CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 luglio 2010
355.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 13.55.

Variazione nella composizione della Commissione.

Mario PESCANTE, presidente, comunica che, per il gruppo PdL, l'onorevole Lorena MILANATO cessa di far parte della Commissione, mentre l'onorevole Isidoro GOTTARDO sostituirà in Commissione il Ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito.

DL 78/10: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, ricorda che il decreto-legge in esame,

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approvato in prima lettura dal Senato il 15 luglio 2010, contiene misure di riduzione della spesa e di aumento delle entrate dirette a conseguire gli obiettivi di finanza pubblica indicati nella Nota di aggiornamento al DPEF 2010-2013, l'ultimo documento programmatico approvato dal Parlamento nel settembre 2009, e confermati in sede europea in occasione della presentazione, nel gennaio 2010, dell'aggiornamento annuale del Programma di stabilità. Come specificato nella Nota informativa presentata dal Governo il 16 giugno scorso, il provvedimento in esame costituisce lo strumento per attuare la correzione delineata nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (RUEF) e risponde all'impegno concordato dal Governo in ambito europeo. L'emergere di tensioni sui mercati finanziari a seguito della crisi della Grecia ha reso più urgente l'intervento; il Governo ha ritenuto pertanto opportuno anticipare la manovra rispetto alle scadenze fissate dalla legge di contabilità (legge n. 196 del 2009).
In tal senso, il provvedimento si colloca nell'ambito del processo avviato dall'Unione europea per una migliore governance dell'Unione monetaria: in particolare, il 9 maggio 2010 il Consiglio ECOFIN ha adottato un pacchetto di misure volte a preservare la stabilità finanziaria nell'UE di ammontare complessivo pari ad un massimo di 500 miliardi di euro. Al fine di rafforzare la governance economica europea, il 12 maggio 2010 la Commissione europea ha presentato una Comunicazione (COM(2010)135) nella quale sono stati proposti quattro interventi principali: 1) l'applicazione rigorosa del Patto di stabilità e crescita, rafforzandone il «braccio preventivo» e perseguendo con maggiore decisione e tempestività le sempre più frequenti violazioni dei parametri del Patto; 2) una vigilanza a livello europeo sugli squilibri macroeconomici e di competitività degli Stati membri, da attuare nell'ambito della strategia UE 2020 per la crescita e l'occupazione; 3) un coordinamento precoce a livello europeo nella preparazione dei bilanci e dei programmi nazionali per l'attuazione della strategia UE 2020; 4) un meccanismo permanente per la gestione delle crisi finanziarie degli stati dell'area euro, che ponga a regime strumenti analoghi al fondo di stabilizzazione istituito il 9 maggio.
Con riferimento alle misure contenute del provvedimento di interesse per la Commissione XIV, segnala i seguenti articoli.
L'articolo 20 adegua la normativa vigente alle disposizioni adottate in ambito comunitario con le direttive 2005/60/CE e 2006/70/CE (recante misure di attuazione della direttiva 2005/60/CE), dirette a prevenire l'utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio e di finanziamento del terrorismo.
L'articolo 27, recepisce le indicazioni dell'Anti tax fraud strategy (ATFS) expert group (Gruppo di esperti antifrode in seno alla Commissione europea), che ha sottolineato l'importanza dell'affidabilità delle informazioni contenute nelle banche dati degli Stati membri relative alle posizioni IVA, individuando altresì gli elementi di criticità presenti nella normativa degli Stati membri relativa alle modalità di attribuzione e cancellazione dei numeri identificativi IVA.
Con riferimento all'articolo 40 in materia di riduzione dell'IRAP, ricorda che la praticabilità dell'adozione di forme regionali o locali di fiscalità di vantaggio incontra il limite della normativa comunitaria in materia di aiuti di stato. La disposizione in esame prevede pertanto che l'intervento regionale sull'IRAP sia realizzato nel rispetto della normativa dell'Unione europea e degli orientamenti giurisprudenziali della Corte di Giustizia dell'Unione europea. Ai sensi dell'articolo 108 TFUE gli Stati membri hanno infatti l'obbligo di informare preventivamente la Commissione europea di ogni progetto volto a istituire aiuti (cosiddetto «obbligo di notifica»), e non possono darvi esecuzione prima che sia stato autorizzato dalla Commissione («principio di sospensione»). Tuttavia, poiché a volte gli aiuti di Stato sono utili per realizzare obiettivi di comune interesse o per correggere distorsioni del mercato, la normativa europea

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prevede diversi tipi di deroghe (tra cui il regime cd. de minimis), che vengono valutate caso per caso dalla Commissione. In linea generale, l'orientamento della Commissione è stato quello di consentire limitati spazi di manovra se l'esonero concesso è giustificato dalla struttura del sistema tributario generale, ossia discenda direttamente dai princìpi del sistema tributario dello Stato membro.
Con riferimento all'articolo 40-bis in materia di quote latte, ricorda che, con l'articolo 8-quater del decreto-legge n. 5 del 2009, è stato definito un nuovo piano di rateizzazione, per somme non inferiori a 25.000 euro, delle multe relative a qualunque campagna lattiera precedente a quella allora in corso del 2008-2009. Le modalità di rateizzazione dei debiti sono state definite con il decreto 10 marzo 2010 del Commissario straordinario per le quote latte. Il piano di rientro previsto dal decreto-legge n. 5 è stato oggetto esclusivamente di negoziati verbali con la Commissione europea, concludendosi con un gentlemen's agreement. In merito peraltro, il Commissario europeo Ciolos ha sottolineato che il piano del 2009 «non si fonda direttamente sul diritto UE [ma] mira ad agevolare la gestione finanziaria dell'onere, per i produttori, di pagare tutte le somme dovute a titolo del prelievo suddetto. Perciò, se sospendesse l'applicazione di tale piano l'Italia sarebbe ancora più distante dall'adempimento dei suoi obblighi di riscossione ai sensi del diritto UE». Osserva inoltre che - per il periodo che va dal 2002/2003 al 2008/2009 - per le multe dovute dai produttori di latte la Comunità ha ridotto annualmente i trasferimenti all'Italia a titolo di aiuti all'agricoltura: per l'intero periodo il prelievo nazionale dovuto, e trattenuto, è stato pari a 1.151 milioni di euro; di questi restano da riscuotere 1.030 milioni di euro. Ciò premesso, osserva comunque che la formulazione della norma, peraltro, sembrerebbe non produrre effetti nei confronti dei soggetti che hanno aderito al piano di rateizzazione previsto dal decreto-legge n. 49, che non prevede scadenze al 30 giugno 2010. Limitata sarebbe inoltre anche la sua applicazione nei confronti dei produttori aderenti al rateizzo di cui al decreto-legge n. 5, poiché sarebbero esclusi quelli con rate scadenti il 31 dicembre.
Con riferimento all'articolo 42, rileva che la effettiva operatività delle agevolazioni fiscali in favore delle imprese aderenti ai contratti di rete viene subordinata alla prescritta autorizzazione della Commissione europea ai sensi dell'articolo 108 TFUE. Rileva che i limiti imposti dalla normativa comunitaria sono finalizzati a tutelare la libera concorrenza nei mercati e, pertanto, qualunque forma di aiuto da parte dello Stato attribuita in maniera non generalizzata (singoli settori, specifiche aree geografiche o singole tipologie di contribuenti) deve essere autorizzata dall'Unione europea prima di essere introdotta in ciascuno Stato membro.
Con riferimento poi all'articolo 50, osserva che l'articolo 338 TFUE stabilisce che «il Parlamento europeo ed il Consiglio (...) adottano misure necessarie per l'elaborazione di statistiche laddove necessario per lo svolgimento dell'attività dell'Unione». Il Regolamento n. 763/2008/CE, che stabilisce norme comuni per la fornitura decennale di dati esaurienti sulla popolazione e sulle abitazioni negli Stati membri, evidenzia nel Considerando n. 2 la necessità per la Commissione di avere dati statistici periodici sulla popolazione e sulle principali caratteristiche familiari, sociali, economiche e abitative degli individui per l'esame e la definizione di misure di politica regionale, sociale e ambientale che interessano specifici settori della Comunità. Il primo anno che viene preso come riferimento è il 2011 (articolo 5, Reg.). La Commissione (Eurostat) stabilirà in seguito gli anni di riferimento successivi.
Per quanto concerne infine l'articolo 54-ter, in merito alle disposizioni riguardanti i servizi automobilistici di linea di competenza statale che non possono essere soggetti ad obblighi di servizio pubblico, osserva che gli obblighi di servizio pubblico sono inseriti in appositi contratti di servizio pubblico e per il loro adempimento

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sono previste corrispondenti compensazioni. Il diritto comunitario (regolamento CE n. 1370/2007) non considera aiuti di Stato tali compensazioni a condizione che la loro misura sia stabilita in modo obiettivo e trasparente, evitando una compensazione eccessiva.

Sandro GOZI (PD) evidenzia come il gruppo del PD valuti negativamente il provvedimento in esame, sia sotto il profilo, più ampio, delle scelte di merito da questo operate, che per gli aspetti più specificatamente legati alla sua compatibilità comunitaria. Rileva infatti che, diversamente da quanto dichiarato in più occasioni dal Ministro Tremonti, si tratta di una manovra che di europeo ha ben poco, anche quando la si paragona a quanto stanno facendo altri Governi, anche di impronta conservatrice. Se, infatti le linee guida indicate dalle istituzioni europee erano quelle di interventi volti sia alla stabilità che alla crescita, anche al fine di evitare eccessivi effetti depressivi, il decreto-legge in esame appare fortemente squilibrato. Innanzitutto, vengono adottate misure di rigore senza garantire stabilità, facendo gravare il peso dei tagli prevalentemente su regioni ed enti locali, a fronte di disposizioni di crescita - cita, a titolo di esempio, gli sgravi fiscali previsti per il Mezzogiorno - che appaiono meramente eventuali, poiché dovranno superare il vaglio della Commissione europea in ordine alla loro conformità con la disciplina in materia di aiuti di Stato. Né appaiono confortanti le previsioni relative alle risorse recuperate dalla lotta all'evasione fiscale, poiché non appare possibile fare affidamento su di un gettito meramente presunto. La manovra risulta inoltre squilibrata in quanto iniqua, gravando su categorie tradizionalmente più esposte, quale quella dei dipendenti pubblici, e non recuperando risorse su categorie meno virtuose. Si riferisce, ad esempio, alla possibilità di un aumento della tassazione sui capitali rientranti in Italia per effetto del cosiddetto «scudo fiscale», misura che avrebbe consentito di recuperare somme notevoli. Valuta in tale ambito particolarmente negativa l'opposizione del Presidente del Consiglio alla proposta avanzata da Germania e Francia in ordine alla possibilità di imposizioni sulle transazioni bancarie internazionali, tema questo sul quale ha personalmente insistito in sede di esame del Programma di lavoro della Commissione europea per il 2010. Fa notare in proposito che una tassazione dello 0,05 per cento su ogni singola transazione finanziaria in Europa consentirebbe di raccogliere circa 200 miliardi di euro annui, con evidenti effetti positivi in termini di aumento del PIL.
Passando poi alle questioni di più diretta competenza della XIV Commissione, richiama in primo luogo il tema delle quote-latte sul quale ritiene necessaria la presenza dei Ministri Ronchi e Galan in Commissione. Si è infatti in presenza, con l'articolo 40-bis del provvedimento, di una flagrante violazione del diritto comunitario. Si è determinata una situazione senza precedenti, nella quale un ministro si rivolge alla Commissione europea segnalando una violazione delle norme comunitarie da parte del suo stesso Governo e, nonostante il fatto che il Commissario europeo gli dia ragione, in Senato la maggioranza approva una norma che aggrava ulteriormente la situazione italiana, determinando peraltro un sensibile danno a tutti quei produttori che sinora hanno pagato le multe loro comminate. Tutto ciò in un momento nel quale si avvia un negoziato di revisione della politica agricola comune a livello europeo. Per tali motivi appare del tutto evidente ed imprescindibile la necessità di sopprimere l'articolo 40-bis del decreto-legge in esame ove l'Italia non voglia incorrere in gravi sanzioni, oltre che in danno di immagine notevole.
Un secondo tema di particolare delicatezza è quello recato dall'articolo 12, riguardante la modifica dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche. Rileva in proposito come con tale disposizione si dia un'attuazione solo parziale ed incompleta alla sentenza della Corte di giustizia del 13 novembre 2008, che indicava molto chiaramente che la condanna dell'Italia non

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era dovuta alla sola differenza del requisito anagrafico per il riconoscimento della pensione di vecchiaia tra uomini e donne ma al fatto che l'Italia aveva sostenuto che tale differenziazione aveva una funzione compensativa, legata alla difficoltà delle dipendenti pubbliche, in Italia, di conciliare vita lavorativa e vita familiare. Nel chiarire che la Corte - diversamente da quanto dichiarato dai ministri Sacconi e Tremonti - non ha affatto indicato quale debba essere l'età del pensionamento, ma solo che l'età debba essere la stessa per uomini e donne, ricorda che la Corte di giustizia ha precisato che la funzione compensativa evocata dall'Italia non appare sufficiente a giustificare la disparità di trattamento, poiché punto centrale è la realizzazione di vere pari opportunità, destinando adeguate risorse ad un sistema di servizi, che va dagli asili nido all'assistenza familiare, ancora insufficiente in Italia. Con la norma contenuta nel decreto-legge non si fa che rispondere formalmente a tali rilievi poiché non c'è nessuna misura volta ad un'effettiva realizzazione di pari opportunità, ma solo la parificazione dell'età pensionabile tra uomini e donne. Rileva come in tale ambito, si sia persa una grande occasione per fare un passo in avanti, anche in considerazione del fatto che la via più adeguata per rispondere alle esigenze delle lavoratrici è senz'altro quella della volontarietà e della flessibilità del pensionamento, magari individuando una fascia di età nella quale sia possibile andare in quiescenza, ovviamente con trattamenti diversificati.
Quanto all'articolo 40, che concede ad alcune regioni del Mezzogiorno la facoltà di ridurre l'aliquota IRAP nonché di introdurre esenzioni, detrazioni e deduzioni nei riguardi delle nuove attività produttive, osserva come qui si sia dinnanzi ad una mera eventualità, da valutare poi caso per caso. Ogni singolo provvedimento dovrà infatti essere notificato alla Commissione europea, che valuterà se si è in presenza o meno di una violazione della disciplina degli aiuti di Stato. A fronte di tagli particolarmente ingenti le misure per la crescita appaiono dunque ipotetiche e certamente non idonee ad evitare gli effetti potenzialmente depressivi di una manovra particolarmente severa.
L'intervento del Governo, alla luce di tali motivazioni, appare sensibilmente lontano dalle richieste dell'opposizione ed assai arretrato rispetto a quanto stanno facendo altri esecutivi dell'Unione europea.

Enrico FARINONE (PD) stigmatizza il «rito» ormai stanco di esame dei decreti-legge del Governo, sui quali si discute tanto ma che vengono poi approvati con voto di fiducia, rendendo vano tutto il lavoro svolto. Si tratta, a suo avviso, di un'occasione sprecata, poiché la situazione generale è particolarmente difficile e sarebbe stata necessaria una manovra correttiva probabilmente più rigorosa ed equilibrata di quella presentata dal Governo. Il Presidente del Consiglio ed il Ministro Tremonti sostengono che la manovra ci è stata imposta dall'Europa, ma in realtà l'Unione europea indica alcuni criteri ed obiettivi e spetta poi ad ogni singolo paese scegliere se e come raggiungerli. Ad esempio, come già evidenziato dal collega Gozi, si sarebbero potute recuperare notevoli risorse dallo scudo fiscale, intervenendo su soggetti che hanno agito illegalmente e ai quali poteva essere chiesto un ulteriore sacrificio, invece di colpire le fasce più deboli di lavoratori, quali spesso sono i dipendenti del pubblico impiego. Sempre sul versante delle entrate rileva come si preveda un'ingente quota di risorse derivante dal contrasto all'evasione fiscale. Si tratta certamente di un indirizzo positivo, anche tenuto conto del fatto che alcuni interventi riprendono misure proposte dal precedente Governo, ma si deve tuttavia ricordare che non si tratta di entrate certe, sulle quali non si può fare pieno affidamento. A fronte di ciò vi sono poi tagli iniqui, che colpiscono le regioni e gli enti locali senza distinzione tra amministrazioni più o meno virtuose e con un evidente squilibrio a favore delle amministrazioni centrali che, seppure fonti di notevoli sprechi ed inefficienze, vengono penalizzate assai meno delle regioni e degli enti locali. Queste misure colpiranno,

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attraverso i tagli ai servizi pubblici, i cittadini meno privilegiati. Basti pensare ai 3,5 miliardi di euro sottratti al trasporto pubblico locale, che finiranno inevitabilmente per svantaggiare quelle fasce di ceto medio, lavoratori e studenti, che quotidianamente usano i mezzi pubblici per i loro spostamenti.
Infine, il caso delle quote latte già citato dall'onorevole Gozi testimonia uno scontro all'interno del Governo che lascia sconcertati; ribadisce al riguardo la richiesta avanzata dal collega della presenza in Commissione dei Ministri Ronchi e Galan.
Osserva, in conclusione, che la manovra, così come è strutturata, colpisce i ceti più deboli e non interviene sullo sviluppo e sulla crescita: se sarà approvata così com'è il rischio è che tra pochi mesi occorrerà intervenire con una nuova azione correttiva sui conti pubblici.

Mario PESCANTE, presidente, con riferimento al tema dell'età pensionabile delle dipendenti pubbliche osserva come nella citata sentenza della Corte di giustizia, al comma 58, si precisi che «la fissazione, ai fini del pensionamento, di una condizione di età diversa a seconda del sesso non è tale da compensare gli svantaggi ai quali sono esposte le carriere dei dipendenti pubblici di sesso femminile». Rileva comunque che, sul punto, potrà replicare il relatore.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, nel rinviare a domani la propria replica sulle questioni sollevate dai colleghi, svolge una breve riflessione in merito al necessario senso di responsabilità che le istituzioni debbono avere nel quadro di congiunture internazionali particolarmente difficili come è quella attuale, ricordando come la gestione di alcune regioni meridionali negli ultimi anni abbia arrecato danni gravissimi, di carattere economico, sociale e culturale al nostro paese.

Mario PESCANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e Dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008.
C. 3620 Governo.
(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, ricorda che l'Accordo in esame rappresenta lo strumento principale del Processo di stabilizzazione e di associazione (PSA), promosso dalla Commissione europea già nel maggio 1999 ed approvato dal Consiglio Affari Generali del giugno successivo, che ha definito la nuova strategia comunitaria nei confronti della regione e rappresenta tuttora il quadro di riferimento delle relazioni dell'Unione con i Paesi dei Balcani occidentali (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Serbia, Montenegro, così come Kosovo). Il Processo di stabilizzazione e di associazione è nel contempo un processo bilaterale e regionale, in quanto instaura saldi legami tra ciascun paese e l'Unione europea ed al tempo stesso incoraggia fermamente la cooperazione regionale tra i paesi dell'area, che costituisce peraltro parte integrante del percorso di avvicinamento all'Europa. Le finalità del Processo sono: favorire la stabilizzazione della situazione politica e istituzionale dei singoli Paesi e dell'intera regione; sostenere il processo di transizione verso l'economia di mercato attraverso una rafforzata cooperazione commerciale ed economica; promuovere la cooperazione regionale; incoraggiare il progressivo allineamento di tutti i Paesi coinvolti agli standard europei ed internazionali.
L'obiettivo di fondo è quello di integrare i Paesi dei Balcani occidentali nel contesto politico ed economico europeo e porre le basi per la futura adesione all'Unione Europea. Gli strumenti principali

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del Processo sono: relazioni contrattuali bilaterali con i singoli Paesi (Accordi di Stabilizzazione e Associazione); una massiccia assistenza finanziaria ed economica da parte della UE, attraverso lo strumento di assistenza di pre-adesione IPA; la previsione di concessioni commerciali (Misure commerciali autonome).
L'Accordo con la Serbia è il quinto accordo di questo tipo concluso con l'Unione europea dopo quelli con l'ex Repubblica jugoslava di Macedonia, la Croazia, Albania, Montenegro, a cui ha fatto seguito il 18 giugno 2008 quello con la Bosnia-Erzegovina. Tutti i Paesi dei Balcani occidentali - ad esclusione del Kosovo - sono quindi ora dotati di stabili ed articolate relazioni contrattuali con l'Unione europea, centrando così un obiettivo perseguito da tempo dall'Unione europea e fortemente sostenuto da parte italiana.
Ricorda in proposito che, a seguito del Consiglio europeo del giugno 2003, la Serbia ha assunto lo status di candidato potenziale all'adesione all'Unione europea. Negli anni successivi sono proseguite le trattative che hanno consentito, nell'aprile del 2008, la stipula di un Accordo di stabilizzazione ed associazione e (ASA) e di un accordo transitorio sul commercio. In relazione agli esiti delle elezioni parlamentari serbe del luglio 2008 e alla conseguente formazione di un nuovo Governo che ha posto l'integrazione europea come una priorità della sua azione politica, nel dicembre 2009 è entrato in vigore l'accordo sulla liberalizzazione dei visti che consentirà ai cittadini serbi di viaggiare all'interno dello spazio Schengen. Nello stesso mese di dicembre la Serbia ha avanzato la sua richiesta di adesione all'Unione europea.
Il 15 giugno 2010 i ministri degli esteri dell'Unione europea hanno definitivamente sbloccato il processo di ratifica dell'Accordo di stabilizzazione e associazione. Il Ministro degli esteri italiano Frattini ha espresso soddisfazione per lo sblocco di ratifica preannunciando che l'Italia sarebbe stato il primo paese a procedere in tal senso. Soprattutto a seguito dell'accordo transitorio sul commercio, gli scambi commerciali tra Serbia e Unione europea hanno registrato un costante incremento. L'Unione europea è il principale partner della Serbia; nel 2009 il 54 per cento delle esportazioni e delle importazioni di questo paese si è svolto con l'Unione europea.
Nell'ultima comunicazione della Commissione sulla strategia dell'allargamento per gli anni 2009-2010 si evidenzia che la Serbia ha compiuto significativi progressi sul piano politico e che il Governo di quel paese ha dimostrato il suo impegno per l'avvicinamento all'Unione europea. In particolare, si è rafforzata la cooperazione con il Tribunale penale internazionale per la ex-Jugoslavia.
L'Accordo comprende un Preambolo, 139 articoli raggruppati in dieci titoli, 7 Allegati e 7 Protocolli.
Gli obiettivi dell'Accordo con la Bosnia-Erzegovina, delineati nell'articolo 1, sono quelli di: aiutare il Paese a consolidare la democrazia e lo Stato di diritto e contribuire alla sua stabilizzazione politica, economica ed istituzionale; favorire il dialogo per consentire lo sviluppo delle relazioni politiche tra le Parti; sostenere la Serbia nello sviluppo della cooperazione economica e internazionale e nel completamento della transizione verso un'economia di mercato; instaurare progressivamente una zona di libero scambio tra la Comunità europea e la Serbia; promuovere la cooperazione regionale. L'Associazione verrà realizzata progressivamente durante un periodo transitorio non superiore ai sei anni e l'Accordo è concluso a tempo indeterminato.
I princìpi generali rispetto ai quali le Parti si impegnano ad ispirare la politica interna ed estera sono: il rispetto dei princìpi democratici e dei diritti umani; il rispetto dei principi del diritto internazionale - con particolare riferimento alla piena collaborazione con il tribunale ONU per i crimini nella ex Jugoslavia - e dello Stato di diritto; il rispetto dei principi dell'economia di mercato; la lotta contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM); il rispetto dei princìpi

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relativi alla promozione della pace e della stabilità a livello internazionale e regionale; il rispetto e la tutela delle minoranze, individuati come elementi fondamentali del processo di stabilizzazione e associazione; lo sviluppo di relazioni di buon vicinato, da perseguire mediante progetti di comune interesse soprattutto nel campo della lotta al crimine organizzato, alla corruzione, al riciclaggio di denaro, all'immigrazione clandestina, ai traffici illegali di persone, di armi leggere e di stupefacenti. Tale sviluppo è definito come essenziale per l'incremento delle relazioni e della cooperazione tra l'Ue e la Bosnia-Erzegovina e contribuisce pertanto alla stabilità regionale; la lotta contro ogni forma di terrorismo e al rispetto degli obblighi internazionali in materia.
Il titolo II (articoli da 10 a 13) riguarda lo sviluppo del dialogo politico a livello bilaterale, multilaterale e regionale. Il dialogo politico bilaterale è mirato a facilitare la progressiva convergenza di posizioni sulle questioni internazionali, la cooperazione regionale e lo sviluppo di relazioni di buon vicinato, e a favorire la comunanza di vedute sulla sicurezza e la stabilità in Europa. L'Accordo in esame prevede altresì il dialogo politico a livello parlamentare, nell'ambito di un apposito Comitato parlamentare di stabilizzazione e di associazione (articolo 12),
Il titolo III (articoli da 14 a 17) riguarda la cooperazione regionale. In particolare, la Serbia si impegna a promuovere attivamente la cooperazione regionale mentre l'UE, per parte sua, sostiene progetti aventi dimensione regionale o transfrontaliera attraverso programmi di assistenza tecnica. La Serbia, entro due anni dall'entrata in vigore dell'Accordo in esame, stipulerà convenzioni bilaterali sulla cooperazione regionale con i Paesi che hanno già sottoscritto un ASA. Belgrado si impegna altresì ad avviare la cooperazione regionale con gli altri Paesi coinvolti nel processo di stabilizzazione e di associazione (PSA), nei settori contemplati dall'Accordo in esame, nonché con qualsiasi Paese candidato all'adesione all'UE, concludendo apposite convenzioni.
Con la Turchia, che ha instaurato un'unione doganale con l'UE, la Serbia dovrà concludere un accordo per l'istituzione di una zona di libero scambio al fine di realizzare una analoga area e liberalizzare lo stabilimento e la prestazione di servizi in misura equivalente al presente Accordo.
Premesso, come sottolineato nella relazione illustrativa, che l'ASA è un accordo commerciale preferenziale pienamente compatibile con il quadro normativo dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) - secondo le disposizioni del precedente articolo 9 dell'accordo medesimo - il titolo IV dell'Accordo disciplina la libera circolazione delle merci - siano queste prodotti industriali o prodotti agricoli e della pesca - mentre il titolo V reca le norme in tema di circolazione dei lavoratori, stabilimento, prestazione di servizi e movimenti di capitali. Saranno altresì introdotte norme per coordinare i sistemi di previdenza sociale per i lavoratori serbi ed i loro familiari legalmente residenti nel territorio di uno Stato membro.
Al fine di avvicinare la Serbia all'acquis communautaire, l'ASA prevede una disciplina specifica in materia di ravvicinamento, applicazione delle legislazioni e regole di concorrenza (titolo VI), giustizia, libertà e sicurezza (titolo VII), politiche di cooperazione (titolo VIII) e cooperazione finanziaria (titolo IX).
Il titolo X reca disposizioni istituzionali, generali e finali. Le disposizioni finali disciplinano la durata, l'ambito territoriale di applicazione, dal quale è escluso il Kossovo ai sensi della risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza ONU e senza alcun pregiudizio della questione dello status del Paese, le versioni linguistiche e l'entrata in vigore dell'accordo, con particolare riferimento alle disposizioni relative alla libera circolazione delle merci e in materia di trasporti applicate mediante la conclusione di un Accordo Interinale.
Quanto, infine, al disegno di legge di ratifica, questo si compone di 4 articoli, il primo dei quali concerne l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo di stabilizzazione

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e associazione tra UE e Serbia, mentre il secondo contiene il relativo ordine di esecuzione. L'articolo 3 riporta la norma di copertura del provvedimento, i cui oneri sono valutati in 8.472 euro annui con decorrenza dal 2010. I fondi necessari si reperiscono con corrispondente riduzione dello stanziamento del programma «Fondi di riserva e speciali» - afferente alla missione «Fondi da ripartire» - dello stato di previsione 2010 del Ministero dell'economia e delle finanze, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri. L'articolo 4, infine, prevede l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica per il giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Sandro GOZI (PD) osserva come quello in oggetto sia un tema di grande interesse per l'Italia che avrebbe meritato un esame ampio ed approfondito. Sottolinea come sia una linea costante della politica estera italiana quella di favorire l'ingresso a pieno titolo in Europa dei paesi dei Balcani occidentali e rileva al riguardo che l'attuale Governo si pone in linea con quanto già fatto dai suoi predecessori.
Esprime tuttavia preoccupazione perché le iniziative assunte dal Ministro Frattini nel corso del semestre di presidenza spagnola con lo svolgimento di un nuovo summit a Sarajevo lo scorso giugno, avente proprio ad oggetto la situazione dei Balcani occidentali, non abbia ottenuto risultati soddisfacenti, registrando una scarsissima partecipazione di Ministri degli Esteri. Occorre allora interrogarsi sul ruolo e il peso dell'Italia, che non è riuscita ad ottenere consenso in questo ambito.
Valuta quindi particolarmente positiva la firma dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione ma evidenzia come il processo di integrazione proceda troppo lentamente rispetto alle esigenze di questi paesi, anche a causa di un approccio eccessivamente burocratico delle istituzioni europee.
Sottolinea quindi l'importanza della cooperazione della Serbia con il Tribunale internazionale dell'Aja, evidenziando l'opportunità che nel parere si insista sulla necessità di un rafforzamento di tale cooperazione e sulla necessità di eliminare tutte le violazioni dei diritti fondamentali e le discriminazioni contro minoranze.
Un ulteriore aspetto sul quale ritiene opportuno insistere è quello della cooperazione regionale. È un tema nient'affatto secondario al quale non vengono dedicate sufficienti risorse da parte dell'Unione europea né sufficiente attenzione da parte degli Stati membri. I paesi dei Balcani occidentali debbono dimostrare, se vogliono entrare in Europa, non solo di cooperare con l'Unione, ma di volere e di sapere cooperare tra loro. Ricorda infine, la disposizione relativa agli impegni assunti dalla Serbia nei confronti della Turchia per l'istituzione di una zona di libero scambio, che riveste particolare importanza.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, nel ricordare che i paesi balcanici escono da una recente sanguinosa guerra civile, valuta particolarmente positivo ed importante l'impegno dedicato dal Ministro Frattini al processo di allargamento dell'UE a tali paesi. Oltre al richiamato vertice di Sarajevo ricorda altresì i due summit organizzati dall'ex ministro Scajola, l'uno in Italia e l'altro a Belgrado, che hanno favorito contatti e scambi di professionalità con questi paesi. Ritiene, in conclusione, che l'accordo in esame rappresenti un tassello importante per rendere più forte l'Europa e più forte l'Italia nell'Unione europea.
Formula quindi una proposta di parere favorevole.

Giuseppina CASTIELLO (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Nunziante CONSIGLIO (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

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Antonio RAZZI (IdV) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Sandro GOZI (PD), alla luce delle considerazioni esposte, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

La seduta termina alle 14.45.

ATTI DEL GOVERNO

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE.

La seduta comincia alle 14.45.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/50/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 maggio 2008, relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa.
Atto n. 224.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 29 giugno 2010.

Giuseppina CASTIELLO (PdL), relatore, tenuto conto del fatto che il provvedimento non presenta profili problematici in ordine alla sua compatibilità comunitaria, formula una proposta di parere favorevole.

Enrico FARINONE (PD) riterrebbe preferibile rinviare la votazione sulla proposta di parere ad una prossima seduta.

Mario PESCANTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2008/48/CE relativa ai contratti di credito ai consumatori, coordinamento del titolo VI del testo unico di cui al decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385, con altre disposizioni legislative in tema di trasparenza nonché revisione della disciplina dei soggetti operanti nel settore finanziario, degli agenti in attività finanziaria e dei mediatori creditizi.
Atto n. 225.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 126, comma 2, del Regolamento, e conclusione. - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto legislativo all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 29 giugno 2010.

Nicola FORMICHELLA (PdL), relatore, tenuto conto del fatto che il provvedimento non presenta profili problematici in ordine alla sua compatibilità comunitaria, formula una proposta di parere favorevole.

Antonio RAZZI (IdV) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Enrico FARINONE (PD) preannuncia l'astensione del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Giuseppina CASTIELLO (PdL) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Nunziante CONSIGLIO (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere favorevole formulata dal relatore.

La seduta termina alle 14.55.

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ERRATA CORRIGE

Nel Bollettino delle Giunte e delle Commissioni parlamentari n. 352 del 14 luglio 2010, a pagina 284, all'ottava riga del sommario, la parola: «3953» è sostituita dalla seguente: «3593».
A pagina 286, prima colonna, diciottesima riga, la parola: «3953» è sostituita dalla seguente: «3593».