiarisca se il Fondo di cui è previsto l'utilizzo rechi le necessarie disponibilità.
Per quanto concerne le proposte emendative Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21 che riproducono, con limitate modifiche, una disposizione oggetto di una condizione del parere espresso dalla V Commissione ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione e che prevedono che il Ministero della difesa proceda, con riferimento al personale di cui all'articolo 5, comma 5, all'assunzione degli stessi, in deroga alla vigente disciplina del collocamento obbligatorio, nell'ambito delle assunzioni autorizzate annualmente ai sensi della normativa vigente, ferma rimanendo la clausola di invarianza prevista dall'articolo 5, comma 5, appare opportuno acquisire l'avviso del Governo in ordine agli effetti finanziari derivanti dalla proposta emendativa.

Il sottosegretario di Stato Alberto GIORGETTI esprime il proprio avviso contrario sugli emendamenti Di Stanislao 1.1, Evangelisti 1.2, Tempestini 1.3, Evangelisti 2.1, Di Stanislao 2.2, Tempestini 2.3 e Mecacci 4.20, in quanto ritiene che la copertura finanziaria individuata non sia idonea, rilevando altresì che gli identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21 presentano profili di criticità di carattere finanziario analoghi a quelli dell'ultimo periodo del comma 5 dell'articolo 5, soppresso dalle Commissioni di merito, in accoglimento di una condizione formulata dalla Commissione bilancio al fine di garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Ritiene, invece, che le restanti proposte emendative non presentino criticità sotto il profilo finanziario.

Massimo VANNUCCI (PD) richiamandosi a quanto già affermato in sede di discussione del parere sul testo del provvedimento,

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in riferimento alla questione dei lavoratori a termine presso il Genio militare, sottolinea come non sia appropriato argomentare la contrarietà ad una loro eventuale stabilizzazione sulla base della necessità di evitare effetti emulativi. Ricorda che si tratta di lavoratori che hanno collaborato con l'Esercito italiano da circa 18 anni e sono solo 80 persone. Fa presente che attualmente la pianta organica del Genio militare prevedrebbe 185 unità, mentre ne sono effettivamente coperte solo 117, per cui ritiene vi siano i margini per procedere nel senso della stabilizzazione proposta. Osserva, inoltre, che si tratta di personale altamente specializzato e negli emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21 si fa comunque salvo il rispetto del numero massimo di assunzioni autorizzate.

Il sottosegretario di Stato Alberto GIORGETTI ritiene che risponda a caratteri prudenziali esprimere una valutazione contraria sugli identici emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21, in quanto - salva la necessità di verificare l'effettiva possibilità di procedere alle assunzioni nell'ambito dei contingenti previsti a legislazione vigente - la previsione di forme di stabilizzazione preferenziale per determinate categorie di personale è suscettibile di determinare problemi di funzionalità per il Ministero della difesa, in ragione dell'esigenza di prevedere una diversa programmazione delle assunzioni. In particolare, rileva che la disposizione non ripropone la limitazione contenuta nel testo del comma 5 dell'articolo 5 sul quale la Commissione bilancio ha espresso il proprio parere, che stabiliva che le assunzioni non potessero comunque eccedere il limite del 20 per cento delle assunzioni autorizzate annualmente.

Massimo VANNUCCI (PD) ricorda che nel testo adottato dal Governo vi era già una norma,probabilmente scritta peggio di quella proposta nei richiamati emendamenti Rugghia 5.20 e Di Stanislao 5.21 e propone in ogni caso di valutare l'opportunità di formulare una condizione alla quale subordinare il parere favorevole su tali proposte emendative.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud), relatore, alla luce degli esiti del dibattito, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato il disegno di legge C. 3610, di conversione del decreto-legge n. 102 del 2010, recante proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace, di stabilizzazione e delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia e gli emendamenti ad esso riferiti contenuti nel fascicolo n. 1;
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo;
esprime:
sul testo del provvedimento elaborato dalle Commissioni di merito:

PARERE FAVOREVOLE

sugli emendamenti trasmessi dall'Assemblea:

PARERE CONTRARIO

sugli emendamenti 1.1, 1.2, 1.3, 2.1, 2.2, 2.3 e 4.20 in quanto suscettibili di determinare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica privi di idonea quantificazione e copertura;

PARERE FAVOREVOLE

sugli identici emendamenti 5.20 e 5.21 con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
sostituire le parole nell'ambito delle assunzioni con le seguenti: nel limite del 20 per cento delle assunzioni;

NULLA OSTA

sui restanti emendamenti».

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La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 9.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 21 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il Ministro dell'economia e delle finanze Giulio Tremonti ed il sottosegretario di Stato per il medesimo dicastero Alberto Giorgetti.

La seduta comincia alle 9.05.

DL 78/10: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 20 luglio 2010.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che è stato chiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche attraverso impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.

Il Ministro Giulio TREMONTI ricorda che la decisione in ordine all'adozione del provvedimento in esame ha origine tra il 7 e il 10 di maggio 2010, a seguito, rispettivamente, della riunione straordinaria dei Capi di Stato o di Governo del 7 maggio e della riunione dell'Ecofin del 10 maggio. Ritiene solo parzialmente corretto definire la manovra come un provvedimento europeo, poiché, anche se non vi fosse stata l'Unione europea, il provvedimento sarebbe stato adottato ugualmente per la comune matrice storica di questa fase. Osserva che, per effetto della crisi, i problemi finanziari si sono spostati dal privato al pubblico, dal default delle banche alle criticità nella gestione del debito sovrano. Rileva che si è accentuata la convinzione che la dinamica sociale ed economia europea non possa reggere, poiché vi è una maggiore produzione di debito che di ricchezza e di deficit piuttosto che di prodotto interno lordo. Ritiene che l'asimmetria tra la ricchezza prodotta e la spesa, per effetto della crisi, si presenta come non più sostenibile. Rileva che la matrice del provvedimento è europea, la logica è la tenuta complessiva dei conti anche rispetto ai mercati finanziari, ma la base è una riflessione politica. Osserva che la crisi ha interrotto un ciclo basato sulla spesa pubblica e sul debito, fondata sulla onnipotenza dello Stato che riteneva di poter finanziare in tal modo le proprie politiche. Ritiene che sia finita la rendita coloniale dell'Europa, sottolineando come la globalizzazione, che doveva rendere tutti più ricchi, come effettivamente è avvenuto per le economie dei paesi emergenti, ha creato problemi al Vecchio Continente. Osserva come, al principio di questo secolo, l'Europa deve ristrutturarsi e riorganizzarsi. Ritiene che la matrice europea sia non solo temporale, ma che ci sia qualcosa di più: la prima finanziaria comune europea. Rispetto alle osservazioni di chi ha lamentato una mancata informazione al Parlamento sulla reale situazione dei conti, replica che, in tutti i documenti europei in materia, dei quali il Governo ha dato notizia al Parlamento, secondo le vigenti procedure, si parlava dell'opportunità, per l'Italia, di una correzione tra lo 0,5 e lo 0,8 per cento. Osserva come tali raccomandazioni non fossero immediatamente vincolanti per gli Stati membri, salvo la possibilità di avviare le procedure per deficit eccessivo. Fa presente che la decisione di accelerare rispetto all'adozione dei provvedimenti correttivi è intervenuta proprio nei giorni tra il 7 e il 10 maggio scorso, quindi il Governo ha anticipato a fine maggio correzioni che avrebbe normalmente fatto a luglio. Con riferimento a chi ha rilevato che nel dibattito alla Camera del 6 maggio scorso non era stata comunicata l'intenzione di una correzione dei conti, fa presente che la manovra non incide quasi per nulla nel 2010.

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Sottolinea come il decreto-legge in esame rappresenti la prima manovra finanziaria di carattere europeo e, in sostanza, anticipi le riforme avviate in sede di Unione europea, all'esito delle quali si dovrà realizzare una sorta di sessione di bilancio a livello europeo nella quale tutti gli Stati membri, prima di presentare le rispettive manovre finanziarie, dovranno discuterne insieme il contenuto. In questo senso, evidenzia come le manovre finanziarie che verranno realizzate saranno il frutto di un coordinamento tra i diversi paesi e di un controllo reciproco sull'andamento delle rispettive finanze.
Per quanto attiene al contenuto della manovra all'esame del Parlamento, sottolinea come nell'ambito europeo fosse stata evidenziata l'opportunità di realizzare interventi sul versante della spesa, rilevando, peraltro, che una diversa strategia, volta all'incremento delle entrate, attraverso una crescita della pressione fiscale, si sarebbe rivelata una mossa suicida. Osserva, infatti, come non possa ritenersi praticabile in un Paese con una struttura fiscale come quella dell'Italia, un incremento della tassazione al fine di mantenere un livello delle spese che giudica insostenibile. Del resto, rileva come gli altri Paesi europei, con l'eccezione del Regno Unito, che ha previsto l'incremento dell'imposta sul valore aggiunto raggiungendo livelli peraltro già raggiunti dal nostro Paese, non hanno previsto interventi rilevanti in materia fiscale, se si escludono taluni marginali aggiornamenti tariffari. In ogni caso, ribadisce la necessità di tenere conto delle peculiarità di ciascun Paese, sottolineando come l'effetto combinato del mantenimento degli attuali livelli di spesa e dell'aumento delle entrate fiscali, avrebbe determinato una situazione insostenibile per l'economia e le finanze del nostro Paese. In questo contesto, il Governo ha quindi scelto di intervenire con misure di contenimento della spesa pubblica a tutti i livelli e con una distribuzione degli effetti della manovra più ampia possibile. Evidenzia, peraltro, come siano state operate precise scelte politiche, in quanto si è deciso di privilegiare anzitutto le misure volte al contenimento dei costi degli apparati pubblici, che potranno produrre ulteriori effetti a seguito delle misure di riduzione dei costi della politica che potranno essere assunte dagli organi costituzionali, e alla riduzione degli enti e degli organismi pubblici. Quanto agli effetti della manovra sulla coesione sociale, rileva come i lavoratori interessati dagli effetti del provvedimento abbiano mostrato in questi giorni un altissimo senso di responsabilità, mentre ritiene difficile affermare che un analogo senso di responsabilità sia stato dimostrato da altri soggetti istituzionali, che hanno invece ritenuto che il provvedimento rappresenti un attacco alle rispettive categorie. Per quanto attiene agli effetti del provvedimento sugli enti territoriali, osserva come la discussione con i rappresentanti di comuni e province sia risultata piuttosto lineare e siano allo stato aperti tavoli di lavoro per individuare, da un lato le modalità applicative delle disposizioni contenute nella manovra e, dall'altro, le misure attuative del federalismo fiscale, che rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per l'esame degli interventi in materia di finanza locale. Osserva, invece, come la discussione con i rappresentanti delle autonomie regionali sia stata più complessa, in quanto si è lamentata la sproporzione del peso posto in carico alle regioni. Rileva, tuttavia, che in passato le manovre correttive operate sulla finanza pubblica hanno inciso in maniera proporzionalmente minore sulle disponibilità di bilancio delle regioni, come testimoniano i dati elaborati dalla Ragioneria generale dello Stato. Nel ribadire come le parti sociali abbiano sostanzialmente accettato il contenuto della manovra, ritiene che le attese di una ripresa della conflittualità sociale in autunno saranno disattese, come peraltro accaduto già nel 2008 e nel 2009. Ritiene che tale situazione sociale debba in primo luogo ricondursi alla forza, spesso sottovalutata, del nostro Paese e, in secondo luogo, alla situazione economica dell'Italia, che evidenzia indicatori in linea con quelli registrati in media dagli altri Paesi europei. In questo contesto, pur

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rilevando come alcuni partner continentali abbiano ottenuto risultati migliori dei nostri, sottolinea come molti degli Stati che negli anni passati venivano additati come esempio, ora attraversano un profondo stato di crisi, in quanto le performance delle rispettive economie erano falsate dal forte indebitamento privato e da politiche di bilancio insostenibili. In definitiva ritiene che la manovra adottata dal Governo, oltre a rispondere alle sollecitazioni europee, contenga interventi di buonsenso, come dimostrano le reazioni sostanzialmente positive registrate a livello interno ed internazionale. Sottolinea, inoltre, l'importanza della tempestiva adozione del decreto-legge, rilevando come l'Italia sia il primo Paese ad aver adottato una manovra correttiva, mentre altri Stati dell'Unione hanno elaborato documenti di carattere esclusivamente politico ovvero hanno proposto misure che sono state fortemente contestate dall'opinione pubblica e sono quindi ancora all'esame dei rispettivi Parlamenti. Nel ritenere pertanto che la manovra si collochi nel lato giusto, non solo della storia, ma anche dei numeri, sottolinea il grandissimo senso di responsabilità dimostrato dalla cittadinanza italiana, a dispetto della scarsa o inesatta informazione sul contenuto del provvedimento, testimoniata dalla manifestazione di ieri contro il blocco del turn over nel settore sanitario. Osserva, infatti, che, come confermato dallo stesso Ministro della salute, la manovra non contiene nessuna misura a riguardo e si interroga sulle vere ragioni della manifestazione. Quanto all'esame parlamentare del provvedimento, ritiene che sia stato svolto un buon lavoro che ha consentito di apportare opportune correzioni al contenuto del decreto, che - in ragione della sua portata, senza precedenti - necessariamente abbisognava di affinamenti. In ogni caso, ritiene che la discussione svolta presso l'altro ramo del Parlamento sia stata estremamente seria e responsabile, al di là della rappresentazione falsata offerta dai mezzi di comunicazione di massa, e abbia portato a risultati di grandissimo rilievo, disconosciuti dagli stessi mezzi di comunicazione, come la riforma del sistema pensionistico, che, a suo avviso, rappresenta il più rilevante intervento realizzato in materia negli ultimi anni a livello europeo.

Pier Paolo BARETTA (PD), pur esprimendo apprezzamento per l'intervento del Ministro in occasione dell'esame del decreto presso la Commissione bilancio, esprime il proprio disagio per l'annuncio, da ultimo confermato ieri dal sottosegretario Casero, che il Governo intende porre la questione di fiducia sul testo del decreto approvato dal Senato e non su quello risultante dall'esame da parte della Commissione bilancio. Nel rilevare come tale atteggiamento rischi di rendere inutile l'esame che si svolge presso questo ramo del Parlamento, osserva come in passato si sia riusciti, anche in presenza di tempi di esame assai ristretti, ad introdurre limitate modifiche a decreti-legge, al fine di affrontare un numero ristrette di questioni problematiche. Per quanto attiene alle origini e al contesto della manovra, prendendo atto delle dichiarazioni del Ministro Tremonti, gli chiede se, a suo avviso, essa non tragga invece origine già dagli interventi adottati dal Governo a partire dal luglio 2008. Osserva, infatti, come, a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008, il Governo abbia in questi anni adottato una lunghissima serie di provvedimenti di politica economica, procedendo a continue manovre di aggiustamento dei conti pubblici, che hanno evidenziato una separazione tra le dinamiche della crisi internazionale e le scelte di politica economica del nostro Paese. In questo contesto, il Partito democratico ha sempre dichiarato di essere consapevole della estrema delicatezza della situazione economica e finanziaria e ha quindi concordato sulla necessità di un intervento correttivo, non solo per le sollecitazioni provenienti dall'Unione europea. Come emerso chiaramente dal dibattito svoltosi nella seduta di ieri, la discussione non riguarda quindi la necessità della manovra, ma la sua dimensione e i suoi contenuti. In primo luogo, ritiene che il Ministro dovrebbe chiarire

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come opererà concretamente il coordinamento a livello europeo che dovrà realizzarsi a partire dal prossimo anno, chiedendosi se si realizzerà effettivamente un maggiore coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri, ovvero se alcuni paesi, come la Germania, finiranno per imporre le proprie scelte anche agli altri partner occidentali. Ritiene quindi che la prima questione da porre attenga all'efficacia della manovra. A riguardo, nel ricordare che entro il 15 ottobre il Governo dovrà presentare la legge di stabilità che costituisce lo strumento essenziale per la realizzazione della manovra di finanza pubblica, chiede al Ministro se ritenga che, alla luce degli interventi realizzati, l'aggiustamento progressivo dei conti pubblici possa finalmente assumere un ritmo normale, o dovrà scontare continui interventi di correzione. Ritiene, inoltre, opportuno valutare l'equità delle misure contenute nel provvedimento in esame, osservando che gran parte dei sacrifici, pur necessari, saranno sostenuti dai lavoratori pubblici e dagli enti territoriali. Quanto all'assenza di forti reazioni, osserva che la relativa pace sociale deve addebitarsi alla circostanza che il Paese è pienamente consapevole della gravità della situazione economica e finanziaria. Nell'osservare come, comunque, si siano registrate proteste e dissensi, ritiene che sarebbe stato opportuno che il Governo desse ai cittadini la sensazione di una maggiore equità nella ripartizione del peso della manovra. In particolare, si chiede perché i sacrifici siano stati imposti ai soli lavoratori che appartengono al settore pubblico, ritenendo altresì che la manovra di contenimento delle spese realizzata attraverso la riduzione dei trasferimenti agli enti territoriali sia estremamente dolorosa. Nel rilevare l'assenza di adeguate politiche ridistributive, chiede se non sarebbe stato possibile ipotizzare un'ulteriore tassazione delle risorse derivanti dal rientro e dalla regolarizzazione dei capitali detenuti all'estero, al fine di dare al Paese un opportuno segnale in materia di interventi di politica sociale volti a contrastare la crescente povertà che si registra in molte aree in Italia. Nell'osservare, quindi, come i messaggi offerti dalla manovra siano in materia piuttosto deboli, rileva come sensibili miglioramenti si sarebbero potuti ottenere garantendo un adeguato dibattito presso questo ramo del Parlamento. Evidenziando come nell'attuale situazione appaia surreale ipotizzare l'esame di una contromanovra, fa presente che il proprio gruppo intende segnalare un numero ristretto di emendamenti - circa venti emendamenti con effetti finanziari e altrettanti fiscalmente neutri - volti ad introdurre nel provvedimento in esame quegli elementi di maggiore efficacia ed equità dei quali ha lamentato l'assenza. Ritiene pertanto imprescindibile la discussione di tali proposte emendative, in quanto giudica necessario che la discussione fra il Governo e la maggioranza da un lato e l'opposizione dall'altro debba avvenire all'interno delle aule parlamentari e non limitarsi ai mezzi di comunicazione di massa. Giudica, infatti, che la maggioranza ha il diritto e il dovere di governare, sottolineando tuttavia come all'opposizione debba essere riconosciuta la possibilità di discutere le scelte operate dal Governo e di proporre misure alternative.

Il Ministro Giulio TREMONTI ringrazia l'onorevole Baretta per il suo intervento. Nel ricordare che l'onorevole Baretta ha sostenuto che l'attuale manovra non sarebbe determinata dalla crisi che si è manifestata nello scorso mese di maggio ma da presunte scelte sbagliate di politica economica effettuate dal Governo nel 2008, osserva tuttavia che la Commissione europea, già nel maggio del 2008, cioè prima dell'entrata in carica dell'attuale Governo, considerava l'Italia a rischio per il deficit eccessivo. Fa presente di aver trovato tale parametro già verso il limite del 3 per cento ed osserva come non sia stato un buon risultato di politica economica, per il precedente Governo, aver fatto aumentare il deficit in un periodo di crescita economica. Rileva che fin da quando l'attuale Governo è entrato in carica, cioè dal giugno 2008, ha cercato di ristabilire un equilibrio. Sottolinea che, in passato, vi era una certa corrispondenza

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tra le critiche alla politica economica del Governo registrate in ambito italiano e quelle registrate in ambito europeo, mentre ora, a fronte di una valutazione sostanzialmente positiva proveniente dalle istituzioni europee, le uniche critiche verso l'operato del Governo si registrano nel dibattito interno. A tal proposito rileva che, forse, il problema deriva da una visione troppo parziale dei problemi e manifesta la propria disponibilità a fornire tutti gli elementi di approfondimento. Precisa che la crescita del deficit italiano è stata causata dalla caduta del Prodotto interno lordo, a sua volta provocata dalla caduta del commercio mondiale, a fronte del mantenimento di determinati e difficilmente comprimibili livelli di spesa. In proposito, osserva, a titolo di esempio, che non è possibile tagliare la pensione ad un anziano, adducendo come giustificazione la caduta del Prodotto interno lordo. Rileva, inoltre, che il deficit è causato esclusivamente dalla caduta delle entrate e non ritiene quindi corretto sostenere che vi sia un aumento effettivo della pressione fiscale, consistendo essa in un rapporto rispetto al Prodotto interno lordo. Fa presente come tali affermazioni siano considerate assolutamente ragionevoli ovunque, tranne che nel dibattito politico interno in Italia. Rileva che, in ogni caso, la dinamica del deficit italiano ed anche i dati relativi all'avanzo primario sono migliori rispetto a quelli di altri importanti paesi europei. Ritiene che se si fossero applicate talune delle misure proposte dall'opposizione la situazione sarebbe ora addirittura peggiore e ricorda a titolo di esempio la proposta di detassare le tredicesime. Ritiene che non sia stato certo un errore riuscire a conseguire tali risultati partendo da una situazione diversa e non risanata, come afferma invece l'opposizione, ricordando in proposito che la procedura di infrazione trovata dal Governo Prodi nel 2006 era in fase conclusiva a seguito della manovra adottata nel 2005, mentre la medesima procedura è stata nuovamente avviata dopo poco più di un anno di governo dell'attuale opposizione. In proposito ritiene che l'aver evitato conseguenze ulteriormente negative per l'Italia sia un merito esclusivo del Governo. Con riferimento alle prospettive future, considera auspicabile, pur nella consapevolezza che ciò non necessariamente si potrà realizzare, una sorta di quadrilatero che abbia ai due lati la difesa dall'esterno e la disciplina interna. In tale ambito, ritiene che un primo pilastro sarebbe rappresentato dal ruolo della Banca centrale europea, che è passata da un ruolo di esclusiva difesa dall'inflazione ad una posizione più attiva a difesa della moneta nel suo complesso. Fa presente che un maggiore e più incisivo ruolo della Banca centrale europea potrebbe comportare in taluni paesi, ancorché non in Italia, taluni problemi di compatibilità costituzionale, come dimostrano alcuni ricorsi ai diversi tribunali costituzionali, dei quali auspica comunque la reiezione. Ritiene inoltre che il secondo pilastro per la difesa dai pericoli che provengono dall'esterno potrà essere rappresentato dal Fondo di stabilizzazione di 700 miliardi istituito dai paesi europei contro le manovre speculative. Con riferimento alla disciplina interna, ritiene che il terzo pilastro potrà essere la revisione del patto di stabilità secondo prospettive nuove, assumendo solo la forma della revisione ma con un sostanza politica ben più profonda. Infine, particolare importanza rivestiranno le questioni della sorveglianza, della sessioni di bilancio europea e delle sanzioni. Con riferimento alla sorveglianza osserva che essa non dovrà avere riguardo solo ai debiti pubblici ma dovrà verificare i grandi aggregati, che determinano la sostenibilità dell'economia, cioè i debiti privati, il sistema pensionistico e il sistema bancario, rilevando in proposito come, mentre per anni si è fatta la guardia al debito pubblico, la crisi sia stata provocata dai debiti privati. Sottolinea che, avendo riguardo a tali più complessivi parametri, la situazione italiana si presenta decisamente diversa, potendo contare su una grande massa di risparmio privato e sulla media sostenibilità del sistema bancario e previdenziale, ricordando a tal proposito che l'importante riforma delle pensioni adottata

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con questa manovra ci pone già in una posizione di rilevanza. Ritiene quindi che la sessione di bilancio sarà l'occasione per definire, in una sede comune europea ed in un lasso di tempo determinato, una politica economica comune condivisa da declinare poi nei singoli paesi. Riguardo alle sanzioni per il mancato rispetto del Patto di stabilità, rileva che esse potranno essere non solo politiche, arrivando alla sospensione del diritto di voto, ma anche economiche, con la perdita dei fondi europei. Fa, conclusivamente, presente che tale impostazione non è propria di un singolo paese ma è comune a molti paesi europei ed investe una riflessione sul ruolo dello Stato.

Gian Luca GALLETTI (UdC), nell'associarsi all'amarezza manifestata dal deputato Baretta, osserva come, nonostante la recente riforma della contabilità e della finanza pubblica, il Parlamento stia ancora al punto di partenza e non riesca ad incidere sulla manovra finanziaria. Si chiede quindi come, tenuto conto dell'effetto recessivo dei tagli ai trasferimenti in favore delle regioni e dei comuni, sarà possibile evitare una nuova manovra entro la fine dell'anno. Ritiene che il Ministro, piuttosto che partecipare ai seminari dell'Aspen e dello studio Ambrosetti, dovrebbe frequentare le piazze ed incontrare i cittadini, estremamente preoccupati per l'imminente ridimensionamento dei servizi sociali. Osserva, quindi, come l'Unione europea abbia valutato positivamente l'effetto complessivo della manovra in termini di riduzione della spesa, ma non abbia approfondito la qualità degli interventi dei quali, al contrario, il suo gruppo ha piena consapevolezza e ne teme gli effetti sulla vita dei cittadini.
Rileva, inoltre, che quasi metà della manovra si basa sul recupero dell'evasione fiscale, senza considerare come gli effetti di tali misure vadano valutati sempre con grande prudenza, perché spesso non si rivelano attendibili. Ritiene che ci si trovi in presenza di una manovra priva di coraggio, che esprime la debolezza politica del Governo e demanda gran parte delle riduzioni di spesa alle regioni ed agli enti locali. Non considera peraltro possibile continuare con la politica dei tagli lineari e ad affidarsi completamente al federalismo. Ritiene, invece, che il vero problema sia ridurre i troppi centri di spesa: i comuni con meno di mille abitanti, le 103 province, le ventuno regioni. Considera, tra l'altro, il federalismo un'operazione pericolosa per la tenuta dei conti pubblici, osservando come il 25 per cento delle risorse delle regioni siano classificate come oneri non ripartibili ed i bilanci regionali vengano predisposti con criteri completamente diversi. Anche per quanto riguarda i comuni, sottolinea i problemi di classificazione dei bilanci e di tenuta complessiva delle finanze comunali. Ritiene, pertanto, che il federalismo rappresenti un salto nel buio, perché non si conosce la situazione di partenza. Chiede, inoltre, cosa stia facendo il Governo per ridurre il debito pubblico e la crescita, considerato che la manovra in esame si limita adattare una politica di contenimento della spesa.
Richiama, infine, l'attenzione sul problema delle scuole paritarie, che per il suo gruppo costituiscono un valore, e chiede se, con un provvedimento successivo, verranno stanziati i 230 milioni dei quali il settore ha estrema necessità.

Antonio BORGHESI (IdV) chiede al Ministro per quale ragione il Governo abbia adottato una manovra recessiva e depressiva, che non prevede nulla per la crescita, ricordando come il suo gruppo abbia predisposto una manovra alternativa che, attraverso una serie di riduzioni di spesa, libera risorse nella misura di 8 miliardi annui in favore dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, destinate ad alimentare la domanda interna, nonché risorse pari a 9 miliardi annui per la riduzione delle tasse, ed in particolare dell'IRAP, a beneficio delle piccole e medie imprese.
Osserva, quindi, come senza tagli delle tasse non si possa parlare di crescita e come la manovra sia a carico delle solite categorie: lavoratori dipendenti, pensionati e microimprese. Rileva, inoltre, che la

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relazione tecnica evidenzia interventi di riduzione della spesa in materia di scuola, sanità, pensioni, trattamenti di fine rapporto ed enti territoriali. Il suo gruppo rifiuta pertanto un provvedimento che continua a mettere le mani nelle tasche degli stessi italiani, riduce i servizi degli enti territoriali ed è fondamentalmente privo di equità. La manovra, invece, non tocca i soggetti che non hanno mai pagato e non chiede un contributo di solidarietà a chi ha illegittimamente esportato capitali all'estero. Si chiede, inoltre, perché non vengano proposti tagli alla politica ed alla casta, non vengano toccate le province e le auto blu che, secondo il Ministro Brunetta, hanno un costo di 4 miliardi l'anno.
Si chiede, inoltre, perché infilare a tradimento nel testo blindato della manovra una norma che salva gli autori dei reati fallimentari e di bancarotta e della quale non si capisce chi siano i destinatari.
Si augura, conclusivamente, che il Ministro fornisca al riguardo risposte precise e non generiche come quelle rese al deputato Baretta sulle questioni europee, rilevando come la manovra si basi, tra l'altro, su entrate incerte e individui dei mezzi di copertura che il Governo e la maggioranza hanno ritenuto inidonei quando sono stati anche di recente utilizzati da emendamenti delle opposizioni.

Il Ministro Giulio TREMONTI assicura in primo luogo che non ci sarà un'altra manovra correttiva, dal momento che i conti pubblici per l'esercizio 2010 non rendono necessario un intervento correttivo, a dispetto delle attese di quanti invece auspicano strumentalmente un peggioramento della situazione economica e finanziaria. Con riferimento alle esortazioni dell'onorevole Galletti ad adottare provvedimenti più coraggiosi, osserva che un analogo coraggio è mancato proprio al gruppo dell'UdC, che aveva annunciato in passato l'imminente presentazione di una riforma del sistema pensionistico, rilevando come non ci si possa limitare a criticare le scelte del Governo ma sia necessario presentare specifiche proposte di legge. In ogni caso, rileva che il disegno di riforma delineato dall'onorevole Galletti ha un impianto cosmogonico e coinvolge aspetti che richiedono una riforma costituzionale, che non può realizzarsi nell'ambito di una manovra di correzione dei conti pubblici. Per quanto attiene alla riorganizzazione dei livelli territoriali di governo, osserva che tale tema può essere affrontato nell'ambito dell'esame del disegno di legge relativo alla cosiddetta Carta della autonomie, mentre in questa sede sono comunque previsti interventi di riduzione dei trasferimenti agli enti locali. Con riferimento ai rapporti tra il provvedimento in esame e il federalismo fiscale, osserva come l'attuazione dell'articolo 119 della Costituzione rappresenti un processo di riforma di respiro generale e, pertanto, abbia un'ampiezza maggiore rispetto ai temi affrontati dal decreto-legge, sottolineando tuttavia come si tratti di un aspetto che non può non essere tenuto nella dovuta considerazione. A tale ultimo riguardo, sottolinea come uno dei più rilevanti risultati raggiunti già in questa prima fase di attuazione del federalismo fiscale sia la costituzione di una base dati comune tra i diversi livelli territoriali che, superando le resistenze incontrate in passato, consentirà un'analisi aggregata degli andamenti della finanza pubblica. Ritiene, pertanto, che l'attuazione del federalismo fiscale non rappresenti un salto nel buio, come paventato dall'onorevole Galletti, ma costituisca un'esigenza imprescindibile per il nostro ordinamento, che non può sostenere a lungo l'attuale assetto dei rapporti economici e finanziari tra lo Stato e gli enti territoriali. Per quanto attiene alle osservazioni dell'onorevole Borghesi in ordine alla disciplina dei reati fallimentari, nel sottolineare come i toni utilizzati non siano adeguati alla dignità delle aule parlamentari, evidenzia che la causa di esclusione della punibilità si applicherà ai futuri reati e che le modifiche introdotto sono state condivise nel corso dell'esame presso l'alto ramo del Parlamento anche da gruppi di opposizione. Per quanto attiene poi alla proposta di legge contenente

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una manovra alternativa, presentata dal gruppo dell'Italia dei Valori, evidenzia come gli interventi in essa previsti siano estremamente disomogenei e non apportino la necessaria correzione agli andamenti della finanza pubblica, dal momento che le maggiori risorse reperite vengono destinate a una pluralità di finalità di spesa. In ogni caso, con riferimento alle misure relative al contenimento dei costi della politica, rileva che misure volte a colpire gli organi rappresentativi dei piccoli comuni non determinano significativi risparmi di spesa, ma rischiano di danneggiare sensibilmente soggetti che assicurano la rappresentanza dei territori. Osserva, comunque, che il decreto-legge in esame contiene importanti misure volte al contenimento dei costi della politica, sottolineando altresì l'esigenza di una più attenta verifica dell'utilizzo delle somme stanziate per il finanziamento pubblico ai partiti politici, che, in taluni casi dei quali si sono occupate le cronache, sono state oggetto di una cattiva gestione. Ribadisce, poi, il carattere eterogeneo delle misure contenute nella manovra alternativa proposta dal Gruppo dell'Italia dei Valori, osservando come proposte di analogo tenore non siano state presentate in nessun paese dell'Unione europea e sottolineando come gli interventi proposti non presentino una logica sistematica e non consentano di raggiungere gli obiettivi di finanza pubblica necessari nell'attuale contesto economico.

Bruno CESARIO (Misto-ApI) preliminarmente ricorda che vi sono, secondo le più recenti stime, circa 7 milioni di cittadini meridionali in stato di indigenza. Fa presente che, secondo i dati SVIMEZ, il 20 per cento dei cittadini meridionali non può sostenere le spese mediche e paga in ritardo le bollette. Concorda con l'affermazione del Ministro secondo la quale i numeri vengono prima della politica, ma ritiene che le persone vengano ancor prima dei numeri e della politica. Chiede quindi, a nome dell'Alleanza per l'Italia, un confronto vero, ricordando che anche la maggioranza ha avanzato diverse proposte di modifica della manovra. In proposito, pur consapevole della rilevanza degli obiettivi di finanza pubblica, ritiene che non si possa dire alle popolazioni del sud che l'avanzo primario è migliore rispetto ad altri paesi europei se poi la gente non può mangiare. Sottolinea che, a seguito del taglio di risorse nei confronti degli enti locali e delle regioni, vi sarà un pesante taglio dei servizi erogati ai cittadini. Condivide, quindi, l'esigenza di colpire i cattivi amministratori, ma non ritiene giusto penalizzare anche quelli che hanno dimostrato comportamenti virtuosi. Ribadisce la necessità di un dialogo più approfondito per migliorare un testo rispetto al quale esprime insoddisfazione. Ritiene inoltre indispensabile evitare demagogia sull'abolizione delle province o su altri temi, quando sarebbe necessario intervenire, ad esempio, su chi ha beneficiato delle norme relative al rimpatrio dei capitali, sottolineando in proposito che con un ulteriore prelievo del 5 per cento si sarebbero potuti avere oltre 4,5 miliardi di euro sufficienti ad attutire l'entità dei tagli predisposti con la manovra. Ritiene che con la manovra adottata dal Governo paghino solo le fasce più deboli, chiedendo pertanto una disponibilità a correggere quantomeno gli errori che vi sono, a tal fine anche concordando un numero massimo di emendamenti da discutere. Ritiene necessario evitare un'inutile liturgia al fine di un maggiore rispetto per l'opposizione e per il Parlamento, ricordando che analoghe richieste provenivano dall'attuale maggioranza nella scorsa legislatura ed auspico che coloro i quali sedevano tra i banchi dell'opposizione evitino di far prevalere la prepotenza dei numeri. Ribadisce che vi sono molte persone in difficoltà ed invita tutti ad andare in giro per le piazze in Italia. Sottolinea che la gente non ha più speranza ma vi è molta rassegnazione, rilevando come sia peraltro sconcertante il dato relativo dell'immigrazione dal sud verso il nord e verso l'estero. Ritiene necessario dare la priorità al Mezzogiorno e chiede di non chiudere la vicenda con il voto di fiducia.

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Massimo POLLEDRI (LNP) nel ribadire la fiducia verso le persone, più che nei mercati, chiede se sia possibile ipotizzare una revisione delle norme relative al patto di stabilità in modo di premiare i comuni virtuosi. Condividendo lo stanziamento di 9 miliardi per gli ammortizzatori sociali, chiede tuttavia se il Governo intenda procedere a sostegno della famiglia, in una situazione di scarsa natalità.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud), nel rilevare l'estremo interesse delle questioni affrontate nel dibattito svoltosi, dichiara di aver apprezzato la disponibilità dimostrata dal Ministro Tremonti di affrontare in future sedi di dialogo un approfondimento delle linee di politica economica del Governo. In questo contesto, ritiene importante che il Governo assicuri l'adozione di adeguati interventi di sostegno alle aree meridionali del Paese, realizzando quel cosiddetto «piano Marshall» che era stato annunciato qualche tempo fa. Giudica, pertanto, particolarmente utile sviluppare un confronto sui temi dello sviluppo del Mezzogiorno, sottolineando come il sostegno alle aree meridionali costituisca una opportunità per l'intero Paese.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, nel concordare sulla rilevanza delle questioni attinenti al sostegno dello sviluppo del Mezzogiorno, ricorda come la Commissione stia svolgendo una indagine conoscitiva sull'efficacia della spesa e delle politiche di sostegno per le aree sottoutilizzate. In proposito, ritiene, comunque, che sarebbe opportuno approfondire le questioni attinenti all'utilizzo dei fondi già stanziati per le politiche di coesione, osservando come in moltissimi casi il Parlamento non abbia piena conoscenza della destinazione delle risorse destinate alle aree sottoutilizzate. Ringrazia il Ministro per il suo intervento e, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame alla seduta pomeridiana.

La seduta termina alle 10.45.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.15 alle 14.30.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 21 luglio 2010. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Intervengono i sottosegretari di Stato per l'economia e le finanze Alberto Giorgetti e Luigi Casero.

La seduta comincia alle 14.30.

DL 78/10: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nell'odierna seduta antimeridiana.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, segnala che, oltre ad un emendamento riferito al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 78 del 2010 (vedi allegato 1), sono state presentate 933 proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge. Nel segnalare che nella giornata di oggi la Commissione esaminerà esclusivamente le proposte riferite ai primi venti articoli del decreto (vedi allegato 2), fa presente che la Presidenza ha valutato l'ammissibilità per materia delle proposte emendative presentate ai primi undici articoli del provvedimento. Ricorda, infatti, che, ai sensi del comma 7 dell'articolo 96-bis del Regolamento, non possono ritenersi ammissibili le proposte emendative che non siano strettamente attinenti alla materia dei decreti-legge all'esame della Camera.
Evidenzia che tale criterio risulta più restrittivo di quello dettato, con riferimento agli ordinari progetti di legge, dall'articolo 89 del medesimo Regolamento, il quale attribuisce al Presidente la facoltà di dichiarare inammissibili gli emendamenti e gli articoli aggiuntivi che siano relativi ad

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argomenti affatto estranei all'oggetto della discussione. Ricorda, inoltre, che la lettera circolare del Presidente della Camera del 10 gennaio 1997 sull'istruttoria legislativa precisa che, ai fini del vaglio di ammissibilità delle proposte emendative, la materia deve essere valutata con riferimento ai singoli oggetti e alla specifica problematica affrontata dall'intervento normativo. Ritiene, tuttavia, che, nella fattispecie, vada tenuto debitamente conto del peculiare contenuto del decreto-legge in esame che reca, come è noto, una manovra finanziaria triennale, intervenendo in una pluralità di settori anche con misure di carattere ordinamentale ed organizzatorio. Dichiara, quindi, di aver considerato, nel valutare l'ammissibilità degli emendamenti, l'opportunità di consentire, comunque, ai singoli parlamentari di presentare proposte alternative agli interventi previsti dal Governo nel decreto-legge, purché tali proposte risultassero attinenti alle medesime materie oggetto del provvedimento e non si traducessero in misure di carattere microsettoriale o localistico non riconducibili alla struttura ed alla logica del decreto-legge in esame.
Avverte che, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative, relative all'articolo 1 del disegno di legge di conversione e ai primi undici articoli del decreto-legge, sono da ritenersi inammissibili: Borghesi Dis. 1.1, che si configura come un maxi emendamento sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e dello stesso decreto-legge; Livia Turco 1.01, che prevede l'istituzione di una dote fiscale per il nucleo familiare; Oliverio 3.3, volto a prorogare alcune agevolazioni previdenziali per il settore agricolo; Bressa 3.5, in materia di protezione civile; Galletti 4.01, in materia di pubblicità dei bandi; Galletti 7.35, Galletti 7.29, Galletti 7.51 e Di Biagio 7.3, che recano una delega legislativa; Beccalossi 7.14, che reca disposizioni in materia di AAMS e UNIRE; Moffa 7.1, che reca una norma di interpretazione autentica in materia previdenziale; De Biasi 7.54 e 7.55, che incrementa le dotazioni del fondo unico per lo spettacolo; Beltrandi 8.27 e 8.28, che modificano l'articolo 68 del codice dell'amministrazione digitale relativa all'analisi comparativa dei programmi informatici disponibili sul mercato; Rubinato 8.26, in materia di appalti pubblici; Piffari 8.02, recante una razionalizzazione delle procedure della Protezione civile; Di Biagio 9.4, che reca disposizioni in materia di detrazioni per carichi di famiglia per i soggetti non residenti; Di Biagio 9.5, che reca disposizioni in materia di sostegno alla stampa italiana all'estero; Di Biagio 9.6, che prevede un'esenzione dall'ICI per le abitazioni non locate dei cittadini italiani iscritti nell'Anagrafe degli Italiani residenti all'estero; Ruvolo 9.38 e 9.102, che prevedono una modifica alla definizione delle prestazioni di lavoro accessorio contenuta nel decreto legislativo n. 276 del 2003; Ghizzoni 9.114, che prevede una modifica alla disciplina del reclutamento dei professori universitari; Cesario 9.02, che prevede sanzioni in caso di mancato rispetto dell'obbligo di motivazione dei provvedimenti amministrativi; Livia Turco 10.14 e 10.9, i quali recano una disciplina in materia di non autosufficienza; Polledri 10.16, che reca una disposizione in materia di carta di soggiorno e permesso di soggiorno; Motta 10-bis.01, recante disposizioni in materia di barriere architettoniche; Codurelli 11.02, in materia di assistenza sanitaria per i cittadini di Campione d'Italia.
Ricorda, infine, come, poiché il provvedimento, che persegue finalità di stabilizzazione finanziaria relative al prossimo triennio, non è stato formalmente collegato dal Governo alla manovra finanziaria, le valutazioni di ammissibilità non hanno riguardato i profili relativi alle clausole di copertura finanziaria delle proposte emendative. Sottolinea, comunque, che la Commissione è chiamata evidentemente a valutare, anche in casi come questo, con estremo rigore i profili finanziari delle proposte emendative.

Antonio BORGHESI (IdV) non condivide le ragioni in base alle quali il suo emendamento Dis. 1.1 è stato dichiarato

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inammissibile, in quanto cioè maxiemendamento interamente sostitutivo del testo. Ritiene, in proposito, difficile comprendere quale sia la differenza, anche dal punto di vista formale, tra la sostituzione di ciascun articolo con singoli emendamenti rispetto alla sostituzione dell'intero testo con un unico voto. Chiede dunque un'ulteriore riflessione. Preso atto delle dichiarazioni rese dal rappresentante del Governo nel corso dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, che ha confermato che il Governo porrà la questione di fiducia sull'approvazione del provvedimento nel testo del Senato, ritiene che ciò configuri una totale umiliazione del Parlamento. Rileva che, in passato, ci sono state umiliazioni parziali, nei confronti dell'Assemblea o di parte della Commissione, ma mai umiliazioni totali. Annuncia che il suo gruppo non intende partecipare a questa umiliazione totale e che pertanto i deputati dell'Italia dei Valori non parteciperanno oltre ai lavori della Commissione sulla manovra, preannunciando comunque la presentazione di una relazione di minoranza ai sensi dell'articolo 79, comma 12, del Regolamento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, con riferimento alle osservazioni dell'onorevole Borghesi in ordine all'inammissibilità del suo emendamento Dis. 1.1, ricorda che il Presidente della Camera, nella seduta dell'11 luglio 2007, ha chiarito che riarticolazioni del testo attraverso un maxiemendamento possono ritenersi ammissibili solo allorché il Governo ponga la questione di fiducia sul maxiemendamento medesimo. Tale considerazione appare ancora più pregnante qualora, come nel caso in esame, il maxiemendamento risulti riferito ad un disegno di legge di conversione di un decreto-legge.

Pier Paolo BARETTA (PD) rileva che le valutazioni in ordine all'ammissibilità delle proposte emendative devono, a suo avviso, tenere conto delle peculiarità del provvedimento in esame e della sua particolare ampiezza contenutistica. In questo contesto, ritiene quindi necessaria una riconsiderazione delle valutazioni espresse dalla presidenza della Commissione e, in particolare, di quelle riferite all'articolo aggiuntivo Livia Turco 1.01, agli emendamenti Bressa 3.5, Livia Turco 10.14 e Livia Turco 10.9.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, avverte che, secondo le intese intercorse nell'ambito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentati dei gruppi, la seduta verrà sospesa fino alle 16.30 e invita i rappresentanti dei gruppi a voler far pervenire eventuali segnalazioni relative alle proposte emendative che si richiede vengano, comunque, poste in votazione entro la ripresa della seduta. Invita, inoltre, i rappresentanti dei gruppi a voler formulare eventuali richieste di riesame delle valutazioni in ordine all'ammissibilità delle proposte emendative riferite agli articoli da 1 a 11 entro le ore 16 di oggi. Sospende, quindi, la seduta.

La seduta, sospesa alle 14.45, riprende alle 16.50.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, segnala che il gruppo del Partito democratico ha chiesto che vengano riesaminati alcuni emendamenti dichiarati inammissibili per estraneità di materia: Bressa 3.5, in materia di organizzazione della protezione civile, Livia Turco 10.14, in materia di non autosufficienza, Oliverio 3.3, in materia di proroga di agevolazioni contributive nel settore agricolo e Rubinato 8.26, in materia di appalti pubblici.
Ritiene di poter riammettere l'emendamento Livia Turco 10.14, che incide, tra l'altro, sulla materia dei trasferimenti alle regioni, già oggetto del provvedimento in esame.
Per quanto concerne l'emendamento Oliverio 3.3, ritiene che possa essere riammesso in considerazione delle numerose disposizioni in materia previdenziale contenute nel provvedimento e della circostanza che lo specifico profilo della materia oggetto dell'emendamento è stato argomento di discussione anche presso l'altro ramo del Parlamento.

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Ritiene, infine, di poter riammettere l'emendamento Rubinato 8.26, limitatamente al comma 10, in considerazione del fatto che esso incide in parte su una materia già contenuta nel decreto-legge.
Con riferimento alle proposte emendative riferite agli articoli da 12 a 20, avverte che, sulla base dei criteri enunciati nella prima parte dell'odierna seduta pomeridiana in sede referente, sono da ritenersi inammissibili, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del Regolamento, le seguenti proposte emendative: Ruvolo 12.46, che disciplina la procedura per l'attribuzione del codice CAR alle imprese agricole; Ciccanti 12.01, in materia di contributi previdenziali agricoli; Beltrandi 13.01, recante la riforma del sistema nazionale dell'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali; Codurelli 14.38, relativo all'utilizzo di somme assegnate al comune di Campione d'Italia; Cesario 14.62 e 14.63, che incidono sull'attuazione di deleghe legislative; Rubinato 14.44, che istituisce un fondo per la morosità incolpevole da destinare ai comuni; Borghesi 14.01 e Capodicasa 14.08, recante una nuova disciplina per la gestione della tariffa per i rifiuti solidi urbani; Moffa 14.02, che amplia le prestazioni erogate dall'INPS agli iscritti alla gestione alla cassa Enpdedp; Mariani 14.012, che istituisce l'anagrafe delle stazioni appaltanti presso l'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavoro, servizi e forniture; Galletti 14.09 e Pedoto 14.011, che trasforma in fondazioni i policlinici universitari; Causi 14.06, in materia di canoni di occupazione dei servizi a rete; Lovelli 15.02, che prevede l'istituzione di un'autorità per i servizi e l'uso delle infrastrutture ferroviarie; Mantini 15.03, che prevede la destinazione di una quota derivante dal prelievo sui diritti di imbarco ad un fondo di garanzia per gli utenti del trasporto nei casi di fallimento delle compagnie aeree; Federico Testa 16.01, volto a prevedere la separazione proprietaria della rete di trasporto e degli stoccaggi di gas naturale; Poli 17.02 volto alla riapertura dei termini per la rivalutazione dei beni di impresa; Brugger 19.16 che reca una norma di interpretazione autentica in materia di ICI applicabile ai fabbricati rurali; Brugger 19.18 e Brugger 19.19 volti a disciplinare l'applicazione, nei territori in cui si applica il sistema tavolare, dell'obbligo di corredare gli atti di trasferimento, costituzione o scioglimento di comunione di diritti reali su fabbricati del riferimento alle planimetrie depositate in catasto di cui all'articolo 29, comma 1-bis, della legge n. 52 del 1985; Brugger 19.17, volto ad introdurre l'obbligo, nei territori in cui vige il sistema tavolare, di dichiarare che le planimetrie catastali coincidano con quelle tavolati; De Micheli 19.03, in materia di rinegoziazione dei mutui; Livia Turco 20.5 e 20.6 recanti misure di sostegno alla flessibilità oraria e del part time, nonché incentivi per l'assunzione di persone che abbiano dedicato determinati periodi alla cura della famiglia; Murer 20.7, recante disposizioni in tema di assistenza alla maternità ed alla conciliazione dei tempi per l'accesso ai servizi; Sbrollini 20.3, che prevede la costituzione di un fondo finalizzato alla realizzazione di nuovi asili nido.
Fissa il termine per la presentazione di eventuali richieste di riesame rispetto alle valutazioni di ammissibilità testé espresse alle ore 17.30.
Fa quindi presente che i gruppi del Partito democratico, dell'UdC e il gruppo misto hanno proceduto alla segnalazione di proposte emendative da porre comunque in votazione.

La Commissione, come deliberato dall'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, procederà pertanto ora esclusivamente all'esame e alla votazione delle proposte emendative segnalate.

Gioacchino ALFANO (PdL) e Massimo BITONCI (LNP) ritirano tutti gli emendamenti presentati dai componenti dei rispettivi gruppi parlamentari.

La Commissione, accantonato le proposte emendative segnalate con riferimento all'articolo 1, passa all'esame dell'emendamento Duilio 2.17.

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Lino DUILIO (PD) illustra le finalità del proprio emendamento 2.17 che incide sul testo dell'articolo 2, che avrebbe auspicato fosse modificato al Senato. Si tratta di disposizioni relative alla nuova filosofia della legge di stabilità. Ricorda in proposito che, in diverse sedi istituzionali, il proprio gruppo ha più volte richiamato positivamente i contenuti della legge di stabilità. Chiede incidentalmente al rappresentante del Governo per quali motivi sia stato ignorato il termine di presentazione delle Linee guida prodromiche alla predisposizione della Decisione di finanza pubblica, fissato al 15 luglio. Nel merito, sottolinea che, nella nuova legge di contabilità, è stata introdotta una norma che consente la rimodulazione in via compensativa delle dotazioni finanziarie anche tra le diverse missioni. Ricorda che, in occasione dell'esame del decreto legge n. 112 del 2008, si era molto polemizzato sulla flessibilità del bilancio; in questo caso, si introduce una disposizione che stravolge completamente la filosofia della legge di bilancio. Nella consapevolezza che l'odierna discussione non porterà ad alcuna modifica del provvedimento in esame, ribadisce la richiesta di chiarimenti al Governo sull'applicazione dell'articolo 2, che sembrerebbe surrettiziamente sottrarre competenze al Parlamento per trasferirle all'Esecutivo.

Il sottosegretario Luigi CASERO sottolinea che, a fronte di una manovra economica complessa, che colpisce con tagli consistenti i vari Ministeri, è necessario prevedere una flessibilità tra le diverse missioni per rimodulare le spese. Osserva inoltre che la legge di bilancio viene approvata dal Parlamento che, pertanto, mantiene la sua sovranità legislativa.

Amedeo CICCANTI (UdC), nel dichiarare voto contrario sull'emendamento Duilio 2.17, ricorda che l'articolo 23 della legge n. 196 del 2009 in materia di flessibilità di bilancio, è stato approvato all'unanimità da tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Si tratta di una riforma di sistema che viene violata dall'articolo 2 del decreto-legge in esame. Sottolinea che il fondamento della legge n. 196 è proprio l'organizzazione del bilancio in missioni e programmi e che l'unità del bilancio è data dai programmi che hanno carattere di trasversalità e consentono una lettura di più centri di spesa, rappresentando le missioni macroaggregati di programmi. Dal punto di vista contabile, si rende pertanto più difficile e meno trasparente la lettura del bilancio.

Pier Paolo BARETTA (PD), nel giudicare insoddisfacente la risposta del Governo, sottolinea che la discussione in corso è del tutto inutile dal punto di vista sostanziale, in quanto il provvedimento d'urgenza in esame non sarà modificato. Chiede, tuttavia, al Governo di fornire chiarimenti e approfondimenti almeno sulle questioni poste dall'opposizione.

Marina SERENI (PD) ritiene totalmente insufficiente la risposta fornita dal Governo con riferimento all'applicazione della nuova legge di contabilità pubblica, in una fase transitoria caratterizzata dalla impossibilità di modificare i regolamenti parlamentari. Ricorda che uno dei punti qualificanti della riforma della contabilità pubblica - che ritiene abbia rappresentato uno dei passaggi più positivi della legislatura - era legato al ruolo di controllo del Parlamento, enfatizzato dalla stessa riforma. A tale proposito, esprime rammarico per il fatto che, ancor prima di attuarla, il Governo abbia introdotto con la manovra norme che contraddicono la riforma della contabilità pubblica, per di più con un provvedimento di urgenza che la maggioranza considera non modificabile, rischiando in tal modo di generare un vulnus legislativo.
Osserva, infatti, che la nuova legge di contabilità pubblica attribuisce al Parlamento un minor potere sulle singole scelte gestionali ampliando il suo potere di controllo, mentre il provvedimento in esame contiene elementi che ritiene drammaticamente contraddittori, che vanificano quello che considera uno dei rari momenti

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di luce della legislatura nel rapporto tra Parlamento e Esecutivo, con particolare con riferimento al ruolo del Parlamento.

Massimo VANNUCCI (PD) nell'associarsi all'appello rivolto dall'onorevole Baretta, invita il Governo e la maggioranza a prendere coscienza della presenza di una serie di inevitabili errori contenuti nel provvedimento in esame che, seppure in un quadro di conclamata rigidità del decreto-legge, dovrebbe indurre, almeno in futuri provvedimenti, ad introdurre quelle che si manifesteranno come inderogabili e necessarie modifiche, come già accaduto in passato per gli altri provvedimenti cosiddetti anticrisi, successivamente oggetto di ulteriori interventi. Ritiene pertanto che la maggioranza, più che trincerarsi nel silenzio, avrebbe potuto dare una disponibilità in questo senso.
Con riferimento poi alla legge n. 196 del 2009, non può esimersi dall'osservare come dopo soli otto mesi si proceda ad una sua sostanziale vanificazione, di fatto sconfessandola. Osserva inoltre che consentire al Governo di modificare gli appostamenti di bilancio nelle singole missioni, per operare incrementi e decrementi a favore dell'una e a sfavore dell'altra, renderà sicuramente vano il ruolo del Parlamento, che è anche quello di distribuire le risorse tra le varie missioni, domandandosi a tal proposito quale ruolo residuale verrebbe in tal modo ritagliato all'istituzione parlamentare.

Maino MARCHI (PD) ritiene che in questa vicenda sia in gioco il rapporto tra maggioranza e opposizione ed anche tra i gruppi parlamentari ed il Governo, trattandosi della legge di contabilità per la quale era stato compiuto nelle Commissioni e in Assemblea un lavoro unitario, come già accaduto solo per l'approvazione della legge delega sul federalismo fiscale, pur con espressione, in quella circostanza, di un voto diverso. Ritiene infatti che l'intervento di modifica della legge di contabilità, che il Governo ha perpetrato alla prima occasione utile, sia cosa grave che mette in discussione il confronto costruttivo a livello parlamentare. Il Governo, infatti, sarebbe venuto meno ad un impegno assunto in un momento costruttivo di lavoro parlamentare privo di contrapposizioni, incidendo sul possibile rapporto di collaborazione tra maggioranza e opposizioni.

Lino DUILIO (PD) ritiene che la norma in questione ponga anche problemi di rilievo costituzionale. Ricorda, a tale proposito, che già in occasione della discussione del decreto-legge n. 112 del 2008, il Presiedente della Repubblica era intervenuto sull'esigenza che il rapporto tra legislativo ed esecutivo non venisse modificato surrettiziamente a seguito di decisioni, assunte dal Governo, di esproprio di competenze del Parlamento. Ricorda inoltre che in quella occasione fu appositamente previsto un parere delle Commissioni parlamentari. La vicenda in questione pertanto, oltre a porre problemi di metodo, di ordine politico, ne pone di costituzionali, in quanto trasferisce all'Esecutivo decisioni proprie del Parlamento. Ritiene poi assolutamente inaccettabile la spiegazione data dal Governo che si riferisce alla successiva decisione del Parlamento in sede di bilancio. L'azione ex post, infatti, non potrebbe che avere gravissime conseguenze, ipotizzando che il Parlamento non approvi il bilancio preventivo.
Chiede pertanto che quando, nella sede propria, il Presidente della Repubblica dovrà firmare la legge di conversione si tenga conto di un atto che modifica in modo surrettizio il rapporto tra Legislativo e Esecutivo.
Chiede inoltre che la Commissione sia messa nella condizione di conoscere quale sia la sede in cui si riferisca in merito alle decisioni di finanza pubblica di cui non vi è notizia.

Pier Paolo BARETTA (PD) ritiene che qualora il Governo fosse disponibile ad accogliere un ordine del giorno che recepisse l'esigenza manifestata dall'opposizione con riferimento al rispetto della legge n. 196, i presentatori potrebbero

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valutare l'ipotesi di ritirare l'emendamento in esame.

Amedeo CICCANTI (UdC) ritiene opportuno compiere una riflessione sul significato più generale dell'articolo 2, il cui effetto si risolverebbe in una completa vanificazione dell'attività di allocazione delle risorse che il Parlamento effettua con la legge di bilancio. Infatti, dopo la conversione del decreto-legge, tutti gli importi delle missioni, ad esclusione di quattro, potranno essere modificati dal Governo, cancellando di fatto, più che violando, la legge n. 196, e attribuendo inoltre al Presidente del Consiglio una ulteriore possibilità di intervento.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, ricorda come già presso l'altro ramo del Parlamento sia stato abbondantemente chiarito che la «forzatura» viene consentita al fine di rispondere alle inderogabili necessità della crisi. Pertanto, il parere del relatore sull'emendamento Duilio 2.17 non può che essere contrario, dal momento che i tagli lineari sono necessitati dalle scelte emergenziali.

Il sottosegretario Luigi CASERO, osserva che, trattandosi di condizioni di emergenza, si richiedono norme di emergenza che permettano di intervenire con flessibilità. Lo spirito della norma è quindi quello di permettere flessibilità e non precludere alcune azioni operative, che sono necessarie e fondamentali e che rischiano di essere impedite proprio per la mancanza di flessibilità. Comprendendo peraltro come la norma possa scontrarsi con lo spirito della riforma recata dalla legge n. 196, manifesta disponibilità del Governo con riferimento alla presentazione di un eventuale ordine del giorno che lo inviti ad interconnettere la necessità di flessibilità di una politica di rigore alla possibilità di salvaguardare lo spirito e i principi della riforma approvata all'unanimità dalla Commissione e dal Parlamento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, osserva che, nell'ipotesi della predisposizione di un ordine del giorno, potrebbe essere utile approfondire il concetto della motivata esigenza, al quale il legislatore subordina il ricorso alla flessibilità, riaffermando in tal modo il ruolo del Parlamento.

Amedeo CICCANTI, (UdC) preso atto del fatto che il Governo e il presidente della Commissione hanno preso in considerazione il rilievo mosso, e in attesa di una migliore definizione della questione da parte della maggioranza, ritiene utile accantonare temporaneamente l'esame dell'emendamento 2.17 Duilio, che dichiara di sottoscrivere.

Lino DUILIO, (PD) concorda sulla necessità di accantonare l'emendamento, in vista di una possibile formulazione di un ordine del giorno per l'Assemblea.

La Commissione, accantonato l'emendamento Duilio 2.17, passa all'esame dell'emendamento Oliverio 3.3.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL), ritiene che l'emendamento in esame sia non solo fondato, ma anche di buon senso e giusto, trattandosi della proroga della copertura finanziaria, fino al 31 dicembre 2010, delle norme per l'abbattimento degli oneri contributivi in agricoltura nelle aree svantaggiate. Ricorda a tale proposito che, avendo piena consapevolezza della situazione, il suo gruppo ha presentato un analogo emendamento. Preannuncia, infine, la presentazione di un ordine del giorno da parte del suo gruppo e chiede di conoscere in anticipo l'orientamento del Governo al riguardo.

Il sottosegretario Luigi CASERO ricorda che il Governo si è impegnato ad affrontare e risolvere il problema già presso l'altro ramo del Parlamento, osservando tuttavia come il parere sugli ordini del giorno non possa che essere espresso in Assemblea.

Gioacchino ALFANO, (PdL), relatore, chiede ai presentatori se intendano insistere

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per la votazione dell'emendamento Oliverio 3.3.

Pier Paolo BARETTA (PD) fa presente che i presentatori si riservano di valutare la possibilità di ritirare l'emendamento sulla base dell'eventuale raggiungimento di un'intesa sul punto nell'ambito della Commissione.

La Commissione accantona l'emendamento Oliverio 3.3 e passa all'esame dell'emendamento Amici 3.4.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Amici 3.4.

Il sottosegretario Luigi CASERO esprime parere conforme a quello del relatore.

Marina SERENI (PD) ricorda che l'attuale Governo ha più volte manifestato l'intenzione di accrescere i controlli sull'autonomia di spesa di alcuni Dipartimenti della Presidenza del Consiglio all'origine di talune criticità sotto il profilo del controllo della spesa pubblica. L'emendamento in esame è ispirato ad una sostanziale condivisione di questa intenzione del Governo, chiede pertanto per quale motivo sia stato espresso su di esso un parere contrario.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, prima di passare alla votazione dell'emendamento Amici 3.4, chiede ai rappresentanti dei gruppi se intendono procedere ad eventuali sostituzioni, sospendendo a tal fine la seduta.

La seduta, sospesa alle 17.50, riprende alle 18.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, dà conto delle sostituzioni.

La Commissione respinge l'emendamento Amici 3.4 e riprende l'esame dell'emendamento Oliverio 3.3.

Marina SERENI (PD) richiama le finalità dell'emendamento Oliverio 3.3, sottolineando che, se non sarà accordata una proroga alle provvidenze, i lavoratori del settore agricolo, in particolare quelli dei territori montani svantaggiati, subiranno un aumento dei contributi dal 25 al 30 per cento, mentre nelle zone agricole svantaggiate la quota contributiva passerà dal 32 e al 60 per cento. Ricorda come, nel corso dell'esame al Senato, il Governo abbia accolto un ordine del giorno di contenuto analogo all'emendamento in esame che, tuttavia, non può impedire l'aumento dei contributi per gli agricoltori. Sottolinea quindi come, nella seduta odierna della Commissione, il ministro Tremonti abbia sottolineato che la manovra in esame ha una matrice europea, osservando tuttavia come la questione delle quote latte non sembri certamente rispondere alla normativa dell'Unione europea.

Pietro FRANZOSO (PdL) ritiene necessario affrontare definitivamente la questione dello sgravio dei contributi previdenziali, evitando provvedimenti temporanei come le proroghe semestrali che si trascinano nel tempo, e preferendo soluzioni strutturali per dare finalmente certezze al mondo agricolo. Manifesta pertanto fiducia nella disponibilità del Governo a procedere in tempi brevi alla definitiva soluzione del problema e preannuncia che sottoscriverà un ordine del giorno in merito, da presentare all'Assemblea.

Francesco BOCCIA (PD) paventa i gravi effetti di una mancata decisione del Governo in merito agli sgravi contributivi in agricoltura, che dovrebbero essere prorogati con provvedimenti d'urgenza. Fa presente, infatti, che, anche l'eventuale approvazione di un ordine del giorno non eviterebbe di innescare, a motivo della scadenza dei termini di versamento dei contributi agricoli, gravi conseguenze economiche per il mondo rurale. Invita pertanto il Governo a farsi carico del problema e i colleghi della maggioranza ad assumersi la responsabilità di votare

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l'emendamento Oliverio 3.3, che risolverebbe prontamente il grave problema del settore agricolo.

Maino MARCHI (PD) ricorda che sul tema degli sgravi contributivi in agricoltura, presso la Commissione competente, la maggioranza e l'opposizione si sono spesso trovati a concordare all'unanimità. Fa presente inoltre che la presentazione e l'eventuale approvazione di un ordine del giorno in Assemblea potrebbe rivelarsi non utile ai fini della risoluzione del problema, mentre è necessario un impegno del Governo che non sia contraddittorio - come spesso lo sono state le dichiarazione di vari ministri dell'agricoltura rispetto a quelle del ministro dell'economia - e si traduca nell'assumere nelle prossime ore un provvedimento di urgenza per risolvere il problema del finanziamento delle agevolazioni previdenziali in agricoltura.

Massimo VANNUCCI (PD) ritiene necessario che la Commissione approvi l'emendamento Oliverio 3.3, non essendo sufficiente l'approvazione di un ordine del giorno, che non farebbe altro che seguire ad una lunga serie di ordini del giorno sullo stesso argomento e ad una altrettanto lunga serie di impegni assunti dal Governo rispondendo ad atti di sindacato ispettivo. Il problema di assicurare le agevolazioni previdenziali in agricoltura, necessarie per il mondo agricolo, si pone tra l'altro in relazione alle numerose funzioni svolte in ambito rurale, proprio nelle zone svantaggiate, da quegli agricoltori che svolgono un ruolo di presidio e di tutela ambientale.

Pietro FRANZOSO (PdL) ribadisce che l'economia agricola ha la necessità di una definizione conclusivo delle agevolazioni previdenziali, al fine di consentire agli operatori del settore di operare con un minimo di cognizione di causa in un momento caratterizzato da forte competitività internazionale. Ribadisce inoltre la sua contrarietà all'emendamento Oliverio 3.3, caratterizzato da una valenza temporale limitata, mentre il mondo rurale è stufo di operare in un regime di proroghe continue.

La Commissione respinge l'emendamento Oliverio 3.3 e passa all'esame dell'articolo aggiuntivo Giovanelli 3. 01.

Paola DE MICHELI (PD) osserva che l'articolo aggiuntivo in esame, in attesa della definizione del codice delle autonomie, consente di concentrare presso le prefetture le funzioni amministrative esercitate dalle amministrazioni periferiche dello Stato. Esso consentirebbe inoltre di ridefinire, almeno sul piano organizzativo, se non su quello funzionale, il modello di presenza dello Stato nelle province e nei capoluoghi di provincia, operando nell'immediato risparmi a favore del bilancio dello Stato. Invita pertanto il relatore, la maggioranza e il Governo a riflettere sull'opportunità offerta dalla proposta emendativa che consentirebbe di sperimentare un nuovo modello organizzativo più lucido e razionale, rendendo più efficiente e meno costosa la macchina amministrativa.

Maino MARCHI (PD) rileva in primo luogo che l'articolo aggiuntivo Giovanelli 3. 01 si inserisce nel processo federalista, affrontando il problema dell'organizzazione periferica dello Stato. In secondo luogo, fa presente che la proposta ha il merito di recuperare risorse nell'ambito delle spese dei Ministeri, ad eccezione dei Ministeri degli affari esteri, della giustizia e della difesa, riducendo il carico che grava sugli enti locali.

La Commissione respinge l'articolo aggiuntivo Giovanelli 3.01 e passa all'esame degli emendamenti Galletti 5.15 e 5.16.

Amedeo CICCANTI, (UdC), illustrando gli emendamenti Galletti 5.15 e 5.16, di cui è cofirmatario, fa presente che si tratta di previsioni emendative che consentirebbero notevolissime riduzioni della spesa, limitando le province a quelle con un numero di abitanti superiore, rispettivamente, a 500 mila e a 300 mila. La riduzione della

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spesa per le province, tuttavia, non sarebbe limitata al solo risparmio per il personale della istituzione provinciale, ma si realizzerebbe, inoltre, un notevole indiretto risparmio per la soppressione dei numerosi enti periferici dello Stato, tra i quali quelli della Ragioneria generale dello Stato, delle articolazioni dei cinque corpi di polizia, della Tesoreria provinciale, del Ministero dell'economia e delle finanze, e numerosi altri. Il numero delle provincie si dimezzerebbe. Invita infine la maggioranza ad essere coerente con i punti del suo programma elettorale, in cui era contenuta una espressa previsione relativa alla soppressione delle province.

Massimo VANNUCCI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, informa i colleghi che la Commissione Agricoltura ha deliberato un parere contrario sul provvedimento in esame.

La Commissione respinge, con distinte votazioni, gli emendamenti Galletti 5.15 e 5.16 e passa all'esame dell'emendamento Ferranti 6.41.

Marina SERENI (PD) richiama le finalità dell'emendamento Ferranti 6.41, volto a sopprimere il comma 21-quinques dell'articolo 6, ricordando come tale comma sia volto ad accelerare la vendita dei beni sequestrati per alimentare il Fondo unico per la giustizia. L'intenzione, a prima vista, sembrerebbe buona, ma vi è un problema di non poco conto ignorato dalla relazione tecnica presentata dal Governo. Osserva, infatti, come sussista la possibilità che il bene sottoposto a sequestro sia, in un momento successivo, dissequestrato e rileva quindi come, in questo caso, vi è l'obbligo di restituire al titolare le somme derivanti dalla vendita di quel bene. L'emendamento in esame propone la soppressione del comma 21-quinques dell'articolo 6, proprio al fine di evitare l'attribuzione di risorse incerte al Ministero della giustizia.

Massimo VANNUCCI (PD) ritiene che il comma 21-quinques in esame sia contrario ad ogni logica garantista e liberale.

Mario CAVALLARO (PD), ricordato che l'emendamento è sottoscritto da molti colleghi della Commissione Giustizia, sottolinea che i proventi dei sequestri sono estremamente aleatori e non possono, pertanto, essere iscritti nel bilancio di previsione del Ministero della giustizia. Si tratta di una falsa forma di finanziamento. La disposizione non si riferisce a titoli confiscati, ma a titoli sequestrati per i quali non si può ipotizzare una vendita coattiva. Del resto, la stessa vendita coattiva comporterebbe una perdita di valore di questi titoli. Chiede conclusivamente che senso abbia alimentare un fondo strutturale con una sorta di ipotesi aleatoria di vendita dei titoli.

Amedeo CICCANTI (UdC) sottolinea che la disposizione in esame è priva di copertura perché fondata sull'incertezza delle somme derivanti dalla vendita di titoli sequestrati.

Massimo VANNUCCI (PD), per evidenziare l'assurdità della disposizione in esame, richiama l'esempio della vendita di titoli sequestrati ad un imprenditore: nel caso in cui questi titoli fossero a garanzia di un fido bancario, l'imprenditore andrebbe immediatamente sul lastrico; se invece i titoli fossero dissequestrati, all'imprenditore non sarebbe corrisposto il danno, ma solo il ricavato dall'alienazione dei titoli.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, ribadisce il parere contrario sull'emendamento Ferranti 6.41.

Il sottosegretario Luigi CASERO ricorda che la Commissione Bilancio del Senato non ha approvato il comma 21-quinques, il cui testo è stato inserito nel maxiemendamento del Governo. Sottolinea che la norma consente di vendere solamente i titoli e non altri beni e si basa sul fatto che si possono alienare beni sequestrati, rientrando i beni confiscati direttamente nel patrimonio dello Stato, basandosi su un'analisi statistica dei flussi: l'80 per cento dei titoli sequestrati viene successivamente

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confiscata. In particolare è prevista la destinazione del 30 per cento delle somme ricavate dai titoli sequestrati al Fondo giustizia: la disposizione in esame è, pertanto, assolutamente coperta.

Marina SERENI (PD) ribadisce che la disposizione in esame non ha copertura, ricordando che il 25 giugno 2010 la Ragioneria generale dello Stato ha trasmesso una relazione tecnica evidenziando che la norma, di cui al comma 21-quinques dell'articolo 6, sarebbe potuta risultare di difficile applicazione. La vendita di titoli sequestrati configura, in realtà, la vendita o la cessione di beni di terzi che non sono in disponibilità del patrimonio dello Stato. Sottolinea la necessità di finanziamenti certi per il Ministero della giustizia e paventa oneri non dichiarati per la finanza pubblica in un momento in cui il Governo chiede sacrifici a tutti i cittadini italiani.

Amedeo CICCANTI (UdC), ribadito che la disposizione in esame è priva di copertura e può comportare oneri per il bilancio dello Stato, giudica non condivisibile il giudizio di ammissibilità espresso al Senato dal Presidente Schifani sulla disposizione in esame.

La Commissione respinge l'emendamento Ferranti 6.41 e passa all'esame dell'emendamento Vannucci 7.52.

Massimo VANNUCCI (PD) illustra le finalità del proprio emendamento 7.52, volto a fondere nell'Istituto di previdenza generale l'INPS, l'Inpdap, l'Ipost, l'Enpals e l'Ipsema.

Lino DUILIO (PD), ritiene che l'emendamento Vannucci 7.52, di cui è cofirmatario, sia meritevole di una particolare attenzione, consentendo di risparmiare spese e di recuperare risorse attraverso la fusione in un unico grande istituto di previdenza nazionale di vari enti, tra i quali l'INPDAP, la cui ragione di esistere - anche di ordine giuridico - è venuta meno in seguito alla privatizzazione del rapporto di pubblico impiego. Ritiene pertanto che si tratti di un emendamento di assoluto buon senso, che comporta risparmi di spesa nell'ottica della manovra correttiva. Si domanda anzi il motivo per cui il Governo abbia omesso di prevedere una misura di questo tipo. Invita, pertanto, i colleghi a votare l'emendamento Vannucci 7.52, e comunque il Governo e il relatore ad esprimersi sulla fondatezza o meno, entrando nel merito, di una simile proposta.

La Commissione respinge l'emendamento Vannucci 7.52 e passa all'esame degli emendamenti Ciccanti 7.36 e Fioroni 7.22, di analogo contenuto.

Amedeo CICCANTI (UdC), con riferimento alla soppressione degli enti, osserva che nel passaggio al Senato un emendamento parlamentare a firma Germontani ha soppresso l'ENAM. Ritiene che si tratti di un errore poiché tale ente, che non figura nell'elenco degli enti inutili, non riceve fondi dallo Stato, ma è sovvenzionato direttamente dagli iscritti attraverso una trattenuta dello 0,80 dalle competenze, e possiede un notevole patrimonio, verrebbe di fatto espropriato da un Governo che si autodefinisce liberale che contraddirebbe in tal modo la sua stessa natura. Invita pertanto il Governo a correggere l'errore e la Commissione ad approvare il proprio emendamento 7.36.

Luciana PEDOTO (PD) ritiene che la prevista soppressione dell'ENAM ad opera del comma 3-bis dell'articolo 7 sia frutto di un errore, essendo priva di una reale giustificazione, trattandosi di un ente finanziato con contributi che non sono a carico del bilancio dello Stato. Ritiene quindi che tale misura sia fuori dal contesto normativo del provvedimento economico del Governo, non riuscendo a individuare un qualsivoglia vantaggio che possa derivare al bilancio dello Stato dalla sua soppressione. Osserva, invece, che l'attribuzione all'INPDAP, istituto previdenziale, dell'ENAM, ente con finalità assistenziali, costringerà l'INPDAP ad assumere funzioni estranee alla sua missione,

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con il rischio di mettere in discussione la qualità delle prestazioni finora erogate dall'ENAM. Per tali ragioni è stato presentato l'emendamento Fioroni 7.22, di cui è cofirmataria, volto a sopprimere il predetto comma 3-bis.

Pier Paolo BARETTA (PD), esprime sorpresa per il mancato accoglimento della proposta di accorpamento dei grandi enti, come INPS e INPDAP, che avrebbe consentito un'attesa opera di razionalizzazione, e ritiene inspiegabile l'inerzia del Governo su questo tema, dal momento che ha affermato di avere anche il consenso delle parti sociali. Con riferimento poi all'assorbimento dell'Istituto di previdenza per il settore marittimo (IPSEMA), desidera associarsi al cordoglio per la recente scomparsa del commissario dell'Istituto, Antonio Parlato.
Si associa quindi alle considerazioni sull'ENAM, e fa presente che i lavoratori iscritti all'ente potrebbero ricorrere in giudizio per difendere i propri interessi, innescando un evitabile ed inutile contenzioso.

La Commissione, con distinte votazioni, respinge gli emendamenti Ciccanti 7.36 e Fioroni 7.22.

La seduta, sospesa alle 19,30 è ripresa alle 20.30.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud), preso atto della indisponibilità del Governo a modificare il disegno di legge in esame, invita il relatore e il rappresentante del Governo a valutare la possibilità di dare risposta, sul piano politico, alle principali questioni sollevate dalle proposte emendative del suo gruppo, impegnandosi ad accogliere, nel corso dell'esame in Assemblea, ordini del giorno in tal senso.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, dichiara di apprezzare l'atteggiamento costruttivo del collega Commercio e condivide l'opportunità di presentare ordini del giorno volti a recepire le principali questioni su cui vertono le proposte emendative presentate dal gruppo Misto-MPA-Sud, auspicando che il Governo possa accoglierli.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud) ringrazia il relatore per la dichiarata disponibilità e ritira, pertanto, tutti gli emendamenti di cui è firmatario.

Massimo VANNUCCI (PD) ritiene che i problemi del Mezzogiorno meriterebbero un maggiore approfondimento da parte della Commissione e invita il collega Commercio a valutare l'opportunità che le opposizioni presentino unitariamente una risoluzione volta ad affrontare tali problemi in un'ottica più generale e complessiva.

Massimo POLLEDRI (LNP) dà atto al collega Commercio di rappresentare in modo coerente gli interessi degli elettori meridionali, come la Lega Nord fa nei confronti di altre parti del Paese. Ricorda, quindi, che, come ha ricordato il ministro Tremonti nell'audizione odierna, le risorse del Fondo di coesione europeo che, nel recente passato, non sono stati impiegate, specie nelle regioni meridionali governate dal centrosinistra, e che rischiano di non esserlo nei prossimi anni, ammontano a ben 44 miliardi di euro. A suo avviso, è su questa difficoltà, riscontrabile soprattutto in alcune regioni, a spendere le risorse messe a disposizione dall'Unione europea, che occorrerebbe riflettere attentamente.

Pier Paolo BARETTA (PD) desidera innanzitutto ricordare al collega Polledri che, secondo i dati forniti dalla Ragioneria generale dello Stato, i fondi comunitari disponibili fino all'anno 2006 sono stati impiegati interamente, mentre per il periodo successivo - che va, come è noto, dall'anno 2007 all'anno 2013 - ogni stima della percentuale utilizzata è necessariamente parziale e, pertanto, inattendibile. Ritiene, inoltre, che l'attuale maggioranza, avendo saccheggiato per anni il Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS), dovrebbe avere un maggiore pudore a parlare di

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risorse per il Mezzogiorno. Sottolinea, infine, la necessità di un parziale rifinanziamento del FAS, anche al fine di evitare la perdita di finanziamenti europei.

Pietro FRANZOSO (PdL) ritiene che, in materia di FAS, il problema principale, su cui dovrebbe concentrarsi il dibattito in Commissione, sia l'utilizzo che viene fatto di tali risorse, atteso che, in passato, esse sono state impiegate per finalità non strettamente attinenti allo sviluppo delle aree sottoutilizzate. Sottolinea, altresì, la necessità che lo stato garantisca il rispetto della tempistica prevista per l'impiego di dette risorse, anche ricorrendo, se del caso, all'esercizio di poteri sostitutivi.

Giulio CALVISI (PD) ricorda che il FAS, istituito nella scorsa legislatura, ammontava a 64 miliardi di euro, di cui 37 miliardi gestiti a livello centrale e 27 miliardi destinati alle regioni. Di quei 37 miliardi di euro, ben 28 miliardi sono stati destinati dall'attuale Governo a finalità disparate, che nulla hanno da spartire con le finalità originarie del FAS, tant'è vero che lo stesso Governo si è impegnato a ripristinare tali risorse. Il disegno di legge in esame sottrae al FAS ulteriori 2,5 miliardi di euro. D'altra parte, i 27 miliardi di euro destinati alle regioni non sono stati spesi perché l'attuale Governo non ha mai approvato i Piani attuativi regionali predisposti dalle regioni. Ritiene, pertanto, che sarebbe assai positivo se il Governo, sulla scia dell'impegno assunto nei confronti del collega Commercio, accogliesse un ordine del giorno che lo impegni ad approvare tali Piani attuativi regionali e a ripristinare, almeno in parte, le risorse del FAS gestite a livello centrale.

Cesare MARINI (PD) precisa, rivolto ai colleghi di maggioranza, che non ha senso imputare alle regioni il mancato utilizzo delle risorse del FAS, atteso che la gestione di tale Fondo è stata centralizzata a livello statale. Sottolinea, inoltre, come anche la destinazione di parte del FAS alla ricostruzione in Abruzzo rappresenti un utilizzo improprio, sebbene certamente comprensibile, di tali risorse, atteso che l'Abruzzo non rientra certamente tra le aree sottoutilizzate.

Roberto Mario Sergio COMMERCIO (Misto-MpA-Sud) esprime soddisfazione per l'interesse dimostrato da tanti colleghi, di maggioranza e di opposizione, verso i problemi del Mezzogiorno e ritiene che anche la proposta di una risoluzione su questi temi, avanzata dal collega Vannucci, possa rappresentare un'iniziativa utile. Ritiene, altresì, che la disponibilità dimostrata dal Governo a farsi carico delle principali questioni sollevate dalle proposte emendative del suo gruppo, valutando favorevolmente ordini del giorno da presentare in Assemblea, costituisca, in ogni caso, una soluzione preferibile allo sterile confronto su emendamenti che già in partenza non avrebbero alcuna possibilità di essere approvati.

Giulio CALVISI (PD) precisa che il suo precedente intervento era volto a verificare la disponibilità del collega Commercio e del rappresentante del Governo nei confronti di un ordine del giorno da presentare in Assemblea che, al di là delle pur legittime questioni puntuali sollevate dagli emendamenti del Movimento per le Autonomie, impegnasse lo stesso Governo ad approvare i Piani attuativi regionali predisposti dalle regioni e a rifinanziare la quota del FAS gestita a livello centrale.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, ribadisce la propria disponibilità a presentare un ordine del giorno volto a recepire le principali questioni sollevate dalle proposte emendative presentate dal Movimento per le Autonomie.

La Commissione passa all'esame dell'emendamento Baretta 7.58.

Lino DUILIO (PD) illustra l'emendamento Baretta 7.58, di cui è cofirmatario, giudicando sbagliata la soppressione dell'ISAE e inaccettabile l'assegnazione del relativo personale al Ministero dell'economia e delle finanze, che l'emendamento in

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esame propone, infatti, di trasferire all'ISTAT.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, rileva, innanzitutto, che l'emendamento Baretta 7.58 sembra non tenere conto del fatto che il provvedimento licenziato dal Senato prevede già che il personale dell'ISAE sia ripartito tra il Ministero dell'economia e delle finanze e l'ISTAT. Reputa, inoltre, non condivisibile la proposta di impiegare tale personale al fine di creare, all'interno dell'ISTAT, una sezione specializzata in funzioni di supporto agli organi parlamentari.

Lino DUILIO (PD) chiarisce che la proposta richiamata dal relatore nasce dall'esigenza di attribuire all'ISTAT, analogamente a quanto avviene a livello europeo, funzioni ulteriori di carattere previsionale e, al tempo stesso, di dotare il Parlamento di ulteriori strumenti di conoscenza e di controllo, alla luce delle previsioni della nuova legge di contabilità e di finanza pubblica e in considerazione della necessità di rafforzare i poteri di controllo del Parlamento a fronte delle prerogative del Governo nel settore della finanza pubblica.

Massimo POLLEDRI (LNP) ritiene che il problema della funzione del Parlamento sia certamente degno della massima attenzione, ma che non possa essere adeguatamente affrontato attraverso interventi microsettoriali, come quelli contenuti nell'emendamento Baretta 7.58.

Pier Paolo BARETTA, (PD) esorta il Governo, qualora condivida la ratio che ispira tale proposta emendativa, ad individuare le più idonee soluzioni che possano assicurare ausilio e supporto al Parlamento nel settore della finanza pubblica. Fa notare, peraltro, che le riflessioni in corso sul ruolo della Ragioneria generale dello Stato rappresentano una distinta e separata questione.

Il Sottosegretario Luigi CASERO, nel ritenere opportuna l'esigenza di semplificare e razionalizzare le funzioni ed i compiti in materia di studi economici, segnala che, nel corso dell'esame del provvedimento al Senato si è optato per il trasferimento delle risorse dell'ISAE sia all'ISTAT che al Ministero dell'economia, in linea quindi con quanto auspicato dai presentatori dell'emendamento. In ordine alla questione della previsione di un apposito ente a supporto dei lavori parlamentari, evidenzia che il Parlamento, nell'ambito della sua autonomia, è pienamente libero di istituire strutture a ciò destinate.

La Commissione respinge l'emendamento Baretta 7.58 e passa all'esame dell'emendamento Quartiani 7.64.

Laura FRONER, (PD) nel raccomandare l'approvazione dell'emendamento Quartiani 7.64, sottolinea che l'ente italiano per la montagna potrebbe continuare a svolgere le sue funzioni procedendo a riduzioni di spesa, e svolgendo, in particolare, a titolo gratuito i compiti di istituto.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Quartiani 7.64, in quanto non ritiene possibile che l'ente svolga la propria funzione a titolo gratuito.

La Commissione respinge l'emendamento Quartiani 7.64 e passa all'esame dell'emendamento Rubinato 8.26.

Simonetta RUBINATO, (PD) nel raccomandare l'approvazione del suo emendamento 8.26, osserva che in materia di appalti pubblici occorre garantire quei principi di trasparenza, correttezza e concorrenza che appaiono violati dal continuo ricorso alle normative in deroga. Nel deplorare i contenuti del comma 10 dell'articolo 8 del testo in esame, sottolinea che la proposta emendativa a sua firma intende ripristinare il controllo preventivo della Corte dei conti sulla legittimità delle procedure degli appalti pubblici. Si chiede, inoltre, se la norma in esame non sia stata

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prevista per sanare surrettiziamente casi in cui la secretazione delle procedure di appalto sia stata disposta da organi non competenti. Fa inoltre rilevare che la legislazione in deroga nel comparto opere pubbliche ha agevolato, di fatto, condotte illecite ed una cattiva gestione degli appalti pubblici, come dimostrano recenti inchieste giudiziarie. Esorta pertanto il Governo a valutare l'opportunità di prevedere l'introduzione del controllo preventivo della Corte dei conti in materia di appalti pubblici.

Massimo POLLEDRI, (LNP) rileva che la disposizione cui si riferisce l'emendamento in oggetto si limita ad individuare l'autorità amministrativa competente alla eventuale secretazione della procedura di appalto pubblico. La disposizione precisa pertanto l'ambito di responsabilità della predetta funzione, il che non può certamente rappresentare una lesione dei principi di trasparenza e correttezza nella gestione degli appalti pubblici. Rileva, peraltro, che le azioni di corruttela in materia di appalti, segnalate dal deputato Rubinato, si sono concentrare particolarmente sulle opere programmate dal Governo della precedente legislatura in relazione al centocinquantesimo anniversario dell'Unità d'Italia.

Il Sottosegretario Luigi CASERO esprime parere contrario sull'emendamento Rubinato 8.26.

Simonetta RUBINATO (PD), nel ribadire l'esigenza che si affermi un controllo preventivo della Corte dei conti in materia di appalti, fa notare che tali istanze sono espresse anche dalle associazioni di categoria affiliate a Confindustria.

La Commissione respinge l'emendamento Rubinato 8.26 e passa all'esame dell'emendamento Rugghia 8.22.

Massimo VANNUCCI, (PD) raccomanda l'approvazione dell'emendamento Rugghia 8.22, evidenziando l'assoluta specificità che assume il comparto sicurezza, difesa e soccorso pubblico, cui occorre garantire adeguate risorse finanziarie per consentire l'espletamento delle relative funzioni istituzionali. Ritiene, inoltre, adeguata la copertura finanziaria della proposta emendativa e pertinente il richiamo ai commi 1 e 21 dell'articolo 9.

Marina SERENI (PD) stigmatizza l'operato del Governo, teso a colpire con il decreto-legge in esame i diversi settori del mondo del lavoro ed in particolar modo i dipendenti pubblici. Ritiene necessario predisporre apposite garanzie per il comparto sicurezza pubblica, forze dell'ordine, vigili del fuoco, evitando di procedere al blocco dell'automatismo dell'adeguamento retributivo. Ritiene non sufficienti gli 80 milioni di euro stanziati dal Governo e osserva, sul piano procedurale, che la prevista concertazione con il Cocer e con i sindacati deve avvenire in una fase antecedente la ripartizione del fondo da parte dei ministeri interessati.

Amedeo CICCANTI (UdC) chiede che il Governo fornisca un quadro completo sull'andamento dei finanziamenti destinati al comparto sicurezza.

La Commissione respinge l'emendamento Rugghia 8.22 e passa all'esame dell'emendamento Ghizzoni 8.15.

Maria Letizia DE TORRE (PD) raccomanda l'approvazione dell'emendamento Ghizzoni 8.15, volto a stanziare risorse per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola. Esorta inoltre a riflettere sulle criticità de settore della scuola, che necessita di segnali forti di interesse e di attenzione da parte del Parlamento.

Fabio GARAGNANI (PdL) ritiene che l'emendamento in oggetto, pur condivisibile, evidenzi una carenza di analisi in ordine alle condizioni complessive del sistema scolastico, per il quale sarebbe utile una riforma di ampio respiro che lo liberi dalla condizione in cui attualmente versa, caratterizzata da un sostanziale monopolio

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statale, per il quale attualmente 1.250.000 docenti e personale ATA assorbono oltre il 97 per cento del bilancio della scuola.

Maino MARCHI (PD) ritiene che il deputato Garagnani abbia correttamente illustrato come la politica del Governo persegua l'obiettivo dell'indebolimento della scuola pubblica. Osserva che le modifiche apportate al riguardo nel corso dell'esame al Senato appaiono non chiare e tali da non garantire un impiego certo di risorse a favore della valorizzazione del personale della scuola. Raccomanda quindi l'approvazione dell'emendamento Ghizzoni 8.15.

Gioacchino ALFANO (PdL), relatore, esprime parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 8.15, anche in ragione della carenza di adeguato coordinamento con le disposizioni richiamate nell'emendamento medesimo.

Il sottosegretario Luigi CASERO, pur considerando di particolare rilievo il tema della scuola, esprime parere contrario sull'emendamento Ghizzoni 8.15; ritenendo opportuno che si proceda ad un maggiore approfondimento della materia.

Maria Letizia DE TORRE (PD) fa notare che in un sistema scolastico pubblico il ministero di riferimento dovrebbe consentire un'ampia valorizzazione ed uno sviluppo professionale della carriera del personale della scuola.

La Commissione respinge l'emendamento Ghizzoni 8.15.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, rinvia alla seduta convocata per domani alle ore 9.30 il seguito dell'esame.

La seduta termina alle 22.05.

ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 355 del 20 luglio 2010, a pagina 181, prima colonna, trentatreesima riga, le parole: «11.20» sono sostituite dalle seguenti «11.10» e alla seconda colonna, dopo la ventiduesima riga, aggiungere il seguente periodo «La seduta termina alle 11.15».