CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 luglio 2010
355.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SULLA POLITICA ESTERA DELL'UNIONE EUROPEA

AUDIZIONI INFORMALI

Martedì 20 luglio 2010.

Audizione di rappresentanti dell'industria automobilistica, nell'ambito dell'esame istruttorio della Proposta di decisione del Consiglio relativa alla conclusione dell'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra (COM(2010)137 def.).

L'audizione informale è stata svolta dalle 10 alle 11.

SEDE REFERENTE

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del vicepresidente Fiamma NIRENSTEIN. -

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Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri, Stefania Gabriella Anastasia Craxi.

La seduta comincia alle 11.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Serbia, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 29 aprile 2008.
C. 3620 Governo.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Fiamma NIRENSTEIN, presidente, in sostituzione del relatore, presidente Stefani, impossibilitato a prendere parte alla seduta odierna, illustra il provvedimento in titolo, sottolineando che esso rappresenta una tappa fondamentale nel processo di avvicinamento di Belgrado all'Unione europea. Segnala che l'Accordo s'inquadra nel più vasto ed ambizioso Processo di stabilizzazione e di associazione dei Balcani, lanciato dal Consiglio europeo di Colonia del 3-4 giugno 1999. L'Accordo è stato firmato al Lussemburgo il 29 aprile 2008, contestualmente all'Accordo interinale, che ha reso operative, a partire dal 1o febbraio 2010, le disposizioni riguardanti gli scambi, le questioni commerciali ed i trasporti.
Ricorda che il 14 giugno scorso i 27 hanno approvato all'unanimità il via libera alla ratifica dell'Accordo, sbloccando una situazione di stallo determinatasi soprattutto su pressione del Belgio e dei Paesi bassi che chiedevano una maggiore collaborazione serba con il Tribunale dell'Aja, incaricato di perseguire le atrocità commesse durante le guerre nell'ex Jugoslavia. Questo progresso è stato reso possibile grazie anche a quei membri dell'Unione europea che più hanno spinto in favore della Serbia, primo fra tutti il nostro Paese, che si è impegnato, attraverso il Ministro Frattini, a ratificare per primo l'Accordo. Questa leadership italiana è stata confermata anche nella Conferenza interministeriale di Sarajevo del giugno scorso, tra i rappresentanti dei Paesi dell'Unione europea e quelli dei Balcani occidentali, nel corso del quale è stato da tutti riconosciuto il nostro ruolo nel processo di allargamento inteso a stabilizzare l'intera regione balcanica.
Rileva che la Commissione ha più volte sostenuto tale Accordo sia approvando atti di indirizzo che effettuando missioni in Serbia. Sottolinea che Belgrado ha notoriamente compiuto in questi anni moltissimi passi avanti sulla strada dell'integrazione comunitaria, anticipando del resto sin dall'inizio del 2009 l'applicazione interinale unilaterale dell'Accordo, con la rinuncia ai diritti doganali.
La ratifica dell'Accordo cade in una fase di grandissima importanza per la transizione democratica serba: pochi mesi fa è stata approvata una risoluzione del Parlamento di Belgrado che riconosce la responsabilità dei dirigenti serbi per il massacro di Srebrenica nel 1995. Tra poche settimane è atteso il verdetto della Corte internazionale di giustizia dell'Aja sull'indipendenza del Kosovo. Di fronte a tutti questi gravosi nodi problematici, ereditati dal passato dittatoriale, la classe dirigente del Paese ha dimostrato e sta dimostrando di volersi attestare su una linea coerentemente democratica, di apertura nei riguardi della Comunità internazionale. L'Accordo con la Serbia è il quinto accordo di questo tipo concluso con l'Unione europea, dopo quelli con la Macedonia, Croazia, Albania, Montenegro, a cui ha fatto seguito il 18 giugno 2008 quello con la Bosnia-Erzegovina. Tutti i Paesi dei Balcani occidentali, ad eccezione del Kosovo, sono ora dotati di stabili e articolate relazioni negoziali con l'Unione europea, centrando così un obiettivo perseguito da tempo dall'Unione europea, al quale il nostro Parlamento ha dato un forte e motivato contributo.
L'obiettivo primario dell'Accordo è il consolidamento dei legami tra le Parti e l'instaurazione tra di esse di relazioni

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strette e durature, basate sulla reciprocità e sul mutuo interesse. Esso prevede un dialogo politico regolare sulle questioni bilaterali e internazionali di reciproco interesse, compresi gli aspetti regionali, che tenga conto della politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea.
L'Accordo favorisce inoltre lo sviluppo del commercio, con la creazione di una zona di libero scambio tra l'Unione e la Serbia, degli investimenti e della cooperazione tra le Parti in numerosi settori, tra cui, in particolare, giustizia e affari interni. Dal punto di vista economico l'Accordo potrà dare nuovo slancio agli scambi tra Belgrado e l'Unione europea (verso la quale si dirige il 54 per cento delle esportazioni serbe), sancendo la disponibilità dell'UE ad integrare il più possibile la Serbia nel contesto politico ed economico dell'Europa. L'Accordo contribuisce dunque ad aiutare la Serbia a diventare uno Stato autosufficiente e ben funzionante e ad allineare il suo sistema giuridico ed economico con quelli degli Stati membri dell'Unione europea.
Segnala la disposizione di cui all'articolo 115 che subordina l'erogazione dell'aiuto comunitario sia all'ottenimento di risultati concreti da parte della Serbia nel conformarsi ai criteri politici di Copenaghen, sia all'impegno per l'attuazione delle riforme democratiche.
Il disegno di legge in esame si compone di quattro articoli: i primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione CE-Serbia. L'articolo 4, infine, prevede l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica per il giorno successivo a quello della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
L'articolo 3 riporta la norma di copertura del provvedimento, i cui oneri sono valutati in 8.472 euro annui con decorrenza dal 2010. I fondi necessari si reperiscono con corrispondente riduzione dello stanziamento del programma «Fondi di riserva e speciali» - afferente alla missione «Fondi da ripartire» - dello stato di previsione 2010 del Ministero dell'economia e delle finanze, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri.

Il sottosegretario Stefania Gabriella Anastasia CRAXI segnala la grande rilevanza politica del provvedimento in esame alla luce delle priorità di politica estera dell'Italia. Nell'esprimere gratitudine per la rapida calendarizzazione, sottolinea che il disegno di legge in titolo costituisce un passo significativo per il consolidamento del rapporto tra l'Unione europea e la Serbia.

Francesco TEMPESTINI (PD), intervenendo a nome del suo gruppo, esprime profondo apprezzamento e convinta adesione rispetto agli obiettivi del provvedimento in titolo che contribuisce ad avvicinare ulteriormente la Serbia al consesso europeo. Nel richiamare il significativo contributo dato dall'Italia al processo d'integrazione europea della Serbia, sottolinea che le più recenti prese di posizione del governo di Belgrado sul massacro di Srebrenica, nonché il novo impegno per la cattura del criminale di guerra Mladic, hanno costituito elementi essenziali per l'avvio del processo di ratifica dell'Accordo. Nella consapevolezza della complessa situazione in cui versa la Serbia, con particolare attenzione all'imminente sentenza della Corte internazionale di giustizia sullo status del Kosovo, sottolinea l'esigenza che l'Italia continui ad esercitare un'azione che consenta a Belgrado di uscire dall'attuale impasse.

Enrico PIANETTA (PdL) concorda con la necessità di procedere con celerità all'approvazione del provvedimento in esame. Richiama il ripetuto impegno della Commissione per il raggiungimento di questo obiettivo attraverso missioni ed atti di indirizzo. Esprime apprezzamento per la linea di coerenza seguita dal Governo italiano rispetto alla priorità politica rappresentata dai Balcani occidentali, che ha condotto all'esito di fare dell'Italia il Paese capofila nel percorso di ratifica dell'Accordo.

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Fiamma NIRENSTEIN, presidente, avverte che, nessun altro chiedendo di intervenire, è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti.

La seduta termina alle 11.15.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 14.

DL 78/2010: Misure urgenti in materia di stabilizzazione finanziaria e di competitività economica.
C. 3638 Governo, approvato dal Senato.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni e un'osservazione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in titolo.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, illustra il provvedimento in titolo rilevando che il provvedimento in esame si configura come un intervento complessivo di finanza pubblica volto a ridurre nel 2012 il rapporto tra deficit e PIL dal 5 per cento attuale al 2,7 per cento, al di sotto della soglia del 3 per cento, in linea con le richieste provenienti dall'Unione europea. Sottolinea che la manovra è largamente incentrata sul contenimento della spesa pubblica, su una riduzione dei costi della politica e della pubblica amministrazione, mentre, dal lato delle entrate, le misure si concentrano sul contrasto all'evasione fiscale e contributiva. Sono previsti, inoltre, incentivi fiscali a favore delle imprese al fine di favorire il rilancio dell'economia.
Sottolinea, in via preliminare, che la correzione dei conti apportata dal Governo appare qualitativamente diversa - e migliore - di quelle adottate da altri esecutivi stranieri: non sono previste riduzioni del personale pubblico, come sta accadendo in Germania, né drastiche riduzioni, pari al 25 per cento della spesa pubblica, come sta facendo il Governo britannico, né sono previste riforme previdenziali, come in Francia, senza il consenso delle parti sociali. Si tratta tuttavia di un pacchetto d'interventi che incide pesantemente sulla funzionalità della «macchina» diplomatica del nostro Paese: si dichiara infatti convinto che il lavoro della Farnesina sia troppo importante per essere trascurato o per subire delle rilevanti penalizzazioni economiche che, porterebbero, nei fatti ad un peggioramento della qualità dei servizi offerti ai cittadini ed alle imprese italiane operanti all'estero.
Passando ad analizzare le disposizioni che incidono anche sull'Amministrazione degli Esteri, segnala in primo luogo, l'articolo 2 che prevede, a decorrere dall'anno 2011, una riduzione lineare del 10 per cento delle dotazioni finanziarie iscritte a legislazione vigente nell'ambito delle cosiddette spese rimodulabili.
Per quanto riguarda il Ministero degli affari esteri questa decurtazione si concretizza in una riduzione complessiva di circa 44 milioni di euro nel 2011. Secondo quanto emerso nel dibattito presso l'altro ramo del Parlamento, circa la metà di queste decurtazioni - pari a 21 milioni - dovrebbe riguardare le risorse destinate alla cooperazione allo sviluppo ed alla gestione delle sfide globali: è comunque auspicabile, sul punto, un chiarimento da parte del Governo.
Ulteriori misure sono intese a contenere le spese per il pubblico impiego e, come tali, investono anche l'Amministrazione degli affari esteri: ricorda in particolare, la disposizione di cui all'articolo 6, comma 12, in forza della quale le spese per missioni all'estero del personale sono ridotte del 50 per cento a partire dall'anno prossimo.

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La disposizione esclude espressamente le missioni «strettamente connesse ad accordi internazionali ovvero indispensabili per assicurare le partecipazione a riunioni presso enti ed organismi internazionali o comunitari», ma l'esclusione non è sufficiente a tutelare le esigenze di mobilità del lavoro diplomatico. Contestualmente la disposizione sopprime le diarie per missioni all'estero che verranno sostituite da un rimborso delle spese di vitto e alloggio per il personale inviato all'estero, la cui misura dovrà essere determinata con decreto del Ministero degli affari esteri di concerto con il Ministero dell'economia.
Il richiamato articolo 6, al comma 13, dispone una riduzione del 50 per cento, a partire dal 2011, delle spese sostenute da tutte le amministrazioni pubbliche per attività di formazione e quindi anche per quelle sostenute dal Ministero degli affari esteri e segnatamente dall'Istituto diplomatico.
Si tratta di un forte svuotamento di risorse finanziarie a carico dell'Amministrazione degli affari esteri che rischia inevitabilmente, dopo i tagli di spesa introdotti dalle precedenti manovre finanziarie, di portare ad un ridimensionamento di azioni e ambizioni sul versante della proiezione internazionale dell'Italia. Gli interventi previsti, inoltre, non sembrano possedere un carattere strutturale ma si limitano ad incidere su spese essenziali, come quelle relative alla formazione del personale ed alle missioni all'estero.
L'articolo 9, al comma 1, blocca, per il triennio 2011-2013, il trattamento economico individuale complessivo dei dipendenti pubblici, anche di qualifica dirigenziale, prevedendo che esso non possa in ogni caso superare il trattamento ordinariamente spettante per l'anno 2010. Per quanto riguarda il personale non contrattualizzato, tra cui figurano i funzionari della carriera diplomatica, inoltre, il comma 21 dell'articolo 9 stabilisce che le progressioni di carriera comunque denominate per il triennio 2011-2013 abbiano effetto «ai fini esclusivamente giuridici»: tutte le promozioni avranno pertanto effetti soltanto giuridici e non economico-retributivi e non incideranno sul trattamento economico. Sottolinea che la specificità della carriera diplomatica risulta fortemente compromessa da questa disposizione che presenta peraltro dubbi profili di costituzionalità. È poi opportuno che il Governo chiarisca quale sia la normativa effettivamente applicabile per quanto attiene alle assunzioni di personale diplomatico, poiché l'articolo 9, comma 5, del decreto-legge in esame estende al 2013 il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, già fissato dal decreto-legge n. 112 del 2008 per gli anni 2010-2011. Questa previsione non sembrerebbe incidere sui concorsi di accesso alla carriera diplomatica, autorizzati dal decreto-legge n. 1 del 2010, in base al principio della lex specialis, ma nella relazione tecnica sono previste economie, a partire dal 2012, anche per quanto riguarda la carriera diplomatica derivanti dall'applicazione del blocco del turn over.
L'articolo 9, comma 31, mira invece, ai fini dell'utilizzo della facoltà di procedere a nuove assunzioni, ad equiparare i trattenimenti in servizio del personale pubblico a nuove assunzioni. In particolare si prevede che, a decorrere dall'entrata in vigore del decreto in esame, le amministrazioni che autorizzano trattenimenti in servizio oltre l'età per il collocamento a riposo d'ufficio, dovranno scontare il relativo trattamento retributivo dalle risorse destinabili a nuove assunzioni. In esito ad un'indicazione emersa nel corso dell'esame presso la Commissione esteri del Senato, è stato approvato dall'altro ramo del Parlamento un emendamento in base al quale tale disposizione non trova applicazione, limitatamente al 2011 e al 2012, ai Capi di rappresentanza diplomatica nominati precedentemente all'entrata in vigore della legge di conversione del decreto-legge in esame.
Fa cenno a quanto il provvedimento dispone in ordine al finanziamento delle missioni militari di pace, in particolare circa la riassegnazione al Fondo per il finanziamento delle missioni di pace dei rimborsi delle Nazioni Unite, in quanto già

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valutato in sede di esame del decreto-legge di proroga per il secondo semestre 2010.
Nel proporre un parere favorevole sul provvedimento al nostro esame, esprime una profonda preoccupazione per il modus procedendi che lo ispira, che rischia seriamente di incidere sull'assetto organizzativo e funzionale del Ministero degli affari esteri e di «smontarne» i delicati meccanismi di carriera. Ma ciò che colpisce negativamente, al di là delle singole decurtazioni introdotte dalla manovra, è che manchi sostanzialmente nel nostro Paese - come ha ricordato tre giorni fa il Segretario generale della Farnesina, ambasciatore Giampiero Massolo, sul Corriere della Sera, «la consapevolezza di quanto conti, per competere nel mondo globale, la solidità complessiva dei «sistemi Paese». È quasi come se da noi prevalesse il convincimento che competitività e sviluppo economico possano prescindere, in tutto o in parte, dai governi che si avvicendano e dalla qualità della nostra pubblica amministrazione.» Sono queste preoccupazioni ad avere indotto i più autorevoli diplomatici italiani a sottoscrivere una lettera - apparsa oggi sul quotidiano «La Repubblica» e indirizzata al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei ministri, ai presidenti di Camera e Senato, nonché ai ministri degli affari esteri e dell'economia e delle finanze - con cui si chiede di non indebolire la funzionalità ed operatività del Ministero degli affari esteri in un momento in cui è l'azione di politica estera lo strumento principale cui ricorrere per fare fronte alla grave crisi finanziaria internazionale. Il timore che i diplomatici esplicitano è il riallineamento a nostro sfavore del peso politico degli altri Paesi europei e non, nonché l'acuirsi della competizione globale per mercati, investimenti, tecnologie e approvvigionamenti. Oggi, sullo stesso Corriere della Sera, è direttamente il Ministro Frattini a intervenire fermamente richiamando le caratteristiche della professione diplomatica e la sua missione al servizio del sistema Paese.
In conclusione, ritiene che Parlamento e Governo debbano recepire la filosofia di fondo per cui gli investimenti nella politica estera costituiscono investimenti produttivi per il Paese e non spese che indeboliscono la finanza generale dello Stato a cui invece non potrebbero che arrecare sollievo.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI richiama le dichiarazioni rese pubblicamente dal Ministro Frattini che ha colto sensibilmente lo stato d'animo della diplomazia italiana.

Fabio EVANGELISTI (IdV) sottolinea come si tratti piuttosto di uno stato di agitazione.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI fa presente come non sia costume del corpo diplomatico fare ricorso a così forti strumenti di protesta. Ritiene tuttavia che nell'attuale situazione ne sussistano le condizioni. Ricorda come già nel corso dell'esame presso il Senato sia stata evidenziata l'impossibilità di considerare spesa rimodulabile quella relativa alla politica estera.
Nel rimarcare le caratteristiche del sistema multilaterale della politica internazionale, sottolinea l'incomprimibilità delle missioni all'estero effettuate dal personale diplomatico che non sono quindi assimilabili all'attività esterna di qualsiasi altra amministrazione. Insiste altresì sulla continuità di funzione dei capi-missione, sulla finalità dei nuovi concorsi in vista della partecipazione al Servizio europeo per l'azione esterna, nonché sul rilievo delle attività formative.
Confida, pertanto, in un appello alla disponibilità del Ministero dell'economia e delle finanze per la correzione di tali criticità.

Stefano STEFANI, presidente, ricordando che il provvedimento in esame reca nel titolo la parola «competitività», sottolinea come ci debba essere maggiore consapevolezza del fatto che per essere competitivi sono necessari investimenti e che quindi alcune spese, come quelle per

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la promozione del sistema Paese, appaiono inderogabili. Ricorda a tale proposito la sua proposta di legge per il trasferimento dell'ICE nell'ambito del Ministero degli affari esteri, rimarcandone le significative conseguenze in termini di risparmio.

Mario BARBI (PD) esprime in primo luogo rammarico per i tempi ristretti concessi alla Camera per l'esame della manovra, in merito alla quale manifesta un dissenso globale e forte. Contrariamente a quanto affermato dal relatore, non ritiene che il provvedimento in esame presenti una maggiore qualità rispetto ad analoghi interventi adottati in altri paesi europei e sottolinea come si sia perso tempo prezioso negando in una prima fase la gravità della crisi e sbagliando l'impostazione della politica economica sin dall'inizio della legislatura.
A suo avviso il Governo, effettuando tagli indiscriminati e congelando gli stipendi, mostra di non essere capace di effettuare scelte consapevoli. In ogni caso riconosce la necessità di un intervento alla luce dei livelli insostenibili raggiunti dal deficit e dal debito pubblico e dalla percentuale della spesa pubblica in relazione al PIL. Tale intervento dovrebbe però avere carattere strutturale ed operare scelte qualitative e non limitarsi a tagli «alla cieca» per tranquillizzare i mercati finanziari. Anche la lotta all'evasione fiscale, ora sbandierata a fronte della diminuzione delle entrate dovuta alla crisi economica, avrebbe dovuto essere condotta con ben altra energia, mentre invece si è di fatto preferito accrescere la pressione fiscale sui contribuenti.
Quanto allo specifico del Ministero degli esteri osserva che ulteriori tagli per 44 milioni di euro, sommati a quelli ancora più drastici degli anni precedenti, pregiudicano la continuità e l'affidabilità della politica estera italiana, a cominciare dagli interventi di cooperazione alla sviluppo che possono contare ormai su risorse estremamente esigue, frustrando le legittime ambizioni di un Paese che comunque schiera circa ottomila unità nelle missioni internazionali.
Apprezza che vi sia su questo aspetto sintonia con le forze di maggioranza, rilevando però che appaiono tardive le preoccupazioni espresse dal Ministro Frattini circa il grave impatto della manovra sul corpo diplomatico, a cominciare dalla perdita di risorse di alto livello causata dalla previsione di uscite anticipate dalla carriera, in netta controtendenza rispetto all'allungamento dell'età lavorativa. Evidenzia un ulteriore motivo di preoccupazione, anche di carattere istituzionale, in relazione alla norma, introdotta al Senato, che affida al Consiglio dei ministri la possibilità di effettuare ulteriori riduzioni di spesa senza un passaggio parlamentare.
Sottolinea che la riduzione dei fondi da destinare al reclutamento, formazione e aggiornamento del personale diplomatico compromette il ruolo dell'Italia nella fase cruciale di avvio del servizio diplomatico europeo, con gravi conseguenze prevedibili per gli anni a venire. Inoltre, le riduzioni di spesa per la rete consolare avranno ripercussioni negative per i cittadini italiani all'estero e le nostre imprese, le cui esigenze di crescita della competitività sono appena state richiamate dal presidente Stefani.
Esprime quindi complessivamente una critica severa circa gli effetti della manovra sulla politica estera italiana, in quanto non si opera una scelta su dove ridurre le spese e dove invece investire, con la conseguenza che i danni futuri saranno certamente superiori agli attuali risparmi e che ne esce compromessa la credibilità e la rilevanza della nostra presenza su scala mondiale. Rileva inoltre che alcune riduzioni risulteranno in seguito certamente di difficile applicabilità, come testimoniato dalle significative correzioni ormai usualmente apportate in sede di assestamento.
Alla luce delle predette considerazioni, conferma il giudizio negativo del gruppo del Partito Democratico sul provvedimento.

Fabio EVANGELISTI (IdV), pur apprezzando lo sforzo compiuto dal relatore, ritiene però che vi sia uno scarto tra le considerazioni svolte e le conclusioni che

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si prospettano nell'espressione di un parere favorevole. A suo avviso la manovra incide pesantemente sull'azione della politica estera italiana, compromette il ruolo dei diplomatici e marginalizza il nostro Paese in ambito europeo, ignorando il fatto che alcune spese rappresentano un investimento produttivo.
Preannunciando il giudizio negativo del suo gruppo sull'insieme del provvedimento ,osserva che i pur apprezzabili tentativi, operati da rappresentanti della maggioranza, di effettuare interventi correttivi non saranno probabilmente portati avanti in ragione dell'apposizione della fiducia, per cui si viene a creare un'insanabile contraddizione di fondo.
Al riguardo, osserva che la riduzione delle risorse per la nostra diplomazia appare funzionale alla politica estera di stampo personalistico portata avanti dal Presidente del Consiglio.

Renato FARINA (PdL) invita il collega Evangelisti a leggere il giudizio positivo sul Presidente del Consiglio espresso dal Presidente Obama in una recente intervista.

Fabio EVANGELISTI (IdV), nel ribadire il voto contrario del suo gruppo, conclude osservando che dopo il viaggio in Brasile del Presidente del Consiglio sembrerebbe che non ci sia più bisogno della manovra stessa, posto che il PIL ne sarebbe risultato miracolosamente accresciuto.

Franco NARDUCCI (PD) evidenzia le criticità della manovra rispetto ai temi di competenza della Commissione esteri, apprezzando, le considerazioni iniziali del collega Antonione.. In relazione ai confronti internazionali prospettati osserva però che l'ampiezza della manovra in altri Paesi, come la Germania, è stata determinata dalle ingenti spese sostenute per il salvataggio del sistema bancario e finanziario, di cui il nostro Paese non ha avuto bisogno, e dall'esigenza di conservare il tradizionale contenimento del debito pubblico.
Rileva che la presente è la decima manovra correttiva che persiste nella strategia di tagli lineari, che non hanno rivelato una forza dinamica. Non a caso, in altri Paesi la prestazione economica è in crescita, mentre nel nostro Paese questo tipo di intervento rischia di compromettere i pur modesti segnali di ripresa.
Richiama poi il fatto che la Corte di Conti ha evidenziato i rischi derivanti dalla contabilizzazione integrale delle maggiori entrate previste per le misure di contrasto all'evasione fiscale, in aggiunta alla sovrastima degli effetti dei tagli lineari sulla riduzione dei consumi intermedi.
Circa i presunti risparmi relativi al Ministero degli affari esteri previsti fino al 2013, oltre alle misure di chiusura di sedi consolari, invita ad esercitare senso di responsabilità politica.
Manifestando stupore per le reazioni determinate dagli interventi sugli stipendi dei diplomatici, ritiene piuttosto prioritario badare agli effetti negativi sulla tutela degli interessi del Paese all'estero sull'erogazione dei servizi e alle imprese. Richiama altresì gli impegni internazionali non ancora onorati, tra cui il finanziamento del Fondo per la lotta all'Aids, a cui il l'Italia dovrebbe essere particolarmente interessata, in quanto meta di flussi migratori da Paesi a rischio.
Lamenta poi le conseguenze dei tagli sulla ristrutturazione tecnologica ed informatica, che a suo avviso comprometteranno inevitabilmente il progetto del consolato digitale che avrebbe dovuto subire alla chiusura delle sedi consolari.
Menziona invece a titolo di esempio positivo la recente riforma francese degli istituti di cultura, condotta nella consapevolezza delle positive ripercussioni prevedibili nel settore turistico.
Richiamando infine le gravose responsabilità assunte dall'Italia nelle missioni di pace all'estero, ribadisce la più ferma critica all'impostazione governativa di erosione delle strutture della politica estera nazionale.

Gianpaolo DOZZO (LNP) osserva che probabilmente nel corso dell'esame del provvedimento in titolo ciascuna Commissione rivendicherà la specificità del proprio

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settore di competenza, pur riconoscendo la necessità di interventi correttivi, così come è avvenuto in questa sede. Ritiene invece che in molti casi la nostra rete diplomatica non sia all'altezza della propria funzione, in particolare per quanto riguarda la promozione del nostro sistema produttivo.
Rilevando che la difesa degli interessi del personale diplomatico assume talvolta carattere corporativo nonostante l'elevato livello retributivo, ritiene che futuri risparmi potrebbero derivare dalla parziale sostituzione delle diplomazie nazionali con un servizio europeo che non costituisca però un inutile doppione, in attuazione del Trattato di Lisbona.
Chiede quindi di poter valutare adeguatamente il parere che sarà proposto dal relatore.

Marco ZACCHERA (PdL) evidenzia in primo luogo che i tagli indiscriminati tendono a colpire maggiormente le realtà dove le risorse sono già impiegate al meglio, con un minore impatto nelle situazioni di maggiore inefficienza.
Ritiene che notevoli risparmi ed un indubbio aumento di efficienza si potrebbero conseguire con l'inserimento dell'ICE, ed eventualmente anche dell'ENIT, all'interno della struttura del Ministero degli esteri. Ulteriori risparmi potrebbero derivare da una riduzione delle eccessive spese effettuate all'estero dalle regioni. Invita il Governo a concentrare in ogni sede estera presso unici «uffici Italia» tutti i servizi per cittadini ed operatori. Conclude lamentando l'imbarazzante confronto tra l'entità organica della nostra rete all'estero e quella dei partner europei comparabili.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, nel ringraziare i colleghi intervenuti per i contributi resi pur nelle diverse sfumatura, in merito a quanto sottolineato dal collega Dozzo, tiene a sottolineare la particolare professionalità della gran parte dei funzionari in servizio alla Farnesina che operano nei diversi contesti, talvolta in condizioni di reale difficoltà fino al rischio della propria incolumità. Fa presente che non sempre gli imprenditori italiani all'estero sono a conoscenza di questa potenzialità preferendo spesso lamentarsi senza realmente prendervi contatto. Riconosce che vi sono indubbiamente margini di miglioramento e che naturalmente non mancano eccezioni negative con riferimento a casi individuali. Presenta quindi una proposta di parere favorevole con condizioni ed un'osservazione (vedi allegato 1).

Mario BARBI (PD) preannuncia l'espressione di un voto contrario da parte del suo gruppo, pur condividendo il senso delle condizioni apposte dal relatore alla proposta di parere.

Fabio EVANGELISTI (IdV) ribadisce il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

La Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole con condizioni ed un'osservazione, come formulata dal relatore.

La seduta termina alle 15.10.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente, Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 15.10.

Progetto di decisione del Consiglio che fissa l'organizzazione e il funzionamento del Servizio europeo per l'azione esterna.
8029/10 POLGEN 43.

(Seguito esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e conclusione - Approvazione di un documento finale).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta del 20 aprile scorso.

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Stefano STEFANI, presidente, ricorda che nella seduta dello scorso 20 aprile la Commissione aveva accolto la proposta formulata dal relatore, onorevole Antonione, di svolgere approfondimenti conoscitivi, che hanno avuto luogo nel successivo mese di maggio. Avverte quindi che in data 16 giugno è pervenuto il parere favorevole con condizioni e osservazioni della Commissione Politiche dell'Unione europea.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, illustra la proposta di documento finale ai sensi dell'articolo 127, comma 2, del Regolamento (vedi allegato 2).

Mario BARBI (PD) propone una riformulazione della proposta di documento finale testé illustrata dal relatore al fine di prevedere la periodica relazione del Governo al Parlamento.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, accoglie la proposta di riformulazione avanzata dal collega Barbi, aggiungendo nella parte dispositiva le parole «e a riferirne periodicamente al Parlamento».

Gianpaolo DOZZO (LNP) chiede un chiarimento al relatore circa il ruolo del Parlamento europeo nel controllo sulla politica di sicurezza e difesa comune.

Roberto ANTONIONE (PdL) risponde che tale ruolo risiede nel rapporto che si va definendo tra il Parlamento europeo e l'Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

Gianpaolo DOZZO (LNP) fa presente che il Parlamento europeo sta impegnandosi ad accrescere le sue competenze in materia di sicurezza e difesa al di là del dettato del Trattato di Lisbona.

La Commissione approva la proposta di documento finale come riformulata dal relatore (vedi allegato 3).

La seduta termina alle 15.25.