CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 17 dicembre 2009
265.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 17 dicembre 2009. - Presidenza del vicepresidente Roberto ZACCARIA, indi del presidente Donato BRUNO. - Interviene il sottosegretario di Stato alle infrastrutture e trasporti Mario Mantovani.

La seduta comincia alle 10.05.

Norme in materia di cittadinanza.
Testo unificato C. 103 Angeli, C. 104 Angeli, C. 457 Bressa, C. 566 De Corato, C. 718 Fedi, C. 995 Ricardo Antonio Merlo, C. 1048 Santelli, C. 1592 Cota, C. 2006 Paroli, C. 2035 Sbai, C. 2431 Di Biagio, C. 2670 Sarubbi, C. 2684 Mantini, C. 2904 Sbai e C. 2910 Garagnani
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato da ultimo, nella seduta del 16 dicembre 2009.

Fabio GARAGNANI (PdL), premesso di riconoscersi integralmente nel testo predisposto dalla relatrice, rileva come gli emendamenti presentati non tengano conto a sufficienza dell'esigenza di assicurare,

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in questo momento storico, la difesa dell'identità nazionale, che è oggi a rischio. Sono infatti a rischio le radici dell'identità italiana ed europea: le radici giudaico-cristiane, il sistema di valori e cultura che caratterizza l'Europa da duemila anni. Di fronte alle trasformazioni della società contemporanea la preoccupazione precipua del legislatore deve essere, a suo avviso, quella di difendere e rafforzare la tradizione culturale e spirituale del proprio Paese, chiedendo agli immigrati la piena accettazione di questa tradizione, pur nel riconoscimento dell'apporto dell'immigrazione legale alla vita del Paese stesso.

Donato BRUNO, presidente, ricorda che la discussione di carattere generale è già stata svolta e che, secondo le intese intercorse, la Commissione procede oggi alla discussione sul complesso degli emendamenti e quindi alla votazione per il conferimento del mandato al relatore.

Salvatore VASSALLO (PD) ritiene che impostare la discussione in termini ideologici, presentando le questioni sotto la luce della difesa della democrazia ovvero dell'identità culturale o religiosa della nazione, sia infruttuoso, anche perché esaspera le contrapposizioni in un momento in cui c'è forse bisogno di conciliazione. Ricorda che nel 1992 l'Italia apportò alla propria legge sulla cittadinanza modifiche che, in controtendenza rispetto al resto dell'Europa, accentuavano irragionevolmente il peso del legame di sangue nell'attribuzione della cittadinanza. Serve oggi rivedere quell'impostazione da un'ottica più pragmatica ed aderente alla realtà, che si caratterizza per spostamenti migratori non temporanei ma di lunga durata. La sua parte politica è d'accordo che la cittadinanza non possa essere il mezzo di integrazione, ma ritiene che possa intervenire quando l'integrazione è già avviata, come mezzo per incentivare la definitiva maturazione di un percorso di integrazione già avvenuto. Per quanto riguarda il problema degli stranieri nati in Italia, condivide la posizione di molti esponenti della stessa maggioranza che hanno parlato in dissenso rispetto al testo della relatrice. Non c'è dubbio che chi nasce in Italia e vi compie le scuole sia integrato nella società italiana. Per quanto riguarda invece lo straniero che permane in Italia per un tempo congruo, la relatrice ha mostrato disponibilità ad affrontare il problema delle lungaggini burocratiche che ritardano oltre misura l'attribuzione della cittadinanza a chi ha maturato il diritto. Il testo elaborato, però, prospetta una soluzione insufficiente, in quanto impone alla pubblica amministrazione di concludere il provvedimento entro un termine che, in ogni caso, resta ordinatorio. L'unico modo per assicurare allo straniero il rispetto dei tempi di acquisto della cittadinanza previsti dalla legge è quello di invertire l'onere della prova, nel senso di introdurre un meccanismo di silenzio-assenso.
Per quanto riguarda, infine, i minori che sono entrati in Italia in tenera età e vi hanno frequentato le scuole, ritiene che non si possa negare che siano di fatto cittadini italiani, pienamente integrati e riconosciuti come tali dai coetanei. Si tratta di ragazzi che non hanno vissuto in altri Paesi e non hanno quindi conosciuto altre culture. È, quello dei minori, il problema più delicato tra quelli in discussione, e la maggioranza non può trascurare di farsene carico.

Manuela DAL LAGO (LNP) dichiara la contrarietà del suo gruppo agli emendamenti presentati dall'opposizione per introdurre l'acquisto della cittadinanza per nascita, o per ingresso in tenera età, sul territorio dello Stato. La sua parte politica comprende le argomentazioni dell'opposizione, che sostiene che ragazzi cresciuti in Italia non possono non sentirsi italiani; ritiene però che la cittadinanza sia uno status di così grande valore ed importanza che non si possa attribuire se non a chi mostra di volerlo fortemente, consapevolmente e intimamente. Un atto di volontà pienamente consapevole non può essere compiuto né da un minore né in sua vece dai genitori. È quindi corretto quel che la legge prevede oggi, ossia che il minore

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possa acquistare la cittadinanza al compimento della maggiore età, con una richiesta espressa. Il procedimento amministrativo può essere avviato anche prima, ma la scelta se essere cittadini italiani non può che essere compiuta dall'interessato stesso e alla maggiore età. È infatti vero che molti stranieri nati in Italia si sentono cittadini italiani, ma è anche vero che molti altri conservano, giustamente, un legame interiore con la terra di origine dei genitori. Occorre quindi evitare che la cittadinanza sia imposta a ragazzi che non ne comprendono la portata e che poi, magari, divenuti capaci di intendere e di volere, la rifiutino.
Dichiara altresì la contrarietà del suo gruppo agli emendamenti che tendono a diminuire il tempo di permanenza in Italia necessario per l'acquisto della cittadinanza da parte dello straniero, sia pure ponendo questa o quella condizione aggiuntiva. Dieci anni sono infatti un tempo congruo per integrarsi, senza contare che già dopo cinque anni di permanenza regolare lo straniero può chiedere il permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo. Il punto è che l'opposizione considera la cittadinanza uno strumento di integrazione, mentre la sua parte politica la considera il coronamento di un'integrazione avvenuta. La sua parte politica ritiene quindi necessario mantenere il termine di dieci anni, salvo prevedere, come propone il testo predisposto dalla relatrice, che il procedimento amministrativo possa avviarsi già dopo otto anni: perché se è vero che i dieci anni di legge sono un tempo sufficiente, è anche vero che il diritto maturato non deve essere denegato dai ritardi della burocrazia.
Per quanto poi riguarda la rinuncia a un'altra cittadinanza, la sua parte politica è favorevole. Si tratta del resto di una previsione della stessa Unione europea. Parimenti, la sua parte politica è favorevole alla revoca della cittadinanza nei casi gravi.
Ciò premesso per quanto riguarda il complesso delle proposte emendative presentate, si riserva di intervenire più diffusamente in Assemblea sulle questioni legate al provvedimento in esame. Intende però fin d'ora replicare ad un'accusa che è stata rivolta alla Lega Nord Padania: quella di confondere i problemi della cittadinanza con quelli della sicurezza. Al riguardo assicura che la sua parte politica non confonde affatto le due cose, ma è tuttavia convinta che la cittadinanza sia una concessione e come tale non un diritto ma l'approdo di un percorso. La cittadinanza deve essere riconosciuta solo a quanti la chiedano in maniera responsabile, consapevole e convinta e diano garanzie di voler rispettare le leggi e le tradizioni del popolo italiano.

David FAVIA (IdV) si chiede preliminarmente per quali ragioni vi sia stata una accelerazione nell'esame parlamentare dei provvedimenti in materia di cittadinanza, che investono un tema che dovrebbe essere fondato sulla libertà di coscienza e su cui si cerca di trovare un accordo tra i gruppi.
Nel merito, non ritiene accettabile nella sua interezza il testo unificato elaborato dal relatore ma considera possibile utilizzarlo come base di discussione superando alcune incongruenze inaccettabili. In particolare, all'articolo 1 si richiama il concetto di «residenza legale senza interruzioni» che necessita di un temperamento, essendo inconcepibile stabilire che non sia consentito neanche un breve allontanamento dal Paese.
Fa presente che il suo gruppo ha quindi presentato emendamenti volti a superare tali aspetti, nonché a modificare ulteriori profili. Tra questi, si sofferma sulle modifiche proposte, sempre all'articolo 1, con riferimento alle previsione della frequenza «con profitto» delle scuole riconosciute dallo Stato italiano almeno fino all'assolvimento del diritto-dovere all'istruzione. Non appare infatti chiaro il significato della nozione «con profitto», in quanto - se presupponesse il conseguimento di voti più che sufficienti - si configurerebbe come una discriminazione tra lo studente straniero e quello italiano, al quale è richiesto solo il superamento degli esami previsti. Altrimenti, sarebbe più opportuno specificare che s'intende fare riferimento al completamento del ciclo scolastico.

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Ritiene poi ovvio quanto previsto alla lettera c) del comma 1, dell'articolo 3, con riguardo alla necessità di rispettare, anche in ambito familiare, le leggi dello stato ed i principi fondamentali della Costituzione. Al contempo, sarebbe opportuno prevedere un automatismo per quanto attiene alla previsione del comma 3 dell'articolo 3, in base alla quale il procedimento amministrativo relativo al percorso di cittadinanza deve concludersi entro e non oltre due anni dalla presentazione della richiesta d'iscrizione al corso.
Considera altresì possibile individuare una forma di ius sanguinis temperato, accanto alla previsione dello ius soli. A tal fine, tuttavia, sono necessarie proposte emendative che modifichino l'articolo 1 del testo unificato in modo congruo. Non vede per quali ragioni non consentire ad uno straniero che arriva in Italia in giovanissima età di poter divenire automaticamente cittadino italiano dopo aver concluso regolarmente il corso di studi.
Per quanto riguarda gli stranieri adulti richiama la questione dell'acquisizione della cittadinanza per matrimonio e ritiene eccessivo il termine di dieci anni attualmente previsto dalla legge e confermato nel testo unificato. Su tali profili il suo gruppo ha presentato proposte emendative che auspica possano essere accolte nello spirito del dialogo. Invita infatti i gruppi a non piegare un tema di tale rilievo alla mediazione politica o ad interessi di parte.

Andrea SARUBBI (PD) richiama quanto già evidenziato nel corso della discussione in ordine ai profili positivi che ritiene di poter rinvenire nel testo unificato elaborato dal relatore. Si riferisce, in particolare, al fatto che si tratta di misure non a costo zero, che viene previsto uno scalino tra lo svolgimento del corso e l'acquisizione della cittadinanza nonché al tentativo di porre un limite alla burocrazia ed alle procedure amministrative.
Accanto a tali aspetti ritiene tuttavia necessario cercare di migliorare il testo con l'accoglimento delle proposte emendative presentate.
Si sofferma in primo luogo sul proprio emendamento 3.6, volto a specificare che lo straniero che risultasse idoneo alla verifica ha diritto di ripeterla senza limitazioni a condizione che siano trascorsi almeno quattro mesi dalla comunicazione dell'esito della stessa. Si tratta di una precisazione a suo avviso necessaria in quanto l'attuale formulazione del testo unificato non chiarisce le conseguenze per lo straniero del mancato superamento della verifica. Richiama quindi l'emendamento 3.5, anch'esso presentato con spirito bipartisan. In proposito, ritiene prioritario non tanto definire un termine temporale congruo quanto piuttosto fare riferimento, quale data iniziale, al momento in cui lo straniero ha iniziato a soggiornare legalmente sul territorio. Ritiene infatti che questo costituisca un dato effettivo e più significativo rispetto a quello della residenza, che non è strettamente legata alla volontà di integrazione della persona. Tale soluzione si basa anche su quanto evidenziato dal ministero dell'Interno e si fonda in primo luogo su motivi di giustizia.
Per quanto riguarda i minori rileva che le criticità sono sempre le medesime. Si sofferma in particolare sull'emendamento 1.3, sottoscritto da molti deputati, così come la proposta di legge C. 2670 che riprende. L'emendamento distingue, in particolare, i minori in due categorie, prevedendo una disciplina speciale per chi nasce in Italia ed uno ius soli temperato. Si stabilisce infatti che il figlio minore di genitori stranieri acquista la cittadinanza italiana se ha completato un corso di istruzione, ferma restando la possibilità di rinunciarvi entro un anno dal raggiungimento della maggiore età. Ricorda che per venire incontro alle obiezioni manifestate nel corso della discussione da alcuni colleghi è stata superata l'iniziale impostazione di fare riferimento ad un solo genitore - al fine di ricomprendere le ipotesi di famiglia monoparentale - nell'auspicio di avviare un confronto di dialogo e di reciproca disponibilità.
Per quanto attiene all'acquisto della cittadinanza per le persone di maggiore

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età, si sofferma sul proprio emendamento 2.3 che, ripercorrendo quanto già previsto con la proposta di legge C. 2670, richiede il soggiorno da almeno cinque anni, senza interruzione, ed il superamento di un apposito test. Al contempo il proprio emendamento 2.2 prevede una formulazione più morbida che richiede che lo straniero soggiorni legalmente nel territorio italiano da almeno sette anni senza interruzioni. Infine, l'emendamento 3.5 stabilisce che dopo cinque anni di soggiorno sul territorio possa essere iniziata la procedura per eseguire il test.
Auspica quindi che possa essere compreso lo spirito di ricerca di un dialogo e di mediazione con cui sono stati presentati gli emendamenti, ferma restando la piena condivisione per la proposta di legge C. 457 Bressa.

Raffaele VOLPI (LNP), nel richiamare gli interventi da lui svolti nel corso dell'esame delle proposte di legge in titolo, rinuncia ad intervenire in questa sede in considerazione dei limitati tempi a disposizione della Commissione in questa fase.

Roberto ZACCARIA (PD) intende soffermarsi su alcuni temi che si riserva di sviluppare ulteriormente nel corso della discussione in Assemblea. In considerazione del lavoro comune che è stato fatto finora ritiene infatti necessario evitare equivoci concettuali. In particolare ricorda come nei Paesi come l'Italia si interviene sulla normativa in materia di cittadinanza ogni 30 anni circa: si tratta infatti di un tema ad elevato tasso di politicità, considerato anche che la cittadinanza e la legge elettorale non sono disciplinati nella Costituzione ma ne costituiscono i presupposti fondamentali.
Appare quindi legittimo cercare maggioranze ampie per l'approvazione di una legge che dovrebbe essere rivista a distanza di un arco di tempo molto ampio e che costituisce il fondamento della visione dello Stato.
Intende inoltre precisare che le differenze evidenziate dalla collega Dal Lago nel proprio intervento, rispetto ad impostazioni che sarebbero divergenti tra maggioranza ed opposizione sul concetto di cittadinanza e su quello di integrazione, non appaiono condivisibili essendo scontato che la cittadinanza costituisca percorso di integrazione.
Per quanto attiene all'accelerazione dell'iter parlamentare del provvedimento, testé richiamato dal collega Favia, ricorda che i gruppi di opposizione hanno il diritto, garantito dal regolamento, di vedere esaminate alcune proposte di legge che ritengono prioritarie. In questo caso oltretutto la Commissione ha avviato la discussione delle proposte di legge circa un anno fa e non è certo per responsabilità del suo gruppo se la materia è rimasta silente per lungo tempo. Considerato che i lavori della Commissione non si concludevano la Conferenza dei presidenti dei gruppi ha quindi ritenuto opportuno prevedere l'avvio della discussione, che a suo avviso costituisce già un elemento importante.
Richiama quindi quanto emerso da organi di stampa e da ricerche pubblicate su siti istituzionali da cui si evince con chiarezza come la legge n. 91 del 1992 - e sicuramente quanto previsto dal testo unificato elaborato dal relatore - ponga l'Italia negli ultimi posti tra in Paesi dell'Unione europea dal punto di vista dell'apertura, con particolare riguardo al tema ius soli.
Richiama quindi un profilo che ritiene di particolare interesse. Occorre infatti dare una risposta ai minori stranieri - che in Italia sono oltre 800 mila - valutando le modalità che si ritengono più congrue. Si può ad esempio prevedere un percorso che includa lo svolgimento di prove per l'attribuzione della cittadinanza, purché siano garantite valutazioni oggettive e a condizione che siano stabiliti termini agevolati rispetto a quello ordinario dei dieci anni. Ritiene che solo in questa direzione si possa giungere alla definizione di una legge fondata sul dialogo.

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, invita al ritiro di tutti gli emendamenti

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presentati dovendo altrimenti esprimere in questa fase un parere contrario.

Il sottosegretario Mario MANTOVANI esprime parere conforme a quello del relatore.

Donato BRUNO, presidente, in considerazione del fatto che nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo prevista in data odierna dovrebbe essere previsto l'avvio della discussione generale in Assemblea delle proposte di legge in titolo a partire da lunedì 21 o da martedì 22 dicembre, si associa alla richiesta del relatore e del rappresentante del Governo. Auspica infatti che in questa fase tutti i gruppi accedano all'invito a ritirare gli emendamenti presentati, fermo restando l'impegno della presidenza a dedicare almeno una giornata alla discussione degli emendamenti presentati in Assemblea - in Commissione plenaria anziché nell'ambito del Comitato dei nove - così da valutare insieme le reali possibilità e modalità per eventuali modifiche da apportare al testo unificato.

Giuseppe CALDERISI (PdL), tenendo conto dell'invito formulato dal relatore, sottoscrive gli emendamenti presentati dal collega Bocchino e dal collega Di Biagio e li ritira.

Souad SBAI (PdL) ritira gli emendamenti da lei presentati.

David FAVIA (IdV) ritira gli emendamenti presentati dal suo gruppo, tenendo conto dell'invito formulato dal relatore, auspicando che nel prosieguo possa esservi un maggiore dialogo.

Mario TASSONE (UdC), pur apprezzando sempre gli interventi del presidente della Commissione, di cui ha grande stima, ritiene necessario comprendere la reale disponibilità del relatore e della maggioranza ad accogliere gli emendamenti presentati, prima di poter accedere alla richiesta di ritirarli in questa fase per poterne poi approfondire i contenuti nel corso della discussione in Assemblea.

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, ribadisce che in questa fase non può che invitare al ritiro di tutti gli emendamenti ed esprimere altrimenti parere contrario.

Sesa AMICI (PD) accoglie la richiesta del relatore, riservandosi di ripresentare i propri emendamenti in Assemblea. Auspica peraltro che l'esame delle proposte emendative che si svolgerà nella Commissione dopo la discussione generale in Assemblea, possa essere serio ed approfondito.
Conferma infine che il collega Bressa presenterà una relazione di minoranza.

Salvatore VASSALLO (PD), nell'esprimere l'auspicio che nel prosieguo dell'iter parlamentare possano essere esaminati approfonditamente gli emendamenti presentati, ritira le proprie proposte emendative.

Andrea SARUBBI (PD) ritira i propri emendamenti.

Pierluigi MANTINI (UdC), pur apprezzando lo spirito della proposta non ritiene possibile accedere all'invito a ritirare i propri emendamenti. Ritiene infatti necessario comprendere con chiarezza se vi è la disponibilità a modificare il testo unificato.

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, ricorda che la Commissione esamina le proposte di legge in titolo da circa un anno. Rileva come la strozzatura imposta al dialogo non sia avvenuta per volontà della maggioranza. Ritiene in ogni modo utile la discussione finora svolta, che ha consentito di fare emergere con chiarezza le posizioni di ognuno, inclusa qualche divergenza in più.
Tenuto conto del rilievo e della delicatezza delle questioni affrontate dai provvedimenti auspica che vi siano tempi adeguati, necessari per un dibattito serio.

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Mario TASSONE (UdC), tenuto conto di quanto evidenziato dal relatore e con l'auspicio di un coinvolgimento della maggioranza e dell'opposizione sulle questioni oggetto di discussione, ritira gli emendamenti presentati.

Donato BRUNO, presidente, avverte che il testo unificato sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione del prescritto parere. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.10.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Giovedì 17 dicembre 2009 - Presidenza del presidente Isabella BERTOLINI.

La seduta comincia alle 11.10.

Decreto-legge 152/09 - Disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle Forze armate e di polizia.
Emendamenti C. 3016, approvato dal Senato.
(Parere all'Assemblea)
(Esame e conclusione - Parere)

Il Comitato inizia l'esame del provvedimento.

Raffaele VOLPI (LNP), relatore, rileva che gli emendamenti contenuti nel fascicolo n. 1 non presentano profili critici per quanto attiene al rispetto del riparto di competenze legislative di cui all'articolo 117 della Costituzione e propone pertanto di esprimere su di essi il parere di nulla osta.

Nessun altro chiedendo di intervenire, il Comitato approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 11.15.

SEDE REFERENTE

Giovedì 17 dicembre 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO.

La seduta comincia alle 14.40.

Norme in materia di cittadinanza.
Testo unificato C. 103 Angeli, C. 104 Angeli, C. 457 Bressa, C. 566 De Corato, C. 718 Fedi, C. 995 Ricardo Antonio Merlo, C. 1048 Santelli, C. 1592 Cota, C. 2006 Paroli, C. 2035 Sbai, C. 2431 Di Biagio, C. 2670 Sarubbi, C. 2684 Mantini, C. 2904 Sbai e C. 2910 Garagnani.
(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato da ultimo, nella seduta antimeridiana.

Donato BRUNO, presidente, propone di sospendere brevemente la seduta, in attesa che pervengano tutti i pareri delle competenti Commissioni in sede consultiva. Propone, conseguentemente, di passare subito all'esame del provvedimento previsto in sede di atti del Governo.

La Commissione consente.

La seduta, sospesa alle 14.45 è ripresa alle 15.

Donato BRUNO, presidente, comunica che sono pervenuti i pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva sul testo unificato. Avverte, in particolare, che la XI Commissione Lavoro ha espresso parere favorevole, la II Commissione Giustizia, la III Commissione Affari Esteri e la XIV Commissione Politiche dell'Unione europea hanno espresso un parere favorevole con osservazioni, la VII Commissione Cultura ha espresso parere favorevole con una condizione e la VI Commissione Finanze ha espresso nulla osta al prosieguo dell'iter. La V Commissione Bilancio si è riservata di esprimere il proprio parere direttamente in Assemblea mentre la

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Commissione per le Questioni Regionali non esprimerà alcun parere.

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, chiede di poter sospendere la seduta per avere un tempo adeguato per valutare i pareri espressi dalle Commissioni competenti in sede consultiva, che sono quasi tutti pervenuti da pochi minuti.

Sesa AMICI (PD), nel ritenere legittima la richiesta di valutare i pareri pervenuti, considera tuttavia necessario che questo non equivalga ad un rinvio a data indeterminata. In questa fase il relatore è unicamente chiamato a valutare se accogliere o meno i rilievi posti dalle Commissioni. Qualora invece vi sia la volontà di rinviare la votazione del mandato al relatore è opportuno che la maggioranza lo dica con chiarezza.

Mario TASSONE (UdC) rileva come nell'ambito dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva emerge il rilievo politico della condizione contenuta nel parere della VII Commissione Cultura che, qualora fosse accolta, altererebbe l'impianto che è alla base del testo unificato. Occorre quindi chiarezza nelle valutazioni del relatore e della maggioranza.

Donato BRUNO, presidente, tenuto conto della richiesta del relatore sospende brevemente la seduta.

La seduta, sospesa alle 15.05, riprende alle 15.15.

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, rileva come alcune delle osservazioni contenute nei pareri delle Commissioni competenti in sede consultiva siano di particolare interesse, con riguardo alle questioni, da una parte, dell'opportunità di sanare le disparità di trattamento in materia di riacquisto della cittadinanza con particolare riferimento ai casi in cui la perdita ovvero la rinuncia siano state effetto del divieto della doppia cittadinanza e, dall'altra parte, della possibilità di prevedere il rilascio di un attestato finale della frequenza con esito positivo del corso previsto dall'articolo 3.
Ritiene invece non condivisibile nel merito gli altri rilievi espressi dalle Commissioni, con particolare riguardo alla condizione contenuta nel parere della VII Commissione che richiama la necessità di riconoscere cittadini italiani i minori nati in Italia o che abbiano completato un ciclo di studi in Italia, da genitori non italiani legalmente residenti in Italia da almeno 5 anni.

David FAVIA (IdV) richiama la necessità di motivare il mancato recepimento della condizione contenuta nel parere espresso dalla VII Commissione Cultura.

Donato BRUNO, presidente, fa presente che la relatrice potrà illustrare nel corso della discussione in Assemblea le ragioni che sono alla base del mancato recepimento dei rilievi contenuti nei pareri espressi in sede consultiva.

Sesa AMICI (PD) esprime, a nome del suo gruppo, il voto contrario sul testo unificato adottato dalla Commissione, richiamando le motivazioni illustrate nel corso dell'esame in sede referente.
Ritiene al contempo evidente che i profili problematici all'interno della maggioranza, connessi al tema della cittadinanza, non appaiono risolti con l'elaborazione del testo unificato, come emerga dai rilievi espressi dalle Commissioni in sede consultiva. Si tratta quindi di un tema politico di rilievo che la maggioranza dovrà affrontare.

Pierluigi MANTINI (UdC) preannuncia il voto contrario del suo gruppo, esprimendo rammarico poiché il clima costruttivo volto alla valutazione di possibili emendamenti condivisi nel prosieguo dell'iter parlamentare si infrange con la faciloneria con cui sono stati valutati i pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva. Ritiene in particolare che il mancato accoglimento della condizione posta dalla Commissione Cultura ed il sussistere di orientamenti differenti all'interno

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della stessa maggioranza siano elementi positivi di dialettica parlamentare. Auspica quindi che nelle fasi successive possano essere superati gli equivoci fino ad ora emersi.

Donato BRUNO, presidente, ricorda che le Commissioni competenti in sede consultiva hanno avuto margini di tempo molto ristretti per esaminare e valutare il testo unificato e le tematiche affrontate dalle proposte di legge, su cui la I Commissione è invece impegnata da tempo.

Luciano DUSSIN (LNP) preannuncia il voto favorevole del suo gruppo, richiamando quanto evidenziato nel corso dell'iter parlamentare. Concorda poi pienamente con quanto testé evidenziato dal relatore in ordine alla non accoglibilità della condizione contenuta nel parere espresso dalla VII Commissione.

David FAVIA (IdV) esprime il voto contrario del suo gruppo, che si aspettava oltretutto motivazioni meno apodittiche da parte del relatore in relazione al recepimento dei pareri espressi dalle Commissioni in sede consultiva. Ritiene, in tale ambito, singolare la situazione che ha portato la VII Commissione ad approvare a maggioranza una condizione di contenuto analogo a quello di emendamenti proposti dai gruppi di opposizione.
Ribadisce quindi il parere negativo, fermo restando l'auspicio che il prosieguo della discussione possa essere caratterizzato da una maggiore apertura.

Giuseppe CALDERISI (PdL) esprime parere favorevole a nome del suo gruppo, condividendo pienamente le posizioni espresse dal relatore anche per quanto attiene al tema dei minori, così come prospettato nella condizione contenuta nel parere della VII Commissione Cultura.
Ritiene che l'ampia discussione che si è svolta sulle proposte di legge in titolo abbia arricchito il dibattito, stigmatizzando peraltro il metodo ed i tempi che hanno imposto strozzature e forzature che di certo non contribuiscono ad un lavoro positivo e condiviso.

Karl ZELLER (Misto-Min.ling.) esprime il voto favorevole della propria componente politica sul testo unificato adottato dalla Commissione.

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, ritiene che l'epiteto di faciloneria, evidenziato dal collega Mantini, debba essere più propriamente riferito a coloro che hanno ritenuto di votare in pochi minuti un parere con una condizione che investe un tema di grande delicatezza, che non può non porre una serie di interrogativi a cui non è facile dare risposta. Non è un caso, infatti, se la Commissione sta approfondendo e discutendo il contenuto delle proposte di legge in titolo da circa un anno.

Pierluigi MANTINI (UdC) preannuncia che presenterà una relazione di minoranza. Precisa inoltre di aver fatto riferimento alla faciloneria con riguardo alle modalità con cui è stato affrontato il passaggio dell'esame dei pareri espressi dalla Commissione in sede consultiva.

Isabella BERTOLINI (PdL), relatore, propone le seguenti correzioni di forma: all'articolo 2, al capoverso, le parole «articolo 9-bis» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 9-ter» e all'articolo 3, comma 1, all'alinea, le parole: «articolo 9» sono sostituite dalle seguenti: «articolo 9-bis» e le parole: «come modificato dall'articolo 2 della presente legge», sono soppresse; al capoverso le parole: «Art. 9-bis» sono sostituite dalle seguenti: «Art. 9-ter». Fa presente che le predette correzioni si rendono necessarie perché esiste già nella legge n. 91 del 1992 un articolo 9-bis, introdotto dal comma 12 dell'articolo 1, della legge 15 luglio 2009, n. 94.
Propone altresì le seguenti correzioni di forma: all'articolo 3, comma 4 le parole: «Il Governo attua» sono sostituite dalle seguenti: «Per le finalità di cui al comma 3 il Governo pone in essere» e, conseguentemente, le parole: «per le finalità indicate nel precedente comma» sono soppresse. Rileva che si tratta di correzioni volte ad assicurare una più agevole lettura.

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La Commissione approva le proposte di correzione formale della relatrice; delibera altresì di conferire il mandato al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul provvedimento in esame.

Donato BRUNO, presidente, si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.

La seduta, termina alle 15.30.

ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 17 dicembre 2009. - Presidenza del presidente Donato BRUNO.

La seduta comincia alle 14.45.

Schema di decreto ministeriale per la fissazione del numero massimo di visti di ingresso per l'accesso all'istruzione universitaria e di alta formazione artistica, musicale e coreutica degli studenti stranieri per l'anno accademico 2009-2010.
Atto n. 161.
(Seguito esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 10 dicembre 2009.

Jole SANTELLI (PdL), relatore, formula una proposta di parere favorevole (vedi allegato).

Roberto ZACCARIA (PD), dopo aver ricordato che il testo unico delle disposizioni in materia di immigrazione prevede la predisposizione di un documento triennale di programmazione dei flussi di immigrazione e decreti annuali nei singoli settori, fa presente che l'ultimo decreto triennale è stato adottato dal Governo Prodi nel 2008 e che non sono stati emanati i decreti annuali. Affinché il lavoro parlamentare abbia senso, è necessario, a suo avviso, che le Camere segnalino al Governo la necessità di rispettare gli adempimenti posti a suo carico dalla legislazione in materia di immigrazione. In ragione di questo quadro d'insieme, la sua parte politica non può votare a favore della proposta di parere della relatrice: preannuncia pertanto l'astensione del gruppo dalla votazione.

Jole SANTELLI (PdL), relatore, ricorda come nella sua relazione introduttiva avesse segnalato sia una certa incostanza nella pubblicazione ovvero nella emanazione dei decreti in materia di visti di ingresso per l'accesso all'istruzione universitaria e di alta formazione artistica, musicale e coreutica degli studenti stranieri, sia però anche l'aumento del numero di visti previsto dal decreto in esame rispetto all'ultimo decreto pubblicato, quello per l'anno accademico 2006-2007.

Pierluigi MANTINI (UdC) rileva che non è chiaro quali siano i criteri ai quali si riferiscono gli atenei per definire i limiti massimi di iscrizione sui quali si basa il Governo per definire il numero di visti rilasciabili. Fa presente inoltre che il decreto in esame prevede un numero di visti inferiore rispetto al decreto, non pubblicato, relativo all'anno accademico 2007-2008.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la proposta di parere del relatore.

La seduta termina alle 15.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Giovedì 17 dicembre 2009.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.25 alle 15.30.